Analisi territoriale
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Inversioni di rotta Tre progetti di micro-collettivitĂ per i fari delle Isole Egadi
26 04 2016
Tesi di laurea magistrale
Architettura degli Interni
Politecnico di Milano FacoltĂ di Architettura Milano, Leonardo Anno Accademico 2015/2016 Relatore: Luca Basso Peressut Correlatore: Arnaldo Arnaldi Sofia Badessi Silvia Piana Michela Pradella
Politecnico di Milano Scuola di Architettura e SocietĂ Tesi di Laurea Magistrale in Architettura di Interni Relatore: Luca Basso Peressut Co-relatore: Arnaldo Arnaldi A cura di : Sofia Badessi 814133 Silvia Piana 814653 Michela Pradella 814383
Analisi territoriale
Le isole Egadi e il loro territorio
Parte I
Informazioni genera
8
La Storia di favignana, levanzo e marettimo: Le origini
10 I primi insediamenti umani a Favignana, Levanzo e Marettimo
12 Il periodo Fenicio, i Romani e la prima guerra Punica
14 Il periodo paleocristiano
16 I saraceni e i romani
18 La dominazione spagnola
20 I pallavicino e la famiglia Florio
22 Il XIX nelle Isole Egadi
24 I Collegamenti
26 Rotte via mare
30 Rotte interne
6
Parte II
32 L’isola di Favignana
40 Informazioni generali 42 Poli culturali 44 Museo dell’ex stabilimento florio 50 Palazzo Florio 54 Castello di Santa Caterina 58 Giardini ipogei di Villa Margherita 64 Strutture ricettive 68 Punti di immersione
74 Itinerari/grotte
88 Faugnana
96
Indice
L’isola di Levanzo
100 Informazioni generali
102 Poli culturali
104 Grotta del genovese
108 Palazzo Florio
112 Villa Florio
114 Torre Saracena
116 Strutture ricettive
118 Punti di immersione
124 Itinerari/grotte
136 A Levanzo
140 L’isola diMarettimo
146 Informazioni generali
148
7
Poli culturali
150 Castello di Punta Troia
154 Museo del mare
156 Case romane
158 Strutture ricettive
160 Punti di immersione
166 Itinerari/grotte
176 Maretamu
140 Sitografia 186 Contatti 189
Indice
L ocalizzazione
I nformazioni
L’ arcipelago
generali
delle isole
E gadi
Arcipelago delle Egadi Localizzazione: costa occidentale della Sicilia Coordinate: 37°58’00’’N, 12°12’00’’E Superficie: 37, 45 Km2 Stato: Italia Regione: Sicilia Provincia: Trapani Comune: Favignana Abitanti: 4300 (2011)
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La storia di Favignana,Levanzo e Marettimo.
Le origini
La
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Favignana, Marettimo.
Le Isole Egadi sono state crocevia di popoli in ogni epoca. I primi insediamenti umani risalgono all’era
Le
origini
paleolitica, quando piccole tribù di uomini primitivi attraversarono la sottile striscia di terra che univa Levanzo e Favignana alla Sicilia, a differenza di Marettimo che staccatasi dalla terraferma era già un’isola. Gli uomini primitivi si insediarono lungo le coste vivendo di caccia, di pesca, raccogliendo molluschi e frutti spontaneamente regalati dalla madre terra. Intorno al 6.000 a.C, la striscia di terra che collegava Favignana e Levanzo alla terraferma si fece via via sempre più sottile fin quando le due divennero infine isole separate.
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storia di
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Con l’avvento dei primi navigatori dall’Oriente,
spinti dalle loro attività commerciali, giunsero nelle acque delle isole Egadi i Fenici. Infatti le Egadi erano in una strategica posizione in virtù del fatto che la Sicilia divenne teatro per i loro intensi e
Le
origini
redditizi traffici commerciali. I Fenici si insediarono a Favignana nella zona nord-orientale di San Nicola. Del loro insediamento è rimasta traccia nelle grotte usate come abitazione, luogo sacro e tombe. Contemporaneamente alla presenza dei Fenici nel Mediterraneo, all’orizzonte si profilava Roma che stava mettendo le basi per quello che poi diventerà un impero dai confini immensi. Il tratto di mare a nord di Levanzo fu teatro di scontro decisivo della I guerra Punica (241 a.C) che vide contrapposte le due grandi potenze: quella romana e quella cartaginese. La Battaglia delle Egadi segnò la disfatta della flotta cartaginese e decretò la nascita della prima provincia romana, la Sicilia.
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La
storia di
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Il periodo P a l e o c r is t i a n o Dal II secolo in poi la civiltà paleocristiana si insediò nei luoghi del culto fenicio-punico. Infatti il sito di Cala San Nicola, a Favignana, è ricco di grotte dove vi sono sedimentazioni che risalgono al periodo punico fino a quello paleocristiano. In alcune di esse è ancora possibile scorgere tracce lasciate dai
Le
origini
nostri antichi predecessori, come ad esempio loculi, croci incise nella roccia e brevi scritte, ormai quasi illeggibili. Necropoli di epoca tardo antica e bizantina sono state ritrovate lungo il fianco nord orientale del monte di Santa Caterina: la Grotta degli Archi (all’interno della quale vi era un sepolcro detto a tegurium o a baldacchino, andato poi distrutto, che rappresenta un unicum per la Sicilia Occidentale, risalente al IV-V d.C.); la Grotta del Pozzo, un ipogeo di epoca paleocristiana, sul lato nord-est, che presenta numerose raffigurazioni pesciformi e un’iscrizione che potrebbe essere interpretata come un’invocazione a Sant’Erasmo.
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La
storia di
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M arettimo
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Le
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origini
Romani
Nella metà del VII secolo si affacciava all’orizzonte
del Mediterraneo una nuova religione: l’Islam. Gli Arabi iniziarono a conquistare gran parte del Mediterraneo. Nei secoli successivi le Egadi furono piantonate dalla presenza saracena che portò alla costruzione di torri di avvistamento: a Levanzo sul pizzo “La Torre”, a Favignana sull’attuale colle di Santa Caterina e a Marettimo sul promontorio di
Le
origini
Punta Troia. L’XI secolo la presenza dei Normanni invece si fece sentire con la costruzione di fortilizi. A Favignana A Favignana le torri saracene furono ampliate e trasformate nei due fortilizi di Santa Caterina e San Leonardo, mentre il forte di San Giacomo fu costruito ex novo. A Marettimo la torre di avvistamento venne trasformata dai Normanni nel fortilizio di Punta Troia. Sempre secondo la tradizione i Normanni, oltre a pace e prosperità, introdussero un “ritorno” alla pratica della religione cristiana che si diffuse nell’arcipelago. A Favignana vennero costruite le prime chiese annesse ai forti.
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La
storia di
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Nel panorama siciliano ai Normanni succedettero Svevi, Angioini e Aragonesi. Sempre secondo la storiografia, sotto il regno di Pietro D’Aragona, Palmerio Abate venne ricompensato per la sua fedeltà al nuovo re durante la rivolta dei Vespri Siciliani e nominato Signore di Favignana. Dopo la morte di Palmerio Abate la signoria di Favignana passò ai suoi nipoti, Nicolò e Riccardo Abate. Per volontà di Pietro II d’Aragona, nel 1341, fu concessa
Le
origini
la facoltà di organizzare nell’isola due tonnare: una fu chiamata di S. Leonardo, l’altra di S. Nicolò. Nel XV secolo il Regno delle Due Sicilie era in mano agli spagnoli. Un secolo dopo il re di Francia decise di dichiarare guerra alla Spagna per il possesso del Regno delle Due Sicilie e a tal scopo chiese aiuto ai turchi di Solimano il Magnifico. Fu cosi che i corsari turchi arrivarono guidati da Ariadeno Barbarossa e fecero delle Isole Egadi delle basi dalle quali sferravano attacchi alle navi nemiche. Carlo V affidò al vicerè Ugo Moncada il compito di debellare il pericolo corsaro. L’armata navale fu sorpresa da una tempesta che costrinse Moncada ed il suo equipaggio a rifugiarsi presso Favignana. Tracce di questo passaggio sono ancora visibili in una grotta dell’isola dove sono evidenti i resti di uno stemma di casa Moncada.
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Florio
Nel 1640 la corona spagnola si era gravemente indebitata al punto da essere costretta a cedere le Isole Egadi al genovese Camillo Pallavicino, che ottenne il consenso per mettere le Egadi a coltura e popolarle. Per rendere ospitali le isole effettuarono opere di bonifica del suolo, introdussero a Favignana l’agricoltura, si costruirono le prime case, le grotte vennero trasformate in stalle e fienili. A Levanzo
Le
origini
vennero realizzati vigneti, mentre Marettimo fu utilizzata prevalentemente per il rifornimento di legname. L’operazione di ripopolamento fu realizzata soprattutto per poter reperire in loco la forza lavoro necessaria per la pesca del tonno. Sotto i Pallavicino le Isole Egadi godettero un periodo di prosperità e crescita. Nel 1874 le Isole Egadi e la Tonnara furono vendute a Ignazio Florio. La famiglia Florio rappresentò il periodo più florido per l’arcipelago egadino, soprattutto grazie alla Tonnara e alle attività economiche ad essa relative. I Florio cambiarono l’aspetto di Favignana sistemando l’intero arco portuale con una serie di manufatti la cui progettazione fu affidata all’architetto Damiani Almeyda: il Palazzo Florio, la Camparia, lo Stabilimento Florio e la chiesetta di S. Antonio.
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La
storia di
F avignana , L evanzo
Il
e
M arettimo
XIX
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Secolo Egadi
Ferdinando di Borbone era re delle Due Sicilie quando alla fine del secolo XIX nascevano in Italia i primi focolai di iniziative nate sotto la spinta della libertà che avrebbero condotto al Risorgimento. La reazione dei Borboni non tardò ad arrivare. Sotto la spinta della repressione I forti di S. Caterina e S. Giacomo a Favignana, e il castello di Punta Troia a Marettimo, furono trasformati in carceri
Le
origini
per i dissidenti politici. Con lo sbarco di Garibaldi a Marsala, nelle Isole Egadi arrivarono pace e libertà. La notte del 10 maggio 1860, arrivarono alle Egadi i due vapori “Piemonte” e “Lombardo”, che trasportavano i Mille di Garbaldi, con l’obiettivo di realizzare l’impresa di liberare il Regno delle Due Sicilie dal dominio borbonico per unificare l’Italia. Con loro c’era un Favignanese, Sebastiano Galigarsia, che morì pochi giorni dopo combattendo nella battaglia di Calatafimi. Galigarsia non fu l’unico favignanese a far parte dei Mille, infatti i documenti ne menzionano almeno altri dodici che lo raggiunsero e almeno quattordici quelli che lasciarono l’esercito borbonico per far parte del nuovo Esercito Nazionale.
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I C o ll e g a m e n t i
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I C ollegamenti
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Rotte esterne Strada asfaltata principale
Rotte interne
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Luce omnidirezionale
strada pedonale
Tubazione sottomarina
centro abitato
Cavo sottomarino
Cala/Accesso al mare
Zona di divieto
Picco montuoso
Divieto di pesca
Faro Torretta Isobate costiere
Divieto di ancoraggio Roccia con battente d’acqua noto
F avignana , L evanzo , M arettimo
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Scogliera
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Spiaggia di ciottoli
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Spiaggia sabbiosa
Porto turistico
Fondale basso
Segnale galleggiante radar
Grotta
Fondale roccioso
Punto di immersione
Fondale sabbioso
Relitto pericoloso
Posizione approssimativa
Relitto non pericoloso
Scoglio sommerso
Roccia sempre sommersa
I C ollegamenti
R otte Via
mare
F avignana , L evanzo , M arettimo
e la
Favignana, Levanzo e Marettimo sono servite dalle compagnie Siremar e Ustica Lines con aliscafi e catamarani in partenza da Trapani, Napoli e Marsala. Le compagnie garantiscono pi첫 corse durante la giornata che variano a seconda della stagione e del tempo.
S icilia
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I C ollegamenti
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F avignana , L evanzo , M arettimo
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33
I C ollegamenti
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Favignana
42
Nome Isola di Favignana Localizzazione Arcipelago delle Egadi Canale di Sicilia Coordinate 37° 55’3 4’’ N - 12° 19’ 16’’ E Superficie 19,8 Kmq Abitanti 3407 (2011)
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origini del nome
Favignana, “la grande farfalla sul mare” così come venne definita dal pittore Salvatore Fiume negli anni ’70, è il capoluogo e l’isola maggiore dell’arcipelago delle Egadi. L’isola era conosciuta nell’antichità con vari nomi come Aponiana, Katria, Gilia, Aegusa in latino o Auegusa (dal greco “isola delle capre” per la loro abbondante presenza sull’isola). Favignana viene ricordata anche da molti scrittori antichi quali Plinio, Polibio, Nepoziano, l’anonimo Ravennate e dai geografi arabi era conosciuta col nome di Djazirat ‘ar Rahib (“isola del monaco o del romito”, per via del castello che si erge sulla sommità dell’isola, in cui avrebbe vissuto, per l’appunto, un
43
monaco). Il nome attuale di Favignana risale al Medioevo e deriverebbe dal nome del vento Favonio proveniente da Ovest.
Conformazione e
geografica
geomorfologica
L’isola dista da Trapani 9 miglia, si estende per 19,38 kmq, è lunga 9 km e larga 4 km. La sua peculiare forma la fa sembrare una farfalla con le ali spiegate divisa in due parti dal colle di Santa Caterina, che con i suoi 300 mt ne è il punto più alto. Attualmente l’isola di Favignana conta 3407 residenti. Il comune di Favignana (comprendente le isole dell’arcipelago) conta invece 4300 residenti (2011).
44
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L’ex stabilimento Florio è un vero gioiello di archeologia industriale, una delle più fiorenti industrie di lavorazione conserviere del tonno, che rappresenta anche la storia della famiglia Florio e del suo intrecciarsi con la vita degli isolani, che trovarono riscatto sociale dalla povertà e fonte di sussistenza economica.
I sola
di
F avignana
Il primo nucleo dello stabilimento nacque grazie al genovese Giulio Drago che prese in affitto la tonnara nel 1859. Ma la grandiosa costruzione prese vita grazie all’iniziativa di Ignazio Florio, che incaricò, nel 1878, l’architetto Damiani Almeyda di ristrutturare i fabbricati della Tonnara.
51 Lo stabilimento si estende per circa 32mila metri quadrati. Prendono posto una serie di grandi ambienti coperti, spazi e ambienti diversi per dimensioni e destinazioni d’uso. Tutti gli edifici sono caratterizzati dal tufo di Favignana. Dopo la parabola discendente della famiglia Florio, si impongono sulla scena i Parodi di Genova, che acquistarono 1937 anche Favignana e la tonnara con tutti i diritti di terra e di mare. Con quest’ultimi lo stabilimento continuò a lavorare proficuamente continuando ad essere una delle principali fonti economiche dell’isola. Purtroppo negli anni ‘70 lo stabilimento cessò la sua attività. Acquisito al patrimonio della Regione Siciliana negli anni ’90, l’ex stabilimento Florio era chiuso da tempo e in stato di abbandono. Il restauro iniziò alla fine del 2003 e l’inaugurazione avvenne nel 2009. La superficie sulla quale è stato fatto l’intervento è di 19.848 metri quadrati.
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Palazzo Florio Il Palazzo Florio è uno splendido edificio in stile neogotico, costruito nel 1878 su progetto di uno dei più famosi architetti dell’epoca, Damiani Almeyda. Pur presentandosi esternamente come un palazzo signorile ed aristocratico, all’interno lo stile serioso del neogotico è reso più leggero e allo stesso tempo elegante dagli arredi in stile liberty e da splendidi ferri battuti, opera della fonderia Oreta dei Florio. Il palazzo era collegato da sotterranei ai Pretti dove erano collegate le cucine, le scuderie e le stanze della servitù. Il palazzo non fu solo la residenza della famiglia Florio, ma anche luogo dove venivano ospitati personaggi illustri invitati a Favignana durante il periodo di mattanza, la cruenta e allo stesso modo suggestiva pesca dei tonni. Il palazzo non rappresentava solo una meta mondana e vacanziera per la famiglia Florio e i suoi ospiti, ma anche rifugio dallo stress e dai dispiaceri della vita. Proprio qui Donna Franca trascorse un lungo periodo dopo la morte della figlia Giovanna. Una visita al Palazzo Florio, da poco restaurato, è certamente un’esperienza da non perdere per respirare aria di storia e di arte che regalano emozioni uniche.
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Il castello o forte di Santa Caterina sorga nel luogo
attualmente è solo intuibile la traccia archeologica
dove preesisteva una torre di avvistamento, costruita
dell’impronta saracena o normanna nelle fortezze.
dai Saraceni durante la loro dominazione (a. 810),
Il castello di S. Caterina fu eretto in pietra
contemporaneamente a quella eretta nel sito in
calcarea locale a forma rettangolare con sporgenze
cui fu costruito il castello di S. Leonardo (dove è
simmetriche ai quattro angoli. Il piano terra era
collocato l’attuale Palazzo Florio), ed ad un’altra,
infossato nella roccia e fu qui che, a partire dal
della quale non resta quasi traccia, denominata la
XVII secolo, languirono i prigionieri politici. Il
Torretta. Queste torri avrebbero dovuto costituire il
primo piano era costituito da locali probabilmente
sistema difensivo saraceno, e da esse potrebbe avere
di alloggio per la guarnigione e sovrastato dalla
avuto origine lo stemma del comune di Favignana,
terrazza di avvistamento. Un piccolo fossato correva
cioè tre torri sulle quali poggia un uccello rapace.
lungo la facciata e l’ingresso era possibile attraverso
Secondo la storiografia locale, Ruggero I d’Altavilla
un ponte levatoio. La luce all’interno del castello
trasformò le prime due torri nelle fortezze di
penetrava attraverso un gran numero di finestre
Santa Caterina e San Leonardo, non apportando
ogivali, feritoie, spiragli e buche. Sull’estremità dello
cambiamenti alla terza torre, ma facendo costruire
stipite destro della porta d’ingresso del castello era
il forte di S. Giacomo (1074-1101). Purtroppo
collocato uno stemma che certamente si riferiva alla
I sola
di
F avignana
casata aragonese; sotto lo stemma vi era un’iscrizione
di cui i Normanni munirono il castello omonimo.
in spagnolo, che certificava che il castello venne
Il forte venne in parte demolito e devastato nel 1860
rifortificato nel 1616. Un’ altra iscrizione si trova nel
dai rivoltosi, che portarono via dal castello perfino le
muro rientrante dell’angolo sinistro, di fronte alla
inferriate, e devastarono anche la cappella.
scala, che immette nel corridoio pensile d’ingresso
Oggi è solo intuibile la traccia archeologica
al castello. Non è di facile interpretazione a causa
dell’impronta saracena o normanna nel castello e
dell’usura, ma si può intravedere il nome della città
nelle fortezze-castello delle Egadi. Dopo la Seconda
di Catania e la data 1655, che rappresenta una
Guerra mondiale, il castello di S. Caterina fu
notizia rilevante poiché indica che in quel anno il
requisito dalla marina militare e, sul finire degli anni
castello fu rimesso in efficienza. Nel piano superiore
’50, fu affidato ad un custode assunto dalla stessa
del castello vi erano una serie di stanze a volta basse
marina militare.
e ormai in macerie che dovevano appartenere agli
Oggi il castello di S. Caterina presenta i segni
ufficiali e ai soldati. Vi era anche una cappella
del tempo e dell’abbandono. Ma la vista che si
intitolata a S. Caterina dove il prete officiava la
può ammirare dalla parte superiore del castello
messa per i detenuti. Si può quindi presumere che il
è meravigliosa. Si può arrivare al castello grazie
nome di S. Caterina derivi dalla chiesetta o cappella
alla strada che percorre gran parte del colle.
C astello
C astello
di
si
S anta C aterina
S anta C aterina ,
vista del forte dal percorso di salita
I sola
C astello
di
S anta C aterina ,
di
F avignana
vista ingresso principale
G iardini
ipogei di
V illa M argherita
cave di tufo
P oli
culturali
I sola
di
F avignana
G
i
a
ip o g e i
M
r
d
d i
i
n
V ill
i a
a r g h e r i t a
Il recupero delle cave di tufo, dismesse ormai da oltre un secolo, che insistono nella proprietà di Villa Margherita a Favignana, riveste un ruolo particolare, necessario per restituire e promuovere la conoscenza di un luogo carico di storia, caro alla memoria di tanti favignanesi. Si è inteso, con l’intervento cominciato nell’anno 2001, riqualificare non solo quanto abbandonato materialmente nel territorio dalle passate generazioni per riscoprire i segni della loro ingegnosità lavorativa ma anche il patrimonio storico lasciatoci dai “cavatori” come testimonianza di una vita sociale diversa dalla nostra ma pur sempre vissuta nel segno della laboriosità ingengosa che affascina con la suggesione degli scavi ora informi, ora geometricamente realizzati. Durante i lavori sono venuti a crearsi numerosi scorci di particolare suggestione paesaggistica che consentono di osservare da vicino l’opera dei “pirriaturi”, quale traccia e testimonianza dei diversi sistemi di taglio nelle vadie epoche estrattive. Si sono recuperate pertanto una grande cava tagliata con mezzi meccanici risalente agli anni 1950-60 e poi, le “cave a cielo aperto”, a “galleria”, e a “grotte”, risalenti a due secoli fa.
P oli
culturali
I sola
di
F avignana
Molti palazzi ed interi paesi della Sicilia occidentale sono stati realizzati con i cantuna di tufo estratti dalle cave di Favignana, la pietra tipica dell’isola che è da sempre risultata eccellente materiale per le costruzioni. I passaggi tra una cava e l’altra sono stati liberati, recuperando antiche grotte adibite ad ambienti dai vecchi pirriaturi svuotandole dai residui e dal terriccio accumulatosi nel tempo. Il 14 dicembre 2010 i Giardini Ipogei di Villa Margherita sono stati scritti nel “Libro delle Espressioni dal R.E.I.L. Isole Egadi” in quanto rappresentano un’alta espressione dell’identità locale e della creatività umana, nel rispetto dei principi sanciti dalla Convenzione UNESCO per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale del 2003.
68
I sola
S t r u tt
u r e
r i c e tt i v e
di
F avignana
69
S trutture
ricettive
G
L egenda
4
V illaggio
turistico
70 A ffittacamere
A lberghi
e residence
e
B&B
C ampeggi
5
I sola
H
I
di
F avignana
S trutture
ricettive
D iagramma
sulla frequenza annuale del turismo nell ’ isola di
F avignana
Giugno
Maggio
Aprile
Marzo
Febbraio
Gennaio
72
Dicembre
Novembre
Ottobre
Settembre
Agosto
Luglio
I sola di
F avignana
73
74
I sola
Punti
d i
i m m e r s i o n e
di
F avignana
75
P unti
di immersione
G
1) Scalo vecchio di Punta Marsala 2) Fata Morgana (Punta Longa) 3) Manuzza 4) La secca continua 2 5) Secca del trigone (nonna Venus) 6) Secca continua 1 7) Parete di Nettuno
4
8) Mare nasse
(19)
9) Scoglio palumbo
(18) (17)
10) Secca del feudatario 76
(20)
11) Galeotta 2 (16)
12) Galeotta 1
(15) (13)
13) Palo degli spirografi (14)
14) Bosco 15) Cala galera 16) Scoglio corrente 17) Spalla Cala Rotonda 18) Grotta di Cala Rotonda 19) Costiera di ponente 20) Punta sottile 21) Faraglioni
(1
5
I sola
H Zona B
(21)
(9)
11) (12)
(10) (2)
(5) (6) (8)
I
(7)
(3) (4)
(1)
di
F avignana
P unti
di immersione
Sul lato orientale dell’Isola di Favignana, con accesso al mare in corrispondenza dello scivolo in
di ambienti sommersi. Osservando la parte sommersa del molo si susseguono popolamenti algali fotofili che ombreggiano il substrato favorendo la colonizzazione a tappeto della madrepora arancione. Oltre i primi 50 cm, tornano a dominare le alghe, prevalentemente
M andrepora
imbarcazioni, è possibile apprezzare una gran varietà
arancione
cemento che in passato costituiva un approdo per le
l’asparago marino, l’alga palloncino, Padina pavonica e l’alga bruna.
Nelle spaccature trovano riparo i ricci Paracentrotus lividus e Arbacia lixula. 78
Nella zona antistante la scogliera si nota che risalendo a circa 3 m, si scorgono isole di Posidonia oceanica e massi di frana ricoperti da alghe fotofile attorno ai quali nuotano il muggine, l’occhiata, la salpa e il pesce ago. Lungo la scogliera sommersa tra le alghe
Balanophyllia europea e nei fori si nasconde la bavosa.
O cchiata
si riconosce l’anemone Anemonia viridis, la madrepora solitaria
Nel primo metro di profondità le alghe verdi brillanti Caulerpa racemosa e C. taxifolia precedono i tappeti
le fronde delle alghe brune oscillano con il movimento dell’onda e nascondono esemplari del pomodoro di mare. Di particolare interesse biologico e naturalistico è la presenza del mollusco Dendropoma. I tinerario
M ollusco D endropoma
arancioni di Astroides calycularis. A livello superficiale
I sola
di
F avignana
Tipologia: parete ProfonditĂ min-max: 0-3 m Corrente: no / talvolta forte se ci si allontana dalla parete DifficoltĂ : facile
I 79
(1)
5
S calo
vecchio di
P unta M arsala
P unti
di immersione
Tra le gorgonie nuotano re di triglie, castagnole marrone e rosse. Altrettanto ricco è lo strato incrostante alla base delle gorgonie, con alghe corallinacee rosse e verde brillante, mosaici di spugne, ricci dai lunghi aculei e l’aragosta. Sul fondo biodetritico, a circa 32 m, sono presenti rocce sulla cui sommità spiccano i rami a candelabro della spugna gialla, gorgonie bianche, mentre tra la componente
80
A lghe
dell’echiuride Bonellia viridis.
corallinacee rosse
algale è possibile trovare Holoturia forskali ed esemplari
B riozoi
La sommità della secca oggetto della presente immersione è posta a 19 m dove, tra i ricchi popolamenti algali misti a estensioni di Posidonia oceanica, è possibile rinvenire colonie della gorgonia bianca e, nelle fenditure, briozoi ed estese chiazze formate da spugne rosa-arancione, gialle e azzurre, sulle quali contrasta l’arancione della stella Hacelia attenuata. Lo spirografo Sabella spallanzanii e il serpulide Protula sp. mettono in mostra il colorato ciuffo branchiale.
I tinerario
I sola
di
F avignana
Tipologia: secca ProfonditĂ min-max: 19-32 m Corrente: debole DifficoltĂ : impegnativa
H (12) (11)
(9) (10) (2)
(5) (6) (8)
(7)
81
(3) (4)
5
P unta L onga
P unti
di immersione
All’uscita di Cala Rotonda, sul lato destro, è possibile effettuare delle grotte
un percorso emozionante che dà accesso ad una grotta, attraverso un’alternanza di passaggi colorati e diversificati. Giochi di luce, camere semi-oscure, pinnacoli e volte colorate offrono una
corallo, da spugne rosa e gialle. Proseguendo verso l’interno, la roccia è riccamente colonizzata dalla madrepora gialla e dalla spugna Petrosia ficiformis. Si riconosce il granchio delle grotte.
82
serratus
rosa, dalla madrepora arancione Astroides calycularis, dal falso
P alaemon
presenta la volta tappezzata da un mosaico di alghe corallinacee
gamberetto
G ranchio
esperienza emozionante. L’ingresso alla grotta, a circa 6-8 m,
Proseguendo sul lato destro, si entra in una camera in cui la luce si riduce e sulla volta si distinguono numerosi tubi di serpulidi con i ciuffi branchiali espansi, la spugna bianca Petrobiona massiliana, il corallo coloniale Hoplangia durotrix. La parte meno illuminata della grotta ospita il granchio Dardanus calidus in simbiosi con l’attinia Calliactis parasitica, il grongo, l’echiuride Bonellia viridis e il gamberetto Palaemon serratus. In fondo alla camera un certo numero di corvine nuota indisturbato. Proseguendo all’interno della grotta si accede ad una camera che arriva fino alla superficie dove, grazie alla maggior illuminazione, la roccia viene nuovamente colonizzata da alghe rosa e spugne.
Scendendo verso il fondale sabbioso, lungo le pareti si riconoscono la stella serpentina, la madrepora H. durotrix e si incontrano lo scorfano rosso e la cernia Epinephelus marginatus. Sui massi esterni alla grotta dominano le alghe e Posidonia oceanica.
I tinerario
C ernia E pinephelus
marginatus
I sola
di
F avignana
Tipologia: grotta ProfonditĂ min-max: 0-8 m Corrente: assente DifficoltĂ : facile
G 83
(16) (15) (13) (14)
5
C ala R otonda
P unti
di immersione
Sul in
lato
occidentale
prossimità
del
dell’isola,
Faro
e
in
corrispondenza del lato meridionale di Punta Sottile, è possibile effettuare
M urena
un percorso interessante che si sviluppa tra 12 e 30 m di profondità. Sulle
porzioni
ben
illuminate
domina la copertura algale alternata ad estensioni di Posidonia oceanica: tra le sue fronde si possono scorgere
Procedendo lungo il fondale si può osservare un grosso esemplare di spugna grigia. La parete sottostante ospita la gorgonia gialla e grossi
il riccio con gli aculei bianchi, la stella Hacelia attenuata, il polpo, e la murena.
ventagli della gorgonia rossa, tra le quali contrasta il verde di molte alghe, il rosso di Peyssonnelia squamaria e P. rubra e le chiazze
84
colorate di molte specie di spugne che ricoprono il substrato delle zone in ombra. gialla
Le volte delle spaccature nella roccia più profonde sono colonizzate dalle spugne, la margherita di mare, la madrepora gialla e i madreporari Hoplangia durotrix e Madracis pharensis. Possono anche trovare rifugio la cernia bruna, l’aragosta, il grongo e i re di triglie. Avvicinandoci al fondo, a circa 30 m, il substrato ospita sui massi sparsi la gorgonia bianca, grossi bianchi Alcyonium acaule, praticelli di Caulerpa racemosa, ciuffi di Posidonia che a volte nascondono esemplari di Pinna nobilis. I tinerario
re di triglie
G orgonia
I sola
di
F avignana
Tipologia: parete ProfonditĂ min-max: 12-30 m Corrente: talvolta forte DifficoltĂ : facile/media
G 85
4
(20)
(19) (18) (17)
P unta
sottile
P unti
di immersione
Il sito è localizzato all’interno della zona B di riserva dell’AMP ‘Isole Egadi’ ed è idoneo sia per snorkeling sia per immersioni. La Punta Faraglioni prosegue sott’acqua in una dorsale carbonatica allungata in direzione N-S. Il percorso in immersione inizia a circa 8 m in un paesaggio costituito dal substrato roccioso a cui si intervallano grossi massi di crollo fino a circa 20 m di
P inna
nobilis
profondità. Numerose specie algali colonizzano nei primi metri la roccia.
Proseguendo, Posidonia oceanica costituisce un habitat caratterizzante con rizomi vistosamente colonizzati da spugne e briozoi incrostanti. E’ da segnalare la presenza di Pinna nobilis, il più grande bivalve del Mediterraneo, di colonie della madrepora a cuscino e dell’attinia Anemonia sulcata. La fauna ittica che tipicamente abita il posidonieto è costituita dalla menola, la donzella pavonina, la salpa, dal tordo merlo.
donzella pavonina
86
Nelle porzioni rocciose meno illuminate sono presenti le spugne Agelas oroides, Chondrosia reniformis, Phorbas tenacior, Crambe crambe, la spugna perforante Cliona viridis, la stella serpente, mentre sui tratti più illuminati è curioso osservare la spugna gialla conica Ciocalypta penicillus.Verso i 18 m di profondità, negli anfratti si riconoscono il falso corallo Myriapora truncata, la gorgonia gialla Eunicella cavolinii, l’ascidia rossa Halocynthia papillosa, la madrepora Leptopsammia pruvoti e il serpulide Protula sp. Piccoli esemplari dello scorfano rosso popolano il fondale sabbioso, dove, a circa 20 m, si alternano isole di Posidonia oceanica e massi di crollo con la gorgonia bianca, spugne arancioni, oloturie e i due ricci marrone e nero. I tinerario
I sola
di
F avignana
Tipologia: parete ProfonditĂ min-max: 12-30 m Corrente: talvolta forte DifficoltĂ : facile/media
H (21)
87
4
F araglioni
G
88
r o t t e
I sola
I
t
i
n
e
r
a
r
i
di
F avignana
89
G rotte
G
L egenda
Scogliera
4
Grotta
90
Scogli bassi
Fondale basso
spiaggia sabbiosa
5 spiaggiadi ciottoli
I tinerari
I sola
H
I
di
F avignana
P unta F anfalo
G rotta perciata
C ala
burrone
G rotte I tinerari
92
I sola
di
F avignana
P unta M arsala
C ala A zzurra
P unta F erro
C ala
rotonda
P unta longa
G rotte I tinerari
94
rossa
degli innamorati
di
C ala
G rotta
P unta F araglioni
I sola F avignana
95
Faugnana
Ti stannu ‘n facci e vàrdanu ‘ncantati ‘i costi d’a Sicilia; l’orizzonti spinna di luntananza a mezzijornu,1 e Levanzu, ‘u Maretamu, ‘u to’ mari gilusi fannu ‘a vardia tutt’intornu... Scogghiu ‘nfatatu chi fai beddu ‘u celu, ‘u suli e ‘u lustr’i luna, quantu voti Erici 2 s’affacciàu versu punenti, quannu assitatu di tramunti beddi sfuàva supra ‘a citra i so’ turmenti ? Isolabella, sì, sarrà biddruna, ‘n mezz’ô so’ lagu tutta villi e specchi ; Capri, tutta ciuri e canzunetti, ‘ncastrata ‘nta ddu mari di cubaltu, penza chi Fougnana ...’un si cci metti ! Posti di ‘nnamurati, paraddisi... sarrìti beddi, ma... chi mi cuntati ? ‘Na petra vostra è... sempri ‘na petra ! ch’un senti, ‘un parla... unn’àvi nudda vita !
Aurelio Giangrasso
Mentri ‘na petra di Fougnana mia, s’a vardi si rrimìna ! ...e si cci parli ti senti... e t’arrispunni ...’mpuisìa !
P o rto
di
F avig nana ... 09/10/2015
Isola
di
L e va n z o
generali
a
l
e
I nformazioni
S
i
c
i
l
i
a
O
c
c
i
d
e
n
t
LEVANZO
102
Nome Isola di Levanzo Localizzazione Arcipelago delle Egadi Canale di Sicilia Coordinate 37°59′59″ N 12°20′04″ E Superficie 5,6 Kmq Abitanti 208 (2011)
Q uriosita ’
Le
I sola
di
L evanzo
origini del nome
Levanzo era conosciuta nell’antichità con vari nomi come Buccina, Forbantia e presso i geografi arabi col nome di Djazirat ‘al Yâbisah (“l’Arida”). Riguardo l’origine dell’attuale nome dell’isola vi sono varie ipotesi: potrebbe derivare dalla metodologia di approvvigionamento idrico impiegato sull’isola, consistente nella secolare leva applicata all’unico pozzo della spiaggia situato a Sud, da qui “leva in su”. Altra ipotesi suggerisce di far derivare il nome dell’isola di Levanzo da una trasformazione del vocabolo “Laepantio”, nome che forse potrebbe trarre origine dal quello di un uomo di illustre stirpe che avrebbe avuto dominio sull’isola o dai marinai
103
di Levanto.
Conformazione e
geografica
geomorfologica
L’isola dista da Trapani 6,5 miglia, si estende per 10 kmq, è lunga 5 km e larga 2 km. Il punto più alto è costituito dal Pizzo del Monaco con i suoi 278 mt. La sua conformazione geomorfologica offre soprattutto grotte, molte delle quali di interesse storico archeologico, prima fra tutte la famosa Grotta del Genovese. Attualmente Levanzo conta 208 residenti (2011).
104
I sola
Pol
i
c u lt u r a l i
di
L evanzo
105
P oli
culturali
Grotta del genovese 38° 0′ 6.05″ N, 12° 19′ 17.85″ E
Palazzo Florio 37°59’32.9”N 12°20’42.0”E
106
Villa Burgarella 37°59’14.7”N 12°20’28.9”E
Torre saracena 37°59’33.6”N 12°20’48.2”E
I sola
H
di
L evanzo
I
Grotta del genovese Villa Burgarella
Torre saracena
2
Palazzo florio
3
P oli
culturali
La d e l
g ro t ta g e n ov e s e
Lungo la costa nord-occidentale dell’isola di Levanzo, il navigante attento, sollevando gli occhi ad un altezza di circa trenta metri sulle alte e ripide pareti calcaree che gli si ergono di fronte, può scorgere la Grotta del Genovese. L’antro di formazione carsica si affaccia su una piccola cala eponima, ed è contornato dalla vegetazione tipica della macchia mediterranea, posizionandosi in uno scenario di grande suggestione paesaggistica. Il carsismo ha procurato alla grotta una morfologia molto articolata, difatti essa è composta da un’ampia camera. 108
Grotta del Genovese - Esterno della Grotta d’ingresso comunemente definita “antegrotta”, dalla quale si accede tramite uno stretto e basso cunicolo ad una camera interna meno alta e più lunga detta “retrogrotta”. L’antegrotta conserva i resti di una fornace per la fabbricazione della calce risalente ad età tardo medievale ed, in epoche recenti, era utilizzata dai contadini dell’isola come stalla e ricovero per attrezzi agricoli. Il retrogrotta, che custodisce al suo interno trentatrè figure incise ed un centinaio di figure dipinte definibili, senza incorrere in alcuna forzatura, la più ricca eredità italiana di espressività figurata preistorica, era invece inesplorato. Noto agli isolani solo come ottima postazione di caccia, in cui mai nessuno era penetrato tranne qualche furetto occasionalmente introdottovi per stanare i conigli. La scoperta e la divulgazione dello straordinario patrimonio di raffigurazioni parietali della camera interna risale al 1949, quando Francesca Minellono, una pittrice fiorentina che trascorreva un breve periodo di vacanza sull’isola, venendo a conoscenza delle voci di cui sopra, spinta dalla curiosità, motore di ogni grande scoperta dell’uomo si infilò, trascinandosi faticosamente sul ventre, nell’angusto cunicolo.
I sola
di
L evanzo
P oli
La
culturali
Le
i n cisi o n i
110 Le incisioni rappresentano animali di grossa taglia, anche se non mancano quattro
raffigurazioni
umane;
tutti
i
graffiti sono stati datati alla fase finale del Paleolitico Superiore, ovvero al periodo di passaggio dall’era geologica pleistocenica a quella olocenica, quando i cambiamenti climatici
dovuti
alla
regressione
dei
ghiacciai continentali, costrinsero l’uomo all’adattamento ad un ecosistema mutato ed all’adozione di alcuni cambiamenti culturali che lo trasformarono da semplice cacciatore in cacciatore, pescatore e raccoglitore di molluschi.
grotta del genovese
I sola
L
e
di
L evanzo
pi t t u r e
Tutte le pitture di colore nero sono state datate alla fase finale dell’epoca Neolitica, nel momento in cui le tecniche agricole e di allevamento erano ormai ben consolidate ed universalmente utilizzate, e i primi gruppi umani stavano per impadronirsi delle complesse conoscenze metallurgiche. Molto conosciuti, non solo in ambiente accademico, sono i quattordici idoletti dipinti della grotta; Gli idoletti di Levanzo trovano precisi confronti nei simulacri fittili ed in pietra riferibili al culto della fertilità rinvenuti in numerosi siti Neo-Eneolitici del Mediterraneo. La collocazione cronologica degli idoletti in epoca Neo-Eneolitica è ulteriormente avallata dai dati stratigrafici forniti dagli scavi eseguiti negli anni cinquanta, che dimostrarono la presenza nei livelli più alti della grotta di ceramiche diffuse in tutta la Sicilia alla fine del quarto millennio a.C. Nella grotta esistono altresì molti animali dipinti in uno stile naturalistico grossolano, dove le forme sono quasi sempre strambe ed il movimento non è mai accennato. Un tonno ed un delfino costituiscono le più antiche raffigurazioni di pesci conosciute in Europa. Le rappresentazioni pittoriche antropomorfe di Levanzo sono fortemente stilizzate, il corpo è quasi sempre filiforme e gli arti sono lunghi e sottili, di contro, in alcuni soggetti il volume del corpo aumenta esponenzialmente, e gli arti si accorciano fin quasi a scomparire. Un’unica pittura in rosso, rappresentante un uomo con corpo sinuoso e testa a forma di cuneo, è riferibile all’epoca paleolitica, essa è infatti del tutto simile al personaggio posizionato a destra nella scena di danza anzi descritta, ed è pertanto a ragione considerata coeva alle incisioni.
111
P oli
culturali
Pa
l a z z o
F
l o r i o
Costruita dai Florio nel 1890, un agglomerato di case coloniche e stanze rifugio per gli animali domestici con la posizione dominante di un ricco palazzotto con annessi servizi, sede di sporadici passaggi della famiglia dei Florio, che di questa isola erano i proprietari enfiteutici, e sostenevano una fiorente attività agricola con vigneti, masseria, stalle, animali, cantine grandi e molto capienti 112
(ci sono delle botti di rovere enormi costruite, allora, direttamente in loco), per depositarvi l’eccellente vino prodotto dal locale vigneto (circa 60000 viti), che davano molti frutti alla proprietà e molto lavoro agli abitanti di questa isola. Oggi questa proprietà, passata dai Florio ai Parodi di Genova (imprenditori) nel 1937 e da pochi anni rivenduta ad imprenditori di Trapani, è stata acquistata da Miuccia Prada e restaurata.
I sola
di
L evanzo
P oli
culturali
V ill
a
Bu
r g a r e ll a
Al centro dell’abitato del paese nel 1908 il sig. Burgarella Gaspare venne a costruirvi una bella e comoda villa che venne ad abitare con la propria famiglia nei 1911 e passare la villeggiatura ogni anno per molti mesi, perché molto affezionato all’isola, dove volle anche morire, nella quieta dimora il 14-11-1948, e fu seppellito 114
nel cimitero locale che egli stesso aveva fatto costruire a proprie spese a scopo di beneficenza per la popolazione locale. Da due anni di proprietà di Miuccia Prada, questa splendida villa ha finalmente riacquistato la sua originaria bellezza, attraverso un opera di restauro, curata da un’architetto trapanese. La villa sarà ben presto la nuova casa estiva di villeggiatura della famiglia Prada.
I sola
di
L evanzo
P oli
culturali
I sola
T
o r r e
L evanzo
s a r ac e n a
Su un punto della collina, sopra Palazzo Florio, si erge in discreto stato di conservazione le vestigia di una secolare torre (Torre Saracena) che serviva da avvistamento per le varie incursioni dei nemici che provenivano dal mare.
di
117
118
I sola
S t r u tt
u r e
r i c e tt i v e
di
L evanzo
119
S trutture
ricettive
L egenda
V illaggio
turistico
120 A ffittacamere
A lberghi
e residence
e
B&B
C ampeggi
I sola
H
di
L evanzo
I
2
3
S trutture
ricettive
D iagramma
sulla frequenza annuale del turismo nell ’ isola di
L evanzo
Giugno
Maggio
Aprile
Marzo
Febbraio
Gennaio
122
Dicembre
Novembre
Ottobre
Settembre
Agosto
Luglio
I sola di
L evanzo
123
124
I sola
Punti
d i
i m m e r s i o n e
di
L evanzo
125
P unti
di immersione
1) Secca di punta pesce 2) Mare delle occhiate 3) Faraglione 4) Orlo pietre varate 5) Orlo del genovese 6) Cala tramontana 7) Banconi della lera
126
8) Capo grosso 9) Parete del faro 10) orlo Capogrosso 11) U pirturo 12) Secca scaletta 13) Caduta Cala calcarea 14) Orlo nucidda 15) Sito archeologico
I sola
H
di
L evanzo
I
(10) (9) (11) (8)
2
(7)
(6) (12)
(13)
(5)
(14)
(4) (15)
(3) (1)
(2)
3
di immersione
di punta pesce
P unti
Di fronte all’omonima punta, ex roccaforte
S ecca
dell’antiaerea della seconda guerra mondiale, a cinquecento metri circa dalla costa, dopo un dolce degradare del fondale di posidonia, poggiata su una batimetrica di 20 metri S arago
circa, si alza un costone di roccia fino a 15 metri dalla superficie. Una bella caduta nel versante di levante ci fa superare quota meno venticinque, mentre lo scoglio presenta alcune spaccature spesso abitate da saraghi e cernie di piccola taglia; proseguendo verso
C orvina
mezzogiorno la caduta diventa più dolce e 128
sotto alcune pietre poggiate sull’alga si vedono le teste delle onnipresenti murene. Il ritorno in direzione nord ci farà incontrare grossi labridi e qualche occhiata a mezz’acqua. In alcuni periodi può esserci una discreta corrente.
Cala Nucidda, rivolta a nord, si trova alle spalle della più famosa Cala Minnola; l’orlo orientato verso levante inizia intorno ai -10 metri e degrada lentamente fino a -30. Una ripida parete sulla destra si interrompe nei pressi della punta iniziando una franata di medie dimensioni verso il fondale di sabbia, è un posto di forti correnti, ma l’orlo ci farà da ridosso. Corvine di media taglia spariscono negli anfratti fra i massi, facendo compagnia a qualche piccola cernia; ritorniamo invertendo a 180° e risalendo il gradone dell’orlo.
O rlo
nucidda
I sola
di
L evanzo
I (14)
L’immersione sul sito archeologico di
cala
Minnola
normalmente
al
si
effettua mattino.
Immersione su di una secca rocciosa con colonie di posidonia, che parte dalla profondità di 12mt per scendere fino ad un fondale
(15) (1)
3
sabbioso a 30mt, si può visitare un relitto di cui è visibile un ceppo d’ancora di piombo e numerose anfore del carico risalenti al II secolo a.c. Adatta a subacquei di tutti i livelli rappresenta uno dei percorsi più interessanti per quanto riguarda l’archeologia subacquea.
R elitto
cala minnola
Tipologia: relitto roccia Profondità min-max: 15-29 m Corrente: molto leggera Difficoltà: facile Pregio naturalistico:
di immersione
O rlo
pietre varate
P unti
Partendo dalla costa una vasta piattaforma di roccia si inabissa lentamente verso il largo, seguiamo il suo orlo posato sulla posidonia iniziando dal versante di tramontana, ci allontaneremo dalla costa e incontreremo l’angolo che torna verso levante, li avremo di poco superato i -20 e in alcune spaccature orizzontali più o meno profonde potremmo incontrare qualche corvina e qualche grosso
P olpo
labride, anche l’incontro con qualche cernietta in erba non dovrebbe mancare. Risalendo il gradino e procedendo in direzione nord-est torniamo al punto di inizio immersione, gli anfratti lungo il percorso sono spesso tane di polpi e nascondigli di piccole famiglie di pescetti colorati.
navigazione, ci troviamo sopra il punto in cui la batimetrica dell’isola esce più al largo, mantenendosi entro i -23. Alcune lastre di tufo non distanti fra loro interrompono la prateria di posidonia, creando tane e tettoie per corvine e saraghi, se non disturbate le cernie di media taglia anche loro utilizzano gli stessi rifugi, l’abbondanza di occhiate e di altra “mancianza” potrebbe farci vedere all’orizzonte della visibilità qualche dentice o ricciola in cerca di pasto. Interessante anche un breve orlo poco a levante.
D endice
delle occhiate
Uscendo dal porto in direzione Punta Faraglione di Favignana, dopo circa un miglio di
M are
130
I sola
di
L evanzo
Tipologia: relitto roccia ProfonditĂ min-max: 15-29 m Corrente: molto leggera DifficoltĂ : facile Pregio naturalistico:
H 131
(4)
(3)
3 (2)
P unti
di immersione
La nostra immersione inizia davanti l’ingresso della piccola Cala Galera, simile ad una piscina naturale. Immergendoci ci dirigeremo in direzione ovest nord-ovest e dopo poco, non senza aver incontrato abbastanza movimento, ci troviamo alla base della caduta della batimetrica costiera, siamo a circa -30 e poco avanti su di una base di sabbia scorgiamo i due grandi banconi ricoperti di alga, è molto probabile incontrare cernie e corvine di buona taglia e qualche aragosta ben nascosta. banconi dell ’ alera
Questo è il posto più famoso dell’isola, posto più impegnativo fra i fondali dell’isola, il fondale dell’orlo, che cade verso greco e levante arriva anche a -40, ma essendo una zona 132
molto correntosa il termoclino si mantiene sempre entro i -25 e quindi tutto il movimento di pesce solitamente non supera quella batimetrica. L’ orlo
di
C apogrosso
Navigando verso il faro dal versante di levante dell’isola, a poche decine di metri prima della punta di Capo Grosso, un buco nero incastonato nella parete ci segnala la zona della nostra immersione. Questo è l’unico punto dell’isola dove vedremo una vera e propria franata, già sotto la parete il fondale scende a -20; è preferibile effettuare l’immersione nel pomeriggio, quando la parete sovrastante avrà fatto avanzare l’ombra. Al pirtuso spesso si concentrano branchi di mancianza , che attirano i predatori del non distante orlo di Capo Grosso, essendo il più vicino riparo dalle forti correnti della punta.
U
pirturo
I sola
di
L evanzo
Tipologia: scogli, parete ProfonditĂ min-max: 7-29 m Corrente: media debole DifficoltĂ : facile Pregio naturalistico:
H 133
(10) (9) (11) (8) (7)
(6)
(5)
2
La secca ha un cappello a meno 25, che una veloce risalita dalla costa le dà il nome appunto di “scaletta”. Il fondale è caratterizzato da alcuni gruppi di piccole lastre, mentre il resto della secca è quasi completamente
scaletta
di immersione
S ecca
P unti
sabbioso; l’acqua trasparente fin dai primi metri ci farà scorgere il fondale. Saraghi e murene proteggono il territorio, anche qualche piccola aragosta non sarà difficile da incontrare.
Calcara è il ridosso più vicino. L’immersione inizia dal sotto costa, e seguendo alcuni costoni di tufo presto ci troveremo sotto i -20, dirigendoci verso levante il fondale inizia a risalire leggermente fino a farci incontrare la caduta di punta Calcara; invertiamo il senso di marcia in direzione ovest sud-ovest verso il gommone, e lì incontriamo una bella zona di scogli con diverse tane di saraghi.
C aduta C ala
Il paese di Levanzo è esposto a scirocco, e Cala
clcarea
134
I sola
di
L evanzo
I
2
(12)
(13)
135
G
136
r
o
t
t
e
I sola
I
t
i
n
e
r
a
r
i
di
L evanzo
137
G rotte
L egenda
Scogliera
Grotta
138
Scogli bassi
Fondale basso
spiaggia sabbiosa
spiaggia di ciottoli
I tinerari
I sola
H
di
L evanzo
I
2
3
G rotte
I tinerari
C ala
calcara
C ala
minnola
140
C ala
dogana
C ala
fredda
I sola di
L evanzo
141
A Levanzo
Quannu lu granni Iddiu avia finutu di fabbricari tuttu l’Universu, ci arristaru tri petri inta li manu nun vulennuli squagghiari ‘nta lu nenti, doppu aviri tantu travagghiatu, fici ‘na pinsata e, cull’urtima ‘mpastata li sistimò a stiddaru di Trapani farcata n’ta chisti tri, chidda ca è chiu’ nica Levanzu si chiama e supradidda sunnu li genti chiù boni di lu munnuchi campanu felici e senza udiari ‘n’ mezzu a na natura di culura chiari ‘n’ mezzu all’erbi udurusi e a li zabbari. Quattru casuzzi bianchi cu l’occhi di finestri aperti o suli e la vucuzza di li purticeddi all’aria di lu mari. Puliti i vecchiareddi e primurusi dunanu a manciari a tutti li atti du paisi ca’ nsemmula a li cani, cacciatura, caminanu pi strati e stannu comu amici
U faragghiuni, chi sempri riri o’ suli, è un ghiritu puntatu versu u celu e docu stà pi ricurdarsi e furasteri Ca st’isula, vuluta du Signuri, sulu addumanna rispettu e amuri picchì rispettu e amuri sapi rari e lu gran mari chi vasa sta petra nicaredda ripeti sempri e senza mai lintari: “Levanzu, si bedda”!
Anonimo levanzaro
D’intra all’abbrazzu d’una cala nica dormunu beati quattru varcuzzi accummigghiati e, all’atru latu, a grutta o’ Ginuvisiww tistimonia quant’è antica chista genti!
Levanzo ... 10/10/2015
Isola
di
Marettimo
generali
S
i
c
i
l
i
a
O
c
c
i
d
e
n
t
a
l
e
I nformazioni
148
Nome Isola di Marettimo Localizzazione Arcipelago delle Egadi Canale di Sicilia Coordinate 37° 58′ 20″ N 12°03′ 20″ E Superficie 12,3 Kmq Abitanti 684 (2011)
Q uriosita ’
Le
I sola
di
M arettimo
origini del nome
Marettimo era conosciuta nell’antichità con vari nomi, tra cui Iera (“la sacra”) e presso i geografi arabi col nome di Djazirat Malîtmah. Il nome attuale dell’isola potrebbe prendere origine dalla fusione delle parole mare – timo, ipotesi che trae la sua formulazione dall’abbondanza di timo presente su quest’isola.
149
Conformazione e
geografica
geomorfologica
Marettimo dista da Trapani circa 20 miglia, si estende per 12 kmq, è lunga 7,5 km e larga 2,5 km. Il punto più alto dell’isola è il Monte Falcone con i suoi 686 mt. E’ la più montuosa, boscosa e lontana geograficamente fra tutte le isole dell’arcipelago delle Egadi. Attualmente Marettimo conta 684 residenti (2011).
150
I sola
Pol
i
c u lt u r a l i
di
M arettimo
151
P oli
culturali
Castello di punta Troia
152 Museo del mare
Case romane
I sola
B
di
M arettimo
C Castello di punta Troia
Museo del mare
3
case romane
4
P oli
culturali
C a s t e ll o d i Punta Troia Il castello di Punta Troia è sito nell’omonimo promontorio dell’isola di Marettimo a strapiombo sul mare, caratteristica che, dal punto di vista difensivo, costituiva un prezioso requisito. Il piano inferiore è costituito da un solo ambiente e da una scalinata che conduce al piano superiore a cui si accede tramite una sorta di androne e, attraverso un piccolo passaggio, chiuso da un cancello si arriva ad una piccola
154
scalinata che porta ad un terrazzamento dove vi sono varie stanze. Il castello di Punta Troia è stato recentemente ristrutturato ed è aperto al pubblico. Ci si può arrivare percorrendo il sentiero realizzato dalla Forestale, anche se non è molto adatto per i bambini, è senz’altro l’ideale per chi ama le passeggiate nei sentieri di montagna. La via più facile e breve per raggiungere il castello è comunque in barca, con una delle guide locali. Secondo la storiografia locale, sull’altopiano scosceso di Punta Troia, i Saraceni costruirono una torre di avvistamento, probabilmente coeva a quelle costruite a Favignana e a Levanzo.
I sola
di
M arettimo
Successivamente tale torre di avvistamento fu convertita da Ruggero in castello. Un altro autore che parla del castello di Punta Troia è Guglielmo Pepe, che vi fu recluso durante i primi anni dell’ 800. Egli descrive così la sua reclusione: “L’isola di Marittimo, collocata su vasto arido scoglio, è posta dirimpetto alla città di Trapani, dalla quale dista sol trenta miglia.
155
Sulla piattaforma del castello, esposto a settentrione, erasi scavato nel vivo della roccia una cisterna, la quale verso la metà del XVII secolo fu votata dell’acqua che conteneva, e convertita in prigione affin di richiudervi un tristo giovine, il quale aveva ucciso barbaramente il padre… Nel 1799, sotto il governo del re Ferdinando, fu riputato ergastolo… Quando noi tre vi giungemmo, trovammo dentro quella fossa due altri prigionieri… Scendemmo nella fossa per una scala mobile di legno. La fossa era larga sei piedi e lunga ventidue, ma di disuguale altezza, perché la volta era incurvata molto verso le due estremità, in modo che appena nel mezzo di essa potevasi stare in piedi. Era poi oscura da non potervisi leggere né pure in pieno meriggio, e facea mestieri tenervi sempre una lampada accesa. E siccome la bocca della fossa non si poteva chiudere con porta di legno, atteso che avemmo potuto morir soffocati per mancanza d’aria, così avveniva che la pioggia vi cadeva, e l’umidità vi produce tant’insetti”.
P oli
culturali
Museo
del mare
156
Dal Portogallo alla California fino alle gelide acque dell’Alaska i pescatori originari dell’isola di Marèttimo hanno saputo da sempre praticare “l’arte del pescare”. Oggi nel piccolo Museo del Mare sono custodite queste memorie. E’ un museo piccolo, ma ricco di storia. La storia è raccontata dagli attrezzi che vi sono esposti, ormai in gran parte in disuso, che custodiscono tutta “l’arte del pescare” di questa gente di mare. Le foto, gli articoli, le pubblicazioni e i documentari fanno il resto: quel poco che serve per raccontare l’epopea di chi tra la fine del 1800 e i primi del 1900, cominciò ad emigrare per “terre assai luntane” come tanti fecero da tutta l’Italia e soprattutto dal meridione.
I sola
di
M arettimo
P oli
culturali
C
a s e
Ro
m a n e
I due edifici hanno nature diverse: case romane ha carattere di tipo militare mentre la chiesetta bizantina peculiarità religiosa. Il primo edificio a scopo difensivo, struttura quadrata in opus reticolatum e caratterizzata 158
dalla presenza di ampie arcate interno di sostegno, risale all’età tardo repubblicana o comunque romana. Aveva un complesso sistema di strutture utili a convogliare la raccolta dell’acqua. Si ipotizza anche che l’edificio sia stato convertito dal IV-V d.C. da alcuni monaci africani qui rifugiati durante le persecuzioni vandale. La chiesetta bizantina risale ai primi secoli del cristianesimo. Quasi adiacente all’edificio romano, è di forma rettangolare lunga circa 10 metri, con un ingresso principale ed uno laterale, con volte a botte e quattro pilastri centrali. La chiesetta ha un’unica navata divisa in tre campate di cui quella centrale è la più alta e termina con una volta emisferica. Lo stile richiama molto quello orientale, ciò porta ad ipotizzare che la chiesetta sia stata eretta intorno all’ XI secolo da monaci di rito bizantino, su di una precedente base di culto cristiano.
I sola
di
M arettimo
159
160
I sola
S t r u tt
u r e
r i c e tt i v e
di
M arettimo
161
S trutture
ricettive
L egenda
V illaggio
turistico
162 A ffittacamere
A lberghi
e residence
e
B&B
C ampeggi
I sola
B
di
M arettimo
C
3
4
S trutture
ricettive
D iagramma
sulla frequenza annuale del turismo nell ’ isola di
M arettimo
Giugno
Maggio
Aprile
Marzo
Febbraio
Gennaio
164
Dicembre
Novembre
Ottobre
Settembre
Agosto
Luglio
I sola di
M arettimo
165
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I sola
Punti
d i
i m m e r s i o n e
di
M arettimo
167
P unti
di immersione
1) Vecchia pos 2) San Simone 2 3)San Simone (orlata) 4) Orlata pro 5) Punta San Simone (San Simone 1) 6)Relitto Klizia 7) Scoglio esterno punta bassana 8) Scoglio cavo 9) Orlata grotta di cala Martina 10) Martina 11) La cattedrale 12) Orlo x 13) Scoglio spandillo 14) Grotta del sifone 168
15) Secca del cretazzo 16) Cretazzo fuori 17)Faro 1 18)Faro 19) Orlata del cretazzo 20) Cala bianca 21) Cala bianca nord 22) Mauro 23) Punta Mugnone 1 24) Punta mugnone 2 26) Scalo maestro 28) Grotta del tuono 29) Punta Troia 30) Cammello 31) Secca del cammello 32) Scoglio del cammello
I sola
B (23)
M arettimo
C (26)
(24)
(28) (22)
di
(29) (30)
(21)
(32) (31)
(20)
(1)
3
(2) (3) (4) (5)
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(7)
(15) (13) (11)
(14)
(10)
(9)
(12)
4
P unti
di immersione
Giochi di luce, camere oscure e semi-oscure, stalattiti e stalagmiti, e una fauna peculiare garantiscono una esperienza emozionante. L’ingresso, alla profondità di circa 27 m, è ampio e riccamente concrezionato da spugne gialle, bianche, rosa, da madrepore e dalle trine delicate del briozoo Reteporella grimaldii. Il nudibranco Discodoris atromaculata pascola sulla spugna Petrosia ficiformis, mentre uno scorfano rosso trova spazio tra questa varietà di colori.
scorfano rosso
Percorrendo il fondo sabbioso si entra all’interno della grotta, dove alcuni grossi massi ospitano le spugne gialle Axinella verrucosa e A. damicornis 170
e alcuni esemplari di ghiozzo leopardo. Nella parte interna si possono apprezzare altre spugne quali A. oroides, Cliona sp., Petrobiona massiliana, la madrepora gialla L. pruvoti, le ascidie marroni Aplidium sp. e la stella Hacelia attenuata. Procedendo verso l’interno, la camera si allarga e lo scenario con stalattiti e stalagmiti è davvero spettacolare.
G hiozzo
Sul fondale sabbioso si riscontra la presenza del cerianto Cerianthus membranaceus. Il substrato roccioso si fa sempre meno concrezionato via via che si nuota verso l’interno; rimangono sparute presenze di concrezioni e di spugne, tunicati e sparse madrepore solitarie. Nella camere interne, sulle pareti e sulle volte la torcia illumina spirorbidi, serpule, protule, chiazze digitate della spugna Aplysina cavernicola. I re di triglie si muovono allontanandosi dal fascio luminoso della torce. I tinerario
leopardo
I sola
di
M arettimo
Tipologia: grotta ProfonditĂ min-max: 17-27 m Corrente: assente DifficoltĂ : medi/impegnativa Pregio naturalistico:
C (16)
(15) (14)
(11)
171
(7)
(13)
(10)
(9)
(12)
4
La
cattedrale
P unti
di immersione
La spettacolarità di colori e diversità di specie che si incontrano in questo sito ben rappresenta alcune delle peculiarità biologiche del Mar Mediterraneo. La sommità dell’emergenza rocciosa è posta a 20 m, dove si incontrano estensioni di Posidonia oceanica e di alghe. A 24 m si incontrano le prime gorgonie bianche, mentre ventagli della gorgonia rossa fanno la loro comparsa intorno ai 30 m. Lungo la parete rocciosa sub-verticale spiccano coloratissime colonie della madrepora Astroides calycularis, macchie rosa della spugna Hexadella racovitzai, gialle di
Nuvole di castagnole rosse accompagnano la discesa ed
C ernia
e macchie verde brillante dell’alga Palmophyllum crassum.
bruna
Agelas oroides, grossi esemplari grigi di Spongia agaricina
esemplari di cernia bruna si nascondono nelle tane. La parete 172
quasi verticale continua ricca di incrostazioni e di colori fino a circa 37 m, con le gialle spugne Axinella damicornis e le colonie della madrepora Leptopsammia pruvoti a fianco di A. calycularis. Due grossi e spettacolari rami di falso corallo nero spiccano tra le gorgonie rosse. Una profonda spaccatura, a circa 40 m, offre substrato sulla volta a numerose spugne, briozoi, madrepore, stelle. All’interno sono presenti nuvole di castagnole rosse e sul fondo si può incontrare la musdea.
E. cavolinii e P. clavata, sui cui rami si possono osservare piccoli esemplari della bellissima stella gorgona. Ancora sulle rocce si osservano alcuni esemplari della grossa spugna ‘orecchia di elefante’ e della spugna ramificata. Procedendo in risalita, lungo la parete, non è insolito incontrare branchi di castagnole, saraghi fasciati e la tanuta. I tinerario
M usdea
A 41 m, i massi di crollo sul fondo biodetritico ospitano le gorgonie
I sola
di
M arettimo
Tipologia: parete ProfonditĂ min-max: 20-42 m Corrente: media/forte DifficoltĂ : impegnativa Pregio naturalistico:
B (23)
(22)
173
(24)
(21) (20)
3
(19)
C ala
bianca
P unti
di immersione
La sommità dello scoglio, posta a circa 400 m da costa e a 6 m di profondità, è caratterizzata da densi popolamenti algali nelle porzioni pianeggianti, mentre nei piccoli anfratti che si susseguono si notano il bivalve Pinna rudis, S ciarrano
il riccio canuto e la stella rossa. Sotto le volte si notano la spugna arancione Spirastrella cunctatrix e il briozoo conosciuto come ‘falso corallo’. A circa 9 m, sono presenti estese chiazze di Posidonia oceanica, la madrepora
Non insolito è l’incontro con la murena di cui si può
Balanophyllia
dell’alga
notare il capo sporgere tra le rocce. Lungo la parete
Cystoseira sp. in corrispondenza delle quali si
sub-verticale rivolta verso Nord che scende fino a 15
possono incontrare lo sciarrano, la triglia di
m, si trova una folta copertura dell’alga Flabellia
scoglio, l’occhiata e il pesce pappagallo.
petiolata che si arricchisce in profondità e in prossimità
europaea,
ciuffi
delle spaccature di macchie delle madrepore arancioni Astroides calycularis e di esemplari della spugna Chondrosia reniformis, dell’ascidia rossa Halocynthia papillosa, della stella arancione Hacelia
attenuata
e del nudibranco Cratena peregrina. Una galleria
C astagnole
permette di passare dal lato Nord a quello Sud dello scoglio del Cammello: all’inizio si incontrano sulla volta la madrepora gialla Leptopsammia pruvoti, le spugne Petrosia ficiformis, Agelas oroides e vari briozoi.
All’uscita invece sono presenti colonie sparse del madreporario Cladocora caespitosa, mentre banchi di castagnole e esemplari di re di triglie nuotano nelle vicinanze. Procedendo verso terra si nota l’ingresso di una grotta con fondo sabbioso a circa 17 m: sulla volta si ritrovano coralliti gialli di L. pruvoti, colonie ramificate rosse di M. truncata e numerose spugne. Nella parte interna della grotta si notano i tubi calcarei delle protule, il riccio nero dai lunghi aculei Centrostephanus longispinus e il vermocane Hermodice carunculata. I tinerario
I sola
di
M arettimo
Tipologia: scoglio ProfonditĂ min-max: 6-18 m Corrente: assente DifficoltĂ : facile Pregio naturalistico:
C (28)
175
(29) (30) (32) (31)
(1)
3
(2) (3) (4) (5)
(6)
S coglio
del cammello
G
176
r o t t e
I sola
I
t
i
n
e
r
a
r
i
di
M arettimo
177
G rotte
L egenda
Scogliera
Grotta
178
Scogli bassi
Fondale basso
spiaggia sabbiosa
spiaggia di ciottoli
I tinerari
I sola
B
di
M arettimo
C
3
4
I tinerari
Grotta bombarda
G rotte
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Grotta presepe
di
M arettimo
Cala bianca
I sola
Scoglio cammello
Maretamu
Vincenzo Garaffa
‘Nto mezzu di lu mari nostru u Signuruzzu la vosi pusari comu ni vulissi riri: - “figghi mei taliativillu cca lu pararisu-”. Beddra cu li so muntagni chi di ‘ncelu si capuzzanu ‘nto so mari cristallinu, cu li so spiaggi, cu li so cali cu li so petri e cu li so funnali pari ogni vota chi ti voli mmitari a scegghiti lu to postu ‘npararisu. Quannu’nta la vita d’ogni ghiornu mi vinissi di fuiri di lu munnu, penzu a sta me perla di Maretamu e l’addisiu chiu’ di l’arma mia. La taliu di luntanu e mi nni preu ma quannu aiu la furtuna d’arrivari pi vveru u pararisu mi pari di tuccari: aisu l’occhi ‘ncelu e l’arringrazziu.
Marettimo ... 13/10/2015
Sitografia
https://egadi.wordpress.com http://www.enea.it/it http://www.egadivacanze.it/ http://www.egadi.net/ http://www.welcometoegadi.it/ http://www.isoladilevanzo.it/ http://issuu.com/cpelevanzo/docs/storia_di_levanzo_web2 186
http://www.trapaninostra.it/ http://www.favignana.com/ https://www.facebook.com/groups/54078573179/?fref=ts https://www.facebook.com/vvaccaro?fref=nf http://www.italiasub.it/ http://egadiscubadiving.it/ http://www.foto-sicilia.it/
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In collaborazione con gli abitanti di Favignana, Levanzo e Marettimo. Un particolare ringraziamento a Michele la Luce, Vito Vaccaro e all’ Associazione “Di qua e di là dal Mare”.
188
Contatti
Arch. Sofia Badessi Via Vanvitelli, n. 41 20133 Milano Italia e-mail: sofiabadessi@gmail.com tel.:
+39 338 803 6070
Arch. Silvia Piana Via Andrea Salaino, n. 12 20144 Milano Italia e-mail: silviapiana27@gmail.com tel.:
+39 339 88 53 633
Arch. Michela Pradella Via Boffalora, n. 107 20142 Milano Italia e-mail: michelapradella@gmail.com tel.:
+39 348 144 1781
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