Fermitutti 31

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LE NOSTRE VIDEOINTERVISTE Andrea Olimpio e Lorenzo Minotto, La Dirigente risponde alle nostre domande sulle “novità” di quest’anno Diego Gandolfini, Nico Catalano, Edoardo Nodari, I privilegi della Casta e i costi della politica FERMI E DINTORNI Turisti per caso: i viaggi di istruzione di quest’anno  Alice Papotti e Matteo Lucchini; 5C: una settimana ad Istanbul tra kebab, the, saune, bazar … e un po’ di arte!  Beatrice Bocchi, Martina Battisti, Alice Girelli (foto di Isabella Cassisa), 3A,3C,4AEN: destination Monaco  Simone Campagnola e Emanuele Gandini, Parigi in tre Tappe (4C, 4A,4B, 4BME, 5B, 5ACH)  Giulia Lanzini e Alberto Lorenzini, Wien Meine Liebe (5AIN, 5A,5AET,5BET,5AEN)  Da Praga con furore (5AME e 5BME) Consegnate le stelle al merito sportivo, le medaglie al valore atletico e i riconoscimenti sportivi XVII Giornata dell’impegno e della memoria per le vittime di mafia Una gara tra aedi (di IC e ID) Dalla 3A, ovvero: quando si è poeti… Nico Catalano, L’impegno e le iniziative per la legalità della prof.ssa Marilena Paolino A PROPOSITO DI… Luca Chaar, Ieri razzismo, oggi razzismo. E domani? Matteo Andreoli, ANONYMOUS: il terrore corre sul web Debora Leto, Amici a quattro zampe Catalin Iftime, A lezione di guida Emanuele Aliano, Il 4-Mei non è un po’ troppo dannoso? Alessandro Algeri, La Chimica fulcro dell’Essere Vlad Facchini Rublev, Gli Easter Eggs di Googe 2


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ARTE E CULTURA Valentina Corradini, Giorgia Ghirardini, Sara Abdelkamel, foto d’arte Martina Battisti, Ginevra sognatrice, Ginevra spaventata (racconto) Edoardo Boccalari, Romeo& Juliet: croce e delizia di mezzo mese di lavoro Greta Moschini, Gli Accademy Awards del 2012 La certezza. O il dubbio… (racconto inviato dal prof. Riccardo Freddi) Valentina Meneghello, Alice Blackwood (seconda puntata) Riccardo Bruno, Intervista ad Alessandro Cervellera degli Heaven’s Gate Riccardo Bruno, Intervista a Matteo Fornasari dei Three Times Renegade Sara Zamboni, Grammatica e Afasia Vittorio Cozzani, Viaggio al centro della mente dell’“artista sano” Reportage fotografico dal Mantova Comics & games (a cura di Lorenzo Perego) SALUTE E CUCINA Nicolò Gavioli, Tra pentole e fornelli Debora Toso, La noce di cocco

CURIOSITÀ ENIGMISTICA DIVERTIMENTO 93 Matteo Diani, Fenomeni Insoliti & Co. 95 Le barzellette del prof. Moretti 97 Ancora barzellette (a cura di Nicola Latella) 98 L’angolo della caricatura 99 Un paio di rebus 99 Alice Girelli, Giochi logici 101 Soluzioni dei giochi del numero 30

Di Slava Facchini Rublev con fotografie di Alice Papotti Layout del sito di Slava Facchini Rublev (con la collaborazione di Alessandro Carlin) 3


Le nostre videointerviste

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(videointervista) Ricordate il sondaggio sulle nuove regole proposto nel primo numero di quest’anno? Dopo aver constatato i risultati, piuttosto negativi, ci siamo subito attivati per richiedere un’intervista alla Preside sull’argomento in questione. E’ arrivata dopo tempi “immemorabili” a causa degli impegni della nostra dirigente, ma ne è valsa davvero la pena. Da subito molto gentile, la prof.ssa Bonaglia ci ha detto fin da subito che non intendeva tanto commentare i risultati, di cui prendeva atto come elemento di riflessione, quanto spiegare ciò che aveva portato a quelle scelte di cui il questionario aveva sondato il gradimento. Ci ha dunque illustrato i motivi che hanno condotto alla scelta di fare ruotare le classi nelle aule “dei docenti”, di predisporre gli armadietti, di invitare a non parcheggiare all’interno dei cortili, di vietare il fumo in tutta l’area interna ed esterna della scuola. Ne abbiamo ricavato un filmato che trovate qui a fianco, frutto della opera preziosissima di Andrea Olimpio e Matteo Federici] Lorenzo Minotto e Andrea Olimpio

I PRIVILEGI DELLA CASTA E I COSTI DELLA POLITICA (videointervista) Questo mese in esclusiva per voi sul “Fermitutti” trovate le prime videointerviste del giornalino, un nuovo interessante esperimento. La nostra video-intervista, svolta dal centro di Mantova fino ad arrivare al nostro Istituto, quindi con professori e nostri compagni, riguarda un po’ in generale ciò che pensa la gente sulla cosiddetta “Casta”, parola molto usata ultimamente per 5


definire la nostra classe politica. “Casta” secondo il dizionario è una classe di persone che forma un gruppo sociale chiuso che gode di speciali privilegi. Ognuno ha espresso la propria opinione, come il pensionato che si impressiona a vedere certe cifre (riguardo alle retribuzioni “faraoniche” dei parlamentari), o come lo studente che giudica “ladri” coloro che chiedono sacrifici alla gente “comune” senza però ritoccare ciò che mettono nel proprio “portafoglio”; infine abbiamo raccolto anche le lamentele, le esasperazioni e persino le speranze in un domani migliore, dove si possa avere fiducia nella classe politica italiana. Abbiamo scelto le migliori interviste e abbiamo preparato per voi un interessante video che troverete qui di fianco al giornale. La nostra “denuncia” però non finisce con le interviste, vogliamo portare a conoscenza di tutti (per lo meno di chi non li ha ancora visti o sentiti nominare) i “fantomatici” costi e privilegi della nostra politica. Partiamo dai costi: in Italia sarebbero oltre 1.3 milioni le persone che vivono direttamente o indirettamente di politica: tra di esse troviamo più di 145mila tra parlamentari, ministri e amministratori locali, di cui 1.032 parlamentari nazionali ed europei, ministri e sottosegretari, 1.366 presidenti, assessori e consiglieri regionali, 4.258 presidenti, assessori e consiglieri provinciali, 138.619 sindaci, assessori e consiglieri comunali. A questi vanno aggiunti più di 12mila consiglieri circoscrizionali e i 24mila appartenenti ai consigli di amministrazioni di società e enti pubblici e quasi 318mila persone con un incarico o consulenza nella Pubblica Amministrazione. Numeri impressionanti, non come il 6


costo di tutto questo: secondo la Uil (Unione Italiana del Lavoro) il costo della politica diretta e indiretta arriverebbe a circa 24.7 miliardi di euro! Tutto questo senza contare i “rimborsi elettorali” ai partiti, circa 2.7 miliardi in 20 anni, e altre spese circa i privilegi che godono i parlamentari italiani. In Italia un dato sbalorditivo è la “busta paga” annua dei dirigenti pubblici, alcuni, per lo meno prima del provvedimento preso dal governo Monti e approvato dal Parlamento (che ha posto un limite di 294 mila euro annui), arrivavano a prendere più di 600.000 euro annui. Secondo i dati pubblicati sul web questi sono stati i redditi annui dei grandi dirigenti pubblici: 1°posto: Antonio Manganelli (Capo Polizia) 621.253,75 2°posto: Mario Canzio (Ragioniere generale dello stato) 562.331,86 3°posto:Franco Ionta (Capo dipartimento amministrazione penitenziaria) 543.954,42 C’erano poi altre venti persone che guadagnavano più del tetto proposto dei 294 mila euro. Un parlamentare italiano guadagna in media approssimativamente 15.000 euro al mese se Deputato e 17.000 euro al mese se Senatore. In parlamento il più ricco di tutti è ancora “l’eterno” S. Berlusconi, che, nonostante la crisi, nel 2011 ha aumentato di 8 milioni il suo reddito, arrivando a 48.180.792 euro annui. L’attuale Presidente del consiglio e senatore a vita Mario Monti ha dichiarato come imponibile per l’anno 2010 di 1.513.030 7


euro. Il leader di partito più ricco, ora che Berlusconi ha lasciato il posto ad Alfano nel Pdl, è Gianfranco Fini con 201.115 dichiarati nel 2011. Segue il numero 1 dell’Idv Antonio Di Pietro con 182.207 euro, gli succedono Angelino Alfano (Pdl) con 169.317euro, Bersani (Pd) con 136.885 euro, Rutelli (Api) 131.252 euro, il leader della Lega Bossi con 124.871 in calo rispetto al 2010, chiude la fila dei leader di partito Casini (Udc) con 116.986 euro (riferibili al 2010). Il presidente del Senato Renato Schifani ha dichiarato di più del suo omologo alla Camera Fini, con un reddito imponibile di 223.939 euro. Ora passiamo ai privilegi. La nostra Costituzione (art.69) prevede una indennità parlamentare (uno stipendio base) di circa 5mila euro netti al mese, l’unica forma di remunerazione prevista. A questo stipendio obbligatorio viene aggiunta però una diaria che è un rimborso spesa per l’alloggio a Roma, (circa 3mila al mese), un rimborso per spese inerenti al rapporto tra eletto e elettori, più di 3mila anche questo. Inoltre sono gratis (più ulteriori rimborsi spese in base alla strada percorsa) le spese di trasporto e di viaggio (autostrade, aerei, autobus, treni), le spese telefoniche (circa 250 al mese), assistenza sanitaria, cinema, ristoranti, pizzerie, auto blu e chi più ne ha ne metta… Ciliegina sulla torta alla fine del mandato si riceve il cosiddetto “assegno di fine mandato”, più semplicemente chiamato liquidazione, in relazione agli anni di lavoro, inoltre il parlamentare dopo 5 anni di mandato effettivo riceve il vitalizio a partire dal 65° anno di età, la pensione dovrebbe andare da un minimo di 2mila euro a un massimo di 7mila euro mensili (con solo 5 anni!!!!!) Per curiosità citiamo un fatto accaduto nel nostro Parlamento: lo scorso 21 settembre 2010 il deputato Antonio Borghesi ha proposto l’abolizione del vitalizio, che come abbiamo visto spetta dopo solo 5 anni di mandato, mentre ad un lavoratore “normale” dopo oltre 40 anni di lavoro (la proporzione è assurda). Su 525 presenti, 498 hanno votato NO, solo 22 SI, 5 si sono astenuti! D’altronde nessuno si auto-toglierebbe la “pensione”.. 8


Ci sarebbe molto atro da scrivere, come la percentuale di assenteismo di deputati e senatori che per alcuni arriva al 92% o l’elenco dei pensionati più ricchi, che appartengono anche loro quindi alla casta, come Mauro Sentinelli (consigliere d’amministrazione Telecom, famoso per aver inventato la Tim Card), che percepisce una pensione lorda annua di 1.173.205 euro, o ricordare che c’è addirittura chi percepisce 3.100 euro al mese con un solo giorno di lavoro in parlamento (Luca Boneschi alla Camera). Questi sono dati che dovrebbero far riflettere, perché, se in un momento delicato come quello che stiamo vivendo, dobbiamo pagare, è giusto che paghiamo tutti, è giusto che i sacrifici li facciano tutti, anche coloro che prendono le decisioni. Pensiamo che lo stipendio non debbano tagliarselo solo i lavoratori e i piccoli imprenditori per salvare la propria azienda, ma a dare l’esempio dovrebbe essere chi ne ha di più. Se ciò non accade è un ulteriore segno che la crisi che stiamo vivendo purtroppo è anche una crisi di “valori”. Questo è forse il frutto della monopolizzazione dei mezzi di comunicazione di massa? Che mettono i paraocchi agli elettori? Che fanno sì che il diritto di televoto sia più importante al diritto di voto? In ogni caso questi sono dati che dovrebbero far riflettere, e che più di ogni altra definizione fanno capire cos'è la casta della la politica, e da chi viene gestita la cosa pubblica. Vi lasciamo alla video-intervista Diego Gandolfini, Nico Catalano, Edoardo Nodari

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Fermi e dintorni

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TURISTI PER CASO

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5C: una settimana ad Istanbul tra kebab, the, saune, bazar … e un po’ di arte! Ehi tu italiano! Aspetta, vendo questo profumo a 15 euro!! No no grazie, non mi interessa.. Te lo vendo a 10, 10 lira amico! No, ce l’ho già grazie! 5 euro!! No… 2 profumi a 5 euro!! Beh..ok si può fare! Ecco una tipica conversazione in cui si trova coinvolto un turista che si trovi a passeggiare per le strade di Istanbul; una città che dal punto di vista mercantile è molto vivace: non manca mai l’occasione di contrattare qualcosa fino a quando il prezzo si assottiglia talmente tanto da fare avere al turista la presunzione patriottica di aver fregato un turco a casa sua, fino a quando il malcapitato non scopre che nella bancarella vicina lo stesso oggetto costa la metà di come l’ha pagato precedentemente. (Mario Monti tappati le orecchie: gli scontrini non esistono! N.B: solo la professoressa De Pascalis ritiene di averne ricevuto uno da un piccolo kebabbaro dagli occhiali rossi, erre moscia ed accento lombardo, forse parente di un noto politico italiano). Questa megalopoli è situata nel nordovest del paese e si estende lungo lo stretto del Bosforo e la sponda settentrionale del Mar di Marmara; è l’unica città del mondo che appartiene a due continenti: Asia ed Europa. È conosciuta come “seconda Roma” per essere stata la capitale 12


dell’impero romano dai tempi di Costantino e poi dell’impero bizantino nonché per la sua importanza di città cristiana fino alla conquista ottomana del quindicesimo secolo, quando, divenuta Istanbul, divenne la capitale dell’impero ottomano. Di Istanbul si possono ricordare molte cose, dalla vitalità sempre in fermento del centro, ai musei, alle sensazionali moschee (dalle quali ogni mattina, pomeriggio e sera si alza la preghiera a squarciagola del muezzin) coi loro giganteschi tappeti; la gente è sempre aperta a fare nuove conoscenze (soprattutto se sei interessato a comprare la merce che ti propone) e le strade sono pulite dando alla città in generale un aspetto allegro e, oseremmo dire, elegante. Passiamo ora alle abitudini alimentari: kebab, kebab, the, kebab, the e ancora kebab. In qualsiasi ristorante possiate capitare il kebab sarà sempre sul menù; è proposto in mille modi diversi ma chiamato sempre kebab, di solito accompagnato con un contorno di patate, cipolle e riso speziato. Il salep è invece una bevanda calda che ricorda il cioccolato bianco e viene venduta per le strade (accanto ai venditori di grossi brezel inforcati in un bastone): l’unico problema è che ne è vietata la vendita in Europa, perché è a base di orchidee dichiarate protette dalla UE (secondo noi sono proprio le multinazionali di salep che impediscono l’entrata della Turchia nell’Unione). Anche le spezie sono molto famose, vi è per l’appunto un intero bazar ad esse dedicato: anche qui mille tipi di the molto buoni che vale la pena provare, dal fortissimo “black tea” al dolciastro “apple tea” per turisti. Il the per la popolazione turca è come il caffè per noi italiani: è preso sempre dopo i pasti per digerire e mantenere la concentrazione. Spesso è consegnato da appositi fattorini dal 13


vassoio argentato ai commercianti delle bancarelle che non possono muoversi per non interrompere l’accalappiamento di turisti ruspanti. Confermiamo il detto “fumi come un turco”: oltre al tabacco si vedeva spesso molta gente alle prese con i narghilé: letteralmente “pipe ad acqua” in vetro o ceramica che utilizzano un sistema che per aspirazione brucia un carboncino sotto il quale vi è una melassa di tabacco al sapore di: mela, menta, cioccolato, banana, cappuccino, vaniglia, ciliegia e tanti altri… È interessante vedere come fumare un narghilé sia di prassi nei pub all’aperto: sprofondati nei cuscini, con un libro in mano o un pc sulle ginocchia, oppure parlando del più e del meno con gli amici. Alcuni di noi non hanno resistito alla tentazione di provare il tipico bagno turco compreso di massaggio e scrub; una sensazione di benessere anche se un po’ dolorosa in certi momenti (specialmente durante il massaggio effettuato da un nerboruto turco, mancato comico) che alla fine apporta al fisico uno stato di sollievo oltre al divertimento dell’esperienza. Alla fine di tutto concludiamo con un ringraziamento alla scuola che ci ha permesso di vedere questa parte di mondo a molti sconosciuta e purtroppo vittima di molti pregiudizi infondati. Diversa e bellissima città, con il mare soggetto di incantevoli panorami; siamo contenti di essere stati in un posto dove difficilmente riusciremmo a ripetere la visita anche se dopo la gita ci piacerebbe ritornare e magari con la stessa piacevole compagnia. Alice Papotti e Matteo Lucchini 14


3A,3C,4AEN: destination Monaco Perdersi pur avendo la cartina. Bere birra fino a fare pipì quattro volte in due ore. Usare il dentifricio come arma letale notturna contro aspiranti dormienti.Perdersi. Perdersi di nuovo. Perdersi perché l'indicazione è 'Davanti al Mc Donald gira a sinistra e prosegui sempre dritto.' E il Mc Donald lo trovi. Il problema è che non è 1. Ma sono 3!. Nel giro di 500 metri. E allora quale cavolo è il Mc Donald giusto? E così con la sfortuna che hai becchi quello sbagliato e i km a piedi volano da 2 a 11. Arrivi trafelato ma soddisfatto, poni le speranze in una degna cena. E ovviamente arriva un piatto di disgustosi crauti fumanti e una salamella di pollo che somiglia a uno zampino di gatto. Nonostante tutto, Munich nel cuore.

Davanti a Nyphenburg nel disperato tentativo di fare una foto ricordo... 3 2 1: terra!

... tutti giù per

Tra Picassi e Van Gogh abbiamo trovato delle sculture bizzarre…

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Dei grandi artisti, non c'è che dire… Ma siamo più belli noi!

Un esperto informatico alle prese con l’aeronautica

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Monaco e la birra sono come l’orologiaio e i suoi orologi. Come il clown e i suoi sorrisi. Un brindisi ai profe che ci hanno sopportato in questi 4 giorni indimenticabili.

Eravamo tanto felici prima che ci arrivasse il dolce... ma il nostro entusiasmo è svanito dopo che ci siamo trovati davanti a una fattispecie di budino, da noi definito ''antisismico''. Per completare in bellezza il menu non troppo soddisfacente‌

AltrochĂŠ cavalieri della tavola rotonda, nel ventunesimo secolo ci sono loro: gli studenti della tavola rettangolare.

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I rari momenti di vero interesse culturale…

Il cielo è bianco sul campo di concentrame nto di Dachau. Sarà che persino il sole si rifiuta di scaldare le tracce di un’umanità disumana.

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Come in ogni gita che si rispetti abbiamo dormito molto ‌ ed ecco i risultati!

Beatrice Bocchi, Martina Battisti, Alice Girelli (foto di Isabella Cassisa)

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Parigi in tre Tappe (4C, 4A,4B, 4BME, 5B, 5ACH) Parigi è senza dubbio una delle più belle città europee. Ogni via, decorata nel più splendido dei modi, riflette quella che è la vera essenza della città, elegante e sofisticata. Se si dovesse “riassumere” Parigi in alcune tappe, queste sarebbero essenzialmente tre: La Tour Eiffel, Montmartre e il Beaubourg. La prima di queste si erge nel bel mezzo del Campo di Marte. Abbiamo avuto la fortuna di vederla in due differenti occasioni, di giorno e di notte. Alla luce la torre è stupenda, ma di notte è assolutamente spettacolare. Scesi dal metrò verso le dieci, ci siamo incamminati per raggiungerla e dopo pochi metri si scorgeva già la punta tra i tetti delle case. Arrivati, l'emozione è stata fortissima. Di fronte a quella gigantesca costruzione in ferro, illuminata da centinaia di luci, il fiato restava mozzato e tutto d'un tratto capivi veramente di essere nella città dei “lumi”. Allo scoccare di ogni ora la costruzione ha poi iniziato a brillare, regalandoci un'immagine talmente surreale da non poterla più dimenticare. Vivere quell'esperienza, sempre descritta da libri e film, è stato assolutamente magico. La seconda tappa irrinunciabile è Montmartre. Prossimo a Pigalle, è da sempre denominato il quartiere degli artisti e dell'arte di strada. Alla zona si accede grazie a due grandi rampe di scale, che culminano in un piccolo spiazzo dal quale si può ammirare una delle più belle viste della città. Il panorama offerto è inimmaginabile e, nonostante gli sforzi, non si riescono a trovare i confini di Parigi, la quale si perde per chilometri e chilometri sotto la vista incredula. Il nucleo del quartiere sembra quasi estraneo alla città. L'aspetto di un piccolo villaggio e la grande quantità di caffè che 20


costeggiano le vie conferiscono al luogo un'insolita atmosfera. Ma la particolarità più grande risiede nella piazza principale, dove gli artisti di strada esibiscono i loro quadri, i loro disegni e le loro caricature. Di quartieri come questi al mondo ve ne sono veramente pochi. Montmartre è forse la tappa più insolita della metropoli, ed è anche quella che ricordiamo con più gioia. Infine troviamo il Beaubourg, edificio famoso per la sua stranissima architettura, spoglia dei canoni di bellezza a cui siamo abituati. La prima di tante particolarità, e anche la più evidente, risiede nelle tubature, le quali sono esposte alla luce del sole. Colorate in base al contenuto, esse creano una specie di matassa che avvolge l'edificio, che, in questo modo, risulta spoglio delle sue pareti. Per alcuni è risultato sgradevole ma, ovviamente, il design è stato ricercato appositamente per una struttura creata per contenere un museo di arte contemporanea come il Pompidou. L'interno rispecchia fedelmente l'esterno, e i tubi si arrampicano anche sul soffitto. La mostra si estende in diverse aree. Nella prima ala i colori la fanno da padroni e, associati a forme strane e anticonvenzionali, creano una particolare tipologia di arte, basata sull'introspezione e sul significato degli oggetti. All'ultimo piano, invece, si ha la collezione permanente, dove i quadri di Matisse, Chagall e Picasso vengono esposti nei corridoi. É stato stupendo entrare in contatto con l'arte del ‘900 in modo così diretto. Non capita tutti i giorni di poter imparare, direttamente sul campo, le nozioni fondamentali di correnti artistiche così importanti. Parigi è una città che porteremo sempre nel cuore. L'esperienza di quella settimana è stata magnifica e molti di noi sentono ancora la nostalgia di quelle giornate, caratterizzate da metrò e camminate estenuanti dove, ad ogni passo, si rimaneva incantati ad ammirare l'ennesima creazione che la capitale francese sapeva offrire alla nostra vista. Gandini Emanuele e Simone Campagnola

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Wien Meine Liebe (5ain, 5a,5aet,5bet,5aen) Ogni anno tutti gli studenti del Triennio stressati da verifiche e interrogazioni aspettano la famosissima gita, soprattutto quelli di Quinta che attendono con ansia di potersi diplomare e poter portare fuori con loro il magnifico ricordo del loro ultimo viaggio di istruzione. Tra le varie e disparate mete proposte Vienna è stata quella degli “eroi” di 5AIN, 5A,5AET,5BET,5AEN. In prima battuta è stata visitata la residenza estiva degli Asburgo, Schonbrunn, che ha ben poco da invidiare alla magnificenza e al lusso della dimora francese di Versailles. Altre mete sono state la cattedrale di S. Stefano, la Cripta dei Cappuccini e la casa di Mozart.

L’ultima residenza degli Asburgo che abbiamo visitato è stata l’ Hofburg che nella moltitudine dei sui palazzi e delle sue sale contiene svariati musei tra cui il Museo della storia degli strumenti musicali, il Museo di storia naturale, il Museo delle armi e delle armature. Ma parliamo anche della parte più “vera” della gita, ovvero la notte, perché, come tutti sanno ma nessuno dice, tutti vanno in gita con l’idea di aspettare la notte per potersi finalmente divertire con i propri compagni di classe, naturalmente a discapito delle ore di sonno, come è giusto che sia. Il primo posto da visitare è sicuramente il piccolo club chiamato 22


Flex: una discoteca metropolitana sulle rive del Danubio, dove le tipiche sonorità dei club italiani lasciano il posto alle musiche dupstep e techno più anglosassoni, un posto che sembra essere stato creato dai ragazzi per i ragazzi, dove ci si può sentire a proprio agio nonostante non si spiaccichi una parola di tedesco.

Il locale dove abbiamo avuto l’onore di passare la seconda serata è la discoteca più importante di Vienna, chiamata Prater Dome, che prende il nome dall’omonimo parco in cui si trova. Un posto decisamente più vicino alle nostre abitudini, con varie sale dove vengono suonati tipi di musica diversi, molto più ricercato del Flex, ma senza troppe pretese, come è tipico di tutti i club austriaci. La sala che sicuramente non ci si può perdere è quella dei balli tipici austriaci, dove i viennesi si perdono in balli di gruppo che ricordano quelli tirolesi e che sono sicuramente da vedere. Purtroppo per la durata della gita non ci siamo potuti permettere di visitare altri posti, ma siamo comunque decisamente stati in grado di divertirci e di passare delle ottime giornate in compagnia dei nostri compagni di classe e buona parte di questo merito va senz’altro alla fiducia concessaci dagli accompagnatori, che hanno avuto la grazia di consentirci ampi margini di tempo libero. Ovviamente i ricordi migliori da conservare e da rispolverare alla prossima cena di classe saranno i momenti trascorsi insieme, perché un palazzo, come struttura e dipinti, si può anche ricordare grazie alle fotografie, ma i magnifici momenti trascorsi insieme, le sere, le lunghe camminate in città, la difficoltà di obbedire alla sveglia 23


delle 7.30 con pochissime ore di sonno sulle spalle e quella di ordinare anche solo un panino e ridere per ore delle “strafalcionate� appena dette in un inglese assai poco “perfect� non possono essere intrappolati da una foto. Quelle che seguono sono immagini di Mauthausen che non commentiamo

Giulia Lanzini e Alberto Lorenzini 24


Da Praga con furore (5AME e 5BME)

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Martedi 6 marzo 2012 al teatro Bibiena di Mantova si è tenuta la serata del gran galà dello sport mantovano durante la quale sono stati premiati anche i seguenti alunni del Fermi: -Atletica individuale: 1°classificato nel getto del peso ai regionali e 7°classificato ai Nazionali: Marco Gardini -Tamburello: 1°classificati ai regionali: Reni Luca, Cristofori Mirko, Zamboni Alessandro, Maffizzoni Elia, Galetti Davide, Corradini Marco, Ciresola Giacomo, Girelli Enrico, Monister Denis, de Battisti Gianfranco. -Atletica: Alessandro Battesini, giovane atleta della società “I Gonzaga 2011” e studente del nostro istituto, è campione italiano nel lancio del giavellotto categoria Cadetti. Allenato dal prof. Giovanni Grazioli, è capofila nazionale nella stessa specialità con un personale di 61,30 metri, settima prestazione di tutti i tempi. I docenti che hanno seguito questi ragazzi nelle loro prestazioni sono Simona Parmiggiani e Giovanni Grazioli Complimenti a tutti!

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XVII Giornata dell’impegno e della memoria per le vittime di mafia Sabato 17 marzo 2012 il nostro istituto ha partecipato alla XVII giornata dell’impegno e della memoria per le vittime di mafia. Erano presenti gli alunni Francesca Cantoni, Alessia Zenesi, Sara Monaco, Davide Cotrone, Lorenzo Malaguti e la prof.ssa Marilena Paolino. Genova ha accolto con un grande abbraccio gli oltre centomila arrivati in città da tutta Italia per dire “no” a mafie e corruzione. Una delegazione di 500 familiari di vittime delle mafie ha aperto la marcia della XVII Giornata della Memoria e dell’Impegno organizzata da Libera e Avviso Pubblico, che da piazza Vittoria ha attraversato la città per arrivare al porto antico dove sono stati letti 900 nomi di vittime delle mafie. Un lungo elenco di nomi, di storie, molte delle quali non hanno dopo tanti anni ancora avuto verità né giustizia. Giunti da tutta Italia i giovani, le associazioni, le scuole che da anni partecipano a questa giornata, hanno intonato cori per tutto il percorso e hanno chiesto a gran voce ai liguri di prendere parte a questa marcia antimafia; e la città ha risposto con molto entusiasmo. Oltre centomila i partecipanti che sembravano molti di più, mentre percorrevano le stradine strette del centro storico genovese che conduce al porto. Fra loro molti familiari di vittime delle mafie e anche una delegazione proveniente dal 27


Messico e dal Guatemala, perché da alcuni anni l’antimafia sociale sta costruendo una rete internazionale per rafforzare i percorsi contro corruzione, mafie, violenza e illegalità. Oggi siamo qui per dire che la mafia perde - ha affermato Don Luigi Ciotti, presidente di Libera - e che noi vinciamo. Qui c’è una parte d’Italia che vuole dire da che parte sta. Vogliamo meno parole e più fatti da parte di tutti. Genova è una porta che ha saputo accogliere le genti da tutto il mondo ma - ha concluso - quella porta va sbattuta in faccia con forza alla mafia e all’illegalità. IL MESSAGGIO DI NAPOLITANO - "Il costante impegno nel rinnovare il ricordo delle donne e degli uomini vittime della criminalità mafiosa contribuisce a sottrarre alle organizzazioni criminali spazi e occasioni di penetrazione e di consolidamento nella società’’: è quanto ha scritto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato a don Luigi Ciotti, presidente di Libera, in occasione della 17/a edizione della Giornata della Memoria e dell’Impegno. "L’assoluta fiducia nei principi di legalità e di giustizia professati nella quotidiana azione di Libera - scrive ancora il Capo dello Stato - costituisce un elemento essenziale per superare le sacche di opacità e di ambiguità che nutrono le piu’ pericolose forme di delinquenza e umiliano la dignità di tanti onesti cittadini". Il Presidente della Repubblica ha poi definito la 17/a Giornata della Memoria e dell’Impegno "una tappa significativa del cammino di crescita civile e di riscatto sociale avviato con tenacia e coraggio dall’Associazione Libera".

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Una gara tra aedi di IC e ID Dopo aver studiato il mito greco, abbiamo partecipato a questa piccola gara interclassi: abbiamo scritto un mito, l’insegnante ne ha pre-selezionati una decina per classe e ognuno di questi è stato poi votato. Gli studenti di IC hanno scelto i due miti migliori scritti dai loro compagni di ID e lo stesso hanno fatto gli studenti di ID per quelli scritti dalla IC. Vi presentiamo i 4 miti vincitori. La nascita della Luna e delle Stelle Centinaia di anni prima della scoperta del fuoco uomini e donne dovettero affrontare un grandissimo problema: vedere di notte. Durante la notte era più facile cacciare e allo stesso tempo era difficile difendersi e gli esseri umani avevano la necessità di vedere. Il sole sorgeva al mattino presto, però la sera puntualmente tramontava lasciando tutti gli esseri senza luce per diverse ore. L’unica fonte di luce di notte a quel tempo erano dei piccoli insetti chiamati LUCCIOLE che la sera, calato il buio, si illuminavano. Gli umani ogni sera, mentre il sole tramontava, catturavano questi insetti e li chiudevano in grandi foglie. Li lasciavano lì dentro per tutta la notte usandoli come lanterna. Questi animaletti però dentro quelle foglie non riuscivano a sopravvivere per più di qualche ora a causa della scarsa circolazione di aria. Nessuno si rendeva conto del male che veniva inflitto loro perché si guardava solo al fattore positivo della luce. Una sera alcune lucciole, stanche di essere sfruttate continuamente dagli umani, cominciarono a volare verso il cielo. Volarono molto lontano, oltre le nuvole, per molto tempo. Un giorno trovarono un grande foglia che vagava nell’immensità del cielo. Stanche e affaticate dal lungo viaggio vi si appoggiarono sopra. Sulla 29


terra era appena sceso il sole ma gli uomini quella notte non ebbero bisogno di catturare delle lucciole perché quelle appoggiate sulla foglia nel cielo illuminavano già tutta la terra. Quella luce era perfetta, nè troppo intensa nè troppo fiacca, era in grado di far riposare chi voleva riposare e di far vedere a chi invece voleva rimanere sveglio. Gli uomini erano felicissimi perché al calare del sole come al solito le lucciole si illuminavano e dal cielo portavano tutta la loro luce sulla terra. Da quella sera le lucciole poterono scegliere se rimanere sulla terra o se raggiungere quella grande foglia chiamata dagli umani “Luna”. Quelle che chiamiamo stelle invece sono quelle piccole lucciole che da sole stanno volando per raggiungere la grande foglia. Paolo Bertellini, IC LE SORELLE (mito cosmogonico) All'inizio di tutte le cose, Acqua, Aria e Terra emersero dal Caos. Erano completamente diverse l'una dall'altra: Terra era la più grande e luminosa, era orgogliosa di se stessa e pronta a tutto per proteggere il suo orgoglio; Aria era la più bella e delicata, ma se le si era fatto un torto poteva essere estremamente temibile perché agiva nel buio e nel silenzio; Acqua era la più lunatica e poteva passare dall'essere dolce e altruista, all'essere spietata e pericolosa, cosa che capitava solo se non riceveva le stesse attenzioni che si davano alle altre. Spesso, proprio per queste differenze, erano in conflitto tra loro e non riuscirono a trovare un accordo per vivere unite. Così, le tre si separarono anche se ognuna sapeva che in questo modo nessuna avrebbe mai più potuto avere niente, le sorelle infatti erano le uniche con cui potevano stare. Vagarono per secoli in solitudine, immerse nella tristezza, nel buio e nella desolazione. Terra era ossessionata dai pensieri d'odio verso le sorelle, ma lentamente questo sentimento si affievolì lasciando il posto al senso di colpa. Capì che non c'era ormai più nessuna ragione per continuare a vagare da sola nel 30


nulla, sicuramente sarebbe stato meglio riunirsi con le altre; questa volta avrebbero fatto di tutto per trovare un accordo e vivere pacificamente. Decise così che avrebbe provato a ritrovare le sorelle, ma dopo mille tentativi comprese che ormai si erano allontanate troppo e che era quasi impossibile raggiungerle. Pensò, però, che, per farsi ritrovare in tutta quell'oscurità che la circondava, avrebbe potuto lasciare delle tracce, magari luminose, che Aria e Acqua avrebbero potuto vedere e poi seguire fino a raggiungerla. L'unica cosa di luminoso che esisteva, però, era proprio lei, la Terra, così nel suo percorso lasciò delle piccole parti di se stessa, le stelle. Dopo giorni e giorni di cammino si fermò, stanca e stremata; ormai la sua luce si era affievolita, ma nonostante questo usò tutte le sue forze per lasciare un’ ultima, grande parte di sè, addirittura più grande di ciò che ne rimase dopo: il “Sole”. Rimase lì, a fianco della sua ultima creazione, la più potente e maestosa fonte di luce rimasta, nella speranza che una delle sorelle riuscisse a raggiungerla seguendo il percorso da lei lasciato. Dovette aspettare per molto

tempo prima che, un giorno, Acqua vedesse in lontananza un piccolo bagliore che le diede speranza di ritrovare almeno una sorella; sapeva che poteva solo provenire da Terra. Così si incamminò e finalmente giunse fino alla stella più luminosa. Dalla felicità del loro incontro si abbracciarono, si unirono l'una all'altra: Acqua si insinuò nelle viscere della Terra, custodita dal suo calore e soprattutto dal suo amore. In seguito arrivò anche Aria, che si legò subito alle due sorelle, circondando la superficie della Terra e proteggendola con il suo affetto. Acqua 31


però, in questo modo, non poteva raggiungere la sorella, così emerse e iniziò a scorrere sulla superficie e anche ad alzarsi nel cielo e da lì ricadere in piccole goccioline, la Pioggia. Queste gocce fertilizzarono la Terra da cui nacquero prima le piante e poi gli animali: c'erano pesci di ogni genere che nuotavano nell'Acqua, uccelli che volavano felici nell'Aria e uomini che camminavano sulla Terra. Tutto questo era, è e sarà il legame che unisce Aria, Acqua e Terra: finchè esisterà, loro saranno unite e vivranno in armonia. Angelica Foroni, IC Quando il Sole e la Luna abitavano nello stesso villaggio In tempi molto lontani, il Sole e la Luna abitavano nello stesso villaggio. Si erano conosciuti da piccoli e non si erano più persi di vista, anzi: il Sole si era addirittura innamorato della Luna. Quest'ultima brillava di una luce bellissima, chiara e forte, che rischiarava le notti, invidiata da tutti gli altri pianeti del villaggio. Anche il Sole brillava, ma la sua luce era debole, giallastra e fioca. Gliene sarebbe servita una come quella della Luna, poiché era di giorno che gli umani svolgevano le loro attività, mentre di notte la luce non serviva a niente. Con il passare del tempo, anche la Luna si innamorò del Sole. Entrambi vivevano una vita felice, ma alla fine il Sole fu sopraffatto dal più brutto dei sentimenti: l'invidia. Voleva assolutamente brillare come la Luna. Così, una notte, mentre l'amata dava prova di sé stessa, le si avvicinò da dietro e le rubò tutta la luce che possedeva. Lei, sentendosi affranta e tradita, scappò dal villaggio vagando errante in cerca di una nuova fonte luminosa. Nel frattempo il Sole, contento, indossò la sua bellissima luce: per qualche attimo brillò addirittura più di quanto avesse mai brillato la Luna; ma la troppa luce cominciò a bruciare e in poco tempo il Sole fu invaso dalle fiamme. In preda allo sconforto, cominciò a rincorrere la Luna per chiederle perdono e per restituirle la luce rubata, ma lei non volle fermarsi e continuò a correre. Ancora oggi possiamo vedere il Sole infuocato che rincorre la Luna senza mai riuscire a raggiungerla. Ilaria Grandi ID 32


I giocattoli di Zeus (Mito cosmogonico) Risaliamo ai tempi dell'infanzia di Zeus, quando a fargli compagnia esisteva solo un’eco della sua noia risuonare nel buio. Ritrovatosi nella nulla, data la giovane età che aveva, cercava quindi un gioco con cui poter passare il proprio tempo. L'immaginazione e i pensieri della mente derivano dalla realtà, e la sua realtà era vuota, un infinito buio. Lo spazio da dedicare alla sua creatività era invece assai ampio. Ciò che aveva imparato a creare erano piccole palline, con una semplice rotazione della mano. Palline grandi, palline piccole. Tanto erano piccole nell'immensità che vi era, che era facile perderle in attimi minimi. Numerose erano ormai le palline che aveva creato, poche erano però quelle che ancora tratteneva in mano. In fondo era un bambino, come non concederglielo... Stufo anche lui di questa continua animazione di sferette, escogitò un metodo per non perderle di nuovo. La sua mano creò, e la sua bocca soffiò. E da qui queste sfere iniziarono a illuminare. Creava innocue sagome scintillanti, piccoli disegni luminosi sparsi in varie zone. Disegni con cui giocò per ore, giorni, mesi e anche anni. Incantato nel vederle girare passava l'intero tempo a riversare su di esse la sua fantasia. Le ruotava, le avvicinava, le colorava e le dipingeva. Quando una sua creazione pareva essersi arricchita a sufficienza, le scaldava o raffreddava. L'ultimo compito era quello di nominarle. La sua opera più grande pareva essere incandescente, densa, accecante da vedere. Spontaneo gli venne di chiamarla Sole. E sempre lì a fianco ce n’era un'altra, la sua preferita, la più vivace e la più colorata: Terra era il nome che aveva attribuito a quest'ultima. La mente del bambino però cercava anche altro, cercava un confronto. Cercava un altro universo dove potessero nascere nuove fantasie, l'universo che prese vita nella testa degli uomini. E fu così che nacquero gli uomini. Zeus è ancora bambino, e continua a creare nuove opere in continuazione, una delle quali siamo proprio noi. Natasha Rana ID

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E’ bastata una sollecitazione del profe relativamente alle metafore dell’amore e della vita per fare sbocciare quasi spontaneamente una vena poetica che ciascuno di noi porta con sé, magari senza saperlo. Eccone alcune prove. AMORE L’ amore è un dono della natura, è profumo di fiori di campo, è odore di terra smossa, è fragranza di fieno fresco. E’ il caldo accogliente del grano maturo, è dolce freschezza d’erba verde, è il freddo grigiore della nebbia autunnale. L’amore è in tutta la natura, buona o cattiva che sia. L’amore è la vita del mondo. (E.B.) Amore, dolcezza di amaranto non per bramosia ma per cucire le ferite che ogni giorno mi faccio Odore di caffè e brioches calde amore è la domenica mattina che aspetti tutta la settimana Amore, bomba atomica di seta non per vivere e morire ma rinascere sulla curva di un sorriso. (M.B.) Momenti che ricorderai per sempre Emozioni che liberano le tue fantasie Scelte importanti, giuste o sbagliate delusioni che rimangono come impronte sulla sabbia perché nessuna vita e’ un sentiero in

VITA

Ho visto amici abbandonarsi all’alcool e alla droga, chi credeva in Dio, mettersi la toga. Chi invece pensava che la religione fosse fallace Si è arruolato nell’esercito predicando finta pace. Chi è diventato come il musicista che tanto ammirava, chi, senza affetto e una casa, sospirava: pregando lassù, cercando aiuto, di fianco a chi aveva tutto ed è caduto. Tutto questo ci fa capire Quello che i media non riescono a dire: anche se hai perso una brutta partita, ricordati che una fiches ti è restata. La vita è un gioco, e devi saper giocare, ma per oggi pago io per te, puoi restare! (A.C.) 34


discesa ma un percorso che non conosciamo. Come l’immagine di un puzzle Che si ricompone piano piano. (G.B.) Vento che scivola silenzioso tra le dita. Vento che passa per poi non tornare. Vento che si veste di vortice. Tornado che distrugge e muta ogni certezza. Acqua di fiume che scorre frenetica costretta tra due argini. Acqua di mare che da sapore alla nostra pelle. Acqua di cielo che purifica e dona vita. Onda che sorprende e vince ogni barriera. Fuoco che scalda ogni animo desolato. Fuoco che illumina la notte ; avvicinando i nostri corpi. Fuoco che, inesorabile, prende piede. Vampata che cancella il passato e dà vita ad un futuro. (A.G.) L’amore è l’abbraccio Di un amico o di un parente E’ dolce se ti prende E’ triste se ti molla L’amore è una folla Che trascina la tua mente L’amore è la promessa Che ti fa chi ti rispetta L’amore arriva all’improvviso Prende il cuore e te lo spezza (A.T.)

La vita è una lunga crociera, c'è un porto di partenza e uno di arrivo, durante il viaggio tante fermate e molta gente che viene e che va, tante esperienze da vivere e tanti posti da visitare. (M.B.) Vita, ciclone di speranze, tornado di sogni ancora vivi o che non volano più. Vita, uragano di ricordi, memorie passate che non rivivrai, memorie passate che non scorderai. (L.F.) La vita è come un disegno, un’ esplosione di colori e quando lo finisci ti accorgi che avresti potuto usare colori diversi, però è troppo tardi; i “se” e i “ma” sono inutili (M.F) Erba alta rumore di selvaggina la sento la vita,la sento vicina; non fuggire quando temi la paura, ma guarda a testa alta, non pensare e salta. La vita è avventura (L.Z.)

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L’impegno e le iniziative per la legalità della prof.ssa Marilena Paolino Martedì 28 febbraio nel nostro Istituto si è tenuto un laboratorio di educazione alla legalità, organizzato dalla Prof.ssa Marilena Paolino, esponente di “Libera. Associazioni Nomi e Numeri contro le Mafie” di Mantova. Hanno partecipato a questo incontro Don Giuseppe Campisano e Francesco Rigitano, due volti dell’antimafia calabrese. Il tema della giornata è stato: “CORAGGIO DELLA PAROLA PER COMBATTERE MAFIE,CORRUZIONE E ILLEGALITÀ” Professoressa, perché sono stati invitati proprio Don Giuseppe Campisano e Francesco Rigitano? <<Francesco Rigitano e Don Giuseppe Campisano sono membri dell'Associazione don Milani di Gioiosa Jonica, che ospita da due anni i ragazzi del Fermi e di due altre scuole di Mantova: l'Istituto d'Arte e il Bonomi Mazzolari, che partecipano al progetto della “settimana della legalità”. Queste tre scuole sono da tre anni in don Giuseppe Campisano rete con i loro progetti su questo tema. Quindi si è deciso di chiamare loro proprio per continuare questo percorso, questo incontro che ci vede protagonisti ogni anno. Francesco Rigitano in particolar modo è una persona che cura diversi rapporti con la realtà del Nord Italia, in particolare con i ragazzi del Trentino e di Mantova>> In che modo Libera e l'associazione don Lorenzo Milani operano sul territorio nazionale? Dove in particolare? <<Libera è l'associazione delle associazioni, nasce nel 1995 e include al suo interno 1500 associazioni. L'obiettivo principale è quello di promuovere nelle 36


scuole e nella società civile i valori della cittadinanza, della legalità e dell'etica responsabile. È attiva in ogni regione italiana attraverso dei coordinamenti o dei presidi. Nella nostra provincia abbiamo un direttivo, un coordinamento e un presidio giovani. Le attività di Libera si dividono in percorsi nelle scuole e università, campi di lavoro estivi che i ragazzi effettuano sui percorsi confiscati alla mafia della Campania e della Puglia, e da un paio di anni, in iniziative per il consumo consapevole attraverso la vendita di prodotti agricoli che si ricavano dalle coltivazioni effettuate sui campi confiscati alla criminalità organizzata>> Si parla indifferentemente di mafia per designare una realtà criminale in realtà molto complessa. Potrebbe chiarirci la situazione italiana? <<Le mafie presenti in Italia sono prevalentemente quattro. La prima per importanza è la 'Ndrangheta, un’associazione criminale che nasce in Calabria, costituita da famiglie chiamate “'ndrine” attorno alle quali ruotano importanti traffici; al momento è l'associazione criminale più importante al mondo, il cui traffico va dallo spaccio di stupefacenti, alla prostituzione, alla lo 'ndranghetista Pasquale Condello tratta degli organi, agli appalti illegali e al momento dell'arresto via dicendo. La 'ndrangheta, tra le quattro, è quella più pericolosa, perché ha un organizzazione familiare. Non ci sono per questo dei collaboratori di giustizia, chiamati anche pentiti, proprio perché i legami di sangue tra i suoi affiliati rendono quasi impossibile lo svelamento dei piani dell'organizzazione da parte degli arrestati di turno. Questo elemento differenzia la 'Ndrangheta dalle altre tre mafie. L'Ndrangheta è l'associazione più imponente, proprio perché copre un territorio non solo Italiano o europeo ma addirittura mondiale. Ha acquistato in Colombia intere piantagioni di coca. È la mafia più pericolosa e soprattutto la più sanguinaria. Cosa Nostra invece è un’associazione criminale siciliana di origini palermitane che ha un'organizzazione gerarchica. Cosa Nostra è l'organizzazione mafiosa che è stata più smantellata negli ultimi dieci anni, 37


proprio perché la sua struttura non basata sul vincolo familiare ha favorito l'utilizzo dei collaboratori di giustizia. La Camorra ha origini in Campania, è un associazione criminale che ha perso gran parte della propria importanza e si sviluppa per lo più nella città di Napoli e nella zona di Caserta. E’ anch'essa formata da affiliati non legati da un vincolo di parentela. La Sacra Corona Unita nasce in Puglia, ed è la più “nobile”della quattro in quanto annovera tra i suoi affiliati alti imprenditori, uomini della finanza e professionisti. Ed è quella meno conosciuta dato che è nata in una zona grigia, mista tra la legalità è l'illegalità. Mentre le altre sono formate da persone che vengono dalla “strada” ed hanno magari un passato oscuro e quindi più facilmente classificabili come delinquenti>> Si sente sempre più spesso parlare di mafie, ma è perché è aumentata negli italiani la sensibilità su questo tema o perché la sua penetrazione nel territorio si fa sempre più incisiva? <<Bisogna dire che la presenza delle mafie in questo periodo si è fatta sentire di meno, perché dopo le stragi del '92 e del '93 la mafia ha smesso di ammazzare, di far esplodere bombe e seminare morte. Quindi ha deciso di non dimostrare platealmente la sua opera. Si parla di più di mafia perché la si conosce molto di più. La mafie sono un fenomeno che può essere sconfitto solamente grazie alla conoscenza. Negli ultimi anni da parte dello stato italiano, ma anche e soprattutto da parte della società civile, con l'associazione Libera in primis, c'è stata una sorta di presa di coscienza su quello che è il problema delle mafie; ma anche da parte delle forze dell'ordine con un'azione incisiva caratterizzata da una serie di sequestri e arresti che ha fatto sì che il fenomeno delle mafie sia sempre più conosciuto. La conoscenza ha fatto sì che se ne parlasse di più e, come diceva il giudice Antonino Caponnetto, “La mafia è un fenomeno culturale, sociale oramai dell'Italia e lo si può debellare con conoscenza, più si conosce il fenomeno, più si va incontro al suo indebolimento>> il magistrato Nicola Gratteri

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Il magistrato antimafia Nicola Gratteri sostiene che un primo passo per la costituzione di una società del futuro non condizionata dalle mafie parte dalla formazione dei giovani a una cultura della legalità. Pensa che l’istituzione “scuola” si stia impegnando in questa direzione? <<La scuola italiana sta lavorando tanto in questa direzione, e ritengo, come appunto sostengono Gratteri e Don Luigi Ciotti (il presidente dell'associazione Libera), che la scuola sia uno dei pochi luoghi dove si possa costruire un'educazione alla legalità e alla cittadinanza responsabile. Negli ultimi anni il Ministero dell'Istruzione, gli insegnanti unitamente ad associazioni come Libera stanno dedicando molto del loro tempo e delle loro energie allo studio e alla lotta del fenomeno delle mafie, della corruzione, dell'illegalità. La scuola è l'unico modo, l'unico luogo dove si possa costruire una società antimafia, quindi una società civile, proprio perché è un luogo dove si impara a conoscere il fenomeno, ribadisco infatti che la conoscenza porta all'indebolimento di queste organizzazioni. La scuola è anche un luogo dove si può educare alla corresponsabilità e alla legalità . È un compito difficile, perché gli insegnati molto spesso si sentono soli, impreparati ad affrontare questo fenomeno. Ma al momento attuale è l'unico posto dove si possa costruire un educazione alla legalità.>> il magistrato Giovanni Falcone, assassinato da Cosa Nostra Giovanni Falcone disse: “La mafia non è affatto invincibile; è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine”; è d’accordo con questa citazione? C’è chi dice che invece non è che una caratteristica somatica del popolo italiano e quindi inestirpabile. Cosa ne pensa? <<Condivido l'affermazione di Falcone, sebbene pensi che le mafie non possano essere distrutte completamente. Perché il popolo italiano è cresciuto con questi principi, con questa cultura, che potremmo definire mafiosa. 39


Una cultura non fatta solo di stragi e di uccisioni, ma anche di clientelismo, favoritismo, di occasioni particolari che possono permettere di arrivare ad un obiettivo senza tante fatiche; purtroppo da anni il popolo italiano si adagia in questa situazione. Quindi credo che se non cambia a monte un atteggiamento culturale, una visione della nostra vita (e qui la scuola ha un compito importante) la profssa Paolino in occasione di un questo fenomeno difficilmente precedente incontro al Fermi sarà estirpato. Condivido però l’idea che è un fenomeno con un inizio ed una fine e condivido con Falcone l’affermazione che l'unico modo per indebolire la mafia è colpirla nel cuore, ed il cuore della mafia è il denaro e il potere. Pertanto auspico che l'attuale Governo, che sta discutendo anche sulla una legge che prevede la confisca dei beni anche ai corrotti, la approvi. Perché se alle mafie vengono toccati i soldi, allora la loro presenza comincia a vacillare.>> A cura di Nico Catalano

don Ciotti

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A proposito di‌

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Il razzismo è stato una orrenda cicatrice sulla faccia della nostra splendida Europa. Nonostante oggi il fenomeno sia combattuto dalla stessa UE, esso è ancora ben presente all’interno della nostra società. L’idea di potere e dovere discriminare delle razze secondo presunti dati biologici è anzi in continuo aumento nel nostro continente. Vi sono addirittura partiti politici che si sono dichiarati apertamente xenofobi, filo nazisti e filo fascisti, pur essendo tutto ciò illegale. Eccovi i dati più rilevanti di adesione a tali partiti in alcuni stati europei: Austria: 15,6 % Ungheria: terza forza del Paese con 48 seggi in Parlamento Belgio: 9,85% Francia: 8,7 % con punte del 20% in alcune regioni. Gran Bretagna: 2 seggi in Parlamento. Belgio: 14,4 % Germania: 1,8% Gli esperti hanno stimano che il numero degli aderenti a partiti di tale stampo si aggira intorno ai 300mila soggetti ed è in continuo aumento. Pur costituendo una minoranza, i dati sono comunque preoccupanti, così come è preoccupante che assieme ad essi aumentino gli episodi di razzismo in tutta Europa. Uno dei motivi di questo aumento è sicuramente l’islamofobia. A causa 42


degli avvenimenti di questi’ ultimi anni, che hanno visto scontrarsi il mondo occidentale con quello islamico, vi sono stati attacchi terroristici contro alcune nazioni europee e gli Stati Uniti; e le minacce non sono cessate. La popolazione occidentale, dopo aver assistito a tragici episodi quali il crollo delle Torri gemelle dell’11/11/2001 o l’attentato alla stazione ferroviaria di Madrid l’11/03/2004, ha cominciato a nutrire un forte sentimento di odio e rabbia per la popolazione araba in generale, incrementando una forte xenofobia verso quest’ultima. Un altro motivo, molto importante, riguarda il campo del lavoro. A causa della fortissima crisi economica che ha colpito il pianeta in questi anni, molti dipendenti hanno perso il lavoro e hanno difficoltà a trovarne un’ altro. Essi vedono perciò ancor più di prima negli immigrati una sorta di parassita il quale li priva del lavoro nella loro stessa terra. Il razzismo va combattuto, non solo in Europa ma in tutto il mondo, al fine di evitare drammatici episodi di crudeltà motivati dal colore della pelle, dalla cultura o dalla religione. Ormai siamo nel XXI secolo, le scoperte scientifiche ci rendono una società sempre più avanzata sul piano tecnologico; ma per proseguire nel nostro progresso abbiamo bisogno di avanzare anche su quello morale, cominciando con lo sconfiggere quest’odio tra razze. Luca Chaar

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ANONYMOUS: il terrore corre sul web La società e internet hanno iniziato, con le ultime generazioni, un rapporto di condizionamento biunivoco, ovvero la società condiziona internet tanto quanto internet condiziona la società. Non c'è dunque da stupirsi se molti movimenti economici, politici e, talvolta, religiosi nascono in rete. Era quindi prevedibile che nascesse un movimento come “Anonymous”, che in questi ultimi 9 anni ha fatto parlare molto di sé per i suoi attacchi informatici a siti considerati inespugnabili come quelli di CIA e FBI e, molto recentemente (12 Marzo) anche quello contro la Santa Sede in Vaticano. Ma che cos'è precisamente Anonymous? Chi ne fa parte ? Chi sono i suoi seguaci? La prima apparizione del termine “Anonymous” in rete risale al 2003, quando apparve su 4chan (un sito di condivisione di immagini) sotto forma di meme ed indicava l'insieme di persone che utilizzano in modo illegale ed anarchico la rete. Oggi Anonymous è un gruppo ben definito di “hacktivisti” (da “Hacker”, l'esperto nella violazione di misure di sicurezza informatica, unieto “attivista”) considerato come un gruppo “di sensibilizzazione” da parte dei sostenitori e “terroristico” dalle loro vittime e dalle istituzioni governative. Come suggerisce il nome , l'anonimato è alla base del gruppo. Non è ancora stato individuato infatti un solo hacktivista, nonostante i 9 anni di attività. Gli affiliati infatti non fanno riferimento a un sistema gerarchico particolare come nelle società segrete o come i gruppi terroristici; Anonymous 44


è semplicemente suddiviso in migliaia di cellule di pochissimi membri (non più di una decina per ciascuna) che lavorano in modo indipendente, esercitando talvolta un controllo su altre cellule e comunicando con le altre riguardo agli obbiettivi. Molti gruppi sono stati oscurati o violati da questa associazione; ma con quale criterio esattamente scelgono le vittime? Nell'unica intervista video rilasciata da un Anonymous per il programma televisivo “Le Iene”: (http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/289193/trinciaanonymous.html#tc-s1-c1-o1-p8)

l'hacktivista spiega: <Anonymous lotta per un ideale […] la libertà di espressione e di comunicazione. [Il nostro obbiettivo è] quello di tutelare la libertà di informazione dove sono i governi a limitarla. […] L'unica regola è quella di non attaccare i siti dei mezzi di comunicazione: TV, radio e giornali, perchè sarebbe un controsenso verso i nostri ideali>. Anonymous ha compiuto attacchi veramente audaci nel mondo della rete: in primis l'attacco ai siti di CIA e FBI, ma anche deoscurando alcuni siti censurati in paesi come Cina ed Egitto. Sta inoltre combattendo per il sito di condivisione file Megaupload. Matteo Andreoli 45


Amici a quattro zampe Spesso non prendiamo abbastanza a cuore le storie di animali abbandonati o che semplicemente cercano una casa e tanto amore. Per fortuna ci sono i canili e i gattili, dove volontari davvero affezionati a queste dolci creature svolgono un’attività molto importante: portano a passeggio i cani, si occupano delle loro necessità e forniscono loro le cure necessarie. Tutti abbiamo il diritto di avere una casa e una famiglia. L’abbandono di un animale è un reato che purtroppo negli ultimi anni ha iniziato a riguardare non solo cani e gatti ma anche specie esotiche quali rettili, tartarughe pappagalli. Un animale è un impegno importante, che dà preoccupazioni ma anche tante soddisfazioni. Il comma 1 dell’art. 727 del codice penale sancisce che “chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l'arresto fino ad un anno o con l'ammenda da 1.000 a 10.000 euro.” Altrettanto discutibile è la compra-vendita degli animali. Perché non è giusto finanziare questo commercio quando tanti animali bisognosi sono in una gabbia a chiedersi cos’hanno fatto di sbagliato per essere lì. Non possono sapere che le bestie non sono loro, ma chi ha avuto il “coraggio” di abbandonarli. Il mio consiglio per chi vuole un amico a quattro zampe che possa tenergli compagnia e farlo felice è di andare a visitare un canile o un gattile. Queste bestiole meritano tutto il nostro amore e le gioie che possono darci sono insuperabili. Nella Provincia di Mantova potete visitare :  IL RIFUGIO DEL CANE ABBANDONATO: Strada Bosco Virgiliano Tel. 0376/223120 Orari di apertura: Martedì e venerdì 15:30 - 18:00 46


Sabato e domenica ore 15:30 - 19:00  GATTILE Strada Bosco Virgiliano Tel. 0376/325768 - 0376/334226 Orari: Mattina 9:00 - 10:30 dal lunedì al sabato Pomeriggio 15:00 - 16:30 lunedì, martedì e mercoledì  GATTILE di LEVATA Via Carso 12 Per informazioni consultare il sito : www.gattorandagio.com  CANILE : HOTEL DEL CANE" DI CURTATONE via Santa n. 41 - Curtatone - tel. 0376/49243 e-mail hoteldelcane@libero.it . Ecco alcune altre immagini, pochissime, di quegli amici che potreste trovare nei canili e gattili. Non abbandonate, non comprate: adottate e darete un aiuto importante. Debora Leto

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A lezione di guida I NUOVI QUIZ Come molti di voi ben sanno, in questi ultimi anni per quanto riguarda la scuola guida sono cambiate molte cose. A partire dal 3 gennaio 2011, gli esami di teoria per il conseguimento delle patenti A e B avvengono in modalità diversa. Se prima nei quiz c’erano 10 domande con 3 possibili risposte ciascuna, ora ce ne sono 40 con una variante sola e la scelta tra vero e falso. Quindi ci sono una decina di domande in piu’ rispetto a prima e logicamente ci viene da pensare che, siccome sono aumentate le domande, saranno aumentati anche gli errori che possiamo commettere. Invece no, gli errori consentiti erano e sono tutt’ora 4. FOGLIO ROSA A 17 ANNI Un’altra novita’ è la guida accompagnata a 17 anni: se prima ci si poteva esercitare alla guida di un autoveicolo (che non superi un massa complessiva pari a 3,5 tonnellate) dopo il compimento dei 18 anni, ora ci si puo’ esercitare a 17 anni se si possiede gia’ la patente A1. Oltre alla patente A1 bisogna essere muniti di un apposita autorizzazione 48


(fornita dalla scuola guida a cui si è iscritti) ed avere un accompagnatore idoneo. Al posto della lettere “P” di principiante, che viene posizionata sul parabrezza anteriore e posteriore, troveremo le lettere “GA” ( guida accompagnata). TARGA CICLOMOTORE

C’è una novita’ anche per coloro che sono in possesso del classico “patentino” ( certificato di idoneità per guida dei ciclomotori) e possiedono un ciclomotore con il vecchi “targhino” (quello a 5 cifre). Infatti dal 12 febbraio 2012 non si puo’ piu’ circolare con quello, ma bisogna essere muniti di quello a 6 cifre. E’ obbligatorio riconsegnare il vecchio contrassegno e certificato di idoneità tecnica ( vecchio targhino e libretto) e, con un spesa di circa 60 euro, presso la Motorizzazione cilvile, si riceveranno quelli nuovi. Tutti coloro che verranno trovati a circolare con il vecchio targhino potranno essere soggetti a una sanzione amministrativa che varia da euro 389 a euro 1559! Catalin Iftime

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Il 4-Mei non è un po’ troppo dannoso? Chissà, magari si sono accorti che era veramente troppo dannoso.... O forse era sin troppo evidente il suo tasso di dannosità.... Il 4-Mei... (ANSA) STRASBURGO, 13 MAR - <<La Commissione europea dovrebbe verificare se il composto chimico 4-Mei presente nel colorante della Coca Cola sia cancerogeno o meno. A chiederlo è l'eurodeputato della Lega Nord Lorenzo Fontana in un'interrogazione presentata all'esecutivo comunitario. Il parlamentare italiano sottolinea che il governo della California ha inserito questa sostanza nella lista di quelle potenzialmente cancerogene. Per Fontana è ''paradossale'' che lo stesso composto possa essere considerato nocivo negli Stati Uniti, mentre in Europa ''tale rischio non è contemplato''. L'eurodeputato del Carroccio chiede dunque a Bruxelles di esaminare ''la fondatezza o meno delle preoccupazioni emerse in California'', tenendo conto che si tratta di una delle bevande più consumate sul mercato.>> (ANSA) Non si capisce molto, ma vi spiego: il caramello, che dà il classico colore alla Coca cola, è un insieme di composti chimici fra cui il il 4 metilimidazolo (4-Mei), un prodotto molto probabilmente cancerogeno. In America è in corso un'inchiesta. In Europa hanno invece risposto: le dosi giornaliere per l’essere umano sono accettabili... Ma accettabili cosa? E' come dire: “mangiate un po' di Lorenzo Fontana cianuro tutti i giorni, fa male ma in dosi basse poi non tanto.” L'Unione Nazionale Consumatori chiede chiarezza sia nella composizione delle bibite, sia nell'esatta indicazione del tipo di caramello presente, sollecitando inoltre una presa di posizione da parte del Ministero della Salute. La querelle intorno al caramello fa seguito alla decisione presa negli Stati Uniti da Coca Cola e Pepsi, che ridurranno la quantità di una sostanza chimica, il 4 metilimidazolo, presente nel caramello (quello che dà il classico colore tipico alla bevanda, in questo caso caramello solfito-ammoniacale , in 50


codice E 150d) perché la sostanza è stata identificata come potenzialmente cancerogena. La Coca Cola ad esempio ha annunciato di aver chiesto «ai produttori di caramello con i quali lavoriamo di modificare il loro processo di produzione per ridurre la quantità di 4-MEI nel caramello, ma ciò non avrà alcun effetto sulla formula», mentre in Italia la Assobibe (Associazione italiana tra gli Industriali delle Bevande Analcoliche) ha commentato la notizia rassicurando i consumatori sulla sicurezza del colorante. Oggi la presa di posizione dell'Unione Nazionale Consumatori, che chiede un intervento di chiarificazione a tutto campo. È urgente fare chiarezza sul caramello presente nelle bibite commercializzate in Italia, ha detto il segretario generale dell'associazione Massimiliano Dona, riferendosi all'allarme proveniente dagli Stati Uniti sui pericoli per la presenza di caramello in molte bevande. Il colore nero di alcune bibite – spiega Agostino Macrì, responsabile per la sicurezza alimentare dell'UNC – è dovuto all'aggiunta del caramello che si ottiene con un particolare trattamento termico dello zucchero: ne esistono quattro tipi di differente composizione chimica e recentemente l'EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) ha definito le dosi accettabili giornaliere di ognuno. Tuttavia nelle etichette dei prodotti commercializzati sul mercato è indicata di norma la presenza di un solo caramello senza specificare di quale dei quattro si tratti. E' una grave lacuna informativa – afferma ancora Dona – e per questo già una anno fa abbiamo chiesto formalmente alle aziende del settore e ad Assobibe di fornire informazioni sulle attività di controllo, ma non abbiamo ricevuto i chiarimenti richiesti. L'associazione chiede inoltre l'intervento del Ministero della Salute per avviare un'indagine sui livelli di caramello usati nelle bevande e sui controlli che vengono fatti per verificare la presenza di eventuali contaminanti giudicati cancerogeni. Un anno fa, l'Efsa ha rivisto la sicurezza dei coloranti al caramello autorizzati per l'uso alimentare nell'Unione europea, e ha ridotto il consumo giornaliero accettabile per uno di tali coloranti, l'E150c. Sono coloranti aggiunti al cibo, usati in un'ampia varietà di prodotti, dalle bevande non alcoliche ai prodotti dolciari, dalle zuppe alla birra, e classificati in quattro classi, a seconda dei reagenti usati nella loro produzione. Emanuele Aliano 51


La Chimica fulcro dell’Essere “Tutto è chimica, la chimica è tutto”: questa è una frase di Renato Dulbecco, premio Nobel per la medicina. Non solo gli oggetti di uso comune da cui siamo circondati sono un prodotto della chimica, ma anche tutto ciò che vediamo e che non vediamo. La materia stessa è la fusione tra chimica e fisica, infine gli esseri viventi sono un'aggregazione di più strutture chimiche complesse. E’ un luogo comune che tutto ciò che è naturale fa bene e tutto ciò che è chimico fa male. In realtà questo pensiero è frutto dell’ignoranza nei confronti della chimica. La chimica è intrinseca nella natura e non indipendente da essa. La chimica è un’amica dell’uomo e non un pericolo, e soltanto chi si inoltra in questo mondo può iniziare a realizzare la sua vastità. Ponendoci la domanda se la chimica sia il fulcro dell’essere dobbiamo addentrarci nell’ambito filosofico. Il fulcro dell’essere è il centro di tutto ciò che è e che ci circonda. Partendo dalla filosofia ci accorgeremo come la chimica si insinua in ogni ambito. Spesso la filosofia ragiona sulla vita e sulla morte, ma pensiamo concretamente a questi due fenomeni: essi non sono che insiemi di processi chimici che variano radicalmente al passaggio dall’uno all’altro. Altre volte la filosofia ragiona sul concetto del bello: bene, noi sappiamo come l’arte si appropri di materiali in tutti i suoi campi: ma che cosa sono i materiali? Materiale è qualsiasi manifestazione concreta contrapposta allo spirito; essendo quindi un fenomeno tangibile, appartiene alla chimica. Altre volte ancora la filosofia si occupa dei rapporti tra gli esseri umani: molti studi 52


confermano che le interazioni tra gli individui di una stessa specie sono regolate da processi di emanazione di sostanze chimiche, sia in senso positivo che negativo. Come possiamo quindi sostenere che la chimica non sia il centro di tutto? Alcuni considerano la chimica come una delle tante scienze, che non può essere più importante di nessuna delle altre e non può essere il centro di nulla. Molti vedono ancora la chimica come un’eresia, in quanto essa cerca a tutti i costi di spiegare il mondo contrapponendosi al concetto di spirito. Questi modi di pensare nascono, di nuovo, dall’ignoranza verso il mondo chimico. Ma il pensiero scientifico, che ha come massima espressione il concetto della chimica (legato ovviamente alla fisica), tollera più volentieri la poca conoscenza rispetto alla scarsità nella volontà di apprendere. Intendo dire che è accettabile l’umano limite rispetto all’infinità delle conoscenze, ma ciò che non appartiene al pensiero scientifico è la mancanza di desiderio del sapere. Voglio pensare ai padri fondatori della chimica, che a volte hanno anche dato la propria vita come martiri della scienza per portare avanti idee che si contrapponevano al pensiero comune della propria epoca. Anch’io, agli esordi della mia passione per il mondo della chimica, sento di poter contribuire a questo grande progetto che mette la chimica al centro. Alessandro Algeri

Gli Easter Eggs di Googe Google, il sito più visitato al mondo, non è un semplice motore di ricerca ma ha anche diverse funzioni ed easter egg che non tutti conoscono. Una delle funzioni più recenti è la ricerca tramite immagini: si può fare un upload di un’immagine che abbiamo sul nostro computer e fare in modo che google ci trovi tutte le immagini simili o altre informazioni. Per farlo basta andare sul 53


motore e scegliere immagini, poi trascinare l’immagine dal nostro computer dentro la barra di ricerca ed aspettare finché non compariranno i risultati. Oltre a ciò, sono presenti anche degli “easter eggs”, ovvero funzioni, appositamente nascosti dai programmatori. Eccone alcune: -cercando “do a barrel roll”, l’intera pagina di google farà un giro orario e poi si rimetterà al suo posto. -cercando “tilt”, l’intera pagina si inclinerà verso destra, come se fosse avesse ricevuto un colpo. -cercando “binary”, il numero di risultati trovati sarà scritto in codice binario -se si scrive “google l33t” e si clicca su “mi sento fortunato”, si avrà una versione “hacker” del motore. -se si scrive “the answer to life the universe and everything”, Google ci darà come risposta numero 42, preso da un romanzo di Douglas Adams -Cercando “the number of horns on a unicorn” la risposta sarà 1. -se si cerca “anagramma”, la risposta sarà “arma magna”… -Per un po’ di tempo era presente il gioco di PAC-MAN sul motore; questo può ancora essere giocato andando su www.google.com/pacman/. Per visualizzare anche gli altri “Doodle” che sono stati pubblicati, basta andare su www.google.com/doodles/. Da quando Youtube è stato comprato da Google, quest’ultimo ha pensato bene di mettere un easter egg anche lì: Per giocare a Snake basta aprire un qualsiasi video, e, mentre è in caricamento, fare un click e poi premere il tasto freccia giù sulla tastiera. Esistono anche easter egg non ufficiali, come quello di google gravity (cercatelo su Google con “mi sento fortunato”) che farà cadere il nostro motore a pezzi ed anche i nostri risultati, oppure “epic google” che farà ingrandire gli elementi del browser in continuazione. Questi sono solo alcuni dei easter eggs presenti. Ce ne sono molti altri nascosti anche su Google Maps, Google Traduttore ecc. Vlad Facchini Rublev

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Arte e Cultura

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Valentina Corradini

La quiete dopo la tempesta

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Valentina Corradini

Tra gli alberi il cielo

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Giorgia Ghirardini

Cristalli

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Sara Abdelkamel La magia dei colori

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Sara Abdelkamel VitalitĂ

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GINEVRA SOGNATRICE, GINEVRA SPAVENTATA RACCONTO Sfere di cristallo. Nella tasca dei jeans. Delicate come nient’altro, preziose come poche altre cose al mondo sanno esserlo. Sono i sogni della gente, quelli che ognuno si porta addosso, da sempre o da un attimo – quell’attimo in cui un sogno ti scaturisce dentro – è un attimo – evoluzione, rivoluzione e magia. Fare il sognatore è come fare l’avvocato, il professore o il netturbino – Che mestiere fai? Il sognatore faccio; il sognatore. Ginevra aveva lo stesso nome dell’austera città svizzera. E lo odiava. Avrebbe voluto chiamarsi Asia, correre sulle tiepide praterie della Mongolia e affacciarsi sorridendo dalla Grande Muraglia, chiacchierare con le renne della Russia ghiacciata e imparare a distinguere i cinesi dai giapponesi. Voleva provare sulla sua pelle il forte odore del viaggiatore. Ma soprattutto voleva portare nelle terre lontane la sua laurea in Medicina, una piccola valigia e i suoi sorrisi. Là dove chi soffre non ha consolazioni materiali. Niente soldi, lusso e assicurazioni. Eppure ci sono sogni che richiedono uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice e temporaneo atto di coraggio – le paure li vincono, ma loro non si arrendono, restano nascosti, resistono, capisci? Resistono. Potrebbero cedere e crollare, ma sono sogni. Basta questo per farti capire che non possono finire. I sogni. Non possono finire. Semplicemente cambi aspettative, punti di vista o desideri ma i sogni, quelli veri, vivono sempre con te. Ginevra se lo portava dentro, il suo sogno, lo proteggeva dalle pareti fredde e grigie degli indistinguibili ed infiniti corridoi dell’ospedale Sant’Anna nel quale lavorava da anni, con il perpetuo ed arrogante pensiero che quelle stesse pareti potessero da un momento all’altro chiudersi su di lei e sbranarla e soffocarla e risucchiare – mille piccoli vampiri su di lei, dentro lei, nelle sue profondità – quel vivace sogno che custodiva. Sarebbero bastati un istante di follia, un taxi e un aeroporto, un biglietto aereo, un aereo, qualche ora di attesa e un piede che tocca la terraferma: l’Asia. Non sarebbero bastati un istante di follia, un taxi e un aeroporto, un biglietto aereo, un aereo, qualche ora di attesa e un piede che tocca la terraferma. 61


La paura degli aerei frena tutto. Un’incontrollabile, mostruosa e riluttante fobia per gli aerei. Ginevra, piccola e fragile Ginevra, Ginevra sognatrice e Ginevra spaventata, Ginevra che chiude gli occhi e il terrore non se ne va, Ginevra che pensa all’aereo e non può, non riesce, lascia il suo sogno nel posto dei sogni. Poi arriva l’uomo nero. Non quello della ninna nanna dei bambini. Un uomo nero che scioglie le paure con una stretta di mano. Lui, l’uomo nero che decide di incontrare Ginevra una mattina d’autunno, nei panni di un mendicante cieco che cerca un conforto ormai dimenticato. I dottori spesso dimenticano che ci sono mali fisici e mali interni, che non puoi spiegare, capire o curare. I dottori lo dimenticano, ma la piccola Ginevra no: glielo leggeva negli occhi, sui capelli bianchi arruffati e tra le pieghe delle mani anziane. Una carezza a quell’anima abbandonata, qualche parola e dei sorrisi che sono per il mendicante come pioggia nell’aridità. Poi una stretta di mano riconoscente: è il “grazie” più potente che Ginevra abbia mai conosciuto. Una mano, nient’altro che una mano a dire grazie per i minuti che mi hai dedicato, per i sorrisi spontanei e per il conforto. Adesso la paura, la straziante fobia e quel mucchio di spaventevoli cambiamenti sembrano così piccoli rispetto all’alta marea di un sogno che aspetta di essere realizzato. Anni di lavoro, di soccorsi e guarigioni, anni di piccole soddisfazioni e di ringraziamenti, ma niente, assolutamente niente di così convincente come quell’incontro semplice e sincero, così potente da gettare litri di linfa nelle arterie aride di una sognatrice poco coraggiosa. Ginevra parte per l’Asia, nel cuore la stretta di mano dell’uomo nero ad incoraggiarla segretamente, in ogni istante. Maledizione agli aerei, alle paure e ai sogni sudati che, si sa, sono quelli che cullano vite intere. P.S. Che tu ci creda o no, esiste un uomo nero per ognuno di noi. Martina Battisti

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Romeo& Juliet: croce e delizia di mezzo mese di lavoro Intorno a metà febbraio sono stato selezionato come comparsa per il film “Romeo & Juliet” che ha scosso l'animo di molte fanciulle nostrane, anche se, più che il film, la causa di ciò è stata l'attore americano Ed Westwick, alias Chuck Bass alias Tebaldo. Quindi mi sono presentato, una fredda giornata d'inverno alle 5 e mezza di mattina (nemmeno per la scuola faccio questi sacrifici!), in costumeria a Palazzo Ducale, pronto ad avere il mio assaggio di mondo cinematografico; e meno male che era un assaggio! Dico meno male perché, per quanto ci dessero (a me e a tutte le altre comparse) 75 graditissimi euro al giorno, ci han fatto patire il freddo, la stanchezza, i litigi con la morosa perché sul set non si potevano tenere i cellulari, quelli con la nostra vescica, che implorava una pausa, e i mugugni legittimi degli insegnanti per le assenze continue. Insomma il lavoro della comparsa (perché a Roma è un lavoro vero e proprio) non è poi cosi gradevole, anche se presenta i suoi numerosi lati positivi. Essere uno degli otto amici di Tebaldo mi ha permesso infatti di poter vedere un film dall'interno a dalla nascita. Le scene che ho girato sono state poche (appena una quindicina), ma in quelle poche ho visto come è complicato il meccanismo di ripresa; bisognava ci fosse un'ottima coordinazione tra macchinisti, tecnici luci, tecnici audio, cameramen, comparse, attori e, soprattutto, regista. Era per l'appunto quest’ultimo l’enorme essere mitologico (enorme perché a dir del vero era ciccione!......e tanto ciccione!) del quale bisognava avere più timore in assoluto perché, indipendentemente dall'orario in cui stavamo girando, lui, se aveva le sue “botte artistiche”, poteva decidere di girare una scena notturna alle 14 di pomeriggio o di girare il risveglio di Giulietta alle 21; ma d'altronde ci si può aspettare solo il peggio da una persona che gira con un cappellino dell'Inter (e tra l'altro cicciona!). Così, come una barchetta a vele squarciate in mezzo ad un oceano burrascoso, saltavo da una parte all'altra 63


della sala/ponte/piazza/cortile in base a ciò che mi diceva di fare chi stava più in alto di me; e vi assicuro che sarebbe stato molto più semplice farlo se tutte le persone più in alto di me fossero state d'accordo su cosa farmi fare! Fatto sta che quando il mio capogruppo mi metteva in un angolo, arrivava il primo aiuto-regista a spostarmi in mezzo alla scena, quando il secondo aiuto-regista mi portava dal centro della scena all'angolo opposto a quello di prima, il regista pensava stessi bene sulle scale, e quando il costumista voleva mettere in risalto il mio costume mettendomi in prima fila che mi si vedeva di più rispetto alle scale, io me ne andavo ormai stufo al catering a bermi un caffè! E questo è capitato almeno una volta ad ognuna delle comparse. Infatti il catering era una cosa meravigliosa: non esiste soddisfazione più grande, durante una fredda mattina, che poter fare colazione quelle salutari 4-5 volte con caffè, tè, brioche al cioccolato/marmellata, biscotti, panini, pizzette e, volendo (intrufolandosi nel catering degli attori americani), anche uova e bacon! Per non parlare delle lezione gratuita, anzi mi hanno pagato loro, di spada che ho avuto! E' sempre stato un mio sogno fare scherma e, grazie a Romeo & Juliet, l'ho fatta per due giorni di fila mentre giravamo la scena clou del film: il duello tra gli sporchi Montecchi ed i cattivi ma affascinanti Capuleti (io ero ovviamente tra questi ultimi ). Insomma la vita da comparsa è dura, faticosa e ti fa ingrassare, ma quando arrivi alla fine del film e ti fai una birra....... va beh due o tre........ va beh anche qualcosa di più, insieme a Douglas Booth (Romeo nel film), capendo che gli americani reggono veramente poco, e, tornando a casa, ti ritrovi una discreta somma sul tuo conto, allora capisci che, come alternativa a dodici giorni di scuola, non è poi così male; sempre che poi si riesca a recuperare il programma di Mate… Edoardo Boccalari 64


L'84esima edizione della premiazione degli Oscar si conclude con la (preannunciata) vittoria di The Artist, di M. Hazanavicius. Il film ha vinto cinque statuette assieme a Hugo Cabret di Scorsese. Per quanto riguarda i "belloni" Pitt e Clooney, nulla di fatto. Ma ritornando al film vincitore della serata, è stato un revival degli anni '20: muto, in bianco e nero e su schermo ridotto. "Sorprendendo" tutti, il film vince il premio per la miglior regia (M. Hazanavicius), per il miglior attore protagonista (Jean Dujardin, per il quale è stata la prima nomination, ed è riuscito a soffiare il premio a Bred e George vincendo il titolo e rendendo il regista Hazanavicius

orgogliosa la Francia, essendo il primo attore

francese ad essere insignito del riconoscimento), per il miglior film, per i miglior costumi e la miglior colonna sonora (era il minimo vista l'importanza della musica in questo film). Ebbene sì, questo film si è accaparrato i premi migliori, ma soprattutto quello di miglior film, considerando che era il cast di The artist dal 1929 che un film muto non vinceva un Oscar. Non dobbiamo dimenticare il secondo arrivato, Hugo Cabret (l'omaggio al cinema messo in scena da M. Scorsese), vincitore anch'esso di cinque statuette anche se di minor importanza: conquista infatti il premio per la miglior fotografia, il mixaggio dei suoni, gli effetti speciali, il suono e la miglior scenografia (ecco orgogliosa anche l'Italia con la coppia vincitrice del premio, Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo). Ma ora spostiamoci sugli altri attori: ritroviamo per la terza, ed ultima volta, Meryl Streep sul palcoscenico e con la statuetta in mano, con alle spalle 17 nomination. Questa volta è stata la fantastica interpretazione di Margaret 65


Thatcher (in The Iron Lady) che le ha assicurato la vittoria, senza nulla togliere alle altre nominate. Prima di lei solo altri tre attori avevano goduto della vittoria di ben tre statuette (Jack Nicholson, Ingrid Bergman e Walter Brennan), e solo una ne ha vinte quattro: Kathrine Hepburn. Il premio per miglior attrice non protagonista è andato a Octavia la Streep e Dujardeen Spencer per il ruolo in The Help (a sua completa sorpresa viste le avversarie); invece il premio per migliore attore non protagonista l'ha vinto l'82enne Christopher Plummer (in Beginners), che ha fatto notare, con una nota di ironia, la sua quasi “coetaneità” con la statuetta. Il premio per la miglior sceneggiatura originale va, finalmente, a Woody Allen, che riesce a vincere almeno un premio per il suo Midnight in Paris. Tra i film stranieri la statuetta va al film iraniano A Separation, di Farhadi (che ha visto già delle vittorie ai Golden Globe). Mentre l'Oscar per il miglior film d'animazione se lo aggiudica Rango e quello per il miglior documentario Undefeated. Il premio per il miglior cortometraggio è andato a The Fantastic Flying Books of Mr. Morris Lessmore (l'Italia torna a casa a mani vuote per questo Accademy).

Christopher Plummer

Greta Moschini

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La certezza. O il dubbio… C'era una volta un uomo bellissimo, sanissimo e ricchissimo. Aveva miliardi di miliardi di capitale. Nonostante ciò non era felice perché non conosceva il senso della vita. Era la sua idea fissa. Aveva letto tantissimi libri, enciclopedie, aveva chiesto da per tutto ma nessuno era mai riuscito a dargli una vera risposta soddisfacente. Ad un certo punto incontra un omino che gli dice: "Senti, io non so risponderti, però esiste un eremita in Tibet che conosce il senso della vita". "Dove lo posso trovare?". L'omino diede al nostro uomo tutte le spiegazioni necessarie. Lui allora prese l'aereo e andò in Tibet. Salì a piedi tutta la montagna e, dopo aver camminato per giorni e giorni, trovò finalmente l'eremita. Si presentò, fece il nome dell'omino e chiese all'eremita qual era il senso della vita. "Io ti farò vedere il senso della vita. Vieni con me". Camminarono per tre giorni e tre notti e arrivarono davanti a un bellissimo fiume. Era davvero una meraviglia della Natura. Allora l'eremita, con aria da trionfatore disse: "Lo vedi questo fiume? E' questo il senso della vita!". "Ma che dici!!!! Io ho speso un sacco di soldi per venire da te. Sono salito a piedi su montagne e montagne, ho dormito per terra, non mangio da tanti giorni e tu mi dici che il senso della vita è solo un piccolo fiume?!?!". Allora l'eremita, con un'aria di stupore e di perplessità dice: "Mmmh...Tu dici che potrebbe non esserlo?" Racconto inviato dall’ex dirigente Riccardo Freddi

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seconda puntata Dove eravamo rimasti? Ah sì. Una sedicenne apparentemente normale si rivela essere un’agente addestrato alle situazioni come quella che si era creata nella scuola che frequentava come copertura; scoperta e ricercata, Alice supera difficoltà e pericoli e riesce a salvare tutti gli studenti e gli insegnanti, infine riconosce un volto famigliare che punta una pistola alla testa di uno scagnozzo di Simon. «Tu?!» esclamai sorpresa, e anche lui ci rimase male. «Tu sei Alice Blackwood!» esclamò infatti lui. «Johnny» disse con un mezzo sorriso Simon. Riccardo (come lo conoscevamo tutti in quella scuola, e a cui io mi ero abbastanza affezionata) colpì con il calcio della pistola il suo ostaggio che cadde a terra, tramortito. «Avevo sperato per te che la voce che avevo sentito non fosse la tua, Simon, ma evidentemente mi sbagliavo» ribatté Riccardo. «Vi conoscete! Ma allora tu chi sei?!» domandai. «Mi chiamo Johnny White e sono un’agente della CIA» replicò il ragazzo. «E stava cercando te» aggiunse Simon. Io guardai Johnny, il quale lanciò uno sguardo pieno di disprezzo verso il mio ostaggio e scosse la testa: «Non ascoltarlo. Lo sai anche tu non ci si può fidare di lui» «Ma io non so se mi devo fidare di te» ribattei. «Non so chi sei» «Te l’ho appena detto» «Perché allora non mi dici anche per quale motivo eri qui sotto copertura?» Lui abbassò lo sguardo per qualche secondo, e non rispose. «Te l’ho detto io» intervenne Simon sorridendo. In un impeto di rabbia lo colpii con il calcio della pistola sulla testa, per poi puntare la pistola contro Johnny, il quale rimase impassibile: «Allora non 68


stava dicendo una balla. Tu stai cercando proprio me. Come ho fatto a non accorgermene? Come ho potuto fidarmi?» mi rimproverai. «Dal database risulta un Johnny White, ma purtroppo devo avere ancora cinque minuti per poter vedere una foto» mi disse Steven. «Dimmi come si chiama la sua copertura.» «Riccardo Freddi» replicai. «Ok, trovato, ora mi occupo della CIA.» «Perché mi state cercando? Che cosa ho fatto?» chiesi a Johnny. «Potresti essere un ottimo agente» cominciò lui, ma sentii un rumore strano provenire dalla mia destra ed estrassi la seconda pistola ricordando che Steven aveva rintracciato due cellulari. Mi mossi furtivamente facendo un cenno al ragazzo di spostarsi e, senza perderlo di vista, mi diressi all’entrata dei laboratori di meccanica, da dove proveniva il rumore. Entrai di scatto e puntai la pistola prima alla mia destra poi alla mia sinistra ma non trovai nessuno. Procedetti con cautela, continuando a guardarmi attorno, fino a quando sentii un altro rumore e sparai nella direzione da cui proveniva. «Fermo!» gridò Johnny prima che quello rispondesse al fuoco. Uscii dal mio nascondiglio dietro il tornio e vidi sbucare il viso di un ragazzo dell’età di Johnny, che non conoscevo. «Mi ha sparato!!» esclamò indignato lo sconosciuto. «E tu mi dici di fermarmi?! Anche se è una ragazza le sarebbe stata bene una pallottola in una spalla!» «Sempre se te ne avessi dato il tempo» ribattei con un mezzo sorriso. «Cosa vorresti dire?» «Se tu fossi davvero bravo come vuoi far vedere, non ti saresti fatto scoprire. Sarei riuscita ad ucciderti prima che tu estraessi la tua pistola» Il ragazzo divenne rosso dalla rabbia e impugnò la pistola per puntarla verso di me, ma Johnny lo fermò. «Derek, ci serve viva» Corsi fuori ricordandomi improvvisamente di Simon, il quale si stava rialzando e, appena mi vide, cominciò a correre. Io lo inseguii, ma era molto più veloce di me e appena puntai la pistola contro di lui sentii uno sparo che mancò il bersaglio e così Simon sfuggì per l’ennesima volta. 69


«Corrisponde» disse Steven. «È vero: Riccardo Freddi è la copertura di Johnny White. Mi dispiace, Alice» Gettai a terra la calibro 50 e guardai dietro di me, trovando Derek in posizione di sparo. Dilettante, pensai. La cosa che mi faceva più male era che Simon mi era scappato ancora una volta. Ancora una volta lui poteva respirare. Ancora una volta Bryan moriva davanti ai miei occhi. E svenni. Quando mi risvegliai la prima cosa che notai fu che non indossavo l’auricolare. Scattai seduta, ma subito mi accorsi che non era stata una buona mossa; infatti sentii una grossa fitta alla testa e tutto divenne una macchia indistinta mentre un conato di vomito mi invase la gola. «Sssh» mi sussurrò una voce e un paio di mani mi spinsero delicatamente sul cuscino. «Piano. Non sei ancora in piena forma.» Appena il dolore e la nausea si placarono, aprii gli occhi e riconobbi Steven. «Ciao» gli dissi con un sorriso. «Ehi, dolcezza» replicò facendomi una carezza. «Come ti senti?» «Meglio, grazie» ribattei. «Dove siamo?» «In un distaccamento della CIA» «Dove precisamente?» «Sempre in Italia, se è questo che ti stai chiedendo, ma non so dove» «Da quanto sei qui?» «Da un paio di giorni» «Quanto sono rimasta svenuta?» «Tre giorni» rispose un’altra voce. Guardai verso la porta, dove vidi Johnny. «Sono stato io a chiamarlo. Pensavo che volessi svegliarti con qualcuno di famigliare accanto» D’istinto pensai al mio ragazzo e con tristezza ricordai come mi aveva guardata… «Grazie» dissi nonostante il groppo in gola. «Tranquilla, sono al sicuro» ribatté Johnny. «Lui è al sicuro» aggiunse poi.

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Dentro di me gridai dalla gioia per saperlo al sicuro e dal dolore perché non l’avrei più rivisto. «D’accordo» dissi soltanto. Johnny se ne andò dalla stanza e rimanemmo solo io e Steven. «Allora è finita» disse guardandosi i piedi. «Si ricomincia con la vita piena di pistole, sangue e morte» «Stev, te l’ho detto un milione di volte, tu non sei obbligato a lavorare con me» «Ma io voglio farlo, Alice. Non ricordo come fosse la mia vita prima che comparissi tu. Sono passati appena tre anni dalla prima volta che ti ho vista, e da allora è tutto cambiato in meglio» replicò Steven. «Ricordo ancora quella bambina sperduta che voleva giocare a fare l’eroina, cercando di difendere una ragazza più grande di lei da due uomini, massacrandoli di colpi fino a quando è intervenuta la polizia. Ricordo quando ti ho medicata io quella notte e tu mi avevi raccontato la tua storia, il tuo scopo nella vita e come ci saresti riuscita a tutti i costi. Ricordo quando il giudice ti aveva affidata a me e tu mi avevi abbracciato e ringraziato. Mi sembra impossibile guardarti e vedere come quella bambina sia cresciuta in soli tre anni e di come sia diventata coraggiosa, forte e letale in così poco tempo; perché, devi ammetterlo, sei diventata davvero pericolosa e fredda. Ma sappiamo bene entrambi che Chiara non era altro che la vera Alice, sempre molto spiccia e a volte cattiva, ma a cui voleva davvero bene a tutti quelli che conosceva» «Forse» ammisi con un’alzata di spalle. «Ma non ho mai perso di vista il mio vero obiettivo: scoprire chi sono in realtà. E te l’ho detto anche un anno fa, quando ho iniziato con questa copertura: se serve sparerò anche al mio migliore amico» «È vero, ma ho anche sentito come Alice Blackwood avesse messo come priorità assoluta la salvezza di quei ragazzi e di quei insegnanti» Io non aggiunsi altro e mi limitai a guardare Steven impassibile, anche se dentro di me c’era una guerra di emozioni. 71


«E soprattutto come volevi salvare lui» aggiunse indicando una grossa finestra che si affacciava al corridoio; e vidi Gabriele. Di fianco a lui c’era Johnny, il quale gli indicò me. Lui si girò e io distolsi lo sguardo perché non sarei riuscita a sopportare ancora il fatto che gli avevo mentito su tutto. La porta della camera si aprì, ma io continuai a tenere lo sguardo basso. «Chiara…» disse Gabriele, ma io lo ignorai. Sentire la sua voce mi faceva male. «Non so chi sia, credo che tu abbia sbagliato stanza» ribattei senza guardarlo. «Non dire stronzate» mi aggredì e stavolta alzai gli occhi incrociando i suoi dove potevo leggere la sua determinazione. «Uno mi ha quasi sparato e tu mi vieni a fare questi giochetti? Io ho solo bisogno di parlarti e sapere» Deglutii, mentre Steven si alzava e usciva dalla stanza, senza che io potessi dirgli di restare. Sospirai, sconfitta. «Che cosa vuoi sapere?» gli chiesi. «Tutto, ma la cosa che mi preme di più di sapere è il perché» «No, non è vero. La cosa che ti interessa di più è sapere se ti ho mentito anche su di noi» «Si» disse annuendo. «Beh no. È l’unica cosa su cui non ti ho mai mentito. Io provo davvero qualcosa per te, Gabriele. Però questo non cancella il fatto che tu non hai la più pallida idea di chi io sia veramente. Tu non sai chi sia Alice Blackwood. Beh nemmeno io. Però se hai la voglia di ascoltarmi ti racconterò la mia storia» «Niente più bugie?» «No, nessuna bugia» «Allora dai» «Come hai già saputo il mio vero nome è Alice Blackwood e sono come un agente del governo, solo che lavoro per me stessa. Sei anni fa, la mia casa fu bruciata, mentre io e la mia famiglia stavamo cenando, quindi qualcuno ci voleva morti. Il suo intento, però, non si compì del tutto: io riuscii a scappare e a salvarmi. I miei genitori invece no. Vedendo che non uscivano andai a cercare aiuto, ma fu tutto inutile: i miei morirono nell’incendio. Qualche mese dopo venni a sapere che in realtà non 72


erano i miei genitori, ma agenti della CIA con il compito di proteggermi. Ma da cosa? È quello che voglio scoprire. E poi qual è la mia vera famiglia? Sono ancora vivi? Perché mi hanno portato via da loro? Che cosa c’entro io con la CIA? Chi sono in realtà? Io cerco le risposte a quelle domande» «E cosa hai scoperto fino ad ora?» mi chiese Gabriele, visibilmente incuriosito. Sospirai. «Niente di rilevante» «Cosa?» «Non ho ancora finito con la mia storia» lo informai. «Comunque da quando scoprii che tutta la mia vita era una grossa bugia, decisi che avrei fatto qualsiasi cosa per scoprire la verità. Allora avevo solo dieci anni, perciò fui trasferita in un orfanotrofio, dove cominciai tutte le mie ricerche e a prepararmi anche fisicamente a quello che avrei dovuto affrontare per trovare la verità. Tutti gli altri mi consideravano una pazza, ma non mi importava, perché era più importante il mio scopo. Otto mesi dopo l’incendio che aveva distrutto la mia vita, scappai dall’orfanotrofio e feci perdere le mie tracce. Trovai un altro posto dove vivere e intanto continuai con il mio addestramento: dovevo mettere in pratica quello che avevo imparato. Forse un po’ pazza lo sono davvero perché una bambina di quasi undici anni che frequentava le vie più pericolose per diventare più forte, non è molto normale, ma mi è servito. Conobbi un po’ di gente che mi aiutò e imparai a combattere al meglio e ad usare le pistole e fucili. Uccisi per la prima volta a dodici anni e allora mi accorsi che cosa stavo diventando. Fuggii ancora un anno più tardi, ma non riuscii a trovare un nuovo posto fisso dove poter stare e fu allora che conobbi Steven, il ragazzo che prima era seduto qua. Era una sera normale, come tante altre, c’era un caldo boia visto che era fine giugno; e io vidi due uomini che davano fastidio ad una ragazza più grande di me. In quei due anni passati in quel “Quartiere della Morte”, come lo chiamava la gente del posto, avevo imparato ad non avere paura. Quindi senza pensarci due volte andai ad aiutare la ragazza, 73


cominciando a picchiare quei due uomini. Ovviamente, loro erano molto più forti di me e mi fecero male, ma io non mi arresi, fino a quando arrivò Stev e chiamò la polizia. I due uomini furono arrestati e noi interrogati, poi Steven mi portò a casa sua, dove mi medicò perché avevo rifiutato che lo facessero i medici, anche se non smettevo di sanguinare. Quella notte io e Steven ci conoscemmo e visto che lui era già maggiorenne, chiese di potermi adottare. E così cominciò la mia nuova vita. Andammo ad abitare nella villa del nonno di Stev, il quale l’aveva lasciata in eredità proprio al nipote. Era enorme e all’interno aveva circa sessanta stanze e un giardino grande come due campi da calcio. Con i soldi che il nonno di Steven gli aveva lasciato facemmo qualche cambiamento, aggiungendo una palestra dove ci saremmo allenati entrambi e due piscine: una interna, che avrei usato anche quella per l’addestramento, e una esterna per divertirci. Steven è un hacker bravissimo e non può vivere senza i suoi computer, e mi ha sempre aiutato tantissimo questa sua conoscenza. Lui da casa nostra riusciva a darmi le posizioni degli uomini e mi è servito moltissimo per salvare tutti voi. Comunque, ora ti stai chiedendo: perché questa copertura? Beh, ti ho detto che il mio scopo è quello di scoprire chi sono e alcune ricerche mi hanno portato in Italia, in quella città e quindi per continuare le mie ricerche ho dovuto trovarmi una copertura; ed ecco come nasce Chiara Masini» «Quanto tempo sei stata sotto copertura?» chiese Gabriele. «Poco più di un anno» replicai. Gabriele annuì e si avvicinò a me per poi sedersi sul letto. Ci guardammo per trenta secondi, poi lui mi baciò. Nonostante fossero passati solo pochi giorni, mi era mancato questo ragazzo così determinato. Quando ci staccammo mi venne spontanea una domanda. «Perché?» Lui mi accarezzò il viso, senza rispondere. «Gabri, perché mi hai baciata?» ripetei. Lui si mise a giocare con una mia ciocca. «Non lo so. Forse perché io so che sei ancora te» 74


«No, io sono…» «Cosa? Una spietata assassina senza cuore? Forse sì, o forse è quello che vuoi far credere agli altri, ma io non ci casco perché ti conosco» Distolsi la sguardo, fissandomi le mani. «No» dissi dopo un po’. «Tu conosci Chiara, non me» «E qual è la differenza?» ribatté Gabriele. «Siamo diverse» replicai. «Ora devi andare e dimenticarti di tutta questa storia» Fece per andarsene e poi si fermò poco prima di aprire la porta. «Io non voglio dimenticare niente» disse prima di uscire. Non era certo uno dei migliori addii, ma almeno avevamo parlato un’ultima volta. Steven rientrò nella stanza e si sedette ancora accanto a me. «Come stai?» mi chiese abbozzando un sorriso. «Bene» risposi con un sospiro. «Sicura?» «Si» dissi. «Quando potrò andarmene?» domandai per cambiare discorso. «Tra un giorno, credo» In quel momento entrò Johnny sorridendo. «Che c’è?» gli chiesi brusca. «Non crederai davvero che tu te ne andrai tanto facilmente, vero?» ribatté con un tono di sfida. «No, non lo credo. Lo faccio. Anzi, me ne vado ora» dissi e mi alzai dal letto senza che mi girasse ancora la testa o mi venisse da vomitare. «Ti dico il perché ti stavo cercando» disse Johnny; e io mi bloccai di colpo. «Cosa?» ribattei sorpresa. «Simon aveva ragione, io stavo cercando te perché sono anni che ti stiamo seguendo, ma tu sei sempre riuscita a scappare» «Quindi?» «Sappiamo chi sei, Alice. E finalmente ci hanno detto anche perché tu sei così importante per la CIA» Avrà finalmente le risposte alle sue domande? Saprà Alice una volta per tutte chi è davvero? È perché è importante per la CIA? Scopriamolo nel prossimo numero del FERMITUTTI!!! Valentina Meneghello 75


Intervista ad Alessandro Cervellera degli Heaven’s Gate Nome band: Heaven’s Gate. E’ stata una scelta molto difficile, lo devo ammettere! Durante la sera del nostro primo live eravamo ancora indecisi e in fretta e furia ci siamo presentati al pubblico con le prime due parole “fighe” che ci sono venute in mente… E devo dire che ci piace davvero, quindi per ora ci chiamiamo così!!! Componenti: Lucrezia Dalai (voce), Andrea Barini (chitarra elettrica / acustica), Alessandro Cervellera (chitarra elettrica/seconda voce), Fabio Cortellazzi / Sofia Badari (bassista e sostituta), Marco Barini (batteria) Genere: Molto vario… Ma siamo maggiormente orientati verso Punk e Rock! Storia: Ci siamo formati il 7 Gennaio 2012, una data indimenticabile! Tutto è iniziato per caso. Un giorno Andrea, un mio amico di vecchia data, mi propone di tornare a suonare assieme a lui (ebbene sì, un anno fa abbiamo creato un gruppo, ma ci siamo sciolti a causa di vari problemi e incomprensioni). Pur con un po’ di diffidenza ho voluto rimettermi in gioco... e posso dire che non me ne pento affatto: siamo un gruppo piuttosto unito e per fortuna abbiamo più o meno tutti gli stessi gusti. Live e concerti: Considerato che siamo un gruppo formatosi da poco, finora abbiamo fatto solo pochi live… ma con molta pazienza, passione e buona volontà continueremo ad esibirci facendo sempre del nostro meglio, gli impegni non ci mancano… Primo maggio: Lavori in corso… Gruppi a cui vi ispirate: Green Day (!!!), Cranberries, The Pretty Reckless, Oasis… E chi più ne ha, più ne metta! Pagina Facebook: http://www.facebook.com/pages/Heavens-Gate/305114969551204 Annunci e commenti: Volevo approfittare di questa breve intervista per ringraziare tutti quelli che ci seguono e supportano e Matilde Rima per tutte le foto stupende che ci ha scattato! Grazie di cuore e al prossimo live! A cura di Riccardo Bruno 76


Intervista a Matteo Fornasari dei Three Times Renegade Nome della band: Three Times Renegades. Abbiamo scelto il nome leggendo un passo della bibbia dove Pietro ha rinnegato 3 volte Gesù. Componenti: Andrea Beninfanti (voce), Pietro Bitasi (prima chitarra), Alessandro Baraldi (basso), Federico Falco (seconda chitarra), Matteo Fornasari (in arte Fornello) (batteria). Genere: Alternative metal, con influenze metalcore. Storia: L'idea, nata da Alessandro Baraldi nell’ottobre 2011, era quella di creare un gruppo alternativo dove le maggior parte delle persone potessero avvicinarsi ad un genere che nel Mantovano è poco conosciuto. Ha quindi chiamato con sé Andrea Beninfanti e Pietro Bitasi, con cui aveva avuto la possibilità di suonare insieme in qualche concerto. Pietro Bitasi era già occupato con un altro progetto e chiese allora al proprio chitarrista Enrico Gobbetto se avesse voluto partecipare anche lui; questi non esitò e così entrò nel gruppo, che per vari motivi ha poi lasciato; ora ha preso il suo posto Federico Falco. Mancava solo il batterista. Dopo varie ricerche siamo riusciti a chiamare Matteo Fornasari che, pur suonando con un altro gruppo, gli "Psyche'n'hate", non ha esitato dirci di sì. Così si sono formato i Three Times Renegades. Live passati: Assemblea Geometri Magistrali presso la bocciofila, live del 6 Gennaio al Blue Moon di Marmirolo, live al Fermi durante l’assemblea sulla musica di quest’anno e live ad una festa privata. Prossimi live: 14 Aprile Black & White Gruppi a cui vi ispirate: In Flames, Avenged Sevenfold Pagina Facebook: http://www.facebook.com/pages/Three-TimesRenegades/247982391927177 A cura di Riccardo Bruno 77


Grammatica e Afasia Seconda, nuova, puntata di “lezioni di linguistica generale”. Lo scorso numero ho cercato di introdurre le difficoltà, spesso sottovalutate, del linguaggio. A partire da questo numero il mio discorso verterà sui casi più famosi di difficoltà linguistiche di tipo traumatico / genetico: afasia e dislessia. Prima di affrontare questi deficit linguistici, però, bisogna obbligatoriamente parlare di una delle “bestie nere” degli studenti… la grammatica! Grammatica è la capacità di creare rappresentazioni mentali che corrispondono a sequenze di suoni che noi associamo tramite regole. Nel mondo si parlano più di 6000 lingue, esclusi i dialetti, e i linguisti hanno riconosciuto l’esistenza di “regole impossibili”, regole non presenti in nessuna lingua umana. Per esempio le grammatiche non “contano”, non hanno principi algebrici. Es. nella frase negativa il “non” precede sempre il verbo; in inglese si usa l’ausiliare + not (il tempo cade sull’ausiliare) _ I didn’t read the book Nessuna grammatica dice di mettere la negazione in un n posto _ ieri alle 5 Maria mi ha chiesto di andare al cinema  Metti “non” al 3° posto nella frase … non esiste !!! Recenti studi hanno così dimostrato che le aree cerebrali che si attivano con l’applicazione di una regola grammaticale e una che “conta”, sono completamente diverse. In questo modo è stata individuata l’area che controlla il linguaggio detta Area di Broca. Con queste premesse parliamo di un deficit cognitivo specifico. Afasia di Broca è un disturbo del linguaggio causato da trauma, precisamente da un danno focale al tessuto cerebrale (es. ictus, tumore / rimozione tumore). L’afasia produce agrammatismo cioè una difficoltà nella produzione di suoni linguistici. Gli afasici: - Impiegano molto tempo per esprimere pensieri - Hanno difficoltà di accesso lessicale 78


- Producono poche frasi subordinate - Non completano le frasi che iniziano - Usano parole-contenuto ma non articoli, ausiliari, ecc. In Italia si stima che i casi di afasia presenti sul territorio sia di 150.000 persone Nel 1976 due linguisti, Caramazza e Zurif, conducono un esperimento molto interessante. Creano due gruppi, il primo costituito da normodotati, il secondo da afasici. Ai due gruppi vengono presentate due frasi e per ognuna di esse viene posta una domanda. 1- La casa che l’uomo sta pitturando è blu Chi pittura che cosa? 2- Il gatto che il cane sta inseguendo è nero Chi insegue chi? I risultati dell’esperimento sono: 1- Normodotati 100% , afasici 100% (percentuale risposte corrette) 2- Normodotati 100% , afasici 50% Che cosa è successo? Nella prima frase sembra non esserci stato alcun problema, mentre nella seconda la metà degli afasici sbaglia apparentemente senza motivo. Ma la spiegazione c’è: nella prima frase l’azione è pitturare qualcosa. Nonostante le difficoltà linguistiche, la logica viene in nostro soccorso dal momento che sarebbe inverosimile pensare che sia la casa a pitturare l’uomo. Ecco perché la percentuale di risposte corrette è il 100%. Avrete forse già capito che la difficoltà nella seconda frase è più elevata; infatti si può pensare che il cane insegua il gatto e viceversa. Gli afasici in questa frase non riescono più a capire quale è il soggetto e quale l’oggetto. Ecco che il 50% di risposte corrette sta a significare che la risposta degli afasici è stata dettata dal caso. Sara Zamboni

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Viaggio al centro della mente dell’ “artista sano” E’ strano come gli artisti siano riusciti a creare con semplicità e spontaneità opere d’arte che, una volta esposte al pubblico, sono mutate da oggetti superflui a vere e proprie fonti per viaggi introspettivi nei meandri della mente. A tal riguardo Aldous Huxley nel libro “Le porte della percezione, Paradiso e Inferno” scrisse:”che lavoro gigantesco e dal punto di vista utilitario che lavoro meravigliosamente privo di senso! Ma in effetti, senza dubbio, vi era un senso, un senso che esisteva in una regione al di là della mera utilità. Lucidi di splendore visionario, i rosei fusti proclamavano la loro manifesta affinità con l’altro mondo. A costo di sforzi enormi gli uomini avevano trasportato queste pietre dalla loro cava al Tropico del Cancro: e ora, per ricompensa le pietre trasportavano i loro trasportatori a mezza via verso i visionari antipodi della mente.” Lo scrittore Huxley si riferiva alla colossale opera che c’è dietro alle colonne di granito rosa di Assuan, situate a Baalbek e a Palmira. Questi grandiosi monoliti furono scavati nell’alto Egitto, trasportati su chiatte lungo il Nilo, rimorchiati attraverso il mediterraneo a Biblo o a Tripoli e da qui trascinati da buoi, muli e uomini sulle colline di Homs, e da Homs verso sud a Baalbek, o verso ad est, attraverso il deserto, a Palmira. Ai piedi della loro grandezza e indiscutibile bellezza qualunque individuo si chiederebbe perché e con quale forza di volontà hanno compiuto quest’opera? Huxley diede, dopo svariati studi, la risposta più plausibile sostenendo la teoria che l’essere umano di fronte a determinati colori o ad alcune opere d’arte rimanesse stupefatto ed estasiato per il motivo che quegli oggetti o gradi di colore attivassero parti inutilizzate del cervello umano. Quindi in quel frangente di tempo il nostro “Io” riconosce una parte di sé grazie a quegli oggetti, ma la stessa parte che 80


all’inizio appare tanto familiare a lungo andare si rivela sconosciuta inesplorata e quindi lascia spaesato il viaggiatore tanto da portarlo in uno stato di tranche. Nella cultura orientale questa momentanea perdita della cognizione del tempo e dello spazio viene utilizzata per ottenere risposte, mediante l’avventura nell’Io interiore (con la meditazione). Infatti, essa caratterizza culture come il “Buddismo Zen”, il “Teismo” e il “Taoismo” le quali hanno lo scopo di abituare l’uomo per prima cosa a conoscere se stesso, dopodiché a saper muoversi con destrezza nel mondo e imparare ad assaporare la meravigliosa essenza della vita. Non a caso i Beatles andarono in India per innalzarsi spiritualmente. Secondo Huxley la maggior parte degli artisti sono individui speciali, sani, la cui fervida immaginazione li porta ad avere delle visioni che un non-artista, può avere solo dopo una lunga e corretta meditazione o mediante l’assunzione di mescalina. Le suddette visioni sono viaggi interiori nelle valli più nascoste della mente umana le quali vengono chiamate l’Altro Mondo. Huxley paragonò la zona sconosciuta del nostro cervello all’America del XVI secolo quando era una terra piena di mistero e fascino mentre paragonò l’Europa alla parte del cervello che noi utilizziamo quotidianamente. Anche i malati di schizofrenia sono individui soggetti a visioni ma a differenza degli artisti i quali riescono ad avventurarsi nell’altro mondo e poi tornare indietro, essi vivono in una continua visione e quindi sono incapaci di trasmettere le bellezze viste nell’ “altro mondo”. Lo scrittore Aldous Huxley prese spunto per denominare il suo saggio “Le porte della percezione” da una poesia del poeta inglese ottocentesco William Blake. Non a caso quest’ultimo era un artista visionario che divenne famoso con la sua raccolta poetica illustrata di disegni che fornivano una rappresentazione figurativa dei suoi scritti: “Se le porte della percezione fossero sgombrate tutto apparirebbe come realmente esso è, cioè infinito”. Per porte della percezione egli intendeva i sensi dell’uomo: se la sensazione 81


che un determinato oggetto fosse purificata dal pregiudizio e dall’opinione corrente, essa ci apparirebbe come veramente è. Perciò noi riusciremmo a rilevare la sua nuda, cruda e infinita bellezza. Il dottore e scrittore Aldous Huxley fu uno dei tanti letterati, psichiatri, psicologi, neurologi e artisti della nostra cultura occidentale che cercarono di conoscere ed esplorare la parte più interiore dell’essere umano. A tal proposito possiamo ricordare vari letterati come Nietzsche (con la teoria del superuomo o meglio l’otre-uomo che accetta la morte di Dio e dei valori universali), o decadentisti come Baudelaire, Balzac, Gérard De Nerval (che insieme componevano il “Club Des Hashishins”), lo psichiatra francese Jacques Joseph Moreau de Tours o scrittori più recenti come Ken Kesey (l’autore di “Qualcuno volò sul nido del cuculo”), o come Herman Hesse (il lupo della steppa, “Der steppenwolf”) e di conseguenza svariati gruppi musicali come i Jefferson Airplane e gli Steppenwolf (compositori di musica che induceva all’introspezione). Anche se fin’ora questo gruppo di mistici personaggi ha raggiunto ottimi risultati, la strada per la scoperta di nuove parti della nostra infinita e preziosa mente, è solo all’inizio.Vittorio Cozzani

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Mantova Comics & Games

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a cura di Lorenzo Perego

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Salute e Cucina

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Tra Pentole e Fornelli (Easter Edition) Hai in casa qualche uovo, un pugno di farina, mezza tazza di zucchero e non sai cosa fare? Seguimi attraverso il fantastico mondo della cucina! La Classica: Colomba (versione rapida) Beh, che Pasqua sarebbe senza la colomba? Ecco quindi una ricetta, molto più semplice di quella originale, per provare a cimentarsi nella preparazione di questo dolce favoloso. E se non doveste trovare lo stampo esatto, non preoccupatevi: in fondo, le papille gustative non hanno occhi! Ingredienti Per la pasta: 250 g di burro a temperatura ambiente, 600 g di farina, 110 g di latte tiepido, 200g di zucchero, 30 g di lievito di birra, 4 uova, la buccia grattugiata di un limone, un bicchierino di rum, una fialetta di aroma d’arancia, un pizzico di sale, una bustina di vanillina e 80 g di uvetta. Per la glassa: 50 g di farina, 75 g di mandorle, 75 g di nocciole, 100 g di zucchero, 3 albumi, filetti di mandorle e codette di zucchero a piacere. Procedimento Fate sciogliere il lievito di birra in 60 gr di acqua tiepida, in una ciotola mettete 100 gr farina, il lievito sciolto e lavorate l'impasto fino a formare un panetto omogeneo. Lasciatelo quindi a lievitare in un posto caldo e umido (coprite magari la ciotola con un panno bagnato) fino a che l’impasto raddoppierà di volume. Una volta lievitato, aggiungete 400 gr di farina, 100 gr di burro, lo zucchero, la scorza grattugiata del limone, il sale, due uova, il latte, la vanillina, l’essenza di arancia e lavorate fino al completo assorbimento degli ingredienti. Raccogliete l'impasto a palla e mettetelo in un contenitore infarinato, sigillate con della pellicola e lasciate lievitare fino a triplicare il volume, sempre con il metodo del panno bagnato. Trascorso il tempo necessario unite il rum, il burro rimasto, le uova e l'uvetta ammorbidita e strizzata, infine aggiungete anche 100 gr di farina e amalgamate bene: l'impasto così ottenuto sarà sufficiente per riempire 2 stampi da 750 g. A questo punto potete procedere alla preparazione della glassa per la colomba. Tritate grossolanamente le mandorle e le nocciole nel mixer con lo 86


zucchero di canna. Aggiungete gli albumi e con le fruste montate per 5-6 minuti. Aggiungete la farina e incorporate bene tutti gli ingredienti ancora per qualche minuto. Con un cucchiaio distribuite uniformemente la glassa sulla superficie della torta e guarnite poi con le codette di zucchero e i filetti di mandorle. A questo punto dovete far lievitare la colomba per l'ultima volta. L'impasto infatti dovrà aumentare di volume fino a raggiungere l'estremità dello stampo. Finita la lievitazione infornate la colomba a 160 gradi in forno statico per 50 minuti circa (o fino a che la superficie sia diventata dorata). Sfornate, lasciate intiepidire e servite. Lo sapevi? Molte sono le leggende che circondano questo dolce, una di queste racconta di come la Colomba sia riuscita a salvare addirittura la città di Pavia. La storia racconta di quando, sceso in Italia con le sue truppe, Re Alboino sovrano dei Longobardi, dopo un terribile assedio durato tre anni, riuscì ad entrare ed occupare la città di Pavia il giorno della vigilia di Pasqua nel 572. Alboino, in procinto di sterminare gli abitanti e appiccare il fuoco alla città, ricevette dal popolo molti regali in segno di sottomissione e, mentre egli stava decidendo sul da farsi, si presentò davanti a lui un vecchio artigiano con dei pani dolci. Il vecchio s’inchinò solennemente davanti al trono, ubicato sul sagrato della basilica, e rivolgendosi con rispetto all’invasore disse: “Sire, sono venuto a porgerti queste colombe, quale tributo di pace nel giorno di Pasqua”. Il re assaggiò i pani, che gli piacquero talmente tanto da indurlo a risparmiare la città e i suoi cittadini. L’Inedita: Muffin con sorpresa Con gli ovetti di cioccolato che, sicuramente, vi ritroverete in casa, se vi siete stufati di mangiarli come semplici cioccolatini, potrete fare questi muffin dal cuore…morbido. Ingredienti 200 g di farina, 100 g di zucchero, 90 g di burro, 2 uova, una bustina di lievito, 80 g di cacao, una bustina di vanillina, ovetti di cioccolato q.b., gocce di cioccolato (facoltativo). 87


Procedimento Setacciate la farina con il cacao, la vanillina e il lievito. Aggiungete le, uova, lo zucchero e il burro e mescolate fino ad ottenere un composto omogeneo. Distribuite metà dell’impasto negli stampi per muffin (o in alternativa nei pirottini di carta), appoggiate un ovetto di cioccolato nel centro di ogni muffin e coprite con il restante impasto. Fate cuocere a 180 gradi per 15 minuti circa, lasciateli raffreddare e spolverizzateli con zucchero a velo. Lo sapevi? L’uovo è uno tra i simboli più ricorrenti nella storia dell’uomo, in ogni cultura infatti viene da sempre considerato come emblema della vita, della prosperità e della rinascita. Donare uova colorate o decorate è un’usanza presente fin dalle civiltà più antiche, come quella egizia o babilonese. Col passare del tempo, i nobili e i ricchi signori iniziarono a regalarsi uova d’oro onorate con perle e pietre preziose. Divenne molto famoso in questo campo l’orafo Peter Carl Fabergè che, nel 1883, ricevette dallo zar Alessandro la commissione per la creazione di un dono speciale per la zarina Maria: egli creò un uovo di platino smaltato bianco che si apriva per rivelare un uovo d'oro che a sua volta conteneva un piccolo pulcino d'oro ed una miniatura della corona imperiale. Gli zar ne furono così entusiasti che ordinarono a Fabergè di preparare tutta una serie di uova da donare tutti gli anni. E la tradizione continuò anche con lo zar Nicola II, figlio di Alessandro, fino ad un totale di 57 uova. La Rapidissima: Torta Sbrisolona Pietra miliare della cucina mantovana, la torta sbrisolona è ottima in qualsiasi occasione. E fate attenzione, quando la servirete in tavola, a non tagliarla con il coltello: un bel pugno nel centro della torta basterà per ridurla in pezzetti. 88


Ingredienti 200 g di farina bianca, 200 g di farina gialla fine, 200 g di zucchero, 200 g di burro, 2 tuorli, 100 g di mandorle, 1 bustina di vanillina, 1 limone grattugiato, gocce di cioccolato (facoltativo). Procedimento Tritate grossolanamente le mandorle, tenendone da parte alcune per guarnire la torta, e impastatele assieme a tutti gli altri ingredienti cercando di non fare un impasto omogeneo ma ottenendo tanti piccoli grumi, che farete cadere a pioggia in una tortiera. Aggiungete le mandorle intere che vi sono rimaste, compattate giusto un po’ la superficie della torta (poco, mi raccomando!) e cuocete, o meglio, seccate in forno ventilato a 140-160 gradi per mezz’ora (anche un po’ di più). Spolverizzate la sbrisolona con un po’ di zucchero semolato e servite. Lo Sapevi? Il mandorlo (Prunus dulcis) è un albero alto fino 5 metri originario dell’Asia sud-occidentale. Venne introdotto in Sicilia dai Fenici, dopodiché si diffuse in Spagna, in Francia e in quasi tutti i paesi mediterranei. Le mandorle domestiche trovano ampio uso in cucina, specialmente nella preparazione del marzapane e della pasta di mandorle. Le loro cugine selvatiche, le mandorle amare, trovano invece impiego solo nella produzione di profumi e cosmetici perché il loro sapore amaro denota la presenza di grandi quantità di Amigdalina, sostanza in grado di liberare nel nostro organismo il letale acido cianidrico.

Nicolò Gavioli

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LA NOCE DI COCCO La palma da cocco La palma da cocco e' una pianta arborea appartenente alla famiglia delle Arecaceae originaria dell'arcipelago indonesiano ed attualmente coltivata in tutti i paesi tropicali. E' un albero molto longevo (puo' arrivare ad oltre 100 anni di vita) e di grandi dimensioni (puo' raggiungere i 40 metri di altezza, con un diametro alla base di 50-70 cm). Ogni palma può produrre da cinque a dieci noci di cocco, che si formano a due settimane dalla fioritura e crescono rapidamente per circa 6 mesi.

UtilitĂ della pianta Dalla palma da cocco si ricavano un'infinitĂ di prodotti: - dagli stipiti si ricava il legno di cocco, utilizzato per la facilitĂ di lavorazione per mobili, manici d'ombrello o abitazioni rurali; - le fronde vengono utilizzate come fibre per intrecciare cappelli, stuoie e tetti per le capanne; - con la linfa zuccherina estratta dalle giovani infiorescenze (grazie all'opera di abili raccoglitori che, arrampicandosi sulla palma, praticano le incisioni e collocano i recipienti per la raccolta) si ricava lo zucchero di palma e, a seguito di una naturale fermentazione, una bevanda alcolica nota con il nome di "Toddy"; - dalla polpa essiccata della noce di cocco si ricava l'olio di palma, un olio vegetale ad alto punto di fusione utilizzato in pasticceria e per la produzione della margarina come surrogato del burro, o per la fabbricazione di detergenti e prodotti cosmetici come shampoo, creme da barba e dentifrici e in alcuni prodotti farmaceutici come le supposte.

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La noce di cocco La noce di cocco ha un guscio fibroso e spesso dai 5 ai 15 cm; sotto al guscio vi sono delle coperture biancastre molto dure e sottili che rivestono la polpa, bianca e molto compatta; all'interno di questa polpa vi e' una cavitĂ centrale che contiene un liquido bianco-opalescente dolce e rinfrescante, il latte di cocco. La noce di cocco e' presente sul mercato tutto l'anno e nell'acquistarla occorre fare attenzione che sia piena di liquido.

ProprietĂ nutrizionali Per quanto riguarda le proprietĂ nutrizionali, la noce di cocco e' ricca di potassio ed e' per questo il frutto estivo ideale per reintegrare i sali minerali persi; e' inoltre ricca di proteine e di grassi. Il latte al suo interno e' molto dolce, ricco di zuccheri, sali minerali e vitamine (in particolare B e C); e' quindi utile nel trattamento dei disturbi urinari, di costipazione, nervosismo e debolezza generale. La noce di cocco e' molto nutriente, ottima se si vuole aumentare di peso e se si e' debilitati, ma poco indicata per chi vuole invece dimagrire e deve sottoporsi ad una dieta povera di grassi: 100 g. di prodotto, infatti, forniscono ben 360 kcal.

Debora Toso

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CuriositĂ Enigmistica Divertimento

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Fenomeni Insoliti & Co. Il vostro personale cacciatore di curiosità stavolta si è spinto nel campo dei fenomeni insoliti e stranezze varie… Buona lettura! Una casa abbandonata può riempirsi di polvere fino al soffitto? In alcune zone del mondo esistono depositi di materiale sedimentario molto fine (di dimensioni per lo più comprese tra 0,01 e 0,05 mm) che i geologi chiamano loess (“rado”, “poroso” in tedesco). In Cina vi sono depositi che hanno 2 milioni di anni di età e che sono alti più di 200 metri. Ma al ritmo con cui la polvere si deposita, in 100 anni formerebbe sugli scaffali di casa solo uno strato di 1-2 cm. Perché arrivi al soffitto ci vorrebbero alcune decine migliaia di anni. Nella polvere c’è un po’ di tutto: pollini portati dal vento, particelle prodotte da incendi eruzioni vulcaniche, frammenti di meteoriti; e poi minuscole fibre di abiti, peli di persone e animali, squame di pelle. L’importante è che i “pezzi” non siano troppo leggeri (non si depositerebbero, perché sostenuti dall’aria) né troppo pesanti (non si solleverebbero per poi ridepositarsi in casa). Una moneta gettata dall’Empire State Building ucciderebbe una persona? No. Facendo qualche calcolo, si scopre che una moneta, lanciata a spigolo dai circa 320 metri di altezza dell’osservatorio panoramico (posto all’86esimo piano) del più famoso grattacielo di New York, raggiunge la sua massima velocità dopo circa 170 metri. Tale velocità, circa 90 km/h, non aumenta ulteriormente a causa della resistenza dell’aria, ed è circa un decimo di quella che possiede il proiettile di una pistola di piccolo calibro. Abbastanza veloce da ferire ma non da uccidere. Perché per scacciare il malocchio si usa toccare ferro? Si usa toccare ferro come gesto scaramantico perché sin dall’antichità, in molte parti del mondo, 93


questo metallo è considerato un elemento con grande valenza magica. All’origine di questa credenza ci sono diverse sue caratteristiche, vere o presunte: è stato uno dei primi metalli lavorati dell’uomo e viene estratto dalle viscere della terra, di cui è considerato figlio. La sua durezza lo rende uno scudo ideale contro il pericolo. Per esempio nell’antichità, in Valsassina, borchie battenti di ferro venivano poste sulle porte per scacciare l’orso che incarnava il male. Anche altri oggetti in ferro sono considerati amuleti. Per esempio il ferro di cavallo, che unisce le proprietà del metallo di cui è fatto alla forma a mezzaluna, simbolo legato a diverse divinità della cultura sia occidentale sia orientale. Il ferro però non è considerato solo un portafortuna. Nelle antiche religioni africane il fatto che sia un tramite tra elementi con grande potere magico gli dà una doppia valenza: di avversario e strumento del male stesso. Da un jet supersonico la musica esce al contrario? In linea di principio sì. Infatti, un suono si propaga nell’aria dalla fonte che lo produce sotto forma di onde, che si allontanano dalla sorgente stessa in tutte le direzioni con una certa velocità. Se la sorgente si muove a una velocità maggiore di quella del suono nella direzione di un osservatore, quando l’aereo passa sopra la testa di quest’ultimo, egli riceve le onde sonore emesse in quell’istante prima di quelle emesse quando l’aereo era ancora lontano. Quindi sente i suoni “all’incontrario”, cioè prima quello emesso dopo e viceversa. Mettere in pratica la cosa però è piuttosto difficile. Innanzitutto c’è il problema del “bang” supersonico, del rumore dei motori dell’aereo e, soprattutto, il fatto che se esso non smette l’emissione di suoni dopo essere passato sopra l’osservatore, i suoni emessi in allontanamento si sommerebbero a quelli emessi in avvicinamento. Risultato un gran baccano! Matteo Diani

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Le barzellette del prof. Moretti (il prof. Moretti ci ha inviato alcune cosucce trovate qua e là…) A VENEZIA : Una vecchietta di un'ottantina d'anni, ancora bella arzilla, entra in una farmacia di Venezia e domanda al farmacista: - Gav'è voaltri l'aspirina? - Sì, certo che l'abbiamo! - E gav'è i antidoloriferi? - Abbiamo anche quelli signora - El Viagra? Gav'è il viagra? - Sì, però ci vuole la ricetta del dottore! - E gav'è par caso e medicine par i reumatismi? - Li abbiamo - Oh.... el me diga.... il gel par le moroidi, ghe xè? - C'è, c'è.... - E la purga para andar de corpo? - Ma certo! - I antidepressivi? - Per quelli ci vuole la ricetta! - I soniferi? - Abbiamo sia quelli con ricetta che senza! - E le gocce, para aumentar a memoria? - Sì, ci sono anche quelle! - I pannolini par l'incontinenza? - Ma lei scherza, signora? Certo che ci sono! - E gav'è anca..... A questo punto il farmacista perde la pazienza e dice: - Signora, mi stia a sentire, lei è entrata nella migliore farmacia di Venezia, noi abbiamo tutto, ma proprio tutto! Adesso mi vuole dire cosa le serve davvero? - El vede, sabato prosimo me sposo col Bepi, che el gà 85 ani, e volevo savèr se podo far qua la lista de noze....

UN BEL VIAGGETTO Arriva il venticinquesimo anniversario di matrimonio, e una coppia decide di rifare un viaggio ai Caraibi, nello stesso albergo del viaggio di nozze. 95


Ma siccome la moglie però non può partire subito a causa del lavoro, parte intanto il marito, che appena arriva trova nella camera anche un computer con l'accesso a internet, e allora manda una mail alla moglie. Ma pigia un tasto sbagliato e sbaglia indirizzo. La mail arriva a casa d'una donna che ritornava proprio in quel momento dal funerale di suo marito, sicché accende il computer per vedere i messaggi di cordoglio. Si sente un tonfo, corre il figliolo a vedere cos'è successo e trova sua madre svenuta. Legge anche lui il messaggio: "Cara, sono arrivato, tutto bene. Non ti sorprendere di questa mail, oramai qui hanno anche il computer e si può mandare messaggi alle persone care. Ho controllato anche per te, qui è tutto a posto per quando verrai venerdì; aspetto tanto di rivederti e spero che il tuo viaggio sia bello tranquillo come è stato il mio. E guarda di non portare tanti vestiti, qui fa un caldo d'inferno". FREDDURINE… Una vecchietta passeggia con 1 gallina sotto braccio. Un tipo la vede e le fa: oh bella!! Me la darebbe per 10 euro? La vecchietta: Un attimo caro che poso la gallina... L' appuntato al maresciallo : 'per fare un po' di spazio in archivio possiamo bruciare i fascicoli più vecchi di 10 anni?’ Il Maresciallo: 'Ottima idea, ma per sicurezza fai prima le fotocopie....' Sciagura aerea nei pressi di Roma.Si e' schiantato un elicottero in un cimitero. I carabinieri hanno già estratto 685 corpi e stanno ancora scavando..... Un giorno non ce l'ho fatta più, ho preso la mia ragazza e le ho detto: 'Cara, io sto con te perché mi accontento.' E lei mi ha risposto: 'Io invece non mi accontento: sto anche con un altro.' Adamo va dal Signore: ‘ Signore, posso farti una domanda?' Dio: 'Dimmi pure figliolo.' Adamo: 'Perché hai fatto Eva così bella?' Dio: 'Perché tu la potessi amare.' Adamo: 'E allora perché l' hai fatta così stupida?' Dio: 'Perché lei amasse te.'

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Un tipo domanda: 'Come ti chiami?'. L'altro 'Dodododomenico ..' 'Ah. sei balbuziente?' 'No. Mio padre è balbuziente e quello dell'anagrafe era un bastardo!' Mi hai portato in un ristorante all'aperto, ha cominciato piovere e ci ho messo 3 ore per finire il brodo!!!

Siamo in un club di amanti delle barzellette. Tutte le barzellette sono catalogate con un numero e tutti i vecchi membri le conoscono. Uno grida: - Cinque! Risata generale. Un altro: - Ventiquattro! Ancora una risata generale. E’ presente anche uno nuovo, è la sua prima riunione. Visto che vede che è sufficiente dire il numero della barzelletta, decide di provare anche lui: Diciotto! Silenzio di tomba, nessuno che ride. Lui è basito. Gli si rivolge allora uno dei vecchi membri: - Collega, non importa la barzelletta, è importante come la si racconta… Un programmatore racconta ai suoi amici programmatori: - Ieri ho conosciuto una ragazza in disco… Gli amici programmatori: - Ehilaa!! – La invito a casa mia, le offro una cosa da bere, e comincio a baciarla. – Ueeehhhheeehhhhe!! – Lei mi fa: “Spogliami”! – Ueeehhhheeehhhhehheehheehhee!! – Al che io la spoglio completamente, la sollevo e la appoggio accidentalmente sulla tastiera del mio PC….. Gli amici programmatori: - Hai un PC a casa? Figata!! Che processore?? Quanta RAM? Un elicottero sta volando dalle parti di Seattle quando un guasto elettrico disabilita tutti gli apparati di navigazione e comunicazione dell’apparecchio. A causa delle nuvole e della nebbia, il pilota non puo’ determinare la sua posizione per fare rotta all’aeroporto. In questa situazione il pilota vede un palazzo molto alto, vola verso di esso e inizia a girargli intorno. Scrive un biglietto e lo mette sul finestrino dell’elicottero. Sul biglietto ha scritto a lettere cubitali “DOVE MI TROVO?”. La gente nel palazzo prontamente risponde al velivolo, scrivendo un biglietto e mettendolo su una finestra. Sul foglio hanno scritto “TI TROVI SU UN 97


ELICOTTERO”. Il pilota sorride, guarda la sua mappa e determina la rotta con sicurezza. Giunti all’aeroporto il co-pilota chiede al pilota come il messaggio “TI TROVI IN SU ELICOTTERO” avesse potuto aiutarlo a determinare la loro posizione. Il pilota risponde “Ho capito che doveva trattarsi del palazzo della Microsoft perché, come i loro help in linea, mi hanno dato una risposta tecnicamente ineccepibile, ma… completamente inutile!”. Ci sono un meccanico, un elettricista ed un informatico in un’auto che all’improvviso rimane ferma. L’elettricista dice: “Credo che ci sia un problema nei circuiti della macchina…” Al che il meccanico prontamente risponde: “No, no, credo piuttosto che ci sia un problema al motore!”. L’informatico li guarda e dice: “E se zitti, zitti provassimo a scendere, chiudere, risalire e si provasse a mettere in moto nuovamente?”… A cura di Nicola Latella

L’angolo della caricatura

Namecc-panz (di Babe e Slava)

Guarda il video della sua elaborazione

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Un paio di rebus

TTO (10,8)

CO

NO (8, 1, 5, 2, 8)

Giochi logici Individua le parole delle quali compaiono solo le iniziali 1) il S ha 81 C con i N da 1 a 8 2) il D ha 21 P distribuiti su 6 F 3) il M ha 12 F e 2 J

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Rompicapi 4) Sei davanti ad una porta chiusa dalla quale non filtra nulla (neppure la luce), hai davanti a te 3 interruttori. Solo uno di questi accenderà la lampadina posta all’interno della stanza, gli altri sono semplicemente di bellezza. Vuoi saper quale accenderà la luce, ma puoi aprire la porta solo una volta. Come fai? 5) 3 amici vanno a pesca. Si fermano a dormire in un hotel e alla mattina il primo si sveglia, divide i pesci in parti uguali, ne butta via uno e se ne và, portando con sé la sua parte. Il secondo ,pensando di essere il primo, divide i pesci in tre gruppi, ne butta uno e prende la sua parte. Il terzo fa la stessa cosa. Ci sono infinite soluzioni ma qual è il numero minimo di pesci che hanno preso i 3 amici? 6) Un signore ha uno stagno di forma quadrata ai cui vertici ci sono 4 alberi. Vuole raddoppiare l’area senza però spostare gli alberi secolari e mantenendo la forma quadrata. Come fa? 7) Due anni fa la mamma di Paolo aveva il triplo della sua età, fra 10 anni invece ne avrà il doppio. A quanti anni ha partorito? 8) Mentre stavo andando a Milano ho incrociato 3 uomini. Ciascuno dei quali aveva 2 figli. Ogni figlio aveva due gatti, ognuno dei quali aveva un gomitolo. Quanti gomitoli ho visto in tutto a Milano?" cosa sostituiresti al posto di”?” ? 9)

A,A,O,A,?

10)

30,11,4,6,9,28,1,?

11)

G,F,M,A,?,G,L,A,S,O,N,D Alice Girelli

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Soluzioni dei giochi del numero 30 E se i nostri profe fossero teachers come si chiamerebbero? little blessed (plural) = BEATINI little beautiful (plural) = BELLINI gray (plural) = BIGI holes (Verona language) = BUSI sing of golds = CANTADORI hoods = CAPUCCI cart = CARETTA charles (plural) = CARLI (she) leaks red (plural) = COLAROSSI little solaces = CONFORTINI knock = CULPO of angel = D'ANGELO of the eagle = DELL’AQUILA little gifts = DONINI little porters = FACCHINI big porters = FACCONI hawks = FALCHI flour = FARINA big holes = FARONI crashes = FRACASSI throat = GOLA great (plural) = GRANDI I wine = IOVINO (she) throws them = LIGETTA padlocks = LUCCHETTI little primary school teachers = MAESTRINI But-unsophisticated = MAROZZI but-ostriches = MASTRUZZI

(you) blend = MISCHI little men with black hair = MORETTI little black men = NEGRINI solitary black people = NEGRISOLI equal (plural) = PARI Parma’s people or cheeses = PARMIGGIANI of Pavia (plural) = PAVESI little pieces = PEZZINI bagpipe = PIVA nice little bagpipe = PIVETTA provincial (plural) = PROVINCIALI scratches mountains = RIGAMONTI (I) roll = ROLLO (you) know = SAI safe (plural) = SALVI wise = SAVIO shaven (female) = SBARBADA insults = SGARBI little fine lords = SIGNORETTI street cleaners = SPAZZINI cue into the (female) = STECCANELLA Trento’s people = TRENTINI three faces = TREVISI (you) suffer = TRIBOLI Vallies = VALLI winning (plural) = VINCENTI voice = VOCE (you) hoe = ZAPPI

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Rebus FI danza tini AS AN VA lenti NO = FIDANZATINI A SAN VALENTINO

corte odi mani festa NTI = CORTEO DI MANIFESTANTI

L’indovinello del Dirigente LA FA VEDERE CON PIACERE: cos’è? = è la RIMA, poiché VEDERE con PIACERE fa rima

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