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La Guarneriana a San Daniele del Friuli
Monopoli,
contrade, calette e mare perfetto
Un’estate che sembra essere positiva
Mentre stiamo scrivendo è il 21 giugno, il primo giorno d’estate! I primi dati che ci arrivano, dall’Istituto Demoskopika, ci raccontano di un flusso in crescita: ben 18,2 milioni di arrivi e 75,6 milioni di presenze, con una crescita pari all’1,5% e all’1,0% rispetto allo stesso periodo del 2023. In crescita i turisti stranieri: poco meno di 10 milioni (+3,6%) pari al 54,8% del totale degli arrivi previsti con 38,8 milioni di presenze (+2,0%). La spesa turistica dovrebbe toccare i 17,9 miliardi di euro con +3,2% rispetto allo stesso periodo del 2023.
Tutto bene quindi? Si, vanno benissimo i dati dei flussi turistici, meno bene restano i problemi che interessano il turismo e, di conseguenza, anche il vivere civile del nostro Paese. Crescono, in effetti, le strutture a cinque stelle, simbolo di un turismo straniero che può permettersi una vacanza in Italia anche grazie a un costo della vita per lui decisamente basso. Ma non vanno bene le strutture che stanno, per anni, senza alcuna voglia di rinnovarsi, facendo pagare prezzi assurdi per lo scarso servizio che offrono.
E sono una quantità inverosimile, un numero di camere elevatissimo se si aggiungono ad alberghi decadenti la massa di B&B che ha invaso l’Italia.
È in queste strutture che sono costrette le famiglie italiane, stiamo parlando della massa, che si ritagliano i quindici agognati giorni di ferie tutti nello stesso periodo agostano, perché non possono fare altrimenti.
Ormai è uno “sport” che si ripete da anni e al quale nessuno vuole o riesce a dare risposta: cambiando i turni di lavoro, ad esempio; punendo chi si avvale di stelle che non merita; evitando, in conseguenza a questi fatti incresciosi, che moltissimi
italiani scelgano destinazioni come l’Albania (giusto per citare un luogo che si affaccia sul nostro stesso mare Adriatico).
Non vogliamo rovinare le vacanze a nessuno parlando di argomenti negativi ma crediamo che tutte le persone abbiano diritto a un trattamento giusto. Non che qualcuno sia costretto, per ragioni economiche, a vivere e far vivere ai suoi figli, alla sua famiglia, vacanze fantozziane.
Da parte nostra, anche in questo numero, abbiamo cercato di raccontare itinerari insoliti che possano dare valore al viaggio, oltre al meritato relax; c’è il mare, le città d’arte, una visione insolita di Roma, un bellissimo appuntamento con l’artigianato, il racconto di una biblioteca decisamente particolare e altre mete che presentano un’Italia bella, ricca di cultura e di grazia. L’Italia che vogliamo!
Luigi Franchi direttore responsabile de Ilbelviaggio Luigi.franchi@ilbelviaggio.it
La Guarneriana a San Daniele del Friuli
Manoscritti, prosciutti e uno scrittore straordinario
Autore: Luigi Franchi
I luoghi dove ci sono biblioteche pubbliche frequentate sono da visitare. Sempre! Perché vuol dire che c’è un tessuto comunitario speciale. Non ho mai avuto riscontri negativi di questa affermazione e anche quando sono arrivato a San Daniele del Friuli ho tratto conferma di questo pensiero.
Sono entrato in biblioteca convinto che fosse lì la sede della Guarneriana, la più antica del Friuli, e mi sono trovato in mezzo a una discreta massa di persone che scambiavano libri, si sussurravano consigli di lettura.
La bibliotecaria mi ha indicato la Guarnierana “proprio di fronte a noi, costeggia il portico a sinistra, trova una scala sulla destra e, al primo piano, c’è la Guarnieriana”.
Detto fatto e la sorpresa è stupefacente: ad attenderci c’è Angelo Floramo, consulente scientifico della Biblioteca Antica, filologo medievista, scrittore raffinato e prolifico che riesce, nei suoi libri, a farti entrare fisicamente nel racconto. Sarà lui a farci scoprire la storia di Guarnerio d’Artegna, umanista del ‘400, fondatore della biblioteca a lui intitolata.
“Se avvertite una mano che vi sfiora la guancia non sono io ma potrebbe essere dello stesso fondatore o della Marta, la strega di San Daniele, i cui regesti sono conservati qui, dentro alla biblioteca”, Angelo Floramo comincia così il racconto della Guarneriana.
“Chi era Guarnerio? – prosegue aprendo le porte della Biblioteca –Intanto godetevi questa meravigliosa sensazione olfattiva di noce e di ciliegio con cui sono state realizzate le scaffalature nel 1700. E poi di pelle, di cuoio, di inchiostro, di bosco con cui si distillavano gli inchiostri per i copisti. La biblioteca è la più antica del Friuli e una delle più antiche d’Italia, siamo nel 1466. Il suo fondatore, Guarnerio d’Artegna, era un’umanista, muore il 12 ottobre di quell’anno e decide di regalare alla comunità di San Daniele il suo patrimonio librario, esclusivamente manoscritto, composto da 187 volumi. Pensate che Petrarca ne possedeva 300, un’umanista friulano che ne aveva 187 era davvero molto importante sotto il profilo culturale. Guarnerio nasce intorno al 1410 e, orfano di entrambi i genitori, viene accolto da un potente protettore, il cardinale Antonio Panciera,
Uno scaffale della Guarneriana
Patriarca di Aquileia, una diocesi più vasta di quella papale che si estendeva dal Lago Balaton in Ungheria fino al Lago di Como. Si alleva in casa questo ragazzino che ha una fascinazione per tutto quello che riguarda la scrittura, i cartigli, gli inchiostri. Se lo porta a Roma, lo fa studiare, diventa abbreviatore, copista, lo introduce nell’archivio segreto del Papa e si innamora di Plauto, Terenzio e altri scrittori, è un giovane umanista, ma anche di occhi gentili e di labbra da baciare. Si innamora di una ragazza talmente tanto che vogliono una figlia che chiameranno Pasqua. I suoi potenti protettori vengono, però, a riscuotere il debito di riconoscenza: cosa pensavi, gli dicono, che avessimo investito tanto su di te per lasciarti perdere nel ruolo di sposo felice? Guarnerio è costretto a scegliere tra amore a carriera, sceglie questa seconda, lascia la sua amata ma le chiede di tenere la bambina, Pasqua. Lei acconsente e scompare dalla sua vita. Guarnerio si sposta a Firenze per seguire i
lavori del Concilio del 1439, un tentativo di unire la chiesa orientale con quella occidentale. Poi arriva a Udine, prende i voti, fa carriera e tiene la bambina, la fa studiare, cosa non comune a quei tempi. Nel 1445 arriva a San Daniele come vicario del Patriarca di Aquileia che ha ridimensionato la sua estensione in tre feudi: Aquileia ovviamente, San Vito al Tagliamento per il controllo sui guadi e San Daniele per il parsut, il prosciutto che è importante come merce di scambio. Apre a San Daniele delle officine librarie per creare manoscritti, chiama i copisti più famosi, manda i libri a Venezia perché possano applicare lamine d’oro. Nel 1456 la sua carriera si arresta, diventa pievano della chiesa di San Daniele. Perché? Per amore! Perché sceglie di riconoscere ufficialmente sua figlia che si deve sposare. Dopo dieci anni muore senza lasciare nulla alla chiesa ma alla comunità. Per questo siamo qui!”
Una storia incredibile, a maggior ragione se
Angelo Floramo
Un Manoscritto
si ha la fortuna di sentirla raccontare dalla voce calda di Angelo Floramo.
Il prosieguo del racconto riguarda i passaggi segreti della biblioteca che non ci vengono svelati e alcuni manoscritti che Floramo ci descrive. Uno, in particolare, ci colpisce: un ricettario del XII secolo, viene dalla Normandia, raggiunge la Sicilia, va nelle mani di Federico II di Svevia che lo consegna al Patriarca di Aquileia e finisce nella libreria di Guarnerio. La prima parte è Galeno, la seconda sono ricette; il fatto che sia il cuoco che Galeno, medico, facciano ricette è interessante perché, all’epoca, si riteneva che la cucina fosse la prosecuzione della medicina. Oggi queste teorie sono la new age.
Questo libro è in pergamena di agnello e la storia del libro è interessante perché il suo autore è ebreo e studia in una scuola islamica in Tunisia e il libro è stato tradotto dall’arabo da un monaco cristiano” racconta Angelo. Un libro di pace, ci verrebbe da dire!
L’altro manoscritto magnifico è un libro d’ore minuscolo che vale più di “un centro commerciale completo di parcheggio piano di Ferrari”. È del 1400, e lo fece realizzare un banchiere fiorentino per la figlia, un libro da passeggio che si poteva tenere sotto la manica e leggerlo per attirare attenzione.
“È così prezioso che non può uscire neppure per una mostra. Valeva quanto un castello perché le sue pergamene, che di solito hanno due parti lato pelo e lato carne, sono realizzate con i feti del vitello. Per ottenere il feto si faceva morire la vacca e, per fare questo libriccino, ci sono voluti mille feti. A quel tempo una vacca non la si uccideva tanto facilmente, quindi vi lascio immaginare il valore”.
La Guarneriana ha 12.000 volumi e, ognuno, è una storia a sé! Credetemi, vale un viaggio!
La Biblioteca Guarneriana
Libro d'ore
Dove dormire Dove mangiare
PANORAMA HOTEL FRIULI
Via Giuseppe Garibaldi, 33
33038 San Daniele del Friuli (UD)
Tel. +39 0432 1696324
www.boutiquehotelpanoramafriuli.it
Il Panorama Hotel Friuli si fonde con il fascino dei colli friulani e regala un’esperienza immersiva nella cultura e nelle tradizioni locali. La sua posizione strategica nel centro storico di San Daniele del Friuli lo rende il punto di partenza ideale.
PROSCIUTTERIA IE
Via Gemona 17
33038 San Daniele del Friuli (UD)
Tel. +39 0432 940280
www.prosciutterie.com
Un luogo di delizia, frequentato anche dagli abitanti per un bicchiere di vino in compagnia. Aperto da mattina a sera vi si può assaggiare una selezione interessante di prosciutti, da portare alla bocca rigorosamente con le mani, e una scelta di piatti che rendono piacevole restarci a lungo.
PROSCIUTTERIA IE
Via Gemona 17
33038 San Daniele del Friuli (UD)
Tel. +39 0432 940280
www.prosciutterie.com
Oltre al ristorante trovate una bottega dove c’è il meglio della gastronomia friulana e italiana. Fare la spesa qui significa tornare a casa con la storia gastronomica d’Italia.
giugno 2024
Cison di Valmarino: l’amore per il proprio paese fa grandi cose
L’esperienza della rassegna
“Artigianato vivo” è un viaggio
Autrice: Simona Vitali
Non sono poche le persone che, appassionate di pezzi di artigianato artistico particolari, ricercati, sono disposte - come fanno i più raffinati gourmet per il cibo – a macinare km per assecondare questa loro passione, distinguendo accuratamente i tanti mercatini che proliferano nelle sere d’estate da iniziative di maggiore spessore, dove la qualità è l’imperativo guida.
L’oggetto di artigianato artistico, la genialità, il pensiero che esprime sono il motore che induce a partire per cercare il pezzo che manca in casa o farsi stupire dall'inaspettato che non si può non acquistare perché piace troppo. Già ci si immagina dove collocarlo.
In quest’epoca in cui con un clic si riesce a stampare forme tridimensionali di qualsiasi tipo, gli oggetti plasmati da mani d’uomo esercitano ancora il grande fascino del pezzo unico, vuoi per le variazioni di forma, vuoi per quelle di colore o magari per qualche piccolo difetto, elementi che ne fanno la peculiarità.
Sono più di quarant’anni che, nella prima metà di agosto, Cison di Valmarino (TV) nelle sue vesti di uno fra i borghi più belli d’Italia fa letteralmente da scenario ad Artigianato Vivo, rassegna di artigianato con botteghe a cielo aperto, vale a dire con artisti all’opera. Questo è un luogo con un grande fascino di proprio, dove tutto parla dei Brandolini, signori locali a cui, dal XV secolo, si riconduce la proprietà del poderoso castello arroccato sul promontorio che domina la Valmanero, un imponente palazzo - detto “Casagranda” - sulla piazza del paese, un vasto complesso di cantine, le case “Marian” e molte altre case coloniche (tutte tinteggiate di rosso con fasce bianche, ostentazione di potere). Ma in generale l’intero impianto urbanistico di Cison risulta armonioso, con gli eleganti palazzi che fanno capolino nel centro storico e sulla piazza. Immaginiamolo esaltato dall’ulteriore bellezza delle botteghe artigiane che ospita, a cui conferisce a sua volta risalto, con gli ambienti esclusivi che lo connotano (cortili interni, giardini privati, portici, le antiche cantin e dei Brandolini...). E poi pensiamoci sul far di una sera agostana a disperderci piacevolmente fra le vie del centro storico, senza ordine né orologio alla mano, lungo un percorso che è tracciato, con tanto di cartina, ma dove seguiamo semplicemente un
nostro tempo, soffermandoci ad osservare un soffiatore di vetro o una ricamatrice o uno scultore di legno o un ceramista rigorosamente all’opera, condizione distintiva - questa - di Artigianato Vivo, fin dalla sua nascita.
“ È il 1980 - ci racconta Ivana Da Frè, segretaria della Pro Loco di Cison di Valmarino, che è l’ente organizzatore - quando un piccolo gruppo di artigiani locali decide di dar vita a un’iniziativa dedicata all’artigianato, al “fatto a mano”, che inizialmente rimane più delimitata al borgo poi cresce nel corso degli anni fino ad acquisire una sua importanza, conquistando – già a inizio anni 2000 – le dimensioni odierne di rassegna di artigianato, con artisti provenienti da tutta Italia e anche dall’estero, all’opera in ogni angolo del borgo, iniziativa coronata da molteplici altre forme di intrattenimento, tra spettacoli, concerti, incontri culturali con personaggi di spicco (Margherita Hack, Paolo Crepet...), teatro, intrattenimento per bimbi. Un’offerta ampia, dietro la quale c’è la scelta di non far pagare l’ingresso, preferendo piuttosto che le spese siano orientate all’acquisto dei manufatti o alle consumazioni presso i diversi chioschi enogastronomici.
C’è un ingrediente preponderante in chi abita e vive Cison di Valmarino ed è un particolare amore per il proprio paese che si tramuta in impegno, di quelli seri. La messa a punto, fra gli altri eventi, di una simile rassegna che in 10 giorni arriva ad ospitare 300.000 persone provenienti da tutta Italia (c’è chi organizza le vacanze in questa zona in funzione di queste date e chi arriva appositamente dall’estero, tra espositori e visitatori) comporta che la macchina organizzativa rimanga accesa per un intero anno. Tradotto, e lo sottolineiamo accuratamente, qui c’è una Pro Loco che funziona, capace - com’è stata- di apportare nel corso del tempo migliorie, acquistando – quando lo ha ritenuto opportuno - anche stabili per
farli rimanere un bene della comunità, e non consentire che si snaturasse questo borgo. E c’è un’amministrazione comunale collaborativa. Ma c’è pure una popolazione (tanti cisanesi anticipano o posticipano le proprie vacanze per dare il proprio contributo) che risponde e si attiva all’unisono attraverso le associazioni locali (in agosto la forza volontari raggiunge le 500 persone), perché nel corso della manifestazione ad un flusso così importante di visitatori venga garantita la possibilità di fare consumazioni. Siamo ormai alle soglie della prossima edizione, la 43ma, che si terrà dal 5 al 15 agosto, e quel motore, rimasto sempre acceso, sta intensificando la sua potenza. Anche quest’anno lo sforzo non sarà piccolo, ma lavorare in maniera continuativa su un progetto significa avere il tempo di ponderare, razionalizzare. Parlando con Eleonora Gugel, che fa parte del gruppo di lavoro “selezione artisti”, ci togliamo qualche curiosità. “Sono tantissime - ci spiega - le domande che ci pervengono e noi le vagliamo una per una. Non rinunciamo però anche a fare ricerca e contattare artigiani noi stessi, sempre per mantenere alto il livello di originalità di quel che proponiamo. C’è pure una lista d’attesa e non nascondo che a volte soffriamo per non poter inserire quell’artista che ci ha colpito molto, perché magari non abbiamo più postazioni, che non sono poche: si aggirano sulle 180”. E perché, fra le tante cose da fare, non abbellire un borgo già accogliente con addobbi che si richiamino fra loro qua è là?
A questo, che è espressione di cura, sta pensando Ilenia Zambet, un vulcano di idee, e chi con lei.
Ivana, Eleonora, Ilenia sono solo tre delle facce di una realtà che esiste davvero e risplende di una luce propria, bellissima. Passeggiare fra i tesori, architettonici e artigianali, di Cison di Valmarino, in occcasione di Artigianato Vivo, solleva, porta in una “dimensione altra” dentro cui è molto piacevole stare.
GLI ORARI DI APERTURA DI ARTIGIANATO VIVO
DAL 5 AL 15 AGOSTO 2024
Nei giorni feriali dalle ore 17 alle ore 23
Nei giorni festivi dalle ore 10 alle ore 23
Dove dormire
Il panorama completo dell'ospitalità
a Cison Di Valmarino, su richiesta della Pro Loco: https://turismocisondivalmarino.it/attivita/ categoria/cison/2
Dove mangiare
CHIOSCHI DI RISTORO DENTRO LA MANIFESTAZIONE
Chioschi di ristoro dentro la manifestazione:
- Case Marian
- Cortivo Coch - Parco giochi
- Al Mazarol
Molto gettonata la giornata dello spiedo (la domenica), in cui vengono messi in campo girarrosto giganti, capaci di sfornare centinaia di porzioni per volta. C’è un rito che si ripete, per cui dal giorno precedente ci sono persone dedicate alla composizione dei maxi spiedini che all’indomani ruoteranno spettacolarmente come a formare pareti, nei grandi girarrosto. Una tradizione attesa anche questa.
Cosa comprare
Qualcuno degli oggetti del miglior artigianato di qualità in circolazione
Sant’Arcangelo di Romagna
Teatro, buona cucina e un mangano del 1633
Autore: Luigi Franchi
Castello di Cimbergo
1633! È da quell’anno che il mangano dell’Antica Stamperia Marchi si muove ogni giorno, girando su sé stesso, spinto dal movimento dei piedi dei tessitori.
Siamo a Sant’Arcangelo di Romagna, nota al pubblico per il Festival del teatro altrimenti chiamato Santarcangelo Festival che, quest’anno, va in scena dal 5 al 14 luglio, per la sua 54° edizione; e famosa anche per un ristorante unico al mondo, La Sangiovesa, che è un inno alla Romagna e alla sua cultura.
Però Sant’Arcangelo non è solo questo. È una bella città dell’entroterra romagnolo, dove la qualità della vita degli abitanti ci è sembrata elevata. Qui ha vissuto per molti anni Tonino Guerra che ha contribuito alla configurazione de La Sangiovesa. C’è un museo, a gestione privata, del bottone dove un’appassionata custode racconta, attraverso i bottoni esposti, la storia recente dell’Italia e del mondo.
Soprattutto c’è una Sant’Arcangelo da scoprire nelle sue rogge, nei suoi canali sotterranei, nelle sue acque che hanno dato vita al mestiere dei tintori nel lontano ‘600 e che, ancora oggi, l’Antica Stamperia Marchi tiene viva, con la sua bottega dove si trova questo mangano del 1633 perfettamente funzionante, ogni giorno.
Il mangano del 1633
Il centro storico
Il mercatro a Santarcangelo
Il museo dei bottoni
“È possibile vedere il mangano?” chiedo affacciandomi alla porta della bottega. Una sorridente signora che poi saprò essere Lara Marchi, la figlia di Alfonso Marchi, amico di Tonino Guerra, mi invita ad entrare e mi porta oltre un pertugio in una stanza incassata nel tufo. Qui mi appare la macchina: un enorme ruota spropositata con un grande masso in pietra vicino, in un complesso movimento di travi e di corde.
Il mangano è un’antica ruota calcatoria il cui significato è “macchina che produce forza” ed è servita, fin dall’antica Roma, a costruire grandi strutture ma è Leonardo da Vinci che ne ha riscritto le regole di funzionamento; se, per esempio, l’uomo deve spostare un peso di 55 quintali la ruota deve avere lo stesso peso e, in quel modo, può essere manovrata da un singolo uomo che vi cammina sopra.
Nel caso della stamperia svolge un ruolo fondamentale per preparare il tessuto alla stampa che qui viene prevalentemente realizzata con la ruggine, essendo Sant’Arcangelo vicinissima a Gambettola dove c’è il più alto concentrato di ferrivecchi.
Lara Marchi ci tiene a spiegare il suo lavoro creativo, che si esprime dipingendo a mano su tessuti antichi che fanno esaltare al massimo le cromie.
Lasciata l’Antica Stamperia ci si addentra nella parte storica di Sant’Arcangelo salendo fino alla Rocca Malatestiana che, nel corso della sua lunga storia, fu contesa tra i guelfi e i ghibellini, tra i Malatesta e i Montefeltro. Un esempio di come questi territori hanno subito antiche e durature guerre, interventi di compagnie di bandiera che depredavano ovunque.
Lara Marchi
Non è un caso che, poco distante da qui, sono state inventate le fosse che oggi servono per la stagionatura dei formaggi ma che, nel XV secolo, erano il rifugio dei pochi beni alimentari dei contadini.
Oggi la Rocca Malatestiana è proprietà privata perché, nel 1903, fu acquistata dalla contessa Eugenia Rasponi Murat, nipote della principessa Luisa Giulia Murat, figlia di Carolina Bonaparte, sorella di Napoleone, e di Gioacchino Murat. Non
avendo figli, la contessa Eugenia lasciò il Castello al cugino, conte Giovanni Battista Spalletti Trivelli, nonno della principessa Marina Colonna di Paliano, che lo erediterà definitivamente nel 1992.
Storie che si sovrappongono, raccontate anche dagli abitanti, molto cordiali e disponibili come solo i romagnoli sanno essere. Ed è anche per questo che vi consigliamo la visita a questo borgo a pochi chilometri da Rimini.
Una sala de la Sangiovesa
La Rocca Malatestiana
Dove dormire
DELLEFARFALLE BOUTIQUE B&B
Via Edoardo Sancisi, 1
47822 Santarcangelo di Romagna (RN)
Tel. +39 340 2471288
www.dellefarfalle.com
Situato a Santarcangelo di Romagna, a 7,7 km dalla Fiera di Rimini e a 11 km dalla Stazione Ferroviaria di Rimini, il DelleFarfalle Boutique B&B offre la vista sul proprio giardino e la connessione WiFi gratuita. La struttura consiste di un Boutique B&B nel cuore di Santarcangelo di Romagna e due Boutique Apartments che affacciano sulla piazza principale dell’elegante borgo medievale.
Dove mangiare
LA SANGIOVESA
Piazza Beato Simone Balacchi, 14
47822 Santarcangelo di Romagna (RN)
Tel. +39 0541 620710
www.sangiovesa.it
Entrare a La Sangiovesa, il ristorante fondato da Manlio Maggioli a Sant’Arcangelo di Romagna, è come assaporare un’identità purissima di territorio. Qui tutto parla di Romagna e ogni cosa sembra animata da orgoglio e consapevolezza di essere in un luogo unico al mondo, dove c’è un “direttore d’orchestra”, lo chef Massimiliano Mussoni, che ogni giorno, da 24 anni, interpreta l’idea di tradizione con spirito laico, intelligente e determinato.
Dove comprare
MARCHI STAMPERIA ARTIGIANA
Via Cesare Battisti, 15 47822
47822 Santarcangelo di Romagna (RN)
Tel. +39 0541 626018
www.stamperiamarchi.it
Antica Stamperia Marchi non è solo un laboratorio e una bottega. È un luogo ricco di storia, di odori, materiali; un posto dove riscoprire arti antiche, strumenti e procedimenti antichi. È anche un museo aperto a visite guidate per gruppi o per singoli su richiesta.
La Guarneriana a San Daniele del Friuli
Monopoli, 99 contrade, calette e mare perfetto
Cison di Valmarino: l’amore per il proprio paese fa grandi cose