N. 09 (580) 10 marzo 2012 Poste Italiane Spedizione in A P. D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB M lano. Non acquistabile separatamente da La Gazzetta dello Sport, € 1,50 (SportWeek € 0 50 € 0,30 + La Gazzetta dello Sport € 1,20). Nei giorni successivi € 1,50 + il prezzo del quotidiano. Non vendib le separatamente.
nella pelle di lavezzi siamo stati a casa del pocho, che ci ha raccontato sogni e paure: «vorrei tanto vivere almeno un giorno da persona normale»
editoriale
IN
PAROLE
DI MATTEO DORE
PELLE
Dicono che i tatuaggi stiano passando di moda. Che stiano facendo fortuna i posti che sanno cancellare disegni, scritte e strani ghirigori tribali dalla Pelle di chi si era lasciato un po’ troppo prendere dalla mania dell’inchiostro. Per togliere immagini sacre, pistole e inestricabili masse blu ci sono dei calciatori che dovrebbero prenotare mesi interi di sedute detatuanti. Non sappiamo se uno come Lavezzi ci stia pensando, di sicuro non potrà mai cancellarsi il Maradona che ha sul fianco sinistro.
cuORE
Un ragazzo napoletano spiegava anni fa, a un milanese distratto, perché Diego era entrato nel cuore della città: «Ci ha fatto finalmente sentire importanti davanti a tutto il mondo. Voi siete abituati, noi no. Noi di solito siamo quelli da prendere in giro, noi siamo Pulcinella». Oggi sta succedendo lo stesso con Lavezzi: c’è una città intera che guarda all’Europa, che va a Londra e si sente importante. Una bella sensazione.
NORmALItÀ
Ma adesso Lavezzi sta cercando un po’ di normalitÀ. Ce lo ha spiegato chiaramente: non è in discussione la sua voglia di restare a Napoli e il bene che vuole ai tifosi. Ma gli pesa non poter andare in spiaggia con la fidanzata Yanina, entrare in un negozio, portare a passeggio il cane Camillo. Per continuare a sentirsi importante, Napoli deve imparare a essere un po’ meno napoletana. Ma è possibile essere normali almeno per un giorno in una città che è eccezionale tutti i giorni?
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sommario N. 9 (580)
sabato 10 marzo 2012
solo iN america
il sogno di andre emmett, il piÙ precario della nba
cover storY
lavezzi esclusivo: a casa del nuovo mito di napoli. «datemi un po’ di normalitÀ»
donne al volante
vickY piria (e le altre) È molto giovane, bella e grintosa la prima donna a correre in gp3
zoom
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La foto di copertina è di Lorenzo Castore
iNterNatioNal
il caso (clinico) di torres: non segna e non parla piÙ
start
speed ridiNg sull’etNa
a piÙ di 80 all’ora con gli sci e un parapendio sul vulcano attivo piÙ alto d’europa
intervista
james white l’americano di pesaro tra le stelle dell’all star game di basket
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sommario n. 9
verso londra
rossano galtarossa il ritorno del canottiere azzurro, dopo 5 olimpiadi (e un’alluvione)
moda
Bar sport
club
giochi in affitto
le case per vivere l’olimpiade da vero londinese
ufficio di gene
il decalogo di luis enrique 8
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l’ospite
jean dujardin le passioni sportive del francese, premio oscar per the artist
avventura
urban ski a salt lake city venite a scoprire il parkour sulla neve
la storia
i migliori bar del mondo da new york a singapore, la partita come non l’avete mai vista
style
tempo prezioso gli orologi da polso: per lo sport o di lusso, economici o da collezione
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Il PATo col dIAvolo massimo allegri:
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Pato si è fermato per un risentimento muscolare
n Brasile, dove la magia, più o meno nera, è una cosa seria qualcuno la racconta così. C’era una volta un bambino di nome Alexandre Rodrigues da Silva, che tutti chiamavano Pato, cioè Papero, per via della sua cittadina natale: Pato Branco. Quel bambino, a 11 anni, era un piccolo calciatore baciato dalla grazia, solo che si ruppe un braccio e la radiografia evidenziò una malformazione ossea che poteva virare in cancro. Doveva essere operato, anche perché a ogni caduta il bambino avrebbe rischiato un braccio rotto. La famiglia non aveva i soldi per l’operazione, ma si presentò un dottore dal cuore grande: «Lo opero io. Gratis». Il chirurgo si chiamava Paulo Roberto Mussi. Paulo Roberto come Falcão, Mussi come un ex terzino del Milan. Gli esperti di queste cose fanno notare che al diavolo piace camuffarsi sotto vesti beffarde. «Io ti guarisco, diventerai un campione, un giorno giocherai nella squadra del Diavolo che sta al di là del mare e si chiama Milan», propose il chirurgo mefistofelico. «Segnerai tanti gol, ma la tua
felicità sarà sempre quella dell’arcobaleno: un lampo tra tanti problemi. Di più non posso offrirti, figliolo». Il bambino sorrise, allungò la mano del braccio sano e accettò: «Va bene. Grazie». Un Pato col diavolo. Il Papero guarì e due anni più tardi si trasferì all’Internacional di Porto Alegre. Il suo stipendio passò in breve da 3.000 a 25.000 real. A soli 17 anni esordì in prima squadra contro il Palmeiras: un gol, una traversa e tre assist. Più che un debutto, un’esplosione nucleare. Da quel momento la carriera di Pato accelerò verso la gloria: la Seleçao, il Milan. Subito in gol alla prima amichevole contro la Dinamo Kiev, subito in gol alla prima di campionato contro il
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Napoli. Subito le nozze con la bellissima attrice brasiliana Sthefany Brito. Sembrava che il diavolo si fosse dimenticato del bambino di Pato Branco dalle ossa fragili. Invece all’inizio del 2010, esattamente dieci anni dopo l’operazione del dottor Paulo Roberto Mussi, eccolo che si presenta a Milano portando il conto. Gli esperti di queste cose spiegano che al Gran Seduttore piacciono le cifre tonde. Pato si stira la coscia destra nel gennaio 2010. Da allora a oggi altri 12 infortuni per un totale di 50 partite saltate. Le belle cose che riesce a infilare tra una fitta e l’altra, tipo i gol al Bernabeu o al Camp Nou, sono il fascino breve di un arcobaleno. Come il matrimonio con Sthefany che nell’aprile 2010 è già finito. Dura un amen anche il sogno di t rasfer irsi a Par ig i dall’amico Leonardo. Gli esperti di queste cose spiegano che c’è una sola magia per sciogliere il Pato col diavolo e restituire al ragazzo una lunga felicità: l’amore, che il diavolo ignora. Per questo Pato prende il gelato col cucchiaino e imbocca Barbara.
I N T E R N AT I O N A L CONDÒ DI PAOLO
IL CASO (CLINICO) DI TORRES
inghiLterra
NON segNA PIÙ, NON PArLA PIÙ e NON sI fA veDere IN gIrO. mA L’AttACCANte DeL CheLseA NON È L’UNICO CADUtO IN DePressIONe. feNOmeNOLOgIA DeLL’AstINeNZA DA gOL comincio senza segnare. Una partita. Due. Tre. Quattro. Il coach dice che ha ancora fiducia in te. Ancora? Ma allora sto andando proprio male... I tifosi avversari ti prendono in giro per quello che sei costato. Poi inizi ad avvertire i mugugni dei tuoi tifosi, e questo marca la differenza perché smetti di andare al pub a farti una birra, smetti di farti vedere in giro per lo shopping, smetti proprio di uscire di casa, timoroso del loro giudizio. E quando ti nascondi fuori dal campo, finisci per nasconderti anche dentro: eviti di smarcarti, pensi che sia meglio non segnare più perché la palla non ti arriva piuttosto che sbagliare le occasioni... A ogni partita i tabloid aggiornano il tas-
sametro dei minuti senza gol, finché compare quella frase, “il peggiore acquisto di sempre”, e gettare via il giornale non serve». Torres non parla da mesi. Queste sono parole di Michael Robinson, acquistato dal Liverpool nel 1983 e protagonista di un avvio tremendo: otto partite senza segnare un gol – un’inezia rispetto alla serie nera di Fernando (5 reti in un anno) – ma ugualmente, per l’epoca, un vero disastro. Carlin porta altre testimonianze, dal rugbista sudafricano Joel Stransky, che non si riprese mai dal trionfale Mondiale ’95, a tennisti precipitati in classifica nel volgere di una sola stagione come Jim Courier. La conclusione è che tornare in alto dopo una crisi grave è quasi impossibile. Quasi. Robinson: «Alla nona partita feci gol, e da allora ne segnai così tanti che il Liverpool vinse campionato e coppa Campioni». A Torres non possiamo augurarlo subito, visto che mercoledì gioca contro il Napoli: ma da giovedì ci piacerebbe vederlo rialzarsi sulle ginocchia e ripartire. Non per tifo: soltanto solidarietà umana.
mAtthew Peters
L
o scorso autunno sono stato testimone di uno dei più macroscopici errori mai visti su un campo di calcio. Luogo Old Trafford, partita Manchester United-Chelsea, autore Fernando Torres: dribblato De Gea e con la porta spalancata a tre passi, fu capace di ciabattare a lato. Successe allora che lo spagnolo, schiantato dall’enormità dello sbaglio, cadde sulle ginocchia con lo sguardo perso nel vuoto mentre i tifosi United gli urlavano in faccia il loro scherno. Raramente è possibile isolare un frame nella velocità di una partita, ma la grandezza di quell’attimo tragico – in senso sportivo – non mi ha più abbandonato; e quando John Carlin, con la consueta bravura (è autore di Invictus), ne ha parlato sull’edizione online del Financial Times, il ricordo è riemerso brutale. Quello di Carlin non è un semplice articolo, ma un vero saggio analitico sul disastroso 2011 (e il 2012 per ora non è diverso) del centravanti spagnolo. Con un furbo artificio, il servizio si apre con una lunga dichiarazione virgolettata che ogni lettore attribuisce a Torres: «Mi hanno pagato tantissimo, e io
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DI LANFR AN
CO VACCARI
andre emmett il piÙ precario della nba PRIMA I ReCORD DeL COLLeGe. POI IL GIROVAGARe tRA LItUANIA, CINA, BeLGIO e D-LeAGUe. IN MeZZO, IL SOGNO DI tORNARe AL BASKet PRO. ReALIZZAtO SOLO DIeCI GIORNI ALLA VOLtA
tale di 28 minuti e 7 punti. Poi è stato mandato ai Miami Heat: mai sceso in campo. Allora se n’è andato in Europa: Lituania e Belgio. Nell’estate 2008 ha fatto una prova con i Philadelphia 76ers: non l’hanno preso. È ripartito per la Francia. Poi la Cina. Il 7 marzo 2010, con gli Shandong Lions, ha segnato 71 punti, record della Chinese Basketball Association. Poteva restare là. Ha preferito tornare a Reno, nella D-League: tremila dollari al mese ma molte più possibilità di essere notato. Il 14 febbraio, Giorno 1 del nuovo contratto con i Nets, è andato direttamente dall’aeroporto Kennedy alla palestra di allenamento, a Newark. Fra il Giorno 2 e il Giorno 9,
Andre Emmett, 29 anni, è nato a Dalla s, 14
i Nets hanno giocato sei partite: con i Grizzlies (buffa coincidenza), a Indianapolis, a Chicago, con i Bucks, al Madison e con i Magic. Il totale di Emmett: 45’ e 13 punti. «Ho passato i primi giorni sopraffatto dall’ansia di toccare la palla, di prendere un tiro, di fare un assist e di lanciare un contropiede», ha detto. «È uno stato d’animo frustrante. Poi, verso la fine, l’ansia è scomparsa. Quando sono arrivato, pensavo di dover dimostrare qualcosa. Riflettendoci, ho concluso che non posso determinare le scelte degli altri, ma solo controllare quello che faccio io. E quello che dipende da me è la mia etica del lavoro». Poi c’è stato il break per l’All-Star weekend. Il 26 febbraio, un’ora prima dell’inizio della Grande Partita, i Nets gli hanno detto che non gli rinnovavano il contratto: avevano bisogno di qualcuno con maggiore fisicità dei suoi 198 cm per 113 kg. Emmett è andato all’aeroporto e ha preso l’ultimo volo sul quale sarebbe voluto salire. Quello che lo ha riportato a Reno. E alla D-League.
DAV D CALVeRt
C’
era anche Andre Emmett all’All Star Game di Orlando. Era stato selezionato per l’Ovest della Development League, il serbatoio di speranze e frustrazioni, illusioni e avvilimenti, in cui maturano – e macerano – i talenti che non hanno le inafferrabili qualità richieste per stare nella Nba. Sabato 25 febbraio, in uno degli eventi di contorno alla Grande Partita, ha giocato 16’13” e totalizzato 15 punti. Indossava la maglia dei Reno Bighorns, la sua squadra. E ha sperato che fosse l’ultima volta. Dodici giorni prima aveva ricevuto una telefonata dai New Jersey Nets, per un contratto di dieci giorni, quello che le squadre offrono quando si apre un buco nella rosa. A 29 anni, e sette dopo aver giocato la sua ultima partita nella Nba, era l’occasione che aspettava. Al college era stato allenato dal leggendario Bob Knight e quando uscì da Texas Tech si portò dietro il record di punti segnati. Nel 2004 era stato un All-America, sia pure nella seconda squadra. I Seattle Supersonics lo avevano preso al secondo giro del draft, ma solo per girarlo subito ai Memphis Grizzlies: una stagione, otto partite per un to-
in Texas.
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DI massImo
perrone
deFiniZione: Ha 80 anni LA SETTIMANA ENIGMISTICA, LA RIVISTA CHE VANTA INNUMEREVOLI TENTATIVI DI IMITAZIONE, È NATA NEL GENNAIO 1932. OGGI È ARRIVATA AL NUMERO 4.172, SALTANDO L’USCITA SOLO PER TRE MESI NEL 1945 ottanta
cinquanta
millenovecentoquarantacinque
Gli anni de La Settimana Enigmistica, “inventata” da Giorgio Sisini: il primo numero uscì il 23 gennaio 1932. Come ha fatto notare Ennio Peres su Linus, scrivendola 23/1/32 quella data era palindroma (si poteva leggere anche al contrario): un segno del destino, per una pubblicazione del genere.
I centesimi (di lira) necessari per comprare quel primo numero: nel cruciverba di copertina era disegnato il viso dell’attrice messicana Lupe Vélez (1908-1944), i cui capelli erano le caselle nere. Rivalutando quella cifra a oggi, curiosamente verrebbero più o meno proprio 50 centesimi, ovviamente di euro. La rivista invece costa il triplo: 1,50 euro.
L’unico anno in cui la cadenza settimanale subì uno stop. Il numero 694 del 14 luglio 1945 uscì con quasi 3 mesi di ritardo per colpa della Seconda guerra mondiale.
80 50 1945 4.172 100 75 quattromilacentosettantadue
cento
settantacinque
Il numero in edicola oggi. Nel cruciverba di copertina c’è la foto di un uomo, come sempre quando il numero è pari; sui numeri dispari, c’è una donna. La foto è in alto a sinistra; la prossima sarà in alto a destra, poi in basso a destra, poi in basso a sinistra, poi si “ripartirà”. Il colore è verde, il prossimo sarà rosso, il successivo blu, poi ancora verde e via così. Sotto la testata c’è scritto “La rivista che vanta innumerevoli tentativi d’imitazione!”, mentre nei numeri dispari c’è “La rivista di enigmistica prima per fondazione e per diffusione”.
Le lire che Pietro Bartezzaghi (lui, “il” Bartezzaghi di pagina 41, morto nel 1989 a soli 55 anni) regalava al figlio Stefano per ogni cruciverba risolto. Ora Stefano, professore allo Iulm – di semiotica dell’enigma –, scrittore, giornalista, collabora a Repubblica; il fratello Paolo lavora alla Gazzetta dello Sport; l’altro figlio Alessandro è condirettore proprio de La Settimana Enigmistica, dove firmava solo con il nome e non con il cognome finché il padre era in vita.
Gli anni passati dalla nascita del cruciverba (1913, sul New York World) nel 1988 quando La Stampa chiese un articolo a Stefano Bartezzaghi. Che per elogiare la memoria prodigiosa del padre raccontò successivamente a Stefano Lorenzetto del Giornale: “Mi piacerebbe cominciare con una definizione di 75, gli dissi. E lui: ‘Eh, i numeri sono difficili. Prova questa: gli anni che ha vissuto Garibaldi’. Corsi a verificare sull’enciclopedia: nato nel 1807, morto nel 1882”. In realtà 32 giorni prima di compierli, quei 75 anni…
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t u t t o i l r o sa d e ll a v i ta
di umber
loni to z apel
a scuola con alex
a salice d’ulzio, dal 2003, È attivo il progetto “sciabile”: oltre 7mila ore di lezione e 600 allievi che hanno un modello da seguire: zanardi
A
lex è un uomo fortunato. Lo ripete tutte le sere prima di appoggiare le sue gambe bioniche di fianco al comodino e di sdraiarsi accanto a Daniela, il suo angelo custode. Lo fa con quel sorriso coinvolgente e quella parlata che ti entra dentro e non ti lascia più. Alex di cognome fa Zanardi e da più di dieci anni vive con due gambe da F.1 che gli permettono di divertirsi come se niente fosse. Corre in macchina, va in moto, parteciperà all’Olimpiade di Londra con l’handbike, fa il maratoneta vincendo pure spesso, nuota e, per non farsi mancare proprio niente, scia. E non lo fa da solo. Perché il mondo dei disabili che fanno sport è in continuo aumento. Alex, l’uomo fortunato, non è più solo neppure quando va sulla neve. Dal 2003, a Salice d’Ulzio è attivo il progetto SciAbile, interamente finanziato da Bmw Italia con l’aiuto del consorzio sciistico della Via Lattea. Sulle nevi di Salice, dal 2003 a oggi si sono tenute oltre 7mila ore di lezione e 600 allievi hanno preso confidenza con gli sci o lo snowboard aiutati da 21 maestri della locale scuola. Vi
possono partecipare disabili con deficit motori, sensoriali e intellettivi con età compresa tra i 5 e i 65 anni. Il 50% dei partecipanti sono ragazzi con una disabilità fisica cui la scuola mette a disposizione strumenti e mezzi per svolgere le attività proposte: monosci, bisci, stabilizzatori, slitte speciali, megafoni per non vedenti. Lo snowboard ha avuto un grande successo, raccontano i responsabili. Soprattutto i più giovani si sentono attratti dalla tavola e per assecondarli quest’anno in Piemonte è stato effettuato il primo corso per maestri di snow che fornisce una specializzazione nell’insegnamento ad allievi con disabilità. Lo snowboard, gli sci e le slitte sono un di-
Alex Zanardi, 45 anni, sul le
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piste torinesi di Salice d’U
vertimento, una parentesi di serenità per ragazzi che magari faticano a sentirsi fortunati come Alex e ci mettono un po’ a entrare in quella parte. Ma tutto serve, tutto aiuta se vissuto con serenità e leggerezza d’animo. Quella di gente speciale che fa di tutto per non sentirsi tale. Il bello è che dopo una giornata sugli sci con questi ragazzi, a sentirsi più ricchi dentro e più ancora buoni fuori sono anche le persone che si danno da fare per metterli in pista: «Il Progetto SciAbile offre agli allievi la possibilità di scoprire e sperimentare potenzialità inespresse che grazie all’attività motoria, al contesto ambientale legato alla montagna e alla relazione che si instaura col maestro possono essere facilitate», racconta Claudia Gambarino, psicologa e maestra di sci. «Per gli stessi maestri questa attività è una grande opportunità di crescita e di formazione». Alex è un uomo fortunato. Ma grazie a iniziative come queste e a gente come quella che ne permette lo svolgimento, sarà sempre meno solo e non soltanto sulle piste da sci.
lzio.
start
che attivitÀ sul vulcano
p. 28
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luca sulla scia di vale
È l’austria la regina di coppe
tutte le parole del basket
a 14 anni, il fratello di rossi debutta sulla honda 125
i paesi plurivincitori nella coppa del mondo di sci
da alley oop a backdoor, scoprite il vocabolario dei canestri
giÙ dall’etna a oltre 80 km/h il racconto della prima planata con sci e un piccolo parapendio dal cratere attivo piÙ alto d’europa 23
Start/IMMAgINI
LO SPEEDRIDER JODy BARATTIN HA SCELTO LE PENDENZE PERFETTE DELL’ETNA PER PROVARE LE INTENSE EMOZIONI CHE PUÒ OFFRIRE SOLO IL CONNUBIO TRA SCI E VOLO. CON I SUOI AMICI HA SALTATO TRA NEVE E ROCCE DI LAVA CON IL MARE SULLO SFONDO
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o speed riding unisce la velocità dello sci fuoripista al brivido del volo, grazie a un parapendio di ridottissime dimensioni. All’inizio dell’inverno io e Felice ci siamo chiesti: perché non proviamo l’Etna? Ha le pendenze ideali e nessuno ha mai provato a scendere dal più alto vulcano attivo d’Europa. Due amici, Flavio e Bruno, ci hanno sfidato con gli. Si è aggiunto anche lo svizzero Dominik, speedrider di grande esperienza. Il progetto ha preso vita grazie al supporto della Mammut, che per festeggiare il suo 150° compleanno ha deciso di sostenere 150 spedizioni in tutto il mondo. Il 21 febbraio eravamo alle pendici dell’Etna, ma nei primi giorni il meteo è stato avverso fino a sabato 25. Dopo la sveglia alle 4.30 e una salita di circa 4 ore eravamo sulla sommità del cratere Nord-Est, il più alto: 3.343 metri. Fuori le vele, un’occhiata al percorso e giù dal vulcano sciando e saltando a più di 80 km/h. Jody Barattin
inSeGuimento In alto Jody Barattin, Bruno Malsiner, Flavio Moroder e Dominik Vicki mentre si rincorrono dentro un canalone.
che panorami A destra Boccanegra salta con Taormina sullo sfondo. Sopra Moroder e Malsiner ammirano una piccola esplosione. 24
tracce di lava La lunga striscia di lava fuoriuscita dall’ultima eruzione del cratere Sud Est.
DI SEBASTIANO VERNAZZA
Il lato oscuro di Zoff visto dalla panchina evoluzioni Dominik Vicki mentre esegue un magniƂco tonneau.
Dino Zoff ha compiuto settant’anni. Come era giusto e logico, giornali e televisioni hanno dedicato ampi spazi al portiere dell’Italia campione del mondo nel 1982, in Spagna. Interviste, ritratti. Il quotidiano la Repubblica ha scelto di guardare il 70enne zoff da un punto di vista differente. Ha intervistato l’eterno secondo Massimo Piloni, portiere di riserva della Juventus nella prima metà degli anni Settanta, ai tempi del Dinone nazionale. Piloni, oggi 63enne preparatore di portieri in cerca di occupazione, ha raccontato la faccia oscura di Zoff (tutti noi ne abbiamo una): «C’era quest’amichevole ad Ancona, la mia città. Speravo che Dino mi cedesse il posto, invece volle giocare lui a tutti i costi. Una delusione come fosse ieri». E poi: «Con Dino non parlavo mai di me, la sensibilità avrebbe dovuto averla lui, quella di accorgersi ogni tanto che esistevo, ma Zoff non era così sensibile. Una volta giocò una semifinale di Coppa Italia togliendosi il gesso dalla mano, perdemmo 2 3 in casa. Credo che se lui è stato così grande, un po’ di merito l’ho avuto anch’io: non gli ho mai dato fastidio». E ancora: «Un giornalista chiese a Zoff: com’è questo Piloni? E Dino rispose: non so, non lo conosco bene. Eppure mi vedeva in allenamento ogni santo giorno». E infine: «Un giorno andai a trovarlo a Roma, quando Dino allenava la Lazio. Mi presentai al campo, gli dissi ciao, mi rispose ciao. Poi si mise a leggere il giornale».
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il protagonista della canzone di de gregori Ăˆ il nostro numero uno nella top 10 di sempre di luca sofri
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Quanto guadagna il procuratore di un calciatore
start/news
la percentuale del reddito lordo annuo dell’atleta che andrÀ all’agente arriva al 10%
ingaggi e operazioni di mercato: sono queste le due fonti di guadagno più redditizie per i procuratori dei calciatori. la figc ha varato un regolamento degli agenti che, all’articolo 17 (quello sui compensi), dà la possibilità a procuratori e calciatori di stabilire liberamente la percentuale del reddito lordo annuo dell’atleta che andrà all’agente, che di solito non supera il 10%. «ed è anche lia eccessiva nella maggior parte dei casi», spiega l’avvovizi di famig cato claudio pasqualin, uno dei primi e più noti manager. «per i più bravi, il guadagno più sostanzioso è relativo all’opera di mediazione tra i club nel passaggio di un calciatore. un bonus pattuito in partenza tra procuratore e società acquirente. non a caso, la nostra denominazione corretta è: agente di calciatori e di società di calcio». Quando, invece, non si raggiunge l’accordo, il regolamento impone al 3% la quota che spetta all’agente. in europa le regole sono diverse: in inghilterra i procuratori incassano il 3,5% della luca marini debutta a 14 anni nel campionato italiano somma tra costo del cartellino e ingaggio annuo lordo del calciatore. con la honda 125. sfiderÀ piloti esperti su circuiti veri mario pagliara manager l’avvocato claudio pasqualin.
aldo liverani, figurine panini tratte dalla collezione “calciatori”
esame di guida per il fratello di valentino
Ha appena ritirato la sua nuova Honda 125 e, quando scenderà in pista per i primi test ufficiali (nel prossimo weekend a Imola), Luca Marini avrà davanti a sé due sfide importanti: iniziare a fare sul serio e smettere di essere solo il fratellino di Valentino Rossi. Nato dal secondo matrimonio di mamma Stefania, il 14enne studente di liceo scientifico ha già cominciato a riempire la sua bacheca dei trofei con il titolo di campione italiano MiniGP (classe 80 cc), vinto nella scorsa stagione. Conclusa la solita trafila propedeutica tra Minimoto prima e MiniGP dopo, è arrivato il momento di uscire dai kartodromi con piste tutte curve e rettilinei corti, ed entrare nei circuiti veri: Vallelunga, Monza, Misano e Mugello. Tracciati dove serve soprattutto la tecnica. Luca li affronterà partecipando in sella a campioncino luca
una Honda al campionato italiano nella classe 125 GP (otto prove, la prima il 25 marzo al Mugello). Tra i rivali si troverà piloti già avvezzi a quei circuiti e dovrà abituarsi alle nuove velocità (passa dai 100 km/h di massima delle MiniGP ai 230 della 125). Insomma, l’esame di guida più importante della carriera. A “regalargli” la moto è stato il papà. Ma non mancherà il sostegno di Vale, che già da anni sponsorizza Luca con la VR46. Stavolta, però, saranno più preziosi i suoi consigli. al.cru.
sulla minigP con cui ha
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vinto il Tricolore 2011.
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Dall’alto di una carriera che, prima e dell’Al Nasr, lo ha portato a esser campione del mondo nel 2006, Luc sale in cattedra proponendo sette settimanali gratuite sul calcio (da c minuti ciascuna) attraverso il canale integrato nella console portatile 3D Nintendo. I temi? Palleggio, contro di palla, passaggio, colpo di testa, tiro, dribbling, calci di punizione & rigori. Insomma: trucchi e segreti raccontati dall’attaccante sfruttand a la forza delle riprese in 3D.
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Le lezioni 3D del professor Luca Toni
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elle 45 edizioni della Coppa del mondo di sci concluse e alla vigilia delle finali 2012 (Schladming, Aut; 11-18/3), sono 12 le nazioni vincitrici del trofeo assoluto: tra gli uomini, oltre ai Paesi sul grafico, si segnalano le 5 coppe di Lussemburgo
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(tutte del transfuga austriaco Marc Girardelli) e Usa, mentre per le donne ci sono i 3 successi di Svezia e Croazia. Più ampio il novero dei vincitori delle “coppette” di specialità, con 14 Paesi al maschile e 15 al femminile, pur con l’assegnazione tardiva 30
4
4
1 9 4 6 4 1
2 1 3 3 6 4
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in combinata (la prima nel 1976, la seconda nell’80) e superG (’86): in entrambi i casi spicca il livellamento di valori nello slalom (12 Paesi per gli uomini, 11 per le donne) cui si contrappone l’oligopolio in discesa (6 Paesi). g.cor.
start/neWs
di gianluca gasparini
ni indiscRezio
calcio mercato con l’agente immobiliare mourinho beccato a londra mentre cerca casa: sarebbe l’ennesimo trasferimento annunciato dall’househunting Cerco casa disperatamente ma così rivelo la mia destinazione imminente. Sono sempre di più i calciatori e gli allenatori che annunciano senza volerlo un trasferimento a un’altra squadra per colpa dell’househunting. Ultimo, in ordine di tempo, José Mourinho. Il tecnico portoghese del Real Madrid è stato sorpreso recentemente a cercar casa nella zona occidentale di Londra in compagnia della moglie e dei figli. Per i tabloid inglesi non ci sono dubbi: è il chiaro indice di un ritorno a breve sulla panchina del Chelsea. D’altra parte, cinque giorni prima della finale di Champions League del 2010, uscì la notizia che lo stesso Mourinho non aveva iscritto i pargoli a scuola nel Canton Ticino. Segno che, a prescindere dall’esito della sfida con il Bayern Monaco, aveva deciso di las c i a r e c omu n q ue l’Inter. Restando a Milano, nel novembre del 2010 Antonio Cassano svelò la sua meta affittando un megaappartamento per sei mesi: il Collegio Arbitrale si sarebbe 32
pronunciato solo il 3 dicembre e l’accordo con il Milan arrivò un mese dopo. L’addio al capoluogo lombardo di Balotelli e Pirlo fu annunciato da qualche telefonata di troppo. Nel luglio 2010, un mese prima dell’ufficializzazione della cessione, uscì l’indiscrezione che Balotelli aveva chiesto all’amico Federico Macheda informazioni sulla zona migliore di Manchester per prendere casa. Identica mossa ha tradito a maggio Pirlo, sorpreso a chiedere a un bianconero consigli sulla sistemazione a Torino. Peraltro non sempre l’househunting prelude al cambio di c a s ac c a , c ome ben sa Tevez che a gennaio ha preso per 12 mesi in affitto un appartamento di 250 metri quadri in via Bagutta a Milano a 5.600 euro al mese. Chissà se l’ha subaffittato. Giovanni Cortinovis
beccato! José Mourin ho, tecnico del Real, fotografato a Lon dra in febbraio.
Quelle sfide sul filo di lana
pronte al conteggio la pastorizia è diffusissima in australia.
il rischio più grosso è che qualche concorrente, a metà gara, si addormenti. lo sport porta sempre con sé una buona dose di adrenalina, a volte anche troppa. ma qui non esiste il pericolo di esagerare. perché la sfida di cui stiamo parlando, che si svolge dal 2002 in australia, risponde al nome di sheep counting. tradotto: conta delle pecore. proprio così. secondo le regole in vigore per questa ìcombattutissima” (!) sfida un nutrito gruppo di ovini, nell’ordine delle centinaia, viene fatto passare velocemente sotto il naso di qualche decina tra i più abili pastori della zona (e in certi casi del paese), che devono contarle accuratamente. Vince ovviamente chi si avvicina di più al numero esatto delle pecore. una prova che, se a noi potrebbe suonare un tantino noiosa, pare invece appassionare parecchio gli ìaussie”. che nell’ottobre di dieci anni fa hanno addirittura istituito un vero e proprio campionato nazionale, svoltosi nei dintorni di hay, cittadina del nuovo galles del sud. ed è stata una partenza col botto: di fronte alle centinaia di spettatori accorsi ad assistere all’evento, il vincitore, tale peter desailey, ha centrato la cifra esatta, 277 pecore, battendo il rivale nick Wragge, che ne aveva contata una in più. una vittoria, è proprio il caso di dirlo, sul filo di lana...
START/infographic
ma come parli? a lezione di baskettese ogni sport ha un suo vocabolario che agli adepti sembra semplicissimo. ma agli altri? ecco tutte le parole della pallacanestro che non avete mai osato chiedere di massimo oriani
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le parole del campo 1 air ball tiro che non arriva a toccare il ferro. 2
2 alleY oop schiacciata al volo su passaggio a parabola di un compagno.
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3 assist passaggio che consente a un compagno di realizzare un ca nestro. 4 blocco movimento d’attacco senza pal la eseguito per favorire lo smar camento di un compagno.
5
6
5 crossoVer partenza in palleggio incrociato, per smarcarsi dal difensore. 7
6 doppio palleggio un giocatore, dopo aver conclu so il palleggio, non può prende re la palla in mano e ricomincia re a palleggiare.
8
7 Fade aWaY tiro in allontanamento dal ca nestro. 8 inFrazione di campo il giocatore in possesso di palla non può superare la metà cam po e poi tornarvi se ha ancora la palla in mano.
scHemi e tattica
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back door taglio a canestro “dalla porta di dietro”, ov vero bat tendo il difensore girato di spalle.
boXe and one difesa con 4 giocatori a zona e uno a uomo.
punteggi e tempi
24 secondi il tempo entro il quale una squa dra deve concludere l’azione d’attacco.
mVp most valuable player, ovvero miglior giocatore (di una manifestazione, o della sta gione).
timeout sospensione del gioco di 1’ chiamata dagli allenatori.
doppia doppia Quando un giocatore in una partita arriva almeno a 10 in due categorie (punti, rimbalzi, assist ecc).
oVertime tempo supplementare: in caso di parità dopo i 40’ (48 nella nba) si giocano altri 5’.
tre secondi infrazione: un giocatore non può restare più di 3” consecutivi nell’area di tiro avversaria.
tripla doppia Quando un giocatore in una partita arriva almeno a 10 in tre categorie statistiche (più rara).
plus minus differenziale punti della squadra rispetto agli avversari con un de terminato giocatore in campo.
Valutazione calcolo statistico che considera le varie voci (punti, rimbalzi, assist, palle perse ecc.).
11
9
10
9 interFerenza Quando durante un tiro, un di fensore respinge la palla in pa rabola discendente.
A
B
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10 passi infrazione: quando si fa più di un passo senza palleggiare (am messi due nel “terzo tempo”). 11 piede perno deve restare fermo mentre l’al tro può muoversi, per evitare l’infrazione di passi quando si è in possesso della palla.
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12 pick and roll il gioco a due tra play e pivot
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13 post basso posizione del campo lungo la linea di fondo ai lati del canestro. 16
14 sFondamento Fallo che commette l’attaccante quando si scontra con un difen sore fermo.
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2°
15 tap in tocco dell’attaccante che cor regge a canestro un tiro.
1°
16 terzo tempo movimento in entrata verso il canestro con due passi e stacco verso il ferro. diFesa a zona i 5 difensori proteggono una zona del campo e non marcano un gio catore avversario direttamente.
matcH up difesa a zona che prevede l’ac coppiamento a uomo in alcuni tagli.
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LA MACCHINA DEL TEMPO
start/vINTAGE
Facciamo un salto indietro negli anni per rivivere il nostro passato
muhammad ali e malcolm x: erano anni di lotte civili, non solo di battaglie sul ring
si chiamava cassius Marzo 1964, Miami, Florida, Usa - Muhammad Ali (che da poco aveva abbandonato il nome Cassius Marcellus Clay Jr. in seguito alla conversione all’Islam) si lascia fotografare da Malcolm X, attivista dei diritti della gente di colore, dopo aver battuto Sonny Liston.
Accade quell’anno
21 agosto 1964. Palmiro Togliatti, segretario del Pci, in vacanza a Yalta con Nilde Jotti, sta molto male dopo essere stato colpito da un ictus cerebrale. L’inviato dell’Unità Giuseppe Boffa ne racconta sul giornale l’agonia: «Erano le 13.20 al campo di Artek, quando il cuore di Palmiro Togliatti ha cessato di battere. Dopo una mattinata di sole, il cielo si era coperto di nubi». (Nella foto, un francobollo celebrativo dell’Urss.) 36
La canzone Gigliola Cinquetti vince Sanremo con Non ho l’età.
Il processo In Sudafrica Mandela viene condannato all’ergastolo.
Il Ƃlm Sergio Leone gira Per un pugno di dollari.
BOB GOMEL
a yalta muore togliatti la cinquetti non ha l’etÀ
cover storY/Home sweet home
una giornata a casa di Lavezzi: «napoLi, ho bisogno di normaLitÀ» di fabrizio salvio foto di lorenzo castore
l’affetto e l’invadenza dei tifosi. le uscite mascherato per la cittÀ. il rapporto col figlio e con la fidanzata. l’attaccante argentino ci ha aperto in esclusiva le porte della sua villa di marechiaro. e il suo cuore
vista mare ezequiel lavezzi sulla terrazza della sua abitazione di marechiaro, dove sono state scattate le foto di questo servizio. La villa, in afƂtto, è del regista pappi corsicato.
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coVer storY/Ezequiel Lavezzi
mister tattoo Alcuni tatuaggi del Pocho. Ne ha più di 20 sparsi per il corpo, a sfondo religioso e no, ma non prevede di aggiungerne ancora.
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o straordinario panorama del Golfo che si gode dalla sua villa a Marechiaro sarebbe affascinante anche in una giornata di pioggia. Illuminato dal sole, diventa la traduzione visiva dell’antico proverbio “Vedi Napoli e poi muori”. Il problema, per Ezequiel Lavezzi, è riuscire a vederla, Napoli. «Ci sono tanti posti in cui non sono mai stato. Posti che ho qui, a portata di mano, di cui ho solo sentito parlare, o che ho visto in cartolina. Per me, uscire da casa è un’impresa. Una volta sono andato in un negozio Foot Locker a via Chiaia, a comprarmi delle scarpe:
sugli scogli Lavezzi passeggia sulla spiaggia privata sotto alla sua villa. A sinistra, con il Napoli: ha giocato 146 gare in A e segnato 36 gol.
mi hanno riconosciuto per strada e inseguito dentro. Alla fine, tra gli scaffali non è rimasto in piedi niente». Dalla sua terrazza a strapiombo sull’acqua, il calciatore argentino abbraccia con lo sguardo la città che lo ha incoronato re e fatto prigioniero. Con simili sbarre, anche questa gabbia, presa in affitto dal regista Pappi Corsicato, assomiglia alla classica prigione dorata. Ma sempre di prigione si tratta. «Vede quella scala di pietra che porta alla spiaggetta là in fondo? Da terra, è accessibile solo a chi vive qua. Da mare, però, chiunque può avvi-
cinarsi. Ecco perché io non scendo mai a fare il bagno. E nemmeno mi affaccio alla finestra: ogni volta, sono urla e richieste di autografi, foto, magliette». Da qui, da questa ammissione rassegnata, parte il viaggio nel mondo privato del Pocho («Una volta per tutte: non vuol dire “fulmine”. È l’abbreviazione del nome del cane che avevo da bambino, Pocholo»). Un viaggio che non può prescindere da quello del calciatore; avviato, a 27 anni da compiere a maggio, verso l’ultimo salto di qualità, certificato dai gol pesantissimi segnati in successione contro Chelsea
(due), nell’andata degli ottavi di Champions, Inter e Parma, in campionato. Tra quattro giorni, mercoledì 14, Lavezzi e il Napoli sono attesi – ancora dal Chelsea, a Londra – a un esame europeo che, se superato, aprirebbe prospettive impensabili a inizio stagione. Comunque vada a finire, il Pocho sa che è arrivato il momento di vincere qualcosa, anche perché «oggi gioco più tranquillo», in virtù di una consapevole maturità. Che ci riesca qui, non dipende soltanto da lui, ma anche da quanto il Napoli e la città saranno disposti a offrirgli. Il primo, aumentando 41
cover storY/Lavezzi
gli investimenti sulla squadra. La seconda, diminuendo le pressioni sulla sua persona. E dunque, alla vigilia di giorni caldissimi per la sua carriera, è il momento giusto per guardare dentro di sé, e raccontarsi. Partendo da lontano. Lei è arrivato a Napoli 5 anni fa, ma della sua persona e della sua vita fuori dal campo si continua a non saper molto. Per esempio: com’era il Lavezzi bambino? «Non avevo giocattoli. L’unico è stato il pallone. Giocavo per strada o sui campi in terra battuta. Oggi i bambini hanno meno spazi a disposizione e più pericoli da cui guardarsi. Si abituano a fare altre cose, e certe volte non sanno cosa vuol dire essere bambini». Com’era la sua città, Villa Gobernador Galvez? «Praticamente un sobborgo di Rosario. Centocinquanta mila abitanti, più o meno, gente umile. Chi ha un po’ di soldi va a vivere a Rosario». Lei ha una fondazione, Ninos del Sur, che aiuta i bambini del posto. «È mio fratello a portarla avanti, l’unica cosa che faccio io è dare dei soldi e tenermi informato sulle attività. Ospitiamo 40 bambini che hanno vissuto in mezzo alla miseria, alla violenza, alla droga. Da noi studiano, fanno sport, sono seguiti da psicologi. Cerchiamo di fargli capire che esistono modelli di vita diversi da quelli cui sono stati abituati».
La sua famiglia? «I miei si sono separati quando avevo 2 anni. Mamma lavorava tutto il giorno, usciva alle 7 della mattina e tornava alle 10 di sera. Faceva pulizie nelle case dei ricchi. Sono stato cresciuto dai miei fratelli, un maschio e una femmina più grandi. Non avessi fatto il calciatore? Boh. Non puoi sapere, prima, quali giri prenderà la tua vita. A 16 anni, dopo che il mio primo arrivo in Italia era fallito per problemi burocratici, avevo deciso di mollare col calcio e mi ero messo ad aiutare mio fratello, all’epoca elettricista».
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Ha sofferto la separazione dei suoi? «Uno capisce certe cose quando diventa adulto. Nel caso dei miei, ho capito che non andavano d’accordo e che quindi era giusto prendessero ciascuno la sua strada. Lo stesso è capitato tra me e la madre di mio figlio Tomas, che soffre per questo. Ma ogni giorno che passa diventa più grande, e ciò lo aiuta a capire». Suo padre viene a vederla giocare? «No. Mai stato a una mia partita. Ha un’altra famiglia, un altro figlio. Ha la sua vita. Ma andiamo d’accordo».
Pochomania
di Davide Cerbone
“no al blues, sÌ al tango argentino” cosÌ napoli canta il suo nuovo idolo
la sua casa L’attaccante argentino davanti a uno dei due grandi camini nella sua villa a Marechiaro. A destra nella foto, una riproduzione di Uma Thurman in Pulp Fiction. Sotto, altre immagini del Pocho nella sua villa, che è su due livelli.
«Basta Pocho, che ce vo’?». La battuta incorona con uno slancio di fantasia il nuovo salvatore della patria pallonara. Da quando Lavezzi ha aggiunto tra i suoi numeri anche il gol, la Pocho mania è diventata il culto ufƂciale della tifoseria azzurra. Sulla sua astinenza da gol, il comico Alessandro Siani scherzava: «Lavezzi tanto che nun vede ‘a porta, che quando torna a casa trase pe’ ‘a fenesta!» («Tanto non vede la porta, che Lavezzi quando torna a casa entra dalla Ƃnestra!»). Ora, però, 4 gol in 3 partite sono benzina sul fuoco di una città che aspettava solo un’occasione per inƂammarsi. Lavezzi ha ispirato una canzone sul motivo di Novembre di Giusy Ferreri e molti striscioni. Tra questi, ìNo Pocho no party” e ìNo al blues, sì al tango argentino”, scelta di genere (musicale) per esorcizzare il blasonato Chelsea. Ma anche ìIl Pocho non si tocca”, un avvertimento che tradisce
la paura di un trasferimento estivo. E dire che quando nell’estate del 2007 si presentò in ritiro, nemmeno l’allenatore Reja seppe riconoscerlo. Oggi, invece, la città lo osanna: nelle emittenti napoletane, ìRadio Lavezzi” spande particelle d’amore per il nuovo idolo argentino. Su Radio Marte uno dei tanti tifosi emigranti riassume il sentimento ambivalente della città aggrappata al pallone: «Quando il Pocho fa gol sono contento, ma subito dopo mi sale l’ansia, perché più segna e più rischiamo di perderlo». E anche su Radio Kiss Kiss e Radio Crc supporter da tutto il mondo declinano al telefono e per email la loro devozione. Un’esaltazione della quale si fanno interpreti i telecronisti
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faziosi per contratto Carlo Alvino (Sky) e Raffaele Auriemma (Mediaset Premium). Intanto, però, Napoli se lo gode e se lo coccola. C’è chi a Carnevale s’è vestito da Lavezzi e chi ha ritoccato il marchio Lavazza in una sorta di anagramma a proprio uso e consumo. E c’è pure chi sul Pocho ci lucra: il suo volto raggiante compare su molti gadget e una ditta ha prodotto una linea di biscotti con i pupazzi dei tre ìtenori” a fare da contenitori: nelle vendite, Lavezzi batte Hamsik e Cavani. Manco a dirlo, poi, il guizzante numero 22 del Napoli s’è inƂlato anche nel presepe e nei menu di bar e pizzerie, dove si sprecano caffè, pizze e torte che portano il suo nome.
COVER STORY/Lavezzi
Lei ha studiato? «Fino al terzo anno della scuola secondaria [il nostro liceo; ndr]. Me ne mancano due per finire». Come ha scoperto il suo talento? «Non è mai successo (ride). Non ho mai seriamente pensato che sarei diventato quello che sono. Mi ci sono trovato per caso, ho avuto anche un po’ di fortuna. Se avessi dovuto scommettere sul mio futuro, il calciatore era la possibilità che avrei dato a meno». E quando ha capito di aver sfondato? «Dopo la stagione nell’Estudiantes, in Argentina, tra il 2003 e il 2004. In estate venni acquistato dal Genoa, e, anche se tornai quasi subito a casa, capii che avrei vissuto grazie al calcio».
“
Cerco di non dare conƂdenza a nessuno, però lo stesso ho avuto dei problemi. Ma io non sono uno che chiede alla gente che mestiere fa Ci soffre? «Non è questo. È che vorrei un giorno, uno solo, di normalità. Mi basterebbe. Vorrei uscire per una volta come una persona qualunque, prendere un caffè, fare una passeggiata con la mia donna, portare mio figlio al cinema senza bisogno di camuffarmi. Nascondermi. Scappare».
Che cosa le manca per essere Messi? «Niente, credo. Lui ha le sue caratteristiche, io le mie. E comunque non ho mai cercato di assomigliare o di diventare uguale a un altro. Più che la gloria, io nel calcio cerco altro: imparare tante cose, crescere come persona».
Ma come, non prende il caffè al bar Cimmino in via Petrarca? «Prima, quando abitavo in zona».
A che punto è? «Vivere cinque anni in Italia mi ha fatto crescere tanto sotto tutti i punti di vista. Culturalmente, per esempio. È quello che voglio, più che fare carriera o guadagnare tanto. Il denaro serve, ma la vittoria più importante e difficile da ottenere nella vita è salire nella scala sociale. A me interessa questo. Il calcio non è la cosa più importante della mia vita. Serve a renderla migliore, la mia vita». Oggi crede di essere più rispettato? «Può darsi. Ma innanzi tutto è aumentato il rispetto che io ho di me stesso, ed è ciò che conta. Del giudizio e del rispetto degli altri mi importa meno, perché troppo spesso la gente spara sentenze senza neanche conoscerti. Ho una mia personalità e non la cambio per essere come vorrebbero gli altri. Non riuscirei a vivere». In che senso, sente di essere cresciuto culturalmente? «Non sono uno che si interessa di arte, di
E non va più, a fare la spesa alla Conad in via Orazio? (sorpreso) «Provvede la signora che aiuta in casa, o il mio uomo di fiducia… Ogni tanto ci penso io, ma a orario di chiusura, quando non c’è quasi nessuno».
pittura. Ma amo viaggiare e conoscere città e persone nuove». I luoghi che le sono rimasti dentro? «Parigi: bellissima. E Barcellona. Anche Napoli è molto bella, ma per noi calciatori è difficile visitarla a fondo». Vuol dire che, per esempio, non è mai stato a Castel dell’Ovo? «Mai. No, anzi, una volta. Per la presentazione di un motorino (ride). E nemmeno sono stato a Pompei». 44
Però continua a frequentare il Teatro Posillipo, uno dei locali alla moda… «Yanina, la mia compagna, ha diritto a vivere la sua vita. La sera usciamo, ma tante volte neanche mi diverto. È che non so cosa fare. Se resto in un posto 20 minuti, diranno che ci ho passato 2 ore. Se bevo una birra, diranno che sono state 10. Se torno a casa all’una di notte, diranno che ho tirato le 4». Quella volta che Yanina, cui avevano rubato il Rolex per strada, scrisse città de mierda su Twitter, fu lei a convincerla a ritrattare?
COVER STORY/Lavezzi
«No. Tornavo da una trasferta, e lei si era già pentita di questo suo sfogo. E mai si è permessa di chiedermi di andarcene da Napoli. Comunque, quell’insulto sarebbe potuto uscire pure dalla bocca di un napoletano. Uno scippo non è soltanto un furto: è un’offesa, un’aggressione. Ma qui pure i ladri sono tifosi, e certe cose a noi calciatori non succedono spesso». Ma da allora è diventato più prudente, anche nei confronti delle persone che la avvicinano per conoscerla? «Io cerco di non dare confidenza a nessuno. Mi sono però trovato lo stesso in difficoltà (a settembre è stato ascoltato dai magistrati che indagano su imprenditori accusati di riciclaggio, ndr). Ma io non chiedo alle persone di cosa vivono. Cerco di non fare agli altri quello che fanno a me: giudicare senza conoscere». È vero che una volta, ancora ai primi tempi a Napoli, è uscito dall’allenamento nascosto nel bagagliaio della macchina di un compagno? «È vero (ride). Ma avevamo vinto una partita importante, era un giorno di festa. Ti abitui, a vivere così. Non posso dire che sia bello tutti i giorni. C’è la volta in cui sono nervoso e non ho voglia che i tifosi mi vengano addosso per una foto o un autografo. Mi sforzo, ma forse non riesco sempre a fare il simpatico». Ed è vero che Yanina (Screpante, 25 anni, argentina, ex modella) l’ha cambiata in meglio? «Non credo. Sono cresciuto io, e quando uno cresce si rende conto che certe cose che faceva prima erano sbagliate». Per esempio, uscire davvero troppo e Ƃno a tardi, come raccontano? «Io penso che soprattutto quando si è giovani – e io sono arrivato a Napoli a 22 anni – sia normale uscire la sera, come fa qualche mio compagno. Ma io sono il Pocho, e se vado nei locali è un casino; se esco al giovedì, e alla domenica non si vince, la notizia che sono stato fuori fa il giro della città. Se un mio compagno esce il venerdì, e poi non si vince, nemmeno si viene a sapere. Ho imparato perciò che a me certe cose non sono permesse».
Dunque, come passa il suo tempo? «Quando posso, mi sveglio il più tardi possibile. Faccio colazione col mate, una specie di tisana alle erbe argentina. Dopo l’allenamento torno a casa: musica – rock ma anche cumbia del mio Paese – pochissima PlayStation… La sera mangio spesso fuori. I miei ristoranti? Il Faretto, Cicciotto, Regina Margherita…».
una decina di giorni, ma vive con la madre. Secondo gli accordi, posso vederlo tre volte l’anno qui da me, più le volte che vado io in Argentina».
E non scoppia la rivoluzione quando la vedono entrare? «Telefono prima. Passo da un’entrata riservata. E ho una saletta per me. Se resto a casa, cucino io l’asado, la carne argentina, per amici e compagni di squadra».
Cosa fate, quando siete a Napoli? «Giochiamo tanto a pallone in sala».
Suo Ƃglio Tomas che posto ha nella sua vita? «Lo vorrei sempre qui. A maggio compie sette anni. È appena stato a Napoli per
IL NUOVO SITO
Il Pocho è sul web Lavezzi è sbarcato sul web il mese scorso con il proprio sito ufficiale www.elpocholavezzi.com, inaugurato a Napoli lo scorso 15 febbraio. Il portale è collegato ai profili ufficiali di Twitter e Facebook che contano circa 700.000 tra fan e follower. ll sito del calciatore del Napoli è curato dalla B&P Sport Communication, divisione della Barabino & Partners 46
Lo sente al telefono ogni giorno? «No. Lui è come me: di poche parole. Certe volte lo chiamo e mi dice: papà, oggi non ho voglia di parlare».
Che cosa rappresenta, per lei, Diego Armando Maradona? «Quello che è per tutti gli argentini: un idolo». E non si sente ancora pronto a indossare la sua maglia numero “10”? «Mi tengo la mia “22”. Voglio essere ricordato come Lavezzi, non come uno che ha ereditato la maglietta di Diego». È meglio essere il numero uno a Napoli o il due o il tre a Milano? «È un’esperienza, la seconda che ha detto, che non ho mai fatto. A Napoli sto bene e sono contento dell’affetto della gente. Se un giorno dovessi andare da un’altra parte, le potrò dire se qui era meglio o peggio». Ma si sente un po’ napoletano? «No. Non mi sento napoletano. Se dicessi il contrario, sapendo che non è vero, mancherei di rispetto ai napoletani. Io sono argentino, orgoglioso di esserlo. Ma lo sono anche di giocare nel Napoli».
intervista/Donne al volante
Vicky Piria
ragazzi vi mando fuori di pista bella e grintosa, È la prima donna a correre in gp3. ma lei giÀ si vede in formula 1: «piuttosto che finirmi dietro i rivali preferiscono uscire di strada. e i fidanzati li prendo in inverno e li mollo a inizio stagione» di alessia cruciani ˜ foto di fabien breuil
all a guida Vick y Piria al volante della sua monoposto da GP3 del team Trident durante i test all’E storil.
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“
Una volta Kubica mi ha chiusa in uno stanzino in palestra e ha mandato il riscaldamento al massimo. Mi ha liberata dopo venti minuti
studentessa vicky piria, 18 anni, è nata a milano ma vive a perugia, dove frequenta l’ultimo anno del liceo linguistico. ha iniziato a correre in pista con i kart quando aveva 8 anni.
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intervista/Vicky Piria
«U
na volta il proprietario di un team mi propose di correre con una monoposto tutta rosa scendendo in pista coi tacchi. L’ho guardato e gli ho detto: “Non se ne parla, mica sono un’ombrellina io”». Vicky Piria ci tiene a sottolineare di essere un pilota. Lo fa spesso anche durante il servizio fotografico per SW, quando le sembra di apparire un po’ troppo sexy. Anzi, la preoccupazione è doppia: «Speriamo che a scuola non le vedano i miei professori!». Milanese, 18 anni, ha finito da pochi giorni il primo test all’Estoril con la GP3 del team Trident e, ancora una volta, ha dovuto saltare delle lezioni. Ma dopo tanti anni sul kart e due stagioni in F. Abarth, ore le si è presentata un’occasione d’oro. La GP3 è una scuola fondamentale e le gare fanno da contorno alla Formula 1. Per intenderci: prima gareggia Vicky, poi arrivano Vettel, Alonso e tutti gli altri big. Nata a Milano da mamma inglese (casalinga) e papà calabrese (consulente di aziende), da due anni si è trasferita con i genitori e i due fratelli più piccoli a Perugia, dove ora frequenta l’ultimo anno del liceo linguistico. «A scuola me la cavo, solo che gli insegnanti giustamente non possono premiarmi se faccio tante assenze. Ma io voglio continuare a studiare. Un piano B devo pur averlo».
Come nasce questa sua passione? «Per caso. Papà regalò un kart a mio fratello quando aveva sei anni. Ma a lui interessava solo il calcio mentre io, che ne avevo otto, ogni domenica mattina lo svegliavo presto sperando mi portasse a girare. A 13 anni arrivai seconda al campionato regionale della Lombardia, staccata di soli due punti dal campione. Allora papà mi chiese che cosa volessi fare. Facile la risposta: “continuare”». Che tipo di pilota è Vicky Piria? «Veloce, costante, grintosa in gara e dalla guida pulita». Però più che delle sue linee di guida si parla dei suoi lineamenti. «Da un lato è una fortuna, non lo nascondo. Dall’altro però so che un bel faccino non aiuta ad andare più veloce. Ho molto rispetto del mio ruolo da pilo-
Perché, il piano A qual è? «Diventare un pilota professionista. Trasformare in mestiere quello che più amo. La F.1 è il mio sogno, anche se ho ancora poca esperienza in monoposto. Però mi ci vedrei proprio bene».
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ta. Per questo tutto il resto passa in secondo piano». La paura non fa mai capolino nel l’abitacolo? «Mai, non mi sfiora. Penso solo a dare il meglio. I miei genitori però non riescono mai a guardare le partenze e mio padre si fuma almeno tre pacchetti di sigarette a ogni gara!». Qualche incidente le sarà pur capi tato, però? «Due anni fa al Mugello mi sono rotta un dito della mano. Sono finita contro il muro e non avevo tolto le mani dal volante, così hanno sbattuto sulla scocca. Lo so, staccare le mani è la prima cosa che ti insegnano in caso di incidente. Ma finché non ne sperimenti le conseguenze sulla pelle non te ne convinci. Ma la delusione peggiore fu un’altra».
Ce la racconti. «L’anno scorso a Monza ero partita molto indietro ma stavo andando fortissimo, tanto che ero risalita fino al 5° posto. Poi un pilota mi ha toccato facendomi scivolare al 15°. Dopo due giri ero già sesta e stavo passando il rivale che mi precedeva, che però mi ha chiusa facendomi uscire in fondo al rettilineo mentre eravamo in sesta marcia».
sempre fisso sulle auto, quindi non ci faccio molto caso. Ho alcune amiche molto care anche se tendenzialmente vado più d’accordo con i maschi: mi confidano i loro guai con le ragazze e io gli parlo dei m ie i c on le macchine!».
Non sembrano molto galanti i suoi avversari. «Già nell’ambiente c’è tanta competitività, figurati che succede se davanti ti finisce una donna. Piuttosto preferiscono uscire di strada. Anche perché poi, rientrando ai box, si sfottono tra loro: “Ah, la Vicky ti è stata davanti!”. Ho imparato a essere più cattiva di loro».
Dà gas anche in amore? «Mi f ida n zo solo d’inverno e poi mi lascio in primavera. Già dopo un po’ nelle coppie c’è sempre qualche problema, ma quando inizio a concentrarmi sulla stagione è la fine. Ora c’è uno che mi piace un sacco. Credo anche che lo sappia. Vedremo, al momento mi basta l’amore per l’automobilismo».
Contro chi vorrebbe correre un giorno? «Mi piacciono molto Alonso e Kubica. Fernando non lo conosco ma ne ammiro il carattere per come affronta le gare. Con Robert, invece, ci siamo anche allenati insieme. Una volta, in palestra, mi chiuse per scherzo in uno stanzino avviando il riscaldamento al massimo. Riaprì dopo venti minuti!».
Lei è abbastanza alta rispetto alla media dei piloti. «Magari mi dà più forza quando guido. Intanto mi alleno molto in palestra a Roma dove mi segue Marco Rustichelli, l’ex preparatore di Fisichella».
Amici e amiche che dicono? «I miei amici non si intromettono più di tanto. Ma una volta sono venuti a Vallelunga portando uno striscione con scritto Vicky, daje er gas!».
Una stagione in GP3 costa tra i 400 e i 600 mila euro. Ora ha qualche sponsor ma la sua fa miglia la sta aiutando molto. «I miei hanno sempre fatto sacrifici per farmi correre. Anche nei momenti più brutti papà è sempre riuscito a trovare il modo di aiutarmi. Per fortuna ai miei fratelli non è mai mancato nulla e mi hanno sempre sostenuta».
Possibile che non c’è nessuno un po’ invidioso? «Perugia è una città piccola e so che c’è chi chiacchiera e fa commenti poco piacevoli. Ma il 90% dei miei pensieri è competitiva Vicky si diverte ogni tanto a posare come modella. Si allena a Roma con l’ex preparatore di Fisichella.
Una sorella pilota. Sarà un idolo, per loro… «Più per i loro amici, credo». Corre in pista da anni, ma la patente ce l’ha? «Solo il foglio rosa. Ho passato l’esame di teoria ma devo ancora fare la prova di guida. Dovrò ricordarmi di andare piano!». 51
fenomeni/Donne al volante
il TeMPo delle Pioniere È finiTo: la PaTrick vincenTe È una sTella della nascar e sulla sua scia l’indycar si È rieMPiTa di PiloTesse. da noi? la cerruTi le ha “suonaTe” a un sacco di uoMini di Gianluca Gasparini
U
n capitolo del bestseller statunitense del 2008, Traffic di Tom Vanderbilt, si intitola “Perché la donne causano più ingorghi degli uomini (e altri segreti del traffico)”. Mette insieme sociologia, psicologia ed esperienze personali per confermare alcune teorie popolari ma, alla luce dei fatti, un filo superate. Se agli albori dell’automobile l’universo femminile stava volentieri alla larga dal volante, ora le donne si mettono in macchina tanto quanto gli uomini. Nella vita di tutti i giorni ma anche nelle corse. E se fino a un po’ di tempo fa la presenza del gentil sesso nelle gare di un certo livello rappresentava più che altro qualcosa di folkloristico o supefacente, pian piano è diventato la norma o quasi. Una differenza dovuta al numero e, soprattutto, ai risultati. Ricorderemo sempre Maria Teresa de Filippis, prima donna a correre in F.1 (nel 1958). E Lella Lombardi, l’unica (fin qui) ad andare a punti (nel 1975). Janet Guthrie, prima al via della 500 Miglia di Indianapolis. O ancora Michelle Mouton, che ha vinto 4 rally iridati tra 1981 e 1982. Ma un po’ alla volta, mentre la base si allarga e il livello cresce, le pilotesse appena citate assumono il ruolo di pioniere. Perché il salto di qualità c’è, c’è già stato. E ormai vedere donne al via e in lotta per vincere nelle corse a motore non è più così eccezionale. Gran merito va dato a Danica Patrick, 29enne morettina del Wisconsin che ha cambiato i connotati al pianeta statunitense. Un pianeta, in pista, sempre molto maschilista. Le è toccato passare da qualche servizio fotografico osé, è una
tassa scontata, ma ne è uscita rapidamente. Allevata dal team dell’ex pilota Bobby Rahal e del presentatore tv David Letterman, è arrivata in Indycar nel 2005 e nel 2008 (con la Dallara del team Andretti Green) ha vinto la 300 Miglia di Motegi in Giappone. Era già seguitissima, perché in pista ha camminato sempre forte, ma da lì è diventata fenomeno. Ambita dagli sponsor, che hanno spinto perché finisse in Nascar (ed è successo, in questo 2012), ma soprattutto apripista per una serie di colleghe, provenienti da tutto il resto del mondo, che hanno visto la Indy come un vero Eldorado. Dalla Gran Bretagna si sono presentate Katherine Legge (31 anni, che sta facendo avanti e indietro tra States e Dtm tede-
tacco 12 danica Patrick, 29 anni, in versione sexy. in questo 2012 corre nella nascar con una chevy del team stewart haas.
dagli ovali al dtm: il catalogo È questo
inglesina al top katherine legge, 31 anni, prima donna in testa a una gara indycar (12 giri a Milwaukee 2006). 52
in lotta a indy sopra, Pippa Mann, londinese di 28 anni. a destra, la svizzera simona de silvestro (23).
ventenni veloci la scozzese susie stoddart (ora Wolff), 29 anni. e a destra la brasiliana ana Beatriz (26).
speranza azzurra Michela cerruti, 25 anni, brilla nel turismo. nel 2011 ha vinto la gara della superstars a Monza. 53
M. B el nska s , ToM sTraTTMan , luke johnson, alessandro B anch
La Patrick ha vinto la 300 Miglia di Motegi nel 2008: è stato il punto di non ritorno
sco) e Pippa Mann (28 anni, stabilmente in Indy). Dalla Svizzera è arrivata Simona De Silvestro e dal Brasile si è presentata Ana Beatriz (conosciuta anche come Bia Figueiredo). Una vera e propria ondata. Che un anno fa ha prodotto una percentuale di donne sulla griglia davvero consistente, che esula ormai dall’occasionale. Detto degli Stati Uniti, in Europa come andiamo? Non altrettanto bene. Ma è un percorso avviato, e indietro non si torna. Anche se la crisi economica, che ha tolto sponsor e risorse a tutto lo sport mondiale, ha penalizzato l’avanzata dei giovani piloti di ogni sesso. Questo non ha impedito alla scozzese Susie Stoddart, diventata Susie Wolff dopo il matrimonio, di conquistare un posto stabile nel Dtm con la Mercedes. E all’italiana Michela Cerruti, 25 anni, di mettersi in luce nelle gare turismo di casa nostra. Nel 2011 è riuscita infatti a vincere una gara (a Monza) nella serie Superstars – contro gente del calibro di Morbidelli, Biagi e altri ancora – e per la stagione in corso ha preso parte alla Toyota Racing Series in Nuova Zelanda (dove ha gareggiato anche Josh Hill, figlio di Damon e nipote di Graham) e sarà al via dell’italiano GT con una Z4 della Bmw Italia.
James White
IntervIsta/Verso l’All Star Game
l’uomo che vola
La Sua SpeciaLitÀ: Schiacciare. iL Suo Sogno: tornare da peSaro aLLa nba. La Sua Laurea: criminoLogia. e Se Si foSSe dato aLL’atLetica… di fabrizio Salvio ˜ foto di edoardo delille
S
altare tanto verso l’alto – ma proprio tanto – a volte può tagliare le gambe. È successo a James White, 29 anni, americano del Maryland, guardia-ala della Scavolini Siviglia Pesaro, un fenomeno della natura che, test alla mano, sarebbe potuto diventare uno straordinario decatleta e che invece ha preferito dedicarsi alla più remunerativa («Ma no, non è per questo. È che ce l’ho nel sangue») pallacanestro. Nella quale per parecchio tempo è stato conosciuto, e paradossalmente ignorato, per questa sua caratteristica: la capacità di arrivare col naso ad altezza del ferro, e da lì, rimanendo sospeso in spregio alla forza di gravità, scaraven56
tare la palla nel canestro. Troppo poco per sfondare nella Nba, che White ha assaggiato con i San Antonio Spurs, con i quali ha vinto un titolo nel 2007 facendo da comparsa, e con gli Houston Rockets, prima di realizzarsi in Europa. «Ero considerato un giocatore verticale. Un grande saltatore, appunto, buono per fare spettacolo. Ho dimostrato di saper fare altro, di non essere solo un atleta, e mi piacerebbe farlo vedere anche nella Nba». L’etichetta di schiacciatore gli è rimasta comunque appiccicata, e lui è troppo intelligente per pensare di scrollarsela di dosso. «Solo che adesso ho capito che è solo una maniera come un’altra per mettere a referto due punti». Domenica
petto In fuorI James White è nato a derwood il 21 ottobre 1982. È alto 201 cm. in italia è arrivato nel 2010. prima di pesaro, ha giocato a Sassari.
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intervista/Verso l’All Star Game
11 sfiderà gli altri migliori interpreti del genere nell’All Star Game della Serie A, in programma proprio a Pesaro, dove difenderà il titolo conquistato un anno fa, quando vinse prendendo la rincorsa poco prima della linea di tiro libero, piegando leggermente verso destra e spostando, mentre ancora era in volo, da una mano all’altra la palla, prima di strozzarla nella retina. Scusi: ma è tutto qui, quello che sa fare? «Perché, non è abbastanza?». Insomma. Una settimana fa, all’All Star Game della Nba, Jeremy Evans ha schiacciato due palloni insieme, dopo aver saltato sulla testa del suo compagno Gordon Hayward, seduto su una sedia sotto canestro. E, nel 2011, Blake GrifƂn vinse la gara superando in volo addirittura una Kia. «Non è il mio genere. Io preferisco inventarmi qualcosa mentre sono per aria». Almeno, sarebbe capace di schiacciare zompando sopra a un colosso come Kendrick Perkins, come ha fatto quest’anno GrifƂn in partita? «Lui è più potente, però anche a me è
capitato di mettere dentro il pallone da sopra la testa di un avversario. E comunque le dico una cosa: in un’esibizione contro Griffin, vincerei sempre io». Ha preparato un numero speciale, per l’All Star Game? «Non lavoro mai sulle schiacciate. Vengono fuori al momento. Naturali». È anche un modo per non sentirsi costretto nei panni dello specialista a tutti i costi? «Sì. Ma non mi vergogno mica, di questa mia capacità. La porto pure tatuata. Vede questa scritta, Flight 75? È il soprannome che mi diedero a un’esibizione estiva. “Cinquanta” era il voto massimo per una schiacciata; le mie vennero giudicate migliori di un 25 per cento almeno, da qui il “75”». Se fosse rimasto nell’Nba, crede che sarebbe il giocatore che è diventato? «Non so. So che in Europa, in Turchia, in Russia e ora in Italia, ho imparato ad attaccare meglio il canestro. Soprattutto, ho preso coraggio». In America, a San Antonio, ha giocato con gente del calibro di Duncan, Ginobili, Parker… Le è rimasto qualcosa, di via tutti White in entrata a canestro contro la Virtus Bologna. In campionato, il giocatore di Pesaro viaggia a 16,6 di media punti e 4,4 rimbalzi a partita.
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quell’esperienza? «Ho imparato tanto, a giocare con e contro di loro in allenamento. Dovessi definirli con una sola parola, direi che Duncan è capacità, Ginobili talento e Parker applicazione». Siete amici? «Li saluto, ma i miei amici in Nba sono altri: Kyle Lowry, soprattutto Kevin Durant e Michael Beasley». Hai detto niente: uno dei primi 3 giocatori della Lega, e un altro che, quando è in giornata, fa sfracelli. Come mai li conosce così bene? «Siamo cresciuti nello stesso quartiere di Seat Pleasant, nel Maryland. Io avevo qualche anno in più di loro, ma ci siamo frequentati abbastanza».
Un AtletA (qUASi) dA OlimpiAde I personali di White a confronto con le prestazioni minime richieste dalla federazione internazionale di atletica per la partecipazione all’Olimpiade di Londra (minimi A).
salto in lungo White differenza minimo laaf
salto in alto
7,93 m
2,23 m
27 cm
8 cm 8,20 m
salto Una posa plastica di White. Figlio d’arte, ha un Ƃglio che porta il suo stesso nome. Appassionato di auto d’epoca, possiede una Cadillac Escalade.
Corsa 200 mt 21’’00 40 centesimi
2,31 m
20’’60
Beasley era già matto come adesso? «Mah… All’epoca era un bambino… Vivace, ma bambino. Lui e Durant avevano una decina d’anni, io già 16-17... Ci incontravamo sui campi di basket, ricordo che Kevin veniva su bene anche fisicamente». Avete mai giocato insieme o contro? «Per la verità, loro guardavano noi grandi. E in questo modo, forse, avranno imparato qualcosa» (ride). Com’era, il vostro quartiere? «Vuol sapere se era il classico ghetto abitato solo da neri? No, amico, devo deluderla. Seat Pleasant confina praticamente con Washington, e il nostro quartiere era una miscela di gente di ogni tipo, per razza, censo e cultura. Insomma, c’era il buono e il cattivo».
“
Ho un personale di 7,93 nel salto in lungo. Mi dicevano che sarei potuto diventare uno dei migliori di sempre. Ma per me era un gioco
Lei ha studiato all’Accademia Militare di Hargrave, in Virginia, una scuola famosa per la sua disciplina. Quanto le è servito seguire ferree regole di comportamento? «Ma io non ero uno che aveva bisogno di disciplina. Non ero una cattiva persona, anzi, ero abbastanza educato (ride). Fu mio padre a mandarmi lì perché nella scuola dov’ero non avevo più nulla da imparare nel basket. Ad Hargrave c’era invece la possibilità di giocare contro gente più grande di me, e non più solo coi pari età». E la laurea in criminologia? «Non è stata una scelta. Al college, a Cincinnati, si studiava quello. Anche perché a fine carriera voglio fare l’allenatore, e, per avere il patentino, in America c’è bisogno della laurea. Quindi, no, non diventerò un investigatore privato». A Cincinnati andava forte anche in altri sport, tanto da qualiƂcarsi per
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IntervIsta/Verso l’All Star Game
i Trials, le selezioni americane per l’Olimpiade, con un personale di 7,93 nel salto in lungo. «Avevo anche 2,23 nel salto in alto e correvo i 200 metri in 21 secondi. Considerate le mie caratteristiche, nel salto in alto avrei potuto eccellere, ma bisognava lavorare sulla tecnica, imparare a piegare la schiena in un certo modo, e non avevo voglia. Ma, sì, il salto in lungo era la specialità in cui riuscivo meglio. In fondo, si trattava pur sempre di saltare, anche se in orizzontale. Mi veniva naturale. Il mio allenatore mi ripeteva che, se mi fossi impegnato seriamente, sarei diventato uno dei più forti di tutti i tempi. Ma io non ho mai preso la cosa seriamente, bensì soltanto come un divertimento».
L’aMerICanO White con la bandiera degli Stati Uniti. È cresciuto a Seat Pleasant, nel Maryland, vicinissima alla capitale Washington.
E non pensa che probabilmente ha rinunciato a uno o più ori olimpici? «Sì. Ogni tanto ci penso».
FLORENT CARM N
E alla Nba, pensa ancora? «È un sogno e allo stesso tempo un traguardo. A dicembre mi aveva chiamato Denver, ma qui avevo ancora un anno di contratto, dal quale non avrei potuto liberarmi, e, comunque, un lavoro da finire. Con Pesaro voglio i playoff, e da lì in poi non avremo limiti. Certo, se non dovesse arrivare una chiamata questa estate, dalla Nba, diventerebbe sempre più probabile che la mia carriera finisca in Europa».
L’EVENTO ➽ DOMENICA 11 A PESARO
UN GIORNO DA ALL STAR
White, se la ricorda ancora la sua prima schiacciata? «Avevo 12 anni. Ero su un campo vicino a casa. Ci provavo da un po’. Avevo cominciato con una pallina da tennis, ero passato a un pallone di pallavolo, poi a uno di football. Quando riuscii a schiacciare con quello, capii che ci ero vicino. Passai alla palla da basket e quasi subito feci centro. E vuol sapere una cosa? È stato uno dei giorni più belli della mia vita».
La MadrIna Jeanene Fox, modella, sorella di Rick, ex Nba.
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Ce n’è per tutti i gusti, all’Edison All Star Game di basket in programma domenica 11 all’Adriatic Arena di Pesaro, organizzato da Rcs Sport. Alle 17 l’Italia allenata da Simone Pianigiani affronterà i migliori stranieri del campionato di Serie A, scelti dai tifosi attraverso il loro voto. Quello che ha ottenuto più consensi è stato proprio un giocatore di Pesaro, Jumain Jones (14.585 preferenze), precedendo i suoi compagni di squadra Hickman e White. La partita sarà seguita dalla gara delle schiacciate, con White protagonista, e da quella del tiro da 3 punti. I biglietti sono acquistabili su www.ticketone.it. La sfida Italia All Star Team sarà trasmessa da La7. Madrina dell’evento sarà la modella Jeanene Fox, sorella di Rick Fox, che ha giocato con Celtics e Lakers tra il 1991 e il 2004.
P ro do tto e di stri bui to da G ebel ‑ w w w .g ebel .i t
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carO brOOklyn ti regalO i lakers foto di harry how
Il calciatore inglese David Beckham ha festeggiato il tredicesimo compleanno di Brooklyn, il più grande dei suoi quattro figli avuti dalla moglie Victoria Adams, portandolo il 4 marzo allo Staples Center di Los Angeles per seguire la sfida tra i Lakers e i Miami Heat. 63
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le prime della classe foto di Grant Halverson
Se il college basket maschile paralizza l’attenzione degli sportivi americani per tutto il mese di marzo con la sua March Madness, quello femminile non gli è da meno. Il torneo che ad aprile elegge l’ateneo campione degli Usa negli ultimi 30 anni ha attirato la bellezza di 6.361.000 spettatori nei vari palazzetti. Quest’anno la favorita è Baylor, grazie al fenomeno Brittney 64
Griner, unica collegiale convocata assieme alle professioniste per difendere i colori statunitensi a Londra 2012. Tra le prime cinque anche Maryland, che domenica ha vinto il torneo della Atlantic Coast Conference. Riflettori però puntati su Tennessee e la leggendaria allenatrice Pat Summitt, già nella Hall of Fame, in lotta contro la demenza senile. m.o.
esultanza le giocatrici del Maryland terrapins festeggiano il successo nell’acc.
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tuttI gIĂ™ nel fango
che volo Due concorrenti nel fango durante la pazza gara Tough Bloke Challenge a Melbourne.
FoTo Di SCoTT BarBour
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In sella sulle strade bIanche
verso sIena Due gruppi di ciclisti alla Strade Bianche, la classica toscana vinta da Fabian Cancellara.
FoTo Di SiroTTi 67
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gli ultimi eroi del mare foto di Yann Riou
Le isole di questa parte del mondo hanno nomi esotici: Kiribati, Vanuatu, Nuova Caledonia. Ed evocano vacanze, caldo, relax. Per i partecipanti alla Volvo Ocean Race, il giro del mondo in equipaggio piĂš famoso, invece, vogliono dire ancora e soltanto acqua, umiditĂ , cibi lioďŹ lizzati e turni di guardia ogni quattro ore. Vogliono dire dormire (si fa per dire) con addosso 68
vestiti bagnati, sballottati sulla rotta che porta le barche dalla Cina alla Nuova Zelanda: davvero ai conďŹ ni del mondo. Quando la vela, nonostante tutta la tecnologia disponibile sulle imbarcazioni, è ancora avventura. E forse questi uomini che conoscono l’arte di tenere sotto controllo le onde la amano proprio per questo. g.l.p.
onda su onda a bordo del Groupama Sailing team nella tappa della Volvo ocean Race tra Cina e nuova Zelanda. 69
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quattro marzo 1943/2012 foto di Mario Carlini
Dicecheeraunbell’uomoeveniva,venivadalmare.Parlavaun’altralingua,peròsapevaamare.Equelgiorno lui prese a mia madre sopra un bel prato l’ora più dolce prima di essere ammazzato. Così lei restò sola nella stanza,lastanzasulporto.Conl’unicovestitoognigiornopiùcorto.Ebenchénonsapesseilnomeeneppure il paese, mi aspettò come un dono d’amore fin dal primo mese. Compiva 16 anni quel giorno la mia mamma. 70
Lestrofeditavernalecantòaninnananna.Estringendomialpettochesapeva,sapevadimare,giocavaafare la donna con il bimbo da fasciare. E forse fu per gioco o forse per amore, che mi volle chiamare come nostro Signore. Della sua breve vita il ricordo, il ricordo più grosso, è tutto in questo nome che io mi porto addosso. E ancora adesso che gioco a carte e bevo vino, per la gente del porto mi chiamo Gesù bambino. 71
zitti, canta lucio lucio dalla (nato il 4 marzo 1943: a sinistra, l’omonima canzone) ricordato al dall’ara il 4 marzo 2012.
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il basket visto dal basso foto di KiERAN doHERtY
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voglia di vincere Anche in Mongolia il canestro esercita un fascino irresistibile per i bambini.
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nella boxe È il massimo foto di Lars baron
La chiamano categoria regina. Perché null’altro, nel pugilato, possiede il fascino di una battaglia tra titani. Da sempre, da quando la boxe ha conosciuto le regole che ancora oggi la governano, chi regna tra i pesi massimi ha un posto speciale nella leggenda del ring. Da Jack Johnson a Joe Louis, da Muhammad Ali a Mike Tyson, un campione del mondo non è 74
semplicemente il più forte di quel momento. Diventa un’icona, un simbolo, l’immagine della potenza, il segno del dominio di un uomo sugli altri. Non a caso, se volevi indicare qualcuno con doti fisiche e corporatura straordinarie, lo chiamavi Carnera. I massimi sono un’epopea, oggi dominati da una sola famiglia, i Klitschko. E questo è un segno di decadenza. r.criv.
colpo e tuffo Wladimir Klitschko (Ucr) cade su Mormeck (fra), che poi metterà k.o. alla quarta ripresa. 75
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crollare humanum est foto di clive mason
Uomini contro. Otto contro otto quando la mischia è ordinata dall’arbitro, chi-c’è-c’è quando è aperta a tutti. Otto come l’equipaggio principe del canottaggio, il timoniere è il mediano, un piccolo despota che – finché può – tiene le distanze. Gli uomini contro si spingono, che è peso, lotta, pressione, conquistano spazio, che è campo, terra, trincea, e guadagnano gioco, 76
che è pallone, iniziativa, attacco. La mischia è un ring semovibile, è una ditta di traslochi a mano, è una lavatrice in centrifuga. Se i trequarti sono la nobiltà del rugby, la mischia ne è la democrazia proletaria e l’associazionismo solidale. L’inglese scrum significa anche calca e ressa, il francese melée parapiglia e zuffa, e spesso il confine è sottilissimo. past
mestiere pilone mulipola finisce a testa in giù in mischia chiusa nel match vinto 36 3 dal suo leicester con Gloucester. 77
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il derby delle renne
ai blocchi La partenza della gara delle renne al “Sami Festival” di Funäsdalen (Sve).
Foto di Fabio paSini
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Jean Dujardin
sono un artista non un surfista l’attore francese premio oscar per the artist ha cominciato la sua carriera prendendo in giro Zidane, gioca (male) a calcio e rugby ed È diventato famoso come improbabile domatore di onde di alessandro grandesso
i duE francEsi
Jean dujardin, 39 anni, e bérénice bejo, 35, in the artist, Ƃlm premiato con 5 oscar (uno per l’attore francese).
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steve russell
L’OSPITE/Jean Dujardin
L
e scene d’isteria generale con ressa di fan, spintoni di giornalisti, urla di paparazzi e cameraman tra gendarmi e guardie del corpo hanno evocato sui media francesi titoli da trionfo calcistico. Un’euforia che non si vedeva dal 1998, quando Zinedine Zidane, artista della Francia multietnica, alzava la coppa del Mondo mandando in delirio i Campi Elisi. Due settimane fa, a provocare il caos all’aeroporto di Parigi è stato invece il premio Oscar Jean Dujardin, alias The Artist, con la sua statuetta dorata. Un attore che 12 anni fa cominciò a farsi un nome dissacrando proprio il semidivino Zizou. Pochi mesi dopo la vittoria del Mondiale, infatti, trionfava con il documentario Les Bleus dans les Yeux che ricostruiva dall’interno l’ascesa di Zizou e compagni. Una manna per l’ex muratore e netturbino Dujardin, da poco approdato in tv dopo una lunga gavetta in oscuri cabaret. Il futuro premio Oscar scaricava dosi di humour con personaggi suggeriti dalla vita vera, dal servizio militare al contesto familiare. LA FAMIGLIA OVALE Dujardin, papà di due bambini nati da un primo matrimonio, è il più giovane di quattro fratelli educati in provincia, “nel rispetto e timore dell’autorità paterna”, come scrive lui stesso nella postfazione della biografia dell’amico Marc Lièvremont, ex c.t. della nazionale francese di rugby. Un padre che Dujardin soprannominava “il baffo” e imitava alla perfezione come i professori a scuola o i sergenti della naja. Un talento innato per “il nano”, come lo chiamavano i fratelli che si dilettavano a placcarlo nelle partitelle di rugby, sport ufficiale di famiglia, passione che, rimanendogli, ha facilitato l’amicizia con Lièvremont, il quale sfoggiò baffi in stile The Artist al Mondiale 2011 in Nuova Zelanda mentre Dujardin, in giro per la promozione del film, seguiva le partite della Francia inviando all’amico sms di incoraggiamento in piena notte. «Meglio che Jean abbia fatto l’attore, perché fa schifo sia con la palla ovale sia con quella rotonda», dice ironicamente Lièvremont a SW. «Tempo fa organiz-
Negli 8 minuti di Les Bleus dans les Yeux tramutò gli idoli di Francia ’98 in beoti
AFFAnnATO
Nato a Rueil Malmaison (Area Metropolitana di Parigi), Dujardin è legato alla collega Alexandra Lamy (vista in Ricky, di François Ozon).
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zammo una partita di calcio di beneficenza. Giocò sempre da 10 contro Eric Cantona e i suoi fratelli. Gli andò malissimo, ma ci divertimmo un sacco». Si trattava di un’iniziativa per la Fondazione Mev dedita ai ragazzi vittime di maltrattamenti che Dujardin patrocina insieme all’ex c.t. In campo c’erano le star del “Rugby Bordello Football Club”, un nome e un programma anche per l’attore che trasse dal fervore del Mondiale ’98 un’irresistibile ispirazione.
TIPO DA SPIAGGIA Dujardin nei panni dello sprovveduto surƂsta ìBrice de Nice”, uno dei soggetti sportivi che lo hanno reso popolare.
Così nacque Les Bleus dans les Yeux, satirico fin dal titolo, con bleus che sta per “lividi”. Un video che in otto minuti ribaltava gli idoli in puri beoti. A cominciare da Zidane, tradotto da Dujardin come uno scolaretto insofferente alla tattica o un incompreso trascinatore di spogliatoio dalle battute idiote. L’attore castigava pure Emmanuel Petit (suo il 3-0 nella finale con il Brasile), trasformandolo in un vanitoso saggio che allo specchio filosofeggia sull’incomprensibile aggressività del calcio. GESTACCI DA SURFISTA Dujardin guadagnò così visibilità in tv, dove divenne un volto noto grazie alla sit-com Un gars, une fille, format esportato poi in Italia come Love Bugs in cui recitava accanto all’attuale compagna Alexandra Lamy e all’interno del quale non mancavano episodi calcistici, con lui che tenta di spiegare a lei il fuorigioco o che rovescia i cliché di una disciplina a predominanza maschile. Una serie che non gli impedì di approfondire soggetti
tratti dallo sport che l’attore (tifoso di nessuna squadra) pratica per tenersi in forma: jogging, palestra. Il più noto è “Brice de Nice”, sprovveduto surfista della Costa Azzurra, biondo con maglia attillata giallo canarino, inventore di un gesto cult per migliaia di adolescenti: il cassé (presente il movimento continuo delle mani a indicare l’inguine?). Il quarantenne Dujardin appartiene infatti alla generazione degli attori nati in tv ed emersi con YouTube. Brice era una delle prime invenzioni che l’interprete di Lucky Luke (2004) portò anche su grande schermo nel 2005 seducendo, a sorpresa, oltre quattro milioni di spettatori. Segno premonitore di un futuro da star per il fan di Jean-Paul Belmondo, che nel film Oss 117, girato da Michel Hazanavicius, regista di The Artist, era una spia tipicamente francese, un anti-James Bond arrogante, razzista, misogino, ma non per questo meno ilare e quindi popolare. Non sono mancati poi film più impegnati, dal poliziotto che in Contre-enquête indaga sull’omicidio della figlia al pubblicitario cocainomane di 99 Francs, al padre di famiglia in crisi di Un balcon sur la mer. Una carrellata di personaggi culminata con l’Oscar per The Artist che paradossalmente ha trasformato Dujardin nello Zidane del cinema francese.
TRA CINEMA, CALCIO E RUGBY
LA RICCA fRAnCIA pIgLIAtutto I cinque Oscar vinti da The Artist, tra cui quello di miglior attore a Jean Dujardin, coronano un’annata record per il cinema francese. Nel 2011, infatti, gli oltre 200 film prodotti hanno fatto incetta di premi così come di incassi (1,4 miliardi) e biglietti staccati: oltre 215,6 milioni, ovvero l’11 per cento in più rispetto all’anno precedente. The Artist, costato 13 milioni di dollari, ne ha generati oltre 60. La Ville Lumière si conferma faro dell’industria cinematografica europea che attira sempre più italiani. Così, dopo i vip Monica Bellucci (sposata con Vincent Cassel), Caterina Murino (legata a Pierre Rabadan, rugbista dello Stade Français), Stefano Accorsi e Valeria Golino, stanno arrivando ondate di giovani attori e registi in cerca di fortuna lontano da Roma. Un’oasi, quella francese, che è tale pure in versione sportiva. Prima oltralpe sono arrivati i rugbisti (della nutrita colonia oggi in realtà sono rimasti solo Sergio Parisse, Mirco Bergamasco e Andrea Lo Cicero), poi è toccato al popolo del calcio, sedotto dallo scintillio milionario e ambizioso del Psg che ha uno staff tecnico con accento italiano (Carlo Ancelotti, Angelo Castellazzi, Giovanni Mauri) e che schiera Salvatore Sirigu in porta e l’azzurro Thiago Motta a centrocampo. E Leonardo come d.s., un brasiliano con compagna italiana.
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OLYMPIC / Verso Londra 2012
aI reMI e On LIne Rossano Galtarossa, 39 anni, nella vasca voga della Canottieri Padova. Potete seguire il suo cammino verso Londra 2012 su Internet (www.rossanogaltarossa.it), Twitter (@RGaltarossa) e Facebook.
Rossano Galtarossa
I MIeI gIOChI rInatI neL fangO doPo 5 oLImPIadI (e uno sToP dI quasI due annI) aveva deTTo basTa. PoI, L’aLLuvIone In veneTo deL 2010. IL suo PosTeR Con L’oRo dI sydney mIRaCoLosamenTe InTonso suL muRo. «È sTaTo un seGno: ho TRovaTo La FoRza PeR RIsaLIRe In baRCa e a LondRa non vado PeR PaRTeCIPaRe» di silvia Guerriero ˜ foto di ugo zamborlini
OLYMPiC / Rossano Galtarossa
I
l ragionier Galtarossa sa far bene i suoi conti: se si è rimesso in pista, anzi, in acqua per i Giochi di Londra, a 40 anni quasi suonati, non è certo per fare presenza e firmare un record (sesta Olimpiade consecutiva: pochi hanno fatto come lui, nessuno nel canottaggio). Alla faccia di De Coubertin: «Mica vado solo per partecipare. Non per presunzione, ma perché per andarci devi farti un mazzo così e allora sarebbe riduttivo accontentarsi di essere là». Poi forse penserà al futuro, che è già il presente, alla Canottieri Padova, dove si allena da una vita e lavora dal 2005 come direttore degli impianti.
un gigante Galtarossa (200 cm per 99 chili) in allenamento alla Canottieri, che nel 2005 l’ha assunto come direttore degli impianti.
Va ai raduni con ragazzi più giovani di 10-15 anni: com’è il confronto? «Faccio più fatica a recuperare. Però vedo che spesso si fermano prima loro di me e questo mi stimola molto». Non si sente la chioccia del gruppo? «No, non voglio salire sul piedistallo. Però mi viene spontaneo aiutare i giovani, se mi fanno capire che potrebbero gradire un consiglio. Ma quando mi dicono “tu hai fatto l’Olimpiade del ’92, io nel ’92 sono nato”, ecco, mi girano un po’…».
“Forse”, perché Rossano Galtarossa aveva già smesso due volte, «solo che non sono mai riuscito a considerarmi un ex atleta, non potevo accettarlo». L’ultima, dopo Pechino, sembrava quella buona. Poi è arrivata l’alluvione in Veneto, il 2 novembre 2010: «La mattina dopo sono entrato nel circolo: un disastro, era tutto distrutto, il fango aveva sommerso ogni cosa. Tranne una: il mio poster dell’oro di Sydney. Era appeso al muro, intatto: “Questo è un segnale”, mi sono detto. È scattata una molla. E ho ripreso ad allenarmi per andare ai Giochi di Londra». La sesta Olimpiade: fa impressione. «A me fa impressione pensare che sono passati 20 anni dalla prima. Mi alleno
quotidianamente da così tanto tempo, e sempre con obiettivi importanti, che per me è la normalità. Però penso anche: meno male che mancano solo 5 mesi, perché è davvero faticoso. Soprattutto ora che ho una bambina, Adele, che ha due anni: stare lontano da casa è più difficile». SacriƂci, fatica, pochi soldi. Ha mai pensato: ma chi me lo fa fare? «Me lo sono chiesto spesso. Soprattutto in inverno, quando gli allenamenti sono lunghi e monotoni e le condizioni più disagevoli. Il mese scorso eravamo in raduno sul lago di Varese, era ghiacciato, un freddo boia. Mi ero dimenticato che 4 anni prima mi chiedevo le stesse cose… avrei fatto bene a tenere un diario». 86
La sfottono mai per l’età? «Moderatamente. Secondo me hanno un po’ di timore reverenziale. Ma chi ha più confidenza qualche battuta la fa». Dovendo fare i conti con l’età, com’è cambiata la sua preparazione? «Devo gestirmi in modo diverso, ascoltare il mio corpo. E fare cose che a 20 anni non pensavo, tipo fisioterapia preventiva e riscaldamenti più accurati. Il riposo è fondamentale: da giovane credevo fosse da sfigato. Inoltre ho cambiato tipo di alimentazione: seguo la dieta a zona con il dottor Aronne Romano, mi trovo bene e ho ripreso tonicità muscolare». Qual è il segreto della sua longevità? «È soprattutto la fortuna di non aver mai
“
Quando i giovani mi dicono “tu hai fatto l’Olimpiade del ’92, io nel ’92 sono nato”, ecco, mi girano un po’… la sCheda
Oro olimpico a Sydney 2000 Rossano Galtarossa è nato a Padova il 6 luglio 1972. Ha partecipato a 5 edizioni consecutive dei Giochi (oro nel 2000 nel 4 di coppia con Alessio Sartori, Simone Raineri e Agostino Abbagnale, argento nel ’08, bronzo nel ’92 e ’04), ha vinto 5 ori, 2 argenti e 3 bronzi ai Mondiali e la coppa del Mondo 2004 in doppio con Sartori. Ai Mondiali di Bled 2011 ha conquistato il pass olimpico per il 4 di coppia con Matteo Stefanini, Simone Venier e Paolo Perino.
subito infortuni invalidanti. Lo sport è salute, ma quando lo fai a livello agonistico non è sempre così. A livello di testa, invece, il segreto è aver raccolto grossi risultati: ti danno la carica per andare avanti. Se avessi preso bastonate per anni, avrei smesso prima». Però l’ha quasi fatto per due volte, nel 2005 e nel 2009: perché? «Perché ero saturo mentalmente, dovevo prendere una pausa. Pensavo di aver dato tutto, poi però hanno prevalso l’orgoglio e il mio spirito competitivo. E la passione, che è la stessa di vent’anni fa». Vent’anni fa, a Barcellona, ha disputato la prima Olimpiade: che ricordi ha? «Ero l’ultimo arrivato, non avevo aspettative. Ero già contento di essermi diplomato, quell’estate lì. Ricordo il gabbiano che ho preso col remo durante la batteria e il bronzo atteso con trepidazione dopo un fotofinish che non finiva mai». Da Atlanta ’96 siete tornati a casa con la medaglia di legno… «Infatti fu una legnata molto forte, per noi. Io e Sartori eravamo i più forti, venivamo da due titoli mondiali consecutivi. La cosa più dura fu, poco dopo, essere stati accusati dal c.t. La Mura di non esserci impegnati tanto: avevamo sputato sangue per tutta la stagione».
Vi siete rifatti a Sydney 2000: Ƃnalmente l’oro. Come si fa a vincere? «Devi essere bravo e avere fortuna. A noi è girato tutto giusto da subito: dalle batterie alla finale dovevano spararci, per fermarci! Io ero così carico che dopo la gara ho fatto una corsa e scavalcato una transenna per abbracciare mia moglie Elisa, che mi ha sempre aspettato e sostenuto: dopo la gara, proprio quando di solito hai le gambe di marmo!». Ad Atene è arrivato un altro bronzo, con Sartori. Una delusione? «No perché gli altri – Francia e Slovenia – sono stati più forti. Però sapendo cosa significa vincere un oro olimpico, non è stato facile accontentarsi di meno». Come giudica allora l’argento di Pechino 2008? «Gratificante quanto l’oro di Sydney. Ero
rientrato dopo essere stato fermo due anni, e ne avevo già 36. Abbiamo fatto una gara strepitosa, arrivando secondi dietro alla fortissima Polonia, che era praticamente imbattibile». E ora, Londra: missione possibile? «Sì, grazie anche al supporto del Comune di Padova e di un pool di aziende locali, per le quali faccio il motivatore, che mi aiutano economicamente. Ho fatto la stessa cosa prima di Pechino con l’aiuto del presidente della Canottieri, Giampietro Battaglia. C’è anche un sito, www. vincereconlatesta.it. E a 40 anni, più che mai, si vince anche con la testa». A lei che ha vinto tutto, cosa manca? «Invidio i colleghi che si sono goduti un successo con i figli. E Londra sarebbe la prima, e quasi sicuramente l’ultima Olimpiade che faccio da papà». 87
avventura/un salto in cittÀ
n a b r u dopo il parkour, da salt lake city ecco l’ultima frontiera degli sport di strada: sfidare la legge digravitÀ su ringhiere, pareti di case e tetti. rigorosamente con gli sci ai piedi
di gianluca gasparini foto di erik seo
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traversa‌
archeologia urbana (e sportiva): una porta da calcio che ha ceduto diventa il trampolino per un salto a scavalcare la rete di recinzione.
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avventura/un salto in cittÀ
roba da film
Da Mary Poppins con gli sci (discesa dalle scale sulla ringhiera), a spider Man (contro il muro), alle evoluzioni su una ruspa o su un tetto: ce n’è per tutti.
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il PaRKouR È l’aRtE Di suPERaRE lE BaRRiERE uRBanE in snEaKER. Qui siaMo al PaRKouR 2.0
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avventura
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salt lake city e non solo Altri numeri sulle Wasatch Mountains. Tra i luoghi buoni per le evoluzioni c’è il campus della University of Utah.
L
a faccenda più complicata è tro vare una ruspa, poi il gioco è fatto. Come se fosse roba da niente, trovare una ruspa. Non che nello Utah le lascino in giro per strada con dentro le chiavi, per inten derci. Ma i mucchi di neve accatastata in modo da formare uno scivolo, alto abbastanza da spiccare il volo, non si possono certo creare con le mani. In somma: trovata la ruspa e modellati gli scivoli è il momento dell’urban skiing. Avete presente il parkour? Quei tizi che saltano arrampicandosi su tetti, muri, barriere architettoniche e altra roba simile? Acrobazie estreme, ma in snea ker. Qui siamo al parkour 2.0, se vogliamo. Perché limitarsi alla città, all’asciutto e a scarpe che non fanno scivolare il pie de? Siccome di avventurosi (o strani? o matti?) è pieno il mondo, ecco a voi la nuova frontiera. «Che si fa stasera?». «Mah, magari un salto con gli sci contro un muro, o su una ringhiera, o sul tetto di una casa in costruzione». Come no! Il primo tentativo prende piede, diventa un’abitudine, si formano gruppi di ap
passionati e nascono servizi fotografici come questo. Ovviamente l’urban skiing necessita di un ambiente cittadino, più o meno gran de, e di neve fresca. Combinazione che si può facilmente trovare a Salt Lake City e dintorni. Le Wasatch Mountains, che circondano la città più grande dello Stato dell’Ovest nordamericano, sono attaccate ad agglomerati urbani che mettono insieme territori di forma vi vace e nevicate poderose. Soprattutto Park City, il cui sviluppo sembra lo sce nario perfetto per un playground. Tanto è vero che esiste una robusta produzio ne di Dvd e mappe che catalogano le località delle valli e mettono in evidenza gli urban spot migliori per dedicarsi al giochino in questione. A partire dal campo pratica conosciuto come “Rail Gardens” nel campus della University of Utah (definita dai locali U of U). Cam po che – dice un opuscolo di accompa gnamento – offre in inverno infinite possibilità per chi ha un po’ di amici, un po’ di pazienza e la ruspa… Il clima aiuta. Salt Lake City è battuta da nevicate più o meno regolari da no
vembre a marzo. E si incontrano spes sissimo in città operatori (professionisti o amatori) che filmano “numeri cittadi ni” legati soprattutto allo snowboard. Ma l’urban skiing ha guadagnato terreno a grandi passi. Uno degli scatti di Erik Seo, il fotografo autore di questo servi zio, è appena finito sul National Geographic nella rubrica “Extreme Photo of the Week”, con protagonista Nick Martini sulla Powder Mountain (in alto a sini stra). Faceva parte della lavorazione del film The Grand Bizarre. Pellicola estrema, tanto che lo stesso Martini dopo un’evo luzione sulla ringhiera di una scala è finito malamente per terra (e in ospe dale…). Seo si è specializzato, nel corso degli anni, su scatti che “catturano” gli atleti nel punto più alto del loro salto, o nel momento preciso in cui atterrano con tro un muro o su un tetto. La massima parte del lavoro è focalizzata sulla pre parazione: piazzare gli scivoli, calcolare la giusta velocità, intuire dove si possa atterrare. Il resto lo aggiungiamo noi: si sconsiglia vivamente di provarci dalle parti di casa nostra. 93
moda/la classe del tifoso
QUELLI CHE... IL BAR SPORT di Fabrizio Sclavi ˜ foto di Fabien Breuil hanno collaborato Roberta Lo Baido e Irene Traina
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A sinistra Giacchina con zip (€ 229) e T-shirt (€ 39), tutto Timberland, denim cinque tasche Mcs Marlboro Classics (€ 129) e sneaker in camoscio su fondo gomma a cassetta Santoni (€ 220). Al centro Giacca in pelle con maniche a contrasto Gas (€ 355), T-shirt arancio Dolomite (€ 45) e sneaker effetto vintage Nike Sportswear (€ 90). A destra Giacca in cotone Henry Lloyd (€ 240), T-shirt con stampa G-Star Raw Correct Line (€ 40), jeans skinny Levi’s (€ 121) e sneaker in pelle Bikkembergs (€ 130).
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mOda/ la claSSE dEl tIfOSO
In questa pagIna Giubbino in raso gommato Stone Island (€ 523), T-shirt girocollo in cotone con stampa graƂca Lacoste L!ve (€ 47) e pantaloni cargo in gabardine Henry Cotton’s (€ 179).
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nell’altra pagIna lui (a sinistra) Felpa color fango con stampa Piazza Italia (€ 20), pantaloni Cycle (€ 176) e sneaker T-Shoes (€ 105). lei Canottiera con stampa colorata (€ 46) e shorts (€ 80), tutto Gas, sabot in vernice Alberto Guardiani (€ 390). lui (a destra) Felpa effetto used girocollo Gas (€ 110), pantaloni con tasche Tommy HilƂger (€ 120) e sneakers Puma (€ 90).
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moda/la classe del tifoso
A sinistra Giacca reversibile in cotone Lacoste (€ 255), polo in piquet a righe North Sails (€ 74) e pantaloni Liu Jo Jeans (€ 139). A destra Camicia Moncler Grenoble (prezzo su richiesta) e giacca Moncler (€ 580).
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Lui Felpa con cappuccio Fred Perry (€ 104) e pantaloni tinti in Ƃlo Nicwave (€ 150). Lei Abitino stampa Madras NaraCamicie (€ 55).
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moda/la classe del tifoso
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Lui (a sinistra) Giacca due bottoni in cotone testa di moro Manuel Ritz (€ 320), camicia tartan con cappuccio Piazza Italia (€ 20), pantaloni beige Mash (€ 74) e sneaker in nylon Onitsuka Tiger (€ 99). Lei Abitino multicolor H&M (€ 50) e sandali con plateau e listini incrociati Hogan (€ 265). Lui (a destra) Blazer Seventy (€ 320), camicia con fantasia Cycle (€ 130), pantaloni Reporter (€ 90) e sneaker Gaudì (€ 110).
Hair&Make Up: Caroline O’Neill per Face to Face. Servizio fotograƂco: Trattoria La Madonnina (Via Gentilino 6, Milano).
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la storia/Drink and gol
p o t n e t
del mondo t r o p s r a b i r i miglio 102
megaschermi e bottiglie Football sui megaschermi al “The 40/40” di New York, sports bar che è stato aperto anche ad Atlantic City.
Basket, BaseBall, footBall, calcio… con contorno di gamBeroni di fiume, maiale marinato, o zuppe afrodisiache. da new york a singapore, viaggio nei locali dove si trova di tutto, dalle scarpe di Bolt a rooney sulla porta della toilette. perchÉ una partita cosÌ non l’avete mai vista
a di raffaele panizz
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la storia/Bar sport
L
ungo di gamba e lungimiran te di portafoglio, Usain Bolt ha cominciato a investire i suoi guadagni milionari. Nel centro di Kingston, città dove si divide placidamente tra la pista di atletica, le piste da ballo e l’amaca sul terrazzo di casa, il campione giamaica no ha aperto uno sports bar a sua imma gine e somiglianza: l’“Usain Bolt’s Tracks & Records”, localone da duemila metri quadrati dove guardare calcio e baseball sui maxischermi e ingozzarsi al contempo con le medesime sbobbe iperglicemiche che carburano da sem pre il suo sangue da velocista: patate fritte, hamburger, 7Up e jerk pork, il ma iale marinato che affolla gli incubi di gestivi di tutti i turisti che si spingono fino all’isola caraibica. All’ingresso, Bolt ha fatto piazzare la riproduzione fedele dei tabelloni elet tronici che a Berlino hanno fissato per sempre i suoi record del mondo: 9,58 nei cento metri e 19,19 nei duecento. Il ban cone bar, ovale e sterminato, ricorda la sagoma di una pista d’atletica. E così, degustando gamberoni di fiume affoga ti nella maionese e janga soup (la zuppa di pesce afrodisiaca tanto cara ai ma schi dell’isola), si possono ammirare le sue reliquie sparse ovunque: fotografie, pagine di giornale che ne cantano le lodi e le famose Puma color giallo eviden ziatore con cui ha gareggiato all’Olim piade di Pechino. «L’idea è di trasforma re questo locale in un franchising internazionale», ha detto Bolt. Beh, affrettati caro Usain e soprattutto auguri: nel mondo, il fenomeno degli sports bar è esploso e la concorrenza si fa sempre più spietata. Se ne contano a centinaia negli Stati Uniti, in India già affollano i marciapiedi come le vacche sacre, si affacciano prontamente in Cina e nel Sudest asiatico e sono una realtà affermata in Inghilterra e in Spagna (amatissimo, a quanto pare, il “Marca Sports Café” inaugurato a Madrid con il marchio del più importante giornale sportivo spagnolo). Solo in Italia per ora faticano a imporsi, realtà orgogliosa mente rustica dove si fa ancora fatica a mollare l’amato bar sport, con il gratta e vinci e i liquori nazionali, in favore di una fighettissima lounge dove vedere il
locale alla milanese Le spine per la birra e le pareti ricoperte dalle sciarpe delle squadre di calcio di tutto il mondo al “Four Four Two” di Milano.
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La mia idea è trasformare l’usain bolt’s tracks & records di kingston in un franchising internazionale USAIN BOLT
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calcio in 3D con il rischio però di venire cacciati a pedate dal buttafuori al primo gesto dell’ombrello indirizzato al vicino di tavolo. Tifo elegante e carta di credito platinum sono richiesti ad esempio da “The 40/40”, sports bar appena inaugurato a New York e ad Atlantic City: «Solo quat tro giocatori di baseball nella storia sono riusciti a mettere a segno questo mitico punteggio: 40 home run e 40 basi rubate in una singola stagione: José Canseco, Barry Bonds, Alex Rodriguez e Alfonso Soriano» ha detto il fondatore del club, il rapper e businessman Jay Z. «Ecco, il mio locale è dedicato a questi numeri uno». L’atmosfera è quella di un gentlemen’s club di inizio Novecento: foto seppiate di campioni del passato, me morabilia in mostra suoi mobili di ra dica e biliardi di panno rosso adagiati su tappeti leopardati. Chi rovescia una sambuca nell’eccitazione dell’esultanza, recita una regola non scritta del club, viene giustiziato sul posto tra i “booo” di sdegno degli altri avventori.
1 1 Lo “Sports Café” di Londra. 2 L’ingresso del “Man Utd Café Bar” di Singapore. 3 “Musée d’Alex” a Noé, vicino a Tolosa, covo per rugbisti. 4 L’”Usain Bolt’s Tracks & Records” di Kingston.
3 2
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LA NOSTRA CLASSIFICA
E al 7° posto c’è Milano 1
the 40/40 New York (Usa) The4040club.com
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usain boLt’s tracks & records Kingston (Giam) tracksandrecords.com
3
metrogoLf Londra (Ing) metrogolf.co.uk
4
xtreme sports bar & Lounge Reno (Usa) grandsierraresort.com
5
marca sports cafÉ Madrid (Spa) marcasportscafe.com
6
champions Boston (Usa) championsboston.com
7
four four two Milano fourfourtwo.it
8
manchester utd cafÉ bar Singapore (Sin) manutdrcb.com
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musÉe d’aLex Noé (Fra)
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xtreme sports bar Bangalore (Ind) xtremesportsbar.in
Clima meno signorile da “Hooters”, ca tena americana con 500 locali sparsi in tutto il Paese famosa per il fatto di as sumere come cameriere solo ragazze con la quarta di reggiseno. “Le Hooters Girls devono avere allo stesso tempo l’aspetto della surfer, della cheerleader, delle principesse del ballo e delle ragaz ze della porta accanto”, recita lo statuto del locale. Risultato: poche facce rivolte verso i televisori con Nfl e Nba venti quattr’ore su ventiquattro ma molte mani alzate a chiedere bis di birra Mil ler e alette di pollo fritto. Cari papà, quindi, fate un sacrificio e portate i figli a vedere le partite in luoghi dal taglio un po’ più familiare: “Beef O’Brady’s” per esempio, oppure “Champions”, la catena di sports bar gemellata coi Mar riott Hotel: maxischermi da 300 pollici sparsi ovunque e videowall con nove te levisori al plasma piazzati dietro al ban cone bar (il “Champions” più bello di tutti? Al secondo piano del Marriott hotel di Boston). Dall’America all’Asia, la passione per gli sports bar ha già sorvolato l’Oceano. In India si moltiplicano i locali della ca tena “Xtreme”, dichiaratamente votati al più feroce scatenarsi delle passioni. Il motto dei bar infatti è chiaro: don’t do this at home (non provateci a casa), avver tenza tipica di quei programmi di Na tional Geographic dove si spiega detta
gliatamente come costruire una bomba a mano usando i detersivi della cucina. Per quanto gli sport in onda a ciclo con tinuo (cricket, golf femminile e automo bilismo Formula Indy sono le discipline che vanno per la maggiore) sembrino garantire una sorta di implicito effetto bromuro, urla, spintonamenti e trance da tifo sono ammessi. A colonizzare il resto dell’Asia invece, veloce come Park JiSung sulla fascia, ci ha pensato per primo il marketing del Manchester United: il format “Man Utd Café Bar” è già sbarcato a Hong Kong, Cina, Giappone, Corea, Thailandia, In donesia e Singapore (bello il muro che ripercorre la storia del club, ma inquie tante la faccia di Rooney all’ingresso delle toilette). Anche perché il mercato inglese sembra già piuttosto saturo: le catene “The Sports Café”, “Sports bar & grill” e “Metrogolf” stanno pian piano sostituendo i vecchi public bar con i loro televisorini scassati. La partita ormai si vede sui maxischermi in 3D. A smaltire la sconfitta nel vecchio pub sotto casa, al limite, ci si va dopo la gara. 105
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voli Londra è servita da nove aeroporti, cinque dei quali internazionali: Gatwick, London City, Luton, Heathrow e Stansted. Ecco le offerte: Da Milano > EasyJet per Luton (oggi): € 141 > EasyJet per Gatwick (25/7): € 91 Swiss Air Lines > Swiss per L. City (oggi): € 210 > EasyJet per Gatwick (25/7): € 155 info utili > Periodo consigliato: da aprile a ottobre > Numero di hotel e B&b: oltre 1.400 > La metropolitana (Tube): 12 linee e 275 stazioni > Valuta: sterlina (1 € 1,19) > Orari musei: dalle 10 alle 17.30/18 (una sera a settimana fino alle 21) > Sito: www.visitbritain.com
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a febbre olimpica sale man mano che si avvicina il fatidico evento, in programma dal 27 luglio al 12 agosto (con la Paralimpiade dal 29 agosto al 9 settembre). Se volete assistere alle gare dal vivo, fareste meglio a sbrigarvi a trovare un alloggio. Londra, pur se immensa, sarà invasa e ritardare la scelta vi farebbe correre il rischio o di non trovare posto o di doverlo pagare una cifra spropositata. Detto questo rimane la decisione di quale sistema abitativo scegliere. Affittare una casa comporta almeno due vantaggi: un ambiente meno “asettico” di una camera
d’albergo e la possibilità di risparmiare sui ristoranti, che nella capitale inglese non sono affatto economici. Com’era prevedibile, l’occasione dell’Olimpiade ha fatto lievitare l’offerta di alloggi e relativi prezzi. Basta digitare nel motore di ricerca “House rent during Olympic Games London” per visualizzare quasi 30 milioni di pagine. Uno sproposito che crea il problema della selezione. Per orientarsi bisogna sapere che ci sono società specializzate, sui cui siti si trovano tutte le offerte. A lcu ne, come Interhome (w w w. i nterhome.it , tel. 80 0.7 2 .44 .17 ), 110
gestiscono proprietà in tutta Europa e hanno un nome internazionalmente riconosciuto. Se avete intenzione di andare in gruppo, propongono un appartamento per sei persone in una casa plurifamiliare in Victoria Road nel centro di Edmonton a partire da ¤ 2.856 alla settimana. All’opposto, per una coppia, un bilocale lussuoso in un palazzo storico dell’Ottocento con ser vizio domestico g iornaliero e addirittura la piscina coperta riscaldata a Patriot Square, ha prezzi a partire da ¤ 2.053. Casamundo (w w w.casamundo.it;
Le Case
SEi ESEmPi di OffErTE SuL wEB a
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verdissima La city vista dal greenwich park (zona sud est di Londra).
800.08.82.44) è invece un sito che permette di affinare la ricerca per zone, fino a Stratford, dove sorgono gli impianti olimpici. Altre agenzie sono locali ma spesso hanno un’offerta addirittura più ampia e variegata. Si va dal gran lusso, come www.london-2012-olympic-apartmentrental.com che offre un alloggio in Leinster Square con giardino privato (ottimo per chi non vuole rinunciare al barbecue...) a circa ¤ 5.600 per l’intera durata dei Giochi, alla proposta di L on don St ude nt Re nt a l (w w w. londonstudentrental.com) di
victoria road da € 2.856 (una settimana) Trilocale di 80 metri quadrati al secondo piano, situato in Silver Street (zona Edmonton), a 15 km circa da Central London. Si trova a 100 metri dalla stazione ferroviaria di Silver Street.
B Patriot sQuare da € 2.053 (una settimana) Elegante bilocale in palazzo storico dell’Ottocento. distante 4 km dalla City, offre tra l’altro una piscina coperta riscaldata. È vicino alla stazione ferroviaria di Cambridge Heath e alla metropolitana di Bethnal Green.
c
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leinster sQuare da € 5.600 (una settimana) appartamento di lusso molto vicino ai Kensington Gardens e dotato, tra l’altro, di giardino privato. La fermata più vicina del Tube è Bayswater.
cond iv idere u n appa r t a mento affittandone solo una stanza. Questa è una soluzione ovviamente più adatta per i più giovani. In Tottenham Hale, per dire, l’affitto costa 75 sterline (¤ 90) alla settimana. Iperspecializzato è poi il sito www.rentduringthegames.com che permette di trovare appartamenti e singole stanze con uso di cucina. In questi casi il prezzo può scendere attorno a ¤ 720 per sette giorni per due persone. C’è un rovescio della medaglia: spesso si tratta di soluzioni fuori città, come nel caso di una camera offerta ad Arlesey, distante 70 km.
lacy road da € 1.600 (una settimana) appartamento per sei persone (con giardino) non molto distante da west Kensington. La fermata del Tube più vicina è Putney Bridge.
e notting hill da € 54.000 (per la durata dei giochi) Prestigiosa villa in una delle zone più quotate della città. Situata in Chepstow Villas, è disposta su tre livelli e ha sei stanze da letto.
Infine, www.londonrentmyhouse.com copia l’esperienza di Sydney 2000 dove molti privati misero a disposizione i propri appartamenti per essere affittati. Qui si trova di tutto, dal monolocale alla villa, e alcuni affittano anche giorno per giorno e non su base settimanale. Gli appassionati di vela potrebbero scegliere un bilocale vicino ai campi di regata a Lyme Regis in Cobb Road, offerto a circa 600 euro per notte. Dimenticavamo: se avete bisogno di una villa su tre piani a Notting Hill, diciamo con sei stanze da letto, nessun problema: bastano 54 mila euro. Però per due settimane… 111
CluB/ viAggiAre di graziano Capponago del monte
Weekend
Capitale mondiale di arte e sport ASPettANdO i giOCHi, idee PeR tRe fiNe SettimANA temAtiCi A LONdRA
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ltre ai celebri Hyde Park, Regent’s Park e Richmond Park, tra i grandi spazi verdi londinesi consigliamo Hampstead Heath. Molto esteso (320 ettari), teatro non di rado di occasionali eventi musicali, si trova nella periferia nord su una collina dalla quale si domina la città. Prevalentemente boscoso, offre anche spazi riservati a calcio, cricket, giri in bicicletta e pesca negli stagni (balneabili ma dall’acqua non molto limpida). Primrose Hill è invece una collinetta con magnifica vista su Londra piena di luci e di bassi lampioni che alla sera creano un’atmosfera magica.
A
Londra (e dintorni) ci sono 8 squadre di calcio tra Premier (“Serie A”) e Championship (“B”) e 4 di rugby in Premier (“A”), perciò ogni weekend offre un menu di alto livello. Per esempio, il 31 marzo ci sono FulhamNorwich, Qpr-Arsenal e SaracensHarlequins e l’1 aprile London WaspsGloucester più Tottenham-Swansea. Sabato 21 aprile, invece, ecco i derby Arsenal-Chelsea (ore 13.45) e QprTottenham più lo scontro al vertice ovale Harlequins-Leicester. Da non perdere anche le gare del West Ham, lanciato verso il ritorno in Premier League.
l bello dei musei di Londra è che sono per la maggior parte gratuiti. Oltre ai celeberrimi British, National Gallery e Tate, valgono una visita: il Museum of London (ha due sedi: una nella City e l’altra è sui Docklands), che racconta la storia portuale della città; il Science Museum; l’Imperial War Museum, dedicato alla storia militare britannica. Se invece amate il mare e la navigazione non potete perdervi gli oltre due milioni di oggetti esposti all’interno del National Maritime Museum che si trova vicino a l l’o s s e r v ator io a st ronom ico d i Greenwich.
INFO
INFO
INFO
www.hampsteadheath.net www.primrosehill.com Ad Hampstead e Primrose Hill si arriva in metropolitana (Northern Lin).
www.premierleague.com e www.football league.co.uk (calcio) www.premiershiprugby.com (campionato di rugby)
dormire BritAnniA hAmpsteAd Primrose Hill Road; tel. +44(0)87.12.22.00.43. Da € 165 Vicinissimo a Primrose Hill e all’Hampstead Village, famoso per i suoi negozi di design.
dormire west hAm united hotel Boleyn Ground Green St.; tel. +44(0)84.43.75.82.00. Da € 90. Situato all’interno dello stadio del West Ham con camere con vista sul campo di Upton Park.
ComprAre Nella zona attorno a Primrose Hill ci sono molti negozietti di delikatessen dove si può comprare una bottiglia di vino e qualche spuntino per un tramonto perfetto.
mAngiAre mArCo Fulham Road; tel. +44(0)20.79.15.29.29. Da € 100. È sotto lo stadio del Chelsea. Nei giorni delle partite offre il pacchetto pasto+biglietto.
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I
www.museumoflondon.org.uk www.sciencemuseum.org.uk www.iwm.org.uk www.rmg.co.uk
dormire the CrAnley Bina Gardens, 10; tel. +44(0)20.73.73.01.23. Da € 150. Piccolo ìboutique hotel” in un ambiente di lusso ricavato da tre case di fine Ottocento.
mAngiAre Bevis mArks synAgogue Heneage Lane 4; tel. +44(0)20.76.26.12.74. Da € 55. Ristorante kosher (con take away) in un ambiente molto raffinato. Chiuso il venerdì sera e il sabato.
29 APRILE 2012
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Informazioni Gara: Tel. +39 0532.243532 Iscrizioni Gara: Tel. +39 041.990320 Fax. +39 041.5086461 Prenotazioni Chia Laguna Resort: Tel. +39 070.92391
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Studio Gariboldi & Conci
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Comune di Teulada
Comune di Domus de Maria
Un nuovo Lanegan tra pugili e funerali
cluB/musicA di raffaella oliva
blues funeral È l’ultiMo disco dell’aMericano, con brani che colpiscono dritti al cuore. e in un video si dÀ alla boxe
Blues FunerAl Mark Lanegan Band 4ad/beggars
copertina floreale scelta dall’amico greg dulli per il nuovo cd di Mark lanegan, lanciato dall’oscura cavalcata rock the gravedigger’s song. l’artista lo presenterà dal vivo sabato 24 marzo all’estragon di bologna e domenica 25 all’alcatraz di Milano. giudizio
✤✤✤✤✤ A Bordo ring con gli unkle la vita di un pugile, interpretato dal vero boxeur terry Wright, è al centro del videoclip another night out, degli unkle, in cui canta anche lanegan. la regia è di toby dye.
S
i attendeva da otto anni un nuovo album di Mark Lanegan. Non che il rocker americano, ex Screeming Trees, fosse scomparso dalle scene: dalla pubblicazione del precedente Bubblegum a oggi lo abbiamo visto impegnato in vari progetti accanto a Soulsavers, Gutter Twins, Isobel Campbell. Ora è tornato con la sua band e nel cd Blues Funeral l’intensità cupa di brani come The Gravedigger’s Song e Deep Black Vanishing Train colpisce al cuore. Ma le collaborazioni
restano centrali nella sua carriera, solo qualche settimana fa è uscito il videoclip di Another Night Out, pezzo del 2010 che lo vede a fianco degli inglesi Unkle. Una chicca per gli amanti della boxe, una ministoria in bianco e nero con il pugile Terry Wright che per la regia ricorda il film-cult Toro scatenato. Più inaspettato il contributo, nel 2011, con la canzone Burning Jacob’s Ladder, alla colonna sonora del gioco “sparatutto” Rage. Colpa dei nipoti adolescenti, ha spiegato: «Quando
gli ho detto che avevo rifiutato di scrivere un pezzo per un videogiochi mi hanno risposto: “Stai scherzando? Devi accettare!”». Il 47enne Lanegan è appassionato di basket. Tanto da aver rilasciato un’intervista al magazine britannico Pitchfork senza mai staccare gli occhi dalla tv: giocavano Chicago Bulls e Boston Celtics. «Mi piace il basket», ha dichiarato, «ma di recente ci ho giocato solo una volta con mio padre. Ha più di 70 anni e mi ha battuto».
Altri ascolti Ten$ion Die Antwoord
AmAmi Arisa
Attrice, giudice a X Factor, scrittrice: quasi ci dimenticavamo dell’Arisa cantante. Seconda classificata a Sanremo, ha sfornato un disco ultraromantico. Ma nel brano Democrazia si dà all’analisi sociale. Con ironia.
Hip hop dai testi spregiudicati fuso con ritmi dance e dupstep: è la ricetta con cui i sudafricani die antwoord (La Risposta) stanno conquistando il web. E la moda: lo stilista Alexander Wang li ha voluti come testimonial della sua nuova collezione.
Warner Music giudizio
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giudizio
zef recordz
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CLUB/teLevisione di Elisabetta Esposito
Cari campioni vi alleno al sesso iN sex educatioN show la coNduttrice NiNa palmieri mette alla prova i mariNes lazio di football americaNo: tra imbarazzaNti calchi iN gesso e i misteri dell’epicoNdilo mediale...
N
ina è spigliata, diretta, a volte anche un po’ buffa. Forse per questo le è tanto facile parlare di sesso in tv, senza vergogna, perbenismi e volgarità. Ma sempre con estrema chiarezza. Il 12 marzo partirà su FoxLife (canale 114 di Sky) la seconda stagione del suo Sex Education Show. E quest’anno, tra le tante novità, ci sarà un appuntamento fisso con lo sport. «In ogni puntata farò visita a quelli che chiamo i miei player: i Marines Lazio di football americano. Giocano in Ifl (la serie A) e sono stati vicecampioni d’Italia. Insomma, maschi veri, pure belli. E ad altissimo tasso di testosterone». E il genere tutto muscoli come se la cava a parlare di sesso? «Li ho trovati molto preparati. Anche se si sentono dei supereroi del letto, hanno risposto a tutte mie provocazioni divertendosi e facendomi divertire». Quali provocazioni? «Li ho messi alla prova spesso. Una volta abbiamo giocato all’allegra chirurga: io avevo addosso una sagoma di donna nuda e li invitavo a indicare con una bacchetta le zone erogene. Quando sbagliavano suonava un allarme. Sono stati bravini, anche se uno si è bloccato sul clitoride, mentre quasi tutti sono scivolati sull’epicondilo mediale».
Chi non conosce l’epicondilo... «È la parte interna del gomito, una zona molto sensibile». Grazie. Tornando ai suoi player, si suppone che nello spogliatoio scattino imbarazzanti confronti. «Decisamente. Il re dello spogliatoio è Andrea Reali, detto Mazzone...». E non si riferisce all’allenatore... «No. Mazzone è l’incubo di tutti, se hai lui in squadra fai una vita difficile. Però abbiamo fatto un esperimento che ha dato risultati inaspettati». Dica. «Per i ragazzi le dimensioni sembra siano 116
fondamentali. Ma i paragoni si fanno quando l’“amico” è a riposo. Quindi ho fornito loro dei kit per fare i calchi in gesso del proprio pene, a riposo e in erezione. Quello che risultava più piccolo a riposo eraancheilpiùgrandeinerezione.Quindi ragazzi, basta ansia da dimensione!». Questa è la seconda edizione dello show di cui è conduttrice e autrice. Che cosa l’ha sorpresa di più? «Le persone con cui si parla meglio sono gli anziani: si lasciano andare con candore e libertà. Alcuni fanno ancora sesso, magari con qualche aiutino, altri rimpiangono i tempi andati. Ma sono
AVVENTURA ➽ SU BBC KNOWLEDGE
Con i sUoi MARines
Nina Palmieri, 36 anni, con i Marines di football americano. Ha partecipato a Invisibili (Italia 1) ed è stata conduttrice e autrice di I viaggi di Nina (La7 e Fox Llife).
Ben FoGLe L’UoMo ADRenALinA DESERTI. GHIACCIAI. TRAVERSATE, GARE DURISSIME. TUTTO AFFRONTATO DA UN PRESENTATORE ESTREMO
A DUe pAssi DAL CieLo
Fogle in Islanda e, sotto, in Australia con il paracadute. In alto, il libro Lonely Planet.
veri. Mica come i giovani che s’atteggiano tutti a supermachi e superdonne». E i giovanissimi? «Ho incontro una classe di liceali. La loro preparazione è virtuale, hanno imparato da Internet, sanno a livello visivo ma non hanno un’idea chiara di come le donne rimangano incinte. Una mi ha anche detto che il punto G era sotto l’ascella. Un altro che la cosa più eccitante è stata fare sesso su un sito in cui, attraverso una webcam, puoi essere visto da chiunque. Lui ha 15 anni, lei 14. C’è assoluto bisogno dell’educazione sessuale nelle scuole, spero che lo facciano in fretta»
la serie di cinque epi sodi un anno di av venture (dal 10 marzo, il sabato alle 18 su bbc Knowledge, 342 di mediaset premium) è direttamente ispirata all’omonimo libro lo nely planet. protago nista è ben fogle, pre sentatore tv, scrittore e uomo d’avventura: nel suo curri culum una traversata dell’atlantico in barca e un viaggio di 500 miglia in direzione polo sud insieme all’ami co James cracknell, ex campione olimpico di canottaggio. in un viaggio attraverso tre conti nenti, questo eclettico adrenalina dipendente si cimenterà in prove molto diverse tra loro, passando da una 24 ore di corsa in bicicletta at traverso il deserto dello utah a una nuotata nel leggendario quanto pe ricoloso tratto di acque gelide che separano la baia di san francisco da alcatraz. in australia sarà invece alle prese con la temibile ed estenuante gara multisport “anaconda adven 117
ture race”, mentre in europa lo ritroveremo impegnato nella “rat race”, una durissima avventura urbana a londra, per poi lan ciarsi in kayak lungo le frastagliate scogliere del galles, dove lot terà contro onde altre tre metri. in italia, in vece, giusto per non tralasciare la montagna, disputerà la “tre cime alpin marathon”, lunga 17 km. finita? macché. preparatevi a lan ci con paracadute e parapendio (nonostante il suo terrore per l’al titudine...), immersioni nelle acque di un ghiacciaio islandese punto di congiunzione tra le placche tettoni che di due continenti, gare in hover craft, ascese di vette dolomitiche, giri della morte e passaggi a bassa quota su un aereo da combattimen to. insomma, un più che rispettabile campionario di estremo. il segreto? semplice: ogni volta lo spettatore pensa: «Non può farlo». e invece fogle lo fa.. enrico aiello
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CLUB/LIBRI di Claudio Lenzi
QUESTO SONO IO
di Usain Bolt (traduzione di Marco Borroni)
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IMPRENDIBILE Lo sprinter giamaicano usain Bolt, 25 anni, su una pista d’atletica di Kingston. Detiene il record nei 100 (9”58) e nei 200 metri (19”19).
Sono Usain Bolt ascolto la dancehall e rivoglio il cellulare
NELL’AuTOBIOgRAfIA DELL’uOmO jET ANChE IL fuRTO DEL TELEfONINO CON IL vIDEO DELLA PROfEzIA DI PEChINO
C
hi è veramente Usain Bolt, l’uomo più veloce del mondo? Ma soprattutto, come sta davvero? Tra forfait e visite di controllo, la partenza del giamaicano nell’anno olimpico non è stata meno falsa di quella sui 100 ai Mondiali di Daegu 2011. Occorrerà rivederlo in pista presto per fugare ogni dubbio sul suo stato di forma. Nel frattempo, esce anche in Italia 9,58 My story. Being the world’s fastest man, autobiografia dell’atleta più atteso ai Giochi che
è anche, come lui stesso scrive, “l’uomo più controllato” di ogni sport dall’antidoping. In realtà non sembra pesargli troppo o almeno non quanto il fatto che durante una festa gli abbiano rubato il cellulare che custodiva il video della sua previsione: «Vincerò tre ori a Pechino». A quanto pare, lo sta ancora cercando… Questo per dire che Bolt non è un superman: è anche e principalmente un ragazzo di 25 anni cresciuto in campagna che vuole vincere senza ri-
nunciare a vivere. Ascolta a tutto volume musica dancehall (che il premier giamaicano ha bollato come “nonsense verbale”) anche a costo d’avere problemi con la polizia. Tra le foto di famiglia mette quella con le sue auto di lusso e la volta che ha incontrato Samuel Eto’o non ha resistito alla tentazione di farsi regalare il suo orologio tempestato di diamanti. Si fa fatica, per questo, a definirlo uomo, anche se poi la pista d’atletica non lascia spazio a dubbi.
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Se il nostro Credo è il calcio, allora la bibbia è questa versione della storia del football raccontata attraverso le più leggendarie tattiche di gioco. E la piramide rovesciata? Un tempo si difendeva in 5. Un tempo…
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Altre letture
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due ruote di carlo canzano
SE Lo SCooTER È donnA
comics di fabio licari
TUTTo iL PEggio dEgLi indiAni corruzione, violenza e azzardo in una riserva del sud dakota nell’eccellente noir scalped
D
ashiell Bad Horse, agente Fbi in incognito, ritorna nella sua riserva indiana in Sud Dakota e scoperchia il finimondo: alcolismo e gioco d’azzardo, crimini e vendette, poliziotti corrotti e donne tossiche, tradimenti e vecchie storie familiari mai risolte. Un ritratto impietoso che va oltre la cor a g g io s a de nu nc i a sociale, diventando un western-noir straordinario con le inquadrature dei fratelli Coen e i dialoghi di Quentin SCALPEd Tarantino: Scalped è J. Aaron e R.M. Guéra uno dei fumetti più avedizioni rw vincenti e meglio scritlion ti in circolazione, racgiudizio ✤✤✤✤✤ colto in dieci grandi uscite. Trame cinematografiche e dialoghi taglienti di Jason Aaron, uno dei migliori sceneggiatori Usa dell’ultima generazione. Matite nervose (e molto europee) del croato R.M. Guéra. ALTRE LETTURE
elegante e facile da usare, lo xenter 125 sembra soprattutto pensato per il pubblico femminile
L’
alternativa ai best seller degli scooter ruota alta (Honda Sh, Piaggio Beverly e Liberty). Lo Yamaha Xenter 125 (identico al 155 cc , che lo ha preceduto di poche settimane) è elegante, sfizioso, pensato molto per il pubblico femminile (per facilità d’uso, guida intuitiva, altezza della sella contenuta, semplicità con cui si solleva sul cavalletto) e si guida anche con la sola patente B. Perfetto per la città, adotta l’apprezzabile sistema Ubs che ripartisce la frenata tra disco anteriore e tamburo posteriore agendo sulla leva di sinistra. Studiato per le donne, lo riteniamo comunque trasversale e adatto a chi vuole un mezzo facile. Per il suo lancio si sta adottando una strategia di guerriglia marketing: a Milano, Firenze, Roma, Napoli, Palermo o Catania, al semaforo potrebbe affiancarvi uno Xenter e il suo guidatore proporvi un temporaneo scambio di scooter per un inatteso free test...
LA SChEdA
ronald mart nez
XENTER 125 (e 150) > motore: mono 4 tempi iniezione 127,7 cc (155) > potenza: 12,5 cv (15,8 il 150) > peso: 142 kg > ruote: ant./ post. 16” > prezzo: € 2.890 (2.990 il 150)
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dotato di un robusto telaio perimetrale, ha una pedana parecchio ampia. È equipaggiato di serie con parabrezza (piccolo ma efƂcace) e bauletto di 39 litri con poggiaschiena per il passeggero. caratteristiche la sospensione posteriore con monoammortizzatore ispirata a quella del tmax e la luce posteriore a led. 120
arte di francesco bonami
qUELLo STAdio TRA CULTURA E nfL l’arena dei dallas cowboys ospita opere contese dai musei. e se succedesse anche a firenze?
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hi giudica una “bischerata” l’idea dei fratelli Della Valle di realizzare un nuovo stadio a Firenze che non sia solo arena ma qualcosa di più (un misto fra centro commerciale, museo e arena per spettacoli di vario tipo), si sbaglia di grosso. A una struttura di questo tipo ha già pensato Jerry Jones, proprietario, manager e allenatore ombra della squadra di football dei Dallas Cowboys. Nel 2009 ha infatti inaugurato il più grande impianto sportivo coperto del mondo, dove la gente non va solo a vedere le partite della Nfl ma anche installazioni e sculture dei più spregiudicati artisti contemporanei internazionali. Se a Firenze fra le gradinate ritroveremmo i soliti Plessi, Pomodoro, Vangi , Cascella e Paladino, in Texas, fra venditori di hot-dog e pop corn, i tifosi possono ammirare opere di gente come Olafur Eliasson, Frank Ackerman, Mel Bochner, Doug Aitken, Teresita Fernandez, Lawrence Wiener o Dave Muller. Nomi che forse non diranno nulla ai fan dei Cowboys ma che invece sono artisti corteggiati da molti musei del mondo. Il signor Jones è convinto che nell’arte come nel football la qualità si veda a occhio nudo senza bisogno di essere esperti. E poi, in caso di sconfitta è sempre meglio trovarsi davanti un capolavoro che una ciofeca.
ARTE ALLo STAdio la statua commemorativa del leggendario allenatore di dallas tom landry davanti al cowboys stadium di arlington, in texas.
tech sport di lorenzo cazzaniga
gadget di andrea arcobelli
wiLE E. CoyoTE hA i SUoi PATTini dotati di motore, gli spnkix arrivano a 15 km/h. ma la loro praticitÀ È tutta da dimostrare
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embrano usciti dalla cassa con la famosa scritta “Acme” da cui Wile E. Coyote estraeva le sue improbabili quanto divertenti invenzioni per tentare di catturare Beep Beep. In realtà, i pattini motorizzati SpnKix sono solamente l’ultimo, bizzarro gadget lanciato sul mercato dai progettisti di mobilità. Se da una parte riportano agli Anni 70 (l’era pre Rollerblade, tanto per intenderci) e ai pattini che si attaccavano alle scarpe con fibbie e laccetti, dall’altra richiamano abbastanza marcatamente il Segway, il monopattino elettrico lanciato oltre dieci anni fa e che prometteva, parola di Steve Jobs, di rivoluzionare il modo di spostarsi delle persone. Gli SpnKix hanno ambizioni più modeste, ma è ragionevole sperare che possano diventare un gadget di successo. Dotati di motori elettrici e guidabili attraverso un telecomando da tenere in mano, sono alimentati da due batterie in grado di ricaricarsi nel giro di un paio d’ore, hanno un’autonomia di 3/5 chilometri (la distanza varia a seconda delle caratteristiche della strada) e possono raggiungere una velocità massima di oltre 15 chilometri orari. Per quanto siano decisamente affascinanti, qualche dubbio sulla praticità degli SpnKix però rimane. E un divertente video disponibile sul Web in cui la protagonista è una sventurata giornalista non fa che avvalorare il sospetto. Gli inutili tentativi della donna di restare in equilibrio la rendono infatti tanto goffa da sembrare lo sfortunato coyote che finisce sdraiato a terra e trascinato dai razzi. E tanti saluti da Beep Beep.
CoSTAno 490 EURo già ordinabili su www.spnkix.com a 649 dollari (circa € 490), i primi esemplari dei pattini saranno consegnati alla Ƃne del mese.
È SPLiT iL fUTURo dELLA TAVoLA È l’ultima frontiera del freeride: una tavola che si divide in due per risalire come con gli sci
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o sci è diventato come il caffè: 20 anni fa potevi scegliere tra espresso e ristretto, ora tra 24 tipologie diverse, all’ultimo censimento. Con lo sci, invece, spaziavi tra quello alpino e il fondo. Poi sono arrivati snowboard & C. e adesso ogni stagione ha la sua moda. L’ultima si chiama splitboard e consiste in uno snowboard che si divide in due tavole e risolve il problema della risalita in montagna per gli snowboarder (in particolare quelli che fanno freeride), da sempre costretti a portarsi le tavole in spalla o al guinzaglio. Le due tavole vengono infilate nelle pelli di foca e gli attacchi fissati a due appositi agganci che permettono di avere solo la parte anteriore bloccata. La parte posteriore resta libera e la progressione in salita diventa uguale a chi usa sci da alpinismo. Quando bisogna scendere, si levano le pelli di foca e si uniscono le due parti. Jeremy Jones, snowboarder americano, è entusiasta: «Pensate di uscire di casa e arrivare alla base di una montagna senza impianti: a quel punto, splittate la vostra tavola, risalite fino alla vetta, unitela e scendete tracciando una linea vergine nella neve. Arrivati in fondo, ripetete il tutto. Il futuro del freeride è lo split». CoSTAno 900 EURo lo snowboard poacher renu di atomic. trasformare la tavola in un paio di sci è facile: basta fare due semplici manovre e regolare i ganci degli sci.
cucina pop di davide oldani
BRACCio di fERRo gRAziE AL gRAnA mischiato a pere e uvette, il formaggio 27 mesi diventa ricetta da colazione o metÀ mattina
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rana Padano 27 mesi, per la precisione, almeno così piace a me. Perché non è solo buono e sano: nei miei ricordi, è anche un supercibo. Ti rinforza le ossa, mi dicevano quando ero ragazzino e io mandavo giù quelle scaglie come se fossero gli spinaci di Braccio di Ferro. Oggi il formaggio io lo lavoro, non lo servo così com’è, ma resto sempre uno sportivo e il ragazzo che amava scendere in campo non è mai cambiato. Ecco perché, quando ho bisogno della mia “scatola di spinaci” e voglio trovarla in un piatto facile da preparare, torno al Grana Padano. Questa è una ricetta che può diventare una prima colazione ma anche essere consumata a metà mattina, perché è dolce però con un tocco di salato. E siccome le passioni non s’impongono e mi piace sempre offrire un’alternativa, la ricotta fresca può prendere il posto del formaggio stagionato. VELLUTATA di gRAnA PAdAno Con PERA, UVETTA E PRofUmo di noCE moSCATA INGREDIENTI pER 4 pERsoNE: 20 cl d’acqua, 20 cl di latte, 150 g di grana grattugiato, 16 palline di uvetta passolina (quella siciliana, piccolina e nerastra), 40 g di pera decana cruda, tagliata a piccoli cubetti, noce moscata grattugiata, 30 g di zucchero e un pizzico di sale. far bollire l’acqua con latte, zucchero, sale e noce moscata. Quando bolle, togliere dal fuoco e aspettare 40” afƂnché intiepidisca. Aggiungere, a pioggia, il grana. dare una passata con il frullino a immersione per rendere tutto più delicato. mettere in una fondina, con uvetta, cubetti di pera e un’altra spolverata di noce moscata. servire tiepido, quasi a temperatura ambiente. 121
CLUB/CULt di fabrizio sclavi
Eleganza a 300 all’ora
I GUANTI ApposITAmeNTe reAlIzzATI per le prove dI velocITÀ IN moTo sUl lAGo sAlATo dI BoNNevIlle (UTAh)
Dugway Race flags 205 Guanti da moto in pelle doubleskin neri con bandiera a scacchi sul dorso.
hA collABorATo sTefAN A Aled - foTo d eleoNorA pArod
€ 110
Da corsa
Il disegno con gli scacchi bianchi e neri ricorda la bandiera che viene sventolata sul traguardo nei circuiti.
Imperdibili
Anti-attrito
due le chiusure di sicurezza. Una per tenere ben chiusi i guanti sulla mano, l’altra per fissarli ai pantaloni e non perderli.
Ideati per le prove sul lago salato, sono particolarmente scivolosi per evitare che l’attrito provochi ferite alle mani.
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CLUB/styLe di roberta lo Baido
Xi
tag heuer monaco Vintage calibre 11, cronografo con quadrante antracite e cinturino in vitello traforato racing.
€ 5.600
X
Tempo
eberhard & co extra Fort 125ème anniversaire, con cassa in acciaio e cinturino in coccodrillo.
€ 5.500
per lo sport o di lusso, economici o da collezione
iX
bell&ross Br 01 Horizon, ispirato al pannello di controllo dell’aereo con cinturino in gomma.
€ 3.500
Vii
longines saint imier collection, ografo in acciaio e oro rosa cciale con fibbia déployante.
€ 2.890
Viii
philip watch Gold story, cronografo automatico con quadrante silver e cinturino in coccodrillo.
€ 3.490
Vi
tudor Heritage Black Bay, con cassa in acciaio, quadrante bombato e lunetta girevole bordeaux.
€ 2.041
Xii
adidas originals santiago, con cassa in policarbonato lucido nero e maxi logo nel quadrante.
timeX iQ chrono compass Fly Back, impermeabile con cassa in acciaio e cinturino in silicone.
i
€ 60
€ 159
prezioso
ii
nautica watches BFd 101, con cassa in acciaio, quadrante blu e cinturino in pelle bianca.
€ 199
l’ora esatta per oGni esiGenza
iii
seiko premier, con cassa, bracciale in acciaio e quadrante nero.
€ 520
V
gagÀ milano manuale chrono 48mm, cronografo con cassa in pV e movimento al quarzo.
€ 900
iV
locman montecristo professional, automatico con cassa in acciaio e titanio.
€ 780
CLUB/teCnoLogia di Andrea Milanesi
epson moverio Bt 100 Visore multimediale con lenti trasparenti see through, copertura solare, auricolari stereo e connettività Wi fi.
Spegni la tv mettiti gli occhiali e goditi il 3D
€ 599
sul diVAno MA Anche cAMMinAndo, “MoVerio” diVentA il tuo scherMo
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asso dopo passo, si accorcia sempre di più la distanza che separa l’equipaggiamento di un cyborg dagli accessori che stanno entrando nella vita quotidiana del terzo millennio: il nuovo visore “Moverio Bt-100” di Epson è solo il primo di una serie di dispositivi portatili progettati per l’intrattenimento e il business, ma lascia già intendere quali possano essere gli scenari futuri nel campo della tecnologia “da indossare”. Questi occhiali per-
mettono di visualizzare, in totale privacy, un’ampia gamma di contenuti multimediali (anche in 3D) attraverso un paio di lenti trasparenti see through, in modo da non perdere mai il contatto visivo con l’ambiente circostante, offrendo la percezione di un’immagine equivalente a quella riprodotta su uno schermo fino a 320 pollici (con una risoluzione di proiezione pari a un quarto di quella Full Hd). Il visore viene alimentato da un’unità di con-
trollo tascabile dotata di un trackpad touch ed equipaggiata con una piattaforma Android 2.21 che garantisce la massima flessibilità di utilizzo e di aggiornamento, consentendo di navigare in Internet, gestire le email ovunque ci si trovi (per ora solo tramite connessione Wi-fi, ma si sta già lavorando a un modello 3G con ricevitore satellitare Gps) e accedere a filmati, foto, file di testo, pdf o alle più svariate applicazioni della galassia Android.
Accessori Guarda che spettacolo dalla maschera con foto videocamera Per Biker al visore in 3d Portatile
LiqUid image impact series Maschera per Mtb e motocross con foto videocamera ad alta deƂnizione integrata e slot per Micro sd/sdhc card Ƃno a 32 Gb. € 249
sony hmz t1 Personal 3d Viewer con audio surround 5.1 e centralina da collegare a console di videogiochi (Ps3), televisioni o lettori Blu ray 3d. € 800
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PREZZI A PERSONA*
CLUB/motori di carlo canzano
Berlina o coupÉ? tre porte (una a sinistra, due a destra) 4 posti, la pininfarina cambiano è lunga 5.040 mm, per 1.695 kg, con un bagagliaio di 450 litri. raggiunge la velocità massima di 275 km/h, limitata elettronicamente a 250 orari. accelera da 0 a 100 km/h in 4”2.
Cambiano, il lusso diventa ecologico la concept car sportiva firmata pininfarina utilizza quattro motori elettrici da 815 cv
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uò essere esercizio di stile o anticipazione di un modello destinato alla produzione. Ma una concept car raggiunge lo Zenit quando è sintesi delle sperimentazioni di design e di tecnica. È quanto accade con la Pininfarina che a Ginevra presenta la Cambiano (nome dedicato al comune in provincia di Torino dove sono insediati i centri stile ed engineering), una berlina sportiva a propulsione elettrica, un’auto di grande eleganza in cui – anche grazie al
tetto panoramico – la luce è padrona. Una proposta votata a esclusività, ecosostenibilità e sicurezza. I rivestimenti dei montanti e delle porte sono in acido poliammidico, plastica derivata da sostanze zuccherine, melasse e siero di latte con riduzione al minimo dell’utilizzo di petrolio. Il pavimento è realizzato col legno delle “briccole”, i pali di quercia utilizzati per segnalare la navigazione e gli approdi a Venezia. Il telaio è modulare: una cellula abitacolo in fibra di
carbonio, due componenti in alluminio che garantiscono la funzione di struttura deformabile e di sostegno delle parti meccaniche. Quattro propulsori elettrici per una potenza di picco di 815 cv, ma c’è pure una compatta unità a turbina alimentata a gasolio che ricarica le batterie e, quando richiesto, fornisce energia ai motori. Autonomia da primato: 205 km in sola modalità elettrica nel ciclo urbano e oltre 800 nell’utilizzo combinato con la turbina.
i precedenti dalla florida ii degli anni 50 alla recente 2ueottanta, quanti premi per pininfarina
1957 Florida ii in pratica il primo concept pininfarina. su meccanica lancia aurelia, era l’auto personale del carrozziere torinese. Inƃuenzò lo stile della Casa e ispirò la Flaminia coupé.
1970 modulo monovolume su meccanica ferrari 512 (un’auto da competizione da 550 cv) presentata al salone di ginevra, forse il più celebre e premiato concept pininfarina.
2010 2ueottanta su meccanica alfa romeo 1750, presentata al salone di ginevra per celebrare gli 80 anni della casa e i 100 del Biscione, ha collezionato premi internazionali in serie. 129
CLUB/ weLLNeSS di mabel bocchi
gIARDINo & oRTo TeRAPIA di pia pera salani 2010
IL gIARDINo DeI SeNSI. INTRoDUzIoNe ALL’oRToTeRAPIA di BrUce hank maCro Edizioni 2009
Stress e depressione combattiamoli con l’ortoterapia il risultato di uno studio di sCiEnziati sCozzEsi ha EvidEnziato ChE lE PErsonE Con PoCo vErdE intorno sono mEno sErEnE
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o suggerisce uno studio dell’OPENspace Research Centre dell’Università di Edimburgo, pubblicato su Landscape and Urban Planning. Si tratta di una conclusione cui sono giunti gli scienziati scozzesi dopo avere esaminato, attraverso specifici test sullo stato di stress, un gruppo di persone di età compresa tra i 35 e i 55 anni. Ebbene, chi aveva meno del 30% di spazi verdi intorno alla propria abitazione o al proprio luogo
di lavoro, ha mostrato alcune disfunzioni ormonali strettamente correlate a condizioni psicologiche alterate. In particolare è stato rilevato un maggiore livello di cortisolo, l’ormone prodotto dall’ipofisi nel momento in cui si è sottoposti a situazioni di affaticamento mentale e psichico piuttosto accentuate. La sperimentazione ha anche evidenziato come con l’aumentare della percentuale di verde in-
torno a sé – un colore che secondo la cromoterapia ha proprietà rilassanti – si possano affrontare con più serenità gli eventi stressanti, rendendo così migliore la propria qualità di vita. D’altronde numerosi altri studi hanno già da tempo evidenziato l’importanza della ortoterapia e del contatto diretto con la natura per ridare equilibrio al nostro corpo e alla nostra psiche.
Gym di sabrina Commis
Un mix perfetto di corpo e mente
TADASANA 1 serie da 12 ripetizioni Piedi uniti, mani a preghiera, inspirando stendete in alto le braccia. Espirando portate le mani al petto. accovacciatevi, concentrandovi sull’equilibrio.
PRASARITA 1 serie da 10 ripetizioni gambe divaricate, piedi all’esterno, mani a preghiera, piegatevi sulle ginocchia, tendete le braccia in alto sulla testa e concentratevi sulla staticità.
PADMASANA 1 serie da 12 ripetizioni gambe incrociate, braccia dietro la schiena, espirando ƃettere il busto avanti sollevando le braccia. Concentrarsi sull’energia che scorre lungo la colonna. 131
ugo zamborl n , Fabr z o ann bal
tre esercizi yoga per allenare la concentrazione controllando i movimenti ma anche la psiche
STAFF TesTaTa di proprieTÀ de “La GazzeTTa deLLo sporT srL” - a. Bonacossa DireTTore reSponSAbile: AnDreA monTi VicedireTTori: Gianni VaLenTi (Vicario), Franco arTuri, sTeFano cazzeTTa, ruGGiero paLomBo, umBerTo zapeLLoni ©rcs mediaGroup spa- diVisione quoTidiani - Via soLFerino, 28 - miLano sede LeGaLe: Via rizzoLi, 8 – miLano
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Caro direttore, nel numero di Sw con giovanni Soldini in copertina, tra le tante, bellissime fotograƂe del suo giornale quella che più di tutte mi ha colpito ritrae – in bianco e nero – l’Avvocato Agnelli in barca, a newport nel
1962, in compagnia, tra gli altri, del presidente americano John Fitzgerald Kennedy e della moglie Jacqueline. Francesco paniGaLLi, manToVa Oggi si naviga in Internet, ieri nella Storia.
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numerAnDo caraTTeri in quesTo numero: 162.833 paroLe in quesTo numero: 29.432 paroLa piÙ FrequenTe: CASA (36 VoLTe) paroLa piÙ LunGa: monoAmmorTizzATore (18 caraTTeri)
il gioCo Di pAginA 28
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i noSTri errori Nel numero della scorsa settimana è saltata la firma di Carlo Croci, autore dell’intervista alla cantante Emma. Nell’articolo dedicato al rugby al carcere Beccaria, invece, tra gli sponsor dell’iniziativa bisogna aggiungere Edison.
Sw È in eDiColA TuTTA lA SeTTimAnA
UFFICIO DI GENE DI GENE G
NOCCHI
QUalI sONO lE rEGOlE pIÙ ImpOrtaNtI stabIlItE Da lUIs ENrIQUE? Le regole stabilite dall’allenatore della Ro ma Luis Enrique sono poche ma chiare, e chi sgarra viene punito con la tribuna. Si tratta sostanzialmente di un decalogo che il tecnico spagnolo ha fatto stampare per i giocatori appena arrivato a Trigoria e che ti vado subito a illustrare. Primo: non avrai altro allenatore al di fuori di Luis Enrique. Secondo: non nominare il nome di Luis Enrique invano. Terzo: ricordati di santi ficare il compleanno di Luis Enrique. Quarto: onora Luis Enrique e la moglie. Quinto: non uccidere Luis Enrique. Sesto: non commettere atti impuri in pre senza di Luis Enrique. Settimo: non rubare a Luis Enrique. Ottavo: non dire falsa testimonianza al cospetto di Luis Enrique. Nono: non deside rare la donna di Luis Enrique. De cimo: non desiderare la roba di Luis Enrique.
sole possibilità. La prima consiste nel met tere dentro alla porta un enorme paralle lepipedo fatto tutto di pongo, in modo che se il pallone varca completamente la linea si va tutti a vedere se ha lasciato un segno nel pongo oppure no. Se ha lasciato il se gno è gol, altrimenti non è gol. Questa soluzione ha il grosso vantaggio che da rebbe un grandissimo impulso alle indu strie che producono pongo (come sicura mente sapete, il pongo è un po’ la materia prima italiana e dio sa quanto i giacimenti di pongo abbiano bisogno di estrazioni
soprattutto in un periodo di grande crisi come quello attuale) e allieterebbe i figli dei calciatori, i quali dopo la partita po trebbero in un gesto di fair play e amicizia dividersi il pongo e portarne dei cubetti a casa alla prole per giocare. La seconda soluzione è molto più semplice e consiste nel mettere appollaiati sulla traversa un gufo e una civetta, opportunamente adde strati a vedere se il pallone ha varcato la linea oppure no. Se è gol, il gufo e la civetta volano via assieme, se non è gol stanno lì. Se sono in dubbio, litigano e uno dei due vola via. E allora si ricorre alla mo viola.
Conosci qualche tecnica di rilassamento efƂcace? Sì, conosco circa 1.585 tec niche di rilassamento effi caci, e sono tutte contenute in un algido volumetto che si trova in quasi tutte le li brerie e che si intitola: Il Kamasutra.
Hai qualche idea particolare per evitare i gol fantasma?
umbErtO GratI
Per evitare i gol fantasma io credo che ci siano sostanzialmente due
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