Catalogo live 2016

Page 1

1



SEMPLICEMENTE FOTOGRAFARE LIVE! 2016 TERZA EDIZIONE L’anno scorso nella presentazione di questo catalogo ci chiedevamo: Cos’è la fotografia oggi se non elevare all’infinito, identificandoli come soggetti, gli ambienti, le presenze animate o meno che ci circondano? Ha ancora un senso scattare quando siamo sommersi da immagini? Sì, per noi lo ha. Vogliamo che le foto che scattiamo possano essere stampate, toccate, annusate, finalmente osservate dal vero. Cos’è cambiato in un anno? Forse poco, visto dall’esterno. Siamo sempre sommersi da fotografie, vagano liquide negli infiniti meandri del web. Un mondo sconfinato di cui può avere percezione solo chi se ne interessa direttamente: per altri può essere come una qualsiasi sagra di paese, per noi è un incontro importante e una giocosa verifica. Anche quest’anno, come l’anno scorso, circa 60 esposizioni personali. Inoltre, cosa assai importante, tre mostre collettive: “Italia, tante storie, una storia”, nata all’interno del nostro gruppo. “Elogio dell’ombra”, in gemellaggio con l’omonimo gruppo Facebook condotto da Steve Gobesso. “Project 192” ideata da Ciro Prota, sull’attentato dell’11/03/2004 alla stazione di Madrid: 192 vittime, 192 foto. Perché come dice Prota, la sofferenza altrui è il nostro cammino. Un altro lavoro di piccolo gruppo, “Click, piccoli fotografi grandi storie”, nato dalle sinergie createsi all’interno della nostra pagina, ha portato tre dei nostri fotografi a lavorare in India, presso l’Onlus Namastè. Al di là di sterili dati numerici ci rendiamo conto di stare acquisendo “sostanza”. Nel confronto quotidiano con quanti collaborano più attivamente al nostro gruppo, stiamo focalizzando la nostra idea di Fotografia, anche se resta un’araba fenice difficilmente definibile a parole. Di fatto ci sentiamo lontani dalla “bellissima fotografia” come esemplare avulso da qualsiasi contesto, farfallina coloratissima nata da filtri sull’obiettivo e dai pennelli di Photoshop, diffusa nel web peggio che nel mondo reale le zanzare. Propendiamo per l’idea, un racconto, talvolta fantastico o minimale, un’attenzione al sociale e all’ambiente. Abbiamo la consapevolezza che il nostro impegno, anche se spesso scherzoso, inizia ad esserci riconosciuto da chi gravita intorno al mondo della fotografia. Fotografi importanti a livello nazionale iniziano a collaborare con noi, è un ulteriore riscontro che ci spinge a continuare sulla nostra strada e fare sempre meglio.

3



PERSONALI


6


PIETRO ALBERTELLI Sono nato nel 1965 in un paesino della Sicilia. Fotograficamente la folgorazione è avvenuta nel 1990. Ho iniziato con una Yashica FX2000, comprata con i soldi del primo stipendio. Ho fotografato per un lungo periodo, ma dopo qualche anno ho lasciato, non ricordo neanche il motivo. Adesso uso sia il sistema analogico che il digitale, ma mi è rimasto l’amore per il B/N. Mi piace raccontare con la fotografia sia una storia sia un semplice attimo di vita. All’attivo ho varie mostre personali e collettive. Diverse mie fotografie fanno parte di collezioni private e pubbliche. Il pastore dei sogni Nel cuore della Sicilia lo scultorepastore Lorenzo Reina ha creato un imprevedibile connubio tra cultura e natura. Le molteplici attività svolte da Lorenzo si pongono come esempio significativo di come l’attaccamento a un luogo e alla terra offra, in certi casi, occasioni per rivitalizzare realtà urbane altrimenti destinate a scomparire. In lui l’arte, la pastorizia, l’allevamento delle asine, l’agricoltura sono certamente attività indipendenti, che tuttavia non solo si condizionano tra loro, ma insieme costituiscono un’unica realtà riconducibile a un unico centro: l’azienda Rocca Reina, insieme fattoria didattica, laboratorio d’arte, museo, teatro, ovile. www.pietroalbertelli.com

7


8


LIA ALESSANDRINI La Notte Penso spesso che la notte è più viva e intensamente colorata del giorno. (Vincent van Gogh) Di notte i colori cambiano intensità, diventano caldi, morbidi, avvolgenti come un tessuto, cieli blu china. Vite che non conoscerò mai al di là delle finestre, quando la luce è accesa e le intrappola proteggendole, escludendo l’esterno. Nel silenzio di passi ormai lontani nella notte, oggetti per strada attendono di essere scoperti e diventare nuovi, semplicemente colore, mostri sorprendenti. https://www.facebook.com/lia.alessandrini

9


10


MARCO ANDOARDI Sono nato a Torino nel 1973. Mi piacciono le cose semplici, una casa in campagna, girare per monti, muovermi lentamente con la mia bicicletta o in punta di piedi, per non fare troppo rumore. Tra le cose semplici che amo rientra anche la fotografia, che è stata mia compagna da sempre. La fotocamera è sempre stata con me a documentare la quotidianità, a cercare di raccontare il mondo in cui vivo, isolando piccoli dettagli che attirano il mio sguardo. In questo momento storico della mia vita, sono innanzitutto sposo felice e padre di quattro bei bambini, per cui il mio fotografare è rivolto prevalentemente a loro. Le mie fotografie rappresentano il punto di vista di un padre, il continuo osservare i figli e cogliere la loro spontaneità. Ora servono a me come appunti di momenti felici che riguardo volentieri quando faccio più fatica, ma domani diverranno per loro memoria del tempo passato. Qualcuno ha definito una mia fotografia come una parte di film, penso sia proprio così, ogni mia fotografia rappresenta il fotogramma di un film, il mio film. Avendo avuto la fortuna di scoprire la bellezza della fotografia già vari anni fa, ho mantenuto l’approccio e l’idea dello scatto analogico, per cui cerco di studiare bene l’inquadratura, in modo da avere una buona composizione, un buon equilibrio di forme e tonalità già in fase di scatto, così da avere fotografie pronte per essere stampate, senza dover perdere troppo tempo nella post produzione. Fra boschi e valli d’or... Il profumo dell’erba e delle piante, il colore del cielo, delle rocce, il suono del vento e dello scorrere del ruscello, l’aria fresca e il calore del sole sulla pelle, un passo dopo l’altro, lentamente senza fretta. Vita per me. La mia famiglia è parte di essa. h t t p s : / / w w w. f a c e b o o k . c o m / MarcoAndoardiFoto

11


12


MASSIMILIANO ANGELONI Fotografo professionista e direttore della fotografia. Da sempre predilige la fotografia dove protagonista è l’elemento “umano”: dal reportage alla moda, dai fotoromanzi ai matrimoni. I suoi servizi fotografici sono pubblicati da testate italiane ed estere. Fotografa in esclusiva per la casa di produzione fotoromanzi The Best (Grand Hotel in Italia, Nous Deux in Francia). Collabora con la rivista Fotografia Reflex scrivendo articoli legati a temi tecnici e alla prova di attrezzatura fotografica e l’illuminotecnica. L’illuminotecnica, insieme al ritratto ambientato, sono anche le situazioni che prevalentemente affronta nei workshop e nei corsi di fotografia che realizza, in veste di docente, in tutta Italia. Nel 2010 ha fondato Riflessifotografici. com che racchiude in un’unica entità il portale di cultura fotografica, la scuola di fotografia e l’etichetta di produzione cinematografica per la realizzazione e la promozione di film indipendenti. È membro degli X-Photographers Fujifilm sin dalla loro fondazione (2012). Per la Fujifilm Italia ha collaborato, nella veste di docente, in eventi quali il Photoshow ed eXperience tour. Per la casa Editrice Reflex ha realizzato un libro della collana La Biblioteca del Fotografo dal titolo: Scrivere con la luce. In collaborazione con Fujifilm Italia e Gruppo Storico Romano ha realizzato la pubblicazione “Tra Fede e Storia”, che raccoglie due lavori di ricostruzione storica: le origine del Natale di Roma (DCCC Ab Urbe Condita) e la Via Crucis Cattolica (la Via Dolorosa). Sempre per Fujifilm, in occasione dei cinque anni dalla nascita del sistema X, ha realizzato una pubblicazione che narra, attraverso le immagini, i primi cinque anni di utilizzo professionale di tale sistema. http://www.riflessifotografici.com/

13


14


CRISTIANO ANTONINI Sono nato nel gennaio del 1975 a Rimini, Ho sempre avuto la passione della fotografia, anche se mi sono realmente avvicinato ad essa solo all’età di 25 anni: prima mi limitavo ad immortalare le vacanze e i ricordi di famiglia; per questi motivi, pur avendo iniziato con la pellicola, mi sono formato nel digitale. Sono un completo autodidatta ed ho imparato le tecniche di base leggendo su varie riviste di fotografia. Pur non seguendo un genere fotografico particolare, prediligo le fotografie di paesaggio, le fotografie naturalistiche nonché le riprese di luoghi abbandonati; mi affascina molto anche il mondo della foto di strada, ma non sono riuscito ancora a dedicarmici con costanza. Mi definisco un solitario, perché amo prendermi i miei tempi senza condizionare né farmi condizionare dagli altri. Non ho interesse a diventare fotografo professionista in quanto scatto per puro piacere personale.

Villa Torlonia, un patrimonio strappato all’incuria

Per motivi di lavoro sono venuto a conoscenza della storia di Villa Torlonia a San Mauro Pascoli, conosciuta da tutti come “La Torre”. Dopo gli sfarzi vissuti nell’800, grazie alla famiglia Torlonia ed al sommo poeta Giovanni Pascoli che l’ha più volte celebrata nelle sue poesie (Pascoli ha vissuto a lungo nella villa dove il padre era fattore), questa villa, dalla tipica architettura rustico-rurale romagnola, ha conosciuto un forte periodo di decadenza. Dopo la seconda guerra mondiale, infatti, alla morte di don Giovanni Torlonia, i nipoti vendettero la proprietà. In questo triste periodo storico i locali interrati sono stati preda di gruppi di persone che ne fecero luogo ideale per riti satanici; i locali dei piani rialzati, invece, furono dapprima meta di predatori di opere d’arte, poi vennero utilizzati come magazzino attrezzi, deposito e pollaio. È agli inizi degli anni ‘80 del secolo scorso che, grazie al Comune di San Mauro Pascoli che ne acquisì la proprietà, iniziò un notevole programma di recupero, oggi non ancora terminato, per la riqualificazione totale della villa, destinando gli spazi a mostre d’arte temporanee, museo, spettacoli teatrali e musicali, matrimoni. L’intento del mio progetto fotografico è quello di raccontare la rinascita della villa, immaginando un percorso attraverso i diversi ambienti di cui essa è composta, dai sotterranei ai piani nobili. Il passaggio dal periodo più cupo e decadente della casa al ritrovamento del suo splendore è caratterizzato da differenti toni di luce che vanno dal grigio scuro dei sotterranei al bianco chiarore che entra dalle finestre dei piani superiori, dove si ritrovano i segni di un passato più ricco e magnificente. Nei personaggi si nascondono messaggi velati da sensazioni personali, che lasciano spazio all’interpretazione dell’osservatore.

www.flickr.com/photos/cristiano852 www.facebook.com/antoninicristianofoto

15


16


DAVIDE ARLOTTI La mia passione per la fotografia non è un semplice hobby ma una continua ricerca personale, intesa al tempo stesso a trasmettere anche ad altri le emozioni, le storie e gli sguardi incontrati nei miei viaggi. Iscritto all’ASFA nel 2004, vengo selezionato per 15 Biennali FIAP Coppa del Mondo per Nazioni. Sono co-autore di “Trent’anni di Fotografia”, libro edito dall’ASFA nel 2010. Ottengo il 2° Posto, una Menzione D’Onore e il Premio della Giuria rispettivamente al 23°, 24° e 25° Concorso Fotografico Internazionale della Rep. San Marino. Sono proclamato autore dell’anno ASFA 2012/2013 con il portfolio “Scanno presente e passato”. Nel 2015 ottengo la Menzione d’onore al 28o Concorso Internazionale della Rep. San Marino stampe colore. 1o posto al Concorso “Natale delle Meraviglie 2015”, file digitale, Rep. San. Marino. Le mie immagini sono state pubblicate dalla rivista “Sorpresa”.

Mutonia

Joe Rush e Robin Cooke, in collaborazione con Alan P. Scott e Joshua Bowler, a metà degli anni ‘80 fondano la “Mutoid Waste Company”, un gruppo di artisti e performer che del riciclo fanno un’arte. A metà degli anni ‘90 la loro attività si sposta in Italia con sede a Santarcangelo di Romagna: s’installano in una vecchia cava lungo il fiume Marecchia e creano il “Villaggio degli scarti” denominato Mutonia. Attualmente ci vivono 26 persone che continuano a svolgere attività artistiche e artigianali di vario genere basate sul “recupero creativo”, un modo alternativo di vivere il rapporto dell’uomo con la natura in un’ottica post-industriale.

17


18


DIEGO BARDONE Sono nato e vivo a Milano. Mi sono avvicinato alla fotografia a metà degli anni ottanta, ho collaborato con la pagina di Milano del “Manifesto” e con due piccole agenzie per alcuni anni. Poi, come spesso accade, la vita mi ha portato altrove e non ho scattato una fotografia per più di quindici anni. Passione mai sopita, rinata per caso qualche anno fa. Il mio è un diario quotidiano, un omaggio a coloro che, spesso inconsapevolmente, ho la sventura/fortuna d’incontrare nel mio peregrinare per le strade di Milano. Ho solo bisogno di un buon paio di scarpe e, come dice Abbas, d’innamorarmi… http://www.diegobardonephotographer.com/

19


20


MARCO BUCCI Fotografo amatore con base a Rimini e Milano. Me la suono e me la canto da solo come tutti gli altri… se la melodia vi piace siete i benvenuti. Sito: marcobucciphotography.com Questa serie è un estratto preso da un progetto personale che ha per tema la vita delle muse e il rapporto con la natura, prendendo spunto dalla mitologia classica. Nella fattispecie è una rappresentazione del legame tra queste creature e le fonti d’acqua dove spesso dimoravano. Sito: marcobucciphotography.com

21


22


CLAUDINE TISSIER e FABIO CAMPO Siamo insegnanti per deformazione professionale e artisti eclettici e poliedrici, spesso incompresi. Spaziamo dappertutto: scrittura, filmmaking, fotografia, arti figurative e plastiche, web designer. Non ci facciamo mancare nulla. Tra i vari ed eterogenei progetti quello che ci sta più a cuore è in India, è il nostro lavoro nella Onlus Namastè che si occupa di solidarietà a donne e bambini in difficoltà. Ai confini dell’Oceano Indiano Ritratti di villaggi in cui il tempo sembra essersi fermato Lungo la costa dell’estremo sud-ovest dell’India vi sono numerosi villaggi di pescatori. Da sempre questa è un’area privilegiata per gli interventi della Onlus Namastè, che interviene con il sostegno a numerose famiglie, la costruzione di case, la creazione di scuole materne, la realizzazione di doposcuola e di progetti di lavoro cooperativo per le donne. Due di questi villaggi, Poonthura e Pozhiyoor, avevano fino a qualche anno fa la triste particolarità di essere tra i luoghi più poveri. Oggi le condizioni di vita sono molto migliorate ma i problemi sono ancora notevoli. Si ha ancora l’impressione di essere in luoghi dimenticati dal mondo, nonostante la vicinanza geografica con i resort e l’atmosfera vacanziera delle stazioni balneari: questo crea ancora maggiore contrasto. Gli abitanti vivono delle risorse della pesca. Gli uomini al largo, in piedi sulle loro barche colorate, le donne al mercato a vendere il pesce. Essere pescatore è un mestiere duro, bisogna affrontare le onde, il caldo, il sole a picco, la pioggia torrenziale, le corde che bruciano le mani, le reti spesso troppo vuote. Quando il pesce è scarso, i pescatori si consolano giocando a carte sulla spiaggia, bevendo un pessimo alcol che li rovina, li rende violenti in famiglia e talvolta li conduce perfino al suicidio.

23


24


SERGIO CATITTI Sono nato l’11 marzo 1963 all’Aquila, dove ho vissuto fino al 1998. Successivamente mi sono trasferito a Rimini per motivi di lavoro. Appassionato di fotografia dall’età di 16 anni, non ho mai pensato di farne una professione, anche se spesso ho collaborato con fotografi professionisti nella realizzazione di album da cerimonia o come inviato in manifestazioni e congressi locali. Ho vissuto in pieno il passaggio tra l’analogico e il digitale, che per alcuni anni mi ha fatto accantonare questa magnifica passione. Successivamente, senza mai dismettere completamente la mia attrezzatura analogica e tenendo ancora oggi tutto il necessario per la camera oscura, ho deciso di ricominciare e affrontare di nuovo la fotografia nella nuova veste digitale. Nella mia prima fase fotografica non ho mai pensato di partecipare a mostre, limitandomi a sporadiche partecipazioni a concorsi fotografici, anche con qualche piacevole soddisfazione. Solo recentemente, con il mio ingresso in un’associazione di Artisti di Cesena, ho realizzato diverse mostre e mi sono affacciato a vetrine di rilievo portando alcuni miei lavori alla “17a mostra contemporanea Forlì Arte” nel novembre del 2013 e alla “12a edizione di Vernice Art Fair – Forlì Arte” a marzo del 2014, esperienze che ho ripetuto anche nel 2015 e nel 2016. Come socio di associazioni fotografiche ho ulteriormente incrementato le mie presenze a mostre collettive e personali, in particolare con due personali nel 2015 all’interno del “Semplicemente Live” di Novafeltria con l’Associazione Semplicemente Fotografare. Non ho predilezione per un genere fotografico in particolare, considero la fotografia memoria e quindi, ogni qualvolta voglio fermare l’attimo, scatto. Prediligo sicuramente il b&n al colore e mi ritrovo molto in una frase di Mario Giacomelli, mio grande ispiratore: “ Riprendere un soggetto senza però modificare niente è come aver sprecato tempo “. Le rughe del tempo

25


26


GIACOMO CECCHETTI Sono nato a Verucchio, classe ’66, diplomato come perito meccanico. L’anno del cambiamento è stato il 2003, quando sono entrato alla Pazzini Editore, dove ho iniziato ad occuparmi della grafica, maturando un forte interesse per la fotografia. Come fotografo sono un autodidatta: mi sono formato sperimentando sul campo, ma anche mettendo insieme le nozioni apprese da fotografi professionisti conosciuti alla Pazzini, soprattutto Paolo Zani e Tonino Mosconi. Il primo mi ha trasmesso la passione per la fotografia in bianco e nero, il secondo la tecnica della fotografia digitale. Un mio lavoro significativo, dedicato ai personaggi del mio paese, è stato il ciclo di ritratti “Verucchio, un paese in bianco e nero”. Nell’ultimo anno sto sperimentando la fotografia industriale.

27


28


FEDERICO CELLETTI 42 anni, architetto sempre, viaggiatore e fotografo per passione. La passione per i viaggi e per l’esotico comincia già a cinque anni, sognando mondi lontani con i libri di Salgari e Verne, che poi negli anni si trasformeranno nei reportage di Terzani e Kapuścińsky. Inizio a girare l’Europa e la reflex diventa il mio taccuino di viaggio; all’inizio, complice la mia grande passione per l’architettura, le mie fotografie, per quanto assolutamente acerbe, cercano lo “spazio” puro, senza tempo, senza persone. Dopo un percorso di studi che ingloba anche un triennio ad ingegneria, nel 2003 mi laureo in architettura e da allora la mia passione per i viaggi riprende più forte. L’est diventa la mia destinazione costante, quasi un’ossessione, e la reflex torna ad essere lo strumento principe per capire, non più solo un taccuino di architettura, ma un libro dove rileggere a posteriori l’arte e la cultura prodotte dai popoli. Circa tre anni fa mi sono sposato ed ho cominciato un percorso fotografico diverso, più consapevole e con tanta voglia di migliorare, anche grazie alla frequentazione reale e virtuale di amici più o meno fotografi e di “Semplicemente Fotografare”. Oggi sono sulla strada tra Salgari e Kapuścińsky, tra il mondo sognato e quello reale, a metà della mia personalissima “via della seta” , esattamente nell’Uzbekistan che sognavo da bambino. The Road to Oxiana http://www.federicocelletti.it/

29


30


IVANO CHELI Fotografo da oltre 30 anni, sempre con la curiosità e la voglia di trovare la bellezza intorno a me. Guardo la realtà a 360 gradi. Mi attraggono le linee pure e perfette della natura, il gioco degli occhi e delle pieghe in un volto, i grafismi urbani, i contesti anche estremi e abbandonati, le scene limpide e pulite. Vivo e lavoro tra Italia e Svizzera. Passage to India Rari i sorrisi, assenti i colori: l’India raccontata da Ivano Cheli non ha nulla di compiacente o di intenzionalmente seduttivo, nulla che ammicchi alle immagini stereotipate dei cliché turistici ammanniti agli occidentali. Il suo incanto è di altra natura, si annida nel ritmo lento della vita quotidiana: al lavoro, a scuola, per strada o sulla soglia di casa le persone sono rappresentate, semplicemente, come sono. I loro gesti, i loro sguardi, densi di fierezza e di malinconia, ne raccontano la verità umana, in un dialogo sospeso con noi osservatori, nel silenzio della fotografia. È questa rispettosa e delicata sobrietà l’incanto sottile della serie di Ivano Cheli, che ci avvince a quegli sguardi, diretti nei nostri o rivolti altrove, intenti a creare momenti di vita che non ci appartengono ma che, nel dono misterioso della fotografia, anche se solo per pochi istanti, sono nostri. Maricla Martiradonna http://www.ivanocheli.com/index. php

31


32


ALBERTO CICCHINI Nasco a San Benedetto del Tronto il 2 luglio 1968. Fotografo autodidatta. Sin dall’età di dieci anni nutro una grande passione per le macchine fotografiche. Nel 2004 inizio come praticante e collaboro con l’agenzia Toto Press di Montecatini Terme. Nel 2007 divento pubblicista freelance, collaborando con “Il Messaggero Marche” e varie agenzie di stampa. Nel 2009 seguo da vicino, e sin dalle prime ore, la tragedia del terremoto dell’Aquila. Partecipo con l’associazione SAVE L’AQUILA PROJECT no-profit alla realizzazione di due mostre di beneficenza con 25 fotografi internazionali e agenzie di stampa: il 3 ottobre 2009 alla Los Angeles Santa Monica Jeanie Madsen Gallery e il 20 maggio 2010 all’Ambasciata Italiana a Washington. La terra di confine e il suo villaggio della pesca. Martinsicuro: cittadina che si affaccia sul mare Adriatico, primo paese abruzzese venendo da nord, una realtà marinara dove i pescatori sono rimasti legati alle antiche tradizioni e i giovani imparano con voglia il mestiere. Con la crisi oggi il lavoro è diminuito, ma l’impegno e la costanza premiano la loro sopravvivenza giorno dopo giorno.

33


34


ANGELO CIRRINCIONE Nato a Palermo nel 1973, inizia la sua carriera artistica dedicandosi alla grafica pubblicitaria ed editoriale. A partire dal 2007 si dedica alla fotografia e al reportage. Il suo modo di fotografare inizia a prendere una particolare consapevolezza dopo l’incontro con il fotografo Gianni Berengo Gardin, che lo seleziona per una mostra sulla sostenibilità dell’ambiente. Nel 2009 apre a Palermo una sala di posa professionale per servizi pubblicitari e di ritrattistica ed inizia parallelamente un percorso che lo porta a studiare alcuni aspetti antropologici del suo territorio e ad appassionarsi alla streetphotography, cercando nella quotidianità curiosità e particolari che vuole catalogare con serialità. Mediterranean 38° 12’ 1.50” nord 13° 19’ 42,05” est “Quello che penso oggi della fotografia è ben diverso da quello che pensavo anni fa e credo che ancora lo sarà tra qualche anno. Tengo a precisare questo perché negli anni è cambiato il mio modo di fotografare ed è cambiata la consapevolezza di quello che voglio ricordare, di come lo voglio tradurre agli altri. L’utilizzo di strumenti diversi e di ottiche diverse ti permette di scrivere un racconto con molte sfaccettature; la possibilità di utilizzare ottiche fisse dà l’opportunità di descrivere con una certa regolarità ogni capitolo di questo racconto. Negli anni sono passato dal reportage alla fotografia seriale, dalla ritrattistica alla fotografia commerciale ed ho capito, come dicevo prima, che la fotografia è anche e soprattutto una splendida forma di maturazione interiore. Negli anni, a cominciare dal 2008, ho cercato di misurarmi in competizioni internazionali ottenendo diversi riconoscimenti: dal PX3 all’IPA International Photography Awards, pubblicazioni sul The British Journal of Photography. Questo mi ha permesso di tenere sempre alta l’attenzione sul livello della mia fotografia. Oggi l’impegno e l’attenzione che metto nel fotografare vertono su progetti antropologici possibilmente curiosi o divertenti, cerco aspetti che normalmente nel quotidiano sono nascosti, ma che alimentano la società odierna. Per questo considero la streetphotography un buon punto da cui partire per farsi ispirare.” Nel dicembre del 2014 esce il suo primo libro “Capanne” edito da Sellerio, l’ultimo libro al quale ha lavorato Enzo Sellerio prima della sua scomparsa. http://www.milkstudio.eu/

35


36


DAVIDE CONTI Nasce nel 1970 a Bologna, dove frequenta l’Istituto d’arte e l’Accademia di Belle Arti, diplomandosi nel 1993 in pittura. Nel 1991 è ammesso come borsista al Collegio Artistico Venturoli, dove rimane fino al 1998. Parallelamente alla sua attività artistica, sviluppa la passione per il design grafico e la fotografia, che, vissuta sin dall’infanzia grazie alla passione del padre, diventa parte integrante del suo percorso professionale e artistico. I suoi lavori sono un connubio di costante contaminazione tra la pittura, le arti figurative, il graphic design e la fotografia. Di recente ha scelto Misano Adriatico come base di lavoro, ma senza dimenticare Bologna. Ha esposto le sue opere in molte mostre, collettive e personali.

Inferno e Paradiso. Tra arte e mestiere

“È la Storia dell’uomo quella raccontata nelle fotografie di Davide Conti: una lunga narrazione che ci pone davanti all’essenza dell’essere umano, alla sua potenza, alla sua grandezza, ma anche alla sua debolezza, ai suoi lutti e ai suoi travagli. I Modern Paintings di Davide Conti ci offrono una vera e propria illustrazione della contemporaneità attraverso un ricco vocabolario di simbologie, di rimandi, di conoscenze visive e tecniche. Davide Conti fa proprie le iconografie e le vicende affrontate nel corso di secoli di storia delle immagini e le rende specchi in cui guardarci per riscoprirvi le paure, le incertezze, le costrizioni del mondo contemporaneo, ma per rammentarci anche delle possibilità, della bellezza e dell’armonia. Proiettate in uno spazio senza luogo, in un tempo immobile, in cui solo il gesto e il suo significato assumono importanza, esse riportano alla luce la vera essenza del racconto umano. Un racconto nel quale ruolo fondamentale è riservato alla figura femminile: protagonista, deus o meglio, diva ex machina, forza generatrice e distruttrice allo stesso tempo, a cui viene ridonato il potere sull’uomo e sugli eventi. I corpi si offrono al nostro sguardo nella loro unicità, al di fuori e oltre ai canoni estetici o all’idea di una bellezza classicamente riconosciuta, vivi e sofferti, assumono nuovi significati e divengono immagine di una lotta che in primo luogo è interiore, ma anche rivolta verso il mondo esterno e le sue barriere (morali, etiche, politiche, religiose). I Modern Paintings di Davide Conti sono dunque vere e proprie allegorie contemporanee in cui, grazie a una tecnica e una ricerca compositiva eleganti e attentamente calibrate, unitamente a conoscenze e fonti differenziate che vanno dalla pittura alla scultura, dalla fotografia al cinema, dalla letteratura alla semiotica, fino alla cultura shibari, l’uomo può ritrovare la sua vera sostanza. Fra queste oniriche visioni compaiono anche altre immagini, diverse: scatti legati a committenze private, al mondo della produzione e del lavoro, un mondo per così dire più tangibile. Creazioni altrettanto studiate e curate che rinsaldano l’antico rapporto fra lavoro e arte riconducendoci al tempo in cui erano la stessa cosa e non vi era differenza fra le due.” Ilaria Rossi

37


38


MARCO COSTANZO Nasco a Taranto il 23 luglio 1965. Mi accosto alla fotografia, come spesso accade, un po’ per caso. L’occasione è un viaggio di lavoro nel 1988 a Dubai, negli Emirati Arabi, dove acquisto la mia prima reflex, una Nikon FM2 con il suo classico 50 mm. È l’inizio di un percorso da autodidatta che mi porta, dopo qualche anno, a cimentarmi nel processo di sviluppo e stampa del B&N, allestendo la camera oscura nel bagno di casa. Inizio con la fotografia di reportage, anche grazie al mio lavoro, per poi dedicarmi, con la nascita del mio primo figlio, alla ritrattistica. Continuo così per diversi anni, dividendomi tra la fotografia di strada e quella “familiare”. Poi, per diversi anni (tanti), non tocco più la macchina fotografica. Nel 2008 torno nuovamente a Dubai e qui mi lascio “ammaliare” da una reflex digitale. Ricomincia, seppure a singhiozzi, il mio interesse per la fotografia, senza però grandi stimoli. Da circa un paio d’anni, invece, questa mia passione è riaffiorata con grande fervore, complici lo smartphone e i social network, che mi consentono di conoscere lo splendido gruppo Facebook “Semplicemente Fotografare”. …dove il tempo sembra essersi fermato. Taranto vecchia, 2015-2016 É proprio quello che si percepisce visitando la città vecchia di Taranto. Qui i ragazzini scorrazzano tra vicoli malsani e palazzi pericolanti, accontentandosi di giocare in maniera semplice, proprio come si faceva una volta. La strada è la loro palestra di vita.

39


40


ENRICO CUBELLO Sono nato a Roma nel ‘72. Mi è sempre piaciuta la fotografia, che ho imparato inizialmente da autodidatta, scoprendo una vera e propria passione. Nel 2011 ho deciso di approfondire la tecnica fotografica iscrivendomi a “Officine Fotografiche”, frequentando i corsi di “Fotografia intermedio”, “Reportage base”, “Fotografia street urbana e paesaggio”, infine il corso di “Fotografia d’Architettura”. Sono sempre stato affascinato dalle forme geometriche e questo credo abbia influenzato la scelta del genere di fotografia che ho deciso di fare. Razionalismo e Moderno

41


42


ANTONIO DE GIORGI alias ANTONIO CONVISTA Nasco a San Cassiano, un piccolo paese della provincia di Lecce, nel 1965. Vivo a Roma da oltre 30 anni. Lavoro nel settore della produzione audiovisiva per diversi committenti pubblici e privati. L’interesse per la fotografia nasce nel 2013 e si consolida grazie al gruppo Facebook “Semplicemente Fotografare�. Qui incontro, virtualmente e di persona, molti professionisti del settore con cui approfondisco la conoscenza del linguaggio fotografico e degli strumenti utili a intraprendere un percorso di ricerca espressiva. Affascinato principalmente dalla Street Photography, mi diverto a girovagare per le strade di Roma fotografando, senza pianificazione alcuna, i soggetti che attirano il mio sguardo.

43


44


DANIELE DEANGELIS L’Italia ha un cuore verde, l’Umbria, la terra che mi ha visto nascere e crescere. Sono nato nell’anno 1962. Ho iniziato ad appassionarmi alla fotografia verso la metà degli anni ’80, quando acquistai la mia prima reflex, la Minolta X300 che ancora posseggo ed uso. L’ho corredata di qualche obiettivo e vari filtri della Cokin, con cui mi sono sbizzarrito per qualche tempo. Passione accantonata per un anno, causa leva militare obbligatoria. Al ritorno sono stato assorbito a tempo pieno dal mondo del lavoro e la mia passione è rimasta a lungo chiusa nel cassetto. Da circa un paio d’anni l’ho ripresa: ho rispolverato la mia Minolta ed ho ri-iniziato a scattare foto; ho anche acquistato altre reflex. Sono un autodidatta, quello che so l’ho imparato da solo, sbagliando e buttando scatti. Amo molto osservare le foto di altri autori, da cui s’imparano molte cose. La fotografia mi piace in tutti i suoi aspetti e non ne seguo uno in particolare: scatto in base a come mi sento, in base all’ispirazione del momento. Mi piace molto scattare in bianco e nero analogico e, quando esco a fare foto, porto sempre, oltre alla reflex digitale, una reflex analogica con l’immancabile rullino in bianco e nero. Spiagge d’inverno

45


46


EDMONDO DI LORETO Nato a Roma nel 1956, vive tra Puglia e Abruzzo. Fotografa, con passione ondivaga, dall’età di sette anni. Ha viaggiato in tutto il mondo ed ha realizzato numerosi reportage. Nel 1994 ha vinto il concorso nazionale di foto-reportage Petrus World Report. Nel 2004 ha ricevuto il Gran Premio della giuria al concorso del Touring Club Italiano sulle case rurali “Alta Definizione della campagna Italiana”. Nel 2006 è stato uno dei cinque autori selezionati per il Premio Chatwin: Camminando per il mondo, con due video, un racconto ed un portfolio fotografico sui popoli del fiume Omo in Etiopia, esposto a Genova presso il Museo del Castello d’Albertis. È depositario e curatore dell’archivio storico fotografico familiare, che comprende oltre 10.000 immagini in lastra e negativi ed ha donato parte di tale materiale al Museo del Territorio di Foggia, che lo espone in pianta stabile. È socio del FotocineClub Foggia BFI, aderente alla Federazione Italiana Associazioni Fotografiche (FIAF), del quale è stato anche vicepresidente e con cui ha allestito varie mostre personali e numerose collettive. È uno dei promotori del progetto Anime Salve e dell’Associazione Iovel. Nelle Americhe. La campagna oceanica della Regia Nave Etruria (1907-1911) attraverso le fotografie dell’archivio Di Loreto. Qualche stagione fa riuscii a ritrovare, per caso e con molta fortuna, uno scatolone di cartone, pesantissimo e miracolosamente integro, che custodiva quasi 1.000 fotografie su vetro scattate da mio nonno ufficiale di Marina con tecnica, per quei tempi, realmente avveniristica. L’elenco delle lastre presenti aveva un preambolo intrigante, una premessa di 10 righe vergate da mio nonno con la sua grafia minuta ma decisa: “Campagna d’America. Essendo imbarcato sulla Regia Nave Sterope col grado di sottotenente di vascello, andai da La Spezia a New York per caricare nafta. A New York trovavasi la Regia Nave Etruria destinata a nave di stazionamento in America. Dovendo uno degli ufficiali di detta nave rimpatriare, io presi il suo posto e così mi trovai a far parte dello stato maggiore della R.N. Etruria. Portai con me anche 2 apparecchi fotografici (gennaio 1910)”. Tutto il materiale era perfettamente conservato in scatolette cartonate d’epoca, numerate e ordinate cronologicamente; erano i famosi “vetrini del nonno”, arricchiti da due album di foto con etichetta rivelatrice: Il viaggio dell’Etruria. Completava la scoperta un quadernetto dalla copertina nera rigida, scritto di pugno dal nonno che specificava nel dettaglio il contenuto. Si poteva finalmente dare corpo ed immagini al Viaggio dell’Etruria nelle Americhe

47


48


BARBARA FALLETTA Nata a Sesto San Giovanni nel 1977, ho passato l’ infanzia e l’adolescenza sulla sponda bresciana del Lago di Garda. Ho frequentato l’Istituto d’Arte del Garda. La passione per la fotografia inizia nel 2012, quindi frequento corsi e workshop con fotografi professionisti, studiando molto. Divento fotografa di scena e inizio collaborando con due compagnie teatrali: “La Pulce” e “Le Mosche”, fotografando i loro spettacoli, creandone le scenografie e fotografando le performance di musicisti e attori. Nel 2015 divento fotografa ufficiale de “Il paese dei narratori” e collaboro con il Teatro di Locarno (CH). Nel 2013 partecipo al concorso nazionale “Scatti d’arte agli estremi”, promulgato dall’InvFestival, dove tutti e tre gli scatti da me presentati vengono scelti per allestire la scenografia di apertura dell’evento. Nel 2014, presento tre scatti in 6x6 al concorso nazionale promosso dal Rotaract di Milano e vinco il primo premio. PERSONALI: Febbraio 2016: SpazioFarini6, Milano - Marzo 2015: “Ristorante L’Infinito” Milano. - Aprile 2015: “La Loggia del Leopardo” Vogogna (Vb) - Luglio 2015: “Oot-La piccola bottega di fotografia” Stresa (Vb). COLLETTIVE: 17/20 Marzo: Affordable Art Fair, Milano - 9/10 Marzo: Palazzo Serbelloni, Milano. Zerodue http://barbarafalletta.wix.com/barbarafalletta

49


50


DANI FRITSCHI Sono nato il 13.09.1974 a Zurigo in Svizzera. Dal 1999 al 2003 ho studiato architettura del paesaggio e da allora lavoro come architetto paesaggista indipendente. Dal 2009 ho fatto varie esposizioni in Svizzera. Come architetto paesaggista creo qualcosa nel paesaggio: devo trovare un disegno, una soluzione. Quando fotografo faccio il contrario: trovo già disegni e immagini nel paesaggio e li devo comporre in una foto. Per me sono due cose che si completano. Le mie foto possono sembrare tristi e malinconiche. Possono anche raccontare una storia. Lavoro sempre in serie per un tema. Uso la Hasselblad 500c/m e fotografo su film. Mattmark Nel gruppo Semplicemente Fotografare è nata la proposta di realizzare un progetto collettivo dal titolo “Tutta l’Italia in una foto”. L’idea era che ognuno esprimesse la sua personale visione dell’Italia in una sola immagine. Per me, in quanto svizzero, era un compito particolarmente difficile; alla fine ho deciso di presentare un’intera serie su questo tema. Per la Svizzera gli Italiani hanno un ruolo speciale, perché dopo la seconda guerra mondiale più di due milioni e mezzo d’italiani sono arrivati nel nostro paese. Nella sua maggiore crescita economica, la Svizzera si è avvalsa dell’aiuto degli immigrati italiani soprattutto negli anni ‘60, sia nell’industria che nella costruzione di gallerie e dighe. Un esempio particolarmente significativo è dato dalla diga di Mattmark, nel Canton Vallese, il cui cantiere era vicino al ghiacciaio dell’Allalin. Lunedì, 30 agosto 1965, ore 17:00 Una valanga di più di 2 milioni di metri cubi di ghiaccio seppellisce 88 operai che lavorano alla diga. 56 di essi sono italiani. Con questo progetto fotografico voglio raccontare un pezzo della storia svizzera, perché dove oggi si ammira un bellissimo paesaggio ci fu tragedia. E una parte dell’economia svizzera crebbe sulla base di tragedie come questa, che rimane nella memoria dei parenti ed è parte stessa della nostra storia. Oggi il paesaggio è tranquillo e pieno di colori, ogni anno migliaia di farfalle invadono la regione ed il ghiacciaio è quasi fuso. Tanti turisti visitano il luogo. www.danifritschi.ch

51


52


CRISTIANO GAVIGLIO Sono nato a Pavia il 13.02.73 e sono sempre vissuto a S. Martino Siccomario, un piccolo paese alle porte di Pavia. Ho sempre amato fare foto, ma solo tre anni fa ho deciso di approfondire questa mia passione grazie ai documentari trasmessi su SkyArte, cercando le fotografie, le interviste e i libri dei fotografi il cui stile sentivo più vicino al mio. Lo scorso anno mi sono iscritto anche ad un corso base di fotografia, sperando di migliorare la mia tecnica, ma alla fine si è rivelata una pessima idea. Fotografo prevalentemente persone in strada, piccoli reportage e mi sono avvicinato da poco al ritratto. Amo utilizzare una rangefinder digitale rigorosamente a schermo spento, con adattatore a ottiche attacco Leica per la velocità e la sensazione di pellicola che danno, oltre ad entrambe le tipologie di istantanee. Spero tra qualche anno di trovare un mio stile personale e di sentirmi finalmente abbastanza sicuro per passare alla pellicola. Il passato del futuro Si tratta di un progetto storico-fotografico che vuole valorizzare il patrimonio umano di San Martino Siccomario, con particolare riferimento alla popolazione ‘nativa’ venuta alla luce prima dell’anno 1946. Con questa iniziativa di carattere culturale si vuole lasciare in eredità alle generazioni che verranno i volti e le espressività personali di chi, a San Martino Siccomario, ha rappresentato uno spaccato significativo del Novecento. Progetto a cura di: Cristiano Gaviglio (fotografia) - Alessandro Bronzini (idea) - Emanuele Chiodini (logistica).

53


54


EMANUELE GIACHET Sono nato a Roma nell’ottobre del 1981.Il mio approccio alla tecnologia è stato alquanto disastroso, avendo fatto cadere una videocamera appena comprata. Lei però non si è data per vinta e a fatica ha sempre funzionato, al contrario di me che ho accantonato nastri, video e rullini. Intorno ai 25 anni ho sentito nuovamente il desiderio di osservare e scoprire il mondo attraverso semplici esperimenti fotografici. Una tappa importante per la mia crescita è stata la frequenza di un corso di fotografia di scena presso il Centro Sperimentale di Fotografia Ansel Adams: ho iniziato così a ritrarre spettacoli di prosa, danza contemporanea e concerti di musica. Ulteriore e decisiva crescita è stato un corso di fotografia analogica presso la Scuola Scienza e Tecnica del Comune di Roma, che ha migliorato le basi fotografiche applicandole poi al mondo digitale. Fra le varie tecniche, mi sono appassionato al foro stenopeico, iniziando a lavorare a un progetto tuttora in itinere di ritratti, luoghi, monumenti e ville della mia città. Parallelamente a vari progetti personali mi occupo di fotografia d’interni, ritratti, fotografia di scena, restauro digitale di foto d’epoca e stampa artigianale in camera oscura. Alza la testa Questo progetto fotografico è iniziato in un pomeriggio di dolore alla cervicale, in cui i movimenti erano limitati a pochi gradi di rotazione del collo. Ristabilitomi, ho pensato di aiutare chi non riesce ad ammirare la bellezza dei soffitti, in particolare delle cupole delle chiese di Roma.Nonostante il rifiuto di alcuni parroci a far ritrarre la loro chiesa, ho deciso di dare una mia personale visione delle cupole romane ritraendole alla verticale e inscrivendo la base, tonda, in un quadrato. Lo stesso Leonardo da Vinci inscrisse il corpo umano nelle due figure perfette del cerchio e del quadrato: in fondo l’uomo si trova proprio lì, al centro di tutto, per notare quanto in fondo sia piccolo.Il progetto ha origine a Roma, città dove vivo e lavoro, ma, spostandomi anche fra Torino e Napoli, ho deciso di allargare il mio oggetto d’interesse; al momento Alza la testa conta più di 90 cupole, in costante aumento. Procedendo nel lavoro, ho notato che il progetto stava acquistando una valenza di documentazione della situazione, a volte precaria, in cui vertono alcune chiese: Santa Maria in Portico in Campitelli, San Biagio e San Carlo ai Catinari e San Luigi dei Francesi presentano delle crepe sulla volta della cupola; ne consegue la presenza di reti che preservano l’incolumità dei visitatori, rischiando però di diventare presenza permanente. www.emanuelegiachet.it

55


56


ALESSANDRO JYOTI GIUDICE Nato ad Agrigento (01/01/1984), è cresciuto a Racalmuto. Dopo gli studi si trasferisce a Palermo, dove inizia il suo percorso fotografico. – 2010 personale “Scatti d’orto” sul prestigioso Orto Botanico di Palermo. – 2013 report “L’album della memoria” sui luoghi di Leonardo Sciascia. – 2013 personale “Sicilian Nymphs”, con set fotografici all’interno di miniere di sale e di zolfo. - 2013 reportage sui lavori per la costruzione di strade e gallerie in Sicilia. – 2014 direzione della fotografia nel cortometraggio “Jarovoe”, selezionato per il 67° Festival de Cannes. – 2014 pubblica per l’Agenzia Organica London il reportage “I giorni della talpa” sui lavori Cmc e successivamente un lavoro fotografico contro le trivellazioni petrolifere in Sicilia. – 2014 presso la galleria A Sud arte contemporanea presenta la mostra “Campo aperto” in cui riemerge la radice naturalistica della sua fotografia. – 2014 inizia a fotografare in Sicilia per la testata giornalistica de Il Corriere della Sera. -2014 espone una personale a Rimini in occasione di “Semplicemente live - Novafeltria 2014″. – 2014 conosce l’artista Vito Viola, direttore della rivista fotografica CameraRaw. Entra a far parte degli editors della rivista e diventa curatore della rubrica fotografica Lux in Memoria. -2015 su Cameraraw cura la serie dedicata ai grandi fotografi internazionali “Le Grass” , scrivendo una prefazione per il fotografo Valerio Bispuri. -2015 presenta a Rimini il progetto “Resilienza” in occasione di “Semplicemente live - Novafeltria -2015 realizza la copertina del libro “Generazione Rosarno” della giornalista de Il sole 24 Ore Serena Uccello. -2016 realizza la copertina del libro “I ragazzi di Regalpetra” del giornalista Mediaset Gaetano Savatteri . -2016 mostra con il progetto Lady Vivian al prestigioso Diaframmi Chiusi Photography Festival -2016 mostra con il progetto sulla ritrattistica “Proiezioni – nero su bianco” L’Oro Bianco Ad appena 4 km dal centro abitato di Racalmuto c’è un immenso giacimento di sale, il migliore d’Europa, con vere e proprie cattedrali sotto terra. Pare che questo giacimento, assieme a quello di Realmonte e Petralia, sia il terzo nel mondo. La parte più bassa raggiunge i 200 m di profondità dalla quota d’ingresso e la planimetria delle gallerie segna dodici livelli a ferro di cavallo. Attualmente la fresa lavora al sesto livello dove il salgemma dello stabilimento Italkali esce purissimo al 100% . Una quarantina di persone, delle quali dieci impiegate nel sottosuolo e le altre tra uffici ed impianti esterni, riescono a produrre più di 500 tonnellate al giorno di salgemma. Lungo la strada che porta da Racalmuto a Milena lo sguardo non può non andare a quel paesaggio dantesco: desolazione e abbandono in tutta la campagna attorno ricordano certe incisioni di Domenico Faro. Ma chi entra da quell’unico ingresso non può che restare meravigliato dai colori che le luci sempre accese creano su quelle gallerie di kainite, gesso, carnallite e salgemma. http://www.jyotigiudice.it/

57


58


MASSIMILIANO GIULIANI Sono nato nel 1971 a Novafeltria, un piccolo paese dell’entroterra romagnolo, ed è proprio grazie alla bellezza dei posti in cui vivo che nasce la mia passione per la fotografia. Comincio a fotografare fin da ragazzino; con il passare del tempo e da autodidatta questa passione cresce e grazie ad essa ho iniziato a conoscere e ad apprezzare quello che è il fantastico mondo della natura e degli insetti, specializzandomi in quello che ora è il mio genere prediletto: la macrofotografia. Alzandomi all’alba ormai da molto tempo e rimanendo a contatto ogni volta con le meraviglie della natura, ho imparato ad amarla e rispettarla: cerco, con questa mia passione, di ringraziarla rendendo giustizia alla bellezza di quello che ci ha donato. https://www.flickr.com/photos/massimilianogiuliani/

59


60


DAVID GLAUSO Sviluppatore software-web e fotografo, nasce a Firenze nel 1971. Fin da bambino mostra la sua propensione per l’arte sia nel disegno sia nella scultura. All’età di sei anni già disegna in tre dimensioni e a dieci anni inizia ad appassionarsi alla fotografia con la sua prima reflex analogica, una Fujica STX-1. Grazie ad un amico di famiglia, l’arch. Mario Sansucci, apprende la tecnica fotografica, scattando rigorosamente in manuale. Nonostante le sue attitudini artistiche sceglie d’intraprendere studi tecnici e continua a fotografare fino all’età di vent’anni. Nel 2000 apre la sua attività professionale di sviluppo software e creazione di siti web. Nel dicembre 2011 riprende a fotografare acquistando la sua prima reflex digitale, una Canon 600D. Da quel momento fotografa con continuità, recuperando gli anni persi con dedizione e professionalità. Per un anno intero decide di fare esperienza con la fotografia di strada (street photography), appassionandosi a raccontare la sua Firenze, con scatti rubati. Spinto dalla curiosità per le persone come ricerca introspettiva dell’essere, David Glauso affina sempre di più la sua composizione fotografica, creando scatto dopo scatto un suo stile che diventa una cifra stilistica. Le sue fotografie, che raccontano la semplicità di tutti i giorni, pongono in evidenza l’eleganza di ogni persona. A fine 2012 passa a una fotocamera full frame, acquistando la Canon 5d mark III e rinnovando passo dopo passo le sue ottiche. Gli obiettivi fissi sono i suoi preferiti perché gli permettono di avere fotografie di altissima qualità, che nascono dall’osservazione della scena e da una ricerca sistematica per raccontare qualcosa di interessante. Dal 2013 David Glauso propone i suoi servizi come fotografo professionista di reportage, street style e ritratto. http://www.davidglausophoto.it

61


62


RENATO GRECO Nasco a Lecce nel 1973 e mi avvicino alla fotografia da giovanissimo; a 10 anni m’incuriosisco, “prendo in prestito” la Yashica Fx3 di mio padre e la Mat 124G del nonno. A 14 mi faccio regalare un ingranditore Meopta Opemus 6 (ancora in funzione) e inizio a stampare assiduamente in bianconero, leggendo il leggibile sulla materia e sperimentando come possibile da autodidatta. Studio (ma non termino) Architettura a Venezia, ne approfondisco soprattutto le discipline legate alle arti visive e alla storia delle tecniche e della fotografia seguendo il corso di Italo Zannier allo IUAV e frequentando quasi quotidianamente l’ASAC, l’Archivio Storico delle Arti Contemporanee a due passi da casa mia a Venezia. L’occasione per svoltare e fare di queste passioni un vero e proprio lavoro arriva quando ricevo la chiamata per il servizio civile nel 2000 e cerco un settore nel Comune di Venezia dove poter impiegare il tempo in qualcosa che mi piaccia. Finisco così nel Servizio Videocomunicazione, dove mi occupo ancora oggi di fotografia istituzionale, giornalistica, documentaristica, fonica, ripresa e montaggio video, e attraverso il quale ho collaborato negli anni con testate giornalistiche e Tv di tutto il mondo. Ho da sempre cercato di portare le mie passioni ad essere la mia vita e non solo un hobby; questo si è tradotto in un incastro di una moltitudine di attività creative diventate lavoro: a partire dalla musica, attraverso il progetto Nossa Alma Canta da me fondato nel 1998 (www.nossaalma.it ), distribuito in tutto il mondo e con il quale ho suonato in vari paesi, il mio studio di produzione musicale e le tante collaborazioni con altri gruppi e musicisti internazionali. La fotografia la coltivo anche parallelamente al lavoro per passione. In India - Sguardi Questa serie è estrapolata dalle immagini che ho portato a casa nel viaggio fatto in India lo scorso luglio, partecipando al progetto Click, piccoli fotografi grandi storie. Si tratta di uno degli aspetti che più mi ha colpito osservando le persone che incontravamo: la profondità degli sguardi, sia negli spazi ravvicinati che nel caos del traffico. La sensazione alla fine è che fossimo noi ad essere osservati e oggetto di indagine: più che gli sguardi fermati dallo scatto, probabilmente nelle foto si troverà questa fase di analisi curiosa alla quale eravamo costantemente sottoposti.

63


64


GUIDO GUGLIELMELLI Sono nato a Cosenza nel 1983. Dopo aver conseguito la laurea in DAMS, decisi d’intraprendere la carriera di grafico editoriale. Da grande appassionato di fotografia, ho iniziato subito a sperimentare diversi generi: ritrattistica, paesaggio, still-life fino ad approdare al reportage. Quest’ultimo genere è quello che più mi aggrada, perché sento che la foto nasce soprattutto per cogliere l’attimo particolare di qualcosa che si vive. Attraverso l’uso del bianco e nero, nella maggior parte dei miei progetti racconto la quotidianità dei miei soggetti, di come il loro lavoro sia in grado di cambiare lentamente ma inesorabilmente la società che li circonda. Sono cresciuto nell’idea che fotografare voglia dire conoscere e saper osservare. A Pitë Alessandria del Carretto, nel cuore del Parco del Pollino, è una piccolissima città che conserva intatte le sue tradizioni secolari. La festa della Pitë (festa dell’Abete) si ripete ogni anno sempre uguale. La leggenda narra che nel 1600 un pastore trovò all’interno di un abete bianco l’immagine di S. Alessandro Martire. Da allora, per devozione, ogni anno gli uomini alessandrini trainano a mano un enorme abete bianco per 6 km, dai monti più alti giù fino al paese. Qui la Pitë viene issata e vi vengono appesi dei doni, che potrà avere solo chi è in grado di scalarla. La gara è aperta e gli abitanti di Alessandria sono tutti con il fiato sospeso, tra canti, balli e degustazioni. Ho scelto di raccontare una delle tradizioni più suggestive della mia terra. La festa della Pitë riesce a riconciliare l’uomo con la natura, con le antiche tradizioni e con le sue radici. Tutti sono indispensabili per la buona riuscita dell’impresa, la solidarietà e l’uguaglianza tra tutti i partecipanti sono valori preziosissimi che vengono tramandati di generazione in generazione. http://www.guidoguglielmelli.it/

65


66


PIERO IMPERIALE Sono nato a Roma il 13 marzo del 1963. Fotograficamente sono invece nato nel pieno dell’adolescenza, con una Reflex Petri al collo, un 35mm, un 50mm ed un 135mm, corredo che ancora posseggo. La Fotografia è la mia espansione di memoria, il pretesto e la necessità di conservare la bellezza nei miei occhi. Riscoprire la tenerezza e la meraviglia che mi sono appartenute mi renderanno più indulgente con me stesso. “AMNIOS” http://www.pieroimperiale.com

67


68


VITO LEONE Sono nato a Taranto, nel tristemente famoso quartiere Tamburi, e lavoro nel campo della comunicazione. Giornalista pubblicista, laureato in lingue e letterature straniere, sono specializzato in tecnologie della comunicazione. Sono stato docente di comunicazione in corsi di formazione ed ho collaborato con giornali e televisioni locali. La mia ricerca fotografica parte dall’amore per il minimalismo ed arriva al modo di fotografare i paesaggi urbani ed industriali di Ghirri e Basilico, della scuola dei Becher, dei nuovi topografi: un tipo di fotografia apparentemente fredda, a volte priva della presenza umana di cui si percepisce solo il passaggio. Amore per i non-luoghi come le periferie, le stazioni, gli spazi di passaggio, anonimi, privi di dignità. L’essere non-luogo rende questi paesaggi comuni, universali, riconoscibili a tutti come se il mondo fosse un’unica grande città. L’uomo e il mare Gli scatti di Vito Leone dedicati a questo tema riprendono l’umanità nei suoi aspetti più vari: intimi, di grandi solitudini e malinconie o estroversi, teatrali, quasi caricaturali. E’ la “commedia umana” che, dinanzi al mare, si manifesta in tutta la sua pienezza e diversità. Come in una grande istantanea la gente viene colta nei suoi attimi più personali: c’è chi mangia, chi racconta una storia al vicino, chi si specchia. Qualcuno guarda l’orizzonte. Il progetto fotografico, che ha come filo rosso l’elemento marino, indaga nelle vite degli individui, riprese nella loro banalità o - diversamente - nella loro grande originalità. Come Hopper sulle strade e nei crocevia americani, come Ghirri e Parr, per citare alcuni esempi “fotografici” più illustri, Vito Leone cerca di dare ‘un senso’ alla presenza dell’uomo nel paesaggio e nel contrasto o nella simbiosi con l’acqua (natura o metafora di se stessa) - definisce le vite degli altri e di ognuno racconta una storia.

69


70


GIULIO LIMONGELLI Non mi piace qualificarmi come artista, quando lo faccio è perché gli altri mi esortano a farlo; di me preferisco parlare come Artista ed Artigiano e di queste due figure stimo di gran lunga di più la seconda. Ciò che realizzo mi rappresenta e svela i miei limiti e le mie qualità. Sono nel mestiere dal 1989 come fotografo e stampatore. In questi ultimi anni mi sono dedicato all’esposizione dei miei progetti personali in città come Londra, Milano, Firenze, Padova, Roma e Bologna. I miei lavori sono stati pubblicati su riviste stampate italiane ed internazionali, innumerevoli poi sono gli articoli nel web che si sono occupati di me. Nel 2016 ho partecipato, come relatore, al dibattito “La Camera Oscura al passo coi tempi” alla Triennale di Milano. Svolgo un’intensa attività in camera oscura come stampatore, lavorando con alcuni dei più grandi fotografi italiani e con archivi storici. Tutte le mie opere sono stampate da me con procedimenti di fotografia convenzionale. Il mio servizio di stampa è disponibile a tutti coloro che ne facciano richiesta. Avvicinatevi per favore “Fare fotografia significa compiere una revisione continua di tutti i valori della conoscenza visuale: è scrittura in forma di luce che si serve di un tramite sensibile ai capricci del tempo, dei riflessi ottici, delle forme in libero movimento nello spazio. Sapere addomesticare quel tramite - quella macchina - significa, nell’opera di Giulio Limongelli, lasciarsi accompagnare ed aiutare nella ricognizione di un proprio universo visivo, una modulazione poetica in cui l’immagine sia referente diretto dell’idea. Le foto dell’artista - che pare non avere smarrito una certa pratica tecnica, letteralmente “artigiana”, nella costruzione e produzione della stampa - mantengono intatte le due principali facoltà appartenenti alla visione: quella di osservare, verificare la realtà, assieme all’incognita dell’inganno e dell’illusione. I suoi paesaggi riflessi creano così forme nuove, inconsistenti, prodotte nella fascinazione di uno sguardo che è specchio di una registrazione percettiva momentanea e non mai ripetibile. La somiglianza della luce con la luce, il suo disegnare le forme per contrasto, per difetto, procedendo per scarti ottici, trasforma l’apparenza della natura in una rinnovata conoscenza visiva: i distesi paesaggi in Bianco e Nero - silenziosi e mai immobili - così come i particolari, i dettagli di oggetti creano combinazioni di risonanze estetiche, in direzione di un linguaggio che riscriva l’apparenza dell’invisibile e abitui al visibile immaginario.Il tempo misurato dell’attesa, lo spazio lasciato allo spettatore entro il quale percepire la costruzione ottica dell’Artista e modularla secondo la propria personale capacità sintetica, fanno della Fotografia di Limongelli un’idea catalizzatrice di idee, paradigma di infinite metamorfosi.” Alberto Gross www.studiofineart.it

71


72


MICHELE MAGLIO La Fotografia è il mezzo attraverso cui provo ad esprimere me stesso. In questi anni ho iniziato a capire che, oltre alla gestione della luce, la mia passione sono le persone. Cerco di non riportare mai quello che vedo, provo a documentare quello che immagino, a trasformare lo scatto in un mondo irreale, a volte surreale. Questo sono io, questa è la mia visione del mondo.

73


74


ANTONIO MANTA Antonio Manta (Empoli 1966) si divide fra le attività professionali di fotografo e stampatore. In qualità di fotoreporter si è più volte espresso lavorando in Romania, Marocco, Tunisia, Togo, Uganda, Laos, Israele, Cambogia, Vietnam e Armenia; paesi che ha visitato per progetti legati a scopi umanitari da lui promossi e/o condivisi. Tra le numerose pubblicazioni realizzate dal 2004 ad oggi, “Spettri di visione” rappresenta una svolta in quanto inaugura una collana della quale è lui stesso editore. Alcuni dei suoi lavori sono stati pubblicati su importanti riviste di settore e sue mostre personali sono state presentate in importanti gallerie, musei e spazi espositivi come: il Senato della Repubblica, il Centro Italiano della Fotografia d’Autore di Bibbiena, il MART di Rovereto, la Michael Cacoyannis Foundation di Atene. Sue fotografie sono conservate presso il Len-Levine Museum di New York e in collezioni private italiane e francesi. È docente di “Teoria del colore e tecnica di stampa digitale” nel biennio specialistico di “Fotografia dei Beni Culturali” presso l’Istituto Superiore Industrie Artistiche di Urbino (ISIA). Insegna inoltre presso la SACI (Studio Art Centers International) di Firenze, istituzione americana che propone l’unico programma MFA - Master of Fine Art in Photography accreditato negli Stati Uniti e completamente realizzato in Europa. Nel 2010 avvia una collaborazione con Epson che lo indica come principale testimonial e sviluppatore italiano del sistema di certificazione internazionale Digigraphie®. Nel 2015 ha avviato una partnership con Fujifilm Italia, collabora con altri marchi prestigiosi quali Eizo e Profoto. In qualità di stampatore ha ottenuto importanti riconoscimenti nazionali e internazionali (Orvieto Fotografia, Lucca Digital Photo Festival, Fotolux, Serravezza Fotografia, Corigliano Calabro Fotografia, CortonaOnTheMove, Les Rencrontres d’Arles). Nel 2007 è stato stampatore ufficiale per le gallerie di Lione e di Arles e nel marzo 2010 è stato organizzatore e curatore del Fabriano Photo Festival. Dal 2011 è lo stampatore ufficiale del Cortona on the Move. Antonio Manta è noto per i numerosi seminari e workshop sulla postproduzione finalizzata alla stampa Fine Art. Come i passi di un elefante…

75



MASSIMO MATERA Mi piace l’arte in tutte le sue espressioni e il mio lavoro nel settore grafico mi ha tenuta viva la passione per la fotografia che coltivo da sempre. Ho iniziato presto, rubando la Nikon di mio padre e finendogli sempre i rullini che stava utilizzando. Il mio impiego nella fotografia spazia in diversi settori con servizi fotografici dai matrimoni ad eventi in genere. Nell’ambito di quelli sportivi o artistici a volte espongo le mie ‘opere’ in locali di interesse culturale. Ho avuto il piacere di dare una mia foto per la copertina di un volume d’arte e altre due mie foto in bianco e nero su Bologna sono in esposizione permanente all’ingresso dell’Aeroporto Marconi di Bologna. Ho contribuito alla realizzazione di alcuni volumi e continuo questo mio percorso fotografico attraverso nuove esperienze e collaborazioni di vario genere. Mi chiamo Massimo Matera fotografo, all’inizio per hobby ora per professione, ma alla base sempre con una grande passione. Il presente non è che un momento. Con la fotografia quel momento è per sempre. www.massimomatera.it

77


78


MASCIA MELOCCHI Sopravvive a Chiasso, in Svizzera, e quando può vive e fotografa. The mining of ( a ) life Il progetto documenta la giornata di alcuni minatori del distretto di Leh, in Ladakh, nello stato indiano del Kashmirjammu. Uomini e donne, anche anziani, impegnati duramente sotto gli occhi dei loro figli e nipoti accampati ai margini del luogo di lavoro. Una vita vissuta nella polvere, partecipando alla costruzione di strade e ponti della zona, nonostante una bassa retribuzione, che è anche la minima in assoluto in Ladakh.

79


80


ORESTE MESSINA Nasco ad Agrigento nel 1962, da oltre 10 anni vivo a Prato. La passione per la fotografia nasce e si affievolisce prestissimo dai 20 a 27 anni. Riprendo la macchina fotografica tra le mani cinque anni fa, in un momento particolare della mia vita e da allora è compagna insostituibile delle mie giornate. La curiosità per quella che oggi viene chiamata “esplorazione urbana” nasce presto. Fin da ragazzino sono stato attratto dai siti abbandonati dentro i quali ero solito infiltrarmi, con amici, alla ricerca di quelle sensazioni che solamente questi luoghi riescono a regalare. Oggi la mia fotografia è sostanzialmente dedicata alla ricerca e alla documentazione di tutto ciò che è abbandono, decadenza, oblio. Ospedali, fabbriche, ville e dimore, ma anche chiese, conventi, colonie estive ed alberghi, abbandonati a se stessi, lasciati decadere tra l’indifferenza e l’incuria dei proprietari, siano essi pubblici o privati, sono gli scenari dove mi perdo e dove cerco di catturare storie di vita vissuta nel pieno rispetto dei luoghi e di ciò che gli stessi hanno rappresentato: “Take only pictures, leave only footprints”. Quella propostami da “Semplicemente Fotografare” è la mia prima esperienza di condivisione. Grazie ad essa spero di poter trasmettere, attraverso gli scatti, quelle stesse emozioni che io stesso provo ogni qualvolta il mio occhio si posa sulle straordinarie immagini di una vita vissuta ed oggi dimenticata. Pray and destroy https://www.flickr.com/photos/ oremessina 81


82


AMLETO NATALI Mi chiamo Amleto Natali, sono nato e vissuto per molto tempo a Taranto. Diversi anni fa mi sono trasferito a Milano con la mia famiglia e tuttora vivo e lavoro nel capoluogo lombardo. Mi definisco “un fotoamatore accanito, animato da una passione che mi ha rubato l’anima “ e di questo “furto” sono contento. I generi fotografici che ho frequentato a lungo sono stati il reportage sportivo e quello naturalistico, per poi dedicarmi, solo di recente, alla fotografia sociale di strada. Il borgo dei fanciulli…: l’ panaridde Il lavoro presentato è il racconto del mio ritorno nella città di origine: Taranto. È una storia di amici e luoghi ritrovati. È stato come ritornare bambino. Mi sono avventurato nella città vecchia, che non vedevo da tanti anni, dove il tempo sembra essersi fermato. Vi si percepisce un andamento lento e il fascino di luoghi in cui i bambini giocano a biglie e gli anziani siedono nei vicoli, fuori dalle porte di casa. Roba antica insomma. Per le foto di questo lavoro ho usato pellicola negativa 135; sviluppo e stampa sono del laboratorio Giulio Limongelli.

83


84


BRUNO PANIERI Sono un apprendista stregone che si era allontanato per alcuni anni dalla fotografia dopo averne fatto una delle tante passioni in giovane età, accanto alla lettura e alla musica jazz. Dovendomi descrivere, direi che, se alla parola “dilettante” diamo il significato proprio ed autentico di “colui che si diletta “, questa è la definizione che preferisco. La fotografia digitale mi ha permesso di ricominciare, superando la mia pigrizia in camera oscura - a suo tempo ricavata al volo nel gabinetto di casa - ed è stato un vero punto di svolta. Mi piace cambiare spesso macchina fotografica e provare di tutto, non tanto per amore della tecnologia quanto della sperimentazione empirica. È ricominciata, qualche mese fa, la passione per la pellicola e da quel giorno ho ripreso in mano la vecchia Canon FTB di mio padre con il suo 50 millimetri. Da allora ho cominciato a collezionare vecchi pezzi di ferro. Sono nato nel 1962 e vivo a Roma, Italia La vita delle macerie - L’Aquila, 10 giugno 2012 Diceva mio padre che il momento del fregnone (“stupidotto”, in dialetto romano) capita a tutti. Fu così che quando il 10 giugno del 2012 mi recai all’Aquila, tre anni dopo il sisma, mi accorsi che avevo l’unica batteria della macchina fotografica scarica. Me ne feci una ragione abbastanza presto, camminando tra le macerie di una città semi deserta, completamente distrutta ed ancora quasi completamente militarizzata. Il sapore della morte stringeva alla gola e tutto sembrava aver perso ogni contatto diretto con la vita. Ad un certo punto incrociai un cane che vagava solitario per quelle strade distrutte e annusava quello che restava a terra, cercando evidentemente un contatto con la vita che pure, in quei luoghi, c’era stata. Avevo con me il solo iPhone in grado di scattare immagini e mi venne così in mente di seguire quel cane ed immaginare cosa effettivamente vedessero i suoi occhi. Ne è uscita questa serie, fotografata guardando a terra e quei ricordi di vita dall’alto: spesso i particolari rivelano molto più che l’insieme ed in quei resti ritrovai le storie di molti. http://www.brunopanieriphoto.it/

85


86


GRAZIANO PEROTTI È nato nel 1954 a Pavia, dove tuttora risiede. In veste di fotoreporter ha pubblicato oltre 200 reportage (di viaggio, cultura e sociali) sui più importanti magazine, ottenendo venti copertine. Di lui hanno scritto e pubblicato i più noti critici su riviste specializzate di fotografia e sui maggiori quotidiani italiani. Numerose sono le sue mostre personali e partecipazioni a collettive con grandi fotografi di livello internazionale. Ha vinto importanti premi in Italia e all’estero e sue fotografie sono in collezioni private, fondazioni e musei. Nel 2015 è stato uno dei dodici fotografi italiani selezionati dalla più prestigiosa rivista del mondo, Vogue, per festeggiare i suoi 50 anni (numero di marzo). Recentemente la RAI ha mandato in onda nel TG3 nazionale un’ampia intervista in occasione della sua ultima mostra e libro d’arte “Terra di Risaie”, con il patrocinio di Expo 2015. È uno dei fotografi italiani selezionati dal FIOF, il Fondo Internazionale per la Fotografia, come ambasciatore della fotografia italiana in Cina nel prestigioso progetto IMAGO.IT. Pio Tarantini lo ha inserito nel suo libro “ Fotografia. Elementi fondamentali di linguaggio, storia, stile”. Scrive su “ Repubblica” il noto critico fotografico Roberto Mutti: “La cura compositiva ed il ritmo narrativo dei suoi reportage si inseriscono in un ampio contesto caratterizzato dal Carpe Diem della realtà che fotografa. Graziano Perotti è uno di quegli autori che sanno emergere grazie a una dote quasi istintiva che gli consente di osservare il mondo trasformandolo in immagini di grande intensità. Le immagini di Graziano Perotti conservano sempre la delicatezza ed insieme la forza espressiva del reportage di alta classe.”

personale “angelo” dell’associazione per la cura contro il dolore Lino Sartori. Per me non è stato un lavoro fotografico ma un percorso di vita, un pellegrinaggio casa per casa, per raccontare di famiglie piene d’amore che mi hanno accolto con una forza incredibile e senso di solidarietà verso gli altri, ben sapendo che avrei raccontato la loro più difficile intimità.

Dammi la mano Certo, non era il primo tema sociale che affrontavo come fotografo, ma questo era il più difficile. Quante volte ho sentito nelle case degli ammalati pronunciare questa frase: “ Il primo giorno che sono entrati a casa nostra è come se fossero entrati degli angeli…”. Ecco questa frase volevo fotograficamente raccontare, e soprattutto un gesto che ho visto centinaia di volte: “ Dammi la mano”, quella mano a volte sofferente, che cercava, trovandola sempre, la mano del suo

87


88


PASQUALE MARIA PETITO Classe ‘76, consigliere e socio fondatore dell’associazione fotografica FotoFucina di Salice salentino (LE), fotoamatore con qualche annetto d’esperienza ed innamorato nostalgico delle old camera e degli odori degli acidi in camera oscura. Postcards from south-east In località Torre Lapillo, nella marina di Porto Cesareo (LE), c’è una zona dove un esiguo torrente sotterraneo sfocia in mare e dove è presente una piccola pescheria. Durante l’estate, vuoi per la location molto caratteristica, vuoi per l’acqua praticamente ghiacciata, il via vai di turisti ed autoctoni è continuo in tutte le fasce orarie. Ho voluto immortalare una semplice giornata X con una Holga 135BC su rullino Ilford delta 100 pro ed il risultato mi ha riportato indietro di almeno 30 anni. http://www.pasqualemariapetito.it/

89


90


ROBERTO PIREDDU Nato il 5 ottobre 1984 a Cagliari. Ho iniziato a disegnare fin dalla tenera età e la matita, tormento se utilizzata in chiave geometrica, diventava una fedele compagna se adoperata in chiave artistica. Con il passare degli anni ho abbandonato l’uso di matite colorate per concentrarmi esclusivamente su creazioni in bianco e nero. La monocromia è diventata presto il mio habitat naturale anche quando ho incontrato il mondo della fotografia, circa quattro anni fa. Nel marzo 2014 ho lasciato la Sardegna per trasferirmi a Bologna. Questo cambiamento mi ha permesso di avvertire ancora più chiaramente il fascino della mia isola: le sue unicità, le sue forze e, ahimè, le sue debolezze: da osservatore esterno ho utilizzato la fotografia per raccontarla dal suo interno. Grazie ad alcuni dei miei maestri, su tutti i grandi Winogrand, Erwitt, Friedlander e Doisneau, mi sono avvicinato da subito anche a quella oggi convenzionalmente nota come “fotografia di strada”. Ho esposto all’interno dei maggiori spazi sardi, su piazze nazionali come Venezia, San Marino, Padova, Salerno, Taranto e all’estero in paesi come Francia, Thailandia, Corea del Sud e Malta. Tra i miei lavori possiamo citare “ma | re”, progetto di fotografia reportagistica e di documento esposto per la prima volta proprio qui a Novafeltria durante il “Semplicemente Fotografare Live 2015”, che mi ha permesso, tra i vari riconoscimenti nazionali ed internazionali, di vincere il 1° posto nella categoria “Books - Non Professional”; è stato anche scelto come uno dei 13 finalisti per il “Discovery of the Year Award” agli “IPA - International Photography Awards 2015”. www.robertopireddu.com

91


92


GIANLUCA POLAZZO Sono un quarantenne con la curiosità di un bambino. La passione per la fotografia mi è venuta venticinque anni fa e da allora non mi ha mai abbandonato, seppur con alti e bassi. In un modo o nell’altro ne sono sempre stato a contatto e ho respirato fotografia: dall’hobby alle agenzie, dallo scatto all’art direction, è sempre stato un incontro/ scontro con l’immagine. Ma è stata anche la libertà, il modo in cui sono riuscito ad esprimermi e viaggiare. Uscito dall’agenzia e abbandonati gli stereotipi della fotografia commerciale, ho potuto dare una nuova veste alla mia passione e rendere giustizia al mio personale concetto di Fotografia, intraprendendo il cammino verso il sociale: la vita quotidiana vista attraverso una macchina fotografica, che porto con me ovunque. Ho ancora molta strada da fare e molte cose da vedere...

La mia Visione

Una serie composta da scatti realizzati in analogico, un compagno sempre più presente nei miei lavori, che considero l’ancora di salvezza, l’ultimo bastione che mi separa dal non poter realizzare la foto. In effetti la pura chimica/meccanica difficilmente può abbandonarmi. Oltre a questo però è una palestra, quel qualcosa che tiene ben saldi i piedi a terra e che mi aiuta a non farmi prendere la mano dal pur utile digitale. Questa serie è frutto di vari rullini scattati un po’ ovunque, durante i miei spostamenti; un momento che ha attirato la mia attenzione, alcune volte per ciò che accadeva, altre per la semplice composizione. Tutte però sono legate da un unico filo conduttore: la curiosità che pilota il mio sguardo, la mia visione, appunto. http://www.gianlucapolazzo.it/

93


94


ROBERTA PRIORI Romana di nascita e di residenza, fotografa dilettante.

Ciò che sappiamo

Di Giuseppina, nata nel viterbese, a Carbognano, il 19 marzo del 1896, sappiamo che è bella ed intelligente, che sa scrivere e far di conto. Nella grande casa in cui sua sorella Assunta presta servizio come cuoca, conosce il vedovo Angelo Murino, tanto più anziano e ricco di lei, con cinque figli già grandi. Inizia una relazione di cui si hanno poche notizie se non che è osteggiata dai parenti di lui. Nel 1921 diventa proprietaria di alcuni appartamenti a Roma; in uno di questi, nella camera più grande, l’anno successivo dà alla luce Angela Maria, che porterà sempre il suo solo cognome, Allegrini. Qualcuno dice che vede serpenti nei piatti, nemici dietro le tende. Forse è solo originale e fuori dalle regole? Sappiamo che il 1° Ottobre del 1933, a 37 anni, dopo essere stata dichiarata pericolosa per sé e per gli altri, viene portata con un’ambulanza all’Ospedale Psichiatrico Santa Maria della Pietà di Roma, dove risulta ammessa con il numero di matricola 6820. All’ingresso è “tranquilla e di umore allegro, dice di non essere malata, è stata portata qua per volontà delle persone da cui è perseguitata”. Le condizioni fisiche sono buone. Il tempo trascorre lento, identico a se stesso e “ogni giorno che passa sembra mill’anni”. Il 16 marzo del 1938 intraprende un viaggio verso l’Ospedale Psichiatrico di Volterra; con sé ha un temperino, una fede, un portacarte ed un borsellino. La diagnosi di ammissione è “delirio paranoide”. Dalle scarne annotazioni del direttore del frenocomio scritte frettolosamente ai piedi delle lettere in cui Angelo e la figlia Angela Maria chiedono sue notizie, sappiamo che è “delirante, confusa, anaffettiva, talora inquieta. Crede che la figlia sia morta”. Solo una volta riceve la visita della sorella Assunta. Nell’ottobre del 1942, quattro anni e mezzo dopo l’arrivo a Volterra, si ammala e il 30 novembre muore per enterocolite. Un telegramma comunica la sua morte alla famiglia. Sappiamo che viene sepolta nel cimitero del manicomio e con lei la sua storia, troppo dolorosa per essere raccontata, e per amore nascosta a chi mai la conobbe.

95


96


CIRO PROTA Nato nel 1963, mi occupo di fotografia dagli anni ‘80, gestendo un laboratorio di stampa in bianconero. Nel 1996, in associazione con tre musicisti, apro uno spazio musicafotografia nel centro storico di Napoli. Successivamente, nel 1999, do vita a Photographica, un laboratorio-studio-atelier; nello stesso periodo collaboro con i maggiori fotografi della scena napoletana, curandone le stampe. Nel 2006 mi trasferisco a Parigi dove lavoro e vivo attualmente. Ho esposto in Francia, in diversi paesi europei, e sono l’ideatore e il curatore dell’Associazione Projet192, un progetto che vede coinvolti 193 fotografi di tutto il mondo.

nomenclatura dei luoghi testimoni dei tragici annegamenti: fragilità del linguaggio, dispersione dell’identità, nell’urto violento con le ragioni deterministiche della natura e della storia. Réves Noyés di Maria Giulia Berardi e Les humains jetables di Ciro Prota si incontrano nella riflessione : “Mare monstrum” in occasione del Festival delle culture mediterranee, Parigi, 2014. Elena Capone

http://www.projet192.org/

MARIA GIULIA BERARDI Autodidatta in formazione continua. La fotografia è una delle lingue che parlo, mi risuona dentro e mi appassiona. Insegnante di scuola primaria, conduco un laboratorio per bambini di educazione all’immagine sulla consapevolezza della visione e sulla fotografia come linguaggio emotivo e comunicativo. Negli anni ho partecipato con le mie fotografie ad esposizioni nell’ambito di vari festival per conto di case editrici, enti ed associazioni. MarE mOnStruM Due fotografi e un solo immenso dramma che tuona silente, e già remoto, nei sistemi complessi del contemporaneo. Dalle acque del Mare nostrum...Mare Monstrum emerge la nonvita, le non-identità, il naufragio inesorabile di sogni di breve percorrenza,annegati per sempre insieme alle esistenze negate che li animavano, negli abissi del Mediterraneo. Inconsapevolmente, ma in sincronia di pathos, due autori, dai linguaggi diversi, ma dalla stessa coraggiosa motivazione e lucida consapevolezza, riportano all’attenzione, urgente e necessaria, gli effetti drammatici, disumani e perversi, dei flussi migratori nelle “quinte” marine del Mediterraneo meridionale, dove si consumano gli apocalittici viaggi finali della speranza. Una cronaca romantica attraverso i fluttuanti flussi allucinati, ipostatizzati dall’ultima traccia corporale della memoria esistenziale di Maria Giulia Berardi, e nelle onde “astratte” di presenze fisiche soffocate di Ciro Prota: sacchi di Burri in bianco e nero d’autore, nella tensione di una luce fredda, che perde in partenza la sfida inglobante del buio. Capitoli visivi per un ricordo non-ricordato, emergente dalle onde impressioniste, ri-tracciate dalle ragioni esistenziali espressioniste di Maria Giulia Berardi, e documentato in quelle identità di volti non definiti mai ben riconoscibili in tratti identitari, corpi precipitanti, volumi di piedi, colori saturi oltre i confini dei corpi si disperdono nell’acqua, concentrato di sogni annegati. Identità che divengono solo numeri nella densa poesia visiva di Ciro Prota: immagazzinamento della memoria che mantiene solo la

97


98


MAURO QUIRINI Sono nato a Roma nel 1959, vivo ad Ostia da 48 anni, diplomato geometra, ma ho fatto tutt’altro. In fotografia sono un autodidatta, ma amo le mostre e i libri. La mia prima macchina l’ho acquistata nel 1998, una F80 Nikon, da quel momento ho provato tutti i formati fotografici, fino al GF. Ora lavoro solo in digitale. Villa Doria Pamphilj La villa Doria Pamphilj è il più grande parco pubblico urbano di Roma (184 ettari). Quello che all’epoca era solo un modesto appezzamento agricolo, la cosiddetta Villa Vecchia, venne acquistata dal nobile Panfilo Pamphilj il 23 ottobre 1630. Queste fotografie vogliono essere una piccola descrizione del luogo da me frequentato in tenera età, nel tentativo di riprodurre immagini e sensazioni emerse dalla memoria. http://www.mauroquirini.it/

99


100


CRISTIANO RANDO Vivo e lavoro a Vicenza. Sono un avvocato. E fotografo. Non necessariamente in quest’ordine. Dopo un lungo percorso di sottrazioni progressive, ho trovato lo strumento fotografico con cui riesco ad esprimermi meglio e ho rifinito il mio stile. Ero fissato con l’ultima novità tecnologica. Ora scatto con una digitale di sette anni fa. Ero ossessionato dall’immediatezza e dalla velocità. Ora uso una fotocamera a telemetro e un solo luminoso cinquanta millimetri, per dare sostanza alle mie visioni. Sono nato in una città di mare e ne sento costantemente il richiamo. Tutte le volte che ho bisogno di disconnettermi, faccio rotta per la spiaggia, una qualsiasi, in modo che il rumore incessante della risacca si sostituisca a quello della città e dei pensieri. Lì trovo aria, spazio, assenza di confini. Sono un solitario, ma ciononostante, perché una foto per me abbia significato, l’elemento umano deve essere il più possibile presente, per bilanciare il vuoto, dare senso allo spazio, dare vita a una storia. M A R I N A – un “tempo zero” Il progetto che vi offro è intitolato a “Marina”. Marina è un luogo, o la negazione di esso. È l’amante perduta o non ancora trovata. È immutabile eppure cangiante. È, per me, il “tempo zero”.

101


102


BIANCA ROMANELLA Arrivo dal 1972, dalle Marche. Della mia terra porto con me la sua grande semplicità. La Fotografia e i suoi grandi protagonisti mi affascinano da sempre, ma è solo da pochi anni che ho intrapreso il mio personale “percorso fotografico” (in digitale e in analogico), cercando sempre originalità e nuovi spunti che indichino riflessione e introspezione. Nella vita mi occupo di tutt’altro. Infrarosso,oltre il visibile “Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore.
L’essenziale è invisibile agli occhi…” (Antoine de Saint-Exupéry) La fotografia a infrarosso apre una diversa dimensione, un modo nuovo di vedere la realtà rispetto alle nostre abitudini. Lo spettro della radiazione luminosa è molto più ampio di quello che l’occhio umano può percepire. Tutto cambia. Il cielo e l’acqua sono molto più scuri. Dove c’è clorofilla, interviene il bianco. I tempi di esposizione si dilatano, giocando a favore della realizzazione d’immagini oniriche e poetiche. Si avverte la sensazione di essere entrati in una nuova dimensione.

103


104


GIORGIO ROSSI Nato a Roma il 13/06/1950, dopo aver meditato per due anni

(leggendo molto di fotografia) se fosse il caso o meno, nel 1971, acquisto una Pentax Spf. Inizio a fotografare. Sono anni di ricerca fotografica, partecipa per due anni al SIRP (Salon International de la Recherche photographique, Royan). Dal 1978 in poi sono professionista. Qualche anno dopo inizio ad interessarmi a foto di paesaggio e architettura, sarà per molti anni l’attività fotografica principale. Svolgo documentazione architettonica/ archeologica su incarico Sovraintendenza Comunale BB.CC. Organizzo alcune personali, recensite da quotidiani a tiratura nazionale, periodici fotografici, riviste di architettura (Domus). Fotografo per illustrazione articoli su testate a diffusione nazionale ed internazionale: Modo, Casa Vogue, VilleGiardini, Acer e altre. Mi fermo per alcuni anni. Riprendo a fotografare come fotoamatore, divertendomi con Lia, dentro e fuori dal gruppo Facebook Semplicemente Fotografare.

amici, chissà forse anche ad altri che non conosciamo, che non conosceremo mai. Ogni immagine inizia come latente, la sua impronta è in qualche modo custodita dentro un negativo o una scheda di memoria. Sappiamo che è lì anche senza vedere nulla. Del resto probabilmente era già in qualche modo dentro noi, l’abbiamo semplicemente riconosciuta e colta con un click. Tuttavia ci piace rendere visibile e più o meno stabile nel tempo questa impronta, condividerla. È un tramite per noi importante, una liaison più o meno dangereuse. Di per sé non esistono fotografie belle o fotografie buone, fotografie utili, giuste o sbagliate, esistono solo fotografie percepite. Quello che conta è che lascino un’impronta labile o stabile in chi le osserva.

Frammenti Sicuramente esistono più fotografie e immagini di elefanti che elefanti, probabilmente esistono più formiche che fotografie e immagini di formiche. Amiamo l’apparenza e il grande, il microcosmo è marginale. Eppure, nella iper-produzione di fotografie che girano ovunque, siamo un microcosmo dotato di un egocentrismo per certi versi tremendo ma probabilmente necessario per testimoniare, prima di tutto a noi stessi, poi a quelli che ci ruotano attorno, la nostra esistenza in vita. Sono in quanto mangio, passeggio, lavoro, dormo, faccio mille cose e faccio anche click. Un frammento tra fantastiliardi di frammenti possibili, un frammento tra un prima e un poi, in “testimonianza” che, per una parentesi di tempo, un qualcosa è stato davanti al nostro obiettivo. Guarda, l’ho visto, non so se sia ancora. Sicuramente è stato, in quel momento! Ha lasciato un’impronta importante per noi. Ci piacerebbe additare questo qualcosa ai nostri benevoli

105


106


FABRIZIO SAVINI Emiliano, classe ’89. Da sempre affascinato da musica ed arti figurative, abbraccio la fotografia come mezzo espressivo solo ultimamente, prediligendo contesti intimi e generalmente isolati. Sono attratto dalla genuinità degli album di famiglia pieni di foto ingiallite, dal rapporto che s’instaura fra tempo e fotografia e dai legami che si stabiliscono grazie e tramite questa disciplina della mente. Questo percorso di ricerca inizia nei luoghi della mia infanzia ed attraversa quelli del quotidiano. Guardando le immagini, vi chiedo di immedesimarvi. In cosa? Io mi sono immedesimato in un fotografo. Ho percorso questa strada ed ho immaginato di avere una fotocamera, di operare delle scelte: altro non credo che ci sia.

107


108


MARCO SCARPINO Mi approccio alla fotografia come autodidatta, affidandomi a passione e istinto. Rivolgo lo sguardo alla mia terra, la Calabria, cercando di coglierne l’essenza sotto ogni punto di vista. Il biennio 2015-2016 è un periodo rigoglioso per i successi ottenuti in alcuni contest: il concorso fotografico indetto da RED NOTES Paliano Jazz Festival (FR); il concorso fotografico indetto dall’Associazione Parchi Nazionali e Regionali APGI (Federazione Italiana Parchi e Riserve naturali), in seguito al quale espongo una mia foto a Manhattan presso il Palazzo delle Nazioni Unite. Sono membro del Circolo Fotografico Lametino associato Fiaf. Di recente sono entrato a far parte degli autori segnalati FIAF 2016 con il portfolio “Primario” e con opere singole. Espongo presso il Local Popular Museum di Catanzaro dal 27 maggio 2016. Continuo a documentarmi sulla produzione fotografica dei padri fondatori della fotografia a colori e di tutto ciò che è venuto a seguire. Primario Nella selvaggia corsa all’industrializzazione la vegetazione che doveva soccombere è, invece, riemersa. La natura riacquista terreno: niente può domare le sue chiome verde acido, neppure la forza umana. La raccolta non è una denuncia, ma una presa di coscienza della forza selvatica della terra di Calabria, terra che respinge indifferente i soprusi, li evidenzia, trasformandoli nell’emblematica esigenza di ripartire dal principio. Primario.

109


110


GIUSEPPE TANGORRA Nato a Bari nel novembre 1985, inizio ad appassionarmi al mondo della fotografia dall’età di 14 anni. Dedico il mio percorso fotografico alla ricerca di me stesso, ecco perché mi riconosco negli scatti di reportage e di viaggio. Sempre pronto a guardare da una nuova prospettiva il mondo, cerco di non tirarmi mai indietro quando c’è la possibilità di viaggiare. Ho viaggiato molto, in tutta Europa, Asia e Nord Africa, Sud-America e India, studiando visi e innamorandomi di culture diverse. In Italia negli ultimi anni ho organizzato 10 mostre personali ed ho partecipato a 18 collettive; all’estero ho preso parte ad una mostra in Russia a seguito della vittoria al Moscow International Foto Awards e ad una in Cina. I bambini di Namastè Questo mio progetto vuole essere una forma di aiuto, di ringraziamento e di racconto. Attraverso un reportage fotografico a colori racconto infatti il viaggio dentro le storie di diversi bambini seguiti dalla Onlus “Namastè onore a te” operante nel Sud dell’India! Ho cercato di raccontare una storia in ogni scatto, ricordandomi sempre di donare loro la dignità che meritano. www.giuseppetangorra.com

111


112


DOMENICO TANGRO Sono nato nel 1974 a Modugno, in provincia di Bari, e vivo nella stessa provincia a Bitonto. Comincio ad appassionarmi alla fotografia fin da piccolo, quando mio padre mi passava il cubo flash della sua Instamatic X133 ed io me lo passavo tra le mani per farlo raffreddare. Fotografo autodidatta, comincio a fotografare da due anni; dopo aver visto il film “Il sale della terra”, capisco cosa vorrei fare con la fotografia: documentare. Grazie al lavoro LUCREZIA sono stato selezionato per rappresentare l’eccellenza italiana in Cina. Lucrezia Un annuncio su un social per cercare una casa, un ambiente ” vintage”. Una risposta al mio annuncio e trovo il posto. Non è vuoto, ci abita Lucrezia. La casa è come la volevo io, non è antica ma è datata, con il suo arredamento decoroso, curato e pulito, con i mobili fuori moda. Mi sorprendono tutte quelle immagini sacre, quella religiosità diffusa, non urlata, ma vissuta quotidianamente e privatamente. Lucrezia è persa in un mondo diverso, sembra a tratti chiedersi chi sia e dove si trovi, perché l’Alzheimer prende le persone e le allontana dal mondo “reale”. L’imbarazzo di fotografarla sparisce subito: lei si mette in posa ed io mi sorprendo a sorridere appena vedo inaspettatamente nel mirino il suo sorriso, anche se non so se lo faccia alla mia macchina fotografica o ad un ricordo che stringe tra le braccia. Un incontro inaspettato che mi dispiace interrompere... Una dimostrazione di come la fotografia ci sorprende sempre e ci dà modo d’incontrare persone che in qualche modo ci regalano un pezzetto di sé. http://domenicotangro.wixsite.com/portfolio

113


114


ANDREA URBINI Sono nato a Novafeltria nel 1984, mi sono avvicinato al mondo della fotografia da circa 10 anni con l’acquisto della mia prima reflex. Mi ritengo un eterno principiante perché nella fotografia come nella vita non si finisce mai d’imparare. Sorelle Ho sempre fotografato tutto quello che mi colpisce e mi trasmette qualcosa; da quando sono diventato babbo, il mio sguardo si è focalizzato sulle mie figlie, alle quali voglio dedicare questa mia esposizione.

115


116


CORINE VEYSSELIER Nata ad Abidjan nel 1960, vive e lavora in Italia dal 1985. Nel 2009 inizia a scattare, seguendo colpi di cuore, e oltre; poi capirà essere un percorso di crescita interna. La fotografia diventa allora una necessità profonda per esprimere le emozioni del presente. È necessario “guardare” il mondo, non solo “vederlo”. ReBirthing Il desiderio iniziale di lasciarsi andare si trasforma in libertà di movimenti fluidi, avvolti dall’elemento primordiale. L’energia che ricarica il corpo e l’anima porta a risorgere verso la luce, per iniziare a ballare senza paura delle ombre. www.corineveysselier.com

117



PICCOLI PROGETTI PERSONALI


SIMONE BERNABUCCI Fossombrone (PU) 10/05/67 Raccontarsi in poche righe non è semplice, soprattutto per un orso come me. Mi rilassa quando posso fare foto. Fotograficamente nasco “analogico” e da allora coltivo questa passione come posso. Vivo quotidianamente come la maggior parte dalle persone schiavo del tempo. Di corsa, di fretta. Come una macchina fotografica con l’ottica col diaframma tutto aperto ingorda i luce, che ne deve ingurgitare il più possibile e che non gliene può fregar di meno se perde i dettagli di ciò che la circonda. Di sicuro le foto migliori sono quelle che mi passano davanti agli occhi quando non ho nemmeno il tempo o la possibilità dì scattare col cellulare. Dalla fotografia, come dalla musica,ho imparato che non si finisce mai di imparare (scusate il gioco di parole). Le regole basilari sono poche da sapere eppure le variabili non finiranno mai di stupirmi facendomi imparare cose nuove. Per me questa è la seconda edizione e personalmente sono grato per l’opportunità concessami. È l’opportunità di condividere con voi i miei “luoghi del pane quotidiano” dove ogni giorno da diversi anni fino a poco tempo fa ero solito dare forma alle idee di qualcuno, spesso famoso, ma che col passare degli anni si è perso il valore del “nostro saper fare”... “Made in Italy - GAME OVER”


STEFANO BISERNI Sono un uomo normale, con una famiglia, dei bimbi, qualche hobby e una passione: la fotografia. Dicono che il lavoro nobiliti l’uomo. Non so se sia vero, ma sono sicuro che il lavoro rischia di affievolire o spegnere le passioni, perciò sono contentissimo di non dover fotografare per vivere. Come molti di voi, qualche volta mi sono chiesto perché fotografo: fotografo perché quando vedo attraverso il mirino quello che vorrei vedere, inquadro quello che sto cercando e ho la prontezza di riflessi per fermarlo con un click ….ecco che solo allora, per quel piccolo istante dello scatto ma anche per tutti i momenti in cui riguardo quella frazione di tempo stampata sulla carta, mi sento speciale, unico: smetto di essere un uomo qualunque, quello che vedete in fila per fare la spesa o che vi chiede scusa se vi ha urtato inavvertitamente... In quel momento sono Io e solo Io. “Lu mircatu”

121


GIUSEPPE CONTI Sono nato a Bergamo nell’aprile del 1962. Mio padre ha sempre praticato e amato la fotografia come fotoamatore evoluto e creatore del Circolo Greppi qui a Bergamo, così a 14 anni mi è stato naturale iniziare anch’io. Ora fotografo con le fotocamere Fuji serie X100 perché vi trovo il colore e l’anima che desidero dare alle mie immagini. Velocità relativa Il mio lavoro in Ucraina è nato cinque anni fa a Cernivci, città middle-european che mi aveva incuriosito molto. Gli usi ed i costumi ucraini mi sono subito entrati nel cuore, le luci dei monasteri, i colori delle icone, le persone che vivono questa terra mi hanno affascinato e coinvolto tanto. “Per fotografare bene un Paese bisogna innamorarsene... concepire ogni foto come una carezza ... cogliere ogni raggio di sole come un suo sorriso... il gorgoglio delle fontane come la sua voce e la sua canzone... i suoi vicoli come le sue braccia che avvolgono e abbracciano... non importa come si chiami... la gente è lì nelle pietre calpestate o che calpesti o calpesterai e che hanno voglia di raccontare a chi ha voglia di ascoltare.” Questo progetto “Velocità relativa” è nato sul treno KharkivKiev una mattina del gennaio 2015, volendo bloccare la velocità del treno, della vita intorno a me in momenti che tutto trasformano in ombre fugaci. “ ...dal finestrino del treno attimi di vita diventano immagini.”


BIAGIO DI MEGLIO Sono nato nel 1960 e, come tanti coetanei, da piccolo volevo fare l’ astronauta; sono invece finito a fare una serie di lavori, dal geometra al PR e porto avanti la mia vita senza scordarmi del bellissimo mondo che ci circonda, cercando di vedere malgrado tutto il lato positivo nelle persone. La fotografia la incontro da piccolo ed è una passione dalla quale non penso di essermi mai separato. L’avvento del digitale, per quanto fondamentale, non ha cambiato il mio modo di vedere il mondo circostante. La frequentazione dei social ed in particolare di gruppi fotografici mi ha dato l’opportunità di ampliare di molto gli orizzonti e di dare forma e rispetto non più a nomi e cognomi indicati su di un monitor ma a persone vere, incontrate realmente e con le quali si è creata un’amicizia molto meno virtuale. Restiamo umani Le foto proposte sono uno spaccato di Napoli, recentemente visitata con alcuni amici di Semplicemente Fotografare.

123


ROBERTA GRAPPASONNI Sono nata a Roma a metà degli anni ‘60, pertanto gli anni della mia adolescenza coincidono con quelli che comunemente vengono chiamati gli anni di piombo; ma quelli furono anche gli anni dei fotoreporter, di quella che ora si chiama Street Photography, della macchina fotografica per tutti e delle prime Kodak e Polaroid. Ho avuto la fortuna di avere un papà appassionato di fotografia e di tecnologia che mi regalò una Polaroid 1000. Con quella iniziai a muovere i primi passi documentando gite scolastiche, feste e tutti quei momenti che una ragazzina vuole portarsi con sé. Ecco, questo per me è la fotografia: la narrazione di attimi. Nella parte centrale della mia vita le attività quotidiane e i figli hanno ridotto la fotografia ad un ruolo marginale, lasciando sopita la passione. La scomparsa di mio padre mi ha fatto però riprendere in mano la sua dsrl Sony e ricominciare quel percorso documentaristico chiuso in un cassetto per troppo tempo. L’amore per la mia città, per le passeggiate, la curiosità verso ciò che mi circonda hanno fatto il resto e mi hanno portato fin qui.


STEFANO PARI Sono nato a Rimini il 3.6.1957 e scatto foto. Sono iscritto all’ASFA (Associazione Sammarinese Fotoamatori) da alcuni anni. Luoghi non luoghi Il lavoro che presento è dedicato alla mia città natale, Rimini, dove in gioventù ho conosciuto tante persone ed è nato nel ricordo di quegli anni, di emozioni vissute, di socialità e di voglia di fare. Nel ricordo, dunque, della Rimini di ieri, dei locali che hanno rivoluzionato il mondo della musica leggera italiana, aprendo a tanti giovani artisti la strada verso il successo: dall’Embassy in cui Fred Buscaglione si esibiva con il suo Gruppo, al Velvet, ultimo storico locale di musica dal vivo, sopravvissuto ai “tempi moderni” sino alla recente chiusura del maggio 2016. 1954/2016: l’inizio e la fine... Un modesto tributo alle “cartoline da Rimini” di Maurizio Cattelan dell’estate 2015. Un breve racconto realizzato attraverso lo sguardo degli street artists e di un artista contemporaneo. Luoghi non luoghi di uno spazio senza tempo, dove crescere nella cultura della libertà avvolti dal magico suono delle emozioni.

125


LORENZO POMPEO Nato a Roma nel 1968, dottore di ricerca in slavistica, è traduttore dal polacco e dall’ucraino di due vocabolari, cinque romanzi, una raccolta di fiabe, alcuni testi teatrali, racconti e saggi. Inoltre è autore della raccolta di racconti Auto-pseudo-bio-grafo-mania e del romanzo In arte Johnny. Vita, morte e miracoli di Giovanbattista Cianfrusaglia. Ha collaborato con il blog Nazione indiana e con molti altri (La stamberga dei lettori). Ha curato rassegne cinematografiche in collaborazione con la Cineteca Nazionale di Roma relative alle cinematografie russa, polacca e ceca. Ha partecipato ai lavori del cantiere-seminario Drama, studio tenuto da Mario Prosperi presso il teatro “Il politecnico” di Roma. Ha curato in collaborazione con l’ass. cult. Braviautori e con l’omonimo sito due antologie di racconti: Non spingete quel bottone. Racconti sull’ascensore nonché Biblioteca-labirinto. Racconti sulle biblioteche. Parallelamente ha coltivato da sempre un interesse verso la fotografia, inizialmente a livello personale e privato. Dal 2016, dopo l’acquisto di una modesta Lumix TZ70 scopre le “mille sfumature di grigio” del BN digitale e da allora si è messo in cammino in cerca dello scatto perfetto (che ancora non ha trovato). Lo si vede ancora in giro, sempre col suo talismano nella borsa, a caccia dell’attimo fuggente.

L’ombelico del mondo

Sono nato e da sempre abito a Ponte Milvio, a Roma, un piazzale dal quale partono due antiche strade, la Cassia e la Flamina. Più volte distrutto e più volte ricostruito, ultimamente Ponte Milvio è diventato famoso per i lucchetti che i fidanzati lasciano come pegno e promessa di eterno amore. Il piazzale dal quale si diparte l’antico tracciato delle due strade consolari è un brulicante crocevia di gente che si sofferma per un aperitivo, un caffè

oppure vi passa per andare a un concerto o una partita di calcio presso il vicino Stadio Olimpico o per curiosare tra le bancarelle del mercatino domenicale delle pulci. Ma per me, che da sempre abito qui, Ponte Milvio non è un luogo di passaggio: è l’ombelico del mio mondo, il luogo dal quale si dipana il filo della mia esistenza. Non appena sono sceso in strada con la macchina fotografica, il confronto con questo luogo per me è stato fatale, inevitabile. Qui ho cominciato a guardarmi intorno e ho imparato a osservare, qui è cominciato quel percorso che sto faticosamente cercando di seguire per le strade del mondo.


MELANIA TOMMOLILLO Sono nata in provincia di Napoli il 22 maggio 1968 e risiedo in provincia di Roma. Mi reputo una semplice “scattista” autodidatta. Caratterialmente sono una persona “curiosa” e ficco il naso in tutto ciò che cattura la mia attenzione; questa peculiarità mi spinge ad usare l’obiettivo per “vedere” le situazioni in chiave alternativa non stereotipata. La fotografia mi libera la mente e gli scatti qui proposti sono proprio la visione di luoghi spesso assoggettati a condizioni legate ad una cultura convenzionale, ma la mia chiave di lettura li ha interpretati e visti come “diversamente artistici”. Verano

127



ITALIA, TANTE STORIE UNA STORIA COLLETTIVA


Bianca Romanella


Questo progetto nasce dalla consapevolezza che non riusciamo del tutto a identificarci nell’Italia così come ce la raccontano famosi fotografi stranieri e strapagati, la stampa, i telegiornali. Forse perché in ogni occasione, a seconda delle diverse “necessità”, si tende a voler dimostrare con parole e immagini tesi alquanto riduttive. Magari fossimo ancora nella semplicistica Italia fatta di spaghetti, mafia, pizza, mandolino! Proviamo un odio/amore diffuso, intriso di sorriso e nostalgia per come eravamo, e come in fondo da qualche parte siamo ancora, con la radicata convinzione che comunque e sempre siamo in un Paese meraviglioso. Ci siamo confrontati su questo tema, sulle mille storie diverse, assonanti e dissonanti; alla fine ne è uscito, non poteva essere diversamente, un puzzle. Ottantacinque fotografie, Ottantacinque tessere. L’Italia del calcio, della processione, del mare, del sono di passaggio e del mi siedo a vedere passare la gente, del continuo a lavorare, dell’arte, della musica, del nulla cambia e tutto si muove, vista da dentro, da noi.

131


Alessandro Bonini

Amleto Natali

Antonio Tevere Antonio Convista


Aldo Larosa

Biagio Di Meglio

Antonio Vadacca

Bruno Panieri

Bianca Romanella 133


Cinzia Trupia

Claudine Tissier

Costantino Bragalini

Cristiano Antonini


Cristiano Spolverato

Daniele De Angelis

Daniela Natale

Danilo Assara

135


Davide Gasparinetti

Davide Arlotti

Diego Bardone

Domenico Tangro


Donatella Bettin

Edmondo di Loreto

Ela Francone

Elio Carrozza

137


Emanuele Cortellezzi

Emanuele Giachet

Enrico Cubello

Fabio Campo


Fabio Peloso

Franco Gardiman Giuseppe Conti

Federico Celletti

Francesca Ferrari

139


Francesca Piras

Francesco Castiglione

Fabio Manta

Francesca Capodagli


Gianluca Polazzo

Giorgio Panigalli

Giuseppe Tondo

Giuseppina Dettori

141


Laura Torsellini

Ketty Domesi

Liliana Tomarchio

Lino Petito


Mauro Franzini Mauro Fornasero Laura Fogazza

Luca Tizzi

Luigi Stranieri

143


Marco Costanzo Marco Scarpino

Maria Grazia Scarpetta

Marco Andoardi


Maride Muci

Mario Filabozzi

Matteo Ridolfi Maristella Belvedere

145


Mauro Quirini

Michele De Filippo

Federico Moschietto

Paolo D’Amanzo


Piero Imperiale

Roberta Benedetti

Roberta Priori Roberto Dal Bo

147


Roberto Lepore

Roberto Menardo

Roberto Pireddu

Ros Ottaviano


Renato Greco Stefania Vitale

Giorgio Rossi

Scancarello Giuseppe Roberto Spagnuolo

149


Simone Bernabucci

Vincenzo Romania

Teresa Rotondo

Umberto Lo Faro


Vincenzo Ricciarello

Stefano Biserni

Giulio Limongelli

Chiara Marcotulli

Lia Alessandrini 151



CLICK, piccoli fotografi grandi storie COLLETTIVA



Un progetto di fotografia solidale con i ragazzi delle case famiglia della Onlus Namastè in Kerala, India. La fotografia come strumento di crescita e di relazione per ragazzi svantaggiati: una straordinaria esperienza realizzata grazie a cinque amici italiani, fotografi professionisti e amatoriali, che hanno coinvolto i ragazzi delle case famiglia della Onlus Namastè. I giovani protagonisti, macchina fotografica alla mano, hanno potuto sperimentare l’immenso potere espressivo e comunicativo della fotografia per raccontare e raccontarsi, per confrontarsi e condividere. Un’opportunità formativa che li ha aiutati a far emergere potenzialità relazionali spesso sopite a causa di svantaggi educativi dovuti a circostanze personali, sociali, culturali o economiche. Le loro foto sono diventate le tessere di un puzzle che illustra in modo speciale la vita di un’intera comunità e il modus operandi della Onlus Namastè. “Non basta fare il bene, bisogna anche farlo bene”, questo è il motto dell’associazione, che aiuta prevalentemente bambini e ragazzi in condizioni di estrema povertà a vivere e studiare in dignità nel proprio paese d’origine. La Onlus è presente in India da oltre 20 anni e opera nel sud del Kerala, in un’area economicamente e socialmente depressa. Per statuto Namastè non ha connotazione politica o religiosa e s’ispira agli universali valori di solidarietà e rispetto per i più sfortunati nel mondo. Namastè Onlus Italia: http://www.namaste-adozioni.org/ http://www.namaste-adozioni.org/click-piccoli-fotografi-grandi-storie/ Namaste Wings to Fly India: http://www.namastewingstofly.org/ Web: https://clickforproject.wordpress.com/ Facebook: https://www.facebook.com/clickpiccolifotografi

155



Alcuni degli scatti prodotti dai ragazzi di Namastè durante le uscite didattiche per il progetto Click.

157


Il dietro le quinte dei ragazzi e delle ragazze di Namastè durante alcune delle fasi del progetto Click.


159



Nel contesto del progetto Click, Fabio Campo, Claudine Tissier, Renato Greco, Gianluca Polazzo e Giuseppe Tangorra hanno scelto alcune delle foto scattate nel viaggio attraverso i due stati del Tamil Nadu e del Kerala. Questa fase di attraversamento li ha portati a contatto con diverse organizzazioni che lavorano a favore di persone e bambini in condizioni di disagio. Hanno ad es. avuto modo di conoscere la Onlus Speed Trust che si trova nello slum Gandhi Nagar di Chennai, che tra le altre cose ha formato le donne autiste con le quali hanno visitato la città, e la Onlus Prema Vasam, che si occupa di bambini “speciali”, come li definisce Selvin, il suo direttore. Esperienze forti, che hanno lasciato il segno e che li hanno spinti a produrre alcuni racconti fotografici che ne dessero testimonianza. Oltre a queste esperienze, una volta raggiunto il Kerala, sono state approfondite tutte le connessioni satellite dei progetti di Namastè: per le case famiglia, le diverse attività ed iniziative da promuovere o da documentare nel loro svolgersi; per il sostegno a distanza di ragazzi e ragazze che vivono nelle loro case immerse nella giungla il confronto tra le famiglie locali. Punto focale è comunque l’accoglienza dei bambini, o nel sostegno a distanza o nelle strutture della onlus. Tutta una moltitudine di situazioni che sono state documentate passo passo grazie al diario di viaggio pubblicato su www.clickforproject.wordpress.com

161


FABIO CAMPO E CLAUDINE TISSIER


GIANLUCA POLAZZO

163


GIUSEPPE TANGORRA


RENATO GRECO

165



PROGETTO 192 COLLETTIVA



169


Il “Progetto CentoNovantaDue” fonde la vita,la morte,la pietà e l’accusa. 192 fotografie e 192 nomi,quelli delle vittime dell’attentato nei treni dei pendolari di Madrid,l’11 marzo 2004. Un passato molto prossimo,sul quale pero’ ogni giorno cala impercettibile un velo,il velo più pericoloso,il velo dell’oblio,lento e sottile. Io non voglio dimenticare,e non posso. L’ambiente dei treni,specie quelli dei pendolari,è un microcosmo inarrestabile;brulicante di vita,di movimento,di rumori. Migliaia di persone diverse tra loro,eppure simili,nei loro sentimenti,nelle loro motivazioni. E sulla vita visibile,fatta di gesti e movenze,di voci e rumori all’improvviso scatta e si staglia quella invisibile, fatta di pensieri e di silenzi. E nasce una fotografia. Nei treni c’e’ tutto. C’è la nostra vita,fatta di tante cose,che vogliamo,che non vogliamo,che cerchiamo,che non troviamo,che facciamo perché dobbiamo. Il nostro lavoro,i nostri incontri, i nostri passaggi occasionali. Ci siamo noi. Vivi e veri. Tutti i giorni,a tutte le ore. Un giorno uguale all’altro,un giorno dopo l’altro. Ma l’11 marzo 2004 è stato un giorno diverso. Nei treni è entrata la morte,quella piu’ cieca,violenta,cattiva,portata da un odio cieco,violento,cattivo. 192 persone non ci sono più, e accanto alle loro vite perdute per caso,per un attimo sbagliato,ci sono le vite devastate dei loro familiari e amici. Qualche giorno di caos,di ricerche febbrili e accorate,di strazi impietosamente portati in giro per il mondo dai mass media, e poi i tanti gesti di eroismo e solidarietà, tanto più sinceri quanto più improvvisati e nati cavalcando l’onda del sentimento umano ferito e oltraggiato, e lentamente la vita è tornata,con le sue leggi ineludibili. Si continua,c’e’ un altro giro di giostra per tutti noi. Nei nostri obiettivi gesti,movenze,voci e rumori. E ancora pensieri e silenzi. Dietro il suo fluire inarrestabile la vita cela il suo doppio,la paura,il terrore,la morte. 192 fotografie in bianconero. Una fotografia per ogni vittima, e il nome di ognuno di loro “ dentro “ l’immagine, scritto su un foglio,su una mano,su uno scalino,su un sedile o altro ancora. Sarà la fotografia a deciderlo volta per volta,sarà il nome a chiederlo volta per volta,a creare la situazione fotografica. A volte con la partecipazione di uno sconosciuto consenziente, che si farà testimone d’accusa e portatore di pietà. Perché soffrire della sofferenza altrui è il nostro cammino. http://www.projet192.org/


171



ELOGIO DELL’OMBRA COLLETTIVA


Il termine ‘fotografia’ significa scrittura/disegno della luce, ma qui, in questi scatti, sono le ombre le protagoniste; le ombre che la luce disegna giocando con i fenomeni che si palesano al nostro sguardo. Le ombre sono incaricate di dar conto a noi della forma nascosta delle cose, attraverso le tracce che il tempo e la luce disegnano nell’altrove, fuori dalla materia che le ha generate. Ombre dunque. Non tanto un punctum come lo definirebbe Barthes, quanto vere e proprie voci ottiche nel campo visivo e, poi, nell’inquadratura; ritmi di cromie e di forme, a fuoco, sfuocate, leggere o imponenti, a volte ingombranti, che si fanno interrogare e che ci interrogano; tracce scure che - accarezzando le cose confondono il reale e chiedono all’immaginario di farsi strada, di dirsi. Vorrei che tu, lettore di queste immagini, di queste forme portate ora sulla carta, vorrei - dicevo - che grazie alle fotografie di questi autori ti possa interrogare su questa cifra nascosta e intima, meno invasiva, più evanescente e delicata e forte al contempo.

Grazie, Roberto steve Gobesso

A CURA DI Roberto steve Gobesso FOTOGRAFIE DI Alessandro Angeli Venezia / Mimmo Bavaro Bari Giampiero Bianchi Montefeltro / Umberto Bianchi Rozzano (MI) Luciana Coletti Malles Venosta (BZ) / Sergio Creazzo Torino Carmen Decembrino Manfredonia (FG) / Stefano Di Marco Bari Daniela Dionori Roma / Toni Garbasso Roma Roberto steve Gobesso Todi / Giulio Limongelli Bologna Fabio Manta Napoli / Giovanni Marasco Roma / Gabriella Martino Pavia Diego Mazzei Cosenza / Gianni Mazzesi Ravenna Gaetano Paraggio Bellizzi (SA) / Davide Pecorari Modena Gianmarco Stocchi Parma STAMPE Giulio Limongelli Bologna


Alessandro Angeli Venezia Venezia, 2016

Mimmo Bavaro Bari Monumento N. Piccinni Bari, 2015

175


Giampiero Bianchi Montefeltro (PU) Particolari della casa di Tiziano a Pieve di Cadore

Luciana Coletti Malles Venosta (BZ) Yemen, 2007


Stefano Di Marco Bari Interno-Esterno, Bari, 2016

Carmen Decembrino Manfredonia (FG) Lungomare, Pescara, 2014

177


Daniela Dionori Roma Terrazzo condominiale Roma, 2015

Toni Garbasso Roma Scala al Bruco, Siena, 1989


Fabio Manta Napoli TranquillitĂ Napoli, 2016

Gabriella Martino Pavia Senza titolo, 2016

179


Diego Mazzei Cosenza Rende, 2016

Gaetano Paraggio Bellizzi (Sa) Bussana Mare, Imperia 2011


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.