«Il mondo ha bisogno delle ragazze (di me)» di Alessandra Spada

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Alessandra Spada

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Istruzioni per l’uso COSA MI ASPETTO DA QUESTO LIBRO

Il corpo 14

1.1 PARLIAMO DI IMMAGINI

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1.2. PARLIAMO DI MESTRUAZIONI

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1.3 PARLIAMO DI BELLEZZA

Nel mondo 54

2.1 PARLIAMO DI TALENTO

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2.2 PARLIAMO DI… AZIONE!

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2.3 PARLIAMO DI FAMIGLIA, DI AMORE E DI SESSO

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2.4 PARLIAMO DI RELAZIONI VIOLENTE

Il mondo ha bisogno delle ragazze! 116

3.1 AGENDA 2030

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3.2 I MOVIMENTI FEMMINISTI E LE RAGAZZE


Questo libro è nato pensando a mia figlia, a me alla sua età e a quello che avrei voluto sapere, e a tante altre ragazze che vedo crescere intorno a me, diventare donne in un mondo che non è per niente gentile, ma che ha un grande bisogno di loro, anche se non lo sa. Gli ultimi anni sono stati importanti per le donne, molte di loro hanno saputo indicare la strada per un futuro migliore per tutte e tutti: una ragazzina di quindici anni ha dato il via a un movimento per l’ambiente globale; la comandante di una nave da soccorso ha avuto il coraggio di dire che, quando si tratta di salvare vite umane, l’obbedienza non è più un obbligo. Durante la pandemia, Cape di Stato ai due estremi del mondo hanno dimostrato che si può gestire l’emergenza con coraggio ed empatia. Intanto però c’è ancora tanto da fare. Molte ragazze sono smarrite, mentre alcune segnano la via per tutte le altre. Vorrei che questo diario accogliesse entrambe e le aiutasse a scrivere una storia di cui essere protagoniste. Scoprirai la vita di alcune ragazze in gamba. Non troppe, perché la storia che conta qui è la tua. Potrai scriverla, disegnarla e inventarla come vuoi. Ogni capitolo ha un tema, ma puoi leggerli in ordine sparso. Oppure non leggere e riempire solo le pagine bianche coi tuoi pensieri, disegni e immagini preferite.


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COSA MI ASPETTO DA QUESTO LIBRO

Ti invito da subito a scrivere qui accanto cosa vorresti nelle prossime pagine e farmi sapere se manca qualcosa. Puoi scrivermi qui: ilmondohabisognodelleragazze@gmail.com Ricorda: il mondo ha bisogno di te almeno quanto tu hai bisogno di lui. Prova a immaginarti in questo circolo.


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1.1 PARLIAMO DI IMMAGINI

Le immagini che ci circondano hanno un grande effetto su come vediamo il nostro corpo, come ci sentiamo, come stiamo con noi stesse e con gli altri. In alcuni Paesi le persone hanno protestato per il modo in cui donne, bambine e ragazze sono rappresentate nella pubblicità. E talvolta sono state ascoltate. Nel Regno Unito la Asa (Advertising Standard Autorithy) dal 2017 ha imposto standard molto rigidi sulle immagini: in fotografia sono vietate le manipolazioni del corpo ed è vietata ogni allusione a stereotipi di genere o a corpi troppo magri. Le foto di alcune di attrici famose come Cara Delevnigne, Julia Roberts e Natalie Portman, ritoccate per farle sembrare più magre o cancellarne i difetti, sono state censurate. Sono stati proibiti gli spot in cui le ragazze appaiono meno brave in matematica, dove le donne appaiono uniche responsabili delle faccende domestiche e gli uomini siano rappresentati come incapaci di svolgere i più semplici compiti da genitore. Secondo l’Asa queste immagini fanno male, soprattutto a bambini e bambine, che potrebbero pensare di dover e poter essere solo in quel modo, autolimitando il proprio accesso a mille altre possibilità. In Italia abbiamo lo Iap, l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria al quale possiamo rivolgerci per segnalare pubblicità sessiste o che violano i diritti umani. Non è normale che appaiano ovunque corpi seminudi di ragazze! Nelle pubblicità, negli spettacoli televisivi, sui cartelloni per strada, sugli autobus.


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Come mi fa sentire? Presta attenzione alle tue reazioni ogni volta che vedi immagini di ragazze alla televisione o nelle pubblicitĂ per strada, prova a scriverle qui. Pensi che siano belle? Ti piacerebbe essere al loro posto? Mentre le guardi, ti rendi conto che potrebbero essere finte?


Sapete che abbiamo la possibilitĂ di reagire e il diritto di arrabbiarci con i media? Ecco la storia di una ragazza e di un’associazione che ci sono riuscite. E hanno scoperto che la rabbia può essere un buon inizio.


Cose fantastiche



1.2 PARLIAMO DI MESTRUAZIONI

Le mestruazioni sono l’anello che ci congiunge col mondo che ci circonda, ci ricordano ogni mese che, se lo vogliamo, possiamo creare la vita dentro di noi. Il ciclo mestruale di solito si regola con le fasi lunari ma, se più donne vivono insieme, può accadere che i loro cicli si sincronizzino. Vuol dire che se vivi con tua madre o con una sorella è probabile che le mestruazioni vi arrivino negli stessi giorni. È un’eredità della vita selvatica. Per gli animali che vivono in branco è ancora così: la stagione della riproduzione arriva per tutte le femmine nello stesso periodo, così la comunità può organizzarsi per accudire i cuccioli. In molte culture, il ciclo mestruale è considerato qualcosa di cui vergognarsi. L’imbarazzo che provoca a volte ci impedisce di parlarne apertamente, eppure è importante sapere come funzioniamo e cosa possiamo fare per vivere meglio i giorni del ciclo. Tra i dieci e gli undici anni il corpo comincia a cambiare, da quel momento in poi potrebbero crescere dei peli sotto le ascelle e sui genitali, i capezzoli si inspessiscono e inizia a spuntare il seno. Da lì in poi, in un tempo non definito, si presentano le prime mestruazioni: ogni 28-31 giorni le ovaie fanno maturare uno degli ovuli che si sono formati quando eravamo nell’utero di nostra madre. Quando l’ovulo è pronto, inizia il suo cammino lungo le tube verso l’utero, è il momento dell’ovulazione e segna l’inizio dei giorni di maggior fertilità di una donna. Se in quei giorni si hanno rapporti sessuali, gli spermatozoi hanno un’alta probabilità di fecondare l’ovulo, dando inizio a una gravidanza. Il momento dell’ovulazione può dare un minimo fastidio, spesso porta con sé un senso di tensione dell’addome e del seno, e un odore più intenso del sudore: con l’esperienza si può imparare a prevederlo e riconoscerlo.


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Mentre l’ovulo è in viaggio, l’utero si prepara ad accoglierlo ricoprendo le proprie pareti di uno strato di tessuti irrorati di sangue chiamato endometrio, e pronti – nel caso in cui venga fecondato – a ospitare l’embrione dando inizio alla gravidanza. Se l’ovulo non è fecondato, l’utero si sbarazza dell’endometrio e fa una bella pulizia generale. Il liquido che vediamo uscire dalla vagina quindi non è solo sangue, ma è l’insieme dei pezzetti di tessuto che rivestivano le pareti dell’utero. La prima mestruazione, il menarca, arriva di solito entro i sedici anni, nel caso in cui ciò non accada, potrebbe essere utile consultare un ginecologo o una ginecologa. Per quasi tutte le ragazze nei primi due anni il ciclo è «irregolare»: mestruazioni molto abbondanti e prolungate o solo minime perdite a intervalli irregolari.

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È sempre utile annotare il giorno in cui compaiono, ci sono anche app per gli smartphone ma è sufficiente un puntino rosso sul diario. Alla tua prima visita ginecologica, la prima domanda sarà: quando hai avuto l’ultima mestruazione? Ti farà piacere saper rispondere. Le mestruazioni non sono una malattia, sono il segno che il tuo corpo sta funzionando bene! Alcune ragazze si accorgono a mala pena del loro arrivo, altre invece possono sentire qualche disagio. Prima e durante le mestruazioni ci si può sentire stanche, giù di morale o anche nervose. Puoi vivere i giorni del ciclo come qualsiasi altro giorno oppure, se preferisci restare tranquilla, puoi viverli sotto le coperte, con una camomilla e un bel libro. Il tuo corpo sta facendo uno sforzo quindi asseconda le sue richieste. Potrebbe esserti d’aiuto un integratore di minerali, ma è sempre meglio chiedere informazioni al medico o in farmacia.

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Cosa puoi fare? - PER ME Non vergognarti, mai, di avere le mestruazioni. Ogni mese hai la capacità di rigenerare le tue cellule e dare una bella ripulita! Cerca di conoscere il tuo ciclo, riconoscere i segnali del corpo prima e durante le mestruazioni e capire cosa ti fa stare meglio. A volte i segnali sono molto diretti: può succedere, ad esempio, di avere fame e voglia di cibi particolari come il cioccolato. La voglia di cioccolato spesso è bisogno di magnesio, un minerale indispensabile per il corpo, esistono integratori fatti apposta. Alla fame puoi rispondere mangiando un po’ di più, ma ti consiglio di provare a bere più acqua o tisane, le mestruazioni sottraggono liquidi al corpo, ti sentirai meglio se li avrai assunti nei giorni precedenti. Se hai dolori molto forti, prova a praticare la respirazione addominale, aiuta a rilassare i muscoli e rende meno dolorose le contrazioni che servono all’utero per espellere i residui dei tessuti.


- PER IL MONDO In tutta la tua vita avrai bisogno di qualche decina di migliaia di assorbenti. La maggior parte degli assorbenti in commercio contiene anche plastica e sono molto inquinanti, ma per fortuna ora esistono in commercio tante altre soluzioni più sostenibili: assorbenti lavabili, mutande assorbenti, coppette mestruali. Puoi prenderti il tempo di sperimentare la soluzione migliore per te e, se ridurrai il tuo consumo anche di soli due assorbenti al mese, avrai già fatto una bella differenza. Per molte ragazze nel mondo l’arrivo delle mestruazioni coincide con l’abbandono della scuola, nelle prossime pagine potrai leggere una storia di solidarietà: un gruppo di studentesse della California ha voluto scrivere un finale diverso per le ragazze di un villaggio dell’Uttar Pradesh. Potresti ispirarti a loro e cercare aiuto per realizzare un progetto solidale assieme ad altre ragazze meno fortunate di te.


The Pad* Project

«A PERIOD SHOULD END A SENTENCE, NOT A GIRL’S EDUCATION» Il progetto The Pad Project è diventato famoso grazie al film Period. End of Sentence della regista Rayka Zehtabchi e nel 2019 ha vinto un Oscar come miglior documentario. È stato considerato una pietra miliare nella battaglia contro lo stigma che ancora circonda il ciclo mestruale. Le mestruazioni sono ancora un argomento di cui non parlare in pubblico, in tutte le culture. Anche in quelle occidentali, che sollevano il velo della vergogna solo quando il ciclo diventa oggetto commerciale di comunicazione pubblicitaria. Non altrettanto accade quando si tratta di redigere le leggi: in moltissimi Paesi, Italia in testa, gli assorbenti sono tassati come «beni di lusso», mentre i rasoi, ad esempio, hanno tasse ridotte perché considerati «beni necessari». Il film racconta una storia che nasce da lontano. Nel 2012 Melissa Berton, insegnante di inglese alla Oakwood School di Los Angeles, accompagna le sue studentesse a New York per assistere a una sessione speciale delle Nazioni unite, grazie al sostegno dell’associazione Girls Learn International, nata nel 2003 dall’impegno di Lisa Alter e le sue figlie. Nella sessione si discute dell’alto numero di bambine costrette ad abbandonare la scuola all’arrivo delle mestruazioni in alcuni Paesi in via di sviluppo, soprattutto per l’impossibilità di acquistare gli assorbenti. Per evitarlo, le ragazze usano quello che trovano, stracci vecchi e * Pad in inglese significa anche «assorbente». 30


materiali non igienici che sono causa di numerose infezioni. Le studentesse vengono a sapere che un imprenditore indiano, Arunachalam Muruganantham, ha inventato un macchinario per produrre assorbenti su piccola scala, con cellulosa locale che riduce i costi e l’inquinamento. Una soluzione a misura di villaggio che potrebbe cambiare la vita di molte ragazze. L’attrezzatura però è costosa e la maggior parte dei villaggi non può permettersela. Tornate a Los Angeles, l’insegnante e le ragazze di GLI decidono di fare qualcosa. La prima idea è quella di raccogliere fondi per installare una di queste macchine: il luogo scelto con l’aiuto di Action India, un’associazione locale che sostiene le donne e le ragazze indiane, è il villaggio di Kathikhera. L’obiettivo è fornire alle donne i materiali per un anno di produzione, nella speranza che con i primi ricavi possano acquistare il necessario per avviare un’attività commerciale di produzione e vendita di assorbenti e rendersi economicamente indipendenti. Il costo del progetto è di circa 10.000 dollari. Le ragazze sono abituate a raccogliere fondi per i progetti ai quali tengono. Ma qui si parla di tutt’altra cifra. A questa, si aggiunge l’intuizione di realizzare un documentario che racconti la loro impresa e che possa ispirare altre ragazze a muoversi per lo stesso obiettivo. I costi quindi lievitano a 45.000 dollari e davvero non hanno idea di come trovarli. Le nostre otto intrepide diciassettenni però non si perdono d’animo e decidono di rivolgersi a una piattaforma web che permette di promuovere in rete progetti per cercare finanziamenti. Scoprono l’importanza di saper compilare un budget, realizzare slide di presentazione, video, testi brevi ma chiari, generare un passaparola capillare. Per raccogliere 45.000 dollari è necessario, inoltre, costituire un’associazione che possa ricevere il denaro raccolto. Nasce così The Pad Project non profit. 31


Quindi, riprendendo il filo della storia: nel 2003, vicino a New York, una mamma e le sue figlie iniziano a interessarsi della condizione di donne e ragazze nel mondo e fondano un’associazione; l’associazione consente a otto studentesse di una scuola sulla costa ovest degli Stati Uniti – a 4.500 km da New York – di conoscere una storia e raccogliere fondi per comprare un macchinario da installare a Kathikhera, India – a 12.852 km dalla California – che permetterà alle ragazze del luogo di non perdere la scuola durante il ciclo mestruale; le studentesse di Los Angeles decidono di documentare la loro esperienza in un film e riescono a raccogliere i fondi per realizzarlo; il film, nato come strumento di comunicazione dell’associazione The Pad Project no profit, vince molti premi, tra cui l’Oscar 2019 come miglior documentario. Questa lunga catena di solidarietà femminile che ha attraversato il mondo è nata, come dicono loro, «da studentesse che volevano solo aiutare altre studentesse». La loro storia si trova qui:

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