Sabato 31 ottobre 2015 DALL’ARCHIVIO, ALLA SCUOLA, AL TERRITORIO Sabato 31 ottobre 2015 , AL si TERRITORIO DALL’ARCHIVIO, ALLA S I CUOLA Sentieri costruiscono
viaggiando
Franz Kafka SABATO 7 maggio 2016 DALL’ARCHIVIO, ALLA SCUOLA, AL TERRITORIO I Sentieri costruiscono viaggiando Progetto didattico annosiscolastico 2015-16 Franz Kafka
I Sentieri si costruiscono viaggiando Franz Kafka
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Mappa a cura della Scuola dell’Infanzia di Leno, plesso rosso.
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Villa Badia Aggiunto Sopra i Monasteri (Archivio di Stato di Venezia, b 84, f.69)1
Ritaglio di riproduzione digitalizzata (ad uso del progetto didattico del Comune di Leno)
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Catastico generale delle Case e Beni, Capitali, Enfiteusi, ed aggravij dell’Abbazia di Leno. Era posseduta da Mons. Marcantonio Lombardi Abbate Comendatario, ed ora divenuta di pubblica ragione; colla colla delimitazione, perticato e stime de’ Beni medesimi. Brescia 4 ottobre 1782
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Leno, centro storico Mappa Napoleonica Leno centro (originale in Archivio di Stato di Brescia)
Ritaglio di riproduzione di mappa d’epoca napoleonica digitalizzata a cura dell’Archivio storico comunale
Nel centro abitato scorrono (intubati): Seriola Rassica: Nasce da fontanile con capofonte in prossimità della S.P. VII (a monte della cascina Villa G.Luigi) , circa 400 m a nord del sottopasso della S.P. 668 e prima di tale sottopasso riceve scarico con livello dal Lavaculo, da questo scende poi verso sud per circa un km a cielo aperto, poi entra in centro storico di Leno con tratto intubato, riceve acque di uno scaricatore della S. Giovanna e, infine, scarica , sempre intubato, nella Seriola Frezuletto. 2 Seriola Frezule La Seriola Frezule ha il suo capofonte lungo il lato nord del muro di cinta della Villa Seccamani, ex rio del Sottino. Corre in direzione sud con tratti intubati e tratti a cielo aperto, attraversando il centro abitato. Piega poi verso sera e, in prossimità della tangenziale ovest, si divide in due rami. Quello a nord genera la Seriola Frezuletto che prosegue e scarica nella Seriola Fola; quello a sud prosegue anch’esso con direzione ovest e termina il suo corso nella Seriola Fola , in prossimità del nuovo depuratore comunale.
Seriola Fola Nasce da fontanile con capofonte a mattina della cascina Caselle; scende verso sud con andamento serpeggiante sino in prossimità della cascina Fornasetta, ove riceve acqua della Seriola Cucca. Scende ancora verso sud, riceve acque da tre rami della Seriola Molina, dalla Seriola Calvero , dalla Seriola S. Gervasa (che non scarica più nella Frezuletto, come avveniva in passato), dalla Seriola Frezuletto e dalla Seriola Frezule. Giunge poi al partitore del Molone, generando la Seriola Molone e la Seriola Molina di Milzanello.
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Per la descrizione di tutti i fossi-seriole-cavi: Comune di Leno - Elaborato tecnico di individuazione e regolamentazione del Reticolo Idrico: Approvato con DCC n. 25 del 04.05.2011 Estratto
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Torchio Mirabella Cascina Torchio Mirabella o Molino Mirabella. L’estensione del fondo era di 224,06 pertiche (circa 69 piò) di terra a coltura, comprese 12 pertiche di prato con filari di vite, il suo valore proveniva dalla rendita di 400 lire austriache del molino da grano.
Il fronte principale dell’edificio è situato sulla sponda sinistra della roggia Molina sulla provinciale Leno-Manerbio, a circa due chilometri dal paese. Da questa strada si accede al caseggiato da ponente mediante un ponte sul- la Molina; un altro ponte sopra la stessa roggia è in corrispondenza dell’androne di mezzo del caseggiato, con apertura carraia e soglia di pietra chiusa da due an- te; sottostanti vi sono le bocche della cascata per le ruote motrici. Questo androne è stato trasformato in bella sala rustica pur conservando l’aspetto originale. In un locale era installata la macina da grano la cui struttura essenziale era composta da due palmenti sovrapposti; in altro lo- cale esisteva la nome di “kiwi-ci” poiché la Torchio Mirabella Questo androne è stato trasforla mato in era bella sala rustica pur “pista” per la brillatura del riso e il torchio da olio di componente linosafondamentale (semiè di lino). L’immobile dotato (già Molino Mirabella) conservando l’aspetto originale. vitamina C. Recentemente sono state inIn un locale era installata la anche di abitazioni e rustici. trodotte altre piante orientali, tra Il fronte principale dell’edifi- macina da grano la cui struttura cui la “Gyn-Pent” che è stata ac- cio è situato sulla sponda sinistra essenziale era composta da due Nel 1548 la gestione del moli- no era affidata ai mugnai e Vincenzo Quaranta e Stephen climatataPietro alle nostre latitudini e della roggia Molina sovrapposti; in altroda losulla provin- palmenti venduta essiccata come tè vegeta- ciale Leno-Manerbio, a circa due cale esisteva la “pista” per la brille dalle molteplici virtù medicariso e il torchio da olio chilometri dal paese. Da questa latura del Gerola. Nel 1641 la proprietà era unita alla cascina Mirabella e apparteneva a Battista e Paolo mentose. strada si accede al caseggiato da di linosa (semi di lino). L’immoponente mediante un ponte sul- bile era dotato anche di abitazioquondam Federico Martinengo, mentre nel catasto austriaco l’edificio connirelativi impianti Maggio 2000: videl abitano1852 due la Molina; e rustici. un altro ponte sopra famiglie composte di 8 persone. Nel 1548 la gestione del molila stessa roggia è in corrispondell’androne difu mezzoAlessandro. del no era affidata ai mugnai Pietro e terreni erano proprietà dei fratelli Antonio, Carlo e Michele Dossi, denza figli del caseggiato, con apertura carraia e e Vincenzo Quaranta e Stephen di pietra chiusa da due an- da Gerola. Nel 1641 la proprietà L’estensione del fondo era di 224,06 pertiche (circa 69 piò) di terra asoglia 12 pertiche cascina Mirabella e te; coltura, sottostanti vi sono comprese le bocche era unita alla della cascata per le ruote motrici. apparteneva a Battista e Paolo di prato con filari di vite, il suo valore proveniva dalla rendita di 400 lire austriache del molino da grano. I quattro appezzamenti di terra furono acquistati dai Crosti e Borsa e da Luigi Fieschi. Dal 1887 furono proprietà in- divisa degli eredi del fu Giacomo Bozano e della signora Maria Gandolfi vedova Bozano. L’immobile in quell’anno faceva par- te della cascina Zappaglia (v.). Nel 1917 Maria Gandolfi lo concesse in affitto al signor Andrea Fiori, il quale con licenza della locatrice lo subaffittò al signor Angelo Ari del fu Domenico. Uniti alla casa d’abitazione, ai rustici, al molino da grano, erano tre appezzamenti di 17 piò e 75 tavole con piantagioni, frutti di- versi e 251 gambi di viti fruttifere americane a spalliera. La superficie catastale delle due aziende unite assommava a 102,98 piò così suddivisa: cascina Zappaglia piò 56 e 81 tavole, la parte riservata al Fiori piò 28,42, al molino piò 17,75. Movimento demografico delle famiglie - Nel 1880 vi abitavano 2 nu- clei familiari per un totale di 10 persone: Faustino Morandi, mugnaio, di Orzinuovi (7), Alberto Alberti, mugnaio (3). - Nel 1909 vi abitava un solo nucleo familiare con 10 persone: affittuale Angelo Ari fu Domenico, possidente. Non si hanno altre notizie fino al nuovo conduttore dell’azienda e del molino, il signor Pellini. Nel 1947 era passato ai fratelli Boninsegna, provenienti da Corticelle Pieve, che abitavano prima alla cascina Mirabella, utilizzando per la macinatura dei cereali il nuovo molino a cilindri. Nel 1949 i fratelli Boninsegna divennero proprietari dell’immobile acquistandolo dai signori Bozano di Genova. Quando cessarono l’attività, vendettero i 18 piò di terra al signor Fortunato Della Torre di Bagnolo Mella. Censimento della popolazione del 21 ottobre 1991: erano presenti 4 nuclei familiari con 16 persone. Maggio 2000: le famiglie sono 4, composte da 13 persone. 202
(estratto da La via delle cascine, di Luigi Cirimbelli)
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Cascina Mirabella È una delle più belle cascine lenesi, è situata appena fuori dal paese a lato della provinciale LenoManerbio, a metri 66,6 s.l.m. Secondo un’interpretazione la cascina “prese il nome dai conti Langosco di Mirabello, specialmente dal conte Gherardo Palatino di Mirabello, emigrato piacentino al tempo dei Visconti”1. Un Ottobono conte di Langosco di Mirabello, sostenuto dai veneziani, si fece dichiarare abate di Leno l’anno 1402. L’Olivieri scrive a sua volta a proposito del toponimo Mirabella: “Nome di vari cascinali posti generalmente su di un’altura… è da intendere un composto verbale mira-bello, luogo donde si ha un bel vedere”. Questa seconda ipotesi non sembra però suffragata nel nostro caso dalla posizione della cascina. Il complesso originariamente comprendeva fabbricati realizzati in epoche diverse dal XIV al XV secolo: la casa padronale, di un certo pregio architettonico, con decorazioni e affreschi, la casa del massaro, le abitazioni dei salariati, stalle, fienili, porcili e pollai, alti porticati; murature in pietra e mattoni di buona fattura. ……… Dati storici Alla casa padronale era unita una chiesa dedicata a San Bernardo; essendo stata sottoposta alle visite pastorali del vescovo di Brescia o di suoi delegati, sono rimasti documentati i nomi di alcuni proprietari del complesso aziendale. Nel 1566 era degli eredi di Leonardo Capirola; nel 1580 degli eredi di casa Martinengo (da ricordare che i loro beni erano quasi tutti esenti da imposte, salvo il palazzo in città e la cascina Mirabella con i suoi 260 piò di terra). Nel 1610 nel catastico Da Lezze la proprietà era di Battista Martinengo. Nell’estimo del 1641 era di Battista e Paolo Martinengo, figli del fu Paolo. In quell’anno gli immobili consistevano in “un alogiamento per loro uso, case con cortivo, casa per uso massaro e la chiesa ove si celebra la messa”. I fondi annessi 3
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“Tutti i rami di questo illustre casato, che fu potentissimo in Brescia per oltre cinque secoli, derivano da un unico remoto ceppo feudale il quale aveva già, intorno al Mille, vastissimi possessi e netta preminenza in tutta la pianura lungo il corso dell’Oglio. Fregiati ab immemorabili del titolo di Conte, furono ascritti al patriziato bresciano, gareggiando fra loro, per orgoglio e per fasto, come per estensione di feudi e di possessi, i Martinengo da Barco, i Martinengo Cesaresco (de’ Camilli, Novarino e Silla), i Martinengo Colleoni, i Martinengo Palatino (e Villagana), i Martinengo delle Palle, alcuni dei quali, come i Martinengo da Barco e quelli delle Palle, furono poi ammessi al patriziato veneto”. Lo stemma originario di tutta la casata era “D’oro all’aquila spiegata, di rosso, che, per i Martinengo da Barco, portò sul petto uno scudetto d’azzurro col Leone di San Marco ‘in moleca’, e per i Villagana fu inquartato d’Este e di Francia, mentre per i Martinengo Colleoni inquartavano: ‘Nel primo di Martinengo antico; nel secondo d’azzurro ai gigli d’oro ordinati in fascia tre, quattro e tre; nel terzo e quarto dei Colleoni’ (moderno e antico)”. A.A. Monti della Corte, Le famiglie del Patriziato bresciano, Brescia 1960, pp. 51-52.
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misuravano 353 piò e 25 tavole. Anche i Capirola (Ippolito e il reverendo don Alberto, figli di Giovanni Battista) vi possedevano però ancora un casamento con 22 piò e 75 tavole di terra. Dal 1663 al 1727 furono proprietari i nobili eredi di Paolo Martinengo, e dal 1782 in poi i beni furono dei Martinengo delle Palle. Nel 1806 vi abitavano ben centocinquanta persone. Nel catasto napoleonico (1819) sono indicati i nomi di Venceslao e Federico Martinengo quondam Alessandro, mentre nel catasto austriaco la proprietà era dei fratelli Dossi (Antonio, Carlo e Michele del fu Alessandro). Alla morte dei Dossi il tenimento passò in eredità al Legnazzi. La Mirabella faceva parte di una vasta zona ancora semipaludosa da prosciugare e bonificare, mentre a valle vi era un’ampia superficie in parte già bonificata ed in parte asciutta e assai scarsa di acqua di irrigazione. Trasferitosi il Legnazzi a Firenze, vendette la proprietà ai soci Crosti e Borsa, i quali intervennero con vaste opere di bonifica agraria. Essi furono i primi ad installare a Leno una pompa tubolare per ottenere acqua potabile. Nel 1887 questo stabile era formato da venti appezzamenti di terreno, dodici dei quali furono acquistati dai Crosti e Borsa, i rimanenti dai Dander. Le qualità dei fondi secondo il catasto erano: aratorio, adacquatorio, 40 pertiche di aratorio con vite, 4 di bosco ceduo dolce. Unito alla Mirabella, sulla strada per il Cereto esisteva un altro stabile, detto il “Fenil nuovo di Mirabella”, demolito in epoca imprecisata, mentre gli appezzamenti costituenti questa proprietà furono verosimilmente uniti alla Mirabella. Anche questo fondo nel catasto del 1887 aveva terre ad aratorio irriguo, di prato, bosco ceduo dolce e orto. Tredici appezzamenti furono acquistati dai Crosti e Borsa, altri due dai Dander. L’estensione complessiva del fondo era di 419,87 pertiche (128 piò). I seguenti stabili: Feniletto Bozano, Fenile Rampini, Zappaglia, Torchio Mirabella, Mirabella, Pinarda formavano un perticato complessivo di 2.076,90 di terre a coltura (piò 639), per una rendita valutata in 8.554,98 lire
austriache. Tutti questi fondi divennero nel 1887 proprietà indivisa degli eredi fu Giacomo Bozano e della vedova Maria Gandolfi Bozano di Genova4. Nel 19555 la signora Lucia Arnoldi Tosoni di Orzinuovi, insieme ad altre persone, acquistò il tenimento che prese il nome di “Società Tenuta Mirabella” e ne rimase proprietaria fino al 1962. 7
Presso questa azienda furono affittuali-conduttori i signori: Aristide Casali, la famiglia Noci, la famiglia Vezzini, i fratelli Maianti dal 1962 al 1988, seguiti dai fratelli Bianchi che vi abitarono fino al 1988 pur conducendo l’azienda fino al 1993. Attuale proprietaria è la signora Ermanna Cerri Bedolini di Treviglio, che ha ceduto in affitto i 315 piò di terra ai signori Sozzi di Verolanuova. Dal 1988, con la partenza dell’ultima famiglia Bianchi Luigi, il silenzio è caduto definitivamente sui ruderi della Mirabella. Cronaca Nel 1920 durante le gravi agitazioni contadine, anche la Mirabella fu occupata, così come avvenne per il Pluda, l’Olmo e le Colombaie. Durante la “battaglia del grano”, l’affittuale Andrea Fiori della Mirabella ricevette la medaglia d’oro per la produzione di frumento nel concorso provinciale indetto dalla Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, unico agricoltore meritevole nell’anna ta 1929-30. L’anno precedente aveva vinto 500 lire di premio con una produzione controllata di 45 quintali per ettaro su un’estensione coltivata di frumento di 37 ettari. Dal 1945 anche a Mirabella ebbero inizio le lezioni per gli scolari delle elementari con la presenza di 31 bambini. Movimento demografico delle famiglie Nel 1880 abitavano alla Mirabella 17 nuclei familiari composti complessivamente da 74 persone: Teresa Ricordi vedova del fu Antonio Ceresa, originaria di Peschiera Borromeo (Milano), con tre figli, qui residente con Achille Ceresa (questi fu consigliere comunale dal 1900 in poi) (3); Pasquale Ricordi di Lodi, fattore (3); Giuseppe Manenti (6); Antonio Piazzola, vedovo, solo; Piazzola (2), Antonio Sigurtà (8), Pancrazio Bosio (7), Giuseppe Sassi (6), Bortolo Belardi (4), Giovanni Viola (5), Pietro Turla (4) Giovanni Migliorati (5), Paolo Lombardi e figlia Maria, Angelo Cabrini (3), Angelo Treccani vedovo solo, Francesco Treccani (10). - Nel 1900 i nuclei familiari erano 44 con una popolazione residente di 342 persone così distribuite: Ceresa, affittuale (6), Losio (15), Ricardi (2), Manenti (15), Sigurtà (13), Tinelli (4), Sassi (4), Ceresa (8), Caprino (4), Marinoni (7), Gatti (5), Lombardi (2), Baronio (10), Gazzardi (10), Roffi (7), Turla (5), Milanesi (6), Balcerini (2), Pedrini (9), Lodigiani (2), Schiavi (12), Piazzoli (3), Minelli (10), Rietti (6), Treccani (19), Bertoli (3), Arrigoni (6), Manenti (5), Luca (7), Manenti (7), Berardi (7), Fossa (10), Romano (6), Poli (4), Zenucchini (9) Ambrosini (2) Pigoli (16), Viola (5), Rosa (9), Migliorati (6), Bugatti (7), Guerreschi (11), Morandi (9), Mangeri (22). Nel 1909 i nuclei familiari erano 16, quasi tutti immigrati, per un totale di 107 persone: Giovanni Pigoli, affittuale, originario di Sesto, il fratello Gaspare di Pieve del Mona (Gaspare fu assessore effetivo nella Giunta a partire dal 1908), il figlio Cornelio, nato a Cà de Stefani, veterinario (12 persone); Angelo Migliorati (2), Domenico Treccani, fattore (5), Vincenzo Gorini (2), Angelo Damiani (7), Attilio Migliorati (10), Pietro Bresciani (6), Luigi Muglioli (6), Feroldi e Zani (5), Pietro Pinelli (7), Angelo Migliorati (3), Mantelli e Damiani (7), Battista Losio (6), Francesco Bellini (8), Antonio Lorandi (7), fratelli Bo-dini (13). Censimento della popolazione del 21 ottobre 1991: alla Mirabella abitava la sola famiglia del conduttore Luigi Bianchi composta di 5 persone.
Chiesetta campestre di Mirabella L’architettura della chiesetta, che è dedicata a San Bernardo, risale nel suo complesso all’ultimo ventennio del Quattrocento. Le belle profilature polilobate in cotto che ingentiliscono i due spioventi di facciata e quelle più sobrie della parete laterale sono tra le più interessanti testimonianze di questo tipo di decorazione nel Bresciano. Più antichi, forse un resto della struttura tardoromanica dell’edificio, dovrebbero essere i due archi a pieno centro 8
realizzati in corsi alterni di mattone e pietra ed impostati su tre robusti pilastri in pietra viva. La stessa asimmetria delle aperture rispetto all’asse della facciata fa pensare ad un ampliamento tardo quattrocentesco che ha conservato nella porta e nella finestra i resti del precedente più piccolo edificio sacro. L’affresco sull’altar maggiore, organizzato secondo lo schema del polittico, risale ai primi anni del Cinquecento e raffigura la Madonna con il Bambino incoronata dagli Angeli, San Bernardo e San Benedetto. I numerosi restauri e l’umidità hanno un po’ sfigurato le immagini, che dovrebbero essere state dipinte dallo stesso maestro ferramoliano che ha eseguito l’affresco con i Santi Cosma e Damiano. Si deve prestare un’attenzione del tutto particolare ai motivi decorativi che arricchiscono le architetture e il trono della Madonna: notiamo candelabri, intrecci concentrici, valve di conchiglia, che sono tipici del primissimo Cinquecento bresciano. I costoloni e gli spicchi della volta ad ombrello sono invece ricoperti da variegate e policrome decorazioni di sapore ancora gotico, ma eseguite sicuramente contemporaneamente alle immagini. Sulle pareti della chiesa è molto bello l’affresco di un altro maestro bresciano operante nella scia del Ferramola (ma molto più valente del precedente), raffigurante il Cristo compianto dalle Sante Maria Maddalena e Agata (?). L’immagine della Maddalena è forse il brano più conservato di tutta la decorazione della chiesa e anche quello più vigoroso; il panneggio si svolge pesante ma sciolto, corposo e ricco, e copre un corpo plasticamente concreto e tridimensionale. La datazione di questo affresco si deve spostare un po’ più avanti nel tempo, intorno al 1515-1520. L’affresco dei Santi Cosma e Damiano è meglio conservato di quelli dell’altar maggiore, deve essere opera dello stesso artista, e offre un’interessantissima testimonianza per la storia del costume e della medicina: i due Santi tengono tra le mani dei ferri chirurgici e vestono ricchi mantelli ornati di vaio. Un problema particolare è invece rappresentato dall’edicola in cotto raffigurante la Madonna con il Bambino che si trovava (ora scomparsa) ...all’esterno su una parete della chiesa. Sembrerebbe a prima vista quattrocentesca di eccelsa qualità, donatelliana, e potrebbe essere più plausibilmente una copia ottocentesca (L. Cirimbelli, Leno. Dodici secoli, cit. vol. I pp. 90-92). (estratto da La via delle cascine, di Luigi Cirimbelli)
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Seriola Cattelina (Ct) Nasce nel comune di Bagnolo Mella ed entra in Comune di Leno a sera della A21, all’altezza dell’abitato di Porzano. Scende verso sud con andamento serpeggiante, poi costeggia con tratto lineare la A21, per poi sottopassarla e ricevere, immediatamente dopo il sottopasso, le acque della Seriola Botta. Prosegue poi il suo corso verso sud, sottopassa la SP 668 e scende, ancora in direzione sud, sino all’altezza della cascina Aquila, poi devia verso mattina, passa a sera della cascina Mirabella e, infine, confluisce nella Seriola Lusignola.
Seriola Uggera (Ug) Prende origine nel Comune di Bagnolo Mella ed entra nel territorio di Leno sottopassando la A21, all’altezza dell’abitato di Porzano. Viene alimentata anche da un fontanile, con capofonte sito immediatamente a monte dell’abitato di Porzano. All’altezza della cascina Mortero ha un collegamento con la Seriola Molina; il ramo principale scende poi passando a mattina della cascina Mortero e a sera della cascina Uggera, poi,con andamento pressoché rettilineo, dopo avere passato a sera la cascina Madonna della Stalla, giunge alla SP 668 che sottopassa in prossimità della cascina Feniletto Bozano, poi scende ancora verso sud passando a sera della cascina Mirabella. Il canale principale scende ancora per circa 350 m verso sud e poi si divide in altri due rami, il primo dei quali, a mattina, scende e passa dalla cascina Maglio ove è presente il mulino Maglio, poi scende ancora andando a scaricare nel fiume Mella, senza più dividersi, come un tempo, in ulteriori due rami.Il secondo dei rami sopra citati, a sera, scende verso la cascina Cerato ove si trova un altro mulino, poi si divide in due rami, uno dei quali scorre direttamente nel fiume Mella, mentre l’altro si congiunge con il ramo a mattina della Seriola Uggera, per poi scorrere a sud verso il fiume Mella.
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Il Castellaro Aggiunto sopra i monasteri (Archivio di Stato di Venezia, b. 84, f. 69)
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-----------------------------1001 4 giugno. Avendo, un certo Riperto, occupato terre del monastero, fabbricandovi all'interno un castello di nome Dale, l'abate Liuzzone ricorre ad Ottone III che rimette il monastero nel legittimo possesso emanando un apposito Diploma, con il quale dichiara anche una protezione speciale per i monaci ed i beni monastici lenesi. A. Bonaglia, Gottolengo, cit., pagg. 124-125. Nel II volume a pag. 254 n. 1 Delle Storie Bresciane, l'abate P. Bravo scrive: ''Il castello si trova al fianco destro del Molane, circa un miglio ad ostro (sud) della via trasversale che mette a Manerbio, in un campo assai prominente detto il Castellazzo". Questo particolare è discutibile. Vedi: A.Bonaglia, Storia di Seniga e di Regona (dalle origini al 1250 d.C.), Brescia, 1987, pag. 26.
(Estratto da Leno. Dodici secoli nel cuore della bassa. Il territorio, gli eventi, i personaggi, Luigi Cirimbelli, I vol.,1993 -----------------------------16
Il Pozzone
Aggiunto sopra i monasteri (ASV, b.84, f. 69) 17
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ammontava a 153 piò e 41 tavole (Ha. 49,94,09) del valore di ducati 14.401. I 215 piò dei poderi delle due proprietà furono assegnati – per acquisto fatto all’asta in Venezia nel 1786 – a Bernardino Fedreghini jr. figlio del notaio Gio. Faustino e nipote dell’altro più celebre architetto Bernardino, aiutante dell’abate Marchetti nella direzione dei lavori della nuova parrocchiale di Leno, ed era già noto per altri lavori di ingegneria idraulica nella zona”. Nel 1802 addì 11 settembre i nobili Uggeri Battista e Dorotea fu Vincenzo vedova Luzzago acquistarono da Francesco Ghirardi di Leno, economo delle commende soppresse, parte di questa proprietà e cioè una casa in parte colonica ed in parte per uso azienda rurale con orto annesso e 25 piò di prato. Dal catasto austriaco sappiamo che parte della proprietà apparteneva alla Casa di Ricovero per le Zitelle di S. Agnese in Brescia, mentre alla contessa Dorotea apparteneva pure la Fornace situata a sud di Breda D’Ale. Questi stabili passarono poi al Di-Bagno marchese cav. Ferdinando, che durante l’amministrazione del sindaco Eugenio Cottarelli fece parte del Consiglio comunale. La fornace Trovandosi nella zona una rilevante quantità di argilla, esiste da tempo immemorabile una fornace per la produzione di laterizi. L’ubicazione non fu stabile, poiché la fabbrica seguiva la cava. Solo in base ad occasionali notizie, sappiamo dell’esistenza di “un campo della fornace, con l’indicazione del forno, sui fondi di proprietà dell’Abbazia di Leno nei pressi di Breda D’Ale”. Nel censimento delle industrie estrattive, cave, indetto nell’anno 1870, la stessa era proprietà del marchese Guidi Di-Bagno, condotta in affitto da Angelo Mensi. Si producevano mattoni e tegole a cielo aperto; i dipendenti erano quattro fornaciari ed escavatori con due manovali. Il lavoro completamente manuale era dato a cottimo e durava in media cento giornate lavorative. Il rudimentale forno per la cottura dei manufatti era alimentato da albera, salice e poco gelso. In data imprecisata l’azienda passò in proprietà del signor Enzo Treves De Bonfili di Padova. Nel 1948 concesse in affitto il fondo dotato di 115 piò di terreno al signor Luigi Zinetti proveniente da altra azienda di Squadretto al quale succedettero i figli Alessandro, Cornelio, Lino. Gli Zinetti rimasero conduttori per circa cinquant’anni. Nel 1975 prese dimora il signor Camillo Tomasi la cui famiglia è originaria di Canè di Vione (Valle Camonica) e nel 1997 acquistarono l’immobile zona sera con 80 piò di terreni e altri ne aggiunsero in seguito: sono coltivati a monocoltura di mais irrigabili con le acque della seriola Molina.
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L’altra parte dello stabile fu acquistato dai Vivaldini. I Tomasi si dedicano all’allevamentodi bovine da latte in stalla moderna con zona all’aperto, impianto di alimentazione Unifeed e sala di mungitura. Le macchine sono rimessate in locali chiusi. Per uso familiare allevano alcuni animali da cortile. La tipologia planimetrica della cascina, di notevoli dimensioni, è a corte chiusa con due ingressi in lato sud e di servizio in lato nord. Essenzialmente la struttura si presenta in ogni facciata interna con arcate; il fabbricato a monte è costituito da vecchie stalle con fienili superiori e abitazioni negli angoli, portico aperto a mezzodì con undici arcate sostenute da pilastri. In lato di mattina le arcate sono sei con abitazione; il lato di sera è occupato da rimesse con sette arcate e abitazioni, infine il lato di mezzodì è formato da cinque arcate. Movimento demograficodelle famiglie 1880: vi abitavano nove famiglie composte di 32 individui, Ponzoni Domenica e Zanelli Luigi (4), Santini Luigi (3), Reguccini Domenico (10), Monza (4), Filippini Maria sola, Martinelli (4), Zucchi (3), Magri Battista (2), Battagliola Francesco solo. Nel 1900 il numero delle famiglie salì a diciassette con un totale di 113 individui così distribuiti: Filippini (11), Zucchi (3), Gobbi (5), Martinelli (7), Morandi (10), Magri (2), Sanca (9), Monza (5), Mangiavini (7),Mangiavini (8), Regosini (10), Volonghi (9), Santini (4), Morandi e un Zani (7), Bonizzoli (3), Manenti (6), Cremonesi (7). 1909: sei famiglie composte di 47 individui cioè: Lazzarini Battista (11), Gatti Angelo carrettiere (7), l’affittuale Morandi Girolamo, Guarneri e altro Morandi (10), Lavagnini Luigi (6), Ferrari Angela ved. di Galuppini (8), Marazzi Francesco (5). Nello stesso periodo nel Libro delle anime è citato un Casino di Breda Dalé (finora non identificato) ed era abitato dalla famiglia dell’adacquarolo Paolo Riviera composta di 9 individui. 1991: nuclei cinque individui 14. 17 maggio 2001: residenti due famiglie, 6 persone. (da Via delle cascine, L. Cirimbelli)
(Archivio di Stato di Venezia, Aggiunto sopra i monasteri, particolare)
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Milzanello, mappa d’epoca napoleonica, particolare (Archivio di Stato di Brescia)
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Cascina Scariona4 La visita prosegue con una sosta alla cascina Scariona, distante dal paese un chilometro e mezzo e a mt. 630 s.l.m. Quanto all’etimologia è opinione dell’Olivieri che “i dialetti lombardi conoscono scarion per trave su cui appoggiano gli scalini, si può supporre che derivi anche questo da scaria nel significato di grande scala”. Ma è invece probabile che derivi dal cognome Scarioni, dialettale èl finil dèi Scariù, dè la Scariunò e lo possiamo riscontrare in altri cognomi locali come: i Tomasoni, i Tomasù, la Tomasunò; i Bozzoni, èl finil dè Buzù, Caterinò Buzunò, ecc. Notizie storiche Pietro e Bartolomeo del fu Antonio Arici, oltre al casamento in contrada Velverde (attuale Via Re Desiderio) possedevano qui fenile e terreni per una superficie totale di 133 piò (catasto del 1641). Nel 1852 la casa colonica con alcuni poderi erano del sacerdote don Mariano Bottarelli1, la cui somma originaria della partita era di pertiche metriche 135,93 pari a circa 42 piò con rendita in austriache lire 639,02 e una parte di “aratorio” di piò 14,74 apparteneva a Prandi Giovan Battista di Giovanni. Nel 1880 la proprietà passò ai Sartori e la cascina fu abitata da due famiglie: Soldi Giovanni, otto persone, Benini Francesco, cinque che ritroviamo residenti nei primi anni del 1900. Una decina d’anni dopo fu abitata dai Ferrari, Capoferri, Tomasoni 13, Soldi-Bodini 12, Boglioli Giacomo. Nel novembre 1989 gli eredi della famiglia Sartori vendettero la cascina con le terre annesse al signor Antonio Toninelli. La tipologia planimetrica dell’immobile era a corte chiusa e durante l’attuale proprietà ha subito notevoli opere di conservazione e di ristrutturazione dei rustici, barchesse e alloggi di salariati, ma specialmente del fabbricato di abitazione che occupa il lato nord, ripristinando l’ingresso a volta che occupa il lato di sera, conservando i tre settori superiori traforati a croce. Tale ingresso dà accesso al bel porticato aperto a mezzodì in sei campate con pilastri in cotto uniti da grandi archi sino al cornicione di gronda. Incorporata a nord, l’ex stalla completamente trasformata in locali per uffici con loggiato superiore. Non può negarsi che tali lavori offrono nel suo complesso delle notevoli comodità pur mantenendo l’originaria architettura. In zona separata l’azienda è dotata di capannoni con impianti automatizzati per allevamento di scrofe da riproduzione. Situato a monte del cascinale 9 piò della superficie produttiva è coltivata a vivaio di piante con serre, i rimanenti 55 a monocoltura di mais, i terreni sono irrigabili con acque della seriola Milzanella e di una cava. Movimento demografico delle famiglie 1991: nuclei familiari due, individui 5. 23 ottobre 2000: residenti tre famiglie di 9 persone. 4
La via delle cascine. Storie e tradizioni delle campagne lenesi. L. Cirimbelli, 2004
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Seriola Pavona La Seriola Pavona nasce alla confluenza della Serioletta e della Roggia Pozzola in centro storico di Leno; prosegue poi il suo percorso verso sud passando a sera del cimitero, poi verso sud-ovest ove affianca per un certo tratto il Vaso Littorio. Poi scende a mattina della cascina Olmo dove, in angolo sud-est, si distacca un ramo che, passato a mezzodì della cascina, scende verso sud sino a confluire nel colatore Rino, in prossimità della Fornace Quadri. Il ramo principale scende poi passando a mattina della cascina Fornace Locatelli, attraversa la cascina Salvasecca e scende ancora sino ad uscire dal territorio comunale ed entra in Comune di Pavone Mella
Chiesetta di San Fermo 20 novembre 1762 . Alessandro Rossi chiede il permesso di erigere un oratorio vicino a!!a sua casa campestre. "Restano individuate dalle lettere 12 settembre, avuto li motivi per li quali Alessandro Rossi dell'ordine civile di codesta Città implora la permissione di erigere un pubblico Oratorio campestre vicino alla sua casa di campagna nella contrada del1’0lmo parrocchia di Leno di codesto territorio. Avutesi anche le informazioni dei consiglieri e sul riflesso a quanto espose con giuramento nella sua scrittura il parroco della Villa medesima; rappresentando l'età ottuagenaria del ricorrente, la numerosa di lui famiglia, la distanza di circa due miglia della parrocchiale, il pericolo che a motivo delle strade cattive, siano anche molti abitanti perdono frequentemente la messa festiva, e atteso massime il comodo che riceverà il parroco medesimo nel1'occasione di amministrare i santissimi Sacramenti agli infermi, concorre il Senato ad esaudire le istanze del supplicante Rossi Alessandro. Avranno però da rimanere salvi i diritti parrocchiali, dovendo intervenire le licenze ecclesiastiche e rimaner il fondo alla condizione laica qual era in prima. Dato in nostro palazzo Die XX nov. ind. XI - MDCC XXX XXX Il. Davide Marchesini segr.o".5 5
(Estratto da Leno. Dodici secoli nel cuore della bassa. Il territorio, gli eventi, i personaggi, Luigi Cirimbelli, I vol.,1993)
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Chiesetta di Santa Scolastica6 Anno 1104. Forse ancor prima è abate Tedaldo e durante la sua reggenza "nel Borgo di Leno" viene consacrata la chiesa di Santa Scolastica detta del Santo Sepolcro, dall'arcivescovo di Ravenna. Secondo lo Zaccaria sarà abate fino al 1145. 2 giugno.1784 "Giovanni Nani per Grazia di Dio e della Sede Apostolica vescovo di Brescia, duca, marchese e conte. Visto il decreto dell'Ecc.mo Senato del 5 giugno dello scorso anno 1783, a te diletto amministratore rev. parroco del luogo di Leno col presente nostro decreto incarichiamo che tu permetta siano demolite dagli operai le chiese campestri: una di S. Antonio e l'altra detta di S. Scolastica esistenti nei confini di questa tua parrocchia e che per mezzo di un reverendo sacerdote da incaricarsi da te, osservate tutte le cose prescritte nel Rituale Romano, gli altari vengano rimossi e le pietre consacrate le tolga con le sue mani, le lavi e le asciughi e così pure le croci, se ve ne siano per antica consacrazione, e l'acqua la versi nel sacrario; ma le sacre reliquie, se ve ne sia qualcuna così che vengano trasferite nella
Chiesa Parrocchiale. Vengano esumate le ·ossa, osservato tutto ciò che deve essere osservato, e siano riposte in un altro luogo sacro. Le pietre, mattoni, travi e ogni altro materiale delle sopradette chiese venga adoperato per uso profano ma non tuttavia sordido. Dato a Brescia nel nostro Palazzo Episcopale, il giorno 2 giugno 1784. Antonio Medici, canonico decano vicario generale. Giacomo Pinzoni, coadiutore cancelliere" 6
(notizie estratte da Leno. Dodici secoli nel cuore della bassa. Il territorio, gli eventi, i personaggi, Luigi Cirimbelli, I vol.,1993)
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Sabato 31 ottobre 2015 DALL’ARCHIVIO, ALLA SCUOLA, AL TERRITO
I Sentieri si costru
A cura del Servizio archivistico del Comune di Leno Fonti La via delle cascine. Storie e tradizioni delle campagne lenesi. L. Cirimbelli, 2004 Leno. Dodici secoli nel cuore della Bassa. Il territorio, gli eventi, i personaggi. L. Cirimbelli, 1993 Archivio storico del Comune di Leno Archivio corrente del Comune di Leno Archivio di Stato di Venezia Archivio di Stato di Brescia
Si esprime un particolare ringraziamento alla Banca di Credito Cooperativo Cassa Padana per la sponsorizzazione del progetto didattico 40