ENERGETICA
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Una nuova fonte energetica
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Copertina a cura di Studio Grafico Norfini (Firenze)
Una nuova fonte energetica
La ricchezza naturale è facile da ottenere; quella artificiale è infinita. (Epicuro, Pensieri)
Convinto che sia colpevole proseguire nello spreco virale, e persuaso che la china non possa più essere risalita senza che avvenga qualcosa di fatale, alle prime avvisaglie della crisi epidemica m’è sceso nell’animo un sottile compiacimento. Che deliziosa sensazione di tranquillità e di potenza poter proseguire nella buona amministrazione di ogni scorta, ora che queste sono state frequentate con la massima attenzione indistintamente da tutti, io antesignano e pioniere, e dunque già solo per questo favorito da un simile dileggio.
Le restrizioni per quanto mi riguarda ora sono più spettacolari che dure, e la mancanza d’un lockdown mi dona un dolce sollievo, disastroso solo per gli altri.
Negli anni dello spreco m’ero molto stupito per tanta ab bondanza colpevole, e soprattutto per tanta incoscienza di mostrata da tutti, fin da allora prefigurandomelo certo e non dilazionabile il crack e il limite fatale; perciò, ora che questo è stato comminato un po’ a tutti, in un certo senso vengo sollevato da una responsabilità troppo pesante. Finalmente se ne sono accorti anche gli altri, e ci faremo buona compagnia fino alla fine dei nostri giorni ormai prossimi.
Educato al calcolo preciso dell’indispensabile e alla sola, esatta dose di quanto occorre per andare avanti, sia nel vitto,
che con l’acqua per lavarsi il viso, a me non sembra che non farsi il bagno tutti i giorni sia subito segno di inciviltà e di arretratezza, ricordandomi che interi popoli e civiltà meravi gliose sono fioriti e hanno lasciato testimonianza di stupendi trofei neppure immaginendosela la vasca da bagno.
Alla fine la mia preveggenza è stata premiata, e se non circolano più le vetture, se da domani l’energia verrà razionata, e a cominciare dal prossimo mese si dovrà limitare la percor renza dei mezzi privati e autotranviari, vorrà dire che ogni cosa sarà non più alienante né minacciosa nel sopportarla quotidianamente.
La virtù premiata, il rovello che s’acqueta, e avrò un pò di pace, ora che l’esattezza delle mie previsioni è stata cresimata addirittura in Gazzetta Ufficiale.
Per quanto mi riguarda infatti mi ci sono sempre trova to nel secondo medioevo, e da tempo ne avevo accettato le implicazioni, accettandole senza rimpianti assai prima che la situazione d’emergenza fosse scattata a livello di massa.
Il blocco dei consumi causato dalla crisi pandemica, non è giunto paralizzante alla mia giornata, già così essenziale, e al sopravvenire delle restrizioni, queste mi sono accorto di averle previste da tempo e di avervi saputo ben provvedere con intelligenza inerente.
Potrei alzarmi a tardissima ora, invece molto prima dell’al ba sono già in piedi, e comincio a passare in rassegna il mio passato. Ho avuto l’accortezza di condensarlo in una copiosa collezione di oggetti esattamente catalogati e ogni giorno ne apprezzo l’immutabile solidità, ormai priva di qualsiasi affan no inutile e dannoso.
Innanzi tutto però mi dedico alla mia persona con scru polo.
Ho acquistato arnesi per la barba di antica fattura, ma effi cientissimi. Quei rasoi a lama libera che adoperati con pazien te perizia recano nello specchio l’immagine virile già tesa alla sola sopravvivenza, qualsiasi cosa possa accadere. Autosuffi
cienti, hanno bisogno solo della mia energia e praticamente sono eterni, purché tenuti con cura e saldamente in pugno.
Immerso fino alla vita nella fitta vegetazione d’una gior nata da vincere e da soggiornare, me li sciabolo come fossero affilatissimi machete, figurandomi uno splendido Tarzan tra le scimmie.
Quindi è la volta di una pomata emolliente fatta di oli ve getali e di sostanze aromatiche che io stesso misturo, e la pelle sotto il gradito massaggio si fa morbidissima e leggermente opaca, proprio come si addice a chi ha deciso di vivere da eroe la natura circostante, invece fattasi così nemica.
Il lavaggio del corpo è rapido e condotto in un’acqua dal livello essenziale, che poi accantono per gli usi più vili, e nello sciacquarmi esitante fatto di avare bracciate, altrimenti il prezioso liquido deborderebbe, eccomi immerso in una fonte alpina e a torso nudo sotto il getto cristallino di una cascata del tutto spumeggiante.
Mi asciugo energicamente per riattivare la circolazione impedita, e provo un benessere che ciascuno degli apparecchi di riscaldamento tecnologico non avrebbe potuto mai recarmi: altroché la doccia calda e il bagno di futile schiuma.
Splendido nel corpo e nello spirito, e come rinato, ora mi dirigo alla volta della cucina fattasi del tutto elementare, dove finalmente le derrate, in mancanza dello sterile frigidaire, hanno riacquistato la loro fragranza primitiva.
Essenziale è la festa quando scovo del latte d’asina o di capra, dato lo sterminio zootecnico sopravvenuto tra i bovini.
Con un po’ di farina intanto mi cuocio delle focacce che cospargo di miele, dopo averle stese sulla piastra arroventata di un camino divenutomi unica fonte calorica e nitido foco lare. Se non sono lievitate, hanno comunque il vantaggio di essere fragranti di cottura, né gommose, né indigeste il giorno dopo.
Assaporo lentamente questo cibo schiettissimo e da ogni boccone mi piace succhiarne tutte le possibili essenze, ram
mentandomele nel cervello, per una piacevolezza che dura fino al pasto seguente. Che sarà altrettanto spartano, in quan to di latte speciale, di farina e di miele non è che ve ne siano in abbondanza, e che ne possa disporre a piacimento. Bisogna che utilizzi ogni cosa con parsimonia, ovviando alla loro scar sità con una profonda, ruminante meditazione; e nell’attesa di convogliarmeli nella bocca i bocconi me li pregusto isolati nel piatto lucido d’intingolo conserviero.
Ho ancora del vino d’annata capace di amalgamare cia scuna vivanda in una sapidità con la semplice attesa del sorso successivo, e nell’accurata selezione di codesta maniera di vi vere, annoto il lento procedere di un tempo grave di perva denze divenute ossessive.
Colmato di cibo necessario e di vino schietto in una pro grammata serenità complice e elementare, il cervello aereo, il corpo finalmente impiegato solo in ciò di cui abbia spon taneamente bisogno, che orrore sarebbe stato continuare a vivere, calcolando ancora ogni pasto nell’attesa di un morire solo differito.
Ora posso guardami in faccia, dopo anni che non ne avevo più avuto modo, frequentandomi con un amore che non sarebbe mai stato possibile senza i fiumi della competizione e dell’artiglio virale.
Indugio al tavolo ancora per qualche minuto prima di al zarmi; aiuta il metabolismo e stimola la digestione. Finalmen te me lo posso permettere, dopo anni che invece ho dovuto gettare giù qualsiasi dose, tanto per fermarmi lo stomaco con il boccone seguente che ancora mi fremeva nel petto.
Ora invece una pace e un silenzio liquorosi pervadono il mio cuore, e soffuso di umili gesti mi reco nello studio, dove, accuratamente legate e allineate fra loro giacciono innumere voli raccolte di trofei.
Come il cacciatore di fiere ama allineare le teste impaglia te delle belve raggiunte dalla sua carabina, difatti posseggo brandelli dell’atroce vita passata, mantenuta in un cantuccio,
e questa immane riserva d’un mio personale teatro contiene centinaia di quaderni, dove ho raccolto gli stati d’animo e i gesti quotidiani avuti fin da ragazzo; che continuo ad aggior nare, convinto di respirarvi un progetto immortale. Fotogra fie e documenti fitti di nomi e di date, in gonfi album disposti in bell’ordine e in appropriata composizione, cosicché, già ad apertura di pagina possa rivivere esattamente quella stagione e quel gesto, quell’ambiente e quell’epoca, dato lo sfacelo di oggi.
Quindi è la volta dei filmini ad otto millimetri, in bobine da 120 metri ciascuna, dove l’immagine vi si fa movimento, recandomi anche il sorriso mutevole e il gesto patetico d’una condizione complice, gonfia di contagi virali.
Ed eccomi approdato ai ritagli.
Una somma di «dossier» e di raccoglitori zeppi di cose accuratamente pari, nelle dosi e nelle stesure che mi abbiano commosso di più nel tempo, stralciate da tutte le riviste che mi siano capitate tra le mani. Migliaia di porzioni di una vita stampata in bianco e nero e a colori, e nel passare in rassegna tanta riserva, il profumo e il fascino dei decenni passati rifulge persistente, sapendole già come sono successe le cose.
Posseggo infine fasci di corrispondenza trattenuta in car telle esclusive, e ben legate pile di libri mastri, con indicati conti e compensi percepiti, spese effettuate, consuntivi e pro getti recati più o meno a termine, e questa chiostra di cifre e di riferimenti contabili restano piacevolissimi da sfogliare, data la svalutazione sopravvenuta nel frattempo.
Assicuratomi che alla porta sia stato tirato il paletto, que sta mia esclusiva riserva energetica me la lappo con ingordigia rinnovata, straziato perché dovrò lasciarla priva d’un erede adeguato tra non molto, e mio malgrado immancabilmente.
7
12
Una nuova fonte energetica
Per battere mia figlia
17 Una decisione comunale
26 Concerto di ogni sera
34 Notizie di stagnola
40 Nell’infanzia del dettato
48 Tema: il mio fiume. Svolgimento
52 Apposta ridono sempre
60 Con rispetto parlando
69 Non c’è altro posto che l’Africa
82 In collaborazione con le cose
88 Week end
92
99
Moby green
La battaglia dei quadrati e dei triangoli
107 Comandi a distanza
111 Fine esercizio
119 Covid stop
123 Il più alto grado afflittivo
141 La nuova società
145 Nella stagione delle angurie