Una ricerca-azione per la promozione della soggettività sociale della famiglia

Page 1

Pubblicato nel n°1/2007 della Rivista semestrale Psicologia di Comunità edita da FrancoAngeli.

Una ricerca-azione per la promozione della soggettività sociale della famiglia di Andrea Pozzobon e Margherita Michelon “La società è tranquilla, non perché abbia la coscienza della sua forza e del suo benessere, ma perché si sente debole e inferma; essa teme di morire facendo uno sforzo: ognuno sente il male, ma nessuno ha l’energia e il coraggio necessari per cercare il meglio; vi sono desideri, rimpianti, dolori e gioie che non producono nulla di visibile e duraturo, simili alle passioni dei vecchi che finiscono nell’impotenza.” (Alexis de Tocqueville, La democrazia in America, 1835)

1. Introduzione L’esperienza di ricerca-azione di seguito proposta nasce nel 2004 a partire dal confronto tra politici e tecnici dell’amministrazione comunale di Montebelluna1 e i tecnici della cooperativa Il Sestante di Treviso. Abbiamo riflettuto insieme sul fatto che spesso la famiglia è oggetto di attenzione da parte dei servizi quando presenta situazioni patologiche (incapacità educative, violenza tra i generi e le generazioni, malattia mentale, tossicodipendenza) e/o deboli (povertà, situazioni di non autosufficienza, anziani soli, handicap). Ci si è chiesti se fosse possibile lavorare con la normalità della famiglia, superando una logica di deficit model e promuovendo una prospettiva di empowerment model; se fosse possibile promuovere delle azioni di politica familiare volte a superare la frammentazione, la privatizzazione della famiglia, promuovendola in quanto rete primaria di relazioni, bene relazionale in sé, per i suoi membri e per la comunità; se fosse possibile ancora lavorare con le famiglie per promuovere una cultura della relazione, dei legami, superando logiche che vedano le

Educatore professionale, esperto in politiche giovanili, familiari e di comunità. Consigliere di Amministrazione de Il Sestante coop. soc. Docente a contratto di Pedagogia Sociale presso la sede universitaria SISF (Mestre-Ve) aggregata all’Università Salesiana di Roma.  Psicologa e psicoterapeuta clinica e della famiglia. Formatrice, coordinatrice e operatrice in progetti di ricerca azione con le famiglie. 1 Montebelluna è un comune di circa 30.000 abitanti in provincia di Treviso

1


relazioni familiari (e conseguentemente tutte le relazioni) esclusivamente funzionali ad una ipotetica autorealizzazione degli individui2. L’ipotesi di lavoro che è nata da tali domande metaprogettuali si è orientata verso un percorso di ricerca-azione con le famiglie al fine di promuovere la partecipazione attiva delle famiglie stesse nella costruzione delle politiche familiari della propria comunità locale in un’ottica di sussidiarietà promozionale. Ciò significa considerare le famiglie come risorse in grado di attivarsi, di co-attivarsi e di attivarsi-per altre famiglie e la comunità, di associarsi con altre famiglie per promuovere una solidarietà sociale su base familiare.

2. Fasi della ricerca-azione La ricerca-azione si caratterizza in particolare per una relazione circolare tra apprendimento e cambiamento (Lewin 1976), tra riflessione e azione (Amerio 2000), tra ricercatori-operatori e soggetti-destinatari (Branca-Colombo 2003a), tra processo e prodotto, tra passato, presente e futuro. Il modello di ricerca-azione utilizzato è rappresentabile perciò con una spirale conica (figura 1) nella cui traiettoria crescente abbiamo indicato l’azione per conoscere, nella quale i ricercatori e le famiglie hanno fatto emergere e identificato i principali ostacoli al raggiungimento del ben-essere della famiglia a Montebelluna; l’azione per progettare, nella quale le famiglie hanno ipotizzato e vagliato i possibili scenari di intervento; l’azione per cambiare in cui si sono attivate le azioni volte a rimuovere gli ostacoli individuati. Nelle ellissi abbiamo indicato le singole tappe del macroprocesso (contrattazione, gate keepers, gruppi focus, assemblea con metodo Philips, 2

Si veda ad esempio l’articolo “Ma l’obiettivo è che ognuno possa realizzarsi” di Maurizio Mori apparso su Reset 96/2006 in cui si afferma: “La famiglia è data dalla convivenza di due o più individui che attraverso speciali relazioni cercano la propria autorealizzazione. In questo senso, la famiglia è “strumentale” all’autorealizzazione dei componenti della famiglia stessa, e non viceversa, per cui è bene che un tipo di famiglia entri in crisi quando non soddisfa più il proprio scopo, …”. Veramente la famiglia è solo strumentale/funzionale all’autorealizzazione degli individui che la compongono? Ha senso perciò occuparsi dello sviluppo della soggettività della famiglia se essa è intesa solo come strumento? C’è una relazione, oltre alla relazione intrafamiliare, tra famiglia e comunità che vale la pena promuovere? E’ possibile attivare concrete politiche volte allo sviluppo della partecipazione, della cittadinanza, della comunità considerando solo strumentali le “relazioni intermedie” (in primo luogo la famiglia, ma anche i gruppi, le associazioni, i partiti, ecc.) tra individuo e istituzioni? In proposito Donati sostiene che “una politica sociale deve trovare mezzi più specifici per ogni situazione, abbandonando la generalizzazione per categorie sociali, rivolgendosi non agli individui come atomi sociali, ma alle loro relazioni sociali. La nuova frontiera non sta nel riconoscere sempre più numerosi diritti individuali che finiscono per categorizzare (labelling) i bisogni e stigmatizzare le persone, quanto nel promuovere beni comuni intesi come beni relazionali. Beni relazionali indivisibili che possono essere fruiti e prodotti solo insieme, da tutti coloro che li condividono. Essi non esistono separatamente dai soggetti che li vivono. L’approccio integrato alla salute significa un approccio olistico alla salute di persone e gruppi sociali.” (Donati 1998)

2


attivazione dei gruppi di lavoro, convegno, implementazione delle azioni) nominate, per favorire la leggibilità, a volte con la tipologia di attività, altre volte con lo strumento utilizzato. Nei rettangoli sulla destra sono indicate le dimensioni organizzative che si sono strutturate (gruppo promotore, gruppo di coordinamento, assemblea dei gruppi di famiglie) in relazione ai singoli gruppi di famiglie. L’evaluation è dimensione che si attua lungo tutto il processo (cfr. § 4).

FIGURA 1

3


4


2.1 Contrattazione La fase di contrattazione ha avuto l’obiettivo di verificare se ci fossero le condizioni per attivare un processo di ricerca-azione con le famiglie. La volontà di favorire la partecipazione dei cittadini alla vita della comunità è generalmente presente nelle intenzioni degli amministratori; non altrettanto sviluppata, ad esempio, è l’idea che i cittadini (e le famiglie, nel nostro caso) oltre che di bisogni, siano portatori di capacità da mettere a disposizione della comunità per contribuire, insieme con le amministrazioni pubbliche, al bene comune. Pertanto non è insolito che un processo di ricerca-azione, senza un’adeguata contrattazione (con l’amministrazione e con le famiglie), si fermi dopo la fase di emersione dei bisogni/problemi poiché risente di un paradigma culturale secondo il quale sia gli amministratori sia le famiglie ritengono che il ruolo dei cittadini si fermi qui e da qui inizi il ruolo dell’ente locale che dovrebbe dare risposta ai bisogni e risolvere i problemi. E’ da verificare, in sostanza, la reale intenzione di sviluppare politiche basate sul principio di sussidiarietà, rendendo esplicito il fatto che passare dalla bipolarità amministratori-amministrati (nella quale il cittadino è utente, assistito, cliente) alla dimensione della co-amministrazione (nella quale i cittadini e le famiglie, in rete tra loro, diventano partecipi attivi nella emersione/definizione del problema, nella progettazione, nella realizzazione e nella valutazione delle azioni) implica necessariamente una destrutturazione e un disorientamento nella relazione attuale tra amministratori e cittadini.3 Nel paradigma tradizionale amministratori-amministrati e in quello dell’amministrazione condivisa sono presenti gli stessi soggetti, ma cambia la loro relazione: da un rapporto tra ente locale e cittadini di tipo verticale, bipolare, gerarchico ed unidirezionale ad uno orizzontale, multipolare, paritario e circolare (Arena 2006). La necessità è di contrattare la disponibilità delle parti a mettersi in gioco, di scommettere insieme sulla possibilità che, attraverso un processo progettuale e relazionale corretto, possa svilupparsi quella connessione emotiva tra famiglie che può portare poi all’instaurarsi di relazioni basate sulla fiducia e sulla reciprocità (Zani 2005). Sono tali relazioni che promuovono capitale sociale primario e secondario (Donati 2003). Non basta perciò che 3

E’ da tener presente che la revisione costituzionale del 2001 ha introdotto nella Costituzione il principio di sussidiarietà orizzontale, con la seguente formulazione: “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà.” (art. 118, u.c.). Tale principio è espresso in maniera significativa anche nella legge n. 328/2000. Le modalità attraverso le quali si costruiscono i Piani di Zona indicate da tale legge sono, ad esempio, indicatori del fatto che partecipazione e sussidiarietà restano perlopiù ancora parole scritte.

5


l’amministrazione comunale stanzi risorse adeguate, ma occorre che garantisca la disponibilità di un’intera giunta (e non solo dell’assessore di reparto4) alla prospettiva di un’amministrazione condivisa.5

2.2 Gate keepers Il primo passo della fase di promozione è stato quello di contattare alcune famiglie leader del territorio (“informatori chiave” o gate keepers) al fine di raccogliere le seguenti informazioni: (1) la percezione sulla situazione familiare nel territorio comunale: quali le problematiche, le risorse, la cultura, gli stereotipi, ecc; (2) quale o quali le reti familiari nelle quali la famiglia contattata è coinvolta e quali le altre reti familiari (formali e informali) di cui è a conoscenza; (3) la disponibilità ad attivare un gruppo focus coinvolgendo una piccola rete di famiglie (dalle 8 alle 15 persone); (4) l’indicazione di altre famiglie “sensibili” con le quali fare un incontro interlocutorio al fine di attivare ulteriori gruppi focus. Ci sembra importante sottolineare alcune perplessità emerse nell’arco del percorso da amministratori, tecnici, famiglie: quali sono i criteri che definiscono una famiglia leader? non è arbitrario scegliere alcune famiglie (e non altre) in questa prima fase? E’ rappresentativa delle famiglie della città questa scelta? Non si rischiano di coinvolgere sempre le stesse famiglie già impegnate perché già “sensibili”? La sensazione è che spesso dietro a queste domande si annidi sia un sentimento di “sfiducia appresa” nei confronti di esperienze partecipative, sia un desiderio/necessità di “oggettività” che rischia, se assecondato, di paralizzare qualsiasi percorso di sviluppo di comunità. Sembra a volte che sia più importante svolgere una ricerca dettagliata sui bisogni delle famiglie individualmente considerate (per ottenere magari dei risultati “oggettivi”, ma senza nessuna famiglia attivata in relazione a tali bisogni) che non partire da una definizione relazionale dei bisogni che stimoli la connessione con altre famiglie sia nella definizione dei bisogni stessi, sia nella decisione sulle azioni da progettare e realizzare per soddisfare collettivamente tali bisogni. 4

E’ comunque da segnalare, dopo tre mesi dall’avvio della ricerca-azione, un primo indicatore di cambiamento: l’amministrazione comunale ha deciso di istituire l’assessorato alle politiche familiari dando così una specificità all’azione nei confronti della famiglia. 5 La prospettiva dell’amministrazione condivisa e del principio di sussidiarietà vede nello sviluppo della partecipazione e della cittadinanza attiva sia un processo necessario sia un esito/risultato. Ciò che accade nei processi di ricerca-azione, per quanto circoscritti, succede (o dovrebbe succedere) anche nelle esperienze di bilancio partecipativo e di democrazia deliberativa, pur più ampie in termini numerici. Tale pista di ricerca e di sperimentazione potrebbe essere molto feconda dall’integrazione delle prospettive in proposito della psicologia di comunità, delle scienze politiche, della sociologia relazionale e della pedagogia sociale. (cfr. Bobbio 2002 e Arena 2006; si vedano inoltre www.municipioeuropa.org e www.caffeeuropa.it).

6


Partire dai nominativi di famiglie leader (presenti nella comunità, riconosciute come sensibili) ci ha permesso di avviare una “ruota dell’informazione” che progressivamente ha coinvolto nuove famiglie “portatrici di informazione” fino a che si è ottenuta una “mappatura relazionale” sufficientemente estesa e conclusa nel momento in cui le famiglie segnalate erano ricorrenti. Coinvolgere le famiglie leader (oltre l’obiezione: “partecipano sempre gli stessi”) ci sembra l’unica via per coinvolgere relazionalmente altre famiglie meno “sensibili” o meno “attivabili” in una logica “a palla di neve”. E’ evidente fin dal primo passo del processo la relazione tra passato, presente e futuro; spesso esperienze negative di vita in gruppo o di partecipazione della comunità avute in passato fanno emergere resistenze alla partecipazione (“ma chi lo dice che le famiglie vogliano partecipare?”, “non serve a niente lavorare in gruppo”) e soprattutto diffidenze marcate nei confronti del futuro (Benasayag, Schmit 2004) (“parteciperanno sempre le stesse famiglie”, “quelli che non parteciperanno sono quelli che ne avrebbero più bisogno”, “tanto decideranno sempre gli stessi”, ecc.). Si tratta perciò anche di avere la pazienza di ri-costruire un tessuto sociale, di costruire relazioni di fiducia, per passare progressivamente dalla semplice connessione, alla relazione, ai legami (cfr. Bauman 2004).

2.3 Gruppi focus In 15 serate abbiamo perciò incontrato altrettanti gruppi di famiglie (da un minimo di 4 ad un massimo di 8 famiglie per gruppo); di questi gruppi uno soltanto era espressione di una associazione familiare formale (AFI), altri erano gruppi familiari di area cattolica, la maggioranza erano aggregazioni informali (reti amicali, reti di vicinato). La tipologia delle 83 famiglie coinvolte (133 persone) nei gruppi focus è sufficientemente rappresentativa sia delle diverse fasi del ciclo di vita sia della provenienza territoriale (diverse frazioni comunali). Con le famiglie abbiamo lavorato sul seguente focus: quali sono i principali ostacoli al raggiungimento del ben-essere della famiglia a Montebelluna?, chiedendo loro prima individualmente di esprimersi (fase “in gruppo”), poi di effettuare una prima votazione, un successivo confronto e socializzazione su quanto emerso, infine di decidere insieme i tre ostacoli prioritari (fase “di gruppo”). Ognuno dei 15 gruppi ha perciò individuato 3 ostacoli prioritari (45 complessivi); non c’è lo spazio per riportare le 3 priorità segnalate da ogni gruppo; è sufficiente segnalare le principali aree problematiche: (1) manca un sostegno alla coppia e alla genitorialità; (2) mancano agevolazioni economiche e una politica fiscale a

7


favore della famiglia; (3) è importante realizzare una politica per la casa in chiave familiare; (4) la viabilità cittadina deve essere migliorata per garantire una maggiore sicurezza e qualità della vita a tutte le famiglie; (5) emerge l’esigenza di potenziare i servizi per la prima infanzia. Le famiglie leader hanno attivato con facilità i gruppi. Il passaggio dal semplice coinvolgimento alla partecipazione (e quindi la decisione di continuare a partecipare al processo) avviene nel momento in cui ogni famiglia percepisce che quello che sta facendo con altre famiglie ha un significato per la propria famiglia, per le altre famiglie e per la comunità; attraverso l’esperienza del gruppo focus molte famiglie hanno percepito di poter contare; non è solito avere degli spazi garantiti di espressione, confronto e decisione rispetto ai bisogni/desideri della famiglia.

2.4 Assemblea L’obiettivo dell’Assemblea delle famiglie partecipanti ai gruppi focus è stato quello di scegliere, dai 45 ostacoli emersi nei focus, i 5 ostacoli prioritari e di costituire, attorno ad ognuno di questi, 5 gruppi di lavoro. Hanno partecipato oltre 60 famiglie (95 persone). La metodologia utilizzata (metodo Philips) ha permesso alle famiglie di scegliere le priorità attraverso un processo democratico e di corretto influenzamento reciproco tra i presenti che portasse ad una decisione collettiva, ma non spersonalizzante; nel grande gruppo è infatti importante mantenere alto il senso di appartenenza rispetto alla decisione presa; ciò garantisce il desiderio di continuare a partecipare attivamente al percorso. Abbiamo proceduto presentando ai partecipanti la lista di tutti gli ostacoli al ben-essere priorizzati nei gruppi focus, chiedendo loro di effettuare una prima scelta individuale; successivamente, dopo una “fisarmonica” gruppi – plenaria – gruppi (Branca, Colombo 2003c), la presa di decisione definitiva è stata effettuata (in “acquario”) dai leader scelti da ciascun gruppo. L’assemblea delle famiglie ha portato alla scelta collettiva delle seguenti priorità: (1) problema della viabilità; (2) manca un servizio di supporto psicologico a chi ha un anziano, malato o disabile in casa; (3) manca un servizio di sostegno psicologico alle coppie che vivono un momento di difficoltà e una formazione ai valori nella coppia; (4) manca una politica per la casa in chiave familiare; (5) è forte l’esigenza di sviluppare reti di relazioni familiari, amicali e di vicinato come sostegno alla genitorialità e nelle situazioni di emergenza-bisogno; (6) vanno potenziati i servizi per la prima infanzia; (7) manca un sistema di agevolazioni economiche alla famiglia.

8


Al termine dell’assemblea abbiamo raccolto le adesioni a 7 gruppi di lavoro (uno per ogni situazione-problema priorizzata) ai quali hanno aderito 45 famiglie. L’ipotesi iniziale di scegliere 5 ostacoli prioritari si è trasformata in itinere nella scelta di 7 priorità fatta dai leader in acquario. Il timore a fine serata era che i 7 ostacoli identificati non aggregassero un sufficiente numero di famiglie tale da costituire 7 gruppi di lavoro. Evidentemente il senso di proprietà rispetto agli ostacoli individuati era forte e i gruppi di lavoro si sono costituiti senza particolari difficoltà.6

2.5 Gruppi di lavoro I 7 gruppi di lavoro, formati da famiglie direttamente coinvolte ed interessate alla tematica specifica, si sono costituiti con l’obiettivo di trasformare l’ostacolo specifico in ipotetici scenari d’azione che mirassero a risolvere/superare l’ostacolo stesso. Ogni gruppo si è incontrato 2 o 3 volte interrogandosi (attraverso lo strumento del problem setting) in merito alle cause della situazione-problema e agli effetti da essa prodotti. Partendo dalle cause ogni gruppo ha poi individuato degli scenari d’azione da implementare in collaborazione con l’amministrazione comunale.7

6

I gruppi, come vedremo poi, dopo più di due anni di lavoro dall’Assemblea stanno proseguendo il percorso. Solo il gruppo costituitosi attorno al problema della mancanza di una politica per la casa in chiave familiare ha interrotto quasi subito il suo percorso per la scarsa adesione di famiglie. Due famiglie del gruppo sono perciò confluite nel gruppo che si è occupato delle agevolazioni economiche (che come prima azione si è occupato di detrazioni ICI in chiave familiare). 7 Riportiamo, a titolo di esemplificazione, le ipotesi di azione emerse da parte di due gruppi; in riferimento all’ostacolo “Vanno potenziati i servizi per la prima infanzia” gli scenari possibili d’azione sono stati: (a) Libro informativo sui servizi prima infanzia da consegnare ad ogni famiglia al momento della registrazione del nuovo nato presso l’Ufficio Anagrafe comunale. (b) Baby-sitteraggio: istituire un albo comunale per le baby-sitter, un servizio di baby-sitteraggio con emergenza 24 ore, uno spazio gioco per bambini (centro gioco attrezzato). (c) Tessera annuale per parcheggi agevolati per neo mamme a basso costo, offerta all’Anagrafe comunale al momento della registrazione del nuovo nato. (d) Tessera per la famiglia per le iniziative promosse da Comune (entrata mostre e musei, piscina comunale, manifestazioni, fiere, etc.). (e) Convenzione con esercizi pubblici che offrano servizi prima infanzia (locali adeguati ai bimbi, menù per piccoli, seggioloni, etc.). (f) Potenziamento del lavoro del Consultorio Familiare con particolare attenzione all’area minori. In riferimento all’ostacolo “Manca un sistema di agevolazioni economiche alla famiglia”gli scenari possibili d’azione sono stati: (a) Adeguamento dell’ICI 1^ casa alla realtà familiare, prevedendo scaglioni o detrazioni di imposta che tengano conto del numero di componenti del nucleo familiare e/o reddito. (b) Studio di un parametro di calcolo per i costi dello smaltimento rifiuti che tenga conto del numero dei componenti attivi, favorisca le famiglie con figli minori o non produttori di reddito. (c) Iniziative finalizzate a ridurre le spese scolastiche: riutilizzo di testi scolastici usati mediante scambi o vendite autorizzate, buono mensa e scuolabus a costi agevolati per i fratelli. (d) Prolungamento degli orari della Biblioteca Comunale al sabato pomeriggio e 2/3 sere alla settimana; estensione del servizio internet gratuito a studenti delle scuole secondarie e universitari. (e) Sostegno a gruppi e associazioni informali del tempo libero che coinvolgano

9


All’interno dei gruppi di lavoro c’è stata un’elevata motivazione relativamente al compito (le famiglie hanno scelto di appartenere ai gruppi in base alle tematiche di lavoro) con una forte energia di produzione; ma si è creata, nel corso degli incontri, anche una buona motivazione legata all’ambiente relazionale (energia di solidarizzazione e di dialogo). Ci sembra importante sottolineare da una parte la semplicità delle azioni proposte, dall’altra la loro specificità dovuta al fatto che le azioni non sono state ipotizzate da esperti esterni, ma dalle famiglie stesse lungo un processo di lavoro insieme e sostenuto dall’amministrazione comunale. In questo senso l’esperienza è un esempio di concreta sussidiarietà orizzontale che sviluppa la soggettività sociale delle famiglie.

2.6 Convegno “La famiglia protagonista” Dopo nove mesi di percorso era necessaria una restituzione del lavoro svolto alla cittadinanza. Il gruppo promotore (cfr. § 3) ha perciò organizzato l’incontro/convegno “la famiglia protagonista” che si è rivelato un’occasione importante di incontro tra circa 250 famiglie di Montebelluna e l’amministrazione comunale. In un clima di forte coinvolgimento e partecipazione le famiglie protagoniste del progetto, suddivise per gruppi di lavoro, hanno esposto i temi su cui hanno lavorato e le azioni proposte sia a tutta la giunta comunale che alle altre famiglie presenti al convegno. Si sono inoltre raccolte le adesioni delle famiglie presenti per l’ampliamento e il consolidamento dei gruppi di lavoro sulle ipotesi di azione. Oltre alle 45 famiglie già attive nei gruppi di lavoro ulteriori 32 famiglie hanno dato la loro adesione ai gruppi e 63 hanno chiesto di essere informate sul proseguo del progetto. La sensazione è stata quella di vivere un convegno sui generis: il capitale sociale familiare si è espresso in maniera evidente quale relazione primaria tra le persone e la comunità.8

2.7 L’implementazione delle azioni

famiglie e ragazzi, attraverso finanziamenti, assistenza per la messa in sicurezza di impianti, consulenza e supporto logistico. 8 “La famiglia è capitale sociale se e nella misura in cui le persone che la compongono agiscono in modo da valorizzare le stesse relazioni familiari (ciò che la fa essere famiglia internamente e nella società); il che avviene in due modi: a) valorizzando le relazioni fra i membri della famiglia, b) valorizzando le relazioni con l’esterno che possono accrescere il processo di valorizzazione della famiglia (per esempio reti associative, reti con altre famiglie, ecc.). Il capitale sociale, pertanto, è la relazione sociale stessa se e in quanto è vista ed agita come risorsa per l’individuo e/o per la società. E’ qui che si mostra il senso della famiglia come capitale sociale: quando si osserva il capitale sociale quale intermediatore tra l’individuo e la società. La famiglia e le associazioni sono gli intermediari privilegiati.” (Donati 2003).

10


Nei successivi incontri ogni gruppo ha scelto una o due azioni prioritarie, tra quelle ipotizzate, da realizzare concretamente in collaborazione con l’amministrazione comunale. Ogni gruppo ha individuato la strategia per l’implementazione delle singole azioni; spesso i gruppi di lavoro hanno chiesto ed ottenuto di incontrare il sindaco, gli assessori all’urbanistica, al bilancio, alla viabilità, all’ambiente, alla cultura e ai servizi sociali al fine di raccogliere informazioni dettagliate sui progetti in atto e di connettersi con i tecnici per la concretizzazione delle azioni, di ipotizzare collaborazioni e azioni da realizzare sinergicamente. Nel lavoro svolto nei successivi diciotto mesi molte delle azioni ipotizzate sono state realizzate dai gruppi di famiglie (sempre in connessione fra loro, con il gruppo di coordinamento e con l’assemblea (cfr. § 3). In particolare sono state realizzate le seguenti azioni: (1) Tessera parcheggio bebé – tessera per il parcheggio gratuito (per 1h e 30’ su tutti i parcheggi) per le famiglie dei nuovi nati, dalla nascita fino al compimento dell’anno di età. (2) Detrazione ICI di € 100 a famiglia per le famiglie con due o più figli a carico entro i 21 anni di età. (3) Rimodulazione dei quozienti per determinare la Tassa rifiuti sulla base del numero dei componenti il nucleo familiare. (4) Serata di cabaret centrata sulle relazioni nella coppia con l’obiettivo di promuovere il progetto e in particolare il percorso di formazione al matrimonio civile. (5) Realizzazione di un percorso di formazione al matrimonio civile. (6) Convenzione tra amministrazione comunale e gruppo viabilità per la gestione comune di € 25.000 per l’abbattimento di barriere architettoniche (su € 80.000 in capitolo di bilancio per l’anno 2007). (7) Apertura di uno spazio denominato “Incontrafamiglia” aperto alle famiglie del territorio e gestito dalle famiglie stesse in collaborazione con l’amministrazione comunale. (8) Attivazione di un sito internet sul Progetto politiche familiari. (9) Preparazione e somministrazione di un censimento di gruppi formali e informali di famiglie attivi nel territorio comunale. (10) Liste comunali per baby sitter e badanti preceduta da appositi corsi di formazione. (11) Distribuzione mirata di un volantino promozionale per fare rete tra famiglie con anziani in casa. Altre azioni sono in fase progettuale; le principali sono: (1) Ulteriore riduzione, su quoziente familiare, dei costi di trasporto scolastico bambini, mensa scolastica, ecc. (2) Azione per ridurre il costo dei libri a carico delle famiglie per i figli che frequentano le scuole medie. (3) Individuazione di locali disposti a creare una serie di punti (punti bebé) in città dove le neomamme possano in situazione di bisogno cambiare e/o allattare il bambino. (4) Individuazione di un locale (ristorante/pizzeria) che sia disposto a convenzionarsi in quanto

11


luogo “accogliente” per le famiglie (con seggioloni, fasciatoio, possibilità di scaldare o fare le “pappette”, mezze porzioni e menù semplice per i bambini, luogo di gioco, ecc.). (5) L’attivazione di un servizio “informafamiglia” all’interno dello spazio denominato “incontrafamiglia”. (6) Sperimentazione di una piccola banca del tempo familiare. (7) Sondare la fattibilità di Internet gratuito in biblioteca per gli studenti.

2.7.1 Due esempi di micro-ciclicità nella ricerca-azione: il processo ICI e la nascita del gruppo seconda infanzia. Uno dei micro-processi particolarmente significativo dal punto di vista della buona prassi della ricerca-azione e dell’amministrazione condivisa è stato il percorso del gruppo “agevolazioni economiche” che ha portato alla istituzione nel 2007 di una riduzione ICI di € 100 per tutte le famiglie proprietarie di prima casa con due o più figli a carico fino a 21 anni di età. Ci sembra significativo narrare sinteticamente le tappe del processo (durato un anno e mezzo) per comprendere il percorso le fasi del micro-ciclo e gli indicatori della partecipazione delle famiglie: (a) azione per conoscere: il gruppo di famiglie, dopo aver riflettuto sul problema delle agevolazioni fiscali alle famiglie, ha chiesto un incontro all’assessore al bilancio per sondare la possibilità di agire sull’ICI. L’assessore ha chiesto alcuni mesi per aumentare le conoscenze dell’amministrazione sulla relazione ICI- famiglia in altre amministrazioni provinciali e nel resto d’Italia. L’assessore è ritornato dal gruppo restituendo i dati della micro-ricerca e dando la disponibilità dell’amministrazione a iniziare un percorso con le famiglie per individuare le ipotesi di detrazione. L’assessore chiede aiuto al gruppo per individuare, con le altre famiglie coinvolte nel progetto, i principali criteri su cui dimensionare una detrazione ICI in chiave familiare. (b) azione per progettare: il gruppo, in connessione con l’ufficio comunale, elabora un questionario in cui si chiede alle famiglie quali siano i principali criteri da preferire per un’eventuale detrazione ICI. I componenti del gruppo vanno in ciascuno degli altri 5 gruppi a somministrare e a raccogliere i dati del questionario. Il gruppo restituisce i dati all’amministrazione disaggregando i dati dei 5 gruppi dai dati del gruppo “agevolazioni economiche”.9 I risultati danno come criterio prioritario il riconoscimento del valore sociale

9

La disaggregazione dei dati tra i 5 gruppi e il gruppo “agevolazioni economiche” fornisce un elemento di lettura ulteriore del dato in quanto tra i due soggetti (singolo gruppo e altri 5 gruppi) c’è una notevole differenza di conoscenza e confronto sul problema in oggetto. I due dati, letti

12


dei figli. L’assessore si impegna a realizzare una simulazione di impatto sui costi a partire dall’ipotesi emersa. (c) azione per cambiare: l’assessore presenta la simulazione al gruppo. Il gruppo segnala l’importanza di estendere la detrazione da due figli e più. L’assessore comunica la decisione presa dalla giunta. Gruppo e amministrazione definiscono i modi più adeguati per comunicare alle famiglie della città la decisione. Un altro micro-processo significativo è stata la nascita, ancor prima della fine del primo ciclo di ricerca-azione, di un nuovo gruppo, denominato “gruppo seconda infanzia”. Il motore attivante la costituzione di questo nuovo gruppo è stata la constatazione, da parte di alcune famiglie appartenenti al gruppo prima infanzia, di come le azioni in via di implementazione non fossero già più adeguate a soddisfare i bisogni propri e dei figli, ormai cresciuti e quindi fuori dal target del gruppo. Tali famiglie si sono così attivate al fine di costituire un nuovo gruppo, coinvolgendo altre famiglie della propria rete amicale, per ripartire con un nuovo micro-ciclo di ricerca-azione volto a far emergere gli ostacoli al benessere delle famiglie con figli di età compresa tra i 3 e i 10 anni. Narriamo sinteticamente le tappe del processo: (a) azione per conoscere: sono stati effettuati due gruppi focus e un’assemblea, che hanno portato all’individuazione e priorizzazione dei principali ostacoli al ben-essere per le famiglie del gruppo. I primi due ostacoli priorizzati sono i seguenti: 1. Manca una rete di supporto alla famiglia con figli piccoli, con difficoltà di gestione dei bambini durante le vacanze o in situazioni di emergenza; manca una banca delle ore. 2. Sono carenti le agevolazioni economiche alle famiglie. (b) azione per progettare: mediante l’utilizzo della modalità del problem setting il gruppo ha identificato due azioni prioritarie: la costituzione di una banca del tempo su base relazionale (relativamente al 1° ostacolo) e la creazione di un gruppo di acquisto (relativamente al 2° ostacolo). (c) azione per cambiare: mediante la connessione con realtà analoghe presenti nei territori limitrofi, il gruppo sta attualmente pianificando la realizzazione delle azioni pensate.

separatamente, possono offrire informazioni e riflessioni per differenza o per consonanza. Pur nel differente contesto numerico, la procedura assume le riflessioni fatte da James Fishkin nell’ambito dei sondaggi deliberativi (Fishkin 2003).

13


All’interno del gruppo è emersa una prospettiva di sviluppo di un ulteriore micro-ciclo, attraverso la costituzione di un nuovo gruppo di famiglie con figli pre-adolescenti e adolescenti.

3. Il sistema organizzativo: lavori di gruppo e attivazione di reti tra famiglie, associazioni e altre realtà locali e istituzionali Con lo svilupparsi del progetto si sono andate via via ampliando, sia come numero che come complessità, le forme di lavoro in gruppo. Ciò ha sicuramente stimolato il confronto tra famiglie, operatori, tecnici, amministratori e svariate realtà associative e istituzionali del territorio, contribuendo allo sviluppo di una rete “familiare” sempre più articolata e creando sempre maggiori occasioni di riflessione, confronto e meta-progettazione sul tema della famiglia. Presentiamo sinteticamente il sistema organizzativo attuale: ● Gruppi di lavoro: attualmente sono attivi 7 gruppi di lavoro formati dalle famiglie direttamente coinvolte e interessate alla tematica specifica e dall’operatore di riferimento; i gruppi si incontrano mediamente una volta al mese con l’obiettivo di trasformare l’ostacolo specifico in azioni volte al superamento di tale ostacolo. ● Assemblea delle famiglie: periodicamente le famiglie dei gruppi di lavoro si riuniscono in assemblea, al fine di condividere i propri percorsi, organizzare eventi comuni (convegno), effettuare l’evaluation complessiva e meta-progettare insieme. ● Gruppo di Coordinamento: formato da alcune famiglie elette come rappresentanti riconosciuti dai gruppi di lavoro, dal coordinatore e dagli operatori del progetto. Funge da interfaccia tra i gruppi di lavoro, l’assemblea delle famiglie e l’amministrazione comunale. Il gruppo di coordinamento è l’evoluzione (nella fase di attivazione della ricerca-azione) del gruppo promotore, gruppo di famiglie che, assieme agli operatori, ha condotto l’iniziale fase di promozione. Finita la fase di promozione il gruppo promotore ha terminato il suo compito. ● Equipe operativa: formata dagli operatori e dal coordinatore del progetto, si occupa di pianificare, verificare e meta-progettare le tappe del progetto. ● Equipe tecnico-politica: i tecnici del progetto si incontrano periodicamente con i referenti comunali del progetto (assessore alle politiche familiari, dirigente di settore, dirigente di servizio, tecnico dei servizi sociali e altri assessori coinvolti nelle azioni) per creare sinergie e consolidare adeguatamente il ruolo dell’amministrazione comunale nella relazione con i soggetti coinvolti nel progetto.

14


● Equipe politiche familiari: gli operatori di tutti i progetti di politiche familiari gestiti dalla Cooperativa Il Sestante nella provincia di Treviso10 si incontrano periodicamente al fine di meta-progettare strategie comuni di evoluzione progettuale, organizzare momenti formativi e di evaluation complessiva. ● Gruppo interviabilità: i gruppi viabilità dei progetti di politiche familiari di sette comuni si sono incontrati allo scopo di confrontarsi sui punti di forza e di debolezza nel percorso del proprio gruppo e raccogliere suggerimenti sulle strade migliori per arrivare a concretizzare azioni mirate. Il motore per la costituzione di questo gruppo sovra-comunale è stata la constatazione della particolare difficoltà che tutti i gruppi sul tema viabilità avevano nella concretizzazione delle azioni. ● Gruppo interassessorile: gli assessori alle politiche familiari di tutti i comuni in cui è in atto il modello di ricerca-azione per lo sviluppo della soggettività sociale della famiglia portato avanti dalla cooperativa Il Sestante si incontrano periodicamente allo scopo di: confrontarsi sui nodi critici e sulle prospettive di sviluppo e cercare insieme strategie per il reperimento dei finanziamenti. ● Tavolo delle associazioni familiari: i tecnici della cooperativa hanno co-promosso e sono coinvolti periodicamente in un tavolo delle associazioni familiari attive a livello provinciale11; l’obiettivo del tavolo di lavoro è di creare sinergia nella promozione di azioni a favore della famiglia. ● Relazione con il contesto territoriale: il percorso di ricerca-azione con le famiglie ha portato nella sua evoluzione allo sviluppo di una rete di contatti con alcune realtà istituzionali, associative e di gruppo presenti nel territorio.

La connessione con il

Consultorio Familiare di Montebelluna si è rivelata fondamentale nella costituzione del gruppo prima infanzia e nella costruzione di una rete tra le famiglie con figli piccoli; in tempi recenti questa connessione sta portando allo sviluppo di un filo diretto tra alcune famiglie che contattano il Consultorio con richieste di sostegno e il gruppo di famiglie che

10

Il modello di ricerca-azione per lo sviluppo della soggettività sociale della famiglia qui proposto è in atto, con le necessarie modifiche, in altri dieci comuni della provincia di Treviso: Asolo, Casier, Cornuda, Crocetta del M.llo, Maserada, Paese, Ponzano V.to, Povegliano, San Biagio di C., Roncade. Oltre che dalle singole amministrazioni comunali il progetto è co-finanziato dal Centro di Servizio per il Volontariato provinciale. 11 I soggetti coinvolti nel tavolo di lavoro sono attualmente: Centro di Servizio per il Volontariato, A.F.I., Famiglie 2000, Associazione Famiglie Rurali, Associazione Progetto Famiglia, Associazione Granello di senapa, Consultorio Ucipem, Consulta Femminile (che comprende 10 aggregazioni di genere), Associazione Madamadorè, Associazione Il Melograno, Associazione Casa di San Cassiano.

15


sta lavorando per la costituzione di una banca del tempo su base relazionale. Importante è stato anche il sostegno dato dal Consultorio al corso di formazione al matrimonio civile, visto come una risorsa aggiuntiva offerta alle coppie del territorio. Svariate sono le connessioni che si stanno creando tra i gruppi del progetto e altre realtà di aggregazione familiare presenti nel territorio (gruppi di acquisto, altre realtà di banca del tempo, gruppi viabilità di altri comuni, ecc.).

4. Il processo di valutazione Il sistema di valutazione è una dimensione istituente l’efficacia stessa della ricerca-azione (Branca, Colombo 2003c). Il sistema di valutazione coerente con la ricerca-azione è una ricerca-azione in progress valutativa e partecipata (evaluation). L’evaluation può essere intesa come uno strumento per controllare/valutare i cambiamenti in corso e la relazione tra i processi e il risultato. L’evaluation nell’intervento di comunità è un processo di problem-solving collettivo con funzioni non solo di controllo, ma anche di senso di proprietà collettivo del cambiamento. Una caratteristica fondamentale della ricerca-azione è quindi il feed-back o retroazione, sistema di valutazione partecipato e ricorsivo che va ad arricchire il percorso complessivo e che ne nutre costantemente lo sviluppo. All’interno di ogni fase della ricerca azione i soggetti implicati valutano i processi intercorsi (efficacia dei processi/relazioni) e gli effetti prodotti (efficacia dei risultati) e ne identificano gli esiti (valutazione o azione per controllare). La rilevanza di effetti e processi va a ritarare le azioni successive e ridefinirne i significati, aprendo o chiudendo i micro-cicli di operatività. I feed-back dati da attività valutative intersoggettive rivestono un ruolo particolarmente importante per quattro funzioni essenziali: (a) modellano l’evoluzione del progetto, le strategie e i piani d’intervento, suggerendo attività suppletive e integrative o cambi di rotta; (b) forniscono un supporto emotivo e cognitivo alle modalità con cui la realtà viene man mano modificata dagli attori partecipanti all’azione progettata, attraverso la validazione consensuale dei significati che le azioni hanno avuto per il collettivo (costruzione di memoria, storia, soggettività collettiva); (c) aumentano il senso di proprietà sul progetto (ownership), attraverso l’esercizio del potere di controllo sulle diverse situazioni evolutive (empowerment); (d) favoriscono l’evoluzione e il consolidamento di competenze partecipatorie da parte dei soggetti dell’intervento, all’interno di un processo di empowerment individuale e collettivo.

16


Le attività valutative sono state utilizzate nelle diverse fasi del progetto al fine di: (a) verificare il livello di soddisfazione delle famiglie partecipanti rispetto ai bisogni emersi, alle azioni pensate, realizzate o in via di realizzazione; (b) verificare il livello di motivazione all’interno dei gruppi, sia relativamente all’energia di produzione che all’energia di solidarizzazione e di dialogo; (c) permettere alle famiglie di darsi dei feed-back periodici su motivazione, soddisfazione, senso di efficacia e rilevanza del processo in atto; (d) seguire l’evoluzione globale del progetto, il suo impatto sulla collettività e il senso di empowerment sviluppato dalle famiglie coinvolte. In particolare: (a) durante la fase dell’azione per conoscere la valutazione ha cercato di porre in luce la rilevanza degli obiettivi emersi in relazione al contesto di partenza, raccogliendo il grado di soddisfazione delle famiglie partecipanti ai gruppi focus relativamente ai contenuti emersi, alla metodologia di lavoro utilizzata e al loro desiderio di continuare nel progetto. (b) nell’azione per progettare la valutazione è consistita principalmente nel verificare il grado di soddisfazione delle famiglie relativamente all’incontro-convegno “La famiglia protagonista”, finalizzato alla presentazione del lavoro svolto alla cittadinanza. La verifica è stata effettuata all’interno del gruppo promotore; la soddisfazione è stata elevata in relazione a tutti gli aspetti considerati, mentre è risultata inferiore rispetto alle aspettative sul numero di partecipanti all’incontro, anche se in realtà vi hanno partecipato trecentocinquanta persone. Proprio perché questo incontro è stato altamente energizzante e carico di positività, la motivazione a continuare da parte del gruppo promotore è risultata molto alta. La condivisione di questa positività è stata possibile anche attraverso la restituzione dei risultati dei questionari alle famiglie coinvolte e ai successivi confronto e ri-significazione. (c) nella fase dell’azione per cambiare si è cercato di valutare in vari contesti quanto i risultati raggiunti e in via di realizzazione fossero in grado di influenzare la qualità di vita fra i diversi soggetti coinvolti a vario titolo nel progetto: 1. è stata effettuata un’evaluation partecipata in sede di Assemblea delle famiglie del progetto, raccogliendo, mediante lavoro in sottogruppi e poi in plenaria, le opinioni delle famiglie rispetto al beneficio portato del lavoro svolto alla propria famiglia e alle altre famiglie della comunità e ai nodi problematici o di sviluppo futuri (tab. 1). 2. è stato organizzato un incontro tra i gruppi “viabilità” di otto Comuni della provincia di Treviso, al fine di effettuare un’evaluation collettiva e condivisa, finalizzata al confronto e alla condivisione di obiettivi realizzati o in via di realizzazione, nodi critici aperti e prospettive di sviluppo. 3. è stata effettuata un’evaluation, con lavoro in

17


sottogruppi e poi in assemblea, nel corso di un incontro interassessorile che ha coinvolto gli assessori ai Servizi Sociali e/o alle Politiche Familiari dei Comuni che hanno attivato il Progetto di Politiche Familiari con la Cooperativa Il Sestante (tab. 2). 4. è stato progettata e realizzata dal gruppo “coppie” la scheda sulla quale centrare il momento di evaluation con i partecipanti al corso di formazione al matrimonio civile (vedi parte della scheda in tab. 3). Le azioni di monitoraggio, verifica ed evaluation sono processi continui in tutte le fasi del processo: periodicamente nei singoli gruppi, nell’assemblea dei gruppi, nel gruppo di coordinamento, nell’equipe tecnico-politica. Come si nota nella fig. 1, in primavera 2007 è prevista una assemblea di chiusura del macro-ciclo di ricerca-azione e l’apertura di un nuovo ciclo. Sarà l’occasione per valutare e ri-significare collettivamente processi, prodotti, avanzamenti e blocchi di un processo durato tre anni. Per le singole famiglie e per i gruppi di lavoro sarà anche un momento dedicato per ridefinire il proprio ruolo e il proprio desiderio di continuare o meno nel progetto. Alcuni gruppi probabilmente continueranno, altri si fermeranno, altri di nuovi, attraverso una nuova fase promozionale, ne nasceranno. TABELLA 1 A) QUANTO IL LAVORO CHE STIAMO FACENDO COME GRUPPO PORTA UN BENEFICIO ALLA MIA FAMIGLIA? per niente

poco

così così

abbastanza

molto

B) QUANTO IL LAVORO CHE STIAMO FACENDO COME GRUPPO PORTA UN BENEFICIO ALLE FAMIGLIE DELLA MIA COMUNITA’?

per niente

poco

così così

abbastanza

molto

C) QUALE PENSI SIA LA QUESTIONE PRINCIPALE (NODO PROBLEMATICO O DI SVILUPPO) CHE NOI COME FAMIGLIE DEL PROGETTO DOVREMMO AFFRONTARE

NEI PROSSIMI

MESI?

________________________________________________________________ ________________________________________________________________ ________________________________________________________________ ________________________________________________________________

18


TABELLA 2

1.

Che percezione hai della relazione esistente tra le famiglie (appartenenti al progetto) e i componenti della giunta comunale?

□ Non c’è una relazione □ C’è una relazione fredda e a distanza □ C’è una relazione conflittuale □ La relazione è centrata sulla negoziazione delle proposte progettuali □ La relazione è finalizzata alla presentazione delle proposte delle famiglie □ C’è una relazione costruttiva ed efficace □ C’è una relazione basata sulla fiducia e sulla reciprocità □ Altro_________________________________________________________ (specificare) 2.

Che tipo di relazione esiste tra me assessore e la giunta nel suo insieme, rispetto al progetto Politiche Familiari?

□ Non c’è una relazione □ C’è poco tempo per discutere □ Ci sono solo comunicazioni occasionali di aggiornamento □ C’è interesse e conseguente delega □ La giunta è aggiornata sul progetto e lo appoggia □ C’è confronto, discussione e condivisione □ Altro_________________________________________________________ (specificare) 3.

Rispetto alle dinamiche partecipative e alla sussidiarietà, qual è secondo me il livello di competenze presente sulla mia giunta (nel suo insieme)?

□ Molto basso □ Basso □ Discreto □ Buono □ Ottimo

19


TABELLA 3 Parte della scheda costruita dal gruppo “coppie” e rivolta ai partecipanti del corso di formazione al matrimonio civile L’esperienza per me è stata: versante negativo

1

2

3

4

5

versante positivo

INUTILE

UTILE

SUPERFICIALE

APPROFONDITA

FREDDA

ACCOGLIENTE

ARIDA

FRUTTUOSA

ISOLANTE

SOCIALIZZANTE

20


Riferimenti bibliografici Amerio, P. (2000). Psicologia di comunità. Bologna: Il Mulino. Amerio, P. (2004). Problemi umani in comunità di massa: una psicologia tra clinica e politica. Torino: Einaudi. Arena, G. (2006). Cittadini attivi. Roma-Bari: Laterza. Bauman, Z. (2004). Amore liquido. Roma-Bari: Laterza. Benasayag, M., Schmit, G. (2004). L’epoca delle passioni tristi. Milano: Feltrinelli. Bobbio, L. (2002). Le arene deliberative. Rivista Italiana di Politiche Pubbliche, 3, pp. 5-29. Branca, P., Colombo, F. (2003a). La ricerca-azione come promozione delle comunità locali. Animazione Sociale, 1, pp. 29-61. Branca, P., Colombo, F. (2003b). La ricerca-azione: strumenti per la fase di promozione. Animazione Sociale, 2, pp. 75-84. Branca, P., Colombo, F. (2003c). La ricerca-azione come attivazione delle comunità locali. Animazione Sociale, 4, pp. 27-64. Colozzi, I. (2005). La sussidiarietà nelle politiche sociali. In Donati, P., Colozzi, I. (a cura di). La sussidiarietà. Che cos’è e come funziona. Roma: Carocci. Dewey, J. (2000). Democrazia e educazione. Firenze: La Nuova Italia. Donati, P. (1998). Teoria relazionale della società. Milano: FrancoAngeli. Donati, P. (1999). Linee e proposte emergenti per una politica locale di sostegno e promozione sociale della famiglia. In Bursi et al (a cura di). Strategie di politiche familiari. Milano: FrancoAngeli, pp. 25-52. Donati, P. (a cura di) (2003). Famiglia e capitale sociale nella società italiana. Ottavo rapporto CISF sulla famiglia in Italia. Cinisello Balsamo: San Paolo. Fishkin, J.S. (2003). La nostra voce. Opinione pubblica & democrazia, una proposta. Marsilio: Venezia. Lewin, K. (1972). Teoria e sperimentazione in psicologia sociale. Bologna: Il Mulino. Martini, E.F., Sequi, R. (1988). Il lavoro nella comunità. Roma: NIS. Pozzobon, A., Baccichetto, A., Gheller, S. (a cura di) (2005). Giovani e partecipazione, Milano: FrancoAngeli. Pozzobon, A., Michelon, M. (2006). Prossimità e politiche familiari. In Maurizio, R., Belletti, F. Progetti di prossimità tra famiglie. Padova: Fondazione Zancan – CISF. Prezza, M., Santinello, M. (2002). Conoscere la comunità. Bologna: Il Mulino.

21


Scabini, E. (1995). Psicologia sociale della famiglia. Torino: Bollati Boringhieri. Spaltro, E. (1984). Sentimento del potere. Torino: Boringhieri. de Tocqueville, A. (1999), La democrazia in America. Milano: RCS. Zani, B. (2005). Quali possibili basi per “comunità possibili”? Occupiamoci di identità, reciprocità e fiducia. Psicologia di Comunità, 1, pp. 31-40. Zimmerman, M.A. (1999). Empowerment e partecipazione della comunità. Animazione Sociale, 2, pp. 10-24.

22


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.