si ringrazia la famiglia e la fotografa Benedetta Zaccherini
periodico d’inform azione sulle sezioni dell a s.s. l azio | anno 2 n° 6 giugno 2014
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12 MAGGIO
ORGOGLIO LAZIALE!
I
l Popolo Laziale, si volutamente tutto Maiuscolo, c’è eccome! ruggisce come un
intorno, rappresenta indubbiamente la leva principale della Lazialità, ha dunque l’onore
leone e risponde presente! Avevamo dimenticato l’emozione di entrare in uno sta-
e l’onere di dare impulsi positivi dai quali i laziali potranno andar fieri e riconoscersi.
dio stracolmo, ribollente di entusiasmo, di voglia di sventolare tutti insieme i nostri
Con l’orgoglio di avere una bandiera da sventolare !
colori, di abbracciarci idealmente sugli spalti come in campo. Il 12 maggio, in occasione di “di Padre in Figlio” che ha celebrato i 40 anni dal primo
Antonio Buccioni
scudetto della storia della Lazio Calcio, ha segnato un punto di svolta, un momento di osmosi, unico, che ha dimostrato l’effervescenza e la grande vitalità della SS Lazio. La sfilata delle sezioni sulla pista dell’Olimpico, che ha introdotto la serata, oltre ad aver regalato emozioni uniche a chi vi ha preso parte, ha testimoniato una volta di più quanto sia viva e vitale l’attività che esse svolgono in tutte le discipline sportive. Migliaia di atleti, insieme ai loro dirigenti e ai tecnici, hanno potuto cogliere l’applauso di uno stadio stracolmo, gonfiando il petto, sentendosi protagonisti, eroi popolari per un giorno. La Lazio sono loro, quella schiera di giovani e meno giovani che ogni settimana si impegnano sui campi, lottano e si fanno onore con la maglia biancoceleste addosso. Un movimento che, nonostante qualcuno metta ciò in discussione, rappresenta in Italia e forse nel mondo e che continua a rappresentare una realtà incontrovertibile, in continua crescita nonostante i problemi economici del Paese e dello sport in particolare. I numeri sono aumentati, ora ci sono ancora più bambini, ragazzi e adulti a voler gareggiare nella propria disciplina con un’aquila sul petto. Il 12 maggio ha risvegliato le coscienze. Abbiamo rivisto genitori con i figli per mano, nel nome di una continuità storica “di Padre in Figlio” che dal 1900 ha visto generazioni dopo generazioni innamorarsi dei colori biancocelesti da quel 9 gennaio fino ai giorni nostri. Ma quanto avvenuto in quella magica serata dovrà essere un punto di partenza, una presa di coscienza di tutte le forze che interagiscono nel mondo Lazio. Il patrimonio di entusiasmo di partecipazione dimostrato dalla gente non deve essere disperso, anzi, se possibile, implementato e ravvivato, non con iniziative straordinarie ma estemporanee, ma attraverso un coinvolgente processo di fidelizzazione. La Lazio Calcio, e tutto quello che le ruota
Le foto della sfilata sono di Gianni Barbieri
RICORDATO A 100 ANNI DALLA NASCITA
NOSTINI IL CAMPIONE
DEI CAMPIONI!
G
li amici di sempre, coloro che lo hanno conosciuto e apprezzato come dirigente e
protagonista con la Lazio nella pallanuoto e con la Rugby Roma nella palla ovale. Da dirigente,
come uomo, i parenti più stretti, la figlia Patrizia, il Presidente della SS Lazio Antonio
è stato presidente della Federscherma dal 1961 al 1993, presidente onorario del Coni dal 1994,
Buccioni, tutti insieme il 27 maggio, nel Circolo Canottieri Lazio hanno ricordato
presidente della S.S. Lazio, quella Nuoto, dal 1950 fino alla sua scomparsa. Non ci sarà più
Renzo Nostini a 100 anni dalla nascita, riuniti per commemorare colui che ha fatto grande la
nessuno come lui, oggi sarebbe impossibile, ma se si pensa allo sport non si può che pensare
Lazio, come atleta e come dirigente lasciando una traccia indelebile di se ed un enorme eredità
a Renzo Nostini. Il Campione dei Campioni, il Presidente dei Presidenti.
umana e sportiva a tutto lo sport italiano.
Naturalmente con i colori biancocelesti attaccati addosso…
Atleta di straordinaria versatilità capace di vincere sette titoli mondiali e quattro medaglie d’argento olimpiche nella scherma, battere record italiani di staffetta nel nuoto, straordinari
FIORINI DAY
UN BAGNO DI EMOZIONI NEL NOME DI di Gianluca Montebelli
GIULIANO
Bologna. Racconti, ricordi, lacrime e gioia, sotto la sapiente regia di Guido De Angelis che dal palco ha fatto da conduttore e da memoria storica delle vicende di quegli anni. Ed ancora, in un rapido cambio scena, i campioni del ’74, Wilson, lo stesso Oddi, Pulici, Nanni, Sulfaro, quelli del 12 maggio, che di Fiorini furono semplicemente tifosi ma che lo hanno ricordato come la prosecuzione storica delle loro imprese. E poi i filmati dell’epoca, le immagini dei gol, della corsa sotto la nord, le lacrime dopo il gol, per fissare nella memoria quel momento, che rimarrà per sempre. Tanti i giornalisti che non sono voluti mancare, quelli che, lavorando intorno alla Lazio di Fascetti, conobbero e diventarono amici di
L
Giuliano.
e suggestioni, le emozioni, la voglia di ricordare qualcuno che per il popolo
Il ritorno degli Eagles Supporters, di quella curva che all’epoca era davvero il 12° in
laziale rappresenta certo qualcosa in più di un semplice calciatore, uno dei tanti
campo.
che hanno vestito la maglia biancoceleste. Tutti insieme nel nome di Giuliano
Il clou della serata , il momento più toccante è stato quello che ha visto sul palco la
Fiorini, del bomber che, in quel lontano 21 giugno del 1987, con un gol al Vicenza,
famiglia di Giuliano, la mamma e le figlie che, con la voce rotta dalla commozione,
realizzato a sette minuti dalla fine, scacciò l’incubo di una retrocessione in serie C che
hanno ringraziato il popolo laziale per il tributo sincero attribuito non al campione ma
sarebbe stata devastante, umiliante sotto il profilo sportivo, probabilmente ferale per
all’uomo.
le stesse sorti della società nata nel 1900.
Si va a casa con il cuore appagato, pieno di Lazialità, vissuta davvero come se il tempo
Più di 1500 tifosi laziali, della generazione di allora ma anche ragazzi che di Fiorini
si sia fermato. In attesa di un altro Giuliano, capace di farci palpitare… Alla prossima…
hanno solo sentito raccontare le gesta, si sono dati appuntamento al “Bosco delle Fragole” sopra lo Stadio Olimpico per il “Fiorini Day” proprio il 26 maggio, altra data indelebile nella storia della Lazio. Si è vissuta una serata dalle grandi emozioni dal brindisi di apertura scoccato alle 19,27 in punto, coincidente con quel fatidico minuto 71 del gol di Lulic, all’arrivo alla spicciolata dei grandi campioni che hanno fatto la storia antica e recente della Lazio. Sul palco si sono succeduti, portando il proprio ricordo personale su Giuliano Fiorini i suoi compagni di squadra, guidati dal presidente di allora Marco Calleri, Mimmo Caso, capitano della Lazio dei -9, Angelo Gregucci, Raimondo Marino, Giancarlo Oddi che di quella squadra era l’allenatore in seconda, Gabriella Grassi, l’anima di tanti generazioni di laziali. E Beppe Signori, acclamato come non mai dalle schiere biancocelesti che non giocò mai con Giuliano ma con il quale strinse una forte amicizia in quel di
LAZIO100 | Periodico d’informazione sulle Sezioni della Società Sportiva Lazio DIRETTORE RESPONSABILE Gianluca Montebelli PROGETTO GRAFICO Flavia Aliverti PUBBLICHE RELAZIONI Emanuela Blanchi AGENZIA PUBBLICITARIA Cactus ADV REDAZIONE ROMA Via Guglielmo Calderini, 68 | 00196 Roma | Tel. 333.6554876 | segreterialazio100@gmail.com EDITORE La Bici della Lazio s.r.l. Via Guglielmo Calderini, 68 | 00196 Roma STAMPA Maintenance Solution srl Via Enrico Mattei 2 | Villasanta (MB) TESTATA REGISTRATA Reg.Trib. Roma N°50/2013 Del 18/02/2013
Franco Nanni
Bombardino che passione! C’
era anche lui quella magica
avessi combinato per farlo venire fino a casa.” Il Mister gli disse: “Ehilà, Franchino. Guarda che
notte del 12 maggio 2014. Era
cosa è arrivato in società.” E gli porse una busta. “Da un lato c’era scritto A.C. Pisa. Dall’al-
in campo con suo figlio Ales-
tro: F.C. Juventus. Ero invitato a presentarmi il 24 agosto 1964. Ero stato selezionato.” Nanni
sio e i suoi compagni, coloro con i quali
dentro era un esplosione di gioia, ma sentiva il peso della responsabilità e prima di accettare
40 anni prima condivise uno scudetto, ma
si confrontò a lungo con il padre. Aveva lasciato la scuola e aveva già iniziato a lavorare no-
non solo. Quei ragazzi, condivisero qual-
nostante la giovane età. Aveva da poco trovato un lavoro ben retribuito come fattorino di un
cosa di più, qualcosa a cui ancora oggi
laboratorio chimico. Dava un contributo importante alla sua famiglia e ai suoi 6 fratelli, un
non riescono a dare spiegazione, qualcosa
contributo a cui forse non si poteva rinunciare. “Dissi: ‘Pà, che facciamo?’ Ma dentro di me
che però li ha resi mitici agli occhi dei
avevo già accettato la sfida, avevo già deciso di andare. E lui, sostanzialmente, mi appoggiò,
tifosi laziali, senz’altro parte integrante di
mi diede il suo benestare.” Fu così quindi che ebbe inizio la sua avventura alla Juventus. Dai 16
quel sogno, che nel festeggiarli a distan-
ai 20 anni. Il primo anno è Campione Italiano categoria Allievi. “Questa vittoria mi ha distratto
za di tanti anni hanno mostrato loro un
dalla nostalgia di casa e dalle difficoltà del trasferimento. Non è stato semplice ma la passione
grande affetto, senza freni e senza filtri.
per il calcio mi ha aiutato a superare tutto. Poi, grazie alla piccola paghetta che percepivo
Franco Nanni è emozionato. Iniziamo la
ho anche ripreso a studiare ma è durato poco perché ho iniziato ad essere convocato anche
nostra intervista tra i tavoli di un ristoran-
nella squadra dei più grandi. Giocavo la domenica con gli allievi, il giovedì con gli juniores e
te nel quartiere Flaminio, ancora chiuso.
qualche partita con i De Martino (così allora si chiamava la primavera). E allenandomi con
Indossa una camicia a righe biancocelesti,
entrambe le squadre ho iniziato a mollare lo studio. Avevamo un prete che si prendeva cura
una seconda pelle per un laziale come lui.
di noi giovani calciatori. La mattina ci svegliava alle sette e un quarto ma poi doveva andare
Parla ancora con un forte accento toscano nonostante abbia ormai vissuto la maggior parte
a dir messa. Quindi stava tutto alla nostra responsabilità. Non mi alzavo e quando mi alzavo
della sua vita a Roma. Iniziamo dagli albori, dal Nanni bambino e dai suoi primi calci al pallo-
magari gironzolavo per Torino e non andavo a scuola. E così ho mollato.” C’era un certo Onor
ne. “Si giocava notte e giorno, con la palla di carta o di pezza, sui prati. Era il nostro modo di
tra quei ragazzi, che poi venne alla Lazio. Nanni iniziò anche a giocare delle amichevoli con
essere felici. Allora si avevano molti doveri sin da piccoli e si apprezzavano di più quei momenti
la prima squadra, cinque in tutto. In Italia e all’estero. “Ricordo in particolare quella di Biella.
di svago e di gioia. Giocavamo di giorno ma anche al calar del sole e spesso quando rientrava-
Come ringraziamento la Biellese ci regalò un taglio di stoffa di Ermenegildo Zegna con cui mi
mo a casa ce le prendevamo pure. Ma uno scafalcione al momento giusto credo faccia bene.
feci un vestito bellissimo, verde bottiglia a quadretti. Conosco a memoria quella formazione.”
Avevo 8 anni. Mi chiamavano tutti Franchino”. La famiglia Nanni viveva a Pisa, a tavola si
Una mattina uscì una notizia sul Tutto Sport di Torino: la Juve sta trattando con la Lazio per
contavano 10 posti. Si trasferì da una zona più rurale ad una zona più cittadina. “Fortuna volle
D’Amato. La Lazio chiede in cambio un certo Sacco, una promessa mezz’ala, e il giovane Nan-
che di fronte alla nostra nuova casa ci fosse un grande piazzale, non asfaltato e pieno di sassi,
ni. Ma l’affare sfumò. Il destino decise di posticipare quello che alcuni anni dopo fu un colpo
ma con un lampione centrale che permetteva a noi bambini di giocare anche con il buio. Gio-
di fulmine tra Nanni e la sua Lazio.
cavamo delle partite interminabili. Interminabili. Mio fratello, più grande che mi faceva quasi da
Arrivò la chiamata alle armi. Nanni sperava di andare con gli altri giocatori a prestare servizio
padre visto che mio papà lavorava fino a tarda sera, mi rimproverava affinché non giocassi con
nella Compagnia Atleti ad Orvieto e invece la cartolina arrivò in ritardo, i due posti riservati
i vestiti buoni. Tornavo da scuola e correvo giù nel piazzale, non avevo tempo di cambiarmi.
alla società della Juventus erano già stati assegnati e lui fu mandato a Santa Maria Capua
Ma sapevo che lui rientrava dal lavoro intorno alle 17.00 del pomeriggio, così mi nascondevo
Vetere. “Ero un po’ preoccupato. Quando arrivai mi diedero subito 3 giorni di punizione. Avrei
pensando che non sapesse…Una volta però me le diede di brutto. La porta del nostro campo
dovuto presentarmi il venerdì invece arrivai il lunedì. Ma sai, sulla strada tra Torino e Caserta
sul piazzale era sul muro di un palazzo. Dovevo tirare un rigore e per fare il bulletto, visto che
c’era la mia Pisa e non resistetti alla tentazione di passare un fine settimana a casa, con la
la mia squadra vinceva con tanti gol di scarto, tirai con il sinistro (a quel tempo non avevo un
mia famiglia. Ero sicuro che avrei potuto giustificare il ritardo con un problema di salute. E
sinistro come quando giocavo con la Lazio, giocavo solo di destro) e mandai in frantumi il ve-
invece…”. Come una persecuzione,
tro di una finestra. Scappai. Mi cercarono per due ore. Poi, un giorno, un giovane seminarista
se pur dolce, anche in quella ca-
mi vide giocare e mi chiese di entrare nella squadra che stava creando per partecipare ad un
serma Nanni trovò un campo da
torneo. L’oratorio aveva un fantastico campo in terra battuta e così accettai. Vincemmo quel
calcio. Erano tre le compagnie e la
torneo e io fui capocannoniere. Mi premiarono con una medaglia d’oro. Per me fu un’immensa
sua era comandata da un Tenente di
soddisfazione, la mostravo orgoglioso a tutti e la conservavo come un tesoro. Peccato che
Siracusa appassionato di calcio. Fu
dopo una settimana iniziò a scolorire. Che delusione fu per me. Rimasi così male…” E sorride.
organizzato un triangolare. “La mia
“La squadra si chiamava Stella Azzurra. Avevo 10 o 11 anni”. Fu da lì che iniziò l’avventura
compagnia vinse il triangolare e fu
di Nanni nel calcio. Il suo nome iniziò ad essere conosciuto a Pisa e i dirigenti del Pisa Calcio
così che entrai nelle grazie del Te-
contattarono il giovane Seminarista chiedendogli di portare 2 o 3 dei suoi ragazzi migliori per
nente”. Durante l’esperienza milita-
un provino. “Provai il mercoledì e il venerdì ero dei loro. Avevo 12 anni. Fu un periodo intenso.
re, Nanni riceveva molte telefonate,
Andavo a scuola, tornavo a casa, un boccone veloce e con i mezzi pubblici attraversavo Pisa
molte proposte. Tra queste, lo con-
per andare agli allenamenti che iniziavano alle 15.00. La ricompensa dopo ogni allenamento
tattò l’allenatore del Trapani che lo
era 1 bicchiere di latte e 3 biscotti! Non c’erano ingaggi.” Così arrivò il 1963, Franco aveva 15
aveva notato al torneo di Sanremo,
anni. La Juventus contattò il Pisa per fare dei provini ai suoi ragazzi migliori. “Ero alto 1.65, il
insieme ad altri due suoi compagni:
portiere 1.90, anche se aveva la mia stessa età.” Un anno dopo suona il campanello in casa
Pandolfi e Brutto. Il Mister li voleva
Nanni. Franco è appena tornato da scuola. Era il Mister. “Ero preoccupato. Mi chiedevo cosa
a tutti i costi. Ma comprensibilmente
tutti e tre volevano rimanere alla Juve. “Iniziò un traffico di telefonate tra Torino, Caserta e
te l’inizio del Campionato 1972-‘73: Lazio-Sampdoria. Il sabato Chinaglia era stato convocato
Trapani. Io non volevo andare. I dirigenti della mia squadra mi dissero: ‘Va bene, se non vuoi
in Nazionale contro la Bulgaria. Domenica non era in campo con noi ma vincemmo comunque
andare non vai ma se rimani qui fai la riserva’. Mi insegnarono una cosa molto importante: il
1-0 su rigore realizzato da me. Ero secondo rigorista, dopo Chinaglia appunto. Giocammo una
giocatore giovane deve giocare, per crescere e per farsi apprezzare. E così mi convinsi e andai,
bella partita. La domenica dopo, nella prima di Campionato, il Mister ripropose la stessa for-
anche con un buon ingaggio. E fu la scelta giusta. I miei compagni scelsero la panchina juven-
mazione sostituendo solo Silva per far giocare Chinaglia. E così iniziò l’avventura della famosa
tina e, nonostante credo ancora oggi che fossero più forti di me, alla fine non hanno fatto la
squadra ’73-’74. Avevamo voglia di giocare, tutti. Quel Campionato, nelle prime tre giornate,
mia stessa carriera. Nel frattempo da Santa Maria Capua Vetere fui trasferito nella Compagnia
avremmo dovuto incontrare: Juventus, Fiorentina e Inter. Il Mister aveva previsto sì e no 2
Atleti di Bologna ma poi, giocando a Trapani, decisero di avvicinarmi e mi trasferirono alla
punti, venivamo dalla B, la sua era un previsione verosimile. Invece andò meglio perché pa-
Compagnia Atleti della Cecchignola, a Roma. Con il Trapani giocai il Campionato di Serie C
reggiammo la prima in casa, poi vincemmo la seconda in trasferta contro la Fiorentina, gol di
come ala destra. Fu una scuola per me, andammo in campi che scottavano come Avellino,
Garlaschelli, e poi altro pareggio in casa. Realizzammo in totale 4 punti (prima alla vincitrice
Crotone, Potenza, Messina. Gli avversari erano spesso gente navigata, mi vedevano giovane
erano assegnati 2 punti anziché 3). La quarta di campionato, mi pare che andammo a Vicenza
e mi dicevano: ‘Signorino fai il serio che altrimenti ti spezzo le gambe’.” Anche questo è il
e vincemmo per 2 a 1. Fu lì che iniziammo a collezionare una vittoria dopo l’altra.”. A Nanni
calcio, un gioco da duri. Un’esperienza che formò il carattere del giovane Nanni, abituato a
iniziano a brillare gli occhi e interpone al suo racconto delle risate di soddisfazione. “Avevamo
vincere ovunque e ad essere trattato con rispetto dagli avversari grazie alla forza della maglia
una determinazione incredibile. Era quello il nostro vero punto di forza. Il segreto di questa
bianco-nera che indossava.
Lazio erano le famose partitine che facevamo durante la settimana. Sono state quelle che ci
Ma l’avventura alla Lazio si faceva sempre più vicina. A notare il giovane Nanni durante una
hanno fatto diventare quello che siamo diventati.” Mi racconta che in allenamento si erano
partita con la rappresentativa della Nazionale, nella zona del Vomero, fu Vinicio, allora Alle-
formate, o c’era stata la specifica volontà che si formassero, due squadre, l’una capitanata da
natore della Internapoli, ma già allenatore della Lazio con la quale aveva mantenuto buoni
Chinaglia, l’altra da Wilson, i due giocatori più carismatici. Quella di Chinaglia era formata da
rapporti. Nell’Internapoli giocavano un certo Wilson e un certo Chinaglia che in quella stessa
tutti giocatori tecnici, centrocampisti ed attaccanti. Quella di Wilson da tutti difensori. Mi spie-
partita erano in campo nei rispettivi ruoli di libero e di centravanti. Nanni giocava mezz’ala
ga che solitamente queste partitine sono vinte dai difensori perché sono concreti, sono più
destra e si era particolarmente distinto perché era rimasto ferito alla testa, la fasciarono, ma
concentrati, vanno dritti al sodo. Invece l’attaccante, e il giocatore tecnico in generale, gigio-
lui volle tornare in campo. Tornò e segnò un gol proprio di testa su calcio d’angolo. Vinicio ri-
neggia un po’, gli piace fare la giocata, il tunnel, etc. “Eppure, caso strano, spesso e volentie-
mase colpito da quel ragazzo e lo avvicinò dicendogli:
ri vincevamo noi. Io ero nella squadra di Chinaglia.
“Senti un po’, ti piacerebbe giocare alla Lazio?”. Io gli
Vuoi le formazioni? Chinaglia, Frustalupi, Nanni, In-
risposi: “Be’, mi piacerebbe, certo!”. La Lazio allora
servini, D’Amico, Garlaschelli, Moriggi in porta. Di là:
giocava in Serie B e stava per vincere il campionato.
Wilson, Pulici in porta, Facco, Oddi, Martini, Re Cec-
L’anno seguente, stagione 1968-69, infatti era in A .
coni, Polentes. La partita era tirata. Ce le davamo di
“Ero un giocatore della Juve ancora, ero stato ceduto
santa ragione. Ce le davamo e ce le dicevamo. Era
al Trapani ma in comproprietà. Nella Compagnia Atleti
proprio una guerra.” E rido. “Tu ti metti a ridere…” Mi
di Roma incontrai Massa. Lui su indicazioni di Vinicio
dice. “…ma era proprio così. Eravamo tignosi, perma-
mi portò a giocare un’amichevole al Flaminio contro il
losi. Era una questione d’onore. Chi perdeva veniva
Frosinone. Giocai sotto falso nome, non avrei potuto
deriso dall’altra squadra. Sembravamo dei siciliani.
visto che ero proprietà di due società. Destino volle
Non volevi perdere. E che potevi perdere con quei
che vincemmo grazie a un mio gol. Continuai però a
due scarpari di là? Pensava ognuno di noi.” Squadre
giocare con il Trapani. E non seppi più nulla” Arrivò
fisse dunque, diventava una questione di sangue. E in
giugno, il periodo militare di Nanni si stava conclu-
caso di assenza, veniva prestato un giocatore da una
dendo, mancava solo il Campo, ovvero le prove finali,
squadra all’altra, in base alle situazioni. “La partita
ancora 15 giorni e avrebbe avuto il congedo. “Erava-
però non valeva in quel caso. Non tenevamo una clas-
mo a Sulmona. Una mattina uno venne da me e mi
sifica. Il conto si pagava subito. Al Tor di Quinto c’era
disse: ‘A Nanni, ma lo hai letto il Corriere dello Sport? Parlano di te!’ Andai a vedere e in prima
una porticina per uscire dal campo ed incamminarsi verso gli spogliatoi. Chi vinceva aspettava
pagina leggo la notizia: Nanni ceduto alla Lazio per 60 milioni. Non sapevo nulla. Ero rimasto
lì gli sconfitti che dovevano sfilare e subire le umiliazioni da parte dei vincitori. Chi perdeva
all’amichevole al Flaminio, non avevo più avuto contatti”. Era il luglio del ’69. Lorenzo disse
ovviamente non vedeva l’ora che arrivasse il giorno dopo per rifarsi. Un po’ per ridere ma
di lui: “Ho preso un giocatore che corre come il Cucchi ma con i piedi buoni”. Cucchi era un
soprattutto per tigna.” E in toscano, per sottolineare ancora il concetto, come avesse paura che
giocatore molto amato dai tifosi della Lazio, era uno che correva e che non mollava mai. Molti
non fosse chiaro in tutta la sua forza, mi ripete: “Oh, per davvero, giocavamo proprio a farci
lo ricorderanno. Iniziò così la grande avventura di Nanni alla Lazio.
male!”. E la domenica? “La domenica non so cosa succedesse. Come per incanto diventavamo
“Iniziai da subito ad allenarmi con la prima squadra e a giocare le amichevoli. Solo che per un
come il granito. Tutti uniti, inseparabili. La cosa bella era questa. In allenamento magari ti
cavillo del regolamento non potevo ancora giocare le partite ufficiali. Avrei potuto scendere in
rompevo le gambe. Ma in partita se si intrometteva un estraneo, se qualcuno provava a toc-
campo solo alla riapertura del mercato, ovvero a novembre. Fu così che non giocai le partite
care uno di noi, guai. Guai a lui. Eravamo proprio uniti al mille per cento, non solo al cento per
della Coppa Italia e non giocai le prime partite di Campionato. Tenni buone prestazioni in ami-
cento. Questa cosa strana io non l’ho mai capita. Non sono mai riuscito a spiegarmela. Ave-
chevole, e in molti si chiedevano come mai il Mister non mi mettesse in campo.” Il giovane
vamo un qualcosa dentro che tiravamo fuori solo la domenica. Le rare, rarissime volte che
Nanni si trovò da subito benissimo a Roma, una buona premessa per una fantastica avventura
queste partitelle non erano tirate come il solito, Maestrelli ci faceva fermare e ci faceva corre-
e un grande amore. “Prima di tutto a Roma ho conosciuto mia moglie Amelia. Poi il clima, la
re. Allora dopo un po’ pensavamo. ‘No, basta, meglio giocare che correre’. E tornavamo nel
città, ma soprattutto la gente, la disponibilità, l’affetto, i laziali. Guarda, quando sono venuto
campo di battaglia. La cosa incredibile è che la domenica giocavamo una partita meno inten-
a Roma, giuro, vedendo certi colori mi è venuta un’antipatia a pelle. Non mi avevano fatto
sa eppure i risultati erano quelli che conosciamo tutti. Provavamo la squadra titolare con un
nulla ma proprio non li sopportavo. Sarà che sono del segno del toro e quando vedo rosso…
partita a tutto campo solo il giovedì o il venerdì e a volte facevamo delle amichevoli. C’era
Ancora oggi quando gioco contro i romanisti mi dicono: ‘Ma cos’hai, ancora ce l’hai con noi?
un’alchimia particolare che si innescava ogni volta e che non so proprio spiegare.” Fu con
Ancora gli dai giù?’ E io gli rispondo che non ho nulla ma in realtà mi istiga! Mi istiga! Sporti-
quella famosa partita contro la Sampdoria che nacque questa magia che ha reso mitici i gio-
vamente parlando.” Nanni mi confida di essersi subito innamorato dei colori e della gente
catori del ’74. Un meccanismo sicuramente avviato e messo in atto da Maestrelli che seppe
biancoceleste. L’arrivo alla Lazio fu un momento importante della sua vita: per quella privata
agire sul carattere dei suoi ragazzi e che ebbe il coraggio di apportare una rivoluzione totale a
perché iniziò a porre le basi di quella che oggi è la sua famiglia, per quella professionale perché
modulo e tattica. “Prima eravamo una squadra che poteva anche temporeggiare e aspettare
la sua carriera si stava concretizzando. Tuttavia non fu subito tutto rose e fiori. La stagione non
l’avversario, per poi ripartire. Dopo invece, dopo quella partita, cambiò tutto, diventammo una
iniziò bene e la Lazio cambiò allenatore: arrivò Tommaso Maestrelli. Anche lui non ebbe un
squadra prettamente offensiva: io giocavo ala tattica e Maestrelli mi mise mediano, Martini
buon inizio: la Lazio non fece vedere un bel gioco, le prime partite di Coppa Italia non regi-
giocava mediano destro e lo mise terzino sinistro, Polentes marcatore al posto di Petrelli, un
strarono risultati positivi. Ci fu una contestazione al Flaminio durante un allenamento. Mae-
terzino sinistro di fascia che il Mister mise a destra. Loro in particolare erano due giocatori di
strelli giustamente dichiarò ”E’ vero che abbiamo iniziato male ma siamo in preparazione.
propulsione. Ma tutta la squadra fu impostata in maniera totalmente offensiva. Andavamo
Datemi un po’ di tempo prima di giudicarmi”. Così cominciò a sperimentare e grazie al suo
all’attacco, noi la prima mezz’ora pressavamo e decidevamo il gioco. Le poche volte che que-
intuito e ad alcuni movimenti ben ragionati, unitamente a qualche infortunio che di fatto
sto non succedeva, come a Torino con la Juve o a Milano, allora perdevamo, perché avevamo
cambiò al Mister le carte in tavola, Maestrelli ideò un nuovo modulo e la squadra rispose in
solo due difensori, bravi ma neanche tanto alti: Wilson e Oddi. A volte giocatori come Bette-
modo diverso. “La partita della svolta, che ha convinto la gente, è stata una partita preceden-
ga, Boninsegna e Riva ci hanno fatto gol su colpi di testa, perché erano molto più alti. E’ per
questo che ogni partita iniziavamo con un pressing asfissiante. Due gol la prima mezz’ora e la
partita a Bologna, l’ultima di Campionato. Avevamo già vinto lo scudetto e facemmo vedere
partita era finita perché poi nel secondo tempo uscivano fuori Martini e Re Cecconi, i nostri
un gran calcio, insegnammo il calcio a tutti in quella partita! Il 12 maggio fu una gran gioia, ma
due diesel. Infatti, parlando oggi con la gente di ieri, mi dicono quanto fosse bello vederci
non realizzammo subito. Io lanciai la maglia in aria subito dopo il fischio finale, ma appena tolsi
giocare e come si scommetteva, non sulla vittoria o sulla sconfitta, ma su quanto avremmo
lo sguardo dal cielo, vidi la gente che mi stava per travolgere e iniziai a correre…arrivai negli
impiegato a fare il primo gol o su quanti gol avremmo fatto. Sapere queste cose è una soddi-
spogliatoi con le mutande e un calzino, per fortuna mi lasciarono le mutande…non mi accorsi
sfazione.” Parlando con Nanni, letteralmente un vulcano di parole e di aneddoti, che quasi mi
di nulla. E’ stato fantastico comunque l’affetto dei tifosi”. A Lazio-Foggia erano presenti circa
dispiace dover scrivere e non potervi far ascoltare, riesco a percepire ancora meglio quella
83.000 spettatori, record ancora imbattuto, e oggi si parla anche di 89.000 persone perché
magia di cui in tanti mi hanno raccontato. Riesco a capire il motivo per cui chi ha vissuto
ci furono in realtà molti che riuscirono ad entrare senza biglietto. “Fu un sogno, nessuno si
quella Lazio, recita la formazione di quella mitica squadra al completo, come le filastrocche che
aspettava che una squadra che veniva dalla serie B potesse da subito dettare legge in serie A.
si imparano tra i banchi di scuola e rimangono nella memoria, indelebili, anche dopo anni e
Nel ‘72-‘73 la Juventus ci scippò lo scudetto di un soffio” C’è chi dice che ci fu un complotto
anni, quaranta in questo caso. Per seguire quella Lazio, i tifosi andavano presto allo stadio, si
a tre contro la Lazio messo in atto da Roma, Juve e Napoli. “Poi nel ‘73-‘74 finalmente la
organizzavano dalla mattina, partivano con i pullman, entravano a mezzogiorno, prendevano
vittoria, la situazione ribaltata, abbiamo noi fatto lo sgambetto alla Juve. Quell’anno non ce ne
posto e mangiavano dentro, tutti insieme: c’era chi portava da bere, chi portava la pasta, chi
era per nessuno. E poi nel ’74-‘75 la magia purtroppo si è interrotta per tutte le tragedie e le
il pane, chi gli affettati, ed era festa. “C’era chi portava la damigiana di vino!” Mi dice con aria
vicissitudini che hanno colpito il nostro gruppo. Quel sogno è sfumato ma divenne leggenda e
divertita e compiaciuta Franco Nanni. La gente aveva iniziato ad assumere lo stesso atteggia-
lo porto nel cuore, insieme ai miei compagni, a Maestrelli, che per noi fu una guida, un punto
mento dei giocatori in campo. Maestrelli era riuscito, chissà come, ad arrivare anche a loro, ai
di riferimento, e al Presidente Lenzini, che fu come un padre.”
tifosi, e a motivare i loro animi: tutti all’attacco, tutti ad aspettare trepidanti l’avversario,
Nanni ha poi continuato la sua carriera fuori dalla Lazio, che ha lasciato nel giugno del ’75, ma
bramosi di vittoria. Come Lazio-Verona, una delle due partite determinanti per quello scudet-
ha giocato fino a trent’anni circa, per dedicarsi alla sua famiglia. Ha poi vestito i panni dell’alle-
to secondo Nanni, insieme alla vittoria contro la Juventus. “Al primo tempo perdevamo 2 a 1.
natore. E’ tornato alla Lazio per allenare i giovanissimi regionali e in seguito come osservatore
Ma non avevamo realizzato, non ci eravamo resi conto che stavamo perdendo. Quando siamo
grazie a Celon e a Cragnotti. Questo, quando la dirigenza sapeva riconoscere e valorizzare
entrati negli spogliatoi ci siamo guardati e ci siamo detti ‘Oh, stiamo perdendo! Contro il Ve-
l’immenso patrimonio biancoceleste. Oltre ad altre società come il Grosseto Calcio ad esempio,
rona in casa! Noi? Che? Non è possibile. Non sia mai detto. No, no, ragazzi, torniamo subito
alla fine degli anni ’80, Nanni è stato anche allenatore della S.S. Lazio Calcio Femminile, in
in campo e andiamo a vincere! E così, il tempo di bere un po’ d’acqua, e siamo subito rientra-
Serie A, Sotto la Presidenza di Franco Anzidei, con la quale ha partecipato a due edizioni del
ti in campo ad aspettarli. Eravamo lì, tutti schierati nelle nostre posizioni. Ordinati e determi-
Torneo Internazionale di Mentone, a cui prendevano parte tutte le vincitrici dei Campionati
nati. Seri. Come a dire: tu spari, noi pronti a partire. Li abbiamo aspettati per 10 minuti,
europei. Una Champions League del calcio femminile in cui la Lazio seppe distinguersi negli
quasi per tutta la pausa, e quando sono entrati in campo li abbiamo esortati a sbrigarsi perché
anni vincendo un’edizione e conquistando
volevamo giocare. Segnammo tre gol. Finì quattro a due e tutti a casa. Incredibile.” Nanni mi
un secondo posto. “E’ stata un’esperienza
racconta quell’episodio euforico e mi piace ascoltarlo. “Avevamo una determinazione fuori
bellissima. Era una società organizzatis-
dalla norma.”
sima. Le ragazze erano preparate e de-
Gli chiedo di parlarmi di quel 12 maggio del ’74, delle sue emozioni, facendomi un parallelo
terminate. Quello che dispiace è che in
con questo 12 maggio del 2014. “Di quel giorno ho due immagini impresse nella mente: una
quella stagione arrivammo secondi dietro
è il rigore di Chinaglia con dietro tutta quella gente, l’altra è una registrazione che mostra il
la corazzata reggiana capitanata dalla
ponte Duca D’Aosta prima della partita, invaso da una marea di persone. Credo di non aver
Morace. Lo considero un ottimo risulta-
mai visto una cosa del genere. Sono cose che ti fanno riflettere e ti fanno capire quanto
to anche se non abbiamo portato a casa
conta veramente la passione. Se tu dai alla gente, poi la gente sa come ricambiarti e ti dà
uno scudetto. Le ragazze erano disposte
anche di più. E’ la passione il motore di tutto. Cosa che oggi viene meno ma che si è rivista
al sacrifico, all’impegno. Fu un’esperien-
come per magia quarant’anni dopo, in una notte davvero straordinaria. E’ stata un emozione
za nuova per me, mi impegnai ad essere
unica rivedere e rigiocare con tutti. Siamo un po’ tutti diversi, io mi sono trasformato ma
un po’ più morbido di come ero. Io voglio
c’è anche chi si è trasformato più di me…Ho rivisto volentieri anche Franzoni. Fece quel gol
serietà e professionalità in campo e ci fu-
favoloso contro la Roma in 50 secondi che è rimasto nella storia. Wilson ha davvero fatto un
rono un paio di situazioni in cui alcune
lavoro eccezionale. E’ riuscito a riunire le squadre cha hanno fatto battere più forte il cuore
ragazze scoppiarono a piangere. Durante
ai tifosi della Lazio. Mi ha colpito anche vedere Nesta venuto da Miami, Mancini da Istanbul,
quell’esperienza imparai a conoscere più
Firmani da Dubai, Mihailovic da allenatore che è tornato in campo a giocare. Hanno davvero
da vicino anche il mondo della Polisportiva grazie al Presidente. Conobbi in quell’occasione an-
partecipato tutti con passione e hanno dimostrato che esiste questo legame strettissimo tra i
che l’attuale Presidente Antonio Buccioni, un’enciclopedia vivente, sa tutto di tutte le sezioni,
giocatori e i tifosi, un dare e avere legato ad una passione. Credo che ci fossero più di 65.000,
sa tutto anche di me, addirittura più di quanto non sappia io stesso.”
qualcuno parla di 70.000. E poi ho davvero visto famiglie intere, altro che ‘Di padre in figlio’,
Nanni è innamorato di Roma, del calcio, e della Lazio. E’ innamorato della gente laziale e della
c’erano davvero mamme, nonni, nipoti, padri, pronipoti, che partecipavano a questa fantastica
sua passione. E’ affascinato da tutto l’affetto che ancora questa gente gli riserva, tenendolo
festa. Io sono venuto con mio figlio, laziale sfegatato, è sceso in campo anche lui e per me
sempre “allegro e giovane”, come dice lui. Ma cos’è per Franco Nanni la Lazialità? “Per me
è stato toccante vedere la sua emozione nel giocare vicino ai suoi campioni, in uno stadio
la Lazialità è semplicemente la soddisfazione di dire ‘Sono’, il senso di appartenenza a questi
così. Mi ha emozionato anche la Polisportiva, il nostro giro di campo per salutare tutti quei
colori, l’infinita passione, una sensazione di benessere. Mi dispiace che ultimamente il concetto
tifosi, in particolare ho sentito un brivido salire sulla schiena quando ho visto il paracadutista
di lazialità si stia annacquando, chi non ha passione è dannoso per il calcio. Il calcio non è
scendere con quella bandiera con su scritto: ‘Grazie per sempre ai ragazzi del ‘74’. Ecco. Lì
soldi. La soddisfazione, l’amore dei tifosi non si può comprare. La Lazio del ’74 era una grande
ho capito che forse ho fatto davvero qualcosa
famiglia. Sarebbe bello che la Lazio torni ad essere così. C’era il Presidente Lenzini che era
di importante, che ho contribuito a lasciare un
sempre allegro, sorridente e veniva sempre con tutta la sua famiglia. C’era il Mister Maestrelli
segno indelebile nella storia di questa grandiosa
che per noi era un confidente, era una persona di un’umanità unica, cercava sempre di farci
società, regalando delle emozioni vere. Ricor-
stare bene ed era riuscito a tirar fuori da ognuno di noi il meglio del meglio. Anche lui spesso
do che quel 12 maggio del ’74 arrivammo in
portava con se i suoi gemellini. Eravamo davvero una grande famiglia, c’era un clima di rispet-
campo come degli zombi. E chi aveva dormito
to e di serenità anche se ci furono diverse incomprensioni, come in tutte le famiglie del resto.
quella settimana…! A me tremavano le gambe.
Dedicavamo anche molto tempo ai tifosi, ci seguivano in tanti anche durante gli allenamenti,
C’è chi non lo ha ammesso ma credo sia stato
momenti di scambio in cui firmavamo autografi e scattavamo foto. Oggi bisogna fare richiesta
per tutti così. Avevamo tutti paura di steccare,
in carta bollata. Sarebbe bello tornare a quel calcio. Tutte le manifestazioni di affetto che mi
di fare una brutta partita, di non riuscire a vin-
riservano ogni giorno, e che hanno dimostrato a tutti noi del ‘74 questo 12 maggio, è la testi-
cere. Avevamo il traguardo a portata di mano
monianza che noi eravamo un tutt’uno con loro, che noi eravamo con loro, eravamo in mezzo
ma non era scontato raggiungerlo. Il Foggia se
a loro, che noi giocavamo per loro. Sapevamo che la loro gioia era la nostra gioia.”
la sarebbe giocata, era in cattive acque e non
Grazie Nanni e forza Lazio!
poteva perdere. C’era tutta quella gente…lì tut-
“Non c’è bisogno di dirlo..anzi bisogna dirlo sempre. Forza Lazio! Non per chi arriva, si ferma
ta per noi, e se non fossimo riusciti? Ricordo
e se ne va, ma per i colori, per la Lazio che rimarrà sempre. Eternamente.”
che giocammo con il freno a mano tirato, non giocammo una bella partita. Al contrario della
Claudia Anzidei
2° netto Alessandro MARCHISIO 32 PT 2a Categoria 1° netto Luciano MANZO 41 PT 2° netto Luca OPERTI 38 PT
UNA SPLENDIDA GIORNATA
B
3a Categoria 1° netto Silvio BANDINI 41 PT 2° netto Gianni ROMAGNOLI 36 PT Premi speciali 1° ladies Sandra BELLI 35 PT 1° seniores Vittorio POMPONI 38 PT
uona partecipazione di golfisti alla seconda tappa del circuito Driving Eagles svoltasi
1° junior Alessandro BOCCIA 32 PT
nell’election day del 25 maggio. Nel suggestivo scenario verde del Golf Club Terre dei
Ringraziamo la direzione di Terre dei Consoli nelle persone di Ascanio Pacelli e del segretario
Consoli tutto è andato secondo tradizione: divertimento e amicizia sono le componenti
Marco Alessi per la grande ospitalità e disponibilità, torneremo prestissimo.
base di questa disciplina all’aria aperta. La gara si è sviluppata sulle 18 buche con formula stableford 3 categorie, i vincitori: 1a Categoria 1° netto Fausto CIANI 38 PT 1° lordo Angelo EVANGELISTI 25 PT
la cinquantasettesima Sezione della Polisportiva, che ha in occasione del Master ha anche avuto la soddisfazione di vedere due affiliati Catia Diletti e Luciano Bonaiuti, due giovani arbitri animati da passione per il gioco diventare direttori di gara di circolo. Il commento del
È VERA GLORIA!
presidente della SS Lazio Burraco, Emanuela Blanchi, lascia intravedere una spinta nuova della sezione nel campo dell’organizzazione dei tornei di Burraco. “Sono felice di questo successo del Master e sono sicura che i programmi futuri vedranno la SS Lazio Burraco in primo piano nella realizzazione di nuovi eventi. Sono infatti i programmi di BurracoUp l’incentivo a far crescere il gruppo. Sono previsti nella prossima estate tornei che contano con tanti iscritti. In proposito si fa appello a tutte le altre sezioni di SS Lazio 1900 di prendere in carico le iniziative nelle quali è coinvolta la SSLazio Burraco e di sostenerle attraverso la diffusione delle iniziative stesse presso i propri associati. Vogliamo abbracciare virtualmente tutte le sezioni perché continuino a portare avanti un progetto che da sempre raggiunge grandi traguardi”.
Per informazioni sui tornei della SS Lazio Burraco seguiteci su: facebook | burracouplazio, twitter | @sslazioburraco, sslazioburraco@gmail.com. 393.1548705.
Alessandro Pasquali
C
ominciava ad essere ormai un concetto condiviso, ovviamente non dalla ragione ma piuttosto dall’abitudine, quello secondo cui un torneo di burraco sia un evento tra i tanti.
Invece il Campionato Master Italia svoltosi a è Roma stato qualcosa di unico e davvero speciale. Grande ed entusiastica la partecipazione di giocatori davvero all’altezza di quello che noi di BurracoUp definiamo senza riserve un vero e proprio evento sportivo. Non siamo vorremo essere retorici ma a noi piace sapere che chi viene a giocare da noi viene a misurarsi con dei concorrenti capaci che rispettano leregole.in un clima di grande sportività. Si sono svolti infatti nel massimo della correttezza tutti e sette i turni della manifestazione del torneo in un clima di vera cordialità. E’ questo lo spirito che anima anche la SS Lazio Burraco,
E SE QUALCUNO SI ACCORGESSE DI LORO ? ranno a Rimini agli inizi di luglio. Per quanto riguarda la coppia con Simone, il nostro obbiettivo è quello di ricominciare a ballare ad agosto, dopo una pausa presa negli ultimi mesi”. Cosa ti ha dato la Lazio Danza e cosa pensi ti possa dare ancora? “Sono in questa scuola da 3 anni e quello che mi ha insegnato è l’essere una Squadra, il cooperare in ogni occasione. Ho ancora molto da imparare a livello tecnico e so che questa scuola mi farà crescere ancora di più”.
Dario Falchi
C
osa dire, le premesse c’erano tutte, le ragazze hanno mantenuto quello che avevano promesso a genitori e ai loro Maestri. “ Non importa dove e come l’importante è dare il massimo” , le ragazze della Lazio
danza lo hanno fatto. Il gruppo si è confrontato per la prima volta, in categoria U, che significa unica. Nei Campionati Italiani Assoluti le biancocelesti si sono scontrate contro i mostri sacri non di una sola disciplina, ma due, la Syncro Latin e la Syncro Modern, ragazze si sono battute come leoni, arrivando al 14° posto su 31 gruppi e decime su 21, mentre le protagoniste nel singolo e nel duo sono andate a medaglia. Lucrezia Amidani e Ilaria De Santis hanno conquistato il secondo posto, la stessa Lucrezia Amidani, nel solo, il terzo posto e Gaia Stella il quarto. Catalano e Dumi hanno vinto la gara del e Dumi è seconda posto nel solo. In cuor suo il Presidente Amidani sperava in questi risultati, ma vista l’agguerrita concorrenza, non pensava di arrivare tanto in alto. Le giovani Aquile hanno stupito tutti e strappato gli applausi del pubblico del padiglione 2, accorso in massa per tifare le atlete laziali. Ora, come di consueto, le ragazze si sono di nuovo rimesse a testa bassa a lavorare per il prossimo appuntamento, lo spettacolo del 30 maggio al teatro “ Auditorium Santa Chiara” denominato il Colore dell’invisibile. La Lazio Danza Sportiva è una grande famiglia, magistralmente educata dal Maestro Roberto Amidani. Ai giovani allievi non viene insegnato solo il ballo ma il modo affrontare la vita. Due di loro che sono cresciuti nella palestra della Lazio danza, oggi si sono affermati come trainer, Simone Marchetti e Gaia Ortenzi. Sono loro che ci raccontano gli umori e i sentimenti della loro società Simone cosa ne pensi della tua scuola di ballo? “ Ci sarebbe molto da dire! Non si può sicuramente dire che è una classica scuola di ballo, perché qui non si insegna solo questo. Puoi imparare a gestire molte delle emozioni che si provano. Un esempio, gestire il nervosismo prima di una gara. Provate ad immaginare: non è facile vincere la timidezza di esibirsi davanti ad un pubblico, l’ansia, il nervosismo; qui si è pò imparare a gestire l’emozione, a tal punto da non averne più paura”. Cosa ti ha dato e lasciato sino ad ora la Lazio danza ? “ Qui ci sono cresciuto sportivamente parlando! Ho potuto sempre contare sugli insegnanti, anche per consigli su questioni personali. Questa non è solo una scuola, questa è veramente una Famiglia”. Parlaci di Roberto Amidani? “ E’ un grande Maestro! Insegna con professionalità e serietà, ma con sorriso e simpatia dimostrando sempre la sua passione per questo lavoro. Gaia balla in coppia con Simone, il primo pensiero è per il suo compagno? “E’ un ballerino che lavora sempre con serietà ma che sa sempre mettere allegria in ogni cosa che fa. Per lui non è fondamentale vincere, ma divertirsi cercando di far emozionare me e il pubblico”. Quali sono i prossimi obbiettivi tuoi e di coppia? “Il mio obbiettivo più vicino è quello di portare il mio show ai Campionati Italiani, che si svolge-
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ENRICO BERRÈ SUL TETTO D’ITALIA
50 ANNI DI SUCCESSI
B
attendo per 15-11 il trentatreenne vice Campione Olimpico di Londra Diego Occhiuzzi nei Campionati Italiani Assoluti 2014 di Acireale, il ventiduenne Enrico Berrè sciabolatore delle Fiamme Gialle, allievo della Scuola di Scherma di Ariccia “Emmanuele F. M.
Emanuele” si è laureato Campione d’Italia 2014 di sciabola maschile. Enrico Berrè, da due anni è uno dei tre Moschettieri titolare della squadra nazionale di sciabola della Federscherma, gli altri due sono Luigi Samele e Diego Occhiuzzi, capitanati da “D’Artagnan” Aldo Montano, che molto bene hanno fatto in Coppa del Mondo nelle ultime tre prove, vincendo consecutivamente in Polonia con Aldo Montano, Negli Stati Uniti con Luigi Samele e al 2° e 3° posto Occhiuzzi e Berrè e in Bulgaria con Berrè al 1° posto e Occhiuzzi al 2° nella scorsa settimana. Si conoscevano le qualità del ventiduenne sciabolatore di Ariccia, già Campione dl Mondo Under 20 nel 2011 a Mosca, nella gara a squadre insieme al suo compagno della S. S. Lazio Scherma Ariccia Stefano Scepi, ieri solo 18 °. Enrico Berrè ha terminato la gara sicula da imbattuto, nel girone di qualificazione ha realizzato sei vittorie su sei assalti, chiudendo con 15 stoccate all’attivo, da numero uno della eliminazione diretta, dove si è liberato subito del frascatano Edoardo Ramunno per 15-7, poi del napoletano Lorenzo Romano per 15-9, nei quarti di finale del soldato dell’Esercito Giovanni Repetti per 15-6 (vendicando gli ariccini Fabio Bianchi e Gabriele Foschini confitti nei turni precedenti). Nella semifinale Berrè ha poi battuto il carabiniere romano Luigi Miracco per 15-12 e poi nella
U
na grande festa si è celebrata al Canottieri Lazio per celebrare i 50 anni sezione Ginnastica Flaminio, una delle sezioni più gloriose e longeve della SS Lazio. In una stupenda cornice di pubblico, con di pù di 1000 spettatori, è stato spettacolo sul
campo di calcetto magnificamente adattato per l’occasione .Gli atleti della sezione del Presi-
finale, come detto, Diego Occhiuzzi.
dente Tonucci hanno eseguito lo spettacolare saggio di fine anno , dai più piccini agli atleti
In tutto negli 11 assalti disputati, l’atleta cresciuto nella Lazio, ha dato 105 stoccate riceven-
quelli di interesse nazionale. Sono intervenuti il presidente Antonio Buccioni, Patrizia Nostini
done solo 59.
e molti presidenti di sezione. Premiati gli atleti e dirigenti di ieri e di oggi, molti dei quali
Ma nel laboratorio del “Nido delle Aquile” (il Palariccia) la Lazio Scherma Ariccia non vive di
hanno fatto la storia della ginnastica italiana. Per ultimi sono prese il proscenio le atlete della
sola sciabola, ma anche di fioretto, specialità nella quale, sotto la guida del Maestro Guido De
ginnastica ritmica in partenza per Campionato Italiani Assoluti che hanno eseguito una sintesi
Bartolomeo, sono cresciuti due Campioncini, Damiano Rosatelli, Argento ai Campionati d’Eu-
del programma che porteranno in gara raccogliendo uno scrosciante quanto ben augurante
ropa Under 23 a solo diciotto anni e Campione d’Italia U. 20 e 23. e Andrea Funaro sedicenne
applauso da tutti i presenti.
Campione d’Italia Under 17 del 2014, lo schermidore più giovane presente ad Acireale in questi Campionati Italiani Assoluti.
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MALACRITA È CAMPIONE
a S.S. Lazio Biliardo ci aveva lasciato con l’appuntamento del 3/4 maggio ad Ostia Lido per il titolo di Campione Regionale di Carambola a 3 sponde. Ebbene, salutiamo Stefano Malacrita come Campione in carica! Congratulazioni a lui e all’intera sezione e un grazie
da parte di tutti i laziali. Un aquila è ancora sul gradino più alto del podio. E dopo l’emozione della sfilata all’Olimpico il 12 maggio scorso che ha visto in prima fila, tra gli altri, anche il Presidente Maurizio Porro, sono ora in arrivo nuovi importanti appuntamenti in casa della S. S. Lazio Biliardo. Dall’8 al 13 luglio si terranno i Campionati Assoluti Italiani 2014 di Carambola a 3 sponde: si giocherà a Battipaglia (SA) nel Casino Cafè in Via Spineta SP135, n. 48. Dal 17 al 20 luglio i biancocelesti saranno inoltre impegnati nei Campionati Assoluti di Pool 2014 Serie B che si terranno nella Tribuna Autorità dello stadio Olimpico di Roma. La Lazio rappresentata da Alessandro Pasquino. Tifiamo per lui e la cornice dello Stadio Olimpico è un richiamo ad assistere numerosi per sostenere il gilet blu. Giochiamo in casa, l’aquila non potrà che volare alto!
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rande vittoria del portacolori della Lazio Motociclismo Niky Morrentino sulla pista amica di Vallelunga, dove ha letteralmente asfaltato gli avversari tenendoli sempre a distanza di sicurezza inellando giri veloci continui. Ora occupa la 4^ posizione nella
classifica generale ed alla prossima di Imola sarà l’occasione per avvicinare ancor più la vetta della classifica, obiettivo finale per Team, pilota e Team Manager.
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delle varie sezioni si sono
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incontrati per organizzare
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la sfilata all’interno del-
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lo stadio e dare il via a
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quella fantastica serata di
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lazialità. Si respirava un misto di emozione ed euforia sul campo e sulla pista di atletica. Le
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statue in stile classico che rappresentano diverse discipline sportive, ammirano dall’alto della
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loro imponenza lo sport vivo e concreto, non molto lontano dal mondo ideale in cui sembrano
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calcio da tavolo - tfc
immerse. La Lazio al completo, in gran tenuta, sembra quasi risvegliarle da quel torpore. Tra
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calcio femminile
quegli atleti molti bambini e giovani. Molti ridono, scherzano tra loro, i ragazzi dell’equitazione
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canoa polo
simulano i loro cavalli e si divertono a saltare degli ostacoli arrangiati per il momento, quelli del
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ciclismo
rugby lanciano l’ovale in una mini partita improvvisata, vicino a loro, stesso divertimento per i
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cricket e lacrosse
ragazzi del cricket. Le ragazze della ginnastica si misurano in acrobazie a terra.
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danza sportiva
Sulla pista di atletica girano i piccoli ciclisti nell’intento di allineare le loro bici ed essere perfetti
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per la sfilata. E’ tra loro che Lazio 100 incontra Riccardo Benedetti di 12 anni. “Emozionato?”,
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gli chiediamo. “Emozionatissimo!” Ci risponde. “Sono laziale da quando sono nato grazie alla
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equitazione
mia famiglia e il ciclismo è una passione che mi ha tramandato mio padre. Sono felicissimo di
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escursionismo
poter sfilare oggi con la mia bici dentro lo stadio con tutta quella gente!” E scappa via, lo stan-
s.s. lazio
footvolley
no chiamando, il ciclismo sarà capofila della sfilata e gli atleti in bici entrano dentro quel mi-
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ginnastica flaminio
sterioso tunnel che collega lo stadio dei Marmi allo Stadio Olimpico, dove li seguiranno anche
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golf
le altre discipline. Tantissimi anche tra i piccolissimi, all’interno dello stadio molti lazialotti in
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hockey su prato
braccio alle loro mamme o sulle spalle dei loro papà. Tanti anche i bimbi figli dei calciatori che
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M
olti nella
giocano in campo, li hanno voluti vicini in quella notte magica. Quale occasione migliore per fargli toccare con mano la vera lazialità. I bimbi sono li, che si guardano intorno, che vedono i grandi come non li hanno mai visti e si chiedono cosa stia succedendo, senza probabilmente trovare risposta. Sanno solo che gli piace quella
atmosfera, li diverte, anche se
ad una certa ora arriva il sonno. Nessuno lascia lo stadio però, molti si addormentano tra le braccia della loro mamma, altri dondolano con la testa, altri tengono duro ma non hanno l’aria di essere molto presenti. Tutti avvolti in maglie più o meno della loro misura. Più o meno. All’uscita dallo stadio incontriamo Greta Gentili, 3 anni, avvolta probabilmente da una maglia XL n. 6, orsacchiotto stretto tra le braccia e ciuccio in bocca. Tenerissima, degna chiusura di una notte magica piena bimbi, certezza di un futuro e di una passione che non si esaurirà mai. ‘Di padre in figlio’.
Claudia Anzidei
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