Aprile 2022 - N° 49
Giornale Italiano di Tricologia
La dismorfofobia (ovvero la "non-malattia") Andrea Marliani Firenze Sono sempre più frequenti i pazienti dermatologici e segnatamente tricologici che si vedono affetti da alopecia o da disturbi cutanei importanti e gravi ma che obiettivamente non ci sono! Una volta si sarebbe parlato di una “fissazione”. Questo è il quadro clinico della dismorfofobia, descritto, più di cento anni fa, dallo psichiatra italiano Enrico Morselli (1886). La dismorfofobia è definita come “ossessione per un difetto immaginario dell'aspetto esteriore”. Gli americani parlano oggi di “Body Dismorphic Disorder”. I dismorfofobici sono pazienti spesso di classe sociale elevata e con mansioni di grande responsabilità ma che appena parlano di capelli allargano gli occhi, fissano la pupilla, perdono di raziocinio e razionalità e sembrano persone diverse. La dismorfofobia è da considerare una depressione schizzoide, con problemi di parcellizzazione del corpo. La comparsa del disturbo avviene generalmente durante l'adolescenza ma la patologia può diventare cronica e riscontrarsi anche in età avanzata. La cultura attuale sta facendo crescere questa patologia, da problema di pochi a malattia di moltissimi, esasperata dalle immagini diffuse dai media, con le quali i giovani sono inevitabilmente costretti a confrontarsi con il risultato, pressoché scontato, di risultare perdenti. La preoccupazione di questo “difetto” comporta una significativa tensione emotiva, senso di disperazione, isolamento sociale e mancata vita di relazione. I pazienti pensano sempre e solo al loro problema, sviluppano comportamenti ritualistici
ripetitivi e ossessivi, come il guardarsi allo specchio, l'acconciarsi in modo eccessivo e il porre frequenti domande per ottenere rassicurazioni dalla famiglia, dagli amici e dai medici. All'anamnesi si possono spesso riscontrare isolamento sociale e mancata vita di relazione: una famiglia ossessiva ed amici stressanti. Il disturbo psichico più frequentemente associato alla dismorfofobia è la depressione, che si sviluppa però nella maggior parte dei pazienti in seguito alla comparsa della dismorfofobia; la depressione è spesso di per sé causa di un Effluvio Cronico che mantiene ed aggrava lo stato depressivo. La consapevolezza del vero problema è variabile: può essere di grado elevato, inesistente o o comunque mutare nel tempo.. La non-malattia dermatologica “dismorfofobia” comprende spesso anche disturbi sensitivi, sempre soggettivi, come dolore, bruciore o prurito nella sede corporea “affetta” sempre in assenza di patologia cutanea. Si arriva a situazioni di vero delirio... situazioni da considerare come: psicosi schizoidi ipocondriache monosintomatiche. Il trattamento dei pazienti con dismorfofobia è sempre difficile, lungo e anche delicato per il comportamento spesso irascibile, talvolta aggressivo e talora suicida. Il suicidio o il tentato suicidio in questi pazienti è una emergenza sociale, una epidemia silenziosa. Parliamo della seconda causa di morte negli adolescenti dopo gli incidenti stradali. 31