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Diritto allo Studio: cosa sta cambiando? Le ultime novitĂ e le possibili controproposte
uno sguardo al nazionale
Cosa significa garantire un diritto allo studio sostanziale per tutti gli studenti “capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi”? La questione non è oziosa né fine a se stessa, poiché investe direttamente la concezione di società che guida l’agire politico. La dimensione di massa dell’Università e il libero accesso ai più alti livelli degli studi hanno messo pesantemente in discussione la circoscrizione dei saperi all’interno di una classe dirigente che si perpetua. Al tempo stesso, hanno aperto concrete opportunità di ascesa sociale anche per quei capaci ma privi di mezzi economici sufficienti a permettersi la carriera accademica. Oggi questa prospettiva è appesa a un filo. La politica del diritto allo studio in Italia è segnata da un evidente sottofinanziamento rispetto agli altri paesi europei (Francia e Germania investono il triplo in questo capitolo strategico). Nello specifico, il fondo integrativo statale è passato dai 246 milioni di euro del 2009 ai 175 milioni per il 2012, con il conseguente e preoccupante aumento del numero degli studenti idonei ma non vincitori di borsa di studio. La riforma Gelmini spiega appieno la filosofia di questi tagli: mentre l’erogazione di borse di studio viene contratta, l’istituzione del “fondo per il merito”, vero e proprio meccanismo di indebitamento verso istituti privati, sposa il modello americano: pesa sulle spalle del beneficiario, tanto più gravosamente finché non ha un impiego, fino alla restituzione della somma aggravata degli interessi. Le cattive notizie, purtroppo, non si fermano qua. L’11 novembre 2011, nell’ultima seduta del consiglio dei ministri presieduto da Berlusconi, è stato approvato lo schema di decreto legislativo sul diritto allo studio, in delega per previsione della stessa riforma Gelmini. Alla carenza ormai strutturale di risorse, si risponde con un sostanzioso aumento della tassa regionale per il diritto allo studio che pagano ogni anno tutti gli studenti: dall’attuale cifra di 98,00€, si passa a un minimo di 120,00€ a un massimo di 200€ in base al reddito oppure a una quota fissa di 140€. Il nuovo governo ha confermato in pieno l’impianto del decreto e – notizia degli ultimi giorni – è stato raggiunto l’accordo in conferenza Stato-Regioni. La promessa del ministro Profumo di non intervenire sul sistema universitario con ulteriori tagli nasconde brutte sorprese: non solo vengono confermati i tagli scadenzati programmati in passato dal governo Berlusconi, ma si procede scaricando sulle spalle degli studenti il finanziamento delle borse di studio. Gli stessi studenti italiani sono già tra coloro che pagano tasse universitarie tra le più alte di Europa; allo stesso tempo, presso i piani alti incontra sempre più consensi la proposta di liberalizzare la contribuzione studentesca, abolendo il vincolo del 20% nel rapporto tra questa e il Fondo di Finanziamento Ordinario. Possono queste misure conciliarsi con il riconoscimento e la salvaguardia della natura pubblica della formazione e dell’università? Le scellerate politiche in materia attuate dal passato governo, che hanno attraversato e strumentalizzato la crisi per operare una ristrutturazione strategica del mondo accademico e scolastico, sono oggi seguite e arginate da una profonda svolta in grado di valorizzare la qualità dei saperi e la loro diffusa fruizione? Purtroppo, non è questo il caso; le decisioni assunte sul piano nazionale si stanno ripercuotendo a cascata sui servizi basilari erogati a livello locale, anche nella virtuosa regione Toscana.
la nostra contro-proposta
A partire dal 1° aprile 2012 entreranno in vigore le nuove tariffe mensa modulate in base alla fascia ISEE di appartenenza. La fasciazione, varata dall’Azienda del DSU toscana con l’approvazione del bilancio previsionale 2012 (seduta del CDA del 30/11/2011), è stata motivata sulla base dei tagli apportati dall’ultimo Governo Berlusconi al sistema di diritto allo studio universitario. La tipologia di fasciazione approvata nella seduta del CDA del 28/02 prevede un aumento sostanziale (di 1 euro) del costo del pasto completo per gli studenti con un reddito ISEE superiore ai 75.000 euro ISEE, a fronte di una diminuzione del costo decisamente ridotta (di 0,20 euro) per gli studenti con un reddito inferiore ai 36.000 euro. Per la porzione (numericamente molto consistente) di popolazione studentesca con ISEE compreso tra i 36.000 euro e i 75.000 euro ISEE, invece, il costo del pasto resterà invariato rispetto a quello attuale. Continuiamo a ritenere tale misura come di falsa equità sociale, tendente ad allontanare dalla fruizione del servizio una parte sostanziosa della componente studentesca (che non troverà più conveniente mangiare a mensa!), con i rischi che ciò comporta: in primis una diminuzione della qualità del servizio sul medio periodo. Consideriamo, inoltre, inaccettabili le discriminazioni connesse a tale misura, su tutte quella di far rientrare automaticamente gli studenti Erasmus nella fascia più alta, a prescindere dalle loro effettive condizioni economiche. Come già espresso in Consiglio degli Studenti alla presenza di membri del CDA dell’ARDSU, crediamo che l’unico modo per evitare, o almeno ridurre, le conseguenze negative della fasciazione sia quello di rivedere completamente al ribasso le cosiddette “fasce”: • 1 euro per gli studenti che presentano un ISEE fino a 17.000 euro (non borsisti, dato che per questi ultimi il servizio è gratuito); • 2 euro per gli studenti che presentano un ISEE da 17.000 a 34.000 euro; • 3 euro per gli studenti che presentano un ISEE superiore a 34.000 euro; La nostra proposta tiene anche conto delle novità previste dallo schema di D.Lgs sul DSU delegato dalla L. 240/2010 (riforma Gelmini) e approvato nell’ultimo Consiglio dei Ministri dell’era Berlusconi (1 novembre 2011). Tale schema di decreto, su cui c’è stato proprio in questi giorni il “via libera” della Conferenza Stato-Regioni, con riferimento alla tassa regionale per il Diritto allo Studio (attualmente fissata a 98 euro), prevede per le regioni la possibilità di scegliere tra un’aliquota fissa di 140 euro e un sistema a scaglioni che, partendo da un minimo di 120 euro per i redditi inferiori ai 17.000 euro, raggiungerebbe i 200 euro per i redditi più alti, passando per una serie di fasce intermedie. Che la scelta cada su aliquota fissa o scaglioni, la conseguenza immediata dell’entrata in vigore del Decreto sarà indifferentemente l’arrivo di un gettito fiscale di gran lunga maggiore nelle casse della Regione (adottando l’aliquota fissa l’extra-gettito sarebbe di ben 5 milioni di euro!). La tendenza evidente è dunque quella di scaricare in maniera sempre più massiccia i costi del diritto allo studio sugli studenti. Ridurre drasticamente il costo del pasto mensa, servizio di cui si avvale la generalità di studenti e che incide in maniera sostanziale sulle condizioni materiali degli studenti, arginerebbe quindi le conseguenze negative derivanti dall’imminente e ingiustificato (a fronte di servizi qualitativamente e quantitativamente rimasti invariati) aumento della tassa regionale.
il diritto agli studi e al futuro: un orizzonte possibile
L’aumento della tassa regionale comporterà dunque un relativo aumento degli introiti per Regione e, quindi, DSU Toscana; nella nostra regione, infatti, almeno 5,1 milioni di € saranno indirizzati all’Azienda dalle tasche degli studenti universitari. Oltre a rendere realmente equa la fasciazione del servizio ristorazione, riteniamo imprescindibile l’utilizzo di queste risorse per altre operazioni, utili a migliorare sostanzialmente il diritto allo studio in Toscana. Il diritto allo studio deve poter allargare le proprie garanzie a nuove categorie: ad esempio, gli studenti iscritti a corsi singoli di transizione, in attesa del completamento dei debiti per l’iscrizione piena alla magistrale biennale; è una condizione che riguarda tutti coloro che cambiano Ateneo dopo il conseguimento della laurea triennale. Garantire a coloro che possiedono i requisiti per la borsa un pacchetto-servizi (mensa gratuita…) può essere un impegno non oneroso per l’Azienda: una misura che assicurerebbe pari trattamento ai borsisti rispetto alla mobilità fra Atenei. Altra categoria attualmente non tenuta in considerazione è quella delle ragazze-madri, separate dal nucleo familiare di provenienza: una condizione mai analizzata da DSU e Università, su cui chiediamo attenzione, con una serie di supporti che possono andare dal pacchetto-servizi al contributo monetario, nel momento in cui si posseggano i requisiti economici e di merito per la borsa di studio. Il diritto alla mobilità è irrinunciabile per il benessere dello studente. Bisogna confermare l’impegno di enti come Università, Comune, DSU e azienda trasporti (CPT) a garantire abbonamenti urbani a costi agevolati per studenti; nella stessa ottica, va esportato questo modello di abbonamenti agevolati nell’ambito dell’area pisana e del contesto extraurbano. È ancora più importante un impegno politico del DSU e della Regione al riguardo dei pendolari entro la Toscana e degli studenti fuori sede, tramite un tavolo ad hoc con Trenitalia. In un contesto di canoni d’affitto altissimi e, al contempo, di carenza di posti alloggio per borsisti, è fondamentale incentivare lo strumento del contributo per l’affitto, rendendolo uno strumento più sostanzioso e più flessibile e non solo un palliativo temporaneo prima dell’assegnazione dell’alloggio in una casa dello studente. L’accesso agevolato alla cultura è un ulteriore punto ineludibile: dopo la chiusura del SEU, in particolar modo nel centro della città, è necessario un centro multiservizi, che divenga il fulcro del prestito e stampa di libri e dispense da e per studenti, con uno scambio possibilmente autogestito. Si tratta di estendere un’attività attualmente presente solo in alcune case dello studente. L’offerta di spettacoli teatrali e cinematografici può essere ulteriormente ampliata e razionalizzata, prendendo spunto da altre esperienze regionali mediante l’accorpamento delle convenzioni già presenti e utilizzate dalle province per le “carte giovani”. Inoltre, il tesserino unico regionale per l’accesso ai servizi del DSU, di prossima introduzione, può essere inteso come una “carta del soggetto in formazione” che garantisca, secondo un’apposita normativa regionale, l’accesso agevolato ad ogni attività culturale prodotta in Toscana. Il diritto agli studi e al futuro non può prescindere da queste misure fondamentali. Mettere le mani in tasca agli studenti è un fatto che modifica radicalmente l’approccio dell’Azienda e della Regione rispetto a queste politiche: chiediamo risposte chiare e una interlocuzione frequente con la cittadinanza studentesca. Abbiamo un’idea Altra del soggetto in formazione e faremo qualsiasi cosa per diffonderla e per costruire consenso intorno a queste proposte!