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RUGBY AZZURRO IN UK ANCHE COME AMBASCIATORE “MADE IN ITALY”

rizzare l’eccellenza Italia all’estero: vi è una condivisione tra i valori che caratterizzano uno sport sano e competitivo come il rugby e lo spirito che ispira le aziende italiane che si proiettano sui mercati esteri. In entrambi i campi occorre infatti dotarsi di alcune caratteristiche come il senso del lavoro di squadra, il rispetto, la disciplina ed il coraggio", ha dichiarato Roberto Luongo, direttore generale dell'ICE.

“I CAMISA AND SON”

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Si Salva Da Rischio Chiusura

Una serata per celebrare i valori del gioco, ma anche la responsabilità di rappresentare il proprio Paese ed il brand Italia al di fuori dei confini nazionali.

Si è svolta con questo spirito e prospettive la serata organizzata all’Ambasciata d’Italia nel Regno Unito a Londra che ha ospitato la nazionale italiana di rugby e i vertici della Federazione.

Una rappresentanza degli Azzurri, guidata dal presidente federale Innocenti e dal capo delegazione Morelli, ha incontrato gli ospiti dell’Ambasciatore Inigo Lambertini ed alcuni rappresentanti delle principali aziende italiane operanti nel Regno Unito in occasione del torneo Sei Nazioni a cui ha partecipato l’Italia a febbraio. Il rugby ha fatto dunque anch’esso da ambasciatore per lo sviluppo dei rapporti tra i due Paesi, che sono solidi sotto tutti i profili – incominciando da quelli commerciali – malgrado la Brexit.

“Il torneo Sei Nazioni rappresenta un’occasione straordinaria per valo-

La collaborazione dell'Agenzia ICE con la Federazione italiana Rugby rientra nell’ambito della campagna straordinaria voluta dalla Farnesina, volta a sostenere il Made in Italy, le esportazioni italiane e l’internazionalizzazione del sistema economico nazionale.

LaRedazione

“I Camisa and Son”, il negozio italiano di Soho con quasi cent’anni sulle spalle, non chiuderà: ha rischiato di farlo alla fine del 2022 ma il gruppo Alivini, che ne è l’attuale proprietario, ha trovato il modo di far quadrare i conti e di andare avanti. Il rischio chiusura aveva visto mobilitarsi per il salvataggio del negozio parecchie star, dall'attore Stanley Tucci all'attorescrittore Stephen Fry, dal critico gastronomico Tom Parker Bowles (figlio della regina Camilla) al musicista Tim Arnold e sul web era partita una petizione con migliaia di firme. Il caso era stato addirittura citato al Parlamento di Westminister come dimostrazione che le vie attorno alle quali sono organizzati lo shopping e la vita del quartiere sono in crisi.

Il 23 dicembre scorso, quando sembrava inevitabile la fine del negozio al numero 61 di Old Comptom Street, il principale quotidiano italiano – Il Corriere dela Sera – aveva dedicato una pagina intera all’evento.

“Troppo alti l'affitto (più di 100.000 sterline l'anno), le tasse, le bollette, il costo dei prodotti importati dall'Italia: con la pandemia, inoltre, sono cambiate le abitudini. I numeri così non tornano e i proprietari - il gruppo Alivini - non hanno scelta”, aveva scrtitto il giornale.

Il negozio è stato aperto in Old Compton Street nel lontano 1929 da due fratelli, Isidoro e Ennio Camisa, in un quartiere dove allora vivevano molti immigrati italiani, in particolari quelli antifascisti fuggiti dalla dittatura di Mussolini. Durante la seconda guerra mondiale i fratelli finirono, come tanti altri loro connazionali, in campi di detenzione perché’ cittadini di una potenza in guerra con il Regno Unito.

Nel 1948 i Camisa riaprirono il loro negozio nel cuore di Londra, in Berwick Street, ma dopo qualche anno assieme si separarono e Isidoro ritornò a vendere specialità alimentari della Penisola (allora una rarità) in Old Compton Street e mise nell’insegna la prima lettera del suo nome che tuttora campeggia malgrado la bottega non sia più da parecchi decenni nelle mani della famiglia.

L’attuale manager, Cristina Onuta, lavora dietro il bancone del negozio da 23 anni mentre il suo vice, Mattia Perlini, da 12. LaR

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