Azzurro Sport 4-2020

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Azzurro Sport bimestrale di Cultura sportiVa aeronautiCa

BeAcH VOlleY

anno 7 – numero 4

bronZo per lupo niColai ai Campionati europei

AtleticA

leonardo fabbri tra i big d’europa



EditoriAlE

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iamo giunti al quarto numero del 2020, un anno difficile che sicuramente ricorderemo per il resto della nostra vita. Il mondo, così come lo abbiamo conosciuto, è cambiato e con esso noi. Durante le lavorazioni di questo numero i contagi in Italia e nel mondo hanno ripreso a “correre” e con loro le paure e i timori della gente. Nonostante tutto, però, c’è la volontà di andare avanti e di non fermarsi. Noi abbiamo deciso di non far mancare il nostro contributo ed è per questo che abbiamo continuato e continueremo a raccontare il nostro mondo, quello dello Sport in tutte le sue discipline. Come sempre lo abbiamo fatto concentrandoci sulle storie degli uomini e delle donne, dei loro sacrifici, delle loro sconfitte e delle loro vittorie. Proprio a proposito delle vittorie, la copertina di questo numero è stata dedicata a Leonardo Fabbri, il “gigante buono”, come lo abbiamo affettuosamente chiamato. Il giovane atleta del Centro Sportivo

dell’Aeronautica Militare dopo aver battuto il record italiano di Andrei che durava da 31 anni, ha continuato a “macinare” metri, confermando il suo stato di forma con le ultime prestazioni. Un buon auspico per l’atleta che ben fa sperare per le prossime Olimpiadi di Tokyo. Un’altra conferma ci è arrivata dalla coppia Lupo-Nicolai che con l’ultimo Bronzo conquistato agli Europei ha riaffermato il suo ranking internazionale. Siamo poi passati ad un’altra giovane speranza dello Sport italiano, il “golden boy” Sinner, la cui crescita continua gli sta permettendo di giocare e vincere, qualche volta, contro i campioni del Tennis internazionale. E poi ancora Tennis con gli Internazionali di Roma 2020, con l’ennesimo successo di Djokovic, Basket con il trionfo dei Lakers che hanno riportato a Los Angeles il titolo NBA che mancava da qualche anno e altri interessanti approfondimenti che potrete scoprire sfogliando la Rivista. Non ci resta che augurarvi, come sempre, una buona lettura.

IL DIRETTORE

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10 Leonardo Fabbri, il gigante buono dell’Aeronautica Militare

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SoMMArio 2 Azzurro Sport 4/2020


Azzurro Sport periodico bimestrale di cultura sportiva aeronautica Iscritto al n. 292/2013 del Registro Stampa presso il Tribunale Civile di Roma Anno 7 – numero 4 editore AVIATOR SRL via Gianfilippo Usellini 434 00125 Roma

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bronzo europeo per lupo-nicolai

il “golden boy” italiano

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direttore responsabile Alessio Piano redazione via Gianfilippo Usellini, 434 – 00125 Roma Fax. 06.89280466 - azzurrosport@yahoo.it consiglio tecnico presidente: Alessandro Loiudice Membri: Marzia Caravelli, Giuseppe Carella, Andrea Colotti, Andrew Howe, Fabrizio Leoni, Dario Magagnini, Elisa Santoni © Proprietà letteraria, artistica e scientifica riservata. Per la riproduzione anche parziale di quanto pubblicato su Azzurro Sport occorre citare la fonte.

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il titolo nba torna a los angeles

14 equitazione

20 giro d’italia

Successo per il quartetto dell’A.M. al campionato Interforze

La storia della corsa ciclistica più famosa d’Italia che lo scorso 18 ottobre ha “visitato” la casa delle “Frecce Tricolori”

28 liFestyle

30 tennis

La bici, uno strumento per l’attività fisica e un mezzo per scoprire il mondo

Internazionali 2020, record degli italiani, ma a vincere è Djokovic

32 basket

36 Festival dello sport

I Lakers riportano il titolo NBA a Los Angeles

A Trento l’edizione “digilive” si dimostra un successo

stampa Arti Grafiche Celori

Finito di stampare nel mese di ottobre 2020 foto di copertina: foto FIDAL

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Pillole di SPort CAMPIONATI ITALIANI ASSOLUTI CANOA IL PRIMO AVIERE MANFREDI RIzzA CONqUISTA IL TITOLO NELLA SPECIALITà KAyAK1

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ella settimana dal 10 al 13 settembre, si è svolto il Campionato Italiano Canoa Velocità. La partecipazione degli oltre 800 atleti ha colorato lo specchio d’acqua artificiale situato nella città metropolitana di Milano, all’interno del parco del Lambro. L’atleta del Centro Sportivo dell’Aeronautica Militare, Primo Aviere Manfredi Rizza, Olimpico a Rio De Janeiro 2016, ha conquistato il titolo nella specialità Kayak1 200m laureandosi Campione Italiano Assoluto. Come ogni anno l’agguerrita concorrenza, non lascia alcun pronostico agile. Grazie a una qualifica perfetta, vinta con grande distacco, il percorso verso la vetta del nostro canoista è stato di molto agevolato, catapultandolo direttamente in finale senza dover passare per ulteriori batterie. Leggendo in chiave statistica il 34’55, tempo fatto registrare nella finale assoluta, si può tranquillamente affermare che questo cronometro avrebbe portato l’atleta azzurro a disputare la finale Olimpica. Sarah Trivelloni

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PATTINAGGIO A ROTELLE CAMPIONATI ITALIANI ASSOLUTI MARATONA

TIRO CON L’ARCO GARA NAzIONALE DOPPIO 70 MT ROUND

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ella giornata di domenica 27 settembre si è svolta a Rivoli una gara a 144 frecce (70-50-60 mt Round) con prestazioni di altissimo livello per il 1° Aviere Scelto Elena Tonetta, che firma il nuovo Record Europeo Senior, nonché il nuovo Record Italiano Individuale, con il punteggio di 1.312. Per l’atleta del Centro Sportivo dell’Aeronautica Militare, questa gara è stato un ottimo test, che fa ben sperare in vista della prima gara Internazionale all’aperto della stagione 2020, post lockdown, ad Antalya, in Turchia, dal 2 al 4 Ottobre 2020.

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omenica 27 settembre si è svolto a Riccione il Campionato Italiano Pattinaggio a Rotelle di Maratona, al quale ha preso parte il 1° Aviere Fabio Francolini. Il circuito di 4 chilometri, che ha segnato il ritorno alle competizioni per i pattinatori del settore corsa, ha regalato un susseguirsi di emozioni a tutti i partecipanti. L’atleta del Centro Sportivo dell’Aeronautica Militare, ha conquistato il terzo posto, giocandosi la Medaglia d’Argento fino all’ultimo metro. Il titolo Italiano Assoluto va a Daniel Niero del G.S. Scaltenigo. Sarah Trivelloni

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beach volley

bronZo europeo per lupo-niColai

di Emiliano Sole

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ai Campionati europei di beach Volley svoltisi a Jurmala, in lettonia, dal 16 al 20 settembre, la coppia dell’aeronautica militare daniele lupo e paolo nicolai ha conquistato uno splendido bronzo che li conferma ancora una volta tra i migliori player del mondo.

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iamo molto contenti per questa Medaglia di Bronzo, però non ci dobbiamo fermare. Sappiamo che la strada per i Giochi Olimpici di Tokyo è ancora molto lunga». queste le parole a caldo di Daniele Lupo al termine della combattutissima finalina per il terzo e quarto posto continentale. Gli azzurri Paolo Nicolai e Daniele Lupo sono saliti sul gradino più basso del podio grazie alla vittoria nella finale contro i russi Liamin-Myskiv 2-1 (17-

21, 23-21, 15-12). La coppia dell’Aeronautica Militare ha messo in mostra un gran Beach Volley, sia in semifinale, sia nella finale. La gara per il Bronzo ha visto Paolo e Daniele cedere il primo set, mentre nel secondo hanno avuto la forza di annullare un match-ball e poi imporsi ai vantaggi. Nel tie-break i vice campioni olimpici sono sempre stati al comando e hanno gestito il vantaggio sino alla fine. Nella semifinale Nicolai-Lupo avevano dato filo da torcere ai norvegesi Mol A./Sørum C., coppia numero 1 al

mondo, lottando in entrambi i set, uscendo sconfitti però per 0-2 (25-27, 19-21). Grazie al Bronzo, salgono a quattro le medaglie continentali per i ragazzi di Matteo Varnier, vincitori in carriera di tre Campionati Europei: 2014 Cagliari, 2016 Bienne, 2017 Jurmala. Oltre al terzo posto, la notizia positiva è lo stato di forma di NicolaiLupo, già qualificati per i Giochi di Tokyo 2021, che sono apparsi in netta crescita rispetto al successo nel Campionato Italiano di Caorle. «Questo risultato - continua Daniele

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Lupo - ci dà ancora più entusiasmo, negli ultimi tornei tra Europeo, Campionato Italiano e World Tour siamo sempre andati a podio e questo è un ottimo segnale. La cosa che più conta è che stiamo crescendo a livello di gioco, bisogna continuare in questa direzione». Per la terza edizione consecutiva i norvegesi Mol A.-Sørum si sono aggiudicati l'Europeo, battendo in finale i russi Krasilnikov-Stoyanovskiy 2-0 (2119, 21-15). Anche la coppia azzurra del femminile ha ben figurato ai Campionati Europei 2020. Le beacher dell’Aeronautica Militare, Marta Menegatti e Viktoria Orsi Toth, hanno superato gli ottavi, chiudendo l’Europeo con un ottimo quinto posto.

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Le coppie azzurre, senza dimenticare l’Av. Carambula, che in questa occasione ha giocato con Windisch un nuovo giovanissimo compagno, per l’indisponibilità di Enrico Rossi, hanno ben figurato mettendo in mostra un club Italia in gran forma. «Paolo e Daniele ci hanno regalato delle grandi emozioni durante i Campionati Europei. I ragazzi sono stati davvero eccezionali», le parole del Presidente della FIP Pietro Bruno Cattaneo, «pur non avendo iniziato nel migliore dei modi sono stati poi in grado di dimostrare ancora una volta tutto il loro eccezionale valore giocando e vincendo delle partite dal notevole tasso tecnico. Una coppia come loro – conclude il

Presidente – di certo non ha bisogno di presentazioni, ma credo sia giusto e opportuno sottolineare la loro costanza di rendimento in questi anni. Il beach moderno dimostra come oggi la concorrenza sia pressoché spietata, ma nonostante questo la nostra formazione, che fa parte dell’élite della disciplina ormai da qualche anno, è sempre tra le squadre da battere: rispettata e considerata da tutti». Siamo molto speranzosi per il Beach Volley italiano che ci sta dando grandi soddisfazioni e noi di Azzurro Sport non possiamo che complimentarci con i nostri atleti dell’Aeronautica Militare, e un ben fatto in particolare va a LupoNicolai che ancora una volta hanno centrato l’obiettivo! n



atletica leggera

leonardo fabbri

il gigante buono dell’aeronautiCa militare di Sarah TRIVELLONI

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a battuto il record italiano indoor di Andrei che resisteva da 33 anni, è allenato dall'ex campione Dal Soglio e non nasconde grandi sogni di ambizione. Tre uomini in barca: Alessandro Andrei, Paolo Dal Soglio e Leonardo Fabbri. Una “confraternita” della potenza abbinata alla velocità. Il “Gigante Buono”, così abbiamo soprannominato Leonardo, ha le carte in regola per diventare un big e sognare in grande per Tokyo. Fabbri è un gigante dalle movenze alate. Lo scorso febbraio ha strappato proprio ad Andrei, e dopo ben 33 anni, il record del Peso indoor, spostandolo a 21,59 (precedente record 21,54 del 28 febbraio 1987). Viste le premesse che l’atleta dell’Aeronautica Militare aveva dimostrato a Stoccolma, gli organizzatori dei campionati italiani indoor di Ancona decidono di allungare la zona lancio del Palaindoor, che poteva consentire lanci solo fino ai 21 metri. Leonardo non delude le aspettative e vince a marzo il suo terzo titolo italiano indoor con la misura di 21,45 m. A soli 23 anni è già un

veterano, si è costruito lentamente ma così solidamente che è quasi inevitabile raccogliere al massimo i frutti del lavoro svolto in pedana, nella fortificazione del movimento (Leo lancia col movimento rotatorio) e nel potenziamento della base: le gambe. Il Peso è una disciplina “secondaria”, non ruba l’occhio. Ma come tutte le altre specialità vanta le sue meraviglie tecniche e negli anni ha raccontato storie meravigliose: «Io sono – dice Fabbri– la conseguenza di una linea di sangue agonistico, per questo adesso so di potermi avvicinare ai 22 metri, che è la soglia psicologica e tecnica dell’eccellenza». E ha ragione. Infatti, il pesista dell’Aeronautica Militare agli assoluti di Padova è arrivato ad un solo centimetro dal bramato obiettivo gettando il peso a 21,99; ma la stagione è continuata con successi e conferme, a settembre, a Chorzow, in Polonia, Leonardo ha lanciato ancora vicino ai 21 metri arrivando alle spalle solo del campione olimpico Crouser (22,70) e dall’Oro europeo Haratyk (21,78), e superando atleti del calibro di Bukowiecki

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e Storl. Un Prestigioso terzo posto internazionale per Leonardo Fabbri in Polonia, che incorona il pesista fiorentino tra i lanciatori più forti d’Europa. «I grandi si stanno finalmente accorgendo che sono al loro livello – dice ancora Fabbri – alla fine della prestazione in Polonia - Oggi ho messo un’altra mattonella verso qualcosa di veramente importante che accadrà nei prossimi anni. In Polonia era una giornata piuttosto fredda, soltanto 14 gradi, e si sono fatti sentire. Crouser mi ha impressionato, sono sicuro che farà presto il record del mondo. Durante la gara mi incitava: al quarto lancio, un nullo, mi ha detto “forza, ne mancano ancora due”. È stato veramente un grande onore per me». Ma la stagione non finisce qui e ad a Ostrava, nel secondo weekend di settembre, l’azzurro conferma il piazzamento di Chorzow battendo ancora due atleti del calibro di Bukowiecki e Storl, siglando la decima gara +21 della stagione. Gli avversari ormai lo hanno notato e lo guardano con un occhio diverso aspettandolo a Tokyo, e noi attendiamo Leonardo in grande forma per farci sognare ancora. n

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equitazione

Campionato interforZe: suCCesso per il quartetto a.m.

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l'impegno sportivo della forza armata prosegue in sicurezza nel periodo del CoVid-19

di Stefano COLOTTI

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i è concluso con la vittoria dell’Aeronautica Militare il Campionato Italiano Interforze a squadre negli impianti dell’Arezzo Equestrian Centre di Busto Arsizio. Ritornato quest’anno con la formula dei due percorsi, sul modello della Coppa delle Nazioni, il Campionato dedicato alle “uniformi” ha visto in campo le rappresentative di Aeronautica, Carabinieri, Polizia di Stato ed Esercito Italiano. Il team vincitore, agli ordini del Maresciallo Stefano Nogara, composto dal 1° Aviere Luca Marziani su Estee Vb (0/0), dal neo Campione Italiano assoluto 1° Aviere Scelto Giulia Martinengo su Kiwi Kick (0/0), dal 1° Aviere Scelto Emilio Bicocchi su Faliane W (6/0) e dal 1° Aviere Capo Paolo Mencolini (0/0), ha concluso la gara sul primo gradino del podio senza alcun errore. Piazza d’onore per il team del Centro Sportivo dei Carabinieri guidato dal Maresciallo Capo Paolo Laquaniti. A farne parte sono stati il Carabiniere Scelto Filippo Codecasa su Carla d’Hyrencourt (0/0); il Carabiniere Emanuele Massimiliano Bianchi su Ivory Ter Doorn (0/0); l’Appuntato Scelto Stefano Brecciaroli su Masai delle Schiave (0/4) e l’Appuntato Scelto Massimo Grossato su Archaan West. La squadra dell’Arma dei Carabinieri ha chiuso con 4 penalità totali. Il terzo posto è andato alla rappresentativa della Polizia di Stato, capitanata dall’Assistente Capo Marco Bergomi e composta dagli agenti Luca Coata su quite Beauty (0/0) e Federico Ciriesi su Colour of Fun (0/4); dagli Assistenti Capo David Sbardella su Brown Sugar (23/12) e Vincenzo Chimirri su Dakota d’Hyrencourt (4/4). Il team delle Fiamme Oro ha concluso la gara con 8 penalità totali. quarto l’Esercito Italiano con 8 penalità. La classifica del Campionato Assoluto Seniores ha decretato anche quella del Campionato Italiano Interforze individuale dove il 1° Aviere Scelto Emilio Bicocchi ha ottenuto la quarta piazza. n

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il personaggio

JanniK sinner 16 Azzurro Sport 4/2020


Conosciamo più da vicino il “golden boy” di san Candido, su cui sono riposte le aspettative del tennis italiano.

di Arturo VIOLETTA

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iciannove anni compiuti da poco, il più giovane italiano della storia ad aver vinto un torneo Challenger, primo tennista nato negli anni Duemila a raggiungere i quarti di finale del Roland Garros. Lui è Jannik Sinner, numero 75 al mondo, oggi più che una promessa del nostro Tennis, in grado di impressionare anche Rafael Nadal. E pensare che da ragazzino ha iniziato con lo Sci, raggiungendo, tra l’altro, ottimi livelli, visto che a 13 anni è diventato Campione Italiano di Slalom Gigante. Al Tennis si è avvicinato a 8

anni, ma solo dopo aver abbandonato racchette e scarponi da neve ha cominciato a fare sul serio. Mamma cameriera e papà cuoco, entrambi in un rifugio alpino in Val Fiscalina, Sinner è stato educato secondo sani principi di dedizione al lavoro. La sua crescita così rapida e, in un certo senso, inaspettata per il suo fisico non proprio possente e perché il suo allenamento per molti anni non era sembrato così intenso, lo ha portato al centro dell’attenzione sportiva nazionale, che ripone in lui grandi speranze. Fin dai primi passi nel Tennis,

Jannik ha “sposato” un gioco estremamente offensivo, incentivato dai suoi stessi primi allenatori per sfruttare al meglio le sue lunghe leve e la sua “leggerezza”. A quattordici anni Sinner si è trasferito a Bordighera per lavorare nel rinomato centro di allenamento di Riccardo Piatti, già frequentato dall’altoatesino Andreas Seppi ma anche dal croato Borna Coric e, più brevemente, da Novak Djokovic e Stan Wawrinka, due dei tennisti più forti al mondo negli ultimi anni. È qui che il giovane talento ha dato un impulso fortissimo alla sua crescita come atleta ma anche come

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persona, iniziando ad ottenere i primi risultati di un certo rilievo. Lo scorso anno si è affermato nel torneo Challenger di Bergamo, diventando il primo nato nel 2001 a vincere in quella categoria. A seguire, sempre nel 2019, ha vinto anche i Futures di Trento e Pula e altri due tornei Challenger, negli Stati Uniti e a Ortisei, ma soprattutto le NextGen ATP Finals di Milano, torneo riservato ai migliori otto giovani con meno di ventuno anni. Risultati che lo hanno portato a vincere il premio di esordiente della stagione da parte dell’ATP e di battere un altro record, quello del tennista italiano più giovane di sempre ad essere entrato nei primi cento posti del ranking mondiale. Partito dal numero 551 del ranking mondiale a inizio 2019, Sinner è balzato al 135esimo posto dopo la vittoria a Lexington, scalando ben 416 posizioni in classifica. All’inizio del 2020 ha “festeggiato” il suo primo ingresso nel tabellone degli Australian Open, poi chiusi al secondo turno. Poi c’è stata la pandemia. Alla ripresa del Tennis giocato ha preso parte agli US Open, stoppato al primo turno, e agli Internazionali d’Italia, uscito agli ottavi dopo aver sconfitto atleti come Paire e Tsitsipas. Il “Golden Boy”, insomma, comincia a fare sul serio. Tutti i grandi del Tennis mondiale sono avvertiti! n

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frecce tricolori

la storia del giro d’italia il 18 ottobre la famosa corsa rosa, partita lo scorso 3 ottobre da monreale, è passata nel’aeroporto militare di rivolto sede del 313° gruppo acrobatico “frecce tricolori”. una corsa dalla storia leggendaria che siamo pronti a raccontarvi. 20 Azzurro Sport 4/2020


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a prima edizione del Giro d’Italia partì da Milano, il 13 maggio 1909, alle 2.53 del mattino da un luogo noto alle cronache per motivi ben più tragici: Piazzale Loreto. La tappa d’apertura si era, poi, conclusa all’ippodromo di Bologna, 14 ore, 6 minuti e 15 secondi più tardi, dopo 397 chilometri di corsa sulle polverose strade dell’epoca. Dario Beni, romano, classe 1889, il primo vincitore con la maglia della mitica Bianchi. Erano tempi eroici, in cui si stava in strada dall’alba al tramonto, le tappe partivano ogni tre giorni ed affrontavano chilometraggi oggi improponibili. L’idea del Giro venne a Tullo Morgagni, forlivese, appassionato di Sport a 360 gradi, organizzatore di eventi per vocazione, giornalista della Gazzetta dello Sport, che, appoggiato dal suo giornale, bruciò sul tempo l’altro grande quotidiano di Milano, il Corriere della Sera, che voleva lanciare una manifestazione simile in concomitanza col Giro d’Italia automobilistico che già gestiva. La Gazzetta arrivò per prima! Il 24 agosto del 1908, ad annunciare la manifestazione, mettendo in palio la somma di 25 mila lire per il vincitore. Il Corriere fece buon viso a cattivo gioco e contribuì al montepremi. In quella prima edizione le tappe furono otto, 2.447 chilometri da Milano a Milano e la classifica determinata dalla somma dei piazzamenti, 1 punto negativo al primo, due al secondo e così via ogni tappa. A vincere la prima classifica generale fu Luigi Ganna, classe 1883, da Induno Olona, paese in provincia di Varese molto vicino al confine con la Svizzera. Vinse due tappe e si piazzò sempre bene terminando la sua fatica il 30 maggio con 25 punti negativi. Narra la leggenda del Ciclismo che, sceso di bicicletta e avvicinato da un cronista che voleva conoscere la sua impressione più viva dopo la vittoria, abbia risposto: «L’impressione più viva l’è che me brusa tant ‘l cu». In 127 erano partiti da Milano in 49 vi ritornarono. Uno, Camillo Carcano, fu squalificato perché durante la quinta tappa, da Roma a Firenze, prese un treno alla stazione di Civita Castellana, scese a Pontassieve e attese il passaggio del gruppo per rientrarvi e concludere la corsa. Il Giro conquista subito le folle che riempiono le strade per assistere al passaggio dei corridori e viene riproposto anche per il 1910, 10 tappe, sempre da Milano a Milano, col chilometraggio aumentato a 2.987. Vinse Carlo Galletti, milanese dell’Atala, altra formazione leggendaria del Ciclismo italiano, precedendo due compagni di squadra, tra cui, terzo, Ganna che aveva lasciato la Bianchi. Galletti replicò nel 1911, stavolta in maglia Bianchi, e nel 1912, tornato all’Atala, vinse nuovamente, stavolta insieme ai suoi compagni di colori, in una edizione particolare, l’unica della storia che ebbe come classifica principale quella a squadre. Non ufficialmente fu anche il vinci-

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tore della classifica individuale a tempo. Nel 1913 si tornò alla formula individuale a punti, con la vittoria di Carlo Oriani, anche lui milanese di Balsamo, nato nel 1888 scomparve nemmeno trentenne nel 1917 dopo essersi ammalato di polmonite durante la ritirata di Caporetto. Nel 1915 il Giro si fermò: incombeva anche sull’Italia la Prima Guerra Mondiale che già devastava dal ‘14 l’Europa. La guerra a oggi è l’unico avvenimento ad essere stato in grado di fermare il Giro: dal 1914 al 1918 e successivamente dal 1941 al 1945, ma sempre e solo per il tempo strettamente necessario: nel 1919 la corsa riprese il 21 maggio, 6 mesi e 17 giorni dopo la fine dei combattimenti, nel 1946 si gareggiò in-

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vece a partire dal 15 giugno, 13 mesi e 20 giorni dopo l’ultimo colpo di cannone. Torniamo però al 1919, l’anno della prima vittoria di Costante Girardengo, uno dei grandi del ciclismo italiano, due Giri, sei Milano-Sanremo, due Lombardia, un secondo posto ai Mondiali nel 1927 in Germania al Nurburgring e decine e decine di vittorie su strada oltre a due Sei Giorni in pista. Nato a Novi Ligure nel 1893, visse fino a 85 anni dopo essere diventato costruttore di biciclette, direttore sportivo della sua stessa squadra e per alcuni anni Commissario Tecnico della nazionale, fu lui a guidare Gino Bartali alla conquista del Tour de France 1938. In quel 1919 Girardengo dominò la corsa, vincendo sette tappe su dieci e

rimanendo sempre in maglia rosa. quell’anno il Giro, per scelta della Gazzetta dello Sport, attraversò i territori irredenti: la prima tappa si concluse, infatti, a Trento, la seconda a Trieste. Nel 1924 le tappe furono 12 e i chilometri 3.613, ma fu un Giro molto particolare, non vi presero parte le squadre ufficiali per via di un contenzioso con gli organizzatori e la Gazzetta lo aprì ai corridori indipendenti, cui dovette, essendo privi di una organizzazione, fornire tutta la logistica, compreso il mantenimento; da Milano con i corridori partirono anche quintali di derrate alimentari di ogni genere a bordo di camion. Vinse Giuseppe Enrici, pochi altri risultati in carriera, che approfittò al meglio dell’occasione. Per l’unica volta nella storia gareggiò anche una donna, Alfonsina Morini Strada, nata a Castelfranco Emilia nel 1891, la quale riuscì a concludere la corsa sia pure fuori classifica perché terminata fuori tempo massimo durante la quarta tappa, figurando tra i trenta corridori che ritornarono a Milano dei novanta partiti. Cercò nuovamente di iscriversi alla corsa negli anni seguenti ma non le fu più consentito. Intanto, nel 1931 venne adottata come divisa del vincitore la “maglia rosa”. La prima fu assegnata a Learco Guerra, vincitore della prima frazione del Giro 1931, la Milano-Mantova. All’alba della Seconda Guerra Mondiale Bartali era già famoso avendo vinto nel 1936 e nel 1937. Nel 1940 Fausto Coppi fu ingaggiato dalla Legnano, squadra di Bartali, come gregario. Tutta la squadra lavorava per Bartali e comunque contro la squadra Bianchi di Giovanni Valetti, ottimo scalatore e vincitore dei Giri del 1938 e del 1939. Ma Pavesi, “tecnico” della squadra, intuì le grandi potenzialità dell’ultimo arrivato, Coppi, e durante un Giro gli darà il via per inseguire gli altri partecipanti e lasciare la scorta del sofferente Bartali agli altri membri della squadra. Alla fine arrivò secondo, mente Bartali aveva ormai nove minuti di distacco: pochi giorni dopo Pavesi diede all’intera squadra la notizia che Coppi doveva fare la sua corsa e non essere più un gregario. Composta la nuova squadra, si trattava ora di far conoscere il nuovo atleta-campione anche agli avversari, magari con qualche colpo a sorpresa. L’occasione fu la Firenze-Modena, undicesima tappa di


questo Giro: inizialmente il dominio fu del piccolo fabbricante di scope Ezio Cecchi, che rimase solitario al comando per diversi chilometri, ma all’improvviso, su segnale di Pavesi, Coppi si staccò dal gruppo e si lanciò all’inseguimento superando il piccolo fuggitivo e volando verso Modena. Fu la prima volta che il radiocronista Mario Ferretti disse: «Un uomo solo è al comando... il suo nome è... Fausto Coppi!». Bartali non si ritirò, o meglio, non lo fecero ritirare: Pavesi lavorò bene e Gino rimase a fare da gregario e maestro al magro Coppi. quando tutto sembrava ormai deciso e la maglia rosa ormai fissa sulle spalle dell’eroe di Castellania accadde l’imprevisto: a pochi chilometri dall’arrivo a Milano la bicicletta di Coppi perse la catena. quando i primi corridori entrarono nello stadio Coppi non c’era ed i suoi concittadini presenti, compreso il padre, rischiarono uno svenimento. Ma alla fine, arrivò con solo 30” di ritardo, vincendo comunque il Giro con 2’40” su Mollo. Da allora in poi verrà rispolverato il titolo di “Campionissimo”, fino ad allora usato solo per Girardengo. In seguito vinse il Giro ancora nel ‘47, nel ‘49, nel

‘52 e nel ‘53: ma la sua fama crebbe soprattutto grazie alle continue sfide con Bartali, che vincerà ancora nel 1946. La gente adorava Bartali per il suo essere un “omone buono”, forse meno calcolatore del collega Coppi. Nel ‘67, nel cinquantenario del Giro, vince Felice Gimondi che poi si ripete nel ‘69 e nel ‘76: avrebbe probabilmente vinto molto di più se la sorte non gli avesse opposto uno dei mostri sacri del ciclismo, il belga Eddy Merckx. quest’ultimo vince nel 1968 la 51a edizione, una gara con forti problemi di doping: saranno squalificati Gimondi, classificatosi terzo, e Motta: è il primo belga che abbia scritto il proprio nome nell’albo d’oro del Giro d’Italia. Lo scriverà ancora nel 1970, nel ‘72, nel ‘73 e nel ‘74. quest’ultima è la sua quinta vittoria e si affianca così al record di Binda e Coppi. Il 1975 è l’anno della vittoria di Fausto Bertoglio: sui ripidi tornanti dello Stelvio si ripropone una delle ultime e più incredibili vittorie di Fausto Coppi, ma in questo caso il “nemico” è Francisco Galdos. Negli anni 80 il dualismo Saronni-Moser infiamma nuovamente il Giro: Beppe Sa-

ronni trionfa nel 1979 e nel 1983, mentre l’84 è finalmente l’anno di Moser. Nel mezzo le grandi vittorie del campione francese Bernard Hinault (1980, 1982 e 1985), seguito dalla spettacolare vittoria di Laurent Fignon nel 1989 dopo l’incredibile sconfitta patita a cronometro da Moser nell’84. quella degli anni 90 è storia recente: tutti ricordano personaggi del calibro di Franco Chioccioli, Miguel Indurain, Gianni Bugno e Claudio Chiappucci, Evgeni Berzin. quest’ultimo si aggiudica il Giro del 1994 davanti al nuovo asso del ciclismo Marco Pantani, che dopo alcuni anni sfortunati riesce a trionfare nel 1998. Nel 1997 era stata la volta di Ivan Gotti, così come lo sarà nel 1999, seppure quest’ultima sia stata una vittoria molto fischiata a causa dell’esclusione dalla corsa di Pantani, in maglia rosa a Madonna di Campiglio, per ematocrito alto. Negli ultimi anni il Giro è ancora dominio italiano: vittorie nel 2000 di Garzelli, nel 2001 di Simoni, nel 2002 di Savoldelli, dopo la squalifica di Garzelli per doping e l’esclusione di Gilberto Simoni, mentre quest’ultimo fa il bis con autorevolezza nel 2003, anno in cui

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Mario Cipollini supera Alfredo Binda nelle vittorie di tappa. L’edizione 2004 parte col ricordo della tragica scomparsa di Pantani, avvenuta pochi mesi prima. Il successo finale è appannaggio di Damiano Cunego, già campione del mondo nel 1999 tra gli juniores. Alessandro Petacchi vince ben nove tappe in volata. Nell’edizione 2005 c’è il bis di Paolo Savoldelli e il dominio italiano continua con Ivan Basso nel 2006, con la corsa che parte dal Belgio in memoria dei minatori morti nel 1956 nel disastro di Marcinelle, e nel 2007 con Danilo Di Luca. L’edizione 2008, partita dalla Sicilia, vede lo spagnolo Contador interrompere il dominio italiano che dura da ben 11 anni e la Spagna rivince il Giro d’Italia dopo 15 anni dall’ultimo successo di Miguel Indurain. L’edizione 2009, quella del centenario, parte da Venezia e si conclude a Roma; qui si impone a sorpresa il russo Menchov che precede Di Luca e Pellizotti, poi squalificati entrambi per doping. Nel 2010, con la corsa partita da Amsterdam (Olanda), assistiamo al bis di Ivan Basso, mentre l’edizione 2011, quella che festeggia i 150 anni dell’Unità d’Italia, parte da Torino. Al terzo giorno la tragedia sconvolge il Giro: lungo la discesa dal Passo del Bocco il ciclista belga Wouter Weylandt cade ad alta velocità e, nonostante i soccorsi, muore poco dopo. Il successo finale è nettamente appannaggio di Contador, con sei minuti su Michele Scarponi e sette su Nibali. La successiva squalifica per doping del vincitore, divenuta ufficiale nel febbraio del 2012, consegna la maglia rosa a tavolino a Michele Scarponi. Nel 2012 Ryder Hesjedal, canadese, trionfa nella corsa partita dalla Danimarca. Solamente 16 secondi di differenza da Joaquim Rodríguez (quarto minor distacco fra primo e secondo classificato nella storia del Giro). Nell’edizione 2013 Vincenzo Nibali si aggiudica la corsa partita da Napoli e conclusasi a Brescia. Nel 2014 grande trionfo dei corridori colombiani: Nairo quintana vince il Giro e al secondo posto arriva il suo connazionale Rigoberto Urán. Per la Colombia è il primo successo nella corsa rosa. Nel 2015 Alberto Contador torna a trionfare al Giro d’Italia; per lui è il secondo successo a distanza di sette anni. E ormai siamo proprio agli ultimi anni della Corsa Rosa e tutti conoscono i risultati: lo scorso anno la corsa è stata vinta dall’ecuadoriano Richard Carapaz, precedendo proprio il nostro campione Vincenzo Nibali. n

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alis: la ripresa per un’italia in moVimento partendo da sorrento e manduria

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urante il mese di luglio ALIS ha organizzato due grandi eventi nazionali in presenza: "La due giorni di ALIS. La ripresa per un'Italia in movimento" a Sorrento e "Trasporto e turismo sostenibile: il Mezzogiorno al centro della Ripartenza" a Manduria. "La due giorni di ALIS. La ripresa per un'Italia in movimento", primo grande evento nazionale svolto dopo il lockdown nel pieno rispetto delle disposizioni vigenti e dei protocolli di sicurezza, si è tenuto presso l'Hilton Sorrento Palace gli scorsi 16 e 17 luglio 2020. Ripartire dopo l’emergenza con misure concrete ed efficaci, reagire ai contraccolpi della pandemia e della crisi economica, riconoscere il ruolo strategico del popolo del trasporto e della logistica, che ha sempre garantito all’intero Paese l’approvvigionamento di merci e beni di prima necessità, puntare all’adozione di strumenti volti all’innova-

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zione tecnologica, alla sostenibilità ambientale e alla sburocratizzazione amministrativa. Questi sono stati gli obiettivi principali di “La due giorni di ALIS. La ripresa per un’Italia in movimento”, evento che ha favorito un confronto costruttivo e dinamico tra il proprio cluster, le Istituzioni, il mondo imprenditoriale, manageriale ed accademico. Nelle due giornate sono intervenuti come autorevoli relatori, tra gli altri, il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli, il Ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi, il Ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia, il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, il Commissario straordinario di Governo per l’emergenza Coronavirus Domenico Arcuri, il Senatore Matteo Salvini, il Direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici dell’Università Cattolica Carlo Cottarelli, i Sottosegretari di Stato alle Infrastrutture e ai Trasporti Roberto Traversi e Salvatore

Margiotta, gli onorevoli Alessandra Moretti, Maurizio Lupi e Giorgio Mulè. Autorevoli ospiti moderati da giornalisti e volti noti della tv del calibro di Bruno Vespa, Gennaro Sangiuliano, Massimo Giletti e Nicola Porro, oltre agli esperti di trasporto e portualità Nicola Capuzzo, direttore di Shipping Italy, e Sergio Luciano, direttore di Economy. E con l'appello al Governo di essere vicino alle nostre imprese, ai nostri imprenditori, ai nostri lavoratori, proprio il Presidente Grimaldi ha concluso l’intervento introduttivo a Sorrento con un profondo invito “a non demordere mai, a non abbandonare mai le proprie convinzioni ma soprattutto a non fermarci mai perché l’Italia ha bisogno di noi. E, come diceva lo storico Gibbon, il vento e le onde sono sempre a favore dei navigatori più abili”. A soli dieci giorni dal grande evento nazionale di Sorrento, le aziende associate ad ALIS si sono nuovamente riunite per l’im-


portantissimo appuntamento pugliese del 27 luglio 2020, giunto alla sua terza edizione e moderato dal padrone di casa Bruno Vespa nella splendida cornice della Masseria Li Reni di Manduria: "Trasporto e turismo sostenibile. Il Mezzogiorno al centro della ripartenza". Rilanciare il Sud attraverso il trasporto ed il turismo significa modernizzare e mettere in sicurezza le infrastrutture, rinnovare le linee ferroviarie, potenziare i porti e le Autostrade del Mare, incentivare l’utilizzo dell’intermodalità e la costituzione di ZES, ridurre la burocrazia, promuovere la digitalizzazione del settore ed attrarre nuovi capitali ed investimenti. Questi i messaggi lanciati da ALIS a Manduria, con la convinzione che l’economia del Mezzogiorno e dell’intero Paese possa realmente ripartire solo se il popolo del trasporto e della logistica riceverà maggiore considerazione ed interventi mirati da parte delle Istituzioni. Nel corso del convegno, dopo i saluti introduttivi del Direttore Generale ALIS Marcello Di Caterina, sono intervenuti come autorevoli relatori il Senatore e Presidente di Assoeventi Michele Boccardi, il Presidente del Gruppo Casillo Pasquale Casillo, il Managing partner di Grimaldi Studio Legale Francesco Sciau-

done, i Presidenti delle Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale Pino Musolino, del Mare Adriatico Meridionale Ugo Patroni Griffi e del Mare Ionio Sergio Prete. Le conclusioni dell’evento sono state affidate al Presidente Guido Grimaldi che, intervistato proprio da Bruno Vespa, ha sottolineato: "ALIS ha capito le esigenze e le istanze del popolo del trasporto e della logistica e siamo orgogliosi del fatto che proprio la nostra Associazione stia mettendo in campo iniziative, risorse, competenze e visione, per ottenere dalle Istituzioni maggiore considerazione e misure concrete volte a soddisfare le legittime richieste di chi, con coraggio e spirito di sacrificio, non si è mai fermato nonostante le molteplici criticità, di chi ha investito nel lavoro duro, competitivo, difficile, di chi crede in un’Italia del merito e delle capacità, di chi guarda al futuro delle nuove generazioni promuovendo lo sviluppo sostenibile del sistema socio-economico. ALIS è pronta per la ripartenza di un’Italia sempre più in movimento”. Inizia ora una nuova stagione di importanti appuntamenti, di approfondimenti, di iniziative che vedranno ALIS protagonista per portare avanti le istanze del popolo del trasporto e della logistica. n

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lifestyle

praticare la bici come sport o per lunghi percorsi di conoscenza del territorio e di sĂŠ stessi

di Matteo SIMONE psicologo e psicoterapeuta

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anti sono gli atleti che definiscono obiettivi da raggiungere in biciletta a livello sportivo o cicloturistico. Molti, da soli o in compagnia, organizzano lunghe traversate con questo ecologico mezzo, per periodi di vacanza o per girare il mondo per prolungati periodi sperimentando la conoscenza di popoli e luoghi, ma prima di tutto di sé stessi. Nella vita prima o poi trovi una bicicletta che ti mette in gioco; ti fa sperimentare benessere e/o performance; ti permette di far parte di una squadra che segue obiettivi condivisi; ti fa condividere allenamenti e gare, trasferte e viaggi. La vita è fatta di ciclicità: sconfitte e vittorie, infortuni e riprese, offese e complimenti, tristezza e felicità. È importante saper stare con quello che offre, con la consapevolezza che non è per sempre e tutto passa, tutto muta e si aggiusta, necessariamente trovando dentro di noi motivazioni, passioni, interessi, risorse. Come la vita anche la bicicletta ci mette a con-

fronto con la ciclicità. Con la bici si può uscire da soli o in gruppo, la si può praticare come sport o per lunghi percorsi di conoscenza del territorio e di sé stessi. Pedalare, cercando l’equilibrio in bici, aiuta a pensare e riflettere, fare piani e programmi, elaborare pensieri e situazioni, ricordare episodi e momenti, insomma la bicicletta può essere considerata un’opportunità per esplorarsi interiormente, in profondità. La bicicletta permette di considerare la ciclicità della vita, che comprende salite e discese, fatica e rilassamento, periodi tristi e felici. Come nell’esperienza della bici così anche nella vita ci sono situazioni difficili e dobbiamo essere cauti e fiduciosi nell’affrontarle e poi accorgerci di aver risolto, di essere arrivati e apprezzeremo noi stessi per aver superato e vinto tutto, salite e crisi. Tutto passa, tutto cambia; passa la salita, passa la crisi; rimane la consapevolezza che anche questa volta si è riusciti ad incrementare la

forza interiore: un aiuto non solo nello sport ma anche nel quotidiano, in famiglia, nelle relazioni. Se non ce la facciamo possiamo rallentare, possiamo anche scendere dalla bicicletta e recuperare o comunque ristorarci bene perché a volte si spendono molte energie e la stanchezza può incombere anche improvvisamente. Analizzando ancora, la bicicletta può essere considerata una cara amica e la fatica diventa la nostra ombra che ci ricorda che sperimentare fatica fa accorgere di essere ancora vivi. Possiamo sempre essere fiduciosi, apprendere dall’esperienza con resilienza affrontando ogni situazione, crisi e fatica con consapevolezza e a piccoli passi. Mai darsi per sconfitti, ma accettando e cambiando il corso degli eventi con fiducia e resilienza uscendone fuori sempre più rafforzati. La bicicletta ha tante potenzialità: veicolo di conoscenza e consapevolezza, comodo e utile mezzo di trasporto ecologico e pratico. n

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tennis

internaZionali tennis 2020:

reCord di italiani, ma a VinCere è dJoKoViC di Stefano COLOTTI

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al foro italico il serbo consolida il suo primato mondiale mentre il movimento azzurro maschile continua a crescere.

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n una edizione degli Internazionali posticipata a settembre e limitata agli addetti ai lavori a fan ben sperare sono stati i colori azzurri. Nonostante Berrettini, testa di serie numero 4 in tabellone abbia sfiorato la semifinale perdendo al tie break con l’olandese Casper Ruud, sono stati otto i giocatori italiani a raggiungere i sedicesimi di finale, traguardo che non veniva raggiunto dal 1968. Peccato che non si sia riuscito a eguagliare il record del 1979, quando furono 4 i tennisti di casa a conquistare gli ottavi di finale al Foro Italico. In particolare la notizia positiva è stata la conferma della crescita esponenziale di due giovani promesse del nostro Tennis: il classe 2001 yannick Sinner e il classe 2002 Lorenzo Musetti. L’altoatesino Sinner è riuscito a eliminare netta-

mente il francese Benoit Paire al primo turno e niente di meno che il greco Stefanos Tsitsipas, attuale numero sei al mondo al secondo turno, in una lottata partita al terzo set. Ottima anche la prova negli ottavi di finale contro il bulgaro Grigor Dimitrov, nella quale l’altoatesino ha ceduto dopo aver vinto il primo set. A conquistare scalpi di prestigio è stato anche Musetti. Il 18enne di Carrara ha eliminato con facilità due ex top ten come Stan Wawrinka e Kei Nishikori mettendo in mostra il suo talento cristallino, cedendo poi al solido tedesco Koepfer agli ottavi di finale. Oltre alle giovani promesse, non vanno dimenticati giocatori che stanno diventando sempre più regolari e capaci di stare nella top 100 mondiale con costanza in futuro come Stefano Travaglia, Lorenzo Sonego, Salvatore Caruso. Non

ultimo Marco Cecchinato, che dopo l’exploit della semifinale raggiunta al Roland Garros 2018, ha avuto un periodo di calo ma che ora potrebbe risalire la classifica. Ancora fuori condizione Fabio Fognini, eliminato subito dal francese Humbert. A uscire prima del previsto è stato il re della terra rossa Rafael Nadal, trionfatore a Roma per ben nove volte e campione uscente del 2019. A sorprenderlo è stato il “folletto” argentino Diego Schwartzman, tennista di 1,70 cm dallo straordinario atletismo. Il Sud americano non è poi riuscito ad avere la meglio in finale contro il numero uno al mondo Djokovic, che dopo un digiuno durato dal 2015 torna ad alzare la coppa agli Internazionali, la quinta nella sua bacheca. Non male per uno che ha contratto il covid -19 ed è tornato più forte di prima. n

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basket

le bron e davis dominanti, il titolo torna a los angeles 32 Azzurro Sport 4/2020


nell’anno della scomparsa di Kobe bryant i lakers conquistano l’anello. l’ultimo era stato nel 2010, quando a trascinare i giallo viola era stato proprio il “black mamba”. la favola miami si arrende a gara 6. di Stefano COLOTTI

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ell’anno del lockdown l’NBA si è dimostrata ancora una volta come una delle leghe sportive più attrezzate e lungimiranti al mondo. Lo spettacolo non si è fermato e nella “bolla” di Orlando si sono riusciti a disputare e, a concludere, i Playoff nella loro usuale forma. Per realizzare questa impresa è stato usato il complesso del Parco divertimenti Disney World in Florida. I giocatori delle squadre sono stati ospitati in un resort all’interno del complesso e le partite si sono disputate in 3 palazzetti diversi. Ovviamente gli addetti ai lavori avevano il divieto assoluto di uscire dalla bolla e i controlli Covid erano all’ordine del giorno. Solo grazie al rispetto di queste rigide regole si è riuscito a garantire lo spettacolo del basket agli appassionati. Il livello di gioco durante i playoff è stato comunque alto e quasi tutti i pronostici di partenza sono stati rispettati. I favoriti Lakers, guidati da Le Bron James e Antony Davis, si sono dimostrati troppo forti per tutti. Bravo anche il coach Frank Voegel, al suo primo anno sulla panchina giallo-viola, a far interagire nel migliore dei modi il resto della squadra intorno ai due pilastri. Fondamentale è risultata la regia dell’esperto ex Boston Celtics Rajon Rondo, che ha sfornato un’alta media assist per tutti i playoff, così come la stazza del centro Dwight Howard, che a suon di stoppate è stato un muro difensivo. Non da meno il contributo dello specialista del tiro da tre punti Danny Green, vero e proprio amuleto che conquista il suo terzo anello con tre maglie diverse (quarto giocatore della sto-

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ria insieme a Le Bron a riuscirci). Sorprendente è stato anche il rendimento dell’italo-americano Salvatore Caruso, interprete tutta corsa e sacrificio. Un percorso liscio quello dei Lakers, che non sono stati mai veramente impensieriti. Dopo aver liquidato per 4-1 i Portland Trail Blazers di Damian Lillard, è stata la volta degli Houston Rockets di James Harden e Russel Westbrook, i quali sulla carta dovevano impensierire di più i Lakers, ma sono stati spazzati via dallo strapotere tecnico e fisico di James e Davis. Chi poteva sicuramente dare più fastidio al team di Voegel era l’altra franchigia di Los Angeles, i Clippers. La squadra allenata dal navigato coach Doc Stevens contava su due stelle come Kawhl Leonard (che l’anno prima aveva trascinato Toronto al titolo) e Paul George, ed era stata costruita per ambire alla vittoria finale. Il derby tanto atteso in finale di Western Conference non è però andato in scena, complice la caparbietà dei Denver Nuggest di Nikola Jokic e Jamal

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Murray che, sotto nella serie per 3 a 1, sono riusciti a compiere una difficile rimonta, sorprendendo i deludenti Clippers in gara 7. Complici le energie spese, in finale di Conference anche la squadra del Colorado ha dovuto subire il sonoro 4-1 di rito dai Lakers. Anche nella Eastern Conference ci sono state delle sorprese. I favoriti e teste di serie Milwaukee Bucks guidati dalla stella Giannis Antetokoumpo sono stati dominati dalla vera favola di questa edizione, i Miami Heat allenati da Nick Spoestra, franchigia che l’anno precedente non si era nemmeno qualificata per i playoff. Trascinati dalla stella Jimmy Buttler, la franchigia della Florida ha beneficiato dell’esplosione del centro Bam Adebayo ed è riuscita a pescare alla draft lottery due rookie che si sono rilevati determinanti: il playmaker Kendrick Nunn e lo specialista dalla lunga distanza Tyler Herro. A completare il roster la saggezza di Goran Dragic e l’esperienza difensiva del pluricampione ex Golden State Warriors Andrè

Iguodala. Dopo aver eliminato a sorpresa i Bucks, gli Heat hanno dato vita contro i Boston Celtics a una delle serie più combattute ed equilibrate dei playoff, conclusasi in una tirata gara 7. La franchigia del Massachussetts, che in precedenza aveva piegato sempre in gara 7 la resistenza dei campioni in carica, i Toronto Raptors, è tra quelle che ha messo in campo il miglior gioco di squadra della lega. Ma a diventare campioni della Eastern Conference sono stati gli Heat che nella finalissima hanno provato in tutti modi ad impensierire i Lakers, arrivando fino a gara 6. Nell’ultimo atto è stato il leader Le Bron a guidare i suoi alla vittoria sfornando una tripla doppia da 28 punti, 14 rimbalzi, 10 assist e meritando così il titolo di MVP delle Finals. In un anno così difficile una narrazione a lieto fine è andata in atto: i Lakers, a 10 anni di distanza, conquistano il loro 17esimo anello NBA e rimangono saldamente la franchigia più titolata della lega. E tutto nel ricordo della loro stella Kobe Bryant. n



eventi

il festiVal dello sport di Sarah TRIVELLONI

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trento è stata per tre giorni il centro del mondo sportivo italiano. un’edizione innovativa che ha nel web il suo strumento principale di diffusione

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iglive” è la formula che il Festival di Trento ha scelto per esserci nonostante il Covid-19. 100 incontri e 200 ospiti di primissimo piano nel mondo dello Sport e non solo sono il menù offerto agli “spettatori” digitali che hanno affollato il web per seguire le storie e le testimonianze di questi personaggi. Da Bebe Vio a Lippi, da Hamilton alla leggenda del Ciclismo Bernard Hinault fino al campione locale yeman Crippa, che ha tracciato un bilancio della sua incredibile stagione che lo ha portato a battere due record storici dell’Atletica italiana firmati da due grandi campioni come Salvatore Antibo e Jenni Di Napoli. Il Festival dello Sport è stato

organizzato da La Gazzetta dello Sport e da Trentino Marketing, con la collaborazione di Provincia Autonoma di Trento, Comune di Trento, Agenzia per il Turismo di Trento e con il patrocinio del CONI e del Comitato Italiano Paralimpico e ha visto un ottimo ritorno di pubblico che ha approfittato dell’occasione affollando le dirette streaming. Come sempre l’offerta è stata di qualità come dimostra il seguito delle dirette. Davanti alle telecamere gli ospiti hanno raccontato la loro vita sportiva e non solo, rivelando spesso fatti e curiosità inedite. È il caso di Marcello Lippi, iI CT della nazionale campione del mondo nel 2006, che insieme a Fabio Cannavaro collegato dalla Cina, ha raccontato alcuni aneddoti divertenti come quello

prima della semifinale con la Germania quando durante un allenamento alle spie tedesche, presunte ha chiarito il mister, sono stati mostrati i lati B. E poi sulla finale: «Sapevo che avremmo vinto, ce la meritavamo. Toccava a noi». Nella stessa sera anche la testimonianza, profonda e significativa, della campionessa vincitrice del Roland Garros del 2010 Francesca Schiavone, che ha voluto raccontare la sua vita sportiva e quella privata in un libro. «È stata una decisione sofferta – ha spiegato – ma alla fine mi sono resa conto che avevo bisogno di lasciare qualcosa dopo questa mia esperienza, e allora insieme a tutte le persone che più mi vogliono bene ho deciso di raccontarmi». Le sofferenze e le vittorie,

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la più importante quella che l’ha vista sconfiggere il tumore all’insegna del suo motto “Tutto è possibile”. Un’altra testimonianza di come lo Sport sia parte della vita e viceversa è arrivata da Bebe Vio che a Trento è stata già ospite nelle edizioni passate. La schermitrice italiana ha parlato di sé stessa e delle sue esperienze in particolare della iniziativa Art4sport, la onlus che crede nello Sport come terapia per il recupero fisico e psicologico dei bambini e dei ragazzi portatori di protesi di arto, puntando a migliorare la qualità di vita sia dei ragazzi che delle loro famiglie. questa edizione del Festival di Trento ha avuto il merito di “esplorare” nuovi orizzonti; un’affermazione scelta non a caso vista la presenza degli astronauti italiani Maurizio Cheli, Umberto Guidoni, Franco Malerba e Paolo Nespoli che hanno raccontato il mondo visto da lassù al giornalista del Corriere della Sera Giovanni Caprara. Non potevano mancare le “Farfalle Azzurre” che hanno incantato, come sempre, il pubblico presente e quello da casa. In definitiva il Festival di Trento è stato un successo dal punto di vista del pubblico come dimostrano i sei milioni di visualizzazione delle oltre 60 dirette streaming e organizzativo a dimostrazione che le limitazioni imposte dal virus possono e devono essere superate. n

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