3 minute read

Un mondo di megalopoli ci impone miliardi di risparmio idrico

l’innovazione finalizzata a tutelarlo e migliorarlo. È successo con le varie tipologie di adduzione, captazione e stoccaggio introdotte nel corso del tempo, allo scopo di garantire adeguata disponibilità di acqua di qualità agli utenti, e prosegue con la costante manutenzione per ridurre le perdite”. “Per vincere questa sfida – continua il Presidente - Acquedotto Pugliese si affida alla tecnologia: relining delle tubazioni, strumenti acustici e non, per la localizzazione delle perdite, droni aerei e subacquei, tecnologie satellitari, tecnologie di riparazione delle microperdite (senza dover ricorrere agli scavi), localizzazione delle perdite con microonde. Da qualche anno a questa parte si osserva inoltre l’introduzione massiccia e costante delle tecnologie di telecontrollo e Internet of Things (IoT, ndr) con sensori e misuratori, grazie a cui interpretare i flussi, leggere i consumi in tempo reale, identificare e monitorare la rete”. D’altra parte, i numeri dell’Acquedotto Pugliese non lasciano spazio all’improvvisazione: 255 comuni serviti, oltre 12mila chilometri di rete fognaria, 184 depuratori “Mi piace sottolineare in tal senso quanto è stato fatto con la tutela delle lame, come in Puglia vengono chiamati trenta letti torrentizi locali – racconta il presidente di Smart Buildings Alliance. – Solo il territorio urbano di Bari ne conta sette, e l’Acquedotto Pugliese vorrebbe usarli per convogliare acqua altamente depurata ed idonea all’uso agricolo, in modo da chiudere virtuosamente l’intero ciclo dell’acqua”. Di Canosa prevede per l’Acquedotto Pugliese un futuro di qualità e servizi per l’utente. “Se per SBA l’obiettivo di fondo consiste in una piena digitalizzazione delle comunità – precisa – grazie a protocolli come NB-IoT, WMBus e LoRaWan, AQP potrà leggere sensori e contatori senza più bisogno di alcun filo, con semplicità e trasparenza, gestendo con immediatezza questa preziosa risorsa”.

Le cronache narrano che si fece gran festa a Bari il 24 aprile 1915, giorno in cui il pubblico ammirò il primo zampillo dell’Acquedotto Pugliese affiorare nella fontana di piazza Umberto. ■

Il presente-futuro dietro l’angolo significa due fattori di crisi: periodi di siccità globale sempre più lunghi, e una crescita urbana dai ritmi impetuosi, tale da cambiare la faccia della Terra. Le megalopoli con oltre 10 milioni di abitanti saranno 43 nel 2030, secondo i dati dell’ultima edizione dello studio dell’United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization (UNESCO) intitolato “Water, Megacities and Global Change”. Le megalopoli erano 33 nel 2018, e un aumento di tali proporzioni comporterà una vita fortemente urbanizzata per circa 500 milioni di individui.

Questa crescita impone una sfida cruciale, che consiste nel ricorrere a tecnologie tali da garantire una riduzione dell’impatto che crescita demografica e sviluppo economico hanno di norma sul consumo di acqua. Ma, visto che è indispensabile bere tutti e bere bene, solo investendo in un futuro digitale potremo garantire la sopravvivenza del pianeta legata alla gestione delle acque. Questa è la principale conclusione del rapporto “Digital Water. Industry leaders chart the transformation journey”, pubblicato dall’International Water Association e Xylem, azienda americana attiva nel settore delle tecnologie per l’acqua.

Basato sulle interviste a oltre 50 testimonial di grandi “Utilities” e a 20 esperti del settore, il documento postula come le nuove risorse digitali provvederanno all’approvvigionamento e alla fornitura idrica in nuovi contesti ad alta densità abitativa. Una best practice citata nel rapporto è Taipei, capitale dell’isola di Taiwan con una lunga storia di siccità e di crisi idriche, approdata a decenni di autosufficienza grazi all’uso di sensori, contatori intelligenti e sistemi di controllo.

Secondo uno studio del GWI (Global Water Intelligence) i potenziali risparmi sulla spesa totale nel quinquennio 20162020, resi possibili dalla digitalizzazione del settore dell’acqua, sono stati enormi: circa 176 miliardi di dollari per i servizi di trattamento, distribuzione, gestione clienti e metering dell’acqua potabile e circa 146 miliardi di dollari per il trattamento delle acque reflue. ■

This article is from: