22 mag gio 2 02 0 / divulgazione gratuita / copyright by Simona Cic orella
magazine
N.37
indice REDAZIONALE
PAG 4
THE BEST BIG THING a cura di: Simona Cicorella STRUMENTI
le rubriche della settimana:
PAG 6
Il fascino discreto dei podcast
PAG 20
STARTERGIST La cultura dell’errore
articolo di: Maria Rosaria Loisi
articolo di: Antonino Russo
ATTUALITÀ
PAG 8
PAG 22
FOCUS TikTok speciale
Influencer: la fine di un’era?
articolo di: Giorgia Ancora
articolo di: Maria Rosaria Loisi
PAG 26 CRESCITA PERSONALE
Notizia della settimana
PAG 12
L’importanza dell’ascolto
articolo di: Giorgia Ancora
PAG 28
articolo di: Benny Mangialardi
BOOM RACCONTAMI DI TE Storie vere di imprenditori di successo articolo di: Simona Cicorella
NEUROMARKETING
PAG 14
I neuroni a specchio articolo di: Stefania Mastronardi
COMUNICAZIONE
PAG 16
Empatia: uno strumento vincete per comunicare articolo di: Simona Cicorella
COMUNICAZIONE
PAG 16
Empatia: uno strumento vincete per comunicare articolo di: Simona Cicorella
in più: Come creare una mappa dell’empatia
pag 2
La comunicazione ai tempi del COVID-19
Qual è la prima cosa importante che farò dal 18 maggio? Quando rivedrò i miei amici, quando potrò ritornare al cinema, quando potrò andare in chiesa, dal parrucchiere, estetista ed esorcista? Bene, gran parte di voi conosce già la risposta a questa domanda: dal 18 maggio, con la fase 2 è come se avessimo avuto una seconda chance di vita. Difficile fare dei pronostici ad oggi, di sicuro parrucchieri e centri estetici sono stati bersaglio di clienti desiderosi di far pace con il proprio specchio. Così come abbracci attraverso i nostri occhi.
di Simona Cicorella
Ma la domanda vera che vi pongo è: QUALE SARÀ LA PROSSIMA COSA IMPORTANTE CHE FARETE? Da qualche tempo Instagram ha proposto uno strumento per lavorare con i contenuti sui social: IGTV marketing. Vale a dire il processo di promozione che si attiva sul canale video che si affianca allo stream delle foto che scatti e pubblichi normalmente. Un passo interessante, non credi? In realtà su Instagram si possono pubblicare video anche nel profilo, ma solo di pochi secondi. Con la IG TV, invece, puoi caricare video di diversi minuti: dieci per ora, anche se si parla di portare la soglia in avanti fino a fare concorrenza a YouTube, che per ora domina. In realtà la TV di Instagram, rigorosamente in verticale e collegata al singolo account che mostra un'icona nell'angolo in alto a sinistra del profilo, con un buon calendario editoriale può diventare uno strumento prezioso per promuovere la tua attività. Esatto, qui puoi fare un buon lavoro di visual storytelling. “In che modo? Quali sono le soluzioni utili in questo caso?” Le combinazioni ci sono! Vediamo insieme qualche consiglio per fare IGTV marketing:
Non parlo solo della fase 2 ma in prospettiva alla persona, al futuro lavorativo, alla formazione e crescita personale. Avete un progetto oppure il Covid è stato visto solo come una minaccia e per nulla come un’opportunità? 1. Mostra il volto umano della tua azienda Questo è il primo consiglio per usare al meglio il canale video di Instagram: usa questi contenuti per descrivere la tua attività quotidiana e mostrare chi sei. Le persone conoscono la qualità del tuo servizio ma non hanno mai visto cosa succede in ufficio, nel magazzino, tra i banchi e le scrivanie dell'azienda. Lo puoi fare adesso, magari condividendo un video che riassuma la tua giornata. Con le IGTV lo puoi fare in un attimo, i video si pubblicano anche dopo la post-produzione: unico vincolo è la prospettiva verticale, preferita per il mobile.
2. Racconta eventi che hai organizzato Puoi usare questo canale per mettere online video di ciò che hai vissuto in prima persona: · · · ·
Eventi che hai organizzato in prima persona. Attività live alle quali partecipi come relatore. Appuntamenti che segui come spettatore. Elementi live interessanti che svolgi in ufficio.
pag 4
Sono una persona tendenzialmente positiva e cerco sempre di trarre dei benefit da ogni situazione, qualsiasi essa sia, anche da una pandemia. Non vi starò qui a elencare tutti i miglioramenti apportati alla mia persona, al mio lavoro e alla mia formazione, ma sono qui per aprire la vostra mente a una visione nuova, fatta di POSSIBILITÀ, CREATIVITÀ, CORAGGIO E PERSEVERANZA. In questo nuovo format del FRAME MAGAZINE troverete tante opportunità, la prima ve la state dando adesso leggendo queste righe semplici ma scritte con il cuore per augurare a ciascuno di voi di trovare sempre un qualcosa di grandioso da fare. Come obiettivo. Come riconoscenza. Sempre nei propri confronti. Perché se stiamo bene noi, stanno bene anche le persone che ci circodando.
pag 5
di Maria Rosaria Loisi
Il fascino discreto dei podcast I mesi di lockdown conseguenti alla pandemia hanno causato un aumento frenetico nella media consumption. Ci siamo blindati dietro i nostri schermi per restare informati sul Covid-19 o semplicemente alla ricerca di intrattenimento. A subire una vera e propria impennata sono stati gli ascolti dei podcast, apprezzati da ben tre generazioni che si estendono dai 16 ai 55 anni. I dati Voxnest riguardanti l'Italia mostrano un aumento notevole degli ascolti, soprattutto per contenuti riguardanti il marketing, l'arte, il self-improvement e la spiritualità. Piovono podcast per tutti i gusti. Lo scopo di ognuno di questi contenuti è quello di accrescere la nostra cultura, migliorandoci sia dal punto di vista professionale che da quello personale. Un altro dato rilevante, spiegano ancora da Voxnest, è l'elevato aumento nella creazione di podcast che si è verificato in coincidenza con il periodo di quarantena. Gli italiani hanno scoperto il mondo dei podcast non solo come fruitori, ma anche come produttori di contenuto. La quarantena ha reso tutti più audaci e desiderosi di esprimersi. Le stime degli operatori del settore parlano complessivamente di almeno mezzo milione di ascolti a settimana per un mondo così variegato che può offrire la
possibilità di ascoltare storie scritte appositamente per questo da famosi scrittori, ma anche ricette, lezioni di storia, senza dimenticare il calcio e la politica, fino ai contenuti pensati appositamente per bambini e ragazzi costretti a stare a casa. I podcast erano già uno strumento di intrattenimento culturale in ascesa, il lockdown ha solo confermato la centralità di questo tool, anche ai fini di una corretta informazione. Contrariamente a quanto sostengono i più scettici, quello dei podcast è un fenomeno tutt'altro che passeggero. Un tempo si consigliavano le cose da vedere e da leggere, ma l'affermazione del fattore voice ha ampliato la platea dei suggerimenti anche ai contenuti ascoltabili. E se è vero che in genere i podcast sono calibrati per il viaggio dei pendolari, tuttavia tornano utili in ogni momento della giornata, riempiono i silenzi, talvolta i vuoti imposti dalla solitudine. Il successo di questi contenuti audio ondemand consiste proprio nella loro capacità di adattarsi alle esigenze degli utenti e nella loro crescente specializzazione rispetto alle tematiche. I podcast sono scaricabili o ascoltabili per lo più gratuitamente su molte piattaforme: su Itunes, Spotify, Apple podcast, Spreaker o semplicemente cercandoli in rete. pag 6
Tuttavia, i podcast non sono l'unico prodotto di audio entertainment in crescita. Questo lockdown ha permesso a molti italiani di scoprire il mondo degli audiolibri. Piattaforme come Audible o Storytel permettono di acquistare titoli di romanzi e saggi o ancora di fruire di podcast esclusivi. I puristi della carta e i topi da biblioteca tremano solo all'idea di sostituire il supporto cartaceo con un file mp3 impalpabile, ma i fondatori delle piattaforme hanno le idee chiare: un audiolibro non sostituirà mai un libro in formato cartaceo o in ebook. Gli audiolibri si pongono come un possibile sostegno ad un mondo già in crisi come quello dell'editoria, divengono un supporto alla filiera, lavorando con i grandi editori, ma anche con i piccoli e i medi, per attrarre nuovi lettori. Le piattaforme puntano a una perfetta coabitazione con il libro, senza mai sostituirlo. Una coabitazione possibile tra cartaceo e mondo digitale che si è concretizzata nell'ultima edizione del Salone Internazionale del libro di Torino, interamente svoltosi sul web. Ma allora questi audiolibri meritano una chance? I vertici di Audible, pienamente consapevoli dell'aura di scetticismo che circonda il mondo dei contenuti audio on-demand, regalano un mese di prova gratuita della piattaforma al termine del quale si può rinnovare l'abbonamento o abbandonare il servizio. Vale la pena provarci. I dati dimostrano che molti utenti, dopo essersi avvicinati al mondo degli audiolibri, ne scoprono potenzialità e vantaggi. Il mercato attira prevalentemente i lettori medio-deboli, sorpresi dal numero di titoli che riescono a consumare in poco tempo e incentivati ad ascoltarne ancora. Il mercato dei libri tutti da ascoltare è in crescita costante. Evidentemente è possibile godersi un libro anche senza frasi da sottolineare e cartoncini usati come segnalibro, ma siamo sicuri che un romanzo ascoltato per 3 ore ci resti in testa quanto un libro letto in un mese?
pag 7
di Maria Rosaria Loisi
Influencer: la fine di un'era? Vi ricordate quando a gennaio parlavamo del Covid-19 utilizzando la frase “ma è solo un'influenza”? Ci sono voluti due mesi di lockdown e più di 30.000 decessi per realizzare che il virus è una cosa seria. Abbiamo spesso raccontato come la noia sperimentata in quarantena abbia causato un aumento del traffico sui social, su tutti i social. Tra dirette su Instagram, meme condivisi su Facebook e challenge su TikTok, i social stanno avendo un ruolo centrale durante questa pandemia. È sui social che spopolano gli hashtag #iorestoacasa e #andràtuttobene, è sempre sui social che celebrities ed influencer continuano a postare i loro contenuti. È iniziata così questa quarantena, con le stories degli influencer che davano il buon esempio, mostrandosi nelle loro case, magari intenti a cucinare. Ci siamo sentiti simili a loro, più del solito. La vicinanza con gli influencer affonda le sue radici in un fenomeno che gli psicologi definiscono “social proof”. Il termine venne coniato nel 1984 da Robert Cialdini e definisce il profondo bisogno di appartenenza che spinge gli individui a cercare qualcuno di cui emulare il comportamento. Ognuno di noi sarebbe, per natura, insicuro circa il modo appropriato di agire e alla costante ricerca di un modello a cui ispirarsi. Il principio della social proof è sempre stato sfruttato dal marketing: pensate alla diffusione di spot televisivi che ricorrevano ad un testimonial per promuovere un brand. Quella del testimonial è stata una tendenza abusata fino agli anni 2000. Ricorderete tutti i tempi di Carosello, con Mina che sponsorizzava la pasta Barilla e Nino Castelnuovo che saltava agilmente una staccionata per promuovere l'olio Cuore. In tempi più recenti possiamo menzionare Del Piero negli spot Uliveto insieme all'uccellino o, restando in tema calcistico, l'ultima réclame di Gillette con Bobo Vieri allo specchio e il claim “shave like a bomber”. A partire dal 2000 qualcosa è cambiato. I testimonial hanno lasciato il posto agli influencer. Sono almeno due le rivoluzioni che hanno portato alla nascita dell'influencer marketing: la diffusione degli smartphone con la conseguente possibilità di ricevere continuamente consigli tramite internet e la nascita dei social e di “nuove celebrità”. In principio furono i reality show a rendere popolari dei perfetti sconosciuti, poi arrivarono i social ad insegnarci che chiunque può diventare virale, perfino il vicino della porta accanto con l'immancabile dote del trascinatore. Si è passati così dall'impero della televisione alla repubblica digitale. pag 8
Ma chi è un influencer? Si definisce influencer colui che è in grado di influenzare le abitudini d'acquisto degli altri attraverso la condivisione di post sui social. Tra le doti dell'influencer troviamo autenticità, fiducia e credibilità, i post, infatti, vengono percepiti come contenuti più onesti delle pubblicità tradizionali. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un aumento esponenziale di influencer, così tanti da aver quasi saturato il mercato. Andava tutto benissimo nel mondo patinato degli influencer. Tutto bene, fino a pochi mesi fa. L'esplosione della pandemia ha messo in discussione la già controversa figura dell'influencer. L'effimero intrattenimento sui social è stato stravolto dal virus. Il rapporto tra follower e celebrità è cambiato. La fama, la bellezza, un'esistenza scintillante da spiare attraverso uno schermo non bastano più. Con la pandemia in atto l'economia si è fermata e le priorità cambiate. Il culto delle celebrità si affievolisce gradualmente, destinato a lasciare il posto alla meritocrazia. La pandemia ci ha, in qualche modo, risvegliati. Ci siamo accorti che l'autenticità degli influencer non era poi così autentica. Secondo alcuni, il coronavirus ha spazzato via il mercato degli influencer, forse per sempre. La pandemia ha donato lucidità e senso critico agli utenti del social, i quali accusano gli influencer di essere stati più ridicoli del solito. In un periodo in cui i comuni mortali fanno i conti con la crisi da Covid-19 e faticano anche solo a pagare l'affitto, gli influencer manifestano il loro scollamento dalla realtà, continuando con indecenza a sponsorizzare bibite detox e frullati proteici dai loro appartamenti spaziosi in centro città. Mentre tutti cerchiamo di adeguarci a questa nuova normalità priva di certezze, solo i sorrisi finti e i codici sconto degli influencer restano costanti e tutto questo non ci rassicura. L'indignazione degli utenti è palese, piovono commenti di chi predice la fine degli influencer e invita loro a trovarsi un lavoro vero. L'esibizione fine a sé stessa non basta più, la corsa sterile ai like ha stancato. Si parla di crisi del sistema degli influencer, ma chi sopravviverà? Il mondo del marketing sembra aver appreso le potenzialità degli user generated content e si sta lentamente spostando verso i creators, persone reali e poco note che hanno realmente a cuore il prodotto e che escogitano modi originali e genuini per promuoverlo, pur non raggiungendo lo stesso numero di followers. Sopravviverà chi saprà reinventarsi, pensate a Chiara Ferragni, capostipite degli influencer passata dagli “hi guys” nei backstage delle sfilate alle iniziative benefiche, senza mai smettere di promuovere le tute della sua linea. La Ferragni non si è snaturata, resta un'imprenditrice, ma ha dimostrato sensibilità ed intelligenza. Non si può dire lo stesso di Chiara Nasti, Chiara Biasi, Marta Losito e di molti altri influencer per i quali è stato coniato l'hashtag #IsOverParty con il quale gli utenti minacciano l'unfollow, dichiarando di non voler più visionare i loro contenuti. Insomma, non abbiamo il controllo totale dei contenuti che vengono pubblicati sul web e non possiamo neanche lanciarci in previsioni azzardate sul futuro degli influencer, ma possiamo scegliere il tipo di contenuti che meritiamo di guardare e decidere da chi farci influenzare, almeno sui social. pag 9
pag 10
Solo tu hai il potere di scegliere per te stesso. William Clement Stone
pag 11
di Benny Mangialardi
L'IMPORTANZA DELL'ASCOLTO
Saper ascoltare è senza dubbio il segreto dei migliori. Sono davvero molti i modi con i quali è possibile esercitare questa capacità, così come sono molti i benefici derivanti dallo sviluppo di quella che può sembrare un'attitudine, ma di fatto è prevalentemente un'attenzione. Molti si domandano quale sia il modo più efficace di interagire con il prossimo, sperando di carpire e fare proprio qualche trucco osservando i migliori comunicatori, ma il segreto è dentro ognuno di noi, ed è alla portata di tutti, bisogna solo compiere qualche sforzo per allenarsi a stare zitti qualche secondo in più, dedicando del tempo a chi ci sta parlando. La maggior parte della gente ascolta con l'intento di rispondere in modo furbo e non con l'obiettivo di capire in modo intelligente. Eppure basterebbe aspettare ed ascoltare. In ogni dialogo infatti perdiamo circa il 50% del contenuto che ci scambiamo, perché si innesca un processo automatico di costruzione della risposta che vorremmo offrire al nostro interlocutore, proprio mentre lui sta parlando, prima che lui abbia concluso il suo discorso, con il risultato che avremo smesso di prestare attenzione in modo attivo per buona parte del tempo. Sembra una banalità, ma se ci dedicassimo ad
ascoltare tutto ciò che ci viene raccontato, avremmo molte più informazioni a disposizione per rispondere adeguatamente e per prendere delle decisioni in merito al nostro atteggiamento nei confronti del nostro partner di dialogo. È raro trovare qualcuno che si dedichi completamente all'ascolto, in modo incondizionato e con consapevolezza, sebbene si intuisca che con un maggior numero di informazioni saremmo più efficaci, saremmo in grado di rispondere al meglio, non dovremmo inventarci nulla rischiando addirittura di comprenderci facilmente. In fondo comunicare significa proprio mettere in comune, e senza l'ascolto, la condivisione non potrà essere completa. Poniamoci quindi l'obiettivo di diventare grandi osservatori se vogliamo trasformarci in grandi comunicatori, grandi imprenditori, grandi pensatori perché chi ascolta dispone di un grande vantaggio sugli altri. Dico sempre a chi ha aspirazioni imprenditoriali, ma non ha un'idea precisa su cosa concentrarsi: «Siediti nello stesso bar per un’ora al giorno per un'intera settimana, e ascolta le lamentele degli avventori, quelle che non hanno già una risposta rappresentano grandi spunti di business». Coltiviamo quindi la pazienza del buon ascoltatore, la miglior dote per arrivare lontano. pag 12
6
PICCOLI PASSI
I R LIB consigliati
L’arte di fare domande
VERSO L’ARTE DI SAPER ASCOLTARE 1. Impara ad ascoltare te stesso Scegli una conversazione nell’arco della giornata in cui ti dedichi all’ascolto di te stesso. Ti senti ascoltato? Riesci ad ascoltare l’altro attentamente? L’altro ti interrompe parla sopra? Presta semplicemente attenzione a questo. 2. Ascolta fino in fondo Durante una conversazione accorgiti del tuo modo di ascoltare. Stai già pensando a cosa puoi dire tu mentre ascolti? Interrompi o parli sopra?
€ 15,20
Comunicare non vuol dire semplicemente "parlare" e trasmettere informazioni. Spesso ci si concentra troppo sull'assertività, dimenticando l'ascolto e ancor più la capacità di fare domande. E anche nel caso in cui, all'interno di un'organizzazione, si pongano domande, l'interlocuzione avviene con la presunzione di conoscere già le risposte. A parere di Schein, al contrario, bisognerebbe parlare meno e imparare a fare le domande giuste.
comunicare non basta € 19,00
In una società come la nostra in cui la comunicazione sembra essere la chiave di tutto, il dilemma delle relazioni umane è la "Babele" degli scontri caratteriali: ognuno capisce quello che gli serve e risponde unicamente a quello che vuole e può aver capito. L'ostacolo è rappresentato dalle interpretazioni, dalle proiezioni e dall'evocato emotivo che l'argomento suscita negli interlocutori, i quali sono poco disponibili a dare fiducia all'altro e quindi ad ascoltarlo. Un libro dedicato ai professionisti della salute e anche a tutti coloro che della comunicazione fanno oggetto di studio.
3. Allunga le pause Quando finisci di parlare o quando l’altro finisce di parlare lascia spazio al silenzio, al vuoto invece che tentare di riempirlo il più in fretta possibile. Scoprirai che dopo le pause di silenzio vi è la possibilità di entrare in una sfera più intima della relazione. 4. Ascolta senza giudicare o interpretare Presta attenzione a ciò che ricevi dal mondo esterno durante l’ascolto cercando di uscire dal giudizio e dall’interpretazione. Scoprirai il vero senso di parole, concetti, discorsi, canzoni ma anche rumori e ti accorgerai di tutte quelle volte in cui hai distorto la comunicazione. 5. Ascolta con empatia L’ascolto autentico porta in sé la bellissima dote dell’empatia. La capacità di ascoltare così profondamente da riuscire a mettersi per qualche istante nei panni dell’altro. Questa capacità ci permette di saper ascoltare davvero. 6. La giusta domanda Quando vi sono delle difficoltà di comunicazione o, nonostante un ascolto attento, facciamo fatica a comprendere ciò che l’altro ci sta dicendo, possiamo chiederci: “Cosa mi sta dicendo veramente? Cosa mi vuole dire?”. L’importante è lasciare che arrivi la risposta dal cuore e non dalla testa che cerca di interpretare e incasellare. Questa domande, se posta con il giusto atteggiamento può essere un ottimo aiuto nell’apprendimento all’ascolto. pag 13
di Stefania Mastronardi
I neuroni specchio
imitazione e processi d'acquisto Ti sei mai chiesto perché guardare qualcuno che sbadiglia trasmette anche a noi la sensazione e la necessità di sbadigliare? Semplicemente è un riflesso dettato dai nostri neuroni specchio. Cosa sono i neuroni specchio? “I neuroni specchio sono una classe di neuroni motori che si attiva involontariamente sia quando un individuo esegue un'azione finalizzata, sia quando lo stesso individuo osserva la medesima azione finalizzata compiuta da un altro soggetto qualunque”. La loro scoperta e funzionalità la si deve allo scienziato italiano Giacomo Rizzolatti e al suo gruppo di ricerca, nell'anno 1992. Inizialmente la scoperta è avvenuta studiando le scimmie. Studi e test successivi hanno poi dimostrato l'esistenza dei neuroni specchio anche nell'uomo, sempre attraverso i tipici strumenti di analisi delle neuroscienze, ovvero elettroencefalogrammo (EEG) e risonanza magnetica funzionale (fMRI). I neuroni specchio sono collocati nelle regioni del cervello designate come: corteccia frontale inferiore e lobo parietale superiore. Sono state designate queste poiché test a seguito di fMRI e EEG hanno designato esse come le regioni attive nel momento in cui l'uomo compie un'azione oppure mentre osserviamo qualcuno compiere un'azione. L'attività dei neuroni specchio si racchiude nella frase: vedere e fare sono la stessa cosa. Quando altri bisbigliano tendiamo a parlare a bassa voce anche noi, quando siamo vicini ad una persona anziana, siamo portati a camminare più lentamente anche noi. Vediamo un bambino che ci sorride, sorridiamo anche noi. Leggiamo qualcosa di disgustoso come un grosso ragno nero e peloso che con le sue zampette ci cammina sulla mano e automaticamente contraiamo il viso con espressione disgustosa come se stessimo vivendo e vedendo la scena che stiamo leggendo. I neuroni specchio possono anche considerarsi come responsabili dell'empatia umana. Inviano segnali al sistema limbico, regione del cervello dedicato alle emozioni nel nostro cervello, nonché area che ci mette in sintonia con i sentimenti e le risposte degli altri.
La scoperta fatta dai neuroscienziati sui neuroni specchio risulta una grande scoperta in tema di marketing. Immagini e gesti in grado di riflettersi nella mente umana in determinati momenti. Test di settore hanno dimostrato che siamo più propensi a tornare in un negozio dove siamo stati accolti con il sorriso e siamo anche più portati a ricordare il nome di chi ci ha trasmesso gioia e felicità con le proprie azioni. Anche vedere continuamente un oggetto, lo rende più desiderabile. In questo atteggiamento vige il concetto dell'imitazione, il quale costituisce un fattore importantissimo nel perché acquistiamo. 10 persone attorno a me indossano AirPods come auricolari? Anche nella mia mente si innesca, quasi in automatico, il desiderio di possedere anche io quegli auricolari bianchi, esattamente come le altre persone che mi circondano imitazione appunto - e sentirmi come loro, con indosso un oggetto del desiderio. I neuroni specchio si associano anche alla dopamina, una delle sostanze chimiche del piacere nel cervello. E' la dopamina che proietta in noi quella scarica di ricompensa, piacere e benessere che va al cervello, regalandoci felicità .Quando decidiamo di acquistare qualcosa, le cellule cerebrali che liberano dopamina secernono un'ondata di benessere e questa scarica di dopamina alimenta il nostro istinto a continuare ad acquistare, anche quando la nostra mente razionale protende per altro. Avresti mai pensato a quante sorprese si celino nella nostra mente? A quali e quanti impulsi risponde, inducendo l'uomo come consumatore a compiere determinate azioni? pag 14
di Stefania Mastronardi
Ti racconto di Martin Lindstrom e del Neuromarketing
La mente è un contenitore di pensieri e di infiniti processi, razionali ed irrazionali . Spesso, condizionamenti esterni, ci inducono in maniera volontaria o involontaria a compiere acquisti o azioni specifiche, che prima di un determinato momento non pensavamo di voler fare.
scoprire e assaporare. Se neuroscienze, esperimenti scientifici, psicologia e marketing attirano la tua curiosità come api al miele, questo libro è sicuramente la tua prossima scelta in libreria. Gli esperimenti presentati e raccontati da Lindstrom fanno molto riflettere e da lettore sentirai l'esigenza di metterti in gioco sui risultati derivanti da questi test. Inizierai a porti mille quesiti, inizierai a guardare spot tv, manifesti pubblicitari e ad osservare, altri individui come te, con aria critica e analitica, cercando risposte nei loro atteggiamenti. Uno degli argomenti più interessanti, presentati nel libro “Neuromarketing” tratta il tema dei “messaggi subliminali”. I messaggi subliminali sono definiti come messaggi visivi, sonori o diretti a qualsiasi altro organo di senso, che vengono registrati al di sotto del livello di percezione cosciente e possono essere rilevati solo dalla mente subconscia. L'esperimento motore di questa teoria, raccontato all'interno del libro, è di James Vicary, oggi famoso per aver coniato il termine di “pubblicità subliminale”. Estate 1957, cinema di Fort Lee, New Jersey, per 6 settimane oltre 45.000 spettatori si recano in sala per assistere alla proiezione del film Pic-Nic. Gli spettatori in questione partecipano indirettamente all'esperimento ad opera di Vicary. Il ricercatore sistema nello stanzino di proiezione un proiettore meccanico di diapositive e proietta le parole “Drink CocaCola” e “Eat Popcorn” per la durata di 1/3000 di secondo ogni cinque secondi per tutte le proiezioni del film. Sai cosa è successo? A seguito di quell'esperimento il cinema di Fort-Lee registrò un aumento del 18,1% nelle vendite di Coco Cola e un aumento del 57,8% nelle vendite di popcorn, grazie alla suggestione dei messaggi nascosti.
Perché un brand attira più di un altro? Perché il sentore di determinati profumi mi riporta alla mente un negozio specifico e mi riporta alla mente proprio il brand che lo contraddistingue?
Sia la “pubblicità subliminale” sia altri temi concerni il neuromarketing sono raccontati in questo libro rivelatorio di realtà a cui non avresti mai pensato. Allora, ti ho convinto a leggerlo?
A queste e ad altre domande risponde Martin Lindstrom nel libro “Neuromarketing” . Un libro che nel lontano 2012 mi ha talmente affascinata da utilizzarlo come uno dei temi fulcro della mia tesi di Laurea in Marketing e Sociologia dei Consumi. Poco più di 200 pagine che scorreranno veloci, capitolo dopo capitolo, per scoprire fino in fondo come marketing, pubblicità e mente possono fondersi. I cinque sensi avranno una parte importante nel libro, tutto da pag 15
di Simona Cicorella
EMPATIA
Uno strumento vincente per comunicare
La pandemia ha messo in luce degli aspetti focali del comportamento umano: un estremo egoismo e una grande attitudine al prossimo. Mi chiedo come, ad oggi, nonostante guerre, carestie, pandemie, l’uomo non abbia un atteggiamento comune e di propensione verso il prossimo? La risposta che mi sono data è stata soggettiva e non oggettiva. Ognuno di noi ha una personale formamentis e tendenzialmente l’essere umano è egoista, ma lo è nel modo sbagliato. Perché, vi starete chiedendo? Come può esserci un egoismo giusto e uno sbagliato? L’egoismo giusto è quando diamo valore alla nostra persona senza calpestare la nostra dignità, quando facciamo di tutto per il nostro benessere fisico e mentale e quindi anche chi c’è intorno a noi ne potrà beneficiare. Si tratta di un egoismo fatto di empatia. L’egoismo sbagliato è quello che porta l’uomo a essere solo lui al centro del mondo senza considerare che le sue azioni potrebbero avere una ritorsione sulla collettività. Bene, con questo collegamento all’attualità oggi vi paro di uno dei migliori strumenti per instaurare una comunicazione vincente e vi posso garantire che non spenderete fior fiori di soldi per assicurarvela, perchè è dentro di voi e si chiama empatia, ovvero la capacità di entrare in profonda connessione con le altre persone al punto da riuscire a sentire le loro emozioni e i loro stati d’animo, quasi come fossero i nostri. C’è un grande legame che unisce Empatia ed Assertività tanto che non potrebbero esistere l’una senza l’altra, poiché entrambe sono qualità della personalità umana che mirano al medesimo obiettivo: innalzare la comunicazione ad un livello superiore e più evoluto, tale da rendere la persona che le utilizza, più sicura e consapevole di se stessa, abile e vincente in ogni ambito della vita. Essere persone assertive quindi, ovvero riuscire a farsi valere nella vita senza offendere o calpestare la sensibilità altrui, vuol dire anche saper sentire ed ascoltare in maniera Empatica. Vi è mai capitato di parlare con qualcuno e di pensare che quella persona vi capisce all’istante come nessun’altro? A volte poi l’empatia è così forte che le parole non servono, poiché anche nei silenzi o semplicemente attraverso il linguaggio del corpo, riusciamo a capire la profonda connessione mentale ed alchemica che magicamente si instaura. La parola Empatia deriva dal greco e significa letteralmente “mettersi nei panni dell’altro”. Identifica quella capacità umana e quella competenza emotiva che ci permette di entrare in piena sintonia con le altre persone, comprendendone a fondo punti di vista, pensieri, sentimenti, emozioni e pathos. pag 16
Che cosa rende quindi l’Empatia uno strumento così straordinario e prezioso tale da migliorare notevolmente il nostro modo di comunicare e di rapportarci con gli altri? 1. Ognuno di noi desidera essere pienamente capito e compreso. Il vero segreto della Comunicazione Empatica: porre l’attenzione sulle sensazioni degli altri, immedesimarci in loro fino a raggiungere quella sintonia emozionale che eleverà il nostro modo di comunicare e relazionarci ad un grado più alto ed efficace da tutti i punti di vista. 2.Un’arma preziosa per conquistare la fiducia delle persone. Se il nostro interlocutore si sente capito e compreso è normale che vedrà in noi una persona di cui fidarsi. Utilizzare la comunicazione empatica è la modalità migliore per assicurarsi il successo nelle relazioni interpersonali poichécomprendere i pensieri altrui e viaggiare sulla stessa lunghezza d’onda ci dà un vantaggio competitivo non indifferente verso gli altri e ci pone ai loro occhi come persone piacevoli e con le quali stare bene.Senza empatia gli essere umani sarebbero personalità solitarie e completamente scollegate tra loro. L’Empatia è quindi alla base del nostro vivere vicino e con gli altri, è quel “collante sociale” che permette a noi tutti di instaurare relazioni interpersonali autentiche di qualità. In qualsiasi ambito la vogliate applicare (lavorativo, sentimentale, sociale ecc.), l’Empatia sarà quindi sempre uno strumento molto prezioso per aiutarvi a relazionarvi al meglio con gli altri. 3. Una modalità efficace per valorizzare e far sentire importanti gli altri. Calarsi nei panni degli altri attraverso l’ascolto empatico, comprendendo emozioni e stati d’animo, ci permette di capire chiaramente cosa provano e desiderano le persone. Essere dei Leader significa anche questo: saper trarre il meglio dagli altri valorizzandoli e aiutandoli ad esprimere nel modo migliore le proprie capacità ed abilità. Questo concetto molto importante non vale solo nella sfera professionale ma in qualsiasi ambito della vita.Le persone vincenti e di successo non sono quelle che pensano solo al proprio tornaconto personale, ma sono coloro invece che raggiungo le mete attraverso il lavoro di
squadra, stimolando le persone e facendole sentire importanti e parti fondamentali del team.E ciò si raggiunge solo attraverso una profonda empatia!Se desideri approfondire l’argomento: Empatia: 3 Modi per Valorizzare gli altri.
L’Empatia è una sorta di radar emotivo, un ponte invisibile che ci permette di entrare nelle menti altrui in punta di piedi e di rimanerci il tempo necessario per esplorarne e comprenderne l’intensità e le modalità del loro vissuto emozionale, così da ritornare in noi stessi con maggior consapevolezza, con una sintonia e un potere comunicativo assolutamente straordinari. pag 17
di Simona Cicorella
Come i grandi brand utilizzano l’empatia Il segreto dei grandi brand per relazionarsi con il proprio pubblico? L’elemento distintivo è l’empatia. Scopriamo come integrarla nei piani di marketing
È così facile, per i Brand, rimanere invischiati nelle metriche di tutte le loro attività di marketing, che spesso si dimenticano che ci sono delle persone reali dietro i numeri che guidano le loro decisioni. Azioni come i clic, i tassi di apertura, e le vendite non accadono in modo spontaneo ma provengono da esseri umani veri che interagiscono con il vostro marchio. Se i numeri vi ossessionano più dell’esperienza che state fornendo, c’è il rischio che qualcun altro arrivi e dia ascolto alla vostra audience. Ma ci sono cose che è possibile fare per assicurarvi che questo non accada. Uno dei modi più efficaci per migliorare l’esperienza degli utenti è di relazionarvi con i vostri lettori a livello emotivo. Quando si toccano le emozioni, si lascia un ricordo indelebile che rimane con il cliente durante tutto il suo percorso. Un ottimo punto di partenza è quello di porsi alcune semplici domande sul proprio target: Che cosa piace fare ai miei clienti? Che interessi hanno? È probabile che siano laureati? Hanno una famiglia? Desiderano aiutare gli altri? Queste domande saranno soggettive per voi e il vostro business, ma sentitevi liberi di usarle come modello per comprendere meglio la vita quotidiana del vostro target. Una volta che avrete compilato le vostre domande, il passo successivo è ottenere le risposte (con sondaggi, mail, questionari, tracciare i loro feedback). L’empatia con il proprio target può essere definita come: “La capacità di essere consapevoli e avere compassione per lo stato intellettuale della vostra audience” – Steve Lowell In altre parole, conoscere lo stato emotivo dei clienti quando interagiscono con il vostro marchio. Perché è importante? Perché le persone prendono decisioni d’acquisto sulla base delle emozioni, e li convalidano con la logica
Per fortuna, utilizzare un po’ di empatia porta molto valore. Aiuta le persone ad avere fiducia nel vostro messaggio e a credere nel vostro brand. L’empatia col pubblico crea anche associazioni di marca positivi. Anche se non fate tutte le cose giuste, i vostri clienti apprezzeranno il vostro sforzo. Probabilmente avete già un’idea di ciò che vuol dire empatia con il target, ma aiuta sempre vedere alcuni esempi di successo. Thank You Mom. Uno dei nostri preferiti è la campagna di Procter & Gamble ” Thank You Mom”. La campagna ha riscosso una fama internazionale facendo guadagnare ulteriori $ 500.000.000 solo dalle Olimpiadi di Londra. La campagna è stata un grande successo perché è entrata nei cuori delle mamme (parliamo di uno spot dolce!) e ha riconosciuto il lavoro che le mamme fanno ogni giorno. La campagna era una sorta di soft selling, con al centro i prodotti P&G che aiutano a rendere il lavoro delle mamme più facile, più sicuro, più efficiente, etc. Alla fine P&G ha creato, con il proprio target, un’associazione di marca positiva – e probabilmente ha aiutato alcuni ragazzi a riconciliarsi con le proprie mamme. pag 18
Inserire Come creare una mappa dell’Empatia l’empatia nella strategia Quando si inizia a mettere in pratica l’empatia, un aiuto può arrivare dalla creazione di una mappa: Ecco come iniziare.
di marketing
- Disegnare un quadrato. - Dividerlo in quattro sezioni uguali. - Etichettare le sezioni con: Vedere, Udire, Pensare e Sentire, Dire e fare. - Posizionare un simbolo del target al centro, come ad esempio un logo o un viso. Le sezioni dovrebbero collegarsi a questo centro. - Riempire ogni sezione con le risposte alle seguenti domande VEDERE La vostra audience è altamente visiva? È alla ricerca di contenuti allettanti? Di un grande design?
SENTIRE Che musica ascolta il target? Che tipo di cose dice di se stesso? Pensare e sentire Che cosa fa l’audience durante il giorno? Si sente stressato? Rilassato? Ha un lavoro che ama? Una famiglia? Soldi da spendere?
Una volta che la mappa dell’empatia è pronta, è possibile iniziare ad inserire l’empatia nella strategia di marketing. Ecco alcuni consigli per farlo in modo efficiente.
DIRE E FARE
1. Trovare un terreno comune
Cosa racconta agli altri? Cosa fa quotidianamente? Punti di sofferenza Ci sono ostacoli sulla sua strada? Di cosa ha più paura?
Pensate a come vi sentite quando conoscete qualcuno. E’ molto più probabile proseguire un’amicizia con qualcuno che condivide i vostri interessi invece che con qualcuno che non ha nulla in comune con voi. Trovare un terreno comune con il target è un ottimo modo per abbattere le barriere e toccare le corde del cuore.
MISURE DI SUCCESSO
2. Parlate in seconda persona Che cosa significa successo per il vostro target? Si confrontano con i loro pari? Hanno degli obiettivi particolari? Queste domande sono solo l’inizio e non sono affatto un elenco completo.
La chiave è quella di porsi domande sulla propria audience dando delle risposte per essere più empatici con le esigenze dei clienti. È inoltre possibile utilizzare, come detto sopra, i dati raccolti tramite Google Forms e i sondaggi sui social.
Sia che si tratti del testo di un annuncio, una landing page o un contenuto in generale, usate sempre la seconda persona. Usare la terza persona rappresenta il modo formale preferito per veicolare il messaggio, ma sembra troppo professionale e viene emotivamente rimosso dal cliente. Parole come “tu” e “tuo” producono tassi di conversione più elevati, e hanno anche un suono più caldo e amichevole; come si stesse parlando direttamente al lettore. 3. Siate ascoltatori attivi Infine c’è un modo semplice per mettere in pratica l’empatia: essere un grande ascoltatore. Mostrate al vostro al target che siete lì pronti a conoscere di più sul loro conto.
pag 19
di Antonino Russo
La cultura dell’errore
Rubrica STARTERGIST
“Che stia sempre, quanto più possibile, lontano da me!”, è questo l'approccio che normalmente abbiamo nei confronti dell'errore. E' radicata a fondo, dentro di noi, l'associazione della parola errore a quella di punizione (di qualsiasi tipo) che in qualche maniera saremo poi costretti a sopportare. L'errore è la dichiarazione della nostra imperfezione, il non apparire come pensiamo che gli altri ci vogliono. Di qui lo sforzo a nasconderlo, a giustificarlo, a negarlo o, peggio ancora, a cercare di non commetterlo sopportando un danno di gran lunga più grande causato dal non agire. L'impatto della paura dell'errore all'interno delle organizzazioni ha un peso devastante! Una ricerca dell'Harward Business Review ha dimostrato come “la maggior parte delle persone, anche nelle aziende di successo, sprechi tempo e energie in un secondo lavoro per il quale nessuno l'ha assunta: tutelare la propria reputazione, cercando di mostrare il meglio di sé e celando le proprie mancanze”. Ecco che, al contrario, la “cultura dell'errore” appare una delle strategie che si è dimostrata fortemente vincente quale stimolo decisivo alla produttività e all'innovazione. E' chiaramente una questione di qualità della leadership presente all'interno dell'organizzazione stessa. pag 20
me sembra invece, molte volte, oggi più che mai, immersi nella spirale del mito della perfezione della nostra società, che siamo sempre lì a tamponare, a nascondere a massacrare i nostri piccoli affinché non sbaglino, perché “non possiamo fare brutta figura!”. Ecco che il nostro ego di genitori perfetti crea figli imperfetti! E' una delle grandi debolezze che si rifletterà sul futuro.
,
Avrò segnato undici volte canestri vincenti sulla sirena e altre diciassette volte a meno di dieci secondi dalla fine, ma nella mia carriera ho sbagliato più di novemila tiri. Ho perso quasi trecento partite. Trentasei volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l'ho sbagliato. Nella vita ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto!
,
Una buona leadership che esalta il ruolo delle risorse umane favorendo un clima di appartenenza, di fiducia, di sicurezza, può essere artefice nello sviluppo di una nuova cultura dell'errore nella quale l'aspetto naturale di quest'elemento viene fatto emergere e gestito nel migliore dei modi. Questo attraverso tre passaggi indispensabili che sono: il riconoscimento dell'errore, la capacità, cioè, di saperlo identificare e di saperlo fare nella maniera corretta (cioè in quella che è la sua fonte, non nei suoi effetti); l'accettazione dell'errore, come un fatto naturale e connesso all'attività che si sta svolgendo e la condivisione dello stesso all'interno dell'organizzazione (frutto, come detto, di una leadership che incentiva questo tipo di clima); la trasformazione dell'errore in risorsa, attraverso la capacità di esplorare le nuove strade che vengono aperte dall'errore e/o di imparare da esso, quale preziosa fonte di apprendimento organizzativo. Il concetto è che l'errore rappresenta l'unica via per l'evoluzione, esso crea tensione alla conoscenza, è la base necessaria a prendere decisioni giuste e questo ce lo insegna la storia dell'uomo ma, ancor di più, la natura stessa nel suo processo evolutivo, fatto di errori e di cambi di rotta. Grossa parte delle grandi scoperte o invenzioni deriva proprio dall'errore (basti solo pensare ai casi più noti: la Coca Cola è nata dall'errore di un farmacista che stava preparando un medicinale per il mal di testa; il Post-it grazie all'invenzione di una colla risultata poco appiccicosa ed inizialmente etichettata come un fallimento; il Viagra dalla sperimentazione di un farmaco per l'ipertensione che nessun effetto aveva su questa ma… su altri processi biologici maschili) e, anche Dante, fa nascere il suo più grande capolavoro dallo smarrimento della “dritta via”. Non è un caso che questo tipo di cultura sia ben radicata all'interno di aziende con i più elevati tassi di innovazione: il coraggio di osare, di sperimentare, di tastare il nuovo, è attributo imprescindibile per l'innovazione all'interno di un'organizzazione ed è possibile solo grazie ad un clima che riesce a liberare capacità e meta-capacità delle proprie risorse umane, favorito da una leadership di elevata qualità. Ciò è vero anche in famiglia. Siamo noi, leader e manager delle nostre famiglie (alias genitori) capaci di favorire un clima di questo tipo? Riusciamo ad incoraggiare i nostri figli affinché possano osare, commettere errori ed imparare? A
Rubrica STARTERGIST
Michael Jordan
pag 21
speciale
Focus
TIK TOK
di Giorgia Ancora
TIKTOK PER AZIENDE: COME UTILIZZARLO PER IL TUO BUSINESS È una delle app più scaricate del momento, parliamo di TikTok. A spingere gli utenti sulla piattaforma nata nel 2017, ma che in Italia è arrivata nel 2018, sono la voglia di raccontarsi in modo originale e spontaneo. Tra le aziende che hanno lavorato con TikTok ci sono Nike e Vodafone mentre tra i brand con l'ascesa più rapida si segnalano Xfactor Italia e l'Inter. E proprio a proposito di aziende: “Come possono usare al meglio la piattaforma?” “È davvero importante esserci?” “Per raggiungere chi?” Dal punto di vista strategico, infatti, è fondamentale, prima di aprire il profilo – così come per qualsiasi social network – capire qual è l'obiettivo che ci si propone, con che tipo di pubblico si vuole e si può interfacciare e se è quello che interessa davvero – che acquisterà cioè i prodotti e/o servizi – e in quale modalità. Il consiglio iniziale, per chi ancora non è su TiKTok, è sicuramente studiare come funziona, ed agire seguendo un percorso delineato a tavolino. Se dopo questa valutazione si riscontra qualche elemento per cui si è pronti a usare TikTok, allora bisogna essere in grado di generare contenuti che siano davvero creativi e coinvolgenti. Al momento le aziende possono sfruttare una modalità, molto interessante per la verità, che è quella delle challenge, le sfide con un hashtag personalizzato. In questo modo è possibile coinvolgere le persone nell'usare l'hashtag e nel creare video che vedano l'azienda al centro dell'attenzione. E poi, l'altra modalità interessante, è quella di ingaggiare all'interno della propria strategia degli influencer che possano aiutare l'azienda ad intercettare un pubblico mirato. Sicuramente quest'ultimo è un fenomeno destinato a crescere molto. Non è infatti escluso che per TikTok possa succedere quanto è già avvenuto su Instagram, con diverse imprese
che affidano a persone con un grosso seguito la diffusione delle novità, di prodotti in lancio, oltre che la comunicazione di storie legate al brand sfruttando le potenzialità delle stories e del loro feed. “Alcuni esempi di brand che usano già TikTok per comunicare con il loro pubblico con consapevolezza?” Uno è sicuramente Lush, brand del beauty, che realizza contenuti in modo divertente mettendo in mostra i propri prodotti. Osservandoli, sono video molto semplici, perché è questa un'altra caratteristica della piattaforma. Per essere coinvolgenti è sufficiente il proprio smartphone e tanta creatività. Questo tipo di sfide ha vari scopi tra cui quello di mostrare che a indossare quei capi sono delle persone reali che, così facendo e in modo molto ludico, possono facilmente spingere altri utenti all'acquisto. Le challenge sono divertenti proprio per il fatto che invogliano l'utente a mettere alla prova la propria inventiva emulando ciò che ha visto fare a chi ha creato il contenuto. E da qui fare in modo che possa diventare il più possibile “virale”. Non solo challenge, un'azienda che ha un suo seguito può invitare gli utenti a creare contenuti dal basso (i cosiddetti user generated content, UGC) in cui usano i propri prodotti servizi. Possono farlo brand di prodotti alimentari, ristoranti, ma anche negozi di arredamento ecc. Tutte aziende in cui il prodotto può essere usato in maniera assolutamente personale e originale. Infatti più che puntare sulla qualità è importante ricordarsi che siamo su una piattaforma diversa da Facebook o Twitter, ci troviamo tipicamente nel caso, come più volte detto nei precedenti articoli, di una piattaforma con di Content Discovery, a tal proposito risulta evidente che bisogna studiarsi una comunicazione appropriata altrimenti si rischia di vanificare i propri sforzi. *fonte Forbes.it
TIKTOK: DA IDEA A FENOMENO VIRALE Il punto di non ritorno, conosciuto anche come Tipping Point: quel momento magico in cui un'idea, un trend o un comportamento oltrepassano un certo limite e diventano improvvisamente virali. A quel punto, esattamente come la diffusione epidemica di un virus, inizia a propagarsi in modo esponenziale: due, quattro, otto, sedici, trentaquattro, centoventotto e così via fino a quando non diventa incontrollabile. La verità e che, però, non tutti i trend raggiungono questo “punto di non ritorno”, anzi, la maggior parte di essi si ferma prima ancora di potersi diffondere e finiscono per scomparire e questo molto spesso non dipende da quante persone questo contenuto riesca a raggiungere ma, piuttosto, da una combinazione di tre fattori specifici: un fenomeno può diventare virale nel momento in cui incontra le giuste persone in circostanze favorevoli. Si parla quindi di: · Giuste persone · Potenza dell'idea · Circostanze favorevoli Questi tre fattori, quando si parla di trend sono senza dubbio i fattori più importanti in assoluto da considerare. Forse ti starai chiedendo come tutto questo possa centrare con TikTok. Lascia che ti spieghi! TikTok nell'ultimo anno sta dominando le classifiche di app più scaricate al mondo superando i 500 milioni di utenti attivi al mese e sembra non abbia alcune intenzione di fermarsi. Sulla base di questi numeri è certamente possibile affermare che TikTok abbia quantomeno le potenzialità per poter raggiungere il famoso “punto di non ritorno”.
Per quanto ogni trend abbia la sua storia di diffusione e caratteristiche a sé, è altrettanto vero che le modalità di diffusione di questi trend siano tutte molto simili tra loro. Generalmente seguono un processo molto lento che gradualmente diventa esponenziale, questo vuol dire che non si parla di crescita lineare ma, appunto, esponenziale e quindi prima o poi inarrestabile. Proprio a questo proposito un modello universalmente riconosciuto per descrivere la diffusione dei nuovi trend è quello della diffusione delle nuove idee e tecnologie è quello ideato da Everet Rogers, secondo cui ogni trend prende il via coinvolgendo in ordine le seguenti categorie di persone: · Innovatori 2,5% della popolazione · Early Adopters o adottatori precoci 13,5% · Maggioranza precoce 34% · Maggioranza ritardataria 31% · I ritardatari La chiave per l'esplosione di un fenomeno virale risiede nella seconda categoria, quella degli adottatori precoci per un semplice motivo, ovvero perché rappresentano il mezzo tramite cui l'idea riesce a raggiungere la maggioranza e questo vuol dire che il successo di un fenomeno virale, diversamente da come siamo abituati ad immaginare, risiede nelle mani di pochi. Malcolm Gladwell questi individui, in realtà, li definisce “connettori”: individui dotati di una grande predisposizione alla socializzazione con un numero piuttosto ampio di conoscenze, in grado di mettere in comunicazione il mondo. Loro sono il motore di questa diffusione di larga scala, che ci riporta ai 3 fattori citati sopra, ovvero il concetto delle persone giuste esposte ad un'idea abbastanza forte inserita in contesti e circostanze favorevoli. Le domande che, quindi, dovremmo porci quando scopriamo un nuovo trend fanno proprio riferimento ai 3 fattori appena citati: “Chi sono i connettori?” “Chi sono gli adottatori precoci?” “Qual è il contesto storico in cui si trovano i connettori?” “In che modo sono incentivati a conoscere il fenomeno?” Comprendere questi aspetti è di fondamentale importanza per comprendere al meglio l'evoluzione di un trend.
“Quindi chi sono i connettori nel caso di TikTok?” La risposta è molto semplice, i connettori in questo caso, sono tutti i creator e gli influencer con un grosso seguito sugli altri social/piattaforme. Se ci pensi è questo il fenomeno che sta caratterizzando gli ultimi mesi. A prescindere però dal mercato, possiamo fare alcune considerazioni teoriche che si nascondono dietro alle scelte di tutti questi personaggi famosi che hanno deciso di spostare il loro traffico su questa nuova piattaforma. La principale osservazione che viene fatta su TikTok è una similitudine con un'altra piattaforma di cui sicuramente avete sentito parlare: Snapchat. La verità, però, è che si tratta di due piattaforme molto diverse ed anche di due periodi storici molto diversi. TikTok mette al centro della sua piattaforma, a differenza di Snapchat che è un canale chiuso e privato, la discoverability, cioè la possibilità di scoprire sempre profili nuovi ed utenti diversi tramite la pagina “per te” cioè la homepage di TikTok, e questo fa tutta la differenza del mondo soprattutto in un periodo in cui le altre piattaforme non offrono la possibilità di crescere così velocemente in termini organici senza l'utilizzo di Ads (sponsorizzazioni). “Cosa significa tutto questo?” Significa che TikTok si inserisce in un contesto storico perfetto per favorire la crescita di tutti i suoi utenti e questo si collega perfettamente al concetto di raggiungere persone giuste nel momento. L'ultimissimo fattore da prendere in considerazione è questo: TikTok è un'idea abbastanza potente da capitalizzare l'attenzione delle persone giuste al momento giusto?
TIKTOK ads: SCOPRIAMO LA PIATTAFORMA Da poco tempo il social ha lanciato TikTok Ads, la propria piattaforma di advertising attraverso la quale è possibile sviluppare una campagna scegliendo il targeting, il placement, il timing e molto altro (in modo del tutto analogo ad altre piattaforme note, come Facebook Business Manager). Il lancio di una campagna di advertising su TikTok può risultare molto vantaggioso: si sfrutterebbero i vantaggi dell'essere first-mover (sostanzialmente i primi), oltre al fatto che i costi sarebbero molti ridotti, data le novità di TikTok e dal fatto che le aziende presenti sul social sono ancora relativamente poche.
Quindi? TikTok attualmente si ritrova in una situazione molto particolare: è un social media entrato da relativamente poco tempo in vari mercati (come quello italiano), ma allo stesso tempo presenta già una vasta community internazionale con prospettive di crescita molto interessanti. Sicuramente per ora non è la piattaforma ideale per tutti i tipi di business ma, specie per quelli la cui presenza online è rilevante, potrebbe essere risultare utile considerare il social cinese come parte integrante della propria comunicazione. A rendere molto attrattivo TikTok vi è il fatto che si tratta di un canale poco saturo. Quest'ultimo aspetto, come i più esperti sapranno, può rendere una campagna di comunicazione molto più efficace ed efficiente, con performance decisamente migliori rispetto ad altri canali più coperti (come Facebook ed Instagram). Ti interesserebbe sapere come strutturare una campagna di Advertising su TikTok? Faccelo sapere!
notizia
della settimana
Arriva Facebook Shops per creare eCommerce direttamente sul social Mark Zuckerberg vuole portare più aziende a vendere online durante la pandemia
Mentre eravamo ancora impegnati a creare i nostri Avatar, Mark Zuckerberg ha deciso di sganciare la vera bomba per Facebook e ha lanciato Shops. La piattaforma sta attuando una nuova importante spinta verso l'eCommerce, dopo le funzioni Checkout e i tag Shopping per Instagram. Mark ha dichiarato che l'espansione dell'eCommerce sarà importante per iniziare a ricostruire l'economia mentre la pandemia continua. "Se non si riesce ad aprire fisicamente il negozio o il ristorante, si possono ancora prendere ordini online e spedirli alle persone", ha detto. "Stiamo vedendo molte piccole imprese che non hanno mai avuto un'attività online, farlo per la prima volta". Il lancio di Shops arriva in un momento di vero boom per l'eCommerce, a livello globale, legato al lockdown. Se la pandemia è stata devastante per le piccole imprese, un terzo delle quali ha riferito di aver smesso di operare in un sondaggio condotto da Facebook, un ulteriore 11% afferma che potrebbe fallire nei prossimi
se la situazione attuale dovesse continuare. Le vendite online sono state invece un punto luminoso per le piccole imprese. Etsy, dove a vendere sono i piccoli artigiani locali, ha raddoppiato il suo fatturato rispetto a tre anni fa e ora Facebook scommette che portare un maggior numero di imprese locali online le aiuterà a sopravvivere, creando al tempo stesso nuove grandi opportunità di business per l'azienda, come aveva già anticipato lo scorso anno Zuckerberg, parlando degli interessi della compagnia verso l'eCommerce. La creazione di un negozio su Facebook è gratuita. Le aziende possono scegliere i prodotti che vogliono inserire nel loro catalogo e poi personalizzare il look and feel del loro negozio con un'immagine di copertina e colori in linea con il brand. Questo significa che qualsiasi venditore, indipendentemente dalle sue dimensioni o dal suo budget, può portare la sua attività online e connettersi con i clienti ovunque e in qualsiasi momento.
Rubrica
di Simona Cicorella
Raccontami di te
Pasquale: una valigia di sogni, coraggio e grande umiltĂ pag 22
«Raccontami di te» è una rubrica che mi affascina sempre più, perché mi dona la possibilità di interfacciarmi nel vivo con chi può davvero insegnarmi qualcosa. Questi VALORI a me piace condividerli, perché ribadisco, che non può esserci mai crescita senza confronto e che nessuno mai deve sentirsi arrivato, bensì appagato. Pasquale Boccuzzi è un conversanese doc, classe ‘73, un imprenditore giovane, dinamico, il datore di lavoro che tutti sogneremmo. Pasquale non incarna la perfezione, non cerca di prevalere sugli altri, non considera la sua squadra come «degli addetti ai lavori». Pasquale ha un vision aziendale molto definita, dove la parola FAMIGLIA è al centro del suo essere uomo, ancor prima di lavoratore. Un grande senso di responsabilità lo avvicina al mondo del lavoro già alla tenera età di 14 anni, dove inizia a lavorare per un’azienda che costruisce canali di aria condizionata e nel week-end arrontondava con lavori extra. Tutto questo per potersi mantenere gli studi. A 25 anni lascia la sua amata terra e coglie un’opportunità: lavorare al nord Italia presso aziende focalizzate sempre nell’ambito del montaggi di canali. «Era il 2000 ed ho preso la decisione di fare la valigia e partire. Da quel momento ho iniziato a fare montaggio prima in Veneto e poi pian pianino in tutta Italia facendo tanta esperienza nel campo aeraulico. Tanti sono stati i cantieri importanti tra cui ospedali, centri commerciali, università, scuole, fabbriche. Un episodio che mi ha segnato è stata la perdita di mio padre ed è stato da quel momento che ho deciso che dovevo far qualcosa di diverso e avevo in mente già tanti progetti che con gli anni si sono e si stanno concretizzando dopo tanti sacrifici». - racconta Pasquale - « La prima cosa che ho fatto è assumere i miei fratelli mia sorella . Dopo qualche anno anche mia moglie e mio cognato. Nel 2011 insieme a mia moglie abbiamo aperto la Innoviair srl, una azienda di produzione condotte aerauliche con anche il montaggio, così da permettermi di non spostarmi più fuori regione. Oggi Innoviair vanta un bel pacchetto clienti in tutta la Puglia. E per ultimo, e non per importanza, sono papà di due bellissime bimbe». La completezza settoriale con la quale Pasquale investe periodicamente consiste nell’avere sempre un occhio critico rispetto alla richiesta di mercato, mettendosi sempre in gioco con nuovi prodotti e servizi inerenti all’aeraulica. «Uno dei nuovi progetti lavorativi nato anche a seguito del
periodo covid è la nascita di una nuova azienda di sanificazione, pulizia e bonifica di condotte aerauliche importante per tenere in buono stato igienico l'impianto di condizionamento». Questo è un pratico esempio quando vi parlo di cogliere delle opportunità, anche da una catastrofe pandemica assoluta nella storia. In chiusura ho chiesto a Pasquale quale consiglio si sente di dare ai suoi colleghi imprenditori. «Crederci SEMPRE, arrendersi MAI! Specialmente nei periodi bui bisogna salire sul treno delle occasioni ed essere noi stessi la prima occasione. Sono sempre del parere che la sinergie tra aziende sono determinanti, affiancate nel suo percorso dal marketing» Da circa 3 anni Pasquale ricopre il ruolo di presidente dell’UPSA CONFARTIGIANATO e da circa 10 anni è iscritto alla Asapia (associazione nazionale di costruttori di condotte aerauliche) e da un anno presenzia nel consiglio direttivo essendo l'unico del sud Italia. Pasquale inoltre è un ottimo musicista e da diversi anni si cimenta in performace di livello con la sua mitica band «Converband». Dove troverà il tempo per conciliare tutto? Beh, volere è potere! E soprattutto CREDERCI SEMPRE, ARRENDERSI MAI! pag 23