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ADVISORY & ASSET MANAGEMENT
La ricetta di Pietro Presenza internazionale, offerta ampia, impegno sul cliente. Giuliani spiega il successo Azimut BANCA IPIBI De Rocco: in vista c’è la quotazione
ODDO & CIE. La boutique francese punta sull’Italia
UBS WEALTH MGMT
Mensile - Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1, LO/MI
Carugati: cresciamo col servizio APS
Pietro Giuliani, presidente e a.d. Azimut Holding
luglio 2013 5,00 euro Anno III | Numero 2
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bluerating
L’EDITORIALE
di Denis Masetti*
Ride bene chi ride ultimo
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on questo slogan coraggioso e dissacrante Azimut lanciava una sfida ai leader europei. Eravamo in piena crisi e la foto della cancelliera tedesca Angela Merkel e dell’ex presidente francese Nicolas Sarkozy, che con aria furbetta si guardavano e sorridevano beffardi all’indirizzo delle prospettive dell’Italia, aveva conquistato le prime pagine. Con coraggio e orgoglio la società guidata da Pietro Giuliani ha lanciato il guanto di sfida. Allora lo spread superava i 500 punti e l’Italia era percepita vicino al baratro. Ci voleva molto coraggio per andare controcorrente e credere nelle capacità dell’Italia, ma tale fiducia è stata premiata e chi ha investito in quel momento in titoli italiani ha ottenuto una forte plusvalenza. Oggi la realtà che viviamo è ancora complessa, ma la capacità di adattamento e di reazione degli italiani continua a sorprendere in positivo. Italiani coraggiosi e sempre più in prima linea, le cui doti trovano conferma anche nelle recenti nomine che hanno promosso i manager del risparmio gestito ai vertici di organizzazioni mondiali. In questo contesto si evidenzia la salita di Paolo Federici alla guida delle attività nel Sud Europa e nell’America Latina di Fidelity Worldwide Investment e di Alberto D’Avenia nuovo capo per lo sviluppo di Allianz Global Investors, nomina che segue di poche settimane la promozione di Sergio Trezzi a capo della distribuzione in Europa di Invesco. Questi professionisti made in Italy si aggiungono a Massimo Tosato, capo mondiale di Schroders, e a Sergio Albarelli, capo del Sud Europa di Franklin Templeton. Un riconoscimento che deve fare riflettere sulle nostre capacità di convivere con le difficoltà e di saper emergere in contesti particolarmente competitivi. La partita non è vinta, ma i valori sono certi. Sperando che una risata seppellisca tutti i menagramo. *editore BFC masetti@bluerating.com
Promotore finanziario? Il tuo nome è consulente di Andrea Giacobino*
I
l momento è arrivato. Ed è, per molti aspetti, un momento storico. Stiamo parlando dell’opportunità che venga cambiata la denominazione di “promotori finanziari” con la quale da quasi trent’anni vengono designati tutti coloro che, regolarmente iscritti all’apposito Albo e vigilati dalla Consob, svolgono professionalmente il servizio di assistenza al risparmiatore nella gestione dei propri risparmi. Quel nome, “promotore finanziario”, fu coniato quando proprio il mondo del risparmio del Paese era stato stravolto dall’operato di personaggi di triste memoria che avevano fatto anzitutto i loro interessi a danno di quello dei clienti, collocando prodotti rischiosi e “farlocchi”, a cominciare dai fondi Europogramme fino alle vicende del crack dell’Otc di Luciano Sgarlata. Nacque allora nel legislatore, per evitare il ripetersi di simili casi, l’esigenza di separare anche verbalmente l’attività del “promotore” finanziario da quello del consulente, specificando appunto che il primo “promuoveva”, cioè si limitava a collocare prodotti senza svolgere attività di advisory.
Il mondo ha camminato veloce da trent’anni a questa parte, in Gran Bretagna i cosiddetti “collocatori” sono diventati a tutti gli effetti consulenti remunerati per quest’attività con la nuova legislazione in vigore da gennaio scorso (Rdr, Retail distribution review) e negli Stati Uniti quelli che da noi sono chiamati ancora “promotori” si denominano invece “financial advisor”. Di più: il vasto mondo della consulenza finanziaria, cosiddetta indipendente o “fee only”, è rimasto in Italia senza inquadramento giuridico e l’Albo per regolamentare questi professionisti non ha mai visto la luce. Per contro, come dicevano, l’Albo dei promotori esiste e funziona benissimo sotto la guida dell’apposito Organismo presieduto da Giovanna Giurgola Trazza e guidato da Giuseppe Capobianco. Il lavoro dell’Apf svolto finora dimostra come soggetti diversi (Anasf, Assoreti, Abi) possano operare, se ben coordinati e sintonizzati fra loro, per un disegno comune.
La vecchia denominazione è frutto di un’epoca passata. La realtà è cambiata da tempo, bisogna prenderne atto Non c’è da stupirsi, quindi, se in molti oggi chiedono di riconoscere con le parole ciò che è già nei fatti: e cioè che i “promotori finanziari” cambino nome e diventino “consulenti”, tenuto conto che la loro attività vede sì ancora fornire al cliente il collocamento di prodotti ma anche e soprattutto, e in misura crescente di giorno in giorno, garantire il servizio di advisory, pianificazione patrimoniale, eccetera. Insomma: una consulenza finanziaria a 360 gradi. Da ciò ne verrà, come logica conseguenza, che tutti i consulenti (“tied”, legati come quelli emanazione di una rete, o “independent”) abbiano un unico Organismo che li rappresenti e a questo sia affidata la vigilanza sull’operato degli iscritti come già accade, per esempio, per l’Oam, che regola l’Albo degli agenti in attività finanziaria e dei mediatori creditizi. Su questa linea concordano sia il ministero dell’Economia e delle Finanze sia la Commissione presieduta da Giuseppe Vegas, con un intento comune che fa ben sperare per il futuro della categoria. Il “promotore” ha fatto il suo tempo, è diventato consulente da un pezzo. Prendiamone atto. *direttore responsabile
giacobino@bluerating.com @andreagiacobin1
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luglio 2013
Personal business a lezione da Gatsby
61 La nuova app di Fineco si chiama Logos
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Tofanelli: Assoreti spinge perché pf e consulenti abbiano una sola casa
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Deutsche Bank Italia si fa Easy e sponsorizza l’Inter
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Chelsea Clinton vende il super appartamento
6 Abbondio e Cusani in Localmind che chiude
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Ernesto Paolillo inizia a scrivere su BLUERATING
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Banca Fideuram in seconda posizione nella raccolta del mese di maggio
30 L’associazione penserà di più al wealth management
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44 Banca Ipibi in marcia verso la quotazione Parola di De Rocco
ADVISORY & ASSET MANAGEMENT
anno III - numero 2 mensile registrato presso il Tribunale di Milano n. 3 del 4 gennaio 2011
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Aratari, Banca Mediolanum La prima pf donna nella nuova rubrica
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Casa editrice Blue Financial Communication Srl Via Melchiorre Gioia, 55 - 20124 Milano Tel. (+39) 02.30.32.11.1 Fax (+39) 02.30.32.11.80 www.bluerating.com - www.soldiweb.com @bluerating_com infomarketing@bluerating.com
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Cinguettii interessanti scelti da BLUERATING
Editore Denis Masetti masetti@bluerating.com Editore incaricato Antonio Spiezia spiezia@bluerating.com Direttore editoriale Alessandro Rossi rossi@bluerating.com Direttore responsabile Andrea Giacobino giacobino@bluerating.com Redazione redazione@bluerating.com Tel. (+39) 02.30.32.11.71 Gianluca Baldini (coordinamento) baldini@bluerating.com Diana Bin bin@bluerating.com Maria Paulucci paulucci@bluerating.com Daniel Settembre settembre@bluerating.com Opinioni Ugo Bertone, Gianni Gambarotta, Claudio Kaufmann, Pompeo Locatelli, Ernesto Paolillo, Giuseppe G. Santorsola, Massimo Scolari, Fabrizio Tedeschi, Maurizio Zancanaro, Emilio Zanetti
Champagne “registrato”: una rivoluzione in Cina
Hanno collaborato Massimo Arrighi, Rosaria Barrile, Angelo Cerea, Maria Giovanna Gallo, Luca Lodi, Sara Lupi, Paolo Martini, Gaetano Megale, Ettore Mieli, Silvia Minola, Claudia Petracca, Andrea Rocco, Luca Spoldi, Francesca Vercesi
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Graphic design Marco Brenna brenna@bluerating.com Pubblicità Michele Gamba gamba@bluerating.com Mob. (+39) 393.95.010.95
Quest’anno è Oprah la stella più potente
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Un anno dopo Banca Network Parla Vitolo
Gemma, il guru di Brook Macdonald con 48.000 follower
Concessionaria Publimaster Surl Via Winckelmann, 2 - 20146 Milano Tel. (+39) 02.42.41.91 Marketing e comunicazione Vito Massafra massafra@bluerating.com Ufficio abbonamenti abbonamenti@bluerating.com Tel. (+39) 02.30.32.11.65 Stampa Vela Web Surl Via Copernico, 8 - 20082 Binasco (MI) Tel. (+39) 0290092766 Fax (+39) 0290092628 Distributore esclusivo per l’Italia Messaggerie Periodici MEPE SpA Via Ettore Bugatti, 15 - 20142 Milano Il costo di ciascun arretrato è di €10
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6 | insidersegreti Tra i soci Angelo Abbondio e Cusani
La chiusura di Localmind Le due disdette targate FinecoBank e Fineco Leasing ai contratti di consulenza in essere sono arrivate nelle scorse settimane e così Localmind ha dovuto chiudere i battenti. Un’assemblea straordinaria svoltasi a Milano ha visto il presidente Massimo Rodolfo Maria Trotter deliberare la messa in liquidazio-
La società UniCredit nata nel 2008 si è vista disdettare i contratti da Fineco ne della società nominando lo stesso Trotter liquidatore. Localmind ha un capitale di 2,6 milioni di euro controllato in larghissima parte da UniCredit, ma tra i piccoli azionisti si annoverano due “vip”: una vecchia conoscenza di Tangentopoli, il “marchese rosso” Sergio Cusani (nella foto sotto), distributore della maxitangente Enimont per conto del defunto Psi, e il finanziere supercattolico Angelo
Abbondio (nella foto sopra), figura storica del risparmio gestito italiano e regista con la società Sprind del fondo Professionale all’epoca rilevato da Carlo De Benedetti. Localmind è nata nel 2008 e aveva come oggetto l’”attività di studio e ricerca finalizzata alla migliore gestione dei punti vendita e delle reti bancarie”. Un’attività che si concentrava su “analisi di mercato e di geomarketing”, “studio e coordinamento sviluppo format e layout”, “progettazione e coordinamento attività logistica”, “coordinamento della realizzazione del punto vendita” e “supporto alle attività di marketing, promozione e sviluppo locale”. Servizi prestati prevalentemente alle società del gruppo UniCredit e in particolare a FinecoBank, dove era depositata pure la liquidità pari a 2,8 milioni di euro secondo il bilancio 2012. Con un patrimonio netto di 2,8 milioni, Localmind aveva fatturato sia nel 2011 sia nel 2012 280.000 euro (guadagnando rispettivamente 76.485 e 97.552 euro) rivenienti dai servizi resi a FinecoBank e Fineco Leasing che, come detto all’inizio, poche settimane fa hanno chiuso i due contratti. A. G.
INSIDER&MERCATI
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bluerating
di Ernesto Paolillo*
Niente panico, sono solo operazioni di liquidità La volatilità dei mercati passa inevitabilmente dalla lettura che gli operatori danno giorno dopo giorno alla questione del taglio della liquidità da immettere nel sistema da parte della Federal Reserve, la banca centrale americana. Tutti si impegnano a ragionare sui messaggi che la stessa Fed lascia passare. Lo sport più diffuso è appunto quello di interpretarli, e la volatilità recente è dipesa dall’aver letto le parole e i documenti arrivati dall’istituto come la prova del fatto che la fase espansiva della Federal Reserve è ormai vicina al termine. Ciò ha spinto a vendite indiscriminate sui beni di rischio e a prese profitto sulle quotazioni che più hanno tratto giovamento proprio dalle iniezioni di liquidità. Il mercato sulle vendite non seleziona e questo assunto colpisce tutto, dai Treasury statunitensi ai Bund tedeschi, dagli azionari ai mercati emergenti, dal credito corporate a quello bancario, dall’oro alle altre materie prime. Quando parte la “liquidazione del rischio” si trascurano i segnali positivi e si bada solo a quelli negativi, dai comportamenti della Bank of Japan, neutra sulla liquidità, alle vicende della Grecia. L’effetto-rialzo dei tassi americani si fa sentire dappertutto, dall’Asia al Sud America. Lo sviluppo dei mercati emergenti è strettamente collegato all’andamento del costo della raccolta in dollari. Il rialzo dei Treasury rende meno appetibili le obbligazioni in valuta locale, con il conseguente aumento del costo della raccolta e quindi fuga dal mercato azionario. Ma il passaggio di questo effetto dai mercati emergenti a quello statunitense è molto breve, con effetti prevedibili sulla volatilità. Ma forse c’è qualcosa che può incoraggiare una lettura meno nevrotica. Per esempio, il dato sull’inflazione, ancora lontano dal limite massimo del 2%, le previsioni di rialzi dei tassi posticipati al 2015 e l’indicazione da parte della Federal Reserve circa il fatto che un’eventuale riduzione della liquidità sarebbe del tutto slegata da un aumento del costo del denaro e che, anzi, fra la riduzione della liquidità e l’incremento dei tassi di interesse ci sarebbe un significativo intervallo di tempo. *banchiere
I segnali per non farsi prendere dall’ansia ci sono, basta saperli leggere
DOLCI&AMARI
I grandi l’hanno sempre vinta alla faccia delle piccole imprese di Pompeo Locatelli* Stavolta metto in successione tre episodi (tre indizi che fanno una prova) che vengono a confermare come in questo Paese le cattive abitudini godano sempre di buona salute. Soprattutto quando gli interpreti sono autentiche star del comportamento disinvolto nel mirabolante mondo della finanza. Procediamo con ordine. Come è noto, in questi giorni si avvia a conclusione l’aumento di capitale di Rcs. Comunque vada a finire, toc-
cherà alle banche sobbarcarsi una parte rilevante di titoli inoptati. In cambio, ecco una bella fetta dei quattrini confluiti nelle casse del gruppo editoriale per scongiurare il tracollo dei conti che verrà immediatamente girata ai creditori bancari i quali, a loro volta, inietteranno nuova finanza nelle casse della società. È quel che si dice una spettacolare “partita di giro” (per i comuni mortali, una presa in giro) che servirà soprattutto alle banche. In questo modo, infatti, si terranno al riparo da brutte sorprese, evitando di girare a sofferenza crediti a
suo tempo elargiti con grande generosità. Anche perché, ieri come oggi, due istituti del calibro di Mediobanca e Intesa Sanpaolo figurano tra i principali azionisti di Rcs, membri del patto di controllo. Converrete che è difficile immaginare un conflitto di interessi più evidente. Ma per i giornali questi non sono argomenti tali da meritare analisi approfondite e, magari, affiancate da commenti autorevoli per stigmatizzare. Assai meglio, invece, dare ampio risalto alle dichiarazioni di Alberto Nagel che sottolinea la volontà di Mediobanca
Per i big come Rcs e Tronchetti Provera le banche lasciano una porta aperta di uscire da Rcs. Già. Probabilmente quando si troverà un compratore eccellente che acquisterà con i soldi prestati dalle banche. Ma questa è una nostra riflessione, non certo la domanda all’a.d. di un giornalista improvvisamente desideroso di fare il proprio mestiere.
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Classis Capital punta a superare i 400.000 euro nel 2013
La sim di Esentato vuole ricavi robusti ta per quasi 750.000 euro, dopo i 944.000 euro di passivo del precedente esercizio. Gli azionisti hanno coperto quasi integralmente il disavanzo dei due anni e nel corso dell’anno passato hanno lanciato due aumenti di capitale fino a 622.339 euro. E proprio poche settimane fa è stata varata una terza ricapitalizzazione fino a 737.339 euro, aperta anche a soci terzi, che farà arrivare nelle casse di Classis Capital sim mezzi per oltre 300.000 euro. A. G.
Classis Capital sim, la giovane società di intermediazione che svolge consulenza per gli istituzionali, potrebbe già quest’anno raggiungere l’equilibrio economico e intanto lancia un nuovo aumento di capitale. La sim, presieduta e guidata da Maurizio Esentato che ne è anche il maggior singolo azionista, è partita nel 2011 e oggi svolge consulenza in materia di investimenti con due contratti in essere con Lemanik sicav relativamente agli attivi del comparto Lemanik Sicav Value Opportunities e Arcipelago Sicav Value Corporate Bond. Ma gli obiettivi di Esentato, che nel board e nel capitale ha chiamato recentemente Marco Riva, sono ambiziosi: la sim ha in essere contatti ben avviati con altre controparti e l’obiettivo è di raggiungere quest’anno ricavi per oltre 400.000 euro, che tuttavia escludono i ricavi commissionali che potrebbero derivare dall’inserimento nella struttura di figure professionali come promotori finanziari e financial advisor. L’attività di consulenza della società di Esentato sta dando i suoi frutti ai clienti, visto che il
comparto Lemanik Value Opportunities - un fondo bilanciato flessibile - ha ottenuto nel 2012 una performance positiva del 7,82% per la classe istituzionale, segnalandosi fra i migliori a livello internazionale. Il bilancio 2012 della società di intermediazione mobiliare, tuttavia, seppure abbia segnato a conto economico commissioni attive per oltre 162.000 euro, è stato ancora appesantito dai costi di avvio e ha così chiuso in perdi-
Passiamo al secondo episodio: la storia è sostanzialmente la stessa. Qui il centro della scena lo conquista di nuovo Risanamento, da anni oggetto di un complesso (e costoso) piano che ha comportato pesanti sacrifici per le banche coinvolte. Una matassa piena di problemi che vanno dall’intervento della magistratura su Santa Giulia al gran pasticcio di Sesto San Giovanni. Adesso, dopo tanti colpi di scena, torna in pista Luigi Zunino, che ha lanciato una “quasi opa” sulla società, salvo poi restituire l’area di Santa Giulia alle banche in modo che queste possano cederla a Fimit. Ecco allora che dopo aver evitato il collasso del gruppo con un pesante investimento, le banche fanno un passo indietro a favore di due acquirenti: il vecchio proprietario
Zunino e Fimit. Naturalmente, le acquisizioni di entrambi saranno finanziate dalle stesse banche oggi azioniste. Sempre a proposito di giri (o gironi infernali?). E, per terminare in bellezza (si fa per dire), si è appresa la fine del duello tra Marco Tronchetti Provera e la famiglia Malacalza. Quest’ultima ha ottenuto un buon risultato: invece di stare sul sedile posteriore di Camfin e Gpi, senza poter interferire nelle decisioni di Tronchetti Provera, ha acquisito una quota del 7% di Pirelli, una delle aziende più interessanti del listino italiano. Un investimento finanziario ma che potrà avere buoni sviluppi di tipo industriale. Peccato però che il mercato, o meglio, il cosiddetto “parco buoi” si sia visto sfilare davanti al naso que-
Maurizio Esentato
sto baratto di azioni senza poterne trarre alcun vantaggio. Si sono fatti - e disfatti - patti di sindacato e accordi di vario genere per arrivare a un risultato che congela la situazione per i prossimi quattro anni, in attesa che Tronchetti Provera decida il da farsi. E questa situazione di stallo è resa possibile, com’è nelle cose di questo Paese, dal sacrificio “bancario”, nella fattispecie di Intesa e UniCredit che - in barba al credit crunch, a Basilea 2 o 3 e agli altri vincoli ben noti - hanno trovato conveniente comprare azioni di una holding finanziaria come Camfin. Non a sostegno di nuovi investimenti industriali bensì del mantenimento dello status quo, con tanti saluti all’economia reale in profonda sofferenza. *www.pompeolocatelli.com
SOLDIWEB.COM di Alessandro Rossi*
Primo, proteggere il gruzzolo
I
l 28% degli italiani è più fiducioso rispetto all’anno scorso sulle opportunità d’investimento per l’anno in corso. Non male, ma non è una consolazione. Per quale motivo? Perché prevale per il 38% chi invece si aspetta un andamento negativo. La graduatoria europea degli ottimisti sulle prospettive dei mercati l’ha presentata l’ultima indagine Schroders Global, che ha intervistato in 20 Paesi di Europa, Asia e Stati Uniti 14.800 investitori - mille dei quali in Italia - intenzionati a investire almeno 10.000 euro nei prossimi dodici mesi. Gli italiani non fanno proprio la figura degli impavidi eroi finanziari. Piuttosto, si confermano formichine previdenti: il 37% degli intervistati del nostro Paese pensa di diminuire, in media del 6%, il risparmio investito. In compenso, il 27% prevede di aumentarlo e il 36% non cambierà l’ammontare. Gli italiani investiranno mediamente 44.500 euro. Oltre la metà - ossia, il 54% - investirà importi più bassi, compresi tra i 10 e i 30.000 euro, in linea con la media europea. Solamente l’8% pensa di investire 100.000 euro o più. In sostanza, per farla breve. C’è la crisi? Guadagno meno? I mercati mi fanno impazzire? E io risparmio - e investo lo stesso. Il 59% è orientato sui mercati azionari di Cina (16%), Brics (14%), mercati emergenti (13%) e Stati Uniti (12%). Il 38% investirà in titoli di Stato (26%) e corporate bond incluso high yield (11%). Ma la maggioranza non si smentisce neanche questa volta: il 56% degli investitati indirizzerà il nuovo risparmio verso investimenti con un basso rischio e rendimento, il 29% verso scelte a medio rischio e il 15% verso soluzioni a rischio elevato. I conti di deposito piacciono al 33%. Comunque, la preferenza (32%) va a prodotti che garantiscono una protezione del gruzzolo, mentre la crescita del capitale è un obiettivo perseguito dal 21%. Il 31% è orientato verso strumenti che generano un reddito a lungo (16%) o a breve (15%) termine. *rossi@bluerating.com
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8 | trend&mercati
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BORSE
ITALIA-EUROPA-MONDO
Borse
Indice Valore
2013
2012
2011
2010
Italia
FTSE Mib 15.239
-6,4%
7,8%
Gran Bretagna
FTSE 100
6.215
5,4%
5,8%
-5,6%
9,0%
CAC 40
3.739
2,7%
15,2%
-17,0%
-3,3%
DAX
7.959
4,6%
29,1%
-14,7%
16,1%
Area EuroEURO STOXX 50
2.603
-1,3%
13,8%
-17,1%
-5,8%
DOW JONES 14.910
13,8%
7,3%
5,5%
11,0%
NIKKEI 225 13.677
31,6%
22,9%
-17,3%
-3,0%
n
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BORSE APERTE
180
-25,2% -13,2% 160
Francia Germania
di Ugo Bertone*
140
120
80
2
13
-1
628
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-1 2
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4-0
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60
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9,6%
09
-7,6%
8-
13,2%
2-
7,1%
1.434
-1
5,3%
28
-20,0%
09
MSCI World
22,9%
08
Mondo
-8,2%
-0
HANG SENG 20.803
28
Hong Kong
Si profila un futuro in Exor per Rcs
FTSE MIB EURO STOXX 50 MSCI WORLD
-1
Giappone
100
28
Usa
VALUTE COMMODITIES Valore
Fine 2012
1,308
1,3194
1,2939
Euro/Franco Svizzero
1,2338
1,2072
1,2156
1,2504
Euro/Sterlina
0,8572
0,8161
0,8353
0,86075
Euro/Yen
129,39
113,61
100,2
108,65
Euro/Dollaro
Fine 2011 Fine 2010 1,3362
Valore
Fine 2012
102,57
110,62
107,62
93,49
1.192
1.664
1.574,5
1.410,25
Petrolio Brent al barile Oro per oncia Argento per oncia CRB Commodities index
Fine 2011 Fine 2010
18,86
29,95
28,18
30,63
468,12
484,07
482,01
520,33
120 500
110
100
450
CRB Commodities index
400
Oro Argento
350
90
Petrolio
300
80
70
Euro/Dollaro
250
Euro/Franco svizzero
200
Euro/Sterlina
150
Euro/Yen 100
13
12 2-
6-
13
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-1
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228
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09
60
TITOLI DI STATO SPREAD BTP-BUND 3 mesi
1 anno
5 anni
10 anni
30 anni
Italia
0,61%
1,28%
3,47%
4,54%
5,07%
Germania
0,03%
-0,02%
0,73%
1,73%
2,48%
Svizzera
0,00%
-0,02%
0,32%
1,03%
1,50%
Usa
0,03%
0,15%
1,40%
2,49%
3,50%
600 500 400 300 200 100
PIL
TASSI D’INTERESSE Euribor 1 mese
0,12%
Euribor 3 mesi
0,22%
Euribor 6 mesi
0,34%
Euribor 12 mesi
0,53%
Tasso di rif. Area Euro
0,50% 0,25%
MERCATI Per restare aggiornati sui dati basta andare sul sito www. soldiweb.com
FIDA Finanza Dati Analisi
Fonte: dati su elaborazione FIDA aggiornati al venerdì precedente all’uscita in edicola del mensile
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613 -0
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Italia
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DEFICIT/PIL
L’
America, si sa, è lontana. Ma spesso fa scuola. Mentre scriviamo è fresca la notizia che la Tribune Company, che controlla il Chicago Tribune e il Los Angeles Times, ha acquistato per 2,7 miliardi di dollari una catena di 19 tv locali che vanno da Scranton a Salt Lake City. È la conferma che, dopo la dieta dimagrante degli anni bui, i colossi dell’informazione Usa sono tornati all’offensiva. Un paio di settimane prima del deal di Chicago, infatti, il gruppo Gannet (editore, tra l’altro, di Usa Today) aveva acquistato 20 stazioni tv del gruppo Belo da aggiungere al network delle 23 emittenti già possedute. A inaugurare la moda dell’informazione ci aveva pensato del resto il solito Warren Buffett, come sempre il primo a muoversi per cogliere le opportunità di un mercato depresso. Un anno fa, il saggio di Omaha aveva sorpreso tutti acquistando 63 quotidiani del gruppo Media General per 142 milioni di dollari. Succederà qualcosa del genere anche in Italia? Sull’orizzonte, a prima vista, è ancora nebbia profonda. Ma, nel silenzio quasi generale, Mediaset si è imposta come titolo leader del primo semestre con un rialzo dell’84%. Gli osservatori di casa nostra hanno spiegato i balzi della partecipata di Fininvest con le fortune politiche e giudiziarie alterne di Silvio Berlusconi. Diversi analisti, però, hanno intuito che in Italia e in Spagna il tracollo della pubblicità è ormai agli sgoccioli. Intanto, non è certo per caso o per improvviso amore della carta stampata che la Fiat ha lanciato la sua offensiva in Rcs Media Group. Non è difficile prevedere che la quota sia destinata a finire dal Lingotto in Exor. Fiat infatti è destinata a convolare presto a nozze con Chrysler: difficile pensare a un gruppo editoriale leader in Italia (oltre al Corriere c’è pure La Stampa) che dipenda da una società quotata a Wall Street. Più facile, perciò, che Exor rafforzi la sua vocazione editoriale, già impreziosita dall’asse tra John Elkann e James Murdoch (entrambi scottati dal fallito assalto alla Formula 1) e dall’appartenenza del presidente al board di The Economist. *bertone.ugo@gmail.com
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Giuliani: ecco i motivi del successo di Azimut
Lo chef della finanza 2004 porta in tavola piatti internazionali
È l’anno della quotazione in Borsa di Azimut. Oggi fa parte dell’indice Ftse Mib
1.439 I promotori delle tre reti del gruppo Azimut secondo gli ultimi aggiornamenti
1.200 I gestori, i pf e i dipendenti che insieme controllano il 24,9% della società
1,4 La raccolta netta in risparmio gestito nei primi cinque mesi dell’anno (in miliardi di euro)
21,5 Il totale delle masse, incluso il risparmio amministrato, a maggio (in miliardi di euro)
19,3 Le masse gestite in miliardi di euro a maggio (in aumento del 10,5% da inizio anno)
17,0 Tanto è il patrimonio dei fondi in miliardi di euro a maggio (includi hedge e alternativi)
di Andrea Giacobino
passaggio generazionale, soluzioni di wealth planning (servizi fiduciari, corporate governance, eccetera), trust, wealth advisory, e altro.
I grandi cuochi sono diventati vere e proprie “star”. Gli italiani si appassionano alle gesta di Carlo Cracco o Davide Oldani quasi di più di quanto seguano le performance dei loro calciatori preferiti. Anche nella finanza italiana che conta ci sono gli “chef” di eccellenza, capaci di interpretare il “gusto” per gli investimenti più azzeccati. Nella “cucina” della finanza del nostro Paese c’è da restare meravigliati, osservando l’andamento borsistico di Azimut. Il titolo del gruppo presieduto e guidato da Pietro Giuliani lo scorso anno ha segnato una performance strabiliante dell’80% circa, risultando la migliore azione del 2012 di Piazza Affari. E la corsa è continuata anche quest’anno, rafforzata da una sempre più massiccia presenza di investitori istituzionali esteri nel capitale. È quindi legittimo chiedere allo “chef” di Azimut quali siano gli “ingredienti” di questa ricetta di successo. Pietro Giuliani
Quali sono i fattori vincenti che stanno portando Azimut sugli scudi in Borsa? Per prima cosa, servono strategie corrette e la forza di perseguirle avendo però il coraggio di mettersi sempre in discussione e di rompere gli schemi. Cinque anni fa, abbiamo saputo cogliere e interpretare i cambiamenti che erano in atto e abbiamo lavorato in diverse direzioni proiettando il gruppo nel futuro. Anche se alcuni continuano ad avere una percezione errata di quello che Azimut è diventata oggi. Parliamo nel dettaglio degli elementi-chiave. Sono diversi gli ingredienti che compongono la nostra “cucina”, sempre più vicina ai “palati più fini”. Anzitutto, un’internazionalizzazione per fornire ai nostri professionisti e ai clienti punti di accesso privilegiati ai mercati mondiali in espansione - emerging markets - e soluzioni innovative pensate e
costruite per la clientela italiana. Abbiamo valicato i confini nazionali (prima in Irlanda e Lussemburgo poi in Svizzera, Monaco, Turchia e Cina) e continuiamo a lavorare per espanderci soprattutto nelle aree con più alti margini di crescita come Asia e Sud America. E oltre la crescita all’estero dove si focalizza oggi il business model? Abbiamo costantemente rafforzato il wealth management attraverso nuovi progetti e nuovi inserimenti per puntare sempre più al segmento di clientela di fascia alta. Abbiamo innalzato il livello di specializzazione e aumentato la capacità di offrire proposte e servizi concreti ai clienti top con nuovi servizi dedicati e nuovi prodotti quali per esempio i servizi di analisi del portafoglio, d’impresa e per il
Ma tutto questo, pur importante, non basta. Poi servono pure i prodotti. Un altro ingrediente tipicamente nostro è rappresentato da un ampliamento dell’offerta con soluzioni che ci permettono di soddisfare tutte le esigenze dei clienti, anche le più sofisticate. Oggi disponiamo di una piattaforma di servizi completa che comprende strumenti altamente specializzati (quali per esempio i Sif), una gamma completa di gestioni patrimoniali e di prodotti assicurativi per la pianificazione successoria e la copertura dei rischi. Abbiamo un’offerta gestionale estesa che comprende un’ampia proposta di fondi di terzi (in cui è investito il 30% delle nostre masse totali) che si articola nel multimanager gestito con il nostro universo di fondi di fondi, nei 19 accordi di distribuzione con le principali società di asset management globali (tra cui per esempio M&G, Pictet, Schroders e Templeton) e nelle polizze unit linked. E in autunno partirà il nostro progetto per la consulenza a pagamento che cercherà di coniugherà il meglio attualmente sul mercato. E gli altri bisogni del cliente? In una logica di full outsourcing, soddisfiamo qualsiasi tipo di servizio bancario di cui i nostri clienti necessitano. Oggi, con i nostri due partner, Banco Popolare e CheBanca!, abbiamo più di 70.000 clienti bancarizzati, otto filiali dedicate all’interno delle principali agenzie sul territorio e tutti gli strumenti di pagamento co-brandizzati. E da poco abbiamo firmato un accordo per i finanziamenti con il gruppo Ubs. Quindi il “piatto vincente” di Azimut è servito sia all’interno sia all’esterno? Esattamente. Da una parte con una
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presenza sul segmento della clientela istituzionale dove vogliamo diventare uno dei principali player del settore e raggiungere i 3 miliardi di asset entro i prossimi 30 mesi. Dall’altra, attraverso un continuo e fattivo supporto al lavoro dei nostri promotori, private banker e wealth manager, mediante diverse iniziative commerciali e investimenti per far crescere il loro portafoglio. Perché tanto interesse degli investitori esteri a entrare nel vostro capitale? Perché ci applichiamo ogni giorno per mantenere gli impegni presi con i clienti e con i nostri azionisti. Grazie alla fiducia degli azionisti e degli investitori esteri, che rappresentano circa il 95% del flottante, in un anno come il 2012 siamo stati il miglior titolo del Ftse Mib e dall’inizio del 2009 abbiamo performato meglio di tutti (+277%). Evidentemente la nostra è una “cucina” che gli stranieri trovano buona: azionisti inglesi e americani hanno scelto Azimut in Italia preferendo noi a società, anche più grandi, di casa loro o aziende negli emerging markets. Peccato siano pochi gli italiani che hanno saputo cogliere questa opportunità, probabilmente mal consigliati dai nostri concorrenti, bancari e non. Ingredienti giusti anche nella costruzione dell’organizzazione? Non c’è dubbio, Un segreto è mantenere la catena di comando corta e stare sul campo, senza paura di esporsi. Come fanno i grandi cuochi che stanno in cucina, anch’io seguo personalmente il business. Bisogna infatti fare e non solo dire agli altri di fare. Ma come tutti i più apprezzati chef, anch’io posso contare su un team di persone che mi affianca: Marco Malcontenti, coamministratore delegato e cfo, e Paola Mungo, direttore generale, si occupano con me dell’alto governo del gruppo, Paolo Martini e Silvano Bramati seguono tutta l’area commerciale, Andrea Aliberti e Stefano Mach rappresentano l’area della gestione nel consiglio della hol-
TUTTO SULLE RETI Per un costante aggiornamento sui professionisti del risparmio segui www.bluerating.com
ding, Gabriele Blei e Massimo Guiati seguono lo sviluppo rispettivamente all’estero e in Asia. Il successo di oggi è sufficiente? Per niente. Il cuoco è sempre alla ricerca di nuove ricette che inventa e prova. Allo stesso modo operiamo noi con una spinta continua alla sperimentazione e all’innovazione sia nei prodotti - per primi abbiamo permesso agli investitori italiani di investire nella moneta cinese con il fondo Renminbi Opportunities o nei Cat
Bond - che negli approcci, come è successo con il progetto dedicato al wealth management che oggi altre reti stanno implementando. Inoltre abbiamo programmi di ampio respiro come le nuove soluzioni di business che stiamo studiando, con una serie di iniziative a supporto degli imprenditori italiani e più in generale del “Sistema Paese”. Perché la “ricetta” Azimut attrae molti consulenti finanziari? Perché nella nostra cucina i rap-
porti umani sono fondamentali: valorizziamo le persone e le loro peculiarità. Rappresentiamo un polo attrattivo per i professionisti più capaci del mondo delle reti e del private banking perché esaltiamo la professionalità e le idee offrendo la possibilità di sviluppare dei progetti propri all’interno di un gruppo multi-rete basato su indipendenza e partecipazione, che mette a disposizione tutte le prOprie competenze, strutture, strumenti. E infine, pur essendo aperti a cucine e ingredienti esteri, siamo fedeli alla connotazione “made in Italy”, perché non snaturiamo quelle che sono le nostre caratteristiche (cucina e ingredienti) italiane. Ricordiamo per esempio che nel novembre del 2011, in un momento di particolare difficoltà dell’Italia, abbiamo lanciato per primi il fondo Solidity, che investe in titoli di Stato italiani e che ha ottenuto una performance del 16,8% dalla modifica delle politiche di gestione avvenuta il 28 novembre 2011. @andreagiacobin1
CURIOSITÀ
E qualcuno pensava pure all’ologramma A maggio si era diffusa la voce che l’immagine simulata del numero uno di Azimut sarebbe apparsa in corso Venezia di Gianluca Baldini Torniamo indietro di qualche settimana. Come vi abbiamo riferito sul numero scorso, Azimut Consulenza all’inizio di maggio ha inaugurato la sua nuova sede milanese. Il
palazzo, che il gruppo di Pietro Giuliani condivide con il Circolo della Stampa, è di proprietà dell’Università Bocconi e si trova in corso Venezia 48, uno dei quartieri più belli e scenografici del centro di Milano. Gli uffici occupano tre piani di Palazzo Bocconi, oltre alla sala riservata agli eventi del quarto piano, e rispondono alle crescenti esigenze di immagine e di spazio della società e dei suoi professionisti, appartenenti anche alla divisione Azimut Wealth Management, che operano nell’area. Tra un affresco del Settecento e l’altro, il gruppo ha trovato spazio
a piano terra anche per una filiale di CheBanca!, società con cui è iniziata una partnership allo scopo di fornire ai clienti di Azimut uno spazio direttamente in sede per svolgere le operazioni bancarie di cui un utente può aver bisogno. Ma la vera chicca della nuova sede del gruppo è Azimut Holounge, la sala ologrammi aperta per l’occasione e che, al momento dell’inaugurazione, ritraeva l’avatar Gaia, nome tratto dalla mitologia greca che richiama la madre di tutti gli dei. I bene informati, all’epoca, riferirono che i vertici di Azimut stavano addirittura soppesando l’idea di utilizzare l’ologramma dello stesso Giuliani. Un’ipotesi che però, come abbiamo già scritto, non sarebbe piaciuta troppo al fondatore del gruppo, noto per il suo understatement. @gianlucabaldini
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Per alcune reti in Italia c’è ancora molto da conquistare
Non tutti vogliono trovare l’America di Maria Giovanna Gallo L’ultimo comunicato sul tema risale al 27 giugno. In una nota ufficiale, il gruppo comunicava: “Azimut estende la sua presenza in Asia con una joint venture nella distribuzione a Taiwan”. Con An Ping Investment, holding taiwanese che possiede l’intero capitale di Sinopro Financial Planning Taiwan Limited, la holding presieduta e guidata da Pietro Giuliani ha firmato un accordo d’investimento e patto parasociale per dare inizio alla jv. “Con questa partnership”, si leggeva nella nota, “Azimut rafforza la sua presenza nel mercato asiatico con un player dalla forte esperienza e focalizzato nella distribuzione e nella consulenza finanziaria, che contribuirà allo sviluppo dell’industria locale, rispondendo alle necessità di pianificare gli investimenti della clientela taiwanese”. Completato il processo autorizzativo da parte delle autorità locali cui l’operazione è soggetta, Azimut, tramite Az International Holdings Sa, acquisterà dagli attuali azionisti il 51% del capitale della holding che controlla Sinopro. Il cui piano industriale prevede “l’ulteriore sviluppo dei servizi di consulenza finanziaria a favore della clientela affluent e high net worth individual sia su prodotti locali che, attraverso la licenza di master agent, su fondi offshore gestiti da Azimut e da case terze”. Costo complessivo dell’operazione, incluso il finanziamento del piano industriale, circa 3 milioni di euro. “Continuiamo a investire nello sviluppo di un centro di produzione e distribuzione di qualità nel mercato asiatico”, ha commentato Giuliani, “in partnership con professionisti locali di talento che condividono le nostre idee e il nostro impegno verso l’industria del risparmio gestito. La jv tra Azimut e Sinopro combina le caratteristiche fondamentali per dar vita a una realtà di qualità e di successo nella consulenza finanziaria a Taiwan. In futuro contiamo di poter utilizzare l’esperienza taiwanese anche in altri mercati asiatici, dove l’industria della consulenza finanziaria deve ancora sviluppare un approccio professionale”. Non solo Estremo Oriente. A gennaio risale la nota dalla
quale si è appreso che Azimut e Global Yatirim Holding, finanziaria di partecipazioni turca quotata, “hanno deciso di rafforzare la loro collaborazione nella joint venture nell’industria del risparmio gestito in Turchia”. Un Paese dove il gruppo ha fatto tappa, con giornalisti al seguito, a settembre, quando ha annunciato la partnership. “In Turchia”, ha spiegato in quell’occasione a BLUERATING Giorgio Medda, ceo di Azimut per il mercato turco, “entro quattro anni miriamo a realizzare masse per 350 milioni di euro”. Ma è stato subito chiaro che per Azimut la Turchia rappresentava solo un tassello. “Stiamo guardando ad altri Paesi come la Russia e l’India”, ha confidato Giuliani durante lo stesso evento a BLUERATING. Un risiko che comprenderebbe anche il Sud America con Paesi come Brasile, Perù, Colombia e Cile. In una parola, emergenti. E gli altri gruppi specializzati nella gestione del risparmio e nella distribuzione come si stanno muovendo? Mediolanum, la macchina da guerra avviata oramai più di trent’anni fa da
family banker”. Poi c’è l’Irlanda, con Mediolanum International Life Limited, Mediolanum International Funds Limited e Mediolanum Asset Management Limited. La prima nasce nell’agosto del 2001 con all’acquisizione da parte del gruppo Mediolanum di Western International Life Insurance Company Limited, che dopo ha cambiato nome in Mediolanum International Life. La sua attività principale si focalizza sulla creazione di prodotti di diritto irlandese e in parti-
Azimut va in Asia e non soltanto. Mediolanum e Banca Fideuram in vari Paesi europei. Mentre qualcun altro dice: per ora è meglio sviluppare il business solo nella Penisola Ennio Doris, è presente in Spagna con Banco Mediolanum. Nata nel 1983 come società di gestione di fondi comuni, è diventata banca nel 1989. Nel 2000 è entrata nel gruppo Mediolanum, che così ha introdotto in Spagna il modello di banca multicanale basato sulla figura del family banker. Un’altra realtà è Bankhaus August Lenz, banca privata di Monaco di Baviera che si è sempre rivolta a una clientela privata e alle aziende attive nel territorio bavarese. Dal 2001 appartiene a Mediolanum e dal dicembre del 2002 opera attivamente attraverso quella che il gruppo italiano definisce “una vasta gamma di prodotti bancari e finanziari, la multicanalità integrata e una rete di
colare di polizze vita, distribuite poi sul mercato europeo tramite le filiali di Italia, Spagna e Germania. Offre prodotti index linked e unit linked. Mediolanum International Funds Limited è nata nel 1997 in Irlanda ed è una delle “fabbriche” del gruppo: si occupa della produzione e del confezionamento di fondi comuni d’investimento distribuiti in diversi Paesi europei. In particolare, è specializzata nella produzione di fondi d’investimento di tipo “umbrella”, come Top Manager Funds e Defender Funds, e di fondi di fondi, come Portfolio. Mediolanum Asset Management Limited ha visto la luce nel 1999 sempre in Irlanda ed è diventata sgr nel novembre del 2000. Cura parte della
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STRATEGIE A CONFRONTO Le notizie sulle aziende le trovi su www.bluerating.com
gestione dei fondi di d i r i t t o irlandese commercializzati dal gruppo Mediolanum e in particolare svolge attività legate alla consulenza finanziaria delle società del gruppo, alla tesoreria per le società irlandesi, alla strutturazione di prodotti assicurativi e all’investment manager per diverse tipologie di prodotti. Chiude il cerchio il Lussemburgo con Gamax Management Ag. Rilevata nel 2001 con il gruppo Gamax, è specializzata nella produzione di fondi comuni, che commercializza nel mercato tedesco e austriaco. Banca Generali, dal canto suo, si pone come una rete italiana e la sensazione è che sia molto concentrata a far bene qui nel nostro Paese. Discorso analogo per Fineco, che sta lavorando per crescere lungo la Penisola. Stando al bilancio consolidato del 2012, Banca Fideuram è presente all’estero ma principalmente con realtà connesse all’asset management. Le attività del gruppo sono in Lussemburgo da oltre 40 anni e sono aumentate nell’ultimo decennio in Irlanda. Fideuram Bank (Luxembourg) custodisce oltre 30 miliardi di euro di masse, facenti capo ai fondi di diritto lussemburghese del gruppo. La banca
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opera attraverso una “selezionata e capillare” rete di corrispondenti nel mondo, svolgendo anche la fun-
supporto tecnologico e organizzativo a favore delle consociate estere, attraverso servizi informatici e amministrativi.
zione di agent per l’attività di securities lending sul portafoglio. Sempre per conto dei fondi lussemburghesi, da segnalare la prestazione di servizi di tesoreria e gestione della liquidità e di global sub-custodian, questi ultimi a favore del fondo irlandese del gruppo. La banca svolge infine una funzione di
Fideuram Gestions è la società di gestione dei fondi comuni di diritto lussemburghese Fonditalia, Interfund Sicav e Fideuram Fund collocati da Banca Fideuram e Sanpaolo Invest. Si occupa della costituzione, della direzione, dell’amministrazione e del calcolo del valore netto d’inventario, nonché del controllo dei rischi collegati alla gestione dei portafogli dei fondi. Al 31 dicembre 2012 i patrimoni in gestione, ripartiti globalmente in 116 comparti, erano pari a circa 32 miliardi. Sanpaolo Invest (Ireland), poi, è la società di gestione del fondo comune di investimento armonizzato Ucits IV di diritto irlandese Ailis Funds (già Sanpaolo Invest Funds), collocato da Banca Fideuram in qualità di distributore e da Sanpaolo Invest sim come sub-distributore. Le
masse gestite al 31 dicembre 2012 risultavano pari a circa 523 milioni. Fideuram Asset Management (Ireland) anche nel 2012 è stato il gestore delegato di prodotti collettivi di risparmio promossi dalle società estere e di prodotti istituiti dalle compagnie di assicurazione del gruppo Banca Fideuram. Nell’anno è proseguita l’attività di lancio di nuovi comparti dati in sub-delega di gestione a società internazionali, cosa che ha avuto un effetto positivo sulla raccolta: le masse gestite sono aumentate dai 33,6 miliardi di inizio anno ai 34,9 miliardi al 31 dicembre 2012. Infine, in Francia è gestita una parte dell’attività di tesoreria e finanza del gruppo. Tale attività spetta alla controllata Euro-Trésorerie che, a fine dicembre, aveva un portafoglio titoli pari a circa 1,5 miliardi di euro. Una faccenda a sé sono le altre due grosse reti che operano in Italia: Allianz Bank FA e Finanza & Futuro. Entrambe oggi sono incastonate nel tessuto di due colossi globali - Allianz nel primo caso, Deutsche Bank nel secondo - e possono monitorare quanto si muove tra le piazze internazionali dal loro differente osservatorio e continuando a fare numeri interessanti al di qua delle Alpi.
L’OPINIONE DEL SUPERCONSULENTE
A ciascuno il suo pricing nell’asset management di Massimo Arrighi* Prima scena: siamo in banca, un piccolo risparmiatore allo sportello decide di accantonare cento euro al mese in uno dei piani di investimento disponibili. Seconda scena: un giovane rampante imprenditore riceve in ufficio il suo promotore finanziario. Vuole capire con lui come riuscire a risparmiare abbastanza per comprare tra cinque anni un attico in centro, senza troppe rinunce. Terza scena: un libero professionista, nel salotto di casa, discute con il suo agente assicurativo di fiducia le opzioni per garantirsi un buon vitalizio durante gli anni della pensione. Cambia tutto: le storie personali, gli obiettivi, le cifre e i profili di rischio. Esiste però un comun denominatore tra questi esempi: in tutti i casi, il risparmiatore paga allo stesso modo per il servizio ricevuto. Ovvero: versa commissioni di uno o più tipi (d’ingresso, di performance, di gestione), che di
Anche in Italia i costi per i clienti andrebbero concepiti con logiche di quantità e qualità norma vengono direttamente decurtate dal valore lordo delle somme gestite dagli intermediari. Si tratta di un modello di pricing notoriamente non trasparente, che penalizza la professionalità dell’intermediario e che limita la possibilità di sviluppare modelli di servizio differenziati. A parità di sforzi, si servono clienti con caratteristiche ed esigenze diverse. Ne risulta che la remunerazione - o il costo per il cliente, l’altra faccia della stessa medaglia - non è proporzionale. Un’aberrazione, in logica di mercato. Per gli intermediari, rappresenta un’allocazione poco efficiente della risorsa tempo, preziosa e scarsa. Per i clienti, soprattutto i più sofisticati, il rischio
Massimo Arrighi
è quello di non ricevere un servizio adeguato nei tempi e nei contenuti attesi. Non è così sempre e ovunque, lo sappiamo. La “solita” best practice Merrill Lynch, una delle maggiori realtà americane della consulenza finanziaria - dunque mondiale - ha già segmentato da tempo la clientela per dimensioni e caratteristiche del portafoglio. Con servizi e prezzi diversificati. Per esempio, per chi ha meno di 50mila dollari c’è a disposizione una piattaforma web e un call center; fino a 100mila
dollari, la consulenza telefonica è proattiva, con chiamate periodiche al cliente due o tre volte l’anno; il servizio personale, con promotore, inizia sopra i 100mila dollari di gestito (da notare che, al di sotto di questa soglia, non c’è remunerazione per il promotore che ingaggi un nuovo cliente). E via così. Col crescere del patrimonio, salgono progressivamente anche l’impegno, le risorse e le competenze messe a disposizione dell’investitore. Naturalmente, a ogni scaglione successivo cambia anche il modello di pricing. Un sistema che, nel complesso, genera benefici per tutti i clienti, perché efficiente e personalizzato quanto e dove necessario. Se vogliamo dirci un Paese pienamente avanzato, anche dal punto di vista finanziario, i tempi devono diventare maturi perché anche in Italia i costi per i clienti del risparmio siano concepiti con logiche di differenziazione qualitativa e quantitativa. Questo contribuirebbe a un salto culturale non più rimandabile per l’industria, oltretutto in linea con i princìpi, sempre più stringenti, delle normative comunitarie di prossima applicazione. *partner AT Kearney
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Il ministero del Tesoro ha aperto i cantieri per un solo Organismo
Ora è unione di fatto tra gli advisor italiani di Maria Paulucci Se l’inizio della rivoluzione ha una data, è forse il 15 giugno 2013. È nella mattinata di quel sabato che Assoreti ha tenuto a Stresa il suo convegno annuale. Tema: gli Organismi. Il convegno ha di fatto aperto la strada all’unione fra l’Organismo per la tenuta dell’Albo dei promotori finanziari - che poi è l’Apf esistente - e quello dei consulenti indipendenti, in attesa di nascere da qualcosa come cinque anni. A dare voce alla svolta nel corso del convegno è stato, come ha riferito il giornale online BLUERATING, Alessandro Rivera, dirigente generale del ministero dell’Economia. In un intervento a braccio, Rivera ha fatto sapere che il ministero del Tesoro e la Consob hanno avviato un tavolo comune per decidere come dare vita a un unico Organismo. Un’esigenza tanto più urgente quanto più, come ha dichiarato l’alto dirigente del ministero, è
Marco Tofanelli
“imbarazzante” il ritardo nell’avvio dell’Organismo per la tenuta dell’Albo dei consulenti indipendenti, che si scontra con oggettivi problemi di finanziamento, considerato il basso numero atteso dei potenziali iscritti (si ipotizzano poche centinaia, n.d.r.). Un Organismo unico per promotori finanziari e consulenti, dunque, dotato della natura giuridica di ente privato, con una governance chiara verso gli associati, che dia all’autorità competente - ossia la Consob - poteri penetranti sull’Organismo stesso ma che assuma quei poteri di
vigilanza e sanzionatori oggi di competenza proprio della Consob. “Sono importanti riconoscimenti, istituzionali e di mercato, quelli arrivati dalle
Anche Nafop promuove il registro unico per gli operatori finanziari Nafop accoglie positivamente la discussione che il ministero dell’Economia ha avviato con la Consob sulla possibilità di accorpare sotto un unico Organismo i promotori finanziari e i consulenti indipendenti. L’associazione ha ribadito a BLUERATING che crede possa essere “una strada percorribile in tempi abbastanza rapidi, ovviamente garantendo che ciascuna delle due figure professionali risponda alla sua normativa di riferimento e mantenga le peculiarità che la caratterizzano, senza che venga ingenerata confusione agli occhi dei risparmiatori”.
L’Anasf deve farsi carico di coinvolgere i pf e le altre associazioni di categoria
La professione è cambiata e il contratto la seguirà di Angelo Cerea* Un merito va dato ad Anasf: con il solo annuncio di un contratto unico nazionale per i promotori, ha gettato una pietra nello stagno increspandone l’acqua con cerchi sempre più larghi, che vanno a toccare gli interessi dei promotori finanziari e delle società mandanti. Di fatto, si è aperto un dibattito interessante per la categoria e sarebbe bene che i colleghi facciano sentire le loro opi-
nioni. Credo che i promotori siano degli imprenditori e come tali hanno la necessità di dover lavorare in un mercato con pochi vincoli inutili e un forte elemento concorrenziale. La concorrenza ha il pregio di far emergere i più bravi, i più competenti, i più preparati. Con l’evidente vantaggio per il cliente/risparmiatore. È forse giunto il momento che i singoli pf - e la categoria nel suo insieme - si rendano conto di essere imprenditori e ini-
autorità”, ha detto al mensile BLUERATING Marco Tofanelli, segretario generale di Assoreti. “Da un lato si riconosce la capacità delle associazioni private di avere ben operato e, quindi, di essere capaci di accogliere la vigilanza su un settore fondamentale del risparmio. Dall’altro, si chiarisce che sono finalmente superati i vecchi schemi giuridicoconcettuali per cui il promotore era confinato nel ‘door to door selling’, riconoscendone l’attività di consulente delle famiglie italiane”. @mariapaulucci1
zino a comportarsi come tali, rapportandosi con le aziende alla pari. Perché sono attori dello stesso business e non può esserci la “consulenza e collocamento fuori sede” senza i promotori finanziari, così come non possono svolgere la loro attività i pf senza un mandato o un incarico da un intermediario autorizzato. Una novità potrebbe essere rappresentata da un nuovo percorso che la parte dei promotori, attraverso le associazio-
ni di categoria o altre forme di rappresentanza, ponga in essere con i giusti accorgimenti e gli strumenti più adeguati, per conoscere e magari contribuire alla sostenibilità del “piano industriale” della società mandante. Se tutto questo può essere racchiuso in un “contratto nazionale”, ben venga. Il cliente è sempre più informato e consapevole della possibilità di scegliere il servizio migliore sul mercato. E il promotore è un fidelizzatore. Ora, il contratto d’agenzia mutuato dagli agenti di commercio aveva una logica negli anni Settanta, agli albori della professione, perché per-
Il tetto di Apf ospiterà tutti u
Giurgola Trazza: l’auspicio diventa realtà
Un solo Albo per promotori e consulenti. Fino a poco tempo fa, suonava addirittura azzardato. E invece, anche alla luce dei continui rinvii dell’Albo dei consulenti, in ghiacciaia dal 2008, oggi si va in questa direzione. Con l’Apf, l’Organismo incaricato della tenuta dell’Albo dei promotori finanziari nato nel 2009, che accoglierebbe sotto di sé anche i consulenti. Un disegno non solo possibile ma anche attuabile, dato che la Mifid 2 definisce un ambito della consulenza in cui gli indipendenti - che non possono assolutamente percepire gli “inducement” coabitano con i promotori-consulenti. Un’evoluzione peraltro più volte auspicata dallo stesso presidente di Apf Giovanna Giurgola Trazza, che in diverse occasioni ha incoraggiato una soluzione che “elimini duplicazioni e sovrapposizioni e favorisca sinergie e forme di collaborazione”. Resta da risolvere il nodo della vigilanza, al momento ancora in capo alla Consob.
metteva alla “categoria” di essere “riconosciuta” giuridicamente. Oggi, i promotori finanziari hanno un loro Albo e sono riconosciuti dalle istituzioni e svolgono questa professione da oltre 35 anni. È quindi evidente che c’è la necessità di verificare se il “con-
Angelo Cerea
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L’Albo condiviso? Un arricchimento per chiunque
Molti benefici per il risparmio di Massimo Scolari* Dopo la lunga attesa, la recente presa di posizione da parte del ministero dell’Economia ha aperto la strada a una soluzione per la nascita dell’Albo dei consulenti. Il quale verrebbe istituito nell’ambito dell’Albo dei promotori finanziari opportunamente potenziato al fine di poter svolgere anche funzioni di vigilanza. La soluzione proposta - alla quale, occorre ricordare, Assoreti ha contribuito in modo significativo - non è solo un provvedimento di buon senso, ma è anche un passo importante per rafforzare l’intera categoria dei promotori e dei consulenti e la protezione degli investitori. È una soluzione di buon senso perché, com’è noto, l’avvio di un Albo dei consulenti è stato impedito in questi anni anche da difficoltà di natura finanziaria, non essendo nota, per definizione, la numerosità delle platea dei soggetti interessati. La collaborazione con Apf è quindi una soluzione
tratto” sul quale è costruito “l’incarico d’agenzia” è ancora coerente con la nostra attuale professione. In conclusione, trovare la “quadra” di un tema così conflittuale è piuttosto complesso, gli attori presenti sono molti, dal singolo promotore finanziario alle associazioni di categoria Anasf, Assoreti e Abi. L’Anasf, alla quale delego come associato la tutela dei miei interessi, deve farsi carico di coinvolgere i singoli promotori finanziari e le altre associazioni di categoria Assoreti e Abi, appunto al fine di trovare una “soluzione comune” al rinnovamento del contratto di categoria. *promotore finanziario
Massimo Scolari
pratica che consente di minimizzare i costi di avvio. Ma, come si diceva, non è solo questo. Se si osserva la questione dal punto di vista degli investitori, la presenza di diversi Albi e professioni non va nella direzione di garantirne la doverosa protezione. Gli investitori devono infatti poter sapere, con relativa semplicità, che
il soggetto con il quale sono entrati in contatto è un professionista abilitato a svolgere la sua attività e che è vigilato da un Organismo investito dei necessari poteri di sorveglianza e sanzionatori. L’unificazione dell’Organismo di gestione degli Albi dei promotori finanziari e consulenti non significa naturalmente attenuare le differenze che esistono tra i due soggetti: i primi svolgono la loro attività in base a un mandato ricevuto da un intermediario, i secondi sono indipendenti. Ne discende un’articolazione differente dei modelli di servizio, in particolare della consulenza finanziaria, che tuttavia devono essere tutti conformi alle disposizioni comunitarie e nazionali in materia. Ed è bene che tra questi soggetti si sviluppi sul mercato una sana concorrenza, che prevedibilmente porterà un arricchimento di entrambi a beneficio dei risparmiatori. *segretario generale Ascosim
IL NEOPRESIDENTE Come cambia il private banking di Maurizio Zancanaro*
La volatilità dei mercati e il livello crescente di competizione rappresentano due forze critiche che stanno influenzando profondamente il settore private non tanto in termini di variazione delle quote di mercato dei singoli operatori, peraltro sostanzialmente stabili negli ultimi anni, ma nel tipo di servizio di consulenza alla gestione degli asset finanziari e reali delle famiglie private che si sta sviluppando. Mentre in passato si è assistito a un trend evolutivo simile per tutti gli operatori private, oggi il focus è sulla differenziazione. Interpretazioni diverse del servizio di private banking per clienti private con caratteristiche ed esigenze differenti e portati oggi a scegliere l’offerta che meglio si sposa con le loro aspettative. In questo senso vanno letti i nuovi segnali di sinergia tra servizio private e corporate, tra private e asset management, tra private e mondo assicurativo danni. Le strutture di private banking dovranno affrontare la ridefinizione del loro modello di business e della loro value proposition in un contesto normativo in piena evoluzione tra Basilea 3, che avrà l’obiettivo di migliorare i requisiti patrimoniali degli istituti di credito, e Mifid 2, che rivedrà le modalità con cui erogare la consulenza in materia di investimenti al cliente finale. In particolare, ciò impatterà soprattutto sull’implementazione delle strategie integrate tra private e corporate nella gestione del clienteimprenditore. Un compito importante in quanto il 39% della ricchezza private deriva proprio dal lavoro imprenditoriale e l’industria private giocherà un ruolo fondamentale nel sostegno all’economia reale. L’obiettivo delle strutture di private banking nel prossimo futuro sarà strutturare la loro offerta in modo da essere di supporto al miglioramento dei requisiti patrimoniali del gruppo, garantire flussi di liquidità adeguati tali da poter essere di sostegno all’impresa e infine continuare il miglioramento della qualità del servizio “core”, cioè quello della consulenza per la pianificazione finanziaria e patrimoniale del cliente. *presidente Aipb-Associazione italiana private banking
IN BREVE l OAM l ASSOGESTIONI Solo 18 promotori alla prova per l’iscrizione Da metà giugno le società di gestione nell’elenco degli agenti in attività finanziaria hanno nuove regole: 12 mesi per adeguarsi Sono stati 18 i promotori finanziari che giovedì 27 giugno hanno partecipato alla sessione d’esame indetta dall’Oam e riservata appunto ai soggetti iscritti all’Albo dei promotori finanziari. I risultati sono stati pubblicati sul sito dell’Organismo incaricato della tenuta degli elenchi degli agenti in attività finanziaria e dei mediatori creditizi, nelle aree private dei rispettivi candidati. Solo i promotori finanziari che hanno superato l’esame, con un punteggio uguale o superiore a 36/60, ora possono richiedere l’iscrizione all’Oam. Cambiano le regole per le società di gestione del risparmio. Qualche giorno fa il sito web di Assogestioni ricordava che venerdì 14 giugno sarebbe entrato in vigore il provvedimento dell’8 maggio 2012 con le modifiche al regolamento sulla gestione collettiva del risparmio. Previsto comunque un regime transitorio, in base al quale gli oicr istituiti prima dell’entrata in vigore del nuovo regolamento hanno 12 mesi di tempo per conformarsi alle ultime disposizioni.
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Vontobel crede nell’area della moneta unica
Il vento girerà Per gli utili dell’eurozona l’inversione è vicina A cura di Francesca Vercesi Anche se gran parte della zona euro resta nella morsa della recessione, è in atto un lento processo di ripresa economica. La disciplina di bilancio è accettata, le prospettive economiche si sono stabilizzate e le economie dei cosiddetti Paesi periferici stanno dando segni di vita. Secondo Christophe Bernard, chief strategist di Vontobel Group, le azioni dell’area euro hanno ritrovato l’attrattiva dopo anni di sottoperformance. I tassi di interesse sono sotto controllo? Sebbene la situazione economica resti preoccupante, ci sono segni di stabilizzazione. La Bce, con il programma Omt, è riuscita a riportare sotto controllo i tassi di interesse nei mercati obbligazionari chiave di Spagna e Italia: dal luglio del 2012, i rendimenti dei titoli di Stato spagnoli e italiani a scadenza decennale hanno evidenziato una flessione, passando rispettivamente dal 7,6% al 4,3% e dal 6,6% al 4%. Poi gli
Christophe Bernard
squilibri delle partite correnti, elemento centrale della crisi, sono stati affrontati in modo convincente. Alla luce di ciò, cosa mettere nel portafoglio? Noi abbiamo costituito una consistente posizione in azioni dell’eurozona. Dopo che gli analisti hanno corretto al ribasso le stime degli utili societari per quasi due anni, pensiamo che un’inversione di tendenza sia ormai alle porte. La transazione, oltre a ridurre la quota delle liquidità, ha avuto come effetto un
DNCA FINANCE Trassinelli: prendete in considerazione il business delle obbligazioni convertibili
“R
ecuperare fiducia, stare lontano dai beni rifugio, investire su azioni di qualità a un prezzo sottovalutato che paga bei dividendi e, sul fronte obbligazionario, puntare sull’analisi di bilancio degli emittenti sovrappeso della componente mantenendo scadenze brevi per non incorrere nella volatiliazionaria dei nostri portafogli. tà legata all’andamento dei tassi”. È questa la ricetta per un Abbiamo aperto una posizioportafoglio efficiente di Dnca Finance, secondo le parole del ne anche in Russia, dove la managing director Enrico Trassinelli. L’Europa, per l’esperto, valutazione ci sembra molto è il posto dove si possono trovare le maggiori opportunità di interessante. Prevediamo che investimento. “Ai titoli azionari è stato applicato una sorta di in estate la banca centrale sconto politico che deriva dalla crisi del debito sovrano dei decida di tagliare i tassi di Paesi del Sud. Le aziende sono globalizzate, ben gestite e interesse, incoraggiata dalla ben capitalizzate. C’è un potenziale importante di rivalutabassa inflazione e dalla debole zione, è un’opportunità storica. Tra i settori, vediamo bene crescita economica sul le telecom, alcuni petroliferi, farmaceutici e industriali. breve. Sull’obbligazionario europeo, invece, i prezzi e quindi i rendimenti sono davvero poco interesne La leznioz GI: santi e sulle triple A i rischi sono maggiori dei di Allniao asset sicuinrtiellibenefici”. L’unica è investire a fianco della do sto Bce, per esempio su Spagna e Portogallo, non erssii il rischio in mnoon un’opzioe , i in grado, anche sulle brevi scadenze, di “Assum una necessità worth, ceo d arà s Dil nte offrire rendimenti reali positivi. “Meglio gente s a detto Jame Europe, dura 20 h l s ne”. Lo lobal Investor ndra dal 19 a ire però il fronte corporate, con una buona t s G Lo Allianz rganizzato a chi vuole inve oselezione: è meno volatile perché i goverer oo pev l’event a soluzione p ndere consa s nativi si accompagnano ai rischi della s .L pre et cla giugno fruttuoso è gni ass ellio a politica”. Infine, in questa fase è bene o o t d in mo l rischio lega in modo int e la lo d r prendere in considerazione le obbligazioni ir a u t t z s a z e le rdine, n : rare a g e impa la parola d’o convertibili. “Questo è un mercato che vale a s s e t la s E gente. te, è sempre dagli 80 agli 85 miliardi di euro ed è uno dei . n e me icar diversif pochi al mondo che non è in bolla, nel senso che c’è proporzione tra i flussi che vanno sul mercato e quanto il mercato può ospitare”. Il gruppo sta puntando sul fondo flessibile Dnca Invest Eurose e su Dnca Abbiamo tratto vantaggio Invest Convertibles. In Italia Dnca Finance conta 1,2 miliardalla correzione delle azioni di di euro di masse e accordi con cinque delle principali reti giapponesi, per rafforzare le distributive (Banca Fideuram, Credem, Allianz, Fineco e nostre posizioni su questo Banca Generali) e sul private (Intesa San Paolo PB, Bnl PB, mercato. Cariparma-Crédit Agricole e Banca Leonardo).
Investire sulla volatilità
È nata in Spagna la boutique che riunisce i piccoli asset manager
L’incertezza genera volatilità. La volatilità crea opportunità. Così Bob Jolly, responsabile del global macro della britannica Schroders e gestore del fondo Schroder Isf Strategic Bond, ha introdotto uno speech dedicato agli investitori a Milano.
Le boutique di asset management hanno fondato in Spagna un gruppo di “auto-aiuto” che si pone come principali obiettivi migliorare la competitività nei confronti dei player globali dominanti e promuovere la cooperazione tra boutique per accrescere la loro competitività. Le boutique hanno formato un’associazione, “Il gruppo delle boutique di asset management”, il cui meeting inaugurale è stato guidato da March Gestion de Fondos (la società di asset management della banca privata spagnola Banca March) e supportato da altri partecipanti provenienti da America Latina, Europa e Asia. I membri fondatori del gruppo sono: Bestinver (Spagna), Banif (Portogallo), Lampe (Germania), Banca Sella (Italia), Mutuactivos (Spagna), Corpbanca (Cile), Banca March (Spagna) e Gbm (Messico). Dopo aver approntato la parte organizzativa del gruppo, adesso si cercano altri associati.
Cosa attenderci ora? La compressione degli spread e il carry trade sono un gioco pericoloso. Mi riferisco a quello iniziato dentro l’eurozona per opera degli operatori finanziari europei, banche in testa, lucrando sui differenziali di rendimento dei Paesi dopo l’inizio della crisi dello spread,
quindi dal 2007, grazie al programma di liquidità a basso costo della Bce. Ora è tempo di darsi una mossa. La cosa che emerge più prepotentemente è che sta crescendo la divergenza tra Stati Uniti ed Europa, a cominciare dal credito. Cosa serve all’economia? Ricapitalizzazione delle banche, risanamento dei bilanci delle famiglie, politica monetaria accomodante, fiducia, tasso di cambio competitivo e politica fiscale anticiclica. Quanto ai portafogli? La debolezza della crescita e le politiche monetarie
espansive suggeriscono uno scenario di bassi tassi di default, ma gli spread reagiscono al contesto di rischio. Meglio dare una maggiore enfasi sulla selezione dei titoli piuttosto che sul beta puro. Bene sfruttare le valute, che fungeranno da meccanismo di trasmissione per gran parte degli squilibri. Il processo di deleveraging bancario, poi, porterà a un equilibrio dei differenziali di rendimento maggiore che in passato: meglio restare investiti. Non mancheranno infine le opportunità di lungo periodo nel debito asiatico ed emergente. Queste vanno colte, stando però attenti alla volatilità.
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Il numero uno rivela: perché puntiamo sul mercato italiano
Oddo a tutto campo
ASSET MANAGER Gli aggiornamenti su www.bluerating.com
Il gruppo francese sta preparando lo sbarco a Singapore A Parigi, nel quartier generale di Oddo & Cie., BLUERATING ha intervistato il numero uno del gruppo, Philippe Oddo, membro di una famiglia che da cinque generazioni opera nel risparmio gestito. Quali sono le strategie di espansione all’estero? Prima di tutto comincerei con il dare qualche numero sul gruppo. Ci sono tre punti importanti che vorrei sottolineare. Prima di tutto, siamo una società che ha una lunga storia. Inoltre, è importante che si sappia che il gruppo è di proprietà delle persone: della mia famiglia ma anche delle persone che lavorano all’interno del gruppo. Sono 250 le persone che possiedono
Paese dove ci sono molte società a conduzione familiare. Come del resto in Germania.
Philippe Oddo
circa il 30% del capitale. Noi siamo la prova che le compagnie europee a gestione familiare come la nostra possono fare meglio degli altri sul lungo periodo. Questo è tra l’altro uno dei motivi per cui siamo molto interessati all’Italia. È un
alla mia Tornando domanda, cosa ci dice? Stiamo aprendo un ufficio a Singapore, abbiamo una piattaforma in Tunisia, una piccola piattaforma a Dubai, una piattaforma negli Stati Uniti, a New York e soprattutto abbiamo un ufficio in Italia che sta crescendo molto rapidamente e che sta guadagnando la fiducia degli investitori, abbiamo un ufficio in Svizzera e uno in Germania. Inoltre abbiamo una partnership con un broker cinese. Senza considerare l’esperienza che abbiamo in Francia e in tutta Europa.
Top Advisor, i due favoriti Sono trascorsi quasi due mesi dall’inizio del concorso Top Advisor, lanciato da Pictet in collaborazione con Fida. E anche se la gara è ancora aperta, la situazione inizia a delinearsi. I due dei parteci-
C
arlo Benfatto, 48 anni, promotore finanziario dal 1999, dallo stesso anno è operativo per conto di Fineco. Ha conseguito la certificazione Efpa nel 2009. u “Ho scelto di avere una gestione dinamica. E la strategia ha dato i suoi frutti. Infatti la decisione di restare conservativo nel primo mese è risultata azzeccata”. u “Conosco Pictet e i suoi fondi da qualche anno. Ho selezionato inizialmente i fondi Pictet Chf Bond, Short Money Market Chf, e Absolute Return Global Conservative. Qualche giorno fa, però, ho effettuato uno switch in fondi più aggressivi: Latin American Local
L’internazionalizzazione è una chiave fondamentale del nostro business: noi investiamo il 20% del nostro fatturato in ricerca e tecnologia. Miriamo a portare la nostra esperienza europea ai clienti, individuali e istituzionali. Ci vuole dare qualche numero sulla sua società? Noi gestiamo 23 miliardi di asset, circa 430 milioni di equity. L’anno scorso abbiamo avuto un profitto netto di circa 15 milioni di euro. Circa mille persona lavorano all’interno del gruppo. Ci vuole parlare più in dettaglio della strategia di Oddo come compagnia? La nostra strategia è “chi prima di cosa”. Per essere
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abrizio Ronchi, 38 anni, dopo una lunga esperienza nella pubblica amministrazione, da tre panti che al momento sono in mente in testa nella sua cate- sono ceo di un’azienda privatesta - rispettivamente nella goria con una performance ta che opera nel settore del management. categoria “promotori finan- dello 0,56%, e FabrizioR, il cui facility ziari” (classifica rendimento) e vero nome è Fabrizio Ronchi, u “Non sono un investito“investitori privati” - sono investitore privato, in prima re fai da te e per la gestione “cbenfatto”, alias Carlo posizione con una performan- dei risparmi mi avvalgo di un promotore finanziario. Ho Benfatto, pf di Fineco attual- ce del 2,56%. scelto di investire in yen. Le esperienze passate mi Chi sono i concorrenti? hanno fatto capiQuali sono state le loro mosse? re che in finanza Quali fondi Pictet hanno selezionato non esistono
e perché? Li conoscevano già? Qual è la loro view sui mercati? E cosa direbbero se dovessero dare agli altri candidati in gara un consiglio sui portafogli?
Currency, Pictet E m e r g i n g Corporate Bond, Russian Equity. Avevo già usato alcuni di questi in passato”. u “Sarà un periodo piuttosto volatile, con vuoti d’aria e veloci cambi di direzione. Nel medio-lungo periodo sarà utile stare corti di duration e cominciare a esporsi gradualmente in asset reali (azioni, commodities, immobiliare)”.
u “Quando si pianifica si ha un obiettivo diverso rispetto a una performance assoluta da realizzare in 3, 6, 12 mesi. Questo sarà un anno particolare e chi vincerà questo concorso sarà la persona più abile a seguire e a capire quando ci saranno i risk off e i risk on”.
pasti gratis e quando ho letto che gli operatori davano per scontato un rialzo della Borsa giapponese e una svalutazione dello yen mi si sono drizzate le antenne. Una scelta così coraggiosa l’ho azzardata solo per questo concorso e non sui miei risparmi”.
esperti di mercati è necessario avere i migliori esperti di mercato, i migliori sales, i migliori nella ricerca: in poche parole, le migliori professionalità. Per questo abbiamo affidato parte del capitale alle persone che lavorano in Oddo, per farle sentire parte del processo decisionale. Noi abbiamo un processo decisionale che coinvolge tutti: tutti fanno parte del processo e hanno un ruolo ben definito. Ha in programma di assumere altro personale? Noi siamo sempre alla ricerca di nuovo personale. Persone che incarnino il nostro stesso spirito e che sappiano essere parte di un team. Siamo sempre alla ricerca di nuovi talenti. u “Ho selezionato il Pictet Short Term Money Market JPY, l’Eur Government Bonds e l’Eur Short Mid-Term Bonds. Uso i fondi Pictet da qualche anno e in particolare l’Emerging Local Currency mi ha dato finora molte soddisfazioni”. u “La tempesta perfetta sembra ormai aver perso di intensità e le previsioni di crescita di Stati Uniti e Paesi emergenti potrebbero rappresentare un buon traino anche per il quadro europeo, nonostante i Paesi periferici ancora un po’ zoppicanti. Ma forse è meglio se rivolgete questa domanda ai vostri economisti”. u “Dopo essermi bruciato con un titolo obbligazionario andato in default (Cerruti), ho sposato il risparmio gestito. È indiscutibile che a momenti positivi seguano sempre periodi negativi, come quello che stiamo vivendo attualmente, tuttavia l’elevata diversificazione che un fondo comune d’investimento offre mi permette di vivere serenamente anche queste fasi”.
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Saint-Georges (Carmignac): modello Giappone per l’Europa
Il mercato adesso si aspetta riforme A cura di Francesca Vercesi Dall’estate del 2012 l’abbondanza di liquidità, l’allontanamento del rischio sistemico e la percezione di un lieve miglioramento economico negli Stati Uniti, a vantaggio esclusivo del resto del mondo, hanno sostenuto i mercati azionari. Malgrado il rischio di politiche monetarie più restrittive sia citato di frequente, i timori dei mercati sono placati dalla constatazione che la minaccia inflazionistica si sta allontanando. Ma ci sono da tenere d’occhio anche Giappone ed Europa. Ne parliamo con Didier SaintGeorges, membro del comitato di investimenti di Carmignac. Il governo di Abe è oggi costretto a una politica di rilancio radicale perché per 15 anni il Giappone ha lasciato ristagnare la sua economia e aumentare il debito pubblico. E l’Europa? Deve affrontare lo stesso ostacolo. Gli sforzi degli ultimi quattro anni dei Paesi più deboli hanno avuto il merito di ridurre il deficit di bilancio globale in eurozona. Ma il successo è stato accompagnato da un peggioramento del debito pubblico, salito dall’80 al 90,6% del Pil. L’inasprimento della pressione fiscale su economie sfinite dalla disoccupazione e su un’imprenditoria fiac-
ca è controproducente: è necessario garantire prima la base imponibile su cui fare i prelievi. Peraltro, come per il Giappone negli anni Novanta e per gli stessi motivi, il taglio dei tassi di riferimento non produce effetto sull’erogazione dei crediti, in calo in Spagna dell’8% su base annua e in Italia del 2%. Secondo le
Le migliori opportunità di investimento sono nei titoli nazionali trascurati dal rally. Tra questi, per noi c’è il produttore di elettricità Kansai Electric Didier Saint-Georges, Carmignac
nostre previsioni, mancano ancora almeno 100 miliardi di euro di capitali propri al settore bancario europeo per sperare di veder trasmessa la politica monetaria della Bce all’economia reale. Ci sono due motivi che spiegano la sovraperformance attuale dell’economia Usa rispetto all’Europa: il settore bancario è stato ricapitalizzato molto tempestivamente e i gravosi adeguamenti fiscali sono stati introdotti solo ora, quattro anni dopo l’inizio della crisi, su un’economia ormai in grado di sostenerne il peso. Qual è la cura, dunque? La fiducia. È qui che il Giappone ha fallito nel decennio passato ed è qui che oggi inciampano i governi europei, per mancanza di ambizione. Come
1.241 220 milioni A tanto ammonta il patrimonio gestito da Carmignac (in euro)
per esempio in Italia, dove i tentativi di riforma di Mario Monti sono stati bloccati a metà percorso dal ritorno dell’instabilità politica. L’Europa dovrà concentrare i suoi sforzi verso un maggiore coordinamento delle politiche economiche. La terza freccia nell’arco del progetto giapponese, che consiste
professionisti Sono i collaboratori, di cui 15 sono gestori e 11 invece gli analisti
nell’accompagnare gli stimoli di bilancio e monetari con un solido programma di riforme strutturali, è decisiva e dovrebbe essere fonte di ispirazione per i leader europei. E sulle valute? Continuiamo a privilegiare il dollaro Usa. Il mantenimento delle coperture su yen e sterlina inglese ha contribuito alla performance dei nostri fondi, poiché durante il mese passato entrambe le valute hanno continuato a svalutarsi rispetto all’euro. Cosa ci può dire sulle obbligazioni? Manteniamo un’allocazione equilibrata. A maggio abbiamo ridotto la duration della componente obbligazionaria dei nostri fondi, diminuendo l’esposizione
3
alle obbligazioni sovrane Usa, pur mantenendo un’allocazione equilibrata fatta di obbligazioni sovrane dell’Europa meridionale e dei Paesi emergenti e corporate, soprattutto del settore finanziario. Quanto alle azioni, qual è la vostra visione e quali sono, in questo momento, le vostre scelte? Le migliori opportunità di investimento sono nei titoli nazionali trascurati dal rally. Tra questi, abbiamo introdotto nei fondi Carmignac Patrimoine e Carmignac Investissement il produttore di elettricità Kansai Electric, che dovrebbe trarre vantaggio dal riavvio degli impianti nucleari giapponesi. E mentre l’inflazione globale prosegue con un costante declino, abbiamo rafforzato nei nostri portafogli l’esposizione agli high yield, che offrono una buona visibilità. In quest’ottica, abbiamo aperto posizioni nella società farmaceutica Novartis o nel produttore di birra Sab Miller. Per finire, abbiamo completato in modo selettivo le posizioni negli Stati Uniti o in alcuni Paesi emergenti, integrando così durante il mese il gruppo diversificato turco Sabanci.
filiali Sono in Lussemburgo, Germania e Italia. Due uffici a Madrid e Londra
Didier Saint-Georges
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L’industria del risparmio a maggio ha stabilito un nuovo record
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INDUSTRIA DEL RISPARMIO I numeri e gli aggiornamenti su www.soldiweb.com
Pazzi per il gestito Afflussi per 8,7 miliardi di euro, dai 6,9 del mese di aprile Mai così alta in 14 anni la raccolta messa a segno a maggio dal settore italiano del risparmio gestito. Complice l’ulteriore accelerazione delle sottoscrizioni di fondi aperti, l’industria ha chiuso il mese con afflussi per 8,7 miliardi di euro, contro i 6,9 miliardi di aprile. Per trovare un dato più alto, segnala Assogestioni nella sua mappa mensile del risparmio, “occorre tornare al 1999 quando, nel corso dello stesso mese, la raccolta era stata pari a 11 miliardi”. Il totale dall’inizio del 2013 arriva così a sfiorare i 36 miliardi di euro, mentre il patrimonio gestito sale a 1.264 miliardi di euro. “Nonostante la capacità di risparmio delle famiglie non sia in ripresa, come evidenziano i più recenti dati nazionali, evidentemente l’allentamento delle necessità di funding delle banche e un maggior dinamismo delle politiche commerciali delle sgr stanno dando i loro frutti”, ha osservato Alessandro Rota, direttore ufficio studi di Assogestioni, commentando i dati. Protagonisti dell’exploit di maggio sono stati, come accennato, i fondi aperti, che da soli hanno raccolto 8,9 miliardi di euro contro i 5,4 miliardi del mese precedente. Considerando anche il contributo
dei fondi chiusi (3 milioni di euro), la raccolta totale delle gestioni collettive si è portata così a un passo dagli 8,9 miliardi, mentre il patrimonio ha toccato i 568 miliardi di euro, il 45% degli asset totali in mano al settore. Analizzando più nel dettaglio il comparto dei fondi aperti - dove i prodotti di diritto estero hanno raccolto 6,3 miliardi di euro e quelli di diritto italiano 2,5
1999
1.264 mld €
36 mld €
8,9 mld €
È l’anno a cui bisogna tornare per avere una cifra più alta.
Il totale che ha raggiunto il patrimonio gestito.
A tanto ammonta la raccolta dall’inizio dell’anno.
Il risultato di maggio dei fondi aperti, protagonisti assoluti dell’exploit.
L’EVOLUZIONE DELLA RACCOLTA NETTA 9.000
8.703
7.252 6.901
Dati in milioni di euro. Fonte: Assogestioni
miliardi - si evidenzia come i risparmiatori abbiano prediletto le categorie degli obbligazionari (+5,7 miliardi) e dei flessibili (3,6 miliardi), ma anche quelle dei monetari, che hanno incassato 329 milioni di euro tornando in positivo dopo il rosso di 784 milioni registrato ad aprile. Raccolta negativa invece per azionari (-211 milioni), bilanciati (450 milioni), fondi hedge (-76
milioni) e non classificati (-110 milioni). Quanto invece alle gestioni di portafoglio, il mese di maggio si è chiuso in rosso per 178 milioni, per effetto dei forti deflussi registrati dalle gestioni istituzionali (-404 milioni), solo in parte compensati dai 226 milioni incassati dalle gestioni retail. Il patrimonio a fine mese risultava pari a 695 miliardi, il 55% degli asset totali.
I NUMERI DEL RISPARMIO GESTITO RACCOLTA NETTA
PATRIMONIO GESTITO
maggio 2013
aprile 2013
da inizio anno
GESTIONI COLLETTIVE
8.881
5.363
28.192
568.974
45%
559.777
45%
Fondi aperti
8.878
5.367
28.150
526.222
42%
516.896
41%
Fondi chiusi
3
-3
42
42.752
3%
42.881
3%
-178
1.537
7.633
695.423
55%
696.334
55%
226
217
762
95.416
8%
95.077
8%
-404
1.320
6.871
600.006
48%
601.257
48%
8.703
6.901
35.826
1.264.397
100%
1.256.110
100%
GESTIONI DI PORTAFOGLIO Retail Istituzionali TOTALE
maggio 2013
aprile 2013
Dati in milioni di euro. Fonte: Assogestioni - dati a maggio 2013
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Pioneer Investments prima per raccolta Pioneer Investments, società del gruppo UniCredit che ha in Giordano Lombardo (nella foto) il suo deputy ceo e group chief investment officer, ha conquistato il primo gradino del podio per raccolta netta individuale a maggio, secondo gli ultimi dati Assogestioni: le sottoscrizioni nette complessive sono state pari a 2,4
miliardi di euro, attribuibili in larghissima parte (2,3 miliardi per la precisione) ai fondi aperti. Medaglia d’argento invece per il gruppo Intesa Sanpaolo, che ha raccolto quasi 1,6 miliardi di euro grazie soprattutto all’apporto di Eurizon Capital (1,49 miliardi), mentre a chiudere il podio è Franklin Templeton Investments,
ancora primo tra i gestori esteri operativi in Italia, con 1,4 miliardi incassati esclusivamente dai fondi Giordano aperti. All’estremità Lombardo opposta il gruppo Generali, che ha visto defluire 544 milioni soprattutto dalle gestioni di portafoglio istituzionali, il gruppo Montepaschi con -194 milioni e il gruppo Allianz con -134 milioni. La situazione non cambia molto se si considera solo la raccolta dei fondi aper-
ti: Pioneer Investments mantiene il primo posto, Franklin Templeton strappa la seconda posizione e Intesa Sanpaolo è terza con 1,2 miliardi. A registrare i maggiori deflussi Banco Popolare (-131 milioni) e SocGen (-63 milioni). Generali, Intesa Sanpaolo, Pioneer Investments e Mediolanum si confermano infine al top per patrimonio gestito controllano quasi il 60% degli asset del settore.
LA CLASSIFICA PER PATRIMONIO Gruppo
Raccolta netta
Raccolta fondi aperti
Patrimonio gestito
Generali
-344
79
339.610
Intesa Sanpaolo
1.594
1.262
Pioneer Investments
2.427
Mediolanum Am Holding
Raccolta netta
Raccolta fondi aperti
Patrimonio gestito
Veneto Banca
9
2
4.432
238.932
Banca Carige
-13
-9
4.320
2.308
101.879
Ubs
-60
-47
4.017
30
428
43.916
Fondaco
141
76
3.928
205
1.152
42.034
Bny Mellon Asset Management
n.d.
n.d.
3.425
-134
-58
38.547
Dexia
n.d.
n.d.
3.174
Poste Italiane
631
118
37.866
Aberdeen Asset Management
n.d.
n.d.
3.082
Ubi Banca
-25
-26
31.389
Banca Pop. Emilia Romagna
-8
0
2.901
Franklin Templeton Investments 1.357
1.357
29.558
Iccrea
-56
-26
2.877
n.d.
n.d.
1659
6
2
1340
n.d.
n.d.
1184
Allianz
Gruppo
Axa
155
43
25.309
Ing Investment Management
Amundi
103
-2
24.243
Pensplan Invest
Bnp Paribas
293
33
22.373
Janus Capital Group
42
-131
22.360
Consultinvest
19
22
953
Azimut
473
384
20.995
Banca Profilo
11
0
951
Arca
241
241
19.980
Nextam Partners
45
12
941
Jpmorgan Asset Management
792
792
13.549
Hedge Invest
-10
-10
662
Credito Emiliano
-21
-31
12.052
Banca Finnat Euramerica
-2
31
-32
10.592
Banca Del Ceresio
-1
-1
572
Pictet Asset Management
n.d.
n.d.
10.421
Tages
-11
-11
538
Schroders
n.d.
n.d.
10.114
Ing Direct
11
11
529
Deutsche Asset and Wealth Mgmt 274
262
9.271
Pfm
-4
2
524
Fidelity Worldwide Investment
n.d.
n.d.
8.834
Acomea
9
9
502
Invesco
441
441
8.265
Soprarno
-5
-3
498
46
46
8.221
Aviva Investors Global Services
n.d.
n.d.
493
State Street Global Advisors
247
237
7.796
Groupama Asset Management
0
0
303
Banca Esperia
-41
9
7.364
Finanziaria Internazionale
11
-1
275
Societe Generale
-63
-63
7.053
Agora
-1
0
184
-194
0
6.519
Unipol
6
6
139
-14
-15
6.280
Finance Partners
-2
0
96
3
6
6.176
Alpi
4
4
90
53
1
4.942
Banco Popolare
Credit Suisse
Morgan Stanley
Montepaschi Kairos Partners Ersel Banca Sella
618
Dati in milioni di euro. Fonte: Assogestioni - dati a maggio 2013
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bluerating
IN CIFRE
8,7 La raccolta in miliardi di euro registrata da Assogestioni per il quinto mese dell’anno
6,3 È la cifra raccolta a maggio in miliardi di euro dai fondi aperti di diritto estero
2,5 È la cifra raccolta a maggio in miliardi di euro dai fondi aperti di diritto italiano
30.000 I prodotti nel database di BLUERATING liberamente consultabili dagli utenti
56,2% Il rendimento del fondo Pan European Equity Dividend Euro a giugno
47 Le case prodotto ogni mese protagoniste dell’indagine svolta da BLUERATING
TOP FUNDS Trovate tutte le classifiche con i migliori fondi su www.bluerating.com
Sol Levante che passione A cura di Gianluca Baldini È un vero e proprio outsider il fondo che ha realizzato il miglior rendimento a giugno, secondo le rilevazioni degli esperti di BLUERATING. Il Pan European Equity Dividend Euro firmato da Threadneedle ha messo a segno una crescita del 56,2%. Ma la vera parte del leone, a giugno l’hanno fatta i fondi che investono sui titoli azionari giapponesi. Il fondo di BlackRock Japan Value Euro ha infatti distaccato il primo in classifica di un soffio segnando un 55,2% di rendiemento. Medaglia di bronzo, ma al di sotto della soglia psicologica del 50%, per il Legg Mason Opportunity denominato in dollari. Per questo prodotto il rendimento è stato del 48,6%. Punta sempre sull’azionario giapponese il quarto in classifica: il Japanese Eur Hedged Euro di Schroders ha realizzato un buon risultato con il 47,5% di rendimento. In quinta posizione troviamo un prodotto a firma della svizzera Pictet. Il Japanese Equity Selection Euro ha totalizzato un 46,4% distanziando di un non nulla l’Equity Japan Euro di Eurizon Capital (46,4%). Al settimo posto troviamo il Japan Advantage Euro di Fidelity con un 42% di incremento anno su anno. In ottava posizione troviamo il Japanese Value Equity Euro di Invesco. Il prodotto della società americana con sede ad Atlanta ha portato a casa un risultato del 41,8%.
La maggior parte dei fondi con i rendimenti più interessanti a giugno investe sui titoli azionari legati al Giappone
L’ultimo prodotto che può vantarsi di essere nel club dei “40%” è invece il Japanese Equity Euro di Aberdeen che segna un rendimento del 40,5%. Al decimo posto c’è un prodotto a firma di Dexia Asset Management. L’Equities Europe Finance Securities Euro che investe sui titoli finanziari europei a giugno ha messo a segno un +39,7%. Nella classifica dei fondi che non hanno brillato a giugno troviamo Zest Asset Management. Le prime tre posizioni vanno infatti a tre prodotti di questa società: l’Emerging Market Euro che ha perso l’1,4%, il Global Strategy Euro (+1,5%) e l’Active Bond Euro (3,7%). In quarta e quinta posizione troviamo i fondi di Carmignac Gestion con il Capital Plus Euro (4%) e l’Emerging Discovery Euro (4,6%). Sempre in quinta posizione, a pari merito con la francese Carmignac Gestion troviamo il Lof Total Return Bond di Lombard Odier. Sempre nella schiera dei rendimenti a singola cifra c’è il Diversified Income Euro di Reyl Asset Management che ha messo a segno un +6,7%. Risultati non proprio entusiasmanti anche per il Mix 2 Euro della BancoPostaFondi sgr. Insomma anche questo mese, la maggior parte delle case che non hanno puntato sull’azionario giapponese non hanno vinto la loro battaglia a colpi di rendimenti. @gianlucabaldini
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Japanese Equity Euro
40,5%
Azioni Italia Euro
25,0%
Small Cap Euroland Euro
32,5%
Euro Equity Euro
28,4%
American Equity $
31,9%
Previdenza Linea Alta Crescita Euro
22,1%
Us Dynamic Value Euro
30,3%
Azioni Italiane Euro
21,1%
European Equity Euro
19,0%
Formula Eurostoxx 2015 Euro
18,2%
Compass Euro Small Cap Equity Euro
27,3%
American Equity Euro
19,5%
Asian Property Euro
18,7%
Azioni Europa Euro
17,9%
Us Equity Euro
22,0%
Dynamic Multimanager Euro
13,1%
Asian Smaller Companies $
15,7%
Previdenza Linea Crescita Euro
15,5%
S&p 500 Tracker Euro
17,9%
Azioni Internazionali Euro
11,5%
www.aberdeen-asset.it
www.arcaonline.it
www.bnymellonam.com/italia
www.eurosgr.it
Asia Pacifico Euro
28,4%
Pan European Small Cap Euro
32,7%
Euro-Entrepreneurs Euro
Japan Advantage Euro
42,0%
Italia Euro
27,6%
Eurozone Euro
29,2%
Grande Europe Euro
7,2%
Germany Euro
38,7%
Globale Euro
25,7%
Euro Relative Value Euro
28,5%
Investissement Euro
7,2%
Euro Blue Chip Euro
30,1%
Europa Euro
22,9%
Us Small Cap $
27,8%
Emerging Discovery Euro
4,6%
Iberia Euro
30,1%
22,2%
Eurobloc Equity Euro
26,3%
Capital Plus Euro
4,0%
Nordic Sek
America Euro
www.acomea.it
www.axa-im.it
14,7%
www.carmignac.it
28,5%
www.fidelity-italia.it
Obiettivo Europa Euro
25,3%
Trend Italia Euro
28,9%
Small And Mid Cap Germany Euro
37,1%
Alto Azionario Euro
25,3%
Obiettivo Italia Euro
20,4%
Italian Trend Euro
26,3%
Usa Value Euro
32,0%
German Equities Euro
24,4%
Obiettivo Internazionale Euro
17,7%
Patriot Euro
21,1%
Equity Biotechnology Euro
30,3%
Euro Equities Opportunities Euro
19,4%
Obiettivo Cedola Euro
16,0%
Trend Euro
18,4%
Equity Eurozone Euro
27,5%
Alto Obbligazionario Euro
14,7%
Obiettivo Piu’ Euro
15,2%
Long Term Value Euro
18,1%
Small And Mid Cap Europe Euro
22,5%
Absolute Return Credit Strategies Euro
14,0%
www.gestielle.it
www.azimut.it
www.credit-suisse.com
www.bancagenerali.it
Valeurs Durables Euro
26,8%
Azionario Euro Euro
29,7%
Equities Europe Finance Securities Euro
39,7%
Euroland Euro
36,9%
Actions Euro Convinvtions Euro
25,6%
Azionario Internazionale Euro
16,8%
Equities Biotechnology $
31,6%
Pan European Smaller Companies Euro
30,5%
Best Styles Euroland Euro
25,1%
Obbligazionario Giugno 2017 Euro
11,5%
Equities Emu Euro
28,1%
European Growth Euro
24,6%
Euroland Equity Euro
24,8%
Obbligazionario Dicembre 2017 Euro
10,1%
Equities Germany Euro
27,6%
Pan European Equity Euro
23,3%
Adiverba Euro
24,6%
Mix 2 Euro
Quant Equities Emu Euro
25,9%
Asia-Pacific Property Equities Euro
21,7%
www.allianzgi.it
9,7%
www.bancopostafondi.it
www.dexia-am.com
www.henderson.com
Equity Thailand $
33,3%
Japan Value Euro
Deutschland Euro
37,3%
Euroland Equity Euro
Equity Japan Target Euro
31,7%
Japan Small & Midcap Opportunities Euro 55,8%
Top Euroland Euro
26,6%
Asia Ex Japan Equities Smaller Companies Euro 29,4%
Equity Euroland Small Cap Euro
30,7%
European Value $
34,5%
Asian Small/mid Cap Euro
25,1%
Frontier Markets $
25,9%
Equity Us Relative Value Euro
30,7%
European Opportunities Extension Euro
33,9%
European Equities Euro
21,1%
European Equity $
24,5%
Fixeo Vie Euro
26,6%
Euro Markets Euro
33,0%
European Small Cap Euro
20,7%
Euroland Equity Smaller Companies Euro
24,3%
www.amundi.com/ita
55,8%
www.blackrockinvestments.it
www.dws.it
32,4%
www.assetmanagement.hsbc.com
Geo Europa Euro
28,0%
Technologies Euro
32,9%
Equity Japan Euro
46,3%
Banking & Insurance Euro
28,3%
Geo Italia Euro
27,1%
Euro Valeurs Durables Euro
26,4%
Equity Financial Euro
39,6%
Euro Equity Euro
25,6%
Iniziativa Europa Euro
25,4%
Actions Euroland Euro
25,8%
Azioni Pmi Italia Euro
35,1%
Health Care Euro
23,8%
Italia Euro
24,8%
Midcap France Euro
25,2%
Equity Consumer Discretionary Euro
31,2%
Us High Dividend Euro
21,1%
23,6%
Azioni Europa Crescita Euro
23,3%
Equity Pharma Euro
28,9%
Middle East & North Africa Euro
20,5%
Geo Globale Euro
www.animasgr.it
www.bnpparibas-ip.it
www.eurizoncapital.it
www.ingim.com/it
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Japanese Value Equity Euro
41,8%
Challenge Spain Equity Euro
27,8%
Euroland Equity Euro
31,7%
Pan European Equity Dividend Euro
56,2%
Continental European Equity Euro
35,2%
Challenge Pacific Equity Euro
25,9%
European Potential Euro
28,4%
Uk Rni Gbp
45,3%
Pan European Focus Equity Euro
32,4%
Flessibile Italia Euro
25,2%
Italian Equity Euro
26,0%
Global Equity Income Euro
41,1%
Pan European Equity Income Euro
31,7%
Challenge Italian Equity Euro
24,7%
European Equity Value Euro
25,0%
Emerging Markets $
27,4%
Japanese Equity Core Jpy
27,8%
Challenge Financial Equity Euro
22,1%
Azionario Crescita Euro
22,7%
European Select Euro
26,9%
www.invesco.it
www.bancamediolanum.it
www.pioneerinvestments.com
www.threadneedle.it
Global Life Sciences Euro
31,0%
Eurozone Equity $
29,2%
Azionario Europa Small Cap Euro
24,2%
Azioni Italia Euro
27,2%
Us Research Equity Euro
23,6%
Japanese Equity Jpy
24,0%
Azionario Healthcare Euro
21,3%
Azioni Euro Euro
26,0%
Us Venture Fund Euro
23,3%
European Equity $
19,2%
Azionario Europa Euro
19,9%
Azionario Etico Euro
23,0%
Us Risk Managed Core Euro
20,4%
Asian Property Gbp
18,7%
R 305 Non Euro Equities Euro
18,0%
Privilege Euro
18,2%
Us Strategic Value Euro
19,7%
Global Equity Allocation $
18,1%
Azionario Top Dividend Euro
17,7%
Azioni Europa Euro
www.janusinternational.com
www.morganstanley.com/im
www.rcm-international.com/it
17,4%
www.ubipramerica.it
Europe Dynamic Small Cap Euro
35,8%
Harris Associates Concentrated Us Value $ 23,6%
European Equities Euro
28,2%
European Opportunities Unconstrained Euro 31,4%
Euroland Focus Euro
33,1%
Natixis Europe Smaller Companies Euro
23,3%
North American Equities $
19,4%
Biotech $
Europe Equity Plus Euro
32,7%
Harris Associates Global Equity $
23,2%
Elite France-europe Euro
16,3%
Small Caps Europe Euro
27,7%
Global Healthcare $
32,7%
Vaughan Nelson Us Small Cap Value $
22,3%
Emerging Markets Equities $
8,7%
Mid Caps Europe Euro
26,8%
Euroland Dynamic Euro
32,4%
Harris Associates Us Equity Fund Euro
21,5%
Diversified Income Euro
6,7%
Euro Countries Opportunity Euro
26,6%
www.jpmam.it
www.ngam.natixis.com
30,6%
http://www.reyl.com/it
www.ubs.com/it
Opportunity $
48,6%
Us Small Cap $
18,3%
Japanese Eur Hedged Euro
47,5%
Swiss Mid&small Cap Chf
21,8%
Us Small Cap Opportunities Euro
29,2%
Us Large Cap Euro
14,4%
Frontier Mkts Equity $
36,9%
European Mid & Small Cap Equity Euro
19,9%
Us Aggressive Euro
24,4%
High Yield Bond Clp
13,5%
Us Fundamental Value Euro
23,2%
China Equity Euro
Us Large Cap Euro
22,0%
Emerging Markets Equity Euro
www.leggmason.it
European Smaller Companies Euro
34,6%
Us Value Equity $
19,1%
9,4%
Euro Equity Euro
29,9%
Clean Technology Euro
18,1%
6,5%
Uk Smaller Companies Gbp
28,7%
New Power Euro
16,9%
www.nb.com
www.schroders.it
www.vontobel.com
LOF - Golden Age
19,6%
Italian Value Euro
36,1%
Multistock Europe Small & Mid Cap Euro
32,2%
Active High Yield Euro
5,6%
LOF - Europe High Conviction
17,6%
Japan Opportunities Euro
35,7%
Multistock German Value Euro
28,5%
Low Volatility Euro
5,3%
LOF - Convertible Bond
11,1%
European Small&Mid Cap Euro
28,5%
Multistock Biotech $
25,9%
Active Bond Euro
3,7%
LOF - Tactical Alpha
6,6%
European Selection Euro
28,2%
Multistock Euro Large Cap Euro
24,7%
Global Strategy Euro
1,5%
LOF - Total Return Bond
4,6%
Us Value Euro
25,6%
Robecosam Sustainable Healthy Living Euro
24,3%
Emerging Market Euro
www.lombardodier.com
www.oysterfunds.com
- 1,4%
www.zest-management.com
www.swissglobal-am.it
topfunds European Smaller Companies Euro
25,0%
Japanese Equity Selection Euro
46,4%
European Small-Mid Cap Euro
38,3%
European Index Tracker Euro
24,4%
Timber Euro
28,3%
Euroland Euro
34,3%
European Euro
23,9%
Small Cap Europe Euro
26,1%
Global $
30,8%
North American Value Euro
22,7%
Euroland Index Euro
26,1%
European Euro
29,2%
American Euro
22,6%
Equity Value Selection Euro
24,3%
Global Small-Mid Cap Growth $
28,5%
www.mandg-investments.it
www.pictetfunds.it
www.franklintempleton.it
I migliori fondi delle piĂš importanti societĂ di gestione distribuiti in Italia in base alle perfomance annuali rilevate alla fine di ogni mese. Fonte: www.bluerating.com
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2-07-2013
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26 | etfnews
luglio 2013
Da Lyxor un nuovo etf che punta sul Giappone
Filosofia yen Un prodotto concepito per esporsi al Topix A cura di Ettore Mieli Ha debuttato venerdì 28 giugno su Borsa Italiana un nuovo exchange traded fund emesso da Lyxor: si tratta del Lyxor Ucits Etf Japan (Topix) - Daily Hedged, un prodotto concepito per esporsi all’indice azionario giapponese Topix con, al contempo, un’accurata copertura del rischio di cambio tra euro e yen su base giornaliera. “La metodologia di copertura giornaliera del tasso di cambio risulta più precisa rispetto alla tradizionale metodologia mensile”, ha sottolineato il manager Marcello Chelli, referente per i Lyxor Etf in Italia, evidenziando che sta crescendo la sensibilità degli investitori verso il rischio di cambio anche alla luce del fatto che, in un solo anno, l’indice azionario sul Giappone con la copertura del tasso di cambio fra euro e yen ha sovraperformato di quasi il 30% il medesimo indice senza copertura del tasso di cambio. Il nuovo strumento si affianca al Lyxor Ucits Etf Japan (Topix), quotato a Piazza Affari dall’aprile del 2006, che replica l’andamento dell’indice Topix senza però neutralizzare le variazioni del tasso di cambio. I due exchange traded fund,
Etf Securities ha lanciato su Borsa Italiana un nuovo etc sull’oro fisico con coper-
bluerating
AFTER HOURS Per Tokyo si avvicina la fine dei giochi
S
ono lontani i tempi in di Claudio cui Gianni Agnelli poteKaufmann* va ironizzare su chi pensava a un futuro di automobili tutto “made in Japan”. Era la fine degli anni Ottanta e dal Sol Levante era partita una sorta di opa mondiale sull’industria delle quattroruote. Il mantra era la Qualità Totale, uno stile di organizzazione aziendale in cui i giapponesi apparivano imbattibili. Ma l’Avvocato, col suo stile, riusciva a scherzarci su. Oggi, invece, è il lucido economista John Mauldin a ironizzare dagli schermi di Bloomberg Tv sul fatto che il mutuo della sua nuova casa di campagna nel Maryland verrà ripagato dai giapponesi. “Almeno in parte”, dice lui. Mauldin è infatti convinto che il Giappone si stia avvicinando a grandi passi verso l’Endgame, la fine del gioco, quando i mercati ti voltano le spalle e non puoi più far girare le rotative di notte per stampare moneta. L’Endgame, fuor di metafora, è il punto di non ritorno, il default che non lascia scampo. Uno scenario da glaciazione terrestre, perché coinvolgerebbe non la piccola Grecia ma la terza economia del pianeta. Un effetto Lehman Brothers amplificato all’ennesima potenza. Per questo Mauldin ha deciso di investire contro il debito giapponese, con la certezza che è solo questione di tempo vedere il cross yen-dollaro a 200 (oggi si barcamena intorno a 100), con la possibilità di sprofondare ben più in basso. E se accadrà, la guerra della valute vista finora apparirà solamente un aperitivo, un battibecco fra ragazzotti, rispetto a quel che potrebbe succedere se il Giappone dovesse perdere il controllo della sua folle espansione monetaria. Un semplice calcolo: se il rendimento del decennale giapponese, già in tensione, dovesse risalire al 2,2%, cosa possibile e probabile visto che il target di inflazione della Bank of Japan è fissato al 2%, per rifinanziare il debito pubblico - che oggi è al 245% del Pil - sarebbe necessario l’80% di tutte le attuali entrate fiscali del Sol Levante. Ma poi, tutto il resto per far funzionare lo Stato, da chi e come verrebbe pagato? Con altro debito? Sottoscritto da chi? C’è qualcuno che si illude che il Giappone possa tornare a crescere come la Cina o alcuni suoi vicini? Oppure che possa inondare il mondo intero di merci a basso costo, grazie allo yen svalutato, mentre gli altri stanno a guardare? Meglio non illudersi, il Giappone concretamente ci sta dicendo che la sua deflazione adesso è anche un nostro problema. Sono lontani i tempi in cui si poteva ironizzare sul Sol Levante, come faceva l’avvocato Agnelli. *direttore editoriale ITF News
Non è più il tempo di fare delle ironie sul Sol Levante
evidenzia Lyxor, si rivolgono a chi vuole esporsi all’intera economia nipponica in quanto l’indice Topix (circa 1.700 titoli) risulta significativamente più diversificato rispetto ad altri indici sul Giappone come il Nikkei (225 titoli) e l’Msci Japan (circa 320 titoli). Nello specifico, queste sono le caratteristiche dei prodotti: il Lyxor Ucits Etf Japan (Topix) - Daily Hedged è adatto per chi teme che l’euro possa apprezzarsi nei confronti dello yen (ovvero per chi non desidera esporsi al cambio euro/yen); il Lyxor Ucits Etf Japan
(Topix) è invece l’ideale per chi spera che lo yen possa apprezzarsi nei confronti dell’euro (ovvero per chi desidera esporsi al cambio euro/yen in un’ottica di diversificazione del portafoglio); per chi, chiudendo il cerchio, non ha una visione forte sull’evoluzione del tasso di cambio tra le valute euro e yen, potrebbe essere interessante esporsi al Giappone con una combinazione dei due exchange traded fund (le percentuali di tale combinazione potrebbero essere mutevoli nel tempo in base all’evolversi delle aspettative).
Un etc che replica l’oro Con Etfs Eur Daily Hedged Physical Gold l’offerta di Etf Securities su Borsa Italiana raggiunge la quota di 168 etp
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tura giornaliera dell’esposizione sul dollaro Usa: si tratta dell’Etfs Eur Daily Hedged Physical Gold, uno strumento che replica la performance dell’indice Morgan Stanley Long Gold Euro Hedged Index. L’indice è calcolato e pubblicato da Morgan Stanley & Co. con l’obiettivo di rendere trasparenti le operazioni di copertura del cambio
euro/dollaro. Gli etc Euro Daily Hedged aiutano a bilanciare il rischio valutario a cui un investitore è esposto, spiegano gli esperti di Etf Securities. La copertura dal rischio valutario è su base gironaliera ed è concepita per essere ancora più accurata rispetto alle tradizionali
coperture o azzeramento degli swap mensili. Lo strumento di tipo aperto è prezzato da molteplici market maker e consente di sostenere una liquidità molto eleveta con spread competitivi. Nel 2012 la raccolta netta globale di nuovi prodotti su oro fisico quotati da Etf Securities è stata di 2,5 miliardi di dollari. Con Etfs Eur Daily Hedged Physical Gold, l’offerta su Borsa Italiana sale a 168 etp.
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Wiedman, responsabile globale di iShares, è ottimista e dichiara: “Noi prevediamo che nel giro di 5 anni il mercato dei replicanti sarà più che raddoppiato”
BlackRock, gli esperti di etp vedono rosa A cura di Daniel Settembre Continua il buon momento del mercato degli etp. Il mercato europeo degli exchange traded product supererà infatti quota 900 miliardi di dollari entro la fine del 2017. Parola di Mark Wiedman, responsabile globale di iShares, la piattaforma etf di BlackRock. “Finora è stata una corsa sfrenata, e all’inizio di quest’anno il patrimonio gestito in etp in Europa ha raggiunto il nuovo record di 387 miliardi dollari”, ha detto Wiedman. “Prevediamo che nel corso dei prossimi cinque anni il mercato sarà più che raddoppiato, superando i 900 miliardi di dollari. Anche a livello globale gli etp hanno registrato un forte sviluppo, passando dai 700 miliardi di dollari di attivi in gestione all’inizio del 2009 per superare il traguardo dei 2.000 miliardi di dollari nel gennaio del 2013”. Nello specifico iShares identifica cinque tendenze che guideranno la crescita degli etp a livello europeo. Innanzitutto, nuove dinamiche di distribuzione. I consulenti finanziari europei si stanno spostando sempre di più verso un modello a parcella che tende a favorire i prodotti efficienti dal punti di vista dei costi, quali appunto gli etp. Gli emittenti, poi, stanno iniziando a creare prodotti di asset
allocation e soluzioni di investimento strutturate che utilizzano etp. Ciò consente ai consulenti finanziari di accedere agli etp con la stessa modalità di alcuni fondi comuni di investimento, ma in termini più convenienti per gli investitori retail europei. Inoltre, per implementare le loro strategie di investimento, i gestori istituzionali stanno adottando sempre più gli etp nei loro portafogli a gestione attiva, passiva o combinata. Una recente analisi condotta da iShares evidenzia che alcuni dei maggiori asset manager mondiali hanno recentemente incrementato l’utilizzo degli etp a un ritmo superiore al 30% su base annua. Ancora: attualmente è più conveniente negoziare etp obbligazionari in Borsa rispetto alle obbligazioni sottostanti e in Europa l’interesse per gli etp obbligazionari è in aumento. Infine, ci sono numerose iniziative in corso per ottimizzare le infrastrutture di mercato volte a rendere il trading degli etp più efficace, migliorandone quindi l’attrattività. Fra queste si annoverano i progetti per connettere la liquidità frammentata tra le diverse piazze europee di negoziazione, favorendo quindi l’accesso a prezzi più efficienti, una maggiore trasparenza del mercato e facilità di utilizzo degli etp. @DanielSettembre
900
700
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+30
miliardi di dollari
miliardi di dollari
miliardi di dollari
per cento
La quota che in cinque anni gli etp supereranno in Europa secondo il capo di iShares
A tanto ammontavano gli attivi in gestione all’inizio del 2009 a livello mondiale
Il traguardo degli attivi in gestione raggiunto a livello globale lo scorso gennaio
L’acquisizione degli etf di Credit Suisse è cosa fatta BlackRock ha finalizzato l’acquisizione della divisione etf di Credit Suisse. Dal primo luglio, la società congiunta opera sotto il nome di iShares. Tutti i 58 etf di Credit Suisse oggi sono rinominati e negoziati come etf di iShares nelle Borse in cui sono quotati. I codici Isin e gli identificatori non sono cambiati. Gli investitori, si legge sulla nota del gruppo, beneficiano della gamma estesa di prodotti domiciliati in Svizzera che, a fine maggio, avevano un patrimonio in gestione di 7,7 miliardi di franchi svizzeri (8,1 miliardi di dollari) investito in azioni, obbligazioni e oro.
L’aumento annuo dell’utilizzo di etp presso alcuni grandi asset manager mondiali
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Leveraged Eurostoxx 50 Euro
51,9%
Global Listed Private Equity Gbp
31,7%
Topix Eur Hedged Index Euro
43,4%
Europe Insurance Gbp
42,9%
Global Clean Energy Gbp
29,3%
S&p 500 Hedged Index Euro
22,3%
Leveraged Msci Europe Euro
38,4%
Ftse Rafi Switzerland Fund Euro
29,1%
Se Europe Traded Index Euro
21,4%
Msci Europe IT Euro
36,6%
Ftse Rafi Dev. Europe Mid-small Gbp
27,9%
Em.&frontier Africa $
18,9%
Msci Europe Consumer Discretionary Gbp
30,6%
Ftse Rafi Us 1000 Euro
24,7%
Msci Gss Countries Exsa Top50 Cap Euro
17,6%
www.amundi.com
www.invesco.it
Msci Emu Small Cap Euro
30,6%
Msci Japan Monthly Euro
Euro Stoxx 50 Euro
26,4%
Msci Emu Euro
markets.rbsbank.it
Europe Information Technology Euro
35,6%
Stoxx Europe 600 Automobiles & Parts Euro 42,6%
Europe Financials Euro
31,3%
26,2%
Stoxx Europe 600 Insurance Euro
40,3%
Europe Consumer Discretionary Euro
30,8%
Msci Uk Small Cap Euro
24,6%
Stoxx Europe 600 Technology Euro
34,1%
Europe Small Cap Euro
27,6%
Msci Usa Small Cap Euro
22,9%
Stoxx Europe 600 Travel & Leisure Euro
32,4%
Europe Industrials Euro
27,0%
www.credit-suisse.com/it/it/
44,6%
it.ishares.com
www.spdrseurope.com
Levdax Daily Ucits Etf Euro
59,0%
Euro Stoxx 50 Daily Leverage Euro
48,6%
Msci Emu Small Cap Euro
31,0%
Euro Stoxx 50 Leveraged Euro
48,7%
Privex - Ntr Euro
43,9%
Msci Emu Growth Trn Index Euro
26,7%
Japan Ucits Euro
48,1%
Stoxx Europe 600 Auto & Parts Euro
43,8%
Euro Stoxx 50 Euro
25,3%
S&p500 2x Leveraged Dy Ucits Etf $
41,8%
Stoxx Europe 600 Insurance Euro
41,0%
Msci Emu Value Euro
24,1%
Crossover 5y 2x Daily Tr Index Etf Euro
41,0%
Ftse Athex 20 Euro
35,6%
Msci Usa Value Euro
22,5%
www.etf.db.com
www.lyxoretf.it
www.ubs.com/global/en/asset_management/etf/italy.html
topetf Leveraged Gasoline $
35,0%
Euro Stoxx 50 Equal Weight Euro
25,9%
Short Coffee $ Euro
34,6%
Stoxx Europe 600 Equal Weight Euro
22,7%
I migliori exchange traded fund delle più importanti Daily Leveraged Cotton $
28,5%
Istoxx Europe Minimum Variance Euro
14,1%
Short Silver $ Euro
27,2%
Us Minimum Variance Euro
11,1%
Daily Short Precious Metals $
21,8%
Emerging Markets Minimum Variance Euro
società di gestione distribuiti in Italia in base alle perfomance annuali rilevate alla fine di ogni mese.
www.etfsecurities.com
www.ossiam.com
5,5% Fonte: www.bluerating.com
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Piazzetta Cuccia punta sull’intermediazione
La gestione Mediobanca A cura di Gianluca Baldini L’obiettivo di Mediobanca è anche crescere nel settore del risparmio gestito. L’istituto, secondo quando ha dichiarato il ceo di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, e riportato dall’agenzia di stampa Radiocor, inzierà ad investire in attività di medie dimensioni con management team di alto livello. L’obiettivo è di ottenere dal braccio wealth management il 15% di contributo ai ricavi al 2018. Il risparmio gestito è in forte crescita e continuerà ancora a crescere, con la necessità di nuove soluzioni, ha spiegato Nagel durante la presenta-
zione agli analisti del piano di Mediobanca (qui per la notizia). Si tratta, ha detto, “di tematiche che fanno più parte del mondo ‘alternativÈ che dell’asset management tradizionale”. E sul mercato,
ha proseguito il manager, “esistono una serie di operatori che hanno bisogno di un’istituzione che ne acceleri la crescita e noi abbiamo le caratteristiche giuste per associarci a queste persone”. Mediobanca andrà a selezionare più asset class che fanno parte del mondo del credito, private equity e real assets. “Investiremo in team che hanno sviluppato queste tematiche, accelerandone la crescita. L’obiettivo con lo sviluppo dell’Alternative Asset Management (Maam) è di ottenere da questa attività al 2018 il 15% dei ricavi”, ha concluso Nagel. @gianlucabaldini
L’Aipb penserà di più al wealth management L’Aipb si rinnova per abbracciare, oltre al mondo del private banking anche quello delle fiduciarie e del wealth management, tanto che i vertici dell’associazione stanno valutando se cambiare nome al consorzio. Lo ha confermato a BLUERATING una fonte vicina all’Associazione ita-
liana del private banking. Come spiega la fonte interpellata da BLUERATING, “in questi anni l’Aipb si è sempre concentrata sull’asset allocation ma sempre più gli operatori si stanno dirigendo verso il wealth management, inglobando in questo mondo anche il private banking, non per sottrargli
importanza ma per dargliene di più”. Come fa sapere la fonte, “tra settembre e ottobre, in linea di massima in autunno, i vertici dell’associazione si riuniranno per ricalibrarne il perimetro e, in una seconda fase, ma si parla di tempi più lunghi, si potrebbe anche cambiare il nome dell’istituto”.
La Mifid 2 taglierà del 25% i ricavi del private banking La preoccupazione viene da un’indagine McKinsey e spiega la crisi del settore Gli onerosi regolamenti europei potrebbero ridurre di circa un quarto la redditività delle private bank del Vecchio Continente, con perdite annuali che potreb-
bero aggirarsi sui quattro miliardi di dollari. È quanto riporta l’FTfm, supplemento del Financial Times, citando la società di consulenza McKinsey. L’attuale testo della Mifid 2 impedisce ai distributori che offrono consulenza indipendente di ricevere incentivi dalle case prodotto. Sébastien Lacroix, esperto di private banking europeo presso McKinsey,
stima che la stretta ridurrebbe i ricavi del settore del 78%, e la redditività fino al 25%. Ma anche senza la Mifid 2 il settore mostra un calo: secondo le rilevazioni annuali di McKinsey, le private bank nel 2012 hanno generato profitti per 15,1 miliardi di dollari in Europa occidentale e circa il 20% ha registrato una perdita operativa, contro il 5% del 2005.
NON CI CASCO
Il vostro lavoro cambierà
di Paolo Martini*
B
isogna aver il coraggio di mettersi in discussione perché non si potrà continuare a svolgere in futuro la professione del consulente come si faceva in passato. È necessario aver voglia di partecipare a corsi di formazione su nuove tecniche relazionali e negoziali, sentire il desiderio di capire come la nuova tecnologia stia cambiando il mondo e il modo di relazionarsi con i clienti, si deve aver voglia di approfondire i nuovi prodotti e capire come si sviluppa l’offerta dei concorrenti. Occorre essere sempre aggiornati su quanto ci accade attorno per saper spiegare e rassicurare i nostri clienti aiutandoli a gestire l’emotività che porta spesso a commettere errori. Questo desiderio di crescere deve essere proprio del singolo consulente perché, nonostante gli investimenti importanti delle società non è possibile aggiornare tutti su tutto. È quindi necessaria una forte motivazione alla crescita con la consapevolezza che la curiosità è la molla che spinge ad apprendere. Se un promotore non sta investendo sulla propria attività tempo, denaro ed entusiasmo e non c’è una chiara strategia di marketing personale per gestire i clienti e farne di nuovi, sarà difficile riuscire ad ottenere risultati. Tutto serve per crescere con la consapevolezza che non è mai abbastanza e che non è importante solo l’esperienza e quindi quanto si sa ma quanto si ha voglia di imparare. La conoscenza dei prodotti e dei servizi è fondamentale ma oggi è ancora più importante conoscere i clienti e aver voglia di aiutarli veramente, questa è una delle chiavi di successo di un bravo consulente. Occorre quindi concentrarsi al massimo sulla propria crescita professionale, sulla capacita di ascoltare i clienti (non di parlare) facendo le domande giuste (anche questo è un metodo scientifico che si può apprendere), sulla propria strategia di crescita in relazione al target che si vuole colpire. *direttore commerciale Azimut
IN PRIVATE l Azimut punta la rotta con decisione verso il private banking di fascia alta Azimut non è in vena di shopping. E punta con decisione su private banking e wealth management, nella convinzione che, fino a che non ci sarà vera ripresa, la fascia alta del mercato resta l’unica in grado di crescere. L’obiettivo, ha ricordato il presidente e ceo Pietro Giuliani in un’intervista a Milano Finanza, è arrivare a “28 miliardi di masse gestite entro il 2014, rispetto agli attuali 21,5. Ho indicato questo traguardo nel 2010, allora si trattava di raddoppiarle, e direi che siamo a buon punto”
l Consoli assicura: Banca Intermobiliare è strategica per il gruppo Veneto Banca
È stato un intervento intenso quello di Vincenzo Consoli, amministratore delegato del gruppo Veneto Banca, nel corso della Convention annuale di Banca Ipibi Financial Advisory andata in scena venerdì 31 maggio e sabato 1° giugno a Lazise (Verona). Il manager ha tenuto a ribadire che Banca Intermobiliare è un asset strategico per Veneto Banca, una precisazione in riferimento alle indiscrezioni circolate nei mesi scorsi su un possibile interesse di Ubs per la società che fa parte del gruppo dal 2011. “Per fare attività di private banking ci vuole capitale ridotto, per cui soprattutto in periodi come questo in cui ‘piovono sofferenze’, una società come Bim può avere potenzialità importanti”.
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Parla Carugati, coo Ubs Wealth Mgmt per Spagna e Italia
Belpaese, è il nostro Paese di riferimento di Gianluca Baldini Operando in un settore molto “combattuto”, Ubs Wealth Management deve ogni giorno sapersi reinventare offrendo tante novità alla sua clientela. Ne abbiamo parlato con Emilio Carugati, coo di Ubs Wealth Management Italia e penisola iberica.
Ubs Advice. Sul lato gestioni patrimoniali, siamo stati pionieri nella proposta di gestioni che ricorrono all’uso quasi esclusivo degli etf, attraverso la soluzione Ubs Dynamic Portfolio Solution. Circa il 40% dei nostri clienti con gestioni patrimoniali ha scelto questa possibilità. Quali sono le vostre strategie?
Cosa ci dobbiamo aspettare in futuro da Ubs Wm? Il modello di consulenza professionale proposto da Ubs Wealth Management poggia su due fattori competitivi chiave: competenza specializzata sui mercati globali e una gamma d’offerta altamente innovativa. A differenza della maggior parte dei player del mercato nazionale, disponiamo infatti di una forte specializzazione che ci consente di declinare la consulenza sulle esigenze specifiche di ogni singolo cliente. Una rete internazionale di professionisti ed esperti nella gestione patrimoniale, unita a una ricerca capillare globale e a piattaforme tecnologiche all’avanguardia ci permettono di cogliere le migliori opportunità d’investimento a livello mondiale. L’innovazione di prodotto è un altro dei nostri punti di forza. Siamo stati i primi ad aver introdotto in Italia il contratto di consulenza attiva già a inizio degli anni duemila con un servizio denominato Aps, Active Portfolio Supervision. Dal 2012 garantiamo inoltre a tutti i nostri clienti un servizio di consulenza di base, denominato
familiare e professionale; agli imprenditori diamo risposte in termini di competenze e soluzioni di Wealth Planning e di Corporate Advisory; agli intermediari finanziari mettiamo a disposizione l’intera gamma dei nostri servizi. A tutti offriamo i nostri servizi fiduciari. Il nostro business model è strutturato per aderire alle caratteristiche di queste
A livello globale l’Asia è un mercato di forte interesse nel quale già siamo presenti e dove vogliamo continuare a espandere il business Emilio Carugati, Chief Operating Officer di Ubs Wm Italia e Spagna
Alla nostra clientela offriamo la possibilità di diversificare gli investimenti a livello globale attraverso un’ampia gamma di soluzioni: gestioni patrimoniali e servizi di advisory, fondi d’investimento, prodotti strutturati ed investimenti non tradizionali, quali hedge fund, immobili e materie prime. I risparmiatori hanno recepito che non esistono più classi di attivi prive di rischio e questo ha messo necessariamente in discussione l’allocazione di portafoglio tradizionale.
tipologie di clientela. L’obiettivo è poter offrire tali servizi a una platea sempre più ampia di investitori che ad oggi si avvale prevalentemente di strutture non specializzate e quindi non sufficientemente organizzate per fare fronte a esigenze specifiche.
Chi sono i vostri clienti ? La clientela di Ubs Wealth Management è costituita da persone fisiche, giuridiche e intermediari finanziari con patrimoni di rilievo. Alla clientela privata forniamo consulenza, intesa come capacità di comprendere le necessità sul fronte patrimoniale, su quello
Come sta andando l’Italia per voi? L’Italia rappresenta per Ubs un mercato di riferimento fortemente strategico nel quale vogliamo continuare a crescere: per il quarto anno consecutivo abbiamo registrato un incremento dei ricavi e dei profitti e per tre anni su quattro il tasso di crescita è stato a doppia cifra. Nell’ultimo anno abbiamo inoltre esteso la nostra market share e la raccolta sul territorio è in aumento (fonte Aipb). Nonostante la crisi, il bacino di ricchezza in Italia resta
16,5
150
1°
miliardi di euro
private banker
posto
Sono le masse gestite dalla banca. Il dato è aggiornato a metà 2013
Il numero di professionisti che opera in Ubs WM
Secondo i dati Aipb, in Italia è la prima private bank estera per asset
interessante (al quarto posto dopo Regno Unito, Germania e poco al di sotto della Francia). Inoltre, il tessuto economico è basato e trainato dalla presenza di numerose piccole e medie imprese di successo, i cui imprenditori costituiscono la nostra clientela di elezione. Questo rende l’Italia un mercato chiave in Europa per Ubs WM. A livello globale, dove vuole crescere Ubs WM? A livello globale, l’Asia rappresenta una delle aree geografiche di maggiore crescita – sia in termini di ricchezza che di opportunità di investimento e quindi un mercato di forte interesse nel quale già siamo presenti e dove vogliamo continuare a espanderci. In questa logica, la strategia del Gruppo si fonda oggi sullo sviluppo nei mercati asiatici, oltreché sulle piattaforme onshore europee (tra le quali l’Italia riveste, come detto, importanza capitale) e nel segmento uhnw. @gianlucabaldini
Emilio Carugati
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Il BlueIndex finora ha dato buona prova di sé
Adesso l’estate fa meno paura A cura di Luca Spoldi
BlueIndex) - è calato a 110,47 punti, arretrando dell’8,39% nell’ultimo mese. Un andamento che, se da un lato conferma la maggiore volatilità del BlueIndex, dall’altro fa emergere una discreta capacità di tenuta anche nell’ultima fase discendente. Segno che gli investitori hanno proceduto in queste settimane a prendere profitto su un numero più ampio di titoli e settori rispetto ai grandi nomi del comparto finanziario e in particolare del risparmio gestito, che ora si trovano ad affrontare l’estate con qualche tensione in meno. Se poi la Fed e la Banca popolare cinese daranno seguito alle ultime dichiarazioni, con cui a fine giugno hanno smorzato i toni, quella del 2013 potrebbe rivelarsi una stagione calda favorevole al BlueIndex e ai suoi componenti.
del colosso asiatico e da maggio tornata a vendere titoli a tre mesi sul mercato per drenare liquidità. Dopo un primo storno dei mercati che aveva fatto ricadere le quotazioni del BlueIndex dai 37,14 punti del 15 marzo ai 33,97 punti del 18 aprile (-8,5%), il successivo recupero dei listini azionari ha spinto l’indice a un nuovo massimo di 39,94 punti il 20 maggio (+17,57%), per poi iniziare una nuova lenta e decisamente volatile fase discendente che tra alti e bassi lo ha portato a chiudere la seduta del 21 giugno appena sopra quota 35,93, con un calo mensile del 10%. Nello stesso periodo, il benchmark - che tra marzo e aprile era oscillato dai 112,89 ai 110,35 punti, cedendo il 2,25%, per poi risalire a 120,6 punti (+9,29%, ossia poco più della metà della performance del
Prosegue anche a giugno la sovraperformance del BlueIndex rispetto al benchmark, rappresentato dall’indice Msci World, nonostante da alcune settimane i mercati finanziari di tutto il mondo siano tornati in fibrillazione, complici i timori di una doppia “stretta” sulla liquidità sia da parte della Federal Reserve - pronta a rallentare prima e a interrompere poi il suo terzo programma di allentamento quantitativo (qe3) se la ripresa, come si spera, andrà consolidandosi centrando gli obiettivi minimi fissati dalla banca centrale Usa in una disoccupazione sotto il 7% e in un’inflazione sotto il 2% - sia da parte della Banca popolare cinese, preoccupata per il surriscaldamento dell’economia
BLUEINDEX VS. INDICE GLOBALE 160% 150% 140% 130% 120% 110% BlueIndex
100%
MSCI
90%
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-1 iu -g 17
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Fonte: www.bluerating.com
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COS’È Avviato il 10 aprile 2007, l’indice BlueIndex - che si può consultare ogni giorno sul sito www.bluerating.com - è composto da un paniere di 40 tra le maggiori istituzioni finanziarie mondiali attive nel comparto bancario, assicurativo e finanziario, il cui peso sull’indice è ponderato in base alla capitalizzazione di mercato al netto della conversione delle diverse valute in euro e di eventuali fattori di rettifica dovuti a operazioni sul capitale.
I NUMERI IN SINTESI u Dodici mesi d’oro per i titoli che compongono il BlueIndex, quelli conclusi lo scorso 26 giugno: su 40 componenti dell’indice appena tre - Raiffeisen International, Bpm e Dexia - hanno registrato una variazione negativa, mentre ben 14 componenti sono riusciti a incrementare le quotazioni di oltre il 50%, con la francese Crédit Agricole (+105,5%) e l’olandese Ageas (+100%) in grado di raddoppiare. u I tre migliori risultati tra i componenti dell’indice quotati a Piazza Affari sono, nell’ordine, Azimut Holding (+87,6%), Banca Generali (+86,4%) e Mediolanum (+82,7%). Performance stellari che riflettono un anno più che positivo per il comparto del risparmio gestito sulla Borsa italiana e per le tre società, in grado di ottenere risultati industriali di tutto rispetto sia in termini di raccolta sia di margini.
u Risultati degni di nota anche per i colossi a stelle e strisce: in un anno le quotazioni di Morgan Stanley sono salite del 78,8%, quelle di Citigroup del 75,7% e quelle di Goldman Sachs del 62,6%, mentre BlackRock ha segnato un rialzo del 55,1%, State Street del 51,2%, Jp Morgan del 42,7%, Bank of New York Mellon del 34%, Franklin Resources del 30,4%, American Express del 29,9%, Legg Mason del 23,5% e Janus Capital del 12,7%. u L’euro si è apprezzato del 4,8% nello stesso periodo contro il dollaro, passando da 1,2441 a 1,3038, dunque per un investitore italiano l’investimento in titoli azionari americani è stato meno conveniente di quanto sembri. Se aveste investito in azioni Morgan Stanley avreste guadagnato, in euro, il 75%. Il 12% se aveste puntato su Janus Capital. Tradotto, poco più del 95% della performance in dollari Usa.
IL TITOLO DEL MESE
Crédit Agricole al top Quotazioni più che raddoppiate (+105,57%) per il Crédit Agricole negli ultimi 12 mesi borsistici, grazie alla profonda pulizia di bilancio che ha portato il gruppo francese, tra i principali attori del mercato europeo del risparmio gestito attraverso la joint venture
con Amundi (746,2 miliardi di euro di masse gestite a fine marzo), controllata al 75% dal “colosso verde” e al 25% da SocGen, a dismettere le attività in Grecia e a concentrarsi sulle attività di banca retail (attività in cui è il primo gruppo europeo in base a ricavi e numero di
filiali) e, appunto, nel wealth management. Una mossa che è piaciuta ad analisti e investitori, tanto che al momento il titolo può vantare quattro giudizi di “buy” (acquistare) e cinque
“outperform” (farà meglio del mercato), pur avendo visto nel corso dell’ultimo mese un “outperform” tramutarsi in “hold”, portando così a nove le case d’investimento che consigliano di mantenere il titolo in portafoglio (altri tre analisti esprimono un
“underperform”, farà peggio del mercato), mentre solo uno, contro i due di un mese fa, consigliano di vendere il titolo. Per il ceo JeanMarie Sander adesso dovrebbe venire il bello: nell’assemblea annuale ha infatti ribadito che il gruppo quest’anno dovrebbe tornare a registrare un utile e a pagare il dividendo agli azionisti.
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A dominare la classifica sono molti titoli del Vecchio Continente
Stavolta la carica la danno gli europei Il confronto tra il BlueIndex e il suo benchmark, l’indice Msci World, si chiude (dati al 22 giugno) con una schiacciante vittoria per il primo: un rialzo del 37,98% contro un +12,48%, rispettivamente. A trascinare l’indice, almeno fino a fine maggio (ma tra alti e bassi anche nell’ultimo mese le cose non sembrano essere andate troppo male) sono stati in particolare i titoli europei del comparto bancario/assicurativo. Nella top ten dei componenti dell’indice, infatti, spiccano Crédit Agricole (prima con un rialzo del 105,57%), Azimut (quarta assoluta con un +87,61%) e Banca Generali (quinta con un +86,38%). E mentre
il primo rappresentante d’oltre oceano, Citigroup (+75,86%), deve accontentarsi dell’ottava posizione in classifica, Goldman Sachs è all’undicesimo posto (+62,6%) e State Street non va oltre la quindicesima posizion e (+51,17%). Meno brillanti ma comunque positivi gli assicurativi: l’olandese Ageas (seconda con un +100,3%) stacca l’italiana Mediolanum (sesta con un +82,74%), la francese Axa (tredicesima con un +53,21%) e la tedesca
Allianz (solo ventunesima con un +46,25%). Ancora supremazia europea, infine, tra gli asset manager: la francese Natixis (+68,11%) e la britannica Schroders (+64,15%) si aggiudicano le ultime due posizioni della top ten, mentre la statunitense BlackRock (+55,09%) si accontenta del dodicesimo posto staccando di poco l’altro big britannico, Henderson Group (+51,49%), finito in quattordicesima posizione. Complice la sensibilità ai tassi d’interesse e la crisi del
debito sovrano, che ha portato le autorità e il mercato a interrogarsi sulla solidità patrimoniale degli istituti di credito europei, alcuni dei componenti dell’indice hanno mostrato un andamento borsistico deludente. Tra i 10 peggiori componenti del BlueIndex ci sono infatti ben sei titoli bancari/assicurativi del Vecchio Continente. Se la tedesca Deutsche Bank (+19,57%), la britannica Hsbc Holding (+18,29%) e l’italiana Mps (+6,42%) hanno messo a segno un recupero delle quotazioni, per gli azionisti dell’austriaca Raiffeisen (-5,69%), International dell’italiana Bpm (-5,97%) e soprattutto della francobelga Dexia (-76,92%) gli
QUOTAZIONI I valori aggiornati li trovi su www.bluerating.com
ultimi dodici mesi sono stati un calvario che ha portato i titoli perdere terreno. La statunitense Jp Morgan Chase & Co (+42,74%), la svizzera Gam Holding (+41,43%) e l’olandese Ing Groep (+41,21%) riescono per pochi punti percentuali a superare il risultato medio dell’indice. Non ce la fa invece la statunitense Bank of New York Mellon (che di recente ha rafforzato la ventennale alleanza con National Australia Bank, n.d.r.), la quale - con una performance positiva del 34,01% - ottiene la venticinquesima posizione e apre la file dei componenti “ritardatari”, ossia che hanno registrato variazioni inferiori alla media.
I TITOLI DEL BLUEINDEX Nome
Settore
Borsa
Variazione a un anno
Settore
Borsa
Variazione a un anno
Ageas
Assicurativi
Amsterdam
100,30%
Asset management
Londra
51,49%
Allianz SE
Assicurativi
Francoforte
46,26%
Hsbc Holding
Bancari/Finanziari
Londra
18,29%
Bancari/Finanziari
New York
29,92%
Ing Groep
Assicurativi
Amsterdam
41,21%
Assicurativi
Parigi
53,21%
Intesa Sanpaolo
Bancari/Finanziari
Milano
27,79%
Azimut
Bancari/Finanziari
Milano
87,61%
Invesco Plc
Bancari/Finanziari
New York
47,64%
Banca Mps
Bancari/Finanziari
Milano
6,42%
Jp Morgan Chase & Co
Bancari/Finanziari
New York
42,74%
Bpm
Bancari/Finanziari
Milano
-5,97%
Janus Capital Group
Bancari/Finanziari
New York
12,73%
Banca Generali
Bancari/Finanziari
Milano
86,38%
Legg Mason
Asset management
New York
23,55%
Bny Mellon
Bancari/Finanziari
New York
34,01%
Man Group
Asset management
Londra
16,12%
Barclays Bank
Bancari/Finanziari
Londra
47,33%
Mediobanca
Bancari/Finanziari
Milano
31,44%
Asset management
New York
55,09%
Mediolanum
Assicurativi
Milano
82,74%
Bnp Paribas
Bancari/Finanziari
Parigi
49,64%
Morgan Stanley Dean Witter
Finanziari
New York
78,86%
Citigroup
Bancari/Finanziari
New York
75,68%
Natixis
Asset management
Parigi
68,11%
Crédit Agricole
Bancari/Finanziari
Parigi
105,57%
Bancari/Finanziari
Stoccolma
30,80%
Credit Suisse Group
Bancari/Finanziari
Zurigo
46,85%
Old Mutual Plc
Assicurativi
Londra
18,25%
Deutsche Bank
Bancari/Finanziari
Francoforte
19,57%
Raiffeisen International
Bancari/Finanziari
Vienna
-5,69%
Dexia
Bancari/Finanziari
Parigi
-76,92%
Schroders
Asset management
Londra
64,15%
Franklin Resources
Bancari/Finanziari
New York
30,43%
State Street
Bancari/Finanziari
New York
51,17%
Gam Holding
Bancari/Finanziari
Zurigo
41,43%
Ubs
Bancari/Finanziari
Zurigo
45,88%
Goldman Sachs Group
Bancari/Finanziari
New York
62,60%
UniCredit
Bancari/Finanziari
Milano
48,65%
American Express Axa
BlackRock
Nome
Henderson Group
Nordea Bank
Dati aggiornati a venerdì 28 giugno 2013
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36 | banche&assicurazioni
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Dall’indagine Kpmg emerge la classifica dei player più attivi
Le banche italiane tra fan e follower A cura di Rosaria Barrile Veri e propri sportelli aperti 24 ore al giorno, sette giorni su sette, per svolgere ogni tipo di attività, dalla promozione di iniziative al customer service, ad eccezione del versamento o del prelievo di denaro contante. Sono gli account Facebook e Twitter delle principali banche italiane, che attualmente forniscono informazioni e assistenza a circa 710mila italiani tra fan e follower. A misurare l’entità del fenomeno è Kpmg sulla base dei dati registrati tra il primo e il 30 aprile dalla società Decisyon con Ecce/Customer, una soluzione che monitora in tempo reale l’impegno sociale e la reputazione del marchio sui social media. L’indagine dedicata al social banking ha posto sotto osservazione un campione di 18 banche italiane con diverse caratteristiche sia per dimensione (maggiori, grandi, medie e piccole) sia per profilo
(banche tradizionali, banche online, operatore postale). Di queste 18 banche, 17 hanno una pagina attiva su Facebook e raccolgono in totale 684.055 fan, mentre 14 sono dotate di un account Twitter per un totale di 24.484 follower. Nella classifica delle fanpage Facebook più seguite, Poste italiane si attesta come leader assoluto, con un totale di 146.301 fan per la pagina ufficiale e 6.798 per la pagina dedicata a Postepay. Nelle prime posizioni compaiono
non solo i principali gruppi bancari italiani ma anche banche online e alcuni operatori, con un bacino di clientela più limitato ma estremamente attivi sui social. Come Ibl Banca, che ottiene il secondo posto generale ma il primo tra le banche, con 97.634 fan. Al terzo posto UniCredit Italia, seguita da Che Banca! e da una delle fanpage di Bnl (Bnl People). Quest’ultima ha ben quattro pagine Facebook (Bnl People, Bnl Educare, Bnl Job e Bnl Mestiere Impresa), una per ciascun servizio. Sommando i fan, si attesterebbe sul podio di questa ipotetica classifica. Nella lista degli account con più follower su Twitter sono invece protagoniste assolute le banche dalla forte vocazione online e con una maggiore attitudine social: FinecoBank è al primo posto con 4.718 follower, seguita da Ing Direct Italia, che ne ha 3.263, e da Webank, con 2669 “seguaci”. @rosariabarrile
Deutsche Bank l’ha fatta “facile” Deutsche Bank riorganizza le divisioni di business per espandere la presenza in Italia guidata da Flavio Valeri (nella foto). Così, le attività di Prestitempo e Deutsche Credit Card confluiscono in Deutsche Bank Easy, una nuova linea che comprende db contocarta, prestiti, carte di credito, mutui, risparmio e assicurazioni. La nuova struttura si presenta come
una sorta di “banca leggera” in grado di far fronte alle necessità bancarie di base. Obiettivo: un milione di clienti nei finanziamenti e altrettanti nelle carte di credito, 100mila nuovi clienti per Deutsche Bank Easy e un erogato di oltre 4 miliardi. Deutsche Bank, di recente, è diventata anche top sponsor dell’Inter, nota squadra di Serie A.
I soldi non bastano Si complica la vicenda di Banca Marche, che ha urgente bisogno di capitali freschi Sul destino di Banca Marche, nel momento in cui scriviamo, sembrano addensarsi nubi più scure di quelle di aprile. La decisione del cda di varare un piano da 250 milioni
non è stata sufficiente a convincere la Banca d’Italia, che ha preteso un incremento dei numeri dell’operazione. E così è stato, anche se reperire capitali freschi potrebbe essere più difficile del previsto. L’unica cosa certa è che la nuova delibera adottata dal board, che sarà sottoposta a un’assemblea straordinaria degli azionisti, prevede un aumento fino a 300 milioni da fare entro il 31 dicembre e la facoltà del cda di aumentare il capitale sociale di ulte-
riori massimi 100 milioni entro il 2015 “in relazione a eventuali future ulteriori esigenze di rafforzamento patrimoniale”. In pratica, il finanziamento in due fasi, pur lasciando aperta l’opzione del convertibile, già anticipata ad aprile, la riduce drasticamente nell’ammontare, che risulta limitato ai 100 milioni della seconda tranche. Nel Centro Italia ci sono già quattro istituti di credito commissariati e in attesa di capitali freschi: la Popolare di Spoleto, la Cassa di Risparmio di Rimini, quella di Ferrara e quella della Provincia di Teramo.
CONTROPELO
di Giuseppe G. Santorsola*
La pericolosa logica del non fare
P
er i vertici internazionali dovrebbe essere un momento di decisioni. Non è il tempo adatto per attenderle certe e determinate. Chi governa confida nell’imponderabile che modifichi lo scenario incombente, sconfiggendo la razionalità fisica del piano inclinato, immagine simbolo della crisi dal 2007. Ciò conduce a scenari depressivi, con un impatto sulla disciplina della convivenza sociale. Alcuni profili, fino a poco tempo fa oggetto di attenzione, si attenuano perché la crisi si diffonde. Lo spread non si amplia perché anche i migliori peggiorano. Il Pil frena o cala in modo diffuso. Le politiche economiche soffrono di spazi di manovra molto stretti. Molti teoremi economici sono sotto scacco operativo. La moneta è abbondante, le asset class non mantengono i trend attesi e qualsiasi investitore desidera rivedere il prima possibile la moneta per sganciarsi dal basso controllo del rischio di ogni investimento. L’economia sembra assopita, oppure in coma farmacologico, e ciò consente il continuo rinvio della decisione di “operare” scelte definitive. I chirurghi dei sistemi si rifiutano di decidere il giorno dell’intervento, peggiorando il tono muscolare per non guastare gli organi vitali. In tale contesto è inconsueto che singoli Paesi assumano decisioni in proprio. Alcuni “timidi” tentativi giapponesi e statunitensi non hanno profondità, le economie emergenti evidenziano qualche strappo nei loro cicli, i mercati finanziari invertono il loro breve ciclo positivo e gli investimenti decorrelati hanno esaurito la loro spinta. In aggiunta, la speculazione aggressiva e il volume dei derivati attenuano i loro ritmi, a conferma di un processo di esaurimento fuori linea rispetto alle tradizioni delle economie industriali avanzate. Restano lo sforzo delle aziende più innovative oppure dei segmenti anticiclici e del lusso, i cui volumi peraltro non impattano su Pil in recessione. Ormai in attesa degli eventi autunnali, dobbiamo considerare disperse le opportunità per il 2013. Non sono peraltro individuabili colpe di singoli Paesi (Italia compresa). È la crisi del non fare. *santorsola@uniparthenope.it
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Per alcune assicurazioni auto è previsto il pagamento rateale
La convenienza prima di tutto Italiani più competenti in materia di assicurazioni auto, ma anche sempre più attenti al risparmio. Lo ha rivelato l’ultima ricerca Quixa condotta da Mps Marketing Problem Solving, secondo cui il 70% degli assicurati ha cambiato compagnia almeno una volta. Il 48% del campione invece lo avrebbe fatto ben due, tre o più volte da quando ha sottoscritto la sua prima polizza. Il 45%, prima di rinnovare l’assicurazione, compie ricerche mirate valutando il rapporto tra la qualità e il prezzo, mentre il 33% dichiara di uti-
lizzare abitualmente i comparatori per confrontare le offerte migliori. In ogni caso, il primo fattore a incidere sulla scelta di una nuova compagnia rimane il prezzo (per il 65%): i consumatori desiderano esercitare un maggiore controllo
sulle voci di spesa, dunque anche sull’assicurazione. Anche per questo il 47% di loro stabilisce ogni anno se aggiungere o togliere garanzie dal pacchetto assicurativo. Se da un lato un’ampia fascia della popolazione si rivela
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sempre più attenta all’importo della rata, dall’altro tuttavia cresce il numero degli italiani che a causa della crisi economica sceglie di lasciare l’auto in garage pur di tagliare le spese. Ed è proprio per prevenire l’allargarsi del fenomeno che alcune compagnie già da tempo permettono di suddividere il premio in rate mensili attraverso apposite carte di credito. Qualche nome? Genertel con Genertel Visa, Cattolica Assicurazioni con CattolicaCard - realizzata in accordo con Compass - e Genialloyd con Carta Viva Genialloyd.
Polizze dormienti, via libera ai rimborsi Buone notizie per chi intende richiedere il rimborso di una polizza dormiente. Dopo quella che si è chiusa il 15 aprile, si è aperta una nuova finestra. Il rimborso tuttavia richiede condizioni ben precise: l’evento (la morte o la scadenza della polizza) che determina il diritto a riscuotere il capitale assicurato è avvenuto dopo il primo gennaio del 2006; la prescrizione di tale diritto deve essere avvenuta prima del 31 dicembre 2009; la compagnia
che ha venduto la polizza deve aver rifiutato il pagamento del capitale perché la polizza era prescritta e già trasferita al Fondo dormienti. Per dimostrare questo ultimo evento occorre tuttavia chiedere alla compagnia un attestato da cui risulti la devoluzione al Fondo. Un meccanismo che di fatto aveva rallentato il rimborso nella prima tranche (dei 7,6 milioni di euro a disposizione ne sono stati chiesti solo 2 milioni). Per questo l’Ivass, l’Istituto per la
vigilanza sulle assicurazioni, ha chiesto alle compagnie di spedire entro il 30 giugno ai soggetti che abbiano fatto richiesta di rimborso di una polizza dormiente, e che si
siano sentiti dire che la polizza era stata devoluta al Fondo, una raccomandata per informarli della possibilità di rimborso presso Consap e delle procedure da seguire.
Chiara incontra Hypo Per stare più tranquilli Hypo Alpe Adria Bank amplia la sua offerta di prodotti assicurativi attraverso la rete di sportelli bancari e di promotori finanziari. Ha infatti messo a disposizione dei suoi clienti polizze Ramo Danni grazie alla partnership con Chiara Assicurazioni. Sono quattro i tipi di coperture assicurative collocate, di cui due pensate per le aziende e altrettante per le famiglie. Per le prime, come spiega la società in una nota, le polizze coprono gli incendi e la responsabilità civile degli amministratori. Ai clienti consumatori,
invece, Hypo Alpe Adria Bank propone una polizza infortuni tradizionale, compreso decesso, e una legata al conto corrente. “Da sempre abbiamo collocato polizze Ramo Vita, grazie alla collaborazione con Grazer e Skandia”, spiega il vice direttore generale Simone Caraffini (nella foto). “Per rendere ancora più completa la nostra offerta e rispondere così puntualmente a qualsiasi esigenza dei nostri clienti abbiamo ora a disposizione anche polizze Ramo Danni”. Grazie a Chiara Assicurazioni.
L’unione fa la forza. Anche nel settore assicurativo. Alla ricerca di canali distributivi in grado di intercettare nuova clientela, Filo Diretto amplia il numero delle partnership già attive. L’ultima in ordine d’arrivo è quella con Doimo Cityline, azienda del gruppo Doimo specializzata nella produzione di camerette per bambini. A seguito dell’accordo, chi acquista un prodotto della linea riceve gratuitamente una serie di garanzie per assicurare non solo l’arredo ma anche la sicurezza di tutta la famiglia fino a dieci anni
dall’acquisto. Nel dettaglio, i clienti Doimo Cityline potranno contare sull’invio di una babysitter per la custodia dei ragazzi in caso di infortunio o ricovero ospedaliero di uno o di entrambi i genitori, e su un servizio di consulenza pediatrica telefonica. La centrale operativa di Filo Diretto, attiva tutto l’anno 24 ore su 24, provvederà inoltre all’invio di un falegname in caso di rottura accidentale del mobile acquistato o di un tecnico elettricista in caso di mancanza improvvisa di corrente elettrica all’interno dell’abitazione.
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Le Popolari sono sempre state al fianco delle aziende italiane Sarebbe auspicabile che le autorità mettano a disposizione del pubblico un rapporto sul finanziamento delle pmi, per porre in luce le diverse reazioni degli intermediari finanziari ai bisogni delle imprese
D
a due anni l’economia italiana è in costante recessione e al di là dei doverosi messaggi rassicuranti del governo non si intravedono convincenti segnali di ripresa. Dopo un decennio di bassa crescita, da cui sembravamo sul punto di uscire, l’esplosione nel 2008 della crisi finanziaria internazionale, seguita nel 2011 da quella dei debiti sovrani, ci ha fatto cadere in una crisi di gravità analoga a quella degli anni Trenta del secolo scorso. In Italia e negli altri partner del Sud Europa, essa sta alimentando una dilagante disoccupazione soprattutto giovanile. Alla base del suo prolungarsi, c’è stata finora l’incapacità delle autorità politiche di coniugare il riequilibrio dei conti pubblici e lo stimolo alla crescita. Nell’area dell’euro, più in generale nell’Unione europea, ha prevalso l’indirizzo dell’austerità di bilancio, che ha trovato concretizzazione nel fiscal compact. Queste regole di bilancio stanno rendendo molto difficile ai Paesi con prolungati squilibri di finanza pubblica lo sviluppo di una manovra anticiclica. È dunque quanto mai urgente un’azione per far sì che l’obiettivo del consolidamento
di Emilio Zanetti*
dei conti pubblici sia reso compatibile con quello di una crescita idonea a ridurre la disoccupazione a livelli meno critici. Sia pure lentamente, con ritardo, sembrerebbe diffondersi in Europa la consapevolezza del rischio di implosione della casa comune. L’assunto che il ritorno alla crescita duratura richieda un sostanziale pareggio di bilancio è purtroppo radicato nella pubblica opinione dei Paesi del Nord Europa, ma ora qualcosa sembra essersi incrinato in tanta saldezza di convinzioni. Il protrarsi di questo stato di cose sta infatti mettendo in ginocchio un numero crescente di piccoli e medi imprenditori in una più vasta cerchia di Stati membri, mentre le banche devono sopportare ulteriori perdite sugli affidamenti concessi. In Italia, gli istituti di credito nel loro insieme hanno contribuito e continuano, ma non senza affanno, come si evince dalle loro situazioni contabili, ad arginare gli effetti più destabilizzanti. Le Banche Popolari sono fra quelle dimostratesi ovunque, in Italia come nel resto dell’Unione europea, più sensibili alle esigenze delle picco-
le e medie imprese, mentre la loro presenza - molto rilevante come quota di mercato nazionale - è stata come in passato fattore di attenuazione dell’impatto sui singoli Paesi delle fasi negative e del ciclo economico. Tale peculiarità è stata riconosciuta dalle massime organizzazioni internazionali, fra cui lo stesso Fondo monetario internazionale. In particolare, per quanto concerne le Banche Popolari italiane, è significativo che durante il quadriennio 2009-2012 esse abbiano erogato un ammontare complessivo di nuovi crediti, circa 160 miliardi, analogo a quello registrato nel periodo 2005-2008, precedente la Grande Crisi. Sono le loro specifiche caratteristiche economiche istituzionali, cioè la loro governance democratica e la propensione a durature relazioni di clientela e a intensi legami col territorio, a incentivare le Banche Popolari a concentrare l’attività sulle piccole e medie imprese. Ci sono numerose evidenze che per tali ragioni esse riescono a valutare meglio la loro affidabilità. Le piccole imprese talvolta non sono in grado di sostenere gli oneri che richiede la pro-
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duzione di informazioni contabili, come avviene per le imprese di maggiori dimensioni. Sono, come si usa dire, “contabilmente opache”. Ma tale opacità è superabile da parte di un intermediario finanziario che abbia, come la Banca Popolare, interesse a sviluppare una duratura relazione. Per tali ragioni, le cooperative bancarie sono da molto tempo fortemente presenti in quasi tutti i Paesi dell’Unione europea e stanno propagandosi ovunque nel mondo. Talvolta in Italia si guardano le Popolari come un tipo di banca “anomala”, che dovrebbe essere ricondotta ope legis allo standard della banca società per azioni, ordinario, speciale o altro. Si vuole ignorare il tipico e tradizionale ruolo economico e sociale che tutte, siano esse di piccole o grandi dimensioni, esercitano per stigmatizzare la loro non scalabilità in quanto cooperative, come se la scalabilità fosse un requisito essenziale per l’efficienza gestionale. Diversi studi hanno confermato che esse sono mediamente efficienti e costituiscono un intermediario finanziario specializzato nel fare credito alle imprese che per dimensioni più ne hanno bisogno. Finora l’esperienza sembra suggerire che questo tipo di intermediario creditizio è opportuno venga preservato nella sua integrità per assicurare il pluralismo dell’offerta dei prodotti bancari. Stesso orientamento è stato ripetutamente espresso dal Parlamento europeo, che costantemente invoca diversità dalle tipologie di intermediari finanziari premessi per un mercato sensibile al normale consumatore. Nel 2014, dopo l’opportuna posticipazione di un anno, dovrebbe entrare in vigore la nuova normativa europea che recepisce nell’ordinamento le raccomandazioni di Basilea 3, volta a scongiurare nuove crisi finanziarie come quella del 2008. Si tratta di disposizioni assai articolate, tecnicamente molto complesse e notevolmente voluminose. Il loro iter legislativo, che ha visto protagonista molto attivo il Parlamento europeo, si sta per concludere e richiederà numerosi e dettagliati interventi attuativi. Per le banche l’adattamento è già in corso: il completamento avverrà nei prossimi mesi, in base all’indicazione di Banca d’Italia. L’impatto sul rappor-
79 Sono gli istituti di credito riuniti sotto l’Associazione delle Banche Popolari
to fra banca e cliente è di difficile valutazione a priori: probabilmente in misura non stimabile irrigidirà l’erogazione del credito. Per quanto concerne le pmi, va tenuto presente che la nuova normativa ha notevolmente abbassato, dietro richiesta italiana, il peso del coefficiente di ponderazione del rischio nel portafoglio crediti della banca, con conseguente minor impegno di capitale per le banche e simmetrici riflessi positivi per la clientela. In campo bancario altri cambiamenti di vasta portata sono in corso all’interno dell’area euro. È imminente l’avvio del sistema di vigilanza unica europea, affidata alla Banca centrale europea in tandem con Eba. Unicamente alle nuove regole sul risanamento e la risoluzione della banca in crisi, e a quelle concernenti la tutela dei depositi, esso costituisce le fondamenta del Banking unions, volta a rafforzare la fiducia dei mercati nella solidità di tutte le articolazioni nazionali del sistema finanziario. Il Parlamento europeo approverà poi a breve una risoluzione che fornisce indirizzi alla Commissione per la predisposizione, entro il prossimo autunno, di proposte per la riforma delle strutture bancarie. Il punto centrale è costituito dalla separazione fra attività bancarie al dettaglio e quelle di investimento, compatibilmente con il modello vigente di banca universale. Per il rafforzamento della competizione tra operatori, la risoluzione richiede ai governi che venga incoraggiata l’istituzione di nuove banche retail anche di tipo cooperativo. Sono tutte questioni che, per quanto di contenuto specialistico, non devono essere trascurate dalla politica. Dal tipo di normativa che verrà messa a punto deriveranno durature conseguenze molto rilevanti per tutti gli operatori economici. Sarebbe auspicabile che a breve le autorità italiane, come del resto quelle europee, mettano a disposizione del pubblico un rapporto che faccia il punto sulla situazione del finanziamento delle pmi nella sua interezza, in modo da porre in luce le diverse reazioni degli intermediari finanziari al bisogno delle imprese. *presidente dell’Associazione nazionale fra le Banche Popolari (Articolo tratto dall’intervento al convegno di Assopopolari)
160 mld
2014
L’ammontare complessivo erogato dalle Banche Popolari negli anni tra il 2009 e il 2012
Anno in cui entrerà in vigore la normativa che recepisce le raccomandazioni di Basilea
BIGLIABIANCA & BIGLIANERA di Gianni Gambarotta
Anche l’investitore deve fare i compiti
È
una vecchia abitudine: quando una tempesta perfetta, come quella del 2008, fa strage dei nostri investimenti, allora corriamo ai ripari. Ovviamente è troppo tardi, il guaio è fatto. Ma non si conserva memoria di questo errore. Che, puntualmente, si ripete. La gestione dei propri soldi dovrebbe invece essere un fatto metodico. Quando abbiamo a disposizione una certa cifra e decidiamo di affidarla alla finanza, piuttosto che al mattone, dovremmo comportarci come facciamo quando compriamo un bene di consumo durevole e costoso. Il discorso però, chissà perché, cambia quando si tratta di finanza. Nei momenti di euforia, gli italiani si sentono degli esperti, tentano la speculazione, sono spesso sicuri di avere l’intuizione giusta, l’ideona, la trovata magica che farà guadagnare molti soldi in pochissimo tempo. Naturalmente, nella maggior parte dei casi, il tutto si risolve in una sberla sonora quanto dispendiosa. La finanza è un terreno complesso, accidentato, sul quale bisognerebbe muoversi con attenzione. Soprattutto con sistematicità. Bisognerebbe ogni giorno informarsi, almeno dare un’occhiata a quello che succede, tenersi al corrente. I mezzi di informazione per poterlo fare esistono, basta utilizzarli. In modo particolare, servono per paragonare le offerte che arrivano dai vari operatori del settore. Confrontare le performance è essenziale prima di procedere a una scelta. Chi, per esempio, vuole fare un investimento a basso rischio, farà bene a orientarsi verso un gestore che ha saputo offrire rendimenti costanti nel tempo: un investimento che ha reso un anno 10 e l’anno dopo zero è diverso da un investimento che nei due anni ha reso cinque. Siamo di fronte a due differenti esposizioni al rischio. Ora, io non dico che gli investitori dovrebbero fare concorrenza ai tecnici. Non dico neppure che la finanza dovrebbe entrare nei programmi scolastici. Dico solo che la scelta di un investimento, di un consulente, di un gestore, di un fondo andrebbe presa per quello che è: una cosa seria, cui dedicare un po’ di tempo e di pazienza. È una raccomandazione ovvia e banale, lo so. Ma quasi sempre non viene ricordata.
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40 | datiassoreti
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L’indagine Assoreti conferma un trend in atto da mesi
È proseguita anche a maggio la migrazione dai prodotti in regime amministrato a favore della componente gestita del risparmio. La tendenza è evidente negli ultimi dai sul mondo delle reti di promotori finanziari pubblicati da Assoreti, che mostrano un calo della raccolta netta complessiva a 1,6 miliardi di euro nel quinto mese dell’anno, 5,6% rispetto ad aprile, un dato che porta il totale dall’inizio del 2013 a 7,4 miliardi di euro. La frenata, precisa Assoreti, è attribuibile appunto ai crescenti disinvestimenti registrati dai prodotti amministrati, che hanno chiuso il mese in rosso per 1,2 miliardi (-1 miliardo ad aprile), di cui 987 milioni defluiti dai titoli e 283 usciti sotto forma di liquidità. In continua crescita dal canto loro le sottoscrizioni in prodotti di risparmio gestito: maggio si è concluso con una raccolta positiva per 2,8 miliardi, a fronte dei 2,6
miliardi di aprile, con i fondi comuni che hanno fatto la parte del leone: 1,8 miliardi, contro gli 1,7 miliardi del mese prima. Nel dettaglio, la raccolta netta realizzata attraverso la distribuzione diretta di quote di Oicr (il dato comprende fondi comuni e sicav di diritto italiano e di diritto estero, fondi di fondi di diritto italiano e di diritto estero, fondi speculativi e fondi chiusi) è risultata complessivamente pari a 1,8 miliardi di euro, con investimenti destinati soprattutto ai prodotti domiciliati all’estero, dove sono affluiti quasi 2 miliardi (1,1 miliardi in fondi tradizionali e 841 milioni in fondi di fondi). Si conferma invece il deflusso di risorse dai fondi di diritto italiano, che hanno perso 105 milioni, di cui 91 milioni usciti dai fondi comuni di liquidità e 48 milioni dai fondi comuni azionari. In rosso anche i prodotti speculativi (-12 milioni). Gli investimenti netti effettuati sui prodotti assicurativi e previ-
bluerating
L’INDUSTRIA DEL RISPARMIO Tutti gli aggiornamenti sulle reti li trovi su www.bluerating.com
Fuga amministrato È corsa al gestito di Diana Bin
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L’ANDAMENTO DELLA RACCOLTA 2.000
1.781
1.782
1.800
1.667
1.600 1.400
1.230
1.200 1.000
1.572
1.462
1.054 955
930 759
695
800
649
600 400 200 0
G
L
A
S
O
N
D
G
F
M
A
M
Fonte: Assoreti - dati da giugno 2012 a maggio 2013
denziali sono ammontati a 894 milioni di euro (-3,3% rispetto ad aprile): in particolare, le risorse nette investite in unit linked sono salite del 18,4% superando quota un miliardo di euro, ma sono cresciuti anche i deflussi dalle index linked (-251 milioni di euro). Ancora positivo infine il bilancio delle gestioni patrimoniali individuali: sulle Gpm la raccolta si è attestata a 67 milioni di euro, mentre
le risorse nette investite in Gpf sono state pari a 44 milioni. Il contributo delle reti al sistema di Oicr, attraverso la distribuzione diretta e indiretta di quote (il dato comprende fondi comuni e sicav italiani ed esteri, fondi di fondi italiani ed esteri, fondi speculativi, gpf, unit linked e prodotti previdenziali), si è attestato quindi a 2,9 miliardi di euro, pari al 33,1% della raccolta netta complessi-
va del settore. Da inizio anno, l’apporto delle reti sale così a 11,1 miliardi di euro, pari al 39,3% dei volumi di raccolta realizzati sul sistema fondi (28,1 miliardi di euro). Il numero di promotori finanziari con mandato dalle società rientranti nell’indagine Assoreti ha segnato infine il quinto incremento consecutivo, raggiungendo le 21.699 unità. @diana_bin86
TUTTI I NUMERI DI MAGGIO 2013 Gruppo
Azimut
Rete/i
Apogeo Consulting, Az Investimenti,
Raccolta netta
N. promotori maggio
N. promotori aprile
Variazione n. promotori
Raccolta pro-capite
343.634
1.439
1.434
5
239
Azimut Consulenza per Investimenti Banca Fideuram
Banca Fideuram, Sanpaolo Invest
310.266
5.017
5.007
10
62
Allianz Bank
Allianz Bank Financial Advisors
302.777
1.861
1.858
3
163
UniCredit
FinecoBank
250.725
2.381
2.370
11
105
Banca Generali
Banca Generali
246.393
1.462
1.457
5
169
Mediolanum
Banca Mediolanum
87.313
4.276
4.272
4
20
Veneto Banca
Banca Ipibi FA, Veneto Banca
45.637
289
288
1
158
Credito Emiliano - Credem
Credem
36.169
479
468
11
76
Deutsche Bank
Finanza & Futuro Banca
11.141
1.549
1.550
-1
7
Banca Popolare di Vicenza
Banca Nuova
-4.060
83
83
0
-49
Consultinvest
Consultinvest Investimenti sim
-4.126
268
266
2
-15
Hypo Alpe-Adria-Bank
Hypo Alpe Adria Bank
-11.336
70
71
-1
-162
Monte dei Paschi di Siena
Banca Mps
-15.061
737
748
-11
-20
Unione di Banche Italiane
Ubi Banca Private Investment
-27.544
693
695
-2
-40
Fonte: Assoreti, dati in migliaia di euro e numero di pf ordinati per raccolta netta
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n
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Banca Fideuram medaglia d’argento È stato il gruppo Azimut a realizzare la raccolta netta più alta del mese di maggio tra le società aderenti ad Assoreti, con afflussi per quasi 344 milioni di euro. In particolare, fra le tre reti del gruppo di Pietro Giuliani (nella foto) si è distinta Azimut Consulenza, con una raccolta mensile di 242 milioni di euro (interamente attribuibile alla componente gestita del risparmio), mentre Az Investimenti ha portato a casa 76,3 milioni e Apogeo Consulting circa 25 milioni. Bene anche le reti del gruppo Banca Fideuram, guidato da Matteo Colafrancesco in seconda posizione con 310 milioni (238 milioni raccolti da Banca Fideuram, 72 da Sanpaolo Invest), mentre a chiudere il podio è
Allianz Bank Financial Advisors, rete del gruppo Allianz Bank, con 303 milioni. Seguono a poca distanza FinecoBank (gruppo UniCredit), Banca Generali e Banca Mediolanum. In fondo alla graduatoria invece Ubi Banca Private Investments, con -27 milioni, e Banca Monte dei Paschi di Siena, con -15 milioni di euro.
Rete/i
Azimut
Apogeo Consulting, Az Investimenti, Azimut Consulenza per Investimenti
343,6
Banca Fideuram
Banca Fideuram, Sanpaolo Invest
310,3
Allianz Bank
Allianz Bank Financial Advisors
302,8
UniCredit
FinecoBank
250,7
Banca Generali
Banca Generali
246,4
Mediolanum
Banca Mediolanum
87,3
Veneto Banca
Banca Ipibi FA, Veneto Banca
45,6
Credito Emiliano
Credem
36,2
Deutsche Bank
Finanza & Futuro Banca
11,1
entrambi i casi sopra i 100mila euro di raccolta pro capite. All’estremità oppota della classifica si segnalano i 162mila euro persi in media dai promotori di Hypo Alpe Adria Bank e i 49mila persi da ciascun professionista di Banca Nuova (gruppo Banca Popolare di Vicenza).
Alessandro Foti
professionisti. Seguono il gruppo Azimut e Banca Generali, terzi a parimerito con cinque promotori in più rispetto ad aprile. A registrare la contrazione più significativa stata invece la rete Banca Monte dei Paschi di Siena: a fine maggio la società contava 737 promotori contro i 748 di fine aprile.
Milioni di euro
B. Popolare di Vicenza Banca Nuova
-4,1 Dati Assoreti su elaborazione BLUERATING
TOP TEN RACCOLTA PRO-CAPITE - MAGGIO 2013 Gruppo
Rete/i
Azimut
Apogeo Consulting, Az Investimenti, Azimut Consulenza per Investimenti
239
Banca Generali
Banca Generali
169
Allianz Bank
Allianz Bank Financial Advisors
163
Veneto Banca
Banca Ipibi FA, Veneto Banca
158
UniCredit
FinecoBank
105
Credito Emiliano
Credem
76
Banca Fideuram
Banca Fideuram, Sanpaolo Invest
62
Mediolanum
Banca Mediolanum
20
Deutsche Bank
Finanza & Futuro Banca
Consultinvest
Consultinvest Investimenti sim
Piermario Motta
Tante facce nuove in Fineco e Credem FinecoBank guidata da Alessandro Foti e Credem sono state le due reti che hanno fatto crescere di più la propria squadra di promotori a maggio, chiudendo entrambe il mese con 11 professionisti in più rispetto a fine aprile: la società guidata da Alessandro Foti (nella foto), è arrivata così a quota 2.381 unità, mentre la rete del gruppo Emiliano contava a fine maggio 479 unità. Seconda posizione nella classifica del “reclutamento” per il gruppo Banca Fideuram, che ha visto crescere complessivamente le sue due reti di 10 professionisti mese su mese, confermandosi come il gruppo più popoloso tra i soci Assoreti con un totale di 5.017
Gruppo
Matteo Colafrancesco
Banca Generali arriva sulla quota 1.462 Non è tutto. I 1.439 promotori in forza al gruppo Azimut alla fine di maggio hanno conquistato il primo posto anche nella classifica della raccolta pro-capite (la raccolta mensile divisa per il numero di promotori), con una media di 239mila euro ciascuno. La medaglia d’argento va invece ai 1.462 professionisti di Banca Generali, la reteguidata da Piermario Motta con 169mila euro a testa, mentre i 1.861 promotori di Allianz Bank Financial Advisors chiudono il podio con 163mila euro pro capite. Seguono i professionisti di Banca Ipibi Financial Advisory (gruppo Veneto Banca) e di Credem, in
TOP TEN RACCOLTA NETTA - MAGGIO 2013
Migliaia di euro
7 -15
Dati Assoreti su elaborazione BLUERATING
TOP TEN RECLUTAMENTO - MAGGIO 2013 Gruppo
Rete/i
UniCredit
FinecoBank
11
Credito Emiliano
Credem
11
Banca Fideuram
Banca Fideuram, Sanpaolo Invest
10
Azimut
Apogeo Consulting, Az Investimenti, Azimut Consulenza per Investimenti
5
Banca Generali
Banca Generali
5
Mediolanum
Banca Mediolanum
4
Allianz Bank
Allianz Bank Financial Advisors
3
Consultinvest
Consultinvest Investimenti sim
2
Veneto Banca
Banca Ipibi FA, Veneto Banca
1
B. Popolare di Vicenza Banca Nuova
Variazione n. promotori
0 Dati Assoreti su elaborazione BLUERATING
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42 | nellarete
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Consultinvest fa il punto a distanza di dodici mesi
Maurizio Vitolo
Banca Network un anno dopo di Maria Paulucci Era il 15 giugno di un anno fa quando Consultinvest Investimenti sim mise la parola “fine” alla saga di Banca Network. La società concluse in quella giornata un accordo con Banca Network Investimenti in forza del quale acquistava “un complesso di diritti riguardanti tutti i promotori finanziari, tutti i clienti, le convenzioni con tutte le società prodotto e i sistemi operativi di Bni”. A un anno di distanza, BLUERATING ha incontrato l’amministratore delegato della sim Maurizio Vitolo per fare il punto. Anche perché, secondo il manager, “sono circolati dati assolutamente non reali”. A quali dati si riferisce? A quelli che avete riportato
AGENDA Promotori finanziari convocati a Milano per metà luglio Una riunione con i promotori finanziari per fare il punto e darsi l’arrivederci a dopo l’estate. Nella seconda settimana di luglio Consultinvest Investiment sim incontra i suoi promotori finanziari a Milano per riepilogare quello che si è fatto e confrontarsi sui progetti a venire. “Il bilancio del primo semestre è assolutamente positivo, da un punto di vista economico siamo soddisfatti”, dice a BLUERATING l’a.d. Maurizio Vitolo. “Abbiamo inserito tutti i costi dell’operazione Banca Network nel bilancio dell’anno scorso, quindi non abbiamo appesantimenti sugli esercizi futuri. Siamo interessati a crescere e siamo sempre attenti a possibili operazioni in
un mercato chiaramente in fase di riassetto. Al momento, comunque, non ci sono operazioni in corso. Mediamente stiamo reclutando tre o quattro promotori al mese. Dopo l’estate vedremo di accelerare. D’altro canto, i primi sei mesi abbiamo dedicato tantissimo tempo agli aspetti organizzativi. Ora stiamo completando la migrazione informatica post integrazione con Banca Network Investimenti”. Sul reclutamento, “cerchiamo promotori che abbiamo un po’ di esperienza. I nostri hanno un portafoglio medio di 5 milioni di euro. Riteniamo che sia un target interessante, che da noi ottiene attenzione, formazione e supporti per la crescita”.
270
1
5
promotori
miliardo
milioni
Tanti i professionisti della sim, con 16 nuovi ingressi nell’anno
Le masse al 31 maggio, di cui più di 400 milioni in offerta della casa
È il portafoglio medio degli advisor della rete di Consultinvest
anche voi di recente, quando avete scritto che da Banca Network avremmo avuto quasi 2 miliardi di masse e alla fine ce ne sarebbero rimaste mezzo milione. In realtà noi da Banca Network abbiamo trasferito circa 855 milioni di masse e di questi, secondo il dato al 31 marzo 2013, ne abbiamo trattenuti circa 550. Quindi è stata un’operazione che noi riteniamo di grande successo, dal momento che c’è stata una ritenzione di masse in proporzione molto alta. Anche considerando che nei sei mesi che hanno preceduto il nostro arrivo è uscita una gran quantità di promotori da Banca Network. Dunque, quando siamo arrivati noi c’erano già masse che si stavano spostando. Nell’aprile del 2012 Banca Network aveva circa 400 promotori, quando siamo arrivati ce n’erano 250: provi a immaginare quante masse avevano portato via prima del nostro arrivo. Oggi, per quanto riguarda la raccolta netta rilevata nel corso del primo semestre del 2013, registriamo un leggero decremento, di circa 9 milioni di euro. Hanno avuto seguito le voci, riportate a fine marzo da BLUERATING, secondo cui circa un centinaio di pf - capendo che chiedere soldi a Bni era tempo perso e sentendosi “raggirati” da lei per via di presunte “false promesse” - vorrebbero chiedervi un risarcimento di 8 milioni di euro in tutto? Guardi, noi di questo non abbiamo traccia. Posso dire che i promotori che c’erano allora ci sono adesso. Evidentemente, quelli che sono con noi e che hanno accettato i nostri valori e la nostra missione non ritengono che ci siano stati “raggiri” o “promesse non man-
tenute”. Non abbiamo ricevuto alcuna citazione o cose del genere. Al momento, non c’è stato alcun seguito. I pf avevano tempo fino al 30 giugno per sottoscrivere con voi il mandato d’agenzia. Com’è andata? È andata che fino al 30 giugno 2013 chiunque volesse andar via mandava una lettera, un fax, quello che voleva, ed era libero. Poi la clausola è scaduta, quindi il mandato di agenzia è diventato “normale”, con i tempi di preavviso ordinari. Abbiamo voluto dare ai promotori un anno di tempo per conoscerci. Alla luce di questo, chi ha voluto si è liberato senza vincoli. Oggi i promotori sono circa 270. E gli ex dipendenti di Banca Network che volevate assumere? Per quanto riguarda i dipendenti ex Bni, abbiamo attualmente concluso 10 assunzioni, di cui due con lettere di impegno già firmate. Gli inserimenti sono legati al termine del periodo di preavviso e all’attivazione da parte dell’Inps del fondo emergenziale. Non siamo attualmente in grado di indicare se e quante ulteriori nuove assunzioni potremmo concludere con i dipendenti ex Bni in quanto purtroppo i tempi burocratici di attesa legati all’accordo siglato da Banca Network Investimenti e dai sindacati ci penalizzano. Dal punto di vista delle nuove assunzioni, ci preme comunque sottolineare che siamo un’azienda attiva da questo punto di vista e che abbiamo inserito dal mercato otto nuove risorse, che avrebbero potuto essere attinte dal personale ex Bni se non avessimo incontrato i problemi a cui ho fatto cenno. @mariapaulucci1
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Innovazione, cambiamento e ricerca, le parole chiave della strategia del Gruppo
Ora è già domani Da Recentville a Newville, in altre parole lasciare il vecchio per cavalcare l’evoluzione e il cambiamento. È questa la filosofia alla base dell’evento nazionale targato Banca Mediolanum che si è tenuto all’Adriatic Arena di Pesaro dove, davanti agli oltre 4.300 promotori finanziari della rete, si è alternato tutto il vertice del gruppo bancario. Un appuntamento dal titolo esplicativo “Ora è già domani”, nel corso del quale sono state presentate tutte le novità e le strategie di casa. DAL WEB AL MOBILE PAYMENT Superata l’epoca dei pagamenti via web, si è aperta la stagione del pagamento via telefonino e Banca Mediolanum, sempre attenta al cambiamento ha deciso di testare, tra i primi in Italia, i servizi di mobile payment dando il via nelle settimane scorse a una sperimentazione di pagamenti via cellulare grazie alla tecnologia Near Field Communication (NFC). In partnership con Vodafone, Sia, CartaSi e MasterCard. In sostanza grazie alla NFC tutto il nostro portafoglio entrerà nello smartphone. Una grande evoluzione, soprattutto per una clientela che ha sempre maggiore dimestichezza con la tecnologia. NUOVE SOLUZIONI E OPPORTUNITA’ DI INVESTIMENTO Si amplia e diversifica ulteriormente l’offerta di Mediolanum Best Brands, l’insieme dei fondi comuni d’investimento di diritto irlandese gestito da Mediolanum International Funds e, dal 2008, creato in collaborazione con alcune tra le più importanti società d’investimento mondiali. Ecco i quattro nuovi comparti. Mediolanum Carmignac Strategic Selection: comparto flessibile che investe nei prodotti d’eccellenza di Carmignac Gestion, con l’obiettivo di preservare il capitale e, al tempo stesso, puntare ad accrescere il valore dell’investimento sul mediolungo periodo. La forte flessibilità della strategia di investimento permette di cambiare velocemente l’esposizione del portafoglio in base alle condizioni di mercato per coglierne ogni opportunità. Mediolanum Invesco Balanced Risk Coupon Selection: comparto flessibile caratterizzato da un approccio
Un’immagine dell’evento a Pesaro
Tante le novità di Banca Mediolanum presentate in occasione dell’evento nazionale che si è tenuto a Pesaro: dai finanziamenti a tassi agevolati per le ristrutturazioni edilizie al lancio di nuovi prodotti nel comparto fondi
tempo, un reddito periodico. L’investimento in obbligazioni convertibili permette di ottenere un profilo di rendimento vicino a quello azionario nelle fasi di espansione di mercato, rimanendo però con un profilo obbligazionario nelle fasi di flessione. Infrastructure Opportunity Collection: comparto settoriale con un approccio di investimento globale che investe interamente nel mercato delle infrastrutture con un portafoglio azionario che punta principalmente all’apprezzamento del capitale sul lungo periodo e al riconoscimento di un provento periodico, nella versione a distribuzione dei proventi.
intende essere anche un contributo di Banca Mediolanum alla ripresa dell’economia, un sostegno alle imprese del comparto edilizio, architetti, geometri, elettricisti, idraulici e artigiani. In pratica: al cliente che vuole fare modifiche alla casa, la Banca offre il finanziamento a un tasso molto conveniente in via di definizione, sul modello di quello praticato, per esempio, a chi è stato colpito dal terremoto in Emilia. Ma non solo. Banca Mediolanum sta organizzando in tutta Italia un ‘pool’ di aziende per eseguire i lavori che i clienti richiederanno, dalla progettazione alla realizzazione, a condizioni più favorevoli di quelle praticate nel mercato di riferimento.
Messaggio pubblicitario. Prima dell’adesione leggere il Prospetto del Fondo Mediolanum Best Brands di Mediolanum International Funds disponibile presso gli Uffici dei Promotori Finanziari di Banca Mediolanum e consultabile direttamente sul sito www.mediolanuminternationalfunds.it o accedendo al sito www.bancame-
di investimento innovativo utilizzando l’ampia gamma di fondi comuni ed Etf (Exchange traded fund) di Invesco. Convertible Strategy Collection: investe prevalentemente in obbligazioni convertibili con un approccio globale, senza vincoli geografici o settoriali, puntando a offrire l’apprezzamento del capitale nel medio-lungo periodo e, allo stesso
diolanum.it.
TASSI AGEVOLATI E SERVIZIO TUTTO COMPRESO PER RISTRUTTURARE CASA Ancora una volta, un’iniziativa che va al di là della classica attività di una banca: il finanziamento a tasso agevolatissimo della ristrutturazione della casa insieme a un servizio tutto compreso per realizzarla. Ciò
Questa è una pagina di informazione aziendale con finalità promozionali. Il suo contenuto non rappresenta una forma di consulenza né un suggerimento per investimenti.
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De Rocco: dopo la seconda fase di crescita, lo sbarco in Borsa
Per Banca Ipibi non c’è 2 senza 3 di Diana Bin La strada della consulenza finanziaria indipendente in Italia passa per la costituzione di family office e studi di promotori finanziari associati. Con l’auspicio di assistere a un cambiamento della normativa, in modo che queste piccole imprese sul territorio possano ottenere il mandato di agenzia come già succede nei Paesi anglosassoni. Ed è proprio in questa direzione che si sta muovendo Banca Ipibi Financial Advisory (gruppo Veneto Banca), come ha spiegato a BLUERATING l’amministratore delegato Lucio De Rocco in occasione della convention annuale a Lazise, in provincia di Verona. La società, che ha avviato a gennaio il progetto Ipibi Fase 2, ha inaugurato a marzo il primo family office a Milano e ha in programma l’apertura di una seconda struttura a Roma - che dovrebbe essere operativa tra settembre e dicembre - e una terza a Torino, dove è già presente un’altra filiale private della banca. Poi si potrebbe pensare ad altre zone, a partire dal Triveneto. De Rocco, a che punto è la Fase 2? Siamo solo all’inizio, ma abbiamo già raggiunto risultati tangibili per quanto riguarda le matrici di sviluppo che avevamo individuato. La Fase 2 ha comportato in primis una rivoluzione nel modo di concepire questo lavoro, un cambio di prospettiva e di attenzione con il focus spostato dal prodotto al cliente e dal brand della banca a quello di ogni singolo pf/private banker. Banca Ipibi Fase 2 identifica un’evoluzione della società, intesa come “banca utility dedicata alla rete” e basata su un modello che consente ai professionisti di sviluppare il loro progetto imprenditoriale personale, in linea con il core business della banca, che fonda la sua attività sulla consulenza. Uffici di pf associati e family office costituiscono le formule ideali per valorizzare il nostro modello e al contempo il brand personale dei nostri professionisti. Il family office di Milano è attivo e siamo prossimi all’apertura di Roma e Torino.
I prossimi passi? Al momento, sempre nell’ambito di Ipibi Fase 2, stiamo lavorando a due grandi progetti: l’implementazione dell’ambiente mobile e un importante investimento sulla qualità totale per poter trasferire al meglio il valore del nostro brand. Abbiamo obiettivi di crescita che riguardano ogni ambito della nostra attività: dalla qualità alle masse all’inserimento di nuovi professionisti. Il lavoro dei consulenti nel 2012 e nel primo semestre del 2013 è stato caratterizzato da un grande impegno nel guidare i clienti da una logica di prodotto alla consulenza pura. Abbiamo raggiunto l’obiettivo che ci eravamo dati all’inizio della Fase 2: il 50% dei ricavi della banca, al 30 giugno, doveva essere generato dai contratti di consulenza. Il prossimo obiettivo importante sarà il 75%. Family office e uffici di pf associati: è questo il futuro? Gli uffici di promotori finanziari associati e i family office costituiscono una novità che abbiamo introdotto e che desta interesse a tutti i livelli, nei private banker, nei promotori e nei consulenti indipendenti. I professionisti che hanno idee e progetti da sviluppare trovano in noi un partner, un socio che li affianca e un’intera struttura, organizz a t a
196
Il numero dei promotori al 31 maggio.
46mln La raccolta netta tra gennaio e maggio in euro.
2,2mld
Le consistenze patrimoniali al 31 maggio.
appunto come un grande studio associato in stile americano. Fondamentale in questo tipo di organizzazione è poi la collaborazione con studi specializzati, che ci consentono di rispondere anche alle esigenze più complesse della clientela in materia fiscale, legale o immobiliare. Come vede il ricambio generazionale? Anche in questo ambito i family office e gli uffici di promotori finanziari associati potrebbero giocare un ruolo importante, curando in prima persona l’introduzione di giovani e il loro affiancamento, in modo da far crescere l’interesse di questi soggetti, che oggi faticano molto a entrare nel settore. Ci sarà anche una Fase 3? La “fase tre” è la quotazione in Borsa: un obiettivo temporale e non di breve periodo, che prevede che la banca cresca ancora per arrivare a standard dimensionali e reddituali che consentano l’approccio alla quotazione. Il programma quindi è crescere a ritmo sostenuto e far sì che questa crescita sia sostenibile per dare soddisfazione agli azionisti. @diana_bin86
Lucio De Rocco
FORMAZIONE
di Gaetano Megale*
Così la consulenza può avere successo
G
li sviluppi del marketing indicano che il successo di un modello di business dipende essenzialmente da come si interpreta la mission e dalla modalità comunicativa con la quale la si propone al cliente. Tu come lo fai? Dici a te stesso: “Offro un servizio altamente qualificato che consente di selezionare, all’interno della più vasta gamma di prodotti, quelli che soddisfano le esigenze dei miei clienti nella maniera più efficace ed efficiente possibile”. Oppure: “Fornisco un servizio di eccellenza, unico nel suo genere, utilizzando una tecnologia sofisticata e innovativa che mi permette di analizzare le esigenze dei clienti e proporre in maniera personalizzata i migliori servizi e prodotti”. O infine: “Sono convinto che il mio servizio possa aiutare i clienti a realizzare i progetti di vita e a raggiungere gli obiettivi desiderati per sé e per i propri cari, creando benessere per loro e per l’intera collettività”. Se hai scelto la prima risposta, la tua “value proposition” è focalizzata su “cosa” il servizio offre, mentre se hai scelto la seconda poni in risalto “come” il servizio viene prestato. Se invece hai scelto la terza, la tua comunicazione punta sul “perché”, ossia sui motivi per i quali tu proponi il servizio e sullo scopo della tua attività. Secondo Simon Sinek, la vision delle aziende e dei personaggi di successo (dalla Apple di Steve Jobs a Martin Luther King) è decisamente incentrata su ciò in cui si crede e quindi sulla comunicazione che parte dal “perché” proponiamo qualcosa, in quanto “la gente non compra quello che fate: compra il motivo per cui lo fate”. A questo proposito, la terza risposta contiene un ulteriore importante elemento per il successo: dare valore sociale alla propria attività. L’attività commerciale e professionale si può quindi caratterizzare per le valenze sociali che soddisfa: bisogni funzionali ed emotivi ma anche spirituali. Il rapporto con la clientela diventa collaborativo, da “molti a molti”, con la costruzione di reti comunitarie che condividono scopi, volontà, regole e sforzo comune per risolvere problemi e soddisfare tutti. *presidente di Progetica
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Il gruppo ha già avviato il reclutamento
Al via la rete targata Bnl A cura di Gianluca Baldini Oramai il reclutamento della nuova rete di promotori finanziari targata Bnl Bnp Paribas è partito. Sul sito della banca, infatti, è comparso un annuncio che recita “Selezioni per financial advisor Accademia Finanziaria di Bnl Gruppo Bnp Paribas: 25 neolaureati, cui dedicare un percorso di formazione e pratica; l’iscrizione all’albo dei promotori finanziari e la
qualifica di financial advisor”. Ai reclutati sarà dedicato un percorso di formazione e pratica; l’iscrizione all’albo dei promotori finanziari e la qualifica di financial advisor. Specialisti della banca cureranno il processo di selezione e, dopo la prima fase di formazione tecnica, chi avrà superato l’esame per l’iscrizione all’albo dei promotori finanziari affronterà un secondo e più intenso percorso formativo, che alternerà momenti di
docenza in aula (su tecniche e metodi per l’acquisizione di nuovi clienti, pianificazione finanziaria e finanza comportamentale) a esercitazioni pratiche (con l’affiancamento di esperti del settore). Al termine del percorso Bnl offrirà, a chi avrà superato l’esame e sarà iscritto all’albo dei promotori finanziari, un contratto di agenzia monomandatario, come financial advisor. Il progetto della rete Bnl Bnp Paribas è diretto da Ferdinando Morelli e vede AT Kearney come consulente esterno. @gianlucabaldini
IL PROMOTORE IN ROSA
“Sappiamo gestire meglio gli imprevisti” Con questa rubrica BLUERATING vuole dare spazio a una categoria in forte crescita: i promotori finanziari donna. Anche se rappresentano meno del 20% di tutto il popolo dei promotori, le professioniste della promozione danno molto filo da torcere ai loro omologhi maschi. Questo mese ne abbiamo parlato con Federica Aratari (in foto) , Family Banker di Banca Mediolanum. Quali sono le principali differenze tra il modo di fare promozione al maschile e quello al femminile? Possiamo ragionare solo in linea di massima. In genere nell’uomo prevale la razionalità, nella donna la sensibilità ma l’importante è che entrambi sappiano essere empatici con i clienti. Il promotore finanziario, donna o uomo che sia, deve capire
quanto di emotivo e quanto invece di pragmatico c’è dietro a ogni singola richiesta del cliente. Diciamo che noi donne siamo più abituate, nella nostra vita quotidiana, a riconoscere le emozioni. Come ha scelto di intraprendere questa professione sapendo che avrebbe lavorato in un mondo frequentato perlopiù da maschi? Dei miei vent’anni nel settore bancario, 12 li ho spesi come impiegata di una banca locale di Velletri (Roma) e l’ambiente era in prevalenza maschile anche lì. Sono diventata family banker perché volevo fare e dare di più. Voglio diventare il punto di riferimento bancario, finanziario, assicurativo per le famiglie dei miei clienti. Ritiene che aumenteranno le promotrici donna?
Il numero delle promotrici donne aumenterà perché ciò avviene in tutti i settori. Noi donne siamo comunque più abituate a svolgere tanti ruoli, a seguire tante cose nello stesso tempo. Crede che una donna sia avvantaggiata o svantaggiata nel lavoro di promotore? In un lavoro che è libera professione, e non lavoro d’ufficio, la naturale predisposizione della donna a svolgere più incarichi è un vantaggio. Inoltre essendo abituata a occuparsi anche con tanta attenzione della famiglia, la rende, più dell’uomo, idonea a gestire gli imprevisti, Lo svantaggio emerge quando la famiglia, il tessuto sociale immediatamente circostante non è disposto a scendere a patti con orari e agende difficili. Lo svantaggio quindi non nasce all’interno del mondo del lavoro, ma all’esterno.
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IN RETE l HYPO ALPE ADRIA BANK Leasing sospetto, la guardia di Finanza perquisisce gli uffici del gruppo di Udine Da Striscia la Notizia alle perquisizioni in corso nella sede di Hypo Alpe Adria Bank per la spinosa vicenda dei contratti di leasing. Tutto ha preso il via da alcuni esposti presentati all’autorità giudiziaria udinese dopo un’inchiesta trasmessa dal programma televisivo Striscia la Notizia. Gli accertamenti delegati al nucleo di polizia tributaria di Udine fanno ipotizzare che l’istituto bancario, nel periodo compreso fra il 2008 e il 2013, “abbia strumentalmente applicato nelle condizioni contrattuali di oltre 14mila contratti di leasing stipulati con soggetti privati e aziendali - interessi non dovuti per circa 30 milioni di euro”. Hypo Alpe Adria Bank dal canto suo ha emesso un comunicato in cui conferma che, nell’ambito delle indagini relative ai contratti di leasing indicizzati, la Guardia di Finanza ha effettuato su delega della Procura della Repubblica di Udine una perquisizione presso la sua sede. La banca inoltre precisa che una serie di indagini interne autonome e approfondite su quanto accaduto erano già state effettuate, con conseguenti provvedimenti disciplinari interni.
l ENNIO DORIS Dopo lo smartwatch, il patron di Basiglio finanzia anche il geolocalizzatore I’m Here Dopo I’m watch, lo smartwatch che si collega al cellulare, ora arriva I’m here, un piccolo geolocalizzatore integrato con le mappe di Google. Il finanziatore è sempre lui, il patron di Mediolanum, Ennio Doris che crede nell’azienda fondata Manuel Zanella e Massimiliano Bertolini. Va sottolinetao, però, che Doris ha finanziato il progetto con fondi personali che non c’entrano in alcun modo con il gruppo di Basiglio. Il nuovo prodotto utilizza una sim integrata e la rete gsm mondiale per trasmettere la posizione della persona da cui è “indossato” o dell’oggetto a cui è applicato. In pratica, un efficace sistema per ritrovare macchine o moto rubate, per sapere dove si trova una valigia smarrita. Ma che, viste le dimensioni ridotte, vuole anche aiutare le famiglie a sapere dove si trovano i propri figli o animali. Il costo è di 149 euro.
l BANCA EUROMOBILIARE Nuovo centro finanziario a Torino coordinato dall’area manager Giordano
Arriva un nuovo centro finanziario di Banca Euromobiliare a Torino, sotto la guida del neo area manager Federico Giordano. Secondo quanto riporta il Mondo, il nuovo ufficio della rete del gruppo Credem nel capoluogo piemontese, che si aggiungerà alla filiale aperta lo scorso ottobre, sarà inaugurata in via Pietro Micca. Inizialmente Giordano, che risponderà al regional manager per il Piemonte Dino Iozzi, coordinerà un team di dieci promotori finanziari.
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La banca di Doris riceve il premio Abi per i servizi
Mediolanum, 2013 con 4 mld raccolti “Entro i primi sei mesi di quest’anno faremo come minimo la raccolta di tutto l’anno scorso nel settore dei fondi, quindi è probabile che entro fine anno la raddoppieremo”.
le tramite le applicazioni di Mediolanum per iPhone e Android. A ritirare il premio, nel corso della cerimonia di premiazione presso la sede del Cnr, a cui hanno partecipato anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, è stato il fondatore Ennio Doris. Il Premio Abi per l’innovazione nei servizi bancari partecipa, per il terzo anno consecutivo, al Premio dei Premi promosso dal governo per valorizzare le migliori capacità innovative e creative delle aziende, delle università, delle amministrazioni, degli enti o dei singoli: il riconoscimento viene assegnato ogni anno ai migliori progetti d’innovazione nei vari settori di riferimento. Banca Mediolanum in particolare è risultata vincitrice nella categoria “Terziario - Innovazione nei servizi bancari”.
Parola di Ennio Doris (nella foto), presidente di Banca Mediolanum, che in una videointervista rilasciata a BLUERATING ha tratteggiato le stime per l’esercizio in corso. “Nel 2012 avevamo raccolto 2,34 miliardi di euro (il dato si riferisce a fondi e gestioni) e sicuramente quest’anno supereremo i 4 miliardi”, andando così oltre l’obiettivo fissato a 3 miliardi, ha detto Doris. “Sto parlando dei fondi comuni, che sono il nostro core business”, ha precisato. Intanto Banca Mediolanum ha ricevuto il Premio Abi per l’innovazione nei servizi bancari grazie al progetto “Pagamento bollettini con fotocamera”, servizio attivabi-
Banca Generali accelera sul web “Stiamo pensando di introdurre le pagine personali dei nostri financial planner all’interno del sito della Banca”, lo ha riferito a BLUERATING una fonte vicina al management della banca nel corso di un evento privato con alcuni clienti di Banca Generali. “Stiamo vagliando varie ipotesi anche per potenziare la nostra presenza sui social network. In ogni caso, tutto verrà
implementato entro fine anno”, spiega la fonte interpellata da BLUERATING. Banca Generali nel corso dell’ultima anno, lo ricordiamo, ha dato una grande accelerata sul tema delle nuove tecnologie. Oltre alla firma digitale, il gruppo ha sviluppato un’applicazione per smartphone e ha dotato tutti i suoi financial planner di un tablet Android.
Girelli in sella alle MV Agusta L’ex numero uno di Banca Generali ha assunto la guida del marchio di moto Nuova avventura e nuovo settore per Giorgio Girelli: l’ex presidente ed ex amministratore delegato di Banca Generali è stato nominato vice presidente esecutivo di MV Agusta Motor, storico marchio del motociclismo, che sta valutando tra l’altro il debutto in Borsa. Giorgio Girelli, 53 anni, ha lavorato in Banca Generali per 12 anni, affrontando nel 2006 la quotazione
in Borsa della società, di cui è stato amministratore delegato prima e presidente poi. Ha lasciato il cda della società del Leone a luglio del 2012. L’ingresso di Girelli nel consiglio di amministrazione di Mv Agusta “è l’inizio di un percorso finalizzato a un’ulteriore crescita, soprattutto nei mercati esteri ad alto potenziale”, ha spiegato il presidente Giovanni Castiglioni,
secondo cui l’ex a.d. di Banca Generali “apporta alla società una competenza unica e preziosa, unita a una sincera passione per le moto e per il marchio MV. Nei prossimi 3 anni possiamo puntare al raddoppio delle vendite, con una struttura di capitale adeguata, e siamo convinti che l’esito potrà essere la quotazione in Borsa”, ha aggiunto.
LUCI&OMBRE
di Fabrizio Tedeschi*
Gestioni in cambi, arriva la rivoluzione
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on ve n’era bisogno, ma il giudicato di una corte è sempre importante. La corte d’appello di Genova ha respinto il ricorso di un operatore sanzionato dalla Consob per aver esercitato l’attività di gestione di portafoglio in cambi senza rispettare le regole del Tuf. Il ragionamento è semplice. L’area degli strumenti finanziari è variabile e il ministero dell’economia può, con un semplice decreto, introdurne di nuovi. Questo è avvenuto con l’inserimento nell’elenco degli strumenti finanziari dei cambi speculativi, vale a dire le operazioni in cambi non collegate a una cessione di beni o servizi, ma dettate dall’aspettativa di lucrare una differenza di prezzo. I servizi d’investimento, ove abbiano a oggetto cambi differenziali, sono divenuti materia disciplinata del Tuf. Le gestioni individuali di portafoglio in cambi sono divenute un servizio d’investimento vero e proprio, con l’applicazione del Tuf in materia d’informazioni, prospetti, offerta fuori sede, etc. Ove l’attività sia svolta da chi non è autorizzato, s’incappa nell’abusivismo finanziario con risvolti penali; mentre il mancato rispetto delle regole amministrative comporta sanzioni per carenza d’organizzazione et similia. Pare che in pochi si siano accorti dell’innovazione e abbiano continuato a operare sia gestendo cambi sia raccogliendo ordini sui cambi. Una parte della confusione può essere stata dettata dal testo del Tuf che inserisce i cambi tra i servizi d’investimento accessori, laddove però questi siano strumentali alle operazioni su strumenti finanziari (in breve il cambio per acquistare o vendere un titolo espresso in valuta). Una simile difesa non ha retto di fronte alla chiarezza della norma così come interpretata dalla Consob e dalla corte genovese. Banche e intermediari dovranno prestare molto attenzione a questo aspetto per non incorrere nelle sanzioni relative. Anche i consulenti, laddove si avventurino in campo valutario, consigliando di acquistare e vendere valute, ricadranno nella normativa del Tuf. *tedeschi@alezio.net
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VALZER DELLE POLTRONE di Gianluca Baldini Az Investimenti sim si rafforza in Veneto con Andrea Brugnera
Az Investimenti sim, la rete di promotori del gruppo guidato dal presidente e a.d. Pietro Giuliani, ha rafforzato la sua squadra in Veneto. Il professionista che si è aggiunto al gruppo milanese è Andrea Brugnera, un professionista locale che ha avuto una lunga esperienza di lavoro in Banca Insinger de Beaufort Italia e in Fortinvestimenti sim, family office della famiglia Forti. Alla fine di aprile, Az Investimenti contava su una squadra di 251 tra banchieri e consulenti e una raccolta netta di oltre 55 milioni di euro nel risparmio gestito.
Un giugno caldo per le poltrone di Banca Euromobiliare
Banca Euromobiliare continua a crescere a Torino. Secondo il settimanale Il Mondo, la rete della promozione finanziaria guidata da Stefano Bisi ha ingaggiato nel capoluogo piemontese Federico Giordano, già executive manager di Banca Mps proprio a Torino, dove guidava una squadra di dieci promotori finanziari con un portafoglio complessivo attorno ai 140 milioni di euro. Sempre secondo quanto riporta Il Mondo, tre promotori finanziari del team di Giordano avrebbero firmato per la rete della banca che fa parte del gruppo Credem e altri sarebbero pronti a farlo. In precedenza, secondo quanto ha appreso BLUERATING, la rete guidata da Bisi ha dato il benvenuto ad Alfredo Dattilo, un professionista con alle spalle 20 anni di esperienza prima in Ubi Banca e poi in Mps. Il suo arrivo ha seguito quello, avvenuto nell’ultimo anno sempre nel capoluogo piemontese, di Lidia Brachetti e Donato Angelillo, entrambi provenienti da Azimut. Mentre da Mps nel primo trimestre si sono uniti alla squadra Simone Gardin, da Mps Private Banking, a Padova, e Francesco Paccagnella, anche lui ex del Monte dei Paschi, sempre nella città venetà. Intanto
Ferdinando Rebecchi ha lasciato l’incarico di amministratore delegato di Banca Euromobiliare ed è rientrato nella capogruppo dove sarà responsabile “del coordinamento di alcuni servizi di corporate center nell’ambito della direzione centrale”. Mentre Giuseppe Rovani è stato nominato direttore generale dell’istituto di private banking del gruppo Credem. Lo ha annunciato la stessa Banca Euromobiliare, precisando che al nuovo d.g. Rovani precedentemente direttore generale di Credemvita e Credemassicurazioni - faranno riferimento Stefano Bisi, vice direttore generale e responsabile della promozione finanziaria e Gianluca Noce, responsabile per il private banking. Inoltre Stefano Pilastri, già nel consiglio di amministrazione di Banca Euromobiliare, è stato nominato vice presidente: Pilastri manterrà comunque tutti gli incarichi ricoperti nel gruppo.
Un tris di professionisti in forza a Cassa Lombarda
sulente si inserisce nel team del District Manager Pietro Calderaro e viene accreditata di un portafoglio a doppia cifra (in milioni di euro), in linea con la media della banca del Leone. È donna anche Elisa Feliciani un ex direttore di filiale di Banca Albertini Syz a Roma che approda nella Banca del Leone. Lo scorso anno la banca del gruppo triestino aveva già reclutato Ernestina Anceschi, ex direttore di filiale di Bologna di Banca Albertini
Deiana è stato nominato anche presidente di Atema, l’Associazione dei temporary manager.
FinecoBank fa incetta di ingressi lungo tutto lo Stivale
POLTRONE SCOTTANTI
Nel private del Leone arrivano tre super-portafoglisti Quasi mezzo miliardo di raccolta nei primi cinque mesi dell’anno per Banca Generali e reclutamenti mirati per rafforzare una struttura che, sotto la regia del Sales Manager Italy Bruno Manera, ha superato gli 11,5 miliardi. Questi in sintesi gli ultimi numeri di Banca Generali Private Banking che sta mettendo a segno innesti di professionisti di notevole esperienza con portafogli molto rilevanti. È il caso di Marco Rolle, private banker sulla piazza di Asti con portafogli per circa 150 milioni che ha lasciato la responsabilità del desk di Intesa San Paolo Private Banking per convergere nella squadra del manager Gualtiero Belzer (nella foto). Da inizio anno Belzer ha incrementato le masse in gestione nella propria area di competenza in Piemonte (province di Alessandria, Cuneo ed Asti) da 650 a 900 milioni anche grazie ad un altro reclutamento importante come quello di Edoardo Galvagno a Cuneo che è uscito anch’egli da Intesa Sanpaolo Private con un portafoglio di 70 milioni. In Lombardia invece, dove il manager da gennaio rafforza la squadra di Manera nei reclutamenti, si segnala il recente ingresso a Brescia di Raul Castro da Banca Profilo ed ex Unicredit Private accreditato di un portafoglio di oltre 50 milioni e a Milano di un professionisti d’esperienza come Enrico Ricciardi da Ersel Sim.
Cassa Lombarda recluta nuovi private banker: secondo quanto riporta Milano Finanza, la banca guidata dal direttore generale Paolo Vistalli ha dato il benvenuto di recente a Paolo Barbieri, Tommaso Masini e Stefano Rappuoli. Nello specifico Barbieri, 49 anni, arriva dall’unità di private banking di Milano della Banca Popolare di Bergamo, mentre Masini, anche lui 49 anni, proviene dal family office di Mps e Rappuoli, 44 anni, da Barclays.
Syz. Secondo quanto si apprende dal suo profilo LinkedIn, in passato Feliciani ha maturato un’esperienza anche all’interno del gruppo Ubs, sempre a Roma.
Reclutamenti al femminile per Banca Generali
Angelo Deiana entra in Veneto Banca e lascia Monte Paschi
Prosegue il reclutamento di Banca Generali nel 2013. La società guidata da Piermario Motta secondo indiscrezioni starebbe accelerando nella raccolta a giugno dopo aver superato il miliardo e cento milioni nei primi 5 mesi dell’anno. Intanto il gruppo a Bergamo ha messo a segno un nuovo reclutamento con l’ingresso di Patrizia Magri proveniente da Banca Nazionale del Lavoro. La con-
Angelo Deiana è il nuovo responsabile business development e family office del gruppo Veneto Banca. Lo riferisce il sito specializzato Magstat. Il manager proviene da Mps, dove ha ricoperto i ruoli di responsabile del mercato family office e di direttore di Mps Fiduciaria. Presidente dell’Anpib, l’Associazione nazionale che si propone come punto di riferimento per i private banker italiani,
Tris di nuovi ingressi lungo tutto lo Stivale per FinecoBank. Secondo quanto riporta il quotidiano MF, la rete del gruppo UniCredit guidata dall’a.d. Alessandro Foti ha dato di recente il benvenuto a Loredana Nencetti, proveniente da Banca Etruria, in Toscana, Cristiano Alivernini, ex Barclays Capital, nel Lazio, e Giorgio Sacchi, arrivato da Apogeo Consulting, in Lombardia. Al 31 marzo 2013 FinecoBank contava circa 863mila clienti e 2.360 promotori finanziari, mentre la raccolta netta realizzata da gennaio ad aprile è stata di circa un miliardo di euro, di cui 650 milioni relativi ai servizi di consulenza. Novità anche in Lombardia con l’ingresso di Daniele Blancato, proveniente da Ubi Banca, che opererà nel team dell’area manager Stefano Amadei, mentre in Calabria la squadra dell’area manager Giuseppe Postorino è cresciuta con l’arrivo di Giuseppina
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Todarello, ex di Banca Mediolanum. Da inizio anno, la società ha messo a segno una raccolta netta di oltre 800 milioni di euro attraverso la sua rete di 2.357 promotori finanziari. Intanto a fine giugno, Fineco ha dato notizia dell’arrivo di Stefano Rusconi, ex Sofia sgr, che lavorerà in Lombardia con l’area manager Marco Rossi; Emanuele Orsi, da Cassa Lombarda, sempre in Lombardia ma con l’area manager Franco Ravaglia; e Attilio Venturi, ex Ing Direct, che lavorerà in Veneto con l’area manager Ottavio Corali. Il settimanale Il Mondo segnala invece l’arrivo in Piemonte di Stefano Calvi, ex Banca Patrimoni (da non confondersi con l’omonimo Stefano Calvi di Cassa Lombarda, qui la notizia), sotto la guida dell’area manager Gianluca Guagno, e di Silvio Straticò, ex Banca Mediolanum, nel team di Roberto Baldassar Vignassa. Mentre in Lombardia nella squadra di Filippo Viganò sono entrati l’ex Barclays Matteo Cazzola e l’ex Cassa Lombarda Alessandro Pagani. Fausto Buonanno, ex popolare di Ancona del gruppo Uni Banca ha fatto il suo ingresso in Campania, mentre Tiziana Barrile, ex Banca Mps, e Stellario Gentile, ex consulente indipendente, si sono uniti ai team siciliani di Fabrizio Cerami e Michele Furnari.
Banca Mediolanum fa caccia grossa di family banker
Banca Mediolanum fa crescere ancora la sua rete attingendo sempre di più al mondo bancario. Secondo quanto riporta il settimanale Il Mondo, ultimamente sono 19 i professionisti entrati a far parte della società guidata dall’a.d. Massimo Doris. Ecco i loro nomi: Roberto Godina (da Bcc di Manzano) e Andrea Marzoli (Hypo Alpe Adria) sono entrati in Friuli Venezia Giulia; Antonio Midolo (da Intermobiliare) in Piemonte; Paolo Dal Bo’ (Cari Parma e Piacenza) in Liguria. In Lombardia hanno fatto invece il loro ingresso Eleonora Di Monte (da Lazard), Hudson Fioretto (da Sol&Fin sim), Roberto Persico (Bcc Cremasca), Giuseppe Pigni (da UniCredit) e Roberto Ruggia (da Credem). Marcello Falotico (da CheBanca) e Maurizio Vezzoni
MADE IN BANK
Doris pesca le nuove reclute tra gli istituti
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anca Mediolanum fa incetta di Family Banker. Secondo quanto risulta a BLUERATING a giugno il gruppo ha reclutato il pugliese Giorgio D’Amuri in arrivo da Banca Sella. Boom di reclutamenti anche in Lombardia. Nella regione che ha come capoluogo Milano, arrivano Angela Cambareri dalla Poplare Commercio e Industria, Andrea Segalini dalla Banca Nazionale del Lavoro, Fausto Bonfanti dalla Cassa Rurale Artigiana di Cantù, Silvano Galimberti da Hypo Alpe Adria Bank e Arturo Di Malta da Intesa Sanpaolo. Ingressi a “ritmo di samba” anche in Toscana. Tre family banker arrivano dal Monte dei Paschi di Siena: sono Marco Viti, Ugo Elia e Primo Giorgeschi. Sempre nella stessa regione, da Mps arriva Tommaso Fontana. Quattro ingressi anche in Lazio: due da Barclays Bank, Giuseppe Goduto e Stefano Giroldini, e due da Fineco, Vanni Condoluci e da Banca Tercas, Federico Le Rose. Family Banker in arrivo anche dall’Emilia Romagna: sono Francesca Araldi (Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza), Stefano Barbieri e Mirella Costa (entrambi da Banca Popolare di Milano). Mediolanum ha anche strappato un promotore a Banca Fideuram in Campania, Vincenzo Brescia. Sempre al sud, in Calabria, è stato reclutato Gianfranco Turano da Banca Sviluppo.
(Banco di Brescia) si sono uniti al team dell’Emilia Romagna, mentre Riccardo Seravalle (Popolare di Novara) è entrato in Toscana e Fabio Ginocchini (Bcc Mantignana) in Umbria. Infine Pasquale Gorrasi (da Deutsche Bank), Stefano Tedesco (Bcc) e Gianfranco Staiano (Mps) sono entrati in Campania; Angelo Reho (Popolare Pugliese) in Puglia e Roberto Badalucco (Credem) e Diego Pirrone (Banca Nuova) in Sicilia. In tutto, sui 125
nuovi professionisti entrati da gennaio in Banca Mediolanum, quasi la metà – nello specifico 51 – sono di matrice bancaria.
Ricambio generazionale per Copernico con dieci nuovi ingressi
Tre nuovi banker per Ubi Banca Private I. guidata da Colombi
Ubi Banca Private Investments ha tre nuovi promotori finanziari. Secondo quanto riporta il settimanale Il Mondo, si tratta di Crescenzo Rinaldi, che proviene Banca Sai e porta in dote un portafoglio personale di circa 15 milioni di euro, e di Cristina Migliaccio, ex Barclays, che sarà operativa a Roma. Sempre dal gruppo inglese proviene inoltre un altro ingresso recente nella rete guidata dall’a.d. Cesare Colombi: quello di Giuseppe Zanazza, ex area manager a Bergamo e Brescia di Barclays.
Banca Cesare Ponti recluta a più non posso nel mese di giugno
Banca Cesare Ponti affida a un ex Mps, Andrea Guazzi, il compito di sviluppare il business della private bank milanese in Piemonte e Valle d’Aosta. Lo ha annunciato la stessa società, spiegando di aver nominato Guazzi responsabile territoriale delle due regioni, un ruolo che lo vedrà rispondere direttamente all’amministratore delegato della banca, Andrea Ragaini. La nomina tra l’altro avviene contestualmente all’ingresso in Piemonte e Valle d’Aosta di Banca Cesare Ponti. Guazzi proviene dal gruppo Mps, dove a partire dal 2007 era responsabile delle rete private banking. Nel nuovo ruolo coordinerà un team di quattro private banker: Gabriele Rosani, Bruno Gachet, Matteo Bianchi e Andrea Dondena, che opereranno sul territorio in totale sinergia con le sedi di Banca Carige Italia. Il Piemonte e la Valle d’Aosta rappresentano un’importante tappa del progetto di crescita della private bank, segnala Banca Cesare Ponti, che ad oggi conta due filiali a Milano (tra cui la sede centrale di Piazza Duomo) e presenze a Como, Monza, Varese, Brescia e Genova.
Infornata di neofiti per Copernico sim. La società presieduta da Saverio Scelzo, che da sempre punta molto su figure professionali giovani per favorire il ricambio generazionale, ha inserito di recente sei professionisti freschi di esame di abilitazione all’attività di promotore finanziario. I loro nomi, comunicati dal settimanale Il Mondo, sono: Maurizio Carelli, Simone Ermacora, Vincenzo Panico, Simone Tognetti, Francesco Salvato e Matteo Mussio. Con il loro arrivo, salgono a quota 102 i promotori operativi all’interno della sim.
Continua la campagna di reclutamento della Scm di Sanna
Un ex Mps approda in Scm sim. Secondo quanto risulta a BLUERATING, la società guidata dall’a.d. Antonello Sanna e coordinata dal direttore commerciale Riccardo Di Davide ha dato proprio il benvenuto a Simone Costella, che arriva dall’istituto senese ma che ha lavorato in passato anche in Apogeo Consulting , una delle reti del gruppo Azimut. Costella, che vanta un’esperienza decennale nel settore e porta in dote un portafoglio di oltre 10 milioni di euro, opererà nell’area di Latina e Roma, affiancando Francesco Barbato e Lorenzo Magli entrambi soci di Scm - e Domenico Rossi, anche lui ex Mps, entrato lo scorso maggio a far parte della squadra. Nel mese di giugno, Scm sim ha anche allargato il proprio team con un nuovo private banker proveniente da Generali: Massimiliano Cossu. Cossu, 40 anni, ha lavorato in passato come trader in Caboto e ha ricoperto ruoli manageriali in Generali, sia in Sardegna sia a Milano. Nel nuovo ruolo in Scm sim, sarà di supporto alla rete vendita e farà da trait di union con l’area investimenti. Dal centro Italia Scm sim ha invece reclutato Domenico Rossi, ex Mps, con un portafoglio di circa 13 milioni di euro.
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Tre delibere in tutto sui promotori. Revocata una sospensione
In sei settimane solo due radiazioni A cura di Silvia Minola Chi è finito dietro la lavagna, chi nell’ufficio del preside e chi invece è stato cacciato dalla scuola? A distanza di un mese, BLUERATING torna a fare il punto sulle delibere della Consob rese note tramite il bollettino online nel periodo compreso tra il 15 maggio e il 25 giugno. In queste sei settimane, l’autorità di vigilanza ha pubblicato solo tre documenti aventi per oggetto misure nei confronti di promotori finanziari: due radiazioni e, per la prima volta da quando esiste questo spazio, una sospensione cautelare revocata. È il caso di Alfredo Santopietro, di cui il sito BLUERATING, collegato a questo mensile, si era già occupato in passato. La vicenda è curiosa: gli uffici della Consob lo sospendono in via cautelare per un periodo di un anno e il giornale online, letta la delibera, ne dà notizia. Ma il promotore ci tiene a spiegare quale direzione ha preso intanto la sua storia: con una serie di mail inviate alla redazione di BLUERATING a fine febbraio, informa che per la sospensione cautelare ha chiesto la revoca. L’annuncio di
L’azione della Consob però interessa anche le società. L’obiettivo è tutelare il risparmio. Per esempio, vietando offerte d’investimento tutt’altro che chiare Santopietro ha trovato conferma nella delibera 18562 della Consob, pubblicata il 31 maggio scorso. E noi nella prossima pagina vi raccontiamo com’è andata a finire. Ma dicevamo: solo due radiazioni rese note in un arco di tempo di sei settimane. Su una popolazione che, secondo gli aggiornamenti della stessa Consob e di Apf, l’Organismo per la tenuta dell’Albo dei promotori finanziari, conta poco più di 52mila professionisti, di cui oltre 33mila con un mandato da parte di un intermediario e 22mila
con mandato dalle società rientranti nell’indagine di Assoreti. Ricordiamo, come di consueto, che l’azione della Consob prende l’avvio dalle segnalazioni degli stessi intermediari, citati in queste pagine come autori delle primissime iniziative che hanno poi indotto la vigilanza ad allontanare con la radiazione i promotori finanziari che hanno violato le regole basilari. Un’azione congiunta tra società e autorità a difesa del risparmio e della reputazione della categoria, insomma. A fronte delle tre delibere che nel periodo considerato hanno riguardato i promotori finanziari, ce ne sono state quattro che invece hanno avuto per oggetto le società del settore. E altre due, la 18585 e la 18586, che pure toccano il risparmio. Ne diamo un rapido cenno. Si tratta di due divieti. Uno, “ai sensi dell’articolo 101, comma 4, lettera c), del decreto legislativo 58/1998, dell’attività pubblicitaria relativa all’offerta al pubblico avente ad oggetto i programmi d’investimento denominati Vityazi, Profitable Sunrise e Bestforinvest, effettuata su Internet tramite il sito web www.vdprojectitaly.wor-
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SANZIONI 2013
Radiazioni Paolo Scaffardi, Lorenzo Cerantola, Domenico Vitali, Roberto Beretta, Francesca Sampieri, Franco Giuseppe Sampieri, Sandro Carletti, Manlio Magnoni, Antonio Palma, Gianni Tripol, Moreno Gianluca Antonioli, Adriano Di Stefano, Antonio Anibaletti, Maria Rosaria Mininni, Medardo Domenico Cataldo. Sospensioni cautelari Guido Bartolomei, Michele Bifulco, Claudio Tescaro, Aroldo Di Paola. Sospensione cautelare revocata Alfredo Santopietro. Sospensioni sanzionatorie Davide Pagliero, Dino Enderle.
dpress.com. L’altro, “ai sensi dell’articolo 99, comma 1, lettera d)”, dello stesso decreto legislativo, “dell’offerta al pubblico avente ad oggetto il programma d’investimento denominato Bestforinvest, promossa attraverso il sito www.bestforinvest.org”. La morale, dunque, è: fate molta attenzione a tutto quello che vi arriva dal web. A pagina 51 parliamo di pf e società. Per saperne di più anche sulle altre delibere, il riferimento è sempre www.consob.it.
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MARIA ROSARIA MININNI
ALFREDO SANTOPIETRO
MEDARDO DOMENICO CATALDO
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Sospensione cautelare revocata
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La delibera 18563 della Consob sancisce la radiazione di Maria Rosaria Mininni dall’Albo dei promotori finanziari. Classe 1976, iscritta dal 2002, la Mininni è stata oggetto di una nota inoltrata da Banca Mps e acquisita al protocollo della Consob il 10 gennaio 2012, nonché della successiva comunicazione del 31 maggio 2012, inviata via e-mail, con cui l’intermediario ha segnalato di aver receduto per giusta causa dal rapporto di agenzia in essere con la promotrice finanziaria - avendo accertato che la stessa, nello svolgimento della sua attività, aveva posto in essere alcune irregolarità danneggiando una cliente - e ha trasmesso la pertinente documentazione comprovativa. Con la nota del 29 giugno 2012, notificata all’interessata pochi giorni dopo, la divisione intermediari ha contestato alla Mininni di aver acquisito, anche temporaneamente e mediante distrazione, la disponibilità di somme o di valori di pertinenza della cliente per un importo totale di 10.815,84 euro, di aver omesso di trasmettere operazioni d’investimento disposte dalla cliente, di aver perfezionato operazioni non autorizzate dalla sua assistita, di averle comunicato e trasmesso informazioni o documenti non rispondenti al vero, di aver modificato la domiciliazione della corrispondenza della cliente e di aver omesso di rilasciarle copia dei contratti, delle disposizioni e di ogni altro atto o documento da questa sottoscritto. La professionista si è difesa, ma la stessa divisione intermediari e l’ufficio sanzioni amministrative hanno ritenuto accertate tutte le fattispecie oggetto di contestazione. Quindi, radiazione.
La Consob torna sui suoi passi e revoca la sospensione cautelare dall’Albo disposta qualche mese fa nei confronti di Alfredo Santopietro. Il promotore finanziario, dopo aver ricevuto la notifica di sospensione dall’attività per un anno, aveva inviato alla Consob la remissione della querela presentata dal suo cliente, chiedendo appunto la revoca della misura disciplinare. In quell’occasione, il promotore aveva raccontato al sito BLUERATING i retroscena della vicenda, nata dal disaccordo con un cliente sull’applicazione delle commissioni di parcella. Santopietro era stato sospeso perché imputato nell’ambito di un procedimento penale, ricorda la Consob nella sua delibera 18562 ma, come si evidenzia nel ricorso presentato dallo stesso pf,”il soggetto offeso dai reati per i quali Santopietro è stato rinviato a giudizio ha depositato in data 15 febbraio 2013 la remissione di querela, facendo così venir meno la stessa imputazione”. Il promotore haperaltro trasmesso alla Consob la sentenza con la quale il giudice monocratico, nell’udienza del 30 aprile 2013, ha disposto “di non doversi procedere nei confronti di Alfredo Santopietro in ordine ai reati ascrittigli nell’imputazione, per essersi gli stessi estinti per intervenuta remissione di querela”. La sentenza di non luogo a procedere, evidenzia la Commissione, dà origine a un mutamento dei presupposti giuridici sulla base dei quali era stata adottata la delibera di sospensione cautelare e ne fanno venir meno i presupposti fondamentali. Proprio per questo, alla fine, la Consob ha deciso di revocare la precedente delibera 18424.
Era stato sospeso in via cautelare nel giugno del 2012 per un periodo di sessanta giorni. Poi, per Medardo Domenico Cataldo è scattata la radiazione dall’Albo tramite delibera 18516. Le segnalazioni sul comportamento del professionista sono arrivate da Allianz Bank Financial Advisors. Nella nota del 29 giugno 2012, notificata al pf il primo luglio dello stesso anno, la divisione intermediari, ufficio vigilanza promotori e consulenti finanziari, ha contestato a Cataldo di aver “acquisito, anche mediante distrazione, la disponibilità di somme di pertinenza dei clienti, omesso di trasmettere operazioni d’investimento richieste dai clienti e comunicato e trasmesso ai clienti informazioni e documenti non rispondenti al vero” e di avere “accettato dai clienti mezzi di pagamento con caratteristiche difformi da quelle prescritte”. Nella prima fase del procedimento, il pf non si è avvalso della facoltà di presentare deduzioni difensive. In seguito, con una nota del 16 gennaio 2013, lo stesso ufficio della divisione intermediari ha trasmesso all’ufficio sanzioni amministrative la relazione istruttoria e il fascicolo istruttorio relativi al procedimento. A febbraio l’ufficio sanzioni amministrative ha fatto sapere a Cataldo che, se voleva, poteva presentare “memorie scritte e documenti nel termine di trenta giorni dalla ricezione della predetta comunicazione e allegando alla stessa copia della relazione istruttoria”. Ma anche in questa fase “Cataldo non si è avvalso della facoltà di presentare deduzioni difensive”. Alla fine, ritenute pienamente accertate le violazioni contestate, è stato radiato.
QUANDO IL PROVVEDIMENTO RIGUARDA UNA SOCIETÀ u
BANCA INTERMOBILIARE
Il collegio sindacale di Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni Spa non rispetta le quote rose. Così la Consob, con delibera 18570, ha diffidato la società “affinché si adegui entro quattro mesi”. Nello specifico, “l’assemblea degli azionisti ha nominato, in data 26 aprile 2013, i tre componenti del collegio sindacale per il triennio 2013-2015, tutti appartenenti al medesimo genere”, mentre il Tuf prevede che “il riparto dei membri sia effettuato in modo che il genere meno rappresentato ottenga almeno un terzo dei membri effettivi del collegio sindacale. Tale criterio di riparto si applica per tre mandati consecutivi”. Se il termine dei quattro mesi non viene rispettato, la Commissione applicherà una sanzione amministrativa pecuniaria tra i 20.000 e i 200.000 euro e fisserà un nuovo termine di tre mesi. In caso di ulteriore inottemperanza, i componenti eletti decadranno dalla carica.
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FINN INVESTMENT ADVISORY SIM
Con delibera 18568, la Consob ha revocato l’autorizzazione della Finn Investment Advisory sim Spa all’esercizio del servizio di consulenza, “di cui all’articolo 1, comma 5, lettera f), del decreto legislativo 58/1998”, e ha sancito la cancellazione della stessa dall’Albo delle sim “di cui all’articolo 20 del medesimo decreto”. Le ragioni? Due. Sono la nota del 27 dicembre 2012 con cui la sim ha presentato istanza di revoca dell’autorizzazione allo svolgimento del servizio di consulenza in materia di investimenti e di cancellazione dall’Albo delle sim e in aggiunta l’operazione straordinaria di cessione del ramo d’azienda da parte della stessa Finn Investment Advisory sim Spa a favore della Gesti.Re sgr Spa, “perfezionata con atto stipulato in data 24 aprile 2013”. Considerato il tutto, l’autorità ha ritenuto che ci fossero i presupposti per accogliere l’istanza e ha provveduto a emettere la delibera.
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BNP PARIBAS REAL ESTATE IM ITALY SGR
La Consob ha disposto sanzioni amministrative pecuniarie nei confronti di sette esponenti aziendali di Bnp Paribas Real Estate Investment Management Italy sgr e, in qualità di responsabile in solido, verso la stessa società, per un totale di 148mila euro. Nella delibera 18280 l’autorità ha in sostanza contestato una “tardiva e lacunosa” pianificazione della gestione dei fondi destinati al pubblico retail e una “scorretta” gestione dei conflitti di interesse. Nonostante le deduzioni difensive presentate dagli interessati e dalla stessa sgr, la Consob alla fine ha sanzionato François Benfeghoul per 30.000 euro, Antoine Nguyen Van Buu per 20.000 euro, Michele Cibrario per 30.000 euro, Michele Carpaneda per 24.000 euro, Francesco Edoardo Nicolosi per 10.000 euro, Roberto Serrentino per 10.000 euro e Ivano Ilardo per 24.000 euro. Bnp Paribas Real Estate Investment Management Italy sgr, dal canto suo, dovrà versare la somma di tutte le sanzioni con obbligo di regresso verso gli autori delle violazioni.
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NUOVI INVESTIMENTI SIM
Revocata l’autorizzazione della Nuovi Investimenti sim Spa all’esercizio del servizio di gestione di portafogli. A sancirlo è stata la Consob con la delibera 18550. Il tutto è partito dalla nota del 7 febbraio con cui la sim ha presentato l’istanza di revoca. Con la successiva nota del 15 aprile, la stessa sim ha trasmesso le informazioni integrative richieste. Ritenuto che esistessero i presupposti per l’accoglimento dell’istanza, l’autorità ha detto sì. La sim rimane comunque iscritta nel relativo Albo in quanto autorizzata allo svolgimento dei servizi di investimento di negoziazione per conto proprio, all’esecuzione di ordini per conto dei clienti, al collocamento senza assunzione a fermo né assunzione di garanzia nei confronti dell’emittente e alla ricezione e trasmissione di ordini e di consulenza in materia di investimento.
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Anasf aggiorna il calendario della formazione
Seminari caldi Da Nord a Sud, tutte le date e i temi affrontati A cura di Ettore Mieli Tornano anche a luglio i seminari formativi Anasf, organizzati in partnership con Anima, BlackRock e Jp Morgan AM e accreditati per il mantenimento delle certificazioni Efpa (nello specifico, Efa in modalità A ed Efp). Il primo appuntamento del mese si è tenuto il 2 luglio in Puglia, all’hotel Majesty di Bari, dove Gaetano Megale, presidente di Progetica, ha parlato di “fiducia del cliente: come acquisirla e mantenerla nel tempo”. Il secondo è stato il 3 luglio in Lombardia: Fabrizio Crespi dell’Università Cattolica e dell’Università di Cagliari, ha illustrato “L’evoluzione
dei sistemi bancari/finanziari alla luce della crisi: nuove regole, nuovi players, nuovi equilibri concorrenziali” presso l’hotel Devero di Cavenago di Brianza, in provincia appunto di Monza e Brianza. Stesso relatore e stesso tema il 5 luglio in Veneto (l’incontro si è svolto al Russot Hotel di San Giuliano, in provincia di Venezia). I seminari Anasf torneranno a Sud, per arrivare il 9 luglio a Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro (Hotel Class), con l’intervento di Megale sulla fiducia del cliente, mentre il 10 luglio la sessione a cura di Crespi sull’evoluzione dei sistemi bancari e finanziari farà tappa a Roma (Holiday Inn). Infine, l’11
luglio andrà in scena a Torino, presso l’hotel Nh di Santo Stefano, il seminario intitolato “Investimento in etf ed etc: profili finanziari e fiscali”, a cura di Maria Debora Braga della Sda Bocconi School of Management. Anasf ricorda che Efpa riconosce ai professionisti certificati fino a un massimo di otto ore annuali per la frequenza di seminari che hanno come argomento la comunicazione. Per prenotarsi ai corsi è sufficiente cliccare sul bottone “iscriviti” relativo al seminario prescelto dal sito dell’associazione nazionale promotori finanziari. Le iscrizioni si chiudono sette giorni prima della data di svolgimento dell’incontro.
La banca si scopre social L’11 luglio a Milano la presentazione di una ricerca dedicata al tema Banche e social media. Il tema è al centro del confronto giovedì 11 luglio al Centro Stelline, in Corso Magenta 61 a Milano, a partire dalle 9.00. Con l’occasione vengono presentati i risultati del progetto di ricerca Social Minds. Un’indagine che ha avuto
come obiettivo quello di analizzare il livello di adozione, utilizzo ed efficacia dei social media da parte del settore bancario in Italia. L’indagine ha preso in considerazione un campione di 45 banche (12 Spa
o Popolari, 20 Bcc e 12 “socialmente attive”), analizzando uno a uno gli ambienti social aperti e le tipologie di contenuti veicolati, dando un quadro dell’adozione di questi canali e dei diversi livelli di
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AGENDA l BANCHE Torna l’appuntamento annuale a Roma con l’assemblea dell’Associazione bancaria Si parlerà probabilmente anche delle esigenze di capitale delle banche italiane in relazione ai nuovi standard introdotti da Basilea 3 alla prossima assemblea annuale dell’Abi, l’Associazione bancaria italiana, martedì 9 luglio al Palazzo dei Congressi di Roma. Che nell’ultimo biennio tali esigenze siano scese da 35 a 9 miliardi di euro lo ha fatto sapere intanto Carmelo Barbagallo, funzionario generale della Banca d’Italia preposto alla vigilanza, al convegno dell’Abi dedicato a Basilea 3 lo scorso 27 giugno. “Pur non esente dai rischi di deterioramento della qualità degli attivi”, ha detto Barbagallo, “continua con regolarità il percorso di avvicinamento agli standard di Basilea 3 del nostro sistema bancario, come riconosciuto di recente anche dall’Fmi. L’entità della distanza da colmare non autorizza a considerare l’obiettivo raggiunto”, ha precisato, “ma induce a un cauto ottimismo la capacità di reazione mostrata nell’avverso scenario congiunturale”.
l FINANZIAMENTI Al convegno di Milano sul crowdfunding partecipa anche la Consob con D’Agostino
Ci sarà anche la Consob al convegno organizzato da Mission continuity e Social innovation society per giovedì 11 luglio alle 14.30. Un incontro, che si terrà a Milano, dal titolo “Crowdfunding, opportunità di sviluppo per innovatori e innovazioni sociali”. Il tema, dunque, sarà la ricerca di finanziamenti sul mercato. L’appuntamento servirà a presentare le esperienze, approfondire i modelli di funzionamento e identificare le competenze necessarie per l’applicazione e la governance del processo di innovazione innescato dal crowdfunding. L’obiettivo è anche riflettere con una visione più ampia su quali impatti sociali ed economici potranno generarsi da questi strumenti anche a seguito dei regolamenti che saranno adottatati. Tra i partecipanti Giuseppe D’Agostino, vice direttore generale della Consob.
strategie (più o meno evolute) adottate dalle banche. Realizzate inoltre 18 interviste “one to one” a manager che si occupano in prima linea di decisioni strategiche e operative sulle attività condotte attraverso i social. La ricerca Social Minds unisce le tecniche tradizionali di indagine con gli strumenti digitali per l’analisi e la misurazione dei social media, fra cui l’analisi delle conversazioni sui temi che riguardano il banking e l’analisi delle social analytics. Dalla fine di giugno è online il secondo white paper gratuito con un estratto sintetico dei risulta-
ti ottenuti. A partire dell’11 luglio, invece, si potranno comprare quattro diversi tipi di report completo. Durante la giornata è in programma l’intervento di alcune banche coinvolte nel progetto, che presentano le peculiarità più rilevanti dei loro progetti e attività social. Già confermati Ing Direct, IwBank, Banca Ifis, UniCredit e Banca Popolare Etica. All’evento sarà presente anche Marco Minghetti, direttore generale di Hitrea, giornalista e blogger per Il Sole 24 Ore, che discuterà di intelligenza collaborativa come motore del social banking.
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Nell’offerta fuori sede, è un preciso diritto del risparmiatore
Se il cliente recede La legge concede una settimana di tempo per ripensarci di Claudia Petracca* Con la sentenza numero 13095 del 3 giugno 2013, le sezioni unite della Corte di Cassazione hanno enunciato un importante principio di diritto in materia di ius poenitendi. Il contesto normativo di riferimento è quello disegnato dall’articolo 30 del Tuf, secondo cui l’efficacia dei contratti di collocamento di strumenti finanziari o di gestione di portafogli individuali conclusi fuori sede è “sospesa” per la durata di sette giorni. Entro tale termine, il cliente può comunque esercitare il suo recesso, senza spese né corrispettivo. La facoltà di recesso deve essere espressamente indicata nel contratto e, laddove tale indicazione manchi, questo deve ritenersi affetto da nullità (relativa). La sentenza numero 13095, inscrivendosi nel solco della disciplina dell’offerta fuori sede, statuisce, in particolare, che il diritto di recesso accordato all’investitore dal sesto comma dell’articolo 30 e la previsione di nullità dei contratti in cui quel diritto non sia contemplato (contenuta nel successivo settimo comma) trovano applicazione non solo nel caso in cui la vendita fuori sede di strumenti finanziari sia intervenuta nell’ambito di un servizio di collocamento prestato dall’intermediario in favore dell’emittente o dell’offerente, ma anche quando la medesima vendita fuori sede abbia avuto luogo in esecuzione di un servizio di investimento diverso, laddove ricorra la stessa esigenza di tutela. Tale sentenza ha il pregio di aver posto termine a un contrasto dottrinale giurisprudenziale registratosi in precedenza. Cionondimeno, essa non ha spento il fuoco del dibattito sorto intorno al diritto di recesso il quale, lungi dall’essersi sopito, sembra oggi trarre dalla stessa nuovo ossigeno vitale. La sentenza si pone peraltro in contrasto con l’orientamento espresso dalla Consob, la quale in una sua comunicazione aveva specificato che, nell’offerta fuori sede (ispirata all’esigenza di protezione della clientela da modalità di vendita
Claudia Petracca
C’è il rischio però di “comportamenti opportunistici” dell’investitore che, in caso di modifica peggiorativa del valore di un titolo nei sette giorni dall’operazione, potrebbe esercitare un recesso di tipo “speculativo”
“sorprendenti”), il legislatore ha inteso apprestare una tutela rafforzata all’investitore non professionale nella formazione del consenso limitatamente alla conclusione dei soli contratti di “collocamento” e di “gestione di patrimoni”. Questa impostazione riflette con ogni evidenza la volontà di istituire un sistema di tutela dell’investitore più debole per calmierare il cosiddetto “effetto sorpresa” immanente nella sollecitazione fuori sede, secondo una tecnica tipica del sistema “protezionistico consumeristico”. Superando tale impostazione, la Cassazione (dando atto dell’ambiguità lessicale dell’articolo 30 nonché dell’impossibilità di ricorrere utilmente all’ausilio di ulteriori criteri ermeneutici, dato storico e/o argomentazioni di diritto comunitario) ha sottolineato la necessità di guardare alla ratio legis del diritto di recesso nell’offerta fuori sede. In tal caso, afferma la Corte, è logico presumere che l’investimento non sia una decisione autonoma del cliente, ma costituisca piuttosto il frutto di una sollecitazione da parte del promotore finanziario la quale, cogliendolo impreparato, lo abbia indotto a una scelta non meditata. In quest’ottica, il diritto di recesso varrebbe quindi a ripristinare ex post quella mancanza di adeguata riflessione preventiva e dovrebbe dunque essere riconosciuto in tutte le ipotesi in cui l’intermediario venda fuori sede strumenti finanziari, indipendentemente dalla tipologia contrattuale usata. Al di là dei meriti e dei demeriti di questa sentenza, non può non segnalarsi come i suoi riflessi in termini operativi e contrattuali a carico degli intermediari siano a dir poco dirompenti. Sul punto e a tacer d’altro, non può escludersi in assoluto il rischio di “comportamenti opportunistici” del cliente, il quale, in caso di modifica peggiorativa del valore di un titolo nei sette giorni dall’operazione, decida di esercitare - a dispetto del principio di buona fede autorevolmente richiamato dall’estensore della sentenza - un recesso “speculativo”. *responsabile area legale Assosim
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Nella relazione annuale Apf ha fatto il punto sulle novità del 2012
Mifid 2 avanti tutta Resta l’esigenza di razionalizzare la vigilanza sulle professioni A cura di Luca Spoldi Un 2012 “di transizione” per il contesto normativo di riferimento della promozione finanziaria. Lo ricorda nella sua relazione annuale 2012 l’Apf, notando come, in attesa della revisione della direttiva 2004/39/CE relativa ai mercati degli strumenti finanziari - la cosiddetta Mifid 2 che “avrà un sicuro impatto
rità di vigilanza del settore assicurativo e la costituzione di un nuovo Organismo per la tenuta del Registro unico degli intermediari assicurativi”. Per l’Apf, che si occupa dell’Albo dei promotori, resta tuttavia l’esigenza di razionalizzare i modelli di vigilanza e la disciplina “regolante l’offerta fuori sede di prodotti finanziari, assicurativi, creditizi e previdenziali”.
sulle modalità di distribuzione dei prodotti e sull’organizzazione degli intermediari per lo svolgimento dei servizi finanziari”, lo scorso anno si siano avuti interventi normativi che hanno completato e corretto la “riforma del credito” varata col decreto legislativo numero 141 del 13 agosto 2010. Non solo: prevista anche “l’istituzione dell’Ivass quale nuova auto-
Il cliente vuole informarsi Le conclusioni dell’indagine di Gfk Eurisko illustrata al meeting di Efpa Italia L’appuntamento annuale promosso da Efpa Italia, affiliata all’organizzazione europea per la certificazione dei financial advisor e dei financial planner, che si è svolto il 6 e il 7 giugno a Riva del Garda, ha registrato 422 partecipanti, 39 partner di cui 28 sponsor tra case d’investimento, reti di promozione finanziaria ed enti di formazione, 25 relatori e nove sessioni formative accreditate. “Siamo onestamente molto soddisfatti”, ha commentato Sergio Boido, presidente di Efpa Italia. “Abbiamo raccolto idee, spunti di riflessione e stimoli che ci
danno una forte motivazione nel proseguire questo cammino”. Nel contesto del meeting, Efpa Italia ha presentato i risultato della ricerca di mercato condotta con il supporto di Gfk Eurisko. Lo scopo era valutare come il professionista certificato Efpa percepisce il suo ruolo di educatore, come i clienti percepiscono i loro bisogni di educazione finanziaria e la relazione fra queste due sponde e la certificazione Efpa. Le conclusioni? Il professionista certificato Efpa ha un profilo elevato per titolo di studio, esperienza sul campo - spesso anche come formatore - e capacità di tenersi aggiornato non solo sui temi attinenti gli investimenti finanziari ma anche sugli aspetti assicurativi, previdenziali e fiscali. Il suo interlocutore è un cliente sempre più maturo, con accesso diretto alle infor-
Sergio Boido
mazioni finanziarie, consapevole ed esigente, che anche quando delega desidera essere informato e condividere le scelte. E ancora: il dialogo con il cliente parte dai suoi obiettivi e dai suoi progetti, passa attraverso l’insegnamento delle regole per una buona gestione del suo
Un mondo di certificati Acepi c’è e lavora per e con il mercato. Dopo aver partecipato il 24 maggio all’IT Forum di Rimini con una sua tavola rotonda, l’Associazione italiana dei certificati e dei prodotti di
investimento annuncia a BLUERATING la sua presenza al Tol di Borsa Italiana e al PF Expo di settembre a Roma. Non solo. L’associazione si è di recente organizzata in commis-
sioni - legale, marketing, ricerca e rapporti con le istituzioni - e ha in corso diverse ricerche in particolare sui rendimenti dei certificati e sulla relazione tra complessità e rischiosità.
investimento, considera il contesto esterno, ossia mercati ed economia, arriva alla formulazione di una proposta di investimento e prosegue con il monitoraggio degli obiettivi e con l’aggiornamento delle scelte fatte, in un processo dinamico che si rinnova di continuo. Il processo formativo tocca tutte le tappe della relazione con il cliente e consente di concludere che il professionista certificato Efpa ha un ruolo centrale come educatore del cliente su temi cruciali come la diversificazione, l’esposizione al rischio, la pianificazione finanziaria e l’orizzonte di investimento. Intanto, con i 108 promossi della sessione d’esame Defs del 24 maggio, il numero dei professionisti certificati Efpa è salito a 3.848. La prossima sessione in calendario è quella dedicata alla qualifica Efa. La prova d’esame si tiene giovedì 4 luglio a Roma, presso l’ateneo di Roma Tre.
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IN BREVE l Dal Qfa Board arriva l’ok ai titoli Efa ed Efp Il Qfa (Qualifed financial adviser) Board, organismo irlandese che fissa standard professionali comparabili a quelli Efpa, ha riconosciuto le certificazioni Efa e Efp come step intermedi validi per acquisire la qualifica Qfa. Un passo importante, che per l’Efpa può avvicinare l’armonizzazione degli standard professionali a livello continentale, Regno Unito incluso, data la rilevanza e il prestigio di cui gode il processo di certificazione irlandese.
l Aiaf, il corso per analisti raggiunge quota 50
Si svolgerà a Milano dal 30 settembre al 27 marzo il 50esimo corso di formazione per analisti finanziari, rivolto a chi vuole acquisire padronanza delle tecniche di analisi e gestione dei portafogli. Il corso si articola in quattro aree tematiche: propedeutica all’analisi finanziaria (40 ore dedicate a elementi di economia monetaria, economia finanziaria e statistica); specialistica di analisi di bilancio (74 ore di teoria e casi pratici); specialistica di teoria e tecnica degli investimenti (141 ore dedicate a mercati mobiliari, obbligazioni, derivati, azioni, valutazione aziendale e di titoli azionari, gestione di portafoglio, analisi tecnica, principi etici, struttura e regolamentazione dei mercati); Ciia Final (49 ore in lingua inglese dalla finanza aziendale alla gestione di portafoglio). Alla fine di ognuna ci sarà una prova scritta. Superandole tutte si otterrà il diploma di merito Aiaf, che dà diritto al rilascio del Certified european financial analyst (Cefa).
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Attenzione alle scadenze dei saldi 2012 e degli acconti 2013
Pagare Irpef e Irap Entro il 30 giugno, poi, bisognava attivare la Posta certificata L’arrivo dell’estate coincide, anche per i promotori finanziari italiani, con una serie di versamenti fiscali e adempimenti burocratici. Entro il 30 giugno ogni professionista doveva dotarsi di Pec (Posta elettronica certificata, n.d.r.) e comunicarla alla sua Camera di Commercio di riferimento. L’associazione dei promotori finanziari Anasf - che ai suoi soci offre il servizio Pec
Altro che vacanze: in questo periodo si deve provvedere a una serie di versamenti e adempimenti burocratici
Legamail Silver con valore legale superiore a quello della raccomandata A/R o del fax per sostituire le tradizionali modalità di comunicazione cartacea - ha fatto sapere, per esempio, che avrebbe accettato gli ordini inoltrati esclusivamente tramite il sito entro il 25 giugno. Quanto al fisco, entro l’8 luglio bisogna versare il saldo per il 2012 e il primo acconto per il 2013 di Irpef
Studi di settore, che fatica Tempi duri per gli studi di settore relativi ai promotori finanziari. Con sentenza numero 200/04/13, la Commissione tributaria regionale del Lazio ha annullato un accertamento basato su studi di settore e relativi parametri a carico di una pf monomandataria, il cui rapporto con la banca era iniziato nell’anno d’imposta considerato dall’uffi-
cio finanziario. Per la Ctr, “la contribuente ha provato di essere monomandatario della banca”, circostanza ricavabile dalla lettura complessiva del contratto di collaborazione, “la quale ha certificato i compensi erogati a fronte delle prestazioni ricevute”. I rilievi d’accertamento avrebbero individuato “situazioni fattuali (percezione di ulteriori rica-
vi dalla stessa attività di promotore) in via di principio escluse, stante la qualità di monomandatario della contribuente”. Non solo: “gli accertamenti standardizzati, proprio perché fondati su principi statistici generalizzati, non possono essere applicati al primo anno di attività”, come già rilevato dalla sentenza numero 130/02/08 della stessa Ctr.
Una app targata Anasf L’associazione ha varato la sua soluzione per computer e tablet Una app per Anasf. L’associazione ha messo a disposizione dei soci un’area riservata per caricare i documenti da pc e tablet e da dove i soci stessi potranno iscriversi ai seminari dell’associazione. L’app, disponibile per tablet e pc e scaricabile direttamente dal sito www.anasf.it, permette l’accesso all’elenco delle
scuole che in tutta Italia hanno aderito al progetto “Economic@mente - Metti in conto il tuo futuro”, dedicato all’educazione finanziaria, nonché all’elenco dei componenti dei comitati regionali Anasf, suddivisi per regione. Ma c’è pure l’aggiornamento costante degli iscritti, con news e rassegna stampa sull’attività associativa. Fra le
altre innovazioni segnalate, anche una sezione che si collega direttamente al canale Anasf su Youtube, all’interno del quale è possibile guardare i filmati delle conferenze e degli interventi degli esponenti dell’associazione, e la sala stampa, che raccoglie in formato pdf sfogliabile online il magazine PF e l’house organ PFNews.
e Irap, per evitare maggiorazioni. In caso contrario, si potrà versare dal 9 luglio al 20 agosto con una maggiorazione dello 0,4%. Il versamento andrà effettuato alla Regione di competenza del promotore finanziario utilizzando il modello F24 coi codici tributo: 4001 - Irpef saldo; 4033 - Irpef acconto prima rata; 3800 - Irap saldo; 3812 - Irap acconto prima rata.
IN PILLOLE l ASSOGESTIONI / 1 Nominati i presidenti e i vice presidenti dei comitati: Carreri e Betti al top Il 18 giugno, il comitato esecutivo di Assogestioni ha nominato presidenti e vice presidenti dei comitati consultivi dell’associazione: comitato comunicazione, comitato dei gestori, comitato corporate governance, comitato fondi esteri, comitato fondi immobiliari, comitato previdenza e comitato regolamentazione e fiscalità. A capo di quest’ultimo, Marco Carreri (Anima sgr) è alla presidenza e Francesco Betti (Aletti Gestielle) alla vice presidenza.
l ASSOGESTIONI / 2 Fondi immobiliari con il freno tirato: la raccolta cala a 982 milioni
È uscito il 19 giugno il rapporto semestrale di Assogestioni sui fondi immobiliari italiani, che evidenzia nel secondo semestre del 2012 un generale rallentamento del settore. Il volume delle attività delle società associate è risultato pari a circa 42 miliardi di euro, in aumento su base annua dell’1%, a fronte di un patrimonio dei 201 fondi censiti pari a 25,5 miliardi. Nel semestre la raccolta lorda è stata pari a 982 milioni, in calo rispetto agli 1,4 miliardi dei primi sei mesi dell’anno passato. Nel medesimo periodo, proventi e rimborsi sono stati pari a 691 milioni di euro. Il 90% dei fondi è di tipo riservato (179 fondi), con un patrimonio di 20,6 miliardi di euro. I fondi retail gestiscono invece 4,9 miliardi di euro di patrimonio. Nel corso del periodo risultano essere stati istituiti 17 nuovi fondi riservati a investitori qualificati e a distribuzione di proventi. Di questi, fa sapere Assogestioni, quattro sono speculativi. Da notare che a fine 2012 il numero di fondi che ha effettuato operazioni di finanziamento per incrementare le attività investite risultava in calo al 75% dei prodotti censiti.
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Chi resta deluso da un investimento sbagliato ha fretta di rifarsi
La rabbia fa correre più rischi sui mercati di Andrea Rocco L’attività di gestione del portafoglio finanziario si avvaleva, fino a pochi anni fa, esclusivamente dei principi della finanza classica. Ma secondo la finanza classica la propensione al rischio non cambia e risulta essere indipendente a prescindere dallo scenario positivo o negativo. A questo punto però dobbiamo chiederci: funziona in questo modo nella realtà? La risposta è: non proprio. Piuttosto, l’investitore fatica a valutare con omogeneità guadagni e perdite. Così spesso corre a monetizzare le plusvalenze, specie quelle che si concretizzano velocemente. Queste plusvalenze le percepisce come una “extraperformance” del portafoglio. Di solito succede che aumentano orgoglio e autostima, ma sfociando spesso in un’eccessiva sicurezza. In finanza comportamentale questo stato d’animo ha un nome: si chiama
“overconfidence”, che significa appunto “eccesso di fiducia”. Al contrario, ci si dimentica frettolosamente delle operazioni che si rivelano dannose in termini economici. Se l’investimento non produce i risultati attesi, subentrano stati d’animo diversi: la perdita genera rabbia, ma anche speranza di rifarsi. A dominare, comunque, sono soprattutto il dolore, la delusione e l’insicurezza crescente. Fino addirittura
a una sensazione di disinteresse. E non è un controsenso, al contrario di quanto si potrebbe supporre: spesso, infatti, sembra quasi che il risparmiatore voglia “dimenticarsi” di quella parte del suo portafoglio che evidenzia risultati nega-
Insegnare senza conflitti Gli operatori finanziari, se preparati, possono educare i loro clienti A cura di Progetica Un’educazione finanziaria per gli adulti che abbia obiettivi realistici ed efficaci dovrebbe assumere come riferimento le migliori pratiche internazionali come il servizio Money advice service, una consulenza gratuita e indipendente attivata dal governo britannico per i suoi cittadini. Ciò evidenzia come una politica di educazione finanziaria efficace sia tutt’altro che erogazione di “seminari” in quanto offre agli utenti una consulenza “generica” personalizzata che li aiuta a pianificare le finanze e indica le priorità e
tipi di prodotti, astenendosi dal raccomandare specifici strumenti. In alternativa all’esperienza inglese, l’educazione finanziaria così intesa può essere erogata dagli operatori del mercato - i promotori fra questi - quali candidati “naturali” ad assumere questo ruolo cruciale, a condizione che essi acquisiscano competenze e strumenti adeguati e gestiscano efficacemente il “conflitto di interesse” con l’utente. Il corredo professionale dell’educatore finanziario dovrebbe soddisfare
almeno cinque requisiti. In primo luogo, le competenze dovrebbero essere funzionali a fornire soluzioni concrete e personalizzate per ciascun utente. In secondo luogo, l’oggetto della formazione dovrebbe contemplare tutti i bisogni economici che interagiscono nella vita dell’utente: tutela, indebitamento, investimento, immobiliare e previdenza pensionistica. In terzo luogo, il “sapere” e il “saper fare” dovrebbero indirizzarsi con decisione verso il modello della pianificazione
tivi. Alla luce di queste osservazioni, la soddisfazione che deriva da un guadagno è inferiore alla delusione provocata da un identico livello di perdita rispetto al capitale inizialmente allocato. Pertanto, la funzione del valore non è lineare ma genera situazioni sensibilmente differenti a seconda dello scenario con cui l’investitore è costretto a confrontarsi. In altri termini, paradossalmente lo scenario negativo comporta un aumento della propensione al rischio. Per quale motivo? Non si dovrebbe invece diventare, in conseguenza della situazione generale, più cauti e prudenti? Alla base c’è quel meccanismo per cui la rabbia e la delusione spingono a tentare di rifarsi e di annullare così l’errore compiuto. Contrariamente, lo scenario positivo genera un atteggiamento più difensivo, più conservativo, utile a preservare il risultato che si è ottenuto.
finanziaria, economica, patrimoniale e personale. Il quarto requisito riguarda l’acquisizione di abilità di comunicazione con un utente “ansioso”, basate sull’approccio della “spinta gentile”, per indirizzarlo su percorsi virtuosi ed efficaci. Infine, è necessario che l’educatore si doti di un’adeguata tecnologia di simulazione che consenta di elaborare i dati degli utenti per fornire un’esperienza emotiva e cognitiva del futuro in funzione delle scelte attuali. Oltre a ciò, è fondamentale che il ruolo di educatore finanziario sia esercitato in maniera credibile e autorevole, al fine di non prestare il fianco a dubbi sul fatto che “chi vende prodotti finanziari non può insegnare come comprarli”.
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I casi di impignorabilità e insequestrabilità
Che cosa si intende con l’affermazione “le polizze vita sono impignorabili e insequestrabili”? Ai sensi dell’articolo 1923 del codice civile, le somme corrisposte dalla compagnia assicurativa al contraente o al beneficiario non sono soggette ad azione esecutiva (impignorabilità) e cautelare (insequestrabilità). Dunque un creditore non può chiedere il soddisfacimento del proprio credito mediante la liquidazione della polizza vita stipulata dal debitore né chiedere che il contratto sia “bloccato” a tutela delle ragioni del creditore o dei creditori. Questa particolare tutela è giustificata dalla funzione previdenziale riconosciuta ai contratti di assicurazione sulla vita e dalla volontà del legislatore di non interrompere la formazione del risparmio dei cittadini. Ciò significa che anche in caso di fallimento del contraente le somme investite nelle polizze vita non vengono ripartite tra i suoi creditori. Il divieto opera finché le somme si trovano presso l’assicuratore. Dopo il pagamento della prestazione, invece, il denaro percepito dall’avente diritto entra nel suo patrimonio, seguendone le sorti. La dottrina dominante ritiene inoltre che si possa applicare nei confronti dei premi pagati sia la revocatoria ordinaria sia quella fallimentare. Nel trattare il tema della insequestrabilità e della impignorabilità occorre sempre avere in mente la distinzione tra somme dovute dall’assicuratore (indennità in forma di capitale o di rendita e valore di riscatto) e i premi versati dal contraente. Concludendo, le somme dovute dall’assicuratore sono sempre impignorabili e insequestrabili, mentre il periodo di revocatoria riguarda esclusivamente i premi pagati. ProfessioneFinanza
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Il social network può essere una risorsa enorme
Pubblicitwitter Come promuovere un prodotto senza errori di Daniel Settembre Con l’esplosione di popolarità di Twitter sono in tanti, tra associazioni, società e privati, a guardare al sito di microblogging come a un prezioso strumento di comunicazione per promuovere prodotti, business e “catturare” nuovi clienti. E può risultare un utile compagno anche per consulenti e promotori finanziari. Se questo trend è vero a livello globale, in Italia il mezzo di comunicazione stenta ancora di fronte sia ad un certo analfabetismo digitale ancora diffuso in larga parte della popolazione, che ad una classica ritrosia e diffidenza verso il web. In tal senso, è utile precisare che – proprio nei giorni in cui gli Stati Uniti sono stati investiti dallo scandalo “Datagate” sulle intercettazioni delle comunicazioni online - la Electronic Frontier Foundation ha dato 6 stelle su 6 a Twitter per la sua eccellente protezione della privacy (nessun altro “social” ha ricevuto il massimo dei voti). E recen-
temente sul Wall Street Journal una serie di personalità dell’asset management hanno cercato di individuare la maniera più corretta di maneggiare il famoso social media, così da utilizzarlo come un potente canale per pubblicizzare efficacemente il proprio marchio, coinvolgendo i propri follower. “Da quando ho creato il mio account nel 2006”, racconta per esem-
essere sovraesposto da commenti e notizie, così da instaurare anche discussioni con i propri followers. Quello della “personalizzazione” diretta è un consiglio che si sente di dare anche Matteo Halloran, presidente di Top Advisor Coaching. Soprattutto sfruttando la messaggistica privata: ad ogni nuovo follower l’ideale sarebbe che il consulente invii un messaggio diretto
Non seguire troppe persone per non essere sovraesposto da commenti e notizie, così da instaurare anche discussioni con i propri follower Russ Thornton, vicepresidente di Wealthcare Capital Management
pio Russ Thornton, vice presidente della società di consulenza Wealthcare Capital Management, “ho imparato a essere più ‘umano’ verso gli altri. Non bisogna continuare a promuovere ogni giorno il proprio contenuto, ma è fondamentale retwittare 3 o 5 volte il contenuto di altri”. Il consiglio di Thornton? Non seguire troppe persone per non
proponendo una veloce telefonata o anche un semplice caffè per incontrarsi. Inoltre, “i consulenti spesso fanno l’errore di non dire tutto nello spazio dei 140 caratteri. Avere un link abbreviato aiuta, è vero, ma è più importante sintetizzare il pensiero senza costringere a cliccare sull’eventuale link”. Ma chi seguire tra il mare di cinguettii presenti
su Twitter? Soprattutto giornalisti di personal business e, occasionalmente, retwittarli, commentare i loro post, in modo da costruire un rapporto con essi, spiega Marie Swift, amministratore delegato di Impact Communications. Secondo Blane Warrene, vice presidente senior di RegEd, essenziale è inoltre, “creare dei calendari, una vera e propria pianificazione editoriale. I consulenti che sanno di quali argomenti vogliono discutere e in
quale forma (Twitter, podcast o video) hanno un vantaggio organizzativo e di credibilità rispetto agli altri”. Un’avvertenza da galateo, infine, è d’obbligo. Anche quando un vostro “seguace” non è d’accordo con voi, è sempre cosa buona e giusta rispondere. Il silenzio non fa altro che alimentare eventuali tensioni: il consiglio è quindi quello di dibattere pubblicamente e magari discuterne anche offline. @DanielSettembre
LE STAR DELLA FINANZA CHE CINGUETTANO
Austan Goolsbee (@Austan_Goolsbee)
Andrew Ross Sorkin (@andrewrsorkin)
Bond Vigilantes (@bondvigilantes)
Mark Mobius (@MarkMobius)
Christopher Vecchio (@CVecchioFX)
Professore di economia presso l’Università di Chicago Booth School of Business e di ex presidente del Consiglio dei consulenti economici (i tre economisti che consigliano il presidente Usa in politica economica).
Conduttore della Cnbc, celebre autore del libro “Too Big to Fail” (da cui è stato tratto un film) e fondatore del New York Times DealBook. Ha più di 437mila followers. Tanti tweet di news e link ai suoi articoli.
È l’account del team di gestori di fondi ed esperti del reddito fisso presso M&G Investments. La maggior parte dei tweet sono link al suo blog. Bond Vigilantes è seguito da circa 8.000 persone.
Per avere consigli e commenti sui mercati emergenti non si può non seguire il veterano Fund Manager di Franklin Templeton. Forse il gestore più noto al mondo, l’esperto ha oltre 26.300 utenti.
Analista ed esperto di forex a DailyFX.com ha oltre 24mila followers; è una grande fonte di informazioni in tempo reale e sui mercati valutari ma anche sul settore bancario e su tematiche macroeconomiche.
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L’azienda di Giuliani ha investito circa 15 milioni
Start up e pf Azimut con il Fondo Italiano d’Investimento Il Fondo Italiano d’Investimento (nella foto l’a.d. Gabriele Cappellini) si è alleato con Azimut per lanciare Programma 101. L’operatore di venture capital sarà specializzato negli investimenti in start up del settore digitale e avrà all’inizio una potenza di fuoco di circa 35 milioni di euro. L’obiettivo di capitale è però 50 milioni. Di questi la società di gestione del risparmio contribuirà tra i 10 e i 15 milioni di euro. Oltre al Fondo italiano tra gli investitori sono presenti anche alcuni privati e altri arriveranno. A guidare il team di Programma 101 sarà Andrea di Camillo, ex
Banzai e Vitaminic. Il Fondo - e questa è la novità - agirà in sinergia con alcuni incubatori d’impresa attivi sul territorio nazionale, tra cui H-Farm, l’acceleratore fondato nel 2005 da Riccardo Donadon. La scelta di Azimut come investitore in un’iniziativa di venture capital, ricorda infine
Una gara a colpi di innovazione È partita la prima edizione della start up competition, 360by360 Competition, organizzata da 360 Capital Partners società di gestione specia-
lizzata in venture capital che nel corso degli anni ha investito in oltre 75 nuove aziende in 10 Paesi, portando al successo brand come Yoox e MutuiOnline.
Il Sole, potrebbe aprire nuove prospettive importanti per tutto il settore di asset management. Come ha avuto modo di dire anche il numero uno Pietro Giuliani, “il Programma 101 è il primo importante passo” di una serie di progetti che saranno annunciati all’inizio del 2014.
L’iniziativa è destinata alle eccellenze dei settori digital, industrial & cleantech e medical devices. Come si legge nella nota della stessa società, 360by360 Competition nasce dalla fiducia nella spinta innovativa “Made in Italy” e si avvale della competenza di Partner scelti tra i principa-
LA BUSSOLA TECH l FINECO Arriva la nuova app Logos Acquistare e vendere cfd (contract for difference) in Borsa diventa più semplice grazie a Logos, la nuova app di Fineco pensata per i correntisti della banca online. La grafica è accattivante e ogni azione è contrassegnata con il proprio marchio aziendale. Considerata la rischiosità degli strumenti scambiati, Fineco ha inserito degli stop loss automatici che limitano in ogni caso la perdita massima all’ammontare del capitale investito, che parte da appena 25 euro. L’applicazione è disponibile gratuitamente sull’Apple Store.
l FXCM Via al nuovo servizio Trading Room
La divisone italian del broker statunitense Fxcm ha inaugurato il servizio Trading Room, grazie al quale i trader potranno operare direttamente dalla nuova sede di Legnano, a stretto contatto con il team di analisi valutaria guidato da Matteo Paganini. La Trading Room è stata progettata per accedere a incontri formativi one-to-one con sessioni di training personalizzate e per facilitare un confronto diretto con gli esperti di Fxcm su temi quali le strategie operative più efficaci, metodi di analisi tecnica e fondamentale,correlazioni di mercato, opportunità di profitto e molto altro.
li attori del panorama italiano dell’innovazione incubatori e acceleratori d’impresa, parchi scientifici e tecnologici, business angel network, e business plan competition nazionali. I partecipanti si contenderanno un investimento di almeno 360mila dollari che sarà destinato alla
migliore azienda, selezionata da una giuria composta da imprenditori di successo ed esperti del Venture capital. La competition è aperta a tutti gli aspiranti startupper che potranno inviare le proprie candidature attraverso il sito ufficiale entro il 30 settembre 2013.
David Wessel (@davidmwessel)
Douglas Kass (@DougKass)
Adam Posen (@AdamPosen)
Gemma Godfrey (@GCGodfrey)
Karl Whelan (@WhelanKarl)
Redattore del Wall Street Journal. Tante notizie di carattere economico, oltre a tweet di commento e analisi economicofinanziarie. Su Twitter ha più di 45 mila follower. È anche selettivo: segue 420 persone.
Presidente della Seabreeze Partners Management. Tweet intelligenti e tanti consigli di investimento sui mercati statunitensi ma non solo. Ha ben 63.088 follower con cui dialoga giornalmente.
Presidente del Peterson Institute for International Economics ed ex membro della Banca d’Inghilterra. Consiglia banche centrali e governi in materia di politica economica. Ha circa 3mila follower.
Fisico quantistico con base a Londra e responsabile della strategia di investimento a Brooks Macdonald. Ottimo account da seguire per una consulenza generale negli investimenti. Ha 48mila follower.
Professore di economia presso l’University College di Dublino, che ha già lavorato per la Banca Centrale d’Irlanda e la Federal Reserve. Ottimo per seguire tweet sull’economia dell’eurozona.
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Il Paese è al top per qualità della vita dei cittadini
Australia felice L’Italia è 20esima nella classifica dell’Ocse A cura di Diana Bin È l’Australia la cornice perfetta per una vita felice. A confermarlo, per il terzo anno consecutivo, è l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), che ha pubblicato il suo Better life index per il 2013. L’indagine, condotta su 34 Paesi di tutto il mondo, ha
preso in esame fattori come il reddito, le opportunità di lavoro, l’istruzione, l’ambiente, la sanità e la sicurezza, solo per citarne alcuni. In seconda e terza posizione si affermano quest’anno Svezia e Canada, mentre agli ultimi posti troviamo Messico, Russia, Brasile e Cile. L’Italia non compare nella top ten, fermandosi al 20esimo posto davanti solo
- per quanto riguarda gli “avversari” europei - a Polonia, Slovacchia, Portogallo, Ungheria, Grecia ed Estonia. A frenare il nostro Paese, secondo pubblicata la ricerca dall’Ocse, sono stati in particolare i risultati registrati su educazione, ambiente e soddisfazione sul lavoro. Di seguito, le prime quattro posizioni della classifica.
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BREVISSIME l CINA Le autorità registrano lo champagne come etichetta ufficiale I cinesi riconoscono l’esclusiva alle bollicine. Come riporta il Wall Street Journal, le autorità del Paese hanno registrato lo champagne come etichetta ufficiale, una mossa che limita l’uso di questo nome solo al noto vino frizzante made in France, assicurando una migliore protezione ai produttori francesi in un mercato sempre più strategico. Se è vero che metà dello champagne prodotto ogni anno è destinato al mercato interno, infatti, l’altra metà viene venduta all’estero, a prezzi più alti e con richieste in aumento. E il ceto medio cinese, attratto dal lusso occidentale, è disposto a spendere per le bollicine prodotte nel Nord Est della Francia. Basti pensare che, solo nel 2012, l’export dello champagne in Cina - Hong Kong esclusa - è cresciuto del 52% a due milioni di bottiglie.
l USA Goldman Sachs, il vino pregiato serve da garanzia per un prestito
Possono 15mila bottiglie di vino Bordeaux e Borgogna fare da collaterale per un prestito? La risposta è sì, almeno secondo Goldman Sachs. La banca d’affari americana ha infatti accettato le pregiate bottiglie come garanzia per concedere un prestito ad Andrew Cader, suo ex alto dirigente e specialista di trading. Una mossa che segna una piccola svolta nel settore. Se infatti è pratica comune per le private bank internazionali concedere prestiti ai clienti facoltosi accettando come garanzia opere d’arte o immobili, c’era sempre stata una certa diffidenza a fare lo stesso con il vino, a causa del grande rischio di contraffazione.
Un posto al sole
l USA Compravendite in casa Clinton, Chelsea e marito cedono l’appartamento
1. Australia
3. Canada
Reddito disponibile per famiglia*: 28.884 $ L’Australia mantiene saldamente il titolo di Paese con la migliore qualità della vita, grazie soprattutto ai buoni punteggi ottenuti su sanità, impegno civico e settore immobiliare. Con un reddito disponibile di 28.884 dollari all’anno per famiglia, gli australiani hanno un’aspettativa di vita di 82 anni circa, due in più rispetto alla media Ocse. E nell’84% dei casi si dichiarano contenti della loro vita, contro una media Ocse dell’80%, che in Italia arriva al 69%.
Reddito disponibile per famiglia*: 28.194 $ Il Canada ha registrato ottimi risultati sul fronte dell’occupazione e del reddito, della sicurezza e della sanità. Per quanto riguarda invece l’ambito abitativo, spicca lo spazio a disposizione, pari in media a due stanze e mezzo a persona. Secondo l’indagine Ocse, il 74% della popolazione del Paese si è detta “soddisfatta” della propria vita.
2. Svezia Reddito disponibile a famiglia*: 26.242 $ La Svezia, unica rappresentante europea sul podio, punta molte sue risorse sull’istruzione: nel Paese, infatti, l’87% della popolazione di età compresa tra i 25 e i 64 anni ha un diploma di scuola superiore o una certificazione equivalente. Ma la Svezia si difende bene anche su un altro fronte: quello ambientale. Prova ne è il fatto che i livelli di inquinamento dell’aria risultano veramente molto bassi mentre il 95% degli abitanti che si definisce “soddisfatto” della qualità dell’acqua.
4. Norvegia Reddito disponibile per famiglia*: 31.459 $ Ciò che emerge della Norvegia è il forte senso di comunità e di sicurezza percepito dai cittadini, con il 93% della popolazione che sostiene di avere persone fidate a cui rivolgersi in caso di necessità. Sul fronte lavorativo, si riscontra un buon bilanciamento tra vita privata e professionale, con solo il 3% dei dipendenti che sostiene di lavorare troppe ore al giorno. L’aspettativa di vita media è di 81,4 anni e il 77% degli abitanti si dice complessivamente contento della sua esistenza. *Il dato si riferisce alla cifra massima che una famiglia può consumare ogni anno senza dovere intaccare il suo patrimonio.
La ex first daughter Chelsea Clinton (nella foto) e suo marito Marc Mezvinsky hanno messo in vendita la prima casa in cui hanno vissuto da sposati, un quadrilocale situato a New York nell’elegante Flatiron District. Il prezzo richiesto per l’appartamento circa 180 metri quadri con vista su Manhattan e Madison Square Park - è di 4,48 milioni di dollari, quasi 500mila dollari in più rispetto a quanto l’investment banker Mezvinsky lo aveva pagato all’acquisto, nel 2008. Lo scorso marzo la coppia ha comprato un altro appartamento nella stessa zona per 10,5 milioni di dollari.
l REGNO UNITO Tanti sensi di colpa per i manager: i compensi sono troppo alti
I manager del settore finanziario a Londra ammettono: i compensi sono eccessivi. E solo uno su tre è orgoglioso di lavorare in questo campo. È quanto emerge da un’indagine condotta dal Chartered Institute of Personnel and Development, associazione dei manager specializzati nel campo delle risorse umane, che ha interessato circa mille figure del settore bancario, assicurativo e finanziario. Nel dettaglio, il 15% degli intervistati si sente “imbarazzato” o “molto imbarazzato” a rivelare il settore in cui lavora. Quanto ai compensi, quasi due terzi ritengono che alcuni colleghi siano pagati troppo, cosa che li incentiva a comportarsi in modo inappropriato. Infine, il 67% crede che ancora ci sia poca trasparenza sui guadagni dei dirigenti. @diana_bin86
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Promotori finanziari non si nasce ma si diventa
Cambiare vita Le storie di atleti, avvocati e chef “convertiti” A cura di Daniel Settembre Da banchiere a promotore finanziario. Se in Italia questo tipo di contaminazione tra professioni si sta ormai consolidando dato il periodo, all’estero succede perfino di più. A Berkeley, in California, affidarsi a un consulente finanziario di nome Jonathan Deyoe significa ricevere anche qualche lezione di filosofia buddista. Sì, perché circa dieci anni fa, prima di trovare la sua vera vocazione, Deyoe era un accademico, specializzato in filosofia e pratica buddista. “Il buddismo riflette molto sulla condizione umana: siamo attratti dal piacere ed evitiamo il dolore”, ha spiegato Deyoe a MarketWatch, “e questo rispecchia la paura e l’avidità di chi opera sui mercati finanziari”. Insomma, promotori si diventa, non si nasce. In fin dei conti, la pianificazione finanziaria si può sempre imparare. Negli Stati Uniti un’indagine condotta da Cerulli Associates, una società di Boston specializ-
zata in ricerche nel settore finanziario, ha rivelato che solo l’11% di oltre 300mila consulenti ha iniziato la carriera come consulente. Gli altri sono arrivati da altri percorsi professionali come l’ufficio vendite (14%), la contabilità (7%), l’insegnamento (4%) e persino gli studi legali (1%). Non finisce qui: la carrellata riporta alla mente Jeffrey Stoffer (nel tondo), ex chef del noto ristorante californiano Chez Panisse, da ormai vent’anni diventato a pieno titolo consulente finanziario. Secondo Stoffer tutto ruota intorno al concetto di servizio: non c’è infatti molta differenza tra la preparazione di un buon pasto e quella di un dettagliato piano finanziario.
Alcune imprese stanno poi assumendo avvocati o medici per il loro status sociale, perché “in campo finanziario è un enorme vantaggio avere un network di gente con i soldi” rispetto a una figura junior, ha spiegato Mark Tibergien, amministratore delegato di Pershing Advisor Solutions, che fornisce supporto e assistenza commerciale alle società di consulenza. Ci si reinventa, non solo per passione. È il caso di Bernie Wolfe (nella foto grande), portiere di hockey dell’Nhl, tra le file dei Washington Capitals, che prendeva lezioni di finanza durante il campionato, riuscendo a conseguire anche una laurea. “È stato emozionante giocare come professionista, ma non mi sono mai sentito sicuro”, ha sottolineato Wolfe, che ora gestisce un suo studio di consulenza nel Maryland. “Ho sempre saputo che prima o poi sarebbe arrivata una persona più giovane a prendere il mio posto in squadra e il mio lavoro”. Un vero e proprio modello di mobilità occupazionale. @DanielSettembre
Centinaia in corsa per lo stage alla Goldman Sachs u
Un dipendente sul suo blog dà consigli divertenti
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avorare alla Goldman Sachs? Un sogno per tantissimi giovani neolaureati in materie economiche e finanziarie. A tentare il colpaccio sono stati oltre 17mila: tante sono infatti le “application form” arrivate alla banca d’affari per il programma di stage estivo di quest’anno. Ma solo 350 hanno avuto la fortuna di iniziare il tirocinio, partito con una sessione di orientamento per insegnare “i valori dell’istituto, così come i vantaggi e la responsabilità di essere un membro della Goldman Sachs”, come ha spiegato il presidente e coo Gary Cohn. Tremore alle gambe e bocca impastata? Nessun problema. Il dipendente “insider” della banca conosciuto come GS Elevator, diventato popolare su Twitter per i suoi tweet e per riferire gustose chiacchiere da ascensore, ha pubblicato sul suo blog una serie di consigli per i nuovi tirocinanti. Suggerimenti che non sono certo privi di ironia. Per esempio: “se il vostro capo fuma, fumate anche voi”; “se siete andati a una scuola decente, cercate di scoprire se qualcuno che conta ha frequentato la stessa scuola. Lui sarà il vostro mentore. E a questo punto, nessuno si preoccuperà più delle vostre credenziali”; “comprate un paio di vestiti decenti, ma non indossate la cravatta se non avete alcun incontro importante. A nessuno piace questo genere di stile ostentato”. Il problema, soprattutto, è quello di sbaragliare la concorrenza. La missione in questo caso è screditare l’avversario: “quando un collega lascia la sua scrivania, cambia la sua pagina web con rolex.com. porsche.com o morganstanley.com”; “cerca qualche soprannome ridicolo per i tuoi compagni stagisti e spera che prenda piede”; “ripeti battute o barzellette razziste in compagnia dicendo che te l’ha raccontato l’altro stagista”. Infine, naturalmente, il consiglio più saggio: “non parlate negli ascensori”. E se alla fine dello stage non scatta l’assunzione? Nessun dramma, questo è il consiglio del guru: “essere stati eliminati da Goldman Sachs è come essere venduti dai New York Yankees. Continuerete ancora a fare milioni, anche se non sarà la stessa cosa”.
Una su mille ce la fa Perfino in un Paese come gli Stati Uniti le più brave faticano a imporsi sul lavoro Nel mondo del lavoro, tra le alte sfere del potere, le donne sono ancora una minoranza. Persino in un Paese modello come gli Stati Uniti, secondo l’ultimo elenco stilato dal magazine Fortune, solo 20 su 500 amministratori delegati sono donne, occupano solo il 14% delle posizioni dirigenziali e solo il 16% siede
nei vari consigli di amministrazione. Questo è vero soprattutto nel mondo delle finanza. Business Insider ha voluto dedicare spazio alle donne che ce l’hanno fatta: tra le cinque “all star” che il sito ha preso in considerazione c’è Elle Kaplan (nella foto), 36 anni, ceo e fondatrice di Lexion Capital Management, società di asset management americana. Kaplan spiega come, all’epoca degli studi universitari, la sua famiglia sia entrata in crisi finanziaria quando suo padre si è ammalato. “Ero al college”,
ha raccontato, “e volevo aiutare mia mamma ma non sapevo come. Lì ho capito che volevo fare qualcosa che potesse aiutare tutte le persone nelle stesse difficili condizioni. Dopo il college sono arrivata a New York con solo 200 dollari, senza un lavoro, ma con un obiettivo: lavorare a Wall Street. Sono riuscita ad avere una posizione come analista junior. Senza specifiche competenze finanziarie, mi sono affidata alla tenacia e alla determinazione. Una volta che hai un lavoro, hai due strade: o
impari o sei fuori. Ho passato il decennio successivo a imparare tutto quello che potevo, anche se per molti anni sono stata l’unica donna alle conferenze”. Nel 2010 Kaplan ha fondato la società Lexion Capital Management, che si dedica
“ad aiutare le persone a salvaguardare e a far crescere il loro patrimonio”. Per fare al meglio questo lavoro Kaplan, prima di prendere qualsiasi decisione, si chiede sempre: “è un consiglio che darei a mia madre?”. Non è stato semplice, insomma. “Essere donna nel mondo del private equity”, ha aggiunto la manager, “mi fa sentire in qualche modo responsabile per le donne più giovani di me. Spero di invogliare altre ragazze come me a intraprendere la carriera finanziaria. Voglio che mi vedano e pensino: ‘Se lei ce l’ha fatta, alla fine posso farcela anche io’”.
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Il Grande Gatsby, Via col Vento e la Fabbrica di Cioccolato
Imparare al cinema Ecco tutti i titoli che danno lezioni di personal business A cura di Sara Lupi L’ispirazione è venuta guardando l’ultimo film di Baz Luhrmann, “Il Grande Gatsby”. Davanti all’ostentazione di tanta opulenza da parte di Leonardo Di Caprio e degli altri protagonisti della pellicola, John Nersesian, managing director dei servizi di wealth management per la società di asset management americana Nuveen Investments, ha provato a chiedersi quali altri film ci trasmettano lezioni di finanza personale. Il manager, che lavora per la stessa società in cui oggi opera l’ex di BlackRock Bob Doll, ne ricorda alcuni. A partire naturalmente proprio dal Grande Gatsby. Il principale insegnamento di questo film, sostiene Nersesian, è
diversificare il portafoglio. Nella sua vita infatti, Jay Gatbsy ha accumulato ricchezze grazie all’esposizione a un solo settore: quello obbligazionario. E alla fine ha perso tutto. Un portafoglio ben diversificato consente invece una migliore protezione contro la volatilità del mercato. Ma anche i supereroi possono insegnare qualcosa in materia di investi-
menti. Per esempio Tony Stark, alias Iron Man, che, ossessionato dalle sue creazioni ipertecnologiche, spende tutto il suo patrimonio per costruirle. Naturalmente può permetterselo grazie ai ricavi “monstre” della sua società di armi. Morale: le spese discrezionali sono soldi ben spesi se riguardano le nostre passioni. E come dimenticare l’ambiziosa
Niente crisi per i paperoni I veri ricchi tendono a non sentire la crisi. Anzi: nel 2012 il loro patrimonio è addirittura cresciuto. I dati del “World wealth report 2013” di Capgemini e Rbc wealth management mostrano che l’anno scorso i “paperoni” di tutto il mondo, ovvero gli individui
con un patrimonio investibile pari o superiore a un milione di dollari, erano 12 milioni, un milione in più rispetto al 2011. E la loro ricchezza, complice la ripresa dei mercati azionari e immobiliari, è aumentata del 10%, a 46.200 miliardi di dollari americani, dopo il calo dell’1,7% regi-
strato nel 2011. Non solo. L’anno scorso nel mondo sono cresciuti in modo deciso anche i “super-ricchi”, con un patrimonio di oltre 30 milioni di dollari (senza contare residenze private, oggetti da collezione e altri beni durevoli). A livello geografico, mentre il continente
Rossella O’Hara in Via Col Vento? Dopo una vita di sprechi economici, la protagonista del famoso colossal si accorgerà, ormai troppo tardi, di quanto sia importante invece essere previdenti. La lezione è che conviene pensare fin da giovani a risparmiare. Infine, il manager cita “La Fabbrica di Cioccolato”, dove l’integrità morale del protagonista, Charlie, viene premiata rispetto all’ingordigia dei suoi “rivali”. Certo, il biglietto d’oro che il bambino trova nella scatola di cioccolato è un colpo di fortuna. Che però lui riesce a far fruttare, surclassando i competitor grazie proprio al suo percorso verso la “sicurezza finanziaria”. Lo stesso atteggiamento che dovrebbero tenere consulenti e clienti.
asiatico ha segnato leggermente il passo, pur mantenendo la leadership in termini di tasso crescita, il Nord America ha riconquistato sia il titolo di Paese con il maggior numero di high net worth individuals, sia quello di area con la maggiore ricchezz. L’Italia resta in decima posizione con 176mila hnwi e una ricchezza di 336miliardi di dollari.
IN BREVE l STATI UNITI Oprah Winfrey è la celebrity più potente del 2013
l GRAN BRETAGNA Addio Darwin, Jane Austin arriva sulla banconota da 10 £
Sono due donne le celebrity più potenti al mondo nel 2013 secondo Forbes: Oprah Winfrey (nella foto), la regina del talk show, è tornata in vetta alla cassifica stilata dalla nota rivista americana dopo due anni in cui ha dovuto accontentarsi del secondo posto, mentre a conquistare la medaglia d’argento è stata quest’anno la cantante italo americana Lady Gaga. A chiudere il podio della graduatoria – che ha preso in considerazione 100 personaggi famosi tra musicisti, attori, star del piccolo schermo, atleti e modelle – è il regista Steven Spielberg. Ma per il resto i piani alti della classifica sono dominati ancora dal “gentil sesso”: Beyoncé è quarta, mentre Madonna ha conquistato il quinto posto, seguita dalla cantante country Taylor Swift al sesto.
Niente più Darwin: sulla banconota da 10 sterline arriva il volto di Jane Austin. Secondo il quotidiano The Guardian, l’autrice di “Orgoglio e Pregiudizio” sarà la terza donna a comparire su una banconota britannica – al posto del padre della teoria evolutiva - da quando nel 1970 la Bank of England ha iniziato a stampare sui biglietti le immagini di figure storiche. A prendere la decisione finale sarà Mark Carney, nuovo governatore della Boe a partire dal 1° luglio. Dopo che la banca centrale aveva annunciato che Winston Churchill avrebbe sostituito Elizabeth Fry sulla banconota da 5 sterline lo scorso aprile, i gruppi femministi erano insorti, preoccupati che sulle sterline non ci sarebbe più stata nessuna donna famosa, oltre alla regina.
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HANNIBAL LECTOR Promotori, un mercato che... non c’era
Storia, attori e numeri del mercato del risparmio gestito italiano sono al centro del libro di Francesco Priore “Il mercato… che non c’era”, edito da PF edizioni e realizzato in collaborazione con Stefania Ballauco. A occupare la prima parte del volume sono gli esordi del settore, raccontati dall’autore ma anche dai quasi 30 protagonisti intervistati, che percorrono la nascita e il primo sviluppo del mercato ma ne rappresentano anche lo stato attuale, cercando di tracciarne le future prospettive. Il testo è dunque corale, con l’obiettivo di far conoscere a chi inizia oggi l’attività del promotore finanziario i trascorsi della professione e le tappe che hanno sancito il successo di questo modello di servizio, ma anche per rendere note le dimensioni del mercato che oggi rappresenta l’1% del Pil e conta milioni di clienti, migliaia di operatori, 100mila persone che vi lavorano e 30mila promotori finanziari. L’obiettivo più importante del libro è comunque dare il riconoscimento a chi ha contribuito a fondare questo mercato, circa 8mila uomini e donne che nel ‘91, ‘92 e ‘93 si sono iscritti all’Albo istituito dalla Consob. A loro è dedicato il libro, che si chiude con una provocazione: “perché quest’industria, che impegna oltre 100 mila persone ed è rilevante in termini di Prodotto interno lordo, è tuttora ignorata e sottovalutata?”. A chi lo leggerà la curiosità di dare una risposta.
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di Luca Spoldi
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Sulla fine di Simgenia (Generali) le opinioni divergono Tutti si fanno la stessa domanda: di chi è la colpa della chiusura? Simgenia verso la chiusura, coi pf in attesa di passare ad altre società del gruppo Generali, e i lettori si scatenano. ‘Un altro dei tanti’ conferma: con le lettere di revoca del mandato che “stanno arrivando ai pf” arriva “una comunicazione del direttore generale che cerca di spiegare i motivi della decisione” e si chiede: di chi la responsabilità se “non sono stati realizzati gli obiettivi prefissati”? ‘Vecchia guardia’, dopo aver
ricordato di essere “già passato in situazioni del genere in tanti anni di professione”, consiglia “di salvaguardare innanzitutto l’interesse dei vostri clienti, oltre che di essere furbi per voi stessi, in seconda battuta” e tranquillizza “non vi preoccupate, la vita va avanti”. Per ‘imminente revocato’, invece, Simgenia ci avrebbe “messo del suo” per farsi chiudere, causa “professionalità in molti casi non adatte al loro
ruolo” e conclude: “difficile, se non impossibile, la coesistenza tra due canali di vendita, in forte conflitto ed in antitesi tra di loro”.
Fate bene a dubitare, cari lettori, ma il gossip non basta sospetta che ci possa essere “un numero minimo di articoli da pubblicare”. Se poi il responsabile di una rete parla “di quanto sono belli i suoi prodotti, di quanto vanno bene, di quanto rendono ricchi i clienti” è la prova provata: siamo di fronte a una “marchetta”. Fate bene a
Quattro mesi e mezzo sono troppi
Alfredo Santopietro, il pf punito ingiustamente La Consob torna sui propri passi e revoca la sospensione cautelare dall’Albo disposta mesi fa nei confronti di Alfredo Santopietro, visto che il promotore, all’epoca direttore commerciale di Uln (ora GenesiUln Sim) era risultato imputato nell’ambi-
to di una querela nata a causa di un disaccordo con un cliente circa l’applicazione delle commissioni di parcella, procedimento poi conclusosi con la remissione della querela da parte del cliente stesso il 15 febbraio 2013. Ora lo stesso Santopietro ci
@scarlots Alberto Nagel, numero uno di #Mediobanca: “Chebanca! era un nice to have nel 2008 ed è un must have oggi. (Risponde @Linkerbiz: a qualcuno invece è stato detto che è un “must go”. Chi avrà ragione?)
Pf e consulenti, le differenze
Per informare serve dar spazio a tutte le voci Lettori esigenti quelli di BLUERATING, pronti a sospettare interessi “di parte” nascosti dietro ogni intervista. Se questa o altre testate parlano solo di una società è chiaro che siano “pagate” dalla pubblicità, se intervistano a rotazione i protagonisti delle maggiori reti italiane qualcuno
CheBanca! Oh yes!
dubitare sempre, cari lettori, ma riflettete: se non sentissimo anche la versione dei diretti interessati quale autorevolezza potremmo guadagnare, vivendo solo di gossip? Noi proviamo a dare spazio a tutti, anche ai commenti dei lettori, indipendentemente dal loro status. Il resto sta a voi.
segnala i “tempi Consob”, con evidente amarezza: “21 gennaio inizio sospensione cautelare ( senza neanche essere ascoltato); 15 febbraio: invio remissione di querela in Consob; 29 maggio (3 mesi e mezzo dopo) revoca sospensione”. Risultato: “4 mesi e mezzo senza possibilità di mandato , per un fatto praticamente risolto nel nulla!
@massimoscolari È evidente che si tratti di soggetti diversi, ma occorre riconoscere la legittimità di entrambi a svolgere, in concorrenza, il servizio di consulenza finanziaria per gli investitori.
Deja vu italo-svizzeri @cigolo Il premier italiano Letta annuncia che saranno presto riaperti i colloqui con la Svizzera sulla lotta all’evasione fiscale e di essere ottimista su un accordo. (Risponde @lemasabachthani: Deja vu)
Cambio di priorità in vista @phastidio Mentre il circo a tre piste italiano discute di Imu ed Iva, il Btp decennale tocca e supera il 4,4%. Auguri a tutti, sperando si prenda coscienza che i conti pubblici sono destinati per ciò stesso a cambiare e con essi le priorità.
Il denaro non è tutto @carloalberto Gli economisti classici sbagliano: il denaro non è tutto nella vita, ci sono anche i diamanti. Mentre Cenerentola è la dimostrazione che un nuovo paio di scarpe può cambiare la vita a una ragazza.
VISTO SU BLUERATING.COM Ubs: Bernanke ha posto fine all’età dell’oro
Allianz Bank FA punta sui giovani
Fineco, per UniCredit assegno da 112 milioni
Il digitale italiano attrae i venture capitalist
Le parole di Ben Bernanke (Fed) sembrano aver impresso il definitivo stop al rialzo dell’oro e dei metalli preziosi. Ne sono convinti gli esperti di Ubs, che vedono i prezzi in caduta sino ai 1.150 dollari l’oncia.
Giacomo Campora sta continuando a far crescere la rete di Allianz Bank FA con ingressi di qualità. E in questa seconda metà del 2013 lo farà dedicando particolare attenzione all’inserimento di mille nuove leve.
Fineco beneficia la controllante Unicredit con un maxiassegno di 111,8 milioni di euro. A tanto ammonta il dividendo che l’assemblea della banca guidata da Alessandro Foti ha deciso di distribuire all’unico azionista.
Fondo Italiano d’investimento e Azimut si alleano per lanciare il fondo Programma 101. L’obiettivo è di raccogliere fino a 50 milioni di euro da investire (Azimut ne verserà 10-15) in start-up del settore digitale.
Alcune notizie tra quelle riportate in questo spazio potrebbero essere state riprese in modo più approfondito in altre pagine del settimanale.
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