21 Biblioteca d’Arte Skira
Flaminio Gualdoni
Una storia del libro Dalla pergamena a Ambroise Vollard
Editor Eileen Romano Progetto grafico Marcello Francone Redazione Maria Conconi Impaginazione Anna Cattaneo
Desidero ringraziare anzitutto Carla Casu, Anna Chiara Cimoli, Eileen Romano e Maria Conconi. Inoltre Marco Castelluzzo, Fabio Lazzari, Pietro Tomassini, Lucia Chimirri e la Biblioteca Nazionale di Firenze, Claudio Ferri e la Fondazione Biblioteca di via Senato di Milano, Giorgio Maffei, Ugo Nespolo, Carla Roncato. Dedico questo lavoro a Marilena Ferrari. Da vecchio lettore innamorato di Jorge Luis Borges, so bene che uno scritto come questo non sopporta bibliografia, a meno di entrare in un meccanismo pericolosamente, ancorché fascinosamente, circolare e infinito.
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore © 2008 Skira editore, Milano Tutti i diritti riservati © Archivio FMR © Foto Archivio Scala, Firenze, 2008 © The Bridgeman Art Library / Archivi Alinari, Firenze © Photo RMN, Paris: Michèle Bellot, Gérard Blot, Bulloz, Thierry Le Mage, Hervé Lewandowski, René-Gabriel Ojéda © Biblioteca di via Senato © Fortunato Depero, Natalija Goncˇarova, Eliezer Markowich Lissitzky, Henri Matisse, Pablo Picasso, Georges Rouault, Kurt Schwitters, by SIAE 2008 L’editore è a disposizione degli aventi diritto per quanto riguarda le fonti iconografiche e letterarie non individuate. Finito di stampare nel mese di gennaio 2008 a cura di Skira, Ginevra-Milano Printed in Italy www.skira.net
Sommario
7 Volumen, codex 19 Scriptoria 35 Philobiblon 47 Incunaboli 61 Aldo e gli altri 85 Beaux livres e ambulanti 95 EncyclopĂŠdie 109 Editori 123 Book beautiful 137 Indice dei nomi
Volumen, codex
1. Si può definire libro un insieme concluso di fogli che fanno da supporto a un testo manoscritto o stampato, oppure un insieme di fogli legati insieme, oppure un oggetto dotato di caratteristiche di pregio tali da farne un’opera artistica. Taluni ne sottolineano il carattere di riproduzione multipla del testo, dunque di divulgazione; altri ancora la trasportabilità. Nel primo caso l’accento è sulla parola, nel secondo sul materiale, nel terzo sulla qualità estetica primariamente visiva e tattile del libro. Negli altri si dice di funzione d’uso e, letteralmente, di scambio. Ma il libro è sempre libro. Amo, su tutte, la definizione che ne dà Jorge Luis Borges, uomo di libri per eccellenza: “volumen, un prisma a sei facce rettangolari composto di sottili lamine di carta che devono presentare un frontespizio, un’antiporta, un’epigrafe in corsivo, una prefazione anch’essa in corsivo, nove o dieci capitoli che cominciano con la lettera capitale, un indice del contenuto, un ex libris con una clessidra a sabbia e con un motto latino, un conciso errata corrige, alcune pagine bianche, l’indicazione ben spaziata della tipografia e la data e il luogo di stampa: oggetti che, come si sa, costituiscono l’arte dello scrivere”. Perché, aggiunge, “un libro, qualunque libro, è per noi un oggetto sacro”, dunque un individuo che possiede in vario grado tutte le caratteristiche indicate, ma la cui sommatoria diventa organismo, statuto di unicità, felice retorica anche. Che piace pensare, soprattutto, come conoscenza stabile e insieme sapienza mobile. È affare di storici e sociologi, religiosi e laici, economisti e filologi, collezionisti e commercianti, scrittori e artigiani, pittori e piromani. È genio distillato e mercatura brutale. Talvolta viene abbandonato sul sedile di un treno, talaltra scambiato, molto spesso rubato – o non restituito, forma meravigliosa di furto senza peccato e senza colpevolezza – oppure al contrario conservato così gelosamente che l’idea stessa di possesso sostituisce lo sguardo. 7
Volumen, codex
È dono elevato a potenza, anche, perché dono di sé e d’altri. Ogni volta le sue fattezze, pur restando identiche, mutano. Qualche volta – non sempre – il libro è anche del lettore. 2. La vicenda del libro ha inizio prima della carta. È prefigurato sulle pareti delle grotte preistoriche dove, ci dice André LeroiGourhan, “la logica del pensiero prealfabetico è radiante come il riccio e la stella marina”, e dove soprattutto significare è esprimere per segni, rispondere al bisogno a un tempo fisico e psichico di stabilire un rapporto pensabile con l’universo e con tutto ciò che dell’universo appare inconoscibile, abbia esso un’apparenza o no. Per l’uomo primitivo esiste una sola chiave per penetrare e padroneggiare, per quanto si possa, visibile e invisibile, vita e morte, particolare e universale, e per dar così senso al proprio esistere. È l’espressione, che ancora Leroi-Gourhan indica “inseparabile dalla tecnica come dal linguaggio, che è alla comune origine della religione e dell’arte”, perché “l’artista esercita attraverso le forme una funzione simbolizzante” la quale si presenta come unico sistema di pensiero. “La religione paleolitica – scrive lo studioso – ci è giunta attraverso il suo culmine figurativo e, se riflettiamo, non è affatto diverso per i santuari di tutte le altre religioni. Vi si trova, simbolizzata da personaggi umani o animali, una certa immagine dell’ordine universale. I templi sono allo stesso tempo dei microcosmi e dei pantheon. […] L’uomo non può comprendere e padroneggiare che attraverso i simboli della creazione. In questo quadro, alla sua misura, egli può agire sugli avvenimenti futuri”. Microcosmo, pantheon, e idea di libro, ovvero di un insieme unitario capace di totalità. Il disegno si schematizza e diviene pittogramma, immagine/segno, e parallelamente la tecnica stessa di esecuzione del segno gli conferisce le caratteristiche appropriate: il cuneiforme in Mesopotamia, il geroglifico egizio, i lineari cretesi e micenei, l’ideogramma cinese. Il passaggio da immagine a segno porta con sé, per altro verso, la possibilità di nominare non solo cose del mondo ma anche idee astratte. Nascono, poi, gli alfabeti, in Fenicia e più tardi in Grecia. Poi veniamo noi. 8
Volumen, codex
La grotta preistorica si evolve in stele, e nella stele lapidea si assiste al passaggio alla scrittura alfabetica. La stele presuppone la possibilità di costituire una superficie liscia, rettangolare, su cui i caratteri alfabetici si allineino e corrano da sinistra a destra – secondo la scelta greca – facendosi pagina. Sarebbe già la pagina, se fosse maneggevole e portatile. Il carattere della lapide è, all’opposto, segnare di se stessa un luogo, fissando nel tempo e nello spazio un senso, in qualche modo sacrandolo: dall’obelisco alla lastra in pietra che ricorda oggi, all’ingresso dello stadio, le imprese del grande calciatore. Gli stessi mondi mesopotamico, egizio, fenicio e greco da cui l’Occidente eredita la scrittura ci danno la pagina portatile. In Mesopotamia una tavoletta d’argilla cruda è incisa con uno strumento a punta triangolare, il quale conferisce al segno il carattere cuneiforme che gli dà il nome. La tavoletta in seguito viene cotta: alla mobilità si sposa, così, la durevolezza. In generale la protostoria conosce scritture tracciate su scaglie d’osso, lamine bronzee e auree, conchiglie, tavolette lignee, ceramica – gli ostraka greci – e scaglie di pietra, foglie di palma seccate come in India e tessuti come in Cina. Ma il nome del libro, biblion in greco e liber in latino, porta entro sé il significato primo di corteccia d’albero: ugualmente l’ideogramma cinese indicante il libro lo schematizza come tavoletta lignea o di bambù. 3. Dal papiro, pianta acquatica che cresce sulle rive del Nilo e nelle paludi del delta, si estrae il midollo, sagomato in strisce sottili. Esse, incrociate perpendicolarmente, vengono bagnate, fatte seccare e battute sino a ottenerne dei fogli piani che, resi ancor più lisci da un velo di colla, sono tagliati a un’altezza di 15/17 centimetri. Sono, queste, le prime pagine, dove strumenti flessibili come pennelli di giunco, o puntuti come il calamo di canna e poi la penna d’uccello, scrivono nel senso della fibra con inchiostri ottenuti da nerofumo e carbone di legno. Più o meno tra la fine del IV millennio avanti Cristo e la metà del III l’invenzione della scrittura e del foglio così come noi li concepiamo è compiuta. Nel tempio lo scriba, figura afferen9
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te al sacro perché padrona della sapienza dello scrivere, usa la scrittura ieratica, dedicata alle cose del divino. Verrà, poi, la demotica, per scopi burocratici e utilitari. L’uso del papiro, e la concezione d’uno scrivere alto, sacrato e separato dallo scrivere ordinario, durano assai più a lungo di quanto non si creda. Il mondo bizantino usa il papiro sino all’inizio del II millennio dopo Cristo e, nella cancelleria imperiale, chi scrive è figura eletta. Il papiro è foglio. A farlo libro provvede l’uso di incollarne più pagine in parallelo sino a farne una lunga striscia orizzontale, normalmente da 6 a 10 metri, su cui la scrittura procede per serie di linee incolonnate, da 25 a 45: ma il Papiro Harris – scoperto a metà Ottocento presso Luxor, acquistato da Anthony Charles Harris nel 1855 e poi passato al British Museum – è un documento della XX dinastia che sviluppa 1500 linee di testo per una lunghezza di 42 metri. Le fonti bizantine dicono peraltro di volumina anche di un centinaio di metri. A fare del papiro libro sacro provvede la diffusione del Libro dei morti e della rinascita, raccolta di formule rituali in ieratico che veniva posta, almeno dalla XVIII dinastia in poi, presso la mummia per consentire al defunto di passare nell’aldilà. 4. Il mondo greco e il romano ereditano dall’Egitto la tradizione del papiro in rotoli: il termine greco biblos deriva dal nome del porto fenicio da cui s’importava la preziosa materia, il latino volumen viene da volvere, arrotolare. La forma classica, che solo verso il IV secolo d.C. viene soppiantata con relativa stabilità dal libro a fogli sovrapposti e dalla pergamena, è perfettamente espressa dalla terminologia latina. Il libro, volumen, è una striscia di papiro scritta a colonne di linee parallele su un solo lato, recante talora illustrazioni, avvolta intorno a un bastoncello (umbilicus) in legno o avorio terminante agli estremi con pomelli (cornua), a uno dei quali è appeso un cartellino (titulus) riportante l’argomento del libro: è da notare che i papiri egizi riportano talora il titolo anche all’interno del testo, o alla fine. Il cilindro del libro arrotolato è preservato dai danni da un astuccio cilindrico (capsa o theca). La bi10
Volumen, codex
bliotheca è, nella norma, un armadio contenente i volumina posti verticalmente o orizzontalmente. Nella prima metà del V secolo d.C. la lunetta musiva di san Lorenzo nel Mausoleo di Galla Placidia, a Ravenna, mostra una bibliotheca, testimoniando contemporaneamente l’altra evoluzione decisiva dell’avvicinamento all’attuale forma del libro, quella dal volumen al codex. Il passaggio dal rotolo papiraceo alla sequenza di fogli rettangolari sovrapposti trova la propria ragione storica nella prima metà del II secolo a.C. quando, secondo la tradizione, la riduzione delle esportazioni di papiro dall’Egitto induce Eumene II re di Pergamo, il centro che compete con Alessandria per il possesso della maggior biblioteca del mondo antico, a incentivare la produzione della pergamena. La pergamena (membrana per i latini; per noi, anche, cartapecora) è pelle di montone, vitello, pecora o capra – il vellum, o vélin, o vello, la più pregiata, è pelle di vitello nato morto – che viene trattata con una soluzione di acqua e calce e in seguito depilata e ripulita delle impurità con appositi strumenti da taglio. Posta su un telaio ed essiccata in tensione, levigata con pietra pomice e talora colorata, essa ha naturalmente un recto più liscio, il lato della carne dell’animale, e un verso, il lato del pelo. Rispetto al papiro ha uno svantaggio evidente, il maggior costo materiale e di manodopera nella produzione, che essa compensa però con la straordinaria robustezza, dunque durevolezza, la possibilità di scrivere su entrambi i lati, e quella di correzione per abrasione degli errori e riscrittura: fatto, questo, che i Romani già praticavano abitualmente nella scrittura quotidiana su tavolette lignee velate di cera. È grazie a tali caratteristiche – durata e riscrivibilità – che non solo sono stati tramandati sino a noi importanti testi dell’antichità (a fronte della relativa rarità dei papiri, conservatisi solo in condizioni eccezionali di luce e umidità), ma anche che i palinsesti hanno mantenuto sotto le riscritture tracce di testi più antichi. Con latte e crusca d’avena si può lavare la pergamena e riutilizzarla, cosa che anche il papiro permette: solo in Roma, ove esso non si produce, si ha notizia di papiri lavati e reimpiegati. 11
La biblioteca dell’Handelingenkamer Tweede Kamer der Staten-Generaal all’Aia fotografia di Candida Höfer
I
Codice biblico: Salmo XXXVI, versetti 5-24, IV secolo Firenze, Biblioteca Laurenziana
II
Codex Amiatinus: pagina raffigurante il profeta Esdra, inizio dell’VIII secolo Firenze, Biblioteca Laurenziana
Book of Kells: pagina di apertura del Vangelo di san Marco, 800 circa Dublino, Trinity College
V
Beatus de Liebana Commentario all’Apocalisse: il Tempio con l’arca dell’alleanza, 1047 Madrid, Biblioteca Nacional de España
Scuola di Corte di Carlo il Calvo Copertina dell’Evangeliario di Lindau, abbazia di San Gallo, 880 circa New York, The Pierpont Morgan Library
VI
Coperta lignea di evangeliario Lavanttal, Convento di San Paolo
XIII
Libro d’Ore nero di Vienna Ms 1856, 1475-1500 Vienna, Österreichische Nationalbibliothek
XIX
Corano di scuola persiana con scritte Naskh, 1468 Dublino, Chester Beatty Library
Sutra della Perfetta Illuminazione (Won’gakkyong), 1446-1447 Parigi, Musée Guimet – Musée national des Arts asiatiques
Henri Matisse copertina del catalogo realizzato per il ventennale della casa editrice Skira, Ginevra 1948
XXX
Pablo Picasso copertina della rivista “Minotaure� Skira/Flammarion, Parigi 1933
XXXI
Octave Mirbeau Le Jardin des Supplices, con venti litografie di Auguste Rodin Ambroise Vollard, Parigi 1915
XXXII
XXXIV
Girolamo da Cremona in Raimondo Lullo, Opera Chemica 27, Ms BR 52, 1427 Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale
XXXIX
Pagina della prima Bibbia in inglese, tradotta da John Wycliffe, 1382-1384 circa
XL
Bibbia in inglese Richard Grafton ed Edward Whitchurch, Londra 1539 Londra, British Library
XLI
Lucas Cranach il Giovane Martin Lutero Norimberga, Germanisches Nationalmuseum
XLIV
Martin Lutero da un ritratto di Lucas Cranach il Giovane, frontespizio di un sermone contro l’autorità della Chiesa pubblicato nel 1521
Frontespizio della Bibbia di Lutero, 1648 Londra, British Library
XLVII
Frontespizio della Bibbia di Lutero, 1681
L
Antonio di Pietro Averlino detto il Filarete Trattato di Architettura, prima metĂ del XV secolo Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale
LI
Sebastiano Serlio frontespizio del Primo libro di architettura, 1545
Tommaso Campanella Città del Sole frontespizio di un’edizione del 1637 Milano, Biblioteca Nazionale Braidense
LVIII
Tommaso Campanella frontespizio del De sensu rerum et magia, 1620 Milano, Biblioteca di via Senato
LIX
Giovanni Stradano (Jan van der Straet) Nova Reperta: Tipografia, 1600 circa
LX
François Boucher frontespizio di una raccolta di stampe dalle matrici dell’incisore reale Guay realizzate dalla marchesa di Pompadour, 1755 Parigi, Musée du Louvre
LXV
LXVI
Denis Diderot e Jean d’Alembert, frontespizio dell’Encyclopédie, fine del XVIII secolo
LXXI
Denis Diderot e Jean d’Alembert Encyclopédie: Antiquités, Différentes Chaussures, vol. XII, 1751-1752 Firenze, Biblioteca Marucelliana
Giuseppe Maria Mitelli frontespizio dell’Alfabeto in Sogno New York, New York Public Library
LXXII
Giambattista Bodoni Manuale tipografico Parma, 1818
LXXIII
William Lodge frontespizio di Giacomo Barri, The Painter’s Voyage of Italy, 1679 New Haven, Yale Center for British Art, Paul Mellon Collection
LXXIV
Giovanni Battista Piranesi Campo Marzio Firenze, Galleria degli Uffizi, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe
Copertina di Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi e Storia della colonna infame, pubblicati in fascicoli Guglielmini e Radaelli, Milano 1840-1842
LXXVI
Antiporta di Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi con il ritratto dell’autore circondato dai personaggi del romanzo Baudry, Parigi 1854
LXXVII
Oscar Wilde Salome:The Black Cape illustrazione per l’edizione inglese, 1894 Princeton, University Library
LXXVIII
William Morris Kelmscott Chaucer Kelmscott Press, Londra 1896 Collezione privata
LXXIX
Guillaume Apollinaire Aussi bien que les cigales, in Calligrammes. Poèmes de la paix et de la guerre, 1913-1916 Mercure de France, Parigi 1918
LXXXII
Eliezer (El) Markowich Lissitzky Of Two Squares, disegno per un frontespizio, 1920 Collezione privata
LXXXIII
Fortunato Depero Libro imbullonato Dinamo Azari, Milano 1927
LXXXVIII
Tullio D’Albisola L’anguria lirica con illustrazioni di Bruno Munari Edizioni Futuriste di Poesie, Roma; Lito-Latta, Savona 1934
LXXXIX
Lettres de Vincent van Gogh à Émile Bernard Ambroise Vollard, Parigi 1911
XC
Paul Cézanne Ambroise Vollard, Parigi 1915
XCI
alle pagine successive Georges Rouault Cirque de l’étoile filante, acqueforti e xilografie Ambroise Vollard, Parigi 1938
XCII
XCIII
qui e alle pagine successive Honoré de Balzac Le chef-d’œuvre inconnu con acqueforti e xilografie di Pablo Picasso Ambroise Vollard, Parigi 1931
XCIV
XCVI