Genitori, da oggetti a soggetti di formazione

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8. Genitori, da “oggetti” a “soggetti” della formazione: un’esperienza nel comune di Trevignano di Silvia Marton e Oscar Durante

Trevignano, dal punto di vista geografico, è compresa fra il Montello, il fiume Piave e la città di Treviso. Il comune ha una popolazione di 9500 abitanti e copre una superficie di circa 26 kmq. È diviso in quattro frazioni: Trevignano, Falzè, Musano e Signoressa. Sono presenti quattro scuole elementari, una per ogni frazione, e una scuola media che conta circa 300 ragazzi. Non sono presenti, invece, scuole superiori. Dal 1998 è operativo il Progetto Giovani comunale, ora Progetto Giovani e di Comunità, che condivide gli spazi anche del servizio Informagiovani, nato nello stesso anno. La collaborazione tra Scuola Media e Progetto Giovani inizia nell’anno scolastico 1999/2000 con il progetto formativo “Io e l’altro”. Nell’anno scolastico 2002/2003, grazie al finanziamento della legge 285/97, per due anni viene realizzato il percorso preventivo/formativo EmoSS. Junior (Emozioni a Scuola e in Strada) nelle scuole medie dei 6 comuni dell’ex distretto sanitario n°3 di Montebelluna; nel Comune di Trevignano vengono realizzati cinque percorsi in cinque classi diverse. Il progetto EmoSS Junior mira a coinvolgere principalmente i ragazzi delle classi 2^ e 3^ media, gli insegnanti e i genitori degli stessi. L’idea di prevenzione alla base del progetto è fondata su alcuni presupposti di base: • un progetto preventivo è, innanzitutto, un progetto educativo, ritenendo insufficiente il fornire esclusivamente informazioni per attuare un’azione preventiva; • un progetto educativo non è tale se non è comunitario, sottolineando quanto siano importanti gli aspetti della sistemicità e della socialità nella realizzazione di un progetto. EmoSS Junior è un progetto di prevenzione del disagio attraverso la promozione di alcuni fattori protettivi della persona (in particolare l’intelligenza emotiva). Le attività che i formatori propongono agli studenti sono delle opportunità per riflettere sulle proprie potenzialità, sui propri cambiamenti, sui vissuti e sul proprio mondo emotivo; in particolare attraverso l’ascolto le e159


mozioni che si vivono, nel dare loro un nome, nel gestirle soprattutto nell’ambito delle relazioni più significative (famiglia, scuola, gruppo di pari, ecc.). Fra le finalità del progetto vi è anche quella di stimolare una maggiore connessione tra le figure educanti all’interno della comunità scuola (tra insegnanti, tra genitori e insegnanti) e tra le figure educanti della comunità territoriale (scuola, famiglia, associazioni sportive, parrocchie, Progetti Giovani comunali, associazioni) al fine di condividere una direzione educativa unitaria. Fig. 1 - Connessione scuola territorio

COMUNITÀ SCUOLA

AZIONI EDUCATIVE UNITARIE

FAMIGLIA E COMUNITÀ TERRITORIALE

Concretamente il percorso EmoSS Junior è strutturato in 5 incontri di 2 ore ciascuno, di solito a cadenza settimanale, ai quali partecipa un insegnante coinvolto nella progettazione, realizzazione e valutazione del percorso. Con i genitori degli studenti coinvolti nel progetto sono previsti un incontro iniziale ed uno finale al fine di informare, confrontarsi e condividere il lavoro fatto con i loro figli. Durante le serate, mediante semplici tecniche animative, si offre l’opportunità ai genitori di sperimentarsi in attività similari a quelle proposte in classe. Partendo dai contenuti che emergono dai genitori e collegandoli all’esperienza dei loro figli, si sviluppano alcuni temi-chiave quali la ricerca di autonomia, lo sviluppo dell’autostima, la relazione educativa con i figli preadolescenti. Nel corso dell’incontro si dà inoltre lo spazio ai genitori per prendersi cura di sé, delle proprie paure, delle soddisfazioni e delle fatiche che comporta essere genitori di figli preadolescenti. È da questi incontri formativi con i genitori che nasce il progetto di partecipazione oggetto di questo articolo. 160


1. La costruzione di una partnership promozionale Nel corso del 2003/2004 il progetto EmoSS Junior ha coinvolto nell’Istituto Comprensivo di Trevignano cinque classi: quattro terze e una seconda. Presto si intuisce la possibilità di attuare una feconda connessione tra la Comunità-Scuola e la Comunità Territoriale e di passare quindi da un progetto di prevenzione rivolto ai ragazzi della scuola media inferiore all’attivazione di un processo allargato alla comunità. Emerge, infatti, in modo costante da parte dei genitori presenti alle riunioni serali il loro desiderio di: • ritrovarsi per parlare e confrontarsi con altri genitori o figure di riferimento rispetto a tematiche riguardanti la genitorialità; • approfondire i temi dell’intervento educativo ed ampliare il bagaglio di strumenti in loro possesso; • rimettersi in gioco come genitori che sono attivi e riflettono; discutere e cercare nuove strade per essere efficaci nella relazione coi loro figli; • affrontare queste tematiche in una modalità che sia fruibile ad un largo target di genitori, non troppo impegnativa in termini di tempo e di energia (bassa soglia di accesso). Come coppia di operatori ci siamo interrogati sul peso delle istanze portate dai genitori ed abbiamo valutato come porci rispetto ad esse. Il confronto su quanto percepito come bisogno da parte dei genitori degli alunni della scuola media si è allargato così in sede di equipe operativa del Progetto Giovani e all’interno dell’équipe integrata (operatori, assessore e tecnico comunale). Dopo aver individuato le risorse e le proposte già presenti nel territorio e dopo aver verificato con i genitori la non corrispondenza al desiderio dell’accesso a bassa soglia, i genitori hanno deciso di attivare un processo con il sostegno degli operatori del Progetto Giovani. In prima battuta è stato importante verificare se l’ipotesi generativa sia una specificità espressa solamente dai genitori incontrati (interesse), oppure se si tratti effettivamente di un bisogno sentito più diffusamente. Solo conseguentemente ci si sarebbe attivati per costruire una risposta ad un bisogno sentito. L’equipe operativa ha condiviso questa istanza con gli altri attori coinvolti nel progetto: il dirigente scolastico, l’insegnante referente dell’Istituto comprensivo. In questo tavolo di lavoro si è ipotizzato di coinvolgere anche altri genitori per verificare l’ipotesi generativa, in particolare i genitori rappresentanti di classe. Si è organizzata perciò un’assemblea dei genitori nella quale, presenti 37 genitori, attraverso alcuni brevi focus group, sono emersi i principali bisogni formativi; nel ritorno in plenaria, dopo una fase di socializzazione, i genitori hanno priorizzato i bisogni formativi e abbozzato temi, tempi e modalità di un ipotetico percorso formativo. Nella fase conclusiva dell’assemblea è stata 161


chiesta ai genitori la disponibilità a far parte di un gruppo di lavoro che gestisse l’avvio della fase di attivazione del percorso. Si è così costituito il gruppo di lavoro (5 famiglie) e molti dei genitori che non hanno aderito hanno chiesto di essere informati sulla continuazione dei lavori. 2. Attivazione I genitori del gruppo di lavoro non si conoscono tra loro; è necessaria perciò una fase di conoscenza reciproca tra genitori, tra genitori e operatori, tra gruppo e l’Amministrazione comunale che promuove il progetto. Non è facile inizialmente superare la cultura della delega per cui i genitori si sentono comunque fruitori di un servizio e non soggetti attivi in grado di attivare nella comunità dei processi partecipativi, pur sostenuti dall’Ente locale in un’ottica di sussidiarietà promozionale. La costruzione di un nuovo soggetto collettivo richiede tempo, relazioni, obiettivi comuni, modalità di interazione e di integrazione adeguate. Un indicatore di cambiamento diventa evidente quando un genitore del gruppo porta una proposta di lavoro (esito di una semplice ricerca nel territorio provinciale di proposte formative e disponibilità di esperti) e su tale proposta il gruppo comincia a progettare a grandi linee il percorso formativo. Si procede ad incontrare la formatrice individuata al fine di co-costruire il progetto (definizione dei temi, metodologia utilizzata, tempi). Da un semplice momento di evaluation con il gruppo di lavoro emerge un alto grado di soddisfazione per le decisioni prese e per il processo fin qui realizzato. Un indicatore importante è anche la costanza nella presenza alle riunioni e il grado di partecipazione e condivisione del progetto. 3. Attivazione degli incontri formativi Ulteriore indicatore è la forte attivazione che il gruppo ha dimostrato nella fase di promozione e di pubblicizzazione degli incontri sia attraverso la rete mediatica e informativa solita (volantinaggio, lettera del direttore didattico, articoli sui giornali) sia attraverso la rete relazionale tra famiglie. Dopo il primo incontro formativo (che ha visto la presenza di circa 25 genitori) il gruppo di lavoro si è incontrato per un primo monitoraggio del percorso. È emersa una soddisfazione molto alta in riferimento alla metodologia utilizzata dalla formatrice, del suo modo di coinvolgere i partecipanti attraverso piccole tecniche animative e dell’ampio spazio lasciato al confronto di gruppo. Grossa delusione, invece, è derivata dal numero di partecipanti all’incontro: i genitori del gruppo, infatti, si aspettavano una cifra doppia di presenze. A partire da questo sentimento di delusione si è sviluppato un confronto tra i genitori e noi operatori che abbiamo riportato, invece, sia la nostra 162


soddisfazione per il numero di genitori, sia quella della formatrice che ha espresso la valenza importante di lavorare con un numero di genitori tale da permettere il confronto di esperienze e l’apporto formativo. Il confronto ha rincuorato il gruppo e immesso nuova energia per il proseguo del percorso. Negli ulteriori incontri di verifica permane la soddisfazione per come sono condotti gli incontri, ma nonostante ciò il numero dei partecipanti diminuisce (con la conseguente delusione del gruppo). Il risultato di gradimento da parte dei genitori che hanno partecipato al percorso è positivo. Si cercano, però, feedback da altri genitori, dal territorio, con i tecnici e i politici del Comune per dare significato alla bassa presenza e quindi per ipotizzare azioni di taratura in fase di ri-progettazione. Emerge, tra le altre, più di qualche segnalazione sull’informazione che è circolata poco, probabilmente poco sostenuta da una rete relazionale familiare un po’ sfilacciata. D’altra parte si rileva il fatto che le stesse persone che hanno segnalato la cosa si sono fatte carico di sviluppare il circolo informativo, segno di un interesse e di un’attivazione legati più ad una dimensione di partecipazione che non ad una semplice azione di coinvolgimento. 4. Conclusioni Il gruppo, in connessione con la scuola media e con l’Amministrazione comunale, ha svolto una seria valutazione cercando sia di analizzare gli elementi deficitari del percorso (basso numero di presenze) sia le potenzialità da sviluppare (soddisfazione e suggerimenti fattivi dei partecipanti). Il processo attuato è stato percepito dal gruppo di lavoro come un passo importante per passare dal semplice coinvolgimento dei genitori ad una loro partecipazione attiva. Un dato significativo che emerge è la disponibilità di altri genitori a far parte del gruppo di lavoro. Tutti i membri del gruppo, inoltre, confermano il loro desiderio di continuare a progettare azioni che abbiano una valenza comunitaria in un’ottica progressiva di sviluppo della dimensione sociale e educativa della famiglia.

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