Educazione e sport agonistico: quale relazione?

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Pubblicato in Animazione Sociale n° 1/2004

Educazione e sport agonistico: quale relazione? La costruzione partecipata del progetto educativo in una società di nuoto a Montebelluna (TV) Andrea Pozzobon, Lucia di Palma, Stefania Visentin

Spesso all’interno delle società sportive la riflessione sui fondamenti e sulla prassi educativa è debole; nell’ambito dello sport giovanile agonistico talvolta è addirittura assente. Le società Nuoto Veneto Banca e Montenuoto di Montebelluna in collaborazione con l’équipe educativa del Progetto Giovani e di Comunità del Comune di Montebelluna ha attivato un processo di ricerca-azione al fine di costruire in maniera partecipata il progetto educativo della società sportiva. Tutti gli attori coinvolti nel settore agonistico (dirigenti, allenatori, atleti, genitori) sono stati perciò soggetti attivi del processo.

…in piscina …

Montebelluna è un comune di circa 30000 abitanti della provincia di Treviso. Due sono le società di nuoto, Nuoto Veneto Banca e Montenuoto, che lavorano dal 1980 in sinergia con l’ente locale nella gestione delle Piscine Comunali. Le società (con gestione unitaria) hanno lo scopo di promuovere attività di nuoto agonistico, oltre che attività ricreative, associative, dilettantistiche ecc… Negli anni sono stati raggiunti ottimi risultati a livello agonistico prima in ambito locale e regionale, successivamente in campo nazionale ed internazionale sia nella disciplina di nuoto libero sia in quella di nuoto sincronizzato. L’attività sportiva è sempre stata considerata come possibilità di crescita dei ragazzi sia dal punto di vista fisico e sportivo che a livello relazionale, di lavoro di gruppo, di educazione alla fatica, di crescita armonica della persona. Una sensibilità attenta non solo ai risultati, ma anche all’aspetto educativo, soprattutto da parte dei dirigenti delle società Nuoto Veneto Banca e Montenuoto (d'ora in poi Società), ha portato a tenere vivo l’interrogativo sulla relazione tra educazione ed agonismo. La Società ha partecipato negli anni 2000 e 2001 con altre 6 società sportive di Montebelluna ad una ricerca promossa dal Progetto Giovani. Attraverso la somministrazione di un questionario tra atleti, genitori e allenatori, si è indagato in particolare rispetto alla relazione tra atleta e allenatore e

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sul tema dell’educazione legata all’ambiente sportivo. Dai dati della ricerca emerge l’importanza del ruolo svolto dall’allenatore in quanto figura adulta di riferimento per il ragazzo, la positività dei vissuti dei ragazzi rispetto all’ambiente sportivo e alla relazione con i compagni, alcune difficoltà comunicative tra ragazzi e genitori. Come spesso accade, nella fase valutativa di tale ricerca sono emersi alcuni elementi che hanno stimolato la dirigenza della Società a continuare il contatto con il Progetto Giovani e di Comunità (d'ora in poi PG) per tenere aperta la domanda che fare? In particolare la constatazione da parte di un genitore che un ragazzo/a che partecipa all'attività agonistica divide quasi equamente il suo tempo tra scuola, sport e famiglia ha fatto sorgere l'interrogativo su quanto importante sia un confronto e una connessione (educativi, ma non solo) tra la famiglia, la scuola e la società sportiva (senza con ciò escludere altre potenziali "figure" educative nel territorio quali parrocchie, associazioni, PG, gruppo formali e informali, ecc). Nei primi mesi del 2002 i contatti tra la dirigenza della Società e gli educatori del PG si sono fatti più frequenti fino a definire una richiesta ben precisa da parte della dirigenza della Società.

il risultato da raggiungere… (domande di meta-progettazione)

La semplice constatazione che una società di nuoto agonistico ha come obiettivo principale il raggiungimento del risultato tecnico-sportivo del singolo e del gruppo potrebbe velocemente liquidare la questione educativa; può infatti instaurarsi una relazione educativa tra allenatore e atleta posto un obiettivo così vincolante da un punto di vista tecnico? La risposta positiva a tale quesito ha fatto sì che la dirigenza della Società continuasse ad interrogarsi su come armonizzare la relazione tra agonismo ed educazione; ciò ha voluto dire tenere aperta la domanda sulla questione educativa: un allenatore è (o può essere, o deve essere) un educatore? La crescita tecnica dell'atleta come si coniuga con la crescita armonica della persona? Quale ruolo ha la famiglia dell'atleta nella vita della Società? Come qualificare la relazione tra allenatori e genitori? Queste e altre domande sono state l'oggetto di due incontri tra dirigenza (committenza) e tre

educatori

del

PG;

tali

questioni

portano,

da

una

parte,

alla

necessaria

definizione/esplicitazione dei fondamenti educativi della Società (le radici, "da dove veniamo?"), dall'altra alla definizione/immaginazione delle prospettive educative (il futuro, i

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sogni, "dove andiamo?"). C'è una progettualità educativa da far emergere, da chiarire, da condividere. Tali questioni si sono perciò concretizzate in una chiara richiesta da parte della Società agli educatori del PG: "Aiutateci ad esplicitare e a scrivere il Progetto Educativo della nostra Società"; richiesta molto chiara e definita che poteva essere esaudita (e probabilmente l'aspettativa c'era) anche in un breve periodo di tempo, dopo un lavoro di raccolta di informazioni all’interno della Società e un lavoro di rielaborazione da parte di un esperto. Superando la logica dell’esperto, e partendo invece dalla prospettiva della ricerca-azione sono state da stimolo, per la costruzione di una proposta di percorso di lavoro, alcune domande e riflessioni: 

che informazioni servono per arrivare alla scrittura del Progetto Educativo di una società di nuoto? e chi le può avere?

la constatazione che le competenze educative sono già presenti (implicitamente o esplicitamente) nei dirigenti, negli allenatori, nei genitori; ciò che manca è un'esplicitazione di tali competenze, una maturazione, un confronto e una condivisione su una direzione educativa unitaria;

la positività dell’attività sportiva nel percorso di crescita: “lo sport offre la possibilità di sviluppare la propria coscienza e la responsabilità, di confrontarsi con i propri limiti, d’integrare la psiche con il corpo, di fare esperienza della sconfitta”.1

chi “trasformerà in azione” il Progetto Educativo? (non sono certo gli esperti ad essere coinvolti in prima persona nella vita della piscina, ma tutte le persone che quotidianamente partecipano con differenti ruoli e funzioni alle diverse attività).

come stimolare l'empowerment personale e di gruppo aiutando i diversi attori a passare da una probabile situazione di "passività appresa" all'"apprendimento della speranza?"2

"i fondamentali"…(riferimenti teorici ed analisi del contesto)

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Pollo M., L’animazione attraverso il gioco e lo sport, in "Animazione Sociale",5, 1997 Zimmerman - Rappaport, Citizen Participation, Perceived Control, and Psychological Empowerment, in "American Journal of Community Psychology", 16, 1998, citato in Branca P.- Colombo F., Verso una pedagogia di comunità, in AA.VV., Territorio e lavoro di comunità, CLEUP, Padova, 2000 2

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Rifacendosi a Lewin e alla sua teoria di campo, si può comprendere come il comportamento di una persona (i bisogni, i desideri, le aspettative, le azioni per soddisfare il bisogno) sia direttamente correlato all’interazione tra la persona e l’ambiente: C = f (A,P).3 In questa prospettiva, considerando la persona non come individuo singolo, ma come soggetto in relazione che fa parte di un sistema, quindi fortemente influenzato dal proprio contesto e dalle relazioni che in esso si vanno a costruire, si approda ad una nuova concezione di bisogno: non più solo come mancanza o deprivazione ma come uno stato di tensione tra la persona ed il suo ambiente4. La piscina inoltre, può essere vista come “una comunità in cui le persone hanno legami sociali e valori condivisi ed agiscono per il complesso collettivo che esse stesse costituiscono”5. Quindi è possibile attivare processi di sviluppo di comunità e cioè permettere ai soggetti che vivono in determinate condizioni di cambiarle in relazione ai loro bisogni; si tratta di processi che “presuppongono l’assunzione di responsabilità da parte dei soggetti per le loro condizioni e il riconoscimento delle loro competenze e dei loro criteri di valutazione della qualità della vita e di scelta della direzione da dare al cambiamento”6. È questo il punto di partenza che ha spinto ad attivare un processo di lavoro lungo che permettesse ai diversi attori coinvolti di poter avere l’occasione di far emergere i loro bisogni/desideri per poi passare da questi alla costruzione del progetto scritto della Società. Tuffando lo sguardo in piscina ci si accorge come i soggetti coinvolti siano diversi e che la rete di relazioni e di ruoli che si instaura sia varia: 

chi fa sport nella Società (atleta)

chi ne segue l’aspetto istruttivo-formativo (allenatori)

chi ne segue l’aspetto organizzativo e gestionale (dirigenti)

chi affida i propri figli ad altre figure educative presenti nel territorio (genitori)

la piscina con il suo contesto

la rete di relazioni che ciascuna persona ha all’esterno del contesto sportivo

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Lewin K., Teoria e sperimentazione in psicologia sociale, Il Mulino, Bologna 1972 “Se consideriamo gli individui e i gruppi sociali come sistemi in stato di tensione, caratterizzati da forze propulsive e costrittive, la visione si amplia: non si definisce più un astratto stato di benessere individuale in sé per sé, per cui ogni stato di disagio che se ne distacca ha origine ancora dall’individuo, ma si contestualizza e si storicizza il problema/disagio anche all’interno delle forze interagenti tra individui e gruppi sociali, e tra gruppi sociali e comunità”, in Branca P.- Colombo F., op. cit.. 5 Martini E.R., La ricerca-azione partecipata, in "Il lavoro di comunità"- QA&F, EGA1996 6 Martini E.R., op. cit. 4

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Dopo queste considerazione iniziali “il fischio dell’arbitro di gara” ha dato il via per passare ad attivare il percorso. Si potrebbe pensare che questo processo sia stato lineare e tranquillo; in realtà in diversi momenti è stato necessario tornare indietro, apportare degli aggiustamenti a seconda di esigenze, difficoltà, ostacoli che si sono presentati. Di seguito verranno presentate le varie fasi del lavoro mettendo in luce: le domande di meta-progettazione che hanno sostenuto il percorso (domande utili a progettare valutando dove si vuole andare); le azioni; le difficoltà incontrate; i micro-cambiamenti.

il riscaldamento... (fase di ideazione e contrattazione)

La richiesta della dirigenza agli educatori progressivamente viene ri-definita e co-definita tanto da tradursi in breve nei seguenti risultati attesi dal lavoro che insieme si sta per attivare: 

esplicitare e definire il

Progetto educativo con particolare attenzione alla

partecipazione dei diversi attori 

dare dei contenuti formativi sulla progettazione in ambito educativo

scrittura del Progetto Educativo

Le domande emergenti sono state: chi può dare il via ad un processo partecipativo-attivo? Con chi contrattare il percorso perché sia legittimato e non venga ostacolato? In che modo raggiungere i risultati attesi? Dirigenza ed educatori del PG hanno concordato sul fatto che fossero gli educatori ad elaborare (sulla scorta di ciò che era emerso finora) una proposta progettuale; è stato perciò proposto un percorso partecipativo-attivo della durata di circa un anno, che coinvolgesse i diversi attori presenti all’interno della Società (atleti, dirigenti, allenatori, genitori)7. L'ipotesi di lavoro presentata (e sulla quale è stata impostata la fase di contrattazione) è, in sintesi, la seguente: 1-

emersione per gruppi omogenei (genitori, allenatori, ragazzi, dirigenti) di problemi,

paure, dubbi, bisogni, desideri, garanzie in relazione alla dimensione educativa nella Società.

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Gli attori sono: i dirigenti (11 persone), gli allenatori (8/9), i genitori (circa 400 potenzialmente coinvolgibili), i ragazzi/atleti (potenziali 210 agonisti di età compresa tra i 15 e i 22 anni).

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2-

Incontri di confronto su quanto emerso tra i diversi gruppi (o tra loro rappresentanze)

al fine di individuare dei primi nodi di riflessione/questioni aperte. 3-

Incontro plenario con tutti i gruppi (o loro rappresentanze). L’obiettivo è di arrivare

ad una serie di nodi aperti che rappresentino il collettivo. 4-

Proposta formativa sulla progettazione in ambito educativo con un gruppo rappresentativo di tutti gli attori.

5-

Scrittura del progetto con qualche rappresentante di ogni gruppo a partire da quanto emerso.

6-

Restituzione a tutte le persone coinvolte nella Società del Progetto Educativo.

Ma con chi contrattare il percorso? Solo con i dirigenti? Con tutti gli attori? Si è valutato che una buona mediazione fosse la contrattazione con le figure educative leader all'interno della Società, quindi in primo luogo gli allenatori e, necessariamente, i dirigenti. In due incontri con un gruppo ristretto formato da qualche dirigente e dal gruppo degli allenatori sono stati presentati, “ritarati” e concordati l’avvio ed i tempi di questo percorso. In seconda battuta la dirigenza ha informato gli atleti e le loro famiglie della decisione della Società di avviare questo percorso di ricerca-azione e ha stimolato di conseguenza la partecipazione di tutte le componenti della Società. Già in queste prime fasi si sono verificate delle difficoltà: innanzitutto la resistenza e la diffidenza degli allenatori ad affrontare il percorso sia per problemi oggettivi (poca disponibilità di tempo a causa degli allenamenti e delle gare frequenti), sia a causa di perplessità legate al percorso; alcuni infatti si sono chiesti: "Perché fare un percorso così lungo per arrivare a scrivere il Progetto Educativo della Società?"; e ancora arroccamenti del tipo: "Ma non è chiaro dove vogliamo arrivare con tutti questi incontri; per me è un lavoro inutile."8 Inoltre faceva paura l'ipotesi di confronto con i genitori sull'aspetto educativo; tutto questo si è concretizzato anche in alcuni atteggiamenti delegittimanti nei confronti degli educatori. Anche da parte degli educatori c’era la non conoscenza (e quindi la sottovalutazione) di alcuni tempi legati agli spazi delle gare ed allenamenti, ai tempi legati alle fasi del percorso (in particolare alla fase di scrittura partecipata). La partenza delle fasi di emersione e di confronto ha stemperato progressivamente i timori e i deficit informativi. 8

"Il verso in cui andare non può essere deciso a priori, non si può sapere in antecedenza qual è l'esito della ricerca-azione, proprio perché di mezzo c'è un atto di produzione di inediti significati che aprono a una diversa lettura dei problemi e delle contraddizioni", in Floris F., Dalla progettazione dialogica alla ricercaazione, in "Animazione Sociale", 5, 2001

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il tuffo dal trampolino… (la fase di emersione e di confronto)

A partire dalle domande: "Come affrontare il tema della problematiche educative? Come trasformare i dati in informazioni per poi identificare e ri-definire i problemi? Chi mettere a confronto?" si è impostata la fase di emersione: abbiamo chiesto ai componenti di ogni gruppo omogeneo (dirigenti, allenatori, genitori, atleti) di esprimere il proprio vissuto, i punti di forza e i punti limite rispetto alla dimensione educativa nella Società. In particolare per i gruppi di genitori e di atleti si è lavorato in più sessioni, prima invitando tutti, poi scegliendo dei rappresentanti che portassero i contenuti emersi alla fase di confronto. La metodologia adottata partiva da una domanda stimolo che permettesse prima l’espressione individuale anonima, poi la raccolta ed il confronto in gruppo attraverso un cartellone. I dati raccolti sono stati successivamente interpretati e trasformati in informazioni utili dagli stessi soggetti. Per far questo abbiamo rielaborato i dati per rendere visibili i risultati, ad esempio mediante l’incrocio tra variabili e la triangolazione tra le percezione dei vari soggetti. L’elaborazione non ha visto nessuna azione di analisi dei dati per lasciare ai soggetti la responsabilità di interpretarli; il lavoro si è limitato ad organizzare i dati in modo da facilitare l’analisi ed il confronto su questi da parte dei soggetti coinvolti nel percorso. La fase di emersione si è conclusa individuando gruppo per gruppo i nodi aperti (in riferimento alla dimensione educativa) sui quali confrontarsi con gli altri gruppi. E' importante sottolineare alcuni nodi aperti emersi nei gruppi omogenei: 

Nel gruppo di dirigenti emerge forte il sentimento di responsabilità globale della comunità-piscina e anche della relazione con la comunità-territorio; in particolare il nodo "come individuare una linea educativa comune tra Società, genitori e allenatori?" e "come migliorare la relazione tra famiglia, scuola e società sportiva?". Emerge inoltre l'attenzione a come aiutare gli allenatori ad acquisire sia competenze tecnico-sportive sia competenze relazionali, educative e di gestione dei gruppi.

L'attenzione degli atleti si è focalizzata sulla relazione allenatore-atleta: il dialogo, l'ascolto, la gestione delle regole, la relazione di fiducia reciproca, la dimensione della competitività sono i principali nodi emersi.

La relazione allenatore-atleta è l'ambito prioritario nel quale si concentrano i nodi individuati anche dal gruppo degli allenatori: innanzitutto le condizioni tecniche e ambientali perché sia possibile attuare una relazione educativa (ad esempio il numero di ragazzi per gruppo-squadra); le potenzialità e i pericoli dello sport agonistico (le

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polarità che necessariamente co-esistono in dimensioni quali la competitività, il risultato, la ricerca del limite, l'aver fiducia nelle proprie capacità/possibilità). Ma emerge anche una attenzione al rapporto con i genitori (e con la scuola): come migliorare lo scambio di informazioni? come individuare una direzione educativa unitaria? 

Allo stesso modo i genitori fanno emergere preoccupazioni legate sia alla crescita dei propri figli ("l'agonismo a che condizioni è educativo? Quando c'è un reale ascolto del ragazzo e delle problematiche legate all'età adolescenziale?"), sia all'ambito più ampio della Società sportiva (rapporto con gli allenatori, problemi di comunicazione con la Società) e della comunità territoriale (viene sottolineata particolarmente l'esigenza di poter armonizzare i tempi della scuola con i tempi dello sport).

I nodi emersi sono stati l'oggetto di discussione della fase di confronto che ha visto coinvolti, in un primo incontro, i rappresentanti dei genitori con gli allenatori, e, di seguito, tutti i 4 gruppi omogenei. La scelta di avere un primo incontro di confronto solo per genitori ed allenatori è legata al fatto che i due gruppi sembravano in posizioni molto lontane, pur essendo le persone che hanno le relazioni dirette e quotidiane con i ragazzi; nella fase di emersione, infatti, su alcune questioni educative risultavano avere delle posizioni diverse, a volte antagoniste. La fase di confronto non ha portato alla scelta di alcune priorità sulle quali investire, ma alla condivisione e riconoscimento di alcune “questioni aperte trasversali” da affrontare e di alcune linee educative da mettere in luce nella scrittura del Progetto Educativo della Società. In questa fase di confronto in primo luogo si è registrato un superamento delle difficoltà emerse nel gruppo allenatori nella precedente fase; il confronto sanguigno, ma rispettoso con i genitori è stato quasi liberatorio per entrambi i gruppi di attori; probabilmente si sono superati molti pregiudizi, non-detti, fantasmi che aleggiavano. Il cambiamento progressivo di atteggiamento degli allenatori è stato fondamentale per la continuazione e la riuscita del percorso; è stata riconosciuta la funzione positiva (di sostegno, mediazione, consulenza) delle figure operative esterne e c'è stato un loro forte contributo nella fase di elaborazione del Progetto Educativo. Una difficoltà totalmente inaspettata si è verificata con il gruppo dei rappresentanti degli atleti i quali, nell'incontro successivo alla fase di emersione con tutti gli atleti disponibili, non hanno riconosciuto, ma anzi negato, le istanze "negative" espresse dai loro compagni; sembrava volessero minimizzare, se non azzerare, qualsiasi perplessità emersa nella relazione

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con gli allenatori e nella gestione/imposizione delle regole. Solo una metacomunicazione su ciò che stava succedendo e la conseguente condivisione del fatto che sottolineare dei disagi non significava giudicare o condannare alcuna persona/allenatore, ha lentamente portato alla legittimazione e ad una "taratura" del disagio sentito; l'espressione equilibrata di questo disagio nell'incontro di confronto con gli altri gruppi ha confermato il micro-cambiamento. Alcune resistenze espresse dai genitori erano invece legate alla paura di piccole ritorsioni sui figli in sede di allenamento; uno-due genitori hanno probabilmente abbandonato il percorso per questo motivo. La fase di confronto ha stemperato questi timori e ha infuso fiducia nella necessità/possibilità di esprimere le proprie perplessità, i propri punti di vista, condiverli con quelli degli altri, trovare strade comuni in un clima di fiducia e di coresponsabilità, pur nella diversità dei ruoli e dei compiti. La nostra sensazione è che sempre meno le persone abbiano ambiti comuni/comunitari di interesse e che questo disabitui ad un confronto dialettico e sereno sui problemi. Uno dei risultati di questo processo (al di là della scrittura del Progetto Educativo) è stata sicuramente la possibilità offerta dalla Società (e accolta da molti) di confrontarsi insieme sui problemi e sulle prospettive educative, promuovendo così partecipazione, soggettività sociale, cittadinanza attiva.

la preparazione atletica... (fase di formazione)

A questo punto, individuate le "questioni aperte trasversali", ci sembrava importante collocare quanto emerso in un "quadro educativo" condiviso, anche in vista della scrittura del Progetto Educativo. Un gruppo di quindici rappresentanti di tutti gli attori9 ha svolto perciò un breve percorso formativo (3 incontri) sui temi della progettazione in ambito educativo e della relazione educativa in ambito sportivo agonistico. Questi incontri hanno avuto innanzitutto la funzione di: 

Relazionare le questioni trasversali emerse con alcuni temi di fondazione e prospettiva educativi (la comunicazione allenatore-atleta, la relazione educativa, la gestione del potere, i valori espressi dall'attività sportiva, ecc.)

Acquisire alcune competenze-base per la costruzione di un progetto educativo

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Da questo momento fino alla fase di restituzione si è deciso di non fare partecipare gli atleti; ci è sembrato fondamentale garantire il loro contributo fino a questo momento (e nella fase finale) del processo. La fase di formazione, di elaborazione e di scrittura del Progetto Educativo è compito di chi ha necessariamente una intenzionalità e una responsabilità educative; questa scelta ci pare garantisca l'asimmetria della relazione educativa pur nella reciprocità di tale relazione. (Cfr. Bertolini P., L'esistere pedagogico, La Nuova Italia, Firenze 1988)

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Produrre una traccia-guida che fungesse da impostazione per la scrittura del Progetto Educativo

Non ci sono state difficoltà particolari in questa fase, se non quella di passare da una fase di emersione/confronto ad una di elaborazione/produzione; tradurre le idee in progetto, in azione è compito che richiede la necessaria pazienza e il necessario allenamento.

nuove forme di allenamento… (fase di scrittura/produzione del Progetto Educativo)

Dal gruppo di rappresentanti che hanno partecipato alla fase formativa è nato un ulteriore gruppo ristretto di 5 persone (un dirigente, due allenatori, due genitori) che con gli educatori ha scremato, elaborato, sistematizzato quanto emerso nella scrittura del Progetto Educativo. Il documento scritto consta di una quarantina di pagine così suddivise: 

Un'introduzione sostanziosa nella quale si sono messe in luce la storia del percorso e gli attori in gioco, le finalità del Progetto Educativo, l'idea condivisa di educazione che è emersa in quest'anno di lavoro, alcuni valori educativi intrinseci all'attività sportiva (l'espressione globale della persona, la valorizzazione dell'aspetto ludico della vita, l'educazione alla fatica, la competitività come strumento di conoscenza di se stessi e degli altri e non come strumento di sopraffazione, l'incontro con l'altro come dimensione necessaria alla costruzione dell'identità, l'impiego sano del tempo libero), il senso della costruzione di un progetto educativo e il suo significato comunitario.

Le aree tematiche individuate nel percorso; per ognuna di esse si sono individuati obiettivi da raggiungere e azioni da attivare. Le aree tematiche individuate sono il frutto dell'elaborazione svolta nelle fasi formativa e di scrittura/produzione sulla scorta delle questioni aperte trasversali emerse dalle fasi di emersione e di confronto. Le tre aree individuate sono: 1. La comunicazione all'interno della società. Quest'area è stata suddivisa in ulteriori tre blocchi di lavoro: a) la comunicazione nella relazione allenatore-atleta, b) l'importanza di un corretto scambio delle informazioni, c) la comunicazione come modalità che aiuta lo sviluppo di una direzione educativa unitaria. 2. L'educazione in ambito agonistico 3. La relazione famiglia/scuola/società sportiva

Una sezione dedicata alla valutazione. Alla fine del "primo giro" di ricerca-azione (e non solo) è necessaria un'azione di valutazione utile a ritarare il Progetto Educativo e le sue azioni durante l'avvio e lo sviluppo. L'idea è quella di un controllo partecipato in un'ottica

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di empowerment individuale e collettivo così da rispondere insieme alla domanda "dove stiamo andando?". Si è costituito così un nuovo soggetto collettivo denominato "gruppo di valutazione" composto da rappresentanze di tutti gli attori coinvolti (con il sostegno degli educatori del PG) che si fa garante dell'attuazione del Progetto Educativo e valuta passo-passo che scelte fare alla luce di difficoltà, risorse e nuovi sviluppi.

i tempi parziali… (fase di restituzione)

La prima bozza progettuale è stata di seguito consegnata a tutti i dirigenti, allenatori e rappresentanti di atleti e genitori (cioè agli attori coinvolti nella fase di confronto). Dopo una settimana è stato svolto un primo incontro assembleare con l'obiettivo di restituzione della bozza progettuale e di una sua taratura in via definitiva. Sono state accolte obiezioni e suggerimenti e, dopo un ulteriore incontro del gruppo di scrittura/produzione, la Società ha dato alle stampe il Progetto Educativo. La versione definitiva è stata così oggetto di restituzione e di analisi in un incontro aperto a tutte le persone coinvolte nella vita della Società (180 partecipanti). Il Progetto Educativo è stato consegnato a tutte le famiglie degli atleti impegnati nel settore agonistico.

inizio o fine della gara… (fase di attuazione e di valutazione)

A settembre 2003 inizierà il lavoro del "gruppo di valutazione" sulla base di quanto scritto in maniera partecipata nel Progetto Educativo. Il suo compito è monitorare e valutare l'attuazione delle azioni previste in ogni area tematica e il raggiungimento dei risultati attesi. Ci sono aspettative e timori per il nuovo percorso che si apre; in genere il desiderio è che i processi (di qualunque natura essi siano) facciano tacere domande, problemi, paure interpretando questo come risultato efficace del lavoro svolto. Il processo di ricerca-azione, come qualsiasi processo di cambiamento e di crescita (personale, familiare, gruppale, comunitario), assieme ad alcune risposte fa sorgere (per fortuna) ulteriori e più approfondite domande. Anche nel percorso delle Associazioni sportive Nuoto Veneto Banca e Montenuoto si percepisce un senso di forte soddisfazione per tutto il lavoro svolto e, solo in un'apparente ambivalenza, un timore nel riuscire a continuare ciò che si è fondato, ad attuare ciò che si è desiderato.

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le medaglie… (i risultati) In sintesi riprendiamo alcuni dei principali risultati raggiunti, consapevoli che è difficile leggere in maniera definitiva e schematica tutto ciò che si è mosso in un anno di lavoro. Innanzitutto la scrittura del Progetto Educativo; nessuno di noi aveva chiara, all'inizio, l'idea di cosa e come avremmo scritto questo progetto; avere in mano un "prodotto" concreto del lavoro svolto rende palpabile il risultato, lo rende oggetto di memoria, stimolo per le relazioni future. Ma soprattutto è importante il fatto che questo documento è frutto di un lavoro collettivo. Un ulteriore risultato è il numero di persone che, pur con differenti ruoli, compiti e impegni, hanno partecipato al percorso: 600 presenze attive sono un segno difficilmente cancellabile nella vita della Società (e della comunità in cui è inserita). La costituzione di un nuovo soggetto collettivo ("gruppo di valutazione") garantisce che questo "primo giro" di ricerca-azione non termini qui, che le nuove domande suscitate non cadano nel nulla. Ciò certamente comporterà nuovo impegno, ma anche nuova consapevolezza, nuove progettualità, relazioni più fondate e vitalizzanti. Un'ultima considerazione in merito ai risultati, pur difficilmente misurabile, riguarda la pregnanza della emersione, confronto, condivisione e definizione sui temi dell'educazione; ci sembra che quanto è successo innanzitutto confermi la grande quantità e qualità di risorse educative che ognuno di noi possiede (sia esso dirigente, allenatore, genitore, educatore); ma allo stesso tempo, perché questa adultità generativa si esprima e fecondi le nostre comunità, sono necessari processi di contaminazione, di approfondimento, di continua messa in discussione, di relazione, di impegno, di messa in gioco.

altre nuotate… (prospettive) Ci attende, con buona probabilità, un nuovo "giro" di ricerca-azione, una nuova "azione per conoscere". Tre ci sembrano gli ambiti forti di orientamento sui quali probabilmente si continuerà a lavorare in maniera prioritaria: la qualificazione educativa degli allenatori, la nuova presenza dei genitori nella Società, la relazione con la scuola. Per quanto riguarda la prima è chiaramente emersa una particolare attenzione educativa da parte degli allenatori e la necessità/volontà che questa qualifichi la dimensione agonistica. Non abbiamo dato una risposta chiara alla domanda Educazione e sport agonistico: quale relazione?, ma alla fine di questa fase del percorso probabilmente nessuno mette in dubbio che questa

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relazione esista e sia suscettibile di qualificazione; gli allenatori in primis hanno fortemente sostenuto la necessaria unità tra crescita tecnico-sportiva e crescita della persona. Per quanto riguarda i genitori è stata l'occasione per esprimere la loro disponibilità/volontà ad essere partecipanti attivi, pur con discrezione, nella vita dei loro figli e quindi anche nelle organizzazioni che li vedono coinvolti; al di là delle letture correnti che vedono la famiglia sempre più privatizzata e a margine della vita delle comunità, ci sembra che puntare su processi che stimolino una reale partecipazione attiva dia anche alle famiglie la sensazione di poter contare. Da un'iniziale sensazione di "stretta" tra le esigenze dell'impegno sportivo e dell'impegno scolastico dei figli (con estremi di vissuti intrisi di ansia, vittimismo, impotenza) si è passati a relazionarsi con un gruppo di genitori fiduciosi di poter incidere su questa rete di relazioni, consapevoli di essere attori significativi di questa rete e non solo solo soggetti passivi (o al massimo rivendicativi). Da questo punto di vista la finestra sulla scuola sarà un ambito strategico sul quale puntare; una domanda che già più di qualche volta è stata espressa si potrebbe sintetizzare così: "E' possibile ipotizzare un percorso tra società sportiva, famiglie e, almeno inizialmente, un Istituto superiore di Montebelluna per coordinare e armonizzare informazioni, relazioni al fine di rendere vivibile e il più possibile serena la crescita sportiva, scolastica e umana dei nostri atleti/studenti/figli?". E' tempo di tuffarsi ancora in piscina.

Andrea Pozzobon - educatore e formatoreesperto in politiche giovanili, familiari e di comunità - e-mail: neadani@tiscalinet.it Lucia di Palma - educatrice - operatrice in progetti di sviluppo di comunità e-mail: dilusia@tiscalinet.it Stefania Visentin- educatrice - operatrice in progetti di sviluppo di comunità Progetto Giovani e di Comunità del Comune di Montebelluna (TV) Tel. 0423.23001 - e-mail: centrogmb@libero.it Coop.Soc. Il Sestante (TV) Tel.0422.260188 - e-mail: sestant@tin.it

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