SOLDI Economia Finanza e Personal Business
3,50 euro (Soldi + Bluerating) giovedì 22 settembre 2011
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Anno III | Numero 35
BPM Arpe-Ponzellini La partita si gioca in Bankitalia
FOCUS Chi vince e chi perde tra i fondi d’oro
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Matteo Arpe
IN QUESTO NUMERO
MERCATO AZIONARIO
Maria Paola Toschi
GESTORI Cautela sull’euro ma hanno fiducia sugli emergenti pag 23
Che fine hanno fatto i fondi pensione
Tempesta Finmeccanica Ma c’è chi festeggia CINA-ITALIA
Il Dragone può nutrirsi di debito tricolore VALUTE
Settimanale - Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1, LO/MI
L’euro ringrazia la Bce Però è sempre poco NUOVI TARGET
Intesa fa la giovane con Superflash AZIONI & OBBLIGAZIONI
Investitore avvisato mezzo salvato BARDELLI (MARTINGALE RISK)
In Europa si litiga di più sui contratti derivati WEBANK
Suona la campanella per i trader online
Sembravano dimenticati. E invece dal 1970 a oggi vincono la gara dei rendimenti. Ma i sottoscrittori calano, preferendo il tfr. Senza sapere che la previdenza integrativa più che un’opportunità è una drammatica necessità. Viste le prospettive del Paese… Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil
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idee&protagonisti 3
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MACRO n
Italia, il Fmi taglia le previsioni di crescita
Il Fondo monetario internazionale rivede le stime sul nostro Paese, indicando un’espansione dello 0,6% per quest’anno e dello 0,3% per il prossimo. I numeri prima parlavano di una crescita dell’1% nel 2011 e dell’1,3% nel 2012. “Elevati deficit e debiti pubblici, output potenziale più basso e aumentate tensioni di mercato stanno pesando sulla crescita nella maggior parte dei Paesi avanzati dell’Europa”, ha spiegato il Fmi che ha limato la crescita anche per l’intera zona euro, portandola a 1,6% nel 2011 e a 1,1% nel 2012.
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Almunia: le banche potrebbero ricapitalizzare
Un’eventuale ricapitalizzazione delle banche può essere necessaria, visto il peggioramento della crisi del debito sovrano. Lo ha detto il commissario Ue alla concorrenza Joaquin Almunia (nella foto), aggiungendo che proporrà al collegio dei commissari di concedere agli Stati di portare il loro sostegno pubblico oltre il limite del primo dicembre 2011. Certo, ha osservato il commissario, “le banche prima di tutto devono finanziarsi sul mercato, attuando tutte le misure possibili, prima di rivolgersi all’aiuto pubblico. Che deve essere utilizzato come estrema ratio”. Gli istituti vanno incoraggiati a prendere tutte le misure utili, compresa la vendita di filiali o la limitazione dei dividendi.
SOLDI Economia Finanza e Personal Business
anno III - numero 35 settimanale registrato presso il Tribunale di Milano n. 408 del 18 settembre 2009 Casa editrice Blue Financial Communication Srl Via Melchiorre Gioia, 55 20124 Milano Tel. (+39) 02.303211.1 Fax. (+39) 02.303211.80 www.soldi-web.com infomarketing@bluerating.com Editore e presidente Denis Masetti (masetti@bluerating.com) Direttore responsabile Alessandro Rossi (rossi@bluerating.com) Inchieste e attualità Ugo Bertone Andrea Giacobino Redazione redazione@bluerating.com Gianluca Baldini (coordinamento) (baldini@bluerating.com), Diana Bin (bin@bluerating.com) Graphic design Marco Brenna Luis Gabriel Paz Marketing e comunicazione Antonio Spiezia (spiezia@bluerating.com) Hanno collaborato Alessandro Bonini, Nicola Brillo, Biagio Campo, Gianluigi Cesano, Maria Giovanna Gallo, Dafne Ippoliti, Pompeo Locatelli, Luca Lodi, Sara Lupi, Marco Mairate, Eugenio Namor, Antonio Petta, Giuseppe Reale, Matteo Rosso, Giuseppe G. Santorsola, Elisa Zeri Pubblicità in esclusiva Publimaster Surl via Winckelmann, 2 - 20146 Milano Tel. (+39) 02424191 Stampa Vela Web Srl Via Copernico, 8 - 20082 Binasco (MI) Tel. (+39) 0290092766 Fax (+39) 0290092628 Distributore esclusivo per l’Italia MESSAGGERIE PERIODICI MEPE SpA via Giulio Carcano, 32 20141 Milano Il costo di ciascun arretrato è di €7
LA FINESTRA SUL CORTILE
L’Italia resta uno studente da 5 L’aiuto può arrivare dai Brics Ugo Bertone
U
na cosa accomuna i commentatori di calcio agli analisti dell’economia: il più delle volte sbagliano i pronostici. Ma, una volta conosciuto il risultato, trovano una spiegazione all’apparenza convincente per gli eventi che non avevano previsto. E’ capitato così anche per il verdetto, piovuto a sorpresa subito dopo mezzanotte tra lunedì e martedì (paura delle sanzioni Consob? O delle indagini del giudice di Trani a caccia di reati per le agenzie di rating?), che decretava la retrocessione dell’Italia da parte di S&P per il debito pubblico. Prima dell’apertura dei listini, nessuno avrebbe scommesso su una mattinata positiva per la Borsa, già massacrata il giorno prima. Al contrario, dopo una prima ondata di vendite, nemmeno troppo convinta, in Piazza Affari è arrivato il rimbalzo. Perché? Nell’ordine, le spiegazioni degli esperti, gli stessi che hanno previsto per settimane catastrofi e pestilenze per un nuovo downgrading sono state: a) l’evento era già scontato nei prezzi. Argomento valido, ma non troppo. Innanzitutto perché, si sa, non c’è limite al peggio. Inoltre, la bocciatura di S&P colpisce non tanto l’entità delle misure adottate dal governo italiano, bensì la filosofia stessa del provvedimento, che non potrà che portare a un nuovo rallentamento dell’economia. Non solo. La stessa S&P si dice certa che con questo governo (e questo Parlamento) non si va lontano. Dire che tutto questo è scontato nei prezzi pare un po’ azzardato; b) date le premesse, perdere per uno a zero (ossia, il downgrading di una sola tacca) è un mezzo successo. Pare che Moody’s abbia rinviato il suo voto sull’Italia a fine ottobre perché gli analisti dell’agenzia erano propensi a retrocedere l’Italia di due posizioni in un colpo solo. Una botta forse fatale in un momento di trattative sul filo del rasoio per la salvezza della Grecia. Di qui l’in-
vito a rinviare l’esame, rivolto da chi può (Germania o Stati Uniti, certo non la povera Italietta che conta così poco nonostante l’attivismo del tribunale di Trani). La spiegazione convince di più: l’Italia, per ora, resta uno studente da 5, forse 5+, da rimandare a ottobre sperando che finalmente faccia i compiti; c) i voti delle agenzie di rating, ormai, sono solo una pennellata di uno scontro a più ampio raggio che coinvolge tutti i players dell’economia globale. Il caso Italia è solo un particolare di un trend più complesso, in cui promozioni e bocciature sono solo segnali per condizionare il gioco più ampio. Ovvero, alla vigilia del vertice della Federal Reserve, dell’assemblea del Fondo monetario internazionale e del voto del Parlamento tedesco sull’allargamento del fondo salva-Stati, la pagella all’Italia è solo un tassello che serve a convincere “i falchi” di tutti i Paesi a non scherzare con il fuoco. Un segnale in più sulla stessa onda del monito di frau Angela Merkel ai suoi indisciplinati compagni di governo (“se salta l’euro, salta l’Europa. E basta dichiarazioni irresponsabili”) o dell’ottimismo di Tim Geithner nonostante l’accoglienza tiepida riservata ai suoi consigli all’Ecofin polacco (“Vedrete”, ha detto martedì mattina, “che gli europei prima o poi seguiranno la ricetta da noi applicata nel dopo Lehman, aumentando la liquidità a disposizione degli Stati che ne hanno bisogno”). O soprattutto, dell’impresa cui si accinge al solito Ben Bernanke, deciso a spegnere sul nascere il rischio di nuova recessione. Cari signori, è il senso, un conto è la Grecia, un altro l’Italia. Nessuno di voi può assumersi la responsabilità di far crollare il terzo debitore al mondo, i cui titoli sono posteggiati in tutte le tesorerie, Cina compre-
sa. Forse sta qui la chiave di lettura del rimbalzo dei mercati: l’Italia è il campo di battaglia tra le tentazioni di protezionismo o di isolazionismo che percorrono una parte dei Paesi dell’area euro (vedi il Nord Europa) ma che potrebbero tentare anche la destra Usa o le potenze emergenti. E la consapevolezza che, ormai, la possibile uscita dalla recessione più grave degli ultimi sessant’anni richiede uno sforzo comune. Da questo punto di vista, l’aiuto può arrivare dai Brics. A bilanciare l’effetto negativo del downgrading italiano ci ha pensato l’annuncio che il presidente del Brasile Dilma Roussef si accinge a chiedere ai colleghi di Cina, India, Russia e dello stesso Sud Africa di aprire i cordoni della Borsa per aiutare l’Occidente in crisi. Nessuno, a partire dal Drago cinese, può permettersi la crisi dei suoi migliori clienti, Italia compresa. Insomma, qualche segnale positivo, nel momento più acuto della crisi, si intravvede. Non avendo perduto il vizio di fare pronostici, mi azzardo a pensare che di qui alla fine dell’anno ci siano i margini per un rimbalzo delle Borse americane, condizione necessaria per qualsiasi ipotesi di tenuta, anche se non si vede ancora una via d’uscita per l’occupazione o, peggio ancora, per i mutui. E non è escluso che, al traino di Wall Street, qualcosa si veda di qui a Natale anche nella vecchia Europa. Grazie al vento di Washington e di Rio. Un po’ di carnevale può fare bene anche ai tetragoni tedeschi di Siemens che, tanto per non sbagliare, hanno tolto i loro soldi dalle banche francesi per posteggiarli presso la Bce, sfruttando all’uopo la licenza bancaria che la Siemens aveva chiesto e ottenuto lo scorso anno. Sembrava una bizzarria. Ma a Berlino non si fa nulla per caso. Anche se non sempre con la dovuta saggezza.
IL SENTIMENT
Chi di comunicazione ferisce…
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atti a fidare delle agenzie di rating. Tutti si aspettavano che Moody’s venerdì sera calasse la sua mannaia impietosa sul rating dell’Italia. Invece, nella più classica zona Cesarini, è arrivato un rinvio del giudizio, forse a fine ottobre. Nel frattempo, però, Moody’s ha anticipato quello che vuole e potrebbe fare: ha già detto che la manovra del governo peggiora il rating degli enti locali italiani, Regioni in testa. Ma comunque, appena tirato un sospiro di sollievo per il rinvio di Moody’s, ecco che Standard and Poor’s, un’altra agenzia di rating, colpisce alla schiena annunciando nella notte tra lunedì e martedì il downgrading dell’Italia passan-
do il suo giudizio da A+ ad A. I motivi sono i soliti, quelli che si ripetono da mesi sui giornali di tutto il mondo: incertezza politica e mancanza di crescita che mettono a repentaglio l’obiettivo di bilancio fissato nella manovra. I mercati non l’hanno presa neanche tanto male: sì, hanno subito aperto al ribasso, ci mancherebbe, ma senza drammi particolari, almeno nell’immediato. Segno evidente che il downgrading era già scontato dai prezzi. C’è stato addirittura qualche gestore che proprio in occasione del verdetto sul rating ha chiuso le posizioni short con un ragionamento quasi disarmante: “Abbiamo toccato il fondo. Cosa può succedere di
più?”. In effetti, Standard & Poor’s ha scoperto l’acqua calda: il governo è debole, lo sanno anche i muri, e il presidente del consiglio ancora di più. Ma chi conosce la storia italiana sa che l’Italia ha sempre avuto governi deboli. Come motivazione per darci un brutto voto, S&P poteva trovarne anche una migliore. Ma l’agenzia di rating minaccia e promette di peggio, cioè che se le cose continuano ad andare così potrebbe abbassare ulteriormente il voto. A questo punto… E’ chiaro che si tratta di una decisione molto politica e poco economica. La situazione dell’Italia la conoscono tutti, solo che il mondo anglosassone ha deciso di sbarazzarsi di Silvio Berlusconi
e lo fa usando le armi di cui dispone: la finanza e la comunicazione, paradossalmente le stesse che gli hanno consentito l’ascesa al potere. Per il resto siamo alle solite: grande volatilità. Soprattutto, c’è un mercato dove non si capisce più niente e in balìa delle notizie più disparate. Attenzione, per esempio, al fronte greco-turco. Atene e Ankara stanno di nuovo litigando per Cipro e per chi deve sondare davanti alle coste. I turchi hanno già mosso le navi. I greci hanno detto che lo faranno anche perché sanno di avere Israele dietro le spalle. Ecco, in questo scenario, ci manda solo una guerra nel Mediterraneo… Alessandro Rossi
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SOLDI
Se si analizza il passato, si scopre che dal 1970 a oggi il fondo pensione vince la gara del rendimento
Conviene, anche se non sembra Gli italiani hanno preferito il tfr. Che alla fine subirà le conseguenze della crescita zero Ugo Bertone A prima vista sembra un rebus insolubile. Di fronte all’emergenza pensioni, sarebbe logico attendersi una corsa alla previdenza integrativa. Al contrario, il sistema, che non è mai decollato per davvero, se si confrontano i dati italiani con il resto d’Europa. E rischia di perdere pezzi a mano a mano che la crisi incide sulle tasche dei lavoratori. E così capita che non pochi aderenti ai fondi rinunciano a versare la propria quota, quasi che il fondo sia una spesa superflua, non la boa a cui ancorare il proprio futuro. La conferma arriva dalla relazione del presidente della Covip, la commissione di vigilanza sui fondi pensione. “La flessione dei redditi delle famiglie connessa alla crisi economica”, ha detto il presidente Antonio Finocchiaro, “ha determinato un aumento delle sospensioni dei versamenti contributivi: dalle 840mila del 2009 a un milione alla fine del 2010. Di queste, 170mila (140mila nel 2009) riguardano titolari di posizioni nulle o irrisorie. Fondi aperti e Pip registrano la maggior parte delle sospensioni”. Anche a non tener conto delle posizioni “irrisorie”, più di 800mila lavoratori hanno abbandonato il sistema della previdenza integrativa proprio quando il terzo pilastro diventa sempre più necessario. Non solo. La “diserzione” si è fatta via via più massiccia da quando si è fatto più concreto l’allungamento della vita lavorativa, specie per le donne. “Gli italiani”, commenta il vicedirettore di Progetica Sergio Sorgi, grande esperto di previdenza, “sono molto sensibili al tema del ‘quando andrò in pensione’. Assai meno a ‘quanto prenderò di pensione’”. Ovvero, anche per un colpevole silenzio delle istituzioni (si è persa per strada la promessa di comunicare a ogni lavoratore la sua situazione previdenziale), sfugge il tema fondamentale: la pensione pubblica da sola non sarà presto più in grado di assicurare una vecchiaia dignitosa, in linea con la qualità della vita precedente. Fa specie, in questa situazione, che i fondi, lungi dal crescere, scendano dalle 582 unità di fine 2009 a 559. Altro segnale che il vero decollo della previdenza complementare è ancora di là da venire. Anche se i numeri e la qualità non sono
grativa, più che un’opportunità, è una drammatica necessità. Eppure, poco più di un lavoratore su cinque, per l’esattezza il 23% del totale, risulta iscritto a un fondo negoziale di categoria oppure a un fondo aperto o ha sottoscritto un piano individuale previdenziale. Il motivo? Spesso, in questa materia, ci si imbatte in obiezioni e dubbi non sempre fondati. Meglio il tfr, dicono in molti, che mi garantisce una rivalutazione agganciata a parametri certi. A prima vista, negli anni più turbolenti per la finanza, chi ha scelto di parcheggiare la propria previdenza nel tfr ha fatto un buon affare. Il trattamento di fine rapporto, infatti, si è rivalutato del 3,1 nel 2007, del 2,7 nel 2008, del 2 nel 2009 e, del 2,6 nel 2010, già dell’1,9 nel primo semestre dell’anno in corso. In tre anni, nell’arco che va dal 2003 a oggi, il tfr ha battuto sia i fondi negoziali che i fondi pensione aperti. Senza incorrere, per giunta, nella volatilità in cui sono incappati i fondi più legati ai listini azionari che, per la verità, hanno rapresentato una porzione minima del totale (circa l’1%).
Antonio Finocchiaro
affatto da disprezzare. Alla fine del 2010, i fondi amministrati dal sistema ammontavano a 83 miliardi di euro, con un incremento del 13%. Una crescita che sarà difficile ripetere a fine 2011, visto che il 57% del patrimonio è rappresentato da obbligazioni a loro volta per l’80% in titoli di Stato, che non si sono rivalutati di sicuro. Anche se i gestori non peccano certo di nazionalismo: il portafoglio azionario, che rappresenta il 22% degli investimenti, è per la quasi totalità rappresentato da azioni di società estere. Basterà questo “tesoretto” a mettere in sicurezza il reddito futuro delle famiglie del Bel Paese? La risposta, purtroppo, è no. Le dimensioni del problema, come ha rivelato di recente in una drammatica lettera aperta al “Corriere Economia” Alberto Brambilla, presidente del nucleo di valutazione della spesa previdenziale presso il ministero del Welfare, sono davvero drammatiche. Mentre il quadro di incuria e di sostanziale iniquità che emerge dalla
mappa previdenziale è semplicemente catastrofico. “Dalla dichiarazione dei redditi 2009”, scrive Brambilla, “si ricava che su oltre 41 milioni di contribuenti 14,5 non dichiarano nulla al fisco”. E ancora: “Ci sono 16 milioni di soggetti ai quali dovremo in qualche modo dare o integrare una pensione”, per cui non hanno versato nulla o troppo poco. “È così difficile dire queste verità agli italiani?”, si chiede Brambilla, il cui finale non richiede commenti. “Sarà impossibile non intervenire sulle pensioni: l’innalzamento delle età pensionabili di uomini e donne, l’applicazione di un contributo di solidarietà a tutte le prestazioni in pagamento soprattutto a quelle non supportate da contributi, le baby pensioni, la riduzione delle contribuzioni figurative, la rimodulazione dei benefici sulle pensioni di reversibilità e su quelle di invalidità, comprese le indennità di accompagnamento”. Insomma, la previdenza inte-
Ma l’errore concettuale consiste nel valutare investimenti di lunga durata, come quelli previdenziali, con analisi basate sul rendimento trimestrale o al più annuale. Il risultato, in questo modo, può essere ingannevole. Se si valuta l’investimento sulla base di una media quinquennale, si scopre per esempio che, in nessun periodo dal 1970 a oggi, il tfr si è comportato meglio di un investimento azionario. Se si analizza il passato sulla base delle medie a cinque anni, si scopre che, dal 1970 a oggi, i fondi vincono sempre la gara del rendimento. Anche se si tiene conto delle commissioni, inferiori per il tfr. Ma anche della componente fiscale che penalizza il trattamento di fine rapporto rispetto all’investimento previdenziale, che può contare in ogni sua formula su aliquote molto più basse, che per giunta scendono dal 15 al 9% in base agli anni di adesione. Le statistiche riferite al passato non dicono tutto. Anzi, in epoca di forte volatilità finanziaria (e di cigni neri) il rischio di incorrere in brutte sorprese è molto alto. Ma al proposito, si deve rilevare che il tfr è agganciato all’andamento del Pil. Se
l’Italia non cresce o, addirittura “decresce”, il “tesoretto previdenziale ristagna. Non dimentichiamo che il Pil italiano nel 2012 non salirà più dello 0,2%, senza nemmeno avvicinarsi ai livelli del 2007. Un dato che presto peserà sul tfr. Certo, si può sperare che la politica renda i provvedimenti necessari per accelerare la ripresa. Ma anche i più ottimisti dovranno convenire che difficilmente un Paese come l’Italia, con 16 milioni di anziani contro 11 di giovani (al 30% disoccupati o inoccupati) potrà tornare a crescere a tassi robusti. Dà più affidamento, nel lungo termine, la scelta di diversificare in investimenti su scala globale attraverso i fondi di previdenza. Magari troppo prudenti o “passivi” ma che, come ha sottolineato il presidente della Covip, hanno retto alla crisi del 2008/2009 a uno shock con “poche, isolate eccezioni”. Sul sito della Covip, tra l’altro, da quest’anno è possibile avere un quadro trimestrale aggiornato dei rendimenti. L’allungamento dell’età lavorativa, in ultimo, riduce l’urgenza della previdenza integrativa. A mano a mano che su allontana l’età del pensionamento, è il ragionamento, aumenta la quota versata attraverso i contributi obbligatori e, di riflesso, si rimpolpa la pensione. Purtroppo non è così. A partire dal 2010, infatti, è scattata la revisione dei coefficienti prevista dalla legge approvata nel 2007. Il risultato è che, ogni tre anni, i coefficienti applicati per il calcolo della pensione verranno rivisti verso il basso. Nessuno si è ancora cimentato nella gara per scoprire se l’effetto positivo dell’allungamento dell’età sia superiore o meno a quello provocato dall’abbassamento dei coefficienti. Ma è lecito nutrire un certo pessimismo: non è tempo di regali (o semplicemente di giustizia) per i pensionati di domani. Meglio fare da sé, insomma.
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Pioneer Investments guarda agli asimmetrici e dice: ci vogliono prodotti che proteggano dai rischi
Fondo pensione cerca incentivo Parla il cio Lombardo: rimangono importanti i negoziali, con la rotazione dei mandati Maria Giovanna Gallo “Mi auguro che, alla fine, l’incentivo fiscale arrivi”. Lo dice chiaro e tondo Giordano Lombardo, chief investment officer a livello di gruppo di Pioneer Investments e vicepresidente - insieme a Pietro Giuliani e Mauro Micillo - di Assogestioni. Lombardo si riferisce ai fondi pensione, di cui l’associazione del risparmio gestito ovviamente si occupa. In particolare, nel suo report Assogestioni analizza l’andamento di una base dati composta da 340 comparti di fondi pensione aperti, che complessivamente - stando ai dati riportati sul sito - gestiscono un attivo netto pari a oltre 4,4 miliardi di euro.
L’Italia è uno dei principali Paesi di sbocco, con circa il 45% del business totale. Resterà centrale Pioneer Investments, da parte sua, propone il fondo pensione aperto UniCredit Previdenza, che a sua volta offre undici comparti, basati sul tempo che manca alla pensione e sulla propensione al rischio. Al 31 agosto, il fondo conta un totale di 29.582 iscritti individuali e 6.247 iscritti collettivi, mentre il patrimonio del fondo si attesta a quasi 294 milioni di euro (293.848.029, per la precisione). I fondi pensione e, più in generale, le intenzioni del gruppo in Italia: Lombardo ne ha parlato con SOLDI
a margine dei Pioneer Investments’ European Colloquia, sul lago d’Iseo, dove a metà settembre il ceo Roger Yates ha aggiornato la stampa sulle strategie in attesa del piano quinquennale che arriverà entro la fine dell’anno. Come sta andando il vostro fondo pensione? In Italia registriamo una lenta crescita, grazie agli aderenti. In generale, i fondi pensione non sono ancora entrati nella cultura dei lavoratori. L’ambiente istituzionale, poi, non ha facilitato la crescita. Quello che è mancato è un incentivo fiscale mirato. Rimangono importanti i fondi negoziali, su cui c’è la classica rotazione dei mandati. Adesso, la crescita degli asset è legata a quella - lenta - degli aderenti. Pesa l’avversione al rischio, oppure no? Direi di sì. Il pericolo è che questa avversione contagi anche gli istituzionali, che poi sono gli investitori di lungo periodo. Ad ogni modo, spero che alla fine arrivi l’incentivo fiscale. Noi, come Assogestioni, lo supportiamo. Ricordo che diversi richiami in questo senso sono arrivati anche dal presidente Domenico Siniscalco. Tornando invece a quello che ha detto il vostro ceo Roger Yates qualche giorno fa, quale posizione occupa l’Italia nelle strategie di Pioneer Investments? L’Italia rimane il principale Paese di sbocco, con circa il 45-50% del business totale. Resterà centrale. L’obiettivo, in Italia, è servire al meglio il gruppo. Siamo presenti nell’istituzionale ma seguiamo anche il retail e il private. E poi, il gruppo può contare anche su Fineco. Il retail è la parte più impor-
FONDO PENSIONE UNICREDIT PREVIDENZA COMPARTI A PROFILO Unicredit Previdenza Linea Unicredit Previdenza Linea Unicredit Previdenza Linea Unicredit Previdenza Linea Unicredit Previdenza Linea
PERFORMANCE DA INIZIO ANNO Azionaria -10,274% Bilanciata -5,639% Prudente -2,054% Obbligazionaria Reale 0,244% Obblig. Breve Periodo 0,928%
FONDO PENSIONE UNICREDIT PREVIDENZA COMPARTI DATA TARGET Unicredit Previdenza Linea Data Unicredit Previdenza Linea Data Unicredit Previdenza Linea Data Unicredit Previdenza Linea Data Unicredit Previdenza Linea Data
Target Target Target Target Target
PERFORMANCE DA INIZIO ANNO 2015 -9,850% 2020 0,618% 2025 -0,655% 2030 -1,960% 2035+ -2,910%
FONDO PENSIONE UNICREDIT PREVIDENZA COMPARTO GARANTITO Unicredit Previdenza Linea Garantita
PERFORMANCE DA INIZIO ANNO 0,066% Fonte: dati su elaborazione FIDA
SOTTO LA LENTE I piani del gruppo secondo il ceo Yates
Giordano Lombardo
tante, per Pioneer. Puntiamo a rispondere alla domanda di prodotti che proteggano dal grosso rischio di mercato. Quindi? Quindi abbiamo individuato due filoni, che hanno caratterizzato l’attività in questo periodo. Il primo è quello dei prodotti obbligazionari a scadenza definita, che comprendono anche una componente corporate. Dopo il 2008, la scelta è stata quella di chiudere l’orizzonte temporale del cliente. Sapere, per esempio, quanto rende il prodotto da qui a cinque anni è importante per affrontare l’avversione al rischio. Gli investitori sono restii ad assumersi rischi, e verosimilmente lo resteranno ancora per un po’. Parecchi di loro non vedono da tempo un bull market. In America, per dire, ci sono più abituati. Ecco, l’idea è proporre prodotti che aiutino gli investitori a diversificare il prodotto obbligazionario. Le componenti, dunque, sono governative e corporate. E il secondo filone? È quello dei prodotti asimmetrici, tramite la gestione patrimoniale e i fondi di fondi. L’obiettivo, qui, è catturare una percentuale del mercato al rialzo e una piccola percentuale del mercato al ribasso. Mi spiego. I clienti hanno l’esigenza di limitare le grosse perdite che si registrano con i grossi crolli di mercato. Sui trecinque anni, i loro rendimenti sono simili o inferiori rispetto ai prodotti più liberi. Insomma, si rinuncia a una parte di upside, ma almeno così il prodotto è meno esposto al ribasso. In questo filone, abbiamo proposto una soluzione legata alla gestione patrimoniale e poi un fondo di fondi. La prima è, di fatto, nel Portfolio UniCredit. Ce ne sono diverse versioni, a seconda dell’am-
montare medio che resta investito in asset rischiosi. La seconda, invece, è in UniCredit Soluzione Fondi. Questo, in ultimo, consente di non focalizzarsi troppo sul benchmark. Un po’ nello stile dell’absolute return? Anche quella strategia di portafoglio, in effetti, è studiata per essere il più svincolata possibile dal benchmark. Si può essere più prudenti o più aggressivi, per esempio e soprattutto con prodotti focalizzati sugli emergenti. E per quanto riguarda la rete? In Italia abbiamo fatto un grosso sforzo per supportarla, inserendo venti consulenti di Pioneer Investments nella rete di UniCredit dopo l’esplosione della crisi finanziaria. L’obiettivo era stare vicino ai clienti. Segnalo che Fineco, la banca diretta del gruppo UniCredit, ha lanciato una serie di fondi di fondi di terzi ( quindi non di Pioneer Investments) con il marchio Core Series, che aiuta il promotore e l’advisor a selezionare il fondo di fondi migliore e inserirlo nel migliore contesto di diversificazione possibile. Per ora il mercato ha premiato lo sforzo, con 700 milioni di euro dal lancio della raccolta, avvenuto lo scorso mese di febbraio. I PROGRAMMI DEL GRUPPO I piani di Pioneer Investments e tutte le più recenti novità su www.soldi-web.com
Una crescita organica del 5% l’anno, senza effettuare alcuna cessione, fusione o acquisizione. Pioneer Investments rinnova l’appuntamento annuale con i Colloquia e ne approfitta per aggiornare la stampa sulle proprie strategie. A parlare è il chief executive officer Roger Yates, assurto al ruolo di numero uno nel gennaio del 2010 e reduce dall’anno della revisione strategica. “Puntiamo a far crescere gli asset under management del 5% all’anno per i prossimi cinque anni”, che poi saranno quelli del nuovo piano quinquennale. Il programma si conoscerà entro la fine dell’anno, insieme con quello della controllante UniCredit. “Scordiamoci, comunque”, avverte Yates, “le cifre di crescita che siamo stati abituati a vedere nella gestione, nel mercato e nei margini”. Già, perché anche i margini, stando alle previsioni di Yates, sono destinati a subire una contrazione. Saranno cali con cui tutta l’industria dovrà fare i conti, non solo Pioneer Investments. Tre, in sostanza, i punti su cui Yates ribatte. Primo, Pioneer Investments rimane un asset strategico per UniCredit. Tradotto: Piazza Cordusio non vende. Secondo, Pioneer Investments intende crescere in modo organico, ovvero senza cessioni, fusioni o acquisizioni. Terzo, appunto, il piano strategico a cinque anni. Uno dei focus resta l’ampia area emergente. A questo proposito, la società aprirà a Londra un centro in cui riunirà tutti gli esperti in investimenti negli emergenti. La City è il luogo ideale, proprio sulla via di mezzo tra la Cina e l’America latina. La Russia, invece, è un capitolo a parte. A fine agosto, Pioneer Investments ha confermato le voci relative alla vendita dei tre locali fondi di investimento aperti. Oggi, spiega Yates, quelle intenzioni sono ancora in piedi: sul posto rimarrà di fatto una sede commerciale. L’Austria, la Germania, l’Europa dell’est e, in generale, tutta l’area in cui opera UniCredit restano strategiche per Pioneer. Attenzione, infine, agli Stati Uniti. “Abbiamo aum per 50 miliardi di dollari”, dice Yates, “ma riteniamo di poter fare molto meglio”.
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Tante le tipologie, altrettanti i rischi, connessi agli investimenti
Fondi pensione: le Quando essere più a cura di Dafne Ippoliti Come districarsi nell’offerta di fondi pensione aperti disponibile in Italia? I prodotti, lanciati da Sgr, banche assicurazioni dome-
stiche e straniere, sono molti, pure se in calo per effetto del processo di concentrazione e fusione in atto: 69 i fondi aperti operativi alla fine del 2010, per 307 comparti. Un criterio, il più
banale, della scelta, è quello classico del profilo di rischio/rendimento dell’investitore. E poiché l’investitore di cui si parla investe a fini previdenziali, tanti più sono gli anni che mancano al
momento in cui andrà in pensione, maggiore è la probabilità che si possa giocare d’azzardo investendo in un fondo azionario. Anche perché, è bene ricordarlo, a differenza dei fondi comuni di
investimento da cui si può uscire in qualsiasi momento, per i fondi pensione non è possibile disinvestire se non a scadenza e dunque non è possibile cambiare strategia in corso d’opera.
FONDI PENSIONE GARANTITI Se la pensione non è poi così lontana e se non si vuole correre alcun rischio riguardo al proprio vitalizio ecco i fondi pensione garantiti, che assicurano una rivalutazione del capitale o del rendimento a scadenza. Una panacea? Non del tutto, visto che questa garanzia avrà un prezzo e contribuirà a rendere più elevate le fee. Almeno in teoria, perché i dati relativi all’indicatore sintetico di costo (Isc) rilevati da Covip dicono il contrario. Altri aggettivi che accompagnano il nome del fondo (equilibrato, conservativo, prudente) racchiudono un simile concetto di garanzia: tranquillità di non accusare perdite. Quanto hanno reso allora questi comparti nel 2010? Lo 0,7% - senza considerare il valore della
garanzia - di gran lunga meno della rivalutazione del Tfr, pari al 2,6% nello stesso anno - meno dell’1% dell’obbligazionario puro, meno del 2,6% dell’obbligazionario misto. Più nel lungo periodo (sui tre anni, inglobando cioè la crisi del 2008 e il successivo biennio di ripresa) le cose vanno decisamente meglio. E vediamo, ad esempio, il Fondiaria Previdente di Fonsai, che ha un’esposizione del 15% sull’azionario, rendere il 3,17%, più del 3% totalizzato da Conto Previdenza della stessa compagnia di assicurazione. Rendimenti simili per altri due prodotti che snobanno del tutto le Borse: si tratta del comparto garanzia di Eurovita (3,4% nel triennio) e di quello di Nationale Suisse Vita
(3,11%). Leggermente meno redditizie, sempre nel biennio 2008-2010, le linee garantite di Axa (che investe il 5% sulle Borse e ha reso l’1,58%) e di Ina (medesima esposizione azionaria e rendimento del 2,66%). E i costi? L’indicatore sintetico di Fondiaria Previdente sui dieci anni è dell’1,24%, come il bilanciato e ben al di sotto dell’1,57% dell’azionario. Per Conto Previdenza il costo è identico (mentre il comparto azionario costa l’1,75%). Ancora più economico il comparto di Axa (0,98% contro un Isc dell’1,91% del comparto dinamico e dell’1,82% dell’equilibrato); l’Isc di Unipol Rendimento garantito è dell’1,08%; quello di Eurovita dello 0,96%.
cento”. Ciò si è riflesso sui rendimenti dei comparti obbligazionari. Con il risultato che nei fondi pensione aperti i comparti obbligazionari puri hanno reso l’1 e quelli misti il 2,6 per cento. Ma nei tre anni che includono il 2008, insieme ai bilanciati gli obbligazionari hanno realizzato i recuperi maggiori, con rendimenti cumulati tra il 7 e l’11%. E non a caso, nella classifica dei migliori rendimenti dell’ultimo triennio, compaiono proprio i comparti obbligazionari di Fondiaria Sai, Pioneer Investment Management e Unipol. L’obbligazionario puro di Fonsai, 0% in azioni, ha reso dal 2008 al 2010 il 4,9% e non ha sfigurato neppure sui dieci anni con un rendimento del 3,38%.
L’obbligazionario reale di Pioneer Investment Management, che investe il 90% in bond, ha reso a tre anni il 3,25% e a cinque anni (il dato sui dieci non è disponibile) il 2,04%. Infine l’internazionale conservativo di Unipol che destina un residuo 15% del portafoglio ai mercati azionari ha avuto una performance del 2,89% dal 2008 e del 2,73% dal 2001. Con costi contenuti rispetto alle altre categorie: gli obbligazionari Fonsai hanno un indicatore sintetico di costo poso sopra l’1% (su un investimento di dieci anni); Pioneer attesta il suo Isc allo 0,68% (che si abbassa a 0,5% su un orizzonte temporale di 35 anni), Unipol all’1,08% che diventa 0,85% sui 35 anni.
realizzato nel biennio una performance del 13,9% e, includendo il 2008, un -0,96%. Il 2030, che investe il 50% in azioni, ha reso rispettivamente l’11,7% e il -0,49%; il 2025 (40% in equity) ha reso il 10,07% e lo 0,20% e infine il 2015 si è attestato a 5,57% e 0,97%. Migliori a tre anni le performance del più prudente Bnl Vita pensione sicura: il Target 2022 che è esposto solo per il 10% del portafoglio alle Borse ha avuto una performance dello 0,77%, uguale a quella del Target 2017 (che investe in azioni solo il 5%). E c’è un’altra tendenza, finora sconosciuta, che si fa strada nel mondo dei fondi pensione aperti: quella dell’investimento etico. Nel nostro Paese non esiste un obbligo di investimento in base a criteri di sostenibilità ambien-
tale o sociale ma sono quello di dichiarare se e in quale misura vengono presi in considerazione tali aspetti nelle politiche di investimento e nell’esercizio dei diritti di voto. Quanto ai rendimenti le forme dichiaratamente etiche nella denominazione hanno sorpreso positivamente: nel triennio 2008-2010 il fondo pensione aperto etico di Risparmio e Previdenza ha reso il 3,87%, quello di Cattolica Assicurazioni il 2,04%. Reale Mutua Assicurazioni offre tutta una gamma etica: il Teseo, dallo sviluppo che investe per il 90% in azioni e che a dieci anni perde il 2,80% e a tre l’8,8%; alla prudente etica che invece ha segnato nel decennio un rendimento del 3,83% e a tre anni del 3,69%. Infine Unipol offre un comparto etico.
tano questa partizione precisa, quello offerto da Aureo Gestioni ha reso nel biennio 2009-2010 il 6,99% e nei tre anni che inglobano anche il difficile 2008 lo 0,20%. Nel lungo periodo (dieci anni) il rendimento si è attestato a 0,37%. Più alto sul decennio il rendimento ottenuto dal comparto bilanciato (50% sull’azionario) di Fondiaria Previdente, il fondo aperto di Fonsai: 0,71%, che diventa 0,85 nel triennio 2008-2010 e 10,37 se si esclude il 2008. Simili le performance di Conto Previdenza (sempre Fonsai): 0,71% a dieci anni, 0,76% a tre e 9,36% a due. Rende meglio alla distanza Previgest di Mediolanum: il fondo bilanciato (che investe in azionario il 50% del portafoglio) dal 2001 ha
realizzato una performance dell’1,26% e dal 2008 dell’1,09%. E la performance migliora ulteriormente sulla lunga distanza prendendo in considerazione un fondo che ha una quota azionaria leggermente inferiore (il 40%): si tratta di Almeglio di Alleanza che dal 2001 ha ottenuto un rendimento del 2,88%, ma nei tre anni che iniziano con il 2008 ha perso complessivamente l’1,06%. Il bilanciato offerto da Banca Sella invece, nel decennio ha riportato una perdita dello 0,42% a fronte di un guadagno dell’1,04% a partire dal 2008. Il comparto bilanciato di Eurizonvita, Sanpaolo Previdenza aziende, che investe sulle Borse il 30%, ha reso a dieci anni l’,189% mentre a tre anni lo 0,84%.
OBBLIGAZIONARI Non è un gran momento, quello attuale, neppure per le obbligazioni, con la crisi del debito che impazza e i cds alle stelle. Come sono andati negli anni i fondi pensione che hanno puntato prevalentemente su questa asset class? “Nel 2010, gli indici dei titoli obbligazionari governativi dell’area dell’euro hanno registrato un andamento altalenante - si legge nel rapporto annuale della Covip - includendo la cedola, il rendimento conseguito nell’anno è stato dell’1,2%; con riferimento ai titoli dello Stato italiano, che rappresentano la quota maggioritaria del portafoglio obbligazionario delle forme pensionistiche complementari, il rendimento è stato negativo dello 0,6 per
FONDI PENSIONE APERTI Nell’ultimo anno due nuovi fondi pensione aperti si sono aggiunti al totale di quelli che offrono piani di investimento con meccanismi di graduale riduzione dell’esposizione azionaria all’aumentare dell’età dell’aderente (cosiddetti comparti data target o life-cycle). Una scelta di nicchia, sono sette le forme che propongono questo tipo di offerta ai propri iscritti, ma sempre più di moda. Pioneer Investment management offre il piano Unicredit Previdenza differenziando i comparti in base alla data presunta in cui l’aderente matura il diritto alla pensione. Data target 2035+, Data target 2030, Data target 2015 e 2015, con quote azionarie a scalare dal 60% fino al 20%. E rendimenti, negli ultimi anni molto diversi: il 2035+ ha
FONDI PENSIONE BILANCIATI I fondi pensione bilanciati beneficiano del maggior rendimento potenziale delle Borse e ne contrastano la volatilità con asset class diverse e più tranquille. Sospinti dal perdurare di condizioni favorevoli sui mercati dei titoli di capitale, i comparti bilanciati hanno messo a segno rendimenti del 4,7% nel 2010, secondi solo al 7,2% registrato dagli azionari. Ma nei tre anni che iniziano con il 2008 la situazione è diversa e i bilanciati registrano un misero 1,2%. Anche in questo caso l’offerta è ampia e variegata e disaggregando il dato complessivo le differenze sono molteplici. Anche perché il bilanciamento non è necessariamente ottenuto mixando 50% azioni e 50% obbligazioni. Tra i fondi che adot-
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previdenziali: ecco quale scegliere per dormire sonni tranquilli
istruzioni per l’uso previdenti conviene AZIONARI Tra le opzioni da intraprendere c’è chi sceglie di destinare alle Borse i propri risparmi previdenziali. Secondo gli esperti, però, è meglio farlo solo se alla pensione mancano almeno venti anni. E c’è da credergli, se è vero che molti (per non dire tutti) fondi pensione aperti fortemente sbilanciati sulle Borse hanno accumulato negli ultimi dieci anni performance povere: vicine alla parità e spesso leggermente sotto. I fondi azionari sono quelli che hanno subito il tracollo maggiore durante il 2008 accumulando una perdita di oltre il 27% e gli unici che non hanno ancora recuperato terreno avendo realizzato nel triennio 2008-2010 una perdita complessiva del 9%, secondo i dati rilevati dalla Covip, la Commissione di vigilanza sui fondi pensione; di converso negli anni di Toro rendono di più: nel 2009 il 17,7%. Helvetia Domani, un prodotto della compagnia di assicurazione omonima che ha un’esposizione sull’azionario pari al 100% del portafoglio, nel biennio 200920010, sempre secondo i dati raccolti da Covip, ha reso l’11,68% ma nei dieci anni tra il 2001 e il 2010 ha perso il 2,41% a fronte di un costo del 2,54% (a tanto ammonta l’indicatore sintetico di costo calcolato su dieci anni). Fondi azionari puri, con un’esposizione sui mercati pari al 95% del portafoglio, sono anche Insieme di Allianz e Arca Previdenza: il primo ha reso il 18,66% negli ultimi due anni e ha perso l’1,13% a cinque anni a fronte, però, di un costo dello 0,73%; il secondo ha reso l’14,75% a due anni e perso l’3,25% a dieci a fronte di un costo dello 0,94%. Nulla di particolarmente sorprendente, vista l’elevata correlazione con l’andamento dei mercati e visto che nel decennio in esame l’economia ha attraversato due crisi globali di proporzioni abnormi, l’11 settembre del 2001 e la crisi del debiti, tuttora in corso, che affonda le sue radici nel fallimento di Lehman Brothers del 2008. Gli unici due prodotti azionari ad aver riportato performance positive, sempre secondo i dati raccolti da Covip, sono stati Almeglio di Alleanza Assicurazioni, che investe per l’80% in equity e che ha reso a dieci anni l’1,42% a fronte però di costi piuttosto elevati (l’indicatore sintetico di costo è del 2,30%) e Previdenza in azienda di Axa Mps che però ha una quota molto inferiore investita in azionario (il 65%) e che ha reso poco più del 2% con costi che si sono aggirati poco sotto l’1%.
I VOSTRI SOLDI La risposta è negli anni che mancano Vista la loro complessità, i fondi pensione possono rappresentare un vero scoglio per l’investitore. Di solito, gli esperti consigliano di attuare una scelta in base al numero di anni che mancano alla pensione. Se mancano solo cinque anni al tanto agognato riposo, allora si può scegliere un fondo obbligazionario. Tra i cinque e i 10 anni è il caso di orientarsi verso un fondo bilanciato obbligazionario. Da 10 a 15 anni è bene scegliere un fondo bilanciato, mentre tra i 15 e i 20 si può andare su un fondo bilanciato azionario. Solo se mancano più di 20 anni è il caso di scegliere un fondo azionario.
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Ponzellini cerca di salvare la poltrona grazie ai buoni rapporti con Via Nazionale. Ereditati dal padre
Bpm, partita in Banca d’Italia Matteo Arpe spinto da Draghi, che vuole chiudere il dossier prima di trasferirsi alla Bce Andrea Giacobino Si gioca in un delicato equilibrio fra prezzi di Borsa e stanze di Banca d’Italia il futuro della Banca Popolare di Milano. Con un ultimatum giunto direttamente da Mario Draghi a tutti i protagonisti in campo, dai manager dell’istituto ai sindacati-azionisti: il governatore di Via Nazionale vuole lasciare per andar a presiedere la Bce a fine ottobre sapendo che il dossier del salvataggio della Bpm è arrivato in porto. I numeri che arrivano da Piazza Affari sono espliciti nel bocciare la gestione del presidente Massimo Ponzellini: a un mese, il titolo dell’istituto cooperativo di Piazza Meda ha perso il 16,73%, a sei mesi il 55,48% mentre a un anno ha bruciato addirittura il 65,63% della propria capitalizzazione. Meglio, pur nel difficile contesto del settore finanziario, ha fatto quella Banca Profilo guidata e controllata da Matteo Arpe che si è candidato ad avere un ruolo proprio in Bpm: in questo caso la perdita è del 5,97% a un mese, del 19,39% a sei mesi e del 37% a un anno. Ma la guerra per i futuri assetti di Bpm non passa, come dicevamo, soltanto dai numeri borsistici. Passa anche da modi e tempi del preventivato aumento di capitale di 1,2 miliardi di euro, imposto da Via Nazionale, che Ponzellini e il direttore generale Enzo Chiesa (subentrato a Fiorenzo Dalu, nella
migliore tradizione della banca che “divora” i propri manager ma salva perlopiù i presidenti) vorrebbero ridurre come entità attraverso cessioni mirate. Un aumento di capitale che, viste le fibrillazioni borsistiche, preoccupa non poco il consorzio di garanzia guidato da Mediobanca. La stessa Mediobanca che il predecessore di Ponzellini, Roberto Mazzotta, banchiere democristiano di lungo corso, aveva sondato per un possibile matrimonio fra due istituti separati da un centinaio di metri in linea d’aria nel centro di Milano, nel percorso che da Piazzetta Cuccia arriva a Piazza Meda. L’aumento di capitale preoccupa il consorzio ma anche il sindacato, guidato sopratutto da Fabi e Fiba, che hanno nell’Associazione Amici della Bpm il loro asse portante e che temono uno sconto del prezzo dell’aumento che diluisca la presenza dei dipendenti-azionisti. E nell’aumento di capitale un ruolo fondamentale avrà, com’è naturale, l’istituto centrale che a Piazza Meda quest’anno ha condotto una lunga ispezione, conclusasi con rilievi pesanti sia sulla gestione sia sulla corporate governance che assegna al sindacato troppo potere. Ponzellini, oltre ad avere un buon rapporto col ministro dell’Economia Giulio Tremonti e alle simpatie della Lega Nord, si muove tra le ovattate stanze di Palazzo Koch con una certa natura-
lezza. Suo padre Giulio, infatti, scomparso qualche mese fa all’età di 95 anni, era un noto imprenditore bolognese italiano, che nei primi anni ‘90 è stato anche componente del Consiglio superiore della Banca d’Italia. Non a caso fra i messaggi di cordoglio alla sua scomparsa sono arrivati quelli di Tremonti e del governatore della Banca d’Italia Mario Draghi. Lo stesso Draghi, però, è il banchiere centrale che ha pilotato l’operazione di salvataggio di Banca Profilo da parte del fondo Sator di Arpe. Anche in questo caso, la Vigilanza si mosse con una lunga ispezione che mise sul banco degli imputati la gestione del piccolo istituto milanese di private banking guidato da Sandro Capotosti, gentilmente accompagnato all’uscita con la nomina a presidente onorario contestuale all’ingresso di Arpe, per poi lasciare anche l’ultimo incarico. Esattamente come fu per Banca Profilo, il messaggio di Bankitalia per Bpm è lo stesso: o si verifica un salvataggio credibile o la banca verrà commissariata. La soluzione di un possibile “atterraggio morbido” di Bpm fra le braccia della gestione di Arpe, pronto a metterci 200 milioni, e diminuire così l’impegno della ricapitalizza-
Gli analisti temono una svalutazione dei bond in portafoglio e un aggravamento del quadro recessivo
Aumento sì o no: UniCredit si fa i conti in vista del cda Marino Masotti* Il 4 novembre si riunirà il consiglio di amministrazione di Unicredit. E molto probabilmente i punti all’ordine del giorno saranno cruciali nel delineare la natura e l’identità del gruppo: gli assetti proprietari, il posizionamento nel business del credito e il profilo internazionale rischiano di venire modificati dalle decisioni che saranno prese nei prossimi mesi. In condizioni normali un Core Tier 1 al 9,2%, quello comunicato con l’ultima trimestrale, dovrebbe bastare a tacitare qualsiasi perplessità, ma il crollo in Borsa del titolo, che si è dimezzato negli ultimi tre mesi, mostra che il mercato non si fida della capacità della banca di reggere l’urto congiunto di una colossale svalutazione dei titoli di Stato in portafoglio e di un aggravamento del quadro recessivo. Il consensus degli anali-
sti si aspetta che Unicredit lanci un aumento di capitale di circa 5 miliardi di euro, una somma che metterebbe un bel puntello, ma potrebbe anche non bastare a chiudere del tutto la questione della solidità patrimoniale. Unicredit, in quanto banca sistemica, potrebbe infatti essere chiamata ad avere requisiti patrimoniali più severi di quelli attuali. Banca Leonardo stima che per arrivare a un Core Tier 1, calcolato con i criteri di Basilea 3, sopra il 10%, l’aumento di capitale dovrebbe essere di dimensioni terrificanti: 9,6 miliardi di euro. Senza arrivare a ipotesi estreme, anche 5 miliardi di euro, a questi livelli di prezzo, si tradurrebbero in una diluzione pesantissima e metterebbero a rischio gli attuali assetti proprietari, in quanto il nucleo dei soci stabili, rappresentato dalle fondazioni, negli ultimi tre anni si è già svenato per sostenere
la banca con due aumenti di capitale. Per alcune fondazioni, tra cui probabilmente Cariverona, primo socio italiano con il 4,8% del capitale, c’è anche il problema della distanza ormai galattica tra il valore di carico, sopra i 4 euro, e il valore di Borsa. Un analista di una sim milanese si aspetta che a questi prezzi, senza un quadro regolatorio di Basilea 3 definito, e con l’incognita dei soci libici (che hanno il 7,5%), l’aumento di capitale non possa partire: “Ci aspettiamo che venga annunciato in contemporanea con il piano industriale alla fine di novembre, e stimiamo un’operazione da 5 miliardi di euro”. Per abbassare la cifra da chiedere al mercato e ridurre lo sforzo per le fondazioni, che oggi detengono complessivamente circa il 15% del capitale e garantiscono l’italianità del gruppo, ci sono anche le vie delineate dal-
zione, è stata individuata anche da Bankitalia in una nuova formula di governance che separi chiaramente gli azionisti dal management. Il modello duale può andare in questa direzione, con la distinzione fra consiglio di sorveglianza (azionisti) e consiglio di gestione (manager). C’è da osservare che fra le banche Massimo popolari il duale Ponzellini oggi è in uso, non senza qualche frizione, in Ubi Banca, dove devono convivere le anime della componente azionaria bergamasca e bresciana, mentre il Banco Popolare lo ha abbandonato e anzi sta dirigendosi verso un modello di “banca unica”, fortemente integrata. Il duale è stato adottato anche da Intesa Sanpaolo e difeso strenuamente da Giovanni Bazoli, che ne presiede il consiglio di sorveglianza, proprio per contemperare le esigenze e le spinte di diversi gruppi di soci. Ma è anche vero che Mediobanca, che pure ha molti azionisti, il duale prima lo ha adottato e poi dopo nemmeno un anno lo ha sconfessato. Di certo il duale serve anche a moltiplicare “ad libitum” le poltrone. Non a caso in Bpm se ne fanno oggi propugnatori sindacati come la Uilca e una parte della Fiba. Sarebbe logico pensare che, qualora Bpm adottas-
se il duale, ad Arpe andrebbe la guida del consiglio di gestione. Più problematica la posizione del presidente del consiglio di sorveglianza, perché qui Ponzellini è intenzionato a rimanere sulla sua poltrona, alla quale è attaccato tanto quanto quella di presidente di Impregilo. Ma per quella carica corre anche il ciellino Graziano Tarantini, oggi vicepresidente di Bpm, che di duale se ne intende visto che è anche presidente del consiglio di sorveglianza di A2A. Oggi però il manager è in difficoltà proprio nella multiutility lombarda sul dossier Edison e sullo scontro fra Italia e Francia (Edf), perché sembra prevalere la linea portata avanti dal presidente dl consiglio di gestione Giuliano Zuccoli. Insomma: in Bpm mai come ora siamo al tutti contro tutti, al punto che Ponzellini si è persino fatto ricevere dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per tutelare la sua posizione, già fortemente compromessa, chiedendo al capo dell’esecutivo di intercedere presso Draghi. Ma proprio come potrebbe accadere per l’inquilino di Palazzo Chigi da parte del Quirinale, lo sceriffo di Via Nazionale prima di fare le valigie per Francoforte potrebbe fischiare in modo traumatico il finale di partita a Piazza Meda. E il consiglio della Popolare di Milano, che potrebbe risultare decisivo per il duale, previsto per il 27 prossimo, incombe.
l’amministratore delegato Federico Ghizzoni nella recente intervista al Financial Times: dismissioni e operazioni in grado di ridurre gli asset ponderati per il rischio. Secondo recenti indiscrezioni, la banca potrebbe cedere due dei suoi gioielli più preziosi: la polacca Pekao (controllata con il 59,2%) e la turca Yapi Kredi (40% in modo indiretto). Ai prezzi degli ultimi giorni, la somma del valore delle quote valeva oltre sette miliardi di euro circa, contro una capitalizzazione del gruppo di 18 miliardi. Un portavoce della banca ha smentito con fermezza, secondo l’analista citato è poco probabile che Ghizzoni abbia realmente pensato di vendere due delle principali fonti di utile per il gruppo: Yapi e Pekao valgono poco meno di un terzo dei profitti totali nel 2012. Ovviamente, la cessione avrebbe effetti positivi sui coefficienti patrimoniali. Ipotizzando di potere vendere le due banche con un premio del 10% rispetto alle attuali valutazioni, secondo i calcoli dell’analista ne risulterebbe un impatto positivo pari a 200 punti base a livello di Core Tier 1. Tanto per fare
un confronto, un aumento di capitale da 5 miliardi migliorerebbe il coefficiente solo di 160 punti base. Nelle sue ultime uscite pubbliche, Ghizzoni ha ammesso che l’aumento è uno dei temi in discussione, ma ha lasciato intendere di avere molto a cuore l’identità industriale della società che guida. Due settimane fa, parlando a un convegno a Francoforte, il ceo aveva detto di puntare a un ritorno sul patrimonio in linea con la media del settore del credito, ovvero tra l’11% e l’11,5%. Per arrivare a questi livelli di redditività, la strada è lunga visto che Banca Leonardo stima per il 2011 un roe del 3,7%. Che Ghizzoni non stia pensando a vendere asset bensì a mettere a punto una ricapitalizzazione in grado di rilanciare il business, lo si intuisce anche dalle dichiarazioni rilasciate dall’amministratore delegato di Pioneer Investments Roger Yates: il capo della divisione asset management ha confermato che la società non è più sul mercato e ha annunciato un ambizioso piano di investimenti da decine di milioni di euro. *www.websim.it
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Finmeccanica, gli esperti tifano per la vendita di Sts e Breda. Non convincono le azioni di Telecom
Lottomatica piace agli analisti Stm, pesa il calo della domanda a cura di Matteo Rosso
Meglio le ordinarie Cosa dicono gli analisti: Scrive Credit Suisse su Telecom Italia: “Siamo al di sopra delle stime del consenso per il 2011, ma leggermente al di sotto di quelle sull’eps nel lungo termine”. Il broker svizzero ha confermato la raccomandazione “neutrale” sul titolo, con prezzo obiettivo a un euro. Gli esperti fanno sapere che la decisione di Moody’s sul rating dell’Italia potrebbe penalizzare il titolo. Sempre secondo Credit Suisse, il calo dei ricavi rischia di continuare - almeno finché i prezzi della telefonia mobile non si saranno stabilizzati fino a che i dati sui ricavi del settore mobile non saranno migliorati e i prezzi sulla linea fissa aumentati. La casa d’affari ha avviato la copertura con “underperform” sulle azioni risparmio della società di telefonia italia. Il prezzo obiettivo è stato fissato a 0,7 euro, in quanto il broker “considera troppo contenuto lo sconto con cui ora le azioni trattano rispetto alle ordinarie”. Luci e ombre perché: Conclude Credit Suisse: “Preferiamo le azioni ordinarie rispetto a quelle di risparmio, dato che è poco probabile la conversione delle rnc in azioni ordinarie. Il tutto mentre le pressioni fiscali sulla holding Telco accrescono il potenziale interesse strategico sulle azioni ordinarie”.
Piace nonostante Robin Cosa dicono gli analisti: La Robin Hood tax, che porterà la tassazione dal 6,5% al 10,5% sugli utili della produzione di energia elettrica, penalizzerà “seppur in maniera limitata” Enel Green Power. A dirlo è Société Générale, che lima il prezzo obiettivo da 2,10 a 2 euro ma conferma la raccomandazione “buy”. “In questa fase”, scrivono gli analisti, “non pensiamo che l’onere fiscale più elevato possa far cambiare alla società la sua politica di dividendi”, scrivono gli esperti, che per l’anno in corso si attendono una cedola in crescita a 0,028 euro, e a 0,031 nel 2012. Il broker francese stima che la tassazione salirà a 27 milioni di euro nel 2013, in linea con le previsioni dell’azienda che aveva stimato 25 milioni di euro per il triennio 2011-13. L’aliquota fiscale dovrebbe quindi essere ora del 36%, motivo per cui Société Générale ha tagliato le stime di utile per azione nell’anno in corso da 0,10 a 0,09 euro (riduzione del 7,1%) e quelle 2012 da 0,11 a 0,10 euro (ovvero, -6,8%). Equita Sim conferma la raccomandazione “hold”, ma taglia a sua volta il prezzo obiettivo da 1,95 euro a 1,89. Anche Natixis ha rivisto al ribasso il tp, da 1,79 euro a 1,7. Piace perché: Data la diversificazione regionale e tecnologica del gruppo, Société Générale ritiene che Enel Green Power viaggi a Piazza Affari “con uno sconto del 25% - ingiustificato - rispetto ai competitor”. Gli utili sono in calo del 12% rispetto al 2010, anno record.
Ordini in calo Cosa dicono gli analisti: “Abbassiamo le stime sulla crescita dei ricavi nel 2012 dal 6% al -1%, per rispecchiare i peggiori risultati in tutte le divisioni dell’azienda”, scrive Rbs riferendosi a Stm. Il broker inglese ha ridotto le stime di eps per il 2011 del 30,9%, da 0,52 a 0,36 dollari. Lo stesso ha fatto per il 2012, passando da 0,90 a 0,51 dollari (-43,8%), dal momento che verso la fine di quest’anno gli impianti del gruppo saranno sottoutilizzati a causa del calo degli ordini. Rbs si aspetta che i margini lordi scendano dal 36,5% al 35% nel quarto trimestre del 2011. Ridotta anche la stima di ebit per l’anno in corso, dal 3,4% all’1,8%. Per il 2012, la revisione è dal 7,2% al 3,9%. Gli esperti stimano che il gruppo viaggi a un multiplo enterprise value/vendite di 0,4 volte, sotto il livello di 0,5 volte a cui veniva scambiato nel marzo del 2009, minimo storico. Tagliato di conseguenza anche il prezzo obiettivo, a 6,3 euro dai precedenti 8 euro. Luci e ombre perché: La debolezza della domanda ha spinto i competitors di Stm Fairchild Semis, Analog Devices, Altera e Intersil - a rivedere le proprie guidance. Il calo colpirà indubbiamente anche il gruppo, che risente fortemente del clima economico negativo essendo un titolo ciclico.
Lotteria carioca Cosa dicono gli analisti: Alcuni giorni fa, la stampa e il web hanno rilanciato l’indiscrezione secondo cui Lottomatica starebbe pensando di entrare nel mercato brasiliano. Il gruppo, stando alle voci, potrebbe rilevare una partecipazione di minoranza in una joint venture con la concessionaria del gioco del Gratta&Vinci nell’area di Rio de Janeiro. Joint venture controllata dall’operatore televisivo Band. Per Intermonte, “l’eventuale prezzo per l’ingresso in un mercato interessante sarebbe modesto”. Quindi, par di capire, il gioco vale la candela. Di recen-
Ok all’ipotesi vendita Cosa dicono gli analisti: Scrive Equita Sim: “L’eventuale uscita di Finmeccanica dalla divisione trasporti è positiva, perché da sempre è considerata non core. Tuttavia, stimiamo che l’impatto quantitativo sia modesto tanto sul debito, sotto gli 0,2 miliardi, quanto sull’eps. La simultanea cessione di Ansaldo Sts”, conclude Equita, “alimenta qualche domanda sulla necessità di privarsi di uno degli asset migliori in questo momento storico, a meno che sia l’unico modo per poter uscire da AnsaldoBreda”. Rating hold, tp 7,80
Invecchiare fa bene Cosa dicono gli analisti: La crisi economica avrà solo un impatto limitato sui risultati di Amplifon. Questo il parere di Exane, che ha deciso di alzare il prezzo obiettivo del 4%, a 4,80 euro, e la raccomandazione, da “neutral” a “outperform”. L’impatto limitato si deve al fatto che il 68% degli utili si fanno fuori da Italia e Spagna. Inoltre, nei primi sei mesi Amplifon ha diminuito la propria presenza sul mercato americano del 13% e a settembre ha finalizzato l’acquisto di Nhc, che ha portato il gruppo ad aumentare le vendite del 10% sul mercato australiano, neozelandese e indiano. Per Exane, Amplifon non
Se la scarpa tira Cosa dicono gli analisti: Banca Imi resta “hold” su Tod’s, con target price a 72,50 euro. Il gruppo ha confermato vendite in crescita nell’anno in corso del 12,5%, con un margine ebitda al 25,8%, fattibile seppur aggressivo. “Il tutto in linea con il nostro scenario”, ha precisato il broker. “Manteniamo sul titolo il nostro target price a 72,50 euro, che implica un p/e 2012 di 17,7 volte, con uno sconto del 30% rispetto alla media storica 2004-2007 di 25 volte, multiplo
Lo zio d’America Cosa dicono gli analisti: Scrive Equita Sim: “Alla luce della riorganizzazione avviata dal nuovo ceo di Finmeccanica Orsi, riteniamo che la cessione di Ansaldo Sts e AnsaldoBreda sia uno scenario percorribile e che General Electric possa essere un potenziale acquirente, avendo limitata esposizione in Europa. Non escludiamo che il prezzo di Sts possa però essere influenzato negativamente, qualora il compratore rilevi anche AnsaldoBreda, cui noi attualmente attribuiamo un valore negativo. Per questo motivo, e alla luce dell’attuale contesto incerto, riteniamo che il nostro attuale target price di 9,50 euro per
te, poi, sono arrivati i dati di Codere sul gaming in Italia. Stando ai dati, tengono le slot machine, mentre calano le video-lotterie. In Italia, nel mese di agosto, c’è stata una crescita del 5% rispetto a luglio e una contrazione delle video-lotterie, in flessione del 7% sul mese di luglio. Piace perché: “Ci sembra prematuro”, sostiene Equita Sim, “estrapolare una tendenza di medio periodo da questi dati, considerata la stagionalità di agosto e il cambio delle video-lotterie”. Confermato il rating “buy”, comprare, e l’obiettivo di prezzo a 15,40 euro.
euro. Scrive Banca Imi: “Giudichiamo ragionevole un maggior focus sulla difesa e una progressiva cessione degli asset civili, ma sottolineiamo che la cessione congiunta di Ansaldo Sts e AnsaldoBreda potrebbe far sì che non venga pagato un premio di controllo per Sts, che continua a rappresentare un asset di valore nel portafoglio di Finmeccanica”. Rating reduce, tp 5 euro. Piace perché: Scrive Banca Imi: “La vendita di Ansaldo Sts e Breda potrebbe offrire spazio per un ritorno ai dividendi storici del gruppo”. Per Mediobanca, il potenziale di crescita del titolo Finmeccanica è del 20%.
dovrebbe replicare la sottoperformance del biennio 2007/2008, quando le vendite calarono rispettivamente del 2,1% e del 2,7%. Sempre nel 2007, nuove norme introdotte in Gran Bretagna portarono a un calo delle vendite del 50%. Quest’anno, Australia e Italia non dovrebbero diminuire i rimborsi statali. Se dovessero farlo, l’impatto sull’ebitda del gruppo sarebbe del 12% per l’Italia e del 9% per l’Australia. Piace perché: Positivo per Amplifon l’aumento della popolazione sopra i 65 anni. Exane ha alzato le proprie stime sull’eps: per il 2011 del 12%, e del 7% per il 2012.
che noi consideriamo equo a causa dei consumi incerti in Europa, area che conta per il 75% delle vendite di Tod’s”. Le aperture di negozi del gruppo Della Valle hanno superato quota 20, battendo le stime della stessa azienda che ne aveva annunciate 15. Previsto anche l’apertura di un nuovo stabilimento, che costerà in termini di investimenti 50 milioni di euro. Piace perché: Le esportazioni delle calzature italiane crescono ovunque, Stati Uniti e Russia esclusi. Tod’s riesce a sfruttare al massimo le occasioni del mercato.
azione possa indicativamente essere considerato un punto di riferimento anche in caso di m&a”. Confermata la raccomandazione “buy”. Commenta così Mediobanca: “L’upside per Ansaldo Sts dipende da come il deal dividerà prezzo/valore tra le due Ansaldo, se Ge vorrà il 100% di Sts e in generale da quanto l’operazione sarà favorevole agli azionisti”. Piace perché: Il titolo nei giorni passati ha corso molto, spinto dalle voci di m&a. Per Natixis (tp da 9,5 a 9 euro con rating “buy”), “la bassa valutazione di Borsa permette al titolo di sfruttare un forte potenziale di upside”.
10
analisimercati
SOLDI
22 settembre 2011
Sotto la lente c’è il gruppo Finmeccanica. Le quotate del gruppo potrebbero presto tornare a volare
Occhio ai 13.000 punti del Ftse Oltre si rischia il “selling party” Gerardo Murano Con il raggiungimento delle scadenze tecniche sui derivati del mese di settembre, le cosiddette “tre streghe”, ci si augura che il maleficio che ha condizionato l’andamento dei mercati nell’ultimo bimestre sia giunto a compimento. Le recenti mosse compiute di concerto dalle banche centrali internazionali esprimono con chiarezza la difficoltà finanziaria del momento ma anche l’intenzione di giungere ad una svolta per una crisi che vede il proprio epicentro nell’area euro e nell’incapacità da parte dei paesi membri di gestire problematiche di non impossibile soluzione, come quella della crisi greca. Una scelta che sembra caratterizzata dall’alleggerimento della posizione intransigente della Germania, da cui dovrebbe derivare una riduzione della tensione sul premio al rischio che ha caratterizzato l’investimento azionario nel periodo estivo. Una direzione questa desumibile anche dai segnali di forza che gli indici statunitensi hanno mostrato negli ultimi giorni, con l’S&P500 che nell’ottava delle scadenze tecniche ha inanellato una serie di sedute positive consecutive, cinque, che non registravamo dall’ultima settimana di giugno. Un possibile segnale di ritrovata fiducia da parte degli investitori. In ottica intermarket va evidenziata anche la necessità degli strategist delle banche d’affari di alleggerire le posizioni in essere su asset diventati ormai su livelli di prezzo non sostenibili in termini di ipercomprato,
aziende in crisi come Finmeccanica che, dopo aver perso completamente la lucentezza nei propri conti di bilancio, è pronta ad avviare un piano di dismissione dei gioielli di famiglia, come quelli del gruppo Ansaldo. Una notizia che ha messo le ali alle quotazioni dell’intero gruppo quotato,
come ad esempio i treasury statunitensi, ma anche europei, ed i metalli preziosi, con l’oro che non sembra avere benzina sufficiente per superare l’area dei 2.000 dollari nel breve termine. Se si riduce la probabilità di default di uno degli stati membri o di qualche grosso istituto bancario dell’area euro, con numerose indiscrezioni su Société Générale circolate nelle scorse settimane, il valore delle azioni diventa sicuramente appetibile. Siamo quindi ad un bivio strutturale, in attesa di segnali politici che saranno sicuramente di ampio respiro e che contribuiranno a delineare non solo l’andamento dei mercati finanziari nel breve termine ma anche quello del ciclo economico dei prossimi anni. Sulla base di tale scenario l’area dei 13.000 punti del FTSEMib si configura come livello da monitorare con particolare attenzione, perché dalla rottura degli stessi scatterebbero nuovi segnali di vendita da parte degli investitori. Tra le blue chip italiane l’operatività si segnala di tipo stock picking, con una forte attenzione degli investitori nei confronti degli interventi straordinari. Il settore bancario è così diviso tra coloro che hanno ancora “in fieri” aumenti di capitale come Unicredit e Banco Popolare di Milano, su cui vige ancora un clima di cautela, e istituti come il Banco Popolare e Ubi Banca, che si sono mosse in anticipo in tale direzione, su cui torna la fiducia degli investitori, con performance settimanali che hanno raggiunto anche il 10%. Grande attenzione naturalmente anche ai piani di dismissioni delle grandi
LA HIT SETTIMANALE Fiat, boom dopo i 4,5 euro Le vicende societarie di Fiat continuano ad essere caratterizzate da contrattazioni serrate con i lavoratori, sia in Italia che negli States. Sullo sfondo una perdita di quote di mercato nel Belpaese ed una prosecuzione del processo di ristrutturazione industriale, con recenti indiscrezioni su un possibile spostamento allo stabilimento Mirafiori della Ypsilon, attualmente prodotta a Termini Imerese. Una mossa che con la produzione della MiTo e di un ulteriore modello in programmazione confermerebbe le buone volontà espresse dall’azienda nei confronti dello stabilimento torinese. Nel frattempo urgono interventi per fermare l’emoraggia di quote di mercato, con gli ultimi dati di agosto che segnalano per Fiat Group Automobiles l’immatricolazione in Europa di 45.585 nuove vetture, segnando un calo del 7,6% rispetto alle 49.324 unità di un anno fa.
Short trend Medium trend
LEGENDA
Short trend Medium trend
A2A
Volatilità medio: Standard Deviation dei rendimenti logaritmici giornalieri calcolata su un arco temporale di 44 giorni.
A2A
0,876
Volatilità Area di Lungo attenzione
2,61%
1,66%
0,810
Volatilità Area di Lungo attenzione
4,13%
2,27%
6,390
Titolo Prezzo Volatilità medio Atlantia 10,560
1.25
9
16
1.2
8.5
15
1.15
8
1.1
Gerardo Murano
Short trend Medium trend
ATLANTIA
Titolo Prezzo Volatilità medio Ansaldo Sts 6,875
Un compito affidato nel breve termine alla nuova Panda presentata al salone di Francoforte. La vettura su cui la Fiat punta per mantenere la leadership nel segmento delle piccole sul mercato italiano ed europeo sarà negli showroom a partire da dicembre con un target di vendite di 280.000 vetture l’anno. Tecnicamente le quotazioni del titolo sono inserite in un downtrend di medio termine, con i prezzi che hanno perso oltre il 50% del proprio valore in poco più di due mesi, mostrando un chiaro sentiment di incertezza da parte degli investitori sulle prospettive reddituali del Gruppo. Operativamente la strategia di maggiore interesse è legata quindi ad eventuali segnali di forza delle quotazioni, che sarebbero generati con il superamento dei 4,50 euro.
Short trend Medium trend
ANSALDO
Titolo Prezzo Volatilità medio
compresa la stessa STM, che potrebbe essere caratterizzata da un destino similare in ottica di riposizionamento strategico del gruppo sul core business. L’atteggiamento degli investitori non può che essere “event driven”, con una forte attenzione alle soluzioni che verranno da Bruxelles e da Atene.
AUTOGRILL Volatilità Area di Lungo attenzione
2,38%
1,46%
11,320
Titolo Prezzo Volatilità medio Autogrill 8,100
Volatilità Area di Lungo attenzione
2,18%
1,43%
7,710
9.5
9
14
7.5
13
1.05
8.5
7 1
12 6.5
0.95
Volatilità lungo: Standard Deviation dei rendimenti logaritmici giornalieri calcolata su un arco temporale di 255 giorni.
0.8
30
5
10
9
20
7.5
3
20
2 5
10
10
1
0 01/06
01/07
01/08
0
01/09
01/06
01/07
01/08
Short trend Medium trend
Titolo Prezzo Volatilità medio Azimut
4,722
0
01/09
01/06
Volatilità Area di Lungo attenzione
2,89%
2,24%
01/07
Short trend Medium trend
4,790
0
01/09
01/06
1,190
Volatilità Area di Lungo attenzione
4,66%
2,89%
01/07
01/08
1,170
BULGARI
Titolo Prezzo Volatilità medio Bpm
01/09
Short trend Medium trend
BPM
Titolo Prezzo Volatilità medio B. Pop.
01/08
Short trend Medium trend
B. POP.
1,299
Volatilità Area di Lungo attenzione
4,74%
3,14%
1,230
Titolo Prezzo Volatilità medio Bulgari 12,250
8
1.9
2
7.5
1.8
1.9
12.5
7
1.7
1.8
12.45
Volatilità Area di Lungo attenzione
0,16%
3,94%
-
12.55
1.6
6.5
Prezzo: prezzo di riferimento. Short trend: tendenza dei prezzi negli ultimi mesi.
8
10
5.5
0.85
AZIMUT Area di attenzione: livello di supporto o resistenza intorno al quale potrebbero verificarsi fenomeni di congestione o di accelerezione dei movimenti di prezzo.
11
6
0.9
12.4
1.7 1.5
12.35
6
1.6 1.4
12.3
5.5
1.5 1.3
5
12.25
1.4
1.2
4.5 4
12.2
1.3
1.1
4
1
12.15
60
60
40
40
20
20
6 4
2
Fonte: Medium trend: tendenza dei prezzi nell’ultimo anno. Volumi: espressi in in milioni di euro.
01/07
01/08
in rialzo
01/07
01/08
Short trend Medium trend
Titolo Prezzo Volatilità medio
01/06
6,165
3,81%
2,50%
01/07
Short trend Medium trend
Volatilità Area di Lungo attenzione 6,570
Titolo Prezzo Volatilità medio Campari 5,690
01/08
0 01/06
01/09
Volatilità Area di Lungo attenzione
2,17%
1,32%
01/07
Short trend Medium trend
5,780
Titolo Prezzo Volatilità medio Diasorin 29,280
01/08
01/09
Short trend Medium trend
DIASORIN
EGP Volatilità Area di Lungo attenzione
2,64%
1,93%
29,470
35
6.2
9.5
2
0
01/09
CAMPARI
10
stabile
01/06
01/09
BUZZI Buzzi
Trend: in ribasso
0
0 01/06
Titolo Prezzo Volatilità medio EGP
1,760
Volatilità Area di Lungo attenzione
2,51%
0,00%
1,620
2
6
1.9
9 5.8
8.5
FIDA
1.8
8
5.6
7.5
5.4
30
1.7
7
1.6 5.2
6.5 1.5
5
6 5.5
Finanza Dati Analisi
2
10
1
5
0 01/06
01/07
01/08
01/09
25
1
01/07
01/08
01/09
40 20
0
0 01/06
1.4
0.5
01/06
01/07
01/08
01/09
0 01/06
01/07
01/08
01/09
SOLDI
analisimercati 11
22 settembre 2011
Short trend Medium trend
Short trend Medium trend
ENEL Titolo Prezzo Volatilità medio Enel
Short trend Medium trend
ENI
3,140
Volatilità Area di Lungo attenzione
2,68%
1,56%
2,850
5
4.5
Titolo Prezzo Volatilità medio Eni
Short trend Medium trend
13,570
Volatilità Area di Lungo attenzione
2,64%
1,54%
13,930
Titolo Prezzo Volatilità medio EXOR
17
24
16
22
15
20
14
18
13
16
BREVISSIME
FIAT IND.
EXOR 15,430
Volatilità Area di Lungo attenzione
4,13%
2,37%
16,950
Titolo Prezzo Volatilità medio Fiat Ind. 6,255
Volatilità Area di Lungo attenzione
4,91%
-
6,240
10
9
8
4
7
3.5
3
12
2.5
150
6
14
11
100
12
2
5
20
100
50
10
1
50 0 01/06
01/07
01/08
0
01/09
01/06
01/07
Short trend Medium trend
Titolo Prezzo Volatilità medio
01/06
4,122
4,85%
2,82%
01/07
Short trend Medium trend
Volatilità Area di Lungo attenzione 4,090
Titolo Prezzo Volatilità medio Finmecc. 5,675
0
0
01/09
01/08
01/06
01/09
Volatilità Area di Lungo attenzione 2,45%
4,970
Titolo Prezzo Volatilità medio Fondiaria 1,462
8
9
3.5
7
8
3
6
7
2.5
5
6
2
4
5
1.5
01/08
01/09
Short trend Medium trend
FONDIARIA
4,91%
01/07
Short trend Medium trend
FINMECC.
FIAT Fiat
01/08
GENERALI Volatilità Area di Lungo attenzione
5,38%
3,91%
1,540
Titolo Prezzo Volatilità medio Generali 11,220
Volatilità Area di Lungo attenzione
3,11%
1,96%
10,470
16 15 14 13 12
3
100
4
20
11
1
30
10
30
20
50
20
10 10
0 01/06
01/07
01/08
0
01/09
01/06
01/07
Short trend Medium trend
Impregilo 1,633
01/06
01/09
Volatilità Area di Lungo attenzione
3,55%
2,11%
01/07
Short trend Medium trend
1,480
Intesa
1,022
0
01/09
01/06
Volatilità Area di Lungo attenzione
5,61%
3,22%
01/07
1,080
2
01/09
LUXOTTICA
Titolo Prezzo Volatilità medio Lottom. 11,380
01/08
Short trend Medium trend
LOTTOM.
Titolo Prezzo Volatilità medio
2.4
01/08
Short trend Medium trend
INTESA
IMPREGILO Titolo Prezzo Volatilità medio
01/08
10
0
Volatilità Area di Lungo attenzione
3,17%
2,23%
11,140
Titolo Prezzo Volatilità medio Luxottica 20,190
14.5
24
14
23
Volatilità Area di Lungo attenzione
2,38%
1,51%
20,750
1.8
2.2
13.5
22 13
1.6
2 12.5
21
12
20
1.4
1.8 11.5
1.2
19 11
1.6
1
18
10.5 1.4
20
0.8
600
10
4
17
6
400
4 2
10 200
01/07
01/08
01/06
01/09
01/07
Short trend Medium trend
0
01/09
01/06
2,710
2,08%
01/07
Short trend Medium trend
Volatilità Area di Lungo attenzione
3,27%
Mediaset 2,530
01/08
Volatilità Area di Lungo attenzione 5,990
2,06%
3,09%
Mediob. 5,605
0
01/09
01/06
01/07
8
3.6
Titolo Prezzo Volatilità medio
01/09
MPS Volatilità Area di Lungo attenzione 2,670
2,45%
4,03%
Mediolan. 2,634
01/08
Short trend Medium trend
MEDIOLAN.
Titolo Prezzo Volatilità medio
3.8
01/08
Short trend Medium trend
MEDIOB.
MEDIASET Titolo Prezzo Volatilità medio
2
0
0 01/06
Titolo Prezzo Volatilità medio
0.8
3.6
0.75
0,350
2,60%
4,16%
0,408
Mps
3.8
Volatilità Area di Lungo attenzione
7.5 3.4 7
3.4
0.7
3.2
0.65
3.2
0.6
3 3
6.5
0.55
2.8 0.5
2.8 2.6
6 2.6
0.45
2.4
0.4
5.5 2.4
2.2
2.2
30
5
15
20
10
10
5
0.35
2
300
10
200
5 0 01/06
01/07
01/08
01/06
01/07
Short trend Medium trend
Parmalat 1,675
01/08
01/06
2,82%
1,87%
01/07
Short trend Medium trend
Volatilità Area di Lungo attenzione 1,700
01/08
01/06
01/09
Volatilità Area di Lungo attenzione
4,17%
2,29%
5,500
Titolo Prezzo Volatilità medio Prysmian 11,000
Volatilità Area di Lungo attenzione
3,73%
2,22%
11,350
Titolo Prezzo Volatilità medio Saipem 30,300
16
38
2.6
7.5
15
36
2.4
7
14
34
2.2
6.5
13
32
2
6
12
30
1.8
5.5
11
28
1.6
5
10
4.5
15
01/09
Short trend Medium trend
8
60
01/08
SAIPEM
2.8
1.4
01/07
Short trend Medium trend
PRYSMIAN
Titolo Prezzo Volatilità medio Pirelli&C. 5,810
0
0
01/09
PIRELLI
PARMALAT Titolo Prezzo Volatilità medio
100
0
01/09
Volatilità Area di Lungo attenzione
3,49%
2,05%
30,600
26
9
6
40
10
4
20
5
2
24
10 5
0 01/06
01/07
01/08
0
01/09
01/06
01/07
Short trend Medium trend
01/06
3,462
Volatilità Area di Lungo attenzione
2,41%
1,33%
01/07
3,420
Titolo Prezzo Volatilità medio STM
01/08
01/06
01/09
4,948
Volatilità Area di Lungo attenzione
4,37%
2,55%
01/07
Short trend Medium trend
4,640
Titolo Prezzo Volatilità medio Telecom 0,788
4.4
9
4.2
8
0.95
7
0.9
6
0.85
5
0.8
4
0.75
01/08
01/09
Short trend Medium trend
TELECOM
STM
Titolo Prezzo Volatilità medio
0
0
01/09
Short trend Medium trend
SNAM Snam
01/08
TENARIS Volatilità Area di Lungo attenzione
2,94%
1,84%
0,860
Titolo Prezzo Volatilità medio Tenaris 11,170
Volatilità Area di Lungo attenzione
3,05%
1,88%
11,260
18
1
17 16
4
15
3.8
14
3.6
13 3.4
12
3.2
11
3
60
3
30
01/07
01/08
40
20
20
10
100
01/06
01/07
Short trend Medium trend
Terna
01/08
01/06
01/09
2,608
2,72%
1,40%
01/07
Short trend Medium trend
2,590
3.8
Tod’s
01/08
4 2 0
01/09
01/06
77,200
Volatilità Area di Lungo attenzione
3,08%
2,02%
01/07
80,250
100
Titolo Prezzo Volatilità medio UBI Banca 2,510
Volatilità Area di Lungo attenzione
4,42%
2,76%
2,480
5.5
3.6
01/09
Short trend Medium trend
Titolo Prezzo Volatilità medio UniCredit 0,721
Volatilità Area di Lungo attenzione
5,13%
3,08%
0,670
1.6 1.5
5
95
01/08
UNICREDIT
UBI BANCA
Titolo Prezzo Volatilità medio
6
Short trend Medium trend
TOD’S Volatilità Area di Lungo attenzione
10
0
0
01/09
TERNA Titolo Prezzo Volatilità medio
300 200
0 01/06
0.7
1.4
3.4 4.5
1.3
4
1.2
90
3.2 3
85
1.1
3.5
1
2.8 80
0.9
3
2.6
0.8
75
2.5
2.4
0.7
2.2
60
70
1
2
1000
100
40 0.5
500
50
20 0 01/06
01/07
01/08
01/09
0 01/06
01/07
01/08
01/09
0 01/06
01/07
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0 01/06
01/07
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01/09
n Commesse da 500 milioni per Saipem Saipem si è aggiudicata nuovi contratti nelle perforazioni mare e terra per un valore complessivo di oltre 500 milioni di dollari. Nel dettaglio, per quanto riguarda le perforazioni in mare, la società ha acquisito due commesse in Angola e in Arabia Saudita, la prima da Total E&P Angola, che ha assegnato al gruppo italiano un contratto per l’estensione per 2 anni del noleggio della nave di perforazione Saipem 12000, a partire da Agosto 2015, e la seconda da Saudi Aramco, per il noleggio del jack-up Perro Negro 7. Nell’ambito delle perforazioni onshore, Saipem ha firmato invece con diversi clienti contratti per 14 impianti in Algeria, Sud America e Ucraina. Le commesse sono di durata variabile compresa tra i due mesi e i tre anni a partire dalla seconda metà di quest’anno. n Bozotti, per St-Ericsson i problemi non sono ancora superati Nella joint venture St-Ericsson ci sono ancora problemi da risolvere e i primi positivi risultati della ristrutturazione si vedranno nella seconda parte del 2011. Parola di Carlo Bozotti, a.d. di Stm, che ha assicurato che la jv tornerà profittevole, senza però indicare quando si aspetta il pareggio di bilancio dopo svariati trimestri in perdita (gli analisti di Intermonte prevedono che ciò avvenga non prima del 2013). In una recente intervista al Wall Street Journal, Bozzotti ha anche confermato che la domanda di chip è in rallentamento e ha dichiarato di non essere in grado di avanzare previsioni sull’andamento del mercato. n Eni, Gazprom strizza l’occhio alla joint-venture Promgas Gazprom, colosso russo del gas, è in trattative con Eni per acquistare la sua quota nella joint venture paritetica Promgas spa. Lo riporta l’agenzia di sottolineando stampa Interfax, comunque che “prima si dovrà valutare la società, la decisione sarà presa solo dopo”. Promgas ha come unico cliente Edison (2 miliardi di metri cubi di gas l’anno) a cui lo scorso luglio ha accordato un abbassamento dei costi sui contratti a lungo termine dopo che la società energetica italiana aveva bussato alla corte di arbitrato di Stoccolma, denunciando l’acquisto troppo oneroso di metano mentre i prezzi di mercato erano caduti. Promgas compra gas da Gazprom attraverso un hub austriaco. L’obiettivo di Gazprom, secondo Interfax, è quello di rendere più facile e redditizio l’export eliminando gli intermediari o aumentando le sue quote nelle strutture di mediazione.
PER L’ESATTEZZA Ci scusiamo con i lettori ma per errore l’articolo di pagina 27 comparso sul numero 34 di SOLDI attribuito a Biagio Campo è in realtà stato scritto dall’avvocato Roberto Lenzi.
12
pianetabond
22 settembre 2011
SOLDI
Sono in molti a chiedersi se la Cina potrà aiutare l’Italia a ridurre la crescita del suo indebitamento
Quando la soluzione è un pranzo a base di debito per il Dragone Antonio Petta* La Cina è oggi la seconda economia mondiale e l’elenco dei dati che lo dimostrano è lungo. Lo Yuan, la valuta nazionale, durante la crisi globale del 2008 e inizio 2009 è rimasto stabile nei confronti del dollaro mentre la maggior parte delle altre valute asiatiche si sono ampiamente svalutate. Nel primo quadrimestre di quest’anno lo Yuan ha guadagnato terreno sul biglietto verde e gli analisti di Bloomberg prevedono un ulteriore apprezzamento dell’1,6% entro la fine dell’anno. Le esportazioni di agosto, secondo dati governativi, sono cresciute oltre le stime: 24,5% in più rispetto all’anno scorso. Il paese dispone della maggior quantità al mondo di riserve in valuta estera, circa 3200 miliardi di Usd, e il suo prodotto interno lordo nel secondo trimestre è cresciuto del 9,5%, l’aumento più consistente fra i paesi Brics. In pieno fermento il mercato obbligazionario ormai pronto al battesimo dei Muni Bond, cioè i titoli di debito emessi da amministrazioni locali. Qualche settimana fa è stato annunciato che tre provincie cinesi sono pronte a emettere obbligazioni direttamente anziché attraverso il Ministero delle Finanze. Al momento la normativa cinese non contempla questa possibilità ma gli esperti ritengono che dopo questo primo “esperimento” le disposizioni cambieranno e con molta probabilità il mercato dei
MERCATI OBBLIGAZIONARI Future
Chiusura (in euro)
BREVE TERMINE (3 MESI) EURIBOR
Trend
Livelli chiave
98,76 (0,24%)
Rialzo
Tendenza interrotta sotto 98,47. Inizio di ribasso sotto 98,24
2 ANNI SCHATZ T-NOTE 2Y
109,77 (-0,23%) 110,25 (-0,04%)
Rialzo Rialzo
Tendenza interrotta sotto 108,97. Inizio di ribasso sotto 107,43 Tendenza interrotta sotto 109,98. Inizio di ribasso sotto 109,58
5 ANNI BOBL T-NOTE 5Y
122,30 (-0,59%) 122,58 (-0,54%)
Rialzo Rialzo
Tendenza interrotta sotto 119,97. Inizio di ribasso sotto 116,39 Tendenza interrotta sotto 121,66. Inizio di ribasso sotto 118,76
10 ANNI BUND RET PERPETU JAPAN BOND T-NOTE 10Y
136,75 (-0,81%) 142,70 (0,05%) 129,56 (-1,01%)
Rialzo Rialzo Rialzo
Tendenza interrotta sotto 129,04. Inizio di ribasso sotto 123,75 Tendenza interrotta sotto 141,93. Inizio di ribasso sotto 140,45 Tendenza interrotta sotto 126,91. Inizio di ribasso sotto 121,88 Fonte dati: FIDA - chiusura al 16 settembre 2011
Muni Bond partirà ufficialmente all’inizio del prossimo anno. Ben più importante, in prospettiva, è il mercato dei Dim Sum Bonds, i titoli obbligazionari denominati in Yuan e quotati presso la Borsa di Hong Kong. Il mercato era originariamente riservato agli investitori istituzionali ma a luglio dello scorso anno è cominciato un graduale processo di liberalizzazione che ne ha consentito l’accesso anche ai privati, autorizzando le società straniere e cinesi a emettere Dim Sum Bonds. Oggi questi titoli rappresentano solo una piccola parte del debito cinese, ma stanno letteralmente invadendo il mercato. In un solo mese, da luglio ad agosto di quest’anno, le vendite di Dim Sum Bonds si sono più che raddoppiate passando da 9,5 a 19,5 miliardi di Yuan. In questo mercato
sono già entrate, oltre la Banca Mondiale, grandi aziende multinazionali, la seconda banca russa, e per la fine dell’anno è prevista l’emissione della China Construction Bank che sarebbe pronta a piazzare circa 80 miliardi di Yuan in Dim Sum Bonds. È sulla base di questi dati che il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha incontrato una delegazione di investitori cinesi contando anche sul fatto che l’Italia, secondo i dati distribuiti da Confindustria, è il terzo partner commerciale della Cina. In questo momento di grave crisi finanziaria abbiamo bisogno dell’aiuto della Cina alla quale chiediamo sostanzialmente di acquistare i nostri titoli del debito pubblico visto che la Banca Centrale Europea ha già fatto sapere che non potrà farlo all’infinito. Ma, alla luce della
recente storia della periferia europea, la domanda che ci poniamo è: “Un intervento di Pechino potrà davvero aiutarci”? In Spagna la Cina ha investito e ha acquistato bond governativi ma non è servito a bloccare la crescita dei rendimenti del debito pubblico e c’è voluto l’inter-
vento della BCE. Anche Grecia e Portogallo hanno beneficiato di un forte sostegno della Cina e il suo intervento è stato inutile visto com’è andata a finire. E allora? Beh! Non ci resta che sperare che questa volta l’esito sia diverso. *www.actionnews.it
I VOSTRI SOLDI Arrivano i bond municipali cinesi n I dati sulle esportazioni, Pil, Yuan e riserve in valuta estera sono solo alcuni degli elementi che dimostrano la grande forza economica della Cina. Il colosso asiatico si prepara ad aprire le porte dei Muni Bond e promuove l’espansione del mercato dei Dim Sum Bonds, le obbligazioni in Yuan quotate alla Borsa di Hong Kong. Ed è proprio alla Cina che l’Italia chiede di acquistare i suoi titoli di stato. Ma l’aiuto di Pechino ci salverà?
OBBLIGAZIONI INTERNAZIONALI - ULTIME EMISSIONI Emittente
Emissione
Scadenza
Tasso
Prezzo emissione
Rendimento attualizzato
Duration modified* (anni)
Taglio
Valuta
Rating (Moody’s, S&P)
ISIN
Air Liquide Sa Australia and New Zealand B. G. Australia and New Zealand B. G. Autoroutes Du Sud Bmw Finance Nv Bmw Finance Nv Bnp Paribas Fortis Funding (Fortis Lux) Bp Capital Markets Plc Calumet Specialty Products Partners Lp Dexia Funding Netherlands Energie Beheer Nederland Bv Energie Beheer Nederland Bv European Investment Bank Federal Home Loan Mortgage Corp Federal Home Loan Mortgage Corp Federal Home Loan Mortgage Corp Federal Home Loan Mortgage Corp Federal National Mortgage Association Gatx Corporation Gatx Corporation National Grid Co Plc Nobel Biocare Investment Nordea Eiendomskreditt Nordrhein Westfalen Bank Ontario (Province) Oseo Sa Renault Credit International Banque Sa Volkswagen Financial Services Nv Xylem Xylem
16-09-2011 20-09-2011 20-09-2011 23-09-2011 22-09-2011 29-09-2011 14-10-2011 14-09-2011 19-09-2011 7-10-2011 3-10-2011 3-10-2011 21-09-2011 20-09-2011 21-09-2011 23-09-2011 30-09-2011 19-09-2011 20-09-2011 20-09-2011 6-10-2011 10-10-2011 22-09-2011 20-09-2011 21-09-2011 26-09-2011 28-09-2011 19-09-2011 20-09-2011 20-09-2011
2014 2014 2014 2018 2014 2017 2016 2014 2019 2016 2023 2016 2015 2013 2016 2013 2013 2013 2016 2021 2021 2016 2016 2041 2016 2023 2014 2012 2016 2021
3,000 4,550 3,900 4,000 4,625 1,750 4,400 1,700 9,375 5,750 1,625 0,750 4,250 0,600 1,500 0,550 0,550 0,500 3,500 4,850 1,250 4,000 2,125 1,600 3,125 3,000 3,125 3,550 4,875
100,000 99,980 99,980 99,700 100,713 100,221 101,750 100,000 93,000 101,500 100,318 100,389 107,350 100,000 100,000 100,000 100,000 100,000 100,252 100,108 100,000 100,400 99,892 22,940 99,880 98,881 100,364 99,952 99,809 99,935
3,02 4,56 3,91 4,05 4,37 1,71 4,01 1,71 11,04 5,40 1,60 0,67 1,97 0,60 1,51 0,55 0,55 0,50 3,47 4,90 1,25 3,91 2,16 5,03 1,63 3,16 2,88 3,17 3,62 4,94
2,81 2,74 2,78 6,00 2,75 5,65 4,42 2,87 4,97 4,26 10,83 4,89 3,08 1,98 4,76 1,98 1,98 1,98 4,33 7,48 9,35 4,46 4,67 28,56 4,75 9,86 2,99 0,97 4,46 7,67
1.000.000 1.000 1.000 100.000 2.000 5.000 10.000 1.000.000 2.000 2.000 5.000 5.000 10.000 1.000 2.000 1.000 1.000 1.000 1.000 1.000 2.000 5.000 200.000 1.000.000 5.000 100.000 5.000 10.000 2.000 2.000
CNY AUD AUD EUR NZD CHF NOK CNY USD AUD CHF CHF NOK USD USD USD USD USD USD USD GBP CHF USD USD USD EUR CHF NOK USD USD
A Aa2, AA Aa2, AA Baa1,BBB+ A2, AA3, AA1, AA A2, A B3, B A3, A Aaa, AAA Aaa, AAA Aaa, AAA Aaa, AA+ Aaa, AA+ Aaa, AA+ Aaa, AA+ Aaa, AA+ Baa1, BBB Baa1, BBB Baa1 Aa2 Aaa, AAA Aa1, AAAa1, AAAaa Baa2, BBB A3 Baa2, BBB Baa2, BBB
HK0000088796 XS0671847423 XS0671852852 FR0011119775 XS0677027608 CH0138773053 XS0674695266 HK0000086279 USU13077AC34 XS0673602222 CH0134594337 CH0134577284 XS0276331377 US3134G2D741 US3134G2F647 US3134G2G637 US3134G2L348 US3135G0DE04 US361448AK93 US361448AL76 XS0678522490 CH0130700599 XS0681797345 XS0677075672 US683234DP09 FR0011119783 CH0137675481 XS0675922800 USU9842DAA91 USU9842DAB74
nd = non disponibile; *La duration, a differenza della pura durata (che si riferisce alla data di scadenza), tiene conto delle cedole pagate nel corso della vita del titolo. È la media ponderata delle scadenze di tutte le fonti di reddito di un bond. Una “modified duration” di 5 anni di un bond indica che esso diminuirà del 5% in valore se i tassi salgono dell’1% e aumenterà del 5% se gli interessi calano dell’1%. Fonte: elaborazione dati ActionNews
SOLDI
valute&mercati 13
22 settembre 2011
Intervento coordinato per finanziare l’Europa ma la strada per un ritorno alla stabilità è in salita
L’euro ringrazia Bce & Company Servono però misure più ampie Giovanni Cuniberti* L’Europa non può più essere un “corpo senza scheletro”. Il corpo rappresenta l’Europa. Lo scheletro è composto da cinque parti: il primo è la valuta, il secondo è una struttura fiscale integrata e un ministero delle Finanze unico per consentire un sistema di tassazione unitario ed eventualmente trasferimenti di risorse all’interno dell’Unione. Il terzo è un mercato dei bond comune. Il quarto riguarda una banca centrale proattiva e di fatto garante finale del debito aggregato. Il quinto riguarda politiche economiche centralizzate e coordinate con strutture a supporto dello sviluppo economico e decisioni rapide in tale ambito. Un corpo senza scheletro non può stare in piedi. E la nostra valuta potrebbe proseguire sulla strada dell’indebolimento nonostante l’intervento coordinato delle cinque banche centrali. Infatti, tutti i movimenti valutari di questa settimana sono stati influenzati dalla manovra congiunta a sostegno della liquidità nell’Ue. Questo rappresenta il primo tassello di un cambiamento che vedrà nuove immissioni in dollari il 12 ottobre, il 9 novembre e il 7 dicembre. Questi interventi potrebbero favorire l’euro nel breve, mentre nel medio e lungo periodo si necessita-
no manovre di più ampia portata. Sul cross euro/dollaro, da monitorare l’importante supporto grafico in area 1,35, la cui rottura potrebbe generare ulteriori allunghi fino in area 1,305. Da valutare attentamente anche l’euro/yen, che rompe il supporto in area 105, facendo segnare nuovi minimi di
periodo. Timido tentativo di recupero dell’euro contro il real brasiliano, con la resistenza posta nella parte alta del range in area 2,4/2,45 che potrebbe presentarsi come un ostacolo molto importante, la cui violazione necessita conferme da parte degli algoritmi (al momento non sono ancora presenti). In tutta
questa situazione, la Banca centrale svizzera ha mantenuto i tassi invariati fra lo 0% e lo 0,75% confermando ancora una volta di essere pronta a difendere la propria valuta con i cambi Eur/Chf e Usd/Chf che risultano poco mossi. In conclusione si nota come l’intervento coordinato si sia concentrato
sulla necessità di finanziamenti in dollari da parte dell’Europa e che la strada per un ritorno alla stabilità è ancora in salita, in gergo ciclistico è un gran premo della montagna di hors-categorie. *analista finanziario indipendente Studio G2C
CAMBI DELL’EURO Cambio EUR/AUD EUR/CAD EUR/CHF EUR/DKK EUR/GBP EUR/HKD EUR/HUF EUR/JPY EUR/NOK EUR/NZD EUR/PLN EUR/SEK EUR/SGD EUR/USD EUR/ZAR
Chiusura 1,33 (2,06%) 1,36 (-0,18%) 1,21 (0,20%) 7,45 (0,13%) 0,87 (1,65%) 10,74 (0,95%) 286,62 (2,31%) 105,89 (-0,03%) 7,69 (1,72%) 1,66 (-0,18%) 4,30 (-0,03%) 9,12 (2,24%) 1,71 (1,83%) 1,38 (1,04%) 10,24 (3,01%)
Trend Rialzo Laterale Laterale Ribasso Ribasso Ribasso Rialzo Ribasso Ribasso Ribasso Rialzo Ribasso Ribasso Ribasso Rialzo
Livelli chiave Tendenza interrotta sotto 1,30, Inizio di ribasso sotto 1,29 Inizio di rialzo sul superamento di 1,43, Ribasso in caso di discesa sotto 1,34 Inizio di rialzo sul superamento di 1,23, Ribasso in caso di discesa sotto 1,01 Conclusione del trend in caso di ritorno sopra 7,47, Inizio di rialzo sopra 7,48 Conclusione del trend in caso di ritorno sopra 0,89, Inizio di rialzo sopra 0,91 Conclusione del trend in caso di ritorno sopra 11,34, Inizio di rialzo sopra 11,35 Tendenza interrotta sotto 268,30, Inizio di ribasso sotto 261,00 Conclusione del trend in caso di ritorno sopra 112,32, Inizio di rialzo sopra 117,74 Conclusione del trend in caso di ritorno sopra 7,91, Inizio di rialzo sopra 7,91 Conclusione del trend in caso di ritorno sopra 1,78, Inizio di rialzo sopra 1,78 Tendenza interrotta sotto 4,03, Inizio di ribasso sotto 3,93 Conclusione del trend in caso di ritorno sopra 9,35, Inizio di rialzo sopra 9,35 Conclusione del trend in caso di ritorno sopra 1,76, Inizio di rialzo sopra 1,79 Conclusione del trend in caso di ritorno sopra 1,45, Inizio di rialzo sopra 1,46 Tendenza interrotta sotto 9,88, Inizio di ribasso sotto 9,51
DOLLAR INDEX E SUE COMPONENTI* Cambio US DOLLAR INDEX EUR/USD USD/JPY USD/GBP USD/CAD USD/SEK USD/CHF
Chiusura 76,60 (-0,78%) 1,38 (1,04%) 76,80 (-1,24%) 1,58 (-0,62%) 0,98 (-1,84%) 6,61 (1,03%) 0,88 (-0,84%)
Trend Rialzo Ribasso Ribasso Ribasso Rialzo Rialzo Rialzo
Livelli chiave Tendenza interrotta sotto 73,45, Inizio di ribasso sotto 73,42 Conclusione del trend in caso di ritorno sopra 1,45, Inizio di rialzo sopra 1,46 Conclusione del trend in caso di ritorno sopra 78,47, Inizio di rialzo sopra 81,47 Conclusione del trend in caso di ritorno sopra 1,66, Inizio di rialzo sopra 1,66 Tendenza interrotta sotto 0,97, Inizio di ribasso sotto 0,94 Tendenza interrotta sotto 6,26, Inizio di ribasso sotto 6,23 Tendenza interrotta sotto 0,71, Inizio di ribasso sotto 0,71
*Lo US DOLLAR INDEX è uno strumento che originariamente iniziò ad essere scambiato al Financial Instruments Exchange (attualmente una divisione del New York Borad of Trade) nel Novembre del 1985. Quest’indice esprime il cambio medio del Dollaro statunitense nei confronti delle principali valute mondiali. È utile seguire l’andamento di quest’indice per capire se i principali cambiamenti nei cross valutari mondiali sono dovuti a movimenti del Dollaro Usa. Fonte dati: FIDA - chiusura al 16 settembre 2011
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trading&commodities
22 settembre 2011
SOLDI
La volatilità colpisce le materie prime ma non incrina il trend di fondo. Interesse anche per l’argento
Oro, c’è chi comincia a vendere Ma a Piazza Affari gli investitori continuano a scegliere i prodotti a leva sul metallo giallo a cura di Marco Mairate Dopo settimane di tempesta sui mercati azionari, i listini riescono a recuperare terreno con alcune sedute di rimbalzo che deprimono le materie prime ma lasciano il quadro macro immutato. Mentre le banche centrali si industriano per trovare stratagemmi più o meno credibili per sostenere le obbligazioni dei Paesi periferici, gli Stati Uniti lanciano una “fiche” da 300 miliardi di dollari per rianimare il mercato del lavoro sempre più depresso. Gli scontri in Libia non sono ancora terminati e Gheddafi vaga indisturbato per il deserto
libico in cerca di uno Stato che possa offrire a lui e ai suoi figli un po’ di ospitalità. Nel frattempo, l’universo dell’investment banking internazionale è di nuovo al centro della cronaca dopo che il giovane trader di Ubs Kweku Adoboli ha bruciato 2,3 miliardi di dollari della banca in operazioni “non autorizzate”. Oltre a conferire un’immagine negativa al colosso svizzero, sembra che la “bravata” possa in qualche modo far ripartire il dibattito circa una maggiore attenzione all’attività delle banche, in modo particolare quei settori di investimento e speculazione pura come sono i trading desk a cui
apparteneva il 31enne dipendente di Ubs. In questo quadro, gli investitori sono tornati a vendere oro (che rimane comunque stabile sopra i 1.825 dollari l’oncia) e prendere profitto sulla corsa di alcune materie prime agricole (grano e zucchero in testa) che nelle scorse settimane avevano registrato rally importanti. A Piazza Affari, nel segmento Etc ed Etn, l’interesse continua a essere legato ai prodotti a leva sul metallo giallo. L’Etfs Leveraged Gold è sicuramente uno dei prodotti più gettonati. Emesso da Etfs Commodity Securities, si tratta di un Etc, che va a mimare l’attività dell’indice sottostante Dow Jones Gold Subindex. Con una leva tre e una bias long sul metallo prezioso, nell’ultimo mese il tracker ha generato una performance positiva del 3,5% e dell’82,8% rispetto agli ultimi dodici mesi. L’interesse per i preziosi non tocca solo l’oro ma anche il più “economico” argento. Il Db Physical Silver Euro Hedged Etc di DB Etc Plc punta a replicare l’andamento del prezzo di un’oncia di argento senza applicare alcuna leva. I risultati sono di un incremento dello 0,77% nell’ultimo mese e del 31,92% da inizio anno.
Nemmeno il dollaro debole sostiene il prezzo del petrolio, sempre più legato all’economia reale
Tempi bui, anche per il greggio Le quotazioni sono in stallo da diverse settimane e non sembrano volersi muovere Nel segmento Etc e Etn di Milano, tra i primi cinque prodotti per volumi di scambio troviamo due prodotti sul petrolio, uno long e uno short a leva tre. Questo dovrebbe fornire la poca visibilità che il mercato ha sul futuro del prezzo del petrolio, nel breve e nel lungo termine. È ormai noto che la Iea ha diminuito le stime di consumo per il 2012 sulle basi delle mediocri proiezioni di crescita economica di aree come Stati Uniti ed Europa. Il petrolio quindi,
salvo nuove turbolenze nell’area del Nord Africa, rimane legato al consumo dei Paesi ricchi e alle prospettive di una ripresa dei mercati chiave. Il prezzo della qualità Wti continua a rimanere sotto gli 87 dollari al barile, mentre per la qualità Brent il prezzo di scambio è intorno ai 111 dollari al barile. I prezzi sono ormai in stallo da diverse settimane e non sembrano intenzionati a bruschi movimenti. I primi allarmismi per una possibile nuova contrazione
della domanda di greggio arriva dalla Russia. Uno dei primi Paesi al mondo per produzione, Mosca ha detto che se la domanda di greggio rimarrà su questi livelli l’economia nazionale russa potrebbe risentirne fortemente. Alcune proiezioni del governo di Mosca spiegano che nell’ipotesi peggiore, quella di una seconda recessione a livello mondiale, il prezzo del petrolio potrebbe tornare a 60 dollari al barile, che per l’ex blocco sovietico significherebbe
Nuovo uso medico e anti-età per il metallo industriale per eccellenza, che è pure anti-batterico
La cosmesi va a caccia di rame I valori però sono in preda alla volatilità. Negativa la performance dall’inizio dell’anno Sembra che le proprietà e gli utilizzi del rame non conoscano limiti. Uno dei materiali maggiormente usati nell’industria dell’elettronica e delle costruzioni, gode di meno conosciute capacità curative e cosmetiche. La medicina centenaria indiana, l’Ayurveda, attribuisce infatti al rame diversi utilizzi medici, basa-
ti fondamentalmente sulle proprietà anti-batteriche del metallo. Stoccare l’acqua per tre ore in un recipiente di rame, per esempio, è un metodo antico per uccidere batteri nocivi e prevenire alcuni disturbi della pelle e della milza, così come rimedio per disturbi ginecologici o respiratori. Il rame è inoltre conosciuto per le pro-
prietà anti-invecchiamento, in quanto stimola la produzione di collagene sui tessuti connettivi. La materia prima è inoltre utilizzata da case cosmetiche come ingrediente di molti prodotti. Il rame, insieme al ferro, è infatti capace di stimolare la produzione di globuli rossi. Se aggiungiamo che serve per tenere pulite arterie,
HOT NEWS n RISO In Tailandia adesso si paga di più E la geografia di import ed export cambierà Mercato del riso in scompiglio. Il nuovo governo alla guida della Thailandia ha deciso di pagare gli agricoltori thailandesi di più di quelli del mercato delle commodities, comprando a fermo tutta la produzione nazionale. Un gesto molto popolare a Bangkok ma disastroso per l’esportazione nazionale, che potrebbe scendere dal 20 all’8% lasciando ampi spazi di manovra ai vietnamiti e agli altri Paesi produttori. Il piano del governo, guidato da Yingluck Shinawatra, dal prossimo ottobre dovrebbe quindi pagare a tutti gli agricoltori oltre 665 dollari per tonnellata di riso qualità jasmine. Prima delle elezioni il prezzo per la medesima quantità di riso era di 432 dollari. Africa e Asia ora dovranno guardare altrove per comprare tutto il riso di cui necessitano.
n ACCIAIO Il colosso cinese Fosun guarda al settore assicurativo e dice: è più sexy
L’acciaio non seduce più i cinesi. Questo secondo una azienda “mostro” dell’economia cinese, la Fosun International. Tra le prima 2.000 aziende del pianeta, questo gigante dell’acciaio e del settore minerario sta pensando di muoversi nel settore assicurativo. Un mercato dalle potenzialità enormi secondo il presidente Guo Guangchang, che ha spiegato come “ci sono industrie più sexy dell’acciaio”.
n ONCIA Per gli esperti di Barclays l’oro toccherà i 2.000 dollari entro la fine del 2011
Barclays vede l’oro a 2.000 dollari l’oncia entro la fine dell’anno. I recenti cali sono bilanciati dai dati provenienti dal mercato della domanda fisica, che rimane forte grazie alla richiesta stagionale e alla voglia di diversificazione. In più, secondo gli esperti i problemi dell’euro mantengono alta la voglia di lingotti. Soprattutto nell’area Asiatica.
far salire il tasso di disoccupazione al 7,5% e un deficit di bilancio di oltre cinque punti del prodotto interno lordo. Chi nell’ultimo mese avesse puntato su una ripresa del greggio attraverso un prodotto come l’Etfs Crude Oil di Etfs Commodity Securities, avrebbe messo a segno un rendimento positivo dell’8,22% ma negativo se confrontato con il primo giorno dell’anno (-16,34%). Interessante notare invece come la leva tre dell’Etfs
e in buona forma nervi, sistema immunitario e ossa, il rame appare quasi come un prodotto prodigioso. Tornando al mercato, però, il rame si è mosso in modo volatile, tra un massimo di 10.000 agli attuali 8.781 dollari la tonnellata (Lme), determinando una performance negativa per il 2011. Sugli Etc, questo si riflette sul -16% dell’Etfs Copper, Etc quotato sul segmento Etc ed Etn, sul -32% nella sua versione a leva e sul +6,4% dell’Etfs Short Copper emesso dall’omonima casa prodotto.
Leveraged Crude Oil (sempre sponsorizzato Etfs Commodity Securities) abbia generato negli ultimi trenta giorni un progresso dell’11,36%, andando a sfruttare il crollo delle quotazioni degli ultimi tempi. C’è da dire però che nel lungo termine il tracker paga l’effetto leva e la volatilità del greggio negli ultimi dodici mesi: la performance, infatti, risulta in rosso del 12,4%.
Focus
CHI VINCE E CHI PERDE I migliori e i peggiori di agosto SUPERCOMMODITIES Ecco chi si è aggiudicato le 5 corone
il fondo SOLDI Quando è fatto d’oro Economia Finanza e Personal Business
EDUCATIONAL n
Il sistema Bluerating
FIDA gestisce e sviluppa il sistema Bluerating, che, partendo dal database proprietario comprende la classificazione degli strumenti, la creazione delle categorie e l’attribuzione del rating. Tutte le fasi del processo sono sviluppate internamente e gestite per adeguarsi all’evoluzione del mercato. La prima fase consiste nella classificazione rispetto ai più importanti elementi della politica di investimento, realizzata sia sulla base delle dichiarazioni dei gestori sui prospetti informativi che con periodiche verifiche sull’effettiva composizione dei portafogli. I fondi sono poi raggruppati in categorie omogenee alle quali è associato un benchmark di mercato che costituisce la base di confronto per confermare la loro corretta collocazione (sono utilizzati strumenti statistici quali Tracking Error Volatility ed R-quadro). La metodologia di calcolo del rating si basa su un algoritmo proprietario sviluppato per considerare rischio e rendimento in un orizzonte temporale di 3 anni. Avendo il focus sul mercato italiano tutte le elaborazioni sono normalizzate nella valuta europea, l’euro, e corrette per il diverso trattamento fiscale, differenza che come noto tenderà ad avere un peso decrescente fino ad annullarsi. All’interno di ciascuna categoria viene infine suddivisa la popolazione in cinque percentili ed il rating viene espresso tramite le “corone”:
LE CORONE BLUERATING
Dominano le materie prime e le strategie total return, non più di nicchia Migliori 10% 22,5% sopra il centrale 35% centrale
Classifiche d’autunno
22,5% sotto il centrale Peggior 32,62
I top performer mettono in evidenza il sentiment degli operatori Luca Lodi* Il mercato del risparmio gestito in Italia è rappresentato, all’interno del sistema Bluerating, da circa 190 categorie di fondi cui sono associati gli indici che ne rappresentano l’andamento medio. Gli indici di categoria, oltre a costituire un parametro di valutazione e di confronto in fase di classificazione dei fondi, si rivelano un interessantissimo strumento per comprendere l’andamento dei mercati. Le lapidarie classifiche degli strumenti con performance più elevate a livello mensile e, come si dice, ytd (year to date, dall’inizio dell’anno), così come le analoghe classifiche degli stessi indici, sono la cartina di tornasole degli umori e dell’andamento delle asset class. Non solo, ma la specificità delle categorie permette di cogliere meglio anche le sfaccettature dei mercati di riferimento come emerge in maniera chiara
nelle analisi che pubblichiamo, riferite ai dati di fine agosto, un’estate caldissima che ha creato apprensione in tutti i risparmiatori e negli investitori. Scorrendo le classifiche, il dato più evidente e interessante è la presenza, tra i primi cinquanta del mese, di fondi caratterizzati da politiche di gestione e oggetto di investimento non tradizionali. Dominano infatti le materie prime e le strategie total return, categorie non più di nicchia ma sicuramente non tra le più conosciute e non ancora entrate nella “normalità” degli investimenti. Si aggiungono, sebbene non nei primi posti, molte gestioni specializzate sul comparto obbligazionario, soprattutto governativo e area euro. Dopo una correzione profonda a luglio e nei primi giorni di agosto, l’intervento della Bce a favore dei titoli di Stato di Spagna e Italia, unitamente alla correzione del mercato azionario, ha dato respiro a questi prodot-
ti, anche se a settembre il contesto è nuovamente degenerato. Le performance che prendono in considerazione l’intero 2011 aggiungono la componente valutaria al quadro delineato. L’aumento generalizzato della percezione del rischio, fenomeno di medio se non di lungo termine, ha spinto in alto i beni rifugio. Tra questi spicca una valuta, il franco svizzero, che da sempre ha avuto questa funzione. Se l’analisi delle serie storiche degli indici di mercato e la valutazione dei macro-trend, delle correlazioni e delle volatilità sono la base per le classiche analisi top-down, quelle utilizzate per costruire l’asset allocation strategica, i top performer rappresentano un valido punto di vista “bottom up” sui mercati globali poiché mettono in evidenza in maniera diretta il comportamento e il sentiment degli operatori nel loro complesso. *lodi@fidaonline.com
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22 settembre 2011
SOLDI
Gli investimenti con i migliori rendimenti relativi sono da ricondurre ad asset e strategie non tradizionali
Sul podio vanno gli “alternativi” Tra i primi dieci prodotti del mese, c’è anche il “Global Macro A” di Soprarno Sgr selezione da parte dei gestori obbligazionari delle valute di riferimento abbia un peso determinante nella formazione della performance. In cima ai top performer di agosto, nella classifica mensile, riscontriamo il “Platinum Agricolture Euro R1C-A” di DB Platinum Sicav, appartenente alla categoria “Fondi specializzati sui Derivati (Materie Prime)”, che ha registrato nel mese di agosto una performance prossima all’8%. Un “primus inter pares”, con il “World Agriculture Cap Classic” della Parvest, che è praticamente appaiato con una minima differenza percentuale. Non poteva mancare, in un contesto di straordinaria incertezza, il bene rifugio per eccellenza: ottima performance mensile, infatti per il “World Gold A2 EUR Hedged EUR”, di BlackRock Global Funds Sicav, comparto che investe a livello mondiale almeno il 70% del patrimonio in titoli azionari di società operanti nel settore delle miniere d’oro in tutto il mondo. Anche in questo caso si tratta di uno strumento che può essere considerato in buona compa-
Gerardo Murano* Le analisi dei top performer del mese di agosto riflettono chiaramente lo scenario di incertezza dei mercati finanziari. Gli investimenti che hanno apportato i migliori rendimenti relativi sono da ricondurre ad asset cosiddetti alternativi, come quelli nei fondi specializzati in derivati, oppure nei comparti a ritorno assoluto e nei fondi obbligazionari. In quest’ultimo caso, l’orizzonte temporale di riferimento, analisi mensile oppure year-to-date, evidenzia come l’attenta
BASTA UNO SCATTO Accedi con una foto a tutti gli strumenti di rating online che puoi trovare su Bluerating.com
gnia, con il “PIA Gold Stock” di Pioneer Investments e il “Gold & Precious Metals” di Dws Invest Sicav. Tra i primi dieci top performer mensili registriamo anche il “Global Macro A” di Soprarno Sgr, un ritorno assoluto ad alta volatilità la cui finalità è la ricerca di una strategia di asset allocation secondo un modello di analisi quantitativa macro economica. Spostando l’orizzonte temporale dell’analisi all’inizio dell’anno, rileviamo ancora un’ottima performance di un fondo specializzato sulle materie prime, il “Multicoop. Commodity C CHF” della Julius Baer, un comparto che tende a replicare il Rogers International
AGOSTO IN SINTESI Top 50
Rendimenti mensili
Fondi azionari Fondi obbligazionari e monetari Fondi a ritorno assoluto Fondi specializzati in derivati Miglior performance
105
15,7%
2008
2010
Cumulata 3 anni
Indice Bluerating Azionari Settoriali Metalli e Minerali
130 120
Indice Bluerating Fondi Spec
2009
BGF World Gold A2 EUR Hedged EUR
140
R1C-A EUR
90
110
sui Derivati (Materie Prime)
80
100
75
90
70
80 70
65
20 08 402 -2 00 9 608 -2 01 0 13 -1 020 10 21 -1 220 10 28 -0 220 11 905 -2 01 1 19 -0 720 11
-0 923
07
-2 0
08
20 08 17 -
5-0
12
5-
03
-2 00 8
11 -0 9-
12
20
50
20
11
1 01 -0 718
-0
52
01 23
32 -0
24
10
-0 8-
20 1
1
0
0 20 1
10
-0 615
4-
20
01 19 -0
22
18
-0
3-0 11
12 -0
0
20 09
9 00
00 14
14
-1
12
20
8
08
60
9-0
7,8%
Categoria di appartenenza -38,8% 45,7% 33,6% 23,9% Azionari settoriali - Metalli e minerali. Fonte: dati su elaborazione FIDA al 31 luglio 2011 Descrizione Fondi che investono nei titoli azionari del settore minerali e metalli, inclusi i metalli considerati preziosi come l’oro, l’argento e il platino, non necessariamente a uso industriale. I fondi che investono direttamente su queste materie prime usando strumenti finanziari derivati quali i futures rientrano in una categoria a parte. Caratteristiche Il principale elemento identificatore dell’avversione al rischio degli investitori è rappresentato dall’aumento della richiesta di oro quale bene rifugio. Un incremento che dovrebbe mantenere un trend positivo. Si può identificare un mix di fattori che vanno dai rinnovati timori sul debito pubblico dei Paesi periferici dell’area euro alle preoccupazioni sulla sostenibilità della ripresa dell’economia globale. A questo bisogna aggiungere la bontà implicita dell’investimento nella categoria in oggetto, che ha consentito di ottenere performance sicuramente brillanti nell’ultimo biennio. Osservando l’andamento dell’indice Bluerating Azionari Settoriali - Metalli e Minerali, è possibile verificare che dai minimi del febbraio 2009 le quotazioni sono triplicate, con una performance nel solo anno solare 2009 del 78% e un rendimento cumulato a due anni del 60%. 150
DB Platinum Agricolture Euro
95
19
2 38 3 7
BGF World Gold A2 EUR Hedged EUR
2008 2009 2010 Cumulata 3 anni Categoria di appartenenza -4,10% Fondi specializzati sui derivati (materie -30,8% 6,95% 17,45% prime). Fonte: dati su elaborazione FIDA al xxxxxx 2011 Descrizione Fondi che investono prevalentemente in prodotti finanziati derivati, come per esempio i futures, sulle materie prime. Un tipo di operatività diffuso per i mercati delle commodities. Caratteristiche Una categoria a largo spettro, rivolta a un’ampia gamma di prodotti del settore delle commodities. Nel mese di agosto hanno ricoperto un ruolo primario gli strumenti aventi i beni dell’agricoltura come oggetto dell’investimento. Una scelta legata sia alle caratteristiche anticicliche del settore primario - e di riflesso alla possibilità di diversificare i propri investimenti - sia alla scelta degli investitori di indirizzare le proprie strategie di investimento verso asset reali. L’investimento legato all’agricoltura è inoltre visto anche come un’effettiva opportunità di investimento ambientale ed etico per recuperare territorio alla produzione biologica. La categoria si compone di circa ottanta comparti gestiti dai principali operatori internazionali, ben diversificati nei diversi ambiti delle materie prime. La performance dell’indice Bluerating di categoria conferma la bontà dell’investimento, con una fase di storno piuttosto sostanziosa nel 2008, conseguente al panic selling post-Lehman, ma con un rendimento cumulato a due anni del 36% e una performance positiva per l’anno corrente.
60
5 33 9 3
... E CHI SI DÀ ALL’ORO
DB Platinum Agricolture Euro R1C-A EUR
85
Rendimenti ytd
Fonte: dati su elaborazione FIDA
C’È CHI PUNTA SULL’AGRICOLTURA...
100
Commodity, un indice molto apprezzato tra gli investitori, decisamente diversificato con partecipazioni in energia, agricoltura, bestiame e metalli preziosi e industriali. Ben rappresentati nella classifica dei top performer anche i fondi compresi nella categoria Bluerating “Obbligazionari Franco Svizzero”, con ben quattro comparti tra i primi dieci classificati, con un rendimento medio superiore al 10%. Tra questi, c’è da segnalare il “CHF Bonds P Cap EUR” di Pictet Sicav e il “JB Multibond ABS (CHF)” di Julius Baer, che presentano rispettivamente una performance YTD del 12,30% e dell’11,40%. *murano@fidaonline.com
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I MIGLIORI E I PEGGIORI DEL MESE DI AGOSTO Prodotto
Società di gestione
Categoria
Perf. 1 mese
Perf. YTD
DB Platinum Agricolture Euro R1C-A EUR
DB PLATINUM SICAV
Parvest World Agriculture Cap Classic EUR
Volatilità medio
ISIN
Fondi specializzati sui Derivati (Materie Prime)
7,8%
9,3%
21,7%
LU0338689879
Parvest Sicav
Fondi specializzati sui Derivati (Materie Prime)
7,7%
2,7%
21,5%
LU0363509208
BGF World Gold A2 EUR Hedged EUR
BlackRock Global Funds Sicav
Azionari Settoriali - Metalli e Minerali
7,4%
3,1%
21,6%
LU0326422689
Soprarno Global Macro A
Soprarno Sgr
Ritorno Assoluto (Alta Volatilità)
6,3%
3,0%
7,8%
IT0004245541
PIA Gold Stock EUR
Pioneer Investment Austria
Azionari Settoriali - Metalli e Minerali
6,2%
-8,0%
23,1%
AT0000675095
DWS I. Gold & Precius Metals LC EUR
Dws Invest Sicav
Azionari Settoriali - Metalli e Minerali
5,9%
-10,1%
22,4%
LU0273159177
LO Funds World Gold Expert. P Cap EUR
Lombard Odier Funds Sicav
Azionari Settoriali - Metalli e Minerali
5,8%
-3,9%
20,0%
LU0172581844
Lemanik Sicav Alpha Beta Sigma A EUR
Lemanik Sicav
Azionari Europa (Mercati Sviluppati) - Large & Mid Cap Value
5,7%
2,1%
8,6%
LU0273830256
Soprarno Relative Value A
Soprarno Sgr
Ritorno Assoluto (Media Volatilità)
4,9%
1,7%
6,2%
IT0004245574
ESPA Bond Euro Trend A EUR
Erste Sparinvest Kag
Obbligazionari Area Euro - Governativi
4,9%
4,3%
7,8%
AT0000631916
Gestielle LT Euro A
Aletti Gestielle Sgr Spa
Obbligazionari Area Euro - Governativi (5-10 Anni)
4,3%
2,3%
6,3%
IT0001037792
Nordea Heracles Long/Short Mi Fund BI Dis EUR
Nordea 1 Sicav
Fondi specializzati sui Derivati (Tassi e Valute)
4,2%
-5,5%
7,1%
LU0375726162
Pion. S.F. Euro Curve 7-10 year E EUR
Pioneer Asset Mgmt SA
Obbligazionari Area Euro - Governativi (5-10 Anni)
4,2%
4,8%
5,9%
LU0271693920
Nordea Danish Long Bond BP DKK
Nordea 1 Sicav
Obbligazionari Corona Danese
4,1%
6,1%
6,8%
LU0077910890
HSBC GIF European Equity Abs. Ret. M1 Cap EUR
HSBC Global Invest Funds Sicav
Ritorno Assoluto (Media Volatilità)
4,0%
-
-
LU0489667138
GIS Euro Bonds 10+ Years A Cap EUR
Generali Investments Sicav
Obbligazionari Area Euro - Governativi (Oltre 10 anni)
4,0%
2,8%
7,8%
LU0396186644
Pictet USD Government Bonds P Cap EUR
Pictet Sicav
Obbligazionari Usa - Governativi (Medio-Lungo Term.)
4,0%
-1,0%
12,7%
LU0128488383
KBC Renta Czechrenta Cap CZK
KBC Renta Sicav
Obbligazionari Europa (Mercati Emergenti)
3,9%
9,6%
5,9%
LU0095279401
Mediolanum Challenge Euro Bond L A EUR
Mediolanum Internat. Funds Ltd
Obbligazionari Area Euro - Corporate e Governativi
3,9%
2,4%
5,8%
IE0004905935
Interfund Euro Bond Medium Term
Interfund Sicav
Obbligazionari Area Euro - Governativi (5-10 Anni)
3,8%
4,4%
5,0%
LU0074297200
Fonditalia Euro Bond Medium Term T
Fideuram Gestions S.A.
Obbligazionari Area Euro - Governativi (5-10 Anni)
3,8%
4,5%
5,0%
LU0388707001
Raiffeisen Dynamic Bonds Cap. EUR
Raiffeisen Kapital. Gesellsch.
Ritorno Assoluto Obbligazionari (euro)
3,8%
8,4%
5,0%
AT0000637442
ESPA Bond Combirend A EUR
Erste Sparinvest Kag
Obbligazionari Area Euro - Corporate e Governativi
3,7%
2,9%
5,0%
AT0000858022
NorVega Flessibile A
NorVega Sgr
Ritorno Assoluto (Media Volatilità)
3,6%
-4,1%
6,5%
IT0003272538
Rossini Lux Obblig. Euro Lungo Term. R EUR
Banca delle Marche Ges.Int.Lux
Obbligazionari Area Euro - Governativi (Oltre 10 anni)
3,5%
2,7%
6,0%
LU0208478759
EEF Bond EUR Long Term R EUR
Eurizon Capital S.A.
Obbligazionari Area Euro - Governativi (Oltre 10 anni)
3,5%
3,0%
5,9%
LU0097116510
KBC Renta Long Eur Cap EUR
KBC Renta Sicav
Obbligazionari Area Euro - Governativi (5-10 Anni)
3,5%
7,0%
5,9%
LU0117159151
Pion. S.F. Euro Curve 5-7 year H Cap EUR
Pioneer Asset Mgmt SA
Obbligazionari Area Euro - Governativi (5-10 Anni)
3,4%
-
-
LU0551376923
DWS I. Euro Govt. Bond LC EUR
Dws Invest Sicav
Obbligazionari Area Euro - Governativi
3,4%
2,0%
5,1%
LU0145652052
Soprarno Ritorno Assoluto B
Soprarno Sgr
Ritorno Assoluto (Media Volatilità)
3,3%
2,4%
4,5%
IT0004353386
JPM EU Government Bond D Acc EUR
JPMorgan Funds
Obbligazionari Area Euro - Governativi
3,3%
3,2%
4,7%
LU0355584037
Teti Obbligazionario Euro EUR
Teti Intern. Asset Mgmt. Sa
Obbligazionari Area Euro - Governativi
3,3%
3,6%
4,7%
LU0125409739
ARCOBALENO World Flex Equity B EUR
Arcobaleno Fund Sicav
Ritorno Assoluto (Media Volatilità)
3,3%
-1,0%
5,0%
LU0229074843
SISF Euro Govt. Bond C Cap. EUR
Schroder Int. Selection Fund
Obbligazionari Europa - Corporate e Governativi
3,2%
2,9%
4,1%
LU0106236184
BNPP Match 5 - Marzo 2013 EUR
BNPP Match
Ritorno Assoluto (Bassa Volatilità)
3,1%
0,5%
3,7%
FR0010532689
Pion. S.F. Global Curve 7-10 year E EUR
Pioneer Asset Mgmt SA
Obbligazionari Globali - Governativi
3,1%
3,8%
8,5%
LU0271695032
KBC Renta Medium Eur Dis EUR
KBC Renta Sicav
Obbligazionari Area Euro - Governativi (5-10 Anni)
3,0%
5,2%
4,7%
LU0117157882
Zest Global Strategy EUR
Zest Asset Mgmt Sicav
Ritorno Assoluto (Media Volatilità)
3,0%
4,8%
3,6%
LU0312243222
BNY Mellon Global Bond H EUR
BNY Mellon Global Funds Plc
Obbligazionari Euro Hedged Globali
3,0%
9,2%
6,7%
IE00B1XKC854
BNPP L1 Bond Long Euro C EUR
BNP Paribas L1 Sicav
Obbligazionari Area Euro - Corporate e Governativi
3,0%
2,4%
6,7%
LU0075912765
GIS Euro Bonds 5/7 Years A Cap EUR
Generali Investments Sicav
Obbligazionari Area Euro - Governativi (5-10 Anni)
3,0%
3,5%
4,6%
LU0396185596
DWS Euro-Bonds (Long) EUR
Dws Investments Sa
Obbligazionari Area Euro - Corporate e Governativi
3,0%
5,2%
5,0%
LU0044387529
Arca Cedola Governativo Euro Bond IV
Arca Sgr Spa
Obbligazionari Area Euro - Governativi
3,0%
2,3%
-
JPM Europe Bond A Acc EUR
JPMorgan Investment Funds
Obbligazionari Area Euro - Corporate e Governativi
2,9%
2,0%
4,5%
LU0070216402
GIS Euro Bonds D EUR
Generali Investments Sicav
Obbligazionari Area Euro - Governativi
2,9%
2,9%
4,9%
LU0145476817
Pictet EUR Government Bonds P Cap EUR
Pictet Sicav
Obbligazionari Area Euro - Governativi
2,9%
2,8%
4,4%
LU0241467587
Parvest Bond Usd Cap Classic H EUR
Parvest Sicav
Obbligazionari Euro Hedged Usa
2,9%
6,1%
4,3%
LU0194436803
BNY Mellon Euro Governm. Bond Index Tracker C EUR BNY Mellon Global Funds Plc
Obbligazionari Area Euro - Governativi
2,8%
2,7%
4,3%
IE0003862277
AI Long Term European Bond A EUR
Aviva Investors Sicav
Obbligazionari Area Euro - Governativi (Oltre 10 anni)
2,8%
0,5%
6,2%
LU0274933604
Arca Cedola Governativo Euro Bond III
Arca Sgr Spa
Obbligazionari Area Euro - Governativi
2,8%
0,4%
4,1%
IT0004567118
IT0004640493
Fonte: dati su elaborazione FIDA
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22 settembre 2011
SOLDI
SOLDI
banche&dintorni 19
22 settembre 2011
Le nuove filiali serviranno ad attrarre il pubblico degli under 35
Intesa fa la giovane Con il marchio Superflash, al via 11 flagship store Rosaria Barrile Un mondo di attese e desideri. Tra cui quello di trovar lavoro, possibilmente non precario, e comprare casa. Una speranza condivisa da molti della generazione under 35. E il mondo bancario si riscuote perché di fronte all’economia di un Paese che invecchia e che risente della contrazione dei consumi occorre guardare avanti e investire nel futuro. Soprattutto puntando sulla clientela più giovane, nata nell’era delle tecnologie digitali e abituata a servizi sempre più veloci. In buona sostanza, investire oggi per continuare ad acquisire clientela “fresca” anche domani. C’è chi punta a fidelizzare l’intero nucleo familiare, orientando le scelte dei genitori per i figli minori, con il restyling dei prodotti per i ragazzi dai 13 ai 17 anni come nel caso di UBI Banca (vedi articolo sotto), e chi invece, come Intesa Sanpaolo, guarda alle esigenze degli under 35, ma già maggiorenni. Ed è proprio il Gruppo guidato da Corrado Passera a mettere a punto il programma più ampio destinato al target giovani finora lanciato in Italia, sia in termini di numero di prodotti, sia in termini di riorganizzazione del servizio in filiale. In pratica, intorno al marchio Super Flash, che in origine indicava solo la carta conto emessa dal gruppo, è stato costruito un intero mondo di servizi e prodotti ritagliato sulla base delle
esigenze di quel segmento che oggi rappresenta il 20% della popolazione italiana. Il progetto comprende sia il lancio di un apposito sito internet, sia l’apertura di undici filiali completamente rivisitate della Banca dei Territori. La loro caratteristica peculiare è quella di essere dei “flagship store” : un concetto che si traduce in arredi essenziali, vetrine ampie e trasparenti, tavoli dotati di pc di ultima generazione per navigare attraverso le nuove sezioni del sito superflash.it . Videowall e sottofondo radiofonico accompagnano la permanenza in filiale che prevede l’esecuzione dell’operatività di routine in modalità self banking. Ma in un orario ben diverso da quello delle filiali tradizionali e più in linea con i ritmi di vita della popolazione under 35: dal lunedì al sabato dalle 13.30 alle 19.00. A inaugurare la tornata di aperture dei flagship store, è stata la città di Milano. Molto attenta anche la scelta della location: la centralissima via Torino a pochi passi dal Duomo. Ma entro il 2011 ne verranno aper-
ti altri sette: ad aggiungersi saranno nell’ordine Torino (7 ottobre), Napoli (28 ottobre), Padova, Roma, Bologna e Firenze (16 dicembre). Nel 2012 sono previste altre 4 aperture distribuite tra Lombardia, Puglia, Sardegna e Sicilia. Il brand Superflash, che costituisce una sorta di ombrello sotto il quale viene raccolta tutta l’offerta dedicata ai giovani, comprende anche il sito internet dedicato. Disponibile in versione mobile e visualizzabile tramite browser anche su tablet, www.superflash.it è articolato in quattro aree principali: Vantaggi e tempo libero, da cui accedere a offerte e a sconti riservati, Progetti e Futuro, dedicata ai temi della formazione e del lavoro, Impegno sociale, che raggruppa tutte le iniziative sociali promosse dal Gruppo, e la vetrina commerciale vera e propria, Prodotti e servizi. Quest’ultima intende offrire ai giovani clienti, con un particolare focus sulla fascia d’età che va dai 18 ai 26 anni, soluzioni a costo contenuto per rispondere a tutte le esigenze di gestione della liquidità: dai pagamenti ai piano di accumulo, dai prestiti personali al mutuo. All’interno della gamma dei finanziamenti riservati ai giovani, si segnala già una promozione attiva: fino al 31 dicembre il Prestito SuperFlash offre un Tan del 7,50% con l’azzeramento delle spese di istruttoria, incasso rata e bollo.
Chi aderisce al nuovo prodotto, potrà partecipare all’estrazione di cinque scooter e un pc portatile
UBI torna ai prodotti per ragazzi Home banking e zero spese: parte il conto I Want Tubì per teen ager fino a 17 anni Dopo il libretto di risparmio Clubino per i bambini da 0 a 12 anni e della carta “contro corrente” Enjoy sottoscrivibile a partire dai 18 anni, UBI Banca lancia il conto corrente I Want Tubì per i ragazzi dai 13 ai 17 anni. A ispirare il concept del prodotto e il nome stesso (onomatopeico, dall’inglese, io voglio essere) il desiderio di indipendenza e di affermazione della propria personalità al di fuori del contesto familiare, tipico dell’adolescenza. Si tratta di un conto corrente che prevede zero spese, dato che anche l’imposta di bollo e a carico della banca, e un tasso di interesse dell’1% che associa servizi e sconti. Insieme al conto, che include il servizio di internet banking gratuito,i ragazzi
possono scegliere la carta ‘I Want abbinata ai circuiti Tubi’, Bancomat, PagoBancomat e Maestro, dotata della funzione On/Off che consente di abilitare e disabilitare la carta in totale autonomia. I genitori possono definire i limiti di spesa della carta che ha la caratteristica di non essere abilitata all’utilizzo presso alcune particolari categorie di esercenti. All’apertura del conto in filiale viene consegnato un kit in cui vengono presentate tutte le iniziative incluse in I WANT TUBI’ e in particolare gli sconti a cui si può accedere grazie alla partnership avviata dalla banca con alcuni dei brand più noti ai teen ager. Tra questi vi sono Ticketone.it, Cisalfa e EF per le vacanze studio.
In omaggio, si ottiene subito anche un buono per scaricare gratis 15 brani musicali in mp3 ed un mese di streaming illimitato su un portale online che conta oltre sei milioni di brani. Ad accompagnare il lancio del conto, una serie di promozioni: i titolari di I WANT TUBI’ possono concorrere all’assegnazione di una borsa di studio UBI Banca-Intercultura per trascorrere l’anno scolastico 2012-2013 all’estero. In aggiunta partecipano al concorso “I Want Tubi’ the winner” che mette in palio 5 scooter Scarabeo con casco oppure, a scelta del vincitore, un portatile Apple. Il superpremio finale è un viaggio a cui può partecipare tutta la famiglia con la possibilità di scegliere destinazione e durata.
FRESCHE DI SPORTELLO n BARCLAYS Trasferisci il dossier titoli e bevi caffè Nespresso A chi trasferisce almeno 30mila euro sul Dossier Titoli entro il 30 settembre, Barclays regala una macchina del caffè Nespresso Citiz. La partecipazione all’operazione a premi è riservata a chi è titolare di un conto corrente e un dossier titoli Barclays e a chi apre un conto corrente e un dossier titoli Barclays durante il periodo dell’iniziativa. Agli amanti del caffè basterà seguire solo quattro passaggi: compilare il coupon scaricabile dal sito , www.barclays.it andare in filiale e compilare il modulo di trasferimento.
n ING DIRECT Da fine settembre via libera al piano di apertura delle filiali sul territorio ING Direct non rinuncia al suo modello di banca diretta ma a partire da fine settembre provvederà a integrarlo con l’apertura di circa 25 filiali, 10 entro il 2011 e altre 15 nel corso del 2012. Le prime città interessate saranno Bergamo, Roma, Padova, Venezia, Vicenza, Bologna, Verona, Torino e Milano. Localizzati in pieno centro città, tutti gli store saranno caratterizzati da ampie vetrate illuminate anche di notte e da un ingresso privo delle consuete bussole di sicurezza. Tutte le operazioni potranno essere eseguite in modalità self service tramite casse automatiche - o attraverso agenti ING Direct in modo gratuito e paper less: tutti i documenti saranno infatti memorizzati e archiviati in formato elettronico e confermati dal cliente inserendo le credenziali già utilizzate con i canali diretti.
n METLIFE Al via il Roadshow “Nice to MetLife you” dedicato agli operatori
È partito questa settimana da Padova il Roadshow della società italiana del gruppo MetLife, leader globale nell’offerta di prodotti assicurativi, di risparmio ed employee benefits. Con questo evento, MetLife-Alico Italia, compagnia specializzata nei rami vita, malattia e infortuni, rinnova l’appuntamento annuale con gli intermediari iniziato nel 2009 che quest’anno, per la prima volta, porta il brand MetLife. I prossimi incontri di “Nice to MetLife you” si terranno a Milano (27 settembre), Alessandria (29 settembre) – Bologna ( 6 ottobre) e Roma (13 ottobre). Ogni incontro si rivolge a broker, agenti plurimandatari e mediatori creditizi, e prevede, inoltre, una sessione valida per il riconoscimento dei crediti formativi ai fini ISVAP.
n UNIQA Per festeggiare l’Unità di Italia un concorso per chi spende almeno 150 euro
Fino al 30 settembre chi acquista una polizza UNIQA di almeno 150 euro o un piano previdenziale di almeno 150 euro al mese, partecipa al Concorso “UNIQACentocinquanta - fai 150 e vinci! “ che prevede l’estrazione di un iPad Apple. La promozione, lanciata in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, è valida sulle seguenti prodotti a premio annuo: polizza Multicertezza Extra, Capital 5 con Bonus e Young Life Project , Casa & Serenità e Polizza Per Te.
n SOCIAL NETWORK È attiva su Facebook la promozione “Webank mi piace”
Webank lancia una nuova promozione che intende far leva sul passaparola tra clienti. La promozione è reperibile sia sul sito di Webank nella sezione partnership, sia sulla pagina Facebook della banca attraverso la quale è possibile per chi è già cliente ottenere il “codice convenzione” della presentazione ed il “codice presentatore”, da condividere via Facebook o da inviare direttamente ai propri amici. Ogni amico che richiederà l’apertura del conto entro il 30 settembre, versando almeno 500 euro entro il 30 ottobre, riceverà un buono da 100 euro da spendere presso MediaWorld, così come il “presentatore”, che riceverà un buono per ogni amico che ha aperto il conto.
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leopinionideigestori
22 settembre 2011
SOLDI
Un gestore, un private banker, un analista e un hedge funder COME INVESTIRE Non solo bond ed equity. Ci sono anche, per esempio, i fondi e i replicanti. Tutte le analisi e i consigli degli esperti su www.soldi-web.com
Investitore avvisato Azioni e obbligazioni,
a cura di Alessandro Bonini
UNICREDIT PRIVATE BANKING Manuela D'Onofrio, head of global investment strategy Manuela D’Onofrio
DWS INVESTIMENTS Udo Rosendahl, responsabile del team multi asset I timori sul debito sovrano, il relativo impatto sulle banche e la frenata dell'economia mondiale mettono alla prova la serenità degli investitori: ma è proprio il caso di correre a mettere i soldi sotto il materasso oppure ci sono validi motivi per restare? Il nostro suggerimento è quello di mantenere, almeno per i prossimi mesi, una visione prudente sui mercati finanziari. Se è ancora troppo presto per tornare verso attività più rischiose, è anche vero che è troppo tardi per vendere. La buona notizia è che tutti i problemi menzionati sono ora sotto l’attenta analisi degli investitori che non si lasceranno trovare impreparati. Gli analisti hanno infatti già ridotto in misura significativa le loro aspettative sulla crescita globale e le previsioni sugli utili per le aziende. Le valutazioni dei mercati azionari, qui in Europa in particolare, sono sempre interessanti e il dividend yield di molte blue chip dovrebbe sostenere i prezzi delle azioni ancora per il futuro. I bilanci delle aziende hanno attraversato grandi ristrutturazioni dal 2008 e oggi si presentano in forma molto migliore. Sì, crediamo che la crescita globale subirà un rallentamento il prossimo anno, ma non stiamo andando incontro a una recessione. Con quale strategia? La nostra strategia presuppone ancora un approccio difensivo, che si traduce concretamente in una quota del 20-30% in azioni, del 10% in oro e per il resto in liquidità. Ci saranno ancora opportunità fino alla fine dell’anno per tornare a investire in azioni, obbligazioni convertibili e in una selezione di titoli di stato. L'azionario offre opportunità di ingresso a valutazioni molto basse. E' il momento di approfittarne? E chi dovrebbe farlo (per inclinazione al rischio, orizzonte temporale)? Un investimento azionario presuppone senza dubbio una scelta di lungo termine. Un investitore senza nessuna esposizione a questi mercati dovrebbe iniziare a comporre una posizione iniziale di partenza, diciamo pari a un terzo dell'importo previsto. Noi preferiamo i titoli azionari tedeschi, società con elevati dividend yield ed esposti sui mercati emergenti.
I timori sul debito sovrano, il relativo impatto sulle banche e la frenata dell'economia mondiale mettono alla prova la serenità degli investitori: ma è proprio il caso di correre a mettere i soldi sotto il materasso oppure ci sono validi motivi per restare? Direi che fra le tante ombre – dopo un’estate molto difficile per il mercato azionario - si riesce a intravedere qualche spiraglio anche se la parola d’ordine rimane, in ogni caso, cautela. Dobbiamo aspettarci ancora volatilità, in ragione dei problemi macro tuttora irrisolti che stanno penalizzando il mercato. A questi si aggiunge la debolezza di aziende con alti livelli di debito che potrebbero avere difficoltà dal punto di vista finanziario. Non mancano però le opportunità, l’altra faccia della medaglia in periodi in crisi. In momenti come questo non ha senso uscire dal mercato in perdita.
Prendendosi i rischi del caso, c'è una asset class, o un investimento alternativo, che potrebbe regalare soddisfazioni? Riteniamo che le obbligazioni convertibili stiano diventando sempre più convincenti nell’attuale scenario di mercato. Dopo le vendite di obbligazioni convertibili di questi ultimi mesi, i loro premi sono scesi a vantaggio del loro profilo di rischio/rendimento. L’investimento è per un terzo al ribasso sui titoli azionari e per due terzi al rialzo. Sono quindi il posto giusto in cui essere in giorni come questi.
Con quale strategia? Gli investitori dovrebbero concentrarsi su società globali particolarmente attive nei Paesi emergenti, dove anche per il 2012 sono previsti elevati ritmi di crescita. Da tenere in considerazione, inoltre, realtà con buoni fondamentali, conti in ordine (basso indebitamento ed elevati flussi di cassa) e generose sui dividendi, anche alla luce di valutazioni ragionevoli. L'azionario offre opportunità di ingresso a valutazioni molto basse. E' il momento di approfittarne? E chi dovrebbe farlo (per inclinazione al rischio, orizzonte temporale)? Le valutazioni sono oggi le più basse in termini di rapporto prezzo/utili degli ultimi 30 anni: i mercati azionari stanno offrendo addirittura un premio per il rischio che, se non sbaglio, è superiore a quello che offrivano durante la crisi del 2008/2009. Certamente continueranno a pagare il prezzo dell’altissima incertezza ma chi ha un orizzonte temporale di quattro o cinque anni può pensare di comprare a questi livelli puntando su aziende di alta qualità che oggi si trovano con una quantità di liquidità di cassa enorme. Prendendosi i rischi del caso, c'è una asset class, o un investimento alternativo, che potrebbe regalare soddisfazioni? I mercati obbligazionari da tenere d’occhio sono quelli corporate, investment grade e Paesi emergenti che hanno la possibilità di guadagnare dall’apprezzamento delle rispettive valute contro l’euro. I bilanci di alcune aziende in questi momenti sono più solidi dei bilanci degli Stati. Si possono ottenere rendimenti decisamente interessanti a volatilità minori. La crescita c’è ed è molto robusta soprattutto nei Paesi emergenti. Sia nei portafogli azionari sia obbligazionari, noi continuiamo a dare un peso molto importante a questi paesi che continuiamo a chiamare emergenti ma che in realtà sono ormai emersi e solidi.
Udo Rosendahl
SOLDI
leopinionideigestori 21
22 settembre 2011
parlano a SOLDI dei percorsi da seguire per investire senza rischi
mezzo salvato le strategie giuste
MACRO E MICRO Gli studi, i report, le view: previsioni e riflessioni sull’economia e i mercati per scegliere limitando l’azzardo su www.soldi-web.com
DEUTSCHE BANK
HEDGE INVEST SGR
Giorgio Mascherone, responsabile investimenti
Stefano Bestetti, director Giorgio Mascherone
I timori sul debito sovrano, il relativo impatto sulle banche e la frenata dell'economia mondiale mettono alla prova la serenità degli investitori: ma è proprio il caso di correre a mettere i soldi sotto il materasso oppure ci sono validi motivi per restare? Non c’è una risposta valida per tutti gli investitori. Per chi ha un orizzonte temporale di medio periodo, una media propensione al rischio e presenta un portafoglio ben diversificato non ha senso uscire in questo momento e stravolgere l’asset allocation di medio periodo. Per chi si è trovato eccessivamente esposto alle perdite è necessario una riflessione sui risultati negativi accumulati per non compromettere il proprio patrimonio con perdite troppo ampie, difficilmente recuperabili in orizzonti temporali accettabili. Con quale strategia? La migliore strategia è certamente quella Long/short equity (gestori azionari con portafogli bilanciati tra posizioni rialziste e ribassiste) seguita da alcuni fondi armonizzati nella versione Ucits III o presente nei fondi di fondi (hedge o Ucits III). In questo momento di grande incertezza questa strategia permette di contenere al minimo le perdite dei mercati azionari e di essere comunque pronti a partecipare alle successive fasi rialziste. Questa strategia presenta inoltre il vantaggio di un’elevata liquidità: i mercati azionari permettono infatti di liquidare l’investimento – ovviamente in certe situazioni con sacrificio in termini di prezzo – trovando sempre una controparte. In situazioni di crisi questo aspetto molto spesso non si verifica per il comparto obbligazionario corporate dove in situazione di stress la liquidità sparisce.
I timori sul debito sovrano, il relativo impatto sulle banche e la frenata dell'economia mondiale mettono alla prova la serenità degli investitori: ma è proprio il caso di correre a mettere i soldi sotto il materasso oppure ci sono validi motivi per restare? E' ovvio che simili momenti di mercato, emotivamente, ci fanno pensare a soluzioni meno ortodosse che appaiono piú sicure, ma non crediamo che la soluzione "materasso" sia davvero la più indicata, e nemmeno la più sicura. Con quale strategia? Per chi non vuole correre troppi rischi e cercare di ridurre la volatilità ci sono i titoli obbligazionari (governativi e non) dei Paesi fuori dall'area euro (emergenti su tutti) che offrono rendimenti interessanti, rischi ridotti e, particolare non trascurabile, valute che tendono ad apprezzarsi nel tempo.
L'azionario offre opportunità di ingresso a valutazioni molto basse. E' il momento di approfittarne? E chi dovrebbe farlo (per inclinazione al rischio, orizzonte temporale)? Valgono le riflessioni fatte prima: se un investitore non è eccessivamente esposto al mercato azionario, ha desiderio di aumentare il rischio e ha un orizzonte temporale di medio periodo può pensare a piccoli investimenti da spalmare sui prossimi mesi. Meglio ancora se fatti con fondi di tipo Long/short equity che tagliano le perdite a livelli accettabili e recuperabili in orizzonti temporali contenuti. Prendendosi i rischi del caso, c'è una asset class, o un investimento alternativo, che potrebbe regalare soddisfazioni? Data l’attuale situazione di incertezza è meglio puntare a investimenti molto diversificati: un fondo di fondi alternativo (nella versione hedge o Ucits) può aiutare a mettere piede nelle asset class tradizionali (azioni o obbligazioni) con un approccio flessibile che mira a limitare i danni anche nelle situazioni più difficili.
L'azionario offre opportunità di ingresso a valutazioni molto basse. E' il momento di approfittarne? E chi dovrebbe farlo (per inclinazione al rischio, orizzonte temporale)? L'azionario offre oggi prezzi molto bassi, ma non é detto che tra qualche mese non possano essere anche piú bassi. Chi ha propensione al rischio piú alta puó certamente valutare l'opportunità di prendere qualche scommessa sui mercati/titoli piú sottovalutati, per tutti gli altri è bene aspettare che diminuisca la volatilità oppure, in alternativa, investire con la formula dei piani di accumulo, ovvero progressivamente. Prendendosi i rischi del caso, c'è una asset class, o un investimento alternativo, che potrebbe regalare soddisfazioni? Se accettiamo di prendere rischi non c'é opportunità migliore dell'azionario, oggi i prezzi sono particolarmente bassi, anche in quelle aree (Paesi emergenti, Germania, Stati Uniti ecc.) le cui economie offrono eccellenti prospettive macroeconomiche.
I VOSTRI SOLDI È tempo di saldi, puntare su aziende ad alto dividendo Le valutazioni storicamente basse suggeriscono di puntare sul comparto azionario. I gestori scelgono titoli di aziende ad alto dividendo, esposte sui mercati emergenti o anche tradizionali se le prospettive macro economiche sono buone (Stati Uniti, Germania), ragionando almeno sul medio periodo. Serve ancora cautela: i mercati azionari potrebbero non avere toccato il fondo e la continua ricerca di un accordo sul debito sovrano europeo potrebbe essere accompagnata da una nuova fase di volatilità. Un piano d'accumulo è una soluzione da prendere in considerazione. Fra gli hedge fund il periodo di volatilità spinge i gestori a utilizzare la tipica strategia long/short equity, che consente di contenere le perdite e di tenersi pronti a ripartire in caso di rialzi. Sulle obbligazioni il nostro "consensus" è per le governative emergenti. Oro: c'è chi vi dedica un bel 10% del portafoglio.
Stefano Bestetti
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fondi&gestori
22 settembre 2011
SOLDI
Guiati: il governo continuerà ad apprezzare gradualmente il renminbi, aumentando consumi e import
A est più opportunità che rischi Secondo Azimut la Cina è vicina Elisa Zeri “L’investimento nei mercati monetari e obbligazionari degli emergenti? Offre un ottimo potenziale in termini di rendimento assoluto e relativo, se lo paragoniamo all’alternativa offerta dai Paesi occidentali”. Così si esprime Massimo Guiati, gestore di Azimut, mentre inquadra con SOLDI le strategie a est del gruppo. Azimut, che ha registrato ad agosto una raccolta netta totale positiva per 19 milioni di euro, ha da poco lanciato anche per il retail il fondo AZ Fund Renminbi Opportunities. Che vi aspettate in termini di raccolta? E quale accoglienza avete avuto in un momento in cui, anche sui mercati emergenti, la percezione non è più così positiva, a causa di volatilità e inflazione? Il rendimento del mercato azionario non influenza questo fondo, che offre accesso alla valuta cinese, consentendo al cliente di beneficiare del suo apprezzamento nei confronti del dollaro americano.
Pechino è la seconda economia mondiale e da sola rappresenta il 9% del prodotto interno lordo aggregato Movimento che è appena partito e che ci aspettiamo avverrà in larga misura nei prossimi cinque-dieci anni. Si tratta di una nuova asset class il cui potenziale è massimo in questo momento in cui il cliente può accedervi in via preferenziale, mentre la valuta non è liberamente convertibile e non è ancora presente nei portafogli dei grandi investitori internazionali. La caratteristica del fondo? Il fondo adotta un approccio innovativo rispetto alle tradizionali strategie di investimento sui mercati emergenti, andando a intervenire proprio su quei fattori che storicamente si sono rivelati critici per questi Paesi. Ha la potenzialità di beneficiare della situazione di elevata inflazione attualmente presente in Cina. La Banca centrale cinese ha finora combattu-
to l’inflazione, attraverso il rialzo dei tassi di interesse e dei requisiti di riserva bancaria, ma il deflatore resta al di sopra del 6%. Cosa vi aspettate sul fronte della politica monetaria cinese? La nostra stima è che il ciclo monetario restrittivo abbia raggiunto il suo picco. Un ulteriore inasprimento rischia di rallentare l’economia e creare stress sul mercato interbancario. Nei prossimi anni, il governo cinese ricorrerà in misura sempre maggiore allo strumento della rivalutazione. Gli sviluppi recenti sembrano confermare la nostra tesi: dal luglio del 2010, il renminbi si è apprezzato del 7%, con un’accelerazione del trend proprio ad agosto 2011, mese in cui il fondo ha registrato una performance positiva dell’1,2%. A differenza dei fondi specializzati sulla Cina attualmente disponibili sul mercato italiano, il fondo ha una volatilità contenuta, intorno al 2%, e offre un rendimento base annuale di poco superiore al 2% che deriva dall’impiego della liquidità e dall’attività di copertura del dollaro, cui stimiamo si possa aggiungere ogni anno un ulteriore 4% derivante dalla rivalutazione del renminbi. Numeri che sono in linea con le aspettative di mercato e con il trend di apprezzamento storico partito a luglio del 2005. Da un punto di vista macro, il renminbi ha assistito a un incessante apprezzamento. Di fatto, potrebbe conquistare presto lo status di valuta di riserva. La nostra aspettativa è che il governo cinese nei prossimi cinque-dieci anni continuerà ad apprezzare gradualmente il renminbi, in modo da riequilibrare la struttura dell’economia, oggi sbilanciata verso le esportazioni, aumentando i consumi domestici. La rivalutazione infatti incrementa il potere d’acquisto dei cinesi e consente alla Cina di accrescere le importazioni, sostituendosi in parte alla domanda globale degli Stati Uniti. Questo consente al renminbi di internazionalizzarsi sempre più acquisendo lo status di valuta di denominazione di scambio e, con l’ascesa di Hong Kong come centro finanziario dedicato, di credito. Il renminbi sarà ulteriormente liberalizzato e detenuto in quote crescenti da imprese, investitori e Banche
Massimo Guiati
centrali di tutto il mondo, creando le condizioni per la sua ascesa a nuova valuta di riferimento. Ma qual è il potenziale di crescita in termini di circolazione e di apprezzamento? Enorme, credo. Attualmente, la Cina è la seconda economia mondiale e pesa da sola per il 9% del Pil aggregato, ma la quota di riserve mondiali in renminbi è pari a zero. Questo valore è destinato a crescere insieme al tasso di cambio, e il processo è già avviato. La Banca centrale nigeriana ha deciso di diversificare il 10% delle proprie riserve sul renminbi a partire dal quarto trimestre 2011, mentre la Banca centrale tailandese ha dichiarato di essere pronta a muoversi nella stessa direzione. La Cina rappresenta quindi un mercato promettente. Ma anche difficile da seguire e penetrare. Oltre all’investimento in Rof, voi cosa offrite? Per cogliere le opportunità lega-
te alla crescita del renminbi, e più in generale dell’economia cinese, Azimut è presente in Cina dove ha sottoscritto accordi con importanti banche locali, acquisito expertise complementari con professionisti italiani e cinesi e costituito apposite società. Grazie a questo, siamo in grado di offrire agli imprenditori che hanno avviato - o vogliono avviare - un’attività in Cina, servizi qualificati soprattutto nei temi connesse alla gestione della valuta e nell’indicazione di professionisti locali per consulenze legali. Grazie al nostro team di professionisti, che vive la realtà locale, siamo in grado di garantire servizi utili per gli imprenditori, e infatti le richieste stanno aumentando in modo esponenziale. Da un punto di vista borsistico, invece, come stanno cambiando i portafogli? Nel contesto attuale, in cui i mercati sono guidati soprattutto da fattori macroeconomici, è molto difficile che l’attività di
selezione su un singolo mercato e titolo riesca a bilanciare l’andamento dei mercati. Per questo, è fondamentale nella definizione di un asset allocation diversificare, da un punto di vista sia dei mercati che degli stili di gestione. Siamo convinti da tempo che il futuro sia nei Paesi emergenti. La nostra strategia è volta a creare prodotti per i clienti italiani che valorizzino la nostra crescita estera. Il vostro fondo investe in strumenti monetari oppure obbligazionari a breve termine in valuta. Si sta assistendo a un fuggi-fuggi dai prodotti prettamente azionari oppure obbligazionari. Cosa sta facendo l’industria del risparmio gestito? In uno scenario complesso come quello odierno, l’innovazione di prodotto è importante purché fatta nell’ottica di creare valore per i clienti. Le esigenze dei risparmiatori non sono cambiate. Mentre è mutato lo scenario con mercati caratterizzati da un’alta volatilità in cui è difficile fare previsioni e sapere che cosa succederà soprattutto nel breve o medio termine. Anche la percezione del rischio è diversa, con i titoli di Stato che non rappresentano più una forma di investimento priva di rischi. Ma ci sono soluzioni che permettono di diversificare e cogliere nuove opportunità, come per esempio abbiamo fatto noi con il fondo renminbi. Il mercato azionario tornerà presto a esprimere il valore che merita. Alcuni sostengono che dell’acronimo Bric l’unica lettera che ha davvero un senso è la “C”, ovvero la Cina. Cosa ne pensa e quali sono le piazze in grado di offrire un buon potenziale, considerando la difficoltà del momento e la sfiducia degli investitori? I Paesi Bric sono caratterizzati da una situazione di fondamentali economici solidi, tassi di interesse elevati e valute che non sono completamente convertibili. Sono nella condizione di tagliare i tassi di interesse a fronte di un rallentamento economico, con ricadute positive non solo sull’economia reale ma anche sui corsi delle obbligazioni. In questo contesto, la “C” spicca su tutti perché è più avanti nel processo di liberalizzazione della valuta e perché è in grado di offrire una volatilità decisamente più contenuta dell’investimento.
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fondi&gestori 23
22 settembre 2011
Si aspettano una recessione nel Vecchio Continente e puntano su obbligazionario ed equity dei Bric
Gestori cauti sull’area euro, sono fiduciosi sugli emergenti Elisa Zeri In questi giorni caratterizzati da un ritorno della volatilità, non mancano di fare capolino i sondaggi periodici a misura del “sentiment” di investitori e gestori di portafoglio (i cosiddetti fund manager). Due i temi chiave che rimangono in evidenza: primo, i timori di una recessione europea - che si fanno più forti - e secondo, il netto sovrappeso nei portafogli di investimento globali, nonostante la diminuzione delle attese di crescita economica, dei Paesi emergenti, sia in bond che in equity. In quest’ultimo mese, si è inoltre assistito a un allargamento del gap tra il sentiment degli investitori europei e il resto del mondo. La maggiore sensibilità alla crisi dell’euro continua ad abbassare le prospettive macro europee, con gli indici di fiducia che ormai hanno raggiunto i livelli minimi paragonabili solo a quelli del marzo 2009. Per la prima volta dal luglio del 2009, la maggioranza degli investitori, il 60% di consenso, si aspetta una recessione nell’area euro. I fund manager europei, proprio nell’ultimo mese, hanno ulteriormente tagliato la loro esposizione sui titoli finanziari, prendendosi il più grande sottopeso in assoluto sulle banche, mentre rimangono sostanzialmente neutrali sulla posizione dei settori ciclici rispetto ai difensivi. Proprio a seguito di questo forte movimento e con l’aumento dei dubbi centrati sui finanziari, non manca-
Corrado Caironi
no alcune voci “contrarian” che vedono proprio nel settore bancario europeo le maggiori opportunità di guadagno, soprattutto qualora dovessero seguire a breve azioni di politica fiscale e monetaria comunitarie convincenti. Le prospettive di crescita economica europea rimangono stabili, seppure già a un livello comunque basso: il 65% dei consensi si aspetta un’economia ancora in declino, sebbene il dato risulti in calo dal
Sottopesano l’Europa e aumentano la liquidità: anche tra i fund manager vince la prudenza 70% di qualche settimana fa. Anche le attese sui profitti aziendali si sono ulteriormente ridotte, con oltre il 75% dei fund manager che nota una crescita più debole degli earning per share, gli utili per azione, il peggiore dato dal febbraio 2009. I global asset allocator hanno continuato a tagliare la loro esposizione sui mercati azionari europei: oltre il 40% dei gestori risulta infatti in sottopeso nei rispettivi portafogli, segnando il peggiore dato mai rilevato dal
Paolo Federici
marzo del 2009. Di gran lunga il più alto sottopeso regionale di sempre. Se guardiamo al di fuori dall’area Euro, il precedente sottopeso degli asset del Regno Unito è aumentato leggermente, al 26% dal 25% del mese scorso. Per quanto riguarda le aspettative circa le prossime mosse di politica monetaria, il dato interessante è rappresentato dal fatto che il tasso di riferimento della Bce viene ora previsto in calo entro la fine dell’anno. Oltre a ciò, le aspettative per l’inflazione europea sono scese ulteriormente, con una percentuale addirittura più bassa del pesante marzo 2009. Di conseguenza, la maggioranza degli investitori si aspetta un allentamento nella politica monetaria e maggiore liquidità dalla Bce. Per quanto riguarda la Boe, la banca centrale inglese, la maggioranza dei fund manager non vede un rialzo dei tassi prima del terzo trimestre del 2012, spostando ulteriormente in avanti la data dell’evento. Dopo il taglio delle posizioni sui titoli finanziari e ciclici, gli investitori hanno incrementato il peso nel portafoglio attraverso un mix di settori guidati da materie prime e real asset e, a seguire, titoli difensivi ad alto dividendo e consumi. I settori più popolari sono ormai Oil & Gas, dove i gestori hanno il maggior peso dal luglio del 2008, seguiti da Food & Beverage, Healthcare e Risorse di Base. Come già sottolineato, oltre alle banche i settori meno popolari sono
Azad Zangana
Immobili e Costruzioni. Sempre per quanto attiene ai dettagli di asset allocation raccolti dai fund manager, nel portafoglio globale dedicato ai Paesi emergenti trova il maggior sovrappeso il Brasile, dopo l’iniziativa della banca centrale brasiliana di tagliare, a fine agosto, di mezzo punto il tasso ufficiale di riferimento portandolo al 12%. Seguono, tra i Paesi emergenti preferiti, l’Indonesia, la Russia e la Cina. In sottopeso Taiwan, Malesia e Colombia. Al picco delle preferenze settoriali nel blocco emergente rimangono i titoli dei consumi con al primo posto il settore dei Consumer Discretionary, al secondo i Consumer Staples e al terzo la Tecnologia. Per concludere, il taglio deciso del peso dell’azionario europeo nei portafogli ha portato a un sottopeso, per la prima volta dall’inizio del 2009, dell’azionario a favore di un aumento della liquidità, rimarcando il clima di incertezza che investe sia gli investitori che i gestori. L’UMORE DEI GESTORI Selezionare aree e settori: le scelte degli esperti sul sito www.soldi-web.com
Maria Paola Toschi
Monica Defend
ANALISI Investire, opinioni a confronto sul web R&CA Ricercaefinanza.it, il primo social network dedicato ai professionisti della finanza con oltre 2mila promotori iscritti, organizza una tavola rotonda virtuale venerdì 23 settembre alle 11.00. Titolo: “Quale impegno sistemico potrà ridare fiducia ai mercati finanziari?”. Azad Zangana (european economist di Schroders), Paolo Federici (country head Italia per Fidelity International), Maria Paola Toschi (market strategist di JP Morgan Asset Management), Monica Defend (responsabile global asset allocation research di Pioneer Investments) e Anna Guglielmetti (responsabile fixed income e deputy cio di Credit Suisse Milano) si confronteranno sui temi di macroeconomia e politiche monetarie, debiti sovrani, mercato obbligazionario e monetario, Borse azionarie, mercato valutario, materie prime e asset allocation per fine 2011. Coordinerà gli interventi Corrado Caironi, che ricopre la carica di investment strategist di R&CA Ricercaefinanza.it. Può partecipare chi è già registrato al sito della community (www.ricercaefinanza.it).
24
assogestioni
SOLDI
22 settembre 2011
Sorridono solo i gruppi esteri che garantiscono al settore un contributo di circa 3,1 mld di euro
Nessuno è un asso nelle gestioni Nel secondo trimestre dell’anno, la raccolta italiana è stata negativa per 6,7 miliardi Nicola Brillo Torna il segno negativo sul sistema del risparmio gestito in Italia. Una brutta notizia visto l’andamento positivo registrato da gennaio a marzo scorso nel settore, che aveva fatto ben sperare. La raccolta del secondo trimestre è stata infatti negativa per 6,7 miliardi. È quanto si legge sull’ultima “Mappa del risparmio gestito” curata da Assogestioni. Il trend risente essenzialmente del crollo delle gestioni di portafoglio che registrano deflussi per 5 miliardi (nel primo trimestre la raccolta era positiva per 4,1 miliardi), mentre i fondi riescono a contenere l’emorragia a 1,7
miliardi (-2,7 miliardi nel periodo gennaio-marzo). A sorridere sono solo i gruppi esteri che forniscono al settore un contributo di 3,1 miliardi, a fronte di un crollo dei gruppi italiani. Nelle gestioni collettive i fondi di diritto estero, il cui patrimonio gestito rappresenta il 61% del totale, chiudono il periodo con una raccolta complessiva di 3,4 miliardi di euro. Mentre i fondi di diritto italiano mostrano deflussi per oltre 6 miliardi. Sulla raccolta negativa delle gestioni di portafoglio (che contano un patrimonio superiore a 505 miliardi, oltre la metà degli asset dell’intero settore) pesa il rosso per 1,9 miliardi dei Gestioni Patrimoniali Fondi retail (quasi il
doppio del trimestre precedente), ma soprattutto i deflussi nelle gestioni dei prodotti assicurativi (1,2 miliardi da una raccolta positiva di 5,6 miliardi di tre mesi prima). La raccolta, negativa nel trimestre di riferimento, è in parte contenuta dall’apporto positivo dei flussi incassati dalle Gestioni di patrimoni Previdenziali (775 milioni di euro). Tra le diverse categorie, il trimestre ha visto una partecipazione negativa dei bilanciati (-3,1 miliardi), degli obbligazionari (545 milioni) e dei monetari (-3,2 miliardi), anche se per queste ultime due categorie i deflussi sono stati più contenuti rispetto al primo trimestre. È stato positi-
vo, invece, il saldo realizzato dagli azionari (407 milioni) e dai fondi immobiliari (905 milioni). Alla fine del secondo trimestre il patrimonio gestito dall’industria del risparmio in Italia supera quota 1.000 miliardi di euro. Tra le categorie partecipano attivamente gli Azionari, gli Immobiliari e i Non classificati, chiudendo con una raccolta di oltre 1,7 miliardi di euro. I flussi complessivi sono sbilanciati sul fronte delle uscite, che ammontano a 6,7 miliardi di euro. Nelle Gestioni Collettive i Fondi Aperti di diritto estero raccolgono complessivamente 3,4 miliardi di euro. In particolare i prodotti cross-border registrano flussi
per oltre 3 miliardi. I deflussi interessano i prodotti di diritto italiano che, con 6 miliardi in uscita, portano il risultato complessivo dei Fondi Aperti a -2,6 miliardi di euro. Il patrimonio gestito in Fondi è di oltre 459 miliardi di euro, di cui il 61% è rappresentato da prodotti di diritto estero. Positivo per circa 1 miliardi di euro l’apporto dagli OICR (Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio) chiusi. E il nuovo trimestre non si apre nei migliori auspici, visti i cali registrati a luglio e agosto. Quindi ci si aspetta un nuovo report contraddistinto da segni negativi.
SINTESI DELLA GESTIONE TRIMESTRALE Gruppo
Raccolta netta
Patr. Patr. promosso promosso (mln €) (%)
Patr. gestito (mln €)
Patr. gestito (%)
Gruppo
Raccolta netta
Patr. Patr. promosso promosso (mln €) (%)
Patr. gestito (mln €)
Patr. gestito (%)
Gruppo Intesa Sanpaolo
-
220.738
Eurizon Capital
170,6
167.957
22,26%
222.840
22,14%
Gr. Credito Valtellinese
1,8
133
16,94%
170.058
16,90%
Gruppo Deagostini
-
3.333
0,01%
3.393
0,34%
0,34%
3.333
0,33%
Banca Fideuram
-1119,2
52.782
5,32%
52.782
5,24%
Gruppo Generali (**)
-828,8
141.043
14,22%
147.241
14,63%
Banca Pop. Emilia Romagna
-112,4
4.140
Iccrea
-138,2
2.942
0,42%
3.084
0,31%
0,30%
3.081
Pioneer Investments - Gr.
-3.117,40
116.404
11,74%
121.938
12,12%
Bny Mellon Asset Management
31,4
0,31%
1.559
0,16%
2.223
0,22%
Am Holding
-104,4
39.879
4,02%
40.628
Gruppo Mediolanum
-405,9
40.215
4,06%
40.215
4,04%
Fabrica Immobiliare
4,00%
Aberdeen Asset Management
-
2.188
0,22%
2.188
0,22%
57,8
2.037
0,21%
2.037
0,20%
Allianz
-320,6
34.581
3,49%
Gruppo Ubi Banca
-939,6
33.251
3,35%
35.475
3,52%
30.323
3,01%
Sorgente
27,7
2.027
0,20%
2.027
0,20%
Gruppo Banca Leonardo
116,1
3.604
0,36%
1.954
0,19%
Gruppo Bnp Paribas
-1102
24.879
Amundi Group
26,8
18.978
2,51%
25.293
1,91%
24.852
2,51%
Dexia
109
1.619
0,16%
1.676
0,17%
2,47%
Vegagest
-76,4
1.691
0,17%
1.428
0,14%
Axa
-412,2
Credit Suisse
496,3
24.337
2,45%
21.209
2,14%
24.337
2,42%
Fortress Investment Group
-
1.389
0,14%
1.389
0,14%
21.902
2,18%
Pensplan Invest
10,5
1.214
0,12%
1.381
0,14%
Franklin Templeton Investments Gruppo Banco Popolare
2.869,80
19.226
-1148,9
18.232
1,94%
19.226
1,91%
Finanziaria Internazionale
15
1.053
0,11%
1.053
0,10%
1,84%
18.777
1,87%
Hedge Invest
-2,8
739
0,07%
983
0,10%
Arca
-593,4
Gruppo Azimut
-165,5
16.160
1,63%
16.938
1,68%
Alerion
-
914
0,09%
914
0,09%
14.541
1,47%
14.590
1,45%
Aedes
-
900
0,09%
900
0,09%
Poste Italiane Credito Emiliano
381,4
17.282
1,74%
14.265
1,42%
Castello
16
712
0,07%
712
0,07%
-315
16.080
1,62%
13.650
1,36%
Consultinvest
8
593
0,06%
683
0,07%
Jpmorgan Asset Management
0,8
10.739
1,08%
10.739
1,07%
Zero
-
674
0,07%
674
0,07%
Schroders
267,4
10.170
1,03%
10.170
1,01%
Gruppo Fondiaria - Sai
-
635
0,06%
635
0,06%
Banca Esperia
-59,2
8.481
0,86%
9.823
0,98%
Ing Direct
26,1
614
0,06%
614
0,06%
Societe Generale Sa
-107,3
8.415
0,85%
8.415
0,84%
Sara Assicurazioni
-21,6
210
0,02%
537
0,05%
22 Pictet Asset Management
263,4
6.978
0,70%
6.978
0,69%
Aviva Investors Global
-42,2
487
0,05%
487
0,05%
Monte dei Paschi di Siena
-139,4
6.922
0,70%
6.922
0,69%
Pfm
38,7
418
0,04%
468
0,05%
Kairos Partners
-84,7
6.510
0,66%
6.848
0,68%
Acomea
-17,8
440
0,04%
467
0,05%
Gr. Deutsche Bank
-102,3
6.344
0,64%
6.344
0,63%
Etica
-1,6
447
0,05%
447
0,04%
Morgan Stanley (*)
669,6
6.128
0,62%
6.128
0,61%
Numeria
-
435
0,04%
435
0,04%
Ersel
-7,3
6.005
0,61%
6.060
0,60%
Polis
-
404
0,04%
404
0,04%
Fidelity International
-
5.542
0,56%
5.542
0,55%
Groupama Asset Management
-60,4
367
0,04%
367
0,04%
Fondi Immobiliari Italiani
-
5.403
0,54%
5.403
0,54%
Soprarno
-20,6
297
0,03%
297
0,03%
Banca Finnat Euramerica
-137,3
5.595
0,56%
5.373
0,53%
Gruppo Bipiemme
-71
222
0,02%
222
0,02%
State Street Global Advisors
-10,8
5.064
0,51%
5.098
0,51%
Unipol
-30,6
193
0,02%
193
0,02%
Banca Carige
-81,3
4.292
0,43%
4.859
0,48%
Banca Profilo
117,5
1.103
0,11%
67
0,01%
Gruppo Banca Sella
-154,3
4.827
0,49%
4.802
0,48%
Ing Group
-
ND
Pirelli & C. Real Estate
-
4.674
0,47%
4.674
0,46%
Rovere
-23,8
620
Gruppo Bancario Veneto Banca
121,9
4.549
0,46%
4.472
0,44%
Banche Delle Marche
-27,5
424
Banca Popolare di Vicenza
-218,1
3.691
0,37%
4.329
0,43%
Altri
-654
6.968
Invesco (*)
340,7
4.136
0,42%
4.136
0,41%
Totale
-6709
991.536
100%
Ubs
82,5
2.286
0,23%
3.531
0,35%
ND 0,06%
0
0,00%
0,04%
0
0,00%
0,70%
nd
nd
1.006.482
100%
Fonte: Assogestioni
SOLDI
tuttobond 25
22 settembre 2011
Morgan Stanley scommette sull’Italia. E dal 12 settembre c’è un nuovo strumento per il retail
C’è chi va a tutto gas. Coi bond Si chiama “Inflazione Turbo” e dà una protezione contro l’aumento del livello dei prezzi zione pari a 2.5% su base annua”, spiega Mario Massaro, responsabile per la distribuzione di prodotti retail in Italia di Morgan Stanley. “In un contesto di generale incertezza in materia di politiche monetarie e fiscali a livello europeo, si inserisce la scelta di proporre all’investitore italiano un prodotto che permette di proteggere il potere d’acquisto dei propri risparmi con l’assunzione di un rischio controllato - prosegue il manager di Morgan Stanley Italia - Tra i prodotti lanciati da Morgan Stanley a livello globale, quelli legati all’inflazione hanno riscontrato il maggior successo e siamo quindi lieti di ampliare la nostra offerta al mercato italia-
Nicola Brillo L’inflazione “erode” anche i rendimenti finanziari. E visto che nel Vecchio Continente è ricominciata la corsa del “caro prezzi” Morgan Stanley ha deciso di mettere il “turbo” ai propri bond in Italia. Dopo la positiva e analoga esperienza su altri mercati, ha debuttato lo scorso 12 settembre uno nuovo strumento finanziario destinato anche al pubblico retail. Morgan Stanley ha lanciato in Italia “Morgan Stanley Inflazione Turbo”, un’emissione obbligazionaria che fornisce all’investitore una protezione contro l’aumento del livello dei prezzi, grazie a un flusso cedolare indicizzato all’inflazione dell’area Euro, misurata dall’Indice armonizzato dei prezzi al consumo (Iapc) Eurostat. L’andamento dei prezzi al consumo è un dato che preoccupa non poco di questi tempi, quindi la banca newyorkese ha deciso di offrire un’adeguata protezione in tal senso, la quale potrà essere ottenuta attraverso delle cedole indicizzate all’inflazione dell’eurozona. La durata complessiva del prodotto è di cinque anni, quindi bisogna guardare al 2016 come termine naturale del bond. La nuova obbligazione (che ha un codice Isin XS0663929619) ha una durata quinquennale e prevede alla scadenza del primo anno una cedola fissa pari al 5% lordo. E suc-
LA SCHEDA DEL PRODOTTO Tipologia
cessivamente, i restanti quattro anni, quattro cedole variabili annuali con rendimento lordo pari al 200% dell’inflazione della zona Euro. Il capitale è protetto alla scadenza ed è soggetto al rischio di controparte dell’istituto di credito newyorchese. L’obbligazione “Morgan Stanley Inflazione Turbo” è negoziabile sul mercato telematico delle obbligazioni (Mot) di Borsa Italiana e sull’EuroTLX, il sistema multilaterale di negoziazione rivolto agli investitori non professionali. Inoltre potrà essere
acquistata da tutti gli investitori, anche privati, con un investimento minimo di 1.000 euro, presso qualsiasi sportello bancario. Le obbligazioni in circolazione sono quindicimila per un valore nominale unitario di mille euro, pertanto il valore nominale complessivo è pari a quindici milioni di euro, con riporta il prospetto informativo. “Da inizio anno, il tasso di inflazione dell’Eurozona si è attestata a un livello superiore rispetto all’obiettivo della Banca centrale europea, con l’ultima rileva-
Nome codice ISIN Emittente Garante Sottostante
raccolta Morgan Stanley Inflazione Turbo XS0663929619 Morgan Stanley B.V. Morgan Stanley (rating S&P A, rating S&P A, Moody’s A2, Fitch A ) Indice Armonizzato dei prezzi al Consumo (IAPC) con esclusione del Tabacco area Euro, calcolato da EUROSTAT (fonte Bloomberg)
Scadenza Tassazione
5 anni (7 settembre 2016) I rendimenti sono lordi e non tengono in considerazione eventuali commissioni o tasse Cedole Prima cedola fissa del 5% annuale lordo. Successivamente, fino alla scadenza, quattro cedole variabili annuali con rendimento lordo pari al 200% dell’inflazione della zona Euro Capitale protetto alla scadenza Si Investimento minimo 1.000 euro Fonte: Morgan Stanley
I VOSTRI SOLDI L’inizio dell’attività della banca è il 1989 con l’apertura dell’ufficio di rappresentanza a Milano
Un salotto per la clientela private I professionisti sono 120 e, con i 60 di Londra, lavorano per aziende e istituzioni finanziarie L’inizio dell’attività di Morgan Stanley in Italia è datata 1989, con l’apertura dell’ufficio di rappresentanza a Milano. Dal 2001, l’ufficio milanese è diventato sede della succursale italiana di Morgan Stanley Bank International Limited, banca con sede a Londra. Nel 2002 è stato aperto l’ufficio di rappresentanza di Roma. Morgan Stanley assiste importanti clienti italiani, privati e pubblici, in un ampio spettro di operazioni finanziarie. In Italia Morgan Stanley si avvale di oltre 120 professionisti che, insieme ad altri 60 a Londra, lavorano su progetti per aziende, istituzioni finanziarie ed enti pubblici italiani. In Italia, Morgan Stanley vanta uno dei più forti team italiani di Investment Banking e
no”. La società Usa ha un rating S&P A, Moody’s A2, Fitch A. È stata fondata nel 1935 a New York e sin dal 1942 è quotata nel New York Stock Exchange. Morgan Stanley è una società finanziaria a livello globale che offre una gamma completa di servizi finanziari sofisticati a un grande e diversificato gruppo di clienti, come istituzioni pubbliche, società, istituzioni e investitori individuali in tutto il mondo. Offre competenze per la clientela istituzionale e privata, Morgan Stanley mantiene la posizione di leader di mercato nelle sue tre principali attività intermediazione di titoli, asset management e servizi di credito.
ricopre inoltre un ruolo importante anche nell’attività di consulenza di investimento per una clientela privata seleziona-
ta e di offerta di servizi di asset management per le maggiori istituzioni. N. B.
DA SAPERE
Cavalcare l’inflazione Lo scorso 12 settembre, Morgan Stanley ha lanciato un nuovo strumento finanziario destinato anche al pubblico retail. Si tratta di “Morgan Stanley Inflazione Turbo”, un’emissione obbligazionaria che fornisce all’investitore una protezione contro l’aumento del livello dei prezzi, grazie a un flusso cedolare indicizzato all’inflazione dell’area Euro, misurata dall’Indice armonizzato dei prezzi al consumo (Iapc) Eurostat. La durata complessiva del prodotto è di cinque anni, quindi bisogna guardare al 2016 come termine naturale del bond. La nuova obbligazione ha una durata quinquennale e prevede alla scadenza del primo anno una cedola fissa pari al 5% lordo.
2016 Il prodotto dura 5 anni. La scadenza del bond è prevista il 7 settembre 2016
5% La prima cedola fissa è pari al 5% annuale lordo. Poi sarà la volta di quattro cedole variabili annuali
1.000 € È l’ammontare dell’investimento minimo necessario per acquistare l’obbligazione
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prodottialternativi
22 settembre 2011
SOLDI
Bardelli (Martingale Risk): anche in Francia, Germania e Regno Unito stanno aumentando le liti
Il problema dei contratti derivati non riguarda soltanto il Belpaese Biagio Campo Da fine luglio, i mercati hanno prezzato in maniera più critica le attività finanziarie di Stati ed enti governativi con conti pubblici difficilmente sostenibili nel lungo periodo, sui quali ha pesato l’uso poco attento degli strumenti derivati, che ha provocato un aumentato nel livello di indebitamento. La bolla dei derivati in Italia è scoppiata a fine 2007, da quel momento migliaia di imprese, soffocate dalle cedole e dagli onerosi mark to market, hanno sommerso i tribunali con atti di citazione. Grazie all’ultima sentenza del Consiglio di Stato dello scorso 7 settembre sulla Provincia di Pisa, è possibile annullare i contratti swap stipulati da un ente attraverso l’istituto dell’autotutela, in quanto a causa dei costi impliciti le operazioni di ristrutturazione del debito erano contrarie al principio di convenienza economica finanziaria, rendendo illegittima l’operazione di finanza derivata. “La maggior parte dei giudici reputa illegittima l’applicazione dei costi occulti e riscontra sempre di più una mancanza di causa concreta degli interest rate swap (Irs)”, come spiega Gian Marco Bardelli, responsabile del quantitative department di Martingale Risk, società di ingegneria finanziaria specializzata nell’analisi quantitativa di strumenti finanziari complessi. I contratti swap hanno un senso economico se proteggono le passività sottostanti dal rischio di rialzo dei tassi di interesse, “laddove tale funzione non venisse assolta verrebbe a mancare la cosiddetta funzionalità del contratto”. Per le imprese risulta fondamentale dimostrare la speculatività dei
Gian Marco Bardelli
singoli contratti, in modo da avanzare le richieste di nullità ab origine del rapporto contrattuale. “Sul fronte corporate sono numerosi i provvedimenti cautelari e le sentenze (tra queste la sentenza 5443/11 del Tribunale di Milano) a favore delle aziende. Allo stesso modo, per quanto riguarda le autorità locali, il Comune di Rimini e quello di Ortona hanno ottenuto un rimborso rispettivamente di 651.632,43 e 343.196,83 euro”. La bolla dei derivati non è scoppiata soltanto in Italia, ma “anche in Francia, Germania e Regno Unito stanno aumentando le liti giudiziarie” e si stanno formando associazioni ad hoc. “In Francia, alcuni amministratori hanno dato vita all’Acteurs publics contre les emprunts toxiques (in italiano Gestori di enti
locali contro i prestiti tossici), per far fronte comune contro le banche che hanno venduto titoli tossici e denunciare la vendita di derivati esotici agli enti locali, puntando quindi a vietarne in futuro la loro diffusione”. A capo della cordata vi è Claude Bartolone, presidente del dipartimento Seine-Saint-Denis. Le penali richieste dalle banche per estinguere i derivati sono molto ingenti. “In un caso specifico gli istituti sono arrivati a chiedere penali di 33 milioni di euro, a fronte di un prestito di 55 milioni”. In Germania, la corte di giustizia di Karlsruhe si è pronunciata a favore di una pmi tedesca, Ille Papier, che aveva sottoscritto contratti derivati con componenti opzionali. “Deutsche Bank, controparte bancaria, è stata condan-
nata a rimborsare la Ille Papier per un ammontare di 540mila euro”. Secondo il giudice tedesco, la pmi non era stata adeguatamente informata sui rischi potenziali dei contratti e sull’ammontare dei costi occulti presenti negli swap. “Il Bundesgerichtshof, corte di ultima istanza nel sistema giudiziario ordinario in Germania, ha riscontrato che Deutsche Bank ha strutturato i derivati andando contro ogni interessere della società”. Nel Regno Unito è iniziata la controffensiva legale delle banche d’affari. Alcune di queste hanno depositato presso l’Alta Corte di Giustizia di Londra i reclami, con l’obiettivo di far riconoscere la legittimità dei contratti swap stipulati in passato. “Molti contratti derivati sono Isda Agreement e, in base a tale normativa, il foro competente in via principale è Londra, per questo in Italia molte regioni, tra cui Lazio, Piemonte e Toscana, si sono dovute rivolgere ai tribunali in Inghilterra”. Il business dei derivati, in particolar modo quelli creditizi, ha rappresentato per le banche d’investimento un’importante voce sul conto economico. La maggiore profittabilità si otteneva sui derivati esotici. “Più i derivati erano complessi e maggiori erano le commissioni percepite dagli istituti, il tutto a danno di enti locali e pmi, dove l’asimmetria informativa era accentuata e la reale percezione dei rischi connessi alle operazioni veniva meno”. Le sentenze italiane e tedesche “hanno aggiunto tasselli importanti al panorama europeo delle liti giudiziarie sui contratti swap i quali, come si è visto, richiedono sofisticate compentenze finanziarie per poter essere gestiti”.
SOTTO LA LENTE
Zimbawe ed Uganda. Quest’ultimo ha di recente comunicato di essere prossimo al lancio di un fondo per la gestione dei ricavi derivanti dalle esportazioni di petrolio. Secondo indiscrezioni, all’interno dello Zimbabwe
Investment Corporation (Zic) confluiranno azioni di compagnie estere acquistate in precedenza dal governo locale, in aggiunta ai proventi della tassa sulla produzione di minerali. B. C.
Ucits alternativi, un agosto negativo Dopo un luglio positivo, ad agosto sono prevalsi i segni meno negli indici calcolati da Alix Capital, società di Ginevra specializzata in investimenti alternativi, costituita in partnership con il family office svizzero Palaedino. Lo Ucits Alternative Blue Chip Index, al momento composto da oltre 760 fund manager e fondi di fondi con una massa di 117 miliardi di euro, è diviso in 10 diversi settori: commodities, Cta, emerging markets, equity market neutral, event driven, fixed income, Fx, long/short equity, multistrategy e infine macro. Il peso dei componenti dello Ucits Alternative Blue Chip Index varia a seconda degli afflussi o deflussi di capitale sui singoli fondi, considerati come una forma implicita di qualità dei gestori. Come spiega Louis Zanolin, partner di Alix Capital, “l’idea di creare un indice passivo, per replicare il risultato di strumenti a gestione attiva, deriva dall’esigenza di avere un’esposizione in fondi alternativi, senza pagare le commissioni di performance”. Alla fine del primo semestre del 2011, le strategie maggiormente pesate nello Ucits Alternative Blue Chip Index erano sostanzialmente le seguenti: macro (20%), long/short equity (20%) e fixed income (20%).
A fine ottobre nella Svizzera francese si riuniranno i fondi sovrani, un settore ancora in ombra
Le eminenze grigie della finanza Si impongono all’attenzione gli investitori di Cina e Africa. E l’Italia corteggia Pechino Tra il 23 e il 25 ottobre si terrà a Montreux, nella Svizzera francese, il Sovereign wealth fund forum 2011, uno degli eventi più importanti a livello internazionale su un settore ancora oggi poco conosciuto e con livelli di trasparenza non sempre adeguati. Attualmente, il 41% dei partecipanti all’evento di Montreux appartiene a fondi sovrani, mentre il restante 59% a banche centrali, fondi pensione governativi, ministeri delle finanze e imprese d’investimento statali. La ripartizione geografica complessiva
degli iscritti vede l’Europa (47%) davanti alle Americhe (25%), all’Asia e all’Australia (19%) e al Medio Oriente (9%). Dopo le operazioni eclatanti eseguite nel periodo 2005-2008, i fondi sovrani sembrano aver optato per una maggiore discrezione, evitando acquisti in aziende simbolo, con le conseguenti strumentalizzazioni da parte del settore politico, preferendo investimenti nel settore delle infrastrutture e delle energie rinnovabili. Come evidenziato dal Fondo monetario internazionale, nel Global financial stability
report l’importanza dei fondi sovrani è aumentata. La loro ricchezza ammonta infatti a 4.700 miliardi di dollari. È della scorsa settimana la notizia secondo la quale il China Investment Corp (Cic), fondo sovrano cinese, avrebbe incontrato in Italia il ministro Giulio Tremonti per discutere della possibilità di investimenti in società domestiche, così come nel debito pubblico italiano. Numerosi governi africani sono pronti ad ampliare o costituire dei fondi sovrani. Tra questi, Nigeria, Ghana, Botswana,
SOLDI
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22 settembre 2011
Valanga di corsi per gli operatori. Per ridurre i rischi legati all’emotività e lavorare con più sicurezza
Settembre, suona la campanella Anche per i trader. E WeBank propone un ciclo di eventi sul trading online in tutta Italia Diana Bin Tempo di ritorno sui banchi di scuola. Anche per i trader. Con il mese di settembre prendono il via in tutta Italia numerosi corsi di formazione per chi opera nel settore e, vista la concitata situazione dei mercati finanziari, quest’anno qualche dritta in più potrebbe fare particolarmente comodo. Soprattutto per chi muove i primi passi nel mondo del trading online e, affidandosi al fai da te, rischierebbe di bruciarsi. “Avere consapevolezza quando si fa trading è un dictat imprescindibile”, ha spiegato a SOLDI Marco Marazia, direttore commerciale trading di WeBank. Invece a oggi nel nostro Paese ci sono persone che “magari da
dieci anni utilizzano i servizi bancari online, ma per le quali le barriere linguistiche sulle tematiche del trading rimangono molto alte”. E la tecnologia non basta ad aggirare l’ostacolo: certo, le piattaforme innovative e i sistemi automatici presenti oggi sul mercato consentono di ridurre i rischi di operazioni “emotive” e offrono garanzie di sicurezza e affidabilità, “ma occorre avere consapevolezza, know-how e disciplina, soprattutto in questi momenti di mercato così volatili”, ha spiegato Marazia. Ed è proprio qui che entra in gioco la banca online, che del resto “ha tra i suoi primi obiettivi di comunicazione proprio quello di formare il cliente trasferendogli le competenze necessarie per svol-
gere da solo e responsabilmente tutte le operazioni”. Non solo: la formazione costituisce anche un’interessante opportunità per gli operatori. “In Italia esistono 50mila trader che operano frequentemente”, ha osservato il direttore commerciale trading di WeBank. “Apparentemente sembra un cluster stabile, quasi chiuso, ma ha delle potenzialità ancora inesplose se pensiamo al numero dei bancarizzati nel nostro Paese”. Insomma, “ci sentiamo investiti di un ruolo che va al di là del rapporto banca-cliente, ma che ci vede protagonisti della crescita del grado di cultura finanziaria degli investitori privati”. Proprio per fornire agli investitori gli strumenti adeguati per muoversi nel mondo del trading,
L’offerta formativa di Banca Sella si articola in quattro seminari. Si comincia alla fine del mese
La cautela? Adesso è d’obbligo Consapevolezza prima di tutto anche per Banca Sella. “La formazione per noi è un must da sempre”, ha spiegato a SOLDI Alberto Dellavalle, responsabile del trading online per il gruppo piemontese, che per i mesi autunnali propone diversi corsi destinati sia ai principianti sia ai trader più esperti. “Mercati volatili come in questi mesi offrono sia rischi che opportunità di profitti”, ha osservato Dellavalle. Perciò, soprattutto in questi frangenti, la cautela insieme a qualche nozione in più - è d’obbligo. Nel dettaglio, l’offerta formativa di Banca Sella si articola in quattro seminari: uno si chiama “A Scuola di Trading Online” e si svolgerà in quattro giornate tra settembre e novembre nelle città di Udine (il 23 settembre), Torino (il 29 settembre), Napoli (il 12 ottobre), Roma (il 13 ottobre) e Milano (il 16 novembre). “È un corso per chi ha un patrimonio da inve-
stire e vuole occuparsene in prima persona”, ha spiegato Dellavalle. “Verrà fornita una panoramica sul funzionamento di mercati e piattaforme, per poi approfondire alcuni aspetti di analisi”. Ma ci sono anche altre iniziative più specifiche, in programma per ora solo a Torino e a Milano: “Fare Trading in Opzioni” (in agenda per oggi a Milano) e “Scoprire Metastock con Sella.it” (il 30 settembre a Torino e il 20 ottobre a Milano), rispettivamente dedicati ad approfondire l’utilizzo delle greche nell’operatività in opzioni e quello del software di analisi tecnica Metastock. Sempre a Torino, infine, l’11 ottobre si terrà il corso “Trading automatico con Sella.it”, per capire il funzionamento dei sistemi automatici di trading (per quest’ultima giornata le iscrizioni sono già chiuse, ma non è esclusa un’ulteriore sessione a Milano).
La piattaforma di negoziazione online fondata nel 1989 propone agli interessati corsi gratuiti
Cmc insegna dal vivo e via web “Prima di affidare la guida di una fuoriserie a un neopatentato occorre che abbia almeno superato un esame di guida sportiva. La semplice patente potrebbe non bastare”. Questa la metafora usata da Dante Buonsanto, business development manager di Cmc Markets, per spiegare l’importanza di una formazione adeguata, nel trading come al volante. La piattaforma di negoziazione online fondata nel 1989 a Londra propone corsi gratuiti per tutti coloro che desiderano approfondire le possibilità offerte dal trading online. Nel calendario si segnala in particolare il seminario di un’intera giornata, in agenda per domani, 23 settembre, durante il quale “si daranno indicazioni operative su come muoversi sui mercati con operazioni in tempo reale affrontate da alcuni dei più affermati trader italiani”, ha spiegato Buonsanto a SOLDI. Accanto alla presenza fisica in sede, “prevediamo inoltre ulteriori dieci webinar, ovvero seminari via web, che toccheranno alcune delle tematiche più richieste dai nostri clienti: dall’illustrazione degli indicatori di trend all’approfondimento di alcuni elementi legati alla psicologia da
trading”. Avanti tutta sulla formazione, dunque. Anche se in Italia - nonostante l’incertezza sui mercati abbia fatto lievitare l’interesse di trader esperti e aspiranti - la cultura finanziaria è ancora latente. E i rischi per chi si butta nel trading online senza le competenze adeguate non sono indifferenti. Primo tra tutti quello di un utilizzo errato della leva finanziaria, ha concluso Buonsanto.
WeBank ha lanciato il Trading Upgrade Tour, un ciclo di eventi formativi sul trading online che si terranno in tutta Italia tra settembre e dicembre. Varie le tematiche trattate: “dalle opzioni, all’operatività in real time, dalla psicologia del trading all’utilizzo della nostra piattaforma di trading T3”, ha precisato Marazia. “Dopo le tappe dei giorni scorsi di Pescara e Milano, a settembre saremo a Torino, Verona e Cagliari per seminari di tutta la giornata”. Inoltre sono in programma cinque appuntamenti in streaming video, con l’uso di Videolive di Traderlink, cui possono accedere centinaia di persone in contemporanea: si tratta in questo caso di sessioni della durata di circa tre ore, aperte a tutti.
Marco Marazia
FORMAZIONE A TUTTO TONDO n DIRECTA La sim promuove le Universiadi In calendario anche una serie di incontri A fare trading si impara tra i banchi di scuola. Directa sim ha lanciato le universiadi del trading (a marzo è partita la seconda edizione), un’iniziativa destinata agli studenti universitari interessati a operare nel settore. “Mettiamo a disposizione dei partecipanti dei conti con denaro reale, per permettere loro di affrontare e comprendere i mercati finanziari con un’operatività vera, non simulata”, ha spiegato a SOLDI Elena Motta, direttore commerciale di Directa Sim. Inoltre, finita la gara, “gli studenti potranno tenersi le eventuali plusvalenze realizzate e non dovranno restituire le eventuali perdite. Durante la competizione saranno quindi dei veri gestori del capitale reso disponibile da Directa”. L’iniziativa coinvolge 92 facoltà, con l’impegno di 90 docenti e più di 380 studenti, e premierà il docente di riferimento della facoltà vincitrice con 15mila euro da investire in un progetto di ricerca o didattica. Universiadi a parte, Directa offre seminari gratuiti rivolti a tutti: il corso di formazione classico, che si articola su una giornata e mezza, utile per gettare basi tra teoria e operatività reale (a Milano, il 21 e 22 settembre e a Bari, il 27 e 28) e le “pillole di borsa”, un appuntamento con cadenza mensile a Roma, Milano e Torino, che si articola in circa due ore di approfondimento di un argomento di interesse comune o di attualità finanziaria (a settembre si affronterà il tema delle differenze fra analisi fondamentale e analisi tecnica, ad ottobre si parlerà di aumenti di capitale).
n IW BANK Punta sull’alta formazione E lancia corsi per allievi junior e senior
Iw Bank ha creato un programma di alta formazione che prevede una serie di corsi per conoscere i mercati, gli strumenti finanziari e le strategie operative, e per apprendere nuovi sistemi di trading. Sono previsti corsi, organizzati in otto moduli tematici con diverso livello di complessità, pensati per soddisfare sia l’investitore alle prime armi sia il trader più evoluto. A fine settembre, per esempio, è in agenda un seminario dedicato agli scalper (clienti evoluti) con in cattedra Paolo Serafini, Biagio Milano e Fabio Pioli.
n SAXO BANK In agenda una serie di webinar tenuti dai professionisti del desk milanese
Saxo Bank, banca specializzata in investimenti e trading online, prevede eventi formativi gratutiti per settembre e ottobre rivolti a trader esperti e principianti. Il programma dei prossimi due mesi prevede un fitto calendario di webinar, ovvero seminari online interattivi, tenuti dai professionisti del desk milanese della banca. Costituiti da una parte teorica e da una sessione operativa di trading, i corsi verteranno su come operare sul forex, sui cfd - uno strumento finanziario che consente di investire sia al rialzo sia al ribasso su una vasta gamma di asset class - e per finire sulle opzioni.
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businesslife
22 settembre 2011
SOLDI
La Hilton ha tirato fuori 325mila dollari per la cuccia del cane
Una spesa da star L’esercito dei vip ignora la crisi e dissipa senza freni a cura di Sara Lupi Continuano a destare curiosità se non una certa indignazione gli acquisti folli di miliardari e celebrities che, incuranti della situazione critica dell’economia mondiale, non sembrano voler
rinunciare a lussi e privilegi. Un nome su tutti, quello della biondissima ereditiera Paris Hilton, che ha speso 325mila dollari per la cuccia del suo cane, una replica perfetta della sua casa. Insomma, non c’è limite all’immaginazione per chi non vuole badare a spese.
E naturalmente spesso e volentieri l’utilità pratica di questi acquisti è quantomeno dubbia. Ecco allora una serie di stravaganti spese milionarie effettuate da personaggi noti. Classifica mista, con uomini e donne presenti nella stessa misura.
Acquisti folli. E alcuni fanno bancarotta MIKE TYSON Le spese folli dell’ex pugile sono ormai leggendarie. In passato il gigante statunitense ha infatti comprato due tigri del Bengala e speso oltre 200mila dollari in cellulari nel giro di tre anni, per non parlare dei milioni di dollari buttati in automobili e motociclette di ogni genere e dei costosissimi regali per l’ex moglie Robin Givens. Una condotta che ha inevitabilmente portato l’ex campione alla bancarotta, una volta che i suoi incassi si sono ridotti. NICHOLAS CAGE È la passione per i fumetti a svuotare le tasche dell’attore americano. Nicholas Cage li colleziona da tutta la vita. E deve il suo nome d’arte proprio a un personaggio dei fumetti, Luke Cage, creato nel 1972 dalla Marvel Comics. Non solo: l’attore ha anche chiamato suo figlio Kal-El, che è il vero nome di Superman. Nel 2000 Cage, che vanta una collezione tra le più ricche al mondo, ha denunciato il furto della copia originale di Action Comics n.1. Il prezioso fumetto, risalente al 1938 e stimato oggi circa 1,5 milioni di dollari, è stato ritrovato di recente, undici anni dopo. RIHANNA La nota cantante, ai vertici delle classifiche mondiali ormai da diversi anni, ha messo in fila una
serie impressionante di hit, tanto da essere seconda solo ai Beatles per la velocità con cui ha accumulato un successo dietro l’altro. Così, all’apice della sua carriera, Rihanna ha deciso ora di investire su un bene fondamentale per la sua professione: il suo aspetto. Secondo il Daily Mail, la cantante delle Barbados ha una vera e propria passione per le acconciature e le tinte e spende oltre 21mila dollari a settimana nel suo salone di bellezza di fiducia. KIM BASINGER Niente acquisti futili per Kim Basinger. Alla fine degli anni ‘80 l’attrice americana, in partnership con il fondo pensione Ameritech e altri investitori, ha comprato un’intera cittadina della Georgia, Braselton, popolata da sole 418 persone (20 milioni di dollari il prezzo complessivo dell’operazione). In seguito, l’attrice ha rilevato anche la Bank of Braselton, pagata poco meno di un milione di dollari. L’obiettivo era quello di preservare e restaurare la cittadina e trasformarla in una meta turistica, ma l’affare non è andato a buon fine. Ameritech infatti ha congelato il progetto e venduto la sua quota nel 1995. La stessa Basinger ha dovuto cedere la banca per una cifra tra l’altro più bassa di quella che sborsò a suo tempo per l’operazione.
DAL MONDO n LAS VEGAS Imperatori come lo stesso Cesare nel nuovo hotel del Caesar Palace Il Caesar Palace ha un nuovo fiore all’occhiello: l’albergo che sorge nel cuore di Las Vegas ha annunciato l’apertura della Octavius Tower, la Torre di Ottaviano, ampliamento dell’attuale struttura che già conta 668 camere. La nuova torre presenta suite con pavimento in marmo, letti king-size e divani in velluto, oltre a gadget tecnologici come schermi tv da 42 pollici ad alta definizione e sistema audio per iPod con comandi vicino al letto. L’ingresso indipendente al resort, la hall separata e l’accesso diretto al “Giardino degli dei” completano l’offerta. Le prime prenotazioni sono già partite lo scorso 15 settembre, anche se gli ospiti sono attesi non prima del 2 gennaio 2012. “Non potremmo essere più soddisfatti dei tempi d’apertura della Octavius Tower”, ha commentato Gary Selesner, presidente regionale del Caesars Palace. “Con questa nuova struttura, oltre al successo della torre gemella, la Augustus Tower ci auguriamo di offrire ai nostri ospiti una vera, nuova, esperienza di lusso”.
n LONDRA Manager, bonus ancora nel mirino E c’è chi propone di lasciar decidere i dipendenti
Le remunerazioni dei dirigenti sono ancora nell’occhio del ciclone a Londra, dopo le polemiche per i premi miliardari elargiti a fine 2010. Tanto che il governo inglese, nel tentativo di rendere più trasparente il sistema di definizione dei compensi, ha avviato una consultazione per modificare le norme all’interno delle società quotate. L’esito verrà reso noto il mese prossimo, ha spiegato il business secretary del Partito liberal-democratico inglese, Vince Cable, che ha parlato di “capitalismo responsabile”, chiedendo tra l’altro di dare più poteri decisionali ai dipendenti circa i bonus da accordare ai manager, facendoli entrare nei comitati di remunerazione. “Il mio obiettivo è quello di tenere sotto controllo l’escalation dei premi incassati dai top manager, che in molti casi hanno perso ogni connessione con il valore delle azioni, per non parlare del confronto con gli stipendi medi dei dipendenti”, ha detto Cable. Serve dunque maggiore trasparenza sulla questione. E proprio a questo scopo, un’altra ipotesi al vaglio è quella di chiedere alle società di pubblicare maggiori dettagli sui criteri impiegati per stabilire i compensi dei top manager e l’ammontare minimo e massimo dei premi per i risultati conseguiti.
n CALIFORNIA Sheryl Crow vende la Mercedes Una coppia la compra per 130mila dollari
IL PRODOTTO DELLA SETTIMANA Una bicicletta piuttosto vintage Muoversi in città a emissioni zero, ma senza rinunciare allo stile. È l’idea alla base della Rugby Bike Run Tweed, una bicicletta realizzata da Ralph Lauren in edizione limitata in collaborazione con Pashley Cycles, azienda nota per le sue biciclette artigianali fin dal 1926. Con pneumatici color crema,
pelle marrone sui manici e una sella Brooks B17, la bici ha un aspetto piuttosto vintage che richiama la nuova collezione dello stilista dedicata alla moda sportiva d’antan. Realizzata in soli cinquanta esemplari, la Rugby Bike Run Tweed sarà presentata il prossimo 15 ottobre a New York.
Vendita fortunata per la Mercedes 190 SL della cantautrice statunitense Sheryl Crow. Battuta all’asta in California, la vettura è stata aggiudicata per 130mila dollari, una cifra più alta rispetto alle quotazioni del modello, risalente al 1959. Merito anche della notorietà della proprietaria, il cui nome riportato sul libretto di circolazione ha senza dubbio aggiunto valore al veicolo. La coppia che ha vinto il lotto ha devoluto l’intero ricavato alla Joplin High School, devastata dal recente tornado che ha colpito la città del Missouri.
n MIAMI Niente casa per Luca Cordero di Montezemolo La notizia riportata nell’articolo “Mattone, l’opportunità è all’estero” a firma di Ugo Bertone, apparso a pagina 4 del numero 34 di SOLDI, e relativa al presunto acquisto di un immobile a Miami da parte del presidente della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo (nella foto) è assolutamente infondata. Lo segnala la stessa Ferrari, precisando che il presidente della Ferrari non ha acquistato nessuna proprietà a Miami. Ci scusiamo con i lettori e con l’interessato.
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Preoccupa il numero di quelli che hanno rinunciato a guardarsi intorno. Le dritte per rimettersi in pista
Cercasi lavoro, disperatamente Da CareerBuilder alcuni consigli per farcela. Projectland: servono slancio e più iniziativa a cura di Diana Bin Trovare un’occupazione è diventato un vero e proprio lavoro. Ma la rete offre opportunità che spesso non vengono sfruttate al 100%. Come dimostrano gli ultimi dati Istat, non solo la disoccupazione in Italia non accenna a calare, ma rimane preoccupante il numero di “scoraggiati”, coloro cioè che non provano nemmeno a cercare un’occupazione. Un contesto in cui, come ha osservato Sergio Carbone, direttore generale della società di consulenza Projectland, Internet potrebbe fornire buoni spunti, non solo nella ricerca di un lavoro, ma anche nello sviluppo di
nuove figure professionali. “Internet è uno strumento che va integrato nella ricerca di lavoro, oggi diventata molto complessa”, ha spiegato Carbone a SOLDI. “Non si può pensare che ci sia un canale privilegiato, bisogna usare tutti gli strumenti a disposizione: dalla formalizzazione di un cv alla familiarità con i social network professionali fino allo scouting sui siti più efficaci per mettere in contatto domanda e offerta. Senza dimenticare naturalmente di mantenere il contatto anche con il mondo fisico”. Ma chi è alla ricerca di un impiego, ha continuato Carbone, potrebbe anche sfruttare l’immaginazione e “inventarselo
un po’”. A fianco della ricerca di un’occupazione di tipo dipendente, ha concluso il direttore generale di Projectland, “io consiglierei di cercare di farsi un po’ imprenditori e un po’ commerciali, mettendosi magari in contatto con incubatori di impresa”. In ogni caso, Internet o no, le difficoltà non finiscono una volta ottenuto un colloquio. Secondo un sondaggio condotto dal sito per la ricerca di lavoro CareerBuilder.it su un campione di oltre cento manager italiani, alcuni errori nel linguaggio del
Prosegue la battaglia in Italia. E negli Usa uno studio dice: con le donne le performance migliorano
Imprese, nei cda manca il rosa Più donne in cda assicurano performance migliori alle società. Parola di Anna Maria Tarantola, vice direttore generale della Banca d’Italia. “Una maggiore presenza femminile nelle imprese, specie al vertice, sarebbe associata a migliori performance e a un minore rischio di default dell’impresa. E una recente indagine francese ha mostrato che le imprese con più donne nel board hanno una migliore performance in Borsa”, ha spiegato la Tarantola. E non è tutto. Negli Stati Uniti la diversità di genere nei board sembra avere un impatto positivo sulla performance aziendale per le imprese con governance debole, grazie a una più intensa attività di monitoring delle donne. Una ricerca della McKinsey evidenzia che a una maggiore presenza femminile nella dirigenza si associano risultati migliori sul piano organizzativo, economico e finanziario. Insomma, gli esempi non mancano. E,
ha concluso in sostanza la dirigente di Bankitalia, anche se non si può fornire un’interpretazione rigorosa del nesso causale, questi esempi offrono senz’altro qualche spunto di riflessione. Soprattutto alla luce della tuttora contenuta presenza femminile nei cda delle società quotate in Italia. “Nel 2011 le donne erano il 7,1%”, ha ricordato la Tarantola. “Il numero di donne nelle posizioni apicali è in crescita, ma i livelli restano bassi: nei cda delle società quotate siamo passati dal 4,5% nel 2004 al 7,1% nel 2011”. Con questo tasso di crescita ci vorrebbero oltre vent’anni per raggiungere il 30%. La recente legge in materia di “quote di genere” nei consigli di amministrazione delle società quotate mira proprio ad accelerare questo processo, ha concluso la Tarantola. “La sua attuazione potrebbe modificare in misura significativa gli equilibri complessivi ai vertici delle nostre maggiori società”.
HANNIBAL LECTOR La soluzione ai problemi? Se è obliqua è più efficace Se avete in mente una certa destinazione, la strada migliore da percorrere potrebbe essere quella che vi porta nella direzione opposta: il pensiero obliquo. Molti economisti - così come politici, investitori, banchieri e uomini d’affari - sono convinti che se i loro modelli non descrivono il mondo, la colpa sia del mondo, non dei modelli. Ma in realtà non esiste una scienza del processo decisionale, dal momento che gli obiettivi che ci poniamo sono inevitabilmente imprecisi e sfaccettati, e cambiano mentre li rincorriamo. Dopo oltre dieci anni alla guida di una società
di consulenza economica, John Kay, economista inglese ed editorialista del Financial Times, ha analizzato nel suo libro, intitolato “Il pensiero obliquo”, le dinamiche del processo decisionale, evidenziando attraverso una serie di aneddoti, esempi e consigli pratici che spaziano dal mondo degli affari alla pianificazione urbana, dal calcio allo spegnimento degli incendi boschivi, una serie di errori scaturiti dalla convinzione della validità di modelli standard atti a razionalizzare. “Sono trascorsi più di dieci anni da quan-
do sono scappato da un’attività nei confronti della quale ero sempre più scettico. Da allora ho assistito ai disastri perpetrati da persone capaci di trovare una ragione per tutto quello che avevano intenzione di fare e che poi mettevano in atto”, spiega l’autore nell’introduzione al volume. Forse, argomenta Kay, dovremmo riconsiderare il modo in cui prendiamo decisioni e risolviamo problemi. E riconoscere “l’ubiquità e l’inevitabilità, dell’obliquità”. Il volume, che uscirà in Italia a ottobre per Codice Edizioni, cerca di sfatare i falsi miti per svelare la genesi reale delle scelte di successo, fondandosi su un semplice paradosso. Ovvero, se la soluzione obliqua complica il problema e quella diretta è inefficace, la soluzione obliqua tra le due è certamente quella più diretta.
corpo potrebbero costare la posizione a un candidato: a partire dallo sguardo sfuggente, un sorriso troppo insicuro o una stretta di mano debole. Ma anche una postura scor-
retta, l’eccessivo gesticolare o il giocherellare nervosamente con un oggetto sul tavolo. “I datori di lavoro non fanno solo attenzione a cosa dici, ma anche a come lo dici”, ha spiegato Corrado Tirassa, managing director di CareerBuilder in Italia, Spagna e Svizzera. “Preparare risposte a probabili domande di un colloquio di lavoro e praticarle con qualcuno sono una buona idea”. Magari facendo pure qualche ricerca sulla società e presentandosi armati di molti esempi dei propri successi, consiglia Tirassa.
SENZA CONFINI n COREA DEL NORD Toglietemi tutto ma non il lusso. E lo sfarzo resiste alle sanzioni L’austera Corea del Nord si lascia tentare dal lusso. Secondo quanto affermato da un parlamentare sudcoreano, Yoon Sang-Hyun, le importazioni di articoli di lusso a Pyongyang sono cresciute a ritmo costante negli ultimi anni, nonostante la carenza di prodotti nel Paese e le sanzioni internazionali. Nello specifico, la Corea del Nord avrebbe speso nell’import di beni di lusso - soprattutto televisori, fotocamere digitali e altri dispositivi elettronici - circa 272,1 milioni di dollari (198,6 milioni di euro) nel 2008, 322,5 milioni nel 2009 e 446,1 milioni nel 2010. “Nonostante le sanzioni internazionali e la persistente carenza di cibo, la Corea del Nord ha aumentato le sue importazioni di beni di lusso”, ha denunciato Yoon Sang-Hyun, citando le statistiche del governi della Corea del Sud e di altri Paesi. Gli acquisti di beni di lusso sono aumentati soprattutto dopo l’ictus che ha colpito il leader della Corea del Nord, Kim Jong-il nel 2008, che ha costretto il potere ad accelerare i preparativi per la sua successione. Kim Jong-Il, al potere dal 1994, ufficialmente non ha mai designato un successore, ma ha promosso suo figlio, Kim JongUn, in posizioni chiave nell’esercito e nel Partito comunista, confermando il suo status di erede: l’unica dinastia comunista al mondo.
n SINGAPORE Scotch quanto mi costi Venduta in aeroporto una bottiglia di pregio
È stata venduta in aeroporto una delle bottiglie di scotch più care al mondo. L’acquirente, un uomo d’affari cinese, ha lasciato un deposito di 100mila dollari di Singapore per assicurarsi una rara bottiglia di single malt scozzese Dalmore risalente al 1962, che era esposta sotto una campana di vetro tra gli scaffali del duty free dell’aeroporto internazionale Changi al prezzo di 250mila dollari locali. “Ne esistono solo dodici bottiglie nel mondo”, ha spiegato il portavoce dell’aeroporto, che non ha non ha rivelato dettagli sul misterioso compratore, limitandosi a dire che è un assiduo frequentatore di Singapore.
n SVEZIA Ottant’anni e non sentirli: il patron di Ikea si scopre filantropo tra le polemiche
Ingvar Kamprad si dà alla beneficenza. Il fondatore di Ikea, molto criticato per aver militato in gioventù nell’estrema destra svedese, è tornato di recente alla ribalta delle cronache dopo che la giornalista Elisabeth Asbrink lo ha dipinto nel suo nuovo libro come un nazista in piena regola. Una nuova macchia sulla reputazione dell’imprenditore ormai 86enne che, forse proprio per riscattare la propria immagine, ha deciso di darsi alla filantropia, attività a cui in passato non si è mai mostrato particolarmente incline. A partire da quest’anno, infatti, l’Ikea Foundation devolverà un miliardo di corone (circa 100 milioni di sterline) ogni anno a un campo profughi in Kenya e ad associazioni come Unicef e Save The Children, raddoppiando così le donazioni fatte negli anni passati.
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opinioniaconfronto
22 settembre 2011
SOLDI
Il baricentro adesso è spostato verso la necessità di mettere in atto misure utili di risanamento
TRA RATING E POLITICA IL PASSO È BREVE di Eugenio Namor*
L
a decisione di Standard & Poor’s di downgradare l’Italia si fonda su tre elementi essenziali. Vediamoli uno per uno. Il primo è la debolezza del quadro macroeconomico nazionale. Il secondo è la fragilità del contesto politico-istituzionale e la natura dei provvedimenti di riduzione del deficit, centrati più su un aumento dei prelievi - in un Paese dove peraltro la pressione fiscale è già elevata - che su una riduzione strutturale della spesa. Il terzo, infine, è l’incremento dei costi di rifinanziamento del debito, dovuto all’allargamento dei differenziali. La prima reazione dei mercati, da quello che si è
potuto vedere, è stata composta. A tratti, direi, persino confortante. Dopo un’apertura difficile, lo spread tra Btp e Bund si è velocemente ristretto. Nel frattempo, le azioni delle grandi banche nazionali hanno recuperato terreno. Si impone dunque una duplice considerazione. Innanzitutto, a giudicare da come hanno reagito i mercati, possiamo concludere che un deterioramento del rating del debito sovrano italiano era in realtà già ampiamente prezzato. In secondo luogo, se le decisioni delle agenzie di rating hanno perso valore anticipatore rispetto al mercato, è sempre più vero che divengono esse stesse una variabile del dibattito politico all’interno dei Paesi, spostando il baricentro verso la necessità di accelerare le misure di risanamento. Così è stato nel caso del downgrading degli Stati Uniti. E così è stata in parte la prima reazione nel caso dell’Italia. *presidente Anthilia Capital Partners SGR
LO SPREAD BTP/BUND DALL’INIZIO DELL’ANNO
Fonte: Bloomberg
CONTROPELO
di Giuseppe G. Santorsola*
VOGLIA
DI INVESTIRE
P
remesso che un pesante onere tributario dovuto a un maggior reddito nel 2010 (che impatta anche sugli anticipi del 2012) mi impedisce di dar seguito operativo a quanto dirò, supporrò di voler invece investire un capitale “affluent” ponendo il 17 settembre come data della scelta. Propongo quindi una giocata teorica, non da guru, ma con convinzioni maturate attraverso una non abituale attenzione estiva al tema. Dimentico ovviamente le perdite passate. In primo luogo non rinuncio a una quota in Bot a 12 mesi al 4,15%, occasione da tempo assente, mi auguro non ripetibile. Per quanto possibile in teoria, non inseguirei eventuali salite del prezzo ed attenderei il rimborso con un plusvalenza tassata al 20% (-0,83%). Con più coraggio non tralascio una quota in Hellenic Republic a dieci anni acquistando al prezzo di 40; rende il 21% a scadenza, ma punterei, senza orizzonte temporale, sulla ripresa del prezzo, confidando nelle parole ufficiali di Angela Merkel. In un’ottica 18-24 mesi mi
porrei un target del 20% e porrei una stop loss a 35 oppure a cadute ripetute di 2/3 punti a volta. Non abbandonerei per contrappeso un Btp italiano, scegliendo un prezzo intorno a 88 con duration 7/8 anni, pronto a venderlo in scenario ottimistico spostandomi su una scadenza più lunga per fissare le cedole e i prezzi interessanti proposti in questi mesi. Accantono al momento i pur convenienti Cctu a 85, compressi dalla rigidità dell’Euribor (buona invece per i mutui), né mi appassionano al momento i vecchi Cct anche se quotati sotto la pari e più volatili del solito; mi pentirei invece qualora non li avessi venduti prima dell’estate quando i tassi cessarono di crescere. Non mi allettano le numerose corporate bonds emesse da tanti soggetti e spiazzate dalla crescita del rendimento dei titoli dello Stato di Paesi colpiti da pressioni speculative. Cercherei infine di non cedere alle sollecitazioni di ogni banca verso proprie obbligazioni. Davanti a naturali insistenze “commerciali”, punterei invece su azioni bancarie osservando l’altissima differenza fra i patrimoni netti dei bilanci e i valori riconosciuti a questi dai mercati. Cadute di 2/3 dei corsi e sottostime dal 40 al 60% del book value suscitano attenzione sul comparto. Se avessi bisogno di liquidità per il nuovo portafoglio, venderei titoli del lusso, acquistati dal 2008 in avanti, accontentandomi dell’attuale plusvalenza. Sono meno propenso verso le società finanziarie (che acquisterei dopo almeno due trimestri di ripresa economica delle relative parte-
cipate) e quelle assicurativi (essendo meno orientate a strategie definite le relative compagnie). Fossi più propenso al rischio e disposto ad abbandonare i capitali impiegati, mi correderei di qualche opzione call con strike price alto per sfruttarne l’eventuale effetto vega riservandomi di non osservarli troppo nel primo periodo, certamente ancora volatile. Non mi appassiona al momento il campo del rischio di cambio, così come è tardi ora per indirizzarsi verso diversificazioni alternative quali i Bric o il far east; mi solletica da tempo l’area Africana meglio strutturata (pochi Paesi ma buoni), mentre mi coprirei nel medio termine con titoli canadesi e australiani, più lontani dalla volatilità. Per restare allertato leggerei con continuità i benchmark Jpm e Msci dei comparti azionari e obbligazionari. Oggi hanno pendenza invertita e mi interessa il momento in cui si realizzerà con maggiore costanza una curva piatta, allorquando rivedrei le scelte (o scriverei un nuovo articolo). Abituato nel tempo a valori 10/15% (Msci) e 1,5/3% (Jpm), vedo con preoccupazione il range attuale 45/30 del primo e 10/15/10 del secondo (già non più discendente e così considerato nelle scelte). Solo per confronto, leggerò con attenzione i cds e studierò l’evoluzione della forbice dei tassi rispetto al benchmark bund a dieci anni. Tecnicamente invece, valuterò i comportamenti dei fondi comuni per verificare chi si muovesse come qui descritto. Staremo a vedere. *santorsola@uniparthenope.it
CLASS ACTION
UN
SISTEMA DI CONTROLLI.
di Pompeo Locatelli*
C
i risiamo: stavolta è toccato a Ubs confessare un ammanco di 2 miliardi di dollari, frutto delle speculazioni sbagliate di un trader, un giovanotto di 31 anni nato in Ghana e laureato in informatica all’università di Nottingham. Tre anni fa lo stesso infortunio era capitato alla Société Générale, vittima di una truffa analoga da parte di un altro trader che, fatto salvo il colore della
pelle, sembra il fratello maggiore di Kweku Adoboli, il protagonista della truffa inglese a Ubs: giovane, gran lavoratore, un bernoccolo per i computer. Prima ancora, era stata la volta di Liam Leeson, bancario nella sede asiatica della banca Baring (poi fallita) che aveva perso una fortuna speculando in Asia sulle materie prime. Insomma, le grandi banche di fronte ai governi o ai mercati e spesso così arroganti nei confronti della clientela, sembrano incapaci di mettere a punto un sistema di controlli efficace. Soprattutto ora, che la tecnologia rende possibile una velocità di circolazione dei capitali quasi istantanea. Spaventa, soprattutto, il fatto che Ubs, come a suo tempo Sogen, si sia affrettata a sottolineare che “non era stato danneggiato alcun cliente”. Il che sta ad indicare che,
ECCO
IL GRANDE ASSENTE
per creare denaro a mezzo di denaro, oggi non è più necessario metter le mani in tasca ai conti correnti (cosa che le banche continuano comunque a fare con troppa frequenza), ma basta schiacciare un bottone. I denari, che non ci sono per finanziare le imprese, scorrono così copiosi sullo schermo di un computer. A disposizione di qualsiasi ragazzino che disponga della password giusta. Una situazione così irreale che a qualcuno è venuto il sospetto che, in realtà, le banche “truffate” siano più che consapevoli dell’attività di questi finanzieri improvvisati. In fin dei conti sono loro ad aver creato quei prodotti atipici e sintetici che consentono di moltiplicare la forza d’urto della speculazione. Sono loro, soprattutto, ad aver sostituito i profitti del credito commerciale, meno
remunerativo ma meno rischioso, con quelli che si possono fare in questo mostruoso casinò dove non ti chiedono le fiches per entrare. Profitti che, è bene ricordarlo, generano bonus per i manager, più che dividendi per i soci. Forse il sospetto è esagerato. Di sicuro, però, resta il fatto che le banche non hanno messo a punto una strategia per evitare queste truffe. I bilanci delle nostre aziende di credito sono creature virtuali, frutto di grandi sforzi per evitare inevitabili pulizie di stagione. Non c’è banca senza tenda ad ossigeno per mantenere artificialmente in bonis aziende che dovrebbero portare i libri in tribunale. Ma l’esercito dei periti, dei consulenti e degli azzeccagarbugli pronti a sostenere le tesi più insostenibili pur di evitare la resa di conti fanno da scudo all’operazio-
ne verità. A danno delle aziende, che oggi avrebbero molto da guadagnare da un’applicazione virtuosa dei rimedi previsti dalla legge per le aziende in crisi. A tutto vantaggio delle carriere e degli stipendi dei manager bancari che hanno reso possibile questa situazione e che continuano ad incassare bonus collegati a debiti inesigibili, non a finanziamenti fruttiferi come vogliono far credere, sapendo di non dire tutta la verità. In cuor loro, infatti, molti banchieri sanno che il quadro generale fa acqua. Al punto che pure loro potrebbero scrivere quel che Kweku ha confessato sul muro della sua pagina di Facebook; “qui ci vorrebbe un miracolo”. O un po’ più di sincerità, verrebbe da aggiungere. Non sarebbe male. *www.pompeolocatelli.it
SOLDI
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