Sguardi su Napoli. Trenta taccuini di viaggio

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Sguardi su Napoli. Giro della cittĂ in 30 taccuini di viaggio a cura di Simonetta Capecchi


8 In viaggio per Napoli col taccuino Simonetta Capecchi

1. Luoghi Itinerari, punti di vista

2. Storie Incontri, arrivi e partenze

22 Yoshizo Matsuki Cartoline da Napoli

60 Cecilia Battimelli …andare andare…

26 Eugenio Tibaldi Nello spazio di confine

64 Rino Sorrentino/Rinedda Sotto gli occhi di Dante

30 Ferruccio Orioli Scogli, scoglietti e scoglioni

68 Salvatore Grande Mi imbarcai con la famiglia ai primi di ottobre

34 Angela Bernal Martìnez Sul dorso della tartaruga

72 Miguel Angel Valdivia Nel frattempo mi godo lo spettacolo

38 Flavia Soprani Quel che resta del verde

76 Francesco Feola Nel cuore dei Quartieri

42 Maria Chiara Baldassarre Il solito bar

78 Ambrogio Borsani Con Mezzocannone non si fa la guerra

46 Franco Lancio Villa Clotilde

80 Juana Lacorazza Pulido Primavera 1998, Bogotà era lontana

50 Ilaria Grimaldi e Flavia Soprani Oltre la sfogliatella

82 Marco Rossi-Doria Me lo ricordo io JFK a Napoli

54 Fiammetta Russo Cardone A partire dal mio balcone

84 Roberta Visone Avvistamenti

56 Alessia Montefusco Il mercato della Maddalena

86 Daniel Renowden La mia piazza, all’angolo della strada


3. Pensieri Odio, affetto, nostalgia

4. Strade di bambine e bambini

90 Sergio Grispello Catrame

114 Le strade di San Giovanni Giotto-Monti, S. Giovanni a Teduccio

94 Caroline Peyron No direction, no home

116 Ogni pomeriggio, tornando a casa Madonna Assunta, Bagnoli

98 Sergio de Benedittis San Gennaro tupamaro

118 Le Vele sono case di tutti i colori Chi rom e‌chi no, Scampia

102 Luca Trimaldi/Eno Ai piedi del grande vulcano

120 08 | 09 Una passeggiata lungo la Pedamentina Dalla parte dei bambini, Corso Vittorio Emanuele

106 Luca Dalisi e Raimondo Di Maio Napoli notte 110 Pablo Visconti Il sogno di un viaggio


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In viaggio per Napoli col taccuino Simonetta Capecchi Così Napoli, dove è così difficile vivere e che invoglia tanto a partire, che è così difficile abbandonare e che costringe sempre a tornare, diventa, più di molti altri, il luogo emblematico di una generale condizione umana del nostro tempo: trovarsi su un inabitabile pianeta, ma sapere che è l’unico dove per ora possiamo star di casa. Fabrizia Ramondino, Star di casa, 1991

Le autrici e gli autori raccolti in questo libro illustrano la città con testi scritti, disegni, acquarelli e fotografie, mescolano linguaggi diversi e sperimentano l’efficacia di un racconto visuale. In giro per Napoli con una meta oppure alla deriva, nei posti preferiti o esplorandone nuovi, seguendo percorsi reali o immaginari, artisti, architetti, fotografi e viaggiatori di ogni età hanno tracciato il proprio itinerario napoletano sulle lunghe strisce di carta dei taccuini, contenitori ideali di pensieri e immagini. I taccuini si aprono a fisarmonica, una striscia di carta pieghettata lunga più di due metri, come le antiche cartografie, come i moderni souvenir di cartoline. Insieme agli autori, il taccuino è il protagonista di questo progetto artistico collettivo. Un libro bianco da riempire che si può tenere in tasca e portare con sé come un diario personale ma che può diventare una galleria d’arte portatile. Un po’ quaderno per appunti e un po’ libro d’artista, è un supporto adatto a raccogliere sguardi eterogenei sopra un unico

tema, come quello di raccontare una città. Una grande città si presta a differenti letture e Napoli offre un serbatoio immenso di suggestioni letterarie, visuali o sonore. Quando sono arrivata da Venezia all’inizio degli anni Novanta, Napoli mi incuriosiva molto. Mi scontrai subito con la difficoltà di trovare lavoro e con la fatica di esplorarne in profondità l’enorme patrimonio artistico, architettonico e umano, andando oltre i percorsi più frequentati. Per ogni cosa mi servivano istruzioni per l’uso. Cercavo chiavi di lettura e le parole degli scrittori mi sono state molto utili. Per prime scoprii quelle di Fabrizia Ramondino. A rileggerle adesso provo ancora un senso di gratitudine, per lo svelamento che mi procurarono. Poi, seguendo i consigli dell’amico libraio di Mezzocannone, passavo da SohnRethel alla Ortese, da Patroni Griffi a Domenico Rea, da Peppe Lanzetta a Valeria Parrella, da Erri de Luca a molti altri ancora. Alle parole, alcuni film aggiunsero immagini.


Monte di Dio, dai Quartieri Spagnoli. Dal terrazzo di M. si vede il mondo intero. Casa nostra invece è coperta da un palazzo. Si fa buio e non faccio in tempo, per fortuna, ad aggiungere una infinità di dettagli...


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Bagnoli, il pontile e Nisida. Dalla finestra della classe di T., durante la riunione dei genitori: c’è troppo sole, le finestre a nastro non si aprono e fa troppo caldo. Le mamme faranno la colletta per comprare le veneziane...


Ricordo l’uscita del film di Mario Martone, Morte di un matematico napoletano come un giorno importante. Poi mi colpivano le periferie stralunate di Pappi Corsicato e i film geniali di Paolo Sorrentino. Oppure ascoltavo a teatro i monologhi di Tonino Taiuti, mio vicino di casa, dei quali all’inizio non capivo una sola parola. Raccoglievo e studiavo anche le rappresentazioni grafiche e pittoriche della città. Dai rilievi degli architetti ottocenteschi in visita a Pompei, alle vedute panoramiche di Napoli dei secoli scorsi: gli acquarelli di Giacinto Gigante, alcuni panorami di Lusieri, i tetti di Thomas Jones o i bozzetti del Vesuvio di De Nittis mi rimanevano impressi nella retina. Col tempo l’insieme di queste voci, visioni e letture nell’immaginario hanno cominciato a sovrapporsi alla reale planimetria urbana, come delle lenti capaci di deformare la mia percezione della città. Notavo però come Napoli, così spesso rappresentata in passato nei dipinti a olio o ad acquarello ma anche nei taccuini dei viaggiatori e sempre molto presente tra gli scatti dei fotografi, era quasi scomparsa dalle tele di pittori, dai taccuini degli architetti e dai carnet di viaggio dei viaggiatori contemporanei. Tra le poche eccezioni, penso agli schizzi tremolanti di Francesco Venezia o agli acquarelli di Pedro Cano, dove Napoli è magnifica, così cupa e inquietante. Disegnare e scrivere su un taccuino mi è sempre piaciuto. In viaggio, o dentro casa, mi aiuta a vedere meglio, è un modo di osservare più attentamente.

Poi serve a ricordarmi le cose che ho fatto, i luoghi che ho visitato. Non uso fogli sciolti, riesco a disegnare solo in un quaderno, dove la sequenza è più importante della singola pagina, dove non tutte pagine sono dei capolavori e dove un poco alla volta si crea un racconto personale, fatto di immagini e scrittura. In Italia, il diario illustrato è considerato passatempo per ragazzine o una pratica riservata agli artisti. Terminate le scuole elementari, disegnano solo ragazze e ragazzi che fanno una scelta specifica per le scuole d’arte. In paesi come gli Stati Uniti, l’Inghilterra o la Francia invece, disegnare su un taccuino è una abitudine diffusa tra moltissime persone di ogni età e professione. Saper spiegare o raccontare qualcosa utilizzando le immagini è considerato importante anche nelle discipline scientifiche e l’uso del carnet di viaggio è spesso incoraggiato in ogni tipo di scuola. Numerosi sono i libri in lingua inglese o francese che insegnano a tenere un taccuino, molte le esposizioni e le pubblicazioni dedicate a carnet di viaggio, quaderni degli schizzi, diari visuali o libri d’artista. In internet queste iniziative sono molto presenti e il blog è diventato un corrispettivo del diario cartaceo: sono ormai centinaia gli appassionati del taccuino illustrato in ogni paese del mondo che ne riportano le immagini in un blog, consentendoci di sfogliare le loro pagine, seguendoli giorno per giorno. La rete permette anche di ideare e mostrare immediatamente progetti collettivi e internazionali legati al taccuino, altrimenti impossibili da coordinare [1].

[1]. Come il progetto dei 1000 Journals (mille diari che passano di mano in mano attraverso tutti i continenti) o lo SketchCrawl (appuntamenti periodici per disegnare insieme contemporaneamente in ogni paese del mondo) e molti altri di cui ho raccolto i riferimenti nel blog In viaggio col taccuino.


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[2]. Sul blog In viaggio col taccuino si trovano tutti i materiali, le foto e i cataloghi da sfogliare on-line delle tre rassegne.

Una mappa collettiva della città. Nel 2005, quando cominciavo a farmi un’idea della diffusione all’estero di tali iniziative, proposi alla rassegna napoletana Galassia Gutenberg, libri e multimedia, di curare uno spazio dedicato al carnet di viaggio, con esposizioni, incontri e eventi collettivi. Oltre ad esporre i quaderni di alcuni artisti affermati, mi venne la curiosità di raccogliere quaderni di viaggio con soggetto napoletano. Cercando a Napoli appassionati come me del taccuino illustrato, avevo trovato a fatica un piccolo gruppo di autori, in gran parte architetti. Pochi di loro però avevano Napoli come soggetto privilegiato. Allora, d’accordo con gli editori dei famosi taccuini Moleskine, abbiamo distribuito un centinaio di quaderni a persone diverse per età e professione, non solo ad artisti, architetti, fotografi, ma anche scrittori, insegnanti, semplici viaggiatori e bambine/i e ragazze/i delle scuole, incoraggiando anche chi non lo aveva mai fatto ad usare questo supporto e a utilizzare insieme parole e immagini. C’erano appena state le prime esposizioni collettive di Moleskine a Tokio e a Singapore, dove erano stati invitati solo artisti, liberi di scegliere sia il formato del quaderno, sia il soggetto. Io ho scelto invece un formato unico per tutti, un Moleskine formato tacabile piegato a fisarmonica, che permette di essere guardato senza dover essere toccato e sfogliato. Anche il tema era assegnato: si trattava di raccontare la città di Napoli dal proprio punto di vista, con scritte ed immagini prodotte con qualsiasi tecnica artistica. Nel quaderno c’erano istruzioni e suggestioni letterarie;

il tempo a disposizione era poco più di un mese. I risultati di questa prima mostra (Lo sguardo su Napoli. 50 taccuini per raccontare la città, 2006) furono incoraggianti e la formula di accostare voci diverse risultò molto efficace. Incuriosiva il pubblico, che trovava divertente leggere tra le pagine di tanti quaderni personali e al quale offriva più letture della propria città in cui potersi ritrovare. Nel 2007 c’è stata la seconda edizione, dove i taccuini furono distribuiti solo a persone originarie di altri paesi (ExtraNapoli. 40 taccuini di stranieri raccontano la città). Nel 2008 proposi di tracciare un itinerario nella città, suggerendo di incorporare mappe e planimetrie come elementi grafici (NAtour. Giro di Napoli in 80 Moleskine). Dal 2006 ho aperto un blog, In viaggio col taccuino, dove documento le mostre e le iniziative nate in seguito a questa prima esperienza [2]. I trenta autori presentati in questo libro sono una selezione tra quasi duecento taccuini su Napoli che ho raccolto nelle tre rassegne. Una scelta difficile, perché il progetto era nato per essere visto nel suo insieme, con i taccuini accostati tra loro a formare un unico grande pannello che affiancava grandi e bambini, artisti e amatori. I taccuini sono qui divisi per temi: Luoghi, Storie, Pensieri e Strade di bambine e bambini. Luoghi. Questo primo gruppo di taccuini ha risposto in modo specifico alla richiesta di descrivere un itinerario preferito nella città, utilizzando frammenti di planimetrie,


Sul tetto. Domenica pomeriggio c’è un silenzio irreale. Vista da quassù, la città sembra un posto tranquillo. Dormono tutti, o guardano la televisione. Tranne me e la ragazza con la maglia rossa. Tetti attrezzati: parabole, fili, tubi, antenne, serbatoi, condizionatori...


(continua...)


estratti dalle pagine dedicate agli autori:


1. Luoghi Itinerari, punti di vista

Eugenio Tibaldi

Ferruccio Orioli


Angela Bernal MartĂŹnez

Maria Chiara Baldassarre Fiammetta Russo Cardone

Flavia Soprani

Franco Lancio Ilaria Grimaldi e Flavia Soprani

Yoshizo Matsuki

Alessia Montefusco


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Yoshizo Matsuki Cartoline da Napoli Mergellina Dall’alto della scogliera si può ammirare il Vesuvio che ricorda molto il vulcano Sakurajima a Kagoshima in Giappone. L’azzurro del mare e del cielo sono stupefacenti.

Villa Pignatelli Ceramiche, tesori e splendide verande, ma il giardino mi sembra un po’ banale.

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Luoghi

Piazza Vittoria In lontananza Castel Sant’Elmo. Molti turisti, auto, ma anche amanti dello jogging.

Castel dell’Ovo Il suo aspetto da fortezza non lascia trapelare l’atmosfera piacevole dei suoi interni. Dal tetto si ammira il verde della Villa Comunale.

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Cecilia Battimelli ...andare andare... La storia è la vita di tutti ed é fatta di storie di persone concrete. Negli avvenimenti bisogna sempre pensare agli esseri che ci sono dentro, che sentono e pensano, che hanno corpo e pensiero. Con questo sguardo ho cercato già, nel 2004, in una installazione fotografica in memoria del naufragio del 1996, in cui morirono 283 immigrati,

di sottolineare la fisicità, la concretezza di questi avvenimenti. Allo stesso modo guardo ora questi ragazzi africani che mi sembrano i meno situati rispetto alle altre comunità presenti nella nostra città. Chi sono, da dove sono arrivati, a che prezzo, cosa sentono, come ci vedono, ogni giorno, ogni ora.

Quale é il loro sguardo su di noi? La nostra muta relazione é realtà quotidiana, solo la loro fisicità interagisce con noi. Li vedo entrare ed uscire da piccoli portoni, soglie sconosciute. A fatica vendono merce che non gli appartiene, neanche culturalmente, soggetti ad un fuggi fuggi continuo, a penose contrattazioni, sottoposti a lavori duris-

simi e a condizioni disumane. Il paradiso sperato e raggiunto scopre il suo volto. Eppure la loro vitalità sembra apparentemente non perdere colpi. La loro fisicità é dominante. Ci apre un mare di riflessioni e domande. Spero che questo piccolo taccuino aiuti a regolare il fuoco attenzionale di chi vorrà leggerlo.

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Storie

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Rino Sorrentino/Rinedda Sotto gli occhi di Dante 01/02. Un

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dolente atto ha incrociato la mia vita questa mattina, sotto lo sguardo di Dante e gli occhi di tutti:

03. un

extracomunitario violentato nell'animo da un capuzziello, un guappo, un coglione, che per farsi bello prende con violenza un tunisino e con scaltra azione gli schiatta un "ovo" in faccia.

04. Tutto questo a 50 centimetri

da me, sotto gli occhi del poeta e di tutti, sotto gli occhi di tutti e di me che per starmene tranquillo mi sono trasformato in assente osservatore, in pubblico che non applaude. L'immobilitĂ mi spaventa. CosĂŹ vagai per le strade con lo sguardo rivolto verso il basso.

05. Che

bella via Girardi, tante le emozioni che ho provato, tante le esperienze che ho vissuto, tante le cose che ho fatto e che ho subito. Una notte fui colpito da un suono sordo alla schiena. Un taxi si avvicinò e una donna spaventata mi chiese se ero vivo.

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Storie

06. Bella

Napoli bella Napoli bella Napoli, Napoli bella, se la vivi senza orecchie e senza occhi.

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07/08. Piazza

del GesÚ, dietro al bar dello "sparagno". La mia gioia è il bar dello sparagno, cosÏ lo chiamiamo tra amici, dove la birra costa poco.

09. Ogni

volta che guardo il Vesuvio mi sento potente e impotente nello stesso tempo. Nel 1631 fu la grande catastrofe, la cittĂ venne inghiottita dalla forza della natura.

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Sergio Grispello Catrame Ăˆ il bitume nero vulcano di lava, ferita aperta, ricordo vivo, porto in cui si ritorna. Napoli parte di me, appiccicata addosso, ovunque io vada è dentro di me. Vagabondare e perdersi nelle infinite vie. Bitume.

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Pensieri

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