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La tecnologia? un invisibile suggeritore
from Connessioni N 55
by Pentastudio
Architettura e tecnologia, integrazione e design, mondi che vengono ancora percepiti come in antagonismo, ma che invece fanno parte dello stesso concetto di progetto sinestetico degli ambienti nei quali viviamo. Ecco la prima di una serie di interviste che troverete su Connessioni a partire da questo numero, per indagare e discutere il rapporto in divenire tra architettura e tecnologia, ma anche tra architetti e System Integrator
Chiara Benedettini
Aquatio, Cave Luxury Hotel&SPA, Matera, Italy
Hotel Regeneration
È di Simone Micheli Hotel Regeneration, il progetto che i visitatori del Fuorisalone 2021 hanno potuto visitare nell’area Ventura di Milano Lambrate. Una grande operazione di reinvenzione degli spazi dell’hospitality, con decine di partner e fornitori, per otto differenti installazioni per prestigiose catene alberghiere di calibro mondiale, ognuna dedicata a un personaggio di eccellenza, nonché teatro di un ricco programma culturale di conferenze e convegni. Per saperne di più, potete leggere il nostro report del Fuorisalone, a p. 102. #Hotelregeneration21
Hotel Regeneration Simone Micheli Hotel Regeneration is the project that visitors to Fuorisalone 2021 were able to visit in the Ventura area of Milano Lambrate. A major reinvention of hospitality spaces, with dozens of partners and suppliers, for eight different installations for prestigious world-class hotel chains, each dedicated to a person of excellence, as well as the setting for a rich cultural program of conferences and conventions. To know more, you can read our Fuorisalone Report, at p. 102.
#Hotelregeneration21 Questa è la mia seconda intervista con l’Architetto Simone Micheli: alcuni anni fa lo avevamo sentito per una sua collaborazione con il SIA Guest, dove più volte è stato ospite come progettista di ambienti innovativi legati all’hospitality. Progetti che in effetti avevamo trovato molto interessanti, proprio dal lato delle tecnologie e dell’integrazione. Più di 10 anni dopo è stato un piacere reincontrarsi nel suo studio fiorentino di Via Aretina, tra città e campagna, dove già l’entrata e la sala d’aspetto sono un piccolo manifesto del suo lavoro. Questa intervista non sarà invece dedicata a un progetto in particolare, ma al confronto sul tema delle tecnologie AV e dell’automazione, spesso usate da Micheli nelle sue creazioni (e questa parola non è scelta a caso) per perseguire il suo concetto di architettura sinestetica. Un concetto molto simile a quello che si usa nel mondo dell’AV per descrivere gli ambienti dove queste tecnologie sono presenti, capaci di rispondere a necessità diverse: ecco il motivo principale per il quale abbiamo pensato di proporre ai nostri lettori una intervista proprio con l’Architetto Micheli.
Micheli ha festeggiato da poco i 30 anni di attività con il suo studio di progettazione Simone Micheli Architectural Hero: come architetto, interior designer e disegnatore di oggetti e arredi (e sono tre competenze che raramente dialogano tra loro nello stesso professionista) ha progettato residenze private, uffici, gallerie e mostre, ed è particolarmente conosciuto per i luoghi dedicati all’ospitalità, dagli hotel ai ristoranti alle Spa. Un preambolo utile per spiegare il suo stile: non “solo” architetto ma “trasfiguratore” di ambienti, che utilizza materiali e tecnologie in nome di una leggerezza che si vada a sostituire ai materiali antiquati e costosi e alle impostazioni architettoniche tradizionali. Micheli si riconosce nell’idea che le cose non esistono in sé ma in quanto percepite dal soggetto, e quindi da esso inevitabilmente interpretate attraverso la sua sensorialità e il suo vissuto: per questo è importante capire la sua psicologia, per creare quindi una architettura dei sensi che, attraverso sollecitazioni a più livelli, propone un approccio innovativo alla fruizione di ambienti e cose. La progettazione architettonica non potrà quindi che avvalersi di tutti gli strumenti possibili, tecnologie comprese, per raggiungere l’idea di architettura sinestetica, che agisce a livello sotterraneo soddisfacendo l’utente, posto al centro del lavoro di Micheli. La vera ricchezza non sarà quindi corrispondente a contesti esclusivi, ma ad ambienti che offrono un’alta qualità della vita, efficiente ed eco compatibile… e anche in questo la tecnologia può dire la sua.
Per la sua idea di architettura sinestetica, le tecnologie sono importanti? Siamo ancora in una fase pionieristica: la tecnologia ha fatto passi da gigante, e ormai quasi tutto è possibile, tuttavia la mancanza di cultura nel mondo architettonico non ne favorisce l’uso intensivo. Se prendiamo a esempio Firenze, ma potremmo parlare di altre città e non solo italiane, vediamo una enorme dicotomia tra l’iconografia abitativa e la realtà: siamo rimasti all’800 quando la tecnologia ci parla già dell’anno 2050. Mi sento senza dubbio un uomo del futuro in termini espressivi, i miei spazi parlano del futuro possibile che si lega con l’avanzare della tecnologia, per me la tecnologia è suggeritrice di scenari fantastici… vorrei fare sempre di più in questo senso, ringrazio i clienti che mi danno l’opportunità di proseguire la mia ricerca sostenendo i nostri progetti.
Cosa potrebbe o dovrebbe fare secondo lei la tecnologia per aiutarla nel suo lavoro? Sono legatissimo alla tecnologia e, come amo ripetere, i miei spazi sono sinestetici: il gusto si miscela con il profumo, la luce viene modulata, si ottengono partecipazione e coinvolgimento con il video, grazie all’automazione è possibile controllare la casa e l’intero immobile; grazie a una attenta regia l’ambiente “funziona” in ma-
niera integrata. Credo che le tecnologie siano mature, e vanno già oltre al livello di uso che ne facciamo, mi piacerebbe anche trovare nei System Integrator una competenza che vada al di là del dettaglio tecnico, ma che sia capace di leggere il mio progetto in senso ampio, interpretarlo ed eventualmente suggerire la giusta soluzione per raggiungere gli obiettivi prefissati. Un System Integrator con cui impostare un lavoro continuativo e da cui ricevere consulenze di alto profilo.
Quale tra i suoi progetti ritiene più rappresentativo dell’uso delle tecnologie? In quasi tutti i miei progetti sono presenti, per generare emozioni e costruire luoghi capaci di interagire, per ottimizzare le prestazioni degli edifici o i costi di processo della stessa fabbrica architettonica. Per me la luce è come il cemento, è come una materia fisica, e i sistemi di gestione sono imprescindibili. Possiamo prendere ad esempio la Spa del Boscolo Hotel di Budapest, dove abbiamo ricreato un ambiente dinamico, come fossero onde. Nel corridoio abbiamo realizzato tante aree concave e convesse, inserito faretti per l’illuminazione dinamica a distanza di 80 cm l’uno dall’altro, introdotto nell’ambiente un sottofondo sonoro come fosse un lungo respiro, e una traccia olfattiva mediterranea di salmastro e mirto. Grazie a una attenta regia, i sensi degli ospiti vengono “ingannati” tanto da farli sentire in un ambiente in movimento, al centro del respiro del mare.
Le tecnologie vengono inserite a che punto del progetto? All’inizio, insieme a tutti gli altri elementi, non sono un accessorio ma parte stessa del progetto. Il mio sistema di progettazione tiene conto di tutti i parametri ergonomici, funzionali, estetici e tutto parte all’unisono e in maniera integrata. Ovviamente per le tecnologie mi avvalgo di consulenti, che possono essere di mia fiducia oppure alle volte collaboratori scelti dal committente.
Diceva che secondo lei il System Integrator dovrebbe essere un consulente per chi si occupa di progettazione architettonica: secondo lei come possono questi due mondi dialogare sempre meglio? Mi piacerebbe ci fosse una sempre maggiore compenetrazione tra questi mondi, quando invece capita che siano in contraddittorio, mentre gli obiettivi sono sempre comuni. Troverei utile un aggiornamento continuo di entrambe le parti, con seminari, eventi, fiere, e un percorso formativo continuo. Purtroppo, anche l’Università è ancora indietro su questo: spesso architettura, design e interior design vengono tenuti separati volutamente, quando invece tutti concorrono a realizzare il progetto. Nei miei corsi tenuti all’interno del Master in Interior DesignMaster organizzato dalla SPD- Scuola Politecnica di Design di Milano e dal Poli.Design, invito spesso general contractor per spiegare le fasi di lavoro, aziende costruttrici per raccontare le fasi di fabbricazione di oggetti, arredi, materiali, e anche System integrator e Impiantisti per dare un quadro di cosa si può ottenere oggi con le tecnologie, come utilizzarle e integrarle nel progetto fin dal principio.
La pandemia ha cambiato il modo di progettare? Si parla molto di come la pandemia abbia forzato alcuni processi e abbia cambiato il nostro modo di lavorare, studiare, vivere la casa ecc. La pandemia è un passaggio, i veri cambiamenti, intrinseci e duraturi, sono arrivati e arriveranno per mutate esigenze dei meccanismi comportamentali.
www.simonemicheli.com
MiSha Restaurant, Milano, Italy
Simone Micheli, toscano, classe 1964, si è laureato alla Facoltà di Architettura di Firenze con Giovanni Klaus Koenig, e ha festeggiato 30 anni di attività nel 2020
Nel 2003 ha fondato con Roberta Colla lo studio di design Simone Micheli Architectural Hero, con sedi a Firenze, Milano, Dubai, Puntaldia, Rabat. La sua attività professionale va dai master plan all’architettura, dal design al visual, passando per la comunicazione. Il suo stile, sempre attento alla sostenibilità, resta ben riconoscibile in ogni sua creazione, per committenti pubblici e privati. Ha curato anche mostre e dimostrazioni come ospite delle maggiori fiere di architettura e design. Tiene lezioni presso master, workshop e conferenze presso istituzioni culturali e università, e i suoi lavori trovano spazio nelle principali riviste di architettura. Nella sua carriera ha ricevuto più di 20 premi, in Italia, Cina, USA, UK, Germania, ecc., tra i quali anche il Premio Regula nel 2019, l’American Architectural Prize nel 2016 e, recentemente, il Luxury Lifestyle Award del 2020.
Simone Micheli
Simone Micheli is Tuscan, born in 1964, graduated from the Faculty of Architecture in Florence with Giovanni Klaus Koenig, and celebrated 30 years of activity in 2020. In 2003 he founded the Simone Micheli Architectural Hero design studio with Roberta Colla, based in Florence, Milan, Dubai, Puntaldia and Rabat. His professional activity ranges from master plans to architecture, from design to visual, all through communication. His style, always attentive to sustainability, remains clearly recognisable in every creation by him, for public and private clients. He has also curated exhibitions and demonstrations as a guest of the major architecture and design fairs. He lectures at masters, workshops and conferences at cultural institutions and universities, and his works find space in leading architecture magazines. In his career he has received more than 20 awards, in Italy, China, USA, UK, Germany, etc., including the Regula Prize in 2019, the American Architectural Prize in 2016 and, recently, the Luxury Lifestyle Award of 2020.
TECHNOLOGY? AN INVISIBLE PROMPTER
Chiara Benedettini
Architecture and technology, integration and design, worlds that are still perceived as antagonistic, but which instead are part of the same concept of synaesthetic design of the environments in which we live. Here is the first of a series of interviews that you will find on Connessioni, starting from this issue, to investigate and discuss the ongoing relationship between architecture and technology, but also between architects and System Integrators
This is my second interview with the architect Simone Micheli: a few years ago we spoke to him about his collaboration with the SIA Guest, where he was a guest several times as a designer of innovative environments related to hospitality. Projects that we found very interesting, especially from a technologies and integration point of view. More than 10 years later it was a pleasure to meet again in his Florentine studio in Via Aretina, between the city and the countryside. A place where the entrance and the waiting room were already a small manifesto of his work. This interview will not be dedicated to a particular project, but to the comparison on the theme of AV technologies and automation, often used by Micheli in his creations to pursue his concept of synaesthetic architecture. A concept very similar to the one used in the AV world to describe the environments where these technologies are present, capable of responding to different needs: this is the main reason why we decided to offer our readers an interview with the Architect Micheli.
Micheli has recently celebrated 30 years of activity with his design studio: Simone Micheli Architectural Hero. As an architect, interior designer and designer of objects and furnishings (and these are three skills that rarely talk to each other in the same profession) he has designed private residences, offices, galleries and exhibitions, and is particularly known for places dedicated to hospitality, from hotels to restaurants
to spas. A useful preamble to explain his style: not “only” an architect but also a “transfigurator” of environments, which uses materials and technologies in the name of a lightness that replaces outdated and expensive materials and traditional architectural settings. Micheli is a believer of the idea that things do not exist in themselves, but rather are perceived by the subject, and therefore they are inevitably interpreted by him sensorially and his experience. For this reason it is important to understand his psychology, to create an architecture of senses that, through multi-level solicitations, proposes an innovative approach to the use of environments and things. Architectural design can therefore only make use of all possible tools, including technologies, to achieve the idea of synaesthetic architecture, which acts underground, satisfying the user, placed at the centre of Micheli’s work. True wealth will therefore not correspond to exclusive contexts, but to environments that offer a high quality of life, both efficient and environmentally friendly. Technology can also have a say in this.
Is technology important for your idea of synaesthetic architecture? We are still in the pioneering phase: technology has made great strides, and now almost everything is possible, however the lack of culture in the architectural world does not favour its intensive use. If we take Florence as an example (but we could talk about other cities too and not just Italian ones) we see a huge dichotomy between housing iconography and reality: we are still in the 19th century when technology already speaks to us of the year 2050. I feel without a doubt like I am a man of the future in expressive terms, my spaces speak of the possible future that is linked with the advancement of technology. For me technology is a suggestion of fantastic scenarios ... I would like to do more and more in this sense, I thank the customers who have given me the opportunity to continue my research by supporting our projects.
What do you think technology could or should do to help you in your work? I am very attached to technology and my spaces are synaesthetic: taste is mixed with perfume, light is modulated, participation and involvement with the video are obtained, thanks to automation it is possible to control the home and the entire property; thanks to careful management, the environment “works” in an integrated manner. I believe that the technologies are mature, and already go beyond the level of use we make of them, I would also like to find in the System Integrators a competence that goes beyond the technical detail, but that is able to read my project in a broad sense, interpret it and possibly suggest the right solution to achieve the set objectives.
Which of your projects do you consider most representative of the use of technologies? In almost all my projects they are present, to generate emotions and build places capable of interacting, to optimise the performance of buildings or the process costs of the architectural factory itself. For me, light is like concrete, it is like a physical material, and management systems are essential. For example, the Spa of the Boscolo Hotel in Budapest, where we have recreated a dynamic environment. In the corridor we have created many concave and convex areas, inserted spotlights for dynamic lighting at a distance of 80cm from each other, introduced a sound background into the environment as if it were a long breath, and a Mediterranean olfactory trace of brackish and myrtle. Thanks to careful direction, the senses of the guests are “deceived” to the point of making them feel like they are in a moving environment, at the centre of a wave from the sea.
At what point are technologies included in the project? At the beginning, together with all the other elements. They are not an accessory but part of the project itself. My design system takes into account all the ergonomic, functional, aesthetic parameters and everything starts in unison and in an integrated manner. Obviously for the technologies I make use of consultants, who can be trusted by me or sometimes collaborators chosen by the client.
You said that in your opinion the System Integrator should be a consultant for those involved in architectural design: in your opinion how can these two worlds communicate better? I would like there to be a greater interpenetration between these worlds, because at the moment it happens as if they are contradictory, even though the objectives are the same. I would find it useful to continuously update both parties, with seminars, events, fairs, and a continuous training course. Unfortunately, even the University is still lagging behind on this: often architecture, design and interior design are deliberately kept separate, when instead everyone contributes to the project. In my courses in the Interior Design Masters organized by SPD- Scuola Politecnica di Sesign di Milano e by Poli:Design, I often invite general contractors to explain the work phases, construction companies to talk about the manufacturing phases of objects, furnishings, materials, and also System integrators and Installers to give a picture of what can be achieved today with technologies, how to use and integrate them into the project from the beginning.
Has the pandemic changed the way we design? There is a lot of talk about how the pandemic has forced some processes and changed the way we work, study, live at home, etc. The pandemic is a passage, the real changes, intrinsic and lasting, have arrived and will continue to arrive due to the changed needs of the behavioural mechanisms.
www.simonemicheli.com