Catalogo live 2015

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SEMPLICEMENTE FOTOGRAFARE LIVE! 2015 SECONDA EDIZIONE Esiste un solo Colosseo, esistono milioni di fotografie del Colosseo, girovagando sul web si trovano miliardi di fotografie del Colosseo. Cos’è la fotografia oggi se non elevare all’infinito, identificandoli come soggetti, gli ambienti, le presenze animate o meno che ci circondano? Della Fotografia con la F. maiuscola ci interessa solo marginalmente disquisire, parliamo di fotografia con le nostre fotografie... in un dibattito per lo più scherzoso, altre rare volte tagliente come la lama di un rasoio, perché quelle fotografie siamo noi, con i nostri pregi e difetti, con le nostre fragilità travestite da immagini, per non essere troppo nudi o per desiderio di metterci a nudo, esibirci. Qual è la fotografia giusta? Si parla di fotografie belle e brutte, buone o cattive... La fotografia dello sguardo di chi vive lì, del turista che passa per caso in vacanza, della modella, del figlio, del tramonto infuocato, delle nuvole, del mare, dell’albero solitario e dell’aperitivo, della mia famiglia, dello sconosciuto, del progetto, della botta di culo, del paesaggio inventato in Photoshop, del mi piace così... in B/N... a colori... La fotografia è per sua natura ambigua, può essere tutto e anche il contrario. Se ti metti a curiosare in giro per la rete anneghi. Noi amiamo ritrovarci qui. Nel tempo, ormai sono circa due anni dall’apertura della nostra pagina, siamo cresciuti in numero. Insieme, giorno dopo giorno, abbiamo inavvertitamente tracciato una sia pur labile linea di demarcazione tra ciò che ci piace e ciò che non ci piace, senza bisogno di nocchieri che ci indichino la rotta. Ed è qui, tra queste mura di Novafeltria che ci accolgono, che quelle che definiamo consapevolmente immagini liquide, puro virtuale, diventano concretamente fotografie, trovano la vera ragione di essere, terminano il loro ciclo e forse ne iniziano un altro. Sono più o meno lo specchio di quello che esiste, “fotograficamente” parlando, ma accanto a quello specchio ci siamo noi, in un abbraccio.



PERSONALI


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PIETRO ALBERTELLI Sono nato in una piccola località della Sicilia nel 1965, ho incominciato ad interessarmi alla fotografia nel 1991,con l’acquisto di una Yashica FX3, successivamente accompagnata da una Zenith. Mi piace fotografare la gente,cercare di documentare storie,vite ed espressioni di persone,quindi direi appassionato di reportage. Adoro il B/N, la mancanza di colore mi dà l’idea che ci si concentri più sul contenuto che sull’estetica, anche se qualcosa la faccio a colori,ma è una minima parte. Col tempo poi sono passato al digitale e alla reflex,abbandonata poi per un sistema più leggero e quindi più comodo per il mio genere fotografico,il sistema mirrorless.


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LIA ALESSANDRINI e GIORGIO ROSSI Un account duplex su facebook, due sguardi, una passione condivisa e coltivata insieme: Lia & Giorgio. Giorgio, oltre 30 anni come fotografo professionista, Lia oltre 30 anni e basta. INQUADRATURE NEL MONTEFELTRO “Quelli che s’innamorano della pratica senza scienza sono come quei nocchieri che entrano in naviglio senza timone e senza bussola, che mai hanno certezza di dove si vadano. Sempre la pratica deve essere edificata sopra la buona teoria, della quale la prospettiva è guida e porta, e senza questa nulla si va bene” (Leonardo da Vinci). Nel corso delle nostre scorribande nel Montefeltro ci ritroviamo davanti a un balcone che si allarga sul paesaggio. Rosetta Borchia, pittrice e fotografa di paesaggi, e Olivia Nesci, docente di Geomorfologia dell’Università di Urbino, da questo punto di osservazione hanno scoperto interessanti analogie tra un ingrandimento fotografico e paesaggi del Montefeltro dipinti da Piero della Francesca nel Dittico dei Duchi di Urbino conservati agli Uffizi. Curiosa coincidenza, stiamo cercando spunti per un’indagine sul concetto d’inquadratura che è sempre

precisa scelta e nello stesso tempo esclusione. Localizzazione e astrazione. Riproduzione, documentazione, interpretazione. NikonFTN,24mm,35mm. Neg.FP4, stampe ai sali d’argento.


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MARCO ANDOARDI Nato a Torino nel 1973. Mi piacciono le cose semplici, una casa in campagna, girare per monti, muovermi lentamente con la mia bicicletta o in punta dei piedi, per non fare troppo rumore. Tra le cose semplici che amo rientra anche la fotografia, che è stata mia compagna da sempre. La fotocamera è sempre stata con me a documentare la quotidianità, cercando di raccontare il mondo in cui vivo, isolando piccoli dettagli che attirano il mio sguardo. In questo momento storico della vita, sono innanzitutto sposo felice e padre di quattro piccole pesti, per cui il mio fotografare è rivolto prevalentemente a loro. Le mie fotografie rappresentano il punto di vista di un padre, il continuo osservare i figli e cogliere la loro spontaneità. Ora servono a me come appunti di momenti felici che riguardo volentieri quando faccio più fatica, ma domani, diverranno per loro memoria del tempo passato. Qualche giorno fa hanno definito una mia fotografia un film: penso sia proprio così, ogni mia fotografia rappresenta un fotogramma di un film, il mio film.


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MASSIMILIANO ANGELONI Da sempre “fotografo di persone”, predilige la fotografia dove il protagonista sia l’elemento “umano”: dal reportage, alla moda, ai matrimoni. I suoi servizi fotografici sono pubblicati da testate italiane ed estere.Fotografo esclusivo dei fotoromanzi Grand Hotel per la casa di produzione The Best, ha curato per la stessa produzione anche la migrazione del processo lavorativo da analogico a digitale. Collabora con la rivista Fotografia Reflex scrivendo articoli legati alla tecnica d’illuminazione con i flash, il ritratto e le prove sul campo di macchine fotografiche e attrezzature in generale. L’illuminotecnica, insieme al ritratto ambientato, sono anche le situazioni che prevalentemente affronta nei workshop e nei corsi di fotografia che organizza in tutta Italia. Dal 2005 è il fotografo ufficiale del Tae kwon do CSEN. Nel 2010 ha fondato Riflessifotografici.com, portale di cultura fotografica, e l’omonima etichetta di produzione cinematografica per la realizzazione e la promozione di film indipendenti. In qualità di direttore della fotografia è stato uno dei pionieri nella sperimentazione delle nuove tecnologie video offerte dai moderni sistemi reflex digitali e della loro applicazione nel campo cinematografico, Fotografo per Fujifilm Italia Photoshow 2012.

Docente Fujifilm eXperience tour Testimonial Campagna Pubblicitaria Fujifilm X-M1 Max Angeloni è fotografo NPS Italia (Nikon Professional System) World Wide X Photographers Fujifilm.


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CRISTIANO ANTONINI Sono nato nel gennaio del 1975 a Rimini, dove ho sempre vissuto fino al matrimonio nel 2002, quando mi sono trasferito poco distante, a Villa Verucchio. Ho sempre avuto la passione della fotografia anche se mi sono realmente avvicinato ad essa solo all’etĂ di 25 anni, prima mi limitavo a immortalare le vacanze e i ricordi di famiglia; per questi motivi, pur avendo iniziato con la pellicola, mi sono formato nel digitale. Sono un completo autodidatta ed ho imparato leggendo su varie riviste di fotografia le tecniche di base. Pur non seguendo un genere fotografico particolare, prediligo le fotografie di paesaggio, le fotografie naturalistiche e le fotografie macro, e mi affascina molto il mondo della foto di strada, anche se non sono riuscito ancora a dedicarmici con costanza. Mi definisco un solitario, perchĂŠ mi piace prendermi i miei tempi senza condizionare e farmi condizionare dagli altri. Non mi interessa diventare fotografo professionista in quanto scatto per puro piacere personale, tanto è vero che, pur richiesto da tanti, non ho ancora mai messo in mostra i miei scatti.


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DIEGO BARDONE Nato a Milano nel 1963. Una passione fotografica “nata” a 25 anni, ha collaborato con “Il Manifesto” e una piccola agenzia per alcuni anni, poi la vita lo ha portato “altrove”, ma la passione non si è mai sopita. Nei suoi pensieri non c’è niente di meglio che essere di fronte ad una fotografia in BN: non si può scappare, si possono chiudere gli occhi, ma alla fine, si può essere sicuri che non scomparirà come un’immagine che scorre sopra uno schermo.


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MARCO BUCCI Fotografo amatore con base a Rimini e Milano, Marco cerca nella bellezza femminile un modo per esprimere i suoi pensieri e quelli di chi ritrae. Non disdegna di riprendere anche paesaggi, cose o momenti di semplice quotidianità; tutto concorre a creare la sua visione della vita che riporta nelle proprie fotografie. “Nelle fotografie di Marco le donne diventano protagoniste assolute, colte nella loro totale bellezza, nella loro fragilità, nei loro gesti sensibili e nei loro sguardi sicuri e forti” (L.B. ed.) “..così.. Marco le racconta e le ama fotografandole, svelando la loro identità e le loro emozioni” (L.B.ed.) “..con delicatezza e affetto, come se ogni singola donna davanti al suo obiettivo diventasse importante. Con una sua storia da raccontare, con una propria identità da mettere a nudo” (L.B.ed.)


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CLAUDINE TISSIER e FABIO CAMPO Siamo insegnanti per deformazione professionale e artisti eclettici e poliedrici, spesso incompresi. Spaziamo dappertutto: scrittura, filmmaking, fotografia, arti figurative e plastiche, web designer. Non ci facciamo mancare nulla. Viviamo tra Nizza e Bologna ma viaggiamo appena possibile, spesso in Asia e particolarmente in India, dove siamo anche diventati perfino esperti di Bollywood. Tra i vari ed eterogenei progetti quello che ci sta più a cuore è proseguire la collaborazione con alcune associazioni di solidarietà a donne e bambini in difficoltà. DEVOTION In India e Birmania La devozione è un elemento onnipresente in India e Birmania. Le religioni e i movimenti religiosi hanno radici profonde nella cultura e battono il ritmo della vita quotidiana. I legami con la politica, le tradizioni e le trasformazioni sociali sono fortissimi e si influenzano a vicenda. Basti pensare alla rivolta dei monaci in Birmania o alla recente ascesa di forme di integralismo induista in India. Ignorare questi fenomeni o ridurli a una semplice cartolina di viaggio dai colori accesi significa non cogliere aspetti fondamentali di questi luoghi e del mondo in cui viviamo.


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ELIO CARROZZA Nato nel 1973 a Reggio Calabria, dove consegue la laurea in Architettura e il dottorato di ricerca in Architettura del Paesaggio. Dopo esperienze lavorative a Roma e Shanghai, torna nella sua Calabria a Roccella Jonica, città dove attualmente vive e lavora. Inizia a fotografare nel 2005 e si forma da autodidatta concentrando le sue attenzioni sul ritratto e il reportage. È fondatore e gestore di diversi gruppi e pagine fotografiche su Facebook di oltre 100.000 utenti. Attualmente lavora sulla realizzazione di Anime Salve, un articolato progetto fotografico avente come soggetto gli sbarchi, lavoro realizzato a quattro mani con l’amico Luca Daniele.

LUCA DANIELE Nato a Roccella Jonica nel 1972, città in cui attualmente vive e lavora, inizia a 15 anni la sua esperienza nel mondo della fotografia come assistente di studio e cerimonia e sotto la guida del maestro Giovinazzo. Successivamente perfeziona da autodidatta la sua passione e si avvicina negli anni ‘90 al mondo della fotografia jazz. Qui inizia a collaborare con i fotografi Pino Ninfa e Roberto Masotti e successivamente comincia le sue collaborazioni con alcune riviste specialistiche (Musica Jazz e Jazzit). Dopo una breve parentesi all’estero, ritorna in Calabria e dal 2002 inizia delle collaborazioni con alcune manifestazioni nazionali e internazionali. Ultimamente ha spostato i suoi interessi verso il ritratto e il reportage sociale.

Il progetto che racconta gli sbarchi avvenuti a Roccella Jonica (RC) in un arco temporale di 7 anni, è stato presentato ufficialmente a Foggia Fotografia nel 2014 ed esposto successivamente ad Atessa, Reggio Calabria, Cuneo e Scicli.


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PRIMO CASSOL Nato a Vicenza nel 1952, abita e lavora ad Arco, sul Lago di Garda. Si occupa attivamente di fotografia da sempre e la percorre nelle principali espressioni, dal reportage al glamour passando per paesaggio e still life. Le ultime sue mostre: Riflessi: oltre il conflitto – la Grande Guerra Acrobazie: Circo e dintorni Terre rubate


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SERGIO CATITTI Sono nato l’11 marzo 1963 a L’Aquila dove ho vissuto fino al 1998 quando mi sono trasferito a Rimini per motivi di lavoro. Appassionato di fotografia dall’età di 16 anni, non ho mai pensato di farne una professione, anche se spesso ho collaborato con fotografi professionisti nella realizzazione di foto da cerimonia o come inviato in manifestazioni o congressi locali. Ho vissuto in pieno il passaggio tra l’analogico e il digitale che per alcuni anni mi ha fatto accantonare questa magnifica passione. Successivamente, senza mai dismettere completamente la mia attrezzatura analogica e tenendo ancora oggi tutto il necessario per la camera oscura, ho deciso di ricominciare e affrontare di nuovo la fotografia nella nuova veste digitale. Nella mia prima fase fotografica, non avevo mai pensato di partecipare a mostre, limitandomi a sporadiche partecipazioni a concorsi fotografici anche con qualche piacevole soddisfazione. Solo recentemente con il mio ingresso in un’associazione di Artisti di Cesena, ho realizzato diverse mostre e mi sono affacciato a vetrine di rilievo portando alcuni miei lavori alla “17ª mostra contemporanea -Forlì Arte-” nel

novembre del 2013 e alla “12ª edizione di Vernice Art Fair – Forlì Arte” a marzo del 2014, esperienze che ho ripetuto e che continuerò ad affrontare anche nel 2015. All’interno poi di associazioni fotografiche ho ulteriormente incrementato le mie presenze con mostre collettive e personali. Attualmente utilizzo una

digitale Sony sulla quale uso anche le vecchie ottiche analogiche e ho sempre le mie fidate reflex Contax e Yashica e una 6x6 Hasselblad 500 C, dalle quali non mi separerò mai.


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IVANO CHELI Fotografo da oltre 30 anni, sempre con la curiosità e la voglia di trovare la bellezza intorno a me. Guardo la realtà a 360°. Mi attraggono le linee pure e perfette della natura, il gioco degli occhi e delle pieghe in un volto, I grafismi urbani, i contesti anche estremi e abbandonati, le scene limpide e pulite. Vivo e lavoro tra Italia e Svizzera. Mi piace viaggiare e realizzare reportage di viaggio. Amo il Nepal e la sua gente da lungo tempo. Lo spaventoso terremoto che ha devastato questa terra il 25 aprile 2015 mi ha indotto al gesto d’amore rappresentato da questa mostra e dal libro, in cui sono raccolte alcune delle fotografie scattate nei miei viaggi degli anni precedenti: il Nepal com’era, nel bagliore di un ricordo intenerito e reso struggente dal dramma del presente.


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ERNESTO CHIARANTONI “IL MID” Il Mid. Questo soprannome me lo sono scelto nel 2001… Ascoltavo la canzone “Midnightwalker” di Dave Spillane quando mi avvisarono che mio padre ci aveva lasciato. Decisi da quel giorno che sarebbe diventato il mio alias e strada facendo è diventato “MID”. Che dire di me “fotografo”…. In realtà ben poco avendo iniziato un po’ tardi a prendere la fotografia sul “serio”. Vedo la fotografia come passione… (non ossessione… nel senso “scattare a tutti i costi”) poiché, come dice il buon Mauro Giacomelli: “la fotografia è una cosa semplice, a condizione di avere qualcosa da dire”.


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DONATO CHIRULLI Nato a Roma, nel 1958. Fotografo professionista. Si occupa prevalentemente di Fine Art, reportage, viaggi, street photography e paesaggio urbano. Si dedica inoltre alla formazione, attraverso corsi e workshop. Singole immagini, reportages, servizi in assignment ed articoli sono stati pubblicati sulle più prestigiose riviste italiane di Viaggi (Bell’Europa, Dove, In Viaggio, V&S etc.) Official Fujifilm World X-Photographer. Collaboratore della rivista Fotografia Reflex. Autore di libri fotografici. Selezionato per l’edizione 2012 e 2013 della mostra “A Glimpse at PhotoVogue”. Alcuni lavori sono stati pubblicati anche su importanti siti web: Blog ufficiale Leica Camera, Fotoup, Le Journal de la Photographie, Vieworld Magazine etc. Collabora inoltre con il portale di cultura fotografica riflessifotografici.com


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DAVIDE CONTI Nasce nel 1970 a Bologna dove frequenta l’Istituto d’arte e l’Accademia di Belle Arti, diplomandosi nel 1993 in pittura. Nel 1991 è ammesso come borsista al Collegio Artistico Venturoli, dove rimane fino al 1998. Parallelamente alla sua attività artistica, Davide inizia a sviluppare la passione per il design grafico occupandosi di progettazione editoriale per una nota casa editrice. La grafica e il design diventano poi la sua professione all’interno di grandi aziende, importanti gruppi industriali. All’interno del suo percorso non è venuta mai a mancare la fotografia, vissuta sin dall’infanzia, grazie alla passione del padre, e diventata poi parte integrante del suo percorso professionale e artistico. I suoi lavori sono un connubio di costante contaminazione tra la pittura, le arti figurative, il graphic design e la fotografia. Di recente ha scelto Misano Adriatico come base di lavoro, ma senza dimenticare Bologna. UNA CONTEMPORANEITÀ CLASSICA

Ogni epoca tende a esprimersi utilizzando forme che l’identificano e il cui impiego costituisce già di per sé una narrazione all’interno del racconto. Nella forma si condensano le esperienze precedenti di una cultura che emergono e si manifestano nell’adeguamento alla contemporaneità. La riflessione che ne deriva si sviluppa dunque su due livelli. Il primo è quello della forma, appunto, che riferendosi all’arte occidentale classica si incarna nella ricerca maniacale del gesto e nell’evocazione caravaggesca dell’illuminazione. Il secondo livello è invece quello dei contenuti che esulano dalle componenti tradizionalmente attribuibili alla forma utilizzata, per dissertare in forma metaforica sul contemporaneo. In altre parole, all’interno delle complesse composizioni, il linguaggio simbolico sfrutta i corpi dei soggetti per raccontare il riflesso della realtà sociale e culturale del nostro tempo. Il linguaggio allegorico ricostruisce quindi la nostra quotidianità, astraendola dall’individualità dei singoli che, assurgendo a fenomeno contemporaneo, permettono allo spettatore di maturare una riflessione sulla propria condizione di essere umano inserito all’interno di precise (e spesso rigide) strutture socio-culturali. A contrastare, nei dettagli, la classicità del modello di prestigio implicito nella forma classica, è l’accento posto sulla fisicità dei soggetti e sulle evidenze di piccole imperfezioni nei loro corpi che rimandano a un preciso portato individuale, che restituisce un livello ulteriore rispetto a quello esplicito di modelli che recitano un ruolo all’interno dell’allegoria. Sandro Iovine


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ENRICO CUBELLO (IL CUBBO) Sono nato a Roma nel 1972, mi è sempre piaciuta la fotografia che ho approfondito inizialmente da autodidatta scoprendo una vera e propria passione. Nel 2011 ho deciso di approfondire la tecnica fotografica iscrivendomi a Officine Fotografiche frequentando i corsi di ‘Fotografia Intermedio’, ‘Reportage Base’, ‘Fotografia Street Urbana e Paesaggio’, infine il corso di ‘Fotografia d’architettura’. Sono sempre stato affascinato dalle forme geometriche e questo credo abbia influenzato la scelta del genere di fotografia che ho deciso di fare. Attualmente sono impegnato nella realizzazione di due progetti, uno sull’architettura delle chiese costruite per il giubileo del 2000, e un altro sulla street art inserita in un contesto urbano.


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ANTONIO DE GIORGI (CONVISTA) Nasce a San Cassiano, un piccolo paese della provincia di Lecce, nel 1965. Vive a Roma da oltre 30 anni. Lavora nel settore della produzione audiovisiva per diversi committenti pubblici e privati. L’interesse per la fotografia nasce nel 2013 e si consolida grazie al gruppo Facebook “Semplicemente Fotografare�. Qui incontra, virtualmente e di persona, molti professionisti del settore con cui approfondisce la conoscenza del linguaggio fotografico e degli strumenti utili a intraprendere un percorso di ricerca espressiva. Affascinato principalmente dalla Street Photography, si diverte a girovagare per le strade di Roma fotografando, senza pianificazione alcuna, i soggetti che attirano il suo sguardo.


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MAX DE MARTINO Ha iniziato ad occuparsi professionalmente di immagini nel 1990, come responsabile della regia per la proiezione sugli schermi giganti durante il tour europeo di Eros Ramazzotti. È stato cameraman delle interviste di Madonna, Bruce Springsteen, Lou Reed e in seguito si è occupato, come regia video, del tour di Pino Daniele, Venditti, Vasco Rossi. Fotografa da ventisette anni. Ha lavorato per aziende come Chanel, Vodafone, Fastweb, Nomura e Pininfarina e ritratto molti scrittori italiani e stranieri. Per quasi dieci anni ha “messo la cravatta” e coordinato una società con 120 negozi, come Responsabile Vendite. Le sue foto sono state scelte per illustrare libri di autori come Wilbur Smith e per diversi periodici. Ha creato e coordina da ormai quattordici anni il sito web dedicato a Tiziano Terzani e nel 2006 ha pubblicato il libro “Dentro di noi, parlano i lettori di Tiziano Terzani”. Collabora con diverse ONG e ONLUS, tra cui Bambini Nel Deserto e L’Albero Della Vita. È stato in 27 nazioni e, nel giugno del 2008 è stato il primo fotografo occidentale ad esporre una propria mostra personale in Iraq, nella regione del Kurdistan. La

mostra “No Ears” è stata poi donata all’Università di Erbil (capitale del Kurdistan Iracheno), dove è attualmente esposta. Si occupa di formazione fotografica: tiene corsi in tutta Italia ed è un docente certificato Fujifilm, di cui è anche uno

dei pochi “ambassadors” italiani. È testimonial di Profoto ed AlbumEpoca, aziende per le quali si occupa anche della formazione, commerciale e tecnica. Appena può prende un treno, un aereo, la bici, la macchina, o la sua vecchia moto BMW GS e viaggia.


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KETTY DOMESI Ha iniziato nel 1992 con lo sviluppo e la stampa analogica, arrivando alla post-produzione digitale. Nel corso degli anni ha seguito i cambiamenti della fotografia attraverso i vari metodi di elaborazioni dei file e sviluppando tecniche di fotoritocco avanzate, cercando di riprodurre il piĂš fedelmente possibile il ricordo “catturatoâ€? con la macchina fotografica.


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DANI FRITSCHI “Come architetto paesaggista creo qualcosa nel paesaggio. Devo trovare un disegno, una soluzione per il paesaggio. Quando fotografo faccio il contrario. Trovo i disegni, le immagini nel paesaggio e li devo comporre in una foto. Per me sono due cose che si completano. Le mie foto possono sembrare tristi e malinconiche. Possono anche raccontare una storia. Lavoro sempre in serie per un tema. Uso la Hasselblad 500c/m e fotografo su film.� - Nato il 13.09.1974 a Zurigo in Svizzera - 1999 - 2003 studio dell’architettura paesaggista - dal 2003 indipendente architetto paesaggista - dal 2009 esposizioni varie in Svizzera.


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ALESSANDRO JYOTI GIUDICE – 2010 anno per la biodiversità indetto dalla Nato, espone per il Dip. di Botanica di Palermo la mostra “Scatti d’orto” una personale sul prestigioso Orto Botanico di Palermo. – 2013 presenta la mostra “L’album della memoria” un report che racconta e fa rivivere i luoghi dello scrittore siciliano Leonardo Sciascia. – 2013 realizza la personale “Sicilian Nymphs – le ninfe del sale e dello zolfo”, con esce dai canoni standard del report per raccontare e valorizzare il territorio in un connubio fra terra e moda realizzando set fotografici all’ interno di miniere di sale e di zolfo.. -2013 inizia la collaborazione con la fotografa Contrasto, Shobha Battaglia, con la quale Jyoti Giudice lavora realizzando workshop fotografici in Sicilia. -2013 I reportage di Jyoti Giudice vengono richiesti dalla CMC di Ravenna Alessandro Jyoti Giudice inizia ad interessarsi al mondo dei docufilm e del cinema, portando la sua fotografia e il suo modo di vedere il mondo anche in ambito cinematografico. – 2014 realizza il cortometraggio “Jarovoe” dove Jyoti Giudice opera come Direttore di Fotografia, il cortometraggio riscuote successo venendo selezionato per il 67° Festival de Cannes e girando i più prestigiosi festival del cinema internazionali. – 2014 Jyoti Giudice entra a far parte e pubblica per l’Agenzia Organica London il reportage “I giorni della talpa” sui lavori Cmc e successivamente un lavoro fotografico contro le trivellazioni petrolifere in Sicilia. – 2014 inizia a fotografare in Sicilia per la testata giornalistica de Il Corriere della Sera. – 2014 Jyoti Giudice entra a far parte degli editors della rivista Cameraraw e curatore della rubrica fotografica Lux in Memoria. - 2015 Cura la serie su Cameraraw dedicata ai grandi fotografi internazionali “Le Grass” , scrivendo una prefazione per il fotografo

Contrasto, Valerio Bispuri. -2015 Realizza il catalogo antologico per il maestro della pittura italiana Lorenzo Maria Bottari distribuito in occasione della mostra AntologicaMenteBottari - 2015 Realizza la copertina per il libro “I ragazzi di Regalpetra” di Gaetano Savatteri e distribuito dalla Melampo edizioni - 2015 Lavora nel cinema con il regista Beppe Cino


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MASSIMILIANO GIULIANI Nasce a Novafeltria nel 1971. Affascinato dalla fotografia fin da ragazzino, con il tempo e da autodidatta si avvicina sempre di più a questo mondo, prima leggendo montagne di libri e poi pubblicando su siti specializzati, dove ha anche ottenuto vari riconoscimenti. Con il tempo questa passione diventa sempre più grande, portandolo a conoscere varie persone che lo hanno aiutato a crescere e gli hanno fatto conoscere quello che oggi è il genere del quale si è innamorato…la fotografia naturalistica, ed in particolar modo la macrofotografia d’insetti. Ormai sono diversi anni che si alza all’alba e rimane a contatto ogni giorno con le meraviglie della natura, ed il suo unico scopo è riuscire con la fotografia a rendere giustizia alla bellezza di quello che ci ha donato madre natura. Attualmente sta cercando di far conoscere questo mondo a quante più persone possibili, e insieme alla sua compagna, ha aperto un gruppo su facebook (diversamente fotografare) dove si insegna come fotografare al

meglio questi splendidi soggetti. Oltre a questo organizza dei workshop dove si sta a contatto con la natura e s’impara a fotografare ed apprezzare questo fantastico micromondo che ci circonda.


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ROBERTA GRAPPASONNI Sono nata a Roma a metà degli anni ‘60, pertanto gli anni della mia adolescenza coincidono con quelli che comunemente vengono chiamati gli anni di piombo; ma quelli furono anche gli anni dei fotoreporter, di quella che ora si chiama Street Photography, della macchina fotografica per tutti e delle prime Kodak e Polaroid. Ho avuto la fortuna di avere un papà appassionato di fotografia e di tecnologia che mi regalò una Polaroid 1000. Con quella iniziai a muovere i primi passi documentando gite scolastiche, feste e tutti quei momenti che una ragazzina vuole portarsi con sé. Ecco questo per me è la fotografia: la narrazione di attimi. Anche se le attività quotidiane, i figli, non hanno fatto sì che nella parte centrale della mia vita la fotografia avesse un ruolo marginale lasciando sopita la passione, la scomparsa di mio padre mi ha fatto riprendere in mano la sua dsrl Sony e ricominciare quel percorso documentaristico chiuso in un cassetto per troppo tempo. L’amore per la mia città, per le passeggiate, la curiosità verso ciò che mi circonda ha fatto il resto e mi ha portato fino qui a questa mia prima mostra collettiva.


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RENATO GRECO Nasco a Lecce nel 1973 e mi avvicino alla fotografia da giovanissimo; a 10 anni mi incuriosisco, “prendo in prestito” la Yashica Fx3 di mio padre e la Mat 124G del nonno e a 14 mi faccio regalare un ingranditore Meopta Opemus 6 (ancora in funzione) e inizio a stampare assiduamente in bianconero, leggendo il leggibile sulla materia e sperimentando come possibile da autodidatta. Studio (ma non termino) Architettura a Venezia, ne approfondisco soprattutto le discipline legate alle arti visive e alla storia delle tecniche e della fotografia seguendo il corso di Italo Zannier allo IUAV e frequentando quasi quotidianamente l’ASAC, l’Archivio Storico delle Arti Contemporanee che avevo a due passi da casa a Venezia. L’occasione per svoltare e fare di queste passioni un lavoro arriva quando ricevo la chiamata per il servizio civile nel 2000 e cerco un settore nel Comune di Venezia dove poter impiegare quel tempo in qualcosa che mi piaccia. Finisco così nel Servizio Videocomunicazione, dove sono ancora oggi, ad occuparmi di fotografia istituzionale, giornalistica, documentaristica, fonica, ripresa e montaggio video, e attraverso il quale ho collaborato e pubblicato negli anni con testate giornalistiche e Tv di tutto il mondo. Ho da sempre cercato di portare le mie passioni ad essere la mia vita e non solo un hobby, e questo si è tradotto in un incastro di una moltitudine di attività creative diventate lavoro: a partire dalla musica attraverso il progetto Nossa Alma Canta da me fondato nel 1998 (www.nossaalma.it ), distribuito in tutto il mondo e con il quale ho suonato in vari paesi, il mio studio di produzione musicale e le tante collaborazioni con altri gruppi e musicisti internazionali.

La fotografia la coltivo anche parallelamente al lavoro per passione come blogger, sia approfondendo gli aspetti tecnici sul mio blog personale e sul forum che ho contribuito a creare dedicato ai sistemi Mirrorless CSC, che su piattaforme fotografiche social dove invece ci si pone un fine più fotografico di linguaggio e contenuti. Foto in tecnica mista: stampe da negativi medioformato e files digitali stampati con la tecnica del DIGINGRANDITORE su carta ai sali d’argento.


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GIULIO LIMONGELLI Giulio Limongelli si può qualificare “Maestro di bottega” e creativo nell’Arte della fotografia dal 1985 ; inoltre ha insegnato tale disciplina presso Enti, Istituti e Corsi del settore. Il termine “Maestro” non è da intendersi come vezzeggiativo ed autoreferenziale ma sottolinea una formazione antica come Artigiano, sia come Fotografo che come Stampatore. Tale termine nell’era del digitale può risultare anacronistico ed in controtendenza , ma risponde alle caratteristiche della sua formazione a 360 gradi . Giulio Limongelli nasce a Bari l’8 Agosto 1963: dopo aver conseguito il Diploma di Liceo Scientifico nel 1985 abbraccia l’attività di fotografo professionista cominciando a collaborare con il prestigioso Studio Fotografico di Lorenzo Liberti di Bari. Vive ed opera a Bari fino al 1994. Inoltre insegna Fotografia presso l’Ente Pugliese per la Cultura Popolare e l’Educazione Professionale negli anni 1986-1987. Si trasferisce a Bologna nel 1995, ove tuttora vive e lavora. Oggi svolge la sua attività di Fotografo Professionista come Artista ed Artigiano, forte di una grande esperienza oramai quasi trentennale. Espone le sue Opere in Mostre personali e collettive in città come Londra, Milano, Roma, Firenze, Padova, Bologna. Organizza Workshop di Stampa in Camera Oscura e di Fotografia di base o a tema. Svolge servizio di stampa su vera carta fotografica sia a Colori che in Bianco e Nero, da negativo o da file digitali.


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GIAMPIERO MARCHIORI Sono nato a Vercelli il 23-11-1953 e vengo affascinato dalla Fotografia già in tenera età,pasticciando con una vecchia Comet ( che ancora possiedo); dopo anni ed anni di militanza amatoriale compio il grande passo e divento Fotografo Professionista nel 1982,specializzandomi in ritrattistica, still life e reportage. Nel corso degli anni ho lavorato per diverse aziende ed agenzie in diversi settori di mercato e ho pubblicato su numerose testate a diffusione nazionale. Mi sono occupato e mi occupo tutt’ora di reportage sportivo, di spettacolo, di eventi e di danza, grande passione da sempre. Questo il mio excursus professionale oltre al lavoro di still life pubblicitario: fotografo ufficiale agli Europei di Sled Dog Riscone (Brunico) 1987.Dal 2000 al 2007 fotografo accreditato presso il Mondiale Superbike.Fotografo accreditato presso TORINO ICE 2005. Fotografo accreditato date italiane Coppa del mondo Speed Skating 2006 e 2007.Fotografo accreditato Mondiale Short Track 2007.Dal 2004 fotografo accreditato presso Festival Internazionale di Danza VIGNALEDANZA.Dal 1996 fotografo ufficiale per MEDIA KEY AWARD.Per divertimento mi dedico ( quando ho tempo) all’ illustrazione digitale applicata alla fotografia. Mostre: 2006 “Torino Ice 2005”,2007 “ VignaleDanza”,2012 “Frames-Immagini” Immagini in grande formato realizzate con una fotocamera compatta.Selezioni di mie immagini sono visibili sulle pagine Facebook “Giampiero Marchiori” e “Giampiero Marchiori Fotografo” e sul mio sito www.giampieromarchiori


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ORESTE MESSINA Nasco ad Agrigento nel 1962, da oltre 10 anni vivo a Prato. La passione per la fotografia nasce e si affievolisce prestissimo dai 20 a 27 anni. Riprendo la macchina fotografica tra le mani 5 anni fa, in un momento particolare della mia vita e da allora è compagna insostituibile delle mie giornate. La curiosità per quella che oggi viene chiamata “esplorazione urbana” nasce presto. Fin da ragazzino sono stato attratto dai siti abbandonati dentro i quali ero solito infiltrarmi, con amici, alla ricerca di quelle sensazioni che solamente questi luoghi riescono a regalare. Oggi la mia fotografia è sostanzialmente dedicata alla ricerca e alla documentazione di tutto ciò che è abbandono, decadenza, oblio. Ospedali, fabbriche, ville e dimore, ma anche chiese, conventi, colonie estive ed alberghi, abbandonati a se stessi, lasciati decadere tra l’indifferenza e l’incuria dei proprietari, siano essi pubblici o privati, sono gli scenari dove mi perdo e dove cerco di catturare storie di vita vissuta nel pieno rispetto dei luoghi e di ciò che gli stessi hanno rappresentato: “Take only pictures, leave only footprints”. Quella propostami da “Semplicemente Fotografare” è la mia prima esperienza di condivisione con la quale spero di poter trasmettere, attraverso gli scatti, quelle stesse emozioni che io stesso provo ogni qualvolta il mio occhio si posa sulle straordinarie immagini di una vita vissuta ed oggi dimenticata.


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PAOLO NAVA (NA PA) Mi diverto a mostrare il mondo per come lo vedo, dando sempre un’interpretazione personale della realtà che mi circonda. Non mi piace parlare troppo, preferisco che a raccontare le mie storie siano le singole foto.


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BRUNO PANIERI Sono nato a Roma nel 1962, dove abito. Dovendomi definire direi che, se alla parola “dilettante” diamo il significato proprio ed autentico di “colui che si diletta “, questa è la parola che preferisco. Mi sono riavvicinato alla fotografia dopo essermene allontanato per alcuni anni e dopo averne fatto una delle tante passioni di gioventù, accanto alla lettura e alla musica jazz: è stato il digitale che mi ha permesso di ricominciare, soprattutto perché mi ha consentito di superare la mia pigrizia di sviluppare in camera oscura, a suo tempo ricavata, come molti, nel gabinetto di casa. Come succede a molti, all’inizio il digitale mi sembrava un ambito sconfinato di sperimentazione, ma in seguito, vedendo e rivedendo i miei primi scatti (il tempo di maturare qualche convinzione in più sulla fotografia liquida del nostro tempo) ho capito meglio quello che apprezzo più di ogni altra cosa: un tipo di fotografia che, dovendola datare, è quella del cosiddetto umanesimo fotografico e del neorealismo dei grandi della nostra fotografia. Questo è quello che ora cerco quasi sempre, quando giro con la macchina.


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GRAZIANO PEROTTI La grandezza della fotografia sta tutta nel saper raccontare la realtà che ci circonda,ma per farlo deve avere la capacità di entrare nello spirito degli uomini e dei luoghi da loro vissuti. Graziano Perotti conosce molto bene questa arte: è il suo modo di fotografare,di cogliere l’attimo,dettato da una sorta di urgenza interiore ma anche da un profondo rispetto per i soggetti che ritrae. Ciò lo porta a realizzare reportages di grande intensità sia quando usa le spettacolari potenzialità del colore di cui è diventato maestro sia quando si dedica al classico bianconero. Non a caso moltissimi suoi reportages realizzati in tutto il mondo sono stati pubblicati sulle più importanti riviste nazionali e non, ottenendo numerose copertine. Graziano Perotti è uno di quegli autori che sanno emergere grazie a una dote

quasi istintiva che gli consente di osservare il mondo trasformandolo in immagini di grande intensità. La cura compositiva ed il ritmo narrativo dei suoi reportages s’inseriscono in un ampio contesto caratterizzato dal “Carpe Diem” della realtà che fotografa. Le immagini di Graziano Perotti

conservano sempre la delicatezza ed insieme la forza espressiva del reportage d’alta classe. Roberto Mutti

Critico fotografico di Repubblica Docente di storia e critica della fotografia all’Accademia Teatro alla Scala di Milano Docente all’Istituto Italiano di Fotografia.


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ROBERTO PIREDDU Sono nato il 5 ottobre del 1984 a Cagliari. Un diploma da geometra mai sentito mio e la consapevolezza che calcoli e linee rette sarebbero stati troppo noiosi per me. Ho iniziato a disegnare fin dalla tenera età e la matita, tormento se utilizzata in chiave geometrica, diventava una fedele compagna se adoperata in chiave artistica. Con il passare degli anni, da autodidatta, ho affinato la tecnica concentrandomi esclusivamente sul bianco e nero. Scoperta la fotografia, la monocromia è diventata subito il mio habitat naturale. Vivo e lavoro a Bologna. Da sempre mi sento legato indissolubilmente alla mia terra, la Sardegna, specialmente da quando, due anni fa, sono stato costretto ad abbandonarla. La lontananza da essa mi ha permesso di avvertire, in maniera ancora più netta e razionale, la sua bellezza e gli stati d’animo e le emozioni propri dei miei conterranei. La fotografia é il mezzo che utilizzo per rappresentare tutto questo in chiave emozionale e intimistica.


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DIEGO PIZI Oltre ad occuparsi di fotografia dal punto di vista storico, conservativo e catalografico, si occupa di fotoriproduzione digitale di cartografie, disegni architettonici, planimetrie, dipinti, manoscritti, libri a stampa, periodici, quotidiani e lastre fotografiche con relativo restauro virtuale. Realizza campagne fotografiche ex-novo a scopo documentario/conservativo e per fini editoriali. Collaboratore tecnico- scientifico presso la Fototeca comunale di Macerata, presso il Dipartimento di Scienze Storiche, Documentarie, Artistiche e del Territorio dell’Università degli Studi di Macerata, presso la Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo (sez. Fototeca), presso la Biblioteca comunale di Ancona (sez. Fototeca), attualmente ricopre l’incarico di responsabile della Fototeca Provinciale di Fermo. Collabora inoltre con studi fotografici per tutto ciò che riguarda la postproduzione digitale. Nel gennaio 2015 prende parte al progetto ITALIAN STREET PHOTOGRAPHY di Photographers.it


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GIANLUCA POLAZZO Classe 1975, un po’ atipico, credo di essere un fotografo...cioè, almeno cosi mi vedo. Ho qualche dubbio perché ciò che più sento come particolarità del mio carattere è la curiosità. Per natura in tutto, ma nella fotografia mi rendo conto di mettere tutte le mie energie. Ed è dalla curiosità che nasce la mia fotografia; fotografare è un mezzo per esprimere come vedo il mondo e ciò che accade, ed è un mezzo che uso in modo molto istintivo. Forse, se avessi saputo scrivere, avrei usato la penna al posto della macchina fotografica. Da quando me ne sono reso conto ho cercato di dare sfogo al mio pensiero, non chiudendolo all’interno di dogmi o preconcetti ma lasciando che il gesto diventi parte integrante del mio capire e vedere. Non considero la fotografia il fine ma il mezzo e come ogni mezzo funzionale deve essere veloce, diretto, facile, senza creare ostacoli tra me e ciò che accade. Col tempo ho raccolto le prime soddisfazioni potendo scegliere come interpretare determinati incarichi e soprattutto potendo muovermi senza confini obbligati. Ho potuto scoprire, sperimentare, provare. Alcune volte con successo, altre meno. Tutto qui...mi rendo conto sia banale. Però, se è vero che la fotografia è e deve essere sociale nella sua più ampia accezione, ciò su cui ho lavorato è stato il far apprezzare un determinato tipo di interpretazione che è poi stato accettato nei campi più disparati. Molto lentamente ne è nata un cifra stilistica che accompagna la mia fotografia. Non voglio imporre uno stile unico ma allo stesso tempo ho scelto di non cambiare. Preferisco lavorare in modo soggettivo ma contemporaneamente distaccato, facendo in modo che l’uno non inquini eccessivamente l’altro. La mia è una fotografia senza fronzoli, semplice e che ha come intento quello di emozionare, in un senso o nell’altro, in modo diretto. E, volendo essere un documento, è cosi che deve essere per me.


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MAURO QUIRINI Sono nato a Roma nel 1959, vivo ad Ostia da 48 anni, diplomato geometra ma ho fatto tutt’altro. In fotografia sono un autodidatta, ma amo le mostre e i libri. La mia prima macchina l’ho acquistata nel 1998, una F80 Nikon, da quel momento ho provato tutti i formati fotografici, fino al GF. Ora lavoro solo in digitale. NON RICORDO DOVE Le foto di questa serie hanno un elemento comune, il mare. Vivo al mare da ormai 48 anni, ed è li che mi trovo a mio agio nel momento fotografico, probabilmente perché ho tanti ricordi, dall’infanzia fino ad oggi, ricordi di immagini e ricordi di sensazioni più o meno forti. Cercando di capire me stesso, è come se volessi rievocare tali ricordi e sensazioni che vado a cercare, ed il momento giusto per lo scatto, è quando li “riconosco”. Non ricordo dove è solo un titolo, che sta a sottolineare quanto non sia importante per me il luogo, la collocazione geografica, il rapporto uomo-ambiente.


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MAURO RAPONI È nato a Roma il 13/08/1966. Ha formazione artistica e storico-artistica. Interessato da sempre alle immagini visive, ha esplorato diversi ambiti creativi quali pittura, fotografia e video. Da qualche anno indaga su una possibilità d’astrazione linguistica dell’immagine tecnologica. Nel 2015 ha coordinato un laboratorio fotografico sugli spazi museali presso l’associazione culturale Officine Fotografiche di Roma. E’ stato regista dell’intera serie del programma televisivo d’arte e cultura Passepartout, ideato insieme al critico Philippe Daverio per la Rai, e ha diretto inoltre vari documentari d’arte fra i quali: La Reale Villa di Monza - Il restauro completato (2014), Il mestiere del costruire, per Inarcassa (2012), La Galleria d’Arte Marconi (2003), L’arte del collezionare - La Collezione Panza di Biumo, per il FAI (Fondo Ambiente Italiano, 2001). Dal 2012 collabora con la coreografa e ballerina Benedetta Capanna realizzando video per le sue coreografie di danza contemporanea. Ha svolto attività di critico d’arte collaborando con la rivista d’arte contemporanea Terzoocchio di Bologna, curando mostre personali e collettive di pittura e scultura in spazi pubblici e privati. È stato collaboratore del critico e storico dell’arte prof. Giorgio Di Genova, autore della Storia dell’Arte Italiana del ‘900 per generazioni, e dell’artista e critico d’arte Mirella Bentivoglio, punto di riferimento della corrente artistica Poesia Visiva. È laureato in storia dell’arte contemporanea.


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BIANCA ROMANELLA Nasce nel 1972 in un piccolo paese delle Marche. Inizia decisamente tardi a scattare foto con la sua reflex digitale, un po’ per gioco, un po’ per curiosità. Alterna l’uso del digitale all’analogico, preferendo il medio formato al 35mm. L’amore per la fotografia, per la sua storia e i personaggi che ne fanno parte, catturano subito la sua curiosità. È sempre la stessa curiosità che le fa cercare il suo “percorso fotografico”. Inizia la sua ricerca, basata sull’estetica della decadenza, dei “luoghi-non-luoghi”, di ciò che è passato ma che si vuole ritrovare. Una memoria di piccoli eventi quotidiani che sopravvive attraverso un tempo e uno spazio posto parallelamente alla vita quotidiana, attraverso il rarefarsi di piccoli frammenti visivi svelati solo nella volontà dell’osservatore. Gli scatti non sono mai costruiti. Si diverte molto con la Street Photography. Fotografa ciò che attira la sua attenzione. Nei suoi scatti, troviamo una versione quasi sempre malinconica del mondo che le sta intorno. In autunno, si trasformerà in realtà un progetto che ha molto a cuore. Il suo nome è “Dilagando”.


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ANDREA ROSSATO Sono nato nel 1969 in quel di Udine e, cresciuto in ambiente modellistico (babbo modellista e amici modellisti) ho finito per assorbirne gioie e delusioni, sino ad amare completamente questo hobby. Negli anni ho iniziato quasi inconsciamente a fotografare, con varie compatte, tutto quanto attinente al mondo della nautica per creare un archivio documentale, poi un fatidico giorno del 2006 conobbi quella che di lì a qualche anno è divenuta mia Moglie. La solitudine imposta dal modellismo navale poco si concilia con una vita di coppia e, quasi per caso, viaggiando ho iniziato a guardare il mondo attraverso il mirino della compatta, non solo più modelli o navi bensì persone, luoghi, strade, istanti e poi sempre di più le mie emozioni. Finalmente il primo acquisto meditato, una Canon Powershot G11, tuttora in funzione, qualche libro di fotografia e le prime uscite mirate a sviluppare un’idea, a congelare degli istanti. Tuttora sono molto legato a quelle foto anche se ci vedo tutto ciò che non va fatto, scatti casuali, scatti emotivi, scatti intimi. Ma arriviamo ad aprile 2011, fatidico anno per la mia passione: quale gesto d’amore, di gratitudine per quanto fatto assieme e per i suoi risultati professionali ottenuti, come aveva promesso, mia Moglie mi regalò con i soldi derivanti dalla sua prima fattura da professionista la mia prima reflex, lì ebbe inizio una crescente passione. Da quel giorno mi è apparso molto più nitido un mondo nuovo, un mondo interiore da poter esteriorizzare, parole e concetti trasformati in immagini sino ad arrivare a qualche grande soddisfazione, ovviamente per un principiante ma appassionatissimo come me: - Un contrattino con Art+Commerce di New York per la tutela e la commercializzazione di alcuni miei scatti; - Pubblicazione di un mio miniportfolio sulla rivista “Il Fotografo”, foto singole sempre pubblicate su “Il Fotografo”, qualche mia foto pubblicata su quotidiani locali quali piccoli reportage di eventi; - Esposizione dal 25 luglio al 10 settembre di tre mie foto in una mostra collettiva a New York; - 4 Honorable Mention della giuria al concorso IPA 2013 (International Photographer Award); Silver Medal nella categoria Portrait e Bronze Medal nella categoria Fine Art; - Architecture concorso PX3 2014 (Gran Prix Photograpye Paris); Terzo classificato Architecture al MIFA2014 e 2 Honorable Mention della giuria; - 1 Honorable Mention Architecture della giuria al concorso IPA 2014 (International Photographer Award); - Esposizione presso Saatchi Gallery di Londra da Luglio a Settembre 2014 di 3 foto, esposizione che si ripete da Marzo 2015 di 3 altre foto, proiezione presso Time Square NY su maxi wall di tre mie foto; - Finalista al Sony World Photography Award 2015; Open Architecture, Vincitore del Italy - National Sony World Photography Award 2015; - migliore italiano degli Open; - Honorable Mention nella categoria Professional Fine Art - Architecture concorso PX3 2015 (Gran Prix Photograpye Paris); ma soprattutto quanto altro chissà in futuro, le idee non mancano...


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FABRIZIO SAVINI Emiliano, classe ’89. Da sempre affascinato da musica e arti figurative, abbraccio la fotografia come mezzo espressivo solo ultimamente, prediligendo contesti intimi e venendo favorito da quotidiani momenti di solitudine per scattare. Sono attratto dalla genuinità degli album di famiglia pieni di foto ingiallite, dal rapporto che si crea tra tempo e fotografia e dai legami che s’instaurano grazie e tramite questa disciplina della mente. Ogni foto di Uno a Uno è la testimonianza visiva di persone che ho avuto la fortuna di conoscere; il risultato di un dialogo con coloro che scelgono di porsi di fronte alla mia fotocamera. Una serie in corso d’opera dove non si trovano nomi e titoli poiché non sono i nomi ad essere importanti, dove il contesto non è che ipotizzabile. Ogni immagine in questo progetto è, per me, contemporaneamente Ritratto e Autoritratto, mezzo e fine.


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ANDREA URBINI Sono nato a Novafeltria nel 1984,mi sono avvicinato al mondo della fotografia da circa 10 anni con l’acquisto della mia prima reflex. Mi ritengo un eterno principiante perchĂŠ nella fotografia come nella vita non si finisce mai di imparare. Ho sempre fotografato tutto quello che mi colpisce e mi trasmette qualcosa; e da quando sono diventato babbo,il mio sguardo si è focalizzato sulle mie figlie alle quali voglio dedicare questa mia esposizione.


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GIUSEPPE TANGORRA Classe 1985, nasce come fotografo vero e proprio in un passato molto recente, anche se inizia ad appassionarsi al mondo della fotografia dall’età di 14 anni. Nonostante i suoi studi, ritrova se stesso negli scatti di reportage. Ha viaggiato molto in Europa, Sud America e Asia, studiando visi e innamorandosi di culture diverse. Consegue il diploma CUM LAUDAE e un attestato di merito nel 2015 presso l’Accademia di Fotografia jmc di Benevento. Tra gli ultimi risultati ottenuti vanno ricordate le 2 “Honour Mention” al Paris photo prize 2015 (Cat. Family e Children). Negl’ultimi quattro anni ha organizzato 4 mostre personali e ha partecipato a 12 collettive in giro per l’Italia. IL RITO DEL FUNERALE ORTODOSSO IN ROMANIA È un momento di raccolta molto particolare. Tutto sembra ruotare attorno alla figura della moglie del defunto, è lei che canta il proprio dolore per la perdita, è lei che accompagna il proprio marito durante tutti i momenti della funzione. Una particolarità tipica della regione del Maramures, dove ho avuto la fortuna di fotografare questo rito, è la presenza costante della “tuica”, tipica grappa locale, che viene addirittura versata sulla terra che accoglierà poi la bara del defunto.


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PAVEL VAVILIN Nato nel 1971 a Gorky (URSS), mi sono trasferito in Siberia con i miei genitori negli anni ’80. Dopo la scuola ho studiato all’università economia cibernetica ed ho prestato il servizio militare nei reparti speciali. Trasferitomi in Italia nel 1993, ho conseguito gli studi di filosofia e teologia ad Assisi e a Roma, dove attualmente vivo. La mia prima macchina fotografica era la Smena8M e, ancora bambino, passavo ore in giro a scattare e in camera oscura a ricreare le immagini catturate. Scattavo sempre in BN perché sono daltonico. Essere daltonico mi ha sempre permesso di difendere la mia visione della realtà (“Bah! Intanto è un daltonico e vede le cose in maniera diversa da noi!” dicevano i critici di quello che facevo). Sono nato in URSS. Sono nato in un paese che non esiste più. E questo mi spinge in continuazione a ricercare quello che non c’è sia nei rapporti con le persone che con le cose. La fotografia, che è stata sempre la mia passione fin da piccolo, mi permette di riunire la faccia ben visibile della

realtà con quello che credo il suo senso nascosto. Perciò mi piace definire quello che faccio come fotografia religiosa, come una ricerca della religiosità nel quotidiano. Da qualche tempo ho cominciato ad esporre le mie foto, grazie ai miei

amici che mi spingono a farlo.


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VALTER VENTRONE Sono nato a Roma il 15 giugno del 1963, cresciuto in quella che allora si poteva definire una sorta di suburra del XX secolo, Pietralata. Questa borgata era, e in parte lo è ancora, un condensato di vita, di popolo e di contraddizioni che hanno naturalmente influenzato la visione sul mondo circostante, lasciandomi legato a quel pensiero popolare, tanto semplice quanto vero, dove lealtà, rispetto, amore, solidarietà e senso appartenenza erano l’ A B C. L’appartenenza riguardava anche quella città eterna che negli anni della mia giovinezza sembrava lontanissima da raggiungere. Forse è proprio per questo che i primi “giretti” con la mia Yashica FX-3 ho iniziato a farli proprio nel centro storico di Roma: Gianicolo, Pincio, Ponte Sisto, San Pietro. Sono passati almeno 30 anni dai primi giretti; non c’è più la Pietralata-Suburra, ora c’è un quartiere inglobato nella città, non c’è più la pellicola, ora ci sono una ventina di milioni di pixel, non c’è più la Yashica ora c’è una Canon 6D, ma Ponte Sisto, Gianicolo, Pincio e San Pietro sono sempre lì come a volerci dare quel senso di continuità di cui tutti noi,penso, abbiamo bisogno. Ed io ho ripreso a fare i miei giretti perché mi piace fotografare l’eternità di questa città unica al mondo. Unica ed eterna come uno scatto.


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DENNIS ZILIOTTO Nasce a Noventa Vicentina in provincia di Vicenza nel 1970. Si appassiona fin da molto giovane alla fotografia e dopo qualche anno questa passione diventa professione. Apre dapprima lo studio fotografico “Photostudio” sito in Noventa Vicentina, provincia di Vicenza, dove risiede e lavora per 15 anni, poi si trasferisce a Monselice in provincia di Padova, dove apre lo studio fotografico “Bottega Fotografica”, tutt’ora gestito. Predilige il ritratto ambientato, dove la costruzione della scena e del personaggio sono per lui l’attrattiva maggiore. Sperimenta fin da subito la fotografia in tutte le sue forme partendo dalla pellicola sino ad arrivare alle antiche tecniche quali il collodio umido e la stampa all’albumina. Le sue opere sono un insieme di fantasia e personaggi bizzarri, dove si possono intravvedere influenze cinematografiche e pittoriche ispirate dai suoi registi (Burton, Lynch e Wenders) e pittori (Goya, Bosch e Caravaggio) preferiti.

Esposizioni Pubbliche: 2008 Nantes (Francia) 2008 Trapani (Italia) 2009 Padova Vicenza e Treviso (Italia) 2011 Casale Monferrato (Italia) 2011 Praga (Rep. Ceca)

2011 2013 2014 2015 2015

Istanbul (Turchia) Venezia (Italia) Berlino (Germania) Bologna (Italia) Covington (Usa)

www.dennisziliotto.com



BINARIO MORTO

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LIA ALESSANDRINI Ferrovia Orte - Fabrica di Roma - Capranica Sutri - Civitavecchia Lunghezza: 85,687 km Apertura: 1894-1929 Chiusura: 1961-1994 Scartamento: Ordinario Stazioni e fermate: Orte, Castel Bagnolo di Orte, Gallese-Bassanello, Corchiano, Fabrica di Roma, Caprarola, Ronciglione, Madonna del Piano, Capranica-Sutri, Barbarano Romano-Veiano, Bandita di Barbarano, Blera, Civitella Cesi, Le Pozze, Monteromano, Allumiere, Mole del Mignone, Aurelia, Civitavecchia Stato attuale Il tronco Orte-Capranica, dismesso nel 1994, è ancora armato ed efficiente, con le opere d’arte in discrete condizioni. Da Capranica a Fabrica la linea è usato come raccordo tra la rete FS e la linea Roma-Viterbo della Mt. I fabbricati delle ex-stazioni sono generalmente in buone condizioni e in alcuni casi abitati. Il tronco Capranica-Civitavecchia, il cui ultimo tratto attivo tra Blera e Capranica è stato chiuso nel 1963 (dopo che nel 1961 una frana avvenuta nei pressi della galleria Cencelle aveva portato alla chiusura della restante parte di linea), è invece in stato di abbandono, con il binario presente solo negli ultimi 10 km prima di Civitavecchia, dove è usato (per circa 8 km) come raccordo merci per un deposito di automobili. I fabbricati sono in precarie condizioni ed alcuni sono fatiscenti. Questo tronco, a partire dal 1986, è stato più volte oggetto di lavori di ripristino iniziati ma mai terminati, che hanno visto il ripristino della sede ferroviaria, dei ponti e delle gallerie. In conseguenza di ciò, la sede ferroviaria è oggi visibile per l’intera estesa, ma percorribile solo a tratti a causa di cancelli e frane che ostruiscono il passaggio in più punti, della chiusura dell’imbocco lato Civitavecchia della galleria Casalone e della rigogliosa vegetazione cresciuta in più punti tra Mole del Mignone e Civitavecchia.

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MARCO ANDOARDI LA STORIA L’Airasca-Saluzzo-Cuneo fu una delle prime linee ferroviarie pensate per il Piemonte. Rappresentò, per molto tempo, il desiderio di una popolazione di oltre 200.000 abitanti,

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distribuita nelle valli e nelle pianure di Pinerolo, Saluzzo e Cuneo. Fu concepita come “ferrovia pedemontana”, ossia finalizzata a collegare strategicamente e commercialmente gli sbocchi delle numerose ed importanti valli alpine occidentali con Torino (verso Nord) e con il mare (verso Sud), facilitando gli scambi dell’industrializzato Pinerolese e della fertile pianura di Saluzzo con Cuneo, Savona e Nizza. Gli studi della linea iniziarono nel mese di agosto 1880, mentre il progetto esecutivo fu completato nel mese di maggio 1881. I lavori saranno completati il 30 giugno 1885. Dal quel giorno, la storia dell’Airasca-Saluzzo sarebbe stata scandita dall’operosa quotidianità delle popolazioni servite; il treno fu sempre un mezzo di trasporto di piccolo cabotaggio fra i paesi della pianura, soprattutto nei giorni di festa e di mercato. Già nel 1959 l’amministrazione ferroviaria inserì questo tronco nell’elenco di quelli da chiudersi al traffico per la forte passività di esercizio. Ma è il D.M. 73/T del 15 aprile 1987 a sancire la definitiva soppressione del servizio viaggiatori e merci della linea. Quest’ultima, nel frattempo, precipita in uno stato di totale abbandono e degrado: massicciata, caselli, stazioni ed aree di pertinenza appaiono stabilmente invasi da erbacce. PROPOSTE DI RECUPERO DELLA LINEA Riguardo alle linee Airasca-Saluzzo si costituisce, nel 1998, una commissione fra Ente Ferrovie dello Stato, Provincia di Torino (Ing. Spina) e Provincia di Cuneo (Ing. Gastaldo). Le due amministrazioni si dimostrano interessate all’acquisto dei sedimi ed alla successiva realizzazione, ciascuna per i tratti di sua competenza, di ciclopiste dotate di punti di ristoro, a sua volta ricavati dall’adeguamento di alcuni caselli o stazioni. Nel 2000 la Provincia di Torino concorda con le Ferrovie dello Stato S.p.a. il prezzo di acquisto dei 16 Km di sedime fra Airasca e Villafranca, e richiede i relativi permessi al Ministero dei Trasporti, con il preciso obiettivo di trasformare l’ex ferrovia in pista ciclabile di collegamento fra le ciclostrade del Torinese e la pista del Parco fluviale del Po. Mentre presso la Provincia di Torino è allo studio il progetto per la suddetta pista, nel 2001 alcuni saluzzesi promuovono un comitato spontaneo volto al recupero, con la medesima destinazione, del tratto cuneese dell’Airasca-Saluzzo. Un recupero che, unitamente a quello torinese, darebbe certamente vita alla sede viabile per soli ciclisti più lunga d’Italia. Nel mese di luglio del 2002 parte l’iniziativa promossa dal sindaco di Vigone Dino Ambrosio per rilanciare la richiesta di destinazione del sedime ferroviario a pista ciclabile e percorso turistico ambientale di collegamento fra i comuni medesimi. Si richiede, più in particolare, che i fabbricati ferroviari siano messi a disposizione delle singole comunità per essere trasformati in vere e proprie “vetrine” di ciò che le comunità stesse sono in grado di offrire a livello produttivo, ambientale, paesaggistico e culturale, con appositi spazi anche per le associazioni locali. Il tutto a condizione che non si proceda a vendite separate che smembrino quelle proprietà a vantaggio di pochi anziché della collettività, ma che sia invece preservata la proprietà pubblica affinché si possa lavorare su un progetto globale a salvaguardia della continuità dell’intera tratta. Tutti gli amministratori pubblici coinvolti hanno ribadito l’assoluta necessità di salvaguardare la tratta nella sua integrità puntando, con l’aiuto delle due province, ad acquisire la proprietà della massicciata, delle stazioni e dei caselli di pertinenza per farne una pista ciclabile di collegamento e di servizio per il basso Pinerolese.


CRISTIANO ANTONINI LINEA RIMINI – NOVAFELTRIA Tratto di interesse per il progetto: Villa Verucchio - Pietracuta La ferrovia Rimini-Novafeltria era una ferrovia a scartamento ridotto, dismessa e smantellata, della Società Anonima delle Ferrovie e Tramvie Padane, che da Rimini arrivava a Novafeltria. La costruzione della ferrovia ebbe inizio a metà del 1916. Il tracciato previsto, con scartamento a 950 mm, partiva dalla stazione di Rimini Centrale, posta nei pressi della stazione FS, e proseguendo lungo la valle del fiume Marecchia, raggiungeva il centro abitato di Novafeltria. La ferrovia fu aperta al traffico con trazione a vapore il 21 giugno 1916 tra Rimini e Verucchio; nel 1921 fu raggiunta San Marino-Torello e fu completata l’anno dopo, con l’apertura in data 18 giugno 1922 della rimanente sezione fino al capolinea di Novafeltria. La gestione venne assunta dalla Società anonima Ferrovie e Tramvie Padane che la mantenne fino al 1932 quando le insormontabili difficoltà economiche in cui versava la società concessionaria portarono alla sospensione dell’esercizio. La ferrovia subì danni notevoli durante la seconda guerra mondiale e venne ricostruita negli anni successivi (1948); tra Verucchio e Pietracuta per la ricostruzione (in variante) venne riutilizzata (adattandola) la sede della non completata linea ferroviaria subappennina. L’esercizio, all’inizio a vapore, dagli anni cinquanta venne trasformato a trazione diesel con automotrici minime a due assi. Il 15 ottobre 1960 la ferrovia venne chiusa e sostituita dal giorno successivo con il neoistituito servizio sostitutivo su strada a cura della stessa Gestione Commissariale delle Ferrovie Padane. Dopo la dismissione della ferrovia la sede ferroviaria, quasi interamente in sede promiscua, è stata riutilizzata per allargare la sede (o costruire variante di tracciato) della strada statale 258. Sopravvivono solo alcuni edifici (come stazioni e caselli), riutilizzati per gli scopi più diversi, ed alcuni resti di ponti ad arco nel tratto Torello Pietracuta lungo il tracciato storico (cioè la porzione non ripristinata dopo gli eventi bellici). Il tracciato di interesse per il presente progetto è il tratto Villa Verucchio – Pietracuta, anche se la prima fotografia ritrae la stazione (in verità mai entrata in funzione) di Verucchio – Dogana, questo perché si sono prese in esame solo stazioni, caselli, ponti ecc. in stato di totale o quasi abbandono. Infatti la stazione di Villa Verucchio è stata ristrutturata e trasformata in Bar (Bar Stazione Rosa), anche se attualmente risulta chiuso. Così come anche alcuni caselli sono stati ristrutturati ed adibiti ad abitazione privata per cui non sono stati presi in considerazione. Sull’intera tratta non sono più presenti i vecchi binari. Come detto la prima fotografia ritrae la stazione di Verucchio-Dogana, mai entrata in funzione, in parte adibita ad abitazione privata. Risalendo in direzione Pietracuta, troviamo la seconda fotografia che ritrae il vecchio ponte ferroviario danneggiato durante la seconda guerra mondiale. Sullo sfondo è visibile il borgo di Verucchio. La terza fotografia ritrae un vecchio casello in prossimità dell’abitato di Pietracuta, in stato di abbandono, anche se vi è un progetto da parte del proprietario di ristrutturarlo. È stato già richiesto alla Ferrovie dello Stato di potervi portare una vecchia littorina. La quarta fotografia ritrae la stazione ferroviaria di Pietracuta. In parte abbandonata, in parte utilizzata come appartamenti privati. La quinta e la sesta fotografia ritraggono una vecchia galleria della tratta che da Pietracuta si diramava verso San Leo, della vecchia linea ferroviaria subappennina, tratta in realtà mai entrata in funzione. La sesta fotografia ritrae un particolare della massicciata del vecchio ponte ferroviario, mentre la settima un particolare dell’ingresso al vecchio casello. Ho aggiunto inoltre un altro particolare del ponte, col naso all’insù!

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LUCIO BARABESI Sono nato 53 anni fà in una frazione del comune di Montalcino (SI) e fino a pochi anni fa non mi sono mai interessato di fotografia. Come molti ho iniziato per la famiglia e poi mi ci sono ritrovato dentro: un fotoamatore. D’altronde il mio lavoro è quello di operaio in un impianto di smaltimento rifiuti, questo non essere legato alla professione mi permette di essere molto libero nelle mie scelte. Adesso abito a Siena, città che amo molto, fai due passi e sei in centro, non si smette mai di scoprire qualcosa di nuovo anche se è piccolissima. Cosa fotografo? Di tutto un po’, quello che mi interessa, e con la tecnica che in quel momento mi intriga di più. Progetti? Non sono buono a stargli dietro, non sto dietro nemmeno a me stesso, ogni tanto salgo in macchina e faccio in giro; quest’anno fa caldo quindi per tutta l’estate ho cercato il caldo.

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FABIO CAVALIERE Nasce a Genova il 5/3/1976. Ricercatore in Fisica teorica e chitarrista dilettante, fotografa come amatore dal 1996. Dopo una decina di anni di camera oscura, approda alle reflex digitali per poi passare definitivamente alle mirrorless. Il tema fotografico che maggiormente lo affascina è il reportage. In questa serie minimale intitolata “Tempi sospesi” mi sono occupato di raccontare l’atmosfera irreale e sospesa che si respira nella vecchia stazione dismessa di Bondeno (FE). Treni oramai in disuso abbandonati al degrado, che diventano luogo di pernottamento per alcune persone che oramai vivono, per necessità o per scelta, ai margini della nostra società. Il treno come mezzo in movimento, luogo di aggregazione forzata, diventa un punto sospeso nel tempo, isolato dallo spazio, dove la vita cristallizza tra la polvere, le ragnatele, i cocci di un finestrino distrutto.

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MARCO COSTANZO Nasco a Taranto il 23 luglio 1965. Ebbene sì, una torrida giornata di cinquant’anni fa, lo ricordo ancora! Sono sposato e papà di due figli. Mi accosto alla fotografia, come spesso accade, un po’ per caso. L’occasione è un viaggio di lavoro nel 1988 negli Emirati Arabi. Qui, e precisamente a Dubai, acquisto la mia prima reflex, una Nikon FM2 con il suo classico 50 mm. È l’inizio di un percorso da autodidatta che mi porta, dopo qualche anno, a cimentarmi nello sviluppo e la stampa del B&N, allestendo la camera oscura, con grande “gioia” di mia moglie, nel bagno di casa. Inizio con la fotografia di reportage, anche grazie al mio lavoro, per poi dedicarmi, con la nascita di mio figlio, alla ritrattistica. Continuo così per diversi anni, dividendomi tra la fotografia di strada e quella “familiare”. Poi, ad un certo punto, blackout! Per diversi anni (tanti), non tocco più la macchina fotografica. Nel 2008 torno nuovamente a Dubai e qui mi lascio “ammaliare” da una reflex digitale. Ricomincia, seppure a singhiozzi, il mio interesse per la fotografia, senza però grandi stimoli. Da poco più di un anno, invece, questa mia passione è riaffiorata con grande fervore, complici lo smartphone e i social network. E adesso, eccomi qua. FERROVIA NASISI - TARANTO ARSENALE Scheda Dati principali Lunghezza: 18,288 km Apertura: 1916-1917 Chiusura: 1967-1978 Ultimo gestore: Ferrovie dello Stato Elettrificazione: no Scartamento: Ordinario Stazioni e fermate: Nasisi, Cimino, Collebasso, Taranto Arsenale Linea di interesse prevalentemente militare e merci che circondava il Mar Piccolo di Taranto collegando il deposito munizioni della marina, l’arsenale e la base navale, utilizzata anche per il servizio viaggiatori del personale militare. Il primo tratto, da Nasisi al Bivio Arsenale (2,51 km), fu aperto nel 1916 come parte del raccordo Nasisi - Buffoluto. Successivamente, nel 1917 la linea fu prolungata dal Bivio Arsenale fino a Taranto Arsenale. Anche la chiusura avvenne in più fasi: nel 1967 fu abbandonato il tratto terminale da Collebasso a Taranto Arsenale, nel 1974 fu chiuso il tronco Bivio Arsenale - Collebasso e, infine, nel 1978 fu chiuso il tratto Nasisi - Bivio Arsenale e il raccordo per Buffoluto. La linea, fino a Collebasso (~17 km), è tuttora armata anche se il binario è spesso sepolto dalla vegetazione e, in corrispondenza dei vecchi passaggi a livello, dall’asfalto. I fabbricati di servizio sono abbandonati e generalmente fatiscenti. Da Collebasso a Taranto Arsenale non vi è più alcuna traccia né della linea né degli impianti.

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EDMONDO DI LORETO Di origine ligure/abruzzese è nato a Roma nel 1956 e vive in Puglia dove esercita la professione di imprenditore agricolo. Fotografa, con passione ondivaga, dall’età di 7 anni. Ha viaggiato in tutto il mondo ed ha realizzato numerosi reportage. Nel 1994 ha vinto il concorso nazionale di foto-reportage Petrus World Report. Nel 2004 ha ricevuto il gran premio della giuria al concorso del Touring Club Italiano sulle case rurali “Alta Definizione della campagna Italiana”. Nel 2006 è stato uno dei 5 autori selezionati per il Premio Chatwin: Camminando per il mondo con due video, un racconto ed un portfolio fotografico sui popoli del fiume Omo in Etiopia, esposto a Genova presso il Museo del Castello d’Albertis. E’depositario e curatore dell’archivio storico fotografico familiare che comprende oltre 10.000 immagini in lastra e negativi ed ha donato parte di tale materiale al Museo del Territorio di Foggia che lo espone in pianta stabile. E’ socio del FotocineClub Foggia BFI aderente alla Federazione Italiana Associazioni Fotografiche (FIAF) del quale è stato anche vicepresidente e con cui ha allestito varie mostre personali e numerose collettive. Ogni volta che può, promuove la fotografia in ogni sua forma e significato.

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MARISTELLA BELVEDERE Cinquantacinque anni, barese di nascita ma romana di adozione, vive nella capitale dove lavora tutto il santo giorno. Quasi sempre porta a tracolla una macchina fotografica che da qualche tempo usa con particolare costanza. Preferisce ritrarre scene di vita quotidiana e scorci urbani ma non disdegna la foto paesaggistica ed il minimal. Spesso si fa coinvolgere in gite ed escursioni “fuori porta” finalizzate a lavori fotografici più articolati e complessi. Non ha particolari fonti di ispirazione e non ricerca effetti speciali e concettualismi modaioli…ma ricorda sempre una frase di Daniel Pennac: “…ho fatto delle foto. Ho fotografato invece di parlare. Ho fotografato per non dimenticare. Per non smettere di guardare..”


FABIANA FIORINI Sono nata il primo ottobre 1962 a Follo, paese della provincia di La Spezia, dove vivo tuttora. L’amore per la fotografia mi è stato trasmesso dallo zio Giancarlo, lui era il mio zio preferito e anche il fotografo del paese. Il suo studio-negozio era per me un posto magico, mi piaceva vederlo lavorare, vedere le immagini apparire in quella bacinella alla luce di una lampada rossa. Per questo è per me naturale avere la macchina fotografica sempre vicino, è il mezzo che uso per esprimere le mie emozioni. Ho scattato queste foto lungo la linea ferroviaria, ormai dismessa, che univa la cittadina di Pontremoli alla città di La Spezia. Fra l’inizio degli anni novanta e la metà del primo decennio degli anni duemila questa linea venne interessata da significativi lavori di raddoppio. Tale opera comportò un totale riassetto degli impianti ferroviari con la conseguente dismissione di quelli preesistenti. La stazione di Terrarossa-Tresana serviva il centro abitato di Terrarossa, frazione del comune di Licciana Nardi, e il limitrofo comune di Tresana. La stazione disponeva di un fabbricato viaggiatori e di due banchine. Nella stazione vi erano anche altri edifici minori, ora abbandonati. La stazione di Aulla era una stazione ferroviaria situata nel centro di Aulla. Aulla è una cittadina situata nella zona conosciuta come Lunigiana, a pochissimi chilometri dal confine con la Liguria. Il paese si trova in una posizione strategica alla confluenza del torrente Aulella nel fiume Magra, dove la vallata si restringe notevolmente, chiusa tra le colline circostanti. Per questi motivi Aulla è un naturale crocevia tra le vie di comunicazione. Il fabbricato viaggiatori della stazione si trova nella parte centrale della città e gestiva il traffico merci e passeggeri di due linee, la Pontremolese e la linea della Garfagnana. La stazione disponeva di 4 banchine adibite al servizio passeggeri. Al fabbricato viaggiatori era annesso l’Ufficio Movimento, presenziato da capostazione, presso il quale aveva anche sede il Posto di Blocco 3. Dentro di esso vi era un banco ACE che comandava tutto il piazzale e le strutture a esso collegate, tra cui anche l’apertura e chiusura del doppio passaggio a livello che si trovava presso la radice sud della stazione. La stazione di Caprigliola-Albiano era una fermata ferroviaria posta sulla ferrovia Pontremolese. Serviva i centri abitati di Caprigliola e di Albiano di Magra,frazioni del comune di Aulla. L’impianto possedeva un fabbricato viaggiatori e due banchine di cui una con una pensilina che servivano l’unico binario della linea. Annessi al fabbricato viaggiatori vi erano anche altri corpi più piccoli e un piccolo giardino, abbandonato dalla sua chiusura. La stazione di Romito Magra invece è ubicata sulla linea ferroviaria Genova-Pisa. Ormai inutilizzata, la stazione sorge lungo la strada statale 1 Via Aurelia, poco distante dal fiume Magra e fuori dall’abitato del paese. Sono ancora presenti, oltre al caratteristico fabbricato a 3 piani, un tratto di marciapiede e i cartelli con il nome della fermata, semplicemente “Romito”. Quando era operativa, la stazione comprendeva nel suo bacino d’utenza, oltre a Romito Magra, la frazione di Trebiano e alcune zone periferiche del Piano di Arcola.

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MIRCO MARINONI BUZZELLA Nato nel 1966, fotografa per diletto da molti anni, fissare i ricordi con uno scatto è come fermare il tempo, e dominare il tempo è sempre stato il sogno di ogni uomo. Passato dall’analogico al digitale non cambia comunque il suo l’intento di trasmettere emozioni. “Ogni foto ha il suo perché al di là dell’aspetto tecnico, sarebbe bello vedere e conoscere tutto quello che si cela dietro una fotografia, la gioia provata dal fotografo, la luce negli occhi di chi la guarda e le emozioni che questa foto scatenerà in futuro.” TRENINO BIANCOAZZURRO - TRATTA RIMINI SAN MARINO La ferrovia Rimini-San Marino è stata una linea ferroviaria a scartamento ridotto che ha collegato Rimini alla città di San Marino tra il 1932 e il 1944. Da allora la Repubblica di San Marino non ha più alcun collegamento ferroviario diretto. Nei pressi del capolinea di San Marino, dal 2012 è in funzione un tratto appositamente riattivato, lungo circa 800 m, a scopo turistico e promozionale. Lunga circa 32 km, di cui 19,810 in territorio sammarinese e i restanti 12,230 in territorio italiano, la linea ferroviaria fu costruita a scartamento ridotto, da 950 mm. L’esercizio attivato completamente a trazione elettrica a 3000 volt in corrente continua, almeno nominalmente. Per la costruzione vennero scavate diciassette gallerie, di cui due elicoidali. Furono costruiti anche tre ponti, tre viadotti, un cavalcavia ed un sottopasso; veniva considerata un gioiello dell’ingegneria civile dell’epoca. Per percorrere tutto il suo percorso, con le relative fermate da Rimini a Città di San Marino, quest’ultima situata a 643 metri sul livello del mare, il treno impiegava circa 53 minuti. La linea ferroviaria risulta, presso gli organi competenti, come esercizio sospeso a causa del secondo conflitto mondiale e non come ferrovia dismessa. Pertanto questo ha permesso di mantenere, per quanto possibile, il tracciato ancora visibile dopo oltre sessant’anni sebbene l’urbanizzazione indiscriminata degli anni del boom abbia inglobato parte di essa. In alcuni punti del tracciato sono ancora visibili i binari, mentre il rilevato dal Parco Lajala di Serravalle fino a Domagnano è stato riutilizzato da una pista ciclopedonale. Nel 2012, a San Marino fu ripristinato un tratto di circa 800 m, comprendente la galleria Montale e due parti di linea a monte e a valle della stessa, in modo da permettere lo svolgimento di un servizio turistico e promozionale. 101


CHIARA MARCOTULLI Sono archeologa, specialista del Medioevo, e mi sono avvicinata alla fotografia per motivi esclusivamente professionali: saper fare foto leggibili e documentarie è infatti una costante del mio mestiere. Con il tempo, abbastanza recentemente, quel che era un’attività necessaria si è trasformato in qualcosa di più complesso, permeando la mia nativa passione per le arti figurative e il disegno. Ho scoperto, quindi, la fotografia come forma di espressione e ne sono rimasta stregata, trovando in essa un canale espressivo che ormai caratterizza il mio approccio con il mondo esterno e il mio modo di conoscerlo e interiorizzarlo. Non sono una fotografa e non sono un’artista e, in questa ottica, non ho un genere fotografico per cui ho studiato e che caratterizza i miei progetti... di fatto non ho mai realizzato dei veri progetti fotografici se non per l’occasione di questo secondo evento a Novafeltria! Prediligo fotografare i paesaggi, perché per me sono importanti i luoghi in cui vivo e che posso conoscere viaggiando, o le architetture, di cui mi catturano in particolare i grafismi, le linee, i contrasti fra luce e ombra. Amo la fotografia ritrattistica ma non riesco a trovarla congeniale al mio modo di essere e pormi verso gli altri. Ho partecipato ad una piccola mostra “Storie di reportage” organizzata dalla rivista “Riflessi Fotografici” nel 2011.

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GIORGIO ROSSI STAZIONE DI NOVAFELTRIA Tratta Rimini- Mercatino Marecchia, divenuta in seguito Novafeltria. A scartamento ridotto della Società Anonima delle Ferrovie e Tramvie Padane. Apertura 1922, chiusura 1960. Rimangono poche tracce. La scalinata che dal paese scendeva alla stazione. La palazzina della stazione, è in buono stato di conservazione, ma ogni segno identitario è stato eliminato. Una cisterna, un capannone, una fontanella tra rovi ed erbacce. Poco più di un ricordo.

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GIORGIO TRICOMI Sessantaduenne, sono attivo in fotografia dall’ età di 9 anni, con l’ Eura Ferrania regalatami dai nonni in occasione di una vacanza marina. La borsettina fuxia con il corredo della “lomo” 6X6 in bakelite, l’ iniziò di una passione bruciante in tutti i sensi. Primo incauto scatto rigorosamente schiarito dal piccolo flash, immediata sostituzione della lampada incandescente a mano libera e conseguente ustione di tre dita della mano destra, per poi notare un minuscolo pulsante rosso sul retro, dedito all’ indolore espulsione del bulb esausto. “Leggere attentamente le istruzioni”, e di tale avvertenza feci tesoro, divorando poi manuali e letteratura fotografica a non finire, quella che ancora costituisce il mio importante patrimonio cartaceo. Negli anni a seguire, nuove attrezzature, una completissima camera oscura, fotocamere, e tanti, tantissimi click di ogni genere, facendo esperienza sul campo, forte dell’ assistenza di professionisti con i quali collaboravo per cercare di carpirne i segreti. Ora, con le tempie grigie, più tempo disponibile, mi aggiro per la campagna Toscana e Umbra accompagnato dal fido assistente Willy, Shit-su di undici anni; continuo a registrare le mie colorate sensazioni e fissare le mie emozioni, lontano dal clamore di luoghi affollati, pur non disdegnando, all’ occasione, la foto di strada. I mezzi di cui dispongo oggi, sono tecnologicamente più avanzati, ed io amo affiancarli volta per volta ad una delle mie adorate “nonnette argentiche”, che ancora per me hanno molto da dire.

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Mirini elettronici, istogrammi, diavolerie varie... Nostalgicamente, spesso, vedo il mondo in bianco e nero attraverso il pozzetto della mia inseparabile Rolleiflex , un vedere quadrato che forse nella realtà non esiste più. Luglio 2015



CHE IMPRESA L’ATTIVITÀ D’IMPRESA

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BIAGIO DI MEGLIO Biagio Di Meglio nasce ad Ischia il 9 marzo 1960, papà pescatore e mamma casalinga, cresce per sua fortuna a contatto con la natura prima delle importanti trasformazioni urbanistiche e sociali dell’ isola . Pur conservando la passione per la biologia lavora nel ramo tecnico quale geometra non essendo riuscito a completare gli studi di architettura. Appassionato di fotografia e viaggi fin da giovane ha girato il mondo .L’ avvento del digitale, dopo un periodo di fermo psicologico dovuto al passaggio dall’ analogico, ha ridato nuovo impulso tecnico con approfondimenti dei vari orientamenti fotografici. Vive ancora ad Ischia, con la compagna Anna ed i suoi tre figli. Napoli è una realtà difficile malgrado la tanta bellezza che sprigiona da ogni vicolo e da ogni luogo naturale. Contro tutte le difficoltà politiche e burocratiche venne alla luce la Città della Scienza nel sito delle vecchissime ex acciaierie di Bagnoli. Vista con gli occhi di un adulto era un bel progetto di recupero e di architettura industriale , per i bambini ed i ragazzi si apriva invece un mondo fatto di museo scientifico interattivo, planetario, officina dei piccoli, palestra della scienza e quant’ altro atto a stimolare e motivare per il futuro le nuove generazioni. La sera del 4 marzo 2013, la commistione tra camorra e politica decise di terminare tutto ciò danneggiando irreparabilmente il tessuto culturale e scientifico in erba di questa meravigliosa città . A questi bambini e ragazzi va il mio pensiero ed il mio augurio di continuare a crederci, nonostante tutto.

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RENATO GRECO UOMINI DELLE BARENE (Laguna di Venezia) Le Barene sono dei terreni che emergono e sono occasionalmente sommersi nei sistemi lagunari, sono tenuti insieme dalla vegetazione che vi trova posto. A causa dell’erosione (per processi umani e naturali) e del moto ondoso questo elemento fondamentale per l’ecosistema rischia di scomparire. Grazie a un progetto che coinvolge le realtà locali impiegando i pescatori in un lavoro part-time, uomini che abitano e conoscono il territorio meglio di chiunque altro, si sta cercando di mettere in atto un ciclo di protezione dei margini esposti all’erosione in modo ecosostenibile, raccogliendo ramaglie dalle potature, fasciandole con una fibra naturale di cocco e posizionando questi elementi periodicamente sul perimetro delle barene. Sono scatti nati in un contatto ravvicinato con questa realtà, l’uomo e l’ambiente entrano in simbiosi, dipendono l’uno dall’altro e si confondono l’uno nell’altro. Uno sguardo sul lato meno conosciuto della laguna di Venezia.

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GUIDO GUGLIELMELLI Nasce a Cosenza, il 13 Maggio 1983, vive a Marano Principato (CS). Appassionato di musica, cinema e fotografia decide di intraprendere gli studi presso l’università della Calabria, dove ha conseguito la laurea in DAMS indirizzo multimediale. Subito dopo inizia a lavorare presso una agenzia editoriale locale dove si occupa principalmente di grafica. Dopo un paio d’anni viene assunto come grafico presso Edizioni Master, dove tutt’ora lavora. In questi ultimi anni la sua esperienza fotografica, passa dagli studi di ritrattistica, dallo still life, fino ad arrivare alla foto reportagistica, i suoi lavori sono principalmente in bianco e nero, essendo affascinato da miti come Doisneau, Gardin, Capa, e molti altri. Collabora con diverse associazioni fotografiche come la Fiaf, l’UIF, e alcune associazione locale. I suoi progetti si basano soprattutto sull’uomo e su come il suo essere si riflette nella società, sull lavoro, sulle proprie passioni e sul tempo che giornalmente continua a dedicare a migliorare la propria vita. ADAGIO SULLE CORDE Viviamo in un periodo difficile, dove il profitto è alla base delle giornate, e dove per falsi miti di “crisi” le nuove generazioni si impegnano demoralizzate a cercare un impiego, anche infelice, ma che possa appagare il loro vivere quotidiano. Pensieri che soli si elaborano nella mia mente durante un noioso ritorno a casa in auto, ma proprio in quel momento, un furgone bianco inchioda di fronte a me, costringendomi ad una franata a dir poco brusca. Sul cofano una frase scritta a mano “Chi non ama il Blues ha un buco nell’anima”. Tutto ad un tratto come un susseguirsi di immagini, Robert Johnson, Howlin’ Wolf, Stevie Ray Vaughan, Muddy Waters, B.B. King e tanti altri che come frame si susseguono, e ognuno di loro con il proprio sguardo penetrante, e imbraccia la chitarra… La musica penso, il linguaggio universale, l’unico vero modo di mettere tutti d’accordo. Credo che avrà pensato la stessa cosa Eugenio Ligato, giovanissimo Liutaio calabrese che dopo anni di studi e con diverse difficoltà apre la propria bottega nel nostro centro storico, nella nostra illustre e sconsiderata città, Cosenza. Chitarreria recita l’insegna, perché liuteria forse non rende bene il suo rapporto con la chitarra che Eugenio considera il suo strumento per eccellenza. La linfa dello stesso legno con cui è costruita sembra il sangue della musica universale. E la musica come comunicazione,

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come passione, come voglia di cambiare, come “essere vivi”. D’altro canto anche Jim Morrison sosteneva che un giorno anche la guerra si sarebbe inchinata al suono di una chitarra.


GIULIO LIMONGELLI CHE IMPRESA L’ATTIVITÀ D’IMPRESA I tempi cambiano, le attività chiudono o per raggiunti limiti di età o per motivi economici. Ci sono figure professionali in estinzione, soprattutto nel settore artigiano; non c’è più un ricambio generazionale e con la chiusura di queste attività le nostre città s’impoveriscono e scivolano verso l’inesorabile degrado. Spesso le attività chiudono perché i costi sono talmente alti da non permettere più di riuscire a viverci. Alcune volte c’è la comparsa di nuovi operatori economici, spesso stranieri. Altre volte compaiono nuove “scommesse” che si affacciano su un mercato in sempre più rapida evoluzione e che difficilmente dureranno più di una stagione. Un’attività autonoma, infatti, è una scommessa, un azzardo esposto al rischio d’impresa, che non significa necessariamente successo. Il mondo cambia, e cambia veloce... più veloce di come non sia mai successo prima.

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SERGIO CAPITANI Sono un pensionato, uno dei fortunati; mi piace la fotografia, fotografo tutto ciò che vedo e non seguo un scuola precisa. Leggo e sperimento ciò che ho imparato nella vita; ho lavorato come operaio qualificato sulle auto Audi, Porsche e Wolkswagen, vivo a Roma con la mia famiglia e voglio andare avanti con la fotografia.

GIORGIO TRICOMI

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THE PLACE OF SILENCE

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DANILO ASSARA Classe ‘80, nasco a Catanzaro dove vivo e lavoro. Dal 2002 mi dedico alla fotografia in modo quasi esclusivo. Studio le figure retoriche in fotografia e il linguaggio fotografico come espressione culturale. Partecipo a diversi corsi e workshop sperimentali, mentre continua il mio impegno nella produzione. Tra i riconoscimenti in concorsi regionali e nazionali mi piace ricordare il secondo posto alla VII Biennale Internazionale dell’Arte Fotografica Orizzonte Portfolio del 2007, anno in cui avvio lo studio di Grafica Computerizzata e Fotografia “Obiettivo Immagine” a Catanzaro Lido. Nel 2008 la mia prima elezione a Delegato Provinciale di Catanzaro per la Federazione Italiana e segretario dell’Associazione Fotografica “la lanterna” di Catanzaro Lido. Le mie foto sono pubblicate su diversi quotidiani ed edizioni. Nel 2007 vengo selezionato per la pubblicazione di alcune immagini nella monografia nazionale “Il paesaggio del sud”, volume curato, tra gli altri, da Giorgio Tani, Roberto Rossi, Giuseppe Fichera e Cinzia Busi Thompson. Curo, tra il 2008 e il 2009, le riproduzioni fotografiche di oltre 100 tele del Maestro Salvatore Miglietta, per la pubblicazione del volume “Salvatore Miglietta – Le luci del Sud”, curato dal Ministero dei Beni Culturali in Roma (MiBAC), edizioni Albatros, in collaborazione con la “Biblioteca Vallicelliana”. Sempre nel 2009 sono ospite dell’Accademia di Belle Arti di Vibo Valantia, presso la sede distaccata di Crotone, nella quale espongo la mostra personale “Calabria, tra Paesaggi e Tradizioni”. Nel 2011 sono uno dei tre artisti calabresi le cui opere vengono selezionate per rappresentare la Calabria all’interno del volume nazionale “17 Marzo 2011 – Una giornata Italiana” del Centro Italiano della Fotografia d’Autore con il sostegno di EPSON, NIKON, MiBAC, Min. del Turismo e UPI, per il 150 anniversario dell’Unità d’Italia, con Mostra Nazionale Collettiva presso lo stesso CIFA di Bibbiena (AR) Nel 2011 e nel 2012 sono docente di fotografia presso L’Istituto Tecnico Superiore “B. Chimirri” in Catanzaro.

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SIMONE BERNABUCCI Fossombrone (PU) 10/05/67. Raccontarsi in poche righe non è semplice, soprattutto per un orso come me. Perciò non vi tedierò con chi sono e con quello che faccio normalmente per vivere. Dico subito che non vivo con la fotografia, non sono un fotografo professionista ma uno che si rilassa quando può fare foto e che ama fotografare. Quindi fotografo amatoriale mi calza meglio. Fotograficamente nasco nell’era analogica, e da allora coltivo questa passione come posso. Leggendo, frequentando corsi e discutendo. Vivo quotidianamente come la maggior parte dalle persone schiavo del tempo, di corsa e di fretta. Come una macchina fotografica con l’ottica col diaframma tutto aperto ingorda di luce che ne deve ingurgitare il più possibile e che non gliene può fregar di meno se perde i dettagli di ciò che la circonda. Di sicuro le foto migliori sono quelle che mi passano davanti agli occhi quando non ho nemmeno il tempo o la possibilità dì scattare col cellulare. Dalla fotografia, come dalla musica, ho imparato che non si finisce mai di imparare (scusate il gioco di parole). Le regole basilari sono poche da sapere eppure le variabili non finiranno mai di stupirmi facendomi imparare cose nuove. Per me questa è la prima esposizione collettiva e personalmente è già un traguardo esserci riuscito. È l’opportunità di condividere con voi i miei “miei luoghi del silenzio” dove ogni volta per un attimo riesco a fermare il tempo e i miei pensieri chiudendo fuori questo malato mondo e godermi in santa pace il “suono del silenzio”.

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SERGIO CATITTI L’Aquila, un giorno normale Sono le 5:30 di un 6 aprile qualsiasi, è ancora buio e sono sull’autobus quasi vuoto che mi riporterà a casa. Sono in quello stato mentale che sempre mi accompagna quando sto arrivando o sto andando via dall’Aquila. Un misto tra felicità, tristezza e malinconia che non lascia spazio ad alcuna certezza. Mentre nel buio percorriamo il lungo tunnel del Gran Sasso e sorpassiamo degli spazzaneve, cosa che fa presagire la possibilità di trovare la neve più avanti, ripenso a questi due brevi, ma intensi giorni appena trascorsi. In particolare mi torna in mente sabato mattina quando armato della mia digitale ho deciso di andare a fare un giro in centro. Passando per via XX settembre scopro che via Sallustio è aperta e pensando di trovare “ vita “ mi infilo con l’auto e la percorro per metà fin quando non trovo un cartello che sconsiglia di continuare. Da li intravedo in fondo i portici e ripenso alle migliaia di volte che ho percorso questa via. Scendo e comincio a passeggiare ma sono solo e intorno a me ci sono palazzi ancora sventrati e pericolanti. Mentre osservo e scatto mi chiedo: perché è stata riaperta se sembra di essere in una strada di Baghdad dopo i bombardamenti ? Evito di cercare risposte e continuo a scattare e camminare nel silenzio “ assordante “. Poi vedo un tavolino con delle sedie e penso tra me, deve essere rimasto lì dal terremoto ! Mi avvicino e vedo che c’è un bar aperto e anche molto grazioso. Entro, chiedo alla gentilissima proprietaria un caffè, prendo una pasta e scambio due chiacchiere cordiali con la donna. Nel fine settimana non c’è molta gente in questa via, ma nei giorni feriali si riempie, sa, mi dice, ci sono degli uffici più giù e quindi vengono a prendere il caffè a mangiare un panino, si riempie il bar e anche la strada continua sorridendo. Io l’ascolto tra un misto di incredulità e tenerezza mentre sorseggio il suo ottimo caffè. Poi esco da quel bel localino per tornare a prendere l’auto e non vedo più le macerie, non vedo più una via deserta e mi sembra persino di sentire le voci dei ragazzi che affollano i negozi e i bar in una delle tante giornate normali.

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DANIELE DEANGELIS L’Italia ha un cuore verde l’Umbria, la terra che mi ha visto nascere e crescere. Sono nato nell’anno 1962. Ho iniziato ad appassionarmi alla fotografia verso la metà degli anni 80 quando acquistai la mia prima ed unica reflex la Minolta X300 che ancora posseggo ed uso. L’ho corredata di qualche obiettivo e vari filtri della Cokin con cui mi sono sbizzarrito per qualche tempo. Passione accantonata per un anno causa chiamata alla leva militare obbligatoria. Al ritorno sono stato assorbito a pieno tempo dal mondo del lavoro, e la mia passione è rimasta, per vari anni, chiusa nel cassetto. Ultimamente, circa un paio d’anni, ho ripreso questa passione; ho rispolverato la mia Minolta ed ho riiniziato a scattare foto, ed ho anche acquistato altre reflex. Sono un’autodidatta, quello che so l’ho imparato da solo sbagliando e buttando scatti. Mi piace molto osservare le foto di altri autori da cui si imparano molte cose. La fotografia mi piace in tutti i suoi aspetti, non seguo un particolare ramo della fotografia, scatto in base a come mi sento, in base all’ispirazione del momento. Mi piace molto scattare in bianco e nero analogico. Quando esco a fare foto porto sempre, oltre alla reflex digitale, una reflex analogica con l’immancabile rullino in bianco e nero.

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BARBARA MANCIULLI Sono nata a Piombino (LI) nel 1965, dove vivo e lavoro presso i servizi sociali. Amo l’arte in ogni sua natura e questo mi ha portato alla fotografia quando ancora si scattava in analogico, ma per una serie di motivi vi ho dovuto rinunciare per circa venti anni. Da un anno e mezzo ho ripreso la macchina fotografica in mano e sono ritornata a scattare, ho intrapreso anche lo studio della post produzione che ritengo importante e parte integrante della fotografia odierna. Ho partecipato ad un corso di fotografia perché penso che una base tecnica sia importante ma al tempo stesso credo che occhio, estro, sensibilità e passione facciano la differenza, e questo perché una fotografia non deve essere solo guardata ma ascoltata, deve essere in grado di raccontare altrimenti rimane solo una foto. Il genere di foto che prediligo sono paesaggi, macro e bianconero, ma sto approcciando anche alla fotografia naturalistica. Al momento ho fatto una mostra, una mia foto verrà presentata a settembre presso un museo in Olanda, faccio parte di un gruppo di fotografi internazionali ed ho una galleria personale su internet. IL SILENZIO DELLE URLA Il silenzio delle urla è una serie di 10 foto a colori scattate presso l’ex manicomio di Volterra. Nonostante il silenzio e il degrado, all’interno dell’edificio si percepiscono ancora le voci e le urla degli ex ospiti. Ombre, luci e riflessi sono gli unici protagonisti di questo luogo ormai abbandonato e meta di molti fotografi.

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MELANIA TOMMOLILLO Sono nata in provincia di Napoli il 22 maggio 1968, dall’incastro di questi numeri 22, nella cabala napoletana è il pazzo, ed è inutile dire il 1968 che cosa ha rappresenatato; da questo potrete farvi un’idea della mia personalità. Dopo aver trascorso il mio periodo formativo in questa splendida città all’età di 20 anni mi sono trasferita nella provincia di Roma. Sono autodidatta e la passione per la fotografia è iniziata in epoca giovanile con una piccola compattina analogica, compagna di viaggio per qualche anno. Attraverso il social network facebook mi hanno iscritta in un gruppo fotografico e da lì è rinata la mia passione per la fotografia. L’interesse fotografico spazia in tutto ciò che attira l’attenzione del mio occhio, dalla street al paesaggio, dal minimo particolare alla grande installazione, forse perché sono una persona che ama l’arte, le sue sfaccettature ed anche caratterialmente molto curiosa. In ogni fotografia c’è una infinitesima parte della mia personalità e probabilmente la curiosità mi spinge a cercare e provare nuovi contesti ed in questo la versalità delle nuove Fuji con la gamma dei suoi obiettivi riesce a soddisfare le mie esigenze. Le passioni fanno parte di ogni persona e coltivarle può essere di aiuto non solo per sé stessi ma anche per chi ci circonda, vedasi i reportage fotografici che hanno raccontato fatti ed avvenimenti belli e brutti, che sono la storia della società.

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Si ringraziano tutti quelli che hanno reso possibile la realizzazione di questo evento, il Comune di Novafeltria (RN) per il patrocinio e per averci aperto le porte dei suoi bellissimi Palazzi pubblici; l’Assessore alla Cultura Gianluca Fabbrani per la disponibilità, la collaborazione ed il supporto; Piera Testi paziente problem solver, la Pro Loco di Novafeltria, l’associazione IN-NOVA, Anna Bischi Graziani, Laura e Lidia Masi, Ginetta Bianchi, Paola Dore, la stamperia Botticelli, tutti coloro che hanno messo a disposizione le location per le mostre, i sostenitori che hanno contribuito al crowdfounfing e gli autori che hanno partecipato alla seconda edizione di questo evento. Un ringraziamento particolare va a Filiberto Piva e Andrea Urbini per l’enorme lavoro fatto per la sistemazione e l’ allestimento delle location e delle mostre.

Grafica cover - Alessandro Bonini Impaginazione catalogo - Renato Greco Supervisione e coordinamento - Lia Alessandrini e Giorgio Rossi Correzione bozze - Stefania Vitale Ufficio Stampa - Adele Piccari e Sara Ferranti Foto di Copertina - Dani Fritschi

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