Alphega Farmacia Magazine n°2 Marzo-Aprile 2011

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02 La tua salute, la nostra prioritĂ

Marzo-Aprile 2011

Non fatevi mettere sottosopra dalla primavera Le allergie scatenate dal polline 6 > Salute a tavola Possono fare male gli additivi? 8 > Dossier prevenzione

COD. 254298

Tenere controllata la prostata 10 >

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In questo numero

Basta così poco

E’

la prima causa di morte per tumore nella popolazione maschile. Eppure il cancro alla prostata è facile da prevenire - con un’alimentazione ricca di sostanze antiossidanti e un’attività fisica e sessuale regolare - e soprattutto da diagnosticare in tempo per una terapia efficace: basta sottoporsi ogni 12 mesi, dopo i 40-50 anni, a una visita urologica e a un semplice esame del sangue per verificare la concentrazione di una sostanza detta Psa. Ne parleremo nel dossier prevenzione, che questo numero di Alphega Farmacia Magazine dedica proprio alla prostata. Ma ci occuperemo anche delle allergie che tipicamente si riacutizzano in questo periodo di fioritura: quelle ai pollini di varie piante, che possono provocare anche crisi asmatiche; e vedremo tra l’altro come varia la concentrazione nell’aria di queste sostanze allergizzanti nelle diverse aree italiane. Le allergie, però, non sono solo quelle respiratorie: ci sono anche - lo vedremo - le reazioni prodotte in qualche raro caso, sul versante alimentare, da alcuni additivi; sostanze, queste, che peraltro sono sottoposte a controlli severi e normative stringenti. Poi esamineremo una questione che negli anni ha subito riaggiustamenti nell’orientamento dei medici: quando è davvero necessario togliere le tonsille ed eventualmente le adenoidi? Vedremo quanto sia importante e come vada attuata l’igiene orale fin dai primi mesi di vita, e passeremo in rassegna, nella rubrica “Il consiglio del vostro farmacista”, il regime al quale sono sottoposti i farmaci riguardo al rimborso: che cos’è la ‘fascia A’? E la ‘fascia C’? E perché non si sente mai parlare della ‘fascia B’? Infine le analisi da capire, in questo numero, sono la calcemia e la calciuria: parametri che dicono molto sulla salute delle ossa, ma anche su altro. Buona lettura.

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SALUTE DA...

Informazioni di attualità

SALUTE DEI BAMBINI

Igiene orale fin da piccoli, per vivere felici e con denti

SALUTE ALL’APERTO

Che cosa fare quando i fiori mettono allergia SALUTE A TAVOLA

Additivi alimentari: possono essere nocivi?

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Medicinali, le fasce di rimborsabilità

DOSSIER PREVENZIONE

Prostata, un organo da tenere controllato

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IL FARMACISTA CONSIGLIA

CAPIRE LE ANALISI

Dal calcio notizie non solo sulle ossa

SALUTE IN FAMIGLIA

Quando le tonsille devono essere tolte

Anno VII, numero 2 (Marzo-Aprile 2011) Registrazione Tribunale di Milano N. 882 del 22 novembre 2005 Periodico trimestrale di Galenitalia S.p.A. – Via Tiburtina, 1310 – Roma Edizione in esclusiva per le farmacie Alphega Direttore responsabile Angelo Cambié ancambi@tin.it Redazione Florio Bovio Coordinamento scientifico e redazionale, grafica e impaginazione InterMedia Servizi Editoriali, via S. Antonino 3, 24122 Bergamo, tel. 035.226859, fax 035.4178840 (Consulenza scientifica Mariapia Fazio) Gestione spazi e materiali pubblicitari Galenitalia S.p.A. - tel. 0185 372219 – fax 0185 372269 Editore Sinergie s.r.l., Via La Spezia 1, 20143 Milano Stampa Roto 3 Industria Grafica S.p.a., via Turbigo 11/b, 20022 Castano Primo (MI) Amministrazione Galenitalia S.p.A. - tel. 0185 372219 – fax 0185 372269 © Proprietà letteraria riservata. La riproduzione intera o parziale in ogni forma e su qualunque supporto, anche citando la fonte, è vietata in ogni lingua. Diritti riservati in tutto il mondo.

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Attualità in breve PARIGI

SALUTE DA… ROMA

La sede dell’Istituto superiore di sanità

ROMA • Cambiano i criteri per l’esecuzione di amniocentesi e villocentesi come esami di screening per la sindrome di Down in donne in salute. Questi accertamenti non devono più essere offerti

a tutte le gestanti con oltre 35 anni, ma solo a quelle che siano risultate a rischio in un test combinato eseguito tra l’11a e la 13a settimana, con cui si valuta età materna, misura ecografica della translucenza nucale del feto e alcuni valori nel sangue come la frazione beta libera di HCG e la proteina plasmatica A associata alla gravidanza. Il nuovo indirizzo viene stabilito nelle linee guida sulla gravidanza fisiologica, redatte con il coordinamento dell’Istituto superiore di sanità. Il rischio di morte del feto con amniocentesi e villocentesi è del 2%.

PERTH • L’allattamento al seno rende i bambini più intelligenti, specialmente i maschi. E’ quanto emerge da uno studio internazionale guidato dai pediatri della University of Western Australia, nel quale si è osservato che il latte materno aiuta a raggiungere il successo scolastico entro i 10 anni, con punteggi molto più alti della media in matematica, lettura, scrittura e ortografia. L’ipotesi dei ricercatori è che nel latte materno vi siano sostanze che aiutano il cervello a svilupparsi. Il fatto che l’effetto sia più pronunciato nei ragazzi viene ricondotto alla mancanza degli ormoni femminili, che ‘schermano’ il cervello rispetto all’influenza di queste sostanze contenute nel latte materno.

BRUXELLES • Gli anziani italiani conducono una vita

pigra e si alimentano male, risultando così fuori forma. Secondo i risultati di una ricerca europea che ha seguito la popolazione sopra ai 65 anni in cinque stati (oltre all’Italia, anche Spagna, Austria, Polonia e Lituania) il nostro è un paese per vecchi, anzi è quello che ne ha più di tutti nell’Unione: ci sono 130 ultrasessantacinquenni ogni 100 ragazzi fino ai 14 anni. Ma le loro condizioni e il loro stile di vita non sono ottimali: il 78% degli anziani è in sovrappeso (anche questo un primato), meno della metà fa una passeggiata ogni giorno e solo uno su dieci, quando cammina, lo fa per più di un’ora.

ESSEN L’agopuntura è un analgesico che funziona direttamente sul cervello, cambiando il modo in cui questo sente e percepisce il dolore e riducendo l’aspettativa della sofferenza, con un’azione da placebo. Lo rivela una ricerca dell’Università tedesca di Essen. Gli studiosi hanno sottoposto un gruppo

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di volontari a uno stimolo doloroso provocato su una caviglia da un piccolo impulso di corrente. I radiologi hanno confrontato con la risonanza magnetica che cosa avveniva nel cervello dei pazienti quando erano sottoposti alla fonte di dolore, sia mentre erano sotto agopuntura sia senza gli aghi.

Il piatto-tipo di un bambino di 10 anni è pieno di pesticidi e di sostanze chimiche anche cancerogene. E’ la conclusione allarmante di uno studio condotto in Francia dall’associazione Générations futures, che ha passato al setaccio i pasti consumati ogni giorno dai piccoli sulla base dei consigli alimentari forniti dal ministero della sanità. Ecco i risultati: in un solo giorno vengono ingerite 81 sostanze chimiche, a partire dalla prima colazione fino alla cena. Almeno 42 di queste sono considerate ‘probabilmente cancerogene’, mentre 5 lo sono in modo certo. Sono 37 inoltre i composti che possono provocare danni alle funzioni endocrine. Il maggior numero di residui in burro, latte, mele, fagiolini, hamburger, salmone, tonno, chewing gum e persino nel pane.



Salute all’aperto

Un problema che si riacutizza in primavera

LE RISPOSTE DEL VOSTRO FARMACISTA ! Come si può

fronteggiare una crisi allergica?

Si può ricorrere ai farmaci, alcuni dei quali acquistabili senza ricetta medica, dietro consiglio del farmacista: contro i sintomi si possono usare prodotti a base di antistaminici, principi attivi che contrastano (come suggerisce il nome) l’istamina, sostanza fondamentale nella reazione allergica; ne esistono da assumere per bocca (quelli classici inducevano sonnolenza, mentre quelli attuali sono molto meno sedativi) oppure per uso locale, in forma di gocce o spray nasali, a volte associati a cortisonici con funzione antinfiammatoria. Sempre per uso locale si possono utilizzare ma senza protrarre il trattamento oltre una decina di giorni per evitare di danneggiare la mucosa nasale anche vasocostrittori con funzione decongestionante. 6

Che cosa fare quando i fiori provocano allergia ! Pur potendo risultare

anche molto gravi, in genere sono reazioni modeste. Le pollinosi sono però fastidiose, e per questo è bene saperle fronteggiare e se possibile prevenire. Polvere, spore, muffe, ma anche determinati tipi di cibo, alcuni materiali, acari e altri insetti. Sono numerose le sostanze estranee all’organismo che in alcuni casi possono scatenare risposte esagerate del sistema immunitario, le allergie, diverse a seconda che questi agenti (detti allergeni) siano ingeriti, respirati o entrino in contatto con la pelle. Tipiche del periodo primaverile,

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anche se non solo di questo, sono le allergie da polline, che interessano l’apparato respiratorio e hanno una stagionalità legata al ciclo di fioritura di piante che producono e immettono nell’ambiente grandi quantitativi di questo materiale (tabella nella pagina accanto). Normalmente la presenza di pollini nell’aria non ha conseguenze, mentre nelle persone allergiche causa riniti comunemente chiamate raffreddore da fieno, e in casi più gravi può originare veri e propri attacchi d’asma.

I SINTOMI La reazione allergica provoca

un’infiammazione delle mucose di naso e cavo orale e forme di congiuntivite. I sintomi includono congestione nasale con gocciolamento, prurito e lacrimazione degli occhi, infiammazione delle mucose, tosse continua. Possono però manifestarsi anche sintomi più pesanti come quelli caratteristici dell’asma, con difficoltà respiratorie gravi. In qualche raro caso, la reazione è tale da indurre uno shock anafilattico, con possibilità di perdita di coscienza e rischi anche per la vita. Nonostante che nella maggior parte dei casi le allergie non siano particolarmente gravi, i disturbi che danno influiscono in


modo sostanziale sulla capacità lavorativa, di apprendimento e di svolgimento delle mansioni quotidiane e quindi sulla qualità della vita.

LA RISPOSTA ALLERGICA La reazione allergica è una risposta complessa determinata dall’interazione di diversi fattori, genetici, immunitari e ambientali. L’esposizione a un certo tipo di polline, nel soggetto allergico, induce l’organismo a produrre anticorpi specifici, le immunoglobuline E (IgE): tipi diversi di polline inducono IgE diverse. Le IgE prodotte si legano alla superficie di un certo tipo di cellule presenti nelle mucose e nei tessuti epidermici del sistema respiratorio, inducendo a loro volta il rilascio di sostanze irritanti - come l’istamina - che infiammano i tessuti cutanei e quelli delle mucose. Esiste un certo grado di familiarità nella propensione di un individuo a diventare allergico, anche se questa familiarità non è stata provata in relazione a specifiche sostanze allergizzanti. La permanenza in ambienti ricchi di pollini o l’abbassamento delle difese immunitarie, in seguito a una malattia o a un periodo di debilitazione, possono però contribuire allo sviluppo di allergie anche in individui non predisposti.

PREVENZIONE E CURA La migliore lotta contro l’allergia è cercare di evitare il contatto con la sostanza allergenica. Se questo è più facile nel caso di altri fattori che danno reazioni, per quanto riguarda i pollini è assai più complicato perché significa non rimanere all’aperto nel periodo di migrazione,

chiudere le finestre e utilizzare filtri dell’aria e sistemi di condizionamento. I sintomi possono essere mitigati con l’assunzione di farmaci da banco (colonnino nella pagina a fianco). In caso di allergie più gravi è possibile attuare una immunoterapia con molteplici iniezioni di allergene diluito a concentrazioni crescenti, in modo che l’organismo si abitui alla sua presenza e riduca la risposta che scatena l’allergia.

Trovarelapiantacolpevole Per identificare quale polline causa allergia è possibile eseguire diversi tipi di test. Un’attenta analisi delle abitudini e degli stili di vita del paziente, e di conseguenza delle probabili esposizioni in determinati periodi dell’anno, aiuta a limitare la ricerca. Tra i test veri e propri, quelli cutanei, con i quali si iniettano in un lembo di pelle estratti di diversi tipi di allergeni, consentono di verificare visivamente la risposta infiammatoria. Una ricerca più accurata è consentita dalla ricerca nel sangue delle immunoglobuline E.

IL CALENDARIO

Come variano per aree le quantità dei pollini GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO NORD ITALIA

SET

OTT

NOV

DIC

Ambrosia Artemisia Betulla Cipresso Graminacee Nocciolo Olivo Parietaria CENTRO ITALIA Ambrosia Artemisia Betulla Cipresso Graminacee Nocciolo Olivo Parietaria SUD ITALIA Ambrosia Artemisia Betulla Cipresso Graminacee Nocciolo Olivo Parietaria Concentrazione di polline nell’aria:

bassa

media

alta

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Salute a tavola

Un settore attentamente vigilato

Additivi negli alimenti: possono essere nocivi? ! Le sostanze che vengono

UNIONE EUROPEA LA DENOMINAZIONE BASATA SULLA ‘E’ ! La lettera E seguita da un numero indica che l’additivo è stato approvato dall’Unione Europea. Per ottenere questa denominazione, occorre che la sicurezza della sostanza sia stata valutata sotto tutti gli aspetti dal Comitato scientifico dell’alimentazione umana. Questo sistema costituisce tra l’altro un modo semplice e pratico per indicare gli additivi autorizzati in tutte le lingue dell’Unione Europea.

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aggiunte ai cibi per migliorare gradevolezza, aspetto o conservazione sono sottoposte a controlli severi e risultano sicure. Solo in rari casi possono dare reazioni, per lo più allergiche. Anche se in genere si associano alle più recenti tecnologie, gli additivi alimentari sono utilizzati da secoli: già gli Egizi impiegavano coloranti e aromi, e i Romani usavano anche il salnitro (nitrato di potassio); i cuochi, poi, usano da sempre il bicarbonato di sodio per far lievitare i prodotti da forno. Ma, certo, negli ultimi 50 anni gli sviluppi della tecnologia alimentare hanno messo a disposizione molte nuove sostanze che, aggiunte agli alimenti, possono svolgere varie funzioni (tabella a fianco).

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Gli alimenti sono soggetti a molte variabili ambientali, come oscillazioni di temperatura, ossidazione, esposizione ai microbi; gli additivi risultano allora essenziali per conservarne le qualità e le caratteristiche, mantenendo il cibo sicuro, nutriente e appetitoso. Queste sostanze sono oggetto di una rigorosa regolamentazione e per poter essere impiegate devono avere una comprovata utilità, essere sicure e non confondere il consumatore. Tutti gli additivi alimentari devono essere sottoposti ad una valutazione di sicurezza completa e rigorosa prima di essere approvati per l’uso. Il principale organismo europeo di valutazione della sicurezza è il Comitato scientifico dell’alimentazione umana in seno alla Commissione Europea. Sempre a livello internazionale, esiste il Comitato

congiunto di esperti sugli additivi alimentari dell’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) e dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS).

AMPI MARGINI DI SICUREZZA Sulla base di dati tossicologici e clinici si individua per ogni additivo il livello massimo che non abbia effetti dannosi dimostrabili, il cosiddetto livello effetto zero, necessario per stabilire la dose giornaliera ammissibile di ciascuna sostanza. Questo dato prevede un ampio margine di sicurezza, e si riferisce alla quantità di additivo alimentare che può essere assunta giornalmente nella dieta quotidiana, anche per tutto l’arco della vita, senza rischi. Se occasionalmente il consumo dovesse superare la dose giornaliera ammissibile, è difficile che si creino effetti dannosi, dato che il margine di sicurezza è basato su un fattore 100. Grazie a questa severa regolamentazione e ad una valutazione di sicurezza rigorosa, gli additivi alimentari sono ingredienti sicuri, e stanno contribuendo alla rapida evoluzione nella disponibilità delle derrate alimentari in Europa e nel mondo.


Le sostanze più utilizzate Additivi che mantengono i cibi freschi e ne impediscono il deterioramento Antiossidanti. Impediscono l’ossidazione degli alimenti, che provoca rancidità o perdita di colore. I principali: • tocoferoli (E306-309): corrispondono alla vitamina E; • BHA (butil-idrossi-anisolo o E320) e BHT (butil-idrossi-toluolo o E321); • acido ascorbico (E300): non è altro che vitamina C; • acido citrico (E330): in natura è presente negli agrumi. Conservanti. Limitano, ritardano o arrestano la crescita dei microrganismi nel cibo, prevenendo il deperimento o la tossicità degli alimenti. Alcuni esempi: • diossido di zolfo e solfiti (E220-228); • calcio propionato (E282); • nitrati e nitriti (sali di sodio e di potassio) (E249-252).

Additivi che accentuano caratteristiche sensoriali, migliorano la consistenza o facilitano la produzione Emulsionanti e stabilizzanti. Mantengono una consistenza uniforme e impediscono la separazione di ingredienti che normalmente non si amalgamano (come il grasso e l’acqua) in prodotti quali margarina, gelati, maionese. Ne sono esempi la lecitina e i mono e digliceridi. Addensanti. Contribuiscono ad aumentare la viscosità di preparazioni alimentari come marmellate e condimenti. Si utilizzano spesso sostanze presenti in natura, quali la gelatina o la pectina. Edulcoranti. Conferiscono sapore dolce, ma ridotto apporto di calorie e sono utilizzati in prodotti ipocalorici e dietetici speciali, come quelli destinati ai diabetici. L’aspartame (E951) e la saccarina (E954), considerati edulcoranti intensivi, sono rispettivamente 200 e 400 volte più dolci dello zucchero e sono privi di calorie. Il sorbitolo (E420), l’isomalto (E953) e il maltitolo (E965) possono essere contenuti nei dolcificanti. Esaltatori di sapidità. Il più noto è il glutammato monosodico (E621), utilizzato per conferire maggior sapore agli alimenti. Viene usato nei dadi per brodo e in vari piatti orientali. Altri additivi. Si usano anche regolatori di acidità, agenti per evitare la formazione di grumi negli alimenti in polvere, sostanze anti-schiuma, gas di imballaggio per confezioni sigillate. Coloranti. Sono utilizzati per aggiungere o ripristinare in un alimento il colore, che può essere fatto perdere anche dalla trasformazione industriale, come nel caso dei piselli e delle marmellate. Alcuni vengono usati come semplice decorazione estetica su prodotti di pasticceria. Si usano: • componenti naturali degli alimenti e coloranti provenienti da fonti naturali, di solito pigmenti ricavati da verdura o frutta (come il succo di barbabietola e l’olio di carota) o da semi e spezie, come la paprika e lo zafferano; • prodotti identici a quelli naturali ottenuti mediante sintesi chimica o biosintesi; • prodotti artificiali sintetici come la tartrazina (E102).

LE POSSIBILI REAZIONI INDESIDERATE Esclusa dunque la tossicità, resta il problema delle possibili reazioni allergiche o di intolleranza alimentare. Soltanto in rari casi è stato dimostrato che gli additivi provochino una vera risposta allergica, tale quindi da coinvolgere il sistema immunitario. Tra le sostanze a cui sono state riscontrate reazioni del genere rientrano: • i coloranti: in alcuni soggetti sensibili sono state osservate reazioni alla tartrazina (che dà colore giallo) e al carminio (che lo dà rosso), con eruzioni cutanee, congestione nasale e orticaria, anche se l’incidenza è molto bassa (1-2 persone su 10.000); sono stati riportati anche rari casi di reazioni asmatiche provocate dalla tartrazina in soggetti particolarmente sensibili; • i solfiti: impiegati da oltre 2000 anni per controllare la crescita microbica nelle bevande fermentate come vino o birra, nei soggetti sensibili possono scatenare asma, con difficoltà respiratorie, fiato corto, respiro affannoso e tosse. Gli stessi solfiti sono sospettati anche di provocare cefalee, così come il glutammato monosodico, un esaltatore di sapidità impiegato nei piatti pronti, in alcune specialità cinesi, nelle salse e nelle zuppe, cui si addebitano anche formicolii: gli studi scientifici non hanno però dimostrato finora legami tra la sostanza e queste reazioni. Analogamente, l’aspartame, additivo a elevato potere dolcificante, è stato accusato di molteplici effetti negativi, nessuno dei quali tuttavia è stato confermato da studi scientifici.

LE RISPOSTE DEL VOSTRO FARMACISTA ! E’ vero che nitrati e nitriti sono cancerogeni? I nitriti - che vengono

aggiunti agli insaccati per esaltare colore e sapore della carne, ma possono anche derivare dai nitrati (a loro volta utilizzati come conservanti) combinandosi con le amine presenti negli alimenti proteici, come la stessa carne, possono formare nitrosamine, che sono effettivamente cancerogene. Dato che il calore accelera questa combinazione, bisogna evitate di cuocere ai ferri o di arrostire la carne sotto sale. ! Gli additivi

possono provocare iperattività nei bambini?

Negli anni 70 alcuni ricercatori avanzarono l’ipotesi che l’incremento del numero di bambini con problemi comportamentali fosse riconducibile agli additivi alimentari, e in particolare ai coloranti. Gli studi scientifici non hanno riscontrato alcuna associazione tra l’assunzione di queste sostanze e problemi del genere.

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Dossier prevenzione

Soprattutto dopo i 50 anni sono frequenti le patologie di una ghiandola tipica maschile. Controlli regolari, pure in assenza di sintomi, mettono al riparo non solo dai fastidi ma anche dalle conseguenze più temibili. 10

Prostata,unorgano da tenere controllato Intervenire precocemente consente di sconfiggere pure le forme tumorali

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! La prostata è una ghiandola che si trova solo negli uomini. In condizioni normali ha le dimensioni di una noce: si trova sotto la vescica ed è percorsa dalla prima porzione dell’uretra, il canale attraverso cui fuoriesce l’urina. La sua funzione è di secernere un liquido filante e lattiginoso che diviene

parte dello sperma e nutre gli spermatozoi. Alcuni disturbi della prostata sono comuni, anche se di diversa gravità. Prostatite. E’ un’infezione della ghiandola e può essere associata a una del tratto urinario. Si manifesta più comunemente negli uomini in


giovane età.

Iperplasia prostatica benigna. Provoca un progressivo ingrossamento della prostata, che si inizia di norma con la mezza età. Circa il 25% degli uomini dovrà sottoporsi a intervento

chirurgico per rimediare a questo disturbo, che tuttavia non sfocia in forme tumorali. Tumore prostatico. Si tratta di una patologia relativamente comune, la cui incidenza aumenta con l’età. Tuttavia, è di

“ ”

Difficoltà ad avviare il flusso dell’urina, minzione lenta, bisogno di urinare spesso, sensazione di svuotamento incompleto della vescica sono sintomi di problemi prostatici.

IL TEST

I segnali nell’ultimo mese

solito uno dei tumori che meglio risponde alle terapie.

Quante volte ha avvertito un senso di incompleto svuotamento vescicale al termine della minzione? 1 ! nessuna ! meno di una su 5 ! meno di metà ! circa metà ! più di metà ! quasi tutte

I SINTOMI

2

Quante volte ha urinato due volte in meno di due ore? ! nessuna ! meno di una su 5 ! meno di metà ! circa metà ! più di metà ! quasi tutte

3

Quante volte ha dovuto urinare in più tempi? ! nessuna ! meno di una su 5 ! meno di metà ! circa metà ! più di metà ! quasi tutte

4

Quante volte ha avuto difficoltà a rinviare la minzione? ! nessuna ! meno di una su 5 ! meno di metà ! circa metà ! più di metà ! quasi tutte

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Quante volte il getto urinario le è parso debole? ! nessuna ! meno di una su 5 ! meno di metà ! circa metà ! più di metà ! quasi tutte

6

Quante volte ha dovuto sforzarsi per iniziare a urinare? ! nessuna ! meno di una su 5 ! meno di metà ! circa metà ! più di metà ! quasi tutte

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Quante volte si è alzato di notte per andare a urinare? ! nessuna ! una ! 2 ! 3 ! 4 ! 5 o più

Il punteggio da attribuire alle risposte: !0 !1 !2 !3 !4 !5 • 0: prostata normale. • da 1 a 7: lieve ingrossamento della prostata: in caso di peggioramento consultare un medico. • da 8 a 19: ingrossamento della prostata: consultare un urologo. • oltre 20: grave ingrossamento della prostata: rivolgersi a un urologo prima possibile.

Chi è affetto da disturbi alla prostata può presentare uno dei seguenti sintomi o una loro combinazione: • difficoltà ad avviare il flusso dell’urina; • flusso lento dell’urina una volta incominciata la minzione;

Dove si trova la ghiandola

vescica bacino uretra

ano

testicolo

retto vescichette seminali prostata

pene

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Dossier prevenzione

LE RISPOSTE DEL VOSTRO FARMACISTA ! Si possono

trattare i disturbi della prostata con i medicinali?

Le prostatiti si curano con antinfiammatori e/o antibiotici e/o alfalitici (farmaci che rilasciano i muscoli nel collo della vescica e nell’uretra prostatica, favorendo la fuoriuscita delle urine). Per l’ipertrofia prostatica benigna negli ultimi anni sono stati introdotti farmaci estremamente efficaci (quali la finasteride e la dutasteride) che riescono spesso a ridurre il volume della ghiandola. Vengono anche utilizzati prodotti a base di estratti vegetali, che sembrano agire sulla componente infiammatoria. Grazie a tali farmaci il numero dei pazienti che devono essere operati si è fortemente ridotto. Per il tumore alla prostata, infine, si può attuare un trattamento che inibisce l’azione di stimolo degli ormoni androgeni sulle cellule tumorali prostatiche, ritardando così la progressione della malattia. 12

• orinazione intermittente; • bisogno di urinare più spesso del solito; • piccole perdite dopo la minzione; • sensazione di bisogno urgente di urinare; • bruciore, disagio o persino dolore durante l’orinazione; • urina macchiata di sangue; • sensazione che lo svuotamento della vescica non è completo. Di fronte a disturbi del genere è importante consultare un urologo, ma occorre tenere presente che il tumore prostatico non produce sintomi urinari se non quando è in fase molto avanzata. Questo è dovuto anche al fatto che la zona in cui si sviluppa la maggioranza dei tumori maligni della prostata è quella periferica, distante dall’uretra: un piccolo tumore allo stadio iniziale non provoca la compressione dell’uretra e non interferisce quindi con la minzione; in altri termini non dà segno di sé. In pratica, il tumore è silente nelle sue fasi iniziali, quando è più suscettibile di essere curato con successo: se si aspettano i sintomi urinari è spesso troppo tardi per guarire. E anche per le prostatiti e l’ipertrofia prostatica benigna l’intervento terapeutico è tanto più efficace quanto maggiormente è tempestivo.

UN ESAME E UNA VISITA Di qui l’importanza della prevenzione. Soprattutto dopo i 50 anni tutti gli uomini dovrebbero sottoporsi ogni anno a: • un dosaggio nel sangue del PSA

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IL DECALOGO

Per la salute della prostata 1

Dopo i 50 anni, sottoporsi a una visita urologica di controllo almeno una volta ogni 12 mesi. Nei soggetti a rischio (chi ha avuto casi di cancro della prostata tra i parenti di primo grado, padre o fratelli) le visite devono incominciare prima (a 40 anni) e proseguire a intervalli più frequenti.

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Eseguire un dosaggio del Psa nelle sue tre frazioni (totale, libero e rapporto libero/totale) almeno una volta ogni 12 mesi dopo i 50 anni.

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Evitare cibi dannosi per la prostata come birra, insaccati, spezie, pepe, peperoncino, superalcolici, caffè. Una corretta alimentazione può ridurre la comparsa di fenomeni di infiammazione della ghiandola.

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Preferire cibi contenenti sostanze antiossidanti come vitamina A (carote, albicocche, spinaci, broccoli, pomodori), vitamina C (ribes, kiwi, agrumi, fragole, cavolfiori, peperoni), vitamina E (olio d’oliva, oli vegetali, germe di grano), selenio (carne, noci, tuorlo d’uovo), zinco (carni rosse, noci, fegato), manganese (cereali integrali, tè nero, verdure a foglie verdi). Eventualmente assumere integratori a base di queste sostanze.

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Bere molto: per ridurre il peso specifico delle urine ed evitare le infezioni urinarie, che sono molto frequenti in chi ha disturbi con la prostata, assumere almeno due litri d’acqua, a piccoli sorsi e frequentemente, nell’arco delle 24 ore.

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Regolarizzare la funzione dell'intestino: sia la stipsi cronica sia la diarrea devono essere evitate, perché in grado di determinare fenomeni irritativi tra intestino e prostata (circolo entero-urinario).

7

Mantenere un’attività sessuale regolare: l’astinenza provoca ristagno di secrezioni nella ghiandola prostatica e una possibile infezione seminale.

8

Evitare il coito interrotto: quando vi è lo stimolo all’eiaculazione, esso va assecondato.

9

Praticare attività fisica: camminare almeno mezz’ora al giorno o dedicarsi a un’attività sportiva in modo da favorire la circolazione pelvica.

10

Moderare l’uso delle due ruote se si è a rischio: i microtraumi al perineo (la zona tra l’ano e gli organi sessuali) possono essere responsabili di processi infiammatori prostatici.


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Nutrizione Scientifica



Dossier prevenzione

Vero/Falso ? !

Il dosaggio del PSA è complicato e costoso. FALSO. Il PSA è un normale esame del sangue che si esegue su

un piccolo campione prelevato dal braccio. E’ utile dosare non solo il PSA totale ma anche quello libero, una frazione presente in maggior misura nelle malattie benigne.

? L’esplorazione rettale è un accertamento doloroso che richiede tempo per la preparazione e l’esame. ! FALSO. E’ un esame semplice, veloce e indolore grazie al quale l’urologo può individuare la presenza di noduli prostatici sospetti. ? La familiarità è un fattore di rischio per il tumore alla prostata. ! VERO. Chi ha una storia familiare della malattia ha maggiori probabilità di ammalarsi. ?

Una sana alimentazione può proteggere dal cancro prostatico.

! VERO. Una dieta orientata al consumo di vegetali, frutta e olio di oliva sembra ridurre il rischio di tumore alla prostata per via del potere antiossidante di questi alimenti. ? L’attività sessuale deve essere sospesa in caso di malattie della prostata. ! FALSO. Avere un’attività sessuale regolare evitando tutti i rapporti a rischio, suscettibili di trasmettere infezioni, non interferisce con la patologia e con la sua cura. ?

La presenza di sangue nello sperma è segno di una probabile patologia della prostata.

!

VERO. Sia le prostatiti sia il carcinoma della prostata possono

provocare la presenza di sangue all’interno del liquido seminale, anche se non sono le uniche patologie in grado di dare queste alterazioni dello sperma.

? !

L’eiaculazione precoce è un sintomo della prostatite.

VERO. In alcuni casi l’eiaculazione precoce ha alla base processi infiammatori dell’apparato urogenitale.

? L’ipertrofia prostatica benigna non ha alcuna ripercussione clinica sull’organismo. ! FALSO. E’ una malattia non maligna ma che può, se mal curata, far degenerare l’apparato urinario e la funzionalità renale anche in maniera irreversibile.

o antigene prostatico specifico, una proteina prodotta solo dalla prostata che aumenta soprattutto in caso di tumore, ma anche per altre malattie benigne della ghiandola: interpretato dall’urologo assieme ad altri parametri - come le sue variazioni nel tempo, l’età, le dimensioni della prostata e la presenza di altre malattie prostatiche - può fornire informazioni preziose; • un’esplorazione rettale da parte di un urologo, consistente nella palpazione della prostata con un dito inserito nell’ano; • eventualmente un’ecografia prostatica attraverso il retto. Basta questo per diagnosticare precocemente le patologie prostatiche e migliorarne di conseguenza la terapia e l’evoluzione; e questo vale soprattutto nel caso di tumore della prostata, uno di quelli per i quali una diagnosi precoce può significare guarigione piena.

STUDIO IN GB INDICE PIU’ LUNGO DELL’ANULARE? BASSO RISCHIO ! Chi ha il dito indice della mano più lungo dell’anulare ha meno probabilità di ammalarsi di cancro alla prostata. Lo rivela uno studio britannico di University of Warwick e Institute of Cancer Research. Tutto dipende dall’esposizione del feto agli ormoni: meno testosterone equivale sia a un indice più lungo, sia a una maggiore protezione dal tumore prostatico.

Per saperne di più • Società italiana di urologia (SIU): per conoscere il centro urologico più vicino chiamare il numero 06 86202637.

E arrivano nuovi marker La diagnosi del tumore alla prostata potrebbe diventare ancora più semplice. Alcuni ricercatori inglesi stanno sviluppando un test delle urine per identificare gli uomini a rischio di ammalarsi, grazie all’individuazione di una proteina, la MSMB, che è presente a livelli ridotti negli uomini e subisce una modificazione genetica legata al cancro; i livelli della proteina sono influenzati dall’aggressività del tumore. Intanto uno studio del San Raffaele di Milano ha dimostrato l’efficacia, superiore a quella del PSA, di nuovi marker da dosare nel sangue (il 2PROPSA e due suoi derivati). In entrambi i casi sono necessari però ulteriori studi.

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Salute in famiglia

I pochi casi in cui è davvero necessario

Quando le tonsille vanno tolte ! Un tempo veniva eseguito

molto più frequentemente, soprattutto nei bambini. Ma ora l’intervento chirurgico per togliere tonsille e/o adenoidi viene riservato a casi attentamente selezionati. E’ consigliato per esempio nei bambini con la sindrome dell’apnea ostruttiva notturna, un disturbo della respirazione che si manifesta durante il sonno. I piccoli che ne soffrono di solito

Qualche cenno di anatomia adenoidi ugola tonsille

Le tonsille sono organi di forma simile a quella di una mandorla, formati da tessuto linfatico. Nel linguaggio comune, quando si parla di tonsille si intendono le tonsille palatine, che si trovano ai lati della gola, dietro e sopra la base della lingua. Con il termine adenoidi si indicano invece le tonsille faringee, che si trovano più all’interno, nella parte superiore della faringe; sono più piccole delle tonsille e non si possono vedere facilmente con la normale osservazione della gola. Quando sono sane, le tonsille sono di colore rosa tenue e si vedono appena; quando sono infiammate si ingrossano e appaiono arrossate; se l’infiammazione è acuta possono comparire macchie gialle di pus. Nel loro insieme, le tonsille costituiscono una barriera contro le infezioni delle prime vie aeree nei bambini fino alla pubertà. 16

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russano, respirano con la bocca durante il sonno, possono avere pause nella respirazione e, durante il giorno, sono assonnati e poco concentrati sulle attività quotidiane. Il medico può consigliare l’operazione se il disturbo è dovuto all’eccessivo ingrossamento di tonsille e adenoidi, che arrivano a ostruire le vie aeree superiori.

rendersi necessaria se ci sono altri disturbi associati alla tonsillite, per esempio un ascesso peritonsillare (cioè un deposito di pus a contatto con la tonsilla) che tende a riformarsi nonostante le terapie. In tutti gli altri casi, meno gravi, è sufficiente prendere antibiotici secondo le indicazioni del medico.

L’otite. In questo caso La tonsillite. Quella che si presenta diverse volte nel corso dell’anno migliora con il passare del tempo: è quindi utile togliere le tonsille solo se gli episodi si ripetono cinque o più volte all’anno e impediscono le attività quotidiane (scuola e lavoro), e se perdurano da almeno 18 mesi. L’asportazione delle tonsille può

l’intervento previsto è la rimozione delle sole adenoidi, da eseguire però soltanto in casi particolari: • quando queste formazioni sono ingrossate, tendono a infiammarsi spesso e l’infiammazione non passa con le normali terapie mediche; • quando impediscono la normale ventilazione dell’orecchio.

Come si svolge l’intervento L’asportazione delle tonsille si può attuare con diverse tecniche, ma con quella tradizionale (detta dissezione a freddo) si ha un rischio minore di emorragia dopo l’intervento: il tessuto della tonsilla viene separato da quello che lo circonda e asportato con uno strumento apposito. Sia negli adulti sia nei bambini l’operazione viene eseguita in anestesia generale, è di breve durata e non prevede punti di sutura. Se si devono togliere sia le tonsille sia le adenoidi si resta in ospedale per un giorno e una notte; se si rimuovono solo le adenoidi l’intervento può avvenire in day surgery, cioè senza pernottamento in ospedale. Al di sotto dei tre anni, i bambini devono essere ricoverati in ospedali con unità di terapia intensiva e non è possibile l’intervento in day surgery, ma il piccolo paziente deve restare in ospedale più di un giorno. Prima dell’intervento, e nei giorni immediatamente successivi, possono essere somministrati antibiotici. Nei giorni subito dopo l’operazione non devono essere presi farmaci antinfiammatori tipo l’acido acetilsalicilico, che possono provocare emorragia.



Salute in famiglia

Buone abitudini mantengono sana la bocca

Igiene orale fin da piccoli, per vivere felici e con denti ! La carie e altri problemi

LE RISPOSTE DEL VOSTRO FARMACISTA ! E’ utile

l’assunzione del fluoro per bocca?

Il fluoro è l’elemento più efficace per prevenire la carie. Interviene già prima della nascita nella formazione dello smalto dei denti, che rende più resistente agli attacchi dei batteri. Il fluoro è un minerale largamente diffuso in natura: può essere assunto attraverso l’acqua potabile, ma si trova anche nel tè e nel pesce azzurro. La quantità di fluoro che si ricava dagli alimenti, però, è piuttosto bassa. È necessario allora informarsi alla Asl sui livelli di fluoro contenuti nell’acqua del proprio comune ed eventualmente far assumere ai figli - dai primi mesi fino a 1216 anni - questo minerale per bocca, dopo aver consultato il farmacista, il pediatra o il dentista: non bisogna infatti esagerare con i dosaggi per evitare che i denti ne risultino danneggiati in maniera permanente (fluorosi dentale). 18

parte da comportamenti e abitudini, a cominciare dalle prime fasi della vita: un’adeguata cura dei denti dalla nascita, dunque, è il presupposto per avere denti sani a lungo.

della dentatura dipendono da comportamenti sbagliati. Cominciare subito con quelli giusti, fin dai primi mesi, è il presupposto per conservare in salute la bocca per tutta la vita.

DA 0 A 3 ANNI

Le malattie della bocca, le più comuni delle quali sono le carie con le sue conseguenze e le infezioni di gengive e strutture di supporto dei denti, ostacolano le attività a casa, a scuola e sul lavoro, originando disagi, dolori, problemi sulla salute generale ed elevati costi di cura. I fattori che le causano dipendono in gran

Nei primi mesi è compito dei genitori provvedere direttamente alla pulizia della bocca del proprio bambino. • Pulire le gengive e i primi dentini dopo ogni pasto - o almeno tre volte al giorno - con una garza umida o con un ditale di gomma. • Quando spuntano i denti da latte si può cominciare a usare lo

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spazzolino, che deve avere filamenti morbidi e una testina piccola. Non impiegare dentifricio fino a quando il bambino non ha imparato (a 4-5 anni) a sputare per non deglutirlo. • Quando il bambino è più grandicello può imparare a usare lo spazzolino da solo, ma è necessario che il genitore controlli l’efficacia e la completezza della pulizia. Fate che questa abitudine sia per il bambino un momento allegro e sempre atteso. Lavarsi i denti in presenza del bambino serve a dare l’esempio. • Fate seguire al bambino, già in questa fase come nelle successive, un’alimentazione


sana (tabella a fianco), riducendo gli zuccheri fuori pasto e soprattutto la frequenza delle loro assunzioni.

DA 3 A 6 ANNI I denti da latte servono non solo per la masticazione, ma, in prospettiva, anche per mantenere gli spazi per la dentatura permanente; inoltre migliorano l’estetica del bambino, e quindi la fiducia in sé. Per questo è importante proteggerli e curarli. • Abituate il bambino ai gesti di igiene ‘indipendenti’: fate in modo che prima possibile impari a lavarsi i denti da solo dopo ogni pasto, insegnandogli bene come fare (riquadro a fianco). • Quando il bambino impara a non ingoiarlo, utilizzate anche il dentifricio (inizialmente non più del volume di un pisello), che è bene contenga fluoro. • Il piccolo deve abbandonare prima possibile, dopo i tre anni, l’abitudine di succhiarsi le dita.

Importante una dieta corretta 0-5 mesi

L’allattamento al seno è il miglior modo per nutrire il vostro bambino. Se questo non fosse possibile, il latte artificiale fornisce tutte le sostanze nutrienti e i liquidi di cui il piccolo ha bisogno.

5-6 mesi

Il bimbo può cominciare ad assumere cibi solidi, pur mantenendo il latte materno o artificiale come alimento principale. Si possono introdurre alcuni cibi preparati in casa come purea di vegetali o di frutta e riso per bambini, ma senza aggiungere zucchero.

6-12 mesi

Potete cominciare a dare pane, frutta o vegetali. L’acqua è la migliore bevanda quando il bambino ha sete. Non date dolci al bimbo o, al massimo fatelo durante i pasti, quando danneggiano meno i denti.

E’ possibile cominciare con il latte intero di mucca. Si possono anche dare succhi di frutta, controllando la presenza di glucosio, sciroppo di glucosio, fruttosio, saccarosio, destrosio, miele, zucchero invertito, maltosio: tutte queste sostanze zuccherine possono danneggiare i denti del piccolo. da 12 Dolci e bevande zuccherate vanno evitati in particolare mesi a letto, durante la notte, o per confortare il bimbo. in poi Per gli spuntini si può dare: • frutta come mele, pere, anguria, pesche o agrumi; • vegetali croccanti come carote, cetrioli, sedani; • pane, yogurt naturale senza zucchero, formaggio. Latte e acqua, a qualunque età, sono le bevande più sane per i denti.

! Un dentista deve seguire il bambino nel tempo, cominciando con una visita di controllo prima possibile e in ogni caso entro i tre anni. Non bisogna spaventare il piccolo con frasi che rendano temibile questa figura. ! Lo spazzolino deve essere sostituito appena comincia ad apparire consumato o deformato; in ogni caso non va usato per più di 3 mesi.

! La saliva dei genitori o di chi accudisce il bambino può trasmettere al piccolo i batteri che originano la carie. Per questo, bisogna evitare di assaggiare i cibi con le posate del bimbo o di portare alla bocca ciucci, tettarelle eccetera. Inoltre è consigliabile che chi si occupa del piccolo abbia la bocca sufficientemente sana.

DA 6 A 18 ANNI Verso i 6 anni compare il primo molare, dopo di che i denti da latte vengono progressivamente sostituiti da quelli permanenti, e l’igiene deve divenire ancora più rigorosa. • Impiegate sistematicamente un dentifricio al fluoro. • Cominciate a usare le pastiglie che, colorando la placca batterica, rivelano le zone in cui la pulizia deve essere più efficace. • Tra gli 8 e i 10 anni insegnate a usare il filo interdentale durante l’igiene serale, prima dello spazzolino. • Richiedete al dentista la sigillatura dei solchi sulle superfici dei molari, che sono ricettacolo di batteri cariogeni.

Spazzolare da rosso a bianco 45°

1

45°

2

3

Per spazzolare i denti del piccolo si deve seguire - come per gli adulti - il metodo ‘da rosso a bianco’, vale a dire con movimenti che vadano dalla gengiva verso il dente, in direzione perpendicolare alle arcate: posto sulla gengiva con un inclinazione di 45 gradi, lo spazzolino va ruotato verso la superficie masticatoria e mai viceversa; ciò prima sulla parte esterna dei denti (1), poi su quella interna (2). Non spazzolare mai queste superfici con un movimento orizzontale, a maggior ragione se vigoroso: in questo modo infatti la placca batterica, anziché essere rimossa, viene piuttosto trascinata e depositata negli interstizi dentali e sotto il solco gengivale, dove ristagna favorendo l’insorgere di tartaro e carie. Inoltre questa manovra contribuisce meccanicamente a distaccare la gengiva dal dente, provocando recessioni gengivali. Per la pulizia della parte masticatoria dei denti, invece, occorre spazzolare prima da dietro verso davanti e viceversa, e poi con un movimento laterale per pulire gli interstizi tra dente e dente (3).

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Il consiglio del vostro farmacista

Le fasce di rimborsabilità

! I farmaci, a seconda che il loro costo sia sostenuto dal Servizio sanitario nazionale oppure dal cittadino, sono stati classificati per fasce o classi. Fascia A: comprende i farmaci essenziali e quelli per le malattie croniche, il cui costo è a carico

E poi c’è il ticket Dopo che nel 2001 è stata abolita ogni forma di compartecipazione alla spesa sanitaria per i medicinali di fascia A, la normativa nazionale demanda alle Regioni la possibilità di prevedere, attraverso il cosiddetto ticket di compartecipazione alla spesa, una totale o parziale esclusione dalla rimborsabilità del medicinale di fascia A, tenuto conto dell’andamento della spesa farmaceutica locale.

dello Stato. I medicinali che rientrano in questa fascia sono dunque gratuiti anche se, a seconda delle normative regionali, può essere previsto un ticket di compartecipazione alla spesa a carico del cittadino (riquadro in basso a sinistra). Fascia C: raggruppa tutti gli altri farmaci, non appartenenti alla fascia A. La spesa per questi medicinali è a totale carico del cittadino. In pratica, in questa fascia rientrano i medicinali che curano patologie di lieve entità o, in ogni caso, non considerati essenziali o salvavita. Fascia C-bis: è quella nella quale sono stati inseriti i farmaci di automedicazione, anch’essi a totale carico del cittadino. Fascia H: comprende i medicinali che, per caratteristiche farmacologiche, per modalità di somministrazione, per innovatività o per altri motivi di salute pubblica sono dispensabili negli ospedali (o per conto di questi nelle farmacie) o somministrabili negli ambulatori specialistici. La fascia B, relativa ai farmaci a parziale carico dello Stato (50%),

Come sono classificati i farmaci in base alla spesa

è stata abolita nel 2000. E’ l’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco), sulla base della letteratura scientifica più accreditata, che valuta il rapporto beneficio-rischio del farmaco e procede periodicamente a inserire o modificare la presenza di un prodotto nelle fasce di rimborsabilità.

Le possibili eccezioni L’Agenzia Italiana del Farmaco stila periodicamente note con le quali colloca le spese di un determinato farmaco a carico o meno del Servizio sanitario nazionale a seconda della patologia che il prodotto deve contrastare. In particolare, capita a volte che: • un farmaco può essere autorizzato per diverse applicazioni terapeutiche, ma solo alcune di queste possono essere considerate patologie rilevanti; • un farmaco può prevenire un rischio solo per uno o più gruppi di popolazione; • vi è un uso inappropriato di determinati farmaci. In casi del genere, dunque, il costo del farmaco, pure se questo è collocato in fascia A, è a carico dello Stato solo se il medico prescrive il prodotto per determinati impieghi terapeutici e, viceversa, è sostenuto dal cittadino se il medicinale va impiegato per terapie non previste nelle note Aifa.

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Capire le analisi

Il dosaggio di un minerale molto importante

Dal calcio notizie su ossa e... ! Il calcio, uno dei principali minerali presenti nell’organismo, interviene in molti processi biologici: è essenziale nella calcificazione delle ossa, nei processi di coagulazione, nell’equilibrio acido-base, nella

contrazione dei muscoli, nella trasmissione degli impulsi nervosi, nella digestione di alcuni alimenti come il latte. L’organismo lo assume attraverso i cibi: ne sono particolarmente ricchi il latte e i suoi derivati, le uova, il pesce, la frutta, gli ortaggi a foglia verde. Il 99% del calcio si trova nelle ossa e nei denti; quasi tutto il resto circola nel sangue, dove questo minerale si trova sotto due forme, in parti pressoché uguali: libero (calcio diffusibile o dializzabile) o legato alle proteine (non diffusibile o non dializzabile). La concentrazione di calcio nel sangue (calcemia) è regolata, oltre che dalla vitamina D, da vari ormoni come la calcitonina, i corticosteroidi, il paratormone.

Poiché il metabolismo del calcio è intimamente legato a quello del fosforo, le variazioni del primo si accompagnano a variazioni (di segno opposto) dell’altro. La misurazione della calcemia fa parte degli esami di routine, o serve per diagnosticare e seguire malattie delle ossa, dei denti, dei reni, dei nervi, della tiroide, delle paratiroidi, dell’intestino, oltre che alcuni tumori. Viene prescritta inoltre in presenza di sintomi direttamente legati a un aumento della calcemia (debolezza, fatica, perdita d’appetito, nausea, stitichezza, dolori addominali, orinazione frequente, aumentata sete, calcoli renali) o a una sua diminuzione (crampi, aritmie, intorpidimenti di mani e piedi).

Come si interpretano i risultati Valori normali

Adulti: 8,5-10,5 mg/100 ml; valori ridotti nell’anziano. Bambini: 9-11 mg/100 ml.

Valori superiori possono dipendere da...

• eccessiva funzionalità delle paratiroidi; • eccessivo funzionalità della tiroide; • eccessiva assunzione di vitamina D; • eccessivo consumo di latte; • abuso di antiacidi; • leucemie, linfomi; • disidratazione; • malattia di Addison (distruzione della corteccia surrenale, che produce cortisone e altri ormoni); • tumori (nella maggior parte dei casi benigni) delle paratiroidi; tumori di ossa, polmoni, reni.

Valori inferiori possono dipendere da...

• gravidanza, allattamento; • alcolismo; • carenza di vitamina D; • diarrea; • scarsa funzionalità delle ghiandole paratiroidi; • insufficienza del pancreas, pancreatiti; • insufficienza renale; • occlusione delle vie biliari; • alcune malattie infettive e parassitarie (amebiasi, anchilostomiasi, impetigine, eccetera); • eccessiva concentrazione di fosforo nel sangue.

Conta anche la calciuria Per valutare il metabolismo del calcio è importante anche il dosaggio nelle urine (calciuria). Nel soggetto normale che segue una dieta corretta la quantità di questo minerale eliminata nelle 24 ore varia da 100 a 350 mg. L’eliminazione aumenta tra l’altro in coloro che seguono diete ricche di latte e latticini, pomodori, insalata, spinaci. In generale, la bassa calcemia si accompagna a eccessiva calciuria.

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Già fatto Autorizzazione Ministeriale depositata in data 04.08.2009. 0068. Leggere attentamente le avvertenze e le istruzioni. È un dispositivo medico Le misurazioni devono essere eseguite nell’ambito del controllo medico.

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