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Questo testo è stato redatto sotto l’egida della Associazione Italiana di Tricologia TricoItalia
Edizioni Tricoitalia MAV srl via San domenico 107 Firenze Giugno 2020 iSBn 978-88-945391-0-3
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EDIZIONI TricoItalia (Firenze)
La Microcamera in Tricologia manuale per il Tecnico Giugno 2020
Tutti i diritti riservatiŠ
Andrea Marliani - Elisabetta Bianchi Diego Bellomo - Gianluigi Antognini Direttore Scientifico: Andrea Marliani
Collaboratori: Fiorella Bini Andrea Vanni Matteo Bellomo
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SoMMARio:
Prefazione PerchÊ un manuale di Microcamera La figura del Tecnico Termini e limiti corretti in tricologia il rapporto medico - tecnico La figura del tecnico parrucchiere e l’utilizzo della microcamera all’interno del salone.
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Le alopecie non cicatriziali Alopecia androgenetica Telogen Effluvio. Alopecia areata Tricotillomania
- pag. 15 - pag. 15 - pag. 19 - pag. 20 - pag. 24
Il cuoio capelluto normale e sano
Le alopecie cicatriziali Lichen plano pilare. Alopecia frontale fibrosante Pseudoarea di Brocq Lupus eritematoso discoide Follicolite decalvante
Anomalie del fusto del capello Tricorressi nodosa acquisita Moniletrix. Capelli impettinabili Affezioni del cuoio capelluto di frequente riscontro Forfora dermatite seborroica Psoriasi Tigne Pediculosi Tumori
Mini Atlante di Microcamera Tricologica
- pag. 9
- pag. 13
- pag. 25 - pag. 25 - pag. 28 - pag. 30 - pag. 32 - pag. 34
- pag. 38 - pag. 38 - pag. 39 - pag. 39 - pag. 40 - pag .40 - pag. 41 - pag. 43 - pag. 44 - pag. 45 - pag. 46 - pag. 49
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Tricoitalia
La microcamera in Tricologia
Prefazione
La microcamera rappresenta un ausilio non invasivo che permette una ricognizione della struttura morfologica del capello altrimenti non visibile ad occhio nudo. Questo esame non solo facilita il riconoscimento di un problema tricologico, ma può anche fornire degli indizi sulla gravità e sulla progressione di un’alopecia. i clienti con problemi tricologici reali o presunti sono spesso molto preoccupati e vivono la sensazione di non essere esaminati con la dovuta attenzione. La microcamera, li rassicura e fa sentir loro che ci si sta “occupando” di loro e che si trovano nel “posto giusto”, dove sono presenti strumenti dedicati a chi ha problemi di capelli.
Perché un manuale di Microcamera
Questo manuale ha lo scopo di accrescere la conoscenza dei tecnici operatori dei capelli, parrucchieri e acconciatori, nell’utilizzo di uno strumento, la microcamera, che quasi tutti possiedono ma per anni è stato lasciato in disparte nei saloni, nelle scuole e in tutti i luoghi in cui viene trattata la tricologia non medica. Troppo spesso si vedono questi strumenti impolverati ed inutilizzati solo a causa di una scarsa abilità nel loro utilizzo o loro conoscenza. È questo motivo che ha creato la necessità del piccolo manuale che in questo momento state leggendo, per farvi da guida nell’ampliamento delle vostre competenze e della vostra “capacità visiva”, attraverso l’ampio utilizzo di immagini abbinate alla spiegazione di ogni anomalia del cuoio capelluto. oltre ad accrescere la nostra professionalità e fornire un senso di maggiore sicurezza agli occhi del cliente, la microcamera, permette a noi stessi di essere più sicuri nell’effettuare una consulenza, e di distinguere correttamente le varie anomalie senza sconfinare in una diagnosi, di competenza medica. oggi, in un momento in cui la tricologia è in espansione, è indispensabile una corretta conoscenza e tanta abilità anche in questo campo, per essere preparati a rispondere alla sempre più crescente domanda di professionalità ed etica da parte dei nostri clienti. L’apparato necessario ad un esame con microcamera consta di una apparato ottico di ingrandimento, una sorgente luminosa ed uno schermo di visualizzazione. il segnale può essere di tipo televisivo oppure digitale ed in questo caso può anche essere facilmente archiviato in un computer.
La figura del Tecnico
negli ultimi anni, con la crescita del settore tricologico, è nata la necessità di separare bene la figura dei Tecnici non laureati della tricologia, dei Tricologi laureati non medici, e dei Medici tricologi. Cercheremo di fare chiarezza su chi siano queste figure e su come distinguerle. Queste figure negli ultimi anni hanno generato non pochi fraintendimenti all’interno del settore, soprattutto a causa
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Società italiana di Tricologia
La microcamera in Tricologia
della mancanza di differenziazione tra di esse. Si è oggi giunti a definirle come segue:
blemi di capelli o di cuoio capelluto.
Medici tricologi: sono i laureati in Medicina e Chirurgia con specializzazione in dermatologia o (per i chirurghi) in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva e/o che hanno acquisito competenze in materia con pubblicazioni o studi accademici (come un Master universitario in Scienze Tricologiche) oltre la laurea e/o la specializzazione. Questi sono autorizzati a proporre protocolli di terapia tricologica, a fare diagnosi ed a “curare” in senso medico chi ha problemi di capelli o di cuoio capelluto e sono il punto di riferimento naturale di tutti coloro che di Tricologia si occupano. A questo proposito la Società italiana di Tricologia ha sentito la necessità di istituire un Pubblico Registro (senza valore legale ma con grande valore morale) che indichi i medici, da essa conosciuti, che possono essere considerati Medici Tricologi (Trichiatri) a tutti gli effetti e che rispondono ai requisiti necessari per la tutela dei pazienti con condizioni patologiche o inestetismi a carico dei capelli e del cuoio capelluto (https://www.sitri.it/pubblico-registro-dei-medici-tricologi/).
Tecnici non laureati della tricologia: parrucchieri, barbieri, acconciatori ecc, che devono occuparsi della “cura estetica” dei capelli. Va sottolineato come il lavoro di un Parrucchiere, Barbiere ed Acconciatore sia cosa delicata, spesso sottovalutata, e coinvolge lo stato d’animo e la psicologia del cliente che loro si affida. Questi deve saper interpretare i desideri del cliente nel modo migliore, anche consigliando “cosmetici” appropriati, ma non deve spingersi oltre il cosmetico. Riteniamo anche che un Tecnico, che ha seguito con profitto corsi e percorsi di studio specifici, possa eseguire semplici test ed esami microscopici che, senza mai spingersi a fare “diagnosi mediche”, lo aiutino nel suo lavoro spesso difficile.
Tricologi laureati non medici: (farmacisti, biologi, chimici, infermieri, psicologi ecc) sono figure professionali che hanno seguito un percorso di studi accademico con valore legale e che, se conoscono la Tricologia intesa come anatomia, fisiologia e problematiche, possono, ognuno nelle loro rispettive competenze, occuparsi dei capelli e del cuoio capelluto ma non sono autorizzati a fare diagnosi o prescrivere una qualsivoglia terapia medica né tantomeno occuparsi di Chirurgia Tricologica in assenza del Medico Chirurgo. Queste figure professionali sono sicuramente, a nostro vedere, autorizzate a fare ricerca, esami e test, senza, come già detto, mai sconfinare nella diagnosi o nella prescrizione terapeutica e sono autorizzate, quando capaci, ad insegnare la Tricologia ad altre figure professionali.
i laureati in medicina e chirurgia: sono i soli autorizzati a fare diagnosi ed a “curare” in senso medico, anche con farmaci, chi ha pro-
Termini e limiti corretti in tricologia
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Chiariamo fin da subito, quali sono i termini corretti che dovrebbero sempre essere utilizzati per i tecnici della tricologia. Come Tecnici ricordiamoci per prima cosa che stiamo eseguendo una consulenza ad un cliente, mentre il medico si occupa di fare una diagnosi al proprio paziente. noi dobbiamo limitarci ad eseguire o a consigliare un trattamento cosmetico adeguato al tipo di problematica da trattare, invece, il medico può fare una diagnosi di patologia e prescrivere una terapia farmacologica; cose assolutamente non di nostra competenza. È sempre compi-
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Tricoitalia
La microcamera in Tricologia
to del Medico definire la patologia e l’eventuale gravità del problema, mentre i tecnici si devono limitare a consigliare di rivolgersi ad un Medico per la definizione e la risoluzione di questa. i Tecnici non possono consigliare al cliente di farsi prescrivere esami del sangue o tanto meno consigliare un farmaco; questo, oltre ad essere illegale e potenzialmente passibile di denuncia penale e non è etico nei confronti del medico. infatti, come un medico non può improvvisarsi parrucchiere, acconciatore o estetista, così nemmeno noi tecnici possiamo improvvisarci medici e avventurarci in campi che non ci competono. in conclusione un tecnico potrà eseguire dei semplici test, come wash test e pull test, potrà osservare il cuoio capelluto ad occhio nudo o con microcamera e osservare i capelli al microscopio e descrivere cosa vede, senza mai sconfinare in una diagnosi di competenza medica.
in caso contrario, la lozione, in presenza di una cute non correttamente igienizzata, faticherà a venire assorbita dalla pelle e svolgerà sempre la sua azione, ma in maniera più limitata rispetto al suo reale potenziale. da qui nasce la necessità che il tecnico si occupi di questa azione di pulizia del cuoio capelluto attraverso l’utilizzo di creme cosmetiche, scrub, shampoo e via dicendo. Se ne deduce che la sinergia dell’azione cosmetica unita a quella farmaceutica, creano un’ “arma vincente”. infatti queste due azioni, non si annullano a vicenda ma, anzi, si sommano e si potenziano, raggiungendo un risultato più importante rispetto al loro utilizzo preso singolarmente. Altrettanto importante sarà in futuro, far crescere questa collaborazione tecnico-medico per poter offrire al cliente un servizio completo a 360 gradi ed anche per superare la paura che le due figure hanno l’una nei confronti dell’altra. L’unione non deve spaventare ma, anzi, deve fortificare professionalità e competenza.
Il rapporto medico - tecnico
da ciò che abbiamo visto nel paragrafo precedente, sembrerebbe che la figura del tecnico e del medico, siano molto distanti tra loro. Ma è davvero così? La risposta è no, perché sono più vicine di quanto si possa pensare e non tanto per ciò che a ciascuno compete, ma per l’importanza che la sinergia tra le due figure può creare. infatti, è vero che un tecnico non può prescrivere un farmaco e un medico non può, per mancanza materiale di tempo, mettersi ad eseguire un trattamento cosmetico, ma ecco che allora le due figure si incontrano. Quando, ad esempio, un medico prescrive un farmaco da applicare localmente, come può essere una lozione galenica preparata in farmacia, c’è bisogno che la cute sia ben detersa e “pronta” a ricevere il trattamento farmacologico che il cliente dovrà effettuare.
La figura del tecnico parrucchiere e l’utilizzo della microcamera all’interno del salone
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il ruolo del parrucchiere si è progressivamente evoluto da “barbiere” a “hairstylist”. in anni recenti il parrucchiere è diventato il punto di riferimento per i problemi, prevalentemente estetici, legati al mondo dei capelli; per questo motivo la figura del parrucchiere è molto più conosciuta rispetto a quella del tricologo. il parrucchiere fidelizza il cliente, offrendo servizi aggiuntivi rispetto al puro trattamento tecnico ed estetico e rappresenta per il cliente l’occasione per dedicare del tempo a se stesso. Andare dal parrucchiere è diventato un modo per prendersi tempo ed essere coccolati e svagarsi: il team del salone diventa spesso una
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seconda famiglia. il parrucchiere è un artigiano, ogni servizio è personalizzato per il cliente e pensato ad hoc per lui. Se le parole d’ordine sono qualità e personalizzazione, la tricologia all’interno di un salone di acconciatura è un’opportunità. L’osservazione dei capelli e del cuoio capelluto nel processo di consulenza rappresenta un primo momento in cui la distanza personale viene violata ed è una fase importante per conquistare la fiducia del cliente. il ruolo del parrucchiere tecnico diventa fondamentale nella vendita del prodotto e del trattamento, in quanto il rapporto di fiducia è spesso instaurato con il titolare e non con l’esperto. All’interno di un salone di acconciatura, il tecnico dà un valore aggiunto in quanto permette di fare una valutazione dello stato del cuoio capelluto e capelli e mette a disposizione del parrucchiere le sue competenze al fine di consigliare un eventuale prodotto o trattamento per migliorarne il benessere. il tecnico approccia il cliente durante la fase di consulenza, prima di ogni trattamento. All’interno di un salone di tricologia la figura del tecnico è utile ed esercita la sua professione e attraverso colloquio e strumenti non invasivi, valuta la situazione e se necessario lo indirizza da un medico tricologo. durante il colloquio, una delle prime domande da porre è relativa all’età ed alle abitudini cosmetiche così da avere una prima indicazione sullo stato dei capelli che col passare del tempo subiscono, come la pelle di cui fanno parte, mutamenti fisiologici ed estetici inevitabili. Con l’invecchiamento si assiste ad una progressiva riduzione del numero dei capelli. Questo fenomeno inizia generalmente intorno all’età di 35 anni e procede con tempi e gradi che variano da persona a persona. Microscopicamente è caratterizzato da alterazioni del ciclo di crescita dei follicoli: si assiste
ad un progressivo accorciamento della fase anagen (di crescita attiva) con allungamento dell’intervallo tra la caduta del capello e l’inizio della fase anagen successiva (kenogen). Queste alterazioni follicolari danno luogo ad un assottigliamento e diradamento della capigliatura che avviene in maniera progressiva e uniforme su tutto il cuoio capelluto. oltre all’invecchiamento fisiologico i capelli subiscono l’aggressione di fattori esterni (dalle colorazioni agli stress termici e meccanici, dovuti all’uso di phon, piastre e spazzole ecc..) che a tutte le altre parti del corpo vengono risparmiate. nella donna i cambiamenti ormonali tipici della menopausa influiscono moltissimo anche sulla capigliatura: la riduzione degli estrogeni, che si verifica intorno ai 45 - 55 anni, rende i capelli più sottili, diradati, con una caduta spesso prematura, senza che possano raggiungere una lunghezza soddisfacente. Un capello invecchiato è fragile, poroso, sfibrato, secco soprattutto sulle punte, spento o comunque poco brillante, bianco. Tuttavia questi stessi segni possono presentarsi non solo a causa dell’età; infatti, indipendentemente dal tempo e dall’impatto ormonale, esistono altri fattori, solitamente temporanei, che possono portare ad un invecchiamento dei capelli alterandone il ciclo biologico e la rigenerazione delle cellule a livello del cuoio capelluto. Tra questi si segnalano: una scorretta alimentazione, uno stile di vita troppo disordinato, uno stress psico-fisico, l’uso di farmaci contenenti principi attivi che possono interferire con il ciclo dei capelli o causarne ipopigmentazione. inoltre, man mano che il capello si allunga, aumentano le possibili aggressioni esterne: smog, trattamenti chimici, asciugature con phon, energici colpi di spazzola. Tutte queste cause possono provocare un degrado strutturale dei capelli. È necessario ricordare che un capello “vergi-
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ne” e ben curato, anche se vecchio d’età, può avere un aspetto più sano di un capello giovane ma sottoposto a molti trattamenti chimici e fisici. in seguito a stress, il follicolo pilifero va incontro a disordini biochimici, negativi messaggi ormonali e formazione di radicali liberi che sono la conseguenza di questi danni metabolici più o meno transitori. i radicali liberi possono ossidare grassi, proteine, dnA, danneggiando la struttura cellulare. i cheratinociti deputati alla produzione della cheratina e alla formazione del fusto del capello sono in costante attività di replicazione cellulare e sicuramente risentono dello stress ossidativo. i Radicali liberi danneggiano gli enzimi e le molecole del bulbo pilifero, scatenando una reazione a catena che negli anni provoca un accelerato invecchiamento della struttura del capello. Anche il catagen, che è la fase più delicata del ciclo del capello, viene alterato e risulta imperfetto. Le cellule germinative della matrice sono costrette ad anticipare la loro morte ed entrano in apoptosi. Un altro punto da investigare durante il colloquio con il cliente è la storia personale quanto a salute generale alimentazione e nutrizione. A questo proposito è importante ricordare che i valori ematici di ferro, zinco, minerali e vitamine devono corrispondere alle concentrazioni ideali necessarie per il benessere deicapelli. i capelli hanno bisogno di tutti i nutrienti nella giusta quantità e qualità: proteine, carboidrati, grassi, vitamine e oligoelementi. La carenza proteica comporta una riduzione significativa del diametro del fusto, poiché il deficit dei principali amminoacidi provoca un’alterazione nella produzione di cheratina e pigmenti melanici. Le diete dimagranti squilibrate e restrittive possono costituire motivi di perdita di capelli
proprio perché determinano carenze dei più importanti nutrienti. All’interno di un salone è possibile trovarsi di fronte ad un cliente che lava i capelli solo quando va dal parrucchiere e quindi con scarsa igiene: desquamazioni e prurito possono essere associate a cattive abitudini igieniche. dopo aver chiesto al cliente il motivo della richiesta della consulenza tricologico estetica è necessario osservare la cute ed i capelli mantenendo l’interazione con il cliente, ponendo le giuste domande e chiedendo informazioni sulla percezione di dolenzia alla base dei capelli (tricodinia), prurito o al contrario sensazione di benessere della cute. È importante osservare il cuoio capelluto valutando arrossamenti, desquamazioni, presenza di aree alopeciche o diradate, riduzione di massa, capelli che si spezzano. La valutazione del cliente va effettuata in un ambiente illuminato in modo che la testa possa essere analizzata a 360° per valutare al meglio l’aspetto, la densità, la distribuzione, l’attaccatura, il vertice e tutte le regioni del cuoio capelluto. Anche quando il problema in esame è evidente in un’unica parte del capo è necessario osservare comunque tutto il cuoio capelluto. Sarebbe dunque opportuno scegliere all’interno di un salone una postazione luminosa che permetta di girare attorno al/alla cliente. La microcamera è un microscopio che ingrandisce dalle 40 alle 200 volte, anche se attualmente ne esistono con ingrandimenti maggiori. Una buona microcamera dovrebbe avere una buona risoluzione di immagine e una capacità di ingrandimento fra 10 e 60 volte, oltre è inutile. La risoluzione è la capacità di distinguere come separati due punti vicini. Grazie alla microcamera è possibile individuare inestetismi del cuoio capelluto e tenerli monitorati nel tempo, è possibile trovare il prodotto cosmetico più idoneo al tipo di cute e capello ed alle esigenze del cliente persona-
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lizzando un trattamento. La microcamera è uno strumento di osservazione e di archiviazione delle immagini che ci permette di vedere lo stato di salute o di infiammazione del cuoio capelluto, la presenza di forfora secca o grassa, seborrea, iperidrosi ecc... L’intero cuoio capelluto può essere visualizzato e mostrato in tempo reale al cliente che prende atto della sua situazione prima e dopo aver eseguito un trattamento. Alla microcamera la cute sana è rosea, lucida, ben vascolarizzata, senza irritazione o desquamazione, l’ostio follicolare risulta ben visibile, libero da sebo e dello stesso colore della pelle normale. Le lunghezze appaiono lucide e integre, senza doppie punte o danni dello stelo. Un capello sano cresce in un ambiente pulito: se necessario è utile lavare i capelli anche quotidianamente perché smog, polveri sottili, secrezioni rovinano il capello e irritano la cute. Troppo sebo rappresenta un terreno fertile per la proliferazione di batteri e miceti. Con lo shampoo viene rimosso il film idrolipidico che di per sé, se prodotto nella giusta quantità, rappresenta una protezione verso le infezioni batteriche e le colonizzazioni fungine del cuoio capelluto e dei capelli. Un cuoio capelluto povero di film idrolipidico appare secco ed irritato e facilmente aggredibile da agenti patogeni; di contro un cuoio capelluto troppo ricco di lipidi rappresenta un terreno fertile per la colonizzazione di agenti potenzialmente patogeni. Grazie alla microcamera è possibile verificare lo stato del cuoio capelluto e consigliare un trattamento idoneo. il coinvolgimento visivo del cliente è fondamentale per renderlo partecipe. Spiegare ciò che si vede aumenta la consapevolezza del problema e la visione dei risultati porta alla continuità che dà il beneficio. È necessario
considerare che il cuoio capelluto non è direttamente visibile al cliente. Come già detto, la microcamera è un ausilio non invasivo che consente il riconoscimento di strutture morfologiche altrimenti non visibili ad occhio nudo. Per un esame con microcamera dobbiamo:
1. Pettinare bene i capelli. 2. Sapere cosa si deve guardare: capelli, osti follicolari, superficie cutanea, vasi. 3. Guardare a secco e con interfaccia (acqua). 4. Riconoscere i segni elementari.
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iL CUoio CAPELLUTo noRMALE E SAno
La conoscenza del cuoio capelluto sano, normale e senza problemi è essenziale per una corretta analisi tricoscopica: il cuoio capelluto è integro, ben irrorato, senza lesioni cutanee o segni di infiammazione o seborrea. Le unità follicolari contengono 2 – 4 peli terminali e talora 1 – 2 peli vellus. i diametri dei fusti sono omogenei (“isotrichia”). Ciascun fusto è sano, di calibro omogeneo e non presenta corpi estranei adesi.
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Regione superiore / vertice 1-3 capelli emergenti insieme. diametro costante. Rari i follicoli vuoti. Regione frontoparietale Capelli singoli. diametro e lunghezza variabili. Vasi arborizzati sottili a volte visibili.
Regione occipitale 3-4 capelli emergenti insieme. diametro costante. Vasi arborizzati sottili visibili.
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LE ALoPECiE non CiCATRiziALi
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La valutazione microscopica del cuoio capelluto e dei capelli è una metodica non invasiva di grande importanza. Può essere effettuata con microcamere manuali (polarizzate e non polarizzate) o con microcamere digitali che consentono ingrandimenti maggiori e la memorizzazione delle immagini. La metodica consente la valutazione del cuoio capelluto, dei follicoli piliferi e dello stato dei fusti attraverso l’individuazione di aspetti più o meno specifici.
Le principali alopecie non cicatriziali sono: Alopecia androgenetica, Telogen effluvio, Alopecia areata. da ricordare e da riconoscere è anche la Tricotillomania.
Alopecia androgenetica Compare dopo la pubertà con l’inizio della produzione di androgeni. Come suggerisce il nome, dipende dagli androgeni e dalla genetica. È un’alopecia non cicatriziale caratterizzata dalla progressiva miniaturizzazione dei follicoli piliferi e dei capelli e si può osservare in entrambi i sessi con pattern differenti: nell’uomo si manifesta con un arretramento della linea frontoparietale e con un diradamento a livello del vertice, nella donna interessa la regione frontale e il vertice ma non vi è arretramento. L’Alopecia androgenetica (anche conosciuta come calvizie maschile comune) è una tipologia di perdita di capelli dovuta a una suscettibilità del follicolo pilifero che porta pian piano a una miniaturizzazione di tipo androgenetico. È la forma di calvizie più comune e interessa in varia misura il 70% degli uomini. Si presenta con una recessione dell’attaccatura alle tempie e perdita di capelli al vertice. Fattori sia genetici sia ambientali giocano un ruolo importante. La perdita di capelli androgenetica nell’uomo inizia sopra le tempie e al
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vertice. Man mano che progredisce, una striscia di capelli ai lati e posteriormente alla testa è mantenuta. L’Alopecia androgenetica nella donna viene colloquialmente riferita come “calvizie femminile”, benché le sue caratteristiche possano verificarsi anche negli uomini. Causa di solito un diradamento diffuso senza recessione dell’attaccatura, e praticamente mai porta a una perdita di capelli completa. L’Alopecia androgenetica è legata all’attività della 5alfa-reduttasi di tipo ii, che trasforma il testosterone in diidrotestosterone che è il vero ormone che agisce negativamente sui follicoli dei capelli. La miniaturizzazione del bulbo avviene per effetto della trasformazione del testosterone nel suo metabolita più attivo, il diidrotestosterone. La miniaturizzazione porta fino alla morte definitiva del follicolo e la perdita irreversibile del capello. non c’è ancora l’assoluta certezza riguardo ai geni causanti l’Alopecia androgenetica. Certamente sono responsabili i geni che controllano gli enzimi 5α reduttasi: sul cromosoma 5 risiede il gene che determina il recettore dell’enzima di tipo i, sul cromosoma ii risiede il gene che determina il recettore dell’enzima di tipo ii. La trasmissione ereditaria è comunque molto più complessa. È stato dimostrato che la maggior parte dei geni coinvolti risiede sul cromosoma X, ossia quello che la madre trasmette al figlio maschio, così la maggiore trasmissione avviene dal nonno materno al proprio nipote anziché da padre a figlio. in un periodo di molti mesi o anni si arriva fino alla definitiva scomparsa dei capelli. infine la calvizie interessa tutta la parte superiore del capo. in età più avanzata si sovrappongono fenomeni atrofici del cuoio capelluto, che diventa sottile e lucido. in questa fase anche i vellus scompaiono.
A calvizie instaurata, quando sul cuoio capelluto rimane solo una coroncina di capelli, nessuna terapia medica potrà dare risultati in qualche modo esteticamente soddisfacenti. La terapia medica sarà perciò solo “terapia del defluvio” e mirerà a conservare la quantità e la qualità dei capelli che ancora presenti sul cuoio capelluto. È aleatorio, a tutt’oggi, pensare che una terapia medica possa restituire la chioma a un calvo o “rinfoltire”, in maniera apprezzabile, una testa “svuotata”. È perciò importante iniziare a curarsi precocemente, quando ci si accorge di andare incontro a calvizie; la terapia, presumibilmente lunga (talvolta anche decenni), sarà seguita e indirizzata dagli esami ematologici, dermatoscopia e fotografia periodica e cesserà solo quando l’età sarà tale da far pensare che la progressione sia finita e le foto annuali mostreranno una stabilità della capigliatura. È opportuno non promettere mai al cliente ciò che non potremo mantenere con certezza, d’altra parte un defluvio androgenetico può essere quasi sempre contenuto e quasi sempre arrestato, curandolo per tempo e seguendone periodicamente l’evoluzione. La microcamera mostra: - anisotrichia, - yellow dots, - capelli miniaturizzati, - segni o depressioni peripilari, - unità follicolari con un singolo capello.
L’anisotrichia o variabilità del diametro è diagnostica quando interessa almeno il 20% dei capelli delle zone androgeno-dipendenti: nella stessa area si possono notare capelli di normale diametro, capelli sottili e miniaturizzati. Consente di fare diagnosi nelle fasi iniziali della malattia quando l’osservazione clinica non è sufficiente.
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