Shrinking San Siro. I vuoti come risorsa per un futuro possibile.

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SHRINKING SAN SIRO I vuoti come risorsa per un futuro possibile Silvia Commisso Silvia Raineri

Con un contributo di Francesca Cognetti

Da una decina d’anni a San Siro, quartiere milanese di edilizia pubblica, è in aumento il numero di serrande abbassate: i pochi spazi non residenziali presenti, come locali commerciali e spazi sociali, faticano a proseguire la propria attività, subendo in modo pressante il peso dei canoni di affitto elevati, la concorrenza della grande distribuzione commerciale, l’essere chiusi all’interno di un quartiere ancora considerato come “ghetto” e in cui le problematiche sociali sembrano annullare, agli occhi esterni, la varietà di risorse locali al suo interno. Molti di questi spazi non residenziali, oggi vuoti, rappresentano luoghi pubblici negati alla collettività. Alcuni di essi, più rilevanti per dimensione e per valore simbolico, sono testimoni di un territorio in continuo cambiamento e raccolgono desideri e istanze di chi li immagina come nuove possibilità per il quartiere. Questa ricerca inserisce il contesto specifico di San Siro all’interno di un processo generale di “shrinkage”, o “contrazione”, tipico delle città contemporanee e la cui eredità materiale è una serie di manufatti e spazi in abbandono per i quali è necessario sperimentare nuove forme di riattivazione. Il lavoro propone quindi di leggere gli spazi vuoti come risorse possibili per San Siro interrogandosi su come questi, grazie ad una riflessione partecipata con attori e realtà locali, possano diventare il punto di partenza di un percorso di rigenerazione più ampio. Il progetto, costruito parallelamente ad un percorso di ricerca sul campo, unisce a una riflessione sulle modalità e tempi di riuso dei vuoti un disegno di trasformazione dello spazio pubblico del quartiere ed un’indagine su possibili politiche di riattivazione e di gestione di questi spazi.


Silvia Commisso e Silvia Raineri

SHRINKING SAN SIRO I vuoti come risorsa per un futuro possibile

4 - L’ARCHITETTURA NECESSARIA POLITECNICO DI MILANO

DIPARTIMENTO DI ARCHITETTURA E STUDI URBANI

Collana diretta da Andrea Di Franco Questo lavoro è tratto dalla tesi di laurea magistrale “Shrinking San Siro. I vuoti come risorsa per un futuro possibile” di Silvia Commisso e Silvia Raineri, A.A. 2014-2015, relatrice Francesca Cognetti, correlatore Ettore Donadoni


ISBN 978-88-916-1826-9

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Indice Partecipazione, quartieri in contrazione e riuso dei vuoti

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nell’edilizia pubblica Francesca Cognetti

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Introduzione

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Un quartiere scomodo e multiproblematico

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San Siro 1932, un quartiere innovativo San Siro 2014, fra degrado edilizio e problematiche sociali

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Un atlante dei pieni e dei vuoti

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Spazi altri alla casa

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Spazi come eccezioni e frammenti Una descrizione per quadranti: episodi e aggregazioni Famiglie di spazi Da aggregazioni a sistemi

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2.2

Il vuoto

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Svuotamento: un processo in atto Spazi inattivi Spazi a tempo Effetto domino 2.3

Il pieno

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Spazi attivi: confornto con l’esterno Spazi attivi: il quartiere Spazi sociali Spazi calamita

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Shrinking San Siro Un’indagine sulle dinamiche di svuotamento Sullo sfondo: dinamiche del commercio Criticità legate alla gestione degli spazi Dialogo con i commercianti e rassegna stampa: problematiche emerse La gestione di Aler: un modello da ripensare Condizione sociale del quartiere

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Il progetto I vuoti come risorsa per un futuro possibile

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Il progetto come costruzione di un percorso Visioni future: i macro oggetti e via Micene

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“Fatti Spazio” Simulazione di bando pubblico

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Un’esperienza sul campo

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Bibliografia

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Partecipazione, quartieri in contrazione e riuso dei vuoti nell’edilizia pubblica Francesca Cognetti

Il quartiere di edilizia pubblica San Siro a Milano1 è un quartiere fatto di pieni. Un quartiere compatto, saturo sia dal punto di vista degli abitanti (moltissimi i casi di sovraffollamento in un quartiere in cui il 75% degli appartamenti sono mono e bilocali, in linea con l’idea razionalista dell’abitare minimo), sia per quello che riguarda l’edificato. Un territorio in cui il costruito prevale sulla superficie libera, in cui sembrerebbe necessario lavorare sul tessuto connettivo tra gli edifici e sulla possibilità di introdurre maggiore qualità del quotidiano anche lavorando sul “farsi spazio”, attraverso interventi puntuali sugli alloggi, sulle corti e nello spazio pubblico. Il quartiere di edilizia pubblica San Siro a Milano è un quartiere fatto di vuoti. Un quartiere attraversato da diverse dinamiche di svuotamento – degli alloggi, degli spazi commerciali, di quelli che erano gli spazi della comunità come centri di aggregazione sociale, ex-lavanderie, edifici adibiti alla cultura; una spugna apparentemente compatta che però presenta varchi, buchi, piccoli crateri, tasselli 1

Considerazioni più articolate e ampie sul quartiere San Siro si possono trovare, oltre che nel libro di cui questo pezzo costituisce l’introduzione, anche nell’articolo Cognetti, Padovani 2016.

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di una meno apparente geografia del microabbandono che inizia a consolidarsi all’interno del quartiere compatto. Un quartiere in contrazione, quindi, che lo avvicina a molti dei fenomeni dello shrinking delle grandi e piccole città occidentali.

La questione dello shrinking Se per lungo tempo l’urbanistica si è occupata della crescita delle città, e - attraverso l’incremento di spazi, di dotazioni e di infrastrutture sociali - del suo sviluppo, oggi le interpretazioni e le politiche urbane sempre più si rivolgono ai temi della decrescita, e termini come declino, abbandono, crisi, depressione, scarto sono diventati parte delle narrazioni territoriali che rimandano a un insieme di dinamiche economiche, demografiche e sociali degenerative che si producono nello spazio. Una varietà di fenomeni, processi e cambiamenti legati allo svuotamento e alla contrazione, indagati da molte ricerche internazionali negli ultimi anni; dalle prime all’inizio degli anni 2000 avviate a partire dall’osservazione delle dinamiche delle città dell’est Europa e degli Stati Uniti “The Shrinking Cities Project of the German Federal Cultural Foundation” (Oswalt, 2006) e “The Shrinking Cities International Research Network” fondato nel 2004 da Berkley University, fino alle più recenti “Shrink Smart research consortium” fondato da European Union’s 7th Framework Programme Socioeconomic Sciences and Humanities (www.shrinksmart.eu), e l’iniziativa “2009–13 EU COST Action on Cities Re-growing Smaller“

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Quartiere San Siro Rappresentare lo svuotamento Immagine realizzata da Roberta Pellè, gruppo di ricerca Mapping San Siro

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(www.shrinkingcities.org)2. Attraverso queste ricerche empiriche il termine shrinking, pur nella sua polisemicità, ha costituito un nuovo framework per gli studi urbani, alimentando un ampio dibattito relativo al ciclo di vita degli spazi e alle condizioni attuali di crescita delle città. Un dibattito plurale, che offre un ampio e articolato spettro di prospettive ed esiti di ricerca, il cui oggetto sono i cambiamenti urbani a differenti scale (il livello regionale e metropolitano, la scala della città, le trasformazioni nei quartieri) indotti da differenti fattori: il declino economico e le radicali trasformazioni degli assetti produttivi; la perdita di popolazione e più in generale i cambiamenti demografici; un cambiamento complessivo dei sistemi abitativi – in forma ad esempio di urban sprawl o suburbanization - e nuove interdipendenze tra luoghi dell’abitare, dello stare e del lavorare; una trasformazione del ruolo dello Stato e delle politiche pubbliche di governo del territorio.

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Il termine Shrinking Cities emerge negli anni ’90 dal panorama post-socialista delle città dell’Est Europa, caso emblematico e anticipatore, aperte le frontiere, di abbandono di molti territori sia urbani che rurali. Descrizioni accurate delle dinamiche e un conseguente discorso disciplianre vennero sviluppati nella ricerca The Shrinking Cities, promossa e finanziata da German Federal Cultural Foundation. A partire dal caso europeo, e dopo avere analizzato casi di studio di molte città americane e asiatiche, il fenomeno dello shrinking venne definito un pattern di natura globale, una buona lente per interpretare i cambiamenti delle città contemporanee. Per una ricostruzione dello sviluppo delle ricerche sullo shrinking in campo internazionale si può fare riferimento a: Audirac I., Arroyo A.J. (2010); Haase A., et. al. (2014).

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Conseguenza diretta di questi differenti fenomeni è stato il generarsi di vuoti di diversa natura, esito di processi di “perforazione urbana” (Armondi, 2012) e impronte dello shrinkage sullo spazio fisico della città. I fenomeni che oggi possiamo osservare, in una fase ormai matura della contrazione sono i più diversi. Tra i più noti vi sono i grandi territori della dismissione il cui paradigma è stato il declino della regione della Rust Belt, cuore manifatturiero del Nord America, provocato da una combinazione di trasformazione del modello produttivo e rivoluzione tecnologica; oltre che dal dispiegarsi della ristrutturazione metropolitana e il suo intrecciarsi con nuove forme di segregazione razziale e sociale (Coppola, 2012). Trasformazioni di cui facciamo invece esperienza quotidiana sono legati alla dismissione di grandi aree, non solo industriali ma anche del terziario, a cui si è accompagnata la crisi di un tessuto produttivo e artigianale più minuto e frammentato; piccoli centri storici e borghi in declino tipici di un paesaggio italiano interno difficilmente accessibile; interi quartieri residenziali abbandonati, ma anche vuoti abitativi pulviscolari legati allo sfitto o all’invenduto; spazi del welfare erosi di credibilità e significato, oltre che di usi e funzioni. Di fatto, dinamiche di abbandono investono oggi anche spazi di recente urbanizzazione e contesti non propriamente marginali (Lanzani, Merlini, Zanfi, 2013). Questo svuotamento, nato da cause che potremmo collocare alle più diverse scale delle dinamiche urbane, ha degli effetti su

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equilibri locali legati ad esempio allo stato dell’occupazione, alla differenziazione socio-spaziale, alla qualità dello spazio pubblico, alla condizione delle infrastrutture sociali e tecniche, a investimenti ed economie pubbliche (Martinez-Fernandez et al., 2012). I vuoti sono anche una componente significativa in processi più ampi di declino locale: rispetto al processo di decadimento di alcuni quartieri si legano, ad esempio, a un parziale svuotamento di alloggi e spazi al piano terra, che innesca un ricambio della popolazione “verso il basso”, la chiusura “a catena” di spazi commerciali, il consolidamento di una immagine negativa del quartiere. In questa prospettiva diventa interessante leggere il tema dello shrinking anche in una dimensione processuale, come fattore generativo, all’interno di diverse dinamiche di crisi (Haase et al., 2014)3. Queste situazioni di contrazione, di dismissione e abbandono, seppur in forme e con intensità diverse, nel nostro continente si moltiplicano. Nello stesso tempo è sempre più evidente la gravità delle condizioni ambientali del nostro pianeta e la centralità che la questione ecologica dovrebbe assumere nelle scelte di governo 3

All’interno dell’osservazione di diversi fenomeni legati allo shrinking sono emerse alcune ricerche che hanno guardato alla scala di quartiere in una prospettiva processuale, sia in termini di fenomeni di abbandono e contrazione legati a un decadimento “a catena” dei contesti locali (vicious circle), sia in termini di politiche di recupero attraverso la costruzione di un circolo virtuoso (virtuous circle) di introduzione di elementi di qualità (nuove popolazioni e abitanti, rinnovate attività commerciali, piani per la sicurezza, fattori strutturali quali trasporti e infrastrutture). Alcuni casi di studio, anche in termini di politiche si trovano in Schenkel, 2015).

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del territorio, così come i limiti della regolazione neoliberale che ha fortemente condizionato nell’ultimo trentennio le principali scelte urbanistiche (Lanzani, 2015). Di fronte a questo quadro l’urbanistica e le politiche sono chiamate a ripensarsi, fuori dall’esperienza della crescita ininterrotta su cui questi saperi si sono costruiti. Quella che dovrebbe emergere è una nuova stagione di politiche per il territorio, che assuma la sostanziale irreversibilità della contrazione economica e demografica come uno dei propri caratteri fondamentali4. Si sono diffusi negli ultimi anni programmi pubblici volti alla rimozione del costruito in eccesso ed alla rifunzionalizzazione e rinaturalizzazione dello spazio così liberato (Orsenigo, 2008), piani di rigenerazione di quartieri in abbandono attraverso politiche che lavorano su un nuovo senso di abitabilità (Schenkel, 2015), progetti di riuso puntuale di grandi contenitori pubblici e privati spesso incentrati su trasformazioni temporanee e incrementali (Inti I. et al. 2014; Nemeth J, Langhorst 2014), ma anche strategie di “sistema” per il recupero di insediamenti diffusi. Ad emergere è una nuova shrinkage culture (Coppola, 2010), un 4

Negli anni più recenti, oltre alle ricerche che hanno costruito un frame teorico intorno al tema, sono emerse indagini di natura empirica relative alle politiche e alle forme di trattamento dei fenomeni di shrinking. La centratura in questo caso è sui modi di intervento che in alcune città si stanno sperimentando, con una attenzione ai temi dell’agenda urbana e della governance a livello regionale. Una collezione di sguardi e di casi europei si trova in William, Schlappa 2016.

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“new understanding of shrinking” (Oswald, 2009) il cui rapporto con i principi più consolidati dello sviluppo urbano ed il relativo repertorio di politiche urbane è ancora tutto da chiarire.

I vuoti nell’edilizia pubblica. Criticità e opportunità La questione dei vuoti ha una sua particolare declinazione nei quartieri di edilizia pubblica in Italia e oggi sembra essere un ingrediente sempre più presente nell’immaginario pubblico, nelle pratiche di vita quotidiana degli abitanti, negli usi informali dei quartieri come nelle forme pubbliche di risposta al degrado. Nonostante il fenomeno non sia nuovo5, sembra che abbia assunto negli ultimi anni una sua pervasività, anche in contesti ordinari e poco problematici dove questa presenza ha tradizionalmente avuto il ruolo di importante presidio locale ed elemento di vitalità interna ai quartieri. Questi spazi – che possono essere chiamati “spazi EX” perché legati ad un passato che chiede di essere rinnovato: la ex sede dell’Anpi, l’ex cinema o teatro, la ex casa di quartiere, la ex panetteria (Cognetti, 2014) - sono quei locali che nel tempo hanno perso la destinazione che originariamente li connotava, ad esempio quella commerciale,

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Sono noti in Italia i casi eclatanti di quartieri come Corviale e Tor Bella Monaca a Roma, come Le Vele a Napoli, in cui spazi per i servizi e per la collettività non sono stati mai utilizzati e assegnati per gli usi progettati rimanendo vuoti, oppure adibiti ad altri usi spesso non autorizzati.

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artigianale o ricreativa, concludendo un ciclo di vita senza per ora iniziarne uno nuovo. Nella maggior parte dei casi si tratta di spazi localizzati ai piedi di edifici (negozi, laboratori, depositi, uffici, etc.), per i quali l’inutilizzo è sopraggiunto in fasi differenti e in virtù di molteplici ragioni. A volte ci si trova anche in presenza di grandi superfici con un carattere di eccezionalità per i quartieri: contenitori dismessi il cui processo di abbandono si assurge a simbolo di un degrado più diffuso. Lo stesso svuotamento caratterizza gli spazi di servizio al condominio: moltissimi locali che erano dedicati al custode e alle attività di portineria sono oggi chiusi con conseguenti squilibri sulle dinamiche di convivenza di condominio (solo nel patrimonio pubblico a Milano se ne contano almeno 250 unità); ad essere chiusi sono anche spazi interni ai cortili come sale riunioni, piccoli depositi, spazi per gruppi di abitanti. Infine, ulteriore sintomo delle dinamiche dello shrinking nei quartieri Erp, è la presenza di vuoti abitativi, in cui quindi il fenomeno di chiusura è riferito ai molti appartamenti che, pur essendo all’interno del patrimonio pubblico, rimangono sfitti per ragioni procedurali. Gli appartamenti vuoti si trovano intrappolati in diverse procedure che ne impediscono la riassegnazione: alloggi “sottosoglia”6, appartamenti fuori norma o in condizioni di inabilità, case in 6

Gli alloggi sottosoglia sono alloggi di proprietà pubblica che per dimensioni insufficienti -inferiori a 28,80 mq- da regolamento regionale non possono essere assegnati tramite i regolari procedimenti. Per un approfondimento rimando a Cognetti, Manfredini 2013.

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ristrutturazione con cantieri interrotti da anni: fenomeni che generano una “sospensione amministrativa” che di fatto produce un fortissimo spreco di patrimonio pubblico (nella sola città di Milano si parla di 10.000 case pubbliche in queste condizioni). Questi vuoti sono frammenti di diversa dimensione e natura - dai piccoli vuoti interstiziali ai grandi vuoti urbani delle funzioni collettive - oggi in attesa di nuove traiettorie ed espedienti progettuali che, quando trascurati, rappresentano un elemento di scarsa qualità di vita. Lo stato di abbandono di questi locali, infatti, tende ad acuire fattori come degrado e insicurezza nei quartieri, sia da un punto di vista percettivo ed emotivo, sia da quello legato a pratiche informali quali occupazioni abitative, pratiche abusive e situazioni di illegalità. Un degrado non sempre cosi visibile, spesso nascosto dalle dimensioni ridotte e dalla collocazione interna in edifici più estesi ed utilizzati: una successione di spazi chiusi su una strada degradata, l’appartamento disabitato sul pianerottolo di casa, le saracinesche abbassate nel cortile di condominio, porte e finestre murate, un porticato senza attività. In questo panorama il vuoto è uno degli elementi che influisce sulla percezione dei quartieri, confinando questi in una condizione di perifericità anche quando non lo sono da punto di vista geografico: importanti occasioni mancate di presidio e dinamismo dei contesti che possono accentuare una condizione di isolamento per coloro che li abitano; segni di un abbandono diffuso che spesso gli abitanti

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di questi quartieri vivono quotidianamente e denunciano; luoghi irrisolti e dalla difficile ricollocazione entro circuiti di sviluppo locale. Una moltitudine di manufatti inutilizzati, formata da luoghi attualmente sospesi, che fanno anche parte del patrimonio pubblico e quindi in qualche misura più di altri costituiscono interessanti elementi di ripensamento del ruolo delle politiche e delle parti di città ancora pubbliche. Luoghi su cui si dispiegano anche molte e diverse progettualità: sogni e immaginari collettivi legati a un futuro possibile e progetti “dal basso” che nascono nei quartieri anche a fronte di un progressivo ritrarsi della funzione pubblica (ad es. il caso della biblioteca ed emeroteca autogestita Cubo Libro a Tor Bella Monaca a Roma oppure il progetto per il mercato Lorenteggio a Milano - a cura dell’associazione culturale Dynamoscopio - che unisce commercio di prossimità, cultura e responsabilità sociale all’interno di uno spazio divenuto nuovo spazio pubblico e luogo di scambio), ma anche importanti innovazioni in termini di sperimentazioni istituzionali che mettono in relazione i vuoti con le parti vive della città, in un’ottica di riuso e di valorizzazione sociale degli spazi (è il caso ad esempio delle attività condotte dall’Ufficio Spazi Metropolitani del Comune di Torino, o del progetto dei Laboratori Urbani promosso dalla Regione Puglia all’interno del programma Bollenti Spiriti). Al di là delle singole sperimentazioni, il tema dei vuoti è poco presente nelle agende politiche delle città, in particolare in una

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prospettiva di valorizzazione di una risorsa strategica all’interno del patrimonio abitativo pubblico. Nelle retoriche politiche e nelle trattazioni tecniche risulta opaco il riferimento puntuale alla consistenza di questo patrimonio in un una visione di sistema - alla scala urbana - delle dotazioni, delle criticità e delle opportunità. Viceversa, questi vuoti sembrano costituire un’importante risorsa per i quartieri in diverse accezioni e ruoli: in termini di apertura e attrazione di nuove popolazioni, configurandosi quindi come “spazi calamita” per persone esterne ai quartieri che vi trovano nuovi motivi per frequentarli; come “spazi ponte”, occasione di incontro e scambio tra abitanti locali e persone estranee ai contesti ma che esprimono la volontà e il desiderio di costruire dei legami; come “spazi nicchia” che possono contribuire alla costruzione di luoghi protetti e dedicati a particolari popolazioni fragili e a una socialità interna ai quartieri. Attraverso questa articolazione di funzioni, vesti e inclinazioni, questi ambiti possono ambire a divenire motori di una riqualificazione diffusa che, grazie a una eterogeneità di situazioni, azioni, popolazioni si può irradiare all’interno dei contesti in cui si inseriscono.

Ripartire dai vuoti. Riuso e partecipazione All’interno di territori in cui il senso di abbandono e di impossibilità pervade le politiche pubbliche e le pratiche dell’abitare, il carattere

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minimo e frammentato di questi vuoti li disporrebbe, rispetto ad altri, ad una maggiore apertura al ripensamento immediato, entro un percorso anche fatto di piccoli segnali di cambiamento, attraverso un processo trasformativo lento ed incrementale. E allora quell’appartamento chiuso da anni diventa una risorsa per una famiglia in cerca di casa o per un giovane studente fuorisede, quello spazio al piano terra accoglie le attività di una associazione che propone servizi innovativi per persone in difficoltà, quel contenitore diventa un sostegno concreto all’avvio di una nuova giovane impresa, quel locale nel cortile ospita un progetto per un dialogo costruttivo tra inquilini, istituzioni e realtà locali, e cosi via. Questa prospettiva permette di rileggere i vuoti come ambiti meno resistenti di altri all’interno di contesti marginali in cui sperimentare percorsi di accesso e gestione del patrimonio per accogliere attività e soggetti diversi; spazi opportunità “vuoti a rendere” - per riaccendere delle luci in alcuni quartieri, per dare risposte agli abitanti, per offrire possibilità alla città.

Le rilevanti difficoltà incontrate dalle amministrazioni nella valorizzazione dei beni di proprietà - elevato numero di aste deserte, di immobili invenduti, di progetti in stallo o in fase di negoziazione richiede una revisione radicale delle politiche di sviluppo di questo patrimonio pubblico abbandonato. D’altra parte, questi oggetti si prestano più di altri a delle sperimentazioni parziali che potrebbero introdurre interessanti

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elementi di scarto rispetto alla gestione ordinaria dell’edilizia pubblica, aiutando a costruire un nuovo scenario legato a procedure, regole, forme di scambio e di governance più aderenti alle condizioni attuali. Quello che ci si immagina, quindi, è che da questi spazi si irradino non solo nuove funzioni e attori per i quartieri, ma anche spunti per una diversa progettualità legata alla qualità della vita quotidiana nei quartieri di edilizia pubblica. Per fare questo, se da una parte appare necessario semplificare il complesso apparato di norme che grava sul patrimonio pubblico per la creazione di un diverso valore urbano e collettivo, d’altra parte sembra utile ritornare alle caratteristiche della domanda potenziale - ovvero ai soggetti che potrebbero essere interessati, per diverse ragioni, alla rifunzionalizzazione, a nuovi usi e significati degli spazi, ad azioni di rinnovo dei quartieri a partire dai vuoti. La sfida è quella di lavorare su meccanismi nuovi sia di individuazione, affidamento e progettazione degli spazi, ma anche di attivazione e di partecipazione di soggetti e persone. Da una parte, quindi, individuare meccanismi - gestionali, economici e funzionali - per la messa in luce delle opportunità di crescita di un bene anche attraverso programmi che si sviluppino nel tempo con diversi gradi di intensità e cogenza. Dall’altra sostenere progettualità nuove (come quelle di realtà sociali e culturali, giovani imprese e start up, innovatori urbani), intercettando allo stesso tempo la domanda di riqualificazione più

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locale che spesso rischia di essere quella più debole e inespressa (da parte di abitanti, giovani donne di origine straniera, realtà associative e cooperative), ma anche possibili interessi da parte di attori di mercato attenti alla questioni sociali. Si tratta di avviare processi complessi che richiedono a tutti i potenziali attori coinvolti nuove intelligenze, competenze e sensibilità: all’operatore pubblico una nuova attenzione verso la costituzione di ambiti e strumenti di progettazione multilivello e multiattoriali; ai progettisti una idea di progetto aperta e inclusiva in cui lo spazio diviene supporto per una impresa collettiva che si sviluppa nel tempo; ad abitanti e forze locali un ruolo attivo e propositivo al di là delle storiche inerzie e contrapposizioni; agli attori urbani sensibilità e attenzione verso contesti difficili che potrebbero divenire importanti opportunità da cogliere. La sfida che questi luoghi in abbandono pongono è importante, tanto più se riuscirà a divenire occasione di innovazione per una ampia rete di attori e di costituzione di una nuova alleanza urbana.

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Introduzione Oggetto di ricerca è il quartiere popolare San Siro, concepito negli anni Trenta come insediamento periferico rispetto a Milano e che in tempi successivi è stato circondato dall’espansione della città, trovandosi oggi del tutto coinvolto nelle sue dinamiche di trasformazione. Questo percorso lo rende ora un brano di periferia inserito appieno nella città, con la quale intrattiene relazioni contrastanti e spesso conflittuali. Il quartiere si presenta infatti come una realtà complessa e multiproblematica: a significative condizioni di degrado edilizio e dello spazio pubblico si somma un profilo sociale stratificato, che vede convivere una forte componente di popolazione straniera, di recente immigrazione, con popolazione anziana italiana, situazioni diffuse di disagio psichico e condizioni economiche precarie. La somma di questi fattori rende spesso il quartiere luogo di conflitti e oggetto di rappresentazioni stigmatizzate e appiattenti da parte dei media, nonché realtà sempre più permeata da situazioni di abbandono e svuotamento. Vi è infatti una crescente presenza di spazi sottoutilizzati o vuoti in quartiere, tanto che il vuoto sta diventando sempre più una “presenza” con cui gli abitanti sono ormai abituati a convivere. Si svuotano gli alloggi che attualmente l’ente proprietario Aler, a causa di forti crisi interne, non è in grado di restituire ristrutturati o messi a norma alla città, e si svuotano gli spazi ad uso non abitativo, la cui inattività influisce negativamente sulla vivibilità dello spazio pubblico e priva il quartiere di potenziali

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luoghi di incontro e socialità. La nostra ricerca, svolta per un lungo periodo sul campo e in stretto contatto con il territorio, ci ha permesso di adottare un punto di vista diverso sul quartiere, nato dal confronto diretto con la realtà del luogo e supportato dalla presenza, come primi interlocutori, non solo degli spazi fisici ma anche degli abitanti e dei soggetti locali che vivono quotidianamente il territorio, vera risorsa potenziale e attiva del quartiere. La nostra lettura ha posto come obiettivo la proposta di uno scenario futuro per San Siro in cui il quartiere, valorizzando le potenzialità locali e le risorse esistenti, fosse in grado di costruire un suo percorso di rigenerazione. Questa proposta si scontra la visione di chi considera San Siro un luogo nel quale sembra impossibile agire, e lo colloca invece al livello una serie di trasformazioni puntuali e minute già in atto a Milano che, partendo dal basso, riescono a riappropriarsi e riattivare dei luoghi problematici restituendogli identità. La nostra riflessione ha assunto come campo iniziale di indagine gli spazi vuoti ad uso non abitativo presenti sul territorio e gli spazi aperti pubblici ad essi connessi. Questi spazi sono stati considerati non un problema ma una risorsa per il quartiere; la loro riattivazione costituisce il primo passaggio di un percorso di rigenerazione esteso nel tempo e costruito con la partecipazione e interazione dei soggetti e delle competenze locali. La prima parte della ricerca è stata dedicata alla comprensione

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del territorio e dei suoi spazi vuoti, avvenuta sul campo tramite osservazione diretta, interviste e mappature, e restituita nel prodotto finale di tesi tramite un ”atlante”. Una seconda parte ha avuto come obiettivo la comprensione delle dinamiche e problematiche che portano gli spazi del quartiere a svuotarsi per poi poter proporre, in una terza parte, una visione progettuale che comprendesse indicazioni sulle modalità di riuso degli spazi vuoti, sulle funzioni da innescare al loro interno e sulle politiche in grado di orientarne il riuso. Le varie componenti di progetto sono state poi messe a sistema in una sequenza temporale in grado di definire attori, tempi e modalità di rigenerazione degli spazi e, conseguentemente, del quartiere. La scelta di questo oggetto di ricerca è nata non solo dalla volontà di confrontarci con delle problematiche e delle dinamiche che riguardano Milano, la città in cui viviamo e in cui stiamo studiando per diventare architetti, ma anche da una nostra esigenza personale: la possibilità di indagare e misurarsi su un contesto reale. Nel nostro percorso didattico - formativo non abbiamo avuto molte occasioni per instaurare quel fondamentale contatto fra i temi oggetto di studio e la loro concretezza; la tendenza è sempre stata quella di ragionare troppo sulla carta e troppo poco nella realtà dei luoghi, non permettendo di valutare le implicazioni reali e sociali di un progetto. Riteniamo al contrario che sia fondamentale instaurare un contatto con la realtà sulla quale si vuole intervenire, per capirla più a fondo e rendere più consapevole un’attività di progetto.

29


30


1 UN QUARTIERE SCOMODO E MULTIPROBLEMATICO

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superficie 240.000 mq

costruzione 1932-1956

alloggi totali 6.110

IPPODROMI

IPPODROMI

STADIO MEAZZA VILLE CON GIARDINO

QUARTIERE HARAR

alloggi Aler 4.684

QUARTIERE POPOLARE

abitanti 11.727

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San Siro è uno dei più grandi quartieri di edilizia pubblica a Milano. Fu realizzato dall’Istituto per le Case Popolari a cavallo della II Guerra Mondiale, in un territorio caratterizzato originariamente da un assetto morfologico agricolo e da insediamenti rurali, posto al margine ovest della città di Milano. Il quartiere conta oltre 6.000 alloggi e una popolazione di circa 11.000 abitanti, di cui oggi circa il 45 % è straniera, principalmente di origine nordafricana.

San Siro 1932, un quartiere innovativo Il quartiere venne realizzato tra il 1935 e il 1947 con interventi differenti e in epoche successive, in parte su progetti interni all’Ufficio Tecnico dello IACP, in parte secondo progetti di architetti razionalisti. Nel 1932 lo IACP milanese bandì un concorso per la progettazione di parte del quartiere attuale, il comparto “Francesco Baracca”. Il bando richiedeva la progettazione di case ultrapopolari con alloggi di piccole dimensioni, comprese tra i 25 e i 50 mq, oltre ad alcuni servizi minimi per tutto il quartiere quali l’asilo, l’O.n.m.i. (Opera Nazionale Maternità e Infanzia), servizi comuni e lavatoi. L’Istituto si riservava la possibilità di modificare e fare propri i progetti presentati, di prendere suggerimenti o di non attuarne alcuno. Questa discrezionalità fu realmente osservata: al concorso vennero presentati molti progetti razionalisti che furono poi modificati portando a compimento un quartiere con una densità edilizia

1 IL QUARTIERE

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molto superiore a quella ipotizzata, a discapito di spazi aperti verdi e di luoghi di socialità per il quartiere. Non fu proclamato alcun vincitore del bando ma furono selezionati tre progetti ex equo per il secondo posto, tutti ad opera di giovani architetti razionalisti1, portatori di una voce innovativa nel panorama dell’architettura italiana. Tra questi acquista rilevanza l’intervento di Albini, Camus e Palanti2 , 1

Non è casuale che, su trentotto progetti, quelli selezionati e maggiormente apprezzati furono i progetti razionalisti. Negli anni Trenta infatti la ricerca e la sperimentazione sul tema dell’alloggio minimo costituiva un tema centrale nel dibattito architettonico; in questo contesto era preponderante il pensiero innovativo dell’architettura razionalista, che stava sviluppando studi tipologici sull’alloggio minimo guidati da criteri igienico sanitari di affaccio, orientamento e funzionalità veicolati da uno stile semplice e sobrio. In questi stessi anni, a causa degli aumenti degli affitti, il ceto popolare si stava spostando nelle zone periferiche delle grandi città in cerca di alloggi con meno locali ad un costo più contenuto; questa nuova esigenza abitativa trovò risposte nell’architettura razionalista, in grado di rispondere alle richieste di costi di realizzazione ridotti, facile riproducibilità, assenza di elementi formali decorativi e chiarezza funzionale.    2

Il lotto progettato da Albini comprende edifici in linea, esclusivamente con funzione residenziale, rispondenti a criteri di economicità, standardizzazione dei principi abitativi (Cognetti, 2014b). “I corpi di fabbrica seriali seguono l’asse solare in nome di un criterio igienico e di efficienza termica: i loro prospetti rifiutano il principio compositivo della simmetria per assecondare le necessità distributive e igieniche dettate dalle planimetrie degli alloggi, rivolgendo alla città un aspetto severo, veicolato dalla durezza dei volumi nettamente ritagliati contro il panorama, dai tetti piani” (Venegoni, Itinerari di architettura milanese). Nella realizzazione finale furono introdotte modifiche a causa di tagli delle risorse da parte dello Iacp che influirono negativamente sulla realizzazione delle aree verdi e

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realizzato a sette anni di distanza dal bando di concorso, tra il 1939 e il 1941. Al gruppo di Albini fu assegnato il coordinamento di altri architetti nella progettazione del lotto denominato “D’Annunzio”, delimitato dalle vie Paravia, Zamagna, Morgantini, Civitali. Il lotto fu in origine diviso tra i quattro gruppi di progettazione che lavorarono a un disegno comune della planimetria per poi realizzare ognuno la propria parte. Il quartiere fu realizzato nell’arco di vent’anni senza un piano generale iniziale, se non per la distribuzione dei lotti e il disegno della maglia stradale, in modo da guidare gli interventi successivi; dalle differenti tipologie edilizie dei corpi di fabbrica è possibile riconoscere più fasi di costruzione del quartiere (Pugliese, 2005).

San Siro 2014, fra degrado edilizio e problematiche sociali San Siro nel tempo ha visto svilupparsi attorno a sé un contesto estremamente diverso da quello agricolo in cui era sorto; oggi è circondato da un tessuto edilizio molto denso e abitato da popolazione agiata, non è più in una posizione periferica ed è ottimamente collegato al resto della città grazie a due linee sulla qualità degli spazi di pertinenza agli spazi comuni. Nonostante ciò l’intervento vantava principi abitativi e tipologici innovativi e un buon disegno generale, considerato il periodo storico e la ridottissima disponibilità di risorse. I criteri adottati da Albini in campo architettonico furono le linee guida che vennero riprese nelle aree costituite successivamente.

1 IL QUARTIERE

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della metropolitana. Tuttavia il quartiere sembra sempre essere considerato come un luogo impenetrabile e, ad eccezione della nuova linea metropolitana lilla, non viene coinvolto dalle forti dinamiche di trasformazione che stanno modificando attualmente il suo intorno (si vedano ad esempio il nuovo Portello, la riqualificazione degli ippodromi e le trasformazioni nell’area della vecchia fiera). Al contrario, le differenze tra l’interno e l’esterno del quartiere si acuiscono, e San Siro viene sempre considerato uno dei quartieri più problematici della città. Diversi fenomeni, quali la penuria di spazi pubblici, un acuirsi del fenomeno di svuotamento degli spazi commerciali, l’abbandono e mancanza di servizi, una gestione disattenta del patrimonio abitativo, hanno aumentato nel tempo la situazione di degrado fisico del quartiere, portandolo oggi ad una condizione molto critica. Gli interventi di recupero edilizio e di riqualificazione che si sono succeduti (i Contratti di Quartiere I e II e il Piano di Recupero Urbano) hanno avuto carattere parziale e frammentario, non agendo sui problemi strutturali ma fermandosi spesso ad aspetti superficiali. La difficoltà nella gestione degli alloggi popolari è uno degli aspetti più evidenti di questa condizione “multiproblematica” (MappingSanSiro, 2014); molti alloggi sono vuoti3 a causa di regolamenti e procedure che ne impediscono l’assegnazione, 3

36

A fine 2012 erano 780 gli appartamenti sfitti nel quartiere.


rimanendo in attesa di ristrutturazioni o adeguamenti degli impianti e diventando facile oggetto di occupazioni abusive. Tutto ciò a fronte di una lista d’attesa di 21 mila domande di alloggi in graduatoria (San Siro Stories, 2014). Il territorio di San Siro è caratterizzato anche da un’elevata concentrazione di fragilità sociali (anziani soli, disabili psichici, minori segnalati dai servizi sociali) che aumentano la condizione di marginalità del quartiere. In questo contesto la sfida quotidiana è la “convivenza tra diversi”, una convivenza che richiede agli abitanti capacità di adattarsi e scendere a compromessi. Le abitudini e le pratiche di culture differenti, legate a un diverso uso dello spazio, generano nuove forme dell’abitare non rispondenti a regole codificate, e danno vita a inconsueti usi degli spazi e a forme di gestione informale e di micro potere. Negli spazi della vita quotidiana, la casa, i cortili, gli spazi comuni, si riscrivono le regole della convivenza; l’interazione tra gli abitanti degli stessi spazi diventa spesso “conflitto” e fatica a trovare luoghi dove sviluppare forme di solidarietà e instaurare relazioni. Questa è solo parte di una serie di complesse dinamiche problematiche che porta il quartiere a svuotarsi e ad essere soggetto a fenomeni di abbandono; ne sono evidenti testimonianze gli spazi pubblici, spesso luoghi di incuria e degrado, e gli spazi non abitativi al piano terra, come negozi o portinerie, che in quantità sempre maggiore perdono la loro funzione e rimangono spazi inattivi,

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38


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Dinamiche di trasformazione urbana intorno a San Siro

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1 IL QUARTIERE

39

Ca e

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privati alla città. Relativamente a questi spazi, oggetto della ricerca, si approfondiranno nei capitoli successivi ragioni e dinamiche di svuotamento e abbandono. Per alcuni mesi, tra settembre e novembre 2014, San Siro è stato investito da una forte attenzione mediatica che lo ha portato al centro della cronaca per le tensioni causate dai numerosi sgomberi di occupanti abusivi degli alloggi. Questo non ha fatto che aumentare un’immagine del quartiere già stigmatizzata, fatta di luoghi comuni e pregiudizi, che non fa emergere l’altra “immagine” di San Siro, ovvero quella composta dai soggetti locali e delle realtà che da anni operano nel territorio. In quartiere è attiva una rete di soggetti che agiscono al suo interno occupandosi di sviluppare forme di coesione sociale, dare sostegno alle fragilità, creare occasioni e luoghi di incontro dove sia possibile sperimentare l’integrazione “tra diversi” e facendosi promotori di micro processi di rigenerazione sociale e delle risorse culturali esistenti.

40

abitanti stranieri 5.626

residenti anziani soli 29,7% ca.

residenti con disabilità psichica 800 ca.


Altro

Tunisia

Somalia

Senegal

Maurtius

Marocco

Guinea

Etiopia

Eritrea

Egitto

Algeria

Altro

Ucraina

AFRICA

Turchia

Russia

Romania

Moldavia

Italia

Francia

Bulgaria

Altro

Rep. Dominicana

PerĂš

El Salvador

Brasile

EUROPA

15 5

0

79

3

61 7

39 7

23 9

Bolivia

Colombia

Altro

Yemen

Sri Lanka

AMERICA

Rep. Popolare Cinese

Pakistan

India

Filippine

Banglades

ASIA

Italiani 6.620

10.955 Abitanti S. Siro 6.620 (60%) Italiani 4.335 (40%) Stranieri Abitanti Milano 86% Italiani

14% Stranieri Fonte: Registro anagrafico cittadini stranieri, 2008

Provenienze e profilo abitanti di San Siro fonte: Cognetti F., De Carli B., (2013), Instant Report Mapping San Siro

1 IL QUARTIERE

41


ABITANTI: COMPOSIZIONE E PROVENIENZE

SCHEDA 1

tratto da Cognetti F., De Carli B. (2013)

Il quartiere è abitato da circa 11.000 persone, una piccola città nella città, che presenta una alta varietà nel profilo degli abitanti, con alcuni elementi di concentrazione. Il suo carattere di “eccezionalità”, rispetto a un settore urbano misto e articolato anche dal punto di vista demografico, è rafforzato dalla composizione della popolazione: una crescente presenza di popolazione di origine straniera che rappresenta oggi circa la metà degli abitanti; un forte radicamento di popolazioni fragili (in particolare anziani), ma anche madri single; una costante presenza di persone con disabilità, in particolare psichica. La popolazione di origine immigrata è principalmente nordafricana (Egitto, Marocco); è rilevante anche il numero di abitanti di nazionalità Yemenita, Filippina e Peruviana. Parte di questa popolazione è composta da bambini e adolescenti nati e/o cresciuti in Italia, “seconde generazioni dell’immigrazione” che si trovano in bilico tra due mondi e culture e, secondo leggi nazionali, non godono della cittadinanza italiana. La popolazione anziana è una componente fragile, ma spesso attiva all’interno del quartiere: per la gran parte dei casi abitanti “storici”, con un grande senso di appartenenza che è motore di azioni di cura e presa in carico diretta di questioni problematiche. La concentrazione di persone di nazionalità e culture differenti all’interno del quartiere rappresenta una sfida per quello che riguarda le forme della convivenza locale: lo spazio domestico, i piani terra delle corti e degli esercizi commerciali, i cortili, gli spazi pubblici sono quotidianamente i luoghi della coabitazione e del conflitto legati ai diversi modi di abitare la città. 42


problematiche. La concentrazione di persone di nazionalità e culture differenti all’interno del quartiere rappresenta una sfida per quello che riguarda le forme della convivenza locale: lo spazio domestico, I piani terra delle SCHEDA 1 corti e degli esercizi commerciali, i cortili, gli spazi pubblici sono quotidianamente I luoghi della coabitazione e del conflitto legati ai diversi modi di abitare la città.

RESIDENTI LAUREATI SAN SIRO

RESIDENTI LAUREATI MILANO

3.0%

19.0%

POPOLAZIONE STRANIERA POPOLAZIONE STRANIERA

residenti stranieri residenti stranieri(*) (*)

popolazione straniera concon impiego adad alta qualifica popolazione straniera impiego alta qualifica popolazione straniera concon impiego a media qualifica popolazione straniera impiego a media qualifica popolazione straniera concon impiego a bassa popolazione straniera impiego a bassaqualifca qualifica LAVORO LAVORO indice di disoccupazione indice di disoccupazione

popolazione condizione inabile lavoro popolazione in incondizione inabilealal lavoro FAMIGLIA FAMIGLIA famiglie monogenitoriali famiglie monogenitoriali

40,0% 9,4% 24,4% 66,2% 20,3% 3,3% 12,3% 29,7%

anziani solisoli residenti anziani residenti

ISTRUZIONE ISTRUZIONE popolazione analfabeta popolazione analfabeta

popolazione che che risulta studente popolazione risulta studente

1,6% 10,1% 17,4% 3,0% 6,3%

LAVORO ANZIANA POPOLAZIONE >65 over anni65 anni

22,1%

popolazione senza studio popolazione senzatitolo titolo di di studio popolazione diplomata popolazione diplomata

popolazione laureata popolazione laureata

media Milano

In alto Fonte: Anagrafe 2008 A sinistra Fonte: ISTAT 2001. Ad eccezione di (*): Anagrafe fonte: ISTAT 2001cittadini stra media Milano

RESIDENTI

RESIDENTI

STRANIERI

STRANIERI

40,0%

13,2%

fonte: ISTAT 2001. Ad eccezione di (*): Anagrafe cittadini stranieri 2008

MEDIA STRANIERI MILANO CITTA’ 15,7%

43


44


2 UN ATLANTE DEI VUOTI E DEI PIENI spazi altri alla casa il vuoto il pieno

45


46


2.1 SPAZI ALTRI ALLA CASA

47


MACRO OGGETTI

6

INSERTI

42

ADDIZIONI

18

alcune suddivise all’interno in 2 /3 parti ADDIZIONI i bambini delle case attorno, quando è chiuso, scavalcano il muro e vengono a giocare nei cortili interni dell’asilo

Rocky, abitante storico

1 INTERRATI

“Ci sono molti spazi alla quota dell’interrato. Una volta erano spazi di servizio al condominio; lavatoi, stenditoi, spazi comuni di socialità. Molte funzioni dell’abitare erano comuni, gli alloggi sono troppo piccoli. Ci sono anche grandi scantinati che ospitavano associazioni di volontariato e politiche, dove ci si riuniva la sera e si organizzava la vita di quartiere. Ora sono spazi abbandonati o convertiti a depositi!”

AL

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via

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2 AD

FRAMMENTI

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ASILO COMUNALE luogo protetto, interno all’isolato. vi si accede da viale Mare Jonio

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CAS A

3 MACRO OGGETTI EDIFICI SIMBOLO DEL QUARTIERE: LUOGHI ECCEZIONALI SIA PER IL LORO USO SIA PER LA SCALA ARCHITETTONICA

48


Luigi, comitato di Quartiere 4I

OGGETTI

“La sede dell’Anpi era un luogo che ospitava molte associazioni ed era un centro di ritrovo per giovani e anziani. E’ un edificio particolare perchè non ha un affaccio pubblico diretto su viale Mar Jonio; l’ingresso è posto all’interno del cortile. Il piano principale, il sottotetto è inagibile mentre al piano inferiore una stanza è ancora utilizzabile, noi ci riuniamo li.”

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3 MACRO

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IN INIZIO N O

via Micene

1 IINTERRATI

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2 ADDIZIONI

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5 ADDIZIONI via ABBIATI

S1 MONTEFALTERONA DI S PAZI

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SISTEMI DI INSERTI S3

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Montefalterona

INSERTI COME FRAMMENTI

S2 Micene

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S5 Ab S6

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Matteo, giovane abitante “Lì c’è Spazio30MQ, lo spazio 49 del gruppo Mapping San Siro. Quei cubotti sono una caratteristica del quartiere.


50


Spazi come eccezioni e frammenti Osservando il territorio di San Siro da una prospettiva più ampia, il quadrilatero appare come una porzione di città omogenea; le sue caratteristiche più evidenti come le dimensioni dell’edificato, la morfologia dell’area, i caratteri tipologici, gli elementi seriali ripetuti e la destinazione quasi esclusivamente residenziale attenuano le differenze e peculiarità interne delle sue parti, facendolo percepire come un sistema insediativo unico, autonomo ed estraneo al tessuto circostante (Fianchini, 2014). In questo contesto, gli spazi altri alla casa, ovvero tutti gli spazi pubblici non residenziali, assumono un peso del tutto inferiore: il numero complessivo di questi spazi, in totale settantuno, è esiguo, considerato in rapporto alle dimensioni del complesso residenziale che comprende 6.110 alloggi. La loro presenza minuta, associata ad una distribuzione “diffusa” e sporadica sul territorio, porta a definirli come frammenti, eccezioni. Tali frammenti, posti per lo più alla quota stradale, costituiscono gli elementi caratterizzanti di una via: una superficie vetrata che interrompe un lungo basamento, un piccolo edificio ribassato che si stacca dal corpo residenziale retrostante, un oggetto isolato che intervalla la sequenza di edifici residenziali. La disposizione degli spazi altri appare slegata dal disegno rigoroso del quartiere; nonostante ciò la maggior parte di essi nacque proprio in seguito alle richieste del bando indetto nel 1932

2.1 SPAZI ALTRI ALLA CASA

51


per la sua costruzione, che richiedeva in modo generico alcuni servizi minimi per gli abitanti come bagni e lavatoi comuni, rifugi antiaerei, un asilo, l’O.n.m.i. (Opera Natalità, Maternità e Infanzia), portinerie e un numero indefinito di locali per attività commerciali; gli spazi non residenziali quindi comprendevano in origine sia spazi commerciali sia luoghi adibiti a servizi comuni. Tuttavia il quartiere fu costruito con una densità edilizia di molto superiore a quella prevista nel bando di concorso, a causa della parcellizzazione dell’intervento nel tempo; il rapporto tra popolazione insediata e attrezzature pubbliche si dimostrò quindi sproporzionato e del tutto insufficiente a garantire una degna qualità di vita a chi ci abita (Proposta Contratto di Quartiere II, Relazione Programmatica). Oggi molti di questi spazi, in particolare quelli posti al piano terra degli edifici, sono occupati da attività commerciali o associative; tuttavia una buona parte di essi, non quantificabile in quanto in perenne mutazione, si sta svuotando lasciando al quartiere numerose serrande abbassate. Molti dei locali che erano destinati ai servizi collettivi dei condomini invece, in particolare quelli posti ai piani interrati, sono oggi stati riconvertiti a nuovi usi come cantine, depositi o spesso abbandonati, mentre quasi tutti i rifugi antiaerei sono stati interrati.

52


Piazza Segesta

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Piazza Montefalterona

via Mar Jonio

fronte strada commerciale

fronte strada fortemente commerciale

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Piazza Selinunte

via Ci

viale Aretusa

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vit fronte strada commerciale

fronte strada fortemente commerciale interessato da rilevanti fenomeni di svuotamento

2.1 SPAZI ALTRI ALLA CASA

53


Una descrizione per quadranti: episodi e aggregazioni Il quartiere è facilmente suddivisibile in quattro quadranti (nord, sud, est, ovest) ognuno dei quali presenta caratteristiche morfotipologiche omogenee diverse dagli altri. Nonostante le specificità di ognuno è possibile accorpare i quadranti in due blocchi in base alla modalità di disposizione degli spazi non residenziali ai piani terra e facendo riferimento ai caratteri morfologici principali degli edifici, quali l’orientamento e il rapporto con la strada. Nel primo blocco, composto dai quadranti nord e est, gli edifici generano un fronte parallelo alla strada, composto da elementi di differenti altezze, e disposto sul perimetro degli isolati, seppur i corpi residenziali interni seguano altri allineamenti. Qui gli spazi altri sono presenti come singole unità separate in corpi indipendenti o come elementi incassati nel fronte stradale; l’unico fronte commerciale si trova in piazza Montefalterona. Il secondo blocco, formato dai quadranti sud e ovest, mostra la sua alterità rispetto al contesto circostante: i corpi edilizi sono orientati secondo l’asse eliotermico, come indicavano i principi dell’architettura razionalista e rinunciano così alla relazione con la strada, ponendosi trasversalmente a essa con fronti totalmente ciechi. In entrambi i quadranti si riscontra la quasi totale assenza di spazi altri, ad eccezione delle portinerie alle quali è delegato i compito di unico presidio della strada.

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Il carattere episodico degli spazi si riscontra sia all’interno dei quadranti sia dove questi si confrontano con la città, ovvero sui bordi esterni del quadrilatero. Questa condizione appare qui particolarmente evidente: il fronte del quartiere e quello della città esterna presentano condizioni divergenti che non riescono a trovare una relazione di reciproco scambio. Così capita che si fronteggino, su una stessa via, da un lato un muro pieno continuo intervallato sporadicamente da due o tre vetrine, dall’altro superfici vetrate, serrande aperte, articoli in vendita. Le unità commerciali disposte sui bordi del quartiere sono collocate in posizioni poco strategiche, spesso come “incassate” nei piani terra, come eccezioni alla destinazione residenziale. La disposizione poco attrattiva per il commercio, cioè lontano dagli incroci e da altri locali commerciali evidenzia la totale assenza di una riflessione sulla futura città che si sarebbe costruita intorno al quartiere14. Nonostante l’episodicità della maggior parte degli spazi, sono riconoscibili all’interno del quartiere alcune aggregazioni di essi, che avvengono secondo due modalità. Il primo tipo di aggregazione mette in relazione gli spazi altri con uno spazio pubblico definito e delimitato sui suoi lati dai corpi edilizi. E’ il caso delle due piazze: piazza Montefalterona, nodo tra il 4

Il quartiere fu costruito tra gli anni Trenta e Cinquanta, in un’area rurale isolata ma

secondo le indicazioni del Piano Pavia Masera che avrebbe regolato lo sviluppo della futura città.

2.1 SPAZI ALTRI ALLA CASA

55


quadrante nord e est, dove su tre lati della piazza i piani terra degli edifici hanno carattere commerciale (uno dei tre lati appartiene al quadrilatero popolare); piazza Selinunte, centro del quartiere, dove più spazi non residenziali si dispongono al piano terra dei bordi della piazza. Seppur questi ultimi siano stati realizzati con interventi distanti nel tempo, fin dal principio era chiaro che essa dovesse costituire il fulcro del quartiere, sia come spazio pubblico sia come luogo di aggregazione dove fossero presenti funzioni altre all’abitare come negozi e servizi collettivi. Il secondo tipo di aggregazione è composto da un insieme di elementi puntuali, ripetuti in serie, in relazione con la strada antistante ed è quello presente in Via Micene e via Abbiati: qui una serie di corpi bassi, uguali tra loro e staccati dagli edifici residenziali, si succedono sempre sullo stesso lato lungo l’asse della via, dandole una connotazione commerciale. Questi piccoli edifici di un solo piano sono stati aggiunti in seguito, fra gli anni Sessanta Settanta, per incrementare la scarsità di servizi nel quartiere.

Famiglie di spazi Gli spazi altri alla casa di San Siro, seppur pochi, presentano caratteristiche spaziali differenti. E’ stato possibile distinguere tre principali famiglie di spazi: macro oggetti, inserti, addizioni. Per macro oggetto ci si riferisce a un oggetto a scala architettonica maggiore rispetto agli altri spazi non residenziali e che rappresenta

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un elemento notevole sia all’interno del quadrilatero sia per la città circostante. I macro oggetti del quartiere sono edifici che ospitano o ospitavano servizi e luoghi di aggregazione del quartiere: la ex sede dell’O.n.m.i., la ex sede dell’A.n.p.i., la “Torrazza”, il Mercato Comunale e l’ex Cinema Alpi (appena fuori dal perimetro del quartiere, ma preso in considerazione per prossimità e significato). Inserto è il nome assegnato agli spazi comunemente chiamati “vetrine” in quanto, nel quartiere, queste non si dispongono quasi mai adiacenti fra loro a comporre un fronte commerciale ma come piccoli tasselli inseriti puntualmente nel basamento degli edifici. Gli inserti si pongono in rapporto di continuità con il piano terra residenziale e si affacciano sul suolo pubblico con superfici vetrate tramite le quali instaurano un rapporto diretto con la strada antistante; ospitano generalmente negozi e spazi associativi. Per addizione si intende un corpo di un piano fuori terra indipendente dai corpi edilizi residenziali, affacciato sulla strada e sui cortili interni. E’ un elemento caratteristico e ricorrente del quartiere; interrompe la cortina edilizia e introduce una variazione di altezza nel fronte, dando l’impressione di essere un corpo “aggiunto” e talvolta estraneo agli edifici. Spesso le addizioni sono disposte in modo regolare lungo una via generando modificazioni della sezione stradale, nuovi angoli e slarghi sul marciapiede. Oltre ad alcuni spazi commerciali e associativi, le addizioni ospitano le portinerie, luoghi di presidio e gestione della vita interna ai cortili.

2.1 SPAZI ALTRI ALLA CASA

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Un’ ultima categoria è quella degli spazi interrati. Questa non è stata considerata come famiglia in quanto la maggior parte di questi spazi, che un tempo fungevano da lavatoi comuni e rifugi antiaerei, è stata con il tempo riconvertita ad usi come depositi o cantine per i residenti, o interrata. Rimangono solo pochi spazi a testimonianza della storia del quartiere oggi inutilizzati e accessibili: un lavatoio, delle cantine e un rifugio antiaereo, conservato in ottimo stato.

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MACRO OGGETTI

SCHEDA 2

EX O.N.M.I.

mq 740 stato attuale inattivo anni attività anni ‘30 - anni ’80 ultima attività Opera Nazionale Maternità e Infanzia proprietà Aler condizioni della struttura L’edificio è in uno stato di abbandono da ormai trent’anni e in condizioni architettoniche molto degradate. Con il Contratto di Quartiere II erano state stanziate delle risorse per la ristrutturazione dell’edificio, delle quali non si hanno avute più notizie.

120

127

45

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5

L’ O.n.m.i., Opera Nazionale Maternità e Infanzia, è stato l‘asilo del quartiere sin dagli anni ‘30; uno dei servizi previsti nel bando del 1932. E’ un volume compatto composto da tre livelli; un ampio interrato (dove erano presenti le cucine dell’asilo), un piano rialzato e un livello superiore arretrato rispetto alla facciata con una parte destinata a terrazza. La forma dell’edificio si protende verso il cortile con un volume esagonale retto da un porticato che poggia su pilastri alla quota dell‘interrato. Il cortile interno si trova alla quota inferiore ed è connesso al piano terra mediante una scala esterna. La struttura si rivolge con il fronte principale su via Zamagna, dove è posto l’ingresso e anche un collegamento diretto tra la via pedonale e la scuola materna adiacente all’O.n.m.i.. Il suolo che collega i due edifici mostra che questi lavoravano in stretta relazione fra loro; hanno infatti i cortili confinanti, separti da una cancellata di ferro.

storia edificio anni ‘30 - ‘80 asilo nido di quartiere (con cucine annesse)

anni ‘80 - 2015 inattivo


SCHEDA 2

MACRO OGGETTI mq 860

ASILO COMUNALE

stato attuale attivo anni attività anni ‘40 - --ultima attività asilo nido proprietà Comune condizioni della struttura L’ edificio si trova in buono stato di conservazione. I giardini interni adibiti al gioco dei bambini sono molto curati. Sotto il corpo allungato di ingresso è presente un ampio spazio interrato, oggi abbandonato.

storia edificio anni ‘40 - oggi

asilo nido servizio comunale Tempo per le Famiglie: possibilità per genitori o parenti di bambini dai 3 mesi ai 3 anni non iscritti al nido di trascorrere del tempo all’interno dell’asilo per condividere con i propri figli uno spazio di gioco dove il bambino può trovare stimoli per la sua età e il genitore avere occasioni di dialogo con altri adulti e educatrici.

L’ edificio è un asilo nido pubblico di proprietà del Comune. Era uno dei servizi in dotazione al quartiere nel bando del 1932; si trova infatti accostato all‘edificio dell’ ex O.n.m.i, con il quale condivideva l‘ingresso su via Zamagna e il cortile interno. La struttura è interna all’isolato ed collegata a viale Mar Jonio attraverso un percorso pedonale. Si trova in un luogo protetto, nascosto alla strada dagli edifici circostanti e dove ci sono alcuni luoghi di gioco. L’asilo si sviluppa su un solo livello ed è composto da più corpi accostati. L’ingresso avviene da un corridoio allungato perpendicolare alla strada, questo conduce a due aule di forma quadrata: ognuna di esse comunica con un giardino interno recintato. I cortili sono molto curati, con prato a verde, alberi e attrezzature esterne, dove i bambini possono giocare all’aperto in un contesto sicuro e protetto.

61


MACRO OGGETTI EX A.N.P.I.

SCHEDA 2 mq 350 stato attuale inattivo anni attività anni ‘60- 2007 ultima attività sede A.n.p.i. proprietà Aler condizioni della struttura L’edificio è oggi in uno stato di abbandono. La ex sede dell’ Anpi e di altre associazioni è inagibile; una porta vetrata permette di vedere le attuali condizioni interne di trascuratezza. Solo una parte del primo livello è oggi ritrovo del Comitato di Quartiere.

62

Corpo basso posto tra due edifici di sei piani fuori terra situato in viale Mare Jonio 7. Il volume, ex sede dell’A.n.p.i., è stato realizzato successivamente alla costruzione degli edifici residenziali attigui. Si sviluppa su tre livelli: un ampio interrato, che riceve luce da aperture poste sopra la quota zero del suolo, un piano rialzato rispetto alla quota della strada e un sottotetto abitabile. L’edificio non ha una relazione diretta con lo spazio pubblico di viale Mare Jonio poichè l’ingresso avviene dall’interno del cortile attraverso un corpo scale autonomo. La facciata principale si trova nelle stesse condizioni degli edifici adiacenti (superfici rovinate, sgretolamento di intonaco) e le strutture interne, in particolare il tetto, sono soggette a forti fenomeni di degrado causato dall’incuria e dall’abbandono. Una parte del primo livello è utilizzata dal Comitato di Quartiere come luogo di ritrovo settimanale mentre il livello del sottotetto è inagibile.

storia edificio anni ‘60 - 2007 sede A.n.p.i. e altre associazioni

2007 inattivo: una stanza: sede del Comitato di Quartiere


SCHEDA 2

MACRO OGGETTI mq 150 (piano terra)

TORRAZZA

stato attuale inattivo anni attività --ultima attività --proprietà Cooperativa La Torrazza condizioni della struttura Il piano terra commerciale si presenta allo stato di rustico. Non è terminato nelle finiture architettoniche e impiantistiche. Risulta abbandonato e senza alcuna prospettiva di attività. Solo poche residenze ai piani superiori sono abitate da soci della cooperativa.

storia edificio 1998 - 2011 realizzazione del nuovo edificio a torre in Piazza Segesta ad opera della Cooperativa La Torrazza

2011 - 2015 qualche alloggio è stato abitato; il piano terra è vuoto.

L’edificio a torre sostituisce un corpo monopiano a destinazione commerciale che si poneva a chiusura dell’isolato su piazza Segesta. E’ un cono rovesciato di nove piani: la volumetria aumenta in modo proporzionale al crescere dei piani dando all’edificio una forma piuttosto tozza. La forma conica è in antitesi con i blocchi rettangolari delle case popolari ma ricerca un rapporto con il contesto mediante il rivestimento in mattone faccia a vista. La soluzione d’angolo con edificio a pianta circolare lascia spazio al suolo ma blocca la vista della piazza agli edifici retrostanti. Il piano terra è uno spazio commerciale di 150 mq mai terminato mentre ai piani superiori residenze per i soci della cooperativa: ventisei unità abitative di piccolo taglio pensate come open space. Il piano terra è incompleto: mancano tutte le finiture. Insieme alla costruzione della torre sono stati realizzati dei box interrati in via Zamagna, resa pedonale.

63


MACRO OGGETTI MERCATO COMUNALE

SCHEDA 2 mq 800 stato attuale attivo anni attività 1938 - --ultima attività mercato comunale coperto proprietà Comune condizioni della struttura Il mercato è oggi gestito dalla ditta Bessi Supercarni di Rho che ha una concessione con il Comune per sei anni rinnovabile per altri sei. La struttura è stata riqualificata da poco e sono stati compiuti lavori di rinnovamento del tetto.

64

Il Mercato Comunale è una struttura rettangolare in metallo di colore azzurro storia edificio chiaro di un solo piano fuori terra con copertura piana. L’ edificio è chiuso sui tre anni ‘50 lati perimetrali e ha un unico affaccio su mercato comunale aperto piazza Selinunte, dove è posto l’ingresso anni 2000 realizzazione copertura coperto da una pensilina; sul retro si apre 2005 il parcheggio di viale Aretusa. La parte discount alimentare Lidl dedicata alla vendita, di circa 300 mq, è posta 2007 in prossimità dell’ingresso mentre i restanti chiusura Lidl, fine contratto 500 mq circa sono destinati a magazzini, con il Comune: affitto servizi e al laboratorio di macelleria. incompatibile con le spese Oggi, dopo lavori di ristrutturazione, il per la ristrutturazione mercato è gestito dalla ditta Supercarni 2008 che si fa carico dell’ intera struttura, rimasta proteste degli abitanti: Mercato Comunale e integra al suo interno chiedono discount alimentare all’interno del i due negozianti rimasti. Con il Contratto di quartiere. quartiere II è stata realizzata la pensilina 2010 all’ingresso e riqualificato lo spazio pubblico apertura ditta Supercarni e antistante. contratto con il Comune.


SCHEDA 2

MACRO OGGETTI mq 900

EX CINEMA ALPI

stato attuale inattivo anni attività 1938 - 2007 ultima attività sala bingo proprietà privata condizioni della struttura L’edificio si trova in stato di abbandono. Le strutture portanti sono intatte ma sono soggette a fenomeni di degrado a causa dell’ incuria. L’interno è stato parzialmente demolito dai lavori di ristrutturazione iniziati nel 2011 ma rimasti incompiuti.

storia edificio 1938 Cinema San Siro: locale periferico di terza visione

1942

bombardamenti e gravi danneggiamenti

1943

Cinema Alpi: sala popolare da 1300 posti. Pellicole d’azione, western, avventura

Il Cinema si trova tra via Ricciarelli e via Caccialepori. E’ una stuttura compatta con base rettangolare e una parte semicircolare che chiude l’angolo. La copertura è a cupola molto schiacciata con un rigonfiamento in corrispondenza del centro della sala cinematografica. La struttura muraria è in calcestruzzo rivestita in mattoni faccia a vista. E’ un edificio compatto sviluppato sulla tipologia delle prime sale cinematografiche: un palco, una platea inclinata che occupa anche una parte interrata e una galleria al livello superiore.

1978

cessa attività per impianti obsoleti e struttura mai rimodernata

metà anni ‘80

discoteca Le cinemà

1994 The Factory. Palco di 40 mq - capienza 1500 persone.

2001

sala bingo: chiude dopo qualche anno.

65


ADDIZIONI aB

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SCHEDA 3

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corpo di un piano fuori terra affacciato sulla strada e sui cortili interni. Se distribuito regolarmente lungo la via crea una scansione della strada; il rapporto che instaura con essa cambia costantemente e genera diverse spazialità . E’ elemento ricorrente e riconoscibile che caratterizza il quartiere.

complanari alla strada

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66

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67

ara

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SINTESI SPAZI ALTRI ALLA CASA La mappa seguente descrive la tipologia degli

spazio a tempo

inattivo

a chiusura le relazioni che intercorrono tra essi. Gli spazi altri

inserto

sistema

sono stati classificati in tre famiglie in base alle loro

addizione

soglia di ingresso

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macro oggetto

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spazi altri alla residenza presenti nel spazio quartiere e prossimo spazio attivo

spazio inattivo

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hanno con lo spazio pubblico antistante: macro

spazio prossimo a chiusura

inattivo

inserto

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spazio attivo - ....... addizione caratterizzato da un sistema di spazi e da20:00 un perno.

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bar ristorazione

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14:00 - 19:00

di riferimento 09:00 per -il12:00 quadrante, il suo principale

luogo attrattivo sia alla scala40del quartiere sia a M

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1

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quotazioni immobiliari previste dall’Agenzia delle Entrate per il primo semestre 2014

negozio in affitto negozio Aler inattivo

quotazioni immobiliari previste dall’Agenzia delle Entrate per il primo differenze di semestre 2014 prezzo di affitto dei locali

...€/mqxmese

della città fra esterno e interno del quadrilatero,

68

attività s ata

lettura per sistemi, e non per singoli frammenti, ne

domino M pubblico. La relazione tra effetto loro da daV uno spazio

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60mq

3.1 SPAZI ALTRI ALLA CASA

69


Da aggregazioni a sistemi Si è visto come le aggregazioni, attraverso uno spazio pubblico comune che funge da legante, riescano ad attribuire ai singoli spazi un maggior valore sia commerciale sia in termini di attrattività che esso può avere. Da questa riflessione è nata la necessità, anche in un’ottica progettuale, di leggere tutti gli spazi altri del quartiere non più come frammenti isolati ma come parti di sistemi più ampi, in grado di mettere in sinergia più spazi fra loro. Elemento fondamentale che permette l’esistenza di un sistema è lo spazio pubblico che pone in relazione fra loro gli spazi altri, facendogli acquisire un ruolo e maggiore forza all’interno del quartiere. Sono stati individuati sei sistemi, ciascuno dei quali lavora su un quadrante, diventandone punto di forza, o funge da nodo fra più quadranti. In un quartiere così controverso, è importante la relazione che ciascun sistema instaura con l’esterno del quartiere; questo avviene principalmente attraverso tre elementi: il fronte, la soglia, il perno. Il fronte corrisponde sempre a un bordo esterno del quadrilatero e instaura un dialogo a scala ravvicinata con il fronte opposto. La soglia è un punto significativo di accesso al quartiere in cui mutano fortemente la morfologia e i caratteri della città fra esterno e interno del quadrilatero; sono state chiamate soglie città - quartiere alcuni punti di accesso situati fra la città esterna e uno dei quattro assi principali che delimitano i quadranti (via Zamagna, via Gigante);

70


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3.1 SPAZI ALTRI ALLA CASA

mapping s

alim

71


soglie città - micromondo i passaggi che dalla città esterna proiettano direttamente all’interno di un quadrante, ovvero in un mondo più privato e complesso, in stretta relazione con le abitazioni e la vita più intima del quartiere (via Abbiati, via Preneste). Non tutti i punti di accesso al quartiere sono stati denominati “soglie”, ma solo quelli in cui avviene una forte discontinuità fra interno ed esterno e in cui un piccolo vuoto urbano o un elemento caratteristico generino una pausa che introduce al quartiere. Ciò non avviene per esempio in piazza Montefalterona, piazzale Segesta e viale Aretusa, da cui si generano delle “spine” a scorrimento veloce che attraversano in modo più indifferente il quartiere. Le soglie lavorano in relazione con la città esterna a una scala più ampia dei fronti, diventando dei punti notevoli nell’intorno del quartiere. Il perno è un elemento puntuale concepito come punto di riferimento per ciascun quadrante e corrisponde sempre a un macro oggetto, sia esso attivo o inattivo. Il suo carattere di eccezionalità lo rende l’elemento che più degli altri è in grado di essere attrattivo non solo alla scala del quartiere ma anche alla scala urbana. Sistema Selinunte, nodo fra i quadranti. Piazza Selinunte è l’unica piazza del quartiere riconosciuta come spazio pubblico, luogo di incontro e socializzazione, dove vi si riconoscono sia gli abitanti storici sia le nuove popolazioni straniere. Questo grande slargo è anche lo snodo del sistema viario del quadrilatero e intercetta le vie principali che vi convergono con differenti intensità e velocità.

72


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ingresso dal cortile interno su via Abbiati

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MERCATO COMUNALE

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soglia di ingresso al quartiere

73


Lo spazio pubblico centrale definisce il sistema, raccogliendo tutti gli spazi altri che vi si affacciano e mettendoli in relazione fra loro. Assumono importanza anche degli spazi pubblici meno definiti di quello centrale – ma molto sfruttati – ovvero tutte le superfici antistanti al basamento degli edifici: non si tratta di semplici marciapiedi ma di luoghi di incontro e sosta, nonché di importanti piattaforme di accesso agli spazi. Gli spazi altri sono per lo più inserti; il macro oggetto del sistema, nonché perno del quadrante sud, è il mercato comunale. Sistema Micene - Zamagna, quadrante ovest. La peculiarità di questo sistema è data dall’aggregazione esistente di via Micene, in cui una successione di cinque addizioni molto ravvicinate e agganciate alle testate delle stecche residenziali da’ alla via un carattere particolare e unico nel quartiere. La via si trova nel cuore del quadrante e viene attraversata per lo più dagli abitanti delle vie adiacenti e da chi frequenta le attività all’interno delle addizioni; il sistema individuato la mette quindi in relazione con via Preneste, dove si trova una soglia città - micromondo, e via Zamagna, passaggio pedonale in cui si trova il perno del quadrante, l’edificio vuoto in cui fino agli anni ’80 aveva sede l’O.n.m.i. Sistema Mare Jonio, quadrante nord. Il carattere di questo sistema è dato dalla forza dello spazio pubblico, viale Mare Jonio. Si tratta di un asse che entra in modo deciso nel quartiere collegando piazzale Segesta a piazzale Selinunte: la sezione dello spazio aperto è molto

74


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MERCATO COMUNALE

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EDIFICIO SIMBOLO PER IL QUARTIERE

S2 Micene - Zamagna 3.1 SPAZI ALTRI ALLA CASA

75


ampia e ha al centro dei giardini lineari che si estendono per tutta la lunghezza del viale. Il viale mette in relazione gli spazi altri che si trovano sui due fronti: due macro oggetti (l’asilo comunale e la ex sede dell’A.n.p.i.) e delle addizioni che ospitano portinerie e spazi associativi. Il sistema si relaziona con la città esterna a scala molto ampia grazie alla connessione con piazzale Segesta, punto di passaggio della linea metropolitana e anello di convergenza di varie realtà estranee a San Siro: il quartiere di ville dall’altro lato della piazza, il liceo francese e i vari istituti scolastici che si susseguono su via Paravia, anch’essa parte del sistema. Sulla piazza si attesta il perno del quadrante, ovvero “la Torrazza”, edificio residenziale di recente costruzione con un ampio piano terra commerciale (attualmente vuoto). Sistema Montefalterona, cerniera fra i quadranti nord e est. Il sistema nasce a partire dall’aggregazione di spazi di piazza Montefalterona, a cui si agganciano dei frammenti sulle vie Albertinelli e Maratta. La piazza è il cuore del sistema ed è un nodo di forte connessione fra interno ed esterno del quartiere: sul medesimo spazio pubblico si affacciano infatti sia le vetrine commerciali degli edifici al di fuori del quartiere sia gli inserti di San Siro, che in questo caso formano un fronte commerciale compiuto. Sistema Abbiati, quadrante est. Anche in questo caso il sistema si genera grazie all’aggregazione di una serie di addizioni che si susseguono lungo la strada scandendo la via e generando

76


TORRAZZA PORTINERIA ATTIVA PORTINERIA ATTIVA

150 mq in origine: corpo ribassato commerciale

quadr. NORD

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PORTINERIA ATTIVA

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EX ANPI 350 mq ingresso dal cortile interno

ASILO COMUNALE

PORTINERIA ATTIVA UFFICIO INATTIVO

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ingresso dal cortile interno

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S3 Mare Jonio

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fronte a forte carattere commerciale piano terra: blocco ribassato continuo staccato dai volumi residenziali

3.1 SPAZI ALTRI ALLA CASA na za piaz efaltero t Mon

77


un rapporto nuovo con lo spazio pubblico: i piccoli volumi di un piano sono infatti sporgenti sulla strada e disegnano ai loro lati degli slarghi. Sono predisposti per ospitare sia spazi di natura commerciale, attualmente ad uso di associazioni, e portinerie. Vista la configurazione fisica e l’uso che se ne fa, questi elementi sono diventati degli importanti punti di aggregazione e di ritrovo per gli abitanti della via e per chi usufruisce delle attività al loro interno. Il sistema è connesso con la città tramite una soglia città - micromondo, che media il contrasto fra via Abbiati, su cui si affacciano prevalentemente alloggi, e l’esterno, caratterizzato da un importante fronte commerciale e dal passaggio del tram. Sistema Ricciarelli, quadrante est. Questo sistema, visto il carattere molto frammentario degli spazi altri che vi appartengono, vive della relazione con il grande macro oggetto vuoto, occupato in passato dal cinema Alpi, e con il fronte commerciale opposto, entrambi parte della città esterna. Punto nodale nel sistema è la soglia città - quartiere all’incrocio fra via Zamagna e via Gigante, in cui il disallineamento degli edifici del quadrante sud rispetto alla strada genera un vuoto che da’ respiro all’ingresso; attualmente questo spazio è occupato da un suolo verde lasciato all’incuria.

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PORTINERIA ATTIVA UFFICIO INATTIVO

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fronte a forte carattere commerciale piano terra: blocco ribassato continuo staccato dai volumi residenziali na za piaz efaltero t Mon

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S4 Montefalterona 3.1 SPAZI ALTRI ALLA CASA

79


soglia di ingresso al quartiere

PORTINERIA ATTIVA

ingresso al cortile interno

PORTINERIA ATTIVA

PORTINERIA ATTIVA

PORTINERIA ATTIVA

S5 Abbiati 80


ingresso al cortile interno

PORTINERIA ATTIVA

PORTINERIA ATTIVA

PORTINERIA ATTIVA

scuola elementare L. Cadorna

quadr. EST

soglia di ingresso al quartiere

e fort le uo a ntin mercia o c m te fron ttere co cara

EX CINEMA ALPI

900 mq

immobile privato

S6 Ricciarelli 3.1 SPAZI ALTRI ALLA CASA

81



2.2 IL VUOTO

83


Franco, barista

EDONO DI CH IUDERE L’ATTIVI A’

LA TORRAZZA inaugurata nel 2011 ma i lavori allo spazio commerciale al piano terra

1

ASC

NDI I GRA

I NITOR CONTE

QUARTIERE

2 VUOTI DEL

chiuso

O

SERRANDE CHIUSE

SAN SIRO

150mq piano terra

230 0

VUOTO DA 30 ANNI anni ‘30-’80 asilo nido del quartiere anni 2000: si prevede recupero dell’edificio inserito nel P.R.U San Siro. 2015 si stimano 1,65 milioni di euro per la ristrutturazione

NESSUN PROGETTO REALIZZATO!

13.00

3

aperto

mq V UOTI

chiuso

SPAZI A TEMPO

10

24 h

ATTIVI

52

tot. 71

8

PREVISIONE DI CHIUSURA maggior concentrazione: piazza Selinunte

19.00

00:00

SPAZI A TEMPO

3 livelli

08:00

MOLTI COMM

EX O.N.M.I.

740mq

24 h

ERCIANTI PREV

PIANO TERRA MAI UTILIZZATO

via Zamagna

“Lavoro in questo settore da 50 anni ma sono a San Siro da 12 anni. La mia attività va molto male e il prezzo dell’affitto continua ad aumentare. Pago ad Aler 2400 euro al bimestre per uno spazio di 60 mq. Inoltre mi hanno addebitato anche l’uso del suolo pubblico dal 2010-2014: un suolo di cui non ho potuto usufruire perché in questi anni ci sono stati i lavori in via Zamagna! Faccio molta fatica con il bar; la prospettiva è quella di aspettare ottobre, quando scade il suo contratto, e se questo aumenterà ancora sarò costretto a chiudere l’attività!”

INATTIVI

19 3 4 12

macro oggetti addizioni inserti

cinema alpi

84


Ivan, ferramenta piazza Selinunte “I prezzi Aler ormai sono uguali a quelli dei privati ma senza le garanzie che hai con un immobile privato (locale a norma e ristrutturato). Aler si disinteressa completamente dei suoi immobili e continua ad aumentare i prezzi, anche alle attività che sono nel quartiere da 40 anni. La lavanderia qui a fianco ha chiuso a causa del prezzo: ha mantenuto l’attività in un locale di proprietà in via Zamagna, appena fuori dal quartiere, giusto quanto basta per non dover avere a che fare con Aler! Anche l’altro lato della piazza si sta svuotando; la farmacia ha intenzione di spostarsi, il negozio di computer sta aspettando l’occasione per andarsene, il telesoccorso ha già chiuso. Il bar d’angolo è molto in difficoltà, al momento non sa come affrontare il futuro.”

TORRAZZA

2

1 EX ONMI

SERRANDE CHIUSE

3 5 F EF

4

ET

EX CINEMA

TO NO MI DO

EFFETTO DOMINO

4 Aler, il

SVU OTA MEN TO

EX CINEMA ALPI

ozi vuoti deserto avanza: 500 neg

“Quartiere Aler San Siro, periferia Ovest: era il 2012 e Asco San Siro, locale associazione di commercianti, affiancata da Confcommercio Milano e Consulta Periferie Milano, lanciò l’allarme per il rischio “desertificazione” del territorio a causa del possibile abbandono dei negozi Aler da parte dei commercianti.”[...]

5 INATTIVO DAL 2007 IMMOBILE PRIVATO

900mq

3 livelli

anni ‘30-’80 cinema con platea e galleria superiore

Mario, panettiere piazza Selinunte

“Se il quartiere si svuota chi farà presidio sullo spazio pubblico? Una volta hanno messo la polizia a sorvegliare la piazza per aumentare la sicurezza ma hanno avuto l’effetto opposto perché la gente si è impaurita e non usciva più di casa.”

anni 2000: discoteca molto frequentata concerti dal vivo - capienza 1500 persone 2001 sala bingo: dopo pochi anni chiude

LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE RIMASTI INCOMPIUTI (2011)

85



Svuotamento: un processo in atto Il vuoto è una presenza costante a San Siro e assume forme mutevoli: non solo si svuotano gli alloggi che, vista la difficile situazione di emergenza abitativa in cui versa l’edilizia residenziale pubblica milanese, rimangono in attesa di essere ristrutturati o messi a norma, ma anche gli spazi altri alla casa - sui quali si concentra questa ricerca - che vedono temporaneamente interrotto il loro ciclo di vita in attesa di nuovi usi. Attacco a terra tratto da LaboratorioCittàPubblica (2009)

Elemento di mediazione tra la sfera privata dell’alloggio e quella dello spazio collettivo e semicollettivo, l’attacco a terra subisce in maniera particolare gli effetti delle trasformazioni dei modi d’uso dello spazio pubblico, rappresentando, a seconda dei casi, una risorsa o un problema capace di incidere sulla vitalità del quartiere. Nella parte basamentale dei complessi di edilizia residenziale pubblica spesso si concentra la maggior parte degli spazi accessori all’alloggio (cantinole, box auto) e trovano collocazione vani destinati a servizi condominiali o di quartiere. Per questi motivi l’attacco a terra degli edifici costituisce un tema importante e uno specifico amibito di trasformazione entro i processi di riqualificazione della città pubblica. [...] Ma, al di là di facili generalizzazioni, è oggi possibile alcune problematiche ricorrenti. [...] I piani terra originariamente destinati a servizi o al commercio oggi di frequente risultano inutilizzati per mancanza di attività o per l’incapacità di valorizzare questa risorsa. [...] Tali problematiche lasciano comunque intravedere alcune potenzialità che possono rendere i piani terra degli edifici della città pubblica un’importante risorsa proprio per la loro stra-ordinarietà, dovuta in primo luogo a una maggiore accessibilità e visibilità e alla possibilità di essere spazio di soglia e filtro tra la dimensione privata dell’alloggio e quella pubblica del quartiere.

3.2 IL VUOTO

87


Lo svuotamento degli spazi non residenziali, in particolare quelli a destinazione commerciale, è un fenomeno che negli ultimi anni sta avendo maggiore risonanza nelle città, vista la condizione di crisi in cui versa l’economia. Tuttavia a San Siro e in molti contesti di edilizia pubblica, già aggravati da problematiche spaziali, sociali e abitative, gli spazi non residenziali rappresentano più che mai una risorsa; un’occasione per nuovi investimenti (giovani imprese), per la componente associativa del quartiere, una possibilità per i soggetti locali e gli abitanti attivi sul territorio che potrebbero farsi carico di questi spazi. Essi possono divenire “il motore di una riqualificazione diffusa”; primo tassello di un percorso che parte da piccoli cambiamenti, da meccanismi locali in grado di condizionare nel tempo porzioni di città maggiori e che ha come fine la nascita di nuove possibilità per il quartiere e, in una visione più ampia, per la città in generale (Cognetti, 2014a). Tra gli spazi altri del quartiere esistono oggi molti spazi “ex”, cioè locali che hanno perso la loro funzione e che oggi sono vuoti, in attesa di nuovi orientamenti e prospettive. Alcuni sono spazi simbolo per il quartiere, come la ex sede dell’O.n.m.i. o la ex sede dell’A.n.p.i.; altri costituiscono quel tessuto più minuto di frammenti compresi tra i trenta e i sessanta metri quadri. Esiste anche una serie di luoghi sotto la quota stradale da riscoprire, ex spazi di incontro o di gioco per gli abitanti del condominio, oggi abbandonati a se stessi o chiusi perché inagibili e non più utilizzati dalla collettività.

88


Spazi inattivi Gli spazi inattivi sono tutti quelli che, per varie ragioni e da tempi differenti, hanno cessato la loro attività e sono rimasti vuoti. Attualmente, su settantuno piani terra non residenziali, diciannove hanno la serranda abbassata (circa un quarto del totale). Gli spazi inattivi più evidenti sono i macro oggetti. La loro particolarità è quella di essere simboli, sia per la loro dimensione sia per il loro carattere di eccezionalità rispetto al tessuto esistente: l’inattività di alcuni di essi (ex O.n.m.i, ex A.n.p.i., Torrazza) rende quindi il fenomeno di svuotamento amplificato e particolarmente manifesto. Gli altri vuoti invece appartengono alla serie di frammenti dislocati nel quartiere, per lo più locali da 50-60 mq con vetrina su strada. La più alta concentrazione di inattivi si riscontra in piazza Selinunte. Sul lato est della piazza sono presenti due spazi commerciali di rilevanti dimensioni, vuoti da pochi mesi: l’ex mobilificio e l’ex lavanderia, entrambe attività storiche del quartiere. La lavanderia era attiva nel quadrilatero da quarantacinque anni ma nel 2013 si è vista costretta a chiudere a causa dell’affitto troppo alto. I gestori hanno lasciato il locale di piazzale Selinunte concentrando la propria attività di lavanderia esclusivamente nel negozio di proprietà in via in via Zamagna 9, appena fuori dal quartiere; anche il mobilificio nel 2013 ha chiuso l’attività per le medesime ragioni economiche. Dall’altro lato della piazza un piccolo locale che ospitava un servizio di assistenza e telesoccorso per anziani è chiuso da alcuni anni

3.2 IL VUOTO

89


nonostante mostri ancora i manifesti pubblicitari sulla vetrina. Anche l’insegna “Non solo compiti” è ancora esposta sopra la serranda nel locale d’angolo tra piazza Selinunte e via Morgantini sebbene questa sia perennemente abbassata da parecchi mesi (secondo il panettiere a fianco sarebbe abbassata da tre anni). Il laboratorio di quartiere riferisce che al momento non sono attivi progetti a scopo di accompagnamento sociale ai ragazzi e quindi il locale rimane chiuso. Altri spazi vuoti sono dislocati per il quartiere: in via Zamagna un colorificio di cui non si hanno notizia certe; in via Mare Jonio un vecchio ufficio interno a un cortile e l’ex servizio di vigilanza del Comune; in via Albertinelli due spazi contigui che si contrappongono al fronte opposto, più vivace commercialmente; in piazza Montefalterona una ex macelleria storica; in via Abbiati uno dei cubotti sporgenti sulla strada e in via Gigante un vecchio parrucchiere, anch’esso rimasto in quartiere per molto tempo. Un altro punto di interesse è la successione di inserti in via Ricciarelli verso via Gigante. Dei quattro locali contigui solo uno è attivo: gli altri tre, dopo varie successioni di attività a gestione straniera, sono oggi vuoti. Questo blocco di via Ricciarelli è uno dei pochi potenzialmente in grado di innescare una relazione con il bordo opposto, anch’esso a destinazione commerciale e quasi totalmente a gestione straniera. Nonostante la mappa di sintesi restituisca un’immagine statica della situazione degli spazi altri a San Siro, è necessario esplicitare

90

“Si è spostata appena fuori dal quartiere, giusto quanto basta per non dover avere a che fare con Aler” Ivan, ferramenta, piazzale Selinunte

La tabella descrive la tipologia degli spazi inattivi, i mq e, dove possibile, il numero di anni d’inattività fonte:

dati

Aler

osservazione diretta

2012;


indirizzo

famiglia

mq

ultima attivitĂ

fine locazione

via Abbiati 6

addizione

60

portineria

2012

via Albertinelli 7

inserto

60

centro massaggi

2013

via Albertinelli 7

inserto

60

negozio vodafone

2013

via Gigante 2

inserto (rialzato)

60

parrucchiere

2014

via Gigante 2

inserto

60

parrucchiere

2013

via Gigante 2

inserto

60

estetista

2013

via Gigante 2

inserto

60

ristorante marocchino

2013

viale Mare Jonio 4

addizione

20

servizi di vigilanza (comune)

2009

viale Mare Jonio 4

addizione (senza vetrine)

50

ufficio

2009

viale Mare Jonio 7

macro oggetto

400

sede A.n.p.i.

2007

via Micene

addizione

20

vendita ciottoli per decorazioni

2011

piazza Montefalterona

inserto

70

macelleria salumeria

2014

piazza Segesta

macro oggetto

150

nessuna

mai locato

piazza Selinunte 11

inserto

50

colorificio

2012

piazza Selinunte 3

inserto

50

associazione Non solo compiti

2012

piazza Selinunte 3

inserto

35

telesoccorso anziani

2011

piazza Selinunte 4

inserto

160

mobilificio

2013

piazza Selinunte 6

inserto

140

lavanderia

2013

via Zamagna 4

macro oggetto

750

O.n.m.i.

anni '80

via Ricciarelli*

macro oggetto

900

bingo

2007

3.2 IL VUOTO

91


la condizione in divenire dei processi di svuotamento e di spostamento delle attività. Lo stato di attività o inattività dei locali è, infatti, sottoposto a rapidi cambiamenti: basti pensare che dall’inizio del nostro studio sul territorio (settembre 2014) abbiamo registrato modificazioni di condizione in quattro spazi: - Il parrucchiere in via Gigante ha chiuso la propria attività, fino a giugno 2014 ospitava un parrucchiere da donna; oggi, secondo gli abitanti del cortile, è utilizzato impropriamente come alloggio. - Il locale della lavanderia è stato venduto in occasione di un’asta pubblica inserita nel piano vendite approntato da Aler da gennaio 2015 e acquistato dai proprietari della farmacia di piazza Selinunte (sull’angolo opposto alla lavanderia). - Il locale della farmacia rimarrà a breve vuoto, ha deciso di acquistare uno spazio per avere un immobile di proprietà; si sposterà quindi dal locale attuale (di proprietà di Aler) a quello dell’ex lavanderia, appena terminati i lavori di ristrutturazione. - La rosticceria araba in piazzale Selinunte è rimasta chiusa per un breve periodo ed è subentrata una nuova rosticceria marocchina, che conosceva i vecchi esercenti. La situazione mutevole delle attività rende conto del progredire del fenomeno di svuotamento, tanto che per avere una visione più completa della situazione è utile comprendere anche quali delle attività correnti chiuderanno o potrebbero chiudere in un futuro prossimo. A tal scopo sono state raccolte numerose interviste ai commercianti, per capire dai gestori stessi le prospettive che

92


prefigurano per il proprio futuro e per quello del quartiere. Ne è risultato che molte attività hanno in prospettiva una chiusura imminente. Sono molti i commercianti che lamentano grandi difficoltà nel proseguimento della propria attività e che stanno pensando di spostarsi in un’altra zona per affittare o acquistare immobili da privati o abbandonare definitivamente l’attività. Le ragioni che sottendono a questa diffusa condizione sono molteplici e coinvolgono fattori che saranno approfonditi in seguito.

3.2 IL VUOTO

93


Spazi a tempo La percezione di svuotamento e abbandono dei piani terra è amplificata dall’apertura a orari limitati di numerosi spazi, che sono stati per questo nominati spazi a tempo; questa definizione non vuole dare alcun giudizio del livello di risonanza o redditività dell’attività che viene svolta, ma solo della sua durata nell’arco della settimana. La presenza di spazi a tempo è significativa in quartiere - si tratta generalmente di spazi sociali o associativi e di uffici - e questo altera sensibilmente la percezione dello spazio. Si pensi per esempio al fronte est di piazzale Selinunte dove, il lunedì mattina, solo due serrande su otto sono alzate nonostante i locali vuoti siano due, oppure a via Micene, dove due spazi su otto sono aperti e solo uno di essi è inattivo.

94


95


SINTESI IL VUOTO La mappa seguente mostra la situazione dello

spazio a tempo

inattivo

sp

svuotamento degli spazi non residenziali del

spazio prossimo spazio a tempo a chiusura spazio prossimo spazio attivo a chiusura

inattivo inserto

sp

inserto addizione

sog

addizione macro oggetto

sog

quartiere. Lo svuotamento è diventato un fenomeno più problematico a partire dagli ultimi

spazio attivo spazio inattivo

cinque anni circa. E’ rilevante notare come la

spaziodomino inattivo effetto

chiusura di alcuni spazi abbia influenzato anche quella di esercizi adiacenti, secondo quello che è stato rinominato come effetto domino. Questo fenomeno è tutt’ora in atto, sia all’interno del quartiere sia nei bordi esterni: ci sono molte attività che hanno in previsione una chiusura imminente. Oltre alla chiusura recente di molti spazi, permane

macro oggetto

effetto domino

orari di apertura degli spazi orari di apertura degli spazi L di apertura degli spazi D orari 20:00 - ....... L D M S 14:00 - 19:00 20:00 - ....... - 12:00 M 09:00 S 14:00 - 19:00 09:00 - 12:00 V M V

G

G

M

costante la presenza di alcuni grandi contenitori vuoti, edifici simbolo del quartiere e inattivi da molti anni, come la ex sede dell’O.n.m.i., l’ex cinema Alpi e la ex sede dell’A.n.p.i. La percezione

40 40

1 1

di alcuni spazi, che sono stati nominati per questo spazi a tempo.

euro euro

del vuoto è aumentata dall’apertura a orari limitati

0 0

96

...€/mqxmese ...€/mqxmese

negozio in affitto negozio in affitto negozio Aler inattivo negozio Aler inattivo quotazioni immobiliariquotazioni previste dall’Agenzia delle immobiliari previste Entrate per il primo dall’Agenzia delle semestre 2014 Entrate per il primo semestre 2014

differenze di prezzo di affitto differenze di locali prezzodei di affitto dei locali


PIANO TERR A MAI UTILI ZZAT0

A PI

I ASS

CCOLI P

60mq 60mq

TORRAZZA A 150mq

INAT TIVO DA 8 ANN I

I

su appuntamen-

EX ANPI XA NPI

DA TIVO INAT ANNI 30

A

RT

20mq N FAMILI

400mq

50mq

70mq

SICET

ONMI EX ONM NM

750mq

I

AB ALF ET

50mq

MAPP MOBILIFICIO EX MO OBILIFFICIO O

140mq 35mq

20mq

LAVANDERIA E LAV EX AVAND VANDERIA

160mq

50mq

60mq

IERE

QUART

LAB.

S

SP

ING SA

IRO NS

O P. C LIB

x2 2

ALER

Rì

E

. MICEN

60mq 60mq

60mq

INATTIVO DA 8 ANNI

EX CINEMA ALPI

900mq

60mq

3.2 IL VUOTO

97


Effetto domino In alcuni sistemi che raccolgono più spazi altri attigui, sembra essere in atto un meccanismo di reciproca influenza fra gli esercizi commerciali, per cui alla chiusura di uno possa seguire quella di altri locali in una sorta di effetto domino che possa arrivare, infine, a coinvolgere una intera via. Questo fenomeno è più che altro manifesto nel sistema Selinunte, dove si ha la più alta concentrazione di inattivi. Come mostra l’istogramma nel sistema Selinunte c’è stata una successione di esercizi che hanno chiuso in progressione: dapprima il telesoccorso (2011), a seguire l’associazione Non solo compiti (2012) e poi in blocco nel 2013 l’edicola e due attività storiche del quartiere, il mobilificio e la lavanderia, come in una sorta di catena. L’effetto domino non si è però arrestato nel 2013 ma continua ad agire sulla piazza tutt’ora: è noto infatti che un bar, un negozio di computer e un american pub hanno in previsione di chiudere a breve l’attività (anche il laboratorio di quartiere chiuderà a breve, ma per il termine del Contratto di Quartiere). Sembrerebbe quindi che la chiusura iniziale di alcuni negozi abbia influito sulla vitalità commerciale della piazza, innescando una consequenzialità nella chiusura degli spazi. L’effetto domino si manifesta visibilmente anche nel sistema Ricciarelli, in cui una serie di negozi ha chiuso nell’arco del 2013; in via Gigante, successivamente, ha chiuso un parrucchiere da molti anni in quartiere, mentre il gestore dell’autofficina sta pianificando

98

“I negozi stanno chiudendo tutti, questa piazza sta morendo. Non viene più nessuno e io ho pochissima clientela, sarò costretto a chiudere a breve” Marco, assistenza computer, piazzale Selinunte


1932 ‘40 ‘50 ‘60 ‘70 ‘80

‘90 2000 2005 2010

2015 2016

ex telesoccorso ex ass. Non solo compiti ex mobilificio

S1

ex lavanderia ex edicola laboratorio di quartiere american bar

pu

assistenza computer

american ba

bar

keba

ex o.n.m.i.

S2

ex mobilifici

ex negozio di pietre

ferrament

ex colorificio

ex lavanderi

bar

laboratorio di quartier

ex a.n.p.i.

S3

assistenza stranie

ex sede vigili

parrucchiere arab

ex ufficio

ass. Nero e non sol

piano terra torrazza

bar griglieri

ex macelleria

S4

S1

ex telefonia

Selinunte

ex centro massaggi

bar tabacch

ex portineria

rosticceria arab

ex cinema alpi

cartoleri

ex parrucchiere

S6

ass. Non solo compi

ex estetista

panetteri

ex ristorante

assistenza compute

ex parrucchiere

ex telesoccors

autofficina 1932 ‘40 o.m.n.i

distaccamento ale ‘50

‘60

‘70

‘80

‘90

3.2 IL VUOTO

99

ba

studio dentistic

ex colorifici MACRO OGGET

a.n.p.i

farmaci

2000 2007 2015 2016

asilo comunale scuola selinunte

ba

mercato comunal

pizza kebab

S5

macelleria arab

carrozzeria

caf arabo

ex negozio pietr


L’ultimo gestore del mobilificio proseguiva un’attività presente in

1

quartiere da tre generazioni, avviata dal nonno negli anni ‘50. Nel 2013 è stato costretto a chiudere per l’impossibilità di sostenere il canone di affitto di 33mila euro annui. Nonostante l’importanza storica e commerciale dell’attività, è stato impossibile per il proprietario trovare un accordo con Aler per avere delle agevolazioni sui canoni di locazione. La lavanderia ha avviato la sua attività in quartiere negli anni ‘70. Il

2

proprietario ha dovuto cessare l’attività nel 2013 a causa del costo di affitto insostenibile di 35mila euro e della scarsità di clientela. Al momento riesce però a proseguire la sua seconda attività di lavanderia in un locale commerciale privato in via Zamagna. 3

Il laboratorio di quartiere è nato nel 2009 con l’inizio dei lavori del Contratto di Quartiere II come spazio sociale di accompagnamento ai

PIAZZALE SELINUNTE LATO EST AMERICAN BAR

UFFICIO ASSISTE

LUNEDI MATTINA

lavori e assistenza agli abitanti di San Siro. Per sua natura è uno spazio provvisorio, il cui contratto potrebbe scadere a breve con il termine del Contratto di Quartiere II.

CHIUSO CHIUSO APERTO CHIUSO APERTO CHIUSO

Sabrina, che da 15 anni gestisce il bar in piazzale Selinunte, non vede

4

prospettive in quartiere per la sua attività. La situazione di degrado e di

LUNEDI POMERIGGIO

disagio sociale che versa a San Siro grava molto sulla sua attività, tanto che ha in programma di spostare l’attività appena possibile fuori dal quartiere, se non all’estero. 5

Il giovane gestore del negozio di computer non vede alcuna

CHIUSO CHIUSO APERTO CHIUSO APERTO CHIUSO

LUNEDI SERA

prospettiva per il suo esercizio. “La piazza è morta, stanno chiudendo tutti e chi vive qui non si può permettere molto”. Prevede di chiudere a 6

breve l’attività. Il gestore del bar, egiziano, al momento si trova in forte difficoltà nel

APERTO APERTO CHIUSO CHIUSO CHIUSO CHIUSO

proseguire l’attività a causa degli elevati costi di affitto. Se la situazione

VIA MICENE

non cambia sarà costretto a chiudere a breve.

AUTOFFICINA VENERDI MATTINA

100 orari di apertura degli spazi D S

L M

20:00 - .......... 14:00 - 19:00 09:00 - 12:00

spazio a tempo spazio prossimo a chiusura spazio attivo

APERTO CHIUSO CHIUSO CHIUSO APERTO CHIUSO

VENERDI POMERIGGIO


PUB

DISTACCAMENTO ALER

FARMACIA L

D

M

S

V

M

V

G

G

G

UFFICIO ASSISTENZA STRANIERI

L V

M D

V

M

G

M

S

M

V

6

M

V G

G

G

L

D

M M

S

M

V

L

D M

S

A FERRAMENTA

M

S

M

S

LAB. DI QUARTIERE

L

D

L

D

M

S

PIZZERIA KEBAB

AMERICAN BAR

L

D

1 2

EX MOBILIFICIO

3

140 mq

INATTIVO DAL 2013

EX LAVANDERIA 160 mq

INATTIVO DAL 2013

EX TELESOCCORSO 35 mq

INATTIVO DAL 2011

EX EDICOLA 18 mq

INATTIVO DAL 2013

5

EX ASS. “NON SOLO COMPITI”

4

50 mq

INATTIVO DAL 2012

L

D

M

V G

L

D M

S

ASSISTENZA COMPUTER PANETTERIA

M

V G

L

D M

S

CARTOLERIA ROSTICCERIA ARABA BAR

BAR MERCATO CARNI BAR GRIGLIERIA M ROSTICCERIA ARABA PARRUCCHIERE “NERO E NON SOLO” M

S V G

S1 Selinunte 3.2 IL VUOTO

101


rietario

anoni di

ni ‘70. Il

osto di

tela. Al

anderia

PIAZZALE SELINUNTE LATO EST UFFICIO ASSISTENZA STRANIERI BAR diAMERICAN spostare l’attività altrove. Nel caso del sistema Ricciarelli l’effetto LUNEDI MATTINA domino non riguarda solo gli spazi del quartiere ma è fortemente influenzato anche da ciò che avviene sul fronte commerciale opposto, in cui i rapidi passaggi di gestione dei molti negozi etnici CHIUSO CHIUSO APERTO CHIUSO APERTO CHIUSO CHIUSO APERTO presenti lascia una quantità significativa di spazi provvisoriamente LUNEDI POMERIGGIO inattivi.

vori del

ento ai spazio

mine del

on vede

ado e di

à, tanto

Vista la situazione atto, certo che una mancata riflessione sulla APERTO CHIUSO in APERTO CHIUSO CHIUSO CHIUSO CHIUSOèAPERTO rigenerazione di questi spazi porterà a un progressivo abbandono LUNEDI SERA dei piani terra e con essi del presidio sulle strade, e rende possibile immaginare per il quartiere un futuro prossimo che condivide il destino diCHIUSO altri CHIUSO contesti della città. APERTO APERTO CHIUSO periferici CHIUSO CHIUSO CHIUSO

uori dal alcuna

udendo

udere a

oltà nel

BAR ERITREO AUTOFFICINA

CAF

L

D

D M

S

M

V G

S V G

VIA MICENE

uazione

AUTOFFICINA

BAR ERITREO

VENERDI MATTINA

APERTO CHIUSO CHIUSO CHIUSO APERTO CHIUSO CHIUSO APERTO

o a tempo

o prossimo a chiusura

VENERDI POMERIGGIO

azio attivo

zio inattivo

APERTO CHIUSO CHIUSO CHIUSO APERTO APERTO APERTO APERTO

to domino

VENERDI SERA

CHIUSO CHIUSO CHIUSO CHIUSO CHIUSO CHIUSO CHIUSO CHIUSO

102

“Se il quartiere si svuota chi farà presidio sullo spazio pubblico? Una volta hanno messo la polizia a sorvegliare la piazza per aumentare la sicurezza ma hanno avuto l’effetto opposto perché la gente si è impaurita e non usciva più di casa” Ivan, ferramenta, piazzale Selinunte

EX NE DI P

35

INATTIVO


BAR ERITREO AUTOFFICINA

CAF

L

D

M

S

M

V G

SPAZIO COLIBRI’ SPAZIO MICENE L

D

M

V

L

D

L

D M

S

M

MS

S

M

V

G

M

V G

G

BAR STUDIO DENTISTICO

35 mq

INATTIVO DAL 2011

EX O.N.M.I.

L

D

EX NEGOZIO DI PIETRE

750 mq

M

S

INATTIVO DAGLI ANNI ‘80

M

V G

EX COLORIFICIO 60 mq

INATTIVO DAL 2012

S2 Micene - Zamagna 3.2 IL VUOTO

103


TORRAZZA 150 mq

MAI UTILIZZATO L

D

M

S

EX ANPI 400 mq

BAR FRULLATERIA

INATTIVO DAL 2007

M

V G

M

S

SEDE CdQ V

EX SEDE VIGILI

M G

50 mq

D

50 mq

L M

S

M

V G

L

D

ASILO COMUNALE

M

S

M

V G

L

D

DONNE IN RETE

M

V G

G

A PICCOLI PASSI

CISL

L

D M

S

M

V

BAR

L

D M

S

su appuntamento M V G

ADOZIONI A DISTANZA “IN FAMILIA”

EX UFFICIO

L M

S

D

L

D

M

S

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105


106


2.3 IL PIENO

107


Piero, fruttivendolo IL PIENO:

di cui

52 SPAZI

“L’attività è stata iniziata da mio padre, siamo qui dal ‘61. Ormai noi commercianti storici del quartiere siamo rimasti in pochi: di fianco a me c’è la farmacia e dall’altro lato della strada il forno; in via Maratta una gelateria e in via Ricciarelli una tintoria. Poi c’è il ferramenta in piazzale Selinunte, che è anche il presidente dell’Asco San Siro, l’associazione dei commercianti del quartiere. Il resto è cambiato tutto: le nuove attività sono quasi tutte straniere.”

SPAZI A DESTINAZIONE COMMERCIALE: 51 stranieri

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108


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3

AT TI VI TA ’ ST OR IC HE

“Io e altre donne egiziane del quartiere abbiamo costituito il gruppo Salam. Il gruppo vuole essere un organo attivo nella vita di quartiere, partecipando ad eventi e iniziative in cui si possa portare un contributo femminile e che promuova l’integrazione fra la nostra cultura e le altre presenti a San Siro. Per ora non abbiamo una sede e il Laboratorio di Quartiere ci presta il suo spazio quando abbiamo bisogno di riunirci.”

SPAZI SOCIALI

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“Questo è uno spazio aperto a tutti: noi lo gestiamo, ma chiunque ha bisogno di organizzare iniziative sociali o culturali lo può usare. Per un periodo abbiamo ospitato Alfabeti, e ora tutti i pomeriggi c’è il doposcuola Tuttimondi.”

INIZIO

PANETTERIA

LABORATORIO DI QUARTIERE

5 SPAZI

SOCIALI

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2005

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2007

2010

inattivo

inattivo

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CALAMITE INTERNE

109


110


Spazi attivi: confronto con l’esterno Il contrasto fra i piani terra dei bordi attorno al quartiere e gli spazi altri all’interno del quadrilatero è molto marcato: se l’interno è frammentario, l’esterno si compone di fronti commerciali continui e vivaci. Ripercorrere i bordi esterni del quartiere può dare una visione complessiva dei piani terra dell’area in esame al fine di mettere in luce le forti differenze e le possibili relazioni tra “il dentro” e “il fuori”. I bordi esterni con il carattere commerciale più forte e strutturato sono quelli di via Albertinelli - Dolci e via Ricciarelli, che comprendono anche piazza Segesta e piazza Montelfalterona. In via Albertinelli si alternano consolidate attività nel settore del design e arredamento (mobilifici, gioielleria, arredamento per interni, per uffici e vendita di macchine da scrivere) ad attività straniere come macellerie arabe, minimarket, agenzia viaggi, negozi di telefonia internazionale, ecc. In Piazza Montelfalterona, sui tre lati a destinazione commerciale, sono presenti attività che propongono un’offerta commerciale varia sia italiana che straniera. Il piano terra in via Dolci è composto da un basamento separato dagli edifici residenziali che ospita numerose attività in grado di raccogliere una clientela varia proveniente da via Ricciarelli e piazzale Brescia, grazie alla linea del tram sedici. Il confine sud-est del quadrilatero, via Ricciarelli, è il bordo maggiormente colpito dal fenomeno dello svuotamento e dalla presenza di esercizi commerciali stranieri. “Tali attività economiche

3.3 IL PIENO

111


si inseriscono nelle vie prossime ai quartieri di edilizia popolare, costituendo un anello di servizio alle popolazioni straniere residenti: macellerie islamiche o negozi di import-export orientali, lavanderie a gettone, negozi di telefonie internazionali, ecc. Si tratta per lo più di attività commerciali a servizio delle popolazioni immigrate residenti ”(Proposta Contratto di Quartiere II - Relazione Programmatica). Gli stessi elementi si riscontrano in via Civitali, dove il fronte commerciale è più frammentato ma occupato allo stesso modo da attività a servizio della popolazione straniera. In via Paravia, invece, sono presenti attrezzature pubbliche di carattere sovralocale come gli istituti scolastici e un istituto geriatrico (RSA). Le attività commerciali presenti su questo bordo si concentrano verso la parte nord della via in un corpo basso che ospita sei attività commerciali a gestione italiana tra le quali due sono chiuse. Il secondo blocco commerciale si trova ai piedi di un edificio residenziale che fa angolo con via Zamagna; qui sono presenti varie attività, tra cui un piccolo Carrefour.

Spazi attivi: il quartiere Uno sguardo sugli spazi attivi presenti a San Siro fa emergere alcuni caratteri peculiari del quartiere che lo rendono una particolarità rispetto al suo intorno e alla città consolidata. In primo luogo, la presenza significativa di spazi sociali, tra cui associazioni e altre realtà che operano nel quartiere a sostegno degli abitanti: all’interno del quadrilatero sono presenti ben dodici

112


di questi spazi, nati negli ultimi anni in risposta ai bisogni sociali del territorio e che proprio per questa ragione ambiscono ad avere uno spazio in loco, a contatto con le realtà delle quali si occupano. L’altro dato interessante è l’alta percentuale di commercio etnico, nel quadrilatero così come nei suoi bordi. All’interno del quartiere le attività commerciali sono per circa la metà straniere, fattore che riflette il profilo multiculturale dei suoi abitanti e rende il quartiere un caso particolare nella città di Milano. La connotazione fortemente etnica del commercio di San Siro d’altro canto convive - talvolta con difficoltà - con il commercio italiano, del quale sono rimaste alcune attività storiche che da molti anni vivono il quartiere e testimoniano i suoi cambiamenti. Queste attività rispecchiano il profilo di una buona parte della popolazione italiana del quartiere: anziani che abitano da sempre a San Siro e in molti casi restii ed accettarne i cambiamenti. Dalle rappresentazioni assonometriche e dall’istogramma è possibile osservare come sono cambiate le attività in quartiere nell’arco degli ultimi vent’anni circa. Innanzitutto, la quota di esercizi stranieri ha avuto un aumento molto sensibile a partire dagli ultimi dieci - quindici anni, a supporto del ricambio di popolazione che ha visto un gran numero di migranti, per lo più provenienti dal nord Africa, ripopolare il quartiere. Si nota inoltre come ci sia stato un cambiamento nel tipo di attività: oltre al recente incremento di spazi sociali, c’è stata una decisa diminuzione degli esercizi di prima necessità; se negli anni ’90 era consueto trovare una latteria

3.3 IL PIENO

113


o salumeria sotto casa, oggi ci si deve rivolgere quasi sempre alle grandi catene di distribuzione al di fuori del quartiere. La permanenza di attività da oltre trentacinque anni palesa una consolidata clientela indifferente ai mutamenti della popolazione della zona: la gente si reca ancora negli stessi negozi per la qualità dei servizi ed è disposta a compiere anche qualche chilometro in più per raggiungerli. Fra le attività storiche più durature, attive dagli anni ’50 e ’60, ci sono il ferramenta in piazzale Selinunte, il fruttivendolo e la farmacia di piazza Montefalterona, una prestineria in via Abbiati. Quest’ultima oggi ha la serranda abbassata per metà, il locale è semibuio illuminato da una fioca luce gialla, scatoloni accatastati uno sull’altro; i due commercianti, marito e moglie, non sono più in grado di pagare l’affitto ma continuano il loro commercio in modo informale. Si trovano ora in una condizione di abusivismo e fanno credito alle persone del quartiere che non riescono ad arrivare alla fine del mese. Questa è una delle tante storie celate dietro alle vetrine e che fanno scoprire altri punti di vista, nuovi mondi che non si immaginano da fuori e che troppo spesso sono etichettati e classificati in modo rapido e superficiale. Altre attività presenti dagli anni ’80 sono una tintoria in via Ricciarelli e un bar in piazza Segesta, entrambi favoriti dalla loro posizione sui confini del quadrilatero, che gli permette di rivolgersi ad utenze più varie. A sfavore degli esercizi di prima necessità c’è stato però un aumento dei servizi di ristorazione. È in questa categoria che rientra la maggior parte degli esercizi etnici: dieci attività su sedici sono a

114


gestione straniera. Gli abitanti storici del quartiere raccontano che il kebab di piazza Selinunte è stato uno dei primi in tutta Milano, ha infatti iniziato la sua attività nel 2000. I bar sono per la quasi totalità a conduzione cinese e per contro non propongono una specializzazione nell’offerta. In generale si rileva una mancanza di dinamismo in questa categoria, in particolare nella componente italiana. Il settore della ristorazione potrebbe offrire nuovi ambienti facendo della multietnicità il suo punto di forza e non caratteristica strumentalizzabile a scopo dispregiativo. Vi è un’assenza di locali serali e notturni che potrebbero richiamare giovani e meno giovani, sempre più alla ricerca di locali alternativi, che potrebbero popolare il quadrilatero nelle ore serali aumentando la sensazione di sicurezza pubblica. Un’ultima quota di commercio nel quartiere è dedicata a varie attività di servizio alla persona. Qui il numero di esercizi commerciali stranieri e italiani è quasi la medesima ma si nota una polarizzazione delle tipologia di attività; gli italiani sono gestori di attività di officina mentre gli stranieri di occupano principalmente di telefonia o di servizio parrucchieri. Le interviste ai commercianti ci hanno permesso di conoscere le storie commerciali di questi spazi; ad esempio l’autofficina di via Gigante ha un contenzioso con Aler per questioni relative ai costi dell’affitto ed errori di calcolo delle spese del locale. Il negozio di assistenza computer in piazzale Selinunte risente del basso potere di acquisto della popolazione e della bassa attrattività commerciale

3.3 IL PIENO

115


del quartiere. Sono presenti in quartiere pochi uffici lavorativi: lo sportello Aler in piazza Selinunte, aperto la mattina e un’ora nel primo pomeriggio, il caf arabo in via Micene che svolge assistenza agli abitanti di provenienza araba e il locale in via Gigante si occupa di assistenza agli stranieri immigrati per pratiche burocratiche.

Spazi sociali

San Siro è ricondotta nell’immaginario comune a un’enclave sociale, dal carattere introverso, con pochi spazi verdi e pubblici abbandonati a forte degrado e incuria, edifici fatiscenti e abitati da popolazioni deboli. Tra le numerose problematiche fisiche e sociali presenti nel quartiere, delle quali si parla e si è parlato molto, ci sono anche elementi positivi, segnali più silenziosi, di un forte dinamismo sociale. Come accennato in precedenza, sono presenti molte associazioni, cooperative sociali, gruppi di volontari e parrocchie vivaci che operano nella zona in maniera gratuita e costante. I servizi messi a disposizione dagli spazi sociali sono tra le principali risorse del quartiere; si occupano di sostegno psicologico, educativo (bambini e giovani), di problemi legati all’abitare o supporto agli stranieri e anziani (Donaggio, 2005). Le associazioni presenti in quartiere che hanno sede in uno spazio fisico sono oggi dodici e costituiscono un numero rilevante rispetto alla totalità delle attività, circa un quinto degli spazi attivi. In verità le realtà sociali che operano sul territorio del quadrilatero sono

116


molte di più; alcune associazioni o gruppi di volontari con finalità sociali legate al territorio (come Mamme a scuola, il Comitato di Quartiere, Comitato Abitanti San Siro, gruppo Salam, Tuttiimondi) vengono ospitate all’interno di altri spazi, come lo Spazio Micene o il Laboratorio di quartiere, e per questo non rientrano nel conteggio degli spazi sociali. L’attenzione ai problemi sociali del territorio e la risposta “dal basso” da parte degli abitanti e dei soggetti locali fa emergere la forte identità e spirito di appartenenza di una parte della popolazione residente. Negli ultimi anni, grazie anche al lavoro del Laboratorio di Quartiere15, si sta consolidando la collaborazione tra le associazioni, al fine di costituire una rete stabile e in grado di costituirsi come parte autorevole nelle logiche di gestione e governo del quartiere, nel dialogo con le istituzioni e gli enti predisposti alle scelte riguardanti lo sviluppo futuro. In questa categoria sono inclusi anche alcuni spazi, in particolare tre, che non sono associazioni ma che operano all’interno del quartiere, con strumenti e competenze differenti, perseguendo tutti una finalità sociale o di ricerca per contribuire alla rigenerazione del quartiere, e lavorando per una miglior qualità di vita in esso. Sono, 5

Il Laboratorio di quartiere è un organo, composto da uno staff di persone che si

occupano della gestione del “Piano di Accompagnamento sociale” del Contratto di Quartiere. Il Laboratorio opera come luogo di incontro fra l’utenza e la Committenza per la comunicazione del progetto nell’insieme e nei suoi dettagli, e sviluppa iniziative di coesione sociale della comunità e dei soggetti locali.

3.3 IL PIENO

117


nello specifico, il Laboratorio di Quartiere San Siro, Mapping San Siro e lo Spazio Micene gestito da un gruppo di abitanti. Un’associazione che non ha sede in uno spazio fisico ma che si occupa degli esercizi commerciali della zona di San Siro è l’Asco (Associazione Commercianti). L’associazione, senza scopo di lucro, si costituisce nel 2000 e riunisce i commercianti di piazzale Selinunte, via Albertinelli, via Altamura, via Dolci, via Morgantini, via Ricciarelli e adiacenti con lo scopo di migliorare l’immagine della zona commerciale e realizzare iniziative sociali e pubblicitarie atte a incrementare le vendite. L’Asco svolge un ruolo fondamentale nel dialogo con istituzioni ed enti pubblici poiché si pone a rappresentanza di tutti gli associati e ciò gli permette di godere di maggior credito nell’avanzare richieste e far presente i problemi del territorio. Le attività iscritte all’Asco sono quasi tutte attività italiane.

Spazi calamita Ci sono alcuni spazi altri attivi in quartiere che si distinguono per la loro capacità di essere dei punti di riferimento, attrattivi per il quartiere e la città: sono stati nominati calamite. Le calamite agiscono a due scale; alla scala del quartiere agiscono le calamite interne, punti di riferimento per il quartiere che offrono dei servizi principalmente ai suoi abitanti. Mario, panettiere in piazzale Selinunte, è ormai il solo in tutto il quartiere e offre prodotti e prezzi in grado di attirare sia la clientela

118


anziana affezionata sia le nuove popolazioni straniere. A detta del commerciante stesso, la ragione principale che gli permette di mantenere il negozio nonostante prezzo dell’affitto e il calo di vendite è la produzione del pane svolta nel suo laboratorio ovvero senza spese aggiuntive. In piazza Selinunte, all’angolo opposto c’è il Laboratorio di Quartiere: la sua valenza di laboratorio sociale di accompagnamento al Contratto di Quartiere e all’abitare l’ha reso un punto di riferimento per varie realtà di San Siro, in particolare per le varie associazioni che operano sul territorio. In via Micene ci sono lo spazio Colibrì, che si occupa di assistenza agli adolescenti segnalati dai servizi sociali, e lo spazio Micene, che ha sede in un locale occupato informalmente. “Il Micene” è un luogo aperto a molte realtà diverse: è gestito da un gruppo di attivisti e abitanti di lunga data del quartiere che hanno deciso di lasciare lo spazio aperto a chi ha necessità di svolgere al suo interno attività culturali, sociali e di integrazione. Al momento lo spazio, oltre alle attività organizzate dai gestori, ospita il doposcuola Tuttimondi e le assemblee del Comitato Abitanti San Siro, che si propone di sostenere le persone in difficoltà a causa di problemi legati all’alloggio (sfratti, occupazioni). Altra importante calamita interna, che si occupa di integrazione fra le varie culture di San Siro, è Alfabeti, in via Abbiati; questa Onlus si occupa di insegnare l’italiano agli stranieri ed è molto frequentata anche grazie agli orari serali delle lezioni, che permettono la frequenza dopo la giornata lavorativa. Le ultime due calamite interne rientrano sempre nel campo dell’istruzione e

3.3 IL PIENO

119


PROGETTI SOCIALI ATTIVI A SAN SIRO

SERVIZI AI MINORI

SCHEDA 4

INTEGRAZIONE CULTURALE

A PICCOLI PASSI

sostegno extrascolastico che sviluppa dialogo tra le culture e l'integrazione dei bambini stranieri

PROGETTO COLIBRI’

rafforzare competenze relazionali di minori con difficoltà di integrazione sociale, problematiche familiari, emarginazione scolastica

FORMAZIONE

MAPPING SAN SIRO

attività di ricerca-azione sul campo su temi legati all’edilizia pubblica

NERO E NON SOLO

sostegno e assistenza a immigrati, pratiche burocratiche, permessi di soggiorno

MAMME A SCUOLA

percorsi di integrazione per donne immigrate verso una cittadinanza attiva, attraverso corso di Italiano con “spazio bimbi”, doposcuola, esami CISL, sportello con mediatrice araba

TUTTIMONDI

sostegno extrascolastico e percorsi di alfabetizzazione in lingua madre

TEMPO PER LE FAMIGLIE

offrire a bambini la possibilità di stare con adulti e loro pari in una situazione protetta di gioco, innalzare la qualità della relazione genitore-bambino

IN FAMILIA

adozioni a distanza

ALFABETI

promuovere la reciproca conoscenza tra persone provenienti da paesi e culture differenti attraverso l’insegnamento della lingua italiana

GRUPPO DONNE SALAM

promozione della propria cultura di provenienza in eventi e iniziative sul territorio

LABORATORIO DI QUARTIERE informare sui lavori, iniziative e progetti del Contratto di Quartiere, curando la relazione con Aler coordinare la rete di relazioni tra le associazioni e i gruppi che si occupano del quartiere

120


SCHEDA 4

RICERCA

SERVIZI ALL’ABITARE

COMITATO DI QUARTIERE

percorsi di tutela degli abitanti del quartiere e del loro diritto alla sicurezza e alla valorizzazione del quartiere

COMITATO ABITANTI SAN SIRO sostegno agli abitanti con futuro sfratto o difficoltà nel percorso di accesso alla casa

ASSISTENZA PSICO-SANITARIA DONNE IN RETE

campagne di promozione della salute mentale e fisica della donna

CENTRO DIURNO I DELFINI

assistenza diurna ai malati di Alzheimer

SICET

ascolto e trattamento di istanze individuali e collettive nel rapporto fra inquilino e proprietà pubbliche (Aler/Comune) nonché private

sportello di orientamento per i problemi del vivere quotidiano biblioteca di quartiere spazio disponibile per diverse funzioni

121


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“Mi rincuora che in via Abbiati ci siano Mapping e Alfabeti, via Abbiati potrebbe essere un altro luogo pubblico da conquistare: due spazi che funzionano e possono lavorare insieme. Il tema delle donne lo reputo molto importante; loro restano nel quartiere di giorno, gli uomini escono dal quartiere per lavoro oppure stanno al bar. Le donne sono qui, non guidano, non conoscono Milano e non hanno percezione della città. Bisognerebbe affiancare l’insegnamento dell’italiano a un insegnamento culturale; è difficile farle parlare e andare a fondo a questo disagio. Nello spazio di Alfabeti vorremmo aprire un punto “donne” aperto nel pomeriggio, anche perché sono donne piene di competenze.”

co op .

“Portiamo avanti idea di coesione sociale, lavoriamo con ragazzi giovani. I ragazzi del quartiere non vivono lo spazio pubblico; è impossibile vivere le piazze, marciapiedi. Alcuni ragazzi d’inverno passano il loro tempo nel sottopasso della metropolitana di De Angeli perché ricercano uno spazio coperto e “nascosto”. Il progetto di coesione sociale a San Siro è durato tre anni, con un badget ridotto diviso tra le associazioni durante gli anni ma seppur non sia riuscito a fare molto ha messo in campo una rete di attori facendo in modo che diversi soggetti lavorassero e progettassero insieme con un unico obiettivo.”

AID AI

Bianca, associazione Alfabeti

ce an ntr zia o r n ic i Il rea Gi tiv ar o di no

Paola, Cooperativa Tuttinsieme

SCHEDA 4

fonte: Cognetti F., De Carli B., (2013), Instant Report Mapping San Siro

122

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La mappa seguente mostra le attività attualmente a chiusura

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1

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permangono almeno dagli anni Novanta senza aver

calamita interna

subito chiusure o cambi di gestione; sono state

concentrazione attività etniche

Altre attività invece, indipendentemente dagli in affitto differenze di anninegozio di presenza in quartiere riescono, per qualità prezzo di affitto

dei locali dell’attività, ad dell’offerta o per la specializzazione negozio Aler inattivo

euro

essere attrattive per il quartiere e la città e sono

quotazioni ...€/mqxmese state quindi nominate spazi calamita. immobiliari previste

dall’Agenziaesterne delle Le calamite sono attività attrattive sia per il Entrate per il primo

quadrilatero sia per la città esterna e sono collocate semestre 2014 principalmente sui bordi. Le calamite interne sono

0

punti di riferimento a livello di quartiere e sono per lo più le realta sociali che operano al suo interno.

124

attività storica

bordi esterni del quartiere. Alcune attività tuttavia

denominate attività storiche. 40

altre attività attività gestita da stranieri

popolazioni immigrate; questo è evidente anche sui

M

prima necessità

straniere sono subentrate alla gestione di attività sono nate per offrire servizi di supporto alle nuove

20:00 - ....... 14:00 - 19:00 09:00 - 12:00

bar ristorazione

fronte commerciale debole fronte commerciale forte spazio prossimo a chiusura inizio attività non noto

attività sovracomunali attori comunali attori locali politiche/ attività istituzioni terzo settore/ associazioni sindacati network


BAR

dal 1980

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dal 1980

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ALFABETI dal 1995

RISTORANTE INDIANO NEPALESE dal 2005

dal 1954

SPAZIO MICENE COLIBRI’ dagli anni ‘90 dal 2010 PANETTERIA dal 1995

LAB. DI QUARTIERE dal 2009

3.3 IL PIENO

125


dell’educazione: A Piccoli Passi, doposcuola di via Paravia, e Tempo le Famiglie, servizio comunale che si svolge all’interno dell’asilo di via Mare Jonio e che offre uno spazio gratuito, controllato e pensato per accogliere chi ha bisogno di far giocare i propri figli in un luogo protetto che non sia lo spazio limitato dell’alloggio. Le calamite esterne sono invece attività che riescono a essere attrattive non solo per il quartiere ma anche per la città, grazie alla posizione in cui sono ubicate e alla specializzazione o qualità dell’offerta. Le calamite esterne sono quasi sempre collocate sui bordi del quartiere, posizione privilegiata che consente un rapporto più diretto con utenze differenti. L’unica calamita esterna che si trova all’interno del quadrilatero è il ferramenta Cibien di piazzale Selinunte che, nonostante la posizione, ha una clientela consolidata. Ci sono altre due calamite esterne che sono allo stesso tempo attività storiche del quartiere: un bar in piazza Segesta, che ha avuto la capacità di sapersi rinnovare dal punto estetico e dell’offerta negli ultimi anni - nonché la fortuna di affacciare su una piazza che dal 2015 ospiterà una nuova fermata della metropolitana, con conseguente sistemazione dello spazio pubblico - e un forno caffetteria su un angolo di piazza Montefalterona, che non appartiene al quadrilatero ma al fronte opposto (ma è stato considerato perché rappresenta comunque un punto di riferimento per gli abitanti del quartiere). L’ultima calamita esterna è un’anomalia rispetto alle altre perché non è un’attività né consolidata nel tempo né italiana ma che, grazie

126


1932 ‘40

‘50

‘60

‘70

‘80

1990 1995 2000 2005 2010

pub

2015 2016

ARREDO BAGNO

american bar

BAR KARAOKE

kebab

CALZOLAIO FORNO

ex mobilificio ferramenta ex lavanderia laboratorio di quartiere

PARRUCCHIERE TENDAGGI

assistenza stranieri

FORNO

parrucchiere arabo

BAR

ass. Nero e non solo

BAR

bar griglieria

S1

Selinunte

BAR

macelleria araba

MERCERIA

bar mercato comunale

BAR MERCATO APERTO

bar tabacchi

BAR

rosticceria araba

MACELLERIA

cartoleria

CARTOLERIA

ass. Non solo compiti

LATTERIA PIZZERIA

panetteria

FORNO

assistenza computer

PARRUCCHIERE

ex telesoccorso distaccamento aler

DROGHERIA

farmacia

2016

bar

BAR

studio dentistico ex colorificio MACRO OGGETTI

carrozzeria* caf arabo*

CICLISTA

ex negozio pietre

S4

Micene

CALZOLAIO

caf arabo* carrozzeria* spazio micene

ARTIGIANO SALUMERIA PCI

INTERRATI

bar eritreo ex o.n.m.i. ex portineria Abbiati

PIETRE

PARRUCCHIERE

spazio colibrì

S5

DECORATORE

mapping san siro

ADDIZIONI INSERT

alfabeti alimentari

BAR O.N.M.I. PORTINERIA BAR FRUTTIVENDOLO

L.D.Q. ALFABETI

3.3 IL PIENO

127


all’offerta di prodotti di qualità tipici, espressioni culinarie della propria cultura, riesce ad essere un significativo punto attrattivo per la città. E’ il ristorante Namastè in via Ricciarelli, uno dei pochissimi ristoranti indiani-nepalesi a Milano (sono soltanto due), ed offre un ambiente tipico e accogliente in grado di attirare molta gente dalla città di Milano.

128


1995

anni ‘50

ARREDO BAGNO

CALZOLAIO

AMERICAN BAR

PANETTERIA

MOBILIFICIO

PIZZA KEBAB

INATTIVO

2005

1995

2015

2000

1995

2015

AMERICAN BAR

anni ‘50

1954

2013

FERRAMENTA

2015

2015

2005

anni ‘90

PUB

2015

1945

PARRUCCHIERE

2000

LAVANDERIA

TENDAGGI

INATTIVO

LAB. DI QUARTIERE

2013 2015

anni ‘80

2009 2015 anni ‘50

FORNO

FARMACIA

2000

2015

ASSISTENZA STRANIERI

anni ‘90

DROGHERIA

2000

2015

2015

anni ‘90

ALER

BAR

2000

anni ‘90

PARRUCCHIERE

TELESOCCORSO

2015

2011

INATTIVO

anni ‘90

2015

BAR

anni ‘90

2000

PARRUCCHIERE

NERO E NON SOLO

2004

2015

ASS. COMPUTER

anni ‘90

2015

BAR

2000

anni ‘80

BAR

PANETTERIA

1995

2015

anni ‘90

PANETTERIA

PIZZERIA

2015

anni ‘90

1995

MERCERIA

PIZZERIA NON SOLO COMPITI

BAR

INATTIVO

BAR TABACCHI

2010

anni ‘90

SPAZIO COLIBRI’

MACELLERIA

2015

BAR

2010

BAR GRIGLIERIA

2015

2004

ROSTICCERIA

1981

2015

CARROZZERIA*

anni ‘90

anni ‘90

S1 Selinunte

CICLISTA

AMERICAN BAR

CAF ARABO*

MERCATO COMUNALE APERTO

2004

DISCOUNT LIDL

2015

INATTIVO

BAR ERITREO

CARTOLERIA

2005

2010 2015

2015

anni ‘80

anni ‘60

CALZOLAIO

SALUMERIA

DECORATORE

SEZIONE PCI

NEGOZIO PIETRE

SPAZIO MICENE

anni ‘90

2005

2015

2011

INATTIVO

anni ‘90

anni ‘90

BAR

2007 2010 2015

1932

O.N.M.I.

2012

INATTIVO

2015

2015

2005

MERCATO COMUNALE COPERTO (SUPERCARNI)

anni ‘80

anni ‘90

anni ‘50

anni ‘90

CARTOLERIA

2015

1981

2015

anni ‘90

2015

2015

ARTIGIANO

MACELLERIA

1995

2002

anni ‘90

2000

anni ‘90

2004

3.3 IL PIENO

129


anni 2000

MINIMARKET

2014

DONNE IN RETE

2015

2015

anni ‘80

anni 2000

2015

PANETTERIA

anni ‘80

IN FAMILIA

anni 2000 2015

DEPOSITO

1990

BAR TABACCHI*

2015

anni ‘80

A PICCOLI PASSI

LATTERIA

2015

anni ‘90

CISL

anni ‘60

2015

SEDE A.N.P.I.

2007

anni ‘90

INATTIVO

UFFICIO

(piccola parte ad uso del Comitato di Quartiere) 2015

2010

INATTIVO

2015

anni ‘50

MACELLERIA

2014

INATTIVO

2015

anni ‘50

anni ‘80

BAR GELATERIA

2015

FORNO

2015

anni ‘90

PIZZA AL TAGLIO

2010

PIZZA KEBAB

anni ‘80

TRATTORIA

2015

anni ‘90

2015

PANETTIERE*

1961

CENTRO MASSAGGI

FRUTTIVENDOLO

2015

anni ‘50

FARMACIA

anni 2000 2013

INATTIVO

2015

anni 2000

TELEFONIA

2013

INATTIVO

2015

2015

S4 Montefalterona 130


BAR

2000

anni ‘90

PARRUCCHIERE

TELESOCCORSO

2015

2011

INATTIVO

anni ‘90

2015

BAR

anni ‘90

2000

PARRUCCHIERE

NERO E NON SOLO

2004

2015

ASS. COMPUTER

anni ‘90

2015

BAR

2000

anni ‘80

BAR

PANETTERIA

1995

2015

anni ‘90

PANETTERIA

PIZZERIA

2015

anni ‘90

1995

MERCERIA

PIZZERIA

2004

anni ‘90

2002

1995

NON SOLO COMPITI

BAR

INATTIVO

BAR TABACCHI

anni ‘90 2010

ROSTICCERIA

anni ‘50

2015

CARROZZERIA*

anni ‘90

MERCATO COMUNALE APERTO

2004

DISCOUNT LIDL

2015

INATTIVO

2005

CARTOLERIA

2015

anni ‘90

AMERICAN BAR

CAF ARABO*

BAR ERITREO

2005

2010 2015

2015

anni ‘80

anni ‘60

CALZOLAIO

SALUMERIA

DECORATORE

SEZIONE PCI

NEGOZIO PIETRE

SPAZIO MICENE

2007

CARTOLERIA

anni ‘90

CICLISTA

2010

MERCATO COMUNALE COPERTO (SUPERCARNI)

2015

anni ‘80

anni ‘90

1932

anni ‘90

2005

O.N.M.I.

2012

2015

2011

INATTIVO

INATTIVO

2015

2015

anni ‘90

2015

2004

1981

2015

2010

BAR GRIGLIERIA

MACELLERIA

2015

CARROZZERIA*

BAR

anni ‘90

SPAZIO COLIBRI’

1981

2015

anni ‘90

2015

2015

ARTIGIANO

2000

MACELLERIA

anni ‘90

STUDIO DENTISTICO

2015

anni ‘90

BAR

2004

BAR

2015

PARRUCCHIERE

2010

CAF ARABO*

2015

anni ‘90

COLORIFICIO

2012

INATTIVO

2015

S2 Micene - Zamagna 3.3 IL PIENO

131


anni ‘60

BAR

2005

LABORATORIO DI QUARTIERE

2009

ALFABETI

anni ‘60

2013

INATTIVO

FRUTTIVENDOLO

INATTIVO

MAPPING SAN SIRO

ALFABETI

2012

2014

2015

2015

anni 2000

anni ‘90

anni ‘90

2014

2003

PARRUCCHIERE

INATTIVO

2015

anni 2000

anni 2000

BAR

PARRUCCHIERE

ESTETISTA

AUTOFFICINA

INATTIVO

INATTIVO

2015

132

2013 2015

anni ‘60

PORTINERIA

2013 2015

1980

TINTORIA

2015

RISTORANTE MAROCCHINO

2013

INATTIVO

2015

2014 2015

anni ‘50

ALIMENTARI

2015

anni 2000

RISTORANTE INDIANO NEPALESE

S5 Abbiati 2015


anni ‘60

BAR

2005

LABORATORIO DI QUARTIERE

2009

ALFABETI

anni ‘60

2013

anni ‘60

PORTINERIA

INATTIVO

FRUTTIVENDOLO

INATTIVO

MAPPING SAN SIRO

ALFABETI

2012

2014

2015

2015

anni ‘50

2014

ALIMENTARI

2015

2015

anni 2000

anni ‘90

anni ‘90

2014

2003

PARRUCCHIERE

INATTIVO

2015

anni 2000

anni 2000

BAR

PARRUCCHIERE

ESTETISTA

AUTOFFICINA

INATTIVO

INATTIVO

2015

2013 2015

2013 2015

1980

TINTORIA

2015

anni 2000

RISTORANTE MAROCCHINO

RISTORANTE INDIANO NEPALESE

2013

INATTIVO

2015

2015

1938

CINEMA SAN SIRO

1943

CINEMA ALPI

1978

INATTIVO

anni ‘80

DISCOTECA

1994

LOCALE PER CONCERTI

2001

SALA BINGO

2007

INATTIVO

2015

S6 Ricciarelli 3.3 IL PIENO

133


IL PUNTO DI VISTA DEI COMMERCIANTI QUI NON SI FA CREDITO Tratto da: www.sansirostories.it

All’interno della panetteria il cartello “Non si fa credito” è bene in vista, ma troneggia lassù soltanto per bellezza. Chi passa a ritirare il pane, non è raro che paghi in un secondo momento. «Questo signore che è appena passato vive con una piccola pensione», racconta Mario, il panettiere. «Adesso ha finito i SOLDI e aspetta. Vive con 480 euro al mese. Ma come fa? Le bollette le paga, l’affitto lo paga, gli resta poco… Certo, se vuoi andare avanti, qua è così, mica credito solo io. Il credito lo fa il bar, lo fa la farmacia. D’altronde, come si fa a rinunciare al pane?». I problemi del quartiere e di chi ci abita si riflettono direttamente sulle attività dei negozi; e se per Mario distribuire pane vuol dire concedere credito a chi è in difficoltà, per Ivan, il ferramenta, la faccenda è un po’ diversa. Da un certo punto di vista, l’aumento del degrado può essere vantaggioso per chi vende serrature, rinforzi e blindature. «Più c’è delinquenza, più tu che vendi sicurezza, in teoria, ci GUADAGNI» spiega Ivan. Poi aggiunge, ripensandoci: «Ma proprio per questo ci troviamo in

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situazioni moralmente poco chiare». Nel negozio di Ivan non è raro che entrino clienti non proprio benintenzionati con richieste che vanno dal piede di porco alle tranciatrici. Oppure vorrebbero serrature vecchie, utili per esercitarsi a scassinarle. O anche dadi, non importa di quale misura, basta che siano abbastanza pesanti per riuscire a spaccare il vetro del vicino. E spesso Ivan deve dire di no contro il suo interesse: «Non possiamo vendere piedi di porco a metà quartiere e serrature all’altra metà», si spazientisce. Ivan conosce bene la zona. L’ha vista cambiare fin da quando era bambino, all’inizio degli anni ’90, gli anni della droga, quando non gli era consentito portare a spasso il cane in piazza per paura delle siringhe infette. Sono gli stessi anni in cui Mario apriva la panetteria. Così, i due raccontano una storia speculare del quartiere che è problematico da sempre ma si è trasformato rapidamente negli ultimi vent’anni. Fino alla prima metà degli anni ’90 l’onda lunga dell’eroina dei decenni precedenti si faceva ancora sentire e il fenomeno delle occupazioni abusive era già avviato. Col passare degli anni, sono

SCHEDA 5 cambiati solo i protagonisti: l’eroina ha lasciato il posto al consumo di altre droghe e all’incirca verso i primi anni duemila gli immigrati sono arrivati in numeri sempre maggiori. «Fino ai primi anni Duemila, San Siro somigliava alla Baggio di oggi – ricorda Ivan -. Un quartiere periferico ma con una sua identità ben precisa». La delinquenza c’è sempre stata ma con una differenza: in passato a delinquere erano famiglie italiane con radici e legami nella criminalità organizzata. Dopo una serie di arresti e con l’arrivo in massa di immigrati, la situazione è cambiata. L’“ordine” imposto dal sistema di stampo mafioso è scomparso e con esso, secondo Ivan, “tutte le regole non scritte che, nel bene e nel male, rendevano San Siro un quartiere più ordinato”.


SCHEDA 5 C’ERA(NO) UNA VOLTA Tratto da: www.sansirostories.it

Fino a poco fa, nel breve elenco delle sue attività si poteva contare anche un negozio di arredamento, con tanto di definizione “bottega storica”. «Sa cosa è successo al proprietario del negozio di arredi? – racconta Ivan – L’hanno fatto scappare via, ha mollato per esasperazione. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è arrivata quando, dopo che aveva approntato tutta una serie di migliorie di tasca propria, l’Aler, che è proprietaria delle mura, gli ha ordinato di mettere a posto tutto, pena una multa molto salata. Ma lui aveva fatto degli interventi strutturali necessari: l’avrebbero solo dovuto ringraziare per questo». Per molti negozianti vecchio stampo mantenere l’attività a San Siro è un punto di onore, ma è sempre più difficile. Alla crisi che ha colpito tutti senza distinzioni, qui si aggiungono tutti i problemi di un quartiere sempre più degradato e lasciato in balìa di sé stesso. «Sembra quasi che vogliano accumulare problemi su problemi per distruggerlo del tutto» dice Ivan, ma non è il solo ad avercela con l’amministrazione comunale e regionale

e con l’Aler, ovviamente. L’Azienda Lombarda per l’Edilizia Residenziale, infatti, non è vista proprio di buon occhio a San Siro e le ultime notizie sulle voragini nei suoi bilanci non fanno che aggravare i già forti sospetti di cattiva gestione dei beni pubblici. «L’Aler qui è completamente assente» dice Mario, il panettiere. «Io ho avuto un paio di volte problemi di infiltrazioni e me li son dovuti mettere a posto da solo perché l’Aler non aveva i soldi. Finché l’amministrazione era Iacp (Istituti Autonomi Case Popolari, fino al 1996, ndr) le cose andavano meglio. Con il passaggio alla Regione sono iniziati i problemi». Problemi che si ripercuotono innanzitutto sulla gestione delle case, abbandonate e non assegnate perché la ristrutturazione è troppo costosa. Così accade che vengano occupate. Il fenomeno dell’illecito si ripercuote, secondo Ivan, anche sui proprietari delle attività. «Ci sono attività che aprono per tre anni e poi chiudono senza aver pagato una lira di affitto ad Aler. E su chi si rifà Aler? Su di noi, che paghiamo sempre. Ma è possibile che solo chi è in regola tenga in piedi tutto questo carrozzone? Chi ha il coraggio di avviare un’attività in un posto così? Non c’è nessuna prospettiva

per questo quartiere, almeno finché le cose staranno così. E, onestamente, non penso che migliorino». In una zona come questa, il negozio non è solo un servizio per gli abitanti. Svolge le funzioni fondamentali di aggregatore sociale e di presidio. La gente entra e si ferma almeno dieci minuti a chiacchierare. Il negozio aperto è rassicurante e aumenta il livello di sicurezza in un quartiere: diventa il luogo protetto. Così, la chiusura delle attività non è solo un danno economico ma un danno sociale. «Se atterri l’attività commerciale, questo rischia di

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3 SHRINKING SAN SIRO un’indagine sulle dinamiche di svuotamento

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138


Sono stati descritti nel dettaglio gli spazi ai piani terra di San Siro e si è visto come il vuoto sia una componente fortemente presente all’interno del quartiere. Si svuotano in particolare le attività commerciali, mentre è presente una forte componente di spazi associativi che non rientra in logiche di mercato e che resiste bene, rispondendo alle esigenze sociali del quartiere. Il vuoto è anche contenuto all’interno di grandi contenitori, quei “macro oggetti” che hanno cessato il loro ciclo di vita e che rappresentano dei casi particolari e specifici dello svuotamento del quadrilatero. Il vuoto è una presenza forte a San Siro tanto che si potrebbe parlare del quartiere come un particolare “shrinking neighborhood” in cui lo svuotamento non riguarda solo la parte più percepibile dei piani terra ma coinvolge anche la dimensione abitativa, più nascosta a un occhio esterno ma fortemente presente nelle vite degli abitanti. Il tentativo vuole essere ora quello di ricostruire un quadro delle varie dinamiche che portano gli spazi non residenziali del quartiere a svuotarsi, osservandolo con una lente più o meno ravvicinata. San Siro costituisce infatti un caso molto particolare delle dinamiche di shrinking che si vogliono descrivere e, come tale, ha delle precise condizioni e peculiarità interne che ne condizionano il processo. Tuttavia, non si può non inscrivere queste dinamiche in un quadro più ampio e complesso, che tocca a un primo livello la città pubblica milanese e, a un livello ancora più ampio, le città in generale.

4 SHRINKING SAN SIRO

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Sullo sfondo: dinamiche del commercio Anche i piani terra, nella maggior parte dei casi spazi ad uso commerciale, subiscono fortemente questo processo generalizzato di svuotamento, come dimostrano le numerose serrande abbassate con cui ci stiamo abituando a convivere percorrendo le vie della nostra città. Oltre alle difficoltà messe in campo dalla recente crisi economica, le ragioni di questo processo di ampia scala vanno ricercate nei cambiamenti che negli ultimi trent’anni hanno modificato parte dei nostri modi di vivere e di approcciarci al consumo. La grande distribuzione commerciale – supermercati, ipermercati, centri commerciali – a partire dal momento del suo sviluppo più significativo in Italia fra gli anni Ottanta e Novanta, ha messo a dura prova la resistenza del piccolo commercio, offrendo ai consumatori significative economie di tempi e di costo e proponendo una tecnica di vendita più adatta al cambio di ritmi di lavoro e di vita delle persone16. Si sono ritrovati di fronte a maggiori difficoltà soprattutto quegli esercizi commerciali che, al di fuori di sistemi commerciali specifici (si pensi alle vie specializzate in alta moda o abbigliamento nelle vie del centro milanese) o situati in aree periferiche o decentrate, non sono stati in grado di reggere la concorrenza con i supermercati o con i grandi centri commerciali, situati proprio in quelle medesime 6

Per una trattazione sull’evoluzione della distribuzione commerciale in Italia si veda

Pellegrini (2001), Scarpellini (2008).

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Evoluzione delle medie e grandi superfici di vendita intorno a San Siro dal 1995 al 2015 fonte: osservazione diretta; elenco medie e grandi superfici commerciali fornito dal Comune di Milano su http://dati.comune.milano.it/ ultimo accesso: febbraio 2015

4 SHRINKING SAN SIRO

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zone decentrate e lungo gli assi principali di scorrimento, per favorire un maggiore afflusso di utenti. Queste realtà hanno inciso in modo consistente sulla vivibilità e socialità dei luoghi, di cui il piccolo commercio – e in generale le attività ai piani terra – sono principali attori. Lo schema indica la presenza della media e grande distribuzione in prossimità del quartiere e mostra come, nel corso di un ventennio, queste si siano rafforzate e moltiplicate esercitando un’influenza sempre maggiore sugli esercizi commerciali dentro e fuori dal quartiere.

Criticità legate alla gestione degli spazi Un ulteriore livello di approfondimento sul fenomeno dello svuotamento riguarda una parte della città di Milano, ovvero la città “pubblica”. Le dinamiche interne agli ambiti di edilizia popolare sono diverse rispetto a quelle della città “privata”: canoni di affitto e di vendita al di fuori (teoricamente) dalle logiche di mercato, un diverso profilo degli abitanti, solitamente con un potere d’acquisto minore e, soprattutto, una gestione unitaria del patrimonio edilizio, che dovrebbe essere rimessa in discussione a fronte dell’elevata presenza di “vuoto” all’interno del patrimonio (Ranzini, 2014). È infatti proprio la gestione del patrimonio da parte di Aler che, rivelandosi poco efficace e poco lungimirante, spesso diventa il motore di un processo di svuotamento diffuso dei piani terra dei quartieri popolari milanesi, contribuendo a “generare condizioni

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di inospitalità […] e rafforzando lo stigma che insiste su molti dei quartieri periferici” (Ranzini, 2014, p.41). Si è approfondito questo aspetto sul caso di San Siro, ricostruendo una panoramica sulla gestione degli spazi non residenziali sintetizzata nello schema seguente. Punto di partenza per capire le principali criticità sulla gestione di Aler sono state le informazioni riportate dai commercianti e dalla stampa. Questo sia per avere un’idea chiara di quali siano le principali problematiche a detta di di chi effettivamente affitta e utilizza gli spazi, sia per avere un punto di partenza per la ricerca che potesse colmare alcune “lacune” di Aler che, già in quello che dovrebbe essere un mezzo di comunicazione molto accessibile come la piattaforma web, non esplicita in modo chiaro né le modalità di accesso al patrimonio né le modalità con cui questo viene gestito. Questo aspetto, seppur apparentemente banale, dimostra la sostanziale assenza di una volontà di azione per contrastare lo svuotamento degli spazi, o l’incapacità dell’ente gestore di avere uno sguardo di insieme che riesca a cogliere il problema; esplicita anche una mancanza di attenzione sul tema della comunicazione mediatica delle proprie politiche. È stato poi messo a confronto il modello di gestione Aler con quello del Comune di Milano (da dicembre 2014 passato alla Metropolitana Milanese Spa), a sua volta proprietario di buona parte dell’edilizia pubblica milanese, per valutare eventuali differenze di visione e di approccio al tema degli spazi non residenziali.

4 SHRINKING SAN SIRO

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INTERVISTE AI COMMERCIANTI DI SAN SIRO difficoltà economiche colpiscono il piccolo commercio in generale per via della crisi, ma per chi affitta un negozio Aler ci sono meno garanzie rispetto ai negozi in affitto da privati [locali non a norma, da ristrutturare, affitto in continuo aumento] affitti troppo alti che talvolta superano quelli dei privati e che superano i valori previsti dall’Agenzia del Territorio la cattiva manutenzione dei locali rende più convenienti gli affitti da privati se c’è bisogno di interventi di manutenzione o assistenza, Aler non interviene in caso di cessione dell’attività in negozio Aler, il locale deve essere lasciato nelle condizioni iniziali pena pagamento di una multa prospettiva di futura chiusura per molti esercizi del quartiere San Siro [e relativa assenza di un presidio sulla strada]; non c’è interesse da parte di Aler a frenare questo processo appena c’è la possibilità molti negozi preferiscono spostarsi fuori dal quartiere CATTIVA MANUTENZIONE LOCALI MANCANZA DI DIALOGO NON ’E’ CONVENIENTE ALER- COMMERCIANTI AFFITTARE UN LOCALE ALER AFFITTI IN AUMENTO PREZZI TROPPO ALTI

SVUOTAMENTO DEI PIANI TERRA

GESTIONE DEGLI SPAZI

COSTI DI AFFITTO DEGLI SPAZI

€ /mq mensili € 45,0

€ 25,0

€ 11,20

RASSEGNA STAMPA

€ 7,80

€ 10,0 € 0,0

“RIAPRIRE I NEGOZI VUOTI IL SOGNO DEL GRATOSOGLIO BLOCCATO DALL'ALER” La Repubblica.it_23.07.2012 "NUOVE REGOLE PER I NEGOZI SFITTI "APPELLO DELL'ALER A PALAZZO MARINO” La Repubblica.it_23.07.2012 “COMMERCIANTI IN RIVOLTA: “AFFITTI ALLE STELLE, SIAMO STROZZATI DA ALER” Il Giorno Milano_20.09.2013 “ALER, IL DESERTO AVANZA: VUOTI 5000 APPARTAMENTI E 500 NEGOZI” periferiemilano.it_23.03.2014

poca attenzione al tema dei locali sfitti ai piani terra eccetto per pochi casi

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LOCALI ALER [quartiere San Siro - zona OMI D24] valore medio affitto 19 €/mq al mese

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LOCALI PRIVATI [intorno quartiere San Siro - zona OMI D24] valore medio affitto 18 €/mq al mese

CRITICITA’ VALORI ALER discrepanza fra i valori di affitto riportati nei dati Aler e i valori ottenuti da interviste ai commercianti costi di affitto non comprensivi della manutenzione e della ristrutturazione dei locali non chiari criteri per stabilire costi di affitto dei locali


PER OTTENERE UNO SPAZIO

rivolgersi a Ufficio Gestione Immobili Commerciali

molti locali acquistati erano in affitto (affittuario ha comprato l’affività) __solo il 9% dei locali sfitti è stato acquistato

AFFITTO ELENCO IMMOBILI DISPONIBILI pubblicato sul sito web

VENDITA

ASTE PER LA VENDITA DEI LOCALI

a San Siro ASTE DESERTE

nessuna menzione del tema dei locali vuoti ai piani terra sul sito web e nei comunicati stampa

immobili messi all'asta 2012-2015

s tti 112 42% locati 156 58%

GESTIONE ALER

locati

locati

mancata riconoscibilità del problema/ incapacità di azione/ disinteresse

dal 2012 a oggi _9 aste pubbliche _268 proposte di vendita a Milano _62 unità immobiliari acquistate

sfitti 9/112

s tti 9/112 8%

CONTRATTI DI QUARTIERE [Aler + Comune di Milano]

GESTIONE COMUNE DI MILANO [dal 1 dicembre 2014 passata a MM Spa]

AFFITTO crescente interesse da parte dell’Amministrazione Comunale verso il tema del riuso degl spazi vuoti

MILANO SPAZIO COMUNE: redazione di una mappa che mostra gli spazi comunali riattivati e riutilizzati, dal 2011 a oggi

GARE PER ASSEGNAZIONE IN LOCAZIONE di immobili per attività commerciali e di altra natura

ASSEGNAZIONE SU PROGETTO

AFFITTO: NUOVI CRITERI PER PROGETTI SPECIALI

[delibera comunale n.19782012]

nuovi criteri per l’assegnazione di spazi basati sulla valorizzazione di progetti sociali/culturali

PROGETTI SPECIALI PER QUARTIERI ERP [2013] _Tira su la Clèr

[Niguarda, Quarto Oggiaro, Chiesa Rossa]

_Gallarate e Ronchetto delle Rane _Quarto Oggiaro COLLABORAZIONE COMUNE / ALER MILANO

_comodato d’uso fino a 30 anni _spazi gratuiti alle associazioni per 3 anni _spazi commerciali a canoni ridotti del 90% per i primi 5 anni per nuove imprese _Bandi Integrati Multifunzione nei quartier ERP

immobili Aler possono essere compresi fra quelli messi a bando

VENDITA

PIANO DELLE VALORIZZAZIONI E ALIENAZIONI

gare di evidenza pubblica con aggiudicazione al miglior offerente


Dialogo con i commercianti e rassegna stampa: problematiche emerse Costo degli affitti Per i commercianti del quartiere il problema più influente sulla chiusura dei piani terra è legato ai costi insostenibili di affitto richiesti da Aler. Gli affitti “alle stelle” sarebbero in continuo aumento, tanto che la prospettiva di più commercianti al momento è quella di chiudere il negozio se, allo scadere del contratto, i prezzi saranno aumentati nuovamente. L’aumento dei costi è un problema che sussiste anche per i commercianti “storici” del quartiere che, nonostante affittino il locale da molti anni, non sono riusciti a trovare un accordo con Aler per avere dei canoni agevolati. Sono state approfondite le problematiche messe in luce dai commercianti, per comprendere intorno a che cifre si muovono i costi di locazione dei locali in quartiere e, soprattutto, come questi variano rispetto ai costi di mercato dei locali commerciali appena fuori San Siro. I costi di affitto degli immobili privati fuori dal quartiere sono stati rilevati dai vari annunci presenti on-line sui siti di aste immobiliari; per quanto riguarda gli esercizi Aler, invece, sono stati ottenuti i dati relativi ai canoni di locazione direttamente dall’azienda che, tuttavia, sono aggiornati al 2012. Si è preferito perciò rilevare i costi intervistando direttamente i commercianti, in modo da ricostruire una mappa aggiornata ad oggi e confrontabile

146

“Appena posso me ne vado. Non mi conviene stare qua, con l’affitto esagerato che pago questo negozio l’avrei già comprato tre volte.” Flavio, autofficina, via Gigante “Quando sono arrivato cinque anni fa pagavo 700 euro al mese, ora ne pago 900. Quasi certamente dovrò chiudere, non riesco a pagare i miei dipendenti” Akun, kebab, piazza Montefalterona Prezzi di affitto di immobili di proprietà Aler all’ interno del quartiere fonte: interviste ai commercianti


n° indirizzo mappa

stato

attività

mq

canone mensile

prezzo/mq manutenzione

altro

all'inizio pagava 700 euro. L'affitto è aumentato negli ultimi anni e non riesce a sostenere i costi

1

piazza montefalterona 1

attivo

pizza kebab

42

900,0 €

21,4 €

a carico dell'affittuario

2

via paravia 82

attivo

donne in rete 86

667,0 €

7,8 €

a carico dell'affittuario

3

via abbiati 7

attivo

autofficina

85

1.500,0 €

17,6 €

a carico dell'affittuario

è in causa con aler per 30.000 euro. Se le condizioni di Aler non cambiano si sposta fuori Milano

4

piazzale selinunte 3

attivo

panetteria

60

1.100,0 €

18,3 €

a carico dell'affittuario

attività storica

5

piazzale selinunte 3

attivo

assistenza computer

31

600,0 €

19,4 €

a carico dell'affittuario

non riesce a sostenere i costi dell'affitto perché non ha clientela; ha intenzione di andarsene

6

piazzale selinunte 4

inattivo

ex lavanderia 160

2.916,0 €

18,2 €

a carico dell'affittuario

per difficoltà economiche ha chiuso il negozio Aler e ha mantenuto l'attività in un locale privato in via Zamagna

7

piazzale selinunte 6

inattivo

ex mobilificio 135

2.750,0 €

20,4 €

a carico dell'affittuario

ha chiuso nel 2013 perché non riusciva a sostenere i costi d'affitto

8

piazzale selinunte 11 (su via zamagna)

attivo

bar

60

1.512,5 €

25,2 €

a carico dell'affittuario

prospettiva di chiusura ad ottobre se l'affitto aumenterà ancora

9

via morgantini 1 attivo (su piazzale selinunte)

bar

55

1.200,0 €

21,8 €

a carico dell'affittuario

intenzione di chiudere l'attività e trasferirsi all'estero

10

via morgantini 1 attivo (su piazzale selinunte)

cartoleria

55

1.100,0 €

20,0 €

a carico dell'affittuario

11

via tracia 3 (su via micene)

attivo

carrozzeria (negozio 1)

39

750,0 €

19,2 €

a carico dell'affittuario

attività storica

12

via tracia 3 (su via micene)

attivo

carrozzeria (negozio 2)

39

750,0 €

19,2 €

a carico dell'affittuario

attività storica

13

via preneste 4 (su via micene)

18,6 €

a carico dell'affittuario

attivo

bar eritreo

70

1.300,0 €

4 SHRINKING SAN SIRO

147


con i valori di mercato pubblicati on-line. Da quest’indagine risulta che, come anticipato dai commercianti di San Siro, non solo i canoni di affitto Aler equiparano i canoni di mercato, ma in molti casi addirittura li superano, venendo così a mancare il vantaggio economico che dovrebbe essere garantito dall’azienda di edilizia popolare. Secondo quanto rilevato dalle interviste, il costo medio per l’affitto di un locale Aler a San Siro si aggira infatti intorno a 19 €/mq al mese mentre il costo medio dei locali privati nell’immediato intorno del quartiere è di circa 18 €/mq al mese72.

“Aler mi faceva pagare anche l’utilizzo di suolo pubblico, ma io non l’ho mai usato perché c’erano i lavori per pedonalizzare la strada. Ho perso anche dei clienti per questi lavori. Allo scadere del contratto se aumenta ancora l’affitto dovrò chiudere” Franco, barista, via Zamagna

Il tema del costo degli affitti è anche quello maggiormente citato dalla rassegna stampa che negli ultimi anni si è occupata dello svuotamento dei locali Aler, questione che per la verità non è stata portata molto all’attenzione. Su uno sfondo innumerevole di articoli dedicati ai problemi economici di Aler e alle emergenze dell’abusivismo e degli alloggi sfitti nei quartieri ERP, pochissimo è stato rilevato a riguardo degli spazi non residenziali. In generale però, anche nei pochi articoli rintracciati emerge con preponderanza la questione degli eccessivi costi di affitto, con la quale Aler 7

Escludendo quegli immobili privati che, nonostante la vicinanza al quadrilatero, si

trovano su vie principali di scorrimento o in punti di maggiore interesse. Per questi locali il prezzo dell’affitto aumenta considerevolmente: si vedano per esempio nella tabella X quelli situati lungo la circonvallazione, per i quali si richiedono dai 35 ai 40 €/ mq mensili.

148

Prezzi di affitto di immobili privati intorno al quartiere. Il confronto si basa esclusivamente sul prezzo di affitto tra gli immobili Aler e privati, senza prendere in considerazione il prezzo di vendita fonte: interviste; www.immobiliare.it


n° su indirizzo mappa

stato

attività

mq

canone mensile

prezzo/mq manutenzione

altro

14

via dolci

inattivo

-

45

930,0 €

20,7 €

ottimo/no arredo

via commerciale, di fronte alla fermata del tram 16

15

via martiri triestini

inattivo

-

60

750,0 €

12,5 €

buono/abitabile no arredo

16

via ricciarelli

inattivo

-

122

1.840,0 €

15,1 €

ottimo/no arredo

17

via ricciarelli

inattivo

-

42

770,0 €

18,3 €

buono/abitabile no arredo

18

via caccialepori

inattivo

-

40

700,0 €

17,5 €

buono/abitabile no arredo

19

via rembrandt

inattivo

-

200

3.170,0 €

15,9 €

buono/abitabile no arredo

20

piazza gambara

inattivo

-

65

1.000,0 €

15,4 €

buono/abitabile di fronte alla stazione della no arredo metropolitana

21

via capecelatro

inattivo

-

25

660,0 €

26,4 €

ottimo/no arredo

22

via faruffini

inattivo

-

150

3.666,0 €

24,4 €

buono/abitabile no arredo

23

piazzale brescia

inattivo

-

25

990,0 €

39,6 €

ottima visibilità, in contesto buono/abitabile altamente commerciale e no arredo residenziale

24

via rubens

inattivo

-

68

2.463,0 €

36,2 €

ottima visibilità, in contesto buono/abitabile altamente commerciale e no arredo residenziale

25

viale murillo

inattivo

estetica/ solarium

35

1.400,0 €

40,0 €

adiacente piazzale brescia. forte ottimo + arredo passaggio sia pedonale che veicolare, ottimo arredo, clientela consolidata

26

via monte rosa

inattivo

-

22

812,0 €

36,9 €

ottimo/no arredo

palazzo signorile forte passaggio sia pedonale che veicolare fermata autobus 49 davanti al locale

a pochi passi dalla metropolitana MM1 Amendola

4 SHRINKING SAN SIRO

149


sembra “preferire l’abbandono alla rinascita del quartiere” (Vanni, 2012). Caso citato in più articoli quello dei tre giovani costretti a rinunciare ad avviare il loro progetto d’impresa, tra l’altro premiato dalla Camera di Commercio, perché Aler richiedeva costi d’affitto troppo alti per uno spazio al Gratosoglio sul quale erano pronti a scommettere. Un articolo pubblicato da periferiemilano.it nel marzo 2014 testimonia che sono stati i commercianti stessi, riuniti nell’associazione Asco San Siro, a portare la problematica dello svuotamento all’attenzione mediatica, lanciando “l’allarme per

Confronto tra i costi di affitto al mq dei locali Aler del quartiere e alcuni locali privati intorno al quartiere fonte: interviste; www.immobiliare.it

valore locazione (€/mq mensili)

€ 45,0

€ 40,0 locali privati situati in punti di interesse commerciale per il quale il valore commerciale aumenta sensibilmente (circonvallazione, zona OMI CO2 PAGANO- SEMPIONE WASHINGTON)

€ 35,0

€ 30,0 € 25,0 € 20,0 € 15,0

€ 11,20

VALORI PREVISTI DALL'AGENZIA DELLE ENTRATE [2014] PER LA ZONA OMI D24

€ 10,0

€ 7,80 € 5,0 € 0,0

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

LOCALI ALER [quartiere San Siro - zona OMI D24] valore medio affitto

19 €/mq al mese

150

11

12

13

1

2

3

4

5

6

7

8

9

LOCALI PRIVATI [intorno quartiere San Siro - zona OMI D24] valore medio affitto

18 €/mq al mese

10

11

12

13


1

locale in affitto

differenze di di affitto dei locali

40prezzo

6,0-88,3€/mq x mese

...€/mqxmese

quotazioni immobiliari previste dall’Agenzia delle Entrate per il primo semestre 2014

13,5-18,0 €/mq xmeese

euro

locale aler inattivo

36,90 €/mq

26

0

12,50 €/mq

ASS. DONNE IN RETE

18,50 €/mq

15

2

40,00 €/mq

25

PIZZA KEBAB

21,40 €/mq

20,70 €/mq

1

BAR

14

25,2 €/mq

8

BAR

18,60 €/mq

EX MOBILIFICIO

CARROZZERIA

13

19,20 €/mq

11/12

20,00 €/mq

7

PANETTERIA

18,30 €/mq

4

BAR

21,80 €/mq

9

COMPUTER

18,30 €/mq 5

EX LAVANDERIA

6 18,20 €/mq

AUTOFFICINA

17,60 €/mq

3

39,60 €/mq

15,00 €/mq

23

16

CARTOLERIA

20,00 €/mq

10

26,40 €/mq

21

17,50 €/mq 18,30 €/mq

18

24,40 €/mq

17

22

15,85 €/mq

19 36,20 €/mq

24

7,8-11,2 €/m mq x mese

151 15,40 €/mq

20


il rischio “desertificazione” del territorio a causa del possibile abbandono dei negozi Aler”. Essi hanno individuato il principale motivo alla base di queste dinamiche nei prezzi elevati: “anche 25.000 euro l’anno, ben più alti di quelli di mercato di altri quartieri limitrofi” (Cherubini, 2014). Viene nuovamente riportato come l’attivazione di politiche in grado di contrastare il processo di abbandono dei piani terra sarebbe economicamente conveniente per l’azienda stessa che invece, al momento, “ha meno entrate a seguito delle cessate locazioni”, e anche per i quartieri ERP, che “richiedono una rigenerazione sociale e abitativa’” che potrebbe essere innescata con un pensiero strutturato sui numerosi spazi ai piani terra.

“Noi siamo qui dal ’54 e non ce ne siamo andati solo perché siamo “virtuosi” e perché vengono da noi da tutta Milano. Ma Aler non ci ha riconosciuto niente, è stato impossibile instaurare un dialogo. La piazza si sta svuotando” Ivan, ferramenta, piazzale Selinunte

Manutenzione dei locali I canoni di locazione elevati purtroppo non corrispondono a un vantaggio economico né per quanto riguarda lo stato di conservazione e di manutenzione dei locali, né in termini di tutela e assistenza privilegiata da parte dell’ente gestore. Come confermato dai commercianti, una volta ottenuto lo spazio in locazione è necessario provvedere a proprie spese alla sua ristrutturazione e messa a norma, nonché alla sua manutenzione in fase di utilizzo; al contrario, gli esercizi commerciali privati sono sempre messi in affitto in buono stato e quasi sempre già ristrutturati, come riportano gli annunci on-line. Nonostante queste mancanze Aler continua ad aumentare i canoni di locazione, con il pensiero forse

152

“La manutenzione del locale è tutta a carico nostro, Aler non fa niente. Noi appena riusciamo abbiamo in programma di andarcene, magari all’estero” Sabrina, barista, piazzale Selinunte


che questo possa aiutare a colmare l’enorme buco che pesa sul bilancio dell’azienda. Al contrario, invece, aumentano le cessate locazioni e diminuiscono gli introiti nelle casse di Aler. La somma dei fattori descritti rende spesso e volentieri più conveniente affittare un locale da un privato piuttosto che da Aler. Un caso esemplare a San Siro è rappresentato dalla ex-lavanderia, situata in un grande locale di 160 metri quadri in piazzale Selinunte. Il titolare della lavanderia, in quartiere da 45 anni, è proprietario di un’altra lavanderia pochi metri fuori dal quartiere, in via Zamagna. Nel 2013 è stato costretto a chiudere l’attività in piazzale Selinunte per i costi d’affitto troppo alti, mentre continua a proseguire bene l’attività in via Zamagna. Simile il caso di un’altra attività in piazzale Selinunte, la farmacia, in affitto in un immobile ad angolo con via Zamagna. A gennaio 2015, quando Aler ha deciso di mettere in vendita il locale della ex lavanderia, il gestore della farmacia ha deciso di acquistarlo, probabilmente perché più conveniente che continuare a pagare l’affitto.

La gestione di Aler: un modello da ripensare È possibile accedere al patrimonio di spazi non residenziali Aler tramite contratti di affitto o di vendita. Per ottenere uno spazio in affitto, è necessario verificare su un elenco pubblicato on-line quali sono i locali commerciali disponibili e rivolgersi direttamente all’Ufficio Gestione Immobili Commerciali, per avviare una eventuale

4 SHRINKING SAN SIRO

153


trattativa. In qualità di associazione è possibile richiedere uno spazio a canone agevolato che, a seconda dei casi, può ottenere uno sconto fino al 50% rispetto ad un’attività commerciale. Alle associazioni vengono riservati solitamente locali meno interessanti commercialmente, anche se le decisioni vengono prese caso per caso direttamente dall’Ufficio Immobili Commerciali. La vendita viene invece strutturata attraverso aste pubbliche. Valutando l’andamento delle aste pubbliche degli ultimi tre anni (circa due aste all’anno) , sono emersi dei dati interessanti. Innanzitutto, il numero dei negozi acquistati è molto basso: su 268 proposte di vendita a Milano e provincia, solo 62 sono stati gli immobili acquistati, ovvero il 23%. Inoltre, sul totale dei 112 negozi sfitti messi all’asta, solo 9 sono stati acquistati. Gli acquirenti, quindi, erano affittuari che avevano già il negozio in locazione e che, probabilmente, hanno preferito comprarlo piuttosto che continuare a pagare canoni di affitto così elevati. La messa all’asta dei negozi non è stata quindi risolutiva per il problema dei locali sfitti, ne’ tantomeno la messa in locazione, non essendoci un palpabile vantaggio rispetto alle offerte di mercato (ad eccezione delle locazioni per associazioni). Potrebbe essere interessante verificare se il Piano Vendite Straordinario lanciato da Aler all’inizio dell’anno 2015 sia stato in grado di modificare la situazione. In effetti, se si considera l’andamento degli acquisti nelle aste degli ultimi tre anni, l’asta del Piano Vendite (29 gennaio 2015) vede un netto aumento della

154


immobili messi all'asta 2012-2015

s tti 112 42%

b

locati 156 58%

a c locati

locati

a. sfitti: 112 42% b. locati: 156 58% c. venduti: 62 23%

sfitti 9/112 8%

s tti 9/112 8%

asta

negozi proposti tot

negozi venduti

sfitti locati

tot

a San Siro asta sfitti locati deserta proposti venduti

30.07.12 46

5

41

23

50% 2

21

23

-

18.12.12 45

14

31

8

18% 2

6

37

4

06.05.13 35

12

23

10

29% 1

9

25

-

-

24.09.13 50

25

25

6

12% 0

6

44

5

-

14.01.14 41

27

14

4

10% 2

2

37

1

-

19.06.14 21

11

10

2

10% 1

1

19

-

-

29.01.15 30

18

12

9

30% 1

8

21

4

1

112

156

62

23% 9

53

206

9

totale

268

-

Locali commerciali Aler messi all’asta a Milano e Provincia dal 2012 al 2015. I locali messi in vendita sono stati riproposti in molte aste successive poichè pochi sono stati venduti alla prima offerta. In particolare questo accade a San Siro, dove i locali proposti sono sempre gli stessi cinque; solo uno di questi è stato venduto nel 2015 fonte: www.aler.mi.it

4 SHRINKING SAN SIRO

155


percentuale di immobili acquistati (30% sul totale dei proposti) rispetto all’andamento discendente delle aste precedenti. Sono stati considerati quattro negozi “campione” fra quelli in vendita a Milano per verificare a che prezzo sono stati proposti con il Piano Vendite e con le aste precedenti: si è verificato che, sebbene i prezzi da un’asta all’altra tendessero sempre ad avere una piccola diminuzione, con il Piano Vendite c’è stata una netta diminuzione del prezzo base d’asta, fatto che ha probabilmente spinto più potenziali acquirenti a farsi avanti. Tuttavia, l’ottica con la quale sono stati abbassati i prezzi non risponde tanto a un’idea di risanamento e attenzione al tema dello svuotamento, quanto a una vera e propria “svendita” da parte di Aler, che punta sull’alienazione dei propri beni per risanare le casse dell’azienda (vendendo non solo i locali commerciali ma prezzo proposto piano vendite (euro/mq) anche gli alloggi). A dimostrazione di ciò, solo uno sui 18 negozi sfitti prezzo proposto asta precedente (euro/mq) proposti a Milano e Provincia è stato acquistato. 2.100 1.800

1.793

percentuale di immobili venuti per singola asta

1.454

1.400 1.170

50% 1.148

990

30%

29% 18%

156

5

4 6.1

1.1 29 .0

4 1.1

3 9.1

3 5.1

2

10%

19 .0

piazza selinunte 4

10%

14 .0

piazza fusina 2

24 .0

via cilea 4

prezzo asta precedente (euro/mq) prezzo piano vendite (euro /mq)

30 .0

via lucca 44

06 .0

-36%

2.1

-31%

18 .1

-45%

7.1

-16%

2

12%

Immobili venduti a Milano e Provincia dal 2012 al 2015 fonte: elaborazioni su www.aler.mi.it


via lucca 44 [80 mq] data asta

prezzo base d'asta

prezzo unitario

mq

piazza selinunte 4 [182 mq] variazione rispetto al costo precedente

prezzo base d'asta

mq

prezzo unitario

336.700,0 €

182,0 €

1.850,0 €

variazione rispetto al costo precedente

30.07.2012 18.12.2012 06.05.2013 24.09.2013

112.000,0 €

80,0 €

1.400,0 €

327.600,0 €

182,0 €

1.800,0 €

-3%

14.01.2014

112.000,0 €

80,0 €

1.400,0 €

0%

327.600,0 €

182,0 €

1.800,0 €

0%

80,0 €

1.170,0 €

-16%

208.845,0 €

182,0 €

1.147,5 €

-36%

19.06.2014 29.01.2015 93.600,0 € (piano vendite)

via cilea 4 [58 mq] data asta

prezzo base d'asta

mq

prezzo unitario

104.000,0 €

58,0 €

1.793,1 €

piazza fusina 2 [31 mq] variazione rispetto al costo precedente

variazione rispetto al costo precedente

prezzo base d'asta

mq

prezzo unitario

68.200,0 €

31,0 €

2.200,0 €

65.100,0 €

31,0 €

2.100,0 €

-5%

45.059,0 €

31,0 €

1.453,5 €

-31%

30.07.2012 18.12.2012 06.05.2013 24.09.2013 14.01.2014 19.06.2014 29.01.2015 57.420,0 € (piano vendite)

58,0 €

990,0 €

-45%

Variazione del prezzo proposto per quattro locali Aler nelle diverse aste successive; si registra una rilevante diminuzione del prezzo nell’ultima asta, inserita nel piano vendite fonte: www.aler.mi.it

4 SHRINKING SAN SIRO

157


DUE MODELLI A CONFRONTO: IL COMUNE DI MILANO

SCHEDA 6

Anche il Comune di Milano è proprietario di buona parte dell’edilizia pubblica milanese e di conseguenza di numerosi spazi ai piani terra1. Si è voluto mettere a confronto il modello di gestione Aler con quello dell’Amministrazione, per verificare con che differenze i due enti affrontano un tema comune e se il Comune sia riuscito ad avviare un processo più attento di gestione degli spazi. Come Aler, anche il Comune di Milano struttura la vendita e la locazione degli immobili commerciali tramite gare di evidenza pubblica, con assegnazione al miglior offerente. Esiste però una differenza fondamentale fra i due modelli di gestione. L’Amministrazione ha infatti dimostrato di avere uno sguardo più sensibile sul tema urgente dello svuotamento, riconoscendo l’importanza di adottare un’ottica di riuso: “l’atteggiamento che ha guidato la progettualità dell’Amministrazione sul tema dei vuoti, seppur di piccole dimensioni e localizzato in modo sparso nella città, ha inteso questi come possibili luoghi strategici in cui intervenire con progetti di riattivazione, come occasioni per riaprire un discorso e una sperimentazione su nuove modalità di intervento e rigenerazione dei quartieri di edilizia pubblica” (Ranzini, 2014, p.41). Il passaggio fondamentale verso una visione di questo tipo è avvenuto nel 2012, con l’approvazione di una delibera comunale2 in cui si stabiliscono nuovi criteri per la concessione d’uso degli immobili di proprietà comunale, tesi a valorizzare progetti finalizzati allo sviluppo di attività culturali, sociali ed economiche. Per ottenere questo obiettivo il Comune non ha scelto come mezzo dei bandi specifici ma quello di una vera e propria delibera in quanto, come viene specificato dalla delibera stessa, si intende “promuovere il riuso del patrimonio esistente pubblico e privato come forma di politica urbana”. Viene quindi riconosciuta l’importanza 1

Al 2014 il Comune è proprietario di 790 spazi non residenziali al piano terra, di cui 155

inattivi (Cognetti, 2014a). 2

158

Delibera della giunta comunale del 28.09.2012, n. 1978, consultabile dal sito del

Comune di Milano nel settore “casa e assegnazione spazi”.


SCHEDA 6 politica di adottare un’ottica di riuso, inteso sia come valorizzazione dell’esistente sia come motore per uno sviluppo sociale e culturale della città. La delibera prevede quattro diverse situazioni di riuso: A. spazi inutilizzati e da recuperare. Immobili inutilizzati e in stato di degrado, da destinare a progetti orientati a sviluppare l’interazione fra creatività, formazione e cultura (coworking, spazi showroom/vendita, prodotti di arte, aree espositive, spazi per associazioni, spazi multiuso, ecc). La ristrutturazione avviene a carico dell’assegnatario (poiché l’Amministrazione non ha fondi a sufficienza). Gli immobili messi a bando possono essere assegnati, anche ad uso gratuito, per una durata massima di trent’anni (da stabilire caso per caso). B. spazi destinati alla realizzazione di progetti specifici da parte di associazioni senza fini di lucro. Si tratta di bandi per associazioni senza scopo di lucro che possono prevedere la concessione ad uso gratuito, per un massimo di tre anni, di immobili liberi per i quali sarà stata presentata una proposta di interesse pubblico, con una preferenza particolare per progetti tesi a risanare le situazioni critiche delle periferie. Come negli altri casi, la conduzione e manutenzione ordinaria dell’immobile è a carico degli assegnatari, in modo da sopperire all’impossibilità del Comune di attivare interventi di manutenzione. C. spazi destinati alla realizzazione di progetti per lo sviluppo della nuova imprenditoria e per progetti aventi finalità sociali. Assegnazione, tramite procedure di evidenza pubblica, di spazi in locazione in quartieri periferici a progetti imprenditoriali meritevoli, proposti da lavoratori autonomi e piccoli produttori indipendenti. Per le imprese costituite da meno di tre anni, il canone è abbattuto fino al 90% per i primi cinque anni di attività. Le spese di manutenzione e ristrutturazione sono a carico dei conduttori. Per questo tipo di situazione è stata prevista una collaborazione con Aler, i cui immobili potranno essere compresi fra quelli messi a bando. D. spazi nei contesti di Edilizia Residenziale Pubblica. Progetti dedicati

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SCHEDA 6 specificatamente ai quartieri ERP. Vengono emanati periodicamente “Bandi integrati multifunzione” per l’assegnazione delle unità immobiliari non residenziali sfitte e per favorire processi integrati di rigenerazione culturale, sociale ed economica. Obiettivi dei bandi sono la promozione di iniziative di coesione sociale e sviluppo economico, la garanzia di un presidio più efficace sul territorio durante l’arco della giornata e, non meno importante, rendere più appetibili spazi che messi a bando singolarmente risulterebbero di difficile assegnazione. Prodotti significativi di queste linee guida sono state varie esperienze importanti per la riattivazione di contesti locali e per il sostegno “a progetti nascenti di imprenditorialità giovane e creativa” (Ranzini, 2014, p.45). Per citarne alcuni: il progetto “Tira su la clèr” ha portato all’assegnazione di 20 spazi per l’esercizio di attività di impresa nei quartieri Chiesa Rossa, Niguarda e Quarto Oggiaro, con l’ingresso di attività come laboratorio di video-making, laboratorio di tappezzeria e restauro d’interni, punto vendita dedicato alla mobilità sostenibile e alla cultura “no-oil” (Cognetti, 2014a); il caso della ExPanetteria di via Solari, dove si organizzano incontri e attività culturali, che è oggi “un luogo di sperimentazione di nuove forme di dialogo e coprogettazione tra soggetti diversi, interni ed esterni al quartiere, e istituzioni, che si sono attivati per rendere questo luogo una soglia tra città e quartiere, laboratorio di progettualità e creatività per la città” (Ranzini, 2014, p.45); il caso della Palazzina P7, nell’area dell’ex macello pubblico di Milano, che ora ospita spazi di coworking, di aggregazione di quartiere e di studentato a prezzi low-cost.

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Le “buone pratiche” di riuso derivate dalla delibera comunale sono state monitorate in una mappa, “Milano Spazio Comune”, consultabile on-line sul sito del Comune (settore” casa e assegnazione spazi”), in cui sono segnalate e suddivise per categorie tutte le esperienze di riuso di spazi inattivi in immobili di proprietà comunale. L’attenzione dell’Amministrazione ha anche trovato sostegno nella collaborazione con altri enti, come il Politecnico di Milano e l’associazione Temporiuso.net, che hanno messo a disposizione il loro bagaglio di conoscenze per supportare e integrare il lavoro di recupero dei vuoti urbani.


SCHEDA 6 In questa sede non vuole essere proposta un’analisi attenta degli esiti e conseguenze che ha avuto la nuova progettualità dell’Amministrazione sul tema degli spazi inutilizzati, a cui sono sicuramente sortite conseguenze di più o meno valore; si vuole però sottolineare come il cambiamento di sguardo sul tema degli spazi ai piani terra sia stato l’inizio di un processo di valorizzazione della città esistente. Questa logica non si ritrova affatto in Aler, che per guidare le sue scelte di gestione continua a scegliere esclusivamente l’innalzamento dei prezzi e non la valorizzazione e promozione del suo patrimonio ai piani terra, nonostante la indubbia convenienza economica, per l’azienda, e sociale, per i quartieri.

La collaborazione fra Comune di Milano e Politecnico è avvenuta nell’ambito di alcune esperienze importanti: “Ri-formare Milano” è un progetto didattico avviato nel 2013 che ha coinvolto docenti e studenti nell’esplorazione progettuale di aree ed edifici abbandonati, segnalati dall’Assessorato all’Urbanistica del Comune. Altra esperienza di collaborazione è stata attivata con Polisocial, programma di responsabilità sociale accademica, con il quale è stato avviato un progetto di ricerca sul tema degli alloggi sottosoglia e degli spazi ai piani terra di proprietà comunale (Cognetti F., 2014a). Temporiuso.net è un’associazione culturale per la promozione di progetti di riuso temporaneo di spazi in abbandono (progetto Revolve al mercato Montegani, P7 Palazzina Liberty nella ex portineria dei Mercati Generali) e gestisce il processo di riuso temporaneo e facilitando il passaggio di informazioni, documenti, permessi amministrativi tra la proprietà e i futuri usufruttuari temporanei.

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Condizione sociale del quartiere Un ultimo livello di approfondimento sul fenomeno di svuotamento a San Siro è legato strettamente a fattori interni al quartiere. San Siro raccoglie infatti una pluralità di elementi territoriali, fisici e sociali che nel tempo hanno rafforzato, da un lato, l’immagine di marginalità e il carattere “introverso” di questa parte di città (Proposta Contratto di Quartiere II, Relazione Programatica) e dall’altro generano una serie di problematiche e conflitti interni che hanno conseguenze anche sulla già debole situazione commerciale. Da un lato l’immagine del quartiere che si è costruita nel tempo (e questo è un problema che coinvolge in generale gli ambiti di edilizia pubblica) porta la popolazione esterna a sfruttare molto limitatamente i servizi presenti in quartiere e, molto probabilmente, anche nuove imprese e attività commerciali a evitare di localizzarsi al suo interno, se non supportate da iniziative di promozione e sensibilizzazione da parte delle istituzioni o di altre iniziative (come visto per esempio nel caso del Comune di Milano). In particolare l’immagine di forte degrado edilizio, la percezione ingigantita del disagio sociale ed economico che grava sugli abitanti dei quartieri ERP e la significativa connotazione etnica degli spazi pubblici accrescono nell’opinione pubblica un senso di insicurezza e diffidenza verso il quartiere, ispessendone i confini con il resto della città e aumentando la percezione di “ghetto”. Questa serie di pregiudizi, di certo costruiti su un fondo di

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“Gli affari vanno così così, adesso vogliamo cercare di promuovere il negozio al di fuori del quartiere. La gente qui è povera, non può comprare” Simona, Supercarni, piazzale Selinunte

problematiche esistenti ma estremizzati e banalizzati per una mancata conoscenza della realtà del quartiere, sono inoltre alimentati dalla gran parte della rassegna stampa che, con il tempo, ha contribuito a creare un’immagine appiattita e stigmatizzante del quartiere enfatizzandone e strumentalizzandone gli aspetti problematici. Si pensi, per esempio, all’attenzione mediatica che, alla fine del 2014, ha riportato sotto i riflettori i temi dell’abusivismo e della criminalità legati all’emergenza abitativa nei quartieri popolari milanesi, attenzione che, sebbene di breve durata, ha inflitto un’ulteriore ferita ai problemi di San Siro. D’altro lato, all’immagine che si è costruita di San Siro corrispondono delle problematiche reali interne di disagio sociale e abitativo che frenano ulteriormente la ripresa del piccolo commercio locale e alimentano le dinamiche di abbandono degli spazi non residenziali. Un elemento che più di altri si ripercuote sulle difficoltà dei commercianti è il basso potere d’acquisto che, nonostante la varietà dei profili abitativi, costituisce un denominatore comune fra gli abitanti del quartiere. Vi è una parte di popolazione “autoctona” anziana che percepisce la sola pensione, spesso minima e funzionale a sostenere una pluralità di spese, e una “quota rilevante di popolazione straniera per la quale il lavoro continua ad essere una questione problematica, spesso legata a lavori incerti e saltuari, oppure gravata dalla difficoltà della componente femminile (soprattutto se di origine araba) ad inserirsi nel sistema lavorativo” (Proposta Contratto di Quartiere II, Relazione Programatica, p.22). Gli esercizi che funzionano meglio, pertanto, sono quasi sempre

4 SHRINKING SAN SIRO

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quelli che riescono a estendere il loro campo di relazioni a una rete sovra-locale che assicuri una clientela più varia, come nel caso dello storico ferramenta Cibien in piazzale Selinunte o il ristorante indiano-nepalese Namasté. Questo aspetto è particolarmente importante per i commercianti italiani, che si sono visti in difficoltà con il forte ricambio di popolazione che è esploso in particolare dagli anni Novanta quando sono sensibilmente aumentate le assegnazioni di alloggi popolari a immigrati stranieri. L’offerta commerciale è allora mutata rapidamente, portando all’interno del quartiere e ai suoi margini attività commerciali etniche a servizio delle nuove popolazioni residenti38, contribuendo a dare in parte nuova vitalità al piccolo commercio locale ma anche a creare maggiori difficoltà alla popolazione italiana, che ha pertanto rivolto lo sguardo maggiormente al di fuori del quartiere. Ci sono dei macro oggetti a San Siro che, nonostante il loro carattere di “eccezionalità”, sono dei contenitori vuoti da molti anni. Le vicende che li hanno portati al loro stato attuale raccontano di una mala gestione che va al di là delle dinamiche che coinvolgono gli altri spazi “ordinari” ai piani terra e per questo necessitano di un approfondimento. 8

Attualmente a San Siro la concentrazione di stranieri è pari circa al 45%, più del

doppio della media milanese e della media degli abitanti di quartieri ERP. (Cognetti, (2014b), pp. 112-120). Le attività commerciali straniere in quartiere sono invece il 46%, con prevalenza di esercizi di ristorazione (da osservazione diretta).

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“Questo negozio in via Zamagna funziona molto meglio di quello che avevamo in piazzale Selinunte. E non è solo per l’affitto, ma anche per la clientela. In quartiere la gente non ha molti soldi, fuori dal quartiere invece la situazione è molto diversa” Valerio, lavanderia, via Zamagna (fuori dal quadrilatero popolare)


SCHEDA 7

STORIE DI GESTIONE INEFFICACE: I MACRO OGGETTI

EX O.N.M.I. L’edificio, 740 mq, ha ospitato fino agli anni Ottanta la sede dell’Opera Nazionale Maternità e Infanzia [verificare] ed è ora vuoto da trent’anni. È un grande contenitore che rappresenta un simbolo per gli abitanti: servizio in quartiere sin dai tempi della sua realizzazione, è ora rappresentazione dell’inefficienza delle istituzioni che, nonostante le svariate richieste avanzate nel tempo da cittadini e associazioni per il recupero della struttura, non sono riuscite ad avviare alcun progetto di recupero. La breve panoramica temporale in seguito sintetizza le vicende che si sono succedute per cercare di avviare la ristrutturazione dell’edificio. Nessuna iniziativa ha mai avuto seguito. 1996 Un’analisi compiuta dalla ex zona 19 denuncia l’alta concentrazione di persone con disagio psichico a San Siro. L’ O.n.m.i. viene proposto come nuova sede distaccata del Cps, Centro Psicosociale di zona (altrimenti di sede nel quartiere Gallaratese). anni ‘90 Con il progetto di trasformarlo in un Cps, la Asl di competenza (ex zona 19) paga l’affitto ad Aler per l’edificio, tuttavia inagibile. 2000 Il recupero dell’Ex O.n.m.i. viene inserito all’interno del P.R.U. (Piano Recupero Urbano) San Siro. L’obiettivo era quello di insediare un centro socio educativo per lo svolgimento di attività a favore di portatori di handicap. L’intervento sarebbe stato a carico di Aler con la partecipazione del Consorzio T.P.Q..Per l’assegnazione della gestione del centro, mediante un bando, viene individuata la cooperativa “Rieducazione Motoria” che opera con ragazzi disabili. Questa avrebbe gestito la struttura per venticinque anni versando ad Aler un canone di locazione. 2006 Il progetto precedente non viene realizzato. 2013 In un comunicato stampa del 23 maggio 2013 l’assessore alla casa Benelli comunica che saranno avviati i lavori di ristrutturazione dell’Ex O.n.m.i. al fine di realizzare un presidio socio sanitario a servizio del quartiere, grazie all’impegno congiunto di Aler,

fonti: Regina, (2000); Seduta del Consiglio Comunale del 25 marzo 2002, consultabile su fc.retecivica.milano.it; Proposta Contratto di Quartiere II Quartiere S. Siro, Allegato 2 – Relazione Programmatica, p. 46; www.comunedimilano.it

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SCHEDA 7 Comune di Milano e Regione. 2015 Nessun lavoro è stato ad oggi compiuto. Si ipotizzano 1,65 milioni di euro per la ristrutturazione a causa della situazione di degrado.

LA TORRAZZA fonti: Seduta del Consiglio Comunale del 25 marzo 2002, consultabile su fc.retecivica. milano.it; http://urbanfilemilano. blogspot.it; http://latorrazza. aprioriapp.com; intervista a un abitante di San Siro

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Il piano terra commerciale della Torre Segesta, detta “la Torrazza”, è stato oggetto di minori “peripezie” rispetto all’ Ex O.n.m.i. Tuttavia ciò che colpisce di questo caso è che lo spazio commerciale alla base dell’edificio, di ben 150 mq e in una posizione strategica dal punto di vista commerciale, non solo è sempre rimasto inutilizzato, ma non è stato neanche mai terminato, rendendolo attualmente inutilizzabile se non a seguito di lavori di completamento. Dove ora c’è la Torrazza c’era sempre stato un edificio di un piano in cui si sono succedute varie attività commerciali. Come racconta un abitante del quartiere, l’ultimo commerciante ad utilizzare quel blocco ribassato era stato Pippo, il barista, che ora continua la sua attività quasi quarantennale in un altro locale Aler che si affaccia sulla piazza. Con delibera della Giunta Regionale del dicembre 1999 la Regione aveva approvato la graduatoria complessiva relativa alle proposte di P.R.U. inviate dai Comuni e assegnò all’Aler un finanziamento di circa 2 milioni e 582 mila euro per il P.R.U. San Siro. Come operatore privato, il cui contributo nel finanziamento di parte degli interventi è necessario per legge, venne individuato il Consorzio T.P.Q. il quale propose, tramite la cooperativa La Torrazza, la realizzazione di un edificio di edilizia residenziale convenzionata, la Torre Segesta, per soddisfare le esigenze abitative di 24 soci della cooperativa. Oltre all’edificio si propose anche la realizzazione (avvenuta) di 100 box auto nel sottosuolo di via Zamagna, comprensivi dei parcheggi di pertinenza dei nuovi alloggi, e la sistemazione del relativo spazio in superficie. La costruzione della torre venne ultimata nove anni dopo. Durante il cantiere, sempre secondo quanto riportato dall’abitante che ha raccontato questa storia, il bar dove ora sorge l’edificio era stato spostato dal Aler “provvisoriamente” nel locale dove è tutt’ora, con l’accordo che si sarebbe poi spostato nuovamente al piano terra della torre, ma con l’interruzione dei lavori questo non è mai successo.


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168


4 IL PROGETTO i vuoti come risorsa per un futuro possibile

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VUOTI VUOTI VUOTI

SPAZIO SPAZIO SPAZIO PUBBLICO PUBBLICO PUBBLICO

DINAMICHE DINAMICHE DINAMICHE DI DIGESTIONE GESTIONE DI GESTIONE CANONI CANONICANONI D’AFFITTO D’AFFITTO D’AFFITTO AUMENTATI AUMENTATI AUMENTATI

SUOLI SUOLIINUTILIZZATI INUTILIZZATI SUOLI INUTILIZZATI

MANCANZA MANCANZA DIDISERVIZI DI SERVIZI MANCANZA SERVIZI ININQUARTIERE IN QUARTIERE QUARTIERE

/ /mq mq

/ mq

COSTI COSTINON NON COSTI NON SOSTENIBILI SOSTENIBILI SOSTENIBILI / /mq mq

SPAZI DIDIPRIVI DI SPAZIPRIVI PRIVI SPAZI IDENTITÀ IDENTITÀ IDENTITÀ

MANCANZA MANCANZA DIDIFUNZIONI DI FUNZIONI MANCANZA FUNZIONI ATTRATTIVE ATTRATTIVE PER PER L’ESTERNO ATTRATTIVE PERL’ESTERNO L’ESTERNO

MOLTIPLICAZIONE MOLTIPLICAZIONE MOLTIPLICAZIONE VUOTI VUOTI VUOTI

DEGRADO DEGRADO DEGRADO

PERDITA PRESIDIO PERDITAPERDITA PRESIDIO PRESIDIO SULLA SULLASTRADA STRADA SULLA STRADA INCURIA INCURIAINCURIA

/ mq

MANCANZA MANCANZA MANCANZA DIDI DI GARANZIE GARANZIE EE GARANZIE E DIALOGO DIALOGO CON CONALER ALER DIALOGO CON ALER

MANCANZA MANCANZA MANCANZA DIDISPAZI SPAZIDI DIDISPAZI DI SOCIALITÀ SOCIALITÀ SOCIALITÀ / /mq mq

/ mq

SVUOTAMENTO SVUOTAMENTO SVUOTAMENTO AUMENTO AUMENTO AUMENTO CONFLITTI CONFLITTI CONFLITTI

SPOSTAMENTO DI SPOSTAMENTO SPOSTAMENTO DIDI ALL’ESTERNO ATTIVITÀ ATTIVITÀATTIVITÀ ALL’ESTERNO ALL’ESTERNO

ABBANDONO ABBANDONO ABBANDONO

PERDITA SOCIALITÀ PERDITAPERDITA SOCIALITÀ SOCIALITÀ PENURIA DI RISORSE PENURIA PENURIA DIDIRISORSE RISORSE IN QUARTIERE ININQUARTIERE QUARTIERE

Dinamiche di shrinkage a San Siro

IPOAPZPUIUOBBBPBLU BOLICO LIC IBCO SSPPAAZZSIO 170

MAPPATURA MAPPATURA MAPPATURA DEI DEISUOLI SUOLI DEI SUOLI INIZIATIVE INIZIATIVE INIZIATIVE DELLA DELLACITTA’ CITTA’ DELLA CITTA’

CONNETTERE CONNETTERE CONNETTERE II I SISTEMI SISTEMI SISTEMI DI DISPAZI SPAZI DI SPAZI

TRASFORMAZIONI TRASFORMAZIONI TRASFORMAZIONI SUI SUISUOLI SUOLI SUI SUOLI

CONVERTIRE CONVERTIRE CONVERTIRE SUOLI SUOLISUOLI


Con questa ricerca, fino ad ora si è mostrato come la presenza di numerosi vuoti non residenziali sia una problematica forte nel quartiere San Siro. Lo svuotamento in atto, in aumento negli ultimi cinque anni, ha causato non solo un forte impoverimento dei servizi di prossimità, ma anche il venir meno del ruolo del commercio come “motore di socialità” per gli abitanti del quartiere. Se da un lato ci sono i grandi “macro oggetti” vuoti come l’ex O.n.m.i, 740 metri quadri da trent’anni simbolo di abbandono e indifferenza al tema da parte di proprietari e istituzioni, dall’altro ci sono tutte quelle piccole attività al piano terra, commerciali e non, che, abbassando le loro serrande, rendono le strade meno vivibili e presidiate. La tesi ha poi indagato il complesso quadro di ragioni e dinamiche che alimenta questa situazione. Se la crisi del piccolo commercio è un fattore noto nell’epoca della crisi economica e dei centri commerciali, ci sono dinamiche più specifiche e locali che rendono il caso di San Siro particolarmente complesso. Oltre alle critiche condizioni sociali del quartiere, le difficoltà di Aler nella gestione degli spazi fanno si che i canoni di locazione siano spesso non sostenibili, specialmente per degli immobili di edilizia pubblica, e questa è una delle principali cause che portano gli esercizi alla chiusura. La gestione Aler si è rivelata inoltre poco attenta al valore aggiunto degli spazi, ovvero la loro valenza di motori di socialità e rigenerazione del contesto in cui si trovano: non è stata prevista nessuna forma di incentivazione per attività a sfondo sociale o gestite da giovani; ogni locale è stato concepito semplicemente come bene da affittare o da mettere in vendita.

5 IL PROGETTO

171


PERDITA PRESIDIO SULLA STRADA

ABBANDONO

INCURIA PERDITA SOCIALITÀ

PENURIA DI RISORSE IN QUARTIERE

PU SPAZIO BBLICO MAPPATURA DEI SUOLI INIZIATIVE DELLA CITTA’

CONVERTIRE SUOLI SOTTOUTILIZZATI A NUOVI USI

CONNETTERE I SISTEMI DI SPAZI

TRASFORMAZIONI SUI SUOLI

VE UO

’ / USI DEI VUO TI IVITA ATT

DEFINIZIONE DI NUOVI SPAZI COMUNI NEI CORTILI

PROCESSO PARTECIPATIVO

COMPRENSIONE DEI BISOGNI E DESIDERI

LUOGHI DI INTERESSE PER LA CITTA’

NECESSITA’ DI FUNZIONE ATTRATTIVA

ORTI URBANI

172

SPAZI GIOCO PER BAMBINI

DIALOGO TRA SOGGETTI LOCALI / USUFRUTTUARI / ISTITUZIONI

COMPETENZE INTERNE AL QUARTIERE

SOGGETTI PRODUZIONE COMPETENZE ESTERNI VALORE SOCIALE LOCALI COLLOCAZIONE SPAZIALE FUNZIONI

POLITICHE /G ES TIO N

CURA DELLO SPAZIO COMUNE

NECESSITA’ DI SERVIZI INTERNI

INDIVIDUAZIONE DI FUNZIONI

VOCAZIONE DEI SISTEMI

INIZIATIVE SOGGETTI LOCALI ARREDO URBANO

CREAZIONE DI POSTI DI LAVORO

IMPRENDITORIA LOCALE

SOGGETTO INTERMEDIO NUOVE MODALITA’ DI ACCESSO AGLI SPAZI VINCOLI SULLE ATTIVITA’

E

N

NUOVI SPAZI COLLETTIVI

RIAPPROPRIAZIONE PER FASI

PROGETTAZIONE PARTECIPATA

SENSIBILIZZAZIONE COMUNITA’ LOCALE E ISTITUZIONI

BANDO PER IL RIUSO DEI VUOTI

FESTIVAL EVENTI

CANONI ABBATTUTI RIUSO TEMPORANEO

DA GESTIONE COMMERCIALE A GESTIONE SOCIALE


Il progetto proposto allora non riguarda solamente il riuso degli spazi vuoti, ma definisce anche nuove modalità con cui questi potrebbero essere gestiti e come e in che tempi attivare delle forme di riuso, a partire dalle risorse locali attualmente presenti. Nella proposta assume quindi importanza fondamentale la dimensione temporale: il progetto non è inteso in chiave statica, come un’istantanea di San Siro al futuro, ma in chiave dinamica; il riuso degli spazi vuoti diventa il tassello di partenza per la costruzione di un percorso di rigenerazione del quartiere, che ha influenza sui suoi spazi pubblici e sulla sua vivibilità in generale.

Il progetto come la costruzione di un percorso

Il progetto come interazione fra riuso dei vuoti, trasformazione dello spazio pubblico e politiche di gestione

Il processo temporale delineato tiene insieme le tre tematiche principali su cui agisce il progetto. Una prima tematica è il riuso dei vuoti, intendendo questi come risorse portatrici di valore sociale in quartiere. Per essi è stato definito, in base alle istanze e richieste degli abitanti e dei soggetti locali e grazie al confronto con alcuni casi studio italiani e europei, un possibile quadro di destinazioni d’uso da insediare al loro interno. L’obiettivo non è stato quello di definire puntualmente le attività da insediare in ogni vuoto; sono invece stati considerati dei sistemi di spazi (cfr. il capitolo “Spazi altri alla casa” dell’Atlante), legati fra loro da relazioni di prossimità e da un medesimo spazio pubblico, che potessero essere tematizzati da un quadro di funzioni. Ci sono allora sistemi che hanno una vocazione più commerciale e attrattiva verso la città esterna, come

5 IL PROGETTO

173


il “sistema Ricciarelli” che potrebbe sfruttare il suo legame con le vie Dolci e Ricciarelli per insediare spazi attività legate alla ristorazione etnica, e sistemi che rispondono alle esigenze specifiche del quartiere, come il “sistema Selinunte”, punto di riferimento per San Siro, dove si potrebbero insediare attività di impresa e supporto sociale (laboratorio di riciclo, punto donne). Le attività proposte per il riuso dei vuoti coniugano da un lato l’esigenza di dare servizi di prossimità agli abitanti, dall’altro quella di attrarre in quartiere popolazioni esterne, esigenza più volte espressa anche dalle associazioni locali. In quest’ottica è stato ipotizzato l’insediamento a San Siro di una vera e propria polarità per il quartiere e per la città di Milano, da collocare all’interno dei tre “macro oggetti” vuoti da tempo: ex O.n.m.i., ex A.n.p.i. e piano terra della torre su Piazza Segesta. Per questo “sistema di macro oggetti” è stata ipotizzata la trasformazione in centro per la cultura araba, intendendo questo come un luogo di socializzazione, scambio, cultura e intrattenimento. La scelta di rappresentare la cultura araba è dovuta al fatto che è sicuramente la cultura straniera più presente in quartiere e che questa, con una serie di attività legate all’intrattenimento come hammam, ristorante etnico, sala da the, potrebbe essere di vero interesse per tante e varie culture e popolazioni presenti a Milano. La seconda tematica progettuale riguarda la trasformazione dello spazio aperto pubblico. Sebbene lo spazio aperto del quartiere sia stato disegnato in modo preciso e rigoroso, molti suoli pubblici

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Il progetto di riuso dei vuoti: vocazioni dei sistemi


VOCAZIONE DEI SISTEMI SISTEMA DI MACRO OGGETTI _legame fra tre grandi contenitori vuoti

S3 MONTEFALTERONA _sistema commerciale consolidato _legame con fronti commerciali esterni

M

_attività culturale e commerciale che possa essere un polo attrattore per la città di milano e portare utenze nuove in quartiere _attività che nasce a partire dalle competenze e potenzialità locali

spazi per attività commerciali

torrazza

S3

fronti commerciali

ex a.n.p.i.

S3

ex o.n.m.i.

S5 associazione alfabeti

ristoranti etnici

mapping san siro

S2

ristorante indiano nepalese

S1

S6

S2 MICENE ZAMAGNA _spazialità della via eccezionale nel quartiere _forte legame fra gli spazi altri _forte relazione fra le attività e lo spazio pubblico antistante _legame con ex O.N.M.I. spazi per botteghe, attività artistiche e artigianali e/o spazi attrattivi anche di sera

S1 SELINUNTE _piazza interna cuore del quartiere e punto di riferimento per gi abitanti spazi per imprese sociali che rispondano ai bisogni interni del quartiere

S5 ABBIATI _spazi sociali già attivi e attrattivi _legame con la città esterna spazi per imprese sociali con un potenziale attrattivo per la città S6 RICCIARELLI _potenziale legame con sistema di ristoranti etnici esterni al quartiere spazi per ristorazione etnica

5 IL PROGETTO

175


versano oggi in uno stato di sottoutilizzo e degrado. Un loro ripensamento diventa quindi centrale per la vivibilità del quartiere, soprattutto se ripensati nell’ottica dei sistemi di spazi: lo spazio aperto è infatti l’elemento che lega i vuoti e li configura come sistemi, tanto che diventa fondamentale pensare al riuso dei vuoti considerando allo stesso tempo la trasformazione dello spazio aperto che li lega e li valorizza. Le strategie di trasformazione dei suoli sono state definite secondo una precisa gerarchia: alcuni interventi consolidano in maniera forte i sistemi grazie ad una trasformazione unitaria del suolo (trasformazione del suolo); altri, tramite leggeri interventi con colori, rendono alcuni spazi sottoutilizzati dei suoli ibridi e utilizzabili in vari modi, da parcheggi a aree per il gioco a postazioni per il mercato ambulante (ibridazione del suolo); altri interventi si concentrano sul confine tra lo spazio pubblico e quello privato dei cortili, interponendo fra essi delle soglie o spazi di mediazione (definizione di spazi di mediazione). Le politiche di gestione, terza tematica progettuale, scandiscono il processo temporale, definendo tempi e modalità per il riuso dei vuoti e per la trasformazione dei suoli. Elemento principale del progetto di politiche, nonché tassello iniziale del percorso progettuale, è l’istituzione di un soggetto intermedio, un’agenzia che si occupi della gestione del processo di riuso e che funga da mediatore fra i soggetti locali e le istituzioni. L’agenzia si deve occupare di creare un accordo con le istituzioni (Comune e Regione) e con l’ente proprietario (Aler) al fine di

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Il progetto del suolo: gerarchie e livelli di trasformazione


PRESTAZIONI DEL PROGETTO

TRASFORMAZIONE DEL SUOLO _trattamento del suolo uniforme nel materiale e nella tipologia di intervento pedone

INDIVIDUAZIONE DI PUNTI _elemento puntuale in relazione con il macro oggetto antistante

automobile

pedone automobile

DEFINIZIONE DI SPAZI DI MEDIAZIONE _creazione di uno spazio di soglia tra pubblico e privato DEFINIZIONE DI SOGLIE _punti di accesso al quartiere

pedone automobile

pedone = automobile IBRIDAZIONE DEL SUOLO _definizione di aree mediante segni colorati a terra che delimitano spazi differenti a seconda dell’uso pedone = automobile

5 IL PROGETTO

177


via Mar Jonio + via Zamagna + piazzale Segesta

rendere possibile il riuso degli spazi vuoti; è poi responsabile della sensibilizzazione della comunità locale sul tema dello svuotamento, con l’organizzazione di eventi e momenti di progettazione partecipata che rendano gli abitanti stessi protagonisti nel cambiamento del loro quartiere. il processo di riuso dei vuoti parte con l’emanazione da parte dell’agenzia di un bando pubblico per l’assegnazione degli spazi; il bando è stato simulato e scritto (bando “Fatti Spazio”) e definisce le modalità e vincoli con cui deve avvenire il riuso. Obiettivo fondamentale del bando è far passare la gestione degli spazi dal modello puramente commerciale di Aler ad un modello sociale: con incentivi, agevolazioni finanziarie e forme di riuso temporaneo viene favorito l’insediamento di attività di natura sociale e che sfruttino l’imprenditorialità e le competenze degli abitanti e dei soggetti locali. Gli interventi sui suoli, invece, nascono come accompagnamento agli eventi e momenti di progettazione partecipata per il riuso dei vuoti: sugli spazi antistanti ai vuoti possono venire progettati arredi provvisori auto costruiti, avere luogo mappature con il colore, eventi e performance, il tutto con l’accompagnamento dell’agenzia ma ad opera di soggetti locali. Le trasformazioni sui suoli potrebbero avvenire così in modo partecipato e graduale, grazie al riconoscimento da parte delle istituzioni dell’importanza di intervenire per una loro nuova progettazione.

CENTRO DELLA CULTURA ARABA CAFFETTERIA / URBAN CENTER BIBLIOTECA SPAZI PER EVENTI SALA DA TE’ HAMMAM

piazza Montefalterona ATTIVITA’ COMMERCIALI

viale Mar Jonio SERVIZI PER IL QUARTIERE PORTINERIA DI QUARTIERE

via Abbiati IMPRESE SOCIALI E SPAZI SOCIALI

via Ricciarelli RISTORAZIONE ETNICA

piazza Selinunte ATTIVITA’ COMMERCIALI IMPRESE E SPAZI SOCIALI A SERVIZIO DEL QUARTIERE LABORATORIO DI RICICLO PUNTO DONNE

via Micene ATTIVITA’ ARTISTICHE E CULTURALI ATELIER / BOTTEGHE CAFFE’ LIBRERIA SPAZIO SOCIALE D’INCONTRO

178


5 IL PROGETTO

179


torrazza ex ANPI

via paravia asilo comunale

attività temporanee

incontri pubblici sul tema dei vuoti nuovi usi dello spazio pubblico interventi sul suolo con il colore mappatura dei suoli

performances ibridazione dei suoli

1 4

ex ONMI

via zamagna via micene

2 3

PORZIONE PRESA IN ANALISI

POLITICHE

EVENTI SPAZIO PUBBLICO SPAZI VUOTI

180

CENTRO CULTURALE

performances

mostre

concerti in vetrina sedute provvisorie

arredo autocostruito 5

6

COSTITUZIONE DI UN’AGENZIA Mapping San Siro società di consulenza artisti /organizzatori di eventi

CONVENZIONE CON ALER proposta per la riattivazione degli spazi non residenziali vuoti tavolo di lavoro fra Aler - Agenzia Comune di Milano - Regione

PROGETTO DI COMUNICAZIONE

APERTURA IN PROVA DEGLI SPAZI

promozione dei festival sensibilizzazione della cittadinanza

possibilità di ottenere uno spazio per un periodo di prova di massimo un mese

FESTIVAL DEI VUOTI FESTIVAL DEI SUOLI

3 giorni

3 giorni

MAPPATURA

suoli abbandonati e sottoutilizzati

BANDO “FATTI SPAZIO” riuso temporaneo spazi vuoti attività di impresa e di natura sociale promozione da parte dell’Agenzia PROGETTAZIONE PARTECIPATA

riappropriazione degli spazi sottoutilizzati da parte degli abitanti e soggetti locali

EVENTI SPOT

AZIONI TEMPORANEE SUI SUOLI SOTTOUTILIZZATI

arredo urbano autocostruito

SERRANDE APERTE

APERTURE SPOT

RIUSO TEMPORANEO

apertura degli spazi e attività all’interno

aperture per eventi di vario tipo arredi temporanei a carico degli usufruttuari

periodo di tre anni possibile rinnovo


urban center per la città portineria di quartiere sala da te’ e attività legate al futuro centro per la cultura araba

spazio culturale atelier

definizione di nuovi spazi pubblici rottura dei recinti nuovo confine pubblico-privato apertura parziale del centro culturale

spazi del centro della cultura araba attivi ridisegno degli spazi del cortile interno nuovi spazi pubblici sistema pedonale con pavimentazione uniforme apertura dei collegamenti interni al lotto

pedonalizzazione apertura parziale del centro culturale

BANDO PER IL CENTRO DELLA CULTURA ARABA ex O.n.m.i + ex A.n.p.i + Torrazza possibili finanziatori esterni coinvolgimento competenze locali REGIONE ente patrocinatore

ACCOMPAGNAMENTO AL RIUSO

agenzia funge da intermediario fra ente proprietario e usufruttuario e stipula i contratti per il riuso degli spazi

SOGGETTI LOCALI abitanti associazioni COMUNE ente patrocinatore

INTERVENTI DI TRASFORMAZIONE DEI SUOLI

percorso di progettazione e riqualificazione dello spazio pubblico ALER proprietario AGENZIA intermediario promotore

181

UTILIZZO PARZIALE

CENTRO CULTURA ARABA

prima fase di realizzazione del centro della cultura araba


CO

CENTRO DELLA CULTURA ARABA

EX A.N.P.I. 1

3 PRIMO PIANO

125 mq

125 mq

copertura con pannelli traforati

biblioteca/sala studio 30/40 posti PIANO RIALZATO accoglienza

muro esistente utilizzabile come base per esposizioni dell’asilo e del centro culturale

biblioteca/sala consultazione 100 mq

2

PIANO INTERRATO spazio polifunzionale per conferenze e scuola di lingua 40/50 posti

PERCORSO PUBBLICO collegamento fra gli edifici del centro culturale

3 area gioco di pertinenza dell’asilo

accesso all’asilo comunale

4

za nti

NO

CORTILE INTERNO di pertinenza degli abitanti del civico

5

VIA MICENE


PERCORSO PUBBLICO collegamento fra gli edifici del centro culturale

CENTRO DELLA CULTURA ARABA

CENTRO DELLA CULTURA ARABA

1

CENTRO DELLA CULTURA ARABA

2

EX O.N.M.I.

EX A.N.P.I.

“TORRAZZA”

area gioco di 4 pertinenza dell’asilo

accesso all’asilo comunale PRIMO PIANO 140 mq

PRIMO PIANO 125 mq

ORTI di pertinenza 150 mq degli abitanti del civico CORTILE INTERNO PIANO TERRA

125 mq

di pertinenza caffetteria/urban center degli abitanti del civico PERCORSO PUBBLICO

biblioteca/sala studio 30/40 posti

100 mq

copertura con pannelli traforati

terrazza

PIANO RIALZATO accoglienza biblioteca/sala consultazione PIANO INTERRATO spazio polifunzionale per conferenze e scuola di lingua 40/50 posti

collegamento fra gli edifici del centro culturale

sala da tè

PIANO TERRA

muro esistente utilizzabile come base per esposizioni dell’asilo e del centro culturale

140 mq

sala da tè libreria

160 mq

accoglienza spazio polifunzionale per eventi e per soggetti locali

300 mq

PIANO INTERRATO hammam

PERCORSO PUBBLICO

CENTRO DELLA CULTURA ARABA

collegamento fra gli edifici del centro culturale

EX O.N.M.I.

VIA MICENE

140 mq

sala da tè

accesso all’asilo comunale

terrazza

PIANO TERRA 140 mq 160 mq

300 mq

area gioco di

5pertinenza dell’asilo

PRIMO PIANO

sala da tè libreria

cortili di pertinenza delle attività al piano terra

ORTI

di pertinenza degli abitanti del civico accoglienza spazio polifunzionale per eventi e per soggetti locali

ATELIER BOTTEGA CORTILE INTERNO di pertinenza degli abitanti del civico

accessi secondari ai civici di via Tracia

CAFFE’ LIBRERIA

PIANO INTERRATO hammam ORTI di pertinenza degli abitanti del quartiere

CENTRO DELLA CULTURA ARABA

SPAZIO SOCIALE CULTURALE

ATELIER BOTTEGA

EX O.N.M.I.

VIA M PRIMO PIANO


Visioni future: i macro oggetti e via Micene Il processo delineato pone come possibile scenario finale la trasformazione strutturale di alcuni suoli pubblici e la realizzazione di un centro per la cultura araba all’interno di ex O.n.m.i, ex A.n.p.i e piano terra della Torrazza. Si è voluto approfondire progettualmente questa possibilità, proponendo una visualizzazione al futuro del “sistema di macro oggetti” e del sistema “Micene-Zamagna”, ad esso collegato. Si è scelto di approfondire questi due sistemi sia perché insieme costituirebbero la vera nuova polarità di San Siro, sia perché sono di forte interesse architettonico: da un lato la sfida del riuso di tre grandi spazi vuoti, dall’altro la particolarità architettonica di via Micene. Via Micene è infatti una via interna al quartiere, dal carattere molto intimo, sulla quale si affacciano cinque piccoli corpi ribassati ad uso commerciale (precedentemente nominati “addizioni”) e i cortili interni di alcune abitazioni. Nel progetto è stata proposta una pedonalizzazione della via, in modo da rendere possibile il pieno sfruttamento dello spazio antistante ai locali al piano terra. All’interno di questi potrebbero essere insediate funzioni ludico-culturali che diano una caratterizzazione giovanile alla via e renderla un luogo vivo e attrattivo anche negli orari serali. Un altro intervento ipotizzato via Micene è il “ritaglio” di piccole porzioni di cortili delle abitazioni per renderli spazi pubblici raccolti, spazi che medino il rapporto fra i cortili privati e la via, facendoli diventare talvolta orti, talvolta accessi secondari ai cortili, talvolta piccoli cortili per gli spazi commerciali al piano terra.

184


Per quanto riguarda il centro della cultura araba, invece, si è ipotizzato di sfruttare l’ex O.n.m.i. per attività prevalentemente ricreative, come hammam, sala da the, ristorante; l’ex A.n.p.i per attività culturali, sale studio, biblioteca e sala conferenze; il piano terra della Torrazza, grazie alla sua posizione strategica di fronte alla metropolitana, per fungere da piccolo urban center, punto di accoglienza del centro culturale e punto informativo sul quartiere. I tre macro oggetti vengono messi a sistema grazie a dei percorsi ricavati da alcuni cortili interni. Il percorso di collegamento fra la Torrazza e l’ex A.n.p.i. avviene all’interno del cortile su cui si affacciano entrambi i macro oggetti: un piccolo percorso pubblico definisce due nuovi ambiti del cortile, uno dei quali destinato ad orti di pertinenza dei condomini. La scelta di portare il collegamento e l’accesso all’A.n.p.i. all’interno è dovuta sia alla volontà di rispecchiare “l’internità” tipica dell’architettura araba, molto incentrata sul tema del cortile, sia per avere l’occasione di riqualificare un cortile attualmente molto degradato; in più rispecchia la volontà progettuale di definire nuovi spazi di soglia fra pubblico e privato, piccoli luoghi di incontro da scoprire nella rigidità dell’impianto del quartiere. Stessa volontà guida il progetto del secondo collegamento, quello fra ex A.n.p.i. e ex O.n.m.i., che sfrutta il vialetto esistente di accesso all’asilo comunale che, partendo da via Mar Jonio, attraversa all’interno un isolato giungendo al termine in via Zamagna. Il percorso viene coperto e ombreggiato con un pergolato, a richiamare le vie coperte dei bazar arabi; i muri bianchi che lo

5 IL PROGETTO

185


racchiudono possono diventare spazi espositivi a disposizione del centro culturale e dell’asilo. Il disegno del suolo pubblico si differenzia fra gli spazi “di soglia” e i suoli che vengono pedonalizzati o in cui avviene una forte trasformazione, come via Micene e via Zamagna; qui il tema che guida il disegno della pavimentazione è la geometria triangolare, nata dall’incrocio fra i diversi orientamenti degli edifici e delle strade, che si reitera e definisce la qualità dei nuovi spazi pubblici.

186



FATTI SPAZIO assegnazione spazi di proprietà Aler in comodato d’uso gratuito o a canone agevolato per attività di impresa e di natura sociale

ASSOCIAZIONE MAPPING SAN SIRO

ALER

COMUNE DI MILANO

REGIONE LOMBARDIA


5 “FATTI SPAZIO” simulazione di bando pubblico

189


190


Cos’è “Fatti Spazio” è un bando promosso dall’associazione Mapping San Siro, nata dalla collaborazione del gruppo di ricerca Mapping San Siro con società di consulenza per la sostenibilità d’impresa (per esempio Avanzi), e un gruppo di attivisti che organizza eventi e perfomance per promuovere la rigenerazione urbana (per esempio Maremilano). Fine del bando è quello di attivare, con attività di impresa, gli spazi non residenziali di proprietà Aler ad oggi inutilizzati situati nel quartiere popolare San Siro, Milano. L’associazione promotrice prende vita dal gruppo di ricerca del Politecnico di Milano Mapping San Siro, che da oltre un anno è attivo nel quartiere di edilizia pubblica. La sua esperienza si colloca all’incrocio tra didattica e ricerca, tra ricerca e azione, e si pone l’obiettivo di affrontare lo studio di un ambito periferico attraverso il coinvolgimento diretto nel/del contesto locale.

Il contesto Il quartiere popolare San Siro, costruito in tempi diversi in seguito a un bando indetto nel 1932, appare come una porzione di città omogenea, composta da elementi seriali ripetuti e a destinazione quasi esclusivamente residenziale. In questo contesto gli spazi non residenziali, per lo più locali a destinazione commerciale al piano terra degli edifici, hanno un peso del tutto inferiore: il

5.1 “FATTI SPAZIO”

191


numero complessivo di questi spazi, in totale settantuno, è esiguo, considerato in rapporto alle dimensioni del complesso residenziale che comprende 6.110 alloggi. Tuttavia i “piani terra” in quartiere rappresentano l’unica eccezione alla destinazione residenziale e per questo assumono fondamentale importanza come potenziali luoghi di incontro e di socialità fra gli abitanti e come forme di presidio sullo spazio pubblico. Nel corso dell’ultimo decennio, con l’aumento della pressione esercitata dalla grande distribuzione commerciale e dalla condizione critica in cui versa l’economia, gli spazi non residenziali del quartiere hanno iniziato a subire un processo di progressivo svuotamento; questo fenomeno, che coinvolge oggi in modo generico il piccolo commercio, a San Siro assume un peso molto rilevante, vista la penuria di spazi presenti. La presenza di numerose serrande abbassate sulle vie del quartiere aumenta la percezione di abbandono dello spazio pubblico, già gravato da situazioni di incuria e degrado diffuso. Lo svuotamento degli spazi non residenziali è diventato un fenomeno più problematico in quartiere a partire circa dagli ultimi cinque anni, che hanno visto aumentare la quantità di commercianti e gestori in difficoltà a sostenere i costi di affitto degli spazi; è rilevante come la chiusura di alcune attività abbia influenzato anche quella di esercizi adiacenti, seguendo una sorta di “effetto domino”. Questo fenomeno è tutt’ora in atto, sia all’interno del quartiere sia sui suoi bordi esterni: oltre alle attività chiuse di recente ci sono infatti molte

192


attività che hanno in previsione una chiusura imminente. A San Siro, quartiere già gravato da problematiche spaziali, sociali e abitative, questi spazi vuoti rappresentano più che mai una risorsa, un’occasione per nuovi investimenti, una possibilità per i soggetti locali e gli abitanti attivi sul territorio. Essi possono divenire i primi tasselli di un percorso che parte da piccoli cambiamenti e meccanismi locali e che ha come fine la nascita di nuove possibilità per il quartiere e, in una visione più ampia, per la città in generale. Questa visione ci porta a intendere gli spazi non residenziali del quartiere come “micce” per attivare più meccanismi: • Spazi come contrasto allo svuotamento Le numerose serrande abbassate di San Siro restituiscono una percezione di abbandono e di degrado diffuso dello spazio pubblico e influiscono sulla sua vivibilità, in particolar modo negli orari serali. Gli spazi ora vuoti pertanto, se attivati sinergicamente fra loro, rappresentano più che mai un mezzo per restituire qualità e vivibilità allo spazio pubblico e il motore per innescare un processo positivo di rigenerazione, in cui l’apertura di alcuni spazi sia in grado di influenzare l’apertura di altri. • Spazi come calamite per la città L’immagine di San Siro che si percepisce dall’esterno è quella di un quartiere molto introverso, in cui alla condizione di degrado edilizio si sommano problematiche sociali e una forte presenza

5.1 “FATTI SPAZIO”

193


di popolazione etnica, spesso oggetto di pregiudizi e immagini stigmatizzate. Per far uscire San Siro da questa condizione di marginalità gli spazi non residenziali possono diventare delle calamite per la città, incanalando in quartiere nuove attività attrattive a servizio degli abitanti e di utenze esterne. • Spazi come strumenti di innovazione sociale Gli spazi non residenziali sono una potenziale risorsa per tutti quei soggetti locali - abitanti in cerca di lavoro, associazioni, gruppi informali - che desiderano mettersi in gioco nel proprio territorio; l’attivazione degli spazi non restituirebbe così al quartiere un valore esclusivamente commerciale ma innescherebbe anche un processo di valorizzazione sociale, sfruttando le competenze interne al quartiere e rispondendo a una domanda interna di lavoro e di servizi. • Spazi come leve iniziali di un processo di rinnovamento Il processo di riattivazione dei “piani terra” di San Siro non è da intendersi come un evento limitato nel tempo, ma come la miccia di un percorso di rinnovamento che, partendo da piccoli cambiamenti e meccanismi locali, può estendersi nel tempo dando nuove possibilità al quartiere e condizionando porzioni di città maggiori.

194


Gli obiettivi • Contrastare lo svuotamento Attivare gli spazi vuoti con forme di riuso temporaneo e con canoni di locazione agevolati, e renderli meccanismo iniziale di un processo di rigenerazione degli spazi non residenziali del quartiere. • Avviare processi di rigenerazione sociale Rileggere gli spazi non residenziali ai piani terra come motori di socialità tra gli abitanti e come meccanismi per innalzare la qualità della vita nel quartiere. • Fare uscire il quartiere dalla sua condizione di marginalità Portare nuove attività sociali, imprenditoriali o commerciali attrattive all’interno del quartiere, rendendolo un luogo di interesse per Milano e superando l’immagine che si è costruita nel tempo di San Siro come enclave sociale. • Contrastare il degrado legato all’abbandono degli spazi ai piani terra Portare nuove forme di presidio sulla strada, che stimolino la cura dello spazio pubblico e aiutino a contrastare il degrado diffuso dovuto all’incuria e all’abbandono degli spazi. • Coinvolgere la comunità locale nel processo di riattivazione degli spazi ai piani terra

5.1 “FATTI SPAZIO”

195


Rafforzare il senso di appartenenza al quartiere rendendo la comunità locale protagonista nel processo di trasformazione degli spazi, promuovendo competenze interne e forme di imprenditoria locale e dando possibilità di occupazione agli abitanti.

Destinatari Il bando si rivolge a micro imprese e piccole imprese non profit, low profit e profit: associazioni, comitati, organizzazioni di volontariato, fondazioni, imprese sociali, società di persone, società cooperative, società consortili, organizzazioni non governative, associazioni di promozione sociale, Onlus e gruppi informali. I gruppi informali non costituiti al momento della candidatura dovranno costituirsi come unico soggetto giuridico (società, associazione, cooperativa, etc…) entro tre mesi dalla vincita del bando.

Caratteristiche degli spazi Attualmente, su settantuno piani terra non residenziali, diciotto hanno la serranda abbassata (circa un quarto del totale) e sono in attesa di nuovi usi e prospettive. Tra questi spazi esistono due spazi di dimensioni maggiori, dei “grandi contenitori” simbolo per il quartiere, e altri che compongono un tessuto più minuto di locali diffusi nel quartiere, che saranno gli spazi oggetto del bando. Per visionare le unità immobiliari concesse in locazione è necessario

196

Spazi messi a bando e relative caratteristiche


sistema

indirizzo

01

S1

piazzale Selinunte 3

tipologia

stato manutenzione collocazione angolo fra piazza

150 mq

vetrina su strada

interna e molto

ottimo

frequentata e via pedonale piazza interna e molto 02

S1

piazzale Selinunte 3

35 mq

vetrina su strada

frequentata, fronte

medio

commerciale angolo su piazza 03

S1

piazzale Selinunte 3

50 mq

vetrina su strada

interna e molto

buono

frequentata piazza interna e molto frequentata, fronte

04

S1

piazzale Selinunte 6

140 mq

vetrina su strada

molto buono

05

S2

via Zamagna 4

50 mq

vetrina su strada

medio

via pedonale

06

S2

via Tracia 3

20 mq

corpo ribassato con

buono

via interna con altre

commerciale

attività commerciali

vetrina su strada 07

S2

via Tracia 3

20 mq

corpo ribassato con

molto buono

via interna con altre attività commerciali

vetrina su strada

piazza a forte 08

S3

piazza Montefalterona 1

70 mq

vetrina su strada

09

S4

via Mare Jonio 9

150 mq

spazio circolare con

vocazione

buono

commerciale vetrine su strada

piazza con stazione incomplete) medio

della metropolitana M5 e fermate di tram e autobus

10

S4

via Mare Jonio 4

20 mq

corpo ribassato con

medio

viale non commerciale con

vetrina su strada

giardini pubblici 11

S4

via Mare Jonio 4

20 mq

corpo ribassato senza

medio

giardini pubblici

cortile interno 12

S5

via Abbiati 6

60 mq

corpo ribassato senza vetrina

viale non commerciale con

vetrina, ingresso dal medio

via interna con attività associative e vicinanza al tram 16

5.1 “FATTI SPAZIO”

197


vetrina al piano 13

S6

via Gigante 3

60 mq

rialzato, accessibile

via interna con medio

con scalini che danno

altri due spazi commerciali isolati

sulla strada via esterna con fronte 14

S6

via Gigante 2

60 mq

vetrina su strada

medio

opposto a carattere commerciale via esterna con fronte

15

S6

via Gigante 2

60 mq

vetrina su strada

medio

opposto a carattere commerciale via esterna con fronte

16

S6

via Gigante 2

60 mq

vetrina su strada

medio

opposto a carattere commerciale

prenotarsi, inviando una mail all’indirizzo partecipa@fattispazio.it, per una delle quattro giornate di sopralluogo previste.

Tipi di attività Possono ottenere uno spazio tutte le attività di impresa e le attività di natura sociale che dimostrano di poter rispondere alle esigenze interne del quartiere o che riescano a costituire un elemento di interesse per utenze esterne a San Siro. In generale vengono privilegiate attività di impresa sociale che coniugano un’attività redditizia alla creazione di valore sociale per il quartiere, come la possibilità di impiego per soggetti locali o l’offerta di formazione su varie tematiche (automanutenzione, riciclo, integrazione, etc…). Sono stati individuati dei sistemi di spazi, ovvero aggregazioni di spazi non residenziali che è possibile attivare in maniera sinergica,

198

Localizzazione degli spazi messi a bando


piazza Segesta 09 via b Al

via Mare Jonio

i ell tin er

via

via

ra

Pa

10

S3 MONTEFALTERONA piazza Montefalterona

via

11

08

Za na ag

m

S4 MARE JONIO via

01 via Micene

ta

at

ar

M

lci

via

Do

05

S5 ABBIATI

04

07 06

S2 MICENE ZAMAGNA

02 03

via

b

Ab

lli

i via

16

Gi

M

e

nt

ga

via

12

S1 SELINUNTE

tin

an

g or

piazzale Selinunte

i iat

14

via

S6 RICCIARELLI

e iar

cc

Ri

15

via Ci viale Aretusa

li

a vit

13 spazi non residenziali spazi non residenziali messi a bando sistemi

5.1 “FATTI SPAZIO”

199


per orientare lo sviluppo e la collocazione delle nuove attività in quartiere. Ad ogni sistema sono state associate delle tipologie di attività: questo non è vincolante ai fini della selezione dei progetti partecipanti al bando, ma potrebbe vincolare la scelta di collocazione delle attività selezionate. S1_sistema Selinunte Imprese sociali, attività varie e servizi tesi a soddisfare bisogni interni al quartiere. Potenzialità del sistema: caratterizzazione commerciale di più fronti della piazza; spazio pubblico centrale vissuto dagli abitanti come luogo di socialità e aggregazione. S2_sistema Micene-Zamagna Attività culturali, atelier artistici, attività artigianali, attività rivolte ai giovani aperte anche la sera. Potenzialità del sistema: in via Micene la peculiarità dello spazio fisico, che vede una stretta relazione fra gli spazi commerciali e lo spazio pubblico antistante, oggetto di futura possibile pedonalizzazione; in Via Zamagna affaccio su spazio pubblico pedonale. S3_sistema Mare Jonio Attività e servizi tesi a soddisfare bisogni interni al quartiere e al suo intorno. Potenzialità del sistema: importante spazio pubblico (giardini), vicinanza a piazza Segesta (fermata della metropolitana M5); in via

200


Paravia forte relazione con le scuole. S4_sistema Montefalterona Attività commerciali. Potenzialità del sistema: sistema commerciale consolidato e in stretta connessione con il trasporto pubblico (tram, linea metropolitana M1 e M5). S5_sistema Abbiati Attività culturali, start up, imprese giovanili attrattive per la città. Potenzialità del sistema: relazione fra attività culturali e associazioni già insediate che attirano utenze esterne al quartiere. S6_sistema Ricciarelli Attività di ristorazione e commercio etnico. Potenzialità del sistema: relazione con un fronte commerciale consolidato (via Dolci - via Ricciarelli) in cui si ha una prevalenza di attività di ristorazione etnica a gestione straniera.

Linee guida d’intervento e agevolazioni previste L’attivazione degli spazi non residenziali può avvenire mediante forme di riuso temporaneo, che prevedono la locazione a comodato d’uso gratuito a patto di soddisfare determinati requisiti, o mediante agevolazioni sui canoni di locazione. Presupposto delle misure previste è che l’attivazione degli spazi

5.1 “FATTI SPAZIO”

201


possa portare un vantaggio sia all’ente proprietario, Aler, sia ai futuri conduttori dello spazio. Vantaggi per i futuri conduttori: • ottenere uno spazio gratuitamente o a canone abbattuto, a patto di soddisfare determinati requisiti e di provvedere alla manutenzione dello spazio (di cui il proprietario al momento non è in grado di farsi carico). • avere il supporto di un soggetto di gestione intermedio (associazione Mapping San Siro) che si occupa di stabilire i termini del contratto con Aler e accompagnare l’impresa nella fase di riuso e attivazione dello spazio. Vantaggi per l’ente proprietario: • ricevere spazi di sua proprietà nuovamente valorizzati senza doversi occupare di spese di manutenzione. • prevenire il degrado legato all’inutilizzo della proprietà. • dare un uso a spazi che risulterebbero abbandonati e contribuire alla rigenerazione del quartiere. Viste queste condizioni, sono presenti tre tipologie di agevolazione, dipendenti dalla natura dell’attività che si vuole insediare in quartiere. agevolazione 1_attività di natura sociale. Spazio concesso in comodato d’uso gratuito per tre anni, con

202


possibile rinnovo. Destinatari: attività a sfondo sociale o imprese sociali che coinvolgono in modo attivo gli abitanti, fornendo occasioni di impiego, formazione o assistenza alla comunità locale. Spese di manutenzione ordinaria e straordinaria a carico dell’usufruttuario. agevolazione 2_imprese commerciali di nuova costituzione. Canone abbattuto del 90% per i primi 5 anni. Destinatari: imprese commerciali da costituirsi o di recente costituzione (meno di tre anni). Spese di manutenzione ordinaria e straordinaria a carico dell’usufruttuario. agevolazione 3_attività di natura sociale già esistenti in quartiere. Abbattimenti del canone da valutare a seconda del progetto di innovazione presentato. Destinatari: attività di natura sociale già costituite. Spese di manutenzione ordinaria e straordinaria a carico dell’usufruttuario.

Ruolo dell’ente promotore L’associazione Mapping San Siro si occupa di: • organizzare eventi pubblici rivolti al quartiere per promuovere la sensibilizzazione sul tema degli spazi vuoti, con il coinvolgimento di

5.1 “FATTI SPAZIO”

203


altri soggetti (gruppi artistici e performativi, etc…). • curare la comunicazione e promozione del bando. • avviare un tavolo di confronto con Aler, ente proprietario, per individuare gli spazi su cui avviare la sperimentazione. • effettuare uno studio di fattibilità per verificare la messa a bando degli spazi tramite l’autorecupero. • stipulare un contratto con Aler in cui si definiscono durata e condizioni di utilizzo degli spazi. • fungere da soggetto intermedio fra l’ente proprietario e gli usufruttuari, occupandosi del coordinamento e della gestione degli spazi e del rispetto dei termini di contratto. • accompagnare alla micro imprenditoria.

Criteri e modalità di valutazione La valutazione dei progetti avverrà attraverso tre fasi distinte: preselezione da parte di una giuria, votazione on-line del pubblico e selezione finale da parte della medesima giuria. La giuria sarà composta da un team di esperti dell’associazione Mapping San Siro, del Dastu (Politecnico di Milano), del Comune di Milano, dell’ente proprietario Aler. La fase di pubblicazione e votazione on-line avrà lo scopo di coinvolgere attivamente abitanti e soggetti locali ma non sarà necessariamente vincolante ai fini della selezione da parte della giuria. La fase di selezione finale avrà termine entro 60 giorni dalla data di

204

Criteri di valutazione dei progetti dei partecipanti al bando


a Contratto di Quartiere II - Quartiere S. Siro, 2 – Relazione Programmatica.

Criteri e le modalità di valutazione

Punteggio

Qualità del progetto •

conoscenza del contesto territoriale di riferimento e elementi motivanti la scelta di ubicazione a San Siro

0-40

impatto sociale e territoriale positivo

chiarezza nella definizione degli obiettivi

coerenza nel rapporto tra gli obiettivi indicati, le risorse impiegate e l’organizzazione prevista

a Contratto di Quartiere II - Quartiere S. Siro, 2 – Relazione Programmatica. Caratteristica

dell’impresa

0-30

componente maggioritaria femminile e/o giovanile

Creazione di lavoro per la comunità locale •

0-30

offrire occupazioni o contratti lavorativi a soggetti locali o abitanti del quartiere

Coinvolgimento della comunità locale

• coinvolgimento a Contratto di Quartiere II - Quartiere S. Siro, 2 – Relazione Programmatica. •

di abitanti o di soggetti locali per sfruttare le competenze interne al quartiere

0-40

offerta di occasioni di formazione o di divulgazione di cultura e informazione sull’attività svolta tramite corsi o eventi puntuali

Follow up •

prospettive di continuità e sviluppo dell’idea progettuale (soluzioni per il reperimento delle risorse,

a Contratto di Quartiere II - Quartiere S. Siro,

0-30

la prosecuzione delle attività, la diffusione dei risultati, il rafforzamento degli effetti attesi dal

2 – Relazione Programmatica.

progetto) Innovatività •

innovatività dell’idea rispetto allo stato delle conoscenze, al territorio nel quale interviene, al

0-30

mercato al quale si rivolge Totale

200

5.1 “FATTI SPAZIO”

205


chiusura del bando.

Modalità di partecipazione e presentazione della domanda

Le domande dovranno essere presentate, a pena di decadenza, dal 13 marzo 2016, ore 10.00, al 13 maggio 2016, ore 18.00, compilando il form on-line sul sito web www.fattispazio.it. Oltre al form on-line, da compilare debitamente in ogni parte, i partecipanti dovranno allegare una presentazione sintetica del Soggetto Proponente e del Progetto (seguendo l’impostazione del documento allegato al form) e, facoltativamente, inviare all’indirizzo partecipa@fattispazio.it immagini in formato PDF o JPEG che descrivano l’attività proposta e/o i prodotti commercializzati e/o ogni altro tipo di documentazione fotografica che possa permettere la valutazione del progetto proposto. Successivamente alla comunicazione circa la selezione dei vincitori, sarà richiesto ai partecipanti di inviare copie di documenti, autocertificazioni e ulteriori documentazioni amministrative.

Privacy

Il trattamento dei dati personali relativi al legale rappresentante del soggetto pro¬ponente, così come quello degli utenti votanti sono espressamente regolamentati dalla privacy policy del Sito www.fattispazio.it e dalle singole informative privacy a cui si rinvia specificatamente.

206


Contatti Per ulteriori informazioni: www.fattispazio.it partecipa@fattispazio.it

5.1 “FATTI SPAZIO”

207



6 UN’ESPERIENZA SUL CAMPO

209


210


Spazio Trentametriquadri: una lente per osservare il territorio Mapping San Siro è un gruppo di ricerca-azione del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano che da oltre un anno è attivo nel quartiere di edilizia pubblica San Siro a Milano. Il gruppo si pone l’obiettivo di affrontare lo studio di un ambito periferico attraverso il coinvolgimento diretto nel/del contesto locale. Le attività di ricerca nel quartiere sono sviluppate infatti in stretta collaborazione con i soggetti locali (cooperative, associazioni, gruppi cittadini) e con gli abitanti del quartiere, sperimentando un nuovo modo di stare sul campo, fondato sulle pratiche di dialogo e ascolto. A inizio maggio 2014 Mapping San Siro ha ottenuto in comodato d’uso gratuito da Aler – Azienda Lombarda Edilizia Residenziale pubblica – uno spazio al piano terra in quartiere. Il gruppo di ricerca ha così, da più di un anno, una sede “fisica” in via Abbiati 4. E’ uno spazio di trenta metri quadri in un corpo ribassato, autonomo dagli edifici residenziali, che affaccia sia sulla strada pubblica sia sul cortile interno, in contatto diretto con la dimensione del quartiere e con il “micromondo” di Abbiati 4. Qui si svolgono le attività di Mapping San Siro19, la ricerca “quotidiana”, 9

I macro filoni di ricerca portati avanti da Mapping San Siro sono principalmente due: uno riguarda l’abitare nella città pubblica, l’altro gli spazi vuoti non residenziali al piano

6 UN’ESPERIENZA SUL CAMPO

211


le attività con i soggetti locali e le attività pubbliche aperte alla città; è un luogo aperto e accessibile a tutti dove si sperimenta la progettazione condivisa. L’incontro con Mapping San Siro ha segnato un punto importante nel nostro percorso poiché è stato il canale privilegiato per entrare in contatto con San Siro e i suoi abitanti. Da maggio 2014 abbiamo seguito le attività del gruppo e partecipato attivamente agli eventi fino a diventare protagoniste nella gestione dello spazio Trentametriquadri.

terra, che mira alla stipula di un accordo con Aler per avviare un possibile riuso di lcuni di questi spazi inutilizzati. Le attività di Laboratorio di Mapping San Siro sono varie e consistono in: - partecipazione a bandi di progettazione sociale sul/del territorio; - workshop didattici di progettazione con il coinvolgimento di interlocutori locali; - incontri con la rete di soggetti locali per discutere, supportare e partecipare a progetti sul territorio; - discussioni aperte sulle tematiche di ricerca; -progetti didattici per studenti universitari; - partecipazione a momenti pubblici del quartiere (tavoli di lavoro, eventi di quartiere, ecc...).

212


AGOSTO 2014

LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE ALLO SPAZIO TRENTAMETRIQUADRI SETTEMBRE

“QUANTOMAIS (IN PERIFERIA)” SISTEMAZIONE DEI CASSONI PER PIANTE E FIORI INSIEME AGLI ABITANTI

6 UN’ESPERIENZA SUL CAMPO

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Esiti e prospettive della ricerca sul campo Aver ceduto uno spazio fisico, uno dei “vuoti” del quadrilatero è stata una presa di coscienza da parte di Aler del lavoro svolto dal gruppo di ricerca e una legittimazione importante per Mapping San Siro di fronte agli abitanti. La nuova “presenza” in quartiere ha suscitato in essi, in particolare nei primi mesi, allo stesso tempo curiosità e fastidio. Dall’altra parte, quella dei ricercatori, ha necessariamente fatto acquisire un grado di responsabilità maggiore nell’azione e nell’impegno da portare avanti, poiché i primi interlocutori, più che l’Università o Aler, erano gli abitanti stessi. Lo spazio Trentametriquadri è un dispositivo per attivare un diverso rapporto tra chi fa ricerca e chi ne è l’oggetto: permette la creazione di interazioni e scambi con gli abitanti e di sperimentare nuove forme di collaborazione. Gli abitanti e lo spazio fisico non sono solo “l’oggetto” da studiare ma i componenti fondamentali con i quali sviluppare la ricerca e mettere a fuoco le mosse necessarie per il cambiamento. Da settembre 2014 a luglio 2015 abbiamo trascorso ogni lunedì allo spazio Trentametriquadri, che in tutto questo tempo è diventato a noi luogo caro e familiare. Trascorrere molto tempo nello spazio ci ha consentito di acquisire altre chiavi di lettura rispetto a uno studio tradizionale, svolto principalmente su “carta”. Ci ha costretto ad affinare lo sguardo, renderlo sensibile a molteplici aspetti, facendoci uscire da visioni statiche e consolidate dei contesti di

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OTTOBRE OGNI LUNEDì PRESENZA ALLO SPAZIO TRENTAMETRIQUADRI

INIZIO FASE DI RILIEVO E MAPPATURA DEGLI SPAZI DEL QUARTIERE NOVEMBRE

LAVORO NELLO SPAZIO TRENTAMETRIQUADRI

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edilizia popolare. E’ stato un percorso in continuo movimento tra “il dentro”, vivere il quartiere, e il “fuori”, la lettura sulla carta. La costante prossimità con i luoghi della vita quotidiana del quartiere ci ha fatto scoprire nuovi mondi celati dietro la porta di ingresso o il volto di uno straniero. Trentametriquadri è vissuto come luogo di relazione e scambio anche da parte degli abitanti. Sono molti quelli che, passando per strada, si fermano a leggere il manifesto del gruppo, appeso fuori dallo spazio; alcuni manifestano curiosità, pur senza comprendere appieno quello che facciamo; altri non entrano, danno una rapida occhiata senza interessarsi oltre, forse infastiditi dalla presenza di nuovi interlocutori estranei al quartiere. Molti manifestano il bisogno di un luogo “a disposizione” dove poter ottenere informazioni su questioni burocratiche e dove poter chiedere piccoli aiuti; queste sono occasioni preziose per la ricerca, perché la compilazione di una domanda per un corso di lingua diventa l’opportunità per scoprire un punto di vista diverso che mette in luce aspetti nuovi sulla vita in quartiere o semplicemente racconta una storia. Lo spazio Trentametriquadri è anche questo: un luogo dove venire “a fare due chiacchiere” o dove si raccolgono storie. Con alcuni abitanti si sono create relazioni stabili che durano da molti mesi, e per loro l’apertura bisettimanale dello spazio diventa un appuntamento: con essi si è creato un rapporto di reciproca fiducia e mutuo aiuto. Alcuni di essi, comprese alcune associazioni locali, hanno manifestato come l’esperienza di Mapping San Siro

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DICEMBRE

INCONTRI CON LA RETE DEI SOGGETTI LOCALI AL LABORATORIO DI QUARTIERE GENNAIO 2015

INTERVISTE AI COMMERCIANTI

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abbia riacceso in loro la speranza che qualcosa possa cambiare in quartiere e come abbia innescato nuovi dispositivi di mobilitazione locale. Un esempio è stato l’iniziativa “Quantomais (in periferia)” che ha portato dei “cassoni” di riciclo in legno in via Abbiati e in via Micene. Questi fungono ora da grandi vasi per le piante e sono stati disposti negli spazi residuali lungo la via, dandole un nuovo aspetto e incentivando forme di cura dello spazio pubblico da parte degli abitanti. Mapping San Siro e l’associazione Alfabeti, la scuola di italiano, hanno promosso l’iniziativa ma molti abitanti hanno partecipato spontaneamente piantando nei cassoni piante e fiori presi dai loro balconi; contro i pronostici negativi degli abitanti più anziani i fiori sopravvivono ancora oggi. Questo è stato uno dei tasselli di un percorso fatto di tanti piccoli cambiamenti e che ha come obiettivo ultimo la nascita di nuove possibilità per il quartiere. Svolgere sul campo la nostra ricerca ha generato in noi una maggior consapevolezza delle ricadute spaziali e sociali di un progetto di architettura, dandoci nuovi spunti e chiavi di lettura; vivere l’ambito di intervento del progetto con costanza e passione ci ha fatto comprendere la responsabilità che abbiamo in quanto cittadini e progettisti.

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FEBBRAIO

WORKSHOP CON GLI STUDENTI DEL CORSO DI PERFEZIONAMENTO IN AZIONE LOCALE PARTECIPATA E SVILUPPO URBANO SOSTENIBILE, IUAV DI VENEZIA MARZO

PRIME RESTITUZIONI PUBBLICHE DEL LAVORO DI RICERCA

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APRILE

ATTIVITA’ DI MAPPATURA CON I BAMBINI DEL QUARTIERE MAGGIO

SOSTEGNO AGLI ABITANTI: INCONTRI CON ANTON, PORTINAIO DI VIA ABBIATI 4

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GIUGNO

RELAZIONI CON GLI ABITANTI DEL QUARTIERE LUGLIO

ATTIVITA’ DI RICERCA ALLO SPAZIO TRENTAMETRIQUADRI

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Siti web www.aler.mi.it www.comunedimilano.it www.laboratoriodiquartiere.it http://latorrazza.aprioriapp.com/ www.mappingsansiro.polimi.it www.ordinearchitetti.mi.it www.planum.net http://recyclingcity.blogspot.it/ www.sansirostories.it www.temporiuso.org http://urbanfilemilano.blogspot.it/ www.urban-reuse.eu

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Silvia Commisso e Silvia Raineri sono nate a Milano nel 1990. Si conoscono durante il percorso di studi in Architettura al Politecnico di Milano e a settembre 2014 intraprendono un lavoro di ricerca che le porta a laurearsi a pieni voti nel 2015. Durante l’ultimo anno accademico entrano in contatto con il gruppo di ricerca del Politecnico di Milano “Mapping San Siro”, da poco costituito, grazie al quale si interessano e appassionano al tema dell’edilizia pubblica. Nell’ambito di questo gruppo di ricerca intraprendono il percorso di tesi - da cui è tratto questo libro - interrogandosi su come l’architettura possa innescare processi di rigenerazione dal basso nei contesti problematici e complessi delle periferie di oggi. Il lavoro si è così inserito in uno scenario di sperimentazione e di ricerca-azione in cui l’oggetto specifico di ricerca, la riattivazione di spazi vuoti nel quartiere San Siro, è diventato un processo vissuto in prima persona e tutt’ora in corso. Dopo la laurea continuano la loro ricerca in quartiere lavorando sul campo a contatto con abitanti e soggetti locali. Oggi lavorano entrambe come architetti in studi professionali e all’attività professionale affiancano la collaborazione alla didattica al Politecnico di Milano.

“L’ARCHITETTURA NECESSARIA” è una collana diretta da Andrea Di Franco che traduce all’esterno del mondo accademico gli studi e le ricerche degli architetti del Politecnico di Milano. Il suo obiettivo è quello di raccogliere quei lavori che affrontano temi concreti, urgenti e necessari, nell’orizzonte della crisi dell’ attuale, multiforme “paesaggio umano”. Nella stessa collana sono già stati pubblicati: “Frammenti di eternità alle pendici del monte Sodadura, progetto di riattivazione del paesaggio di Taleggio” (2011), di Andrea Milesi. “Luigi Snozzi a Monte Carasso” (2014), di Giuditta Lazzati e Andrea Lo Conte. “L’architettura penitenziaria oltre il muro, nuovi punti di contatto tra la casa di reclusione Due Palazzi e la città di Padova” (2014), di Alberto Mariotti.


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