Lezioni di stilistica per stranieri

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Giulia Tellini ha conseguito laurea e dottorato di ricerca in Storia dello Spettacolo all’Università di Firenze. Dal 2008, insegna presso la Scuola Italiana del Middlebury College, in Vermont. Nel 2012, è uscito il suo libro Storie di Medea (Firenze, Le Lettere). Collabora alla rivista web Drammaturgia.it.

€ 14,00

Giulia Tellini

E scrivere e parlare in modo personale significa dare una forma al proprio pensiero. Significa, per chi si sente perso nella lingua straniera, ritrovare se stesso.

Lezioni di Stilistica Per stranieri

Se la grammatica è l’arte di esprimersi in modo corretto e la retorica quella di argomentare in modo persuasivo, la stilistica è l’arte di scrivere e parlare in modo personale.

Giulia Tellini

Lezioni di Stilistica per stranieri



Giulia Tellini

Lezioni di stilistica per stranieri

SocietĂ

Editrice Fiorentina


Š 2012 Società Editrice Fiorentina via Aretina, 298 - 50136 Firenze tel. 055 5532924 info@sefeditrice.it www.sefeditrice.it isbn: 978-88-6032-221-0 Proprietà letteraria riservata Riproduzione, in qualsiasi forma, intera o parziale, vietata In copertina: Old Chapel, Middlebury College, Vermont, foto di Giulia Tellini (agosto 2008)


Indice

Premessa 11 I. La descrizione 13 1. Cos’è e come deve essere 13 2. I cinque sensi per descrivere 13 3. Modello per descrivere una persona 15 4. I sinonimi 16 5. Esercizi sui sinonimi 17 6. Esercizi sulla proprietà 18 7. Descrizioni d’autore 21 Gabriele D’Annunzio, Il canto dell’usignolo 21 Giovanni Papini, Ricordo della mamma 22 Emilio Cecchi, Il lume a petrolio 25 Carlo Levi, Il cane Barone 27 Mario Rigoni Stern, Aprile 30 Italo Calvino, L’universo come specchio 32 8. Esercizi da fare in classe 36 9. Descrizioni degli studenti 40 Georgie 40 Ritratto di mia madre 41 Il mio burrito di Chipotle 42 Il caldo 44 La piscina all’aria aperta 46 Rometta 47 II. Il testo narrativo 49 1. Cos’è e come deve essere 2. I generi della narrativa 3. Eufonia e cacofonia

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4. Esercizio sulla cacofonia 53 5. Narrazioni d’autore 55 Igino Ugo Tarchetti, La lettera U 55 Giovanni Verga, Rosso Malpelo 62 Luigi Pirandello, La signora Frola e il signor Ponza, suo genero 77 Aldo Palazzeschi, Una casa per me 86 6. Esercizi da fare in classe 93 7. Narrazioni degli studenti 102 Pesce inquinato e spaghetti 102 La vita ci cambia… più e più volte ancora 105 La rana di giada 106 Le scuse 108 Ubi vades? 110 Il digiuno 112 Il ritratto 120 Camaleonte 121 III. Il testo espositivo e argomentativo 125 1. Cos’è un testo espositivo 125 2. Come fare le citazioni bibliografiche nelle note a piè di pagina 127 3. Come fare le citazioni nel corpo del testo 128 4. Il testo espositivo e argomentativo 129 5. La retorica 131 6. Testi argomentativi d’autore 132 Primo Levi, Dello scrivere oscuro 132 Umberto Eco, Non fate il funerale ai libri 134 Giorgio Bocca, Siamo liberi ma non siamo felici 137 7. Esercizio da fare in classe 140 IV. I linguaggi settoriali 143 1. Cosa sono 2. I giornali 3. Come scrivere un buon articolo di giornale 4. Le figure retoriche 5. Esercizi da fare in classe

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6. Articoli di giornalisti (due di politica, tre di cronaca, due di sport) 160 Ezio Mauro, Il flauto magico spezzato 160 Nicola Porro, Ecco quanto ci costano le favole ambientaliste 166 Vittorio Zucconi, Arriva Babbo Larry, nevicano dollari 169 Giovanni Spano, Rubano e si fanno le foto. Ma le dimenticano: presi 171 Paolo Russo, Sull’altare dice no alla sposa. «Lei e il testimone sanno perché» 172 Alberto Costa, Materazzi cancella Zidane 174 Ernesto Menicucci, «Sì, siamo tutti gladiatori». L’urlo del Circo Massimo 176 7. Recensioni cinematografiche 179 Michele Anselmi, Dimenticata sull’autostrada. La seconda vita di Rosalba 179 Maurizio Porro, L’anonima veneziana 181 8. Esercizi da fare in classe 182 V. La lettera 189 1. Cos’è 189 2. Lettere d’autore 191 Alessandro Manzoni, Lettera di rinuncia a una carica 191 Ugo Foscolo, Lettera d’amore 193 Giacomo Leopardi, Lettera al padre 195 Sibilla Aleramo, Lettera d’addio 200 Pier Paolo Pasolini, Lettera di raccomandazione 202 3. Esercizio da fare in classe 203 4. Lettere degli studenti 206 Tre lettere 206 Carissima Vanya 208 Lettera all’Accademia della Crusca 210 VI. Il riassunto 213 1. Cos’è 2. Esercizio da fare in classe

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Sussidi bibliografici 217



Cercate bene le parole! Dovete sceglierle! A volte ci vogliono otto mesi per trovare una parola. Sceglietele! Che la bellezza è cominciata quando qualcuno ha cominciato a scegliere […]. Innamoratevi! Se non vi innamorate è tutto morto. Vi dovete innamorare e diventa tutto vivo, si muove tutto. Dilapidate la gioia! Sperperate l’allegria! Siate tristi e taciturni con esuberanza, fate soffiare in faccia alla gente la felicità […]. Per trasmettere la felicità bisogna essere felici e per trasmettere il dolore bisogna essere felici. Siate felici! Dovete patire, stare male, soffrire. Non abbiate paura a soffrire, tutto il mondo soffre. E se non avete i mezzi, non vi preoccupate, tanto per fare poesia una sola cosa è necessaria: tutto. E non cercate la novità, la novità è la cosa più vecchia che ci sia […]. Fatevi obbedire dalle parole… se la parola “muro” non vi dà retta, non usatela più per otto anni. Così impara! Questa è la bellezza. Roberto Benigni & Vincenzo Cerami, La tigre e la neve, 2005



premessa

Questo libro nasce dalla mia esperienza come insegnante del corso di Italian Stylistics presso la Scuola Italiana del Middlebury College, in Vermont: un corso che ho insegnato per quattro anni, dal 2008 al 2011. Si trattava di un corso di sei settimane, e le ore settimanali da dedicare alla stilistica, in pratica, erano due; una il lunedì e una il martedì: due ore per la descrizione, due per la narrazione, due per il testo argomentativo, due per i linguaggi settoriali, due per le lettere (informali e formali) e, infine, una per il riassunto. Un’organizzazione del corso, questa, che nel 2008 mi sono limitata ad adottare, assecondando un programma che era stato pianificato vari anni prima. Il libro raccoglie descrizioni, narrazioni, testi argomentativi, articoli e lettere, di scrittori famosi o di giornalisti (dei quali viene fornita una breve nota biografica); propone alcune attività da fare in classe (sia di esposizione orale che di scrittura creativa) e qualche esercizio (su eufonia e cacofonia, sui sinonimi, sulla proprietà di linguaggio, sulle metafore nel parlato di tutti i giorni), e infine ospita anche vari testi scritti dagli studenti delle mie classi, durante le lezioni o come compiti per casa. A partire dal 2012, il corso di Italian Stylistics è sostituito da quello di Advanced Grammar, Composition and Oral Expression, molto più ricco (due ore al giorno invece di una sola), completo e approfondito. Il materiale contenuto nel presente volume, perciò, è stato opportunamente rivisto e integrato. La stilistica è una disciplina fondamentale. Per tutti, ma in modo particolare per gli studenti di una lingua straniera: giocare con le parole, descrivere un profumo o raccontare un quadro (difendere una tesi assurda o scrivere una lettera formale) è importante; non solo per migliorare la grammatica o la sintassi (ed evitare errori come «vedo Marco correndo» o «la casa è pochi metri lontana»), non solo per arricchire il proprio vocabolario, ma anche per vedersi rispecchiati in uno stile, per vedersi diventare (nell’altra lingua) ciò che si è (nella lingua madre). Di solito, quando si scrive, si presta più attenzione al contenuto piuttosto che allo stile: ma non si dà peso netto senza tara, come non si dà la vita


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senza la forma. Non si può suonare se non si conoscono bene le sette note, come non si può scrivere se non si ha familiarità con l’alfabeto. Non è difficile. Basta tenersi in esercizio: «nulla dies sine linea», diceva Plinio il Vecchio. Le lettere dell’alfabeto, dopotutto, sono solamente ventuno, e non sono che uno strumento su cui suonare la musica che abbiamo dentro. Scherzare con la scrittura, creare le metafore, abituarsi a dribblare le forme cacofoniche, passare del tempo a cercare un sinonimo, sono tutti modi per tentare di trovare se stessi nel caotico universo della lingua straniera: via via che si descrive, si racconta, si argomenta e si gioca, gli errori di grammatica e di sintassi diminuiscono fino a scomparire. Il muro crolla, tutto appare d’un tratto semplice; e il nostro io italiano è lì, di fronte a noi, che ci tende la mano. Grammatica, retorica e stilistica sono le arti sorelle, le arti della parola: tutte e tre affascinanti ma molto impegnative. La posta in palio per chi supera le prove da loro imposte è scoprire ogni trucco e ogni segreto di una lingua. Se la grammatica, infatti, è l’arte di esprimersi in modo corretto, e la retorica quella di argomentare in modo persuasivo, la stilistica è l’arte di scrivere e parlare in modo personale. Giulia Tellini * * * Ringraziamenti In primo luogo, vorrei ringraziare il direttore della Scuola Italiana del Middlebury College, professor Antonio Vitti, che dal 2008 mi invita a insegnare nella sua scuola. Desidero inoltre ringraziare Edoardo Lebano e Michael Lettieri. Grazie di cuore, infine, a Sergio Ferrarese, a Katie Boyle, a Diana Iuele Colilli (che, dal 2009 al 2011, ha tenuto il corso di Italian Stylistics insieme a me) e in modo particolare ai miei studenti, cui questo libro è dedicato.


I

LA DESCRIZIONE

1. Cos’è e come deve essere La descrizione è la rappresentazione, più o meno particolareggiata, di una persona, di un animale, di un paesaggio naturale, di un luogo, di un oggetto, di una situazione. È caratterizzata da un lessico ricco e vario, un’elevata presenza di sostantivi e aggettivi, e verbi coniugati soprattutto al presente e all’imperfetto. Per fare una descrizione che illustri nel modo migliore possibile (e quindi più vero, vivace, incisivo, originale) la cosa o la persona esaminata, sono necessarie due condizioni: 1. poter disporre di molti vocaboli e saperli usare con disinvoltura; 2. essere buoni osservatori della realtà. Per quanto riguarda la padronanza del vocabolario, è molto importante leggere, con assiduità, buoni libri ed esercitarsi a scrivere qualcosa ogni giorno (anche una pagina di diario). Fondamentale è l’abitudine a consultare un ricco dizionario dei sinonimi e dei contrari (o anche il sito internet: http://www.homolaicus.com/linguaggi/sinonimi/). Per essere buoni osservatori della realtà, invece, è necessario affidarsi a ognuno dei cinque sensi (la vista, l’udito, il tatto, il gusto, l’olfatto) e coltivarne le potenzialità percettive. Se si vuole descrivere una persona, però, oltre a soffermarsi sul suo aspetto esteriore, bisogna anche cercare di tratteggiare gli aspetti più peculiari del suo carattere: per raggiungere questo obiettivo, la strada migliore da intraprendere è riferirne i comportamenti assunti in determinate circostanze, le parole dette e le azioni compiute, ovvero le manifestazioni esteriori di un mondo interiore altrimenti imperscrutabile. Le spie di una realtà inattingibile dai cinque sensi.

2. I cinque sensi per descrivere Il senso della vista Cosa vediamo? Il colore, la forma, la dimensione, la posizione di una cosa.


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Qual è il verbo usato quando vediamo in modo intenzionale? Guar­ dare. Qual è il verbo che usiamo quando guardiamo e prestiamo anche molta attenzione all’oggetto della nostra vista? Osservare. Quali sono altri verbi che possiamo usare al posto di vedere (o al posto di guardare e osservare) e che hanno altre particolari sfumature di significato? Adocchiare, ammirare, perlustrare, scrutare. Quali aggettivi possono essere usati per definire un colore? Cangiante, chiaro, iridescente, vivace, squillante, opaco, spento. Quali aggettivi possono essere usati per definire una forma o una dimensione? Alto, basso, piatto, angoloso, diritto, squadrato, grosso, piccolo, minuscolo, sottile, tondo, tondeggiante, arcuato. Quali aggettivi possono essere usati per definire una posizione? Alto, basso, verticale, orizzontale, obliquo, lontano, vicino. Il senso dell’udito Cosa udiamo (o sentiamo)? Le voci, i suoni, i rumori. Qual è il verbo usato quando udiamo (o sentiamo) in modo intenzionale e prestando una particolare attenzione all’oggetto del nostro udito? Ascoltare. Quali sono altri verbi che possiamo usare al posto di udire e sentire (o al posto di ascoltare) e che hanno altre particolari sfumature di significato? Orecchiare, origliare, percepire. Quali aggettivi possono essere usati per specificare un determinato tipo di voce? Bianca, baritonale, bassa, fioca, rauca, stentorea, perentoria, stridula, acuta, velata, nasale, gutturale. Quali aggettivi possono essere usati per definire un rumore o un suono? Acuto, assordante, festoso, dolce, melodioso, sgradevole, straziante, lacerante, grave, cupo. Il senso dell’olfatto Cosa sentiamo? Un odore (che, se è gradevole, è un profumo o una fragranza e, se è sgradevole, è un cattivo odore o un puzzo). Qual è il verbo usato quando sentiamo in modo intenzionale e prestando una particolare attenzione all’oggetto del nostro olfatto? Odorare, annusare. Quali sono altri verbi che possiamo usare al posto di sentire (o al posto


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di odorare e annusare) e che hanno altre particolari sfumature di significato? Fiutare. Quali aggettivi possono essere usati per specificare un determinato tipo di odore? Buono, cattivo, acre, acuto, aromatico, delicato, dolce, forte, fastidioso, penetrante, inebriante, nauseabondo. Il senso del gusto Cosa sentiamo? Un sapore. Qual è il verbo usato quando sentiamo in modo intenzionale e prestando una particolare attenzione all’oggetto del nostro gusto? Gustare, assaporare, assaggiare. Quali sono altri verbi che possiamo usare al posto di sentire (o al posto di gustare, assaporare e assaggiare) e che hanno altre particolari sfumature di significato? Spilluzzicare, centellinare. Quali aggettivi possono essere usati per specificare un determinato tipo di sapore? Amaro, aspro, salato, dolce, agrodolce, insipido, piacevole, squisito, stomachevole, delicato, forte. Il senso del tatto Cosa tocchiamo? Una forma, la superficie esterna di una cosa. Qual è il verbo usato quando tocchiamo in modo intenzionale e prestando una particolare attenzione all’oggetto del nostro tatto? Tastare. Quali sono altri verbi che possiamo usare al posto di toccare (o al posto di tastare) e che hanno altre particolari sfumature di significato? Accarezzare, palpare, premere, schiacciare, sfiorare, strofinare. Quali aggettivi possono essere usati per definire un determinato tipo di sensazione tattile? Una forma può essere regolare, irregolare, stravagante, bizzarra. Un oggetto può essere caldo (bollente, rovente) o freddo (ghiacciato, gelido, gelato); bagnato (fradicio, molle, umido, imbevuto) o asciutto (secco, arido); duro (compatto, massiccio, rigido) o morbido (soffice, cedevole, vellutato); liscio o rugoso (ispido, irto).

3. Modello per descrivere una persona u

Aspetto fisico (la statura e la corporatura, ma anche l’espressione del viso o degli occhi, il modo di atteggiare la bocca, l’acconciatura dei capelli).


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particolari (la maniera di camminare, di ridere, di

parlare). Qualità morali e intellettuali. Principali aspetti del carattere. Sentimenti che prova. Come si comporta. Le qualità e i difetti. Il suo modo di affrontare le difficoltà della vita. I suoi valori. Le idee politiche, religiose, sociali. Che cosa fa: le abitudini, le letture preferite, gli svaghi. La professione e l’impegno con cui la svolge.

Nella descrizione, ovviamente, questo ordine non dovrà essere seguito per forza. Inoltre, il carattere di una persona, come abbiamo già detto, dovrà trasparire anche dal racconto di alcuni episodi della sua vita.

4. I sinonimi Il sinonimo è una parola più o meno uguale ad un’altra, anche se può avere un diverso uso espressivo o stilistico. Alcune parole, inoltre, sono più formali di altre: per esempio, faccia, volto e viso sono sinonimi, ma il termine faccia si usa in un contesto più informale rispetto a volto o viso. A un verbo come salire, invece, corrisponde, nella lingua parlata o in un contesto informale, il verbo frasale andare su: per esempio, posso dire «salgo a riposarmi un po’» ma anche «vado su a riposarmi un po’». Al verbo scrivere corrisponde invece buttare giù: «ho scritto il tema» ma «ho buttato giù la lista della spesa». Un boss mafioso può eliminare i nemici ma può anche farli fuori; una persona affamata potrebbe continuare (oppure andare avanti) a mangiare per ore. Quando scriviamo, è indispensabile sapersi esprimere con proprietà, vale a dire con le parole più adatte ed efficaci: cercare, quindi, di utilizzare forme linguistiche la cui corrispondenza con il loro contenuto sia il più precisa possibile. Bisogna evitare la genericità e non abusare, per esempio, di sostantivi come cosa e fatto o di verbi come fare, dare e guardare.


i.  la descrizione   17

5. Esercizi sui sinonimi I. Vi sono alcuni verbi che, pur avendo più o meno lo stesso significato, in alcuni contesti non sono affatto interscambiabili. Per esempio: terminare e finire sono sinonimi (il film è terminato / finito a mezzanotte) ma, nella frase «È andata a finire meglio di quanto sperassi», il verbo terminare non può essere usato. 1. a) Raccoglie francobolli da quando era piccolo.

b) Colleziona francobolli da quando era piccolo.

c) Chi semina vento, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ...... tempesta.

2. a) Ha passato la mattinata a letto.

b) Ha trascorso la mattinata a letto.

c) Lo vedo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . in bicicletta tutte le sere.

3. a) Stavano litigando e lei è intervenuta per dividerli.

b) Stavano litigando e lei è intervenuta per separarli.

c) I numeri primi possono essere . . . . . ......................... solo per se stessi.

4. a) Riesce sempre a conservare l’autocontrollo.

b) Riesce sempre a mantenere l’autocontrollo.

c) Ha scritto un libro su come . . . . . . . . . . .................... una famiglia a spese doppie e stipendio dimezzato.

II. Riflettete su quali possono essere le sfumature di significato dei seguenti aggettivi e fateli seguire da un sostantivo adatto. Per esempio: un grande televisore, un ampio salone. 1. grande, ampio, capace, abbondante, enorme, sterminato; .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .......................................

2. gentile, beneducato, cerimonioso, beneducato, cordiale, umano; .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .......................................

3. cattivo, aggressivo, violento, egoista, sleale, vigliacco; .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .......................................


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4. simpatico, affettuoso, tenero, appassionato, patetico, attraente, e­spansivo. .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ............................................

6. Esercizi sulla proprietà I. Sostituite alla parola cosa e al verbo fare altri temini più precisi e adatti al contesto. Per esempio: c’è un aspetto del suo carattere che non mi è del tutto chiaro.  1. C’è una cosa del suo carattere che non mi è del tutto chiara.

2. In quel ristorante, fanno delle cose molto buone.

3. Ho fatto quel corso durante il mio primo anno di Università.

4. È sempre molto occupata, fa un sacco di cose.

5. Sta cercando di rimediare a tutti gli errori che ha fatto.

6. Il professore ha fatto una conferenza sul teatro di Carlo Gozzi.

7. Gli ha fatto una domanda difficilissima e ha risposto con grande presenza di spirito.

8. Non ho chiuso occhio stranotte, quasi quasi mi faccio un sonnel­ lino.

9. È stato bravissimo, è riuscito a fare un problema molto compli­ cato.


i.  la descrizione   19

10. In poche ore, ha fatto una cena per venti persone.

11. Abbiamo fatto il patto di riuscire a fare quattro esami entro la fine dell’anno.

12. Su «La Repubblica», ho letto una cosa davvero interessante.

13. Vorrei confidarti una cosa, ma non devi dirla a nessuno, mi raccomando.

14. Avevo fatto un debito con lui ma per fortuna l’ho saldato nel giro di poco tempo.

15. Ha fatto una grande festa per celebrare tutta una serie di cose.

16. Fate attenzione a ciò che sto per dire perché non voglio ripetere due volte le stesse cose.

17. Ieri, ho fatto un contratto molto vantaggioso.

18. Il ponte su cui stiamo camminando l’ha fatto mio nonno.

19. Ho visto per strada il gattino tutto bagnato e mi ha fatto tanta pietà.

20. La legge che è stata fatta all’inizio di agosto è assolutamente vergognosa.


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II. Sostituite a dare e guardare altri verbi più precisi e adatti al contesto. Per esempio: il piromane ha appiccato il fuoco al cassonetto.  1. Il piromane ha dato fuoco al cassonetto.

2. Domani l’imputato potrà dare tutte le prove della sua innocenza.

3. Starei qui a guardare il panorama per altre due ore.

4. Dopo aver guardato bene il bersaglio, ha tirato.

5. Il comandante ha dato l’ordine di ammainare le vele.

6. Nel 1950, Maria Bellonci ha dato il Premio Strega a Cesare Pa­ vese.

7. Guardati da quel ragazzo, non mi piace per niente.

8. Lucia era esasperata e, dopo avergli dato uno schiaffo, gli ha dato anche un calcio negli stinchi.

9. Dovresti imparare a dare più spesso la colpa a te stesso invece che agli altri.

10. La pena che hanno dato a Jean Valjean è spropositata rispetto al piccolo furto da lui commesso.


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