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Dal rischio climatico a quello sociale ed economico

RISCHIO E COSTI ECONOMICI:

I costi degli impatti dei cambiamenti climatici in Italia aumentano rapidamente e in modo esponenziale al crescere dell’innalzamento della temperatura nei diversi scenari:

- di 2°C + di 2-5°C

costi contenuti fino a -8% PIL pro capite

Analisi dei costi economici da rischio climatico per settori

(a fine secolo, in miliardi di Euro) • Rischio alluvionale fino a 15,3 mld/anno • Innalzamento livello del mare fino a 5,7 mld • Agricoltura tra 87e 162 mld

decremento valore terreni agricoli • Turismo fino a 52 mld

contrazione della domanda (Fonte rapporto CMCC “Analisi del rischio. I cambiamenti climatici in Italia”) I cambiamenti climatici, in Italia possono costare fino all’8% del Pil pro capite, e, parallelamente, aumentare le differenze tra Nord e Sud, quelle tra fasce di popolazione più povere e più ricche, insistendo persino su una serie di settori strategici per l’Italia. Un vero e proprio acceleratore del rischio per molti ambiti dell’economia e della società.

La conoscenza degli impatti e l’analisi di rischio dei cambiamenti climatici in Italia consentono di sviluppare piani di gestione integrata e sostenibile del territorio valorizzandone le specificità, peculiarità e competenze dei diversi contesti territoriali. Più alta è la temperatura più elevati sono i costi: gli impatti economici dei cambiamenti climatici in Italia risultano essere ancora gestibili seppur presentando costi comunque non trascurabili, circa lo 0,5% del PIL nazionale, solo per aumenti di temperatura inferiori ai 2°C rispetto al periodo preindustriale. Per incrementi di temperatura superiori, i costi aumentano rapidamente e in modo esponenziale. Ad esempio, nello

I 7 obiettivi globali definiti dal Seenday Frame York for disaster risk reduction da raggiungere entro il 2030

- Ridurre la mortalità globale relativa a disastri - Ridurre il numero di persone colpite da disastri - Ridurre le perdite economiche di rete relative ai disastri in rapporto al PIL - Ridurre i danni provocati da disastri a infrastrutture importanti e l’interruzione di servizi di base

- Aumentare i numeri di paese dotati di strategie locali e nazionali per la riduzione del rischio da disastri

- Favorire la collaborazione internazionale con paesi in via di sviluppo attraverso azioni adeguate e sostenibili per integrare le loro iniziative nazionali - Migliorare la disponibilità e l’accessibilità di sistemi di allerta precoce (early warming) e di informazione sul rischio da disastri

scenario climatico ad alte emissioni, con aumento della temperatura medio di 4°C rispetto al periodo preindustriale a fine secolo, le perdite di PIL pro-capite sarebbero superiori al 2,5% nel 2050 e tra il 7-8% a fine secolo.

Tutti i settori dell’economia italiana risultano impattati negativamente dai cambiamenti climatici, ma le perdite maggiori vanno a collocarsi nelle reti e nella dotazione infrastrutturale del Paese, come conseguenza dell’intensificarsi dei fenomeni di dissesto irogeologico, nell’agricoltura e nel settore turistico nei segmenti sia estivo che invernale.

I cambiamenti climatici, dunque, necessiteranno di essere contrastati attivamente con numerosi investimenti: una vera opportunità per il nostro paese per investire in uno sviluppo sostenibile che il Green Deal europeo riconosce come unico modello di sviluppo per il futuro. Ma non solo: si tratta di fatto del momento migliore per fare impresa attraverso nuove modalità e con l’obiettivo di una gestione sostenibile del territorio come necessario bagaglio di imprese ed enti pubblici, locali e nazionali. E se Europa e Italia hanno messo a disposizione le dovute risorse economiche, competenza e innovazione dovranno guidare questa sfida nei prossimi 30 anni. ■

CLIMA E ZONE COSTIERE: SINTESI DEI RISCHI

Le principali minacce per le zone costiere italiane in conseguenza dell’evoluzione del clima dato dalle proiezioni climatiche riguardano l’alterazione dei servizi ecosistemici svolti dalle zone costiere, quali:

1. Servizi di supporto (ciclo dei nutrienti e produzione primaria) • Alterazioni dei cicli biogeochimici del mare costiero, indotte da alterazioni fisico-chimiche della struttura e della dinamica dell’ecosistema marino • Alterazione del servizio “produzione primaria” con conseguente modifica delle risorse disponibili per le attività alieutiche e di acquacoltura e anche dei servizi di regolazione del clima

2. Servizio di fornitura per attività alieutiche e di acquacoltura • Scomparsa di specie commercialmente importanti e conseguente danno economico • Variazioni qualitative e quantitative delle popolazioni ittiche commercialmente importanti, causate dalle ingressioni di specie maggiormente adattate ad alte temperature • Maggior incidenza di patologie • Aumento del livello del mare e conflitti d’interesse con la creazione di strutture di difesa costiera

3. Servizi di regolazione • Modificazioni nell’attività di depurazione delle acque costiere a causa di variazioni della struttura chimico, fisica ed ecologica dell’ecosistema marino costiero • Aumento dei rischi di erosione e inondazione in seguito a variazioni nel livello del mare e nelle condizioni estreme dello stato del mare

4. Servizi culturali • Perdita di valore estetico dovuto ad alterazioni dell’equilibrio ambientale o a misure di adattamento/contenimento, con danno alle attività economiche legate al turismo. • I cambiamenti climatici stanno interessando in modo crescente l’ambiente marino, sia costiero che di mare aperto, determinando un aumento delle temperature superficiali e del livello del mare, oltre che dell’acidificazione delle acque marine e dell’erosione costiera. Tali cambiamenti necessitano di una particolare attenzione data l’importanza strategica, ambientale, economica e sociale delle nostre coste. • Le conseguenze indotte dai cambiamenti climatici potranno avere un impatto sulla fornitura dei cosiddetti “beni e servizi ecosistemici” costieri che sostengono sistemi socioeconomici attraverso la fornitura di cibo (attraverso pesca e/o acquacoltura) e servizi di regolazione del clima (es. l’assorbimento/rilascio e la redistribuzione del calore e dei gas atmosferici, sequestro e rilascio di CO2 in atmosfera).

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