03 La tua salute, la nostra prioritĂ
Maggio-Giugno 2011
Preparati a un’estate senza imprevisti Proteggersi dal sole Combattere gli inestetismi 6, 8, 16> Dossier prevenzione Evitare le lesioni da decubito 10 > Di sana pianta
COD. 254299
Via stomaco gonfio con il finocchio 22 >
In collaborazione con Alliance Healthcare
In questo numero
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SALUTE DA...
8
SALUTE A TAVOLA
Informazioni di attualità
16
SALUTE E BELLEZZA
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IL FARMACISTA CONSIGLIA
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DI SANA PIANTA
Cellulite, un problema non soltanto estetico
SALUTE ALL’APERTO
Non aspettate il solleone per proteggere la pelle
Ci siamo quasi meteorologi, si sa, sono un po’ più impazienti degli astronomi, e così per loro l’estate non comincia il 21 giugno, con il solstizio, ma già il primo giugno. E alla fine di agosto, sempre per chi si occupa di clima, la stagione calda potrà dirsi conclusa. Ma come dar loro torto: le giornate della prima settimana di giugno - che sarebbero comprese nella primavera - sono ben più lunghe e assolate che quelle della terza settimana di settembre, che rientrerebbero nell’estate. Più giusto considerare, invece, queste autunnali e quelle estive. Fatto sta che la stagione più attesa sta arrivando, e allora varrà la pena adeguare i comportamenti dopo tanti mesi freddi o al più tiepidi. Innanzitutto - ce ne occuperemo in questo numero di Alphega Farmacia Magazine - con la protezione dal sole: non bisogna mica aspettare luglio e agosto, o le vacanze al mare (che tra l’altro si fanno benissimo proprio in questo periodo di fine primavera e inizio d’estate) per difendersi dalle radiazioni ultraviolette: anche in città, o nelle scampagnate, o nelle sortite sulla spiaggia e in montagna, è necessario adottare una protezione adeguata, tenendo conto non solo dei raggi UVB ma anche degli altrettanto temibili UVA. E adeguarsi all’estate significa anche curare la forma fisica - che con le tenute suggerite dal caldo è più difficile dissimulare - sia rimettendo a posto la linea (vedremo come fare imparando a calcolare le calorie) sia ricacciando indietro inestetismi come la cellulite, un disturbo che tratteremo in dettaglio. Ma approfondiremo anche, nel dossier dedicato alla prevenzione, come evitare le lesioni da decubito, ed esamineremo a parte - nella rubrica Il consiglio del vostro farmacista - come ottenere gratuitamente il materiale da utilizzare a questo scopo e quello in generale necessario in situazioni di invalidità. La ‘sana pianta’ di questa volta, infine, è il finocchio selvatico, utile contro i disturbi della digestione. Buona lettura.
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Un diario delle calorie per aggiustare il peso
10
DOSSIER PREVENZIONE
Quando il letto può causare ferite
Chi ha diritto ad avere l’assistenza protesica
Cattiva digestione? Finocchio selvatico
Anno VII, numero 3 (Maggio-Giugno 2011) Registrazione Tribunale di Milano N. 882 del 22 novembre 2005 Periodico trimestrale di Galenitalia S.p.A. – Via Tiburtina, 1310 – Roma Edizione in esclusiva per le farmacie Alphega Direttore responsabile Angelo Cambié ancambi@tin.it Redazione Florio Bovio Coordinamento scientifico e redazionale, grafica e impaginazione InterMedia Servizi Editoriali, via S. Antonino 3, 24122 Bergamo, tel. 035.226859, fax 035.4178840 (Consulenza scientifica Mariapia Fazio) Gestione spazi e materiali pubblicitari Galenitalia S.p.A. - tel. 0185 372219 – fax 0185 372269 Editore Sinergie s.r.l., Via La Spezia 1, 20143 Milano Stampa Roto 3 Industria Grafica S.p.a., via Turbigo 11/b, 20022 Castano Primo (MI) Amministrazione Galenitalia S.p.A. - tel. 0185 372219 – fax 0185 372269 © Proprietà letteraria riservata. La riproduzione intera o parziale in ogni forma e su qualunque supporto, anche citando la fonte, è vietata in ogni lingua. Diritti riservati in tutto il mondo.
Alphega Farmacia magazine
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Attualità in breve ANN ARBOR
SALUTE DA… LEUVEN
La biblioteca dell’Università Cattolica di Leuven
L’aria inquinata e l’esposizione al traffico favoriscono attacchi cardiaci, con un’incidenza superiore a quella di altri noti fattori di rischio come lo sforzo fisico, l’alcool, le droghe. Lo dimostra una ricerca condotta nell’Università Cattolica di Leuven, in Belgio. Prendendo in esame 36 studi su ciò che rende più probabile l’infarto, gli esperti hanno stimato che se a livello individuale gli inquinanti atmosferici aumentano solo del 5% il rischio di un attacco (mentre per esempio la cocaina lo innalza di 23 volte, l’alcool di 3 volte, il caffè di una volta e mezza), a livello di popolazione - poiché siamo tutti esposti all’inquinamento mentre solo poche persone lo sono, per esempio, alla droga - l’aria del traffico causa molti più infarti che qualunque altro fattore di rischio.
FIRENZE • L’80% delle ernie del disco lombare guarisce spontaneamente in circa tre mesi e per questo occorre, più che il ricorso alla chirurgia, “una strategia terapeutica multidisciplinare in grado di aiutare i pazienti a controllare il dolore fin tanto che la natura faccia il suo corso”. In un incontro organizzato a Firenze dalla Società italiana di chirurgia vertebrale 400 esperti hanno convenuto che almeno metà degli interventi chirurgici per l’ernia al disco lombare si potrebbe evitare. L’85% della popolazione italiana soffre di mal di schiena e almeno una volta nella vita avrà un episodio di lombosciatalgia acuta, ma le possibilità di una guarigione spontanea sono alte, e aumentano con l’età.
TORINO • Una buona l’obesità, e lo stesso Lo ha evidenziato circa mille adulti le probabilità di in più che si come l’attività importante che si vive in case
notte di sonno può aiutare a contenere risultato produce vivere in una casa non troppo calda. uno studio che l’università di Torino ha condotto su di mezza età per sei anni. I ricercatori hanno scoperto che acquisire sovrappeso diminuiscono del 30% per ogni ora dorma a notte. E questo considerando anche altri fattori, fisica o il tempo trascorso davanti alla tv. Un altro fattore è rilevato è la temperatura degli appartamenti: rispetto a chi con non più di 20° in inverno, quelli che tengono temperature più alte hanno un rischio due volte superiore di diventare obesi.
BETHESDA Le telefonate lunghe col cellulare modificano significativamente l’attività del cervello, ma non è chiaro se questo abbia conseguenze sulla salute. Uno studio dei National Institutes of Health di Bethesda, nel Maryland statunitense, ha dimostrato che una telefonata lunga 50 minuti cambia il metabolismo del glucosio
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nelle zone limitrofe al punto in cui si trova l’antenna del telefono (corteccia orbitofrontale e temporale). La misurazione è stata condotta, su 47 volontari, con la tomografia a emissione di positroni (PET). Servono ulteriori studi per chiarire gli effetti a lungo termine di queste alterazioni.
Meglio un barboncino o un pastore tedesco che un personal trainer. Secondo gli esperti della University of Michigan, ad Ann Arbor, un cane è un valido aiuto per fare un po’ di esercizio fisico, meglio di un tapis roulant. Lo studio ha preso in esame 5.900 persone, tra cui 2.170 possessori di un cane, investigando sulle abitudini riguardo all’esercizio fisico. Ne è risultato che metà di quanti hanno un cane lo portano a spasso tutti i giorni, e il 60% di questi svolge un esercizio fisico da ‘moderato’ a ‘vigoroso’. Solo un terzo di chi non ha un cane faceva un esercizio fisico paragonabile. Il segreto, secondo gli autori, è semplice: portare a spasso il cane costituisce un esercizio che altrimenti non si farebbe mai. Perché “alle 10 di sera l’animale vuole la passeggiata, e non ti lascia in pace finché non l’hai accontentato”.
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Salute all’aperto
Attenzione anche ai raggi UVA
Non aspettate il solleone per proteggere la pelle La pelle accumula i danni
prodotti dalla radiazione ultravioletta, subendo fenomeni di invecchiamento e sviluppando lesioni che possono divenire tumori. Per questo occorre
ripararla dal sole, e non solo quando si è in vacanza. Non è solo nei mesi più caldi che la pelle ha bisogno di essere protetta dalla radiazione solare. Anche in tarda
primavera e all’inizio dell’estate i raggi ultravioletti sono nocivi, a maggior ragione per i bambini, che proprio in questo periodo, spesso, vengono portati al mare. D’altro canto salvaguardare la cute dai danni della radiazione ultravioletta significa preservarla nel tempo. “La nostra pelle”, spiega il professor Leonardo Celleno, dermatologo dell’Università Cattolica di Roma, “più di altri organi subisce i danni derivanti dalle aggressioni ambientali; questi, giorno dopo giorno, lasciano piccole tracce che aumentano gradualmente fino a diventare evidenti. Il principale fattore aggressivo ambientale è rappresentato dal sole, e le zone cutanee abitualmente esposte alla luce ben mostrano il suo effetto talora devastante, soprattutto se le compariamo ad aree cutanee protette dall’esposizione solare.”
I VARI TIPI DI RAGGI UV La frazione di radiazione solare che maggiormente danneggia le cellule è quella ultravioletta (UV), che è dotata di maggiore energia rispetto a quella visibile e infrarossa e per questo è la componente più pericolosa. Della radiazione UV giungono sulla terra solo le frazioni A e B, mentre nella stratosfera l’ozono trattiene la parte più dannosa, l’UVC. “La UVB”, fa notare il professor Celleno, “è la radiazione che ci scotta e che danneggia di più 6
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l’epidermide, ma il fotoinvecchiamento è figlio soprattutto della componente UVA che, seppure meno dotata di energia di quella UVB, è la più abbondante nella luce solare e penetra meglio nell’atmosfera, anche nei giorni nuvolosi e, più dell’UVB, riesce a entrare in profondità nella pelle.” Nei tessuti dell’organismo l’UVB produce i radicali liberi, molecole instabili che si legano con i costituenti di cellule e strutture cutanee danneggiandole, spesso in maniera irreversibile. “Nonostante le protezioni dai
radicali di cui le nostre cellule sono dotate”, osserva il docente, “l’eccesso di esposizione solare finisce con il produrre inevitabilmente queste molecole reattive, che hanno fra i loro principali bersagli il DNA e le membrane cellulari e che determinano la produzione, da parte delle cellule colpite, di enzimi dannosi, capaci di degradare le fibre collagene ed elastiche del derma (la struttura della pelle è raffigurata a pagina 19) oltreché quella sostanza, definita ‘fondamentale’, che le unisce e mantiene il contenuto
IL DECALOGO
Perché il sole non sia nemico 1
Non porsi mai al sole senza un’adeguata protezione.
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Evitare le ore centrali della giornata per esporsi al sole.
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Applicare una quantità abbondante di solare e spalmarlo uniformemente fino a rendere gradevole l’applicazione, ma non cercare di farlo assorbire: il prodotto deve rimanere sulla superficie della pelle a sua protezione.
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Assicurarsi sempre che il prodotto utilizzato garantisca protezione sia per gli UVB sia per gli UVA.
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Assicurarsi che la protezione per gli UVA sia circa un terzo di quella dichiarata dal prodotto per gli UVB.
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Alle prime esposizioni partire sempre da fattori di protezione molto elevati sia per gli UVB sia per gli UVA.
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Scendere solo gradualmente nel fattore di protezione e solo dopo alcuni giorni di esposizione ben protetta al sole, per dare modo alla pelle di attuare la difesa naturale.
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Scegliere il solare appropriato alle aree cutanee da trattare: poco fluido per zone piccole e/o particolarmente delicate, più fluido per aree estese.
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Rinnovare l’applicazione del prodotto se si fa il bagno, se si suda molto o almeno ogni 2-3 ore di permanenza sulla spiaggia.
Prima dell’estate, quando ancora non si è abbronzati, e dopo l’estate, quando si è persa l’abbronzatura, è bene 10 sottoporsi a una visita dermatologica per far esaminare i propri nei: il sole può determinare la loro trasformazione. I solari proteggono anche i nei.
d’acqua del derma. E’ per questo che le regioni esposte alla luce perdono gradualmente di tono, di compattezza, di elasticità e appaiono più secche, assumendo una colorazione diversa che tende, nella razza bianca, al giallastro. Anche l’epidermide si assottiglia e perde gradualmente la sua importante funzione di barriera nei confronti dell’ambiente esterno e di contenimento della perdita di acqua. La cute diventa arida, il suo rivestimento protettivo si impoverisce e compaiono rughe nelle aree esposte al sole.”
IL RISCHIO DI TUMORI Il danneggiamento da radiazione UV non si limita però a questo. “La continuativa azione di questi raggi”, illustra il professor Celleno, “provoca anche lesioni che possono, col tempo, evolversi in veri e propri tumori cutanei.” Tra questi il più pericoloso di tutti è il melanoma, nella cui genesi “è chiamata in causa soprattutto la radiazione UVA, mentre l’UVB rimane il principale artefice dei tumori epiteliali epidermici”. Per questo è necessaria una efficace e continua prevenzione, affidata, oltre che a precauzioni come quella di ripararsi, anche con abiti adeguati, nelle ore in cui maggiore è la radiazione, all’applicazione sulla pelle di prodotti per la protezione solare. Questo deve avvenire non solo in vacanza, ma anche quando si lavora e si vive in città. Inoltre si deve ottenere un’ampia protezione non solo per la radiazione UVB ma anche per quella UVA, e soprattutto per le componenti più pericolose di entrambe.
LE RISPOSTE DEL VOSTRO FARMACISTA Il fattore di protezione tiene conto anche dei raggi UVA?
Il fattore di protezione misura l’efficacia di un prodotto solare. Se l’applicazione avviene in dosi sufficienti, con un fattore di protezione 25 teoricamente solo 1/25 della radiazione UV penetra nella pelle, con 50 solo 1/50. La Commissione europea raccomanda quattro categorie per indicare il fattore di protezione sui prodotti solari: basso = 6-10 medio = 15-25 alto = 30-50 molto alto = 50+ La stessa Commissione europea raccomanda che il fattore di protezione UVA costituisca almeno 1/3 dell’intero fattore di protezione. I prodotti che soddisfano questo standard di qualità recano il marchio UVA (a fianco). I dermatologi raccomandano l’uso di prodotti solari con fattore di protezione medio e alto. Quelli con un fattore di protezione molto alto sono indicati quando occorre una protezione particolarmente elevata (disturbi della pigmentazione, cicatrici, assunzione di medicamenti che aumentano la fotosensibilità).
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Salute a tavola
Il bilancio tra assunzione di cibo e consumo energetico
Un diario delle calorie per aggiustare il peso Tenere il conto di quanta
FACILE CONTO I CHILI SONO GIUSTI? VERIFICATELO
Per controllare se il vostro peso è corretto dividete i chili per l’altezza, in metri, al quadrato (per 72 chilogrammi e una statura di un metro e 75 il calcolo è 72 : 1,752 = 23,5). Il peso è normale se il risultato è tra 18,5 e 25. Sotto a 16 la condizione è di magrezza grave, e sopra a 30 di obesità. 8
energia si assume con gli alimenti e di quanta se ne smaltisce con la vita quotidiana può aiutare a mantenere la linea, un obiettivo i cui benefici non sono solo estetici. Tra i numerosi motivi per cui vale la pena tenere sotto controllo il peso, quello di presentare una silhouette che non crei imbarazzi - a maggior ragione quando i vestiti più leggeri o le tenute della
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spiaggia la rendono maggiormente evidente - è in realtà il meno importante di tutti. Evitare il sovrappeso consente soprattutto di limitare il rischio che si sviluppino malattie come il diabete, le patologie cardiovascolari e anche alcune forme di tumore, per non parlare dell’usura di articolazioni portanti come quella del ginocchio. Per aggiustare la linea, si può intervenire sui due piatti della bilancia energetica di cui il peso è espressione: da un lato
l’introduzione di calorie con i cibi, dall’altro lo smaltimento di questa energia con l’attività fisica. Un principio di per sé semplice, che non sempre però è facile tradurre in pratica perché mancano spesso riferimenti certi sulla quantità di calorie da considerare, sia su un versante sia sull’altro. Ecco perché è importante che un programma di dimagrimento, o di mantenimento del peso corretto, venga condotto con l’ausilio di un ‘diario delle calorie’ che tenga
conto da un lato del fabbisogno individuale di energia - le calorie effettivamente necessarie in base al proprio organismo e alla vita quotidiana che si conduce dall’altro di contenuto calorico e quantità di ogni cibo assunto. Si è potuto osservare che quanti si giovano di questo strumento almeno tre giorni su quattro perdono il doppio del peso rispetto a coloro che non lo fanno. Per calcolare le calorie da introdurre ci si può servire delle formule riportate a fianco, eventualmente integrate da voci relative alle singole attività svolte e alla loro durata (tabella in basso a sinistra). Per verificare le calorie introdotte, invece, occorre considerare la quantità di ogni cibo assunto e il suo contenuto calorico: sui prodotti industriali questo è molto spesso riportato, mentre per gli altri possono giovare tabelle come quella in basso a destra.
CALCOLATE LE VOSTRE CALORIE
L A S PESA E NERGETICA B ASALE (B MR
DA
B ASAL M ETABOLIC R ATE )
• UOMINI : BMR (Kcalorie al giorno) = 66,47 + (13,75 X peso in kg) + (5,00 X altezza in cm) – (età X 6,76) • DONNE : BMR (Kcalorie al giorno) = 655,10 + (9,5 X peso in kg) + (1,85 X altezza in cm) – (età X 4,68) • BAMBINI : BMR (Kcalorie al giorno) = 22,10 + (31,05 X peso in kg) + (1,16 X altezza in cm)
L A R ICHIESTA C ALORICA • VITA SEDENTARIA : Richiesta calorica (Kcal/dì) = BMR X 1,20 • VITA LEGGERMENTE ATTIVA (esercizio o sport leggeri 1-3 giorni a settimana): Richiesta calorica (Kcal/dì) = BMR X 1,40 • VITA MODERATAMENTE ATTIVA (esercizio o sport moderati 4-6 giorni a settimana): Richiesta calorica (Kcal/dì) = BMR X 1,65 • VITA MOLTO ATTIVA (esercizio o sport molto faticosi e lavoro fisico): Richiesta calorica (Kcal/dì) = BMR X 1,90
Le calorie necessarie al proprio corpo per mantenere le funzioni vitali, quelle che si consumerebbero se si trascorresse tutto il tempo a letto, (BMR, da Basal metabolic rate) possono essere calcolate come indicato a fianco.
Per conoscere la richiesta calorica, vale a dire le calorie necessarie ogni giorno nella vita quotidiana, bisogna moltiplicare il valore di BMR ottenuto per un coefficiente che varia a seconda delle abitudini, come indicato a sinistra.
Il dispendio di alcune attività
L’apporto energetico dei cibi
CALORIE IN UN’ORA (moltiplicare per i kg di peso) 2,0-3,0 Camminare in piano lentamente 4,0-7,0 Salire le scale 1,5 Lavorare al computer 2,0-2,5 Lavare i piatti, rifare il letto 3,0-3,5 Lavare il pavimento 3,0-4,0 Fare bricolage 3,0-7,0 Fare giardinaggio 7,0 Spalare sabbia, carbone 7,5 Portare pesi 8,5 Vangare 1,5 Giocare a carte 2,0-2,5 Suonare strumenti musicali 5,0-6,0 Andare in bicicletta (15-20 km/h) 3,0-4,5 Ballare 6,0 Nuotare lentamente 8,0 Giocare a basket o a tennis 6,3-11,5 Fare jogging in piano
ALIMENTO Pane comune Polenta Pizza margherita Spaghetti al sugo di pomodoro Frittata alle cipolle Formaggio pecorino fresco Carni bovine (parti semigrasse) Pollo (petto) Prosciutto crudo (grasso +magro) Calamari Sgombro in salamoia Pomodori Patate Fagioli Banane Mele Noci Crostata alla frutta
CHE COSA SI FA
KCALORIE/100 G 279 355 600 450 260 332 206 110 471 69 177 15 83 104 80 45 585 540
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Dossier prevenzione
La permanenza a lungo in una stessa posizione, per un’infermità pure temporanea, rallenta il flusso di sangue in alcune zone, favorendo lo sviluppo di piaghe. Per evitare che queste si formino, o si aggravino, si può agire su diversi fronti. 10
Quando il letto può causare ferite Le lesioni da decubito
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A volte può bastare anche un mal di schiena o una frattura, che costringano a letto per un periodo protratto: quando una persona deve mantenere la stessa posizione a lungo, i tessuti sono sottoposti a una compressione che ostacola la circolazione del sangue, e quindi
riduce l’apporto di ossigeno. Tutto ciò li danneggia o ne provoca la morte: si forma così una lesione o piaga da decubito, la cui gravità è proporzionata all’intensità della pressione esercitata, al tempo in cui questa agisce e al tipo di superficie su cui poggia il paziente.
Oltre alla pressione, anche altri fattori possono possono causare ferite: • attrito o frizione nello sfregamento del corpo contro la superficie su cui poggia, per esempio quando il paziente in posizione semiseduta scivola verso il basso; • umidità (come quella derivante dall’incontinenza), che provoca macerazione e alterazione del pH, rendendo la pelle facilmente aggredibile; • età, con modificazioni anatomiche e funzionali e la coesistenza di più patologie, che concorrono alla compromissione delle condizioni generali; • riduzione della mobilità, che compromette i meccanismi di difesa (come spostarsi da una posizione a un’altra). Le lesioni da decubito possono provocare dolore, infezioni anche del sangue (setticemia) e delle ossa (osteomielite), perdita di proteine, anemia; condizionano negativamente l’umore e possono causare uno stato confusionale. Nei casi più gravi possono essere anche causa di morte.
COME EVITARE LE PIAGHE La prevenzione deve essere incominciata immediatamente, non appena il paziente viene a trovarsi immobilizzato, sia a letto sia in carrozzina. I principali interventi per la prevenzione sono: • la corretta mobilizzazione del paziente in funzione delle parti del corpo in cui c’è il rischio che si sviluppino lesioni;
• l’accurata osservazione, igiene e protezione della pelle, con un’attenta cura della persona (riquadro a pagina 13); • una meticolosa igiene del letto o della carrozzina (riquadro a pagina 12); • una nutrizione adeguata (riquadro a pagina 15); • l’impiego di ausili che riducono la pressione sulle parti del corpo a rischio, distribuendo il peso. Ne
“ ”
La gravità è proporzionata alla pressione, al tempo in cui questa agisce e al tipo di superficie. Anche sfregamenti, umidità e ridotta mobilità possono causare lesioni. esistono di vari tipi che comprendono materassi e
I punti più esposti nelle varie condizioni
Le sedi del corpo in cui più facilmente possono formarsi lesioni cutanee sono: • la zona dell’osso sacro (fondo schiena); • i talloni; • i fianchi; • i glutei; • tutte le aree in cui ci sono sporgenze delle ossa in punti di contatto con le superfici di appoggio.
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• 11
Dossier prevenzione
Posizioni contro le ferite
Semi-laterale a 30° in postura allungata
Prevenzione delle lesioni al dorso
Prevenzione delle piaghe ai malleoli e alle ginocchia
Prevenzione delle lesioni a livello del tallone
Profilassi delle piaghe ai talloni
Profilassi delle lesioni a livello di gomiti e talloni
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sovramaterassi, cuscini antidecubito, protezioni in fibra siliconata e così via. Inoltre ci sono traverse e protezioni in vello che possono ridurre i danni da frizione. L’uso degli ausili per la riduzione della pressione locale deve necessariamente affiancare ogni altra misura preventiva, ma il loro impiego non sostituisce la mobilizzazione del paziente. E’ assolutamente da evitare l’uso della ciambella, che ostacola la circolazione del sangue nella zona corrispondente al foro, e spostandosi facilmente determina danni da frizione. Gli ausili antidecubito, così come il materiale per le medicazioni, vengono erogati gratuitamente dal Servizio sanitario nazionale nell’ambito dell’assistenza protesica (rubrica “Il consiglio del
vostro farmacista” a pagina 21).
LE MEDICAZIONI La cura di una lesione da decubito varia in base al tipo di piaga e alle condizioni del paziente. Non ne esiste una adatta a tutti i tipi di lesione, né a tutte le fasi (raffigurate a destra); perciò è importante farsi lasciare dal medico o dall’infermiere che ha visitato il paziente chiare istruzioni su come debba procedere chi assiste il malato. Salvo casi particolari, per esempio lesioni infette o dopo intervento chirurgico sulla lesione, per sostituire la medicazione si deve attendere il più a lungo possibile, perché cambi troppo frequenti possono ostacolare la formazione dei nuovi tessuti e aumentano il rischio di infezione. Tuttavia, nel caso in cui ci siano
Ecco come gestire il letto Il letto deve essere accessibile da entrambi i lati e alto fino all’anca di chi assiste il paziente, per facilitare le manovre necessarie. Evitare traverse di plastica, che non lasciano traspirare; meglio quelle monouso in tessuto non tessuto. Le lenzuola devono essere sempre asciutte e pulite, di materiale naturale e morbido. Non adoperare lenzuola con cuciture o non ben tese, per evitare che le pieghe possano costituire punto di attrito. Dopo ogni pasto è necessario scoprire completamente il paziente ed esaminare il letto, perché briciole o altro materiale alimentare che sia caduto all’interno sarà ulteriore causa di irritazione della pelle. Lenzuola umide o bagnate, soprattutto se di urina, non debbono essere lasciate a contatto con il paziente ma cambiate subito.
L’EVOLUZIONE DELLE ULCERE
Stadio I: cute sana, ma con un arrossamento che non scompare alla pressione con un dito.
fuoriuscite di siero, il bendaggio va sostituito immediatamente. Le medicazioni applicate vicino all’ano vanno controllate con maggiore attenzione perché difficilmente rimangono intatte. Preparazione. Evitare di lasciare esposta la lesione a lungo all’aria quando si cambia la medicazione, per evitare dispersione di calore. • Prima di togliere la medicazione avere a portata di mano tutto l’occorrente per intervenire. • Lavarsi le mani con acqua e sapone.
• Preparare soluzione fisiologica, siringa o spruzzetta, eventualmente garza e cerotto, guanti monouso, un sacchetto di plastica, una bacinella, una salvietta morbida e pulita. • Mettere il paziente in posizione comoda e stabile. • Proteggere il letto, in corrispondenza della zona da medicare, con una traversa monouso impermeabile oppure con una grossa busta di plastica
Rimozione della medicazione. È una fase in cui occorre operare
ATTENZIONE RICONOSCERE UN’INFEZIONE Una lesione infetta guarisce meno facilmente e l’infezione può estendersi a tutto l’organismo. Si riconosce questo stato da: • uno spesso strato grigio o giallo sulla ferita; • forte odore; • zona intorno arrossata, calda, gonfia e dolorante; • febbre e brividi; • stanchezza; • stato confusionale.
PRATICHE CORRETTE
Importanti l’igiene e la cura della persona Stadio II: perdita parziale di spessore cutaneo con abrasione, vescica o cratere poco profondo.
CHE COSA FARE Controllare almeno una volta al giorno le condizioni della pelle, soprattutto in corrispondenza delle sporgenze ossee. Lavare la pelle con acqua tiepida e prodotti neutri o acidi (pH 5,5), usando spugne morbide. Se la pelle tende a essere secca applicare prodotti idratanti con una leggera frizione, fino al completo assorbimento.
Stadio III: perdita totale di spessore cutaneo con danno del tessuto sottocutaneo.
Quando si cambia il pannolone la pelle va pulita, ben asciugata e protetta con creme a base di ossido di zinco. Per isolare la pelle dal contatto con fluidi irritanti (come feci e urine) e per ridurre i danni da frizione impiegare bendaggi idrocolloidali sottili.
Stadio IV: distruzione di cute, sottocutaneo, muscolo e strutture di supporto (osso, tendine, eccetera).
CHE COSA NON FARE Evitare il contatto prolungato con il pannolone e la biancheria bagnata per impedire processi di macerazione della pelle. Non usare saponi generici, prodotti antisettici né sostanze disidratanti o a base alcolica. Quando si asciuga la pelle non sfregare ma tamponare con cura. Non usare impacchi di creme e pomate, per evitare il rischio di macerazione della cute. Non impiegare prodotti formulati come polveri. Non praticare frizioni e massaggi energici sopra le sporgenze ossee.
Al paziente in carrozzina fare indossare gambaletti monoelastici (non bielastici!) per evitare che il flusso del sangue nelle vene sia rallentato.
Il paziente a rischio non deve avere unghie lunghe e non deve indossare anelli, orologi o altro che possa favorire piccole escoriazioni.
Pigiami e indumenti intimi devono essere privi di bottoni ed elastici molto stretti.
Evitare che il catetere venga schiacciato tra il paziente e il materasso o la carrozzina. Alphega Farmacia magazine
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Almus, riconosciuto marchio di farmaci generici, utilizza una veste grafica innovativa per aiutarti a non confonderti quando dispensi o assumi un farmaco.
Colori vivaci identificano i medicinali e le bande di diverso colore ne distinguono i differenti dosaggi, il design Almus dà ampia visibilità al principio attivo e alla forma farmaceutica. Dietro a questa grande innovazione la sicurezza e la qualità di una grande azienda europea.
L’equivalente che si distingue
Dossier prevenzione
IL TEST
Calcolate il rischio di piaghe 1
Come sono le condizioni generali del paziente? buone discrete scadenti pessime
2
Come è lo stato mentale? lucido disorientato, con perdita della nozione dello spazio e del tempo confuso, con ridotto stato di coscienza stuporoso, comatoso, con coscienza pochissimo vigile
3
Quale capacità di muoversi ha il paziente? normale cammina solo con appoggio è costretto su sedia è costretto a letto
4
Qual è la capacità di alzarsi dal letto? normale leggermente limitata molto limitata assente
5
C’è incontinenza? no occasionalmente abitualmente (urinaria)
6
E’ presente diabete? no sì
7
E’ presente ipertensione arteriosa? no sì
8
L’ematocrito è sotto 41% (36% nelle donne)? no sì
9
L’albuminemia è sotto 3,3 g/dl? no sì
10
La temperatura corporea è superiore a 37,6° C? no sì
abitualmente (doppia)
C’è stata una modificazione dello stato mentale nelle 11 ultime 24 ore, con comparsa di confusione o letargia?
no sì
Il punteggio da attribuire alle risposte 4 3 2 1 0 -1 Come interpretare i risultati • da 0 a 9: rischio elevato per lesioni da decubito; osservare spesso la pelle e attuare misure preventive. • da 10 a 14: rischio medio: evitare pratiche sbagliate. • 15 e oltre: nessun rischio.
con delicatezza. • Per la rimozione dei bendaggi autoadesivi non tirare la medicazione verso l’alto ma in direzione parallela alla pelle. • Togliere la vecchia medicazione con la mano protetta dal sacchetto; rovesciare il sacchetto sulla medicazione appena tolta, chiuderlo e buttarlo via.
Pulizia e disinfezione. Detergere l’ulcera irrigandola delicatamente con abbondante soluzione fisiologica. • Evitare i disinfettanti, che possono danneggiare i tessuti neoformati; non associare un antisettico e un sapone, che possono reagire tra loro. Evitare gli spray contenenti argento metallico micronizzato, che tende a far essiccare la lesione (l’ambiente umido è ottimale per la guarigione). • Indossare guanti monouso, spruzzare sulla lesione, con una siringa, soluzione fisiologica a 30°C, mettendo una bacinella sotto; il getto deve riuscire ad allontanare il tessuto morto e le secrezioni, ma non danneggiare i tessuti sani. • Asciugare la pelle attorno alla ferita con una salvietta morbida e pulita, tamponando e non strofinando. L’ulcera sembra allargarsi nei primi giorni di trattamento; ciò è normale ed è dovuto alla rimozione dei tessuti morti ai bordi della ferita. Quando la lesione sta guarendo, rimpicciolisce e produce meno liquido; il tessuto nuovo è molto delicato e non va toccato.
LE RISPOSTE DEL VOSTRO FARMACISTA L’alimentazione
può aiutare a prevenire la comparsa di lesioni da decubito? Sì: la malnutrizione contribuisce ad aumentare i rischi. • E’ consigliabile una dieta varia ed equilibrata, ricca di proteine (carne, pesce, uova, formaggio) ma anche di farinacei, frutta e verdura. • Non stabilire da soli l’alimentazione, ma seguire i consigli del medico. • E’ possibile correggere l’eventuale carenza di alcuni elementi (ferro, zinco, vitamine) con opportuni integratori dietetici. • Laddove le condizioni del paziente lo consentono, verificare periodicamente il peso. • Controllare l’assunzione di liquidi, soprattutto nel paziente anziano, per il quale lo stimolo della sete spesso è ridotto. • Registrare se la dieta stabilita dal personale sanitario viene seguita dal paziente. • Nella preparazione dei pasti non dimenticare un pizzico di fantasia, tenendo conto dei desideri del paziente per stimolarne l’appetito.
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Salute e bellezza
Un’alterazione di derma e tessuto sottocutaneo
La cellulite, problema non soltanto estetico Alla base di un disturbo
LE RISPOSTE DEL VOSTRO FARMACISTA Si può eliminare la cellulite con creme e altri prodotti per trattamenti locali?
Le creme cosmetiche riescono a migliorare l’aspetto della pelle. Quelle medicinali - a base di tiroxina, un ormone della tiroide inducono anche l’attivazione dei processi di utilizzo dei grassi presenti nelle cellule adipose, e hanno quindi un effetto farmacologico con il quale si può anche ottenere una regressione della cellulite, soprattutto negli stadi iniziali (riquadro in alto a pagina 19). Vanno però utilizzate con il consiglio del farmacista, considerato che possono avere anche qualche effetto generale tale da indurre precauzioni nell’impiego. In ogni caso, giova ricordare che contro la cellulite non esistono rimedi miracolosi, e che vale la pena combinare più terapie, affiancando a quelle farmacologiche quelle fisiche.
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soprattutto femminile c’è una compromissione della circolazione sanguigna nella pelle. Più si interviene negli stadi iniziali, migliori sono i risultati. Con il suo vero nome, quello scientifico, non la conosce quasi nessuno, a parte i dermatologi e pochi altri. Ma se la Panniculopatia edemato-fibrosclerotica viene chiamata con la dicitura più comune di cellulite, allora non solo tutti sanno di che cosa si tratta, ma tra le donne il 42% (secondo un sondaggio di Astra Demoskopea) l’ha sperimentata - è il caso di dire sulla propria pelle. Non è certo una malattia grave, ma non è nemmeno solo un inestetismo, che pure come tale può essere fonte di un disagio psicologico con connotati a volte patologici. Si tratta di un’alterazione del tessuto connettivo e del pannicolo adiposo, con compromissione della microcircolazione sanguigna. Nelle zone colpite, la pelle si presenta spugnosa, con
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avvallamenti e rigonfiamenti più o meno evidenti.
COME SI FORMA Nel derma, lo strato intermedio della pelle nel quale si trovano tra l’altro i vasi sanguigni (si veda la figura nella pagina successiva), i liquidi, che dovrebbero essere drenati dai capillari, non vengono fatti ben defluire, e si crea così un ristagno
che produce uno stato infiammatorio. Nello strato sottocutaneo, le cellule adipose, che immagazzinano il grasso, si aggregano in noduli di grandezza sempre maggiore, che si spingono verso l’alto e si incuneano nel derma, alterando così la struttura della pelle. La cellulite si origina in questo modo, per una serie di cause tra cui: • fattori ormonali, gli stessi che la rendono una patologia quasi esclusivamente femminile (trafiletto a pagina 19); • predisposizione ereditaria; • alimentazione scorretta; • eccesso di peso; • vita sedentaria; • fumo. La cellulite va distinta dalla cosiddetta adiposità localizzata, un accumulo di grasso nelle cellule adipose, che rimangono però
La salute
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Salute e bellezza sane (tabella in basso). Questa condizione non è strettamente legata a fattori ormonali, e per tale motivo può interessare tanto le donne quanto gli uomini; può peraltro coesistere con la cellulite, rispetto alla quale va trattata in maniera differente.
I TRATTAMENTI POSSIBILI Far scomparire completamente e in modo definitivo una cellulite che si sia resa ben osservabile non è facile, anzi è praticamente impossibile. Invece una cellulite recente (riquadro a destra) è molto più facile da combattere. Ecco perché è necessario riconoscere questa patologia già quando non è evidente, e in ogni caso attuare alcune condotte che giovano a evitarne l’insorgenza o a farla regredire: • praticare con regolarità attività fisica (non occorre la palestra: basta rinunciare all’automobile per i piccoli tratti e all’ascensore); • bere almeno un litro e mezzo di acqua al giorno e seguire un’alimentazione bilanciata (pochi grassi, pochi zuccheri, proteine con moderazione, frutta e verdura in gran quantità, sale con molta parsimonia). • sottoporsi a massaggi specifici per favorire la circolazione, lo smaltimento dell’acqua accumulata nei tessuti, l’idratazione e la tonificazione della pelle. E’ preferibile che i massaggi siano praticati con l’impiego di prodotti ad azione anticellulite. Per una vera e propria terapia, si può ricorrere a metodi come mesoterapia, ozonoterapia, elettrolipolisi, impiego di ultrasuoni, pressoterapia, linfodrenaggio, da attuare anche in combinazione tra loro.
Ecco come si evolve 1° stadio. Presenza di gonfiore dovuto al ristagno di liquidi e di accumulo di grasso e acqua nelle cellule. La cute è ancora tesa ed elastica ma si presenta più pastosa; se viene compressa non rimangono ‘impronte’ ma appare la ‘buccia d’arancia’. Può essere curata con buoni risultati. 2° stadio. A causa del cattivo smaltimento dei grassi, della fragilità dei vasi sanguigni e dell’insufficiente ossigenazione dei tessuti, si formano piccoli noduli, mentre il tessuto connettivo di sostegno perde elasticità e diventa più rigido. La pelle assume un colorito spento, si arrossa se compressa e assume il cosiddetto aspetto ‘a buccia d’arancia’ se viene stretta fra le dita. Spesso sono presenti leggere macchie e capillari dilatati (teleangectasie),
anche in forma ramificata. Come la precedente interessa glutei, cosce, regione interna del ginocchio, parte esterna delle braccia. E’ reversibile, se trattata in tempo. 3° stadio. Per un forte rallentamento del flusso sanguigno e linfatico i noduli aumentano di dimensione, si induriscono e diventano dolenti al tatto; possono comparire lividi e gonfiore. La pelle è fredda, molle e senza tono; sono presenti molti avvallamenti e la ‘buccia d’arancia’ è decisamente evidente. Possono essere interessati anche polpacci e caviglie. Il problema può essere ancora reversibile. 4° stadio. Si accentuano tutte le alterazioni dello stadio precedente: nel tessuto adiposo si formano grandi noduli dolorosi al tatto e la pelle presenta il classico aspetto ‘a materasso’. Il problema, a questo punto, diventa irreversibile.
La struttura a strati della pelle epidermide
derma
tessuto sottocutaneo capillari cellule adipose
Che cosa sono quei cuscinetti CELLULITE Sede
Aspetto
ADIPOSITA’ LOCALIZZATA
Cosce, glutei, interno del ginocchio
Braccia, addome, dorso, fianchi, cosce, ginocchia
Colorito spento, perdita di elasticità, capillari dilatati, buccia d’arancia, pelle fredda
Pelle liscia, tonica, di temperatura normale
Che cosa Dolore e comparsa di succede se buccia d’arancia, con si comprime noduli piccoli e grandi
Assenza di dolore e di buccia d’arancia
CAUSE ORMONALI PERCHE’ COLPISCE DI PIU’ LE DONNE La cellulite è legata all’azione degli ormoni femminili, gli estrogeni, che aumentano la ritenzione di acqua e favoriscono l’accumulo di grasso sottocutaneo: il corpo delle donne ha riserve con cui poter nutrire un bambino, e per questo ha una silhouette diversa da quella del corpo maschile, rispetto al quale ha anche un peso specifico più basso (contiene infatti meno proteine e più grassi e acqua, meno pesanti). Inoltre nelle donne i lobuli del grasso sottocutaneo sono disposti in maniera diversa che negli uomini, e si rendono più evidenti. Infine il grasso ai fianchi, tipico delle donne, si elimina meno facilmente di quello addominale, più frequente negli uomini.
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Il consiglio del vostro farmacista
Quando gli ausili sono gratuiti Oltre all’assistenza farmaceutica, il Servizio sanitario nazionale fornisce, ad alcune categorie di cittadini, anche quella protesica, che riguarda: protesi, vale a dire apparecchi che sostituiscono parti del corpo mancanti o non funzionanti; ortesi, cioè dispositivi che aiutano il paziente in una funzione; ausili tecnici, con i quali
Dove avviene la consegna Le modalità della consegna variano a seconda delle Regioni e delle Asl: di solito il materiale può essere fornito, oltre che dalle sedi delle stesse Asl, anche dalle farmacie e da alcune ditte convenzionate. Nel caso del materiale da medicazione, la quantità fornita viene adeguata al numero delle lesioni, che deve essere descritto dal medico prescrittore.
superare difficoltà di vario tipo. Si tratta quindi di una moltitudine di articoli quali protesi di arti, occhi, mammelle, apparecchi acustici, presìdi per la postura e la deambulazione, carrozzine, letti ortopedici, cuscini, materassi antidecubito, bendaggi, cateteri, pannoloni, traverse per il letto, ausili per stomizzati e molti altri.
CHI HA DIRITTO Possono usufruire dell’assistenza protesica: • persone già sottoposte alla visita medico-legale dalla quale sia risultata un’invalidità civile con riduzione della capacità lavorativa superiore al 33,3%, anche se non hanno ancora il verbale che riconosca questa condizione; • persone non ancora sottoposte a visita medico-legale ma che hanno presentato domanda richiedendo il riconoscimento dell’invalidità al 100% e dell’indennità di accompagnamento; • minorenni con meno di 18 anni che necessitano di interventi di prevenzione, cure e riabilitazione di una invalidità permanente;
Accedere all’assistenza protesica
• invalidi di guerra o per servizio, privi della vista e sordi; • persone che portano cateteri, che hanno subito asportazione della laringe o tracheotomia: • persone che hanno subito amputazione di un arto, asportazione di una mammella o di un occhio; • ricoverati per i quali venga certificata la necessità di una protesi.
Come fare la richiesta Per ottenere protesi, ortesi e ausili bisogna recarsi agli sportelli dell’assistenza protesica nel proprio Distretto sanitario, presentando, oltre alla tessera sanitaria: • una prescrizione stilata da un medico specialista del Servizio sanitario nazionale competente per la tipologia di disabilità, riportante la diagnosi, l’indicazione del presidio necessario, il programma terapeutico con i tempi di impiego; • ogni documentazione attestante il grado di invalidità o la richiesta di accertamento. L’autorizzazione viene rilasciata dopo la verifica del fatto che il richiedente abbia effettivamente diritto, e in ogni caso entro 20 giorni. Deve poi essere rinnovata periodicamente, secondo il tipo di protesi e secondo i regolamenti regionali.
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Di sana pianta
Combatte il gonfiore addominale
Il finocchio selvatico è una pianta erbacea spontanea, perenne, dal fusto cilindrico con molte ramificazioni sottili, alto fino a 2 metri. Le foglie ricordano il fieno (al quale fa riferimento il nome foeniculum). Da giugno ad agosto produce piccoli fiori gialli raccolti in ombrelle. Il frutto è formato da due parti ovoidali striate, ognuna delle quali contiene un singolo seme.
Cattiva digestione? Finocchio selvatico Per millenni è stato utilizzato allo scopo di aumentare la secrezione di latte, facilitare le mestruazioni e il parto, alleviare i disturbi del periodo che precede la menopausa. Ma il Foeniculum vulgare, meglio noto come finocchio selvatico, oggi è utilizzato più che per queste attività - di cui almeno quella sulla secrezione lattea ha trovato conferme sperimentali - per altre azioni, molte delle quali da sempre messe a frutto, a loro volta, nella medicina popolare.
Impiego. Attualmente il finocchio si usa correntemente nel trattamento sintomatico delle turbe digestive quali sensazione di gonfiore a livello addominale, insufficienza digestiva, eruttazioni, flatulenza, e come coadiuvante nella terapia del colon irritabile. Frequente (ma non sempre consigliabile per i motivi che saranno illustrati tra le avvertenze) l’impiego nelle coliche gassose del lattante.
La carta d’identità NOME BOTANICO: Foeniculum Vulgare. FAMIGLIA: Ombrellifere. DOVE CRESCE: originario del bacino del Mediterraneo, è largamente coltivato in molti paesi a clima temperato. QUALI PARTI SI USANO: i frutti maturi disseccati (comunemente chiamati ‘semi’). CHE COSA CONTIENE: olio essenziale (ricco in anetolo), flavonoidi, acidi organici.
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Attività. L’olio essenziale di finocchio agisce sulla muscolatura dell’intestino, regolarizzando la motilità e riducendo la produzione di gas. Uno studio clinico ha evidenziato che il Foeniculum vulgare ha, sui disturbi gastrointestinali derivanti da eccessiva tensione della muscolatura viscerale, un’efficacia paragonabile a quella della metoclopramide (principio attivo contenuto in molti farmaci antinausea, antivomito e facilitanti la motilità gastrica e quindi la digestione), ma con un’incidenza di effetti collaterali assai minore e prossima allo zero.
Effetti ulteriori. Alcuni studi indicano che la pianta possegga anche attività antibatterica e antifungina. E’ stata riportata inoltre un’azione antiossidante. Ricerche farmacologiche indicano infine una attività espettorante: il Foeniculum vulgare da un lato stimola le ciglia che muovendosi ritmicamente, sulla superficie interna dell’apparato respiratorio, favoriscono il trasporto all’esterno di muco, batteri e corpuscoli estranei, dall’altro favorisce la contrazione della muscolatura nella trachea, facilitando ulteriormente l’espulsione di quanto non deve permanere nelle vie respitatorie. Per questo ne è stato suggerito l’uso contro le affezioni bronchiali e polmonari e per la prevenzione nelle persone che vivono in ambienti inquinati.
Avvertenze. Contenendo sia pur in tracce estragolo, sostanza che ad alte dosi può risultare tossica, il finocchio viene sconsigliato nei bambini con meno di quattro anni - a meno di una specifica indicazione del pediatra - e nelle donne in gravidanza o allattamento.
Come si utilizza Dell’estratto secco nebulizzato - contenente olio essenziale per almeno 20 ml/kg - si assumono ogni giorno 10-11 mg per kg di peso corporeo, circa 30 minuti prima dei due pasti principali. Del meno maneggevole ma altrettanto valido olio essenziale, che deve contenere almeno l’80% di anetolo, si assumono ogni giorno fino a 2,5 mg per chilogrammo di peso corporeo, ma solo sotto controllo medico.
Un ginocchio può far male, rinunciare a divertirsi insieme ancora di più.
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