Come la stella del mattino

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Come la stella del mattino    Marco Venanzi

religioni identità culture Francesco d’Assisi è santo e profeta tra i più amati della storia. Le sue predizioni del futuro sollevano questioni di grande attualità: il ruolo dei laici nella Chiesa, l’eterno dilemma fra guerra e pace, la gestione del potere da parte del clero, il destino dei frati Minori. Argomenti delicatissimi, importanti sotto il profilo sociale, ecclesiale, in taluni casi persino economico. Dalle profezie di Francesco emergono questioni politiche più che vicende strettamente religiose: è questo l’elemento di continuità rintracciabile in tutti gli episodi analizzati all’interno del volume. Ecco perché è doveroso interrogarsi sulle ragioni di questa “interessata” trasmissione, capire quali strategie politiche –nascoste tra le pieghe del testo– orientino e sorveglino il racconto dei biografi. Solo attraverso l’analisi comparativa diventa possibile risalire alle loro intenzioni, metterne in luce l’interesse a manipolare, a tacere o semplicemente a trascrivere il contenuto delle profezie di Francesco. Una vicenda letteraria avvincente, che ebbe tra i suoi protagonisti personaggi del calibro di Tommaso da Celano e Bonaventura da Bagnoregio, senza dimenticare i biografi “non ufficiali”, privati del consenso dell’Ordine, la cui attendibilità storiografica rimane ancora da dimostrare, ma il cui racconto restituisce spaccati di vita di rara bellezza e coerenza evangelica.

Marco Venanzi

Come la stella del mattino Le profezie di Francesco d’Assisi

Marco Venanzi è laureato in Lettere. È studioso di storia della Chiesa medievale. Si è occupato del cammino di Santiago curando l’edizione del Cammino dei volti. Diario di un pellegrino di Luca Albizzi (2007).

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euro 14,00 www.sefeditrice.it

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religioni identità culture La collana ‘Religioni, Identità, Culture’ costituisce uno spazio di riflessione scientifica dedicato ai fenomeni religiosi. Uno spazio aperto a materiali provenienti da diversi contesti geografici e da differenti periodi storici. Uno spazio in cui sono ospitati studi relativi ad aree distanti fra loro, a partire dagli ambiti asiatici fino a quelli sudamericani. Il suo obiettivo è quello di rendere pubblici i risultati delle più recenti ricerche di area, assieme alle nuove acquisizioni metodologiche, in maniera da illustrare, con sempre maggiore dettaglio, il reticolo relazionale che, ovunque, unisce fra loro le nozioni di ‘religione’, di ‘identità’ e di ‘cultura’.

consulenza scientifica di area Sergio Botta Piero Capelli Chiara Letizia Alessandro Saggioro Alessandro Vanoli Marco Ventura coordinamento di collana Federico Squarcini



Marco Venanzi

«COME LA STELLA DEL MATTINO» LE PROFEZIE DI FRANCESCO D’ASSISI

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© 2007 Società Editrice Fiorentina via G. Benivieni 1 - 50132 Firenze tel. 055 5532924 fax 055 5532085 info@sefeditrice.it www.sefeditrice.it isbn 978-88-6032-054-4 Proprietà letteraria riservata Riproduzione, in qualsiasi forma, intera o parziale, vietata


Indice

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Abbreviazioni

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Introduzione

17 1. Dalla Vita alla Leggenda: un percorso storico e agiografico 49 2. Per un’analisi comparata delle profezie: problemi di metodo storico 57 3. Le metamorfosi di Gedeone. Il prete che maneggiava il denaro

69

4. Chiesa e potere. Questioni di minorità

83

5. «Itur, committitur, bellatur»: i crociati di Damietta

95

6. Fra moglie e marito... Francesco, i laici, la penitenza

113

7. Greccio, “spina nel fianco” della memoria francescana

133 8. Segreti dei cuori e diaboliche finzioni: l’identità in conflitto

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Conclusione. La politica degli agiografi

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Prospetto sinottico

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Bibliografia



Abbreviazioni

1. Scritti di Francesco Rnb

Regula non bullata [Regola non bollata], edizione e apparato critico in K. Esser, Gli scritti di S. Francesco d’Assisi, Messaggero, Padova 1995, pp. 481-510.

Test

Testamentum [Testamento], edizione e apparato critico in Esser, Gli scritti, cit., pp. 572-579.

2. Fonti francescane Actus

Actus beati Francisci et sociorum eius [Atti del beato Francesco e dei suoi compagni], edizione in Fontes, pp. 2085-2219.

CAss

Compilatio Assisiensis seu Legenda Perusina [Compilazione di Assisi], edizione in Fontes, pp. 1471-1690.

Chronica Chronica fratris Jordani [Cronaca di Giordano da Giano], a cura di H. Boehmer, Librairie Fischbacher, Paris 1908. EpS

Legenda trium sociorum. Epistula [Lettera di Greccio], edizione in Fontes, pp. 1373-1374.

Fra parentesi quadre […] si trova il titolo dell’Opera in italiano, così come viene citato nel corso del volume.


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Fontes Fontes franciscani, a cura di E. Menestò et al., Porziuncola, Assisi 1995. LegM

Bonaventura de Balneoregio, Legenda maior sancti Francisci [Leggenda maggiore], edizione in Fontes, pp. 777-961; apparato critico in Analecta Franciscana, Ex Typ. Collegii S. Bonaventurae, Ad Claras Aquas prope Florentiam 1898, vol. VIII, pp. 557-652.

Legm

Bonaventura de Balneoregio, Legenda minor sancti Francisci [Leggenda minore], edizione in Fontes, pp. 965-1013.

MemD Thomas de Celano, Memoriale in desiderio animae seu Vita secunda [Vita seconda], edizione in Fontes, pp. 443-639; apparato critico in Analecta Franciscana, Ex Typ. Collegii S. Bonaventurae, Ad Claras Aquas prope Florentiam 1926-1941, vol. X, pp. 127-268. 3Soc

Legenda trium sociorum [Leggenda dei tre compagni], edizione in Fontes, pp. 1375-1445.

VbF

Thomas de Celano, Vita beati Francisci seu Vita prima [Vita prima], edizione in Fontes, pp. 275-424; apparato critico in Analecta Franciscana, cit., vol. X, pp. 3-117.

VsF

Iulianus de Spira, Vita sancti Francisci [Vita di san Francesco], edizione in Fontes, pp. 1025-1095.


Introduzione

La vita di Francesco d’Assisi è stata narrata da numerosi biografi nel corso dei secoli XIII e XIV, alcuni dei quali lo hanno considerato un santo di eccezionali virtù, ma anche –e talvolta soprattutto– un profeta ispirato da Dio. A Francesco sono state attribuite predizioni del futuro riguardo agli argomenti più disparati: dallo sviluppo dell’Ordine dei frati Minori alla sorte di una vigna ingiustamente depredata, dalla morte di un canonico peccatore alla sconfitta dell’esercito crociato durante la campagna d’Egitto. I diversi termini con cui gli agiografi riferirono queste profezie rispondono solo in parte allo stile letterario proprio di ciascuno e discendono piuttosto dalla personale interpretazione dell’essenza profetica di Francesco, cioè dal modo in cui essi intesero il suo ruolo di profeta in quel tormentato periodo storico che vide la nascita e lo sviluppo del movimento francescano. Faccio alcuni esempi. Nella Vita prima –la più antica biografia del santo, scritta fra il 1228 ed il 1230– l’agiografo Tommaso da Celano afferma che «lo spirito di profezia riposava su Francesco» perché egli era in grado di prevedere gli avvenimenti futuri. Può sembrare un’affermazione banale e invece esprime con molta chiarezza una delle idee-chiave sottese alla prima biografia celaniana: profeta è colui che predice il futuro. Sulla base di questo convincimento Tommaso narra alcuni episodi in cui risulta evidente la capacità del santo di penetrare i misteri celati nell’avvenire. Dovendo scrivere una nuova biografia, all’incirca vent’anni più tardi, lo stesso Tommaso da Celano riflette in maniera

Cfr. VbF 28,7.


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piuttosto diversa sul medesimo argomento. Le doti del profetaFrancesco non si esauriscono più nella capacità di prevedere il futuro, ma rispecchiano alcune importanti novità: «Il beato padre […], tenendo sempre fisso l’occhio della mente nella somma luce [di Dio], non solo conosceva per divina rivelazione ciò che si doveva fare, ma prediceva molte cose con spirito di profezia, penetrava i segreti dei cuori, conosceva ciò che avveniva lontano, prevedeva e affermava in anticipo le cose future». A vent’anni di distanza Tommaso afferma che profeta non è solo colui che prevede il futuro, ma anche colui che è in grado di svelare i segreti nascosti nel profondo del cuore. L’idea del profetismo risulta così meglio connotata in senso etico-morale, in base alle possibili ripercussioni che una profezia può avere sul comportamento dei lettori. Fra i compiti del profeta, sembra dire Tommaso, c’è quello di scrutare le coscienze per scovarvi i pensieri contrari all’amore di Dio. Il risultato di questa nuova riflessione è che le profezie della Vita seconda sono tese a dimostrare la straordinaria abilità di Francesco nell’indicare agli uomini la giusta condotta morale. Piuttosto diversa l’idea di profetismo della più tarda Leggenda maggiore (1260-63), scritta dal ministro generale dell’Ordine Bonaventura da Bagnoregio. Egli dà di Francesco la seguente definizione: «Come la stella del mattino in mezzo alle nuvole […] attrasse alla luce coloro che sedevano nelle tenebre e nell’ombra della morte; e come un arcobaleno che brilla tra nubi di gloria, portando in sé il segno dell’alleanza con Dio, annunciò agli uomini pace e salvezza». In un altro passo della sua biografia Bonaventura aggiunge: «Si deve ammirare con certezza nell’uomo di Dio [Francesco] la virtù dello spirito profetico, MemD 27,1: «Beatus pater super mundana quadam elevactione subvectus, quidquid in orbe fuit, mira virtute subegerat, cum summae illi luci semper obiectans oculum intellectus, non solum agenda divina revelatione sciebat, sed praedicebat multa spiritu prophetiae, occulta cordium rimabatur, noscebat absentia, praevidebat et praenarrabat futura». LegM, Prologus 1,3-4: «Hic enim quasi stella matutina in medio nebulae, claris vitae micans et doctrinae fulgoribus, sedentes in tenebris et umbra mortis irradiatione praefulgida direxit in lucem, et tamquam arcus refulgens inter nebulas gloriae, signum in se dominicis foederis repraesentans, pacem et salutem evangelizavit hominibus».


Introduzione   13

grazie alla quale egli restituiva vigore alle membra inaridite e imprimeva la pietà nei cuori induriti; come non meno ammirabile è la purezza del suo spirito che gli permetteva di conoscere gli eventi futuri e di scrutare i segreti delle coscienze». Oltre alla evidente connotazione morale del profetismo, c’è qui una nuova intuizione che potremmo chiamare “provvidenzialistica”: Francesco è il santo prescelto da Dio per «illuminare» la vita degli uomini come una stella illumina le tenebre notturne; egli è il profeta che ha impresso una svolta decisiva alla storia della salvezza cristiana. In conseguenza di ciò, il contesto nel quale l’agiografo riferisce le profezie e i termini stessi con cui le esprime rispondono a questa nuova immagine di Francesco, santo da sempre destinato a compiere una precisa missione storico-provvidenziale. In queste pagine, tuttavia, non illustrerò le posizioni degli agiografi circa la natura profetica di Francesco o il suo ruolo escatologico – anche perché sull’argomento esistono già studi autorevoli. Vorrei piuttosto richiamare l’attenzione sui contenuti di alcune profezie a lui attribuite; contenuti che di volta in LegM XI,6,8-9: «Miranda certe in viro Dei spiritus prophetici virtus, qua et membris iam arentibus restituebat vigorem et duris imprimebat cordibus pietatem, quamquam non minus eiusdem spiritus sit stupenda limpiditas, qua sic futurorum praecognoscebat eventum, ut etiam conscientiarum scrutaretur arcanum, quasi alter Eliseus duplicem Eliae spiritum assecutus». La bibliografia è assai vasta; tra i molti studi segnalo: R. Manselli, Da Gioacchino da Fiore a Cristoforo Colombo. Studi sul francescanesimo spirituale, sull’ecclesiologia e sull’escatologismo bassomedievali, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, Roma 1997; L. Pellegrini, Il ruolo «profetico» di Francesco d’Assisi. Analisi sincronica del prologo della «Legenda Maior», in Id., Frate Francesco e i suoi agiografi, Porziuncola, Assisi 2004; G. L. Potestà, Storia ed escatologia in Ubertino da Casale, Vita e Pensiero, Milano 1980; G. L. Potestà, Angelo Clareno. Dai poveri eremiti ai fraticelli, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, Roma 1990; Stanislao da Campagnola, L’Angelo del sesto sigillo e l’“alter Christus”. Genesi e sviluppo di due temi francescani nei secoli XIII-XIV, Laurentianum-Antonianum, Roma 1971. Più in generale, sul profetismo e l’escatologismo medievali si possono vedere: O. Capitani e J. Miethke (a cura di), L’attesa della fine dei tempi nel Medioevo, il Mulino, Bologna 1990; B. McGinn, L’esegesi dell’Apocalisse nel cristianesimo latino, in Id., L’abate calabrese. Gioacchino da Fiore nella storia del pensiero occidentale, Marietti, Genova 1990; G. L. Potestà, R. Rusconi, Lo statuto della profezia nel Medioevo, in «Cristianesimo nella storia», 17 (1996), n. 2; G. Ruggieri (a cura di), La cattura della fine. Variazioni dell’escatologia in regime di cristianità, Marietti, Genova 1992; R. Rusconi, Profezia e profeti alla fine del Medioevo, Viella, Roma 1999; A. Vauchez, Santi, profeti e visionari. Il soprannaturale nel medioevo, il Mulino, Bologna 2000.


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volta vengono rielaborati e trasformati, assecondando il pensiero e le esigenze di ciascun autore ovvero il suo contesto storicoculturale e il diverso atteggiamento rispetto all’evoluzione dei frati Minori. Il mio lavoro consisterà dunque nell’analisi comparativa di alcune tra le fonti francescane meglio conosciute: la Vita seconda di Tommaso da Celano, la Leggenda maggiore di Bonaventura da Bagnoregio (insieme alla sua rielaborazione liturgica, la Leggenda minore) e la cosiddetta Compilazione di Assisi o Leggenda perugina. L’obiettivo è quello di dimostrare che le predizioni del futuro attribuite a Francesco sono in realtà uno strumento politicoideologico nelle mani dei biografi e rappresentano la sede privilegiata in cui essi espressero il proprio personalissimo punto di vista sul fondatore e sul ruolo dei frati Francescani. Attraverso il racconto delle profezie passa, infatti, tutta un serie di messaggi che gli agiografi non sempre seppero o vollero esprimere chiaramente, ma che risultano comunque riconoscibili “fra le righe” del testo, fino a metterne in luce l’intento profondo. Si scoprirà che le profezie contribuiscono in maniera determinante a costruire quelle variegate e molteplici immagini di Francesco che ci sono state tramandate, più o meno in sintonia con lo sviluppo di un Ordine religioso ansioso di affermare la propria identità. Questo breve saggio raccoglie alcune riflessioni sviluppate a più riprese nel corso degli anni. Durante i miei studi sono stato accompagnato da persone che hanno dimostrato un affetto sincero e un grande interesse per questa ricerca, prima fra tutte la prof.ssa Dinora Corsi: a lei spetta un ringraziamento davvero Parlo di strumento “politico” perché è indubbio che la rappresentazione agiografica dei santi abbia avuto –ed abbia ancora– notevoli implicazioni nel campo della politica ecclesiastica. Esistono numerosi studi al riguardo: per avere un’idea del problema si può vedere A. Vauchez, La santità nel Medioevo, il Mulino, Bologna 1999, pp. 25-84. Neanche Francesco sfugge a questo meccanismo di inquadramento: come altri santi del Medioevo, egli diviene nel racconto agiografico «il punto di saldatura fra una precisa lettura teologico-spirituale ed una specifica funzione sociale “esemplare” assegnatagli dalla istituzione chiesa», F. Bolgiani, Introduzione a S. Boesch Gajano (a cura di), Raccolte di vite di santi dal XIII al XVIII secolo. Strutture, messaggi, fruizioni, Schena, Fasano di Brindisi 1990, p. 19.


Introduzione   15

speciale. Grazie anche alla prof.ssa Chiara Frugoni, per la sua lettura paziente e assai puntuale, e al prof. Federico Squarcini per aver creduto nel valore di questo progetto.



1. Dalla Vita alla Leggenda : un percorso storico e agiografico

Sul finire dell’estate del 1226, pochi giorni prima di morire, Francesco dettò ai compagni il suo ultimo Testamento. In questo scritto egli rilesse con molta attenzione gli avvenimenti della propria esistenza, delineando una sorta di “eredità spirituale” per riproporre con forza a tutti i frati le scelte consapevoli –e gli ideali– che lo avevano sempre animato. Benché Francesco non avesse concepito queste nuove esortazioni come una modifica della Regola già approvata dal papa, è assolutamente certa la sua volontà di ribadire alcune scelte fondamentali nel timore di vederle disattese all’interno dello stesso ambiente minoritico. Per questo, scrisse, era importan Francesco fu costretto a dettare il Testamento perché negli ultimi anni di vita «incorse in una gravissima malattia d’occhi» che gli impedì l’uso della scrittura, cfr. VbF 98,6. La cecità fu forse dovuta all’aver contratto –durante il suo soggiorno in Egitto– una grave forma di congiuntivite granulomatosa e tracomatosa, come spiega A. Capelli nel saggio Le malattie di san Francesco, in AA.VV., Le malattie di san Francesco d’Assisi. Raccolta di Saggi, Centro Servizi Culturali, Chieti 1984, p. 45; cfr. inoltre O. Schmucki, Le malattie di Francesco durante gli ultimi anni della sua vita, in Francesco d’Assisi e francescanesimo dal 1216 al 1226 (Atti del IV Convegno Internazionale: Assisi, 15-17 ottobre 1976), Società Internazionale di Studi Francescani, Assisi 1977, pp. 316362. È evidente che il Testamento fu, per Francesco, una «manifestazione e riaffermazione suprema delle proprie scelte di vita e delle proprie volontà per la fraternità» dei Minori, G. Miccoli, La proposta cristiana di Francesco d’Assisi in Id., Francesco d’Assisi. Realtà e memoria di un’esperienza cristiana, Einaudi, Torino 1991, p. 42. La Regola dei frati Minori era stata approvata da papa Onorio III il 29 novembre 1223 con la bolla Solet annuere. Per questo motivo si premurò di affermare che il Testamento doveva essere conservato e letto dai frati insieme alla Regola, cfr. Test 36-37: «Et semper hoc scriptum habeant secum iuxta regulam. Et in omnibus capitulis quae faciunt, quando legunt regulam, legant et ista verba». Il Testamento, «riproponendo con forza i principi irrinunciabili del proposito religioso di frate Francesco, lascia agevolmente trasparire che quei principi nel 1226 sono minacciati o non rispettati, rischiano di subire o hanno


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te che le parole del Testamento non venissero alterate in alcun modo: «A tutti i miei frati, chierici e laici, ordino fermamente per obbedienza di non aggiungere glosse alla Regola né a queste parole dicendo: “Così si devono intendere”. Ma come il Signore mi diede di pronunciare e scrivere con semplicità e purezza la Regola e queste parole, così intendetele semplicemente e senza glosse e osservatele santamente fino alla fine». Il termine «glossa» rinvia ad un uso ben noto dell’epoca, cioè al paziente lavoro di esegesi dei testi compiuto da studenti e maestri universitari. Era ciò che non si doveva fare della Regola e del Testamento: nessun commento o interpretazione aggiuntiva, le semplici parole usate bastavano da sole ad esprimere una volontà ben precisa. Ma chi avrebbe potuto “glossare” le parole di Francesco? Egli, lo abbiamo visto, fece appello a tutti i suoi frati –«chierici e laici»– dunque anche ai sacerdoti presenti nell’Ordine, che avevano studiato ed erano abituati a glossare i loro testi. Frati colti, non persone «ignoranti» come Francesco diceva di sé; probabilmente gli stessi che, ritenendo eccessiva la semplicità del loro fondatore, «esteriormente mostravano di essere d’accordo con lui mentre in realtà gli erano nemici, applaudendolo in pubblico e deridendolo alle spalle», come testimonia la Vita prima di Tommaso da Celano. Francesco ebbe dunque una schiera di “taciti oppositori” all’interno della stessa fraternità: si tratta di una notizia importante, volutamente trasmessa dall’agiografo. subito modificazioni sostanziali», G. G. Merlo, Intorno a frate Francesco, Biblioteca Francescana, Milano 1993, pp. 106-107. Test 38-39: «Et omnibus fratribus meis clericis et laicis praecipio firmiter per obedientiam, ut non mittant glossas in regula neque in istis verbis dicendo: “Ita volunt intelligi”. Sed sicut dedit mihi Dominus simpliciter et pure dicere et scribere regulam et ista verba, ita simpliciter et sine glossa intelligatis et cum sancta operatione observetis usque in finem». «L’imperativo rivolto […] a tutti i frati di non “interpretare” attraverso glosse o altri commenti regola e Testamento suggerisce destinatari precisi: direi, in primo luogo gli intellettuali (giuristi, teologi, uomini di scuola)», Merlo, Intorno a frate Francesco, cit., p. 108. Cfr. Test 19: «Et eramus idiotae et subditi omnibus». VbF 96,5: «Invenerat enim aliquos sibi exterius concordantes et interius dissidentes, applaudentes coram, irridentes retro, qui iudicium sibi acquisierunt et rectos ei suspectos aliquantulum reddiderunt».


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