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TESINA 2019-2020
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Maggi Letizia Istituto “Luigi Pellegrini” Bassano Romano Classe III B
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Belle Epoque Epo Baffi a manubrio, cilindri, galanterie e fiducia nel progresso. Per Belle Époque si intende quel periodo della storia (soprattutto europea) che va dalla fine dell’Ottocento allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Centro del mondo è la città di Parigi che consacra questo suo ruolo con l’Esposizione Universale del 1889, per cui fu eretta la Torre Eiffel, posizionata all’ingresso dell’area espositiva. Dame eleganti, invenzioni rivoluzionarie e fiorire delle arti, ma anche colonialismo esasperato, ingiustizie sociali e il disastro del Titanic che annuncia il preludio della fine. Come tutte le epoche, anche la Belle Époque è fatta di luci e di ombre.
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uelli della Bella Èpoque furono anni di ottimismo e voglia di vivere. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, infatti, si viveva in un clima di euforia generale. L’Europa vive un periodo di pace e di rinascita. La rivalità tra nazioni si esprime sulla crescita e sulla competizione economica. Nessuno riesce ad immaginare una Guerra Mondiale. Lo sviluppo tecnologico e quello industriale sembrano promuovere il benessere a tutti i livelli sociali. Si assiste ad una importante ripresa economica, si estende il mercato e la domanda stimola la produzione in serie. Insomma, si delineano i caratteri della moderna Società di Massa. È un’epoca di grande ottimismo, di spensieratezza e fiducia nel futuro. Momenti importanti di questo florido periodo furono certamente quelli segnati dal progresso tecnologico che porta a nuove scoperte e brillanti invenzioni in tutti i settori della società, che cambieranno per sempre la vita delle persone. Di seguito vediamo le più significative ed importanti.
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Il 17 dicembre 1907 sulla spiaggia di Kitty Hawk i fratelli Wilbur e Orville Wright fecero alzare in volo per 12 secondi, coprendo 36 metri, il primo aereo della storia, il Wright Flyer, il primo veicolo più pesante dell’aria capace di spiccare il volo. Nemmeno due anni dopo, il 25 luglio 1909 il francese Louis Bleriot compì la prima trasvolata della Manica a bordo del suo Bleriot IX da lui stesso costruito. In quegli anni l’aviazione fu considerata un hobby strampalato della medio-alta borghesia; solo durante la Grande Guerra ne furono capite le potenzialità quale mezzo d’assalto e di ricognizione. Nacque, così, l’industria aeronautica, spronata dai resoconti giornalistici delle imprese di Gabriele d’Annunzio, di Francesco Baracca e del Barone Rosso.
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La Ford Motor Company, fondata nel 1903 in Michigan, Stati Uniti, fu la prima ad introdurre in fabbrica il sistema di produzione a catena di montaggio, che consisteva nel posizionare il corpo principale dell’auto su un nastro trasportatore con gli operai distribuiti lungo il “percorso” a montare i singoli pezzi. In tal modo, i tempi e i costi di produzione venivano ridotti, a vantaggio del prezzo delle nuove vetture e degli stipendi degli operai, sottoposti però a lunghi turni di lavoro e a situazioni alienanti. Il modello T Ford è diventato il simbolo di quegli anni della storia americana.
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L’Orient Express fu il primo treno passeggeri a collegare direttamente Parigi e Costantinopoli (oggi Istanbul), appartenuto alla belga Compagnie Internationale des Wagons-Lits. Il servizio iniziò nel 1883 con vagoni composti da lussuosi scompartimenti e saloni ristoranti, i primi della storia ferroviaria mondiale. Sempre in ambito ferroviario, a questo periodo risalgono le prime linee metropolitane di Parigi e Londra.
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Nel 1880 lâ&#x20AC;&#x2122;inventore statunitense Thomas Alva Edison brevettò la lampadina ad incandescenza, trampolino di lancio per la realizzazione, nel 1882, di una rete elettrica capace di illuminare strade ed edifici in tutta Manhattan. Negli anni seguenti numerose cittĂ iniziarono a dotarsi di una rete per la distribuzione elettrica: nel 1884 a Milano e a Torino vennero installati i primi lampioni per lâ&#x20AC;&#x2122;illuminazione pubblica di tutta lâ&#x20AC;&#x2122;Europa e numerose centrali elettriche a carbone sorsero nelle circostanti valli prealpine. Al volgere del XX secolo lâ&#x20AC;&#x2122;antica illuminazione a gas era stata sostituita in tutta Europa da un sistema di illuminazione elettrico.
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I fratelli francesi Auguste Marie Louis Nicolas Lumière e Louis Jean Lumière inventano nel 1894 il primo proiettore cinematografico. Si può iniziare a parlare di cinema vero e proprio, composto da uno spettacolo di proiezione di fotografie (il primo proiettato il 28 dicembre 1895 in un seminterrato di un locale parigino) scattate in rapida successione, in maniera da dare lâ&#x20AC;&#x2122;illusione di movimento, a un pubblico pagante radunato in una sala. Le invenzioni legate alle fotografie in movimento furono innumerevoli in quegli anni ma tra tutte queste quella dei Lumière era la piĂš pratica, essendo la macchina da presa una piccola scatoletta di legno, facilmente trasportabile, che allâ&#x20AC;&#x2122;occorrenza, cambiando solo la lente, si trasformava anche in macchina da proiezione. A valorizzare la nuova invenzione dei Lumière contribuĂŹ anche la sua presentazione allâ&#x20AC;&#x2122;Esposizione universale del 1900.
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Nel 1895, Guglielmo Marconi acquistò alcuni componenti e preparò il primo trasmettitore (e ricevitore) radiotelegrafico, che sperimentò a Pontecchio (Bologna). Lâ&#x20AC;&#x2122;apparato di trasmissione e quello di ricezione erano separati da una collina: i segnali Morse furono ricevuti a circa 2 km di distanza dal fratello, che segnalò il successo della prova con un colpo di fucile. Aveva cosĂŹ compiuto il primo esperimento di telegrafia senza fili e realizzato la prima trasmissione di un segnale Morse su onde radio.
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ella seconda metà dell’Ottocento, in Europa come negli Stati Uniti, proseguì senza sosta lo sviluppo industriale, grazie soprattutto ai cambiamenti introdotti dalla scoperta di nuove tecnologie. Tra le invenzioni più significative, di cui abbiamo parlato in Tecnologia, dobbiamo ricordare certamente la Dinamo, dovuta all’ingegnere tedesco Siemens, poiché consentì di trasformare l’energia meccanica in energia elettrica. Un fatto non trascurabile, visto che i motori elettrici fornirono l’energia necessaria a tutte le macchine delle fabbriche e ai forni per l’acciaio. Oltre che dall’elettricità, la Seconda Rivoluzione Industriale è caratterizzata dalla produzione su larga scala dell’acciaio, una lega di ferro e carbonio particolarmente dura e resistente, utilizzato nelle grandi città per costruire gli edifici più caratteristici dell’età industriale, primo fra tutti la Torre Eiffel a Parigi, alta 300 metri e simbolo proprio del progresso tecnico e della prosperità industriale di quegli anni. Protagonisti dello sviluppo economico furono i grandi imprenditori capitalisti, che si erano conquistati ricchezza e potere. Questi “capitani d’industria”, così venivano chiamati, credevano nei principi liberali, secondo i quali solo le persone più capaci e attive erano premiate dal successo. Non sempre, però, il capitalismo industriale rispettò questi principi liberali, soprattutto quando cercò di influenzare la politica dei governi per contrastare la
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diffusione dei prodotti stranieri, abbracciando il principio del protezionismo contro quello del libero scambio, tanto caro al pensiero liberale. Ecco che, a partire dal 1879, la Germania e gran parte dei Paesi europei inserirono elevate tariffe doganali sulle merci importate dall’estero, proteggendo così la produzione dei beni interni. Se da un lato il protezionismo venne incontro agli interessi delle industrie nazionali, dall’altro provocò anche gravi inconvenienti: - la nascita dei cosiddetti trust o cartelli, accordi stretti tra le imprese più grandi di ciascun settore per eliminare ogni forma di concorrenza interna mantenendo i prezzi alti per i consumatori; - l’aumentare dei contrasti tra le grandi potenze europee e della concorrenza tra le diverse industrie nazionali, che portò piano piano verso la guerra. Lo sviluppo dei progetti industriali più importanti fu facilitato dal denaro messo a disposizione dalle grandi banche, attraverso prestiti a lunga scadenza. Il lavoro in fabbrica subì importanti modifiche, grazie soprattutto alla nuova organizzazione studiata dall’ingegnere statunitense Frederick Taylor, secondo la quale gli operai venivano vincolati al ritmo delle macchine, senza possibilità di scelta. Una teoria che aumentò sensibilmente la produzione ma che peggiorò le condizioni di vita dei lavoratori. La prima impresa ad applicare le teorie del Taylorismo fu la Ford, che nel 1913 introdusse la prima catena di montaggio. Con riferimento a questa nuova organizzazione delle fasi lavorative e alle ripercussioni fisiche e psicologiche che essa aveva sui lavoratori, molto interessante è stata per me la visione del film di Charlie Chaplin “Tempi moderni”. Quest’ultimo, con la sua maestria, ironia e genialità, mette in evidenza gli effetti devastanti di un lavoro
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che obbliga l’uomo, per moltissime ore al giorno, a compiere gli stessi gesti ripetitivi annullandolo come persona, riducendolo a “robot”, sottoponendolo ad un controllo totale e privandolo della propria dignità di uomo. Lo sviluppo industriale portò alla crescita del movimento operaio, attraverso le organizzazioni dei lavoratori. Per coordinare a livello europeo la lotta dei diversi gruppi nacque la Prima Internazionale, convocata a Londra nel 1864, ma divisa al suo interno tra i seguaci di Karl Marx, sostenitore della lotta di classe tra operai e padroni, quelli di Giuseppe Mazzini, convinto che il popolo dovesse migliorare la propria sorte con la democrazia, e quelli dell’anarchico Mikhail Bakunin, che voleva liberare l’uomo da ogni autorità e da ogni oppressione. Nella seconda metà dell’Ottocento ci fu la nascita dei partiti socialisti, che nel 1889 diedero vita alla Seconda Internazionale per ottenere per via parlamentare migliori condizioni lavorative per la classe operaia. Anche la Chiesa, con l’Enciclica “Rerum Novarum” di Papa Leone XIII, espresse preoccupazione per il dilagare dell’ingiustizia sociale, condannando lo sfruttamento economico e schierandosi dalla parte dei lavoratori per un giusto salario. Negli Stati Uniti e in Europa furono lanciate grandi “battaglie” popolari, come quella per la riduzione dell’orario lavorativo a otto ore giornaliere, alla quale ovviamente si opposero gli industriali. Per sostenere questa battaglia, la Seconda Internazionale decise di organizzare per il 1° maggio 1890 una grande manifestazione globale da ripetersi ogni anno. Divenne sempre più forte la richiesta di una legislazione sociale che proteggesse i lavoratori. Andando avanti vedremo come con il fascismo in Italia vennero introdotte norme a tutela del lavoro, ma l’abolizione delle libertà sindacali e del diritto di sciopero bloccò ogni progresso del movimento operaio. Solo nel 1948, con l’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica, lo Stato italiano si è assunto in modo esplicito e solenne l’impegno a garantire il benessere sociale e una vita dignitosa per tutti i suoi cittadini, riconoscendo che questi beni
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sono diritti sociali. Ma quali furono le conseguenze dell’industrializzazione? Questo fenomeno portò tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento importanti cambiamenti sociali, lasciando che si affermasse gradualmente un nuovo tipo di società, la Società di Massa, caratterizzata da una spiccata uniformità nei comportamenti e nei consumi, molto simile a quella in cui viviamo oggi. Le masse popolari erano in maggioranza rispetto all’aristocrazia e all’alta borghesia, conquistando un peso sempre maggiore. Negli anni della Belle Époque si ebbe un incremento demografico europeo costante per il superamento delle carestie e delle epidemie. Effetto dell’aumento della popolazione fu certamente il fenomeno dell’emigrazione, soprattutto verso gli Stati Uniti e l’America Latina, dove gli europei emigranti furono sfruttati per i lavori più umili e faticosi. Migliorò l’alimentazione e si diffusero abitudini igieniche più adeguate. Inoltre, grazie ad alcune scoperte nel campo medico, furono preparati numerosi vaccini, alcuni dei quali resi obbligatori; questo contribuì a diminuire la mortalità soprattutto tra le giovani generazioni. Nelle grandi città sorgono i primi centri commerciali, precursori di quelli dei nostri tempi, diffondendo maggiormente il concetto di “consumo di massa” che cominciava ad affermarsi in molti settori. Si trattò di una vera e propria rivoluzione che introdusse innovazioni importanti: una forte riduzione dei prezzi, che divengono “fissi”, e l’ingresso libero senza obbligo di acquisto. Fu un periodo di grande ottimismo e benessere, che interessò gradualmente, oltre ai capitalisti, anche la piccola e media borghesia. E non mancarono luoghi e occasioni di divertimento, nei ristoranti, nelle sale da ballo e nei teatri, soprattutto per il maggior tempo libero a disposizione. Nel campo dello spettacolo nacque il cinematografo, con la prima proiezione nel 1895 in un caffè di Parigi ad opera dei fratelli Lumiere. Questa fu l’epoca delle grandi scoperte e invenzioni: dalla locomotiva all’aeroplano, dall’automobile al telegrafo senza fili, dalla lampadina alla radio. Inoltre, si diffuse la pratica dello sport, inizialmente tra gli aristocratici e a seguire divenne un fenomeno di massa. Non a caso, il barone inglese Pierre De Coubertin volle rinnovare in epoca moderna l’antica tradizione delle Olimpiadi greche, inaugurando i Giochi Olimpici internazionali nel 1896 ad Atene. Il progresso della Società di Massa portò anche a una maggiore istruzione tra le classi più popolari tanto che in molti Paesi fu creato un sistema di scuola elementare obbligatorio. Un contributo importante allo sviluppo della cultura di massa fu dato anche dalla stampa
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popolare: nacquero negli Stati Uniti, in Francia e in Inghilterra i primi quotidiani popolari a grande tiratura. In politica ci fu lo scontro tra classi popolari e classi dirigenti liberali nella lotta per il suffragio universale maschile (il diritto di voto di tutti i maschi adulti) e cambiarono i partiti, non più formazioni occasionali bensì organizzazioni permanenti di massa. Inoltre, aumentò il numero delle donne che lavoravano, sebbene meno pagate e più sfruttate rispetto agli uomini. Nacquero, così, le associazioni femminili che si battevano per la parità con l’uomo in tutti i settori. Soprattutto era importante poter partecipare alle elezioni politiche, dato che ancora, siamo alla fine dell’Ottocento, in tutti i Paesi più avanzati le donne non avevano diritto al voto. Negli USA e in Inghilterra nacque il movimento suffragista, proprio per estendere il “suffragio” alle donne. In Inghilterra Emmeline Pankhurst fondò nel 1903 l’Unione delle donne, un’associazione molto combattiva le cui iscritte furono chiamate “Suffragette”, che si batterono con forza per il diritto al voto femminile. L’estensione del voto alle donne cominciò a diffondersi davvero solo dopo la Prima Guerra Mondiale. Oggi in alcuni Paesi del mondo, come ad esempio dove ci sono teocrazie basate sul fondamentalismo islamico, alle donne sono negati tutti i diritti inalienabili. Le donne devono indossare il burqua, è vietato loro studiare, scegliersi un marito, persino uscire di casa da sole o divertirsi. Speriamo che un giorno tali ingiustizie non ci siano più e tutte le donne del mondo possano godere dei diritti fondamentali, in primis quello della libertà.
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a Belle Époque est une période heureuse et prospère, caractérisée par des grandes innovations: on invente l’automobile, l’avion, le téléphone; on fait des importantes découverts en médecine. Il s’agit d’une époque de modernisation qui regarde les ÉtatsUnis et les pays de l’Europe occidentale, en particulier la France. Capitale incontestée du progrès est Paris, où on organise l’Exposition Universelle en 1889: un événement organisé pour montrer au monde entier toutes les innovations et les découverts faites en médecine, en technologie, dans l’industrie, dans le domaine artistique.
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Premier avion construit en 1903 par les frères Wright. Les frères Renault fabriquent des premières voitures. Les frères Lumière développent les techniques de la photographie qu’ils appliquent aussi au cinéma. Pierre et Marie Curie, prix Nobel de physique, isolent le radium et découvrent la radioactivité. C’est juste à cette occasion qu’on fait bâtir la Tour Eiffel. Sa construction commence en 1887 sur la base du projet très précis de Gustave Eiffel. Au début la Tour a été beaucoup critiqué par les Parisiens: elle était un monument trop moderne et elle ne devait durer que 20 ans. Aujourd’hui, en revanche,
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elle est devenue le symbole de la France. Construite principalement en fer, la tour fait plus de 300 mètres de hauteur répartis sur trois étages. Le premier étage est célèbre pour son plancher de verre : on y trouve un restaurant et des précieuses collections de diverse nature. Le deuxième étage est le plus préféré par les touristes puisqu’ il offre une vue magnifique de la ville: le Louvre, le Grand Palais, Montmartre, la Sein. En fin, on a le sommet, qu’on peut rejoindre avec des ascenseurs en verres. On y trouve l’appartement privé de Gustave Eiffel et un dispositif qui permet de calculer la distance entre la ville du monde entier!
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otto l’influenza del clima di positivismo di quegli anni, cioè di quell’assoluta fiducia nella scienza, nel metodo sperimentale e negli strumenti della ricerca, nasce il Verismo, che si sviluppa fin dal 1830 e prospera alla fine del XIX secolo, in piena Belle Époque. Le teorie del Naturalismo francese ispirarono alcuni scrittori italiani, che diedero vita a questa nuova scuola letteraria. Il Verismo aveva in comune con il Naturalismo un interesse per le realtà povere, umili e degradate, con la convinzione che lo scrittore avesse un compito ben preciso: rappresentare la realtà in modo assolutamente oggettivo, senza influenzare il lettore con giudizi personali. Però, contrariamente a quanto affermato dalla scuola letteraria francese, il Verismo privilegiava una concezione pessimistica del progresso, per la quale i poveri, continuamente costretti a lottare per la vita, alla fine sarebbero stati destinati a soccombere. Gli scrittori veristi italiani si occuparono prevalentemente delle plebi meridionali, ponendo sullo sfondo dei propri romanzi la “questione” dello svantaggio economico e sociale delle regioni del sud del Paese rispetto a quelle più ricche del nord. Il massimo esponente della scuola letteraria del Verismo è il siciliano Giovanni Verga.
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Giovanni Verga nacque a Catania nel 1840 da una famiglia di proprietari terrieri. In gioventù fu un fermo sostenitore degli ideali risorgimentali; abbandonò presto gli studi di Diritto poiché molto interessato alle materie letterarie, visto che aveva già scritto diversi romanzi di stampo patriottico. Dopo essersi spostato a Firenze, dove conobbe diversi artisti e intellettuali, nel 1872 si trasferì a Milano dove iniziò un capitolo brillante della sua vita, frequentando salotti aristocratici e teatri. In questo periodo, inoltre, scrisse diversi romanzi di successo. Ma è intorno al 1880 che si “converte” al Verismo, maturando quell’interesse per la realtà contemporanea, testimoniato anche dall’utilizzo che fece del nuovo strumento espressivo della fotografia, attraverso il quale documentò le condizioni di vita dei contadini siciliani. Successivamente, nel 1893, tornò definitivamente nella sua Catania dove visse in volontario isolamento. Morì nel 1922.
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Possiamo suddividere la produzione letteraria del Verga in due periodi distinti: quello dei romanzi mondani e quello in cui lo scrittore aveva “abbracciato” il Verismo. Grazie ai suoi romanzi e racconti “mondani”, che narravano di travolgenti storie d’amore tra donne fatali, aristocratici e artisti geniali, Verga si affermò riscuotendo un grande successo tra il pubblico. La novella Nedda, ambientata nella Sicilia rurale più povera, può considerarsi il momento di passaggio alla concezione verista. Esempi concreti di questa nuova visione sono certamente le raccolte di racconti “Vita dei campi” (1880) e “Novelle rusticane” (1883) e i romanzi “I Malavoglia” (1881) e “Mastro Don Gesualdo” (1889), veri capolavori dello scrittore ma non troppo apprezzati dal pubblico dell’epoca. Queste ultime due opere sarebbero dovute confluire, insieme ad altri tre romanzi, nella raccolta “I Vinti”, un progetto che non venne mai portato a termine. In tutte le sue opere veriste Verga “presenta” la realtà sociale della Sicilia in modo oggettivo, come fosse un osservatore esterno e distaccato, senza esprimere giudizi. La sua è una visione pessimistica della vita, in cui il più forte sovrasta e schiaccia il più debole e tutti, prima o poi, verranno sopraffatti dal progresso tecnico e industriale. La novella che per prima incarnò le teorie del Verismo fu certamente “Rosso Malpelo”, pubblicata nel 1880. Essa racconta la drammatica storia di un bambino soprannominato Malpelo per via dei suoi capelli rossi, costretto a lavorare in condizioni durissime in una cava di sabbia, la stessa dove suo padre trovò la morte. Giovanni Verga denuncia la miseria delle classi siciliane più deboli e povere creando un personaggio dallo straordinario realismo psicologico: un bambino costretto a crescere troppo in fretta, privo degli affetti più cari e rassegnato al suo
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destino di “vinto”. Nella novella “Rosso Malpelo” vediamo come già, alla fine dell’Ottocento si parla del lavoro minorile, dello sfruttamento dei “carusi” siciliani ai quali viene negato il diritto all’adolescenza, costretti a lavorare come schiavi. Un fenomeno che quest’anno abbiamo affrontato anche in un’altra opera letteraria, “Ciaula scopre la Luna”, di Luigi Pirandello, anch’essa incentrata sulla disagiata situazione dei ragazzi siciliani. Ne è protagonista un ragazzo ritardato e cieco da un occhio, che lavora in miniera per il padrone Zi Scarda. Due storie diverse, dunque, ma accomunate dalla stessa triste condizione sociale dei protagonisti, ritenuti “diversi” e per questo emarginati. Un fenomeno, quello dello sfruttamento del lavoro minorile, ancora oggi molto attuale, che si concentra nelle zone più povere e degradate, e che nel mondo conta 152 milioni di bambini e adolescenti che vengono tristemente sfruttati. Sono diversi i fattori che determinano tale condi-
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zione, ma quello più significativo resta certamente la povertà che spinge molte famiglie a mandare i propri figli, ancora bambini, a lavorare per contribuire alle entrate. Per fortuna, però, c’è anche chi non si rassegna a questa triste condizione e prova a reagire… Una di queste è di certo Malala Yousafzai, una ragazza pakistana di 17 anni che da tempo si batte per i diritti civili e il diritto all’istruzione delle ragazze nei Paesi musulmani, vincendo nel 2014 il Premio Nobel per la Pace. È diventata molto conosciuta in seguito all’attacco subito nel 2012, quando fu colpita alla testa da un colpo di pistola sparato da un talebano, mentre stava tornando a casa da scuola a Mingora, nella valle di Swat. Davvero un esempio incoraggiante per molti bambini e ragazzi sfruttati, qualunque sia l’accanimento che devono subire da parte degli adulti. Secondo me una soluzione al lavoro minorile è la scuola. L’istruzione ci rende liberi, la conoscenza è la strada per creare i cittadini del domani consapevoli e sicuri delle proprie scelte, in grado di ragionare con la propria testa ed evitare così possibili raggiri o incomprensioni. Sono molti gli appelli che vengono fatti a denuncia del lavoro minorile, ma quello che mi ha colpito maggiormente è la frase di Papa Francesco: “I bambini non dovrebbero lavorare nei campi, ma sui sogni”. Infatti, sono d’accordo con il messaggio del Papa; questi bambini rinunciano a sognare, a giocare e a vivere quegli anni che rimarranno per sempre i più gioiosi della nostra vita. Anche i principi della “Carta dei diritti del bambino” parlano di diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo dei minori, ma anche di ascolto delle loro opinioni e il dovere degli adulti di considerarle. Quindi, si deve lavorare su questi punti, per far sì, che non siano solo regole scritte ma reali ed effettive. Perché nessuno in futuro si possa più permettere di violare il diritto di ogni bambino del mondo a vivere un’infanzia serena, spensierata e gioiosa, senza il timore che tutto questo gli venga portato via ingiustamente.
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a Belle Èpoque, come abbiamo più volte evidenziato, rappresentò un periodo di grande risveglio in tutti i settori della società. Grande impulso si ebbe anche nel campo delle imponenti costruzioni, per mostrare le capacità industriali e tecnologiche nazionali attraverso le note Esposizioni Universali. Furono realizzate in quegli anni opere destinate a divenire simboli di grandi città e di interi Paesi, come la Torre Eiffel e la Statua della Libertà. Il monumento newyorkese, ideato nel 1865 per celebrare l’amicizia tra Stati Uniti e Francia, fu realizzato dal giovane scultore francese Frédéric Auguste Bartholdi, aiutato per la struttura interna addirittura da Gustave Eiffel, che qualche anno più tardi costruirà l’omonima torre. L’intera statua sarebbe stata costruita dalla Francia e agli Stati Uniti spettava il compito di erigere il piedistallo. E così fu. L’opera, chiamata “La Libertà che illumina il mondo”, fu inaugurata con una solenne cerimonia il 28 ottobre 1886 e, da allora, è il simbolo della città di New York e, più in generale, degli Stati Uniti d’America. Andiamo, quindi, a parlare proprio di questo importante Paese.
Gli Stati Uniti d'America (comunemente indicati come Stati Uniti) sono una repubblica Federale composta da cinquanta Stati e un Distretto Federale, che ospita la capitale Washington. Per estensione, gli USA sono il quarto Stato del mondo, si affacciano sull’Oceano Pacifico ad ovest, sull’Oceano Atlantico ad est e sul Golfo del Messico a sud. Confinano con il Canada a nord e con il Messico a sud. Fanno parte degli Stati Uniti anche due terre separate dal resto del Paese: l’Alaska, situata a nord ovest del continente e confinante con il Canada occidentale, e le isole
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Hawaii nell’Oceano Pacifico. Il territorio è caratterizzato dalla presenza di due sistemi montuosi, le Montagne Rocciose e la Catena Costiera (la cima più elevata è il monte Whitney, 4.418 m), a ovest, e a est i Monti Appalachi. La massima altitudine appartiene all’Alaska, con il monte McKinley, 6.194 m. Al centro del Paese si estendono le Grandi Pianure attraversate dai maggiori fiumi. Il Mississippi-Missouri è il fiume più lungo degli USA, per lunghi tratti navigabile, e rappresenta una delle principali vie di comunicazione e di trasporto statunitensi. Sfociano nell’Oceano Pacifico il Columbia, il Sacramento e il Colorado, che ha scavato nel tempo il Gran Canyon. A sud il Rio Grande, che segna per buona parte del suo corso il confine con il Messico, in prossimità del quale si estendono il Deserto Mojave e il Deserto Sonora. Tra gli Stati Uniti e il Canada c’è la Regione dei Grandi Laghi in cui si trovano le Cascate del Niagara. La regione occidentale è soggetta a terremoti: è attraversata in California dalla Faglia di San Andreas, una spaccatura lunga 1.300 km.
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Il clima è abbastanza vario, vista l’estensione del Paese e la sua orografia; a nord lungo le coste alte e frastagliate dell’Atlantico prevale un clima marittimo fino all’altezza di Capo Hatteras. Scendendo verso sud la temperatura assume caratteristiche subtropicali, fino a diventare tropicale nella pianura della Florida e nelle isole coralline. La costa Atlantica, per l’assenza di grandi barriere montuose, è esposta a frequenti e violenti uragani: uno degli ultimi, Katrina, nel 2005 ha devastato la città di New Orleans. Nelle vallate verso occidente il clima è di tipo arido, con temperature elevatissime in estate. A ovest, invece, sulla costa Pacifica sono frequenti le precipitazioni e a nord verso la California il clima assume caratteri mediterranei.
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La popolazione degli Stati Uniti è il risultato di un processo immigratorio imponente, il più grande della storia dell’uomo, avvenuto nel giro di un paio di secoli. Nella seconda metà del ‘700 vi erano negli USA soltanto 3,9 milioni di abitanti, divenuti 23,2 alla metà del secolo successivo. A partire da quella data le ondate immigratorie si fecero via via più massicce, sino a raggiungere cifre di 9-10 milioni di persone nel corso di appena un decennio, come è accaduto nei primi del ‘900. Oggi la popolazione degli Stati Uniti supera i 311 milioni di abitanti, distribuita sul territorio in maniera non omogenea. La composizione multietnica del Paese ha prodotto la fusione di lingue e culture, il cosiddetto “melting pot”, dando vita a una società molto complessa. Le etnie bianche di origine anglosassone costituiscono il 75% della popolazione, il 12% è composto dagli Afroamericani, seguono i Messicani, i Cinesi, i Filippini e gli Indiani. I nativi del Nord-America rappresentano ormai solo l’1 % della popolazione. I problemi di integrazione sociale e discriminazione razziale rappresentano ancora per gli Stati Uniti una questione aperta. Infatti, anche se le leggi stabiliscono il valore dell’uguaglianza, di fatto le condizioni di vita dei latinoamericani e dei due terzi degli afroamericani sono inferiori a quelle dei discendenti europei: la povertà, la disoccupazione e il disagio sociale sono tra i maggiori problemi esistenti. Questa situazione di degrado ha spesso provocato gravi episodi di rivolte urbane, come quelle a cui abbiamo assistito recentemente a Minneapolis e in altre città statunitensi, dopo l’uccisione da parte di un poliziotto bianco dell’afroamericano di 46 anni George Floyd.
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La lingua ufficiale è l’inglese, accanto allo spagnolo, l’altra lingua più diffusa; sempre più persone parlano lo “spanglish”, una lingua, come dice il nome stesso, nata dalla fusione delle due principali. La varietà della popolazione si riflette anche nel numero delle religioni professate: protestantesimo, cattolicesimo, ebraismo, buddismo e altre religioni minoritarie.
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Gli Stati Uniti possiedono un enorme potenziale di risorse, un sottosuolo ricco di materie prime e sono il più industrializzato Paese del mondo. L’agricoltura statunitense è molto produttiva, all’avanguardia nell’utilizzo delle tecniche più moderne e innovative. Tra i cereali prevalgono il mais e il frumento. Notevole è anche la produzione di cotone, lino e tabacco. L’allevamento suino e bovino praticato nelle vaste praterie centro-occidentali non solo soddisfa il fabbisogno del Paese, ma garantisce il primato mondiale delle esportazioni. Anche la pesca è molto redditizia. La ricchezza di materie prime ha favorito le industrie metallurgica, siderurgica e meccanica. Rilevante anche l’industria automobilistica, come Ford General Motors e Chrysler. Hollywood è la sede mondiale più attiva dell’industria cinematografica.
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Dal 1861 circa 30 milioni di italiani hanno cercato fortuna all’estero, soprattutto negli Stati Uniti, accolti dagli stessi pregiudizi che oggi, spesso, vengono riservati agli immigrati che arrivano nel nostro Paese. Tra il 1861 e il 1985 dall’Italia sono partiti quasi 30 milioni di emigranti. Come se l’intera popolazione italiana di inizio Novecento se ne fosse andata in blocco. La maggioranza degli emigranti italiani, oltre 14 milioni, partì nei decenni successivi all’Unità di Italia, durante la cosiddetta “grande emigrazione” (1876-1915). E, proprio come gli immigrati oggi che giungono da noi, non iniziavano l’avventura con tutta la famiglia: quasi sempre l’emigrazione era programmata come temporanea e chi partiva era di solito un maschio solo. Molti morivano prima di vedere il Nuovo Mondo. Una volta arrivati, superato l’umiliante filtro dell’ufficio immigrazione di Ellis Island, nella baia di New York, iniziava la sfida per l’integrazione. In molti morivano durante il viaggio e quelli che sopravvivevano venivano esaminati scrupolosamente dalle autorità sanitarie: si temeva che gli italiani portassero malattie. Chi non superava i controlli, che potevano durare anche tre giorni (in cella), veniva marchiato con una X sui vestiti e rimandato indietro. Sui documenti rilasciati agli italiani, accanto alla scritta white (bianco), che indicava il colore della pelle, a volte c’era un punto interrogativo: un altro indice del razzismo che dovevano subire gli italiani da una parte della società americana. Se in Sud America conquistarsi un posto nella nuova patria fu più facile, negli Stati Uniti era molto faticoso. Negli Usa l’immigrazione dall’Italia si fermò con la Prima Guerra Mondiale. Nel 1921 l’Emergency Quota Act impose un tetto al numero di immigrati dall’Europa dell’Est e del Sud in quanto si riteneva che popoli come quelli italiani fossero meno assimilabili. Solo con la Seconda Guerra Mondiale, grazie all’arruolamento nell’esercito statunitense di molti italoamericani, l’integrazione fece concreti passi avanti. Purtroppo ancora oggi molti uomini a causa di guerre, dittature e povertà devono emigrare, come in passato fecero gli italiani, in altri Paesi per avere l’opportunità di una vita più dignitosa. Sono tantissime le persone morte in mare nei viaggi della speranza, sui barconi, per arrivare in Europa! Speriamo che in un futuro non troppo lontano in questi Paesi la situazione migliori e che tutti gli uomini abbiano la possibilità di decidere liberamente dove costruire la propria vita!
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Il settore turistico riveste un ruolo fondamentale nellâ&#x20AC;&#x2122;economia statunitense. Il Paese è al secondo posto nel mondo per il numero di arrivi turistici. Le mete principali sono i grandi parchi nazionali, le metropoli, le spiagge della California e della Florida e i parchi di divertimento.
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La maggior parte degli abitanti degli Stati Uniti risiede nelle grandi e medie cittĂ . Le cittĂ sono per la maggior parte di costruzione recente, non hanno un centro storico vero e proprio, ma al centro câ&#x20AC;&#x2122;è la City, cuore direzionale degli affari e sede di numerose aziende. Intorno ad essa si sviluppano spesso i quartieri residenziali, le aree degradate, oppure le isole etniche (Chinatown, quartieri cinesi). In base agli spazi disponibili sul territorio, sono nate tipologie differenti di cittĂ : le cittĂ verticali, formate da grattacieli ed edifici alti centinaia di metri, come New York, e le cittĂ orizzontali, come Los Angeles.
@=4 >8/9:8 è la capitale degli USA, fondata nel
1790 lungo il fiume Potomac. Qui si trova il Campidoglio, sede del Parlamento, la Casa Bianca, residenza del Presidente degli Stati Uniti, e il Pentagono, sede del Ministro della difesa.
; < :6 è la città piÚ grande degli Stai Uniti, sorge
sulla costa Atlantica. Uno dei simboli della â&#x20AC;&#x153;Grande Melaâ&#x20AC;? è la statua della LibertĂ , situata nella piccola Liberty Island sul fiume Hudson. Il Central Park è il piĂš grande parco della cittĂ nel centro di Manatthan.
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The best time to visit New York is in spring: during this period temperatures are warm but sometimes it can rain.
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- Statue of Liberty - Museum of Modern Art (MoMA) - Empire State Building - Henry Ford Museum - Wall Street
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- go for a walk to Brooklyn Bridge: if you go there at sunset, it will be even more suggestive. - relax in Central Park: here you can find a lot of interesting things to do - High Line: it is an ancient railway which has been transformed into a magical walkway - ferry ride to New York bay - 5th Avenue: it is full of shops and it is perfect for shopping lovers.
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- pastrami on rye: a sandwich with steamed beef and mustard - eggs benedict: poached eggs served on a toast.
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One of the biggest centres that symbolizes progress and modernity is certainly New York, in the USA. New York is an amazing city that you can visit in spring: in this period temperatures are warm but sometimes it rains. That is why it is recommended to dress in layers and to take with you an umbrella or a raincoat. Regarding the accommodations, you can stay in a hotel or rent a flat which are not too much expensive. However, it is particularly important to choose the right district: the best one is Manhattan. It is just in the centre of New York and, from there, it is easy to get around. In New York there are a lot of things to do. For example, you can go for a walk to Brooklyn Bridge: if you go there at sunset, it will be even more suggestive! You can also relax in Central Park, where you can find a lot of interesting attractions. There is even an Alice in Wonderland statue! You cannot miss the Statue of Liberty! It was built in 1875 by Frédéric Auguste Bartholdi with the aid of Gustave Eiffel. It represents the progress and the modernity of the city and in 1889 it was displayed in the Universal Exposition in Paris. Another symbol of innovation is the Museum of Modern Art (MoMA). Founded in 1929, it is the first museum devoted to the modern era. It offers a panoramic overview of modern and contemporary art, from the innovative Europeans paintings of 1800’s from today’s film, design and performance art. In short, I would really like to go to New York and visit the whole city: I do not want to miss anything!
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roprio agli inizi della Belle Èpoque nasce negli USA una nuova dottrina religiosa denominata “Testimoni di Geova”. È un movimento cristiano, teocratico e millenarista istituito nel 1870 in Pennsylvania, negli Stati Uniti. Il suo fondatore fu Charles Taze Russell che, assieme ad un gruppo di persone denominato “Studenti Biblici”, iniziò ad analizzare le sacre scritture in modo sistematico mettendo a confronto la dottrina cattolica con ciò che letteralmente dice la Bibbia. Nel 1879 Russel fondò il periodico “Zion’s watah Tower”, noto come la “Torre di Guardia”, assieme ad un’ampia serie di opuscoli e fogli missionari. Alla sua morte, furono J. Rutherford e altri missionari a continuare l’opera di diffusione della loro dottrina. Nel 1931 la maggioranza degli appartenenti al movimento adottò il nome di “Testimoni di Geova”.
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Il termine GEOVA, è stato scelto in quanto gli ebrei chiamavano Dio YHWH (Jahvè). Il loro obiettivo è quello di promuovere gli atteggiamenti d’insegnamento di Cristo attraverso l’imitazione delle prime comunità cristiane. Infatti, la loro dottrina viene diffusa in modo “porta a porta” presso le abitazioni. La struttura dell’Organizzazione confessionale si articola nel seguente modo: 1) Congregazione centrale (organo direttivo); 2) Congregazioni locali; 3) Circoscrizioni; 4) Distretti.
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I testimoni di Geova, nonostante si definiscano cristiani, si distinguono dalle altre confessioni cristiane in quanto non credono nella Santissima Trinità, nella divinità di Gesù, rifiutano l’esistenza dello Spirito Santo e rifiutano la venerazione alla Madonna. I testimoni di Geova sono sottoposti, in maniera rigida, a parecchie regole e divieti, che devono essere rispettati dai membri, pena l’espulsione dal movimento. Alcuni esempi: è vietato: • votare alle elezioni (di qualsiasi tipo); • svolgere attività politiche, sociali ed economiche; • fare il servizio militare o civile (perché viola la neutralità cristiana);
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• fare la vaccinazione (essa semina sifilide, tumori, eczemi, scrofolosi, tisi, perfino lebbra e molte altre odiose malattie. La pratica delle vaccinazioni è, dunque, un crimine, un oltraggio e un inganno; • darsi al vizio del fumo; • fare trapianti di organi (divieto in vigore prima degli anni 80); • partecipare ad un matrimonio misto in Chiesa. È noto che i Testimoni di Geova non festeggiano il Natale, in quanto sostengono che la data di nascita precisa di Gesù non corrisponde al 25 Dicembre, cosi come la Pasqua, perché associata alle uova e ai conigli che sono simboli delle feste pagane. L’unica festa riconosciuta e promossa all’interno della comunità è la commemorazione della morte di Gesù.
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egli anni della Belle Époque, uno degli svaghi e delle più grandi passioni della borghesia, visto l’aumentare del proprio tempo libero, fu certamente la pratica dello Sport. A tal punto che rifiorì la tradizione olimpica, visto che il Barone Pierre de Coubertin volle ripristinare le Olimpiadi, che erano state abolite nel 393 d.C. dall’Imperatore Teodosio. L’evento sportivo per eccellenza prende il nome da Olimpia, la città dell’Antica Grecia, dove si riunivano i migliori atleti per confrontarsi in onore di Zeus, re degli Dei. Si svolgevano ogni quattro anni ed il periodo tra le due celebrazioni divenne noto come Olimpiade. I Giochi erano ritenuti così sacri che per tutta la loro durata (cinque giorni) venivano sospese le guerre in corso, nella cosiddetta Tregua Olimpica. Inizialmente, si disputava solo lo Stadion, una gara di corsa di 190 m, alla quale si aggiunsero poi una corsa di 360 m, il mezzofondo, la corsa con le armi, il pentathlon, il pugilato, le corse con i cavalli e con i carri. I Giochi Olimpici raggiunsero l’apice verso la fine del 5° secolo a.C. e proseguirono per tutta l’epoca romana, fino al 393 d.C., quando appunto furono vietati dall’Imperatore romano cristianizzato Teodosio, perché ritenuti uno spettacolo pagano. I primi Giochi Olimpici dell’era moderna si tennero nel 1896, non a caso, nella città di Atene, in Grecia, la terra in cui erano nati nell’antichità. Questa prima edizione delle “nuove” Olimpiadi contò circa 250 atleti, per un totale di
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14 nazioni in gara, 9 gli sport in programma (atletica, ciclismo, ginnastica, lotta, nuoto, tennis, tiro, scherma e sollevamento pesi) e nessun partecipante di sesso femminile, in ottemperanza alla tradizione antica e soprattutto alla visione vittoriana del ruolo della donna. Divennero, così, il più importante evento sportivo internazionale dell’epoca. Non solo le Olimpiadi, ma nei primi anni del Novecento nacquero molte altre importanti competizioni sportive: dal calcio al ciclismo, dalla vela al canottaggio, dall’equitazione alla scherma, dall’automobilismo al motociclismo. Le prime Olimpiadi moderne si erano rivelate, dunque, un grande successo di pubblico. Nonostante le richieste della Grecia, che avrebbe voluto essere designata come sede unica dei Giochi, l’edizione successiva fu assegnata a Parigi. La proposta, anche questa volta, partì da De Coubertin, attratto dalla possibilità di far coincidere le Olimpiadi con l’Expo in programma nello stesso anno. E così, mentre quelle di Atene erano durate 9 giorni, le Olimpiadi di Parigi ebbero luogo dal 14 maggio al 28 ottobre del 1900, visto che furono inglobate nel più ampio programma dell’Expo della capitale francese. A Parigi furono introdotte due importanti novità: l’ammissione delle donne alle gare e l’esclusione degli
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atleti dilettanti (il contrario di quanto non fu deciso ad Atene). Le nazioni partecipanti raddoppiarono (da 14 a 28), le discipline passarono da 9 a 20 e gli atleti in gara dai 250 a quasi 1.500. Gli atleti francesi la fecero da padroni – non senza qualche polemica – aggiudicandosi 101 medaglie totali, contro le 47 degli Stati Uniti. A Parigi arrivarono molte prime volte: il primo titolo olimpico della storia per l’Italia, con Giangiorgio Trissino nell’equitazione, seguito poi dallo sciabolatore Antonio Conte; la prima medaglia d’oro per un atleta asiatico, l’indiano Norman Pritchard, che vinse nei 200 e nei 200 ostacoli; e, naturalmente, la prima campionessa olimpica, ovvero la tennista inglese Charlotte Cooper. Da questo punto di vista le Olimpiadi di Parigi rappresentarono un netto passo in avanti rispetto ad Atene. Sotto altri aspetti, invece, restava molta strada da fare: “discipline” come il tiro al piccione o il tiro alla fune, gare palesemente truccate e altre disertate per motivi religiosi (si gareggiava solo di domenica) lasciavano ancorati i Giochi in una fase di pre-modernità. I Giochi del 1916 furono cancellati a
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causa dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, e lo stesso avvenne per i giochi del 1940 e 1944, a causa della Seconda Guerra Mondiale. Inoltre, i vincitori del Primo Conflitto Mondiale impedirono alle nazioni sconfitte di partecipare alle Olimpiadi del 1920. Dal 1992 il CIO in occasione di ogni Olimpiade chiede ufficialmente alla comunità internazionale (con il supporto dell’ONU) di osservare la tregua olimpica. Purtroppo, in questo periodo di emergenza dovuto al Coronavirus abbiamo ricevuto la triste notizia che i Giochi Olimpici di Tokyo 2020, che si sarebbero dovuti disputare in Giappone durante l’estate, sono stati rimandati al 2021. È la prima volta che una Olimpiade viene posticipata; in passato si era assistito a cinque cancellazioni a causa della guerra, ma mai ad un rinvio. I Giochi rimandati al prossimo anno, comunque, si chiameranno sempre Tokyo 2020 e, come ha dichiarato il premier giapponese Shinzo Abe, «saranno la testimonianza della sconfitta del virus».
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isto che abbiamo ampiamente parlato di come negli anni della Belle Époque ci sia stata una vera e propria diffusione di massa della pratica sportiva, affrontiamo ora in Scienze il Sistema Muscolare, indispensabile per svolgere sport a qualsiasi livello.
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I muscoli sono gli organi attivi del movimento, essi si collegano alle ossa attraverso i tendini ed esercitano le forze necessarie per compiere tutti i movimenti, come camminare, correre, saltare, sorridere, masticare. Poiché per funzionare hanno bisogno del giusto “carburante” e di stimoli, tutti i muscoli sono attraversati dai vasi sanguigni (vene, arterie e capillari) e dai nervi. I due principali elementi di cui hanno bisogno sono lo zucchero (glucosio) e l’ossigeno, dai quali ricavano l’energia necessaria attraverso i mitocondri. Nel corpo umano i muscoli si suddividono in volontari e involontari. Nei primi la loro contrazione è determinata da attività celebrale, cioè dai comandi dati direttamente dal cervello, il quale, con un meccanismo preciso e complesso è in grado di ordinare al muscolo di muoversi o meno. Ogni fibra muscolare che compone il mu-
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scolo volontario è connessa a una terminazione nervosa che riceve ordini dal cervello; quest'ultimo, mediante il rilascio di un neurotrasmettitore, che a sua volta innesca una serie di reazioni chimiche, è quindi in grado di provocare stimoli nervosi che, trasmessi dalle fibre nervose motrici, inducono la contrazione del muscolo. Mentre nell’apparato digerente, nei vasi sanguigni, nei bronchi, nell’utero e nella vescica i muscoli funzionano indipendentemente dalla nostra volontà e sono attivati dal sistema nervoso autonomo. Tra i muscoli involontari viene inserito anche il muscolo cardiaco. In base alla struttura delle cellule, i muscoli sono costituiti da tre tipi di tessuto: striato, liscio e cardiaco.
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I muscoli striati o scheletrici, sono collegati alle ossa e visti al microscopio il loro tessuto appare attraversato da strisce trasversali di colore più scuro (striature). Le cellule di questo tessuto sono fuse tra loro e dotate di centinaia di nuclei. Formano a loro volta delle fibre cilindriche, lunghe e disposte in file parallele, che si uniscono in fasci, il cui insieme forma il muscolo. Le fibre che poi andranno a comporre un muscolo striato sono a loro volta formate da moltissimi filamenti detti miofibrille, composti da due proteine principali, l’actina e la miosina. Queste scivolano l’una sull’altra durante la contrazione, sfruttando l’energia prodotta dai mitocondri e generando una forza tale che, sommata a quelle di tutti gli altri
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filamenti, permette il movimento del muscolo. I muscoli scheletrici usano lo scheletro come impalcatura legandovisi attraverso i tendini. Quando si analizza il movimento compiuto dai muscoli volontari, si può osservare che le azioni di base sono due: la contrazione e il rilassamento. La contrazione del muscolo genera una trazione, mentre il rilassamento non induce alcune forza. Detto ciò, si deduce che esistono muscoli che concorrono ad un movimento con azioni opposte e contemporanee, detti antagonisti. Ne è un esempio il bicipite, il cui compito è quello di flettere l’articolazione del gomito (avvicinare l’avambraccio al braccio); quindi, quando il bicipite si contrae, il tricipite (il cui compito è essenzialmente il contrario) si rilassa. La caratteristica dei muscoli scheletrici è che sono veloci e potenti, ma non hanno molta resistenza.
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Sono costituiti da cellule allungate, dotate di un solo nucleo e riunite in piccoli fasci. Sono detti cosi in quanto non presentano striature. I muscoli lisci sono involontari, si trovano infatti
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in organi come stomaco, intestino e reni, ma anche nelle arterie e in altri organi interni. Sono caratterizzati da una minore velocità di contrazione, che dà, come conseguenza, una maggiore resistenza, in modo da poter garantire un lavoro continuo.
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È costituito dal tessuto striato cardiaco (miocardio), formato da cellule che hanno un solo nucleo e sono grandi e cilindriche. Le sue contrazioni, chiamate pulsazioni, servono a far circolare il sangue nelle arterie, nelle vene e nei capillari di tutto il corpo. Il miocardio, pur essendo un muscolo striato, è comunque un muscolo involontario.
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I principali movimenti compiuti dai muscoli scheletrici sono cinque: flessione, estensione, abduzione, adduzione e rotazione. La flessione si ha quando avviciniamo due ossa di un’articolazione fra di loro e i muscoli che rendono possibile tale movimento si chiamano flessori (bicipite, sartorio, flessori della mano). L’estensione è il movimento opposto alla flessione e i muscoli relativi si chiamano estensori (tricipite, quadricipite, estensori della mano). L’abduzione si ha quando un arto si allontana dalla linea mediana del corpo. I muscoli che la rendono possibile si chiamano muscoli abduttori (deltoide, tensore della fascia alta). L’adduzione è il movimento opposto all’abduzione e si ha quando si avvicina un arto alla linea mediana del corpo. I relativi muscoli si chiamano adduttori (trapezio, pettorale, adduttori dell’anca). La rotazione si ha quando ruotiamo una parte del corpo. I relativi muscoli si chiamano rotatori (sternocleidomastoidei, che fanno ruotare la testa a destra o a sinistra).
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Il diaframma è un muscolo largo e piatto che separa la cavità toracica da quella addominale. È un muscolo molto importante perché, assieme ai muscoli intercostali e a quelli addominali, determina i movimenti della respirazione.
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li ultimi decenni del XIX secolo sono segnati dal pieno sviluppo, a livello europeo, della Seconda Rivoluzione Industriale e da un periodo di relativa stabilità politica. La maggioranza del proletariato vive comunque in condizioni estremamente precarie e il malessere sociale è sempre più diffuso. Numerose attività artigianali andarono incontro alla loro fine, data la concorrenza spietata dell’industria; le campagne si svuotano e le città si trovano impreparate ad un’accoglienza dignitosa di chi si stava urbanizzando per necessità. In tal modo l’uomo (inteso come operaio) viene costretto ad abbandonare le proprie radici, con una conseguente perdita di identità. Gli oggetti uscenti dalle varie industrie risultano uguali tra loro, in quanto conformi a specifici canoni, mancando di personalità; fu preferita la quantità piuttosto che la qualità, creando la necessità di dare una dignità artistica al prodotto industriale. In modo consequenziale, l’innalzamento estetico dei prodotti porta all’apertura del mercato della media e piccola borghesia, fino
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ad ora esclusa sia dai prodotti di alto artigianato sia dai prodotti industriali. Si erano venute a creare le basi per un’arte diversa, in linea con il progresso ma, allo stesso tempo, in grado di recuperare quei valori ormai cancellati. Questa corrente diventa la vera rappresentazione del gusto di un’epoca, incarnando lo spirito e le contraddizioni di una società che si affaccia alla Prima Guerra Mondiale. L’Art Nouveau si diffonde in varie forme a seconda delle differenti parti d’Europa, parallelamente al suo nome; “Art Nouveau” è il nome derivato dal francese ed il più diffuso, in Italia diventa infatti “Stile floreale” o “Liberty”. L’Art Nouveau riesce a contagiare quasi tutti i settori dell’epoca: nell’architettura sostituisce le linee neoclassiche con quelle, morbide e sinuose, derivate dalla natura ma interpretate in un’essenza decorativa. Nel campo tessile, le novità tecnologiche permettono di produrre stoffe estremamente più complesse e delicate, con un immediato riflesso nel mondo della moda, proponendo capi che esaltano le forme sinuose del corpo femminile. Le ceramiche e i vetri si identificano in forme più dolci e tipiche trasparenze; segue poi l’arte orafa dominata da un sorprendente decorativismo. L’Art Nouveau si fonde con la pittura e con l’architettura dopo aver maturato un consenso culturale, grazie alla fama ottenuta dalla manifestazione in piccoli oggetti di uso quotidiano, che nel mentre educarono al nuovo gusto e alle nuove idee, aiutati da un costo commerciale ridotto, data l’evoluzione di diverse tecnologie annesse (come ad esempio nel settore della grafica e della riproduzione di immagini).
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Viene a cadere la differenziazione tra spazio interno ed esterno, incarnando uno “stile nuovo”. L’Art Nouveau assume diversi caratteri nelle varie nazioni, conservando comunque elementi distintivi, come l’ispirazione alle forme della natura e la particolare attenzione alla funzionalità degli spazi e degli oggetti.
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Formatosi nell’Accademia di Madrid, unisce l’importanza del colore nell’arte islamica, con un profondo studio dei materiali e delle funzionalità statiche di varie strutture. Riesce ad elaborare un linguaggio personale, lasciando una traccia indelebile nella cultura catalana. Una delle sue opere di riferimento è la Casa Milà, un grande palazzo residenziale a più piani, situato a Barcellona, concepito come una grande roccia naturale scavata dagli agenti atmosferici a cui vengono addizionate forti decorazioni. La parete presenta una successione di linee ondulate sovrapposte, abbellite da un groviglio di ferri contorti a formare delle ringhiere, somiglianti a delle alghe marine alla deriva. Completano l’opera una serie di particolari camini e altre sagome fantasiose.
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Nato a Baumgarten, frequenta la scuola di arti decorative di Vienna, in cui studia principalmente il nudo e l’ornato; le sue produzioni giovanili esprimono i suoi esercizi intorno alle tematiche dell’arte italiana del Rinascimento. Con il tempo il suo disegno cambia radicalmente a favore del gusto decorativo, evidenziato dall’uso del linearismo e di una morbida curva di contorno. Nel caso del “Profilo di una ragazza”, i capelli rappresentano l’elemento portante, trasformati in un componente ornamentale con il loro volume, reso con onde di fili leggeri.
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Tra i ritratti più particolari di Klimt, che qui si concentra sulla fantasia delle stoffe, influenzate da forme giapponesi, c’è quello di Adele Bloch-Bauer. Il formato quasi quadrato della tela pone l’attenzione sulla parte centrale dell’immagine dove si vedono volto e braccia e in cui è presente un particolare decoro bidimensionale. L’abito, compreso delle particolari figure in esso contenute (in parte caratteristiche egizie), diventa quasi un tutt’uno con la poltrona, con i disegni dello schienale al quale sono appoggiati sei cuscini e con le decorazioni a spirale che ne evidenziano i braccioli. Lo schienale, a sua volta, crea una sorta di aureola intorno alla donna, tanto da sembrare isolato dal resto.
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caratterizzare quest’epoca è lo stile di vita bohemien degli artisti dell’epoca, contraddistinto da povertà volontaria, anticonformismo, abuso di alcol e droghe, uniti ad una passione incondizionata per l’arte. Questo modo di vivere verrà reso immortale nel 1896 dal compositore Giacomo Puccini con “La Bohème”. L’opera della gioventù, l’opera della “bella età d’inganni e d’utopie”, nella quale “si crede, si spera e tutto bello appare”. Parigi, fine dell’800, la nascita del cinema e la Belle Époque, la vita bohémien di pittori squattrinati, letterati e poeti. Un giocattolaio malinconico, Parpignol, ci racconta attraverso la sua “lanterna magica” la storia, i sogni, le speranze, le chimere, di Mimì, Rodolfo, Marcello, Musetta e dei loro amici, in quel freddo inverno della Ville Lumiere, che per la giovane fioraia sarà fatale. Un’opera lirica, mescolata con la prosa e con i primi tentativi di creare il “cinema”, che dei sogni diventerà uno dei veicoli più imponenti. Uno spettacolo sull’amore e sulla gioventù, dove la musica di Gia-
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como Puccini guida le immagini evocate dalla lampada e le azioni degli artisti, sulla scena. È la vigilia di Natale e i ragazzi vivono in una soffitta gelida, dove cercano di scaldarsi avvicinandosi al fuoco del camino. Ma manca la legna. Nonostante siano degli squattrinati, la musica è allegra e spensierata. Il pittore Marcello sta dipingendo un paesaggio del Mar Rosso mentre il poeta Rodolfo usa le pagine di un suo poema per ravvivare il fuoco del camino. Vengono raggiunti da Colline, il filosofo, e Schaunard, il musicista, che entra trionfante con un cesto di cibo che ha comprato dopo aver guadagnato finalmente qualche soldo. Ma a rovinare tutta questa allegria ci pensa Benoit, il padrone di casa, che si presenta a reclamare l’affitto. I giovani con uno stratagemma riescono, però, a non pagarlo. È quasi sera, i quattro amici decidono di andare al caffè Momus a festeggiare. Rodolfo rimane in casa per finire il suo articolo, quando bussa alla porta la vicina, Mimì, che chiede una candela per riaccendere il suo lume. Una volta riacceso il lume, la ragazza ha un mancamento, soffre di tisi e quando si riprende si accorge di aver perso la chiave della stanza. I due si mettono a cercarla, ad un tratto Rodolfo trova la chiave ma la nasconde in una tasca, per poter trascorrere più tempo con lei. Ritornano gli amici per invitarlo a raggiungerli al caffè, il poeta vorrebbe restare in casa con la giovane, ma Mimì gli propone di accompagnarla e i due, che dal “voi” nel formale dialogo precedente sono passati al
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“tu” degli innamorati, inneggiando all’amore lasciano la soffitta mentre si baciano. Al caffè, Rodolfo presenta la nuova arrivata agli amici e le regala una cuffietta rosa. Qui si presenta anche Musetta, una vecchia fiamma di Marcello, accompagnata dal vecchio e ricco Alcindoro. Musetta riconosce Marcello e fa del tutto per attirare la sua attenzione. Con il pretesto di un dolore al piede per una scarpetta troppo stretta, cerca di allontanare Alcindoro mandandolo a comprare un nuovo paio di scarpe. Marcello e Mu-
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setta si riconciliano; subito dopo i quattro amici scoprono che non possono pagare il conto e allora Musetta al cameriere fa sommare tutte le spese e le fa mettere sul conto di Alcindoro. Poco dopo il vecchio ricco, tornato con le scarpe per Musetta, scopre che sono tutti fuggiti e che c’è un conto salato da pagare. È giunto il mese di Febbraio e le due coppie di giovani amanti scoprono ben presto che la convivenza è impossibile. I litigi tra Marcello e Musetta scatenati dalla gelosia sono ormai la norma, così come le incomprensioni tra Rodolfo e Mimì. Lei viene incolpata di eccessiva leggerezza e infedeltà. Rodolfo ha intuito la malattia di lei, capisce anche che vivere in una soffitta potrebbe peggiorare le sue condizioni. Musetta e Marcello si separano dopo l’ennesima lite. Marcello e Rodolfo, separati ormai da Musetta e Mimì, parlano dell’amore e delle pene che porta con sé. L’atmosfera diventa più giocosa quando sopraggiungono
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anche Colline e Schaunard. I giochi e le battute, però, servono solo a mascherare la profonda disillusione che i quattro provano realmente. Arriva di corsa Musetta che avverte di aver visto Mimì sulle scale, sofferente. Musetta invita Marcello a vendere i suoi orecchini per comprare delle medicine per Mimì. Lei stessa parte alla ricerca di un manicotto per scaldare le sue mani. Colline decide di contribuire, vendendo il suo amato cappotto. Nella soffitta del loro primo incontro, Rodolfo e Mimì ricordano con tenerezza i giorni del loro amore. Mimì si spegne così, dolcemente, circondata dai suoi amici. Il primo ad accorgersi della sua morte è Schaunard, che lo confida a Marcello. Rodolfo, una volta accortosi di quanto accaduto, abbraccia piangendo la sua amata ripetendo straziato il suo nome.
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Giacomo Puccini nasce a Lucca nel 1858. Rimasto orfano di padre ancora molto piccolo, va a studiare presso uno zio musicista. Si appassiona al melodramma dopo aver assistito all’Aida di Verdi. Nel 1880 ottiene una borsa di studio per il conservatorio di Milano, in cui si trasferisce con l’amico musicista Mascagni. Nel 1883 esordisce in teatro con Le Villi. Dopo cinque anni compone la sua seconda opera che va in scena alla scala di Milano nel 1889, con scarso successo. Ottenne un clamoroso trionfo quattro anni dopo, nel 1893. L’adesione di Giacomo Puccini ai principi del movimento verista si evidenzia soprattutto nella cura
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L’approfondimento del periodo storico della Belle Époque mi ha fatto capire ancora di più come la società in cui viviamo sia il frutto degli avvenimenti storici del passato. L’eredità della Époque la viviamo ancora oggi sulla nostra pelle sia nei suoi aspetti positivi che in quelli, purtroppo, negativi. Gli aspetti positivi sono legati all’indubbio progresso scientifico, tecnologico, economico, sociale e politico, quelli negativi, come ho già detto, sono legati all’affermarsi di una mentalità sempre più rivolta al consumismo e al materialismo che, paradossalmente, ha messo in secondo piano i valori morali e civili dell’uomo. È stata soprattutto un’epoca di grandi conquiste di alcuni diritti fondamentali e inalienabili. Ho capito che questi ultimi, ormai diritti acquisiti, sono stati il frutto di dure battaglie, indispensabili per il miglioramento delle condizioni di vita e lavorative dell’epoca. Merito, dunque, a quegli uomini e a quelle donne che, in tempi sicuramente più duri di quelli attuali, hanno tenacemente portato avanti i principi di uguaglianza, di giustizia sociale e di libertà, gli stessi che hanno consentito alle nuove generazioni di vivere in un mondo migliore di quello di allora. Certo, però, la storia dovrebbe insegnarlo, non bisogna mai abbassare la guardia, bensì continuare ad affermare in ogni circostanza quei principi morali che dovrebbero essere alla base di qualsiasi società civile. Soprattutto in un momento come questo in cui il mondo ha bisogno di uomini e donne coraggiosi, con un grande senso del dovere e di amore per il prossimo e per la Patria, necessari per combattere le nostre battaglie, in primis quella contro il Coronavirus, che ci ha tolto, tra i tanti diritti, anche quello di poter sostenere il primo esame della nostra vita a Scuola interagendo direttamente con i nostri Professori. È proprio a voi, cari Professori, che rivolgo il mio sincero ringraziamento per il lavoro svolto in questi tre anni intensi, grazie al quale oggi sono, certamente, una ragazza migliore. Mi avete aiutato a crescere, non solo culturalmente, ma anche dal punto di vista umano. Tre lunghi anni che sembrano passati in un attimo... Il ricordo di questa meravigliosa esperienza insieme e di tutti voi lo porterò sempre nel mio cuore, con la certezza che mi aiuterà a superare le numerose sfide che la vita mi riserverà. Un grande abbraccio di cuore!
Letizia Maggi
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TESINA 2019-2020
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Maggi Letizia
Istituto “Luigi Pellegrini” Bassano Romano Classe III B