N°13 | 2024 Speciale SMART CITY Architettura e paesaggio per una manifattura 4.0
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NUOVA
SMART BUILDING ITALIA MAGAZINE N° 13 Maggio 2024
Speciale
SMART CITY
Architettura e paesaggio per una manifattura 4.0
PUBLISHER
Pentastudio Srl
Presidente: Paolo Dalla Chiara pdallachiara@pentastudio.it
Direttore responsabile: Luca Baldin lbaldin@pentastudio.it
Advertising manager: Ilaria Pivato ipivato@pentastudio.it
Executive editor: Ilaria Rebecchi irebecchi@pentastudio.it
Creative director: Graziella Pivato gpivato@pentastudio.it
Graphic designer: Monica Bassan mbassan@pentastudio.it
Hanno collaborato: Luca Baldin, Ilaria Rebecchi, Chiara Benedettini, Pasquale Capezzuto, Marco Ventimiglia, Stefano Ferrio, Rossano Capannini, Dario Ridolfi, Simone Madoni, Domenico Di Canosa, Luigi Zanella, Andrea Ciaramella, Benedetta Brighenti, Antonio Sacchetti, Riccardo Tavolare, Joey Davis, Mauro Spagnolo, Antonio Stragapede
ADVERTISING: Pentastudio Srl
Pedemuro San Biagio, 83 36100 Vicenza, Italy
Tel. +39 0444 543133 info@pentastudio.it www.pentastudio.it
Stampa: Logo srl Borgoricco (PD)
SMART BUILDING ITALIA MAGAZINE
publication is edited in Italy by Pentastudio (all right reserved) info@smartbuildingitalia.it www.smartbuildingitalia.it
Registrazione del Tribunale di Vicenza N. 1/2021 del 04/02/2021
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05
SMART BUILDING: una grande realtà e un’opportunità per il Paese
06
A tu per tu con Enrico Frigerio Premio sostenibilità 2023
10
Smart City, smart People
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Le politiche urbane verso la trasformazione delle città in smart, resilient, sustainable cities
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Un PNIEC con un focus chiaro: quanto siamo lontani dagli obiettivi?
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Digitalizzazione dei Servizi Pubblici: l’Italia verso la Maturità Digitale
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“Le città sono il motore della transizione verde”
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Sfida digitale: quale impatto nella filiera immobiliare, dall’investimento alla gestione
26
Dall’edilizia un importante aiuto per contrastare la crisi climatica
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Rendimento energetico degli edifici. La nuova Direttiva europea ai blocchi di partenza
32
Gli Smart Buildings secondo il CEI: il white paper
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Il nuovo Regolamento F-gas
36
Le Reti Multioperatore DAS (Distributed Antenna System) e le Reti in Fibra Ottica Multiservizi Passive
40
Con il via libera europeo al decreto CER inizia l’era delle comunità energetiche italiane.
42
Comunità energetiche e auto elettriche. Perché è un matrimonio possibile
44
Come si guadagna con una CER
48
Un piccolo paese diventa il laboratorio per le future
Comunità Energetiche Italiane
50
Ricarica elettrica dei veicoli. Che cosa significa la sigla V2X
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SOMMARIO
p. 06 p. 10 p. 50 p. 12 SMART BUILDING ITALIA MAGAZINE 13 MAGGIO 2024 N°13 | 2024
Frigerio Design Group
52
Architettura e paesaggio per una manifattura 4.0
58
Molfetta The Block: un organismo residenziale smart
62
Quando non sono “solo” scuole
68
Ecco cosa significa oggi progettare una casa smart e green
70
“La Casa Si Cura” con la Comunicazione
72
BIM nella transizione digitale del costruito
74
SMART BUILDING LEVANTE
Unico appuntamento del mezzogiorno per l’innovazione dell’edificio
76
MAF-MILANO AUDIOVISUAL FORUM
2024 apre il 23 ottobre con la 18a edizione della conferenza annuale di HD Forum Italia
78
79
Il radon: i pericoli che comporta e le soluzioni per ovviarli alla luce della legislazione Nazionale
80
Gli Smart Buildings in Italia: una filiera con un potenziale da 130 miliardi di euro
81
Una sfida per l’Innovazione negli Smart Building w
Il Protocollo MATTER Rivoluziona l’Automazione degli Edifici
82
Ecco l’aula del futuro: connessa, smart, efficace, inclusiva e sicura
83
LPAD-7 - Il touch panel perfetto per ogni applicazione
84
Rendere gli edifici più intelligenti: cosa abbiamo imparato negli ultimi 10 anni
85
L’imperativo della gestione intelligente degli edifici basata sui dati
86
Snap4 - Soluzioni Digital Twin per Smart City e Aziende
88
Selektra Italia Connessione e Innovazione per gli Smart Building
89
Howden. Il tuo broker assicurativo
90
Le soluzioni Tecnofiber in fibra ottica per gli impianti multiservizio negli edifici (F.T.T.H.)
91
Scopri Iklas: La Piattaforma Intelligente per la Smart City del Futuro
92
Vivaldi: TELEMACO audio integrated multiroom
93
Beta Cavi ‘’A family company”
94
Illuminare il futuro: la potenza di DALI e KNX nelle soluzioni di illuminazione digitale eelectron
95
DoorBird - Sicurezza IP
La citofonia che guarda oltre il presente
96
Presentiamo Ajax Superior e Fibra
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N° 13
MAGGIO 2024
52 p. 76 p. 58 p. 62 p. 74
p.
14-15 Novembre 2024 Nuova Fiera del Levante, Bari Fiera Internazionale dell’impiantistica e dell’edilizia 4.0 del Mediterraneo MILAN INTERNATIONAL BUILDING ALLIANCE MAIN PARTNER ORGANIZZAZIONE Pentastudio Tel. +39 0444 543133 info@smartbuildinglevante.it www.smartbuildinglevante.it
SMART BUILDING: una grande realtà e un’opportunità per il Paese
In questi ultimi anni, non di rado, ci siamo interrogati sulle dimensioni della cosiddetta “filiera” dello Smart Building. Qualche cosa di più di una semplice curiosità, dal momento che definire la rilevanza economica di un comparto equivale anche a definirne il peso specifico e quello politico. Non poter affermare con una qualche approssimazione quanti addetti ha un settore e quanti punti di PIL muova significa, di fatto, relegarlo ad un ruolo marginale. Ed è quanto in effetti è accaduto da quando qualcuno ha deciso di anteporre il suffisso “Smart” a quello di “Building” (non da ultimo in occasione del famigerato Superbonus).
Per arrivare a descrivere l’entità di un fenomeno, occorre, anzitutto, arrivare a definirne i contorni, passando inevitabilmente per una definizione il più possibile condivisa. La prima domanda alla quale si rendeva necessario rispondere era quindi: che cosa intendiamo per Smart Building, dal momento che il termine anglosassone “smart” è alquanto versatile e la sua traduzione ricca di sfumature diverse?
In numerosi si sono applicati in questo esercizio, ma quasi tutti con un limite, ovvero che partivano dal proprio specifico, ovvero da un punto di vista settoriale e, quindi, parziale, perdendo di vista l’insieme. Il tentativo probabilmente più felice è stato quello dell’ Energy and Strategy Group del Politecnico di Milano che, tuttavia, proprio per il suo particolare punto d’osservazione, ha puntato molto sulla capacità dello Smart Building di contribuire ad una gestione energetica migliore, anticipando con ciò di qualche anno la fortissima focalizzazione attuale sui temi energy, puntando l’attenzione sulla componente impiantistica (…un edificio i cui impianti sono gestiti in maniera intelligente e automatizzata…).
Lo scorso anno abbiamo potuto confrontarci con una nuova definizione, quella prodotta dalla Community Smart Building del The European House Ambrosetti, che ha tentato un approccio più equilibrato, ovvero:
“Lo smart building è un hub di servizi automatizzati real time e adattativi, integrabile con l’organismo edilizio e l’ecosistema esterno, dotato di tecnologie connesse, interoperabili e sostenibili che permettono l’ottimizzazione nell’utilizzo delle risorse idriche e energetiche, dei costi di realizzazione e ge -
stione e la massimizzazione del well-being e della sicurezza degli individui”.
Di questa definizione, che dal punto di vista dell’italiano non è bellissima, ci piace tuttavia particolarmente il concetto di “hub di servizi”, particolarmente azzeccato, ma anche l’integrazione con l’organismo edilizio (che può essere esso stesso smart, fin dalla progettazione, non dimentichiamolo) e il rapporto con l’ecosistema esterno attraverso tecnologie “connesse” (che apre al concetto di smart city e di comunità energetica); mentre è encomiabile aver rivolto per la primissima volta una giusta attenzione alla gestione della risorsa idrica.
Un approccio “olistico” quindi, molto più che nelle precedenti definizioni, che ha come esito quello di andare ad offrire una visione altrettanto ampia del fenomeno a livello macroeconomico. Questa visione ampia, ma coerente, disegna un comparto in cui operano in Italia circa 350 mila aziende che, limitandoci alla produzione in target col concetto di smart building, generano circa 174 miliardi di euro di fatturato e arrivano ad occupare 515 mila addetti. In altri termini una filiera che vale il 10% del PIL e poco più del 2% degli occupati totali. Numeri rilevanti, che evidenziano anche qualche criticità, prima fra tutte il rapporto tra numero di imprese ed occupati, che denota un preoccupante nanismo del settore.
L’altro dato che ci viene offerto dalla ricerca dello Studio Ambrosetti è l’elevato effetto moltiplicatore che questo comparto ha rispetto ad altri più maturi: ogni 100 euro investiti nel settore si attivano infatti circa 187 euro nel resto dell’economia; in altri termini conviene investire, come conferma anche la stima sulla capacità di generare nuovi posti di lavoro, che lo studio fissa a non meno di 200 mila nuove figure tra progettisti e tecnici. Questi numeri erano quelli che ci mancavano per far comprendere ai decisori l’importanza determinante per l’economia del Paese di investire nella riqualificazione green e smart degli edifici, che costituisce una straordinaria opportunità di sviluppo, più che un problema da affrontare.
Non solo impianti e software, non più solo sensori e attuatori, non più solo impianti. Il concetto di smart building deve essere affrontato nella sua interezza, fatta di involucro e di impianti, entrambi intelligenti e in grado di generare qualità della vita e rispetto dell’ambiente, solo così questa meravigliosa sfida potrà essere affrontata e, forse, vinta. ■
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EDITORIALE
Luca Baldin
Luca Baldin, Direttore responsabile
A TU PER TU CON ENRICO FRIGERIO PREMIO SOSTENIBILITÀ 2023
Intervista di Luca Baldin
Nato a Torino, Enrico Frigerio si laurea in architettura a Genova ed entra nel Workshop di Renzo Piano al cui fianco impara il mestiere. Nel 1991 fonda Frigerio Design Group, che fa della qualità e del rapporto con l’ambiente il proprio obiettivo primario. È promotore della “Slow Architecture”, filosofia alla base di architettura progressiva a ridotta impronta ecologica che trae dal contesto le sue risorse per la sua definizione. Tra i suoi progetti più significativi: la tribuna ecologica dell’Autodromo FERRARI di Imola (1992), la sede Sambonet a Orfengo (2004), le centrali elettriche
del gruppo svizzero AXPO (2008), il Centro sportivo Ferdeghini per lo Spezia Calcio (2013), la nuova Stazione Elettrica TERNA a Capri (2018), l’Headquarter Crèdit Agricole Green Life (2018) a Parma, la sede uffici e produzione di Zamasport a Novara (2020) il complesso residenziale a Saronno (2020), il Ferrero Technical Center ad Alba (2022) ed il refitting degli uffici Rosenthal a Selb in Germania (2022).
Sono attualmente in cantiere la transizione energetica della centrale Enel a Fusina ed il complesso residenziale ecosostenibile Albòra a Genova.
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INTERVISTA
Architetto Frigerio, lei si è formato in quella che definirei la “casa del mago”, ovvero lo studio di Renzo Piano, con cui ha collaborato a lungo. Cosa si porta appresso di quella fondamentale esperienza affianco ad uno dei maestri dell’architettura contemporanea?
Sicuramente ho vissuto un’esperienza che mi ha permesso di colmare i “vuoti” lasciati dall’accademia e che mi ha formato professionalmente.
Direi che l’aspetto più importante che mi porto appresso è stato il processo, quell’abilità di passare da un’idea alla sua realizzazione, attraverso un percorso che oggi è sempre più complesso. La capacità di analisi e di sintesi, lo sviluppo del progetto sempre legato ai suoi aspetti costruttivi, ma soprattutto la capacità di gestire e di comunicare il progetto. Per usare una metafora, mi è stata data una Ferrari che ho imparato a guidare ai 350 km all’ora.
Alla nascita del suo studio (il Frigerio Design Group), nel 1991, lei ha messo al centro il rapporto tra architettura e ambiente. Cosa significa per un architetto avere un approccio green, che lei definisce anche di “slow architecture”?
Vede, oggi per avere un approccio green non basta realizzare delle architetture che siano energeticamente efficienti, ma per raccogliere la sfida ambientale a cui siamo tutti chiamati a rispondere, bisogna puntare alla qualità totale.
Sino dai tempi dell’università mi ero convinto che l’ambiente e le sue risorse fossero due “ingredienti” con i quali l’architettura doveva confrontarsi.
Quello che progettiamo deve migliorare la qualità della nostra vita, nel rispetto dell’ambiente e delle sue risorse, e l’architetto ha una grande responsabilità in tutto questo. La “slow architecture” nasce dietro la spinta di queste considerazioni, è un’architettura progressiva che vive nel tempo e trae dal contesto le risorse per la sua definizione, e applica la strategia energetica ‘minimo, semplice e verde’, parafrasando il titolo di un libro di Carlo Petrini. Nel 2023 le è stato riconosciuto da AESS il Premio Sostenibilità per il Ferrero Technical Center di Alba; quali sono i principi
fondanti di quel progetto e perché si può definire un’architettura sostenibile?
Il Ferrero Technical Center è il risultato di un progetto integrato dove sino dalla fase concettuale, sono stati sviluppati i vari aspetti, dal comfort al cantiere, dalla gestione alla manutenzione, per realizzare un edificio che fosse Nzeb.
Un edificio industriale progettato per una produzione automatizzata e interconnessa, con una reciprocità tra uomo e macchina, ma in equilibrio con il suo ecosistema, dove vivere bene; tutto questo per me rappresenta un’architettura sostenibile. Un volume compatto, semplice, per massimizzare tutti gli apporti passivi e limitare le risorse per la sua gestione e manutenzione, senza rinunciare ad una sobria e chiara identità.
Una stretta correlazione tra strutture artificiali e naturali, alla ricerca dell’eccellenza e della funzionalità, per il benessere fisico e mentale per chi lavora in questi spazi, per migliorare la relazione, la creatività e il senso di appartenenza a una collettività.
Nello stesso periodo in cui progettava il complesso di Alba, lei si è impegnato in un importante progetto di refitting degli edifici Rosenthal a Selb in Germania. Il refitting del patrimonio edilizio obsoleto
oggi sembra essere uno dei principali problemi che si trova ad affrontare il nostro Paese (ma non solo il nostro), in chiave di sostenibilità e di Agenda 2030. Quali suggerimenti si sentirebbe di dare al Governo e ai suoi colleghi per semplificare e accelerare tale processo dopo tutte le polemiche sul Superbonus?
Questa domanda richiederebbe una lunga trattazione, in quanto si incrociano vari aspetti, e riguarda una problematica che sarà sempre più di attualità nella gestione futura del nostro patrimonio immobiliare. Un aspetto molto importante è la flessibilità urbanistica, bisogna avere dei piani per la gestione del territorio che devono essere più duttili e flessibili, per rispondere a delle esigenze funzionali che si modificano con una velocità formidabile.
Bisognerebbe favorire il recupero degli edifici esistenti e delle aree antropizzate dismesse con degli incentivi. Incentivi che però non gravino sullo Stato, ma si traducano in una riduzione di oneri o premi volumetrici, piuttosto che semplificazioni burocratiche. Oggi la situazione è esattamente al contrario, intervenire su edifici esistenti risulta estremamente complesso e oneroso, questo non ne favorisce certo il recupero. Viviamo in un paese che è ricchissimo di costruzioni storiche, occorrerebbe farne
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una selezione, gli edifici particolarmente significativi si devono conservare, e bene, ma quelli meno importanti devono poter essere trasformati con semplicità.
Per la Rosenthal siamo intervenuti con un progetto per detrazione, e abbiamo eliminato una serie di edifici che erano ormai fatiscenti, con un costo per il loro ricupero sproporzionato rispetto a quella che sarebbe stata la reddittività immobiliare.
Così facendo abbiamo liberato dello spazio da destinare al verde, e al tempo stesso sono stati rivalutati gli edifici che sono rimasti.
Zero consumo di suolo, zero emissioni, comunità energetiche: sono sfide, opportunità o limiti per l’architettura contemporanea?
Direi che sono dei potenti stimoli che sviluppano la ricerca e se ben interpretati, si trasformano in grandi opportunità.
La storia e piena di esempi, dove l’architettura in qualche modo è sempre stata interprete ed espressione delle difficoltà e dei cambiamenti.
Qual è il suo approccio all’uso delle nuove tecnologie negli edifici nuovi e in quelli ristrutturati? C’è una connessione possibile tra la creazione architettonica e le nuove esigenze impiantistiche?
In generale le nuove tecnologie rappresentano uno strumento potentissimo in tutti i campi, dal progetto alla costruzione, a condizione di conoscerne le caratteristiche in modo da poterne sfruttarne a pieno le potenzialità.
Nei nostri progetti la tecnologia non è “urlata” ma è presente, c’è ma non si vede, le parti tecniche e gli impianti sono integrati nell’edificio, molto spesso materiali e dettagli definiscono la qualità dello spazio ma al tempo stesso svolgono una funzione tecnica. Direi che nel campo della rigenerazione degli edifici, la tecnologia offre dei contributi ancora più rilevanti. Le architetture sono pensate come organismo “edificio-impianto” che massimizza gli aspetti energetici e prestazionali passivi, per ridurre al minimo gli apporti energetici attivi, con l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili, e con l’IoT diventano osmotici, rispetto al luogo in cui si inseriscono. Ambienti bioclimatici progettati con un
sistema di impianti integrati e modulari per ridurre al minimo l’impronta ecologica, offrire il massimo comfort e la totale flessibilità nel tempo.
Che consiglio darebbe ad un giovane architetto di fronte a cambiamenti così rilevanti, come la transizione energetica in atto?
Di essere curioso e di approfondire la propria conoscenza, anche al di fuori del campo specifico dell’architettura. In un’epoca dove molto spesso l’informazione avviene attraverso il web, ed è superficiale, diventa ancora più importante la conoscenza.
La curiosità per esplorare e capire problematiche, caratteristiche e logiche che sottendono ai vari ambiti.
La conoscenza come serbatoio di informazioni ottenute attraverso l’esperienza o l’apprendimento, quale strumento per ampliare la creatività.
Il passaggio è semplice: più conosco, più sarò capace, quando progetto, di attingere a risorse – materiali d’uso, specifiche soluzioni eccetera – che permettano di ampliare e ottimizzare ogni scelta.
Credo sia anche fondamentale una padronanza piena degli strumenti con i quali si opera, ossia quella robusta perizia che permette di rendere perfetta la loro adozione.
Secondo lei l’insegnamento dell’architettura, fondato su un mix di valori che sono al contempo umanistici e tecnici, dove però quelli umanistici non di rado tendono a prevalere, ha ancora una sua validità?
Ritengo di si, ed è ancora più attuale nell’epoca digitale in cui stiamo vivendo, in quanto quel tipo di insegnamento allarga la mente e favorisce la capacità di ragionamento. È necessario sicuramente un migliore equilibrio tra le parti umanistiche e quelle tecniche che vengono insegnate. Alle quali si deve affiancare una importante attualizzazione dei corsi di laurea e degli esami stessi.
Alcuni atenei hanno già iniziato questo processo evolutivo, tipo il Politecnico di Milano, ma c’è ancora molta strada da fare. Bisogna essere Slow da un lato, ma decisamente Fast dall’altro, per essere più contemporanei, e trasformare il paradigma dalla quantità alla qualità, per un Comfort Living diffuso. ■
Rosenthal Rainbowbuilding, Selb Nella sede storica del famoso marchio tedesco della porcellana Rosenthal, nuovi uffici dove respirare un’atmosfera in linea con i valori dell’azienda: ‘long tradition –young creation’.
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Ferrero Technical Center, Alba (CN) Unire la componente naturale e quella umana per realizzare il nuovo polo di innovazione tecnica, espressione dell’identità aziendale, dell’eccellenza, dell’innovazione, della passione e delle persone che da sempre rappresentano il gruppo e la sua cultura industriale.
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SMART CITY
Politica economica
Smart environment
Smart people
Creatività
Trasporti sostenibili
Resilienza
Integrazione internazionale
Attrattive territoriali
Sviluppo sostenibile
Protezione ambiente
Smart living
Mobilitazione dei cittadini
Governance
Opportunità di lavoro
Smart governance
Produttività
Biodiversità
Formazione continua
Geolocalizzazione
Nuovi modelli economici
Salute
Sicurezza dei cittadini
Aumento del territorio
Flussi
Servizi pubblici e sociali
Innovazione sociale
Nuovi strumenti di comunicazione
Infrastrutture culturali ed educative
Trasporto sostenibile
Ricerca e sviluppo
Smart economy
Coesione sociale
Geolocalizzazione
Gestione sostenibile delle risorse
Imprenditorialità
Tecnologia mobile
Azioni locali e partecipative
Smart mobility
Agricoltura urbana
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Internet of Things
Mobilità locale ed internazionale
Sicurezza
SMART SPECIALECITYSMART CITY
SMART PEOPLE
La città intelligente – la Smart City: quell’insieme di strategie di operatività in tema di pianificazione urbanistica volte ad ottimizzare, migliorare e digitalizzare i servizi pubblici, in modo da mettere in relazione le infrastrutture materiali di una città con chi la abita e vive.
Focus di una Smart City è la tecnologia, al servizio della comunicazione, dell’ambiente e della sostenibilità, dell’efficientamento energetico e utile al miglioramento della qualità della vita e delle esigenze di cittadini ma anche di imprese e istituzioni.
Le infrastrutture, dunque, giocano un ruolo preponderante: dai materiali alla digitalizzazione.
Di questo e molto altro si parlerà durante la due giorni della 3^ edizione della Bari Smart City Conference, in programma il 13 e 14 novembre.
Sarà dunque un fondamentale momento di dibattito e di confronto sullo sviluppo sostenibile delle aree urbane che si affacciano sul Mediterraneo.
Il tema sarà “Present and future of Mediterranean cities”, con focus su rivoluzione digitale, nature based solutions, ecosistemi urbani sostenibili e sull’approccio ESG nelle aree urbane.
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SMART BUILDING ITALIA 12 SMART SPECIALECITYSMART CITY
Le politiche urbane verso la trasformazione delle città in smart, resilient, sustainable cities
Pasquale
Capezzuto, Presidente Commissione Tecnica UNI 058 “Città, comunità e infrastrutture sostenibili”
Sono ben note le questioni urgenti che le città europee si trovano ad affrontare, la mancanza di progressi nella transizione verso sistemi energetici digitali, decarbonizzati, accessibili e sicuri e verso economie circolari, un’efficace lotta agli effetti del cambiamento climatico e dell’inquinamento, la mancanza di tutela della biodiversità, il consumo di suolo e il dissesto idrogeologico, in generale la scarsa qualità della vita nelle città dovuta alla congestione, alla mobilità e accessibilità, alle condizioni ambientali e diseguaglianze sociali e mancanza di inclusione.
Il paradigma di città smart resiliente e sostenibile, una pianificazione strategica con un processo partecipativo, flessibile e focalizzato su obiettivi chiari e un piano d’azione definito, può consentire di affrontare in modo più efficace queste sfide.
Gli standards normativi internazionali ed europei
L’Agenda 2030 ha individuato nel Sustainable Development Goal 11 (Make cities and human settlements inclusive, safe, resilient and sustainable) un obiettivo chiave da realizzare nelle realtà urbane.
Programmi quali ad esempio il United for Smart Sustainable Cities (U4SSC) della Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite (UNECE) hanno prodotto framework e KPIs. Si legge spesso a livello nazionale come non sia ancora definito cosa sia una smart city e ciascuno propone una propria definizione, commettendo un evidente errore di conoscenza. A livello internazionale l’International Organization for Standar-
dization (ISO), attraverso il comitato ISO 268 “Sustainable cities and communities” e l’International Electrotechnical Commission (IEC) attraverso il SyC Smart Cities, hanno prodotto definizioni, framework, approcci metodologici, guide per la trasformazione in una smart city.
Le norme del comitato ISO 268 sono recepite a livello normativo italiano dall’UNI. A livello europeo, inoltre, il comitato CEN 465 “Sustainable cities and communities” sta elaborando norme tecniche su temi quali il vocabolario delle nature-based solutions, i servizi ai cittadini e la resilienza territoriale.
Il panorama europeo
L’Unione Europea fin dal 2013 con la prima European Innovation Partnership on Smart Cities and Communities al Lighthouse Cities ha lanciato iniziative sul tema delle smart cities. Replicabilità, scalabilità e valutazione delle esperienze positive concluse nei progetti europei dalle “città faro” e “città follower”, sono stati gli elementi di criticità di questi progetti.
Per i decisori urbani, infatti, è fondamentale capire come applicare le soluzioni sperimentate altrove e quali effetti hanno sulla città e sui suoi cittadini, dal momento che ogni soluzione va adattata alla REALTÀ SPECIFICA di ogni Città.
La recente missione europea delle “100 climate and neutral cities” sta accompagnando cento e più città europee verso questi traguardi ambiziosi. Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino, sono le città italiane, tutte al disopra del quarantesimo parallelo.
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Sito EU Smart Cities marketplace, Green City WIKI
La situazione nazionale
Nonostante numerose ricerche indichino l’esistenza di un potenziale mercato nazionale sulle smart cities di sicuro interesse (135 miliardi di euro solo per gli smart buildings-European House Ambrosetti, 900 milioni di euro per le smart cities nel 2022-Intesa S.Paolo), non appare tuttavia concretizzarsi un progetto strutturato nazionale e locale di trasformazione delle città italiane in città intelligenti.
Lo sviluppo tecnologico corre più veloce delle amministrazioni e il risultato è che spesso i vendors riescono a far installare sistemi smart di videosorveglianza, controllo del territorio o del traffico, e i singoli amministratori o sindaci virtuosi si trovano a realizzare progetti singoli, non integrati e slegati da un programma complessivo per la città, basato su di una pianificazione ben definita. Molte amministrazioni di comuni di medie dimensioni, non avendo conoscenza di cosa sia realmente un progetto globale di trasformazione verso una smart city, realizzano una serie di iniziative, orientate più verso temi verticali, quali l’illuminazione pubblica, la mobilità sostenibile, l’e-government, l’efficienza energetica, il greening urbano. Nelle grandi città si sperimentano progetti più integrati. In generale i cittadini sono all’oscuro, non vengono coinvolti in questi progetti volti ad elevare la loro qualità della vita e il risultato è che quegli stessi progetti, calati dall’alto, trascurano i reali bisogni dei cittadini, che il più delle volte chiedono alle loro amministrazioni cose semplici, come maggior efficienza ed efficacia nei servizi pubblici, qualità dell’aria e benessere per le persone, accessibilità e efficienza negli spostamenti, ridotti costi energetici, inclusione sociale, coesione sociale, connettività con il mondo e con la città, ma anche di perseguire obiettivi più ambiziosi, quali l’attrattività di talenti, di imprese ad alto tasso di innovazione a favore di una competitività almeno a livello Europeo.
A fronte di queste chiare e concrete esigenze da soddisfare si rilevano percorsi locali autonomi con progetti pilota in domini verticali, a scala limitata, attuati in assenza di una visione comune, di una pianificazione, disegnati da una governance dirigistica e settoriale.
Solo un progetto complessivo nazionale potrebbe definire framework, linguaggi e metriche comuni per l’accountability dei risultati, adottare iniziative nazionali dedicate, abilitanti e facilitanti.
Le definizioni di smart city
Ma per capire dove andare e come, la prima cosa è condividere un obiettivo chiaro, e per questo sono indispensabili le definizioni. Quelle più accreditate di smart city sono quelle di UNI e di IEC, vediamole assieme:
Quella di Uni recita: “Città che ha la capacità di incrementare la sostenibilità sociale, economica e ambientale e la risposta a sfide come i cambiamenti climatici, la rapida crescita della popolazione e l’instabilità politica ed economica, migliorando fondamentalmente il modo in cui coinvolge la società, applica metodi di leadership collaborativa, opera in modo interdisciplinare con i sistemi della città e utilizza le informazioni dei dati e le moderne tecnologie per offrire servizi e qualità della vita migliori a quelli in città (residenti, uomini d’affari, visitatori), ora e per il prossimo futuro, senza ingiusto svantaggio degli altri o degrado
dell’ambiente naturale (UNI ISO 37122)”.
Quella di IEC, più sintetica, definisce la Smart City una “Città dove i miglioramenti in qualità della vita, servizi, sostenibilità e resilienza sono facilitati dall’effettiva integrazione di molti e vari tipi di sistemi fisici, digitali e sociali e l’uso trasformativo dei dati e delle tecnologie (IEC IEV 831-01-03)”.
A queste due definizioni, per la chiarezza, vale la pena aggiungere quella di smartness che suona così: “contributo allo sviluppo sostenibile e alla resilienza, attraverso un processo decisionale basato su solide basi e l’adozione di una prospettiva a lungo e breve termine implica un approccio olistico, che includa una buona governance e un’organizzazione, processi e comportamenti adeguati e l’uso innovativo e appropriato di tecniche, tecnologie e risorse naturali”.
Le suddette definizioni costituiscono una solida guida per gli amministratori delle città perché contengono tutti elementi costitutivi per un progetto di trasformazione verso una città smart, resiliente e sostenibile.
Il processo
Da quanto sopra si desume che un processo di trasformazione verso una città sostenibile si debba basare su di una pianificazione strategica che pervada l’organizzazione amministrativa della città e incida in modo integrato su tutti i domini della città, una pianificazione integrata in cui tutti i piani, programmi e progetti settoriali sono finalizzati verso la gestione coordinata del processo. La definizione della visione e degli obiettivi conseguenti, l’organizzazione dedicata, le risorse, la pianificazione attuativa, la
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SMART SPECIALECITYSMART CITY
misurazione e valutazione dei risultati e il miglioramento continuo sono gli elementi del processo da attuare.
Processo che deve necessariamente prevedere il coinvolgimento diretto dei cittadini e dei city users in una leadership collaborativa tra tutti gli stakeholder della vita sociale della città.
Le soluzioni tecnologiche selezionate saranno coerenti con gli obiettivi della pianificazione, in particolare le nuove tecnologie digitali apportano un valore aggiunto alla governance del progetto. Raccogliere i dati della città e dei suoi sottosistemi, mediante dispositivi e sensori dell’Internet delle cose (IoT) e analizzare ad esempio i dati relativi alla mobilità, all’energia, ai rifiuti, alla qualità dell’aria e alla sicurezza urbana, utilizzando strumenti di analisi avanzati e algoritmi di apprendimento automatico, consente di assumere decisioni informate e risolvere in modo più efficace i problemi nei diversi domini della città. Dunque, non solo innovazione tecnologica, efficienza operativa, ottimizzazione delle risorse, ma in primis governance, la data driven City, ma anche innovazione sociale, tecnologia a servizio del benessere, dell’inclusione, della sostenibilità sociale ambientale ed economica. Le amministrazioni di città intelligenti e sostenibili individuano i bisogni dei cittadini e co-costruiscono i servizi mediante l’innovazione, sistemi sanitari intelligenti, reti di trasporto urbano più intelligenti, migliori strutture per la gestione idrica e per lo smaltimento dei rifiuti, case e edifici intelligenti, unitamente al greening urbano.
Conclusioni
Superando il concetto comunemente diffuso di città tecnologica
Una smart city deve necessariamente prevedere il coinvolgimento diretto dei cittadini e dei city users in una leadership collaborativa tra tutti gli stakeholder della vita sociale della città.
ed iper-efficiente, si deve considerare come pilastro fondamentale di ogni processo di trasformazione urbana la sostenibilità, con immediata ricaduta sulla vita dei cittadini e sui concreti bisogni. È auspicabile un progetto nazionale di rigenerazione urbana verso le città sostenibili e intelligenti che incorpori i concetti di decarbonizzazione, resilienza urbana e territoriale, riconnessione con la natura (nature-based solutions e biophilic design), inclusione sociale, fattori trasversali, spesso trascurati, nei progetti realmente sostenibili.
È non solo auspicabile, ma necessario un pieno coinvolgimento dei cittadini attraverso il codesign da parte di un’amministrazione cittadina più interattiva e reattiva, l’uso di piattaforme digitali per interagire con i residenti e consentirne la partecipazione attiva ai processi decisionali, migliorando così i servizi pubblici mediante una governance basata sui dati.
Si deve passare da un approccio incentrato sulla tecnologia a uno incentrato sui residenti, da una mentalità da fornitore di servizi a una mentalità basata su una piattaforma, che facilita la forte partecipazione di diverse parti interessate nella risoluzione dei problemi, dall’elaborazione di politiche con i residenti, anziché per i residenti.
Ogni città ha dunque a disposizione guide normative per il corretto ed efficace approccio metodologico e per l’implementazione di un proprio progetto generale di transizione verso la sostenibilità. Il dossier UNI “La transizione delle città verso la sostenibilità” prodotto dalla commissione UNI CT 058 “Città, comunità e infrastrutture sostenibili”, rappresenta in questo senso una utile guida per amministratori pubblici e professionisti. ■
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Un PNIEC con un focus chiaro: quanto siamo lontani dagli obiettivi?
Si è da poco conclusa la consultazione del MASE sulla proposta di PNIEC, che constava di ventuno domande su diversi temi contenuti appunto nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia ed il Clima. Naturalmente SBA ha sentito il dovere di esprimersi nelle modalità che sono congeniali all’associazione: creando un gruppo di lavoro di esperti volontari che hanno inteso delineare una posizione che tuteli gli interessi dei cittadini coniugandoli con le non procrastinabili necessità di raggiungimento degli obiettivi comunitari in materia di decarbonizzazione e digitalizzazione e conseguente salvaguardia del pianeta.
SBA ha espresso solo una parziale soddisfazione in merito al focus del PNIEC proposto, ma soprattutto un forte dubbio circa la possibilità di trasformare un impegno programmatico generale in un ruolino di marcia serrato, sostenibile, ma soprattutto realmente vantaggioso per i cittadini.
SBA vede la necessità di avere un chiaro regolamento d’attuazione con scadenzari incalzanti coadiuvati da meccanismi incentivanti per l’esecuzione dei programmi nei termini e poi penalizzanti fino alla coercizione dopo la scadenza.
A tale proposito si è posto l’accento sulla necessaria scientificità e scalabilità dell’intervento, ponendo maggiori urgenze sui soggetti giuridici o privati in funzione del dato aggregato dei consumi energetici e delle emissioni di CO2 da questi espressi. Evidentemente il maggior impatto positivo sull’ambiente assieme alla più rapida capacità di esecuzione dipenderà da quanto velocemente questi grandi emettitori di CO2 (gruppi industriali, flotte di mezzi di trasporto commerciale, proprietari o gestori di parchi immobiliari) saranno in grado di raggiungere la neutralità carbonica. Alcuni potranno persino andare a saldo negativo di emissione e con un percorso virtuoso sostenuto dai certificati
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Domenico Di Canosa – Presidente Smart Buildings Alliance Italia ETS
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bianchi aiuteranno altri attori che per limiti imprevedibili potrebbero non riuscire a conseguire completamente la neutralità carbonica, qualora non sia possibile costituire fra questi una CER.
COME INTERVENIRE
In merito a come conseguire gli obiettivi SBA ha espresso il parere che sarebbe il caso di lasciare completo libero arbitrio a questi soggetti in merito alla modalità di esecuzione ed alle tecnologie da adottare per raggiungerli, dando possibilità di scelta all’investitore in funzione di ciò che risulti essere più conveniente, rapido, disponibile, focalizzandosi unicamente sui dati di consumo ed emissione misurati e certificati prima e dopo gli interventi.
In questo senso la forzata adozione di una tecnologia è non solo fortemente sconsigliata, ma può rivelarsi alla luna castrante o persino controproducente.
Ribadiamo quindi che ci si deve focalizzare sui dati di consumo energetico normalizzato, comunemente detti baseline e sulla correlata emissione di CO2, lavorando per perseguirne l’azzeramento o la massima riduzione possibile entro una data stabilita, con dati provenienti da apparecchi di misura certificati secondo gli standard europei i cui dati siano validati in blockchain e conservati in un apposito portale governativo. In parole povere un gruppo di gestione immobiliare oppure un gruppo industriale dovrebbe fornire il dato di consumo energetico da combustibili fossili degli ultimi tre anni, normalizzarlo in funzione delle variabili ambientali e di produzione, certificarlo e presentare un piano per la decarbonizzazione del gruppo (emissione degli edifici, della produzione, della logistica, dello spostamento dei dipendenti) entro una data precisa. A partire dalla quale le apparecchiature di misura installate pubblicheranno i dati attraverso una blockchain su di un portale governativo per certificare il risultato raggiunto in termini di riduzione delle emissioni di CO2
Lo stesso esempio lo si potrebbe fare per un gruppo logistico che dovrebbe dichiarare il consumo normalizzato di carburanti con effetti clima-alteranti utilizzati negli
ultimi tre anni e presentare un piano per l’azzeramento delle emissioni pubblicando nel medesimo modo i nuovi consumi normalizzati di carburanti non clima alteranti usati.
La necessità di avere un portale pubblico deriva dalla necessità di una repository unica e pubblica che consenta di verificare immediatamente la congruità del dato trasmesso attraverso un’analisi di benchmark con la media standard degli utilizzatori omogenei. Eventuali deviazioni rispetto alla media saranno oggetto di ispezione da parte di agenti governativi per la conseguente verifica di errori, illeciti o incongruenze.
Diventa dunque imperativo completare la digitalizzazione del paese per dare ad ogni edificio la giusta connettività alla BUL come previsto dall’agenda europea al pari di una implementazione a tappeto della normativa UNI EN 52120, applicandola a qualunque edificio in uso.
I meccanismi di incentivo dovrebbero essere proporzionali all’abbattimento delle emissioni, e nel caso di soggetti produttivi, alla salvaguardia dei posti di lavoro ed al miglioramento della competitività della produzione a valle dell’intervento di efficientamento.
L’erogazione degli incentivi in fase di progettazione e realizzazione dovrebbe essere garantita da enti finanziatori (fondazioni bancarie, cofidi, ect.) che dovrebbero valutare la bontà dell’intervento proposto e poi ricompensati dallo stato con interessi più un delta premiante da condividere col soggetto finanziato in funzione dei citati paramenti, il tutto per un congruo periodo di tempo successivo all’entrata in esercizio del progetto.
Tale strategia con avvio immediato e prospetto a lungo termine sarà in grado di prevenire meccanismi inflattivi e si autososterrà grazie all’impulso e vigore dati alla ricerca e sviluppo di nuove tecnologie autoctone sempre aggiornate per l’efficientamento energetico ed il miglioramento dei processi produttivi, ottimizzando la bilancia degli scambi commerciali specie in ambito energetico
e di materie prime rare, attraendo così nuovi fondi di investimento ad operare in Italia.
In merito all’adozione delle rinnovabili ed alla semplificazione del rilascio dei permessi, occorre forzare centralmente l’adozione della V.I.A. semplificata da parte degli enti locali per quegli impianti che lo richiedano. Occorre altresì rimuovere ogni ostacolo burocratico legato ai regolamenti locali per l’installazione di impianti su suoli o edifici privati, fatti salvi quelli vincolati per cui gli enti preposti dovranno collaborare per l’individuazione di soluzioni alternative (leggasi ulteriore accelerazione nella costituzione ed entrata in servizio di CER) alla compensazione delle emissioni di CO2.
A proposito di altri schemi incentivanti, incluso quelli ambientalmente dannosi, SBA è favorevole ad una cancellazione degli stessi ed al dirottamento dei fondi ivi allocati sommandoli ai nuovi per:
• Il completamento dell’agenda digitale con BUL disponibile ad ogni edificio ed installazione dell’impianto multiservizio
• L’implementazione di adeguati modelli trasporto comunale, sovracomunale e locale a zero emissioni, aggregando in cluster di mobilità comunità montane, piccole città vicine fra loro, ma lontane dai capoluoghi caratterizzate da modesta capacità economica ed organizzativa
• L’installazione di apparecchi di misura ed automazione in ogni pertinenza residenziale, privata, pubblica, commerciale, industriale e quindi collegati ad un portale di analisi come precedentemente descritto
• Installazione di sistemi di integrazione edge con comunicazione standardizzata, aperta per le applicazioni di automazione domestica, commerciale ed industriale a favore dell’interoperabilità e della gestione delle risorse lato utente (DSM: Demand Side Management)
Come associazione di esperti di tecnologia, ma che lavora per i cittadini siamo fiduciosi del fatto che con poche regole chiare e completa libertà di azione, i privati saranno non solo motivati, ma persino felici di partecipare agli obiettivi di conservazione del pianeta nel solco delle direttive comunitarie. ■
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Digitalizzazione dei Servizi Pubblici: l’Italia verso la Maturità Digitale
Luigi Zanella, Head of business development and innovation at Deda Next
Progresso, dal latino: “ progressis” – andare avanti. Negli ultimi anni, l’Italia ha manifestato una determinazione crescente nel dare compimento al proprio percorso di digitalizzazione. Un percorso che oggi, grazie anche all’accelerazione del PNRR, vede le amministrazioni locali protagoniste.
I Comuni, infatti, stanno lavorando per raggiungere gli obiettivi individuati dalle strategie nazionali ed europee. La strada percorsa sta plasmando un panorama dove competenze, infrastrutture
e servizi pubblici convergeranno per la creazione di un valore sociale futuro. Ma come misurare e monitorare il cambiamento, così da individuare i gap ancora presenti ed elaborare la strategia più efficace per colmarli? Attraverso una fotografia periodica della trasformazione digitale dei principali enti locali italiani.
Dal 2019, la realizza Deda Next, realtà di Dedagroup impegnata ad accompagnare la trasformazione della PA e delle aziende di pubblico servizio.
Si tratta dell’ Indagine sulla maturità digitale dei Comuni Capoluogo, costruita a partire dal suo indice sintetico Ca.Re. (Cambiamento Realizzato), in collaborazione con FPA.
L’indice è da intendersi come un benchmark per gli Enti Locali, utile a valutare la propria maturità digitale. Questo è costruito attorno a un campione rappresentato dai Comuni capoluogo, ma è applicabile a tutte le realtà territoriali.
Negli anni, l’indice Ca.Re. si è evoluto e affinato, spostando sempre più in alto l’asticella del confronto, pur mantenendo saldi i parametri di base
Come effetto dei traguardi posti dal PNRR, inoltre, l’ultima edizione della ricerca (2023), è stata condotta introducendo standard più elevati di misurazione e aggiornando coerentemente gli indicatori.
Se guardiamo al trend dal 2019 a oggi, il balzo in avanti in termini di maturità digitale è evidente. Lo sottolineano i tre indici che fungono da metriche di confronto: la disponibilità dei servizi online (Digital Public Services), l’integrazione con le piattaforme nazionali (Digital PA) e l’apertura e interazione digitale (Digital Openness). Se, nel 2019, avevamo un’Italia caratterizzata da un livello di maturità digitale abbastanza basso, con 68 enti che raggiungevano un grado di maturità digitale tra il medio e il buono e 39 in rilevante ritardo o esclusi dal processo, nel 2023 la situazione cambia radicalmente. Oggi, dei 110 Comuni capoluogo, 32 mostrano un buon livello di maturità digitale, 52 si attestano a uno stato medio-alto, mentre 23 si collocano nella fascia medio-bassa e solo 3 in quella bassa Dati incoraggianti, frutto dei risultati ottenuti in tutte le metriche prese in esame.
Digital Public Services
Lo sviluppo di servizi digitali semplici ed efficaci è un obiettivo centrale nelle strategie di digitalizzazione della PA e ha una particolare rilevanza per le realtà comunali, che sono il front office per cittadini e imprese. Un’Amministrazione pienamente digitale cambia il rapporto con i propri interlocutori: i processi diventano più snelli, i sistemi di autorizzazione più rapidi ed efficaci. Una nuova generazione di servizi digitali
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INDAGINE SULLA MATURITÀ DIGITALE DEI COMUNI CAPOLUOGO INDICE CA.RE. EDIZIONE 2023
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aderente a questo modello ha quindi un impatto positivo sul sistema sociale ed economico.
Nel 2019, 88 degli allora 107 Comuni capoluogo raggiungevano un buon livello nella messa a disposizione dei servizi online al cittadino, mentre 19 erano in forte ritardo. La situazione è ben diversa nel 2023, con 95 città che ottengono un livello di maturità medio-alto per i servizi digitali
Oggi, su 26 procedure considerate, in media ogni Comune offre 11,6 servizi in formato digitale e quelli più disponibili sono i servizi per l’istruzione, come l’iscrizione alla mensa scolastica.
Digital PA
La capacità di erogare servizi semplici ed efficienti passa anche dall’integrazione dei sistemi informativi dei Comuni con le grandi piattaforme nazionali, come SPID e CIE, pagoPA e l’app IO. Qui, nel 2019, solo 69 Comuni raggiungevano un livello “buono”, mentre nel 2023 sono 107 i Comuni che si posizionano in una fascia di maturità medio-alta.
Particolarmente incoraggiante è inoltre il fatto che tutti i Comuni capoluogo ade -
riscono a SPID e, di questi, 74 hanno integrato anche l’accesso con CIE. Tutti sono anche attivi su pagoPA, per un totale di 46,1 milioni di transazioni ad aprile 2023 (+68,7% rispetto al 2022), e hanno almeno un servizio esposto sull’app IO, per un totale di 1987 servizi.
Digital Openness
La piena affermazione del paradigma della “PA aperta” è un fattore essenziale per migliorare l’interlocuzione tra enti pubblici e cittadinanza. Al contrario dei due indici precedenti, questi temi non sono strettamente correlati alle misure del PNRR, almeno non direttamente.
In materia di dati pubblici, infatti, il Piano si concentra sul tema dell’interoperabilità, coerentemente con il principio once-only, secondo cui i cittadini forniscono solo una volta le informazioni alle autorità pubbliche, perché queste possono dialogare, scambiando dati e documenti ufficiali. Secondo i criteri di classificazione che vigevano nel 2019, solo 31 Comuni raggiungevano un livello medio-alto di maturità, mentre ben 76 erano in una condizione che, rispetto alla situazione attuale, può essere
considerata insufficiente. Nel 2023, sono 20 le amministrazioni con un buon livello di openness e 77 quelli con un livello buono. In particolare, su 110 Comuni capoluogo, 71 rendono disponibili, a vari livelli, i dati in formato aperto sui propri portali o sulle piattaforme regionali dedicate agli Open Data, per oltre 16.600 dataset pubblicati (+5,2% rispetto al 2022).
I numeri ci raccontano quindi un progresso notevole.
Ma cosa ci aspetta in futuro?
In un panorama dove i servizi sono digitali e integrati, tra loro e con le piattaforme nazionali, e le amministrazioni sono aperte e trasparenti, i dati sono il patrimonio da valorizzare. Non solo in termini di efficientamento, ma anche e soprattutto per creare un valore sociale condiviso.
Saranno infatti i dati a supportare la transizione verso smart cities efficienti, riprogettate negli spazi, più green.
E sempre i dati consentiranno agli enti di realizzare iniziative puntuali, per rispondere alle esigenze di cittadini e territorio. Un futuro, questo, meno lontano di quanto sembri, che stiamo raggiungendo passo dopo passo. ■
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RENAEL per la prima volta alla COP28, conferenza sui cambiamenti tenutasi a Dubai nel 2023
COP28 2023 è la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici tenutasi a Dubai negli Emirati Arabi Uniti. È stata la più grande del suo genere con circa 85,000 partecipanti tra cui più di 150 capi di stato e di governo, erano tra i rappresentati delle delegazioni Nazionali della Societa Civile, delle imprese, delle popolazioni indigene e dei giovani.
Prossimo appuntamento COP29 si terrà a Baku in Azerbaigian dall’11 al 24 Novembre 2024.
Benedetta Brighenti, RENAEL a COP28 202 , Dubai
“Le città sono il motore della transizione verde”
Benedetta Brighenti
Emissioni di carbonio a zero, mix energetico, Smart building e dati.
La sfida ambientale secondo Benedetta Brighenti, RENAEL, deve guardare all’innovazione
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Nel panorama sempre più attuale dei cambiamenti climatici, le città si trovano ad affrontare sfide senza precedenti, richiedendo soluzioni innovative e orientate al futuro. Al centro di questa trasformazione, ci sono anche gli edifici intelligenti, gli “smart building”, cioè gli edifici progettati per gestire in modo ottimale l’energia e che potrebbero rappresentare un veicolo fondamentale per una transizione energetica efficace e sostenibile
Incontriamo Benedetta Brighenti, direttrice della Rete Nazionale delle Agenzie Energetiche Locali (RENAEL), il network nazionale delle agenzie energetiche locali, le società in house degli enti pubblici che attraverso il loro lavoro si stanno distinguendo come una guida risolutiva per accompagnare i comuni, le province e le Regioni nella transizione energetica ed ambientale
Attraverso la sua esperienza e la sua visione, allargheremo lo sguardo, provando ad analizzare il contesto nel quale ci troviamo a lavorare e di come la tecnologia e l’innovazione possono contribuire alla riduzione delle emissioni di carbonio e alla creazione di ecosistemi urbani più efficienti e salutari.
Sotto la sua guida la Rete Nazionale delle Agenzie Energetiche Locali ha partecipato per la prima volta ad una conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, da Dubai, dove si è tenuta la COP28, lei ha detto che senza le città non c’è transizione, cosa intende?
Innanzitutto, vorrei ringraziare il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica che, selezionando, tra le altre, anche la nostra proposta di side event ci ha permesso di partecipare alla COP28 di Dubai. Oltre all’emozione di esserci, per la prima volta nella storia come ha ricordato, lo scopo era anche quello di portare la voce delle città e poter spiegare quanto le città siano i veri attori protagonisti del processo di neutralità carbonica, o meglio di neutralità climatica.
Il cambiamento climatico non è più solo un tema di discussione, si tratta di una realtà già in atto. Visto che ha parlato di città, le smart city sono la soluzione alla crisi climatica?
La crisi climatica, purtroppo, è solo una
delle crisi in atto in questo momento storico. Se ne parla meno ma non dimentichiamo la crisi energetica che ci ha colpito quando è scoppiata la guerra in Ucraina e che ha accelerato una serie di processi a cui non eravamo preparati, alla crisi democratica in molte parti del mondo, alla crisi sanitaria che ci ha chiusi in casa durante la fase pandemica acuta.
Tutte queste crisi si sono intrecciate e sono sfociate in una seria e imponente crisi sociologica, poiché ognuna di queste ha comportato nuove fragilità all’interno della società. Oltre a questo, hanno variato di importanza i fattori sui quali si è sempre lavorato. Oggi l’elemento principale a cui dobbiamo prestare attenzione è il “fattore tempo”, poiché è partito un countdown ormai molto stringente.
Per noi, che lavoriamo per contrastare o mitigare le conseguenze dei cambiamenti climatici, il tema del tempo entro il quale dobbiamo assolutamente riuscire a raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica è il focus centrale. In quest’ottica siamo chiamati a guardare oltre alla smart city, a ragionare di ecosistemi urbani nei quali il benessere dei cittadini è l’obiettivo centrale, che possano diventare dei veri e propri cantieri dell’innovazione, non solo tecnologica ma anche sociale.
Intanto 9 città italiane si sono date l’obiettivo di diventare carbon neutral entro il 2030, cosa significa?
Entro il 2030, 100 città scelte dalla Commissione europea dovranno essere a impatto climatico zero.
Tra le 100 città selezionate, 9 sono italiane: Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma, Torino Poi c’è chi come Verona, che era con noi a Dubai, ha deciso su base volontaria di darsi l’obiettivo della neutralità carbonica entro il 2030.
Le città scelte devono dotarsi di un Climate City Contract, cioè un patto da sottoscrivere con la Commissione europea, che definisce, in modo chiaro, una strategia comunale per raggiungere la neutralità climatica, le azioni da perseguire, partendo da politiche e piani locali esistenti, gli investimenti necessari per attuare le azioni.
Dal suo punto di vista qual è il ruolo degli smart building nel percorso di transizio-
ne energetica e di lotta ai cambiamenti climatici?
Le città sono suddivise in diverse anime: la mobilità, il comparto produttivo e il patrimonio edilizio (pubblico e privato). Quest’ultimo è estremamente importante soprattutto perché è direttamente legato al tema del benessere di coloro che li vivono e che li abitano. Questo benessere oggi viene protetto e implementato solo se gli edifici sono in grado di reagire e reggere alla sfida del cambiamento climatico.
Isole di calore, eventi meteorologici estremi, repentini sbalzi di temperatura, tutti questi elementi possono essere “mitigati e adattati” da una struttura che sia stata interessata da una riqualificazione energetica contemporaneamente a un upgrade digitale, domotico e impiantistico. Lo smart building diventa quindi attore protagonista e può essere implementato e “evoluto” attraverso diversi strumenti in base al fatto che sia edificio pubblico o privato. Ultima menzione ma non per importanza va alla social housing, categoria specifica dell’asset di edifici pubblici che necessita, mi sentirei di dire, ancora più del resto del patrimonio, di questo processo di innovazione.
Come si può fare?
La chiave è fare rete. Serve un luogo, anche fisico, attorno al quale devono sedersi tutti i soggetti che si occupano di riqualificazione. Il pubblico, il privato, gli ordini professionali, le imprese della filiera della riqualificazione edilizia. Insieme dobbiamo aiutare le città a reagire alle sfide sempre nuove e ad abbracciare anche la sfida (e le opportunità) degli smart building con un unico grande obiettivo: la neutralità climatica. Bisogna, per forza, agire insieme ed in maniera integrata perché il tempo è poco.
Lei ha parlato spesso di dati, viviamo in un Paese dove la cultura del dato è ancora sottovalutata, qual è il rapporto tra dati ed energia?
Il rapporto tra dati ed energia, nell’epoca in cui viviamo, è qualcosa di fondamentale perché solamente con un corretto utilizzo dei dati possiamo veramente portare all’apice del proprio rendimento un edificio intelligente e mi permetta di dire che i dati sono anche una straordinaria occasione di dialogo, a tutti i livelli.
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Benedetta Brighenti, direttrice della Rete Nazionale delle Agenzie Energetiche Locali (RENAEL) a COP28 2023 a Dubai
Parla di corretto utilizzo… Si, parlo di giusto utilizzo dei dati perché l’uso dei dati è sempre un processo importante e molto delicato.
Se da una parte la giusta lettura dei dati può generare un livello di automatizzazione della casa o degli edifici capaci di ottenere una maggiore performance, la grande quantità di dati a disposizione va sviluppata, interpretata, ma sempre in un’ottica – anche – cautelativa della
privacy e dei diritti di tutti gli abitanti interni alla casa, così come di quelli esterni. Detto ciò, la combinazione del tema dei dati con quello dell’energia rappresentano, oggi, la chiave per poter raggiungere quelle performance che ci fanno completare il quadro della neutralità climatica di una città.
Lei è stata scelta dalla commissione europea come Climate Pact Ambassador, cioè gli ambasciatori del patto per i clima che hanno il ruolo di informare, ispirare e sostenere la politica e l’azione per il clima nelle loro comunità e reti.
Qual è la sfida più grande?
La sfida ambientale, che comprende in sé anche quella energetica, deve diventare sempre più trasversale.
Penso al digitale, l’altra grande transizione insieme a quella verde, ecco penso che digitale, energia, dati ed innovazione tecnologica debbano essere sempre più connesse tra loro.
Se queste tematiche possono in qualche modo camminare con le loro gambe e portare se stesse a uno sviluppo sostanziale, la sfida della neutralità climatica necessita invece del coordinamento e della fusione di tutte le altre.
Ritengo questa sia la mia prima mission come Climate Pact Ambassador, quella di sensibilizzare in questa direzione tutti, per far comprendere che questa sfida, che è la più importante che abbiamo di fronte, può essere affrontata e vinta solo insieme. ■
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Sfida digitale: quale impatto nella filiera immobiliare, dall’investimento alla gestione
Prof. Andrea Ciaramella
Dipartimento ABC, Politecnico di Milano
Verso la fine degli anni ’80 il Center for strategic studies in Construction nel Regno Unito, editò un report “Il futuro delle costruzioni verso l’anno 2000”.
Tra le previsioni del report, la possibilità che gli edifici potessero gestirsi da soli, determinando condizioni ottimali, in relazione alle caratteristiche degli occupanti. A distanza di circa 40 anni dobbiamo riconoscere che tecnologicamente è possibile che gli edifici governino in autonomia le proprie prestazioni in relazione alle condizioni di occupazione Dunque, nessun dubbio sulle potenzialità delle soluzioni tecnologiche, ma dobbiamo domandarci se siamo culturalmente preparati a sfruttarne positivamente le opportunità e soprattutto a gestire il fatto che la tecnologia corre più velocemente della nostra capacità di utilizzarla e della nostra capacità di adattamento. Ma la digitalizzazione è solo uno dei fenomeni che caratterizzano lo scenario competitivo nel quale viviamo; sono molteplici le trasformazioni che l’ambiente costruito sta attraversando e dobbiamo cercare di capire come la grande ondata della digitalizzazione possa essere di aiuto al business, alla società, alle persone.
Chi opera nel settore immobiliare ha sempre potuto contare su scenari di mercato prevedibili, prevalentemente caratterizzati da trend e cicli, da settori industriali ben circoscritti e definiti in termini di domanda, offerta e concorrenza e da tecnologie
consolidate anche se in continuo miglioramento e potenziamento.
In questo scenario di mercato le aziende hanno sviluppato e progressivamente affinato modelli di business e strategie di medio-lungo termine perseguendo nel tempo obiettivi di crescita, efficienza e produttività. In conseguenza di questa “stabilità”, gli asset fisici strumentali alle attività aziendali sono sempre stati progettati e realizzati per servire modelli di business definiti e invariabili nel tempo, specializzati, “statici”, con format consolidati e prevalentemente in proprietà.
Lo scenario di mercato attuale, invece, è caratterizzato da evoluzioni repentine e difficilmente prevedibili, da assenza di cicli ben definiti, da “arene” competitive, piuttosto che specifici settori industriali, all’interno delle quali aziende mature e consolidate competono con soggetti emergenti che entrano nel mercato con prodotti e servizi innovativi, a volte dirompenti, proprio grazie all’impiego delle nuove tecnologie. In questo scenario estremamente dinamico le aziende adottano modelli di business innovativi, sviluppano strategie multiple, creano nuova domanda e perseguono obiettivi di agilità ed innovazione in “architettura aperta”.
Per questo gli edifici devono necessariamente essere progettati e realizzati per essere polifunzionali e “flessibili”, per servire strategie variabili nel tempo per favorire le collaborazioni multidisciplinari tra più soggetti e supportare nuovi format.
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SPECIALE SMART CITY
Prof. Andrea Ciaramella
Gli asset immobiliari diventano parte di un’offerta di servizi integrati a valore aggiunto, ovvero infrastrutture produttive, piuttosto che semplici beni strumentali in proprietà; la componente “servizio” oggi genera il vero valore attribuibile al metro quadro. In tutto questo, il comparto immobiliare è sempre stato poco incline all’investimento in ricerca e sviluppo, alla standardizzazione dei processi, all’integrazione delle fasi/attività.
Ma alcuni grandi cambiamenti obbligano a rivedere radicalmente il tradizionale modello di business.
Il primo è che la crescita economica non determina più necessariamente una crescita in termini di domanda di spazio. Nel 1990, a Detroit, le prime 3 aziende capitalizzavano 36 miliardi di dollari con 1,2 milioni di addetti. Nel 2014, le prime 3 aziende (Google, Apple, Facebook), capitalizzava-
no poco oltre 1000 miliardi di dollari con 170.000 persone impiegate.
La capacità di produrre ricchezza è strettamente legata a un mondo immateriale, dove ciò che si produce è invisibile, tuttavia è tutt’altro che virtuale.
Il secondo, riguarda la vita utile delle imprese che insieme alle famiglie rappresentano una parte significativa della domanda di prodotto edilizio. Il ciclo di vita delle imprese tende ad accorciarsi: rispetto agli anni ‘70 è sostanzialmente dimezzato; la vita media delle aziende S&P USA nel 1964 era di 33 anni, le previsioni al 2027 ci dicono che la vita media sarà di 12 anni.
Il terzo cambiamento riguarda la diffusione e l’adozione delle nuove tecnologie: queste consentono ad aziende giovani di sviluppare servizi, prodotti e modelli di business innovativi e dirompenti e di acquisire rapidamente quote di mercato significa-
Anche in Italia questo fenomeno è visibile
tive a discapito degli operatori maturi. I dati sono il nuovo petrolio e la capacità di utilizzare in maniera appropriata grandi quantità di dati e sfruttare tecnologie come Intelligenza Artificiale, Machine learning e blockchain, costituisce per l’ambiente costruito una straordinaria opportunità1 : i dati possono orientare i progetti, capire le inclinazioni dei consumatori, misurare il rischio degli investimenti.
La rapida diffusione delle tecnologie legate alla digitalizzazione dei servizi e dei prodotti, determina un radicale cambiamento dello scenario e obbliga l’intera filiera a innovare i propri processi.
Questa spinta all’innovazione, che porta alla rapida costituzione di nuove imprese, spesso giovani e originate dall’ibridazione di competenze diverse (PropTech, FinTech, ConTech), è molto evidente e diffusa in tutta Europa. ■
Il Real estate center del Politecnico di Milano, attraverso il Proptech Monitor, mappa il fenomeno proptech in Italia; dal 2018, anno nel quale questo osservatorio ha cominciato la sua attività, le start up e scale up mappate sono passate da 43 a 337 (2023); le società proptech sono classificate in 5 gruppi:
• professional services: servizi di consulenza e assistenza professionale basati su data science e data analysis
• real estate fintech: attività di brokerage e crowdfunding
• sharing economy: sistemi per utilizzo di spazio (casa, ufficio, retail) “pay per use”
• smart real estate: sistemi di gestione e controllo degli edifici
• contech: tecnologie e soluzioni digitali applicate al cantiere (monitoraggio e controllo)
Figura 1
Classificazione delle proptech in Italia
(fonte: Politecnico di Milano, Italian Proptech Monitor, 2023)
Oltre il 70% delle start up basa la propria attività su tecnologie di big data analytics e data science; il 64% su AI e machine learning. Buona parte delle proptech è giovane (67% generazione Y), localizzata nel nord Italia (oltre il 60%, di cui almeno la metà a Milano); oltre il 50% finanziato da business angel. L’esigenza del mercato che spinge la trasformazione digitale del settore, sta portando alcune società immobiliari a investire attraverso acquisizioni di start up proptech o strutturare specifiche alleanze in particolari aree di business. Ma la velocità con cui la tecnologia evolve obbligherà molti a dare continuità questo processo e probabilmente porterà a una obsolescenza precoce chi non riuscirà ad adeguarsi.
1 - In particolare, l’intelligenza artificiale generativa è un ambito che merita approfondimenti perché l’industria immobiliare può andare oltre l’attività analitica, le cui potenzialità sono evidenti; McKinsey definisce le 4 C che caratterizzano i benefici per il settore immobiliare: “customer engagement, creation, concision, coding solutions”.
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28% 29% 18% 15% 10% SMART REAL ESTATE REAL ESTATE FINTECH SHARING ECONOMY PROFESSIONAL SERVICES CONTECH
DALL’EDILIZIA UN IMPORTANTE AIUTO PER CONTRASTARE
LA CRISI CLIMATICA
Ilaria Rebecchi
Lo delinea il recente dossier
“Il valore dell'abitare”: ecco perché scegliere case green e edifici sostenibili riduce consumi e costi
La decarbonizzazione del patrimonio edilizio è di certo una delle grandi sfide che il settore edile deve affrontare a partire da oggi. Un percorso complesso che punterà a soluzioni e strumenti innovativi, concretezza e fattibilità, conoscenza e competenza, soprattutto per intervenire sul patrimonio edilizio storico italiano molto peculiare e difficile in quest’ottica.
A supporto di questo percorso, Assimpredil Ance, Fondazione Symbola, CRESME e European Climate Foundation hanno realizzato uno studio che pone le basi per una riflessione su tutti gli ambiti di intervento per l’attuazione in Italia della nuova direttiva europea recentemente approvata e sulle opportunità in tema di riduzione della dipendenza energetica, potenziamento della filiera delle costruzioni e delle competenze, riduzione della bolletta energetica delle famiglie, specialmente quelle più fragili.
Questo delinea il nuovo rapporto “Il valore dell’abitare. La sfida della riqualificazione energetica del patrimonio edilizio italiano”.
EDIFICI RESIDENZIALI PER TIPOLOGIA DIMENSIONALE DEL FABBRICATO AL 2022
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Con 2 classi energetiche in più si risparmia il 40% in bolletta
Lo stock edilizio nazionale, stimato al 2022, è di 12.539.173 edifici residenziali che ospitano un totale di 32.302.242 abitazioni di cui il 78,4% circa (25.324.854 abitazioni) è occupato da famiglie residenti. Un numero considerevole che rende l’Italia primo paese in Europa per numero di case per 1000 abitanti: se usiamo i dati dello stock abitativo dell’ISTAT, in Italia risultano 599 abitazioni ogni mille abitanti contro una media europea di 506, seguono Portogallo (582), Norvegia (579), Finlandia (576) e Francia (566).
Un primato che evidenzia la centralità delle politiche per la casa nel nostro Paese, soprattutto alla luce di una graduale perdita di valore dello stock edilizio, specialmente nelle aree periferiche, dovuta al fatto che il 72% degli edifici ha più di 43 anni ed è stato costruito prima della legge sull’efficienza energetica (L. n.373/76) e che il 68,5% delle abitazioni hanno una classe energetica compresa tra la E e la G.
Il report dimostra che basterebbe far salire di sole 2 classi energetiche il patrimonio edilizio residenziale per consentire la riduzione media del 40% della bolletta di una famiglia, pari a un risparmio annuo di 1.067 euro ai costi del 2022 e allo stesso tempo un incremento del valore delle abitazioni. Una casa ristrutturata, come evidenziato nella ricerca, vale infatti mediamente il 44,3% in più di una casa da ristrutturare. Incremento che arriva al 50,8% fuori dalle aree metropolitane in luoghi non turistici, mentre nelle periferie, nelle corone delle aree metropolitane le case ristrutturate valgono il 40,5% in più di quelle non ristrutturate. In queste aree è concentrata la fascia più debole del patrimonio edilizio lato energetico che corrisponde a quella economicamente più fragile della popolazione.
EDIFICI RESIDENZIALI PER TIPOLOGIA DIMENSIONALE DEL FABBRICATO E ZONA CLIMATICA3
3 Le zone climatiche in Italia sono 6. Ogni zona è caratterizzata da un intervallo di gradi giorno. I gradi giorno di una data località vengono calcolati sommando, per ogni giorno dell’anno, le differenze positive tra la temperatura degli ambienti interni (definita convenzionalmente a 20°C per l’Italia) e quella esterna. Più è elevato questo numero quindi più il comune sarà in una zona a temperatura rigida. Zona climatica A - gradi giorno da 0 a 600. Zona climatica Bgradi giorno da 601 a 900. Zona climatica C - gradi giorno da 901 a 1400. Zona climatica D - gradi giorno da 1401 a 2100. Zona climatica E - gradi giorno da 2101 a 3000. Zona climatica F - gradi giorno maggiori di 3001. Appartengono a ques’ultimo gruppo le province di Belluno, Cuneo e Trento. Fonte: stima CRESME su dati ISTAT e CRESME/SI 2022 (numero edifici per tipologia), elaborazione CRESME su dati comunali censimento 2011 (ripartizione per zone climatiche)
IL VALORE DELLA MANUTENZIONE DEL PATRIMONIO
ESISTENTE E IL VALORE DELLA PRODUZIONE RESIDENZIALE E NON RESIDENZIALE 2022(miliardi di euro correnti)
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Gli incentivi per la riqualificazione energetica hanno contribuito per il 26% al PIL nazionale 2022
“L’edilizia è in grado di fornire un contributo importante per contrastare la crisi climatica e ridurre la nostra dipendenza dei combustibili fossili – ha dichiarato Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola - Puntare su case green e su edifici sostenibili abbassa le bollette per famiglie e imprese, aumenta il valore delle case, riduce la nostra dipendenza energetica, favorisce l’innovazione e la crescita di un settore strategico come l’edilizia, aumenta l’occupazione.
L’edilizia orientata al green può produrre un made in Italy che punta su sostenibilità, innovazione, ricerca, e bellezza
Come scritto nel Manifesto di Assisi: affrontare con coraggio la crisi climatica
non è solo necessario ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capace di futuro”.
“Il Recepimento in Italia della versione aggiornata della Direttiva Energy performance of building directive (EPDB) è una delle grandi sfide a cui saremo chiamati nei prossimi anni e il settore dell’edilizia è pronto – ha affermato Regina De Albertis, presidente Assimpredil Ance - ma per rispettare le tempistiche e gli obiettivi, sarà necessario prevedere incentivi fiscali adeguati e rimodulati anche in base alla qualità tecnica degli interventi da effettuare, senza accantonare la cessione del credito e lo sconto in fattura, pianificare gli interventi su un arco temporale congruo e porre attenzione sulla necessità di qualificazione delle imprese che devono effettuare i lavori”.
DINAMICA DEGLI INVESTIMENTI IN COSTRUZIONI IN ITALIA (Milioni di euro a prezzi costanti)
Gli incentivi hanno fatto crescere gli interventi per l’efficientamento energetico.
Mettendo a confronto il triennio 2021-2023 con quello precedente 2018-2020, si evidenzia come gli interventi in riqualificazione energetica siano cresciuti del 77%, passando da 2,9 milioni a 5,2 milioni, gli investimenti sono passati da 43 miliardi a 152 (+277%) mentre il risparmio energetico è cresciuto del 349%, passando dai 6.677 GWh/anno risparmiati ai 29.501 GWh/ anno (11.867 GWhG/anno risparmiati solo nel 2022, di cui 8.861 GWh/anno legati al Superbonus).
Nel 2023 il risparmio è di 10.105 GWh/ anno (di cui 7.693 GWh/anno legati al Superbonus). La maxi detrazione ha inoltre spinto il fotovoltaico, 1,6 GW di installazioni nel 2022, che diventano 2,2 GW nell’intera vigenza del Superbonus.
I risparmi legati a maggiore efficienza, elettrificazione dei consumi e crescita delle rinnovabili, hanno permesso di raggiungere nel 2022, anticipandoli di otto anni,
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DOSSIER SMART BUILDING
Fonte Cresme/SI
gli obiettivi fissati dal Piano Nazionale
Integrato per l’Energia e il Clima del 2019 per il 2030; e di consentire di essere in linea per il 2021, il 2022 e il 2023 con gli obiettivi del nuovo PNIEC 2023.6.
Gli incentivi per la riqualificazione energetica hanno contribuito per il 9,9% nel 2021 e per il 25,8% nel 2022 alla crescita del PIL italiano.
Grazie agli interventi di efficientamento energetico condotti nel 2021 si è riusciti a risparmiare il 2% circa di quanto consumato da tutto il comparto abitativo (circa 345.800 GWh di cui 278,7 mila GWh termici e 67,1 mila GWh elettrici).
Quindi, applicando le tariffe ARERA (ottobre 2023) per l’energia elettrica (€ 0,28 a kWh tasse incluse) e per il gas (€ 1,06 a mc tasse incluse pari a circa € 0,10 a kWh termico), si otterrebbe un risparmio economico complessivo di 949 milioni
di euro. Pertanto, i 32,5 miliardi di euro di investimenti attivati con gli incentivi per la riqualificazione energetica, grazie al risparmio economico generato, sarebbero ripagati in circa 34 anni.
I lunghi tempi di ammortamento degli investimenti per la riqualificazione energetica sottolineano l’importanza che hanno le misure incentivanti nella scelta di intraprendere interventi di questo tipo da parte delle famiglie.
Come si traducono i dati sul mercato
Dal confronto tra i prezzi delle abitazioni non ristrutturate e ristrutturate ripartiti per area territoriale di mercato emerge quanto segue:
• In luoghi non turistici fuori dall’area metropolitana una casa ristrutturata costa il
50,8% in più di una da ristrutturare.
• In luoghi turistici fuori dall’area metropolitana una casa ristrutturata costa il 46% in più di una da ristrutturare.
• Nei capoluoghi (escluse le città metropolitane) una casa ristrutturata costa il 41,8% in più di una da ristrutturare.
• Nella corona urbana una casa ristrutturata costa il 40,5% in più di una da ristrutturare.
• Nella città metropolitana una casa ristrutturata costa il 32% in più di una da ristrutturare.
Il valore delle case ristrutturate è maggiore (+50,8%) nei luoghi non turistici fuori dall’area metropolitana, dove i prezzi delle case sono più bassi, mentre è minore (+32%) nelle città metropolitane, dove i prezzi delle case da ristrutturare sono più alti. ■
INTERVENTI DI RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA PROPOSTI PER PASSARE IN CLASSE D
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Fonte:
dati dossier e infografiche Fondazione Symbola / CRESME
RENDIMENTO ENERGETICO DEGLI EDIFICI
La nuova Direttiva europea ai blocchi di partenza
Marco Ventimiglia
L’Europarlamento ha approvato il provvedimento dopo un animato dibattito che ha evidenziato forti divergenze
Nel precedente magazine di Smart Building Italia avevamo fatto un immaginifico confronto fra il Superbonus e la Direttiva europea sul rendimento energetico degli edifici
(Energy Performance of Building Directive): il primo provvedimento rispetto al secondo è un po’ come un gommone paragonato ad una portaerei… Ebbene, sono trascorsi alcuni mesi, e si può aggiungere che la portaerei è finalmente prossima al varo.
Dato il suo enorme impatto sul patrimonio immobiliare del nostro continente da qui alla metà del secolo, la Direttiva, nota anche con l’acronimo EPBD, è stata comprensibilmente oggetto di lunghe e complesse negoziazioni all’interno delle
maggiori istituzioni europee, e poi fra queste e gli Stati membri dell’Unione.
Trattative che sono poi sfociate nel decisivo voto del Parlamento Europeo riunito nella grande aula di Strasburgo. E qui sono successe alcune cose che, nonostante l’approvazione conclusiva del provvedimento, sono destinate a pesare sul futuro evolversi della transizione energetica degli immobili nel Vecchio continente.
Testo originale ammorbidito
La seduta in Aula che ha portato al voto è stata caratterizzata da discussioni e forti contrapposizioni, peraltro assolutamente prevedibili viste le numerose e contrastanti prese di posizione
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politiche che avevano preceduto la riunione dell’Europarlamento. E non è servito a placare gli animi l’evidente “ammorbidimento” del testo rispetto alla versione originale messa a punto dalla Commissione Europea, soprattutto eliminando l’iniziale obbligo di upgrade degli edifici con le classi energetiche peggiori e sostituendolo con dei più generici standard nazionali complessivi di prestazione energetica da raggiungere.
L’esito finale ha registrato 370 voti favorevoli alla Direttiva, 199 contrari e 46 astenuti. Un verdetto non solo contrastato ma anche estraneo alle tradizionale divisione politica “destra/sinistra”.
Ed a prevalere non sono stati necessariamente i singoli interessi nazionali, visto che sulla Direttiva si sono registrate spaccature pure all’interno dei vari Paesi. Gli europarlamentari italiani, ad esempio, si sono vistosamente divisi: gli esponenti dei partiti che compongono l’attuale maggioranza di governo, ovvero Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, hanno votato contro mentre i rappresentanti delle forze di opposizione in Parlamento, con in testa
Pd e Movimento Cinque Stelle, si sono espressi a favore.
Che cosa prevede la Direttiva
Ma che cosa prevede il testo della Direttiva europea sul rendimento energetico degli edifici per renderla così politicamente divisiva? Lo scopo del provvedimento non cambia, ovvero portare gli Stati membri ad avere un patrimonio edilizio con zero emissioni per la metà del secolo. Cambiano, però, le modalità per arrivare al traguardo: eliminata, come detto, l’imposizione del miglioramento della classe energetica per gli edifici più inquinanti, che viene sostituita con la previsione di una riduzione del 16% entro il 2030 (2022% entro il 2035) dei consumi energetici nazionali degli immobili. Taglio dei consumi energetici degli edifici che ovviamente richiederà massicci interventi di ristrutturazione/riqualificazione. Al riguardo, l’EPBD prevede che almeno il 43% di questi interventi dovrà riguardare gli edifici collocati nelle classi energetiche peggiori. Inoltre, diventa essenziale l’attenzione sugli immobili futuri del nostro
continente. E così, tutti gli edifici di nuova costruzione con proprietà pubblica costruiti a partire dal 2028 dovranno essere a zero emissioni.
Impianti fotovoltaici obbligatori
Una previsione analoga, ma ritardata di due anni e quindi a partire dal 2030, riguarda l’obbligo di costruire nuovi edifici a zero emissioni anche nell’ambito della proprietà privata. E per facilitare il raggiungimento della neutralità climatica, tutti i nuovi immobili europei dovranno obbligatoriamente essere dotati di impianti fotovoltaici.
Infine, la Direttiva prevede un differimento temporale rispetto al testo originale relativamente un punto molto importante: il divieto dell’utilizzo dei combustibili fossili per il riscaldamento delle abitazioni, in primis con le caldaie a gas metano.
La messa al bando slitta dal 2035 al 2040. Però, già a partire dal prossimo anno gli Stati membri non potranno più erogare incentivi fiscali per l’acquisto o l’installazione di sistemi di riscaldamento che usano i combustibili fossili.
Sì definitivo da parte del Consiglio UE
L’ultima tappa per il varo definitivo della Direttiva, dopo l’approvazione dell’Europarlamento, è stato il pronunciamento del Consiglio UE dove sedevano i ministri competenti dei 27 Paesi membri dell’Unione. Un passaggio che, come facilmente prevedibile, non ha riservato sorprese, perché lo schieramento dei favorevoli e contrari è stato il medesimo di quello riscontrato nell’Aula di Strasburgo. Così come non è risultato sorprendente il voto contrario espresso dal nostro Paese (in compagnia dell’Ungheria).
Ma, tornando al paragone marittimo, la navigazione dell’EPBD dopo il varo si annuncia tutt’altro che semplice. Il suo recepimento nelle legislazioni degli Stati membri, accompagnato in taluni casi da forti contrapposizioni politiche, comporterà difficoltà più o meno grandi. In Italia, poi, il problema rischia di diventare enorme considerato che dei 12,5 milioni di edifici residenziali presenti nel nostro Paese quelli da ristrutturare con priorità (il 43% di cui sopra) saranno circa 5 milioni. E per comprendere la portata della sfida basta guardare ai numeri del Superbonus: per meno di mezzo milione di edifici la riqualificazione energetica è costata allo Stato più di cento miliardi di euro. ■
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Gli Smart Buildings secondo il CEI: il white paper
Pasquale Capezzuto
Presidente Commissione Tecnica UNI 058 “Città, comunità e infrastrutture sostenibili”
Gli smart buildings sono gli elementi chiave di un sistema energetico decentrato, decarbonizzato e digitalizzato, come delineato nelle policies europee. La progettazione degli smart buildings, ossia di edifici con prestazioni avanzate funzionali ai suddetti obiettivi, deve seguire innovativi approcci metodologici e utilizzare le migliori soluzioni tecnologiche disponibili, assumendo come obiettivi la massimizzazione del risparmio energetico, il comfort e la sicurezza degli impianti e dell’utente.
Il tema è stato oggetto di numerose ricerche e tentativi di definizioni nella letteratura scientifica, da parte di ricercatori e organizzazioni di ricerca.
Comprendendo l’importanza del tema e la necessità di fornire utili elementi ai professionisti del settore il Comitato Elettrotecnico Italiano ha inteso istituire più tavoli di confronto su temi di grande importanza per la transizione energetica e digitale. Il Gruppo di Lavoro “Smart Building” costituito nell’ambito del Tavolo di Confronto TdC3 “Transizione Energetica” del CEI, al quale hanno partecipato esperti del settore, esperti di comitati normatori, professionisti, organismi di rappresentanza e società del settore ha prodotto un documento che il CEI ha inteso pubblicare come White Paper, una guida per progettisti, imprese e Enti pubblici per promuovere la progettazione degli edifici intelligenti.
Il White Paper è scaricabile gratuitamente dal sito web del CEI
Il documento assume una particolare autorevolezza rispetto a tante altre visioni settoriali o di natura commerciale sullo stesso tema perché concilia il rigore tecnico-scientifico dell’approccio normativo con le conoscenze tecniche e tecnologiche presenti sul mercato.
Il progettista ritrova nel documento la descrizione dell’architettura dello Smart Building e la mappatura dei domini tecnici e degli impianti relativi ai temi dell’efficienza energetica, della manutenzione e previsione dei guasti, del comfort, della facilità d’uso, della salute e benessere, dell’informazione agli occupanti, della flessibilità energetica, della safety, della security, della cybersecurity.
In dettaglio, l’executive summary del paper, basando le proprie assunzioni sui documenti normativi esistenti a livello internazionale, europeo e nazionale, delinea l’approccio progettuale che ogni progettista dovrebbe adottare.
Nel primo capitolo si riporta una compiuta descrizione dello stato dell’arte della legislazione e della normazione tecnica, nazionale ed europea, applicabile alla progettazione di uno smart building.
Viene anche fornito un quadro di insieme degli impianti e delle tecnologie presenti e le prevedibili evoluzioni future (ad esempio comunicazione elettronica, IoT e Cybersecurity) utili alla realizzazione di nuove costruzioni, piuttosto che al rinnovamento di quelle esistenti.
Il secondo capitolo contiene una panoramica dei domini tecnici di un edificio intelligente e dei benefici dell’integrazione di tali domini in una visione olistica dell’edificio.
Nel terzo capitolo viene descritto lo Smart Readiness Indicator, lo schema di valutazione comune introdotto dall’Unione Europea per classificare la “prontezza” all’intelligenza degli edifici. Il capitolo riporta un caso applicativo di possibile schema di certificato SRI per un ospedale.
Nel quarto capitolo si forniscono esempi di soluzioni impiantistiche di edifici smart, si riportano tre casi applicativi di architetture intelligenti, per un edificio non residenziale, per un ospedale e per un edificio scolastico, come guida all’applicazione dei criteri innovativi per la progettazione di edifici previsti per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. ■
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IL NUOVO REGOLAMENTO F-GAS
Il 20 febbraio è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il nuovo Regolamento (UE) 2024/573, con entrata in vigore l’11 marzo 2024, che ha introdotto nuove e più stringenti disposizioni per i settori che impiegano gas fluorurati che incidono sull’effetto serra, che interessano quindi anche i sistemi in pompa di calore e di condizionamento, oltre a molti altri sistemi tecnologici.
Il nuovo Regolamento sostituisce il precedente Regolamento (UE) n. 517/2014, prevedendo:
• Nuove disposizioni in materia di contenimento, uso, recupero, riciclaggio, rigenerazione e distruzione dei gas fluorurati a effetto serra e le misure accessorie connesse, quali la certificazione e la formazione, che comprende l’uso sicuro di gas fluorurati a effetto serra e di sostanze alternative che non sono fluorurate
• Condizioni per la produzione, l’importazione, l’esportazione, l’immissione sul mercato, la successiva fornitura e l’uso di gas fluorurati a effetto serra e di specifici prodotti e apparecchiature che contengono gas fluorurati a effetto serra o il cui funzionamento dipende da tali gas;
• Condizioni per particolari usi dei gas fluorurati a effetto serra
• Limiti quantitativi per l’immissione in commercio di idrofluorocarburi, prevedendo una drastica riduzione degli stessi nel tempo
• Norme in materia di comunicazione e raccolta dei dati sulle emissioni
La finalità è quindi disciplinare tutte le applicazioni che contemplino la presenza di F-GAS con l’obiettivo di arrivare alla loro eliminazione al 2050 dato il loro impatto negativo sull’effetto serra.
A quali gas e apparecchiature si applica il nuovo regolamento F-GAS
Viene fatto un elenco di tutti i gas assoggettati all’applicazione del Regolamento:
• Allegato I: idrofluorocarburi (HFC), perfluorocarburi (PFC) e altri composti perfluorurati e nitrili fluorurati
• Allegato II: idro(cloro)fluorocarburi insaturi e altre sostanze fluorurate
• Allegato III: eteri, chetoni e altri composti fluorurati
Puri o come miscele di tali sostanze, ad esempio l’R32 fa parte degli HFC e d ha un potenziale di impatto ambientale climalterante (GWP – global warming potential) pari a 675 volte la CO2, mentre l’R410A è una miscela dell’R32 e di un altro HFC, R125, e si applica anche a quest’ultimo essendo una miscela.
Inoltre, il Regolamento si applica:
• Ai prodotti e alle apparecchiature, e loro parti, che contengono gas fluorurati a effetto serra o il cui funzionamento dipende da tali gas.
Il regolamento ha tra le proprie finalità principale l’eliminazione dell’immissione nel mercato europeo di idrofluorocarburi (HFC), i gas fluorurati più comuni, dal 2050 con una quota di riduzione progressiva più severa rispetto a quella del previgente regolamento.
Si intende favorire la diffusione di soluzioni alternative rispettose meno impattanti con un calendario di obblighi crescenti nel tempo, che avranno impatto anche sull’attuale parco macchine installato. Quindi, oggi è fortemente raccomandabile fare scelte consapevoli del nuovo contesto legislativo che si è recentemente delineato per non incorrere in sanzioni o situazioni per cui gli impianti debbano essere messi fuori servizio.
Le principali novità del nuovo regolamento F-GAS
Tra le numerose novità alcune delle principali che meritano di essere notate sono:
• l’applicazione dei controlli delle perdite ad una categoria di apparecchiature più estesa
• Mantenimento dei Registri esistenti ed estensione dell’obbligo di tenuta di Registri per le imprese che producono, immettono in commercio, forniscono o ricevono F-gas esenti dall’assegnazione di una quota per l’immissione in commercio;
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Dario Ridolfi
• Entro il 31 dicembre 2027, gli obblighi di finanziamento per i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) includano anche finanziamento del recupero, del riciclo, della rigenerazione o della distruzione degli F-gas provenienti dalle apparecchiature che contengono tali gas
• Estensione degli obblighi di certificazione delle persone fisiche che svolgono interventi di installazione, manutenzione, assistenza, riparazione, controllo delle perdite e smantellamento di unità di refrigerazione di veicoli leggeri frigoriferi, container intermodali, compresi i reefer, e vagoni ferroviari. Come anche per le imprese
- Introduzione dell’obbligo di attestato alle persone fisiche che svolgono le attività di assistenza, riparazione e manutenzione dei sistemi di condizionamento d’aria dei veicoli a motore della Direttiva 2006/40/CE oltre che per il recupero di F-GAS da tali apparecchiature
- Nuovo obbligo di attestato delle persone fisiche che svolgono le attività di assistenza, riparazione e manutenzione, controllo delle perdite e recupero di F-GAS dai circuiti frigoriferi dei sistemi di condizionamento d’aria e pompe di calore di veicoli pesanti, furgoni, macchine mobili non stradali utilizzate in agricoltura, nelle miniere e nell’edilizia, treni, metropolitane, tram e aeromobili;
- I nuovi certificati e attestati verranno rilasciati alle persone fisiche e alle imprese che svolgono interventi sulle diverse apparecchiature coinvolte che contengono F-GAS ma anche le sostanze alternative agli F-GAS, inclusi i refrigeranti naturali;
- Nuove disposizioni in merito all’etichettatura Etichettatura e alle informazioni sui prodotti e sulle apparecchiature immesse sul mercato, dal 2025 in poi
- Dal 1° gennaio 2025: è vietato l’uso di F-GAS con GWP pari o superiore a 2500 per l’assistenza o la manutenzione di tutte le apparecchiature di refrigerazione. Per tali apparecchiature, fino al 1° gennaio 2030, sarà comunque possibile utilizzare F-gas con GWP pari o superiore a 2500 solo se tali F-GAS sono etichettati come riciclati o rigenerati;
- Dal 1° gennaio 2026: è vietato l’uso di F-GAS con GWP pari o superiore a 2500 per l’assistenza o la manutenzione delle apparecchiature di condizionamento d’aria e pompe di calore. Per tali apparecchiature, fino al 1° gennaio 2032, sarà comunque possibile utilizzare F-GAS con GWP pari o superiore a 2500 solo se tali F-gas sono etichettati come riciclati o rigenerati;
- Dal 1° gennaio 2032: è vietato l’uso di F-GAS con GWP pari o superiore a 750 per l’assistenza o la manutenzione di apparecchiature fisse di refrigerazione, ad eccezione dei chillers (refrigeratori).
Per tali apparecchiature sarà comunque possibile utilizzare F-GAS con GWP pari o superiore a 750 solo se tali F-GAS sono etichettati come riciclati o rigenerati.
Soprattutto su questi ultimi 3 aspetti è importante porre particolare attenzione in quanto si parla di limitazioni all’assistenza e manutenzione; quindi, è fondamentale oggi selezionare apparecchiature nell’ottica di non ricadere nei divieti che porteranno all’obbligo di sostituzione di un’apparecchiatura nell’arco di pochi anni dalla messa in servizio. ■
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Le Reti Multioperatore DAS (Distributed Antenna System) e le Reti in Fibra Ottica Multiservizi Passive
Dalla combinazione di due tecnologie disponibili, un’alternativa possibile all’aumento dell’inquinamento elettromagnetico
In questo articolo si vuole illustrare l’utilizzo delle reti multi operatore, realizzate con la tecnologia DAS (Distributed Antenna System), per la radio copertura delle Unità Immobiliari (UI) all’interno di edifici equipaggiati con la Rete in Fibra Ottica Passiva Multiservizi.
La tecnologia DAS è la tecnologia indoor in grado di portare la connettività e i relativi servizi, messi a disposizione dagli operatori mobili, all’interno di ogni edificio o comunque in luoghi difficilmente accessibili dello stesso o sottoposti a elevate interferenze, garantendo una elevata qualità del segnale radio. Una caratteristica che risulta preziosa considerata la direzione ormai intrapresa di andare verso un risparmio sul consumo energetico che ha come conseguenza quella di richiedere che gli edifici di nuova costruzione o ristrutturati vengano equipaggiati di cappotti e finestre ad alta riflettenza.
Questi materiali, infatti, hanno una forte influenza sulla propagazione dei segnali radio al di sopra dei 3 GHz e quindi proprio sui segnali utilizzati dagli operatori mobili relativi agli standard 5G e in futuro 6G. L’influenza sui segnali comporta, infatti, una scarsa penetrazione verso ’interno delle Unità Immobiliari e quindi una bas-
sissima qualità dei servizi a disposizione dell’utente finale. Di seguito si riportano le principali tipologie di reti DAS che vengono attualmente utilizzate all’interno degli edifici.
Le reti multioperatore DAS (Distributed Antenna System)
Una rete DAS è una rete di antenne, cavi e apparecchiature radio installate all’interno (e talvolta all’esterno) di uno o più edifici e insediamenti che fornisce un enorme miglioramento nella qualità dei servizi cellulari wireless al loro interno. Sinteticamente una rete DAS è costituita da due componenti principali:
1. Sorgente del segnale: poiché una DAS non genera essa stessa un segnale cellulare, deve essere alimentata con i segnali dei diversi operatori presenti in zona tramite una o più antenne dette “antenne donatrici” (donors antennas) o da una BTS (Base Transceiver Station) multioperatore che viene predisposta in loco e interconnessa in fibra ottica a tutti gli operatori.
2. Sistema di distribuzione: il segnale cellulare dalla sorgente del segnale (antenne donatrici o BTS) viene amplificato, distribuito e ritrasmesso all’interno dell’edificio utilizzando cavi in fibra ottica, cavi UTP
Ethernet, cavi coassiali o una combinazione di questi, in modo da connettere le diverse antenne distribuite, secondo un progetto di radiocopertura ad hoc, all’interno dell’edificio stesso.
I sistemi di distribuzione sono principalmente di tre tipi: DAS passivo, DAS attivo e DAS ibrido.
In Figura 1 viene riportato uno schema di interconnessione di massima di una DAS di tipo passiva.
In questo scenario, il segnale sorgente multioperatore viene prima amplificato da un apposito amplificatore e poi distribuito in tutto l’edificio attraverso una serie di componenti passivi quali splitter, accoppiatori e cavi coassiali che portano, infine, il segnale alle antenne distribuite all’interno dell’edificio.
Una DAS passiva così implementata lascia il segnale RF (Radio Frequenza) nella sua forma analogica originale, ma può coprire solo un’area piuttosto limitata a causa dell’attenuazione delle connessioni e delle perdite del segnale nei cavi coassiali.
In Figura 2 viene riportato uno schema di interconnessione di massima di una DAS di tipo attiva.
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Rossano Capannini
In una rete DAS attiva, l’amplificatore in ingresso combina i segnali dei diversi operatori presenti nell’area convertendoli in segnali digitali per poter essere trasmessi e quindi distribuiti all’interno di tutto l’edificio tramite cavi UTP Ethernet e cavi in fibra ottica monomodale. Questi cavi terminano nelle RU (Remote Unit radio) che riconvertono il segnale digitale in segnali RF analogici. A seconda del produttore dell’apparecchiatura DAS, i segnali RF vengono quindi trasmessi attraverso le antenne collegate direttamente alle RU (configurazione definita spesso “Fibra Ottica al Nodo”) o possono essere distribuiti attraverso brevi tratti di cavo coassiale dalle RU alle antenne.
In Figura 3, infine, si riporta uno schema di interconnessione di massima di una rete DAS di tipo ibrida.
Questa configurazione combina elementi delle DAS di tipo passive e e di tipo attive. Utilizzando una rete sia di cavi in fibra ottica che di cavi coassiali, il numero di unità remote RU si riduce, limitando così il costo complessivo del sistema. Praticamente una DAS ibrida è molto più robusta di una DAS passiva, ma meno costosa di una DAS attiva.
Allo stesso tempo, questa configurazione consente alla rete DAS di coprire ambienti di grandi dimensioni ed è facilmente scalabile in quanto ulteriori parti interne all’edificio potranno essere aggiunte anche successivamente senza avere costi particolarmente elevati.
In una DAS di tipo ibrida, l’amplificatore iniziale di rete combina le diverse sorgenti di segnale, relative ai diversi operatori presenti nell’area, le converte in segnali digitali e li distribuisce verso le RU dell’edificio tramite cavi in fibra ottica. Le RU riconvertono il segnale digitale in segnali RF analogici che vengono poi distribuiti attraverso una serie di splitter, accoppiatori, combinatori e cavi coassiali, alle antenne RF per creare la radiocopertura richiesta.
Utilizzo della Rete Passivo Multiservizi di edificio per le reti DAS
In figura 4 viene riportato uno schema di realizzazione di una rete DAS multioperatore ibrida all’interno di un edificio di N piani che utilizza la Rete Multiservizi in Fibra Ottica Passiva Realizzata secondo la Norma CEI 306-2.
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Figura 3 – Esempio di rete DAS ibrida con i relativi componenti
Figura 1 – Esempio di rete DAS passiva con i relativi componenti
Figura 2 – Esempio di rete DAS attiva con i relativi componenti
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La rete Multiservizi viene utilizzata dalla rete DAS nella parte di dorsale ottica di montante che attraversando tutti i piani dell’edificio interconnette il sottotetto al Locale Tecnico predisposto al Piano Seminterrato nonché le zone comuni dei vari piani. In questo locale viene installata una sorgente di segnale multioperatore che raccoglie tutti i segnali cellulari degli operatori presenti nell’area o tramite collegamenti diretti in fibra ottica di bachaukling con gli operatori stessi (BTS locale) o tramite una o più antenne donatrici installate sul tetto dell’edificio. Sempre nel locale tecnico, un apparato attivo amplifica e converte i segnali RF analogici in segnali digitali e tramite una serie di fibre ottiche trasferisce tali segnali alle RU che vengono posizionate ai vari piani, qui denominate RU T, RU1, …. RU N. Queste convertono i segnale digitali, ricevuti tramite le fibre ottiche della dorsale di montante in segnali analogici RF così da poterli inviare con cavi coassiali alle antenne, opportunamente posizionate secondo un progetto di radiocopertura, creando una copertura cellulare di elevata qualità con livelli di potenza molto contenuti e quindi non inquinanti in termini di campi elettromagnetici.
In questo esempio si è ipotizzato che ad ogni piano venga posizionata una RU, ma, dipendentemente dalla conformazione di edificio potrebbe essere sufficiente una RU per ogni coppia di piani. Per semplicità di rappresentazione dello schema delle interconnessioni si è riportato, per ogni piano, una sola antenna di distribuzione RF, ma nella realtà ad ogni RU potranno essere collegate più antenne secondo il progetto di radio-copertura.
Considerazioni conclusive
Le esigenze di risparmio energetico comportano, nella ristrutturazione degli edifici e nella realizzazione di nuovi, l’utilizzo di cappotti e finestre riflettenti che non consentono ai segnali 5G di penetrare all’interno delle Unità Immobiliari. Questo significa che gli operatori della telefonia cellulare non possono fornire un servizio all’utente finale di elevata qualità, prerogativa del 5G. Una strada che stanno inseguendo gli operatori è quella di aumentare i livelli tollerati di inquinamento elettromagnetico (da 6 V/m a 24 V/m) al fine di poter trasmettere con maggiore potenza il segnale 5G e quindi raggiungere una maggiore penetrazione delle Unità Immobiliari. Ma un’altra strada, finora non seguita, sarebbe quella di sfruttare la presenza della Rete Multiservizi Passiva in Fibra Ottica che ogni edificio residenziale di nuova costruzione deve avere per legge (Art.135bis T.U. Edilizia) per realizzare reti DAS in grado di fornire all’interno degli edifici una radiocopertura cellulare capillare e di elevata qualità per l’utente finale. Quest’ultima soluzione salvaguarderebbe l’ambiente da un innalzamento dell’inquinamento elettromagnetico e garantirebbe una elevata qualità dei servizi. ■
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Figura 4 – Esempio di schema di rete DAS multioperatore ibrida che utilizza la Rete Passiva Multiservi di Edificio
C M Y CM MY CY CMY K
Dopo una lunga attesa
diventa finalmente operativo il provvedimento che prevede tariffe incentivanti per l’avvio delle comunità oltre a un contributo a fondo perduto
Con il via libera europeo al decreto CER inizia l’era delle comunità energetiche italiane
Marco Ventimiglia
C’è voluto davvero molto tempo, addirittura anni, ma alla fine è arrivato il via libera da parte delle autorità europee al decreto italiano che regolamenta e incentiva le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER). Un fatto importante anche se non lo si può commentare con il classico “tutto è bene quel che finisce bene” perché di cose da fare, in tema di condivisione dell’energia nel nostro Paese, ne restano ancora molte.
Risorse provenienti dal PNRR
Il perché della lunga “negoziazione” con Bruxelles lo si capisce leggendo l’articolo 1 del decreto che “definisce criteri e modalità per la concessione dei contributi previsti
dalla Missione 2, Componente 2, Investimento 1.2 (Promozione rinnovabili per le comunità energetiche e l’autoconsumo) del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”. Quello stesso PNRR che, è ormai circostanza risaputa, viene finanziato in gran parte con le risorse dell’Unione Europea messe a disposizione degli Stati membri.
E se è quindi comprensibile che le istituzioni UE hanno voluto approfondire le modalità con cui l’Italia si appresta a utilizzare i fondi continentali destinati alle CER, bisogna però sottolineare come il trascinarsi per lungo tempo della vicenda ha inevitabilmente contribuito a creare un clima d’incertezza fra tutti coloro che negli
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CER
ultimi anni hanno valutato l’opportunità di beneficiare dell’autoconsumo collettivo dell’energia ricavata dalle fonti rinnovabili.
Strategia comunicativa Cercando invece di vedere il bicchiere mezzo pieno, si può dire che l’attesa per l’approvazione dell’UE ha dato tempo al competente Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) di organizzare la relativa strategia comunicativa. È infatti possibile scaricare dal sito ministeriale una presentazione che riassume i principali contenuti del provvedimento. E sempre della strategia comunicativa fanno parte le parole pronunciate dal ministro Gilberto Pichetto Fratin alla notizia del via libera da Bruxelles: “Siamo di fronte a una svolta, a una nuova fase storica nel rapporto tra cittadini ed energia”.
Per il responsabile del MASE “ora le Comunità Energetiche rinnovabili potranno diventare una realtà diffusa nel Paese, sviluppando le fonti rinnovabili e rendendo finalmente il territorio protagonista del futuro energetico nazionale. Infatti, ciascun cittadino potrà contribuire alla produzione di energia rinnovabile, e averne i benefici economici derivanti dall’autoconsumo, pur non disponendo direttamente degli spazi necessari alla realizzazione degli impianti FER”.
Due misure cardine
Nelle linee guida del MASE viene innanzitutto spiegato che il decreto sulle CER è incentrato su due misure. La prima consiste nel riconoscimento di una tariffa incentivante sull’energia rinnovabile prodotta e condivisa. Si tratta di un’agevolazione finanziata con una dotazione complessiva di 3,5 miliardi di euro, risorse che lo Stato si procurerà attraverso un prelievo sulla bolletta elettrica pagata da tutti i consumatori. In questo modo si riuscirà a “coprire” una potenza complessiva installata nelle CER pari a circa 5 GW, con la possibilità di accedere all’incentivo fino a tutto il 2027.
Oltre che il vincolo temporale, esiste anche un limite dimensionale per ottenere il beneficio. Infatti, la tariffa incentivante viene riconosciuta soltanto ai progetti di CER medio/piccole, con una potenza massima del singolo impianto, o dell’intervento di potenziamento, non superiore a 1 MW.
Ed ancora, la tariffa incentivante fissa viene riconosciuta per 20 anni sulla quota parte dell’energia elettrica condivisa. La procedura per il suo riconoscimento prevede la presentazione della relativa domanda al GSE entro i 120 giorni successivi alla data di entrata in esercizio degli impianti della CER interessata.
Beneficio per i piccoli Comuni
L’altra misura cardine del decreto CER consiste nel riconoscimento di un contributo a fondo perduto che può arrivare a coprire fino al 40% dell’investimento compiuto dai creatori di una CER ed è rivolto ai territori dei Comuni con meno di 5.000 abitanti. Un beneficio che è finanziato con le risorse provenienti dal PNRR per un ammontare di 2,2 miliardi di euro.
La potenza complessiva agevolabile, fino alla metà del 2026, è pari a 2 GW. Ulteriore elemento da segnalare, il contributo a fondo perduto è cumulabile con l’incentivo in tariffa.
Infine, rispetto alle bozze e alle anticipazioni sui contenuti del decreto CER circolate in attesa del via libera europeo, è emersa una significativa novità, con la previsione di un limite ai benefici riconosciuti alle imprese facenti parte di una CER. Infatti, nel caso di superamento di determinate soglie di condivisione dell’energia, gli ulteriori benefici economici “verranno riconosciuti a favore di membri o soci delle CER diversi dalle imprese, e/o per finalità sociali aventi ricadute sui territori ove sono ubicati gli impianti”. ■
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Comunità energetiche e auto elettriche.
Perché è un matrimonio possibile
Marco Ventimiglia
A
“Sfruttando la seconda vita delle batterie dei veicoli si possono creare dei grandi sistemi di accumulo da condividere fra più utenze domestiche”.
parlare è Giuseppe Pugliese, vicepresidente del Tesla Club Italy, il primo Tesla Club italiano
Think different”, recitava un celebre slogan pubblicitario del secolo scorso. E sicuramente riuscire a pensare diversamente può rappresentare un punto di svolta anche nella transizione energetica, le cui molteplici componenti possono essere “assemblate” anche in modi differenti rispetto a quelli fin qui proposti.
“Per riuscire a realizzare la transizione energetica si devono attuare una serie di azioni volte a ottenere un’efficienza crescente. Si tratta di un ciclo virtuoso nel quale l’autoproduzione di energia da fonte rinnovabile con l’utilizzo di storage rappresenta un’azione fondamentale, ma nel quale l’utilizzo della mobilità elettrica può svolgere un ruolo decisivo con modalità ancora sconosciute alla maggior parte delle persone”. A parlare è Giuseppe Pugliese, vicepresidente del Tesla Club Italy, il primo Tesla Club italiano.
Come si inserisce la mobilità elettrica nel discorso sull’autoproduzione?
“Prima di entrare nel merito è necessario aver chiari alcuni concetti, per primo l’importanza dell’autoconsumo dell’energia prodotta da fonti rinnovabili.
Teniamo presente che nel campo dell’energia se si parla di produzione si parla anche di consumo. Infatti, l’energia che si produce deve essere consumata perché il compito di bilanciare la rete è molto importante per il corretto funzionamento dell’intero sistema. Ora, con lo sviluppo della produzione di energia da fonti rinnovabili, il nostro Paese ha finalmente risolto il problema della mancanza di energia in relazione
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alla richiesta del sistema. Attenzione, però, a non sottovalutare il problema inverso”. Vale a dire?
“La rete va bilanciata anche quando si produce più della quantità di energia richiesta dal mercato. Se i punti di produzione fossero pochi (come lo erano vent’anni fa) il problema si riuscirebbe a gestire facilmente. Ma quando la produzione di energia si diffonde sul territorio e finisce sul tetto delle case, la questione del bilanciamento cambia aspetto.
Anche per questo tanto maggiore sarà l’autoconsumo, fisico più che quello cosiddetto virtuale, dell’energia autoprodotta, in tal modo non immessa in rete, tanto più efficiente sarà l’intero sistema realizzato. Ad aiutarci, fra l’altro, c’è la possibilità di conservare l’energia autoprodotta”. Si riferisce allo storage?
“Esattamente. Se prima lo storage energetico riguardava i massimi sistemi – ad esempio l’acqua trattenuta da una diga che all’occorrenza genera energia elettrica – adesso è disponibile anche in ambito domestico grazie ai sistemi di accumulo da abbinare ai comuni impianti fotovoltaici. Ed è proprio qui che entra in gioco la mobilità elettrica”.
Con quale ruolo?
“La mobilità elettrica costituisce una delle più importanti forme di immagazzinaggio dell’energia, favorendo l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili. La ricarica dell’auto elettrica significa immagazzinare l’energia per un futuro utilizzo.
Quindi maggiore efficienza. Utilizzo energetico che per le autovetture elettriche con tecnologia V2H o V2G non deve avvenire necessariamente su strada.
Infatti, con questi veicoli si può effettuare lo scambio direzionale dell’energia tra la fonte di produzione e la propria abitazione oppure la rete. Uno scambio che di fatto significa autoconsumo e a sua volta aumenta l’efficienza del sistema.
Ma l’arrivo e la regolamentazione delle comunità energetiche apre ulteriori prospettive”.
Quale può essere il legame fra comunità energetiche (CER) e mobilità elettrica?
“Innanzitutto occorre aver ben chiaro il funzionamento di una comunità energetica per come viene regolamentata in Italia. Il nostro modello prevede che tutti i soggetti che partecipano alla CER devono avere un proprio POD (acronimo che indica il
punto di fornitura relativo ad un’utenza elettrica), il che significa partecipare ai costi della rete. Nell’ambito della CER c’è almeno un soggetto che autoproduce energia da fonti rinnovabili. Questo soggetto può anche consumare l’energia che produce. In questo caso si definisce consumo fisico. Ma ci possono essere anche soggetti che non producono energia ma la consumano. In questo caso il consumo si definisce virtuale. E pure per le CER l’autoconsumo assume una grande importanza”. In che modo?
“Teniamo conto che l’energia in eccesso rispetto a quella autoprodotta e non autoconsumata nell’ambito di tutti i soggetti della CER viene ceduta alla rete, a fronte di una remunerazione determinata dal valore
termico) e le batterie con le ruote (i veicoli elettrici). Nell’ambito di una CER il concetto di storage cambia, perché il classico sistema di accumulo associato ad un impianto fotovoltaico risulta ampiamente sottodimensionato.
Ed a risolvere il problema può essere proprio l’utilizzo della batteria di veicolo elettrico, magari dopo che questa avrà esaurito il suo periodo di funzionamento coperto dalla garanzia dell’automobile, mantenendo però buona parte della sua capacità e funzionalità. Tolgo le ruote e le altre poche cose che ci sono intorno e mi tengo la batteria!”.
Insomma, una vera e propria “second life” della batteria
“Proprio così, una second life giustificata
di mercato dell’energia in quel momento. Allo stesso tempo, la normativa prevede una tariffa incentivante sull’energia prodotta ed autoconsumata virtualmente dai componenti la comunità energetica ed anche un corrispettivo, definito “corrispettivo di valorizzazione”, che viene calcolato sull’energia autoconsumata, sia virtualmente che fisicamente.
Mettendo insieme tutto, si deduce che per ottimizzare gli impianti, non rinunciando al grosso dei potenziali incentivi, nelle CER è opportuno un autoconsumo attorno ad almeno il 70% dell’energia autoprodotta”. Torniamo al ruolo della mobilità elettrica…
“Ci sono due tipologie di automobili: le stufe con le ruote (quelle a motore endo -
in termini di risparmio dalla condivisione di questo storage tra più impianti di tipo domestico compresi in una CER.
Si tratta infatti di uno storage con capacità ben maggiore rispetto agli attuali sistemi d’accumulo al servizio di un’abitazione, con l’utilizzo di un pacco batteria second life di un’intera automobile, senza nessuna operazione di divisione in blocchi.
Così si aprono scenari fino a qualche anno fa impensabili. Già all’acquisto della vettura elettrica il cliente potrebbe impegnarsi, una volta finita la garanzia della batteria, alla trasformazione della stessa in storage al servizio di un impianto di autoproduzione, beneficiando magari di incentivi ad hoc. E avete mai pensato ad acquistare l’auto da chi ti vende il tetto fotovoltaico?”. ■
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COME SI GUADAGNA CON UNA CER
CER
Antonio Sacchetti – CEO Tera srl / Smart Buildings Alliance Italia ETS
Il tema CER, acronimo di Comunità Energetiche Rinnovabili, è stato negli ultimi mesi, è oggi e sarà in futuro un tema caldo, fra i più gettonati, ma non per questo, a nostro avviso, è possibile dire che è ormai “noto”. Ciò ci suggerisce di andare sul concreto nell’affrontare uno degli aspetti che davvero è “utile” conoscere, rispondendo alla concretissima e legittima domanda: come si guadagna con le CER?
Fermo restando questo obiettivo, diremo in premessa che molto di quanto dirò vale per le CACER (Configurazioni di Autoconsumo per la Condivisione di Energie Rinnovabili), acronimo che meglio inquadra la situazione attuale, poiché oltre alle CER, anche le configurazioni di Gruppo di Autoconsumatori e di Autoconsumatore a Distanza sono oggetto di “incentivazione” (entrambe per gli incentivi in conto esercizio per 20 anni, solo la prima per gli incentivi in conto capitale relativi ai soli comuni con meno di cinquemila abitanti).
Considerazione semplificativa:
- il tema CER è neutro rispetto alle tecnologie, ma semplificando parleremo di fotovoltaico e, se del caso, di batterie, -parleremo di CER e non delle altre due tipologie di CACER -considereremo un solo impianto di produzione fotovoltaica nella CER - considereremo l’incentivo in conto esercizio senza distinguerne le componenti “implicite” (valorizzazione) e quelle “esplicite” -considereremo la categoria “soggetti con disponibilità di denaro da investire” supponendo che questi soggetti abbiano anche in disponibilità lo “spazio fisico” su cui installare gli impianti
Per meglio comprendere il “come”, è utile rinfrescarci rapidamente le idee anche sugli altri interrogativi che tipicamente definiscono un contesto da raccontare o descrivere, ovvero “chi”, “cosa”, “quando”, “dove” e “perché”. Qui forniremo solo alcuni elementi per entrare poi efficacemente sull’obiettivo, rimandando gli approfondimenti al documento del GSE facilmente
reperibile online digitando “MASE Regole Operative Decreto CER”
- chi: tranne le Grandi Imprese, praticamente tutti;
- cosa: almeno un impianto di produzione rinnovabile (tip. fotovoltaico) ed alcuni altri soggetti che consumino energia elettrica (ognuno col suo contatore elettrico distinto dall’altro);
- quando: adesso! ( a dire il vero già da un paio di anni, ma adesso certamente con più certezze)
- dove: ovunque, purché i soggetti coinvolti siano tutti serviti da una stessa Cabina Primaria (tipicamente un’area che accoglie un comune di ventimila abitanti circa)
- perché: fa bene a tutti, al portafoglio dei benestanti ma anche dei meno abbienti, e, contribuendo a ridurre le perdite ed a
produrre green, fa bene all’ambiente * Esiste in verità un ruolo per le Grandi Imprese, anche rilevante, ma non come membro della CER
Come si Guadagna
Premesso che parliamo di guadagno economico (oltre a quello ambientale), distingueremmo due categorie di soggetti che ci guadagnano:
a) chi ha il denaro da investire (“chi ha l’impianto FV”)
Se vogliamo ridurre al minimo, o meglio provare ad azzerare, ogni possibile componente potenzialmente tacciabile di ipocrisia, diciamo pure che chi ha chance di guadagnare di più è chi è disposto (avendone la possibilità) ad investire.
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Che si tratti di persone fisiche, o di persone giuridiche/enti, se hanno da investire (o hanno chi gli presta il denaro) dovranno prima farsi due conti per vedere quanto possono guadagnare avviando un proprio impianto fotovoltaico (senza CER) e, solo se sono capaci di fare simulazioni di guadagno ben fatte, potranno optare per avviarsi verso una CER.
Questi soggetti, che avranno l’impianto fotovoltaico, se riescono a mettere insieme i pezzi del puzzle (trovare soggetti idonei a stare in quella CER accettandone le regole=”soci”; autorizzazioni laddove servissero per gli impianti; fornitori per HW e SW e organizzazione gestionale per 20 anni), una volta avviata la CER, guadagneranno, sommando al loro risparmio (autoconsumo proprio) ed al proprio compenso per la cessione in rete dell’energia prodotta: -una frazione dell’incentivo in conto esercizio, per venti anni, per la frazione di energia immessa in rete dal loro impianto che sarà istantaneamente consumata dai “soci”; tipicamente, questa frazione non supererà il 50% dell’incentivo; - l’incentivo a fondo perduto per le spese che avrà sostenuto per realizzare l’impianto fotovoltaico (con eventuali batterie e accessori);
b)chi si aggrega all’iniziativa ( “chi fa solo consumo”)
Chi non ha la possibilità, o non ha l’intenzione, di investire, si aggregherà (volontariamente, oppure sarà contattato, individuato, dai promotori dell’iniziativa, come soggetto idoneo a quella specifica CER) e si “accontenterà”, nel senso che, tipicamente, tenderà ad accettare (non certo in maniera acritica) le regole della comunità anche in termini di ripartizione dell’incentivo; questi soggetti (tipicamente saranno numericamente prevalenti rispetto ai soggetti che investono), considerati per semplificazione come un unico aggregato, guadagneranno:
- una frazione dell’incentivo in conto esercizio, per venti anni, per la quantità di energia che avranno istantaneamente consumato mentre l’impianto fotovoltaico (pur non essendo collegato in alcun modo al loro contatore) immetterà in rete; questi
soggetti considerati per semplificazione come un unico aggregato, riceveranno una frazione dell’incentivo globale
• tipicamente superiore al 50% dell’incentivo ricevuto dalla CER tutta, se “non sono imprese” (cittadini o enti senza scopo di lucro);
• tipicamente inferiore al 50% dell’incentivo ricevuto dalla CER tutta, se sono imprese; attenzione però, perché essendo tipicamente tanti, questi soggetti, e comunque in numero maggiore rispetto ai soggetti che investono, ognuno di essi riceverà tipicamente una fetta dell’incentivo CER inferiore a quella ricevuta dal soggetto che ha investito denaro (quello che ha l’impianto fotovoltaico)
Massimizzare i guadagni, per tutti i “soci” della CER
Il guadagno legato alla CER sarà .. 1 per tutti i soci, maggiore quanto più, modificando anche i comportamenti di consumo, ovvero introducendo anche sistemi di automazione di questi consumi (e degli accumuli energetici, le batterie), si riuscirà a concentrare i consumi di tutti durante i periodi di maggior produzione dell’impianto; i ma per chi ha l’impianto fotovoltaico, questo virtuosismo comportamentale contribuirà ad aumentare i guadagni solo fino ad un certo limite ( il famoso 55%, inteso come percentuale dell’autoconsumo di CER rispetto all’energia immessa dalla CER);
ii mentre per i soci solo consumatori, conviene di più se si riesce a consumare, nelle ore di produzione, più del 55% dell’energia immessa in rete dall’impianto fotovoltaico: sono i beneficiari principali quando le performance della CER (massimizzazione dell’autoconsumo collettivo) crescono al massimo possibile;
2 per tutti i soci, nullo (si, nullo!) se ogni volta che l’impianto fotovoltaico immette in rete non ci sarà mai un socio che sta consumando energia proprio in quel momento.
3 per i soci consumatori, minore se chi ha l’impianto fotovoltaico riuscirà a concentrare al massimo i suoi consumi proprio nelle ore in cui l’impianto fotovoltaico
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CER
produce, ovvero, minore anche nel caso in cui chi ha l’impianto FV installa batterie a servizio del suo solo impianto di consumo 4 per tutti i soci, maggiore se c’è un pacco batterie a servizio di utenze comuni (ad esempio a servizio degli ascensori e dell’illuminazione condominiale, o situazioni analoghe in cui esistono dei consumi legati ad un contatore incluso e intestato a tutta la comunità e, proprio a valle di quel contatore, viene installato il sistema di batterie).
Diciamo le cose come stanno
Nel descrivere, seppur con approssimazioni, questi casi che possono capitare (e non sono tutti..), si evince che le chance di successo delle CER:
- saranno elevate se si ridurranno le probabilità di avere “gente” scontenta, che ne parli male, magari già dopo un solo anno; quindi,
• bisogna spiegare che a tutti può convenire , si, ma solo se si fanno idonee valutazioni prima di aderire, sapendo che è giusto per chi non puo’/non vuole investire, cercare soggetti che vogliono investire, ai quali mettere a disposizione le informazioni sui propri consumi e concertare un regolamento di comunità ispirato a principi che, si, sono semplici, ma solo se ben spiegati;
• bisogna ammettere che chi investirà nelle CER, ragionevolmente dovrà accettare che, oltre ai costi per l’impianto, dovrà sostenere anche i costi per gli accessori (software e dispositivi di lettura consumi e/o di automazione), per evitare il rischio che alcuni soci, ricevendo un incentivo inferiore ai costi, diventino sorgente di contrasti e, sicuramente, di cattiva pubblicità alla CER;
• bisogna consentire a tutti di avere accesso ai criteri ed ai calcoli fatti per l’attribuzione degli incentivi da parte del GSE e per la ripartizione degli incentivi nella comunità; quindi, bisognerebbe smetterla di far finta di non capire che questo può avvenire solo se si calcolano gli incentivi sul valore delle letture reali dei contatori (per ogni ora della giornata!), e non sulle stime dei profili di carico! Quindi bisognerà leggere sul posto i
contatori con idonei dispositivi capaci di avere le letture fiscali (Dispositivi Utente), ammettendo che se tali Dispositivi ricevono una comunicazione criptata dal contatore, possono solo ricevere misure “giuste”, quindi fiscalmente valide e che, se così non fosse, allora si tratterebbe di una inutile e avvilente mortificazione dei diritti dell’utente e di uno spreco di denaro pubblico (significherebbe aver creato un sistema in cui il cervello elettronico, che si trova all’interno del contatore, invia, all’utente, delle letture che hanno minor valore rispetto alle letture che invia al distributore, il che sarebbe inspiegabile in punta di diritto!);
- saranno elevate se si riesce a motivare tutti sui cambiamenti nei comportamenti di consumo e, per fare ciò,
• non si può non dire che è fondamentale pensare non solo alla costruzione ed avvio degli impianti, ma anche alla gestione, e quindi al fatto di dover avere un buon software (capace, ad esempio, di suggerire con idoneo anticipo quando sarà meglio, durante la giornata, consumare di più e quando consumare di meno);
• non si può non dire che, dove non può arrivare la modifica comportamentale (il comfort della vita quotidiana non sempre ne sarà compatibile), si può arrivare con sistemi di automazione (hardware e software) che regolino in automatico i consumi ed anche gli accumuli (carica o scarica delle batterie);
la componente hardware e software va quindi valutata subito, e va considerata l’interoperabilità dei sistemi, per consentire a tutti di scegliere marca e modello di batterie, pannelli fotovoltaici, pompe di calore o altri carichi elettrici; e questo significa avere hardware con protocolli di comunicazione liberi e software/sistemi operativi aperti (ad es. linux ed edge computers);
•non si può non dire che, per premiare maggiormente chi sarà capace di seguire i criteri di buon comportamento energetico, in tempo reale, bisognerà dotarsi di dispositivi per la lettura istantanea dei contatori (necessaria ai software per produrre i suggerimenti e gli avvisi agli utenti). ■
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Un piccolo paese diventa il laboratorio per le future Comunità Energetiche Italiane
Il progetto realizzato da EnGreen ad Antrodoco, un comune in provincia di Rieti, con la creazione di una CER in continua espansione ed evoluzione tecnologica
Cosa ha a che fare con la transizione energetica un gruppo di persone che vive in un piccolo paese dell’Appennino Centrale? La risposta è che quanto sta accadendo ad Antrodoco, in provincia di Rieti, non soltanto rappresenta un significativo tassello dell’evoluzione green del nostro Paese, ma pone questo centro di duemila abitanti molto più avanti della stragrande maggioranza dei comuni italiani nell’ottica, appunto, del cambiamento. La parola “magica” che fa la differenza è C.E.R.A., acronimo che sta per Comunità Energetica Rinnovabile Antrodoco.
Un’iniziativa nata grazie a un nucleo di poche persone, ma con il sostegno del sindaco Alberto Guerrieri e dell’amministrazione pubblica, che hanno costituito l’associazione energetica e iniziato a fare proselitismo promuovendo le buone pratiche di autoproduzione a chilometro zero.
“Al momento – racconta l’ingegner Carlo Tacconelli, Ceo di EnGreen, la società che promuove il progetto – la C.E.R.A. è riuscita, non senza difficoltà, ad attivare due
impianti fotovoltaici di potenza complessiva pari a 22 kW e sta finalizzando dei finanziamenti pubblici per ulteriori 50 kW”. Quante persone sono attualmente coinvolte nella C.E.R.A.?
“Finora si è riusciti ad aggregare più di 30 utenze di consumo. Ma il nostro obiettivo è più ampio, ovvero utilizzare tutte le superfici pubbliche per la produzione solare attraverso il sostegno di fondi PNRR ed ESCo, oltre che fare leva su investimenti privati per realizzare impianti fotovoltaici su unità commerciali”.
Quanto fatto è comunque notevole considerate le dimensioni del paese…
“Per noi di EnGreen la C.E.R.A. rappresenta anche un caso di studio che ci consente di adattare modelli e tecnologie da utilizzare con successo nell’elettrificazione rurale dei paesi meno sviluppati.
L’obiettivo è quello di costruire un knowhow specifico sul potenziale di flessibilità ed indipendenza energetica in questi contesti, e per questo servono anche particolari competenze digitali”.
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Carlo Tacconelli, Ceo di EnGreen, la società che promuove il progetto la C.E.R.A.
CER
Marco Ventimiglia
A che cosa si riferisce?
“Stiamo adottando una piattaforma di lettura e monitoraggio in-house, basata su architettura Linux, che mira alla gestione trasparente delle transazioni energetiche ai fini dell’ottimizzazione dei flussi. Quest’attività è stata possibile grazie alla collaborazione con operatori tecnologici quali la TERA di Conversano (BA), che ha fornito la soluzione hardware ottimale. Ma stiamo sviluppando anche altre cose”. Parliamone…
“EnGreen sta sviluppando un proprio sistema di telecontrollo, monitoraggio e rendicontazione dell’energia, dinamico e trasparente, in cui tramite un’app ogni utente può conoscere i flussi energetici in tempo reale, ricevere previsioni meteo e consigli sull’utilizzo di elettrodomestici nelle fasce orarie più convenienti. Ripeto, la Comunità di Antrodoco è il laboratorio con cui fare ricerca e sviluppo nell’ottica di proporsi come implementatori e gestori delle Comunità energetiche prossime venture”.
Quali sono state le difficoltà iniziali?
“La sfida più grande è stata quella di abbattere l’iniziale diffidenza della cittadinanza verso l’iniziativa, aggravata dai ritardi governativi nell’emanazione del quadro normativo, ritardi che hanno con-
tribuito a raffreddare la fiducia. Ma, grazie alla persistenza del nucleo fondatore, l’iniziativa sta adesso godendo di nuova linfa. Basti pensare che più di 100 nuovi utenti hanno già fatto richiesta di adesione alla C.E.R.A.”.
Quanto è stata importante l’attività di sensibilizzazione sull’argomento comunità energetiche?
“Moltissimo. La gestione e promozione della C.E.R.A, impostata da noi ma realizzata anche con l’aiuto di cittadini volenterosi e vogliosi di riportare i contenuti di questo progetto sul territorio, ha reso evidenti i vantaggi in termini di incentivi finanziari, opportunità di risparmio, creazione di posti di lavoro, oltre ai benefici ambientali.
Un esempio: la tariffa premio del GSE sarà destinata ad abbattere le bollette degli utenti ma anche a sussidiare l’acquisto di nuovi elettrodomestici efficienti per i membri della comunità, nonché per supportare iniziative legate al territorio, quali decoro urbano o eventi culturali”.
Ci sono particolarità del paese che hanno facilitato la creazione della C.E.R.A.?
“In questa Comunità c’era una disponibilità di tetti solarizzabili ben oltre l’attuale fabbisogno elettrico. Abbiamo quindi proposto ai prosumer di sostituire le caldaie convenzionali a gas con pompe di calore
in tal modo avviando da subito un cambiamento comportamentale per la transizione dal termico all’elettrico.
In una seconda fase, proprio nell’ottica di massimizzare l’utilizzo di risorse locali, abbiamo in programma di realizzare una caldaia a biomassa comunitaria collegata a una piccola rete di teleriscaldamento per la Comunità grazie all’utilizzo degli scarti agricoli, molto diffusi in questo territorio. Il tutto funzionale all’obiettivo complessivo del progetto”.
Di quale obiettivo si tratta?
“Quello di rendere Antrodoco un polo residenziale completamente autonomo energeticamente, con un bilancio neutro di emissioni contaminanti. In quest’ottica si stanno installando pure delle colonnine di ricarica anche se al momento non ci sono ancora veicoli elettrici.
Del resto non dobbiamo dimenticare la possibilità di interazione con territori adiacenti. Infatti una CER può supportare la stabilizzazione delle reti elettriche periferiche incentivando l’uso produttivo dell’energia non utilizzata. Ad esempio si potrà invitare gli automobilisti dei comuni limitrofi a ricaricare le loro vetture ad Antrodoco, piuttosto che creare altre occasioni di economia circolare”. ■
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Ricarica elettrica dei veicoli
Che cosa significa la sigla
V2X
Marco Ventimiglia
Con l’acronimo di vehicle-to-everything
si indica la modalità che permette alle batterie di funzionare in modo bidirezionale, ricevendo elettricità ma anche alimentando le reti energetiche
Nel corso della vita capita molte volte di sottovalutare qualcosa, anche se spesso facciamo fatica ad ammetterlo. Diventa però più facile parlarne, ed è proprio il caso di cui ci stiamo occupando, se la sottovalutazione riguarda un fatto nuovo, sul quale abbiamo ancora poche informazioni. Non bisogna quindi sorprendersi se la stragrande maggioranza delle persone interpreta la ricarica dei veicoli elettrici come un’operazione che permette “semplicemente” di continuare a circolare con il mezzo. In realtà, come vedremo, c’è veramente molto di più…
L’errore di partenza, che porta alla sottovalutazione di cui sopra, sta nel considerare la ricarica elettrica come un’operazione monodirezionale, ovvero con il flusso di corrente elettrica che attraverso la rete viaggia dal fornitore verso la batteria del veicolo. Affermare il contrario, ovvero che
nei mezzi predisposti tecnologicamente il flusso può viaggiare in modo bidirezionale, tuttora suscita stupore nella maggior parte delle persone. Eppure è esattamente così.
Vantaggi potenziali enormi
E proprio da questa bidirezionalità scaturiscono dei vantaggi potenziali, sia per i consumatori che per gli operatori di rete, grazie all’utilizzo, appunto, della capacità delle batterie montate sui veicoli elettrici.
Vantaggi potenziali che in prospettiva futura diventano non grandi ma addirittura enormi per una considerazione del tutto ovvia: il quantitativo di energia elettrica che può “uscire” dalla batteria montata sull’auto andrà moltiplicato per milioni e milioni, ovvero il numero di veicoli elettrici che verranno messi in circolazione sulle strade negli anni a venire.
Stiamo parlando di quantitativi energetici
futuri così grandi da rappresentare un’opzione sempre più praticabile per migliorare la flessibilità dell’intero settore energetico. Infatti, lo sfruttamento della capacità della batteria dei veicoli elettrici come mezzo di stoccaggio rappresenta una soluzione flessibile ideale nella transizione da un modello di fornitura di energia convenzionale a uno più decentralizzato, in cui i consumatori contribuiscono attivamente alla generazione di elettricità.
Differenza fra V2G, V2H e V2B
Veniamo quindi a quelle che sono le tecnologie già disponibili per l’interazione dei veicoli elettrici con la rete energetica. Parliamo al plurale perché la cessione di energia da parte delle batterie può avvenire con diverse modalità e finalità. Mettendole tutte insieme si arriva ad un concetto innovativo ed ancora poco cono -
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CER
sciuto, quello del vehicle-to-everything, in italiano “veicolo verso tutto”, a sua volta identificato dall’acronimo V2X.
Le principali tecnologie incluse nel V2X sono a loro volta identificate con le sigle V2G, V2H e V2B, del cui significato ci occupiamo a seguire. Nell’ambito del V2X la tecnologia fin qui più conosciuta è sicuramente quella denominata V2G, acronimo che sta per vehicle-to-grid
Si tratta, per così dire, della tecnologia basica che consente ai veicoli elettrici non solo di prelevare energia dalla rete, ma anche di restituirla alla rete. Processo bidirezionale che prevede l’utilizzo di veicoli elettrici parcheggiati e non utilizzati come fonte di energia per la rete elettrica. Un prelievo che avviene durante i periodi di forte domanda, mentre la potenza prelevata viene restituita agli stessi veicoli elettrici durante i periodi di bassa domanda.
Energia a uffici e abitazioni
Quanto alla tecnologia V2H (vehicle-to-home), rappresenta una versione su piccola scala del V2G. Grazie ad essa, abitazioni ed uffici possono essere alimentati direttamente, attraverso la rete elettrica domestica, con l’energia immagazzinata nella batteria del veicolo elettrico, che diventa così una fonte energetica di riserva.
Resta la soluzione V2B (vehicle-to-building), che ricalca un concetto simile a quello del V2H con le sue configurazioni che possono però variare tra la connessione a un edificio unifamiliare o quella a un condominio. In sintesi, sia V2H che V2B non influiscono direttamente sulla rete ma contribuiscono a un equilibrio energetico in ambito locale. Abbiamo dunque a che fare con un insieme di tecnologie dal doppio potenziale: cambiare il modo in cui utilizziamo l’energia nei trasporti e fare altrettanto negli edifici. In particolare, si rivela di importanza strategica la possibilità della rete di attingere all’energia immagazzinata dai veicoli elettrici per far fronte a improvvisi picchi di fabbisogno energetico. Un esempio è quello delle prime ore serali con un’elevata richiesta energetica nelle abitazioni che viene soddisfatta anche dalle batterie dei veicoli ormai parcheggiati in garage o negli spazi condominiali (mezzi che nel caso del V2G possono trovarsi anche in luoghi molto distanti).
Gli stessi veicoli che invece beneficeranno della ricarica nelle ore notturne durante le quali la rete è molto meno sollecitata. ■
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SMART BUILDING ITALIA 52 I MIGLIORI EDIFICI SMART
ARCHITETTURA E PAESAGGIO PER UNA MANIFATTURA 4.0
Ad Alba, Frigerio Design Group
firma il nuovo polo di innovazione tecnica per Ferrero
Il Ferrero Technical Center rappresenta un nuovo livello di integrazione tra architettura industriale, paesaggio naturale, sostenibilità dei processi e benessere dei lavoratori
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Ilaria Rebecchi
Il Ferrero Technical Center, progettato da Frigerio Design Group, rappresenta la nuova frontiera dell’architettura industriale, pensata per rispondere ai principi della manifattura 4.0 puntando a una produzione automatizzata e interconnessa, con una reciprocità tra uomo e macchina, in relazione con il suo ecosistema.
La tecnologia è integrata armoniosamente in un’architettura riconoscibile e rassicurante, dove far convergere l’identità aziendale, la storia e il know-how del gruppo. Frutto di un concorso del 2017, il progetto nasce dall’esigenza di riunire e rendere complementari e interconnesse le attività di engineering dell’azienda, in particola-
nZEB
Il nuovo polo è un edificio bioclimatico e nZEB (nearly Zero Energy Building) che si estende su 12.700 mq e ospita oltre 200 dipendenti. Un’architettura semplice e lineare che cela alla vista impianti e parti tecniche; dove il volume compatto massimizza tutti gli apporti passivi e limita le risorse per la sua gestione e manutenzione, ospitando nella parte inferiore le aree destinate alla produzione e in quella superiore gli uffici. La convivenza delle diverse funzioni si esprime attraverso superfici cieche in basso e trasparenti in alto.
Sicurezza e comfort sensoriale sono i valori su cui si sviluppa l’intera architettura. L’edificio è stato sviluppato per ridurre al minimo le
re quelle destinate alla progettazione dei nuovi impianti di produzione, con l’officina dove vengono preassemblati e testati: un know-how prezioso, che l’azienda ha voluto nella sede di Alba, città legata alla sua storia.
Il contesto
Con un approccio della slow architecture, Frigerio Design Group ha dato vita a un’architettura iconica e rassicurante costruita proprio a partire dal contesto naturale in relazione con gli elementi più caratteristici del paesaggio delle Langhe, Patrimonio Mondiale Unesco. Ad Alba ha sede il più grande stabilimento italiano di Ferrero. Lo studio approfondito del luogo, oltre a elementi quali il legame con il territorio, la natura e i suoi colori hanno ispirato il progetto architettonico di Frigerio Design Group, che li reinterpreta attraverso geometrie astratte nelle tonalità calde di un paesaggio autunnale.
L’obiettivo è quello di dare la giusta accoglienza a funzioni distinte, ma connesse. Così, l’officina per la produzione dei macchinari è al piano terra con tutte le attività connesse alla loro progettazione, mentre la quasi totalità del livello superiore è destinata a differenti tipologie di uffici, direzionali e operativi, a spazi di lavoro, sale meeting e aree a disposizione del personale. La grande hall di ingresso interamente vetrata concentra in un unico spazio la percezione di tutto il mondo Ferrero ospitato nell’edificio.
Al suo interno spicca una scenografica scala metallica in un colore rosso vibrante attraversa il volume. Tutte le parti tecniche e gli impianti sono integrati nelle facciate
emissioni di anidride carbonica. Il volume è compatto, realizzato con materiali industriali e massimizza tutti gli apporti passivi (luce, aria e soleggiamento) limitando al minimo le risorse per la gestione e la manutenzione, contribuendo al tempo stesso a un’identità chiara e definita.
Un impianto fotovoltaico sulla copertura garantisce una produzione di energia pari a 300 kW di picco. I parcheggi esterni garantiscono il controllo dell’inquinamento luminoso grazie ad un sistema smart, che ne controlla l’accensione solo in presenza di traffico.
Il progetto e gli spazi
Tra terra e cielo, opacità e trasparenze sono studiate per enfatizzare le funzioni definendo un’architettura iconica: le aree destinate agli uffici si caratterizzano per le facciate trasparenti, mentre quelle che ospitano officina e impianti, ai piani inferiori, sono nascoste alla vista.
o celati all’interno del Mezzanino, che connette con i suoi 3.300 mq progettazione e produzione. La struttura è completata dalla copertura piana che sporge a sud con pensilina e frangisole con pale a sezione ellittica, a protezione delle vetrate degli uffici dai raggi solari.
L’officina di 3.500 mq ospita il montaggio dei macchinari. Una pianta regolare, essenziale, con strutture a vista di colore bianco, dove le lavorazioni e gli impianti architettonicamente integrati sono lasciati a vista. Aperture nelle facciate catturano la luce naturale e l’aria proteggendo dall’irraggiamento diretto del sole.
Enrico Frigerio le definisce “branchie”, veri e propri elementi che permettono all’edificio di respirare. I pannelli di tamponamento che racchiudono il volume industriale sono dotati di faccia interna microforata e fonoassorbente, al fine di migliorare la qualità degli ambienti e contenere l’inquinamento acustico verso l’esterno.
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La Slow Architecture applicata mette l’uomo al centro
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Comfort working
È la parola chiave utilizzata dall’architetto per sintetizzare il progetto per gli uffici, con spazi emozionali, dove i cinque sensi sono stimolati alla ricerca del giusto comfort. I materiali e i colori riproducono la natura che circonda l’edificio, rendendo gli uffici un vero e proprio “landscape in quota”. Una serie di patii verdi, denominati dall’architetto “giardini volanti”, è inserita al centro del grande open space per assolvere funzione bioclimatica, acustica ed estetica, e assicurare così una migliore qualità sensoriale e un’illuminazione naturale.
Gli spazi ufficio all’ultimo piano si estendono su un open space di 4.100 mq che ospita sale meeting, spazi privati e aree relax, permettendo ai lavoratori di utilizzare postazioni ergonomiche che sono proiettate sul panorama paesaggistico.
Gli spazi sono caratterizzati da vetrate e aperture modulari, continue e trasparenti, con pochi elementi fissi e geometrie coordinate che offrono massima flessibilità.
Tra le scelte dell’architetto Frigerio c’è stata anche quella di togliere dalle singole postazioni i cestini per la carta creando un processo virtuoso di raccolta centralizzata differenziata che ha coinvolto attivamente i dipendenti avviando così una riflessione più ampia che facilita il riciclo.
Colore e luce
Il progetto interior si sviluppa a partire dall’elemento chiave del colore verde, presente in tre diverse gradazioni: sulle pavimentazioni in linoleum, alternato al legno di bambù, e nella successione di giardini aperti e sospesi legati dal richiamo alle materie prime della produzione Ferrero. Pensati per rispondere alle esigenze dell’uomo e al suo comfort, gli spazi assorbono luce naturale e aria e sono studiati guardando ai benefici della biofilia, utilizzando il verde anche come sistema per la regolazione del microclima e inserendo piante di caffè, noccioli e melograni. Il progetto ha dato vita a un “paesaggio” di spazi interni ed esterni dove lavorare e incontrarsi, e dove la sostenibilità è al servizio della progettazione di un ambiente di lavoro in grado di garantire il massimo comfort e il benessere delle persone che lo vivono. ■
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MOLFETTA THE BLOCK: un organismo residenziale smart
Arch. Salvatore Vinci, Ing. Michele F. Costanza
Strutture: Ing. Michele F. Costanza
Direzione lavori:
Ing. Michele F. Costanza
Consulenti:
Arch. Salvatore Paterno
Arch. Antonio Stragapede
Impianti: Ing. Michele Salvemini
Appaltatore: Gadaleta Building srl
Lavori: Gadaleta Building srl
Superficie utile: 2540mq
Localizzazione:
Sub-comparto D (Comparto 18) Molfetta
Dati dimensionali: 633 mq - Superficie piano terra (n. 2 locali commerciali)
3.275 mq - Superficie piani in elevazione (n. 35 unità abitative)
Cronologia: 2019 – Progetto 2020-2023 – Realizzazione
Fotografie: Gadaleta Building srl
SMART BUILDING ITALIA 58 I MIGLIORI EDIFICI SMART
Redazione SBI
The Block è un organismo residenziale derivante da tre lotti, con altrettante volumetrie, entro il piano di zona “Comparto 18” del comune di Molfetta
Due volumi, contigui, formano una “stecca”; i l terzo volume, distaccato, è comunque saldato ai precedenti mediante ampie terrazze. Non si tratta quindi di un edificio, nel senso stretto del termine, ma di una aggregazione di volumi, che generano un impianto planimetrico notevolmente articolato. Questa particolarità è stata interpretata con aspetti formali che annullano il concetto di “facciata” e ancor di più di facciata principale rispetto ad altre, subordinate. La asimmetria è la cifra stilistica predominante, con alcuni episodi di assialità, minimizzati da incursioni di segni contraddittori. L’appropriazione visiva del corpo di fabbrica è, per necessità, dinamica: per stabilire una relazione, ci si gira attorno.
The Block è il modello di costruzione che esprime quanto richiesto dai più elevati standard prestazionali e qualitativi delle nuove costruzioni.
Costituito da 35 unità abitative, suddiviso in tre corpi connessi da un sistema di ter-
razze che definiscono un organismo unico. L’intervento è stato progettato secondo criteri di efficienza energetica, raggiungendo la classe A4 NZEB e di sostenibilità ambientale con l’applicazione del protocollo Itaca Puglia superando il livello 3 di sostenibilità.
L’edificio The Block nasce come espressione di un modello di ricerca presentato all’interno del progetto KEEP ZERO, progetto di ricerca coordinato dall’architetto Antonio Stragapede che punta a ripensare totalmente la filiera edilizia e diventare un modello costruttivo a cui aderire per realizzare edifici a impatto zero. Il progetto si basa sull’esperienza del Centro di Fisica Edile, società di consulenza nel campo del Green Building Management e della Transizione Energetica, già da tempo impegnata nella gestione dei processi di trasformazione del costruire sostenibile con l’obiettivo di rispettare standard precisi e riconoscibili sul mercato in termini di prestazioni energetiche e impatto sull’ambiente.
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PRESTAZIONI ENERGETICHE E SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE
Dopo aver effettuato un’analisi della natura del luogo e del contesto urbano in cui è inserito l’intervento, si è passati alla definizione di tutte quelle tecniche e tecnologie che consentono di ottenere un corpo di fabbrica a basso consumo energetico e con un fabbisogno energetico ridotto. Le prestazioni energetiche ed ambientali sono state analizzate e valutate considerando i dati climatici (come le temperature esterne durante le varie stagioni, l’irraggiamento solare incidente sull’edificio) del Comune di Molfetta.
Principali Obiettivi energetici:
• Elevata inerzia mediante l’uso di paramenti in laterizio per mitigare gli effetti del surriscaldamento;
• Uso di materiali locali;
• Raccolta di acqua piovana;
• Produzione di energia da fonti rinnovabili
Dati prestazione energetica:
• Trasmittanza media pareti esterne: 0,22 W/m²K
• Trasmittanza media solaio contro terra: non presente
• Trasmittanza media copertura: 0,18 W/m²K
• Trasmittanza media superfici trasparenti: 1,51 W/m²K
• Fabbisogno energia per riscaldamento: 16,11 kWh/m²
Certificazione/i:
APE A4 NZEB -Protocollo Itaca Puglia livello 3,07
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QUANDO NON SONO “SOLO” SCUOLE
Le coperture degli edifici sono piane con tetto verde per regimentare il flusso dell’acqua piovana, purificare l’aria, risparmiare energia ed incoraggiare la biodiversità e su esse poggiano i pannelli solari termici e fotovoltaici
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Ilaria Rebecchi
I MIGLIORI EDIFICI SMART
Due progetti targati Vittorio Grassi Architects per innovativi poli scolastici a Albaredo D'Adige e Fidenza all’insegna di sostenibilità e inclusività
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Fidenza ingresso
Fidenza laboratori
Fidenza esterno
L’obi ettivo del bando “Futura. La Scuola del Progetto di Domani” previsto dal PNRR Istruzione” era la realizzazione di una scuola innovativa, sostenibile, sicura e inclusiva. In tal senso sono stati ammessi a partecipare interventi volti a concretizzare una nuova idea di scuola a coprire oltre 200 nuovi istituti che saranno creati a sostituire quelli già esistenti e su tutto il territorio nazionale, il tutto grazie a finanziamenti nazionali ed europei.
Studio Vittorio Grassi Architects
La realtà di progettazione internazionale concepisce e sviluppa una grande varietà di progetti che spaziano dalla pianificazione urbanistica all’edilizia pubblica, dagli edifici per il tempo libero ai complessi residenziali e ricettivi, fino agli uffici, agli spazi commerciali ed all’interior design. Allo Studio è stata assegnata la progettazione e direzione lavori dei poli scolastici di Villa Ferro nel comune di Fidenza (Pr) e di Albaredo D’Adige (Vr), tra scuole primarie e secondarie, con la possibilità di un successivo ampliamento in termini di volumi.
Si tratta di due progetti che avranno un impatto positivo anche sulle comunità e sulla crescita delle generazioni future.
PROGETTI
Il polo scolastico di Villa Ferro a Fidenza Sostenibilità, innovazione, efficienza energetica e continuità fra i principali valori.
Lo studio - con Incide Engineering - firma il nuovo polo scolastico che sostituirà l’attuale Scuola Cremonini Ongaro.
Il concept punta a realizzare un insediamento pensato come ambiente di vita e interazione, con aule energeticamente efficienti e confortevoli per la permanenza degli studenti e del personale, a contatto diretto con l’ambiente naturale che sarà trasformato in parco.
La struttura è pensata per adattarsi ad usi extrascolastici, fra cui palestra e di auditorium. La volontà è, infatti, quella di far vivere la scuola 12 ore al giorno, restituendole la centralità nella vita
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SMART BUILDING ITALIA 66 I MIGLIORI EDIFICI SMART
Albaredo D'Adige biblioteca
Albaredo D'Adige aula
urbana come spazio di crescita, scambio e condivisione.
Il polo scolastico comprenderà un’unica scuola destinata alle elementari e alle medie, con un possibile futuro ampliamento successivo per la scuola materna.
Il progetto prevede un 18 aule didattiche, 15 per le elementari e 3 per le medie oltre a 4 laboratori, 4 spazi versatili per materie come arte, musica e informatica, 2 biblioteche senza pareti, spazi per la direzione, mensa e cucina attrezzata, palestra, corridoi per favorire l’aggregazione, servizi. Il progetto si articola sulla concezione multiscalare dello spazio, con l’idea di realizzare la semplicità tipologica, tecnologica e morfologica attraverso la complessità di un approccio progettuale integrato tra architettura, strutture ed impianti. Tutti gli elementi coinvolti sono stati coordinati attraverso un disegno unitario e lineare, un brano di paesaggio urbano fortemente orientato alla sostenibilità ambientale.
Bioedilizia e fotovoltaico
Il rapporto tra architettura e ambiente naturale è realizzato attraverso criteri di bioedilizia, un’efficace progettazione passiva, fonti energetiche efficienti e materiali eco compatibili. La sostenibilità ambientale è stata ricercata anche attraverso la scelta dell’orientamento e delle schermature degli edifici, prediligendo lo sfruttamento
dell’illuminazione naturale e dell’energia termica ed elettrica solare. Particolare attenzione all’integrazione dell’impianto fotovoltaico sulle coperture per massimizzare la resa elettrica da fonti rinnovabili. Sono previsti anche la costruzione di un energy center e di un’isola ecologica.
Gli interventi migliorativi sulla viabilità di arterie stradali e sulle connessioni pedonali semplificano il raggiungimento delle scuole senza impattare sulle abitudini dei cittadini.
Il progetto prevede due edifici collegati da una passerella vetrata in acciaio.
Design sobrio e a misura di bambino Facciate semplici e modulari e pannelli opachi intervallati da altri svasati in lamiera metallica grecata, divisi tra loro da montanti in lamiera, che conferiscono verticalità all’edificio garantendo facile manutenzione e lunga durata.
Le coperture degli edifici sono piane con tetto verde per regimentare il flusso dell’acqua piovana, purificare l’aria, risparmiare energia ed incoraggiare la biodiversità e su esse poggiano i pannelli solari termici e fotovoltaici
Per la facciata esterna, i tamponamenti perimetrali sono realizzati con tecnologia a cappotto con intonaco chiaro per il miglioramento energetico e di prestazione termica nelle zone opache e con lamiere in alluminio grecato nei moduli finestrati.
Le aule sono progettate per massimizzazione l’ingresso della luce naturale e con controsoffitti fonoassorbenti per ridurre l’inquinamento acustico.
Il sistema di elementi oscuranti prevede l’utilizzo di un’innovativa tenda con microlamelle in alluminio, posizionata nell’intercapedine delle vetrate isolanti doppie o triple.
Il polo scolastico di Albaredo d’Adige “Civic Center” per la comunità Un’infrastruttura cittadina che non sia solo una scuola: la forza del progetto sta nel creare un nuovo grande campus da vivere a livello comunitario, centro di attività scolastica, sociale e culturale.
L’insediamento è pensato come architettura innovativa motore del rinnovamento urbano. Un ambiente di vita e interazione sano, ecologico e sicuro, con bassi costi di gestione e di manutenzione, con aule energeticamente efficienti e confortevoli per la permanenza degli studenti e del personale. L’area interessata è un lotto di 12.000 mq in contesto urbanizzato, vicino al centro e comprenderà una scuola di 2 piani, destinata alle primarie e secondarie. Nell’insieme, il progetto prevede un totale di 16 aule didattiche, 10 per le elementari e 6 per le medie, oltre a 5 laboratori, 7 spazi laboratorio senza layout fisso per materie come arte, musica e informatica, 1 biblioteca aperta senza pareti e 1 auditorium per momenti ricreativi e altri spazi di servizio o aggregazione.
Il contesto
Alla base del progetto c’è l’idea di una semplicità tecnologica e morfologica con un approccio progettuale tra architettura, strutture ed impianti. Tutti gli elementi coinvolti sono stati coordinati attraverso un disegno unitario e lineare, un brano di paesaggio urbano fortemente orientato alla sostenibilità ambientale.
Anche in questo caso, spazio alla bioedilizia, alla progettazione passiva, all’uso di fonti energetiche efficienti e materiali eco compatibili. La sostenibilità ambientale è ricercata attraverso le schermature degli edifici, l’illuminazione naturale, la scelta di energia termica e solare.
Anche qui è previsto un impianto fotovoltaico sulle coperture. ■
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Albaredo D'Adige ingresso
L’Ing. Francesca Azzolini di Trentino Sviluppo ha partecipato nel 2023 alla tappa di Rovereto del Roadshow Smart Building Italia presso gli spazi Be Factory di Progetto Manifattura, “un interessante momento formativo e di networking che ci ha consentito, come professionisti, di approfondire le nuove tecnologie che rendono “smart” un edificio e di conoscere importanti realtà nazionali nel settore smart building, uno degli ambiti di interesse per il nostro territorio”. L’abbiamo interpellata come professionista di riferimento per questo numero del magazine, per capire lo stato dell’arte della professione in ambito edificio e città intelligente, e non solo
Ecco cosa significa oggi progettare una casa smart e green
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FOCUS PROFESSIONE
Ilaria Rebecchi
Quali sono le principali skills che un progettista oggi deve avere e curare anche a livello formativo, per portare avanti il lavoro con lungimiranza e attenzione per il contesto?
Oggi il progettista deve essere in grado di avere una visione olistica per valutare la sostenibilità a 360°, selezionando tecnologie, materiali e soluzioni rispettose dell’ambiente, e garantendo al contempo il massimo comfort per le persone.
Per riqualificare il tessuto edilizio esistente e progettare il nuovo, è importante valutare l’intero ciclo di vita dell’edificio, dalla fase costruttiva, all’uso, fino alla sua dismissione, sfruttando le opportunità offerte dall’innovazione tecnologica, puntando su interventi strutturali e gestionali integrati e agendo sul processo per ridurre inefficienze e sprechi. Per questo la formazione deve coniugare l’innovazione e l’integrazione, puntare allo sviluppo e all’aggiornamento di competenze tecniche, normative, economiche e ambientali, per creare figure professionali in grado di affrontare una progettazione coordinata tra le diverse specializzazioni e che garantisca allo stesso tempo la vivibilità e la sostenibilità degli edifici.
Cosa significa oggi progettare città e edifici nell’ottica della sostenibilità ambientale?
Realizzare città ed edifici nell’ottica della sostenibilità significa utilizzare tutte le tecnologie e le soluzioni a disposizione per progettare, costruire ed utilizzare spazi urbani ed immobili in modo rispettoso dell’ambiente e dell’ecosistema, senza dimenticare di garantire il benessere delle persone. Gli aspetti che vanno presi in considerazione vanno dalla scelta dei materiali e delle soluzioni impiantistiche, all’efficienza energetica e utilizzo di energia rinnovabile, dalla gestione dei rifiuti al minor consumo di risorse, fino allo sviluppo di nuovi modelli di mobilità urbana. Non va poi dimenticata l’esperienza degli abitanti in termini di salute, di sicurezza, di qualità della fruizione degli spazi, che può essere migliorata anche grazie alle tecnologie emergenti e al digitale.
Quali sono le novità più importanti per i progettisti italiani in tema Smart Building e Smart City tra normativa e innovazione tecnologica?
La Direttiva europea sulle “Case Green” pone obiettivi sfidanti, identificando come
principali responsabili dei consumi energetici e dell’emissione di CO2 in atmosfera gli edifici e le strutture urbane. Per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione richiesti dall’UE e la trasformazione in nZEB (Zero Emission Building) entro il 2050, è necessario che edifici e città evolvano in chiave smart puntando su connettività, energia, servizi innovativi. Inoltre, il 24 gennaio 2024 è entrato in vigore il Decreto CER che definisce le modalità di incentivazione per le comunità energetiche rinnovabili.
Le nuove tecnologie saranno fondamentali per realizzare la casa “smart”: una casa interconnessa, altamente efficiente dal punto di vista energetico, anti-spreco, confortevole, dotata di tecnologia digitale e domotica, pensata anche all’interno di un sistema più ampio di comunità energetiche e di Smart Cities.
Come vede lo scenario futuro, in Italia, in questo contesto entro i prossimi 10 anni?
Gli edifici intelligenti sono un tema di grande attualità nel contesto italiano ed internazionale, anche per il peso che il settore ha in termini di accelerazione della transizione energetica. In Italia, il settore degli edifici è responsabile del 28% dei consumi finali di energia e di circa il 18% delle emissioni dirette di CO2. Più dell’80% del patrimonio immobiliare risale a prima del 1990 con un basso tasso di rinnovamento, pur rappresentando un asset fondamentale per il Paese dal punto di vista economico e sociale. Considerando il valore economico del settore, la necessità di spingerci verso un parco immobiliare a zero emissioni, le competenze di alto livello già presenti nella filiera industriale e di servizio dell’abitare e le opportunità offerte dal PNRR per investire nel rinnovo degli edifici, è fondamentale spingere verso un adeguamento del patrimonio edilizio nazionale e l’evoluzione smart del parco immobiliare.
Ne deriverebbero vantaggi ambientali (riduzione dei consumi energetici, idrici e di emissione di anidride carbonica), economici (risparmio delle spese energetiche delle famiglie) e sociali (miglioramento di benessere e sicurezza dei cittadini) che porterebbero alla crescita e alla modernizzazione del nostro Paese. ■
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“La Casa Si Cura” con la Comunicazione
Stefano Ferrio
Lo asserisce il Capo dipartimento Reti e Telecomunicazioni Adiconsum, Mauro Vergari, dopo due anni di convegni nelle venti città italiane toccate da questo progetto realizzato assieme a Prosiel sulla cultura della sicurezza.
Che diventa valore autentico solo se condivisa da utenti, installatori e produttori tramite campagne informative, normative utili, certificazioni chiare e conoscenza profonda dei rischi
Lo sviluppo tecnologico non corre in parallelo né con la “formazione” dei consumatori, né con l’adeguamento delle normative di installazione e impiego degli impianti stessi. È un tema, nonché un allarme, che sta comprensibilmente a cuore a un’organizzazione come Adiconsum, preposta alla tutela del consumatore.
Anche perché le attuali direttive europee non lasciano alternative alla certificazione degli impianti e alla qualifica riconosciuta di chi li installa.
Tutti motivi di urgenza che affiorano nitidamente in superficie conversando con Mauro Vergari, che in Adiconsum è Capo-dipartimento per Reti e Telecomunicazioni.
Dottor Vergari, con quale quadro ci si misura nell’Italia di oggi?
Con un quadro molto più chiaro, e posso ben dirlo dopo aver girato con un gazebo attrezzato, realizzando convegni per due anni in ben venti città italiane”
Cifre importanti
“Sono quelle relative alle città toccate dal tour del progetto “LA CASA SI CURA”, realizzato con Prosiel, di cui siamo soci, per innalzare la cultura della sicurezza degli impianti elettrici e l’efficientamento delle case. Risultati che si ottengono solo incontrando cittadini e Istituzioni”.
Per combattere contro quali deficit culturali?
“Quelli evidenziati da utilizzatori degli im-
pianti elettrici che non sono a conoscenza delle più elementari norme di gestione dell’impianto stesso. Per fare esempi semplici, quanto significativi, non conoscono le modalità di controllo del differenziale, né sanno come verificare che tipo di prese di corrente hanno, e se restano sicure anche con il passare del tempo”.
Ciò facilita gli incidenti
“Sì, il recente incidente di Bologna, che è costato la vita a una mamma e a due bambini, ne è un chiaro esempio perché sono generalmente ignorate le più elementari norme per evitarli.
Si crede che al proprio impianto elettrico si possa collegare sempre tutto, senza però conoscerlo minimamente.
Parlo ad esempio dell’uso corretto delle prolunghe, e di tutti gli accorgimenti chiamati in causa dalla potenza degli apparati da collegare.
Invece, la stragrande maggioranza dei consumatori acquista elettrodomestici e device, anche domotici, senza sapere se sono adeguati alla sicurezza del proprio impianto elettrico. Inoltre, moltissime informazioni legate al risparmio energetico degli appartamenti e all’uso di fonti rinnovabili non risultano veritiere, e provocano adeguamenti dell’impianto elettrico errati”. Da dove si deve partire per giungere a soluzioni efficaci?
“Innanzitutto bisogna richiedere ai Mini-
steri preposti una diffusa campagna informativa verso tutti i cittadini, da realizzare con altri enti preposti come Prosiel e AACC, così da divulgare i comportamenti giusti da assumere per garantire nelle case la massima sicurezza degli impianti elettrici, a a maggior ragione se si prevede l’inserimento di nuovi apparati”.
Massima chiarezza comunicativa, dunque
“Adiconsum propone in tal senso un’etichetta o un bugiardino per il materiale elettrico che deve essere obbligatoriamente installato da un tecnico qualificato.
Un testo dove va innanzitutto espresso con chiarezza che il prodotto acquistato non può essere installato dal consumatore. Dopodiché vanno indicati con precisione i principali comportamenti che l’utilizzatore deve assumere nel corso del tempo per garantire la sicurezza del suo impianto.
Per la cui manutenzione andrà specificato il materiale elettrico di volta in volta utilizzato secondo criteri di riconosciuta conformità alle normative”.
Passando dagli impianti ai prodotti, cosa bisogna attuare?
“Anche in questo ambito occorre prevedere un’etichetta o un bugiardino che specifichi con chiarezza se ciò che si acquista è un elettrodomestico o è un prodotto elettronico”.
E nel caso di prodotti progettati per il
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FOCUS PROFESSIONE
Mauro Vergari
risparmio energetico o per lo sfruttamento di fonti rinnovabili?
“Deve essere obbligatorio verificare l’idoneità dell’impianto elettrico preesistente, chiarendo se può essere installato in autonomia, senza l’apporto di un tecnico specializzato”.
Con quale coinvolgimento degli enti pubblici?
“Per quanto riguarda il risparmio energetico e i prodotti che utilizzano fonti rinnovabili Adiconsum punta a richiedere ai Ministeri competenti, in collaborazione con AGCM, l’Autorità garante della concorrenza, modalità che garantiscano e controllino la veridicità delle informazioni pubblicitarie realizzate da aziende costruttrici, distributori e ditte installatrici presenti nel settore delle rinnovabili. Prevedendo sanzioni per chi diffonde informazioni non veritiere, e sospendendo immediatamente la diffusione di una tale pubblicistica”.
Se poi si passa alla categoria dei consumatori-proprietari di immobili?
“Va considerato come punto di partenza la loro responsabilizzazione, nella quale anche le istituzioni devono entrare in gioco. La maggioranza dei proprietari degli appartamenti non conosce lo stato attuale del proprio impianto elettrico e di conseguenza non è in grado di definirne il livello di sicurezza. Non essendo costretti dalle norme attuali a effettuare la manutenzione periodica degli impianti elettrici, i proprietari con il certificato di conformità non aggiornato, così come quelli che nemmeno lo possiedono, non sono in grado di conoscere le condizioni di sicurezza dell’impianto, e neanche di comprendere se è predisposto al collegamento di nuovi apparati.
E non finisce qui…”.
In che senso?
“Le stesse istituzioni preposte non sono a conoscenza dello stato dell’impianto elettrico: né degli edifici privati, né degli immobili di loro proprietà. E infine, le aziende venditrici dell’energia elettrica non conoscono lo stato degli impianti elettrici degli appartamenti ai quali vendono energia”. Come rimediare?
“Con il censimento di stato e sicurezza degli impianti elettrici degli appartamenti privati attivando la collaborazione degli stessi proprietari tramite un breve questionario da realizzare con ISTAT. Inoltre, censire gli appartamenti privati permette di capire il costo sociale necessario per adeguare gli
impianti elettrici anche in vista dei prossimi adeguamenti richiesti dall’Europa per contrastare i problemi climatici”. E, una volta impostato il censimento?
“A quel punto bisogna prevedere con norme adeguate la manutenzione periodica obbligatoria degli impianti elettrici, ma anche l’obbligo di aggiornare la certificazione di conformità quando si collegano all’impianto apparati che obbligano all’adeguamento dell’impianto elettrico.
Inoltre, un’apposita normativa dovrà riguardare l’obbligo di avere aggiornato il libretto di manutenzione dell’impianto elettrico dove registrare, a cura dei tecnici preposti, le manutenzioni periodiche e i vari adeguamenti necessari”.
Le normative prevedono ovviamente sanzioni
“Spiacevoli, ma assolutamente necessarie per il proprietario dell’appartamento che non è in possesso della certificazione e del libretto di manutenzione.
Ovviamente andrà previsto e fissato un periodo per mettersi in regola.
Ma norme adeguate vanno previste anche
per l’atto della vendita di un appartamento, quando si dovrà menzionare la certificazione di conformità dell’impianto elettrico, con relativo libretto di manutenzione”.
E’ una responsabilizzazione che riguarda anche ci vende energia, si suppone “Certo che sì. Per ogni richiesta di innalzamento di potenza della fornitura elettrica degli appartamenti le aziende venditrici di energia elettrica saranno tenute a richiedere la conformità dell’impianto elettrico, così da verificare che non ci siano limiti impiantistici all’aumento energetico”.
Dopodiché, una volta venduto l’impianto o il prodotto, bisogna chiamare in causa chi è preposto a installarlo
“Infatti, tutto ciò presuppone che nel settore dell’efficienza energetica e della sicurezza assuma ruolo centrale il tema della certificazione. Questa deve essere effettuata da un ente terzo, che comprovi non solo il livello di specializzazione di un tecnico abilitato, ma anche della ditta che lo manda. Vanno fissati livelli di competenza che possono derivare esclusivamente da percorsi comprovati di formazione”. ■
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BIM nella transizione digitale del costruito
La digitalizzazione del processo costruttivo mediante il BIM (Building Information Modeling), sebbene possa rappresentare apparentemente una recente adozione normativa spinta dall’imminente necessità di transizione tecnologica, risponde in realtà a un più complesso e articolato tentativo di far evolvere il settore delle costruzioni verso un approccio “industriale”, più orientato all’informazione e alla gestione della stessa, con la finalità di poter meglio integrare processi di efficientamento, tracciabilità e sostenibilità.
Vantaggi e criticità nell’adozione del BIM
Come ormai largamente condiviso, il BIM si basa su un processo di modellazione informativa in grado di rappresentare digitalmente tutti i componenti che costitu-
iscono un’opera, collegandoli tra loro mediante relazioni e gerarchie, e associandoli a informazioni di varia natura, come dati economici, produttivi, manutentivi, ecc. Questa struttura di dati consente non solo di rappresentare in modo rigoroso la funzione e la posizione di ogni singolo componente, ma anche di estrapolare elaborati e report, garantendo una coerenza grafica e informativa, limitando, di conseguenza, potenziali omissioni e difformità, che troppo spesso si riscontrano negli elaborati tradizionali. Il BIM, ovviamente, richiede un maggiore impegno durante le fasi di progettazione, rappresentando, a prima vista, un notevole investimento per gli operatori coinvolti in tale transizione. Questo sforzo, si concretizza generalmente in un maggiore impegno nella fase di modellazione geometrica degli elementi e in una più complessa capacità astrattiva,
richiesta per identificare e attribuire relazione fra gli elementi.
Sebbene la prima possa essere facilitata con la digitalizzazione dei cataloghi da parte dei produttori di sistemi e componenti, oltre che dallo sviluppo di strumenti di generazione 3D semplificati, la seconda richiede un processo di concettualizzazione a cui generalmente si è poco abituati, basandosi sulla definizione di ontologie e rapporti semantici in grado di rappresentare un sistema costruttivo mediante oggetti e relazioni.
Ma è proprio quest’ultima funzione che caratterizza la qualità di un modello informativo, nella sua fruibilità e scalabilità in futuri processi di gestione, orientandone l’utilizzo verso finalità multidisciplinari, fino ad arrivare ad un vero e proprio modello interattivo, integrato e aggiornato tramite sistemi IoT.
Esempio del processo di modellazione informativa BIM
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Riccardo Tavolare - IBIMI
Esempio del processo di geometrizzazione semantica BIM
Il BIM come contenitore in continua evoluzione
Un modello BIM rappresenta un evidente vantaggio operativo solo se riesce a integrarsi nei processi di gestione e manutenzione dell’opera, attraverso un continuo aggiornamento dei propri dati, sia geometrici che informativi.
Per questo motivo, diviene fondamentale preoccuparsi di rendere accessibile l’informazione digitalizzata in modo aperto, preservandone l’accesso nel tempo, indipendentemente dai software utilizzati.
A tale scopo, emerge il ruolo di BuildingSmart che, nel corso degli anni, oltre a contribuire alla definizione di standard orientati all’interoperabilità dei modelli informativi, contribuisce alla stesura di linee guida finalizzate a una migliore predisposizione e utilizzo di tali metodi, grazie al contributo di numerosi esperti e professionisti interdisciplinari di settore.
L’utilizzo del BIM non riguarda solo la progettazione Sebbene in questi ultimi anni si stia assistendo a una progressiva maturità nell’adozione del BIM, probabilmente incoraggiati dalla volontà da parte del legislatore
di incentivare, oltre a obbligare, le stazioni appaltanti a tale evoluzione, risulta evidente che tali investimenti coinvolgano ancora prevalentemente l’ambito progettuale e gestionale, perdendo applicabilità nelle fasi di cantiere.
Tale lacuna, sicuramente ascrivibile a un più lento processo di aggiornamento metodologico e ad alcuni limiti implementativi, forse ascrivibili alle tecniche di lavorazione, non deve però far dubitare che metodologia possa divenire uno stimolo nel processo di evoluzione e digitalizzazione delle competenze legate al cantiere, che porteranno, come in effetti sta già avvenendo, a una sempre maggiore integrazione dell’information management nelle fasi di costruzione.
Il ruolo di installatori e tecnici nel BIM
I benefici del BIM nella gestione di un’opera, come si è detto, presuppongono l’utilizzo di contenitori informativi in costante evoluzione e aggiornamento, sia nella loro componente geometrica, sia in quella informativa.
Tale funzione, si integra con l’attività a cui sono chiamati i vari produttori e distributori di attrezzatura, che nel coadiuvare
tale transizione, si impegnano nella digitalizzazione del loro catalogo, prevedendo componenti parametrici adattabili alle necessità progettuali.
In questo contesto, risulta evidente il ruolo fondamentale che tecnici, operatori e installatori rappresentano nel loro ruolo proattivo all’interno dell’opera, chiamati ad interagire con tali sistemi informativi, integrandoli con proprietà e dati, codificati secondo gli standard disciplinari di loro competenza.
Il BIM, dunque, oltre ad essere visto come una metodologica in grado di innovare i processi legati alle costruzioni, deve inevitabilmente essere concepito come una opportunità per riscrivere le modalità di lavoro nell’ambito del costruito, portando ad una maggiore interoperabilità informativa fra tutti i soggetti coinvolti nella filiera produttiva e gestionale.
Solo la sinergia e la standardizzazione informativa fra ciascun ruolo e ciascuna disciplina potranno condurre ad una vera e propria transizione digitale dell’opera, manifestando quella tanto auspicata evoluzione che il mondo delle costruzioni attende da tempo. ■
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SMART BUILDING LEVANTE
Unico appuntamento del mezzogiorno per l’innovazione dell’edificio
www.smartbuildinglevante.it
Tel. +39 0444 543133
info@smartbuildinglevante.it
14 e 15 novembre 2024: sono le date che ogni professionista dell’edilizia smart, innovativa e sostenibile deve appuntarsi in Agenda.
In queste due giornate, a Bari, si svolgerà infatti la terza edizione di Smart Building Levante, Fiera Internazionale dell’impiantistica e dell’edilizia 4.0 del Mediterraneo, unico appuntamento per il Mezzogiorno, con cadenza biennale, per aziende ed esperti del settore delle nuove soluzioni e tecnologie per l’edificio e per l’urbanistica.
L’evento novembrino costituisce una importante piattaforma di visibilità per produttori, specialisti, designer e integratori di soluzioni e tecnologie per l’automazione domestica e dell’edificio smart, e per i progettisti di ecosistemi urbani.
Il focus sarà su l’innovazione impiantistica, sistemi di sicurezza, sull’energia rinnovabile, la gestione dell’illuminazione, il controllo del clima, la serramentistica,
l’urbanistica dell’era digitale, l’edilizia 40. In parziale contemporanea con la Fiera (1314 novembre), si svolgerà l’evento speciale “Bari Smart City Conference”, per il quale il comitato scientifico del Convegno ha individuato nei temi: Rivoluzione digitale, Nature-based solutions, Ecosistemi urbani sostenibili, approccio ESG (Environment Sustainable Government) nelle aree urbane, le linee guida per dibattiti e convegni che accompagneranno la più importante iniziativa dell’area orientale della regione Mediterranea.
A metà novembre, quindi, Amministratori, Consulenti e Tecnici della Pubblica Amministrazione, City Managers, Progettisti di aziende e Studi Tecnici, System Integrators, Imprese Edili, Gestori Finanziari di Fondi Real Estate, potranno incontrarsi alla Fiera del Levante, per condividere conoscenze, esplorare possibilità di partnership, conoscere le ultime novità della home technology, e presentare innovazioni smart. ■
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EVENTI
LE AREE
Tre le aree di interesse per una visione a 360 gradi sul mondo dell’impiantistica, dell’edilizia e dell’urbanistica smart, con un’attenzione particolare ai cambiamenti indotti dalle politiche per la decarbonizzazione del comparto, in primis la direttiva europea sulle case green.
Home and building automation e system integration
Tutta l’innovazione impiantistica degli edifici connessi e a zero emissioni e tutti i nuovi sistemi di controllo e gestione per abbattere i consumi e aprire a tutto il mondo dell’Internet of Things
Security and safety
Dai sistemi antintrusione ai sistemi di controllo accessi, per passare alla cibersecurity e ai sistemi di prevenzione degli incendi
Edilizia 4.0 e Energie rinnovabili
Materiali innovativi, infissi ad elevate prestazioni, tecnologie per la produzione di energie rinnovabili e nuove tecniche costruttive per edifici sostenibili e sempre più standardizzati
BARI SMART CITY CONFERENCE 2024
“Present and future of Mediterranean cities”
Appuntamento il 13 novembre presso l’Aula Magna di Architettura del Politecnico di Bari, e il 14 novembre al Centro Congressi, Nuova Fiera del Levante.
Giunta alla sua 3^ edizione,la Bari Smart City Conference costituisce un fondamentale momento di dibattito e di confronto sullo sviluppo sostenibile delle aree urbane che si affacciano sul Mediterraneo.
Il tema prescelto da un Comitato Scientifico che fa capo al prestigioso Politecnico di Bari è “Present and future of Mediterranean cities”, con focus su:
• Rivoluzione Digitale
• Nature based solutions
• Ecosistemi urbani sostenibili
• L’approccio ESG (Environment Sustainable Government) nelle aree urbane
Il Comitato Scientifico è composto dal Prof. Fabio Fatiguso, Prorettore del Politecnico di Bari, dal Prof. Francesco Fiorito, Docente di architettura tecnica al Politecnico di Bari e dall’Ing. Pasquale Capezzuto Presidente della Commissione Tecnica UNI 58 “Città, comunità e infrastrutture sostenibili”.
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MAF-MILANO AUDIOVISUAL FORUM 2024 apre il 29 ottobre con la 18a edizione della conferenza annuale di HD Forum Italia
Simone Madoni
Appuntamento al Centro Congressi
Obiettivo primario del progetto MAF è sicuramente voler affrontare il concetto dell’Open Innovation, introdotto nel mercato dei Media e delle Telecomunicazioni e che oggi, più che mai, consente l’accesso ad una vasta gamma di idee, soluzioni e competenze per analizzare le tendenze tecnologiche emergenti che supportano la creazione del contenuto audiovisivo. Il tutto per integrare in modo strategico prodotti e soluzioni per potenziare l’esperienza visiva e focalizzare l’attenzione sulla rivoluzione tecnologica che sta ridefinendo il paradigma della produzione e la distribuzione dei contenuti multimediali.
soluzioni di alto profilo tecnologico. Si tratterà di un ricco programma di attività pensato per analizzare in modo critico le trasformazioni tecnologiche attuali, dove i maggiori esperti del settore indicheranno le linee guida da seguire. Sarà un momento di formazione ed informazione, di ascolto, di analisi, di valutazioni attraverso dibattiti, aree dimostrative, aule di formazione Qui, speaker di indiscusso valore ci supporteranno nel coltivare le competenze e consolidare un tessuto rivolto all’innovazione.
Il settore e i protagonisti
www.audiovisual.forum
www.hdforumitalia.it
events@pentastudio.it
Tel.: +39 0444 543133
Questi contenuti e tecnologie troveranno dunque la loro collocazione nell’ambito del Milano Audiovisual Forum (MAF): un evento annuale, frutto della collaborazione strategica tra Pentastudio, HD Forum Italia e Fiera Milano. Un’iniziativa di portata internazionale che troverà sede presso il prestigioso Centro Congressi Stella Polare di Fiera Milano il 29 e 30 ottobre 2024 e che ambisce a presentare e valorizzare
Milano Audiovisual Forum 2024 sarà quindi un evento che si rivolge a tutta la filiera dell’audiovisivo: al mercato televisivo e radiofonico, ai detentori dei diritti, ai produttori di contenuti, all’industria di settore, alle aziende di fornitura servizi e di integrazione di soluzioni ad alto valore aggiunto, agli operatori di rete, alle piattaforme di distribuzione
In un mercato in continua evoluzione risulta infatti determinante comprendere e valo -
SMART BUILDING ITALIA 76 MILANO AUDIOVISUAL FORUM 2024
Stella Polare Fiera Milano il 29 e 30 ottobre con il futuro del settore
rizzare la produzione e la distribuzione del contenuto audiovisivo in tutte le sue forme e declinazioni per guidare il cambiamento e per essere complementari nella definizione di nuove modalità organizzative e di innovativi modelli di business.
HD FORUM ITALIA
Ruolo determinante e di assoluto valore, all’interno del Milano Audiovisual Forum, sarà rappresentato dalla conferenza annuale di HD Forum Italia, un’associazione finalizzata a promuovere, sostenere e diffondere l’uso di contenuti audiovisivi e multimediali, i prodotti e le tecnologie in Alta Definizione, Ultra-Alta Definizione e altre soluzioni audiovisive evolute.
Nata nel 2006, HD Forum Italia riunisce in associazione i protagonisti italiani del settore e le rappresentanze italiane di Società estere dell’audiovisivo, allo scopo di creare un centro catalizzatore di esperienze e interessi che risponda all’esigenza di affrontare adeguatamente uno scenario evolutivo inedito.
Lo scorso anno
L’edizione 2023 di HD Forum Annual Conference ha sostenuto lo sviluppo del neonato MAF. L’evento ha riunito esperti ed operatori del mercato italiano ed europeo nei settori del Broadcasting, delle telecomunicazioni e delle produzioni audiovisive ed è stato un successo che è andato ben oltre le aspettative degli organizzatori.
I numeri dicono che il MAF 2023 ha raggiunto un target molto ampio di utenti e categorie di settori e che un 36 per cento circa delle presenze era rappresentato da dirigenti e manager aziendali. Le stesse tematiche affrontate sono la dimostrazione del valore espresso dalla manifestazione: dal 5G Broadcast per la distribuzione di contenuti multimediali al nuovo standard di trasmissione DVB-I, dalle teche per la valorizzazione e la conservazione del patrimonio visivo agli effetti del AI Generativa sul prodotto audiovisivo, fino alla produzione di grandi eventi di intrattenimento attraverso i virtual studios.
L’edizione 2024: temi e target Nell’edizione 2024 andremo oltre: esploreremo ancora di più gli scenari futuri del mercato cercando di anticipare le sfide e di capitalizzare le opportunità emergenti. Il convegno rappresenterà infatti un fondamentale momento di riflessione e di dialogo sui temi cruciali del settore. Esperti di fama internazionale, visionari e leader di mercato si confronteranno su scenari, prospettive
e opportunità per creare un ambiente di apprendimento, di condivisione di esperienze e conoscenze. Il mercato televisivo tradizionale, la serialità TV, gli editori di contenuti, i produttori e post produttori, le piattaforme Over the Top, le piattaforme satellitari e del digitale terrestre, del DVB-I, il settore radiofonico: tutto si incastonerà in una matrice ideale con le tecnologie emergenti.
Inoltre, grazie anche alla presenza delle industrie leader di mercato e di importanti società in ambito system integration, Broadcast ed Information technology, si delineeranno le reali applicazioni delle cloud applications, della remote production, del dab e della visual radio.
Con il supporto e la presenza di direttori della fotografia ed esperti di color correction si parlerà di realtà virtuale, un processo di produzione ormai in via di consolidamento, che, nella sua trasversalità, costituisce un elemento di congiunzione nella realizzazione di contenuti nel Cinema, nella Produzione TV e nella produzione delle Serie TV. Elemento di sicuro interesse sarà poi rappresentato anche al crescente modello di fruizione dettato dai fast channel. Senza comunque tralasciare il mondo parallelo dei metaversi, che fatica a generare un cambio di passo verso l’interoperabilità di sistema tra il gaming e la produzione a/v Il tutto al cospetto dell’intelligenza artificiale generativa, con i suoi infiniti campi di
applicazioni. Non mancherà poi un focus sul mercato. I modelli di Subscrition Video On Demand (SVOD, servizi su abbonamento con canone) rappresentano infatti la quasi totalità della spesa del consumatore, mentre quelli Transactional Video On Demand (TVOD, basati sull’acquisto o noleggio di singoli contenuti) sono sempre più marginali. In questo contesto i key player del mercato pubblicitario ci aiuteranno a comprendere le soluzioni ibride e i modelli ASVOD (Ad-supported Subscription Video On Demand) che si stanno oggi imponendo. Le aree dimostrative del MAF rappresenteranno infine un elemento attrattivo dell’evento, un luogo dove l’innovazione diventa tangibile: un’occasione per esplorare prodotti e servizi che stanno guidando il futuro del settore. E a completamento del progetto saranno presenti anche le Masterclass dove si avrà l’opportunità di approfondire tematiche di sicuro interesse attraverso sessioni di formazione altamente qualificata che consentiranno loro di acquisire competenze specifiche.
Sarà per tutti l’occasione di un momento di fondamentale confronto per sviluppare e consolidare relazioni e per promuovere un costante dialogo tra tutti gli stakeholder, per creare valore e mantenere competitività e sostenibilità e, nella sua totalità, ci aiuterà ad “unire i puntini” di un ecosistema complesso ed estremamente affascinante. ■
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Una sfida per l’Innovazione negli Smart Building
Chiara Benedettini
L’Associazione KNX Italia, in collaborazione con l’Ordine degli Architetti PPC della
Provincia di Firenze e con il sostegno della
Fondazione Architetti Firenze, ha proposto la prima edizione del KNX Challenge
Il concorso di idee si è concluso con la premiazione dei progetti selezionati lo scorso 16 marzo durante la fiera MCE
Il concorso mirava a promuovere la diffusione delle tecnologie dell’automazione come strumento per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità, sicurezza ed efficienza energetica, coerentemente con le recenti normative riguardanti i Requisiti Minimi e l’utilizzo dei sistemi di controllo dell’automazione degli edifici (BACS).
Professionisti iscritti all’Ordine degli Architetti di tutte le Province hanno così avuto la possibilità di esplorare le caratteristiche e i vantaggi delle tecnologie dell’automazione, applicandole a contesti reali e collaborando con esperti dell’Associazione KNX.
Ogni candidato è stato infatti abbinato a un tutor scelto tra i KNX Professional, il gruppo in seno a KNX Italia composto da oltre 80 system integrator sul territorio nazionale, per un supporto specifico sull’applicazione dello standard nel progetto prescelto.
Le categorie dei progetti
Il concorso ha accolto proposte progettuali relative a quattro diverse categorie di ambienti,:
• Aula Scolastica
• Supporto alle disabilità
• Sala conferenze
• Camera d’Hotel
I progetti vincitori sono stati premiati durante la fiera MCE Expoconfort il 15 marzo scorso, scelti da una commissione composta da diverse professionalità: il Prof. Fabio Fatiguso, Presidente nazionale di “Ar.Tec.”, la giornalista specializzata Alessia Varalda di Elettrico Magazine, Viviana Musazzi di Landlease nel settore del Real Estate e Massimo Valerii, Presidente dell’Associazione KNX Italia.
Premio Aula Scolastica
L’architetto Marco Bergantino, con il tutor
Massimo Mangani di Tecno Bet, ha trasformato un’aula di 8,25x8,00 m in uno spazio green e smart che sposa l’efficienza energetica con il comfort degli studenti. Le tecnologie KNX sono state utilizzate per gestire illuminazione e climatizzazione: nel progetto è prevista una programmazione unica per l’illuminazione di tutte le aule, con spegnimento automatico per i corridoi e i bagni, un controllo delle luci per ogni aula, con rilevamento della luce naturale, dimmerazione dei corpi illuminanti. La climatizzazione avviene tramite rete domotica, permettendo temperature differenziate in base alle lezioni e confort termico garantito da una sonda con termostato. Inoltre, l’integrazione di dispositivi audio/video consente l’implementazione di metodologie didattiche innovative, rendendo l’apprendimento un’esperienza coinvolgente e interattiva. Premio Supporto alle Disabilità
L’architetto Giovanni Del Zanna, guidato dal tutor Diego Zappa, ha lavorato sull’abitazione di una portatrice di disabilità fisiche, adattando la tecnologia ai bisogni specifici della persona.
La domotica assistiva è stato un elemento chiave, permettendo una serie di configurazioni con KNX: l’impianto è su rete BUS per una gestione centralizzata, e prevede accesso via LAN garantendo una supervisione costante. Sono state programmate funzioni e routine personalizzate, con la possibilità di gestire dispositivi tramite smartphone, PC, assistente vocale ecc.
La Casa di Rossana diventa simbolo della sua resilienza e determinazione, dove l’automazione non solo le consente di mantenere la sua vita e la sua indipendenza, ma lo fa con dignità e rispetto per le sue esigenze specifiche.
Premio Camera d’Hotel
L’architetto Erica Fiumalbi, con il supporto del tutor Ohmega Progettazioni, ha presentato un progetto innovativo di camera d’hotel che unisce tecnologia KNX e “Biophilic Design” per favorire il benessere degli ospiti, ottimizzando al contempo l’efficienza energetica e la gestione delle risorse.
• L’illuminazione dinamica e diffusa è progettata per rispettare il Ritmo Circadiano, contribuendo al benessere psicofisico degli ospiti
• Il confort e la sostenibilità sono garantiti attraverso il monitoraggio e la regolazione intelligente dei principali parametri di comfort indoor, assicurando un ambiente piacevole e salutare
• L’esperienza personalizzata è realizzata tramite scenari su misura, che consentono agli ospiti di adattare l’ambiente alle proprie preferenze e necessità. Premio Sala Conferenza
L’architetto Antonella Terrasi, affiancata dal tutor Hosutech, ha vinto nella categoria con più candidati, grazie a un progetto dove la flessibilità, l’integrazione e la scalabilità sono pilastri fondamentali. I punti fondamentali del progetto sono stati: Illuminazione automatizzata, termoregolazione integrata, sistema audiovisivo all’avanguardia e una gestione centralizzata della sala; l’integrazione con il design e l’estetica ambientale è stata altrettanto prioritaria, perché la funzionalità non deve sacrificare lo stile. L’implementazione del sistema KNX ha reso possibile la gestione dell’intero edificio da remoto, attraverso un’interfaccia unificata accessibile da qualsiasi dispositivo. ■ https://knx.it/ https://knx.it/knxchallenge-call-for-ideas/
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ASSOCIAZIONI
Il radon: i pericoli che comporta e le soluzioni per ovviarli alla luce della legislazione Nazionale
ll radon è un gas radioattivo invisibile, inodore e insapore; inalato in quantità elevate o per lunghi periodi provoca il tumore al polmone. Secondo la OMS è secondo solo al fumo quale causa di tale malattia, con il 14% dei casi, 21.000 ogni anno nei soli Stati Uniti, secondo la Environmental Protection Agency. La principale sorgente di radon è il terreno; fonti secondarie sono i materiali da costruzione di origine vulcanica, come il granito e il tufo, e l’acqua. Il radon tende ad accumularsi negli spazi chiusi, dove l’elevata concentrazione ne accresce significativamente la pericolosità. La quantità di radon presente in un locale si esprime in becquerel per metro cubo [Bq/m3]. La legge N° 101/2020, in vigore dall’agosto 2020, stabilisce limiti massimi pari a 300 Bq/m3 nelle abitazioni esistenti, 200 Bq/m3 in quelle costruite dopo il 31 dicembre 2024, 300 Bq/m3 nei luoghi di lavoro. Il Piano Nazionale d’Azione per il Radon (PNAR) 2023-2032, adottato lo scorso 21 febbraio 2024 con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del DPCM 11 gennaio 2024, traccia la linea d’azione e
indica come ridurre i rischi per la popolazione, dalla classificazione delle aree territoriali di intervento prioritario, alla disponibilità di servizi di misura idonei e di esperti di risanamenti adeguatamente formati, alle indicazioni sulle bonifiche, alla progettazione di edifici dotati di sistemi di prevenzione, alla sensibilizzazione dei proprietari, alla possibile introduzione di incentivi economici.
Il Programma Nazionale di Ricerca (PNR) del 2002 stimava in circa 200.000 le abitazioni italiane caratterizzate da concentrazioni di radon superiori ai 400 Bq/m3, in 200.000 i luoghi di lavoro che superavano i 300 Bq/m3 .
La legge impone ai Datori di Lavoro la misura della concentrazione media annua di radon nell’aria dei luoghi di lavoro e, in caso di superamento del limite prefissato, l’adozione, entro 2 anni, di misure correttive atte ad abbatterla, unitamente alla ripetizione delle prove ogni 4 anni, per garantire il mantenimento dei nuovi valori.
Le opere di risanamento prevedono l’interposizione di guaine isolanti impermeabili
tra le fondamenta dell’edificio e il terreno, la ventilazione forzata dei locali o l’installazione di estrattori, se possibile abbinati a un vespaio aerato, per estrarre il radon dal sottosuolo o dai piani inferiori e disperderlo in atmosfera. Per contro, il ricorso ai depuratori è inefficace.
Le guaine non comportano costi di gestione dopo la messa in opera; sono però difficilmente posizionabili in edifici preesistenti e sono a rischio di fessurazione in caso di riassestamenti del terreno.
La messa in pressione dei locali, mediante VMC o sistemi di ventilazione positiva, per impedire l’ingresso del radon è particolarmente indicata quando esso provenga dai materiali di costruzione. Gli estrattori sono infine adatti alla bonifica di edifici costruiti su terreni a forte concentrazione di radon; per risultare pienamente efficaci devono soddisfare alcuni requisiti, riassumibili in: • bassi consumi, visto il funzionamento ininterrotto richiesto
• elevata protezione all’acqua: se installati in pozzetti devono poter funzionare anche in caso di allagamento; se posti su tetti o all’estremità di tubazioni esterne devono resistere ai violenti scrosci temporaleschi. • involucri perfettamente sigillati, per scongiurare la fuoriuscita di gas radioattivo. Importante è altresì la presenza di dispositivi che monitorino il corretto funzionamento dell’impianto segnalando, con allarmi luminosi o sonori, eventuali malfunzionamenti o ostruzioni dei condotti. Talora può essere utile poterne programmare il funzionamento. L’adeguamento, nell’estate 2020, della legislazione italiana alla Direttiva Europea Euratom ha costituito il primo passo verso una più diffusa consapevolezza del problema del radon negli spazi chiusi in cui trascorriamo gran parte del nostro tempo. Il mercato offre le soluzioni atte a risolvere il problema. È opportuno che tutti ne siano consapevoli, per non porre a rischio la propria incolumità ■ https://csi.anie.it/
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A cura di ANIE CSI, Sgr Ventilazione Meccanica Controllata
Un potenziale enorme quello dello Smart Building in Italia, ma ancora poco conosciuto rispetto invece al suo corrispettivo inerente al settore del Green Building. Stiamo parlando di tutte quelle soluzioni in grado di rendere un “edificio intelligente” assicurando risparmi notevoli in termini di consumi e di energia: soluzioni automatizzate, digitali ed adattive, integrabili con l’organismo edilizio e che permettono l’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse idriche ed energetiche, dei costi di gestione e la massimizzazione del comfort degli occupanti. Se affiancata al suo corrispettivo”green”, la filiera estesa dello Smart Building è in grado di generare 130 miliardi di euro di fatturato in Italia, attivando oltre 600.000 nuovi occupati (fonte European House Ambrosetti). Nell’ottica di una decarbonizzazione totale del patrimonio edilizio, come anche stabilito dalla recente revisione della Direttiva EPBD - Energy Performance of Buildings Directive (cd. Case Green), diventa essenziale intervenire tempestivamente sugli edifici più energivori che, per l’Italia, rappresentano il 70% del totale, circa 9 milioni di edifici. Una percentuale che fa lievitare i costi, con il settore civile responsabile del 28% dei consumi energetici nazionali e del 18% delle emissioni, ma che allo stesso tempo potrebbe generare un valore aggiunto incredibile portata se associato ad una riqualificazione del patrimonio immobiliare massiccia e sistematica.
Le stime parlano chiaro: la manutenzione straordinaria del residenziale nel solo 2022 ha incassato ben 118,5 miliardi di euro (€ 23 mld dalla manutenzione ordinaria), contro un introito registrato per le nuove costruzioni di soli 22 miliardi di euro.
E’ dunque questo il momento di agire e le ultime rilevazioni della filiera del Green e dello Smart Building l’hanno già testimo-
Gli Smart Buildings in Italia: una filiera con un potenziale da 130 miliardi di euro
Cresce esponenzialmente l’interesse nei confronti della filiera estesa dell’Edificio Intelligente, lo testimonia il grande successo riscosso dalla Piazza dell’Innovazione di Rinnovabili.it a Smart Building Expo di Milano
niato: ogni 100 euro direttamente investiti nella filiera estesa dell’Edificio Intelligente, ne ha generati 187 nella filiera allargata.
Grande successo per la Piazza dell’Innovazione di Rinnovabili a Smart Building Expo
Un riscontro diretto dell’importanza di questo momento storico per il settore si è potuto percepire con il grande successo della Piazza dell’Innovazione coordinata dal quotidiano Rinnovabili.it nell’ambito di Smart Building Expo 2023, la manifestazione organizzata da Fiera Milano e Pentastudio che ha registrato la presenza di oltre 80.000 operatori. La partecipazione attiva del pubblico e degli stakeholders agli eventi organizzati nei tre giorni milanesi hanno tracciato il percorso su alcune delle più innovative possibilità offerte dalla tecnologia applicata agli Smart Building. Dai focus condotti da E.GEO e GeoNet e dedicati alla geotermia a bassa entalpia quale soluzione ideale per gli interventi di riqualificazione profonda, fino alla grande attenzione all’innovazione impiantistica offerta dalle ultime generazioni di Pompe di calore, illustrate da uno dei leader di mercato, Mitsubishi Electric. La Piazza dell’Innovazione di Rinnovabili.it
ha permesso inoltre di focalizzare l’attenzione sul panorama offerto dal fotovoltaico integrato nell’architettura, spaziando dalle potenzialità del fotovoltaico colorato di FuturaSun fino alle Facciate Intelligenti, elemento certamente distintivo dei futuri Smart Buildings. Ma l’innovazione degli Edifici intelligenti non si ferma alle componenti tecnologiche. Lo hanno dimostrato i due Talk condotti in occasione della manifestazione SBE dedicati al tema dell’Intelligenza Artificiale e della blockchain nella gestione energetica degli edifici, ed il Talk riservato alle protagoniste indiscusse degli ultimi mesi: le CER, Comunità Energetica Rinnovabile. Intervenire sulla qualità del costruito, scegliendo soluzioni innovative intelligenti ed efficienti connesse agli Smart Buildings, genera dunque benefici ambientali, economici e sociali. Riscontrabili anche in un aumento del 40% del valore di mercato dell’immobile riqualificato, rispetto al suo corrispettivo meno performante.
Infine, sotto il profilo ambientale, la riconversione di un edificio italiano in chiave Smart è in grado di ridurre le emissioni di CO2 del 19-28%, abbattendo i consumi idrici ed energetici rispettivamente del 20-24% e del 4-5%, con un risparmio in bolletta stimato di circa 1.067 euro l’anno a famiglia. ■
SMART BUILDING ITALIA 80
A cura di Mauro Spagnolo – Direttore di Rinnovabili.it
Il Protocollo MATTER Rivoluziona l’Automazione degli Edifici
Il Protocollo MATTER, acronimo di “Media Addressability Token Transfer Enabled by Routing”, emerge come una pietra miliare nell’evoluzione dell’Internet of Things (IoT), promettendo di rivoluzionare l’automazione degli edifici attraverso un approccio innovativo alla interoperabilità dei dispositivi smart. Una delle sfide primarie nell’automazione degli edifici è rappresentata dalla diversità dei dispositivi e dei protocolli utilizzati.
MATTER affronta efficacemente questa questione, stabilendo un ecosistema in cui i dispositivi di varie marche possono cooperare senza soluzione di continuità.
Questo favorisce una maggiore flessibilità e una gestione semplificata per gli amministratori dei sistemi di building automation.
L’adozione di MATTER offre vantaggi significativi anche agli sviluppatori di soluzioni di automazione degli edifici. Eliminando le preoccupazioni legate alla compatibilità dei dispositivi, il protocollo semplifica notevolmente il processo di progettazione e implementazione dei sistemi, riducendo i costi e i tempi di sviluppo associati.
Grazie alla interoperabilità garantita da MATTER, gli utenti finali possono godere di un maggiore controllo e personalizzazione dei loro ambienti residenziali e commerciali.
Ciò si traduce in un’esperienza utente più soddisfacente e gratificante, in linea con le crescenti aspettative nel campo della tecnologia domestica. MATTER non solo risolve le problematiche di compatibilità, ma apre anche le porte all’innovazione nel settore dell’automazione degli edifici. Liberati dal vincolo delle interoperabilità, i produttori possono concentrare le proprie risorse e creatività nella creazione di nuove funzionalità e applicazioni, alimentando così il ciclo continuo di progresso tecnologico. Nonostante le promesse e i benefici evidenti offerti dal Protocollo MATTER nell’ambito dell’automazione degli edifici, è importante considerare anche alcuni rischi e sfide potenziali associati alla sua adozione diffusa. Uno dei principali rischi riguarda la sicurezza.
Con l’aumento della connettività tra i dispo-
sitivi, aumenta anche il rischio di violazioni della sicurezza e di accessi non autorizzati. È fondamentale quindi che i produttori e gli sviluppatori implementino rigorosi standard di sicurezza per proteggere i dati sensibili e garantire la privacy degli utenti.
Inoltre, l’interoperabilità universale potrebbe portare a una maggiore dipendenza da un numero limitato di protocolli e standard.
Ciò potrebbe limitare l’innovazione futura e ridurre la diversità nel mercato dei dispositivi smart. Tuttavia, nonostante questi rischi, le prospettive per il Protocollo MATTER sono estremamente positive.
La sua adozione diffusa potrebbe portare a una maggiore efficienza energetica, a una riduzione dei costi operativi e a un miglioramento complessivo della qualità della vita nelle abitazioni e negli edifici commerciali.
Per garantire il successo continuo di MATTER e massimizzare i suoi benefici, sarà importante per l’industria dell’automazione degli edifici continuare a collaborare e a investire nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie.
Ciò potrebbe includere lo sviluppo di nuovi dispositivi intelligenti e l’integrazione di funzionalità avanzate come l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico.
Inoltre, sarà cruciale per gli standard di settore e le organizzazioni di regolamentazione continuare a monitorare da vicino lo sviluppo e l’implementazione di MATTER, garantendo che sia conforme alle normative e alle migliori pratiche in materia di sicurezza e privacy. ■
SMART BUILDING ITALIA 81 A cura di AIBACS
Ecco l’aula del futuro: connessa, smart, efficace, inclusiva e sicura
Il progetto dell’aula Piscopia Corner
Nell’ambito di Didacta Fiera a Firenze lo scorso marzo, il team Piscopia ha presentato l’aula del futuro. Una preziosa occasione per raccontare l’aula Piscopia Corner agli stakeholder coinvolti nel mondo della formazione.
PISCOPIA CORNER
AUGMENTED EDUCATION LAB
Il Piscopia Corner nasce con l’obiettivo di soddisfare la necessità di sviluppare una nuova idea di spazio educativo che fa leva sulla connettività, sull’intelligenza artificiale e sulla sensoristica diffusa per essere più efficace, inclusivo, sicuro ed efficiente. Perché la scuola è il luogo del futuro , e l’istituzione di carattere sociale più importante per la crescita di una persona. La scuola riveste inoltre il ruolo di punto di partenza per la costruzione dell’avvenire: il luogo aperto e inclusivo per eccellenza, ricettivo agli impulsi di modifica e innovazione in un mondo in fermento e in continua rivoluzione. In tal senso si inserisce il progetto del Piscopia Corner, una nuova idea di spazio educativo che fa leva sulla connettività , sull’ intelligenza artificiale , sulla sensoristica diffusa per essere più efficace , sostenibile , inclusivo e sicuro
Il progetto è nato dalla collaborazione tra WindTre, Cisco, Schneider Electric, Valore Italia, Saint-Gobain Italia ed ELT Group all’interno dell’area tematica Urban Digital Tech – che si occupa di processi d’innovazione dedicati al miglioramento delle infrastrutture urbane attraverso la tecnologia digitale - di Federated Innovation @MIND , il modello collaborativo pubblico-privato nato in
VALORE ITALIA
MIND e promosso da Lendlease con il contributo di Cariplo Factory.
L’aula del futuro è intitolata alla prima donna laureata al mondo - l’italiana Elena Lucrezia Piscopia Corner - ed è dotata delle tecnologie d’avanguardia che sono state rese disponibili dalle aziende per garantire un’ elevata qualità di formazione nel contesto di una nuova frontiera educativa. Un progetto in continua evoluzione che ha l’obiettivo di integrare e sviluppare tutte le tecnologie delle aziende partner in un processo di scambio e condivisione di conoscenza e sapere.
Connettività 5G , sensoristica, intelligenza artificiale, efficientamento energetico , ottimizzazione acustica sono messe al servizio di principi di inclusività, efficacia e sostenibilità.
Ne emerge un’aula che integra tramite IA tutti gli studenti , a prescindere da competenze linguistiche e abilità. Questo progetto, inoltre, consente a ogni scuola di integrare con facilità esperti esterni anche stranieri, massimizza il benessere di docenti e studenti e semplifica il lavoro del dirigente scolastico e rende più trasparente il rapporto con le famiglie Infine, offre ai docenti nuove opportunità didattiche e umane e riduce al minimo il suo impatto sull’ambiente. ■
Valore Italia è un luogo dinamico e interdisciplinare, innovativo e sperimentale , dove è possibile studiare le nuove metodologie da applicare al restauro, la conservazione e la valorizzazione del Patrimonio Culturale, utili a formare i futuri restauratori e gli esperti che si dovranno assumere il compito di questa tutela. L’obiettivo è quello di favorire l’immissione sul mercato del lavoro di professionisti ed operatori altamente qualificati. valoreitalia-is.it/
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SMART BUILDING REPORT TECNOLOGIA E MERCATO
Foto 1: Scannerizza il codice QR per guardare il nuovo video del touch panel L-PAD in italiano
Foto 2: Uffici Smart - LPAD-7 per illuminazione e climatizzazione
Foto 3: Il pannello che semplifica il monitoraggio energetico
4: La soluzione per il retrofit
LPAD-7 - Il touch panel perfetto per ogni applicazione
LOYTEC continua ad innovare prodotti e soluzioni per soddisfare le crescenti esigenze nel campo dell’energia e della sostenibilità ambientale.
LPAD-7 semplifica la gestione del tuo edificio.
I Touch Panel liberamente programmabili LPAD-7 per reti BACnet, EnOcean, LonMark, Modbus, Bluetooth, OPC XML/DA e OPC UA sono ideali per la visualizzazione e il controllo nella building automation. Possono essere utilizzati come pannelli operatore, termostati ambiente e controllori con touch screen capacitivo integrato, adatti a uffici singoli, sale conferenze, camere d’albergo, cabine di navi da crociera e abitazioni private. ( Foto 1 ).
LPAD-7 colpisce per il suo design senza tempo, l’integrazione armonica nell’architettura moderna e storica e per il suo concetto estremamente intuitivo. Il display IPS con angolo di visione ampio può essere montato orizzontalmente o verticalmente. Con i suoi soli 21 mm di spessore può essere montato a parete. Un telaio di montaggio opzionale consente un’elegante installazione a incasso.
Una configurazione per ogni esigenza.
LPAD-7 - Touch Panel
Utilizzato in sale riunioni e corridoi per gestire gruppi di lampade, richiamare scenari di illuminazione DALI, gestire eventi tramite calendario Google e funzionalità ( Foto 2 ).
LPAD-7 - Touch Panel, gateway e controllore liberamente programmabile
Utilizzato per leggere contacalorie M-BUS tramite gateway Modbus, e controllare due PDC e caldaia nella centrale termica ( Foto 3 ).
LPAD-7 - Touch Panel e gateway
Utilizzato nel retrofitting di un impianto LON esistente e come datalogger per nuovi multimetri Modbus RTU installati ( Foto 4 ). In questa configurazione, i dati provenienti da Modbus e LON sono stati convertiti su BACnet/IP.
Il tassello perfetto per la gestione degli ambienti in Bluetooth Mesh. Con il suo supporto per la comunicazione Bluetooth Low Energy (BLE), l’LPAD-7 si connette senza problemi ad altri dispositivi compatibili Bluetooth SIG Mesh, formando una rete mesh affidabile (Foto 5). Che si tratti di gestione di illuminazione, HVAC o sistemi energetici, l’LPAD-7 migliora l’efficienza, la scalabilità e l’esperienza dell’utente. La sua interfaccia intuitiva, le dashboard personalizzabili e la comunicazione sicura e crittografata, garantiscono un controllo e un monitoraggio senza limiti. Dagli uffici intelligenti agli edifici sostenibili, l’LPAD-7 svolge un ruolo cruciale nella creazione di spazi intelligenti e interconnessi. ■ www.loytec.com
SMART BUILDING ITALIA 83
Foto
Rendere gli edifici più intelligenti: cosa abbiamo imparato negli ultimi 10 anni
Joey Davis, Managing Editor, AVIXA
Siamo in un’epoca d’oro per l’edilizia.
L’integrazione dei dati tra i sistemi degli edifici consente di ottenere un edificio intelligente di maggior valore per il lavoro e la vita. Nell’ultimo decennio, i progressi della tecnologia e la crescente attenzione per le esperienze umane hanno influenzato notevolmente il modo in cui gli edifici vengono progettati, costruiti e gestiti.
Emmanuel Daniel, CEO e fondatore di Alosanar , ne è convinto. Intervenendo all’ Integrated Systems Europe (ISE) 2024, Daniel ha parlato di tutto ciò che riguarda gli edifici intelligenti, spiegando ai partecipanti come i vari sistemi degli edific, come HVAC, illuminazione, allarmi e sicurezza, confluiscano in un’unica infrastruttura di rete gestita dall’IT.
Edifici intelligenti:
Coinvolgimento e responsabilizzazione Gli edifici moderni sono progettati per dare potere non solo agli occupanti stessi, come si vedeva in passato, ma anche ai loro amici e familiari, per consentire loro di impegnarsi emotivamente e creare esperienze significative e incredibili negli spazi della comunità. A livello aziendale, un progetto edilizio ora include l’influenza degli stakeholder degli occupanti, fornendo loro l’ambiente e le risorse di cui hanno bisogno per diventare più efficienti e produttivi.
Ciò potrebbe includere configurazioni flessibili degli spazi di lavoro e interfacce interattive, consentendo agli occupanti di accedere ai servizi e alle risorse dell’edificio in modo efficiente.
Personalizzazione e adattamento
La ricerca e l’analisi degli utenti sono indispensabili per comprendere i dati demografici, i comportamenti, le preferenze e i punti dolenti dei potenziali occupanti dell’edificio. Ciò comporta l’analisi dei dati per comprendere i loro stili di vita, le loro abitudini di lavoro e le loro aspettative nei confronti dell’ambiente costruito.
Sulla base dei risultati della ricerca sugli utenti, lo sviluppo di personas aiuta a rappresentare diversi segmenti del pubblico target dell’edificio. Ogni persona deve racchiudere le caratteristiche chiave, gli obiettivi, le motivazioni e le sfide degli occupanti che rappresenta. Questo ha aiutato gli stakeholder a immedesimarsi nelle diverse esigenze degli utenti dell’edificio e ad adattare le soluzioni progettuali di conseguenza.
Daniel spiega che il passo successivo è la mappatura del percorso tipico dell’utente per ogni persona, un metodo che può essere utilizzato per dettagliare le interazioni e le esperienze durante la permanenza nell’edificio. Identificando i punti di contatto, i punti dolenti e le opportunità di miglioramento, i gestori degli edifici possono
contribuire a migliorare la soddisfazione e il coinvolgimento degli utenti in ogni fase del loro viaggio, quando vivono l’edificio nella loro vita quotidiana.
Processo decisionale guidato dai dati Secondo Daniel, i dati sono fondamentali per ottimizzare le prestazioni degli edifici e migliorare le esperienze degli occupanti. I dati relativi alle persone, alle attività e alle strutture devono essere al centro dell’attenzione per migliorare le esperienze in qualsiasi progetto edilizio.
Gli edifici intelligenti sfruttano l’analisi dei dati e le tecnologie IoT per personalizzare le esperienze degli occupanti in base alle loro preferenze e ai loro comportamenti. Attualmente non si tratta solo di scegliere il sistema o la tecnologia migliore, ma anche di capire come si possono orchestrare tutti questi dati tra tutti i sistemi. Ciò implica anche il modo in cui l’intelligenza artificiale influenzerà il modo in cui la progettazione degli edifici si relaziona meglio con gli occupanti.
L’ultimo decennio ha visto notevoli progressi nel rendere gli edifici più intelligenti, più efficienti e più sostenibili. Con la continua evoluzione della tecnologia, il futuro riserva possibilità ancora più interessanti per la creazione di edifici intelligenti ma anche resilienti, significativi e responsabili dal punto di vista ambientale. ■ avixa.org
SMART BUILDING ITALIA 84
SMART BUILDING REPORT TECNOLOGIA E MERCATO
Al giorno d’oggi, in un contesto in rapida evoluzione, il nostro approccio alla sostenibilità continua ad evolversi: è ormai un aspetto fondamentale dell’architettura e dell’edilizia moderna. Gli edifici intelligenti, progettati per ottimizzare l’uso dell’energia, migliorare il comfort degli occupanti e ridurre al minimo l’impatto ambientale, sono all’avanguardia di questa rivoluzione sostenibile. Sebbene le certificazioni LEED, BREEAM e WELL stabiliscano standard elevati per gli edifici sostenibili attraverso un approccio globale, il loro raggiungimento richiede un monitoraggio continuo e l’analisi dei dati per andare oltre la semplice installazione di tecnologie verdi.
Il potere dei dati nel raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità È qui che i sistemi di gestione intelligente degli edifici basati sui dati sono emersi come soluzione chiave. Questi sistemi consentono agli operatori degli edifici di
L’imperativo della gestione intelligente
degli edifici basata sui dati
di Fabio Marcomin – Regional Head of sales Italy and Portugal
sfruttare la potenza dell’analisi dei dati per identificare le inefficienze e apportare modifiche, come l’ottimizzazione dei sistemi di illuminazione per ridurre il consumo energetico. Questi risparmi possono estendersi oltre l’illuminazione, ad esempio, con un risparmio energetico del sistema HVAC. Si pensi che gli edifici intelligenti dotati di controlli avanzati dell’illuminazione possono ottenere riduzioni del consumo energetico fino al 30%, riducendo significativamente le emissioni di carbonio e i costi operativi. L’ottimizzazione dell’uso dell’energia richiede un monitoraggio e aggiustamenti continui, un compito che i sistemi di gestione degli edifici intelligenti basati sui dati, come Helvar Insights, facilitano senza problemi.
Helvar Insights sfrutta i dati provenienti dalla fitta rete di sensori di illuminazione esistenti in tutto l’edificio e non solo presenta i dati sull’occupazione, il monitoraggio dell’energia e i guasti del sistema, ma trasforma anche questi dati in informazioni e raccomandazioni attuabili e personalizzate per lo spazio.
I vantaggi e benefici per i gestori degli edifici
Oltre ai vantaggi in termini di sostenibilità, Helvar Insights offre una convenienza e una flessibilità senza pari per gli operatori degli edifici. Le funzionalità di monitoraggio e manutenzione a distanza consentono agli utenti di supervisionare più siti da un’unica interfaccia di facile utilizzo. È possibile risolvere i problemi in tempo
reale, ricevere notifiche istantanee di guasti e affrontare in modo proattivo i potenziali problemi prima che interrompano le operazioni. Inoltre, i dati sull’occupazione possono essere sfruttati per regolare i programmi di illuminazione e i timeout, massimizzando il risparmio energetico.
Edifici a prova di futuro per la sostenibilità
Gli edifici che progettiamo e costruiamo oggi sono quelli che utilizzeremo per molti anni a venire. Pertanto, è fondamentale che i nostri spazi siano attrezzati per adattarsi alle esigenze in evoluzione, alle normative più severe e ai progressi tecnologici.
In Helvar abbiamo sviluppato un ecosistema senza soluzione di continuità che integra le soluzioni di illuminazione DALI-2 e wireless con il rilevamento ambientale e le applicazioni per edifici intelligenti come Helvar Insights. Questo approccio unificato fornisce la base tecnica ottimale per soddisfare le esigenze degli edifici di oggi, garantendo agli utenti attuali e futuri il massimo comfort, efficienza e sostenibilità.
Un futuro sostenibile richiede soluzioni basate sui dati
La progettazione sostenibile non è più un’opzione, ma una necessità.
Abbracciando i sistemi di gestione intelligente degli edifici basati sui dati, il viaggio verso un ambiente costruito più verde e intelligente inizia oggi. ■
https://helvar.com/it/
SMART BUILDING ITALIA 85
Fabio Marcomin
Soluzioni Digital Twin per Smart City e Aziende
Una start up innovativa, spin-off dell’ Università degli Studi di Firenze , che propone soluzioni Digital Twin e servizi per il monitoraggio operativo e la pianificazione (tramite l’acquisizione e gestione di dati di qualsiasi tipologia e formato e big data analytic ) per città/aree e industrie.
SNAP4 S.R.L. offre strumenti funzionali alle necessità dei decisori delle città e dell’industria nelle loro azioni operative quotidiane creando Digital Twin fedeli per dati e comportamenti, consentendo una comprensione completa del contesto, rilevando condizioni di allarme anche in modo predittivo, fornendo suggerimenti e consentendo simulazioni e analisi in ottica what-if. Le soluzioni SNAP4 sono utilizzate per suggerire interventi strategici e in tempo reale per ottimizzare la produzione in ambito industriale e migliorare i servizi verso i cittadini e gli operatori. SNAP4 è in grado di supportare la creazione , la gestione e l’ analisi di applicazioni e servizi intelligenti nelle città, consentendo agli enti locali, alle imprese e ai cittadini di sfruttare i dati per migliorare la qualità della vita urbana a costi sostenibili. SNAP4 svolge un ruolo cruciale nel contesto delle Smart Cities , offrendo le tecnologie necessarie per trasformare i dati urbani in azioni concrete a beneficio delle città e dei loro cittadini.
La tecnologia al servizio della Smart City L’obiettivo in ambito tecnologico è quello di abilitare l’implementazione di una vasta gamma di applicazioni nei domini integrati Smart City, Industria 4.0 e IoT/ IoE. Snap4 supporta gli enti, le città e l’industria nel processo di innovazione dei servizi e delle infrastrutture, attraverso l’implementazione di sistemi di supporto alle decisioni digital twin che sfruttano tecnologie di intelligenza artificiale, in -
ternet of thing e business intelligence, per generare previsioni, rilevare anomalie, generare allerte precoci e supportare la pianificazione strategica per aumentare la resilienza delle città e delle industrie rispetto a eventi imprevisti o sconosciuti, e fare pianificazione data driven Si tratta di soluzioni basate su tecnologie, flessibili, scalabili e sicure, disponibili su qualsiasi cloud pubblico o privato, nel rispetto del GDPR e dell’AI-act.
La sfida delle città di oggi
Le principali sfide che le città stanno affrontando ai nostri giorni sono inerenti la gestione dei servizi e delle infrastrutture in ambiti mobilità e trasporti, energia, governo, welfare, turismo, cultura, ambiente, meteo e istruzione. Questi ambiti si influenzano tra loro e, in condizioni critiche, un effetto domino diventa quindi inevitabile, causando ulteriori problemi e perdita di controllo.
Nel contesto delle Smart City, SNAP4 si trova ad affrontare con successo una serie di sfide tecniche e organizzative. La trasformazione di una città in una Smart City è un processo complesso che richiede competenze, innovazione tecnologica, disponibilità al cambiamento e collaborazione tra diversi attori.
La soluzione
Le tecnologie SNAP4 permettono di implementare soluzioni di varie dimensioni, quali verticali per smart parking, bike sharing, smart light, smart waste, smart building, analisi dei flussi di veicoli e persone, fino a soluzioni per monitoraggio e controllo di sistemi integrati e complessi, e molto altro. Sono soluzioni in grado di monitorare l’evoluzione della città in tempo reale e pianificare, ad esempio:
• acquisendo dati da sensori di qualsiasi tipologia
• aggregando dati di qualsiasi tipo
• calcolando e controllando indicatori chiave (KPI)
• rilevando evoluzioni inaspettate e generando allerte precoci
• eseguendo azioni sulla base di strategie e allarmi
• fornendo interfacce per agire sulla città tramite cruscotti di controllo e strumenti di business intelligence
• eseguendo analisi what-if e simulazioni
SMART BUILDING ITALIA 86 SMART BUILDING REPORT TECNOLOGIA E MERCATO
SNAP4 supporta città e aziende proponendo soluzioni flessibili e utili ad ottenere intuizioni e deduzioni dello stato e dell’evoluzione della città, sfruttando algoritmi di intelligenza artificiale, il calcolo neuro-simbolico, l’analisi dei dati e tecnologie big data, realizzando soluzioni che raccolgono e sfruttano dati eterogenei di qualsiasi tipologia, da qualsiasi fonte di dati.
Settore Industriale
La tecnologia e l’approccio alla gestione dei dati delle tecnologie offerte da SNAP4 possono essere sfruttati in ambito industriale per ottimizzare processi, migliorare l’efficienza e favorire l’innovazione.
In questo contesto SNAP4 contribuisce nei seguenti aspetti:
• Monitoraggio produzione e Manutenzione Predittiva
• Gestione ottima dell’Energia
• Integrazione con altri sistemi industriali
• Sicurezza e compliance, controllo qualità
Le capacità di integrazione dei dati, analisi avanzata e gestione intelligente trovano ampio spazio di applicazione nel contesto industriale.
Attraverso l’adozione di tecnologie smart e l’analisi dei dati, SNAP4 può aiutare le industrie a diventare più efficienti, innovative e sostenibili. ■ www.snap4.eu/
Cuneo: la gestione degli asset della Smart City Nel corso degli anni, le amministrazioni comunali e pubbliche hanno fatto significativi progressi nell’adozione di servizi digitali e infrastrutture IT, spaziando dalla gestione delle reti urbane, alla videosorveglianza, ai sistemi di accesso nelle Zone a Traffico Limitato (ZTL), fino alle innovative soluzioni Internet of Things (IoT). Tuttavia, molti di questi sistemi derivano da soluzioni proprietarie, le quali presentano spesso la limitazione di non essere interoperabili, rendendo così complesse le operazioni di monitoraggio e gestione. Per migliorare la gestione di tali servizi e infrastrutture, sorge la necessità di monitorarne lo stato operativo attraverso diagrammi sinottici e cruscotti di controllo, strumenti che offrono anche ai cittadini l’opportunità di accedere a informazioni di rilevanza collettiva, raccolte attraverso questi sistemi. Per soddisfare queste esigenze, è necessario integrare i sistemi informatici esistenti in una piattaforma unificata che consenta la raccolta di dati da diversi canali e la loro visualizzazione per una consultazione in tempo reale. In quest’ottica, SNAP4 ha implementato per il Comune di Cuneo una soluzione che utilizza la piattaforma Snap4City per aggregare varie sorgenti di dati per produrre analisi e fornire pannelli di controllo (dashboard) per gli operatori pubblici e i decisori, che possono accedere ai dati da un unico punto di aggregazione. Il sistema è integrato con l’infrastruttura di videosorveglianza del Comune di Cuneo e supporta la gestione di circa 800 telecamere attraverso la verifica del loro stato operativo e lo storico degli allarmi. L’integrazione include inoltre il supporto per la gestione di 250 switch di rete, 100 UPS e l’integrazione dei dati da circa 60 varchi di conteggio veicoli Inoltre, SNAP4 ha fornito 2 telecamere termiche che sono installate nel Comune di Cuneo per monitorare flussi e la sicurezza in aree di particolare interesse.
A Merano l’illuminazione è intelligente
L’illuminazione pubblica è una degli aspetti chiave per le città per raggiungere gli obiettivi e diventare più sostenibili in ottica SDG (Sustainable Development Goal). La soluzione implementata da SNAP4 a Merano per la gestione dell’illuminazione intelligente è innovativa, economicamente sostenibile e affidabile.
Il Comune di Merano sfrutta la piattaforma Snap4City implementata da SNAP4 per la gestione intelligente, il monitoraggio
e il controllo dell’illuminazione pubblica, che comprende migliaia di punti luce e quadri per l’illuminazione. La soluzione è implementata su un cloud privato, sfruttando la rete LoRaWAN di Merano, e collegando nodi DALI 2, che comunicano con la piattaforma tramite gateway connessi a server di rete. Inoltre, vengono acquisiti dati provenienti da circa quaranta sensori di rilevamento del traffico per la gestione dinamica dell’illuminazione.
A Merano la soluzione implementata da SNAP4 è utilizzata per:
• La programmazione e gestione dei profili di regolazione del sistema di illuminazione intelligente;
• Il monitoraggio dello stato dei device;
• La gestione degli errori;
• Il monitoraggio degli armadi che alimentano gli apparecchi di illuminazione.
Oltre la gestione dell’illuminazione intelligente, SNAP4 ha implementato in corrispondenza degli attraversamenti pedonali, il sistema di illuminazione adattivo basato sulle condizioni del traffico ( TAI, Installazione Adativa al Traffico).
SMART BUILDING ITALIA 87
Selektra Italia
Connessione e Innovazione per gli Smart Building
Selektra Italia è un System Integrator che coopera con i Telco Operator ed Enti di Ricerca e Sviluppo per realizzare Reti di Telecomunicazioni Multistandard progettate per consentire la migliore connessione possibile tra Persone ed Ambiente. In particolare ha acquisito una significativa esperienza nelle Wireless Coverage ad alte prestazioni in luoghi ad elevata frequentazione come Metropolitane, Stadi, Ospedali, Campus Universitari, Villaggi Turistici.
Le Reti di Telecomunicazione costituiscono un’imprescindibile componente della Transizione Digitale ed Energetica del Paese ed elemento trainante di uno sviluppo economico territoriale rapido e sostenibile.
Integrazione Tecnologica per gli Smart Building per un Futuro Sostenibile
Selektra Italia, membro attivo della Smart Building Alliance, opera nel settore degli edifici intelligenti permettendone l’integrazione con l’intero ecosistema cittadino e territoriale, collaborando con leader nazionali nella produzione di componentistica avanzata e soluzioni verticali che integrano Hardware e Software con particolare attenzione ad una ottimizzata User Experience.
Selektra Italia è leader nello sviluppo e nell’adozione delle nuove tecnologie, come Edge Computing ed Intelligenza Artificiale, evidenziando il suo impegno per offrire soluzioni all’avanguardia che migliorano le prestazioni degli edifici integrando una rete
multiservizi che contribuisce alla riduzione dei consumi energetici, permettendo quindi ai Building di integrarsi sempre di più nella Smart City, in linea con la propria missione di innovazione continua.
“Riteniamo importante assicurare la connettività all’interno di tutti gli edifici per realizzare un ecosistema “Smart” senza soluzione di continuità tra la “City” ed il “Building”, garantendo sicurezza, comfort, sostenibilità, ed un miglioramento tangibile della qualità di vita allo Smart Citizen per un futuro che è già presente”.
Efficientamento Energetico, E-Mobility, Sicurezza dell’Edificio, Smart Metering per Energia Elettrica, Acqua, Gas, Servizi per la Persona ed il Cittadino, possono essere gestiti in modo innovativo grazie allo sviluppo di Connessioni che integrano i diversi standard ad oggi disponibili, 4G, 5G, Wi-Fi, LORAWAN, FWA, FTTx, SAT
Con un occhio sempre rivolto all’evoluzione del mercato e alle esigenze emergenti, Selektra Italia si propone di rimanere all’avanguardia nel settore, promuovendo soluzioni che anticipano le tendenze globali verso un futuro più connesso e integrato. ■ www.selektraitalia.it
Per saperne di più
SMART BUILDING ITALIA 88
SMART BUILDING REPORT TECNOLOGIA E MERCATO
Howden. Il tuo broker assicurativo
Operiamo in tutto il mondo con professionisti di talento che hanno l’esperienza necessaria per garantire il miglior servizio. Ci prendiamo cura di ogni singolo Cliente, grande o piccolo che sia, perché lavoriamo con un obiettivo a lungo termine: costruire una realtà di cui essere orgogliosi. Grazie al nostro modello aziendale unico, in cui i dipendenti sono il principale azionista, e alla cultura che ne deriva, possiamo contare sui migliori esperti del settore.
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L’affinità rappresenta un legame tra diverse persone che condividono elementi in comune, come interessi, valori, esperienze o professioni. Questa connessione può essere la base per la formazione di gruppi sociali, come club, associazioni, federazioni o ordini, che definiamo “soggetti aggregatori”. Tali gruppi possono essere classificati a seconda del criterio comune utilizzato:
• SPORT E TEMPO LIBERO - Associazioni Federazioni Sportive, Enti di promozione sportiva e altre federazioni del tempo libero;
• SOCIALE - Associazioni di promozione Sociale No Profit e altre Associazioni;
• LAVORO - Sindacati nelle diverse forme;
• PROFESSIONE - Ordini Professionali e Associazioni di Professionisti, Casse di assistenza;
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SMART BUILDING ITALIA 89
Le soluzioni Tecnofiber in fibra ottica per gli impianti multiservizio negli edifici (F.T.T.H.)
Da 35 anni TECNOFIBER è leader nel territorio nelle connettorizzazioni in fibra ottica e dal 2015 con forte specializzazione nella realizzazione dell’impianto FTTH. L’azienda ha rivestito il ruolo da precursore nei sistemi precablati in fibra ottica a maindistributor dell’innovativo sistema di cablaggio strutturato TCK-LAN. Oggi è produttore e distributore a valore aggiunto grazie soprattutto al laboratorio interno che assicura la produzione di bretelle ottiche e cavi ottici precablati.
Ftth: il contesto normativo
Tutti gli edifici di nuova costruzione per i quali le domande di autorizzazione edilizia sono presentate dopo il 1° luglio 2015 devono essere equipaggiati con un’infrastruttura fisica multiservizio passiva interna all’edificio, costituita da adeguati spazi installativi e da impianti di comunicazione ad alta velocità in fibra ottica fino ai punti terminali di rete. Gli edifici conformi possono beneficiare dell’affitto o della vendita dell’immobile, dell’etichetta volontaria e non vincolante di “edificio predisposto alla banda larga”, etichetta rilasciata da un tecnico abilitato per gli impianti.
• Obbligo di installare l’impianto Multiservizio su tutti gli edifici di nuova costruzione a partire dal 1° luglio 2015
• I Notai confermano che: “l’immobile privo di Impianto Multiservizio non può essere oggetto di compravendita”
QDSA - quadro distribuzione
Segnali di appartamento
Il QDSA TCK-LAN viene utilizzato nell’ottica di distribuire i segnali di un impianto di comunicazioni elettroniche (Dati, Telefono e TV) in ambito residenziale. Esso facilita le attività dell’installatore e mette a dispo -
sizione soluzioni innovative per il cliente finale, nel rispetto dei criteri progettuali descritti nella guida CEI 306-22 e nella Legge 164 dell’11 Novembre 2014.
QDSA: le caratteristiche
• Porta in ABS Bianco cieca reversibile, cassetta ad elevata resistenza agli urti.
• Cornice esterna e porta in materiale extralucido.
• Predisposto per alloggiamento morsettiere.
• 2 Barre DIN EN 50022 in acciaio zincato montate su supporto estraibile e regolabile.
• 1 piastra portacomponenti dotata di 8 alloggiamenti per prese keystone jack.
• 2 mensole di supporto regolabili per sostenere un apparecchio.
• Confezionati in cartone singolo.
• Colore: RAL 9001
• CE
• Grado IP40
• Misure: H 430/L 410/P 80 mm
STOA (con cavo preterminato)
La STOA preterminata è facile da installare/posare dove le tubazioni sono di diametro adeguato per il passaggio del cavo
ottico precablato (n° 8 connettori SC/APC già montati) n° 4 CSOE e n° 4 STOA.
Strumentazione necessaria per eseguire un impianto a regola d’arte
La giuntatrice a fusione per fibra ottica con allineamento su tre assi a doppia visualizzazione che pesa solo 1,2Kg
Giuntatrice
Strumento necessario per la giunzione della fibra tramite pig tail
Questa giuntatrice di tipo palmare allinea sul core per garantire una giunzione di alta qualita’. Peso contenuto solo 1,2 kg batteria compresa.
Power meter
Strumento indispensabile per eseguire la certificazione dei link in fibra ottica. Rilascia una stampa dei valori misurati. ■
https://tck-lan.it/
SMART BUILDING ITALIA 90 SMART BUILDING REPORT TECNOLOGIA E MERCATO
Scopri Iklas: La Piattaforma Intelligente per la Smart City del Futuro
Entra nel futuro della gestione urbana con Iklas, l’innovativa piattaforma nata nel 2013 dall’impegno costante di Electronic’s Time di trovare soluzioni tecnologiche integrabili, innovative e sostenibili.
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• Personalizzazione Totale: Iklas trasforma le città in ecosistemi intelligenti e sicuri:
• Trasporti: Automazione dei varchi, monitoraggio dei trasporti pubblici e gestione del traffico.
• Ospedali: Sicurezza dei pazienti, monitoraggio degli impianti e gestione delle emergenze sanitarie.
• Scuole: Sicurezza degli studenti, gestione degli accessi e monitoraggio delle strutture scolastiche.
• Carcere: Sicurezza del personale, monitoraggio dei detenuti e prevenzione delle situazioni di rischio.
• Musei: Protezione delle opere d’arte, esperienze interattive e gestione delle emergenze.
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SMART BUILDING ITALIA 91
Vivaldi
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Multiroom audio per il mondo KNX-REST.API-MQTT
Multimedialità ed integrazione con la domotica per edifici e abitazioni sempre più intelligenti e facilmente gestibili da APP o da PC.
Il sistema multiroom all-in-one integrato TELEMACO, completo di amplificazione e sorgenti audio multimediali) è compatibile con KNX, MQTT, REST.API e domotiche terze. Grazie a questi protocolli di gestione ogni locale, ogni edificio ha infinite possibilità domotiche per rendere davvero smart la vita di chi vive in questi ambienti.
Vivaldi crede fermamente in un futuro smart e vuole contribuire a costruire un futuro sempre più vicino e semplice a chi lo vive.
Vivaldi presenta il nuovo sistema di diffusione sonora per le abitazioni: TELEMACO
Un prodotto pensato per le abitazioni da 6 moduli DIN all-in-one, con 4 player multisorgente, per la diffusione sonora in 6 zone espandibile fino a 12 master ed altre slave. Progettato per le abitazioni. Connesso alla rete LAN della casa.
È un sistema intelligente, integrabile alla domotica, perfetto per essere alloggiato all’interno del quadro elettrico
Integra:
• 4 player multisorgente (YouTube, WebRadio, Spotify…)
• 6 amplificatori audio per collegare diffusori 8 Ohm
• 3 ingressi per sorgenti
• 3 uscite Pre per espansioni di potenza
• 1 porta RJ45
• 1 porta KNX
Abbinando 2 dispositivi TELEMACO è possibile realizzare un sistema di distribuzione audio a 12 zone con 6 player e 6 ingressi per sorgenti esterne
Un’APP dedicata permette di avere tutto il sistema sotto controllo e tra le altre cose di creare dei preset per collegare le sorgenti preferite alla pagina servizi. Tramite una Webpage o pulsanti di zona programmabili (C4IO per il controllo delle sorgenti e dei volumi d‘ascolto) è possibile estendere a 3 diverse tipologie le interfacce di controllo lato programmatore e lato utente finale. TELEMACO è stato progettato per essere integrato al mondo KNX tramite connettore diretto o ancora per essere integrato a domotiche terze tramite i protocolli MQTT e REST.API. Un dispositivo intelligente, semplice ed immediato, espandibile, pensato sia per l’Installatore che chiede un prodotto di diffusione sonora veloce da installare, facile da cablare e semplice da avviare che per il System Integrator che chiede un prodotto di diffusione sonora, veloce da integrare e di alto livello per soddisfare le esigenze di un target di lusso. Nonché per l’utente finale che chiede un sistema di
diffusione sonora professionale, smart, HiFi, aperto. Con ben più di 200 diverse tipologie di diffusori abbinabili, ognuno può configurare il sistema TELEMACO con il livello audio che preferisce. ■ www.vivaldigroup.it
SMART BUILDING ITALIA 92
SMART BUILDING REPORT TECNOLOGIA E MERCATO
Beta Cavi ‘’A family company”
Azienda leader nella produzione e vendita di numerose serie di cavi, per usi ed applicazioni diverse e nei più diffusi segmenti di mercato, Beta Cavi opera grazie ad un Team professionale di ricerca e alla collaborazione con i più grandi produttori di apparati, grazie alla quale l’azienda può offrire ai clienti soluzioni altamente innovative e caratterizzate da una forte innovazione tecnologica.
Impegnata da anni nei comitati tecnici per la stesura delle norme, inoltre, Beta Cavi coopera alla diffusione della conoscenza tecnica attraverso seminari formativi e con la partnership dei maggiori players internazionali del mondo delle apparecchiature. Dulcis in fundo, l’importante valore aggiunto che l’azienda garanti sce, frutto della continua assistenza nella scelta del giusto prodotto da installare a progettisti, installatori e clienti.
Ieri e oggi
Beta Cavi è una realtà tutta italiana fondata a Battipaglia (in provincia di Salerno) nel 1975 da Tina Mutarelli e Giuseppe Pontecorvo, ed è oggi capitanata dai figli Simona e Marco. L’unità produttiva si sviluppa in un’area di oltre 14.000 mq e al suo interno vengono prodotti cavi in rame ad elevato contenuto tecnologico per differenti campi applicativi. “Attualmente stiamo realizzando un nuovo stabilimento di circa 9.000 mq completamente dedicato alla produzione di cavi in fibra ottica che entrerà nella fase operativa a metà del 2022”, afferma Luca Vittorio Cappelletti - Direttore
Commerciale & Marketing dell’azienda
“Gli edifici Smart- continua - si basano su tre pilastri: il comfort, la sicurezza e la sostenibilità. Ognuno di questi segmenti rappresenta un microsistema che inevitabilmente deve dialogare stabilmente con gli altri. Da qui la ricerca di un’infrastruttura per formante e sicura che permette a tutte le tecnologie coinvolte di integrarsi ed interagire garantendo l’ottimizzazione del flusso dati anche in condizioni critiche o di maggiore stress.
E il più grande utilizzatore di dati è proprio l’utente residenziale, motivo per cui l’efficienza della rete risulta essere prioritaria”.
Un’eccellenza italiana
Beta Cavi è ad oggi leader di mercato nel comparto sicurezza: un orgoglio a livello di territorio nel salernitano, che rappresenta una delle eccellenze più innovative della produzione su scala nazionale.
L’azienda, infatti, è specializzata nella produzione di cavi per sistemi di comunicazione elettronica, e ad oggi è diventata un importante punto di riferimento per le soluzioni cabling in rame e fibra ottica. Quali sono le novità proposte da Beta Cavi? “Per garantire un elevato flusso di dati ad alta velocità abbiamo introdotto da circa un anno una serie di cavi in fibra ottica per il cablaggio di edificio ed applicazioni LAN. La fibra ottica, sia essa monomodale che multimodale, consente il trasferimento di un’enorme mole di dati senza essere influenzata da campi elettromagnetici circostanti. La forte spinta tecnologica unita alla fame di infrastruttura, complice anche la condizione pandemica, ha generato una forte domanda di cablaggio in rame ed in fibra ottica e dalle proiezioni del fatturato si prevede
un incremento a doppia cifra per tutto il prossimo decennio”.
Innovazione
L’azienda dalla fondazione è stata contraddistinta dalla missione di offrire sul mercato soluzioni dall’alto tasso di innovazione, performanti ed affidabili nonché volte ad anticipare il settore del cablaggio e le tendenze di crescita e vendita.
“In quanto produttori, l’innovazione tecnologica comporta l’investimento di capitali molto elevati, motivo per cui le scelte sono tutte ponderate e basate su indicatori di crescita del mercato in funzione dei campi applicativi. L’interoperabilità dei sistemi, tecnologia alla base dello Smart Building, è un grosso volano per la progettazione di cavi di segnale in grido di massimizzare le performance di apparati. Pertanto, lo sviluppo di nuovi cavi è possibile solo grazie allo studio di protocolli come ad esempio KNX, CAN BUS, PROFIBUS, MODBUS, alla base della gestione di edificio per i quali si prevede una forte crescita della domanda nei prossimi anni”. Nel corso dell’ultimo triennio, Beta Cavi ha ampliato la proposta al pubblico offrendo soluzioni complete per l’infrastruttura di rete e introducendo una nuova famiglia di prodotti denominata BETANET. Si tratta di prodotti che vanno a ridefinire gli stessi standard del cablaggio di edificio, proponendo soluzioni ottimizzate per un’infrastruttura affidabile e a prova di futuro. Perché “dove c’è un segnale vogliamo esserci noi”, come afferma lo stesso Cappelletti, e “tutte le nostre attività, sia esse di carattere formativo che normativo, sono rivolte ad un’utenza specializzata e professionale capace di integrare sistemi complessi”. ■ www.betacavi.com
SMART BUILDING ITALIA 93
Tina Mutarelli e Giuseppe Pontecorvo, con i figli Simona e Marco
Illuminare il futuro: la potenza di DALI e KNX nelle soluzioni di illuminazione digitale eelectron
DALI, o Digital Addressable Lighting Interface, è lo standard di comunicazione per il controllo digitale e l’interfacciamento di dispositivi di illuminazione come ballast, driver LED, sensori di luminosità o rilevazione di movimento e pulsanti. Il protocollo, ora DALI-2, permette una comunicazione bidirezionale precisa tra i dispositivi di controllo dell’illuminazione e gli apparecchi all’interno di una rete. Questo consente un controllo dettagliato dei livelli di illuminazione, dal colore ad altri parametri, facilitando la creazione di scenari di illuminazione personalizzati per diverse applicazioni ed esigenze.
Nel contesto in continua evoluzione dell’automazione degli edifici intelligenti, il connubio tra il protocollo DALI-2 e le installazioni KNX rappresenta un progresso significativo che combina i punti di forza di entrambe le tecnologie per creare ecosistemi versatili e interoperabili Integrando DALI-2 nelle configurazioni KNX, gli utenti possono sfruttare capacità di controllo dell’illuminazione migliorate, mantenendo robustezza, flessibilità e sicurezza dello standard KNX per le più ampie funzionalità di automazione degli edifici. La sinergia tra DALI-2 e KNX produce diversi vantaggi, amplificando l’efficacia dei sistemi di automazione: un’automazione completa, scalabilità e flessibilità, Interoperabilità, personalizzazione e ottimizzazione consentendo agli utenti di creare scenari di automazione personalizzati che massimizzano il comfort, l’efficienza energetica e la produttività.
Trovando applicazione in una vasta gamma di contesti (residenziale, edifici commerciali e uffici, spazi pubblici) dove il controllo flessibile e intelligente dell’illuminazione è fondamentale per migliorare
l’efficienza energetica, il comfort degli occupanti e la qualità dell’ambiente luminoso. Tra i dispositivi supportati dal protocollo DALI-2, troviamo i sensori di presenza Eelectron PD00A01DL2, un rilevatore di presenza DALI-2 versione ‘Standard’ con controllo dell’illuminazione disponibile nelle colorazioni bianco o nero e PD00A02DL2 – rilevatore di presenza DALI-2 Multisensore con sensore di luminosità, Temperatura, Umidità ed un sensore di suono che può essere utilizzato in ambienti con parti non totalmente visibili al sensore infrarosso (anch’esso nelle colorazioni bianco o nero). Entrambi prevedono un connettore posteriore con 3 ingressi digitali che possono essere connessi a pulsanti; nella versione MULTISENSOR, il terzo ingresso può essere utilizzato per collegarlo con il sensore Plugin CO2 oppure VOC+eCO2, ottenendo così anche dati relativi alla qualità dell’aria Indoor (IAQ).
Eelectron propone inoltre le interfacce pulsanti DALI-2 PB40A01DL2 e PB44A01DL2: integrano fino a quattro pulsanti luminosi convenzionali in un canale DALI (dispositivo PB44A01DL2), gestendo i diversi stati dei pulsanti. Il modello PB44A01DL2 integra, in aggiunta, 4 LED, che possono essere alimentati collegando l’interfaccia ad una linea ausiliaria riducendo i consumi sul BUS. Le interfacce, estremamente compatte, possono essere facilmente montate nella scatola da incasso dietro un pulsante.
Un esempio concreto della sinergia KNX -DALI è rappresentato dal Gateway Eelectron IC01D03DAL , un multimaster application controller per il controllo dei reattori elettronici con interfaccia DALI tramite installazione via bus KNX
Supporta reattori (DALI1), dispositivi (DALI-2), nonché sensori di movimento e sensori di luminosità DALI-2. Questo dispositivo supporta una vasta gamma di funzionalità, dalle semplici commutazioni e dimmerazioni fino a complessi controlli di luce colorata e Human Centric Lighting (HCL). Grazie al supporto per sensori di presenza, sensori di luminosità e pulsanti, offre un controllo completo e personalizzabile dell’illuminazione all’interno di un sistema KNX.
Inoltre, il Gateway IC01D03DAL, oltre ad offrire uno scambio bidirezionale tra i due protocolli KNX e DALI, supporta KNX Secure ed è fornito di un’interfaccia IP per comunicare con il protocollo MQTT, ampliando le due reti nel mondo dell’IoT. ■ www.eelectron.com
Gateway IC01D03DAL; Interfacce pulsanti DALI-2 PB40A01DL2 - PB44A01DL2; Multisensore PD00A02DL2-1 - PD00A02DL2-3
SMART BUILDING ITALIA 94
SMART BUILDING REPORT TECNOLOGIA E MERCATO
Videocitofono IP con tastiera per villette unifamiliari: DoorBird D2101KV.
DoorBird Sicurezza IP
La citofonia che guarda oltre il presente
Sono sempre più numerosi gli edifici residenziali e direzionali che sostituiscono gli impianti di citofonia analogici con sistemi IP basati su rete, includendo anche dispositivi mobili. In tale contesto, Bird Home Automation GmbH evidenzia chiaramente l’utilità degli impianti di citofonia IP, in particolare per quanto riguarda l’integrazione di smartphone e tablet. L’azienda tedesca sviluppa e produce con il marchio DoorBird videocitofoni IP secondo i massimi standard qualitativi e di sicurezza. Dalla sede centrale e dallo stabilimento di Berlino escono sistemi di controllo accessi, citofoni per interni e relativi accessori. Fulcro della produzione è il pregiato citofono IP realizzato in acciaio inox anticorrosione con design senza tempo e innovativa tecnologia IP.
Dispositivi mobili per la citofonia
L’integrazione di dispositivi mobili nei sistemi di citofonia agevola la vita quotidiana degli utilizzatori sotto molteplici aspetti. Le notifiche via app sui dispositivi mobili segnalano che qualcuno ha suonato al campanello, e possiamo comunicare con i visitatori e/o aprire la porta, da casa o anche a distanza. È possibile far entrare familiari e amici, chiedere ai corrieri o fornitori di consegnare merce in un determinato luogo o ai vicini. I due relè di commutazione bistabili permettono di gestire via app fino a due ingressi o cancelli. Le fasce orarie associate ai singoli codici PIN si impostano via app in modo semplice. Tutto questo facilita notevolmente la vita quotidiana, anche alle persone con mobilità ridotta, che possono così comunicare con i visitatori via smartphone o tablet comodamente dal divano, da qualsiasi sedia o dal letto, aprendo nel caso anche porte e cancelli.
Informazioni su Bird Home Automation GmbH / DoorBird
Azienda con sede a Berlino, Bird Home Automation GmbH sviluppa e produce impianti di videocitofoni IP, sistemi di controllo degli
Per edifici direzionali e condomini con fino a 500 unità: DoorBird D21DKV con display e tastiera.
I qualitativi citofoni si distinguono per la varietà di materiali e colori disponibili.
I videocitofoni IP DoorBird sono progettati e prodotti a Berlino.
Sistema di controllo degli accessi per ingressi secondari e garage: DoorBird A1121
Impedire vandalismi e/o furti, ricevere pacchi – tutto via app.
accessi, citofoni per interni e accessori con marchio DoorBird. Oltre alla sede centrale e allo stabilimento di Berlino, l’azienda è presente con filiali a San Francisco e Jacksonville, negli Stati Uniti. I prodotti smart home sono fabbricati in Germania secondo massimi criteri di qualità e sicurezza e trovano impiego in tutto il mondo. DoorBird è sinonimo di connubio tra design esclusivo e innovativa tecnologia IP nell’ambito dei sistemi di comunicazione per porte d’ingresso. ■
Contatti
Cora Dünkel - Head of Marketing & PR +49 (0) 30 120 8586 24, cora.duenkel@doorbird.com, Bird Home Automation GmbH, Uhlandstraße 165, 10719 Berlino Azienda del gruppo ASSA ABLOY www.doorbird.com
SMART BUILDING ITALIA 95
Presentiamo Ajax Superior e Fibra
Scalate la vostra attività di installazione con i prodotti cablati e wireless Ajax dedicati ai progetti. Funzionalità ampliate e conformità Grade 3
In qualità di maggiore sviluppatore e produttore europeo di sistemi di sicurezza, Ajax Systems si impegna a rendere più efficienti e redditizie le attività aziendali dei professionisti della sicurezza. Poiché i progetti di sicurezza complessi sono una routine per i PRO, l’azienda si è assicurata che il rapporto con loro fosse il più semplice possibile. A questo scopo, hanno lanciato le linee di prodotti wireless Superior e cablati Fibra per l’uso in progetti.
Ajax Superior:
sicurezza wireless certificata Superior è una linea di prodotti Ajax wireless migliorata per progetti su larga scala. Rispetto ai dispositivi Ajax Baseline, i dispositivi Superior sono dotati di batterie potenziate, protezione antisabotaggio e supervisione del sistema per garantire l’autonomia in qualsiasi situazione. La conformità agli standard industriali è la chiave per ottenere l’accesso a progetti su larga scala, quindi Ajax Superior è conforme a Grade 2, PD 6662:2017, INCERT e SSF.
Ajax Fibra: una soluzione cablata con certificazione di Grade 3
Ajax Fibra combina l’affidabilità dei cavi con la libertà della connessione radio. È una soluzione completa che soddisfa i requisiti di Grade 3 e offre protezione per interni ed esterni contro le intrusioni, gli incendi e gli allagamenti. L’installazione è semplice:
• La funzione di scansione delle linee trova automaticamente i dispositivi collegati fisicamente, non assegnati all’hub, e consente
di aggiungere 100 rilevatori in 10 minuti.
• Lo stress test del consumo energetico aiuta a verificare che il sistema disponga di energia sufficiente in qualsiasi scenario e a simulare il massimo consumo energetico possibile.
• La sincronizzazione del sistema con la CRA garantisce che tutta la configurazione dei dispositivi Ajax venga scaricata automaticamente dal server cloud a PRO Desktop, evitando il trasferimento manuale.
• La compatibilità reciproca delle linee di prodotti Superior, Fibra e Baseline consente agli ingegneri di integrare il sistema cablato con dispositivi Ajax wireless e di
progettare sistemi di qualsiasi configurazione.
Ajax Systems garantisce la massima qualità delle linee di prodotti Superior e Fibra, poiché il 100% dei dispositivi è testato in fabbrica e conforme agli standard internazionali. Solo i partner accreditati di Ajax Systems possono vendere, installare e gestire i prodotti Superior e Fibra dopo aver completato il corso gratuito di Ajax Academy.
Diventate i partner di Ajax e cogliete l’opportunità di lavorare su grandi progetti con il minimo sforzo. ■ ajax.systems
SMART BUILDING ITALIA 96
SMART BUILDING REPORT TECNOLOGIA E MERCATO
Info: Pentastudio Tel. +39 0444 543133 info@smartbuildingexpo.it www.smartbuildingexpo.it 19 | 20 | 21 Novembre 2025 Fiera Milano Rho Fiera Internazionale dell'integrazione tecnologica per l'edilizia e l'urbanistica