ANTICA VIA CAVALLERA

Page 1


L’ANTICA VIA CAVALLERA

AL PASSO DEL MURETTO

Il Comune di Chiesa Valmalenco ha promosso il progetto ANTICA STRADA CAVALLERA DEL MURETTO, una proposta di turismo culturale per escursionisti, con particolare attenzione a famiglie e bambini, che mira a far conoscere la storia dell’antico percorso, in Valmalenco, una via di transito internazionale che per secoli ha collegato l’Italia con la Svizzera. Con essa si vuol far conoscere anche le peculiarità economico-produttive che hanno caratterizzato il vissuto e, in certa misura, anche la morfologia della valle.

Comune di Chiesa in Valmalenco

La strada “cavallera” che sale al Passo del Muretto è la via storica che per secoli ha unito Sondrio e la media Valtellina con il Passo del Maloja e quindi la Rezia interna, attraverso la Val Malenco. Attraversava gli abitati di Torre di S. Maria e di Chiesa in Valmalenco per poi condurre a Chiareggio, luogo di sosta e di un’antica osteria, e raggiungere il valico del Muretto a quota 2562 m. Da qui il tracciato scendeva lungo la Val Muretto elvetica per concludersi a Maloja.

L’ANTICA VIA CAVALLERA AL PASSO

DEL MURETTO

Pista battuta già in epoca preistorica, la strada del Muretto non fu certo sconosciuta all’impero romano. Ma fu soprattutto durante il Medioevo, con la cosiddetta “riapertura delle Alpi” seguita all’epoca buia del crollo dell’Impero, che anche la strada del Muretto conobbe, al pari di tutte le direttrici viarie dell’arco alpino, uno sviluppo rilevante. E, come tutte le altre vie, anche quella del Muretto fu frequentemente percorsa da viaggiatori e da pellegrini diretti verso le principali mete di devozione. Durante il basso Medioevo, la strada del Muretto divenne una delle vie privilegiate dai mercanti grigioni che scendevano in Valtellina per approvvigionarsi del rinomato vino locale e di molte altre merci che provenivano dalla vicina Repubblica di Venezia e quindi dall’Oriente o dalla pianura padana come grani, tessuti, spezie, ferro e armi, cuoi e pellami. Ma non si trattava di un commercio unilaterale; dalla Rezia si importava bestiame, soprattutto bovini e cavalli, i famosi cavalli todeschi molto resistenti alla fatica, utilizzati anche come cavalli da guerra. La frequentazione della strada già in epoca medievale facilitò l’intensificarsi di relazioni non solo di carattere commerciale, ma ad esse si sovrapponevano scambi sociali e culturali che sfociarono in matrimoni, in spostamenti di carattere

professionale o patrimoniale e relazioni di carattere religioso.

Durante i tre secoli di dominazione grigiona, la strada del Muretto divenne la via del vino per eccellenza, battuta da numerosi mercanti retici, soprattutto da quelli bregagliotti che proprio sul commercio con la Valtellina e la Valchiavenna, avevano fondato buona parte del sostentamento economico del territorio. Gli scambi attraverso la strada della Val Malenco furono infatti talmente rilevanti che la Val Bregaglia sviluppò in quell’epoca un sistema di rotta commerciale, chiamata “rotta del Muretto” o “rotta di Malenco”, basata sul diritto esclusivo, concesso mediante appalto dalla comunità di Bregaglia Sopraporta,

ad un imprenditore o mercante locale di importare mercanzie dalla Valtellina in Bregaglia attraverso la strada “cavallera”. Il “rotter di Malenco”, così era definito colui che si aggiudicava l’appalto, si assumeva tuttavia l’onere di “aprire” la strada per la Val Malenco, ossia di sgomberarla dalla neve e dal ghiaccio per il tratto compreso tra Maloja e il Passo del Muretto I tre secoli del dominio grigione diedero un forte impulso anche al commercio e all’economia della Val Malenco, i cui abitanti attraverso la strada del Muretto ebbero l’opportunità di ampliare i loro mercati e di smerciare prodotti e manufatti di cui la Valle era particolarmente ricca: in primo luogo di latticini e formaggi , ma anche dei manufatti della pietra ollare e

di quelli del serpentino, come le tegole per la copertura dei tetti (le piòde).

La fine del dominio dei Grigioni nel 1797 e il passaggio dal governo napoleonico prima, a quello lombardoveneto successivamente e infine al Regno d’Italia, determinarono il crollo dei transiti e dei traffici commerciali sul valico del Muretto.

La strada cavallera fu lentamente abbandonata e si ridusse a poco più che un sentiero battuto prevalentemente da contrabbandieri a dai pastori malenchi che si recavano a cercar lavoro in Engadina e di quei primi turisti, amanti della montagna, che proprio fra Otto e Novecento andavano scoprendo le bellezze delle vallate alpine

PERCORSO TEMATICO: LA VIA CAVALLERA

Dall’Info-point di San Giuseppe inizia l’allestimento del percorso della storica strada Cavallera, nel suo tratto che va da San Giuseppe al passo del Muretto. Si sviluppa per lunghi tratti a fianco dell’alto corso del Mallero, per poi imboccare, nei pressi di Chiareggio, la valle del Muretto. La Via Cavallera è un antico percorso che parte da Sondrio, inerpicandosi lungo tutta la Valmalenco con un dislivello di circa 2200 m, e raggiunge il Passo del Muretto, per poi ridiscendere nuovamente, attraverso la valle del Muretto svizzera, al passo del Maloja.

LE AREE DI SOSTA

Le aree di sosta dislocate lungo l’itinerario sono pensate come luogo informativo, didattico e di riposo lungo la via Cavallera. Sono strutturate per dare informazioni sul percorso da seguire, sulle emergenze etniche, culturali e naturalistiche incontrate lungo l’itinerario. Sono pensate anche per dare supporto alla sosta, con una copertura più o meno grande, e a volte con delle sedute. Si potranno poi incontrare delle strutture di carattere ludicodidattico per il gioco ed il contestuale apprendimento dei bambini. Per questo ogni area sviluppa un tema e le infrastrutture sono coerenti a quanto si vuole rappresentare nella rispettiva tappa.

L’itinerario proposto cerca di ricalcare fedelmente il tracciato originale dell’antica strada Cavallera. Il percorso parte nei pressi della chiesetta del piccolo borgo di san Giuseppe, sulla strada carrabile. L’antica chiesetta di San Giuseppe fu eretta durante i primi anni del ‘700. Nel 1873 l’edificio franò nel Mallero a causa della corrosione del promontorio su quale sorgeva e trascorse parecchio tempo prima che venisse ricostruito. Il nuovo tempio fu benedetto l’11 luglio 1926.

A San Giuseppe è posta la prima area di sosta dell’itinerario.

Chiareggio
Passo del Muretto
Sassa di Fora
Passo del Forno
Cima di Vazzeda

Aree di sosta

San Giuseppe

tema: la miniera e la cava

Senevedo

tema: la lavorazione del ferro

Pian del Lupo

tema: la locanda

Alpe dell’Oro

tema: l’alpeggio

Passo del Muretto

tema: gli scambi

SOSTA N° 1

SAN GIUSEPPE

LA MINIERA E LA CAVA

L’area è dotata di una struttura per la sosta, una copertura molto lineare, un parallelepipedo allungato completamente aperto sui due lati principali, con una struttura portante in legno. La forma è pensata per un’esigenza di linearità e semplicità, creando una sorta di cornice che inquadra e cattura il paesaggio retrostante. Sotto la copertura trovano spazio delle panche con tavolo, e dei pannelli illustrativi. La zona ludico-didattica ha per tema la miniera e la cava.

Lasciando la sosta di San Giuseppe si percorre la strada carrabile per alcune centinaia di metri, fino ad incrociare sulla sinistra uno sterrato che scende alla località Sabbionaccio. Qui l’itinerario interseca l’antica via Cavallera, senza più abbandonarla. Prosegue tra muracche (muretti a secco, ricavati dallo spietramento dei pascoli) e vecchie abitazioni sparse in gran parte ristrutturate, fino al nucleo di Ca Rotte (1458 m). Il nome, che può richiamare edifici diroccati, in realtà deriva dal termine dialettale “carot”, il recipiente forato usato per far sgocciolare la ricotta. Sembrerebbe infatti che le conformazioni rocciose dell’intorno, con marmitte erosive e cavità di sorta, richiamino la forma di questo utensile. Poco dopo il nucleo di Carott, è ubicata la seconda area di sosta, sulla pista sterrata che sale con alcuni tornanti dal piccolo agglomerato, in una radura caratterizzata da rocce affioranti lisciate dall’azione erosiva glaciale, tra conifere e vicino al Mallero.

SOSTA N° 2 SENEVEDO

LA LAVORAZIONE DEL FERRO

La seconda area è posta nella zona di Senevedo, sul percorso della pista di fondo che risale la collinetta nei pressi di Carott. Anche qui è stata realizzata una struttura per la sosta, uguale a quella precedente come concezione e materiali ma dimensionalmente molto più ridotta. Contiene anche questa dei pannelli illustrativi con informazioni escursionistiche e sulle emergenze naturalistiche e culturali dell’area. La parte ludico-didattica tratta il tema della lavorazione del ferro. Viene illustrata la fusione dei minerali ferrosi ricostruendo in scala la sezione di un forno fusore. A fianco è stata allestita una bacheca con esposti vecchi attrezzi legati alla lavorazione del ferro, in particolare al mestiere del magnan, lo stagnino.

L’itinerario prosegue, ricalcando a volte la pista utilizzata in inverno per la pratica dello sci di fondo, e a volte abbandonandola, quando l’antico tracciato scarta di lato e sale verso la strada asfaltata che porta a Chiareggio. Il percorso entra nei boschi di abete, attraversa corsi d’acqua, sfiora la palestra di roccia dei Massi di Senevedo. Qui il sentiero sale nuovamente verso la carrozzabile, attraversa il torrente Nevasco e continua fino all’abitato di Chiareggio (1620 m). La piccola località turistica si sviluppa lungo la strada di cui costituisce capolinea. Al centro sorge la chiesa di Sant’Anna e l’osteria del bosco. Poco dopo l’abitato la via Cavallera imbocca una pista militare che si stacca sulla destra e che risale la valle del Muretto, fino all’omonimo passo. Siamo in località Pian del Lupo, dove è posta la terza area di sosta. Il toponimo in realtà non ha nulla a che fare con il carnivoro, ma si tratta di una cattiva trasposizione in italiano del termine dialettale “cian de la lop”, cioè piano della loppa, termine con cui si indicava lo scarto della lavorazione del ferro, particolarmente frequente nella zona.

SOSTA N° 3 PIAN DEL LUPO

LA LOCANDA

La zona scelta per questa sosta è adatta per una sosta prolungata, soprattutto se pensata come meta per persone che desiderano fare passeggiate molto brevi ma fuori dai luoghi antropizzati. Qui è stata realizzata una struttura per la sosta uguale a quella dell’area di san Giuseppe. Si tratta di una copertura con delle panche e tavolo per la sosta e pannelli informativi.

La zona ludico didattica sviluppa il tema della stazione di cambio. Sono riproposti gli ambienti della locanda e della stalla del maniscalco

Riprendendo il percorso si sale per comodi tornanti nel bosco fino ad incontrare la quarta area di sosta, nei pressi del Cian Lazzer, poco sotto l’Alpe dell’Oro (2010). Questo alpeggio è leggermente discosto dall’itinerario, ma vale la pena fare una deviazione di pochi minuti per godere dell’aperta vista sull’impressionante Nord del monte Disgrazia (3678 m) e sul suo tormentato ghiacciaio. Anche in questo caso il nome dell’alpeggio è fuorviante: niente a che vedere con il metallo aurifero. Il posto deriva il suo nome dal termine “òor”, che significa “a sbalzo”, “sul bordo”, alludendo alla posizione di terrazzo aereo del pascolo.

SOSTA N° 4

ALPE DELL’ORO

L’ALPEGGIO

Nella radura di Cian Lazzer è stata realizzata una copertura di piccole dimensioni, uguale a quella della zona 2, ed analogamente equipaggiata. Il tema prescelto per i contenuti didattici è quello dell’alpeggio.

Dopo l’alpe dell’Oro il percorso esce dal bosco e improvvisamente si profila, in lontananza, il passo del Muretto, ingannevolmente a portata di mano. L’itinerario in realtà prosegue ancora per un lungo tratto, anche se la strada militare si interrompe bruscamente per una frana. Il percorso segue la sinistra idrografica del torrente che scende dal passo, denominato per questo Acqua de Muretto, corso d’acqua che con altri confluenti darà origine al Mallero. Il sentiero attraversa un’ampia e ariosa costa ghiaiosa (Costa Granda), in parte adibita a pascolo estivo. Nell’ultimo tratto la valle si restringe tra conformazioni rocciose ed il sentiero, che ora sale a tornanti, si fa più ripido, costeggiando il nevaio finale, passato il quale si giunge al passo (2562 m) dove è ubicata la quinta sosta, semiincassata nel terreno per non essere di disturbo al paesaggio, che ora si apre anche sulla vicina

Svizzera. Qui termina il tratto percorso dell’antica via Cavallera preso in considerazione dal progetto. Nel versante elvetico il sentiero scende tra massi e ghiaioni fino ad arrivare al Plan del Canin. Qui ci si immette nella valle dell’Orlegna, che prende nome dall’omonimo torrente che nasce dal ghiacciaio del Forno e che, dopo aver attraversato degli alpeggi, forma il lago di Cavlòc. Da qui il percorso continua comodo, arrivando in breve al passo del Maloja.

SOSTA N° 5

PASSO DEL MURETTO GLI SCAMBI

L’ultima zona di sosta è situata in un’area completamente differente dalle precedenti e conseguentemente è stata realizzata con materiali e tipologie molto diverse. Non siamo più infatti nel bosco, regno del legno, ma siamo ad una quota altimetrica importante (2562 m), in cui sono presenti solo massi e rocce. Anche da un punto di vista climatico l’ambiente è più difficile, potenzialmente anche ostile, conseguentemente le strutture per la sosta devono essere adatte ad offrire un riparo idoneo e devono offrire il minor impatto visivo possibile.

Il tema prescelto per la parte didascalica è quello degli scambi, della comunicazione tra popoli e del commercio

INCLUSIVITA’

L’itinerario prevede una sezione costante del piano viabile di almeno cm. 100 per tutta la sua percorrenza. Dove questa larghezza è congiunta ad una pendenza limitata, cosa che caratterizza gran parte del sentiero da San Giuseppe al Pian del Lupo, la via può essere percorsa anche da persone su joelette, una carrozzella da fuoristrada a ruota unica, che permette la pratica di escursioni ad ogni persona a mobilità ridotta, trainata da almeno due accompagnatori. Per questo anche tutte le infrastrutture presenti nel progetto sono state realizzate in modo da essere fruibili alle persone con disabilità motoria, realizzando rampe d’accesso o evitando di creare gradini e dislivelli in genere.

Per la progettazione e la realizzazione dell’itinerario è risultato di fondamentale utilità e importanza il tenere conto innanzitutto del contributo che tale via deve dare ai fini della promozione dell’area naturale, in coerenza con i seguenti obiettivi: far conoscere un territorio che spesso ha

caratteristiche multifunzionali in virtù della presenza di beni naturalistici, geologici, culturali, antropologici, ecc.

educare i giovani ad un rapporto più attivo col territorio, scoprendo direttamente la trama delle variabili fisiche e antropiche che lo compongono, anche con l’utilizzazione di specifica cartellonistica finalizzata all’interpretazione del paesaggio promuovere il turismo scolastico per la conoscenza delle articolazioni della realtà territoriale in un sistema di relazioni ambientali proporre un tracciato escursionistico e cicloescursionistico che colga la varietà dei paesaggi e degli ambienti dell’area attraversata e un itinerario tematico capace di valorizzare uno specifico circuito turistico

salvaguardare e valorizzare la rete antica dei sentieri definita dalle percorrenze storiche, dagli scambi commerciali, dalla tradizionale attività agropastorale e dai percorsi dei pellegrini.

L’ANTICA VIA CAVALLERA

Progetto grafico e foto: Mottarella Studio Grafico

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.