PRIVATE 01 - GIAN MARIA MOSSA

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GIAN MARIA MOSSA Banca Generali col turbo tecnologia accelera sul private

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GENNAIO 2018 Italia 5,00 euro Anno 4 - N° 1 - Gennaio 2018 Periodicità : mensile Prima immissione: 17/1/2018

Mensile - Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale D. L. 353/2003 (conv in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 LO/MI



EDITORIAL Überraschung in Bahnofstrasse

ANDREA GIACOBINO

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poi lasciare subito i tranquilli uffici svizzeri e trasferirsi in quelli più scomodi, ma molto più promettenti di Singapore. Portato in Julius Bär dal suo mentore Alex Widmer e diventato amministratore delegato nel 2009, Collardi ha fatto dell’istituto di Bahnofstrasse un vero gigante: ha comprato prima gli asset elvetici di Ing e poi quelli extra Usa e Giappone di BofA Merrill Lynch facendo lievitare le masse in gestione del 40% ai 393 miliardi di franchi svizzeri di fine ottobre, mentre il titolo dal suo insediamento ha guadagnato il 50%. Per Pictet l’arrivo di Collardi è un “boost” notevole sui ricchi mercati asiatici, ma anche un’iniezione di managerialità esterna come quella avvenuta pochi mesi fa nella rivale Lombard Odier, con l’arrivo come managing partner della prima donna, Annika Falkengren. Per il figlio dell’emigrato l’approdo in Pictet è certamente l’occasione di guadagnare di più dei 50 milioni incassati dal 2009, entrando come settimo e più giovane fra i partner e sentire meno pressioni di quelle che pesano sui manager di una banca quotata. Infine per Daniel Sauter, presidente di Julius Bär, gli effetti del terremoto di Bahnofstrasse sono devastanti dopo che aveva cercato di preparare la successione all’amministratore delegato mettendogli subito sotto Barend Fruithof, arruolato dal Credit Suisse, ma silurato da Collardi in meno di un anno. Anche questa una überraschung.

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Überraschung, sorpresa. Sarà la parola che più caratterizzerà i commenti di quest’inverno fra le nevi di Gstaad e Sankt Moritz, quando i top manager delle grandi, medie e piccole banche private svizzere si troveranno a parlare fra loro del terremoto avvenuto a fine dello scorso novembre, allorché Boris Francesco Jean Collardi ha annunciato di aver lasciato la carica di amministratore delegato di Julius Bär, con sede nella centralissima Bahnofstrasse di Zurigo, per diventare partner della rivale banca ginevrina Pictet & Cie. Un terremoto la cui onda lunga è arrivata fino in Italia dove proprio grazie al manager uscente Julius Bär ha avviato e concluso l’acquisto di Kairos. Perché il figlio di un nostro connazionale emigrato, diventato uno dei manager più giovani (43 anni) e più brillanti del private banking mondiale, decide di lasciare le redini della terza banca rossocrociata, quotata, per guidare come co-ceo il wealth management di una banca non quotata, fondata nel 1805, dove i partner hanno almeno vent’anni di anzianità di servizio e dove non si è mai pensato ad acquisizioni esterne? Il banker che guida una Ferrari ed è appena finito in un divorzio, che a detta sua lavorava 14 ore al giorno e viaggiava per 300 giorni l’anno, era stato pochi mesi fa a un passo dal diventare timoniere di un gigante che sarebbe nato dalla fusione tra la stessa Julius Bär e nientemeno che il Credit Suisse, proprio dove aveva iniziato a occuparsi di finanza nel 1993 per


01 www.privatebankingweb.com anno 4 - numero 01 mensile registrato presso il Tribunale di Milano al n°187 dell’11 giugno 2015 Casa editrice Blue Financial Communication Spa Via Melchiorre Gioia, 55 - 20124 Milano Tel. (+39) 02.30.32.11.1 - Fax (+39) 02.30.32.11.80 info@bluefinancialcommunication.com Editore Denis Masetti masetti@bluefinancialcommunication.com

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Direttore editoriale Alessandro Rossi rossi@bluefinancialcommunication.com Direttore responsabile Andrea Giacobino giacobino@bluefinancialcommunication.com Redazione di Milano Luigi dell’Olio dellolio@bluefinancialcommunication.com Marta Citacov marta.citacov@gmail.com Redazione di Londra Anaïs Borri borri@bluefinancialcommunication.com Rajeevan Sukumaran rajee@bluefinancialcommunication.com Opinioni Roberto Cannataro, Alessandro Cuomo, Ray Dalio, Giovanni Cristofaro, Angelo Deiana, Roberto Falzoni, Sergio Ermotti, Marcello Gualtieri, Simona Maggi, Claudio Morpurgo, Monica Regazzi, Alessandro Scalici, Luca Zitiello

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Hanno collaborato Rosaria Barrile, Rosamaria Coniglio, Sara Mortarini, Susanna Tanzi, Francesca Vercesi Graphic design Massimiliano Vecchio vecchio@bluefinancialcommunication.com

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Pubblicità Michele Gamba gamba@bluefinancialcommunication.com Mob. (+39) 393.95.010.95 Ufficio abbonamenti abbonamenti@bluefinancialcommunication.com Tel. (+39) 02.30.32.11.1 Stampa TEP Arti Grafiche Srl Strada di Cortemaggiore, 50 - 29100 - Piacenza (PC) Tel. 0523.504918 - Fax. 0523.516045 Distributore esclusivo per l’Italia MEPE Distribuzione Editoriale Via Ettore Bugatti 15 - 20142 Milano Foto di copertina by Laila Pozzo Il costo di ciascun arretrato è di 10,00 euro

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È un’iniziativa

THE MEDIA & DIGITAL COMPANY www.bluefinancialcommunication.com

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CO N TE NT S

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MARKETS

OPINIONS

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Il mercato del private debt

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A winning idea

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Rotta sul private

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Le sfide del 2018

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Digitali per sopravvivere

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Limiti alla consulenza fuorisede

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Cambi di poltrone

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Occhio al rischio Paese

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Collardi sotto la lente

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Bnp Paribas Asset Management guarda al futuro

Consulenti, cambiare è di rigore

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Accelerating growth

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Psd 2 in pillole

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Ciminelli cura il volto dei vip

Private banking, crescita inarrestabile

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Barilla, un impero in tavola

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Opportunità Mifid 2

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Reyl, offerta multidisciplinare

104 The impact of reform

INVESTMENTS

LIFESTYLE

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Klecha & Co. punta sull’It

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L’argento di Prada

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New Deal Advisors al fianco delle imprese

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Signor cappotto

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Il Kulmine del bello

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Arte di investire

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Milano da scoprire

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Novecento da riscoprire

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Come tornare in forma

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Etf sempre più private

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Carboidrati da selezionare

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Le regine del fashion

101 Lusso del fumo

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OPINIONISTS & CONTRIBUTORS

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SERGIO ERMOTTI

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GIOVANNI CRISTOFARO

Nato a Lugano, il banchiere e manager 57enne ha lavorato in Citigroup, Merrill Lynch e Unicredit, prima di approdare nell’aprile 2011 in UBS, di cui è diventato amministratore delegato a livello di gruppo. pag. 16

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MONICA REGAZZI

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ALESSANDRO CUOMO

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PRIVATE

Laureato in Giurisprudenza alla Luiss, è partner dello studio legale Chiomenti, responsabile della practice di wealth management. È anche il rappresentante della law-firm all’interno di Aipb. pag. 80

Ceo di Homepal, una start up attiva nel mercato immobiliare. In precedenza è stata partner & managing director di The Boston Consulting Group, dove seguiva il private banking. pag. 24

Collezionista fin dai tempi del liceo, già organizzatore di manifestazioni culturali, collabora dal 2016 con Finarte, per la quale attualmente dirige il dipartimento di Arte Moderna & Contemporanea. pag. 86

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PAOLO MARTINI

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ANGELO DEIANA

Laureato in Economia e Commercio presso l’Università Cattolica di Milano, è amministratore delegato di Azimut Capital Management Sgr e co-direttore generale di Azimut Holding. pag. 52

Presidente di Confassociazioni e Anpib (Associazione Nazionale Private & Investment Bankers), è considerato uno dei maggiori esperti italiani di economia della conoscenza. pag. 94

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SIMONA MAGGI

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RAY DALIO

Direttore scientifico dell’Associazione Italiana Private Banking, realizza costantemente ricerche sull’evoluzione del mercato della gestione dei grandi patrimoni. pag. 76

Fondatore di Bridgewater Associates, uno dei più grandi hedge fund al mondo, ha iniziato l’attività di investitore all’età di 12 anni. Con un patrimonio stimato da Forbes intorno ai 17 miliardi di dollari, è molto attivo nella filantropia. pag. 104



MARKETS

Il mercato del private debt 23% La quota dei gestori di fondi globali interpellati da Bank of America che considera la Corea del Nord come il più grande “rischio di coda” per il mondo

15% 50%

L’incidenza della ricchezza private nel mercato del private debt, secondo uno studio di Preqin

Quota di family office che hanno almeno due risorse dedicate al private equity

93%

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Percentuale di investitori intervistati da Bank of America che hanno ottenuto dai portafogli di private debt risultati in linea o migliori delle aspettative nel corso del 2016


}

MARKETS REPORT

{

Cresce l’interesse dei gestori di grandi portafogli per l'investimento alternativo sui bond societari

70% La crescita dell’indice S&P 500 negli ultimi dieci anni, nonostante il crollo del 2008

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1,25%

MILIARDI DI DOLLARI

Gli asset under management del private debt a livello mondiale. Consuntivo del 2016

Il rendimento del titolo di Stato britannico a 10 anni

82% Quota dei fund manager globali coinvolti nella ricerca di Bank of America e convinti che i tassi d'interesse cresceranno nei prossimi dodici mesi

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Fonte: Dreamstime, elaborazione F.T.com/wealth


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INTERVIEW


INTERVIEW GIAN MARIA MOSSA

Rotta sul private Banca Generali accelera nella fascia alta del mercato puntando su consulenza e tecnologia Mossa (ad): “La direttiva Mifid 2 spartiacque che farà emergere la qualità del servizio” DI ANDREA GIACOBINO

Sono stati quindi questi numeri di crescita nel segmento di fascia più elevata a convincervi ad una svolta esplicita verso il private? Non solo, l’analisi di meri numeri sarebbe riduttiva. È il modello di business della banca come hub di soluzioni private, con le dinamiche dell’offerta, la qualità delle persone, l’approccio alla tecnologia e la considerazione del valore del servizio, che ci ha indicato il percorso da seguire come abbiamo espresso chiaramente nella nostra vision. L’attenzione alla formazione e alle capacità dei consulenti è fortemente radicata nella nostra cultura; l’accelerazione nel cammino si è tuttavia registrata quando a queste caratteristiche abbiamo saputo aggiungere anche strumenti e soluzioni innovative nell’ambito dell’offerta. Dal mio arrivo nel 2013 abbiamo avviato i lavori sui contenitori gestiti, sulla piattaforma

La produttività dei banker del Leone è doppia rispetto alla media del mondo Assoreti e il portafoglio pro-capite supera del 30% gli standard della categoria

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e il risultato non si è fatto attendere: siamo cresciuti di quasi il 30% dai picchi del 2016 raggiungendo clienti dalle esigenze sempre più complesse”, spiega l’amministratore delegato Gian Maria Mossa.

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Risultati record e un nuovo abito “Private” per affrontare con stile le sfide del 2018. La sostanza e la forma trovano sintesi perfetta in Banca Generali che nell’ultimo biennio ha infilato la corsia di sorpasso per sposare un posizionamento da “prima banca private” (come emerge dalla vision dell’istituto) con contorni sempre più definiti. Innanzitutto nei numeri. La società s’è lasciata alle spalle il miglior anno di sempre per risultati commerciali con una raccolta che ha superato i 6 miliardi e mezzo di euro stimati, di cui circa 6 miliardi in prodotti gestiti. La produttività degli oltre 1.900 consulenti della banca del Leone è doppia rispetto alla media del mondo Assoreti e il portafoglio procapite medio (28 milioni) supera del 30% gli standard della categoria. “Un altro anno straordinario non solo per le dimensioni dei risultati ma soprattutto per la qualità degli stessi; abbiamo puntato con convinzione sulla centralità della consulenza con soluzioni e servizi totalmente personalizzabili in grado di valorizzare il talento e le competenze dei nostri professionisti,


INTERVIEW

di proprietà e sulle caratteristiche esclusive dell’advisory patrimoniale, per poi passare all’evoluzione dei prodotti e del digitale per avvicinare sempre di più il consulente ai bisogni del cliente. Nel periodo le masse sono passate da 27 a oltre 55 miliardi, di cui il 64% riconducibili a clientela private con oltre mezzo milione di risparmi finanziari.

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Non temete la concorrenza di player consolidati e aggressivi nel segmento del private banking? Il mercato è certamente competitivo ma noi abbiamo prerogative ben definite e marcatamente distintive che ben si adattano ai bisogni delle famiglie in un determinato segmento. La stessa riorganizzazione della rete riflette il posizionamento da banca private e l’obiettivo di affermarsi come punto di riferimento per qualità e innovazione del servizio. Puntiamo a una crescita sostenibile accompagnando le famiglie nella costruzione dei loro progetti di vita e nella protezione della loro ricchezza. Per fare questo non facciamo differenze nella tipologia dei nostri clienti, segmentandoli come avviene in altre realtà nel private di emanazione bancaria. Il nostro lavoro è molto più profondo e riguarda gli strumenti e i servizi al consulente, perché il cliente merita sempre la massima attenzione ed eccellenza senza distinzione, mentre il professionista deve avere l’opportunità di valorizzare e sviluppare al meglio il proprio

lavoro. In quest’ottica abbiamo quindi fatto un decisivo passo avanti superando le divisioni territoriali tra le due reti della banca, per dare più spazio alle sinergie interne e alle competenze di ciascuno attraverso tre divisioni. Nasce il nuovo marchio “Banca Generali Private” che riguarda tutti gli ambiti di interazione con i clienti, con il plus di strutture più vicine alle singole esigenze e supporti dedicati. Avete annunciato la creazione di una nuova rete di wealth manager: che obiettivi ha e su quali prerogative potrà contare? Lo slancio della riorganizzazione nasce per rafforzare ulteriormente il servizio ai consulenti e ai clienti. L’evoluzione normativa, oltre a quella di mercato, impongono

riflessioni importanti sulla qualità della consulenza e sulla capacità di efficientarne il risultato. Il servizio al cliente non ha classificazioni ma resta eguale per tutte le tre reti riconducibili al marchio Banca Generali Private. Quella di wealth management rappresenta un’innovazione per il concept e le dinamiche di operatività. Potrà infatti contare su un management dedicato e servizi di supporto che grazie alla tecnologia consentono di accelerare risposte e soluzioni personalizzate. Si tratta di un gruppo di poco più di 200 private banker con portafogli medi da 80 milioni ciascuno e masse pari al 34% circa della banca. Allo stesso modo anche la divisione private banking, per i consulenti con portafogli medi di 30 milioni, e picchi fino ad un massimo

A sinistra Gian Maria Mossa e sotto Andrea Ragaini


INTERVIEW GIAN MARIA MOSSA

Non pensate che con le nuove regole ci possano essere nuove pressioni sui margini e difficoltà per l’industria del risparmio gestito? Certamente ci potrebbero essere pressioni e il consolidamento cui abbiamo assistito tra diversi operatori è la prova della ricerca di migliore efficienza nel settore. Non dimentichiamo però che l’industria dell’asset management gioca un ruolo molto importante

Bernardi nominato vice direttore generale Un nuovo logo per tutti i canali di interazione con i clienti - “Banca Generali Private” - che guida la riorganizzazione delle reti. Obiettivo: avvicinarsi ancor più e servire sempre meglio ciascun banker. Un supporto ancor più accurato e il miglioramento continuo nel modello di servizio sono alla base della nuova struttura commerciale che ha in Marco Bernardi (nella foto) il punto di riferimento. Il manager sale infatti nel suo incarico da direttore commerciale a vice direttore generale nella direzione “Sviluppo reti, canali alternativi e supporto”. La prima azione per la continua crescita commerciale è data dal rafforzamento dei servizi ai consulenti attraverso la nuova organizzazione che prevede la segmentazione delle reti. In particolare la divisione di private banking riguarda i consulenti con masse tra i 15 e i 50 milioni di euro, e quella dei Financial Planner i professionisti fino a 15 milioni di portafoglio. Nell’operatività legata alla riorganizzazione Bernardi può far affidamento sul contributo di un manager d’eccezione come Enzo Ruini, e su un team coeso di manager che gli garantisce la vicinanza al territorio: in Piemonte e Liguria Massimiliano Melegari, in Lombardia (più Verona e Vicenza) Leandro Bovo; il Triveneto, il Lazio e la Sardegna a Massimiliano Ruggiero, l’Emilia Romagna e la Toscana ad Alessandro Mauri, le MarcheMolise-Abruzzo e Umbria ad Ermes Biagiotti, e il Sud (Campania-PugliaCalabria-Sicilia) a Corrado Liguori. A loro la sfida di far crescere i profili dei banker più giovani e con portafogli in sviluppo come i financial planner, e di ampliare gli strumenti a disposizione dei private garantendo a tutti la qualità e la forza del marchio Banca Generali Private. 13

Questa nuova struttura pensate possa avvantaggiarvi nelle sfide legate alla Mifid 2? Sì nella misura in cui andiamo a rafforzare la qualità del servizio che è il cuore della nuova direttiva. Lavoriamo da tempo al miglioramento continuo della trasparenza e della competitività dell’offerta e dallo scorso luglio avevamo presentato a Londra l’efficacia del nostro modello di business ai nuovi requisiti. In questi mesi abbiamo ulteriormente affinato le proposte e le iniziative per presentarci in prima fila all’appuntamento. Abbiamo ad esempio dato vita a una nuova piattaforma operativa che valorizza il contributo della formazione e ne rafforza l’interazione nella voce competenze, la product governance

segue le necessità di mercato con un raffronto ancora più stretto e incisivo della competitività dei prodotti in relazione alla clientela di riferimento, e abbiamo reso ancora più semplici le informative in chiave trasparenza e adeguatezza. Quindi, in sintesi, i passi avanti normativi sono la cornice dei progressi che le realtà meglio organizzate stavano già compiendo in un clima di concorrenza costruttiva agli interessi della clientela.

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di 50 milioni, si presenta con nuove caratteristiche che favoriscono l’ampliamento delle opportunità nelle soluzioni patrimoniali e in termini di sostegno operativo. Questa rete riguarda il 54% delle masse e sta attraversando una forte crescita nelle diverse professionalità. Infine, spazio allo sviluppo della clientela e alle nuove possibilità di business per la rete financial planner, che coinvolge il 13% restante di masse con i consulenti più giovani e quei profili con portafogli fino a 15 milioni. La grande novità è dunque nel focus sui bisogni di ogni nostro professionista per aiutarlo a svolgere al meglio il proprio lavoro verso i clienti.


INTERVIEW

Crediamo di avere le persone e le tecnologie giuste per proseguire nel nostro cammino di crescita sostenibile Puntiamo alla creazione di valore nel lungo termine e le scelte strategiche che abbiamo fatto riflettono questo assioma

E per Banca Generali che impatto vi aspettate da questi cambiamenti normativi? Abbiamo la migliore rete di consulenti, una gamma prodotti all’avanguardia nei contenitori gestiti e un’offerta di fondi esclusivi ancora più competitiva dopo il rinnovamento delle partnership che hanno registrato lo sforzo di tutti per ridurre i costi. Lo stesso meccanismo di performance fee dei nuovi prodotti avrà un meccanismo di calcolo sui 12 mesi high water mark appoggiato anche dall’autorità di controllo per la trasparenza operativa. Crediamo di avere l’abito e gli strumenti giusti per proseguire nel nostro cammino di crescita sostenibile nel rispetto e nell’interesse di tutti gli stakeholder.

Puntiamo alla creazione di valore nel lungo termine e le scelte strategiche che abbiamo fatto rifletto questo assioma per noi fondamentale. Guardando ai numeri: avevamo dichiarato in occasione del decennale della quotazione, nel novembre 2016, di voler arrivare a 70 miliardi di masse entro il 2021. Ebbene da allora siamo cresciuti già di quasi 10 miliardi di masse e siamo avanti nel ritmo di marcia. Allo stesso modo la crescita dei contenitori e dei nuovi prodotti gestiti è stata fissata al 30% delle masse entro il prossimo triennio ed anche qui stiamo correndo a pieno ritmo. C’è poi tutto il tema della consulenza evoluta - con i nostri servizi di wealth management per l’analisi del patrimonio non solo

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per la diversificazione e la tutela nel tempo dei risparmi degli italiani. La sovraesposizione endemica verso il mattone e i titoli di Stato ha caratterizzato per anni il portafoglio delle famiglie e la crisi degli ultimi anni ha ribaltato questo paradigma facendo meglio comprendere a tutti l’importanza non solo delle gestioni attive, che - ricordiamo - servono a difenderci dai rischi di scossoni e volatilità potenziali sui mercati, ma soprattutto della consulenza che riesce a comprendere e a tradurre i bisogni dei clienti in obiettivi con strategie su misura. Ritengo quindi ci sia spazio per continuare a crescere, anche se probabilmente in modo più attento alle esigenze di tutti gli interlocutori.

finanziario ma anche real estate, di impresa, o familiare nelle dinamiche successorie - che rappresenta un vero e proprio elemento distintivo nel nostro business, e che sta crescendo nell’ordine del 30% nei volumi di masse intercettate. Al 2019 ci attendiamo almeno 5 miliardi sotto consulenza evoluta ma credo che di questo passo sarà un obiettivo che raggiungeremo molto prima visti i risultati dai nostri servizi esclusivi. Che novità avete in cantiere per i prossimi mesi? La riorganizzazione della rete porta con sé delle novità innanzitutto logistiche. Nascono sette “centri wealth” nelle principali città italiane che faranno da apripista a novità tecnologiche, e di immagine, da estendere alle sedi operative. Sul fronte della tecnologia stiamo sviluppando un nuovo portale del consulente, capace di fornire in tempo reale tutte le informazioni sull’esecuzione di processi e pratiche in corso. La piattaforma di formazione aprirà poi nuovi orizzonti nell’interfaccia su tematiche strategiche come quelle dei servizi patrimoniali facendo da trait d’Unione agli spunti provenienti dalle molteplici iniziative sul territorio. La partnership con Saxo Bank entrerà poi nel vivo nella seconda parte dell’anno, attraverso la nuova Sim in co-partecipazione che consentirà ai nostri consulenti nuovi strumenti nel digital wealth management, e ai clienti opportunità di ultima


INTERVIEW GIAN MARIA MOSSA

Nell’ambito della segmentazione delle reti, la nuova divisione di wealth management si caratterizza per il nuovo “concept” dei centri wealth intorno a cui gravitano i professionisti con i portafogli più importanti. Le redini della divisione sono affidate a Bruno Manera (nella foto), già regista della crescita dei private banker della banca del Leone in passato. Ex Fideuram prima, e colonna di Banca Generali da ormai 12 anni, Manera è manager di grande esperienza capace di far crescere e gestire i profili di talento. A lui faranno riferimento i circa 210 banker con masse superiori ai 50 milioni di euro che graviteranno intorno a 7 “centri wealth”. Una rosa di professionisti che per le dimensioni di portafogli medi (nell’ordine degli 80 milioni di euro per ciascuno) ha ormai raggiunto i migliori private bankers dipendenti di emanazione bancaria, ma con in più il vantaggio di poter contare sul continuo sviluppo delle proprie competenze grazie ad una struttura dedicata. Percorsi su misura e personalizzati nel servizio operativo, assistenza specializzata, iniziative ad hoc sul territorio, sono alcuni degli elementi che caratterizzano le opportunità per tutti i banker Banca Generali Private sopra la soglia dei 50 milioni (sia che gravitino sui centri wealth, sia per chi opera in altre regioni e a distanza nelle strutture di private banking). Manera potrà contare sul sostegno della squadra di manager fidati con cui ha costruito negli ultimi anni il successo della strategia private per conto di Mossa: nel centro Wealth di Torino e Milano Roberto Benzi, a Genova e Bologna Fabio Venturino, a Padova Antonio Malpeli, Firenze e Roma Arnaldo Cozzani. Al loro fianco anche altri due assi nella manica come Andreas Fink, che forte dell’esperienza da manager private e consulente sui grandi clienti saprà affiancare i profili più importanti nello sviluppo di clientela dai bisogni complessi, e poi Gualtiero Belzer per il supporto nel reclutamento che metterà a disposizione per le figure della divisione di wealth management e private banking.

hanno infatti superato i limiti dei primi prodotti etici e Sri, per abbracciare anche categorie ambientali e di business più ampie con strumenti di analisi più accurati. Sono prodotti sempre più diffusi ed efficienti al centro dell’attenzione

non solo dai grandi investitori istituzionali o dalle fondazioni, ma anche da quella categoria di risparmiatori che desiderano massima trasparenza e coerenza di valori con le proprie scelte di investimento. 15

Avete in programma nuove partnership coi gestori? Lo screening e l’esame degli asset manager è un lavoro continuo che necessariamente ci avvicina a nuove realtà in presenza di riscontri positivi. Stiamo rafforzando le proposte nella nostra alternative sicav che si caratterizza per la opportunità di decorrelazione e strategie di investimento; poi nei tematici e sui mercati emergenti all’interno dei nostri contenitori. Abbiamo anche in rampa di lancio delle novità importanti nel mondo degli investimenti Esg (Environmental, Social, Governance) con partnership all’avanguardia per proporre per primi le nuove frontiere degli investimenti sostenibili. Questi

A Manera la guida dei professionisti del wm

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generazione nel trading. Abbiamo poi siglato per primi in Italia una partnership con Ubs Partners per utilizzare l’infrastruttura informatica del loro robo-advisor e adattarla al nostro modello di servizio così da avere un tool innovativo nel controllo dei portafogli e dei profili della clientela nell’operatività continua. È la prima volta che la società specializzata del gruppo svizzero sceglie di aprire la propria tecnologia ad un operatore in Italia selezionando Banca Generali per la contiguità di approccio. C’è poi tutta la sfera dei prodotti, nella quale il team del vice direttore generale Andrea Ragaini ha fatto un gran lavoro sia nelle dinamiche, sia nel range di offerta.


OPINION

A winning idea UBS celebrates the 20th anniversary of the merger SBV-SBG Ermotti (group ceo): “We aim for sustainable growth” BY AXEL A. WEBER* AND SERGIO P. ERMOTTI**

(A b b ia mo la s cia to il tes to in ingles e p er co gliere le s f uma ture d e l c o n t e n u t o n . d . r. )

Anyone in a position of responsibility in an organisation must take account of the past, while at the same time looking ahead to the future. UBS is no different. We want to – and must – be aware of the motivations of the founders of the firm and its more than 150 year history, while at the same time preparing the bank for the opportunities of an increasingly digitalized and global world. When we look back today at the recent history of UBS, before we took up our posts, two dates stand out.

One is 8 December 1997, exactly 20 years ago today, when Swiss Bank Corporation (SBV) and Union Bank of Switzerland (SBG) announced they were merging to form UBS. Those responsible for the merger at the time were responding to the growing pace of globalization and increasing competition at home and abroad. They wanted to create “one of the world’s leading financial services companies.” The merger created “the world’s largest wealth manager” and with its “leading position in Swiss retail and

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PRIVATE

Axel A. Weber

corporate banking” the new group “was perfectly placed to expand internationally.” Severe difficulties Despite initial skepticism by many, the underlying idea proved right: the new bank grew rapidly, strengthening its presence in the US, Europe and Asia and soon delivered significant profits. The country and its citizens benefited as well: the bank became one of Switzerland’s largest employers, a major consumer of local products and services and, over these last 20 years, paid about 13 billion francs in taxes alone to the federal government, cantons and local municipalities – 3.5 billion of which were after the financial crisis. Which leads us on to the second date: on 16 October 2008, the Federal Council and the Swiss National Bank announced that they had to take various measures to rescue UBS. The bank was already under pressure because of the tax dispute with the US, and had brought itself to the brink through its dealings in American mortgage-backed securities. UBS was certainly not the only firm


OPINION

Which risks Only drastic measures by governments and regulatory authorities around the world prevented a collapse of the financial system. The Swiss authorities also acted with far-sighted decisiveness: The rescue of UBS was not without risk, but because the bank was not sitting primarily on “junk”, but mainly on non-liquid assets, the state and the central bank were eventually able to withdraw from the operation with a positive result. UBS is still extremely grateful to

those in charge at the time for their courageous and decisive action. They helped ensure that a financial institution built up over 150 years and the know-how of its employees were not simply lost, but could be used for the future. UBS to this day remains one of the largest employers in Switzerland, a leading consumer of products and services and a major taxpayer. The crucial thing after a crisis is whether you question your actions, or just relapse into old habits. For a time after its low point in 2008, UBS focused on righting the ship and could not concentrate fully on these fundamental questions. A decisive action The bank took decisive action: it adopted a strategy of sustainable growth aligned with the new regulatory reality. Healthy growth in areas where the bank had always been strong became the primary goal. We have stuck to this strategy at UBS without wavering for the past six years. The goal is to lead the bank down a path of stable and sustainable growth. To date this seems to have been successful and

*chairman UBS **group ceo UBS

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facing severe difficulties. The culture of the early years of the century was focused on growth at all cost, as the US government promoted prosperity and homes for all. Many market players did not see or ignored the risks. The crisis at UBS also damaged Switzerland’s image. In its 2010 transparency report to shareholders, UBS explained: “If a major corporation with global reach stumbles, this damages not only its own reputation but also that of its home market.” This, the report concluded, was also the case for UBS.

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Sergio P. Ermotti

has brought the firm closer to its roots. We are back to what Swiss banks excelled at 150 years ago: long-term, but innovative banking, focused on customers. Only that today we do this not only in Switzerland but globally. And this is essential, as future growth will be driven primarily from UBS’s strong position in Asia, including China, and the US. Digitalization and sustainability as well as a continued focus on quality will continue to shape our business, which is why we are investing heavily in these areas. UBS is driving innovative projects for the financial sector in the new digital universe – in Switzerland and internationally. Our customers and shareholders are striving for this just like we are. For example, UBS is already one of the leaders in sustainable investing and further expanding its capabilities in this segment. We’re e not the only ones who thinks this matters. UBS was named the leader among financial services companies by the Dow Jones Sustainability Index for the third time in a row this year. In the face of ongoing challenges, we see a strong and exciting future for UBS. The bank is well positioned for future success. It’s our desire to achieve the best for our clients, employees and shareholders, and to do so sustainably and securely. That’s what UBS stands for.


PRIVATE

Digitali per sopravvivere Le imprese italiane sono nelle retrovie delle classifiche sulla competitività Grazie alle nuove tecnologie, però, il ritardo può essere recuperato in fretta DI LUIGI DELL’OLIO / @LuigidellOlio

Notevoli gli sforzi di Infocamere per aiutare le piccole e medie imprese italiane a recuperare il gap di competitività rispetto ai concorrenti internazionali. Ne abbiamo parlato con il direttore generale Paolo Ghezzi.

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A che punto è la digitalizzazione delle imprese italiane? Partirei dicendo che sono evidenti i ritardi del nostro Paese rispetto all’Europa sulla sfida digitale. In base ai dati 2017 del Desi (Digital Economy Society Index), l’Italia è al 25esimo posto della classifica dei 28 paesi Ue. 27esima per uso di Internet, 24esima per connettività, 21esima per servizi pubblici digitali. Un gap non solo tecnologico, ma anche culturale. Ben quattro imprenditori su dieci intervistati da Unioncamere hanno dichiarato che a loro internet non serve adesso e non servirà neppure in futuro. Solo 1 pmi italiana su 3 è presente sul web. La cosa assume dimensioni sconcertanti se pensiamo che in Italia le imprese sono oltre 6 milioni e di queste ben il 99% è rappresentato da Pmi.

Abbiamo appena lanciato un servizio veramente innovativo che si chiama il “cassetto digitale dell’imprenditore”. Un’app scaricabile dal sito impresa.italia.it

Come sta andando a suo avviso il Piano industria 4.0? In base al contesto appena rappresentato il nostro obiettivo è stato quello di far capire al Governo che il piano in primis doveva essere rinominato in “Impresa 4.0” perché si deve parlare di imprese più che di industria. Devo dire che il suggerimento è stato subito recepito e il progetto oggi sta partendo e sviluppandosi molto velocemente. In particolare, il sistema camerale è stato chiamato ad assumere un ruolo veramente importante che valorizza le sue due più importanti caratteristiche: avere una grande vocazione all’innovazione tecnologica e alla digitalizzazione grazie alla sua società di informatica InfoCamere e avere una presenza capillare sui territori che gli permette di poter essere quindi a

km 0 con ogni tipologia di impresa. Le camere sono chiamate dal piano ad attivare 77 Pid (punti di informazione digitale) per le imprese e come può vedere direttamente dal sito puntoimpresadigitale.camcom.it siamo già a buon punto. Cosa occorre per recuperare il gap rispetto ad altri Paesi? Trattandosi di un gap che non è solo tecnologico ma anche culturale abbiamo bisogno di una molteplicità di azioni che si sviluppino con investimenti non solo di breve periodo. Sto pensando certamente all’attuazione dell’agenda digitale ma anche alla scuola e a come si debba partire proprio dai giovani e dai nativi digitali che certamente possono fare da traino poi anche sulle altre generazioni di cittadini e di imprenditori.


INTERVIEW

Cosa fate come Infocamere per favorire il progresso verso la digitalizzazione? Abbiamo speso tanti anni a favore della semplificazione amministrativa e della digitalizzazione degli adempimenti. Il registro imprese è oggi un fiore all’occhiello del Paese ed una best practice a livello mondiale. Ci siamo impegnati anche per la trasparenza societaria e delle transazioni economiche. Dobbiamo però constatare che molte delle innovazioni introdotte (firma digitale, Cns, Pec) si sono molte volte fermate negli studi dei professionisti (notai, commercialisti, avvocati e così via) o negli uffici delle associazioni e non sono così arrivate alle imprese.

Paolo Ghezzi

stiamo riscontrando? Riuscire a farlo sapere alle imprese. Da quando è stato lanciato a metà luglio assieme al ministro Carlo Calenda, siamo arrivati a oltre 22mila imprese che lo stanno usando e hanno ora uno strumento innovativo e senza costi; ma, come dicevo, le imprese in Italia sono oltre 6 milioni e abbiamo bisogno di farlo sapere a tutte. 19

tre click può avere la sua visura ufficiale, i suoi atti come lo statuto e gli ultimi tre bilanci di esercizio della propria impresa oltre a tutti i documenti trasmessi al SUAP (Sportello unico delle attività produttive) per oltre 3.5000 Comuni che sono attestati sulla piattaforma delle Camere di Commercio. Sapete quale è il principale problema che

PRIVATE

Perché? Questo da un lato è normale visto che tali soggetti seguono gli adempimenti burocratici delle imprese. Tuttavia queste lacune hanno precluso alle imprese la conoscenza di strumenti innovativi e importanti anche per l’impresa stessa! Oggi un contratto si può firmare digitalmente ed inviare dall’altra parte del mondo con un click. Per questo abbiamo appena lanciato un servizio veramente innovativo che si chiama il “cassetto digitale dell’imprenditore”. Un’app scaricabile dal sito impresa. italia.it in cui ogni imprenditore potrà avere accesso gratuitamente a tutte le informazioni della propria impresa direttamente dal proprio telefono (smartphone o iPad). Con


CAREERS 20

PRIVATE

Finanza & Futuro fa poker Il private banking di Finanza & Futuro si arricchisce con quattro ingressi: Renato Conca, in arrivo da Azimut per la zona di Sassuolo, Silvano Salvestrini e Luca Cardini, entrambi provenienti da Credem, per l’area di Firenze, e infine Cesare Giunta, che opererà a Caserta. Tutte le risorse riportano al network manager Carmelo Sarcià.

UBS sceglie Blessing

Cambia il vertice del wealth management di Ubs. Juerg Zeltner lascia il posto a Martin Blessing, (nella foto) fin qui a capo del mercato svizzero, che si troverà a gestire una divisione con aum per 1.300 miliardi di dollari. Zeltner, 50 anni, ha lavorato in Ubs per oltre 30 anni e ha fatto parte del consiglio di amministrazione globale della banca dal 2009. Axel Lehmann, oggi chief operating officer, sarà il successore di Blessing, mentre Sabine Keller-Busse diventerà chief operating officer. Bernardinelli per Kairos Federico Bernardinelli lascia Banca Albertini SYZ per passare in Kairos. Il manager 44enne, laureato in Economia aziendale, indirizzo Economia degli Intermediari Finanziari presso l’Università

Commerciale Luigi Bocconi, vanta una lunga esperienza nel settore, con tappe anche in Merrill Lynch e Banca Leonardo. Pianificare per non sbagliare “I portafogli di investimento nel private banking. La pianificazione di scelte ottimali”. Si intitola così il libro curato da Theo DeliaRussell, (nella foto) professore di Private Banking presso l’Università Cattolica di Milano. Il volume, di Aipb Editrice, mette in contatto il lettore con il gestore della strategia di investimento o di una delle strategie che fanno parte di un portafoglio private. Per poter affrontare il tema nel modo più corretto e razionale, l’opera parte con un inquadramento del contesto operativo attuale, ripercorrendo poi il tema della volatilità degli ultimi anni e illustrando le dinamiche dei mercati dei giorni nostri e le scelte di posizionamento competitivo degli attori che le vivono nel quotidiano.


C’è solidità nella consistenza. Threadneedle (Lux) Global Multi Asset Income Fund. Consistenza è avere un approccio collaudato e solido come una roccia. Il Fondo punta a generare una cedola annua investendo in azioni e obbligazioni globali e costruendo attivamente il portafoglio per adattarlo alle mutevoli condizioni di mercato. Scopri come le nostre competenze a livello globale, la capacità di adattarsi e le solide risorse possono contribuire al successo dei tuoi investimenti.

1 anno

2 anni

Dal lancio

Cedola 2015

Cedola 2016

11.20%

7.10%

6.90%

6.34%

6.63%

Performance lorde in valuta base USD annualizzate al 30.06.2017. Cedola lorda 2015 e 2016 della classe DUP in USD (ISIN LU1129921117). Data di lancio del fondo 4 Novembre 2014.

columbiathreadneedle.it/GMAI Informazioni importanti. Il rendimento previsto è solo un obiettivo, il cui raggiungimento non può essere garantito. Le performance passate non sono garanzia dei risultati futuri. Il valore degli investimenti e il reddito non sono garantiti e possono diminuire o aumentare e SRVVRQR HVVHUH LQƃXHQ]DWL GDOOH ƃXWWXD]LRQL GHL FDPEL 4XHVWR VLJQLÆ‚FD FKH XQ LQYHVWLWRUH SRWUHEEH QRQ UHFXSHUDUH OpLPSRUWR LQYHVWLWR 7KUHDGQHHGOH /X[ Ã… XQD VRFLHW½ GpLQYHVWLPHQWR D FDSLWDOH YDULDELOH 6RFLÆWÆ GpLQYHVWLVVHPHQW ½ FDSLWDO YDULDEOH R q6,&$9r FRVWLWXLWD DL VHQVL GHOOD QRUPDWLYD YLJHQWH QHO *UDQGXFDWR GL /XVVHPEXUJR /D 6,&$9 HPHWWH ULPERUVD HG HIIHWWXD FRQYHUVLRQL GL D]LRQL GL GLYHUVH FODVVL TXRWDWH VXOOD %RUVD 9DORUL GL /XVVHPEXUJR /D VRFLHW½ GL JHVWLRQH GHOOD 6,&$9 Ã… 7KUHDGQHHGOH 0DQDJHPHQW /X[HPERXUJ 6 $ FKH VL DYYDOH GHOOD FRQVXOHQ]D GL 7KUHDGQHHGOH $VVHW 0DQDJHPHQW /WG H R GL DOWUL VXE FRQVXOHQWL VHOH]LRQDWL /D 6,&$9 Ã… UHJLVWUDWDLQ ,WDOLD ,O SUHVHQWH PDWHULDOH Ã… UHDOL]]DWR D VFRSL SXUDPHQWH LQIRUPDWLYL H QRQ FRVWLWXLVFH XQpRIIHUWD R XQD VROOHFLWD]LRQH DOOpDFTXLVWR R DOOD YHQGLWD GL TXDOVLYRJOLD WLWROR R DOWUR VWUXPHQWR Æ‚QDQ]LDULR QÆ DOOD IRUQLWXUD GL VHUYL]L R FRQVXOHQ]D LQ PDWHULD GL LQYHVWLPHQWL 6L LQYLWDQR JOL LQYHVWLWRUL D OHJJHUH LO 3URVSHWWR LQIRUPDWLYR SULPD GL LQYHVWLUH /H VRWWRVFUL]LRQL GL XQ )RQGR SRVVRQR HVVHUH HIIHWWXDWH XQLFDPHQWH VXOOD EDVH GHO 3URVSHWWR LQIRUPDWLYR H GHO 'RFXPHQWR FRQWHQHQWH OH LQIRUPD]LRQL FKLDYH SHU JOL LQYHVWLWRUL SLÖ UHFHQWL QRQFKÆ GHOOH XOWLPH UHOD]LRQL DQQXDOL R VHPHVWUDOL FKH VRQR GLVSRQLELOL JUDWXLWDPHQWH VX ULFKLHVWD H GHL WHUPLQL H GHOOH FRQGL]LRQL DSSOLFDELOL 3HU XOWHULRUL LQIRUPD]LRQL VXL ULVFKL DVVRFLDWL DJOL LQYHVWLPHQWL LQ TXDOVLDVL IRQGR H LQ SDUWLFRODUH QHO SUHVHQWH )RQGR VL ULPDQGD DOOD VH]LRQH q)DWWRUL GL ULVFKLRr GHO 3URVSHWWR LQIRUPDWLYR 7KUHDGQHHGOH 0DQDJHPHQW /X[HPERXUJ 6 $ 5HJLVWUDWD SUHVVR LO 5HJLVWUH GH &RPPHUFH HW GHV 6RFLHWHV /XVVHPEXUJR QXPHUR GL LVFUL]LRQH % UXH GH OD 9DOOÆH / /XVVHPEXUJR *UDQGXFDWR GL /XVVHPEXUJR &ROXPELD 7KUHDGQHHGOH ,QYHVWPHQWV Ã… LO PDUFKLR JOREDOH GL JUXSSR GHOOH VRFLHW½ &ROXPELD H 7KUHDGQHHGOH FROXPELDWKUHDGQHHGOH LW _ - B3ULYDWH


LEGEND DI ROSARIA BARRILE / @rosariabarrile

BORIS COLLARDI

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PRIVATE

Nel riservato mondo del private banking, quello che affonda le radici nella discrezione di stampo elvetico, la sua notorietà, dovuta alla giovane età, a una serie di operazioni, nonché a una certa dimestichezza con gli impegni mondani, lo ha reso un personaggio. Merito anche

dell’ardua impresa portata a termine: dopo aver assunto la guida di Julius Bär nel 2009 all’età di soli 35 anni, Boris Collardi è riuscito a raddoppiare le dimensioni del gruppo nonostante la tempesta che si è abbattuta sul mercato a seguito del venir meno del segreto bancario.

Il top manager si appresta a iniziare una nuova sfida professionale: dalla metà di quest’anno passerà infatti ad un’altra private bank elvetica di rango, Pictet & Cie.


LEGEND BORIS COLLARDI

Biografia Nato nel 1974, è l’attuale presidente dell’Associazione delle Banche Svizzere di gestione patrimoniale. Sposato, vive a Schindellegi, nel cantone di Svitto.

Svizzera Pictet Nella nuova esperienza avrà la responsabilità del global wealth management business. Ruolo che condividerà con il managing partner Rémy Best.

La sua carriera è stata spesa quasi per intero nei Cantoni, essendo entrato giovanissimo in Credit Suisse, dove è rimasto 12 anni.

Sostenibilità Su suo impulso, Julius Bär ha creato per prima insieme a Morningstar un rating per valutare i fondi basato su criteri ambientali, sociali e di governance.

Kairos Compenso Charity & glamour È un habituè e sponsor degli eventi organizzati dalla Leonardo Di Caprio Foundation insieme a George Clooney, Steven Spielberg, Robert De Niro e Bono degli U2.

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Merrill Lynch Nel 2012, Julius Bär ha rilevato la divisione international wealth management della banca d’investimento statunitense per 860 milioni di franchi.

Nel 2016 ha guadagnato 6,5 milioni di franchi, circa 300 mila in più rispetto all’anno precedente, su un totale di 18,4 milioni ricevuti dal top management.

PRIVATE

Nel 2016 la quota di Julius Bär nella società è salita all’80%. Obiettivo: scendere al 50% dopo la quotazione in Borsa che potrebbe avvenire entro il 2018.


OPINION

Le sfide del 2018 Innovazione It e consulenza evoluta sono i terreni di maggiore competizione Priorità alle strategie che promettono di far recuperare la redditività perduta DI MONICA REGAZZI / @MoniRegazzi

Il settore italiano del private banking appare solido, profittevole e con buone prospettive future. Una situazione che rischia di far sedere sugli allori i protagonisti del settore, sottostimando le sfide future. Questo tipo di comportamento rappresenta un reale pericolo per il settore, in quanto viviamo in un contesto esterno di profondi cambiamenti regolatori, tecnologici e di abitudini dei clienti stessi, di cui abbiamo lungamente parlato nei numeri precedenti. Si pensi ad esempio alle esperienze digitali a cui gli italiani oggi sono esposti tutti i giorni, in tutti i settori: si pensi alle vacanze, ai viaggi, ai giornali, alla musica, alle Tv, agli acquisti, al real estate e persino ai movimenti politici.

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Qui si fa la differenza Per il nuovo anno vedo due filoni di lavoro fondamentali: l’entrata a regime della Mifid 2 sta costringendo i principali operatori a introdurre un nuovo modello di consulenza evoluta. Credo che cogliere questa sfida, sfruttando la necessità di implementare un requisito formale in un’occasione

essere ben strutturato e gestito da persale qualificato, perché il cliente ne percepisca il reale valore e sia pronto a riconoscere una commissione per il servizio ricevuto.

unica per creare un modello nuovo di consulenza evoluta, possa essere una scelta vincente per gli operatori. Una maggiore qualificazione del servizio di consulenza da differenziare profondamente per diversi segmenti di clientela, dovrebbe favorire infatti l’adozione di una più ampia gamma di prodotti funzionali alla diversificazione di portafoglio con benefici concreti per il cliente finale. Il servizio dovrà

Crescono le aspettative I clienti attribuiscono un grande valore alla relazione e alle competenze del proprio referente, ma cominciano ad aspettarsi molto di più dal servizio, in termini di accesso semplice a informazioni sofisticate, continuità di servizio e coerenza di approccio. In questo scenario, la distribuzione dovrà allearsi con la tecnologia per evolvere il proprio modello di servizio e continuare a crescere in termini di volumi ed efficacia. Molti operatori di private banking intendono già implementare nuove tecnologie e creare nuovi percorsi per i propri clienti. Gli operatori che hanno massa critica stanno lavorando sulle competenze di intelligenza artificiale, di machinelearning, di robotica. Si prevede un aumento dell’utilizzo di big data e piattaforme di analisi evolute, basate su gestione di database centralizzati per la raccolta dei dati.



BANKER

Visione globale Pierri (Bnp Paribas Asset Management): “Il 2018 sarà di crescita per i mercati” La società punta su due filoni: disruption digitale e sostenibilità DI ROSARIA BARRILE / @rosariabarrile

Bnp Paribas Asset Management (masse in gestione per circa 600 miliardi di euro) è impegnata nella realizzazione del piano di crescita fino al 2020, che tra le altre cose ha già portato alla creazione di un team di gestione specializzato in titoli di debito privati e attivi reali e che fa leva sulle scelte della società in relazione ad alcuni mega trend che interessano il mercato e l’industria del risparmio. Ne abbiamo parlato con Sandro Pierri, global head of client group di Bnp Paribas Asset Management.

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Quale sarà a suo avviso lo scenario in cui gli investitori si muoveranno nell’avvio del nuovo anno? Il 2017 è stato un anno molto positivo per tutte le asset class rischiose. Pensiamo che il 2018 possa replicare l’andamento del 2017, anche se con l’aumentare del ritmo della crescita si potrà iniziare a registrare qualche lieve variazione nelle politiche monetarie centrali. Dall’altro lato, tuttavia, non vi è alcun segnale di un imminente cambio di rotta con avvio di politiche monetarie restrittive.

Quali sono i rischi principali di cui tener conto? Il primo è sicuramente quello di un’accelerazione di tensioni inflattive che potrebbe spingere le politiche di rientro delle banche centrali. Ma, allo stato attuale, si tratta di uno scenario poco probabile dato che a guidare ci sono più di altri fattori demografici e tecnologici alla base di una crescita guidata da lenti recuperi di produttività e basse pressioni inflazionistiche. Vi è invece un rischio di mercati in overshooting: l’abbondanza di liquidità e la ricerca di rendimenti potrebbero generare dei momenti di eccessiva euforia. Vi è un rischio, per quanto limitato, che nel 2018 i mercati crescano più velocemente di quanto sia lecito aspettarsi sulla base dei fondamentali. Complessivamente abbiamo però un approccio positivo sia sull’equity, sia al credito. Vediamo all’orizzonte una crescita buona, ma non eccessiva anche se sulla seconda parte dell’anno potrebbero esserci lievi variazioni. Quali sono invece i trend di settore secondo voi più importanti nel definire il quadro competitivo?

Come Bnp Paribas Asset Management - player internazionale al servizio di clienti istituzionali, aziende ed investitori individuali in 75 paesi dove il gruppo Bnp Paribas è presente - abbiamo potuto rilevare dei trend strutturali, comuni a molti mercati e il venir meno di alcune specificità dei singoli contesti. La compressione dei rendimenti è uno di questi, dal momento che si conferma a prescindere dalla ripresa ciclica. Vi è poi un trend demografico di lungo termine: la ricchezza in questo momento è posseduta prevalentemente da persone che hanno più di 65 anni d’età, che difficilmente abbandoneranno il mondo del fixed income. A ciò si somma un trend che ha una natura regolamentare: i requisiti stabiliti per banche e assicurazioni in materia di assorbimento di capitale sta spingendo i flussi di investimento ancora una volta sul fixed income mantenendo bassi i tassi di lungo termine. Dall’altra parte, la ricerca di rendimento spingerà sempre più gli investitori verso asset class più rischiose. Diventerà ancora più


BANKER ITALY

una maggior trasparenza sui costi avrà come effetto quello di rendere più efficiente il mercato. Vi è poi un aumento di consapevolezza da parte della clientela sul tema della sostenibilità e dei criteri di investimento Esg: si tratta di un trend che sta emergendo, anche se nel mondo istituzionale in Europa è già mainstream. Abbiamo già adottato questo approccio da tempo: siamo stati tra i primi ad avere strutture dedicate e in Italia siamo i primi per raccolta netta nel segmento.

accentuata la polarizzazione dei prodotti: da un lato vi saranno quelli a gestione passiva con bassi costi e dall’altra i prodotti a gestione attiva più sofisticati. Nel mezzo, destinati a subire una progressiva cannibalizzazione, resteranno i prodotti con un contenuto meno

importante di gestione attiva. Questo trend, insieme alla Mifid 2, contribuirà ad alimentare ulteriormente la pressione sui margini che a sua volta sta spingendo al consolidamento dell’industria. Crediamo che tale tendenza proseguirà negli anni a venire e che

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Sandro Pierri

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Complessivamente abbiamo un approccio positivo anche sulle asset class rischiose Vediamo all’orizzonte una crescita buona, ma non eccessiva

Si avvicina il ricambio generazionale: cosa accadrà nel momento in cui i grandi patrimoni passeranno nelle mani dei nativi digitali? I modelli d’acquisto inevitabilmente cambieranno perché il trend demografico si coniuga con quello della disruption tecnologica in corso. Il mondo del fintech e l’analisi dei big data stanno trasformando non solo i processi distributivi, ma anche quelli legati alle decisioni di investimento in quanto tale. Per cogliere tutte le opportunità abbiamo acquisito una partecipazione di maggioranza nella società Gambit Financial Solutions che fornisce soluzioni di robo advisory e di consulenza digitale. In questo momento tuttavia è ancora difficile capire se l’innovazione tecnologica verrà utilizzata per disintermediare i canali tradizionali o se sarà a supporto. Ma siamo convinti di essere ben posizionati per affrontare questi temi.


PRIVATE WORD

DI LUIGI DELL’OLIO / @LuigidellOlio

Scendono le commissioni

Cos’è

La Payment Services Directive 2 fissa gli standard per le modalità di esecuzione dei pagamenti digitali. L’obiettivo è uniformare le regole tra prestatori dei servizi di pagamento (Psp) e i nuovi soggetti del mercato (finora non regolamentati).

Vantaggi per le aziende

La direttiva dovrebbe consentire alle aziende di accelerare sulla digitalizzazione dei processi interni ed esterni, grazie al fatto che nuovi operatori potranno accedere ai dati transazionali del cliente.

Tempistiche

Gli Stati hanno avuto tempo fino al 13 gennaio 2018 per recepire nei propri ordinamenti la Direttiva n. 2015/2366/UE che rende più sicure le transazioni e tutelare i consumatori. Il legislatore italiano lo ha fatto l’11 dicembre scorso.

PSD2

In sede di recepimento, il legislatore italiano ha fissato i tetti massimi ai costi per l’utilizzo di bancomat e carte di credito. Una decisione presa per spingere l’uso dei Pos presso gli esercenti.

Infrastrutture contactless

In Italia 40 milioni di carte e un milione di Pos sono abilitati a questa tipologia di pagamenti. Entro il 2019 su tali dispositivi dovrebbero transitare circa 90 miliardi di euro.

A chi si rivolge

La normativa comunitaria sancisce l’obbligo per gli istituti di credito di fornire accesso ai tpp – anche non bancari – alle informazioni sui conti correnti detenuti dalla clientela presso di loro.

La platea di riferimento va dalle banche alle fintech, dalle telco ai tpp (third party providers), fissando le condizioni per realizzare un mercato europeo dei pagamenti omogeneo e per questa ragione più efficiente.

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Vincoli per le banche



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Campioni dell’innovazione Klecha & Co. è la prima banca d’affari del Sud Europa per il settore tech Al via il servizio di equity research in grado di offrire una bussola agli investitori DI LUIGI DELL’OLIO / @LuigidellOlio

Stephane Klecha © Pitsfoto

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“Non è vero quello che spesso si dice sull’arretratezza italiana sul fronte dell’innovazione. Nella Penisola ci sono delle vere e proprie eccellenze, che hanno solo bisogno di essere supportate per continuare a crescere”. Stephane Klecha parla da un osservatorio privilegiato, avendo fondato nel 2009 – con Fabiola Pellegrini – Klecha & Co., divenuta

negli anni la prima banca d’affari del Sud Europa specializzata nelle imprese tecnologiche. Perché avete scelto di specializzarvi su un segmento dell’economia? Intanto va detto che il tech è un ambito molto ampio, con diverse sfaccettature. In secondo luogo, con Fabiola siamo convinti che la

carta della specializzazione possa pagare perché aiuta a capire il business model delle aziende e le loro prospettive. Quali servizi offrite? Ci occupiamo di corporate finance, assistendo le aziende con un elevato tasso di innovazione nel loro percorso di crescita. Partiamo dalla


INTERVIEW

definizione delle strategie aziendali a supporto dell’imprenditore, quindi individuiamo le aree di potenziale sviluppo e i mezzi per raggiungere gli obiettivi prefissati. Quindi nella fase di execution raccogliamo capitali quando servono e lavoriamo alle operazioni di m&a. La nostra sede principale è a Milano e abbiamo uffici a Londra e New York, dato che il mercato It è per definizione globale.

Può indicarci i prossimi step di crescita? Comincerei con quanto fatto. Abbiamo appena lanciato l’attività di equity research che si occuperà di produrre report per le società tech quotate in Europa. Puntiamo in particolare sulle mid cap, che in genere non vengono seguite dai broker e questo impedisce loro la necessaria visibilità per farsi apprezzare dagli investitori. Con la Mifid 2 saranno ancora meno di oggi i report su questi titoli, per cui si

“L’editoria tradizionale ha un futuro se saprà cogliere i segnali di innovazione che arrivano dal mercato”. È la convinzione di Fabiola Pellegrini, cofondatrice di Klecha & Co e specializzata nel settore. “La tecnologia offre una grande capacità competitiva alle aziende native digitali, ma è anche un’occasione per le realtà consolidate di ripensare il proprio modello di business”. Che spazio assumono in questo scenario i contenuti? “Continueranno a risultare il fulcro dell’attività”, sottolinea l’esperta, “anche se vanno riorganizzati in modo nuovo, non puntando più solo a veicolare notizie dall’alto, ma anche a raccogliere le informazioni che arrivano dal basso”.

crea uno spazio che noi puntiamo a occupare. A occuparsi di questa linea di business è Kai Korschelt, che ha una lunga esperienza in Deutsche Bank, dove è arrivato ad assumere il ruolo di head of european technology equity research, prima di passare a ricoprire il medesimo ruolo presso Bank of America Merrill Lynch. Perché gli altri si tirano indietro e voi invece volete crescere in questo settore? Nella difficoltà di vendere la

ricerca, i broker hanno accettato di regalarla alle aziende in cambio di commissioni di trading, cosa che alla luce della Mifid 2 non è più possibile. Da un lato quindi si apre un mercato, dall’altro pensiamo di poter offrire per la prima volta ricerche specializzate e di qualità con un’ottica internazionale. La nostra conoscenza del settore rende inoltre le nostre valutazioni un sicuro riferimento per gli investitori e ci porta a essere l’unica banca d’affari specializzata in ambito tech ad avere anche la divisione di equity research. 31

Quali sono i numeri della società? Siamo 15 professionisti, con una struttura molto orizzontale, in cui ciascuno può sviluppare al massimo le proprie potenzialità, mettendole al servizio del team.

L’editoria ha un futuro

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Ci sono aziende italiane tra i clienti? Certo, qui ci sono molte realtà con un forte spirito innovativo e un grande potenziale di crescita. Tra le aziende che abbiamo seguito cito due nomi: Expert System e Objectway.

Fabiola Pellegrini © Pitsfoto


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A fianco delle imprese New Deal Advisors punta sul modello boutique per garantire una offerta personalizzata Dalla due diligence al business plan, le attività che accompagnano l’m&a DI LUIGI DELL’OLIO / @LuigidellOlio

“Non è solo questione di competenze, ma anche di tempo che si può dedicare all’advisory. Con il modello boutique, possiamo garantire un’assistenza continuativa e personalizzata, un aspetto fondamentale quando si gestiscono le operazioni straordinarie”. Mara Caverni, a lungo partner e responsabile private equity Europe di PwC, spiega così la decisione di mettersi in proprio dando vita a New Deal Advisors, realtà indipendente specializzata nella consulenza per deal relativi a processi di discontinuità aziendale. La società di consulenza ha da poco superato i cinque anni di vita. Può tracciare un bilancio? La scelta si è rivelata vincente. È in continua crescita il numero delle aziende che si rivolgono a noi perché apprezzano il modello di boutique e le competenze che ci contraddistinguono.

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Di cosa vi occupate in particolare? Di tutta l’advisory che può servire in caso di aggregazione, acquisizione e cessione di un’azienda, a esclusione dell’origination. In sostanza, non

andiamo noi a cercare l’azienda su cui l’imprenditore andrà poi a investire. Lasciamo che sia lui a farlo, dopo di che entriamo in gioco curando l’analisi economicofinanziaria dell’eventuale operazione - dalla due diligence all’analisi degli asset, fino al business plan - in modo da capire se è fattibile e conveniente. Considerato che i deal sono sempre più spesso cross-border, abbiamo contribuito a creare e far crescere Eight International, network internazionale presente in 20 Paesi, con più di 2.500 professionisti, composto da società indipendenti attive nelle operazioni straordinarie, ristrutturazioni aziendali, forensic e business transformation. Come è nata l’idea di mettersi in proprio? È stata la conseguenza di un’analisi sull’evoluzione del mercato e una scelta per chiudere il cerchio rispetto alle esperienze passate. Quando mi sono laureata alla Bocconi alla fine degli anni ottanta, la certificazione dei bilanci era un’attività emergente e ho deciso di iniziare da lì la mia attività professionale. Dopo un’esperienza internazionale a

Parigi, sono passata a fare il cfo in un’azienda e nel 1996 sono rientrata in PwC per occuparmi di private equity. Nel 2001 e poi nel 2007 vi è stata una doppia crisi sui mercati finanziari e le società di consulenza hanno dovuto interrogarsi sulla sostenibilità del proprio modello di business. Però New Deal Advisors è nata nel 2012… Esatto. Per qualche anno ho studiato il mercato, a cominciare dal successo che stava ottenendo lo spin-off di EY Francia dedicato al transaction. Quindi ho deciso di mollare gli ormeggi e lanciare una mia iniziativa che è stata costantemente in crescita. Di recente, per esempio, abbiamo avviato la divisione Forensic & Litigation che lavora al fianco di imprese e studi legali nel contenzioso. A quale modello di leader appartiene? Francamente non saprei definirmi, è giusto che siano altri a farlo. Posso dirle che, in quanto donna, non mi sono mai sentita discriminata sul posto di lavoro. Sono cresciuta


INTERVIEW

In quanto donna, non mi sono mai sentita discriminata sul posto di lavoro Sono cresciuta in ambienti impregnati di stile anglosassone, con un forte accento, quindi, sulla meritocrazia

in ambienti impregnati di stile anglosassone, con un forte accento quindi sulla meritocrazia. Lo stesso approccio che ho applicato nella mia boutique di consulenza, adottando un modello premiante per chi raggiunge target di rendimento oggettivo, per quanto temperati dall’analisi delle situazioni personali.

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Mara Caverni

Quali sono i suoi hobby e come incidono sul suo lavoro? Difficilmente resto ferma. Sci e yoga sono i miei sport preferiti. Mi piace anche cucinare per gli amici e correre. L’attività fisica mi aiuta a pensare e cercare soluzioni più di quanto possa fare restare dietro alla scrivania.


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Faccia d’angelo Miss Ciminelli ha ideato un metodo di cure naturali per la bellezza Da Al Pacino a De Niro, i divi che si sono affidati alle sue mani DI MANUELA PIVATO

Quattro minuti al giorno per salvare la faccia e non finire come Robert Redford. Né uno di più, né uno di meno, avverte Susan Ciminelli, titolare della Beauty Clinic più in voga di Manhattan, facialist di mezza Hollywood, creatrice di un “sistema” bellezza che porta il suo nome e di cui, radiosa e serena, è l’indiscutibile testimonial. Grazie a una concezione olistica del benessere, Miss Ciminelli cura il dentro e il fuori, l’anima e le rughe, lo stress e i cedimenti, alternando le creme alla respirazione, il potere dei cristalli all’energia della sue mani, che superano i 40 gradi. I suoi prodotti, in esclusiva all’Aman Resort di Venezia, dove Susan sbarca due volte all’anno per eseguire i trattamenti del metodo Ciminelli Glow, hanno richiesto anni di studi sulle erbe, ma le attenzioni verso la propria pelle richiedono invece un tempo piccolo così per dare risultati inimmaginabili.

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La cura della bellezza coinvolge sempre di più il mondo maschile... Lo ripeto. Se gli uomini spendessero due minuti al mattino e due alla sera

per la loro pelle, invecchierebbero bene, e sicuramente molto meglio di quello che si vede in giro. Cioè? Quando vedo qualcuno come Redford vorrei rapirlo e insegnargli a prendersi cura della sua faccia per quattro minuti al giorno. È un attore fantastico ma, davvero, ha troppe rughe, soprattutto per il mestiere che fa. Questa è una regola che vale per tutti, anche per gli uomini normali: quando l’involucro non è curato, gli altri fanno più fatica a voler saper cosa c’è dentro. A cosa servono questi quattro minuti? Innanzitutto a pulire la faccia, ma mai con il sapone perché il sapone crea una barriera tra la pelle e i prodotti. Al mattino, dopo la rasatura, olio essenziale, acqua marina e una buona crema. Lo stesso discorso vale per la sera. È una cosa semplicissima, ma gli effetti, nel tempo, sono incredibili. E per curare dall’interno? Due o tre pillole di curcuma ogni giorno, perché aiuta a combattere

il cancro; la radice di zenzero, per dare una mano alla digestione che inizia a modificarsi dopo i 35 anni; alcune gocce di clorofilla per il sangue che dovrebbe essere più alcalino che acido, mentre lo stress lo rende acido. E poi bere due litri d’acqua, mangiare frutti ricchi di succo come il kiwi, la papaia, l’ananas che interrompe l’eccesso di proteine responsabili delle malattie del cervello. Quando una persona si preoccupa, il suo cervello secerne un ormone che vive nel pancreas, l’organo chiave per la digestione, e se il pancreas non lavora bene tutto il fisico ne risente. E poi fare una respirazione profonda. Quali sono le maggiori ossessioni dell’uomo legate al proprio aspetto? Sicuramente le rughe intorno agli occhi. E le occhiaie. Chi si sveglia la mattina con le occhiaie significa che deve bere più acqua, tenere per qualche minuto la posizione yoga del cobra e purificare i reni con un’alimentazione a base di verdure, pere e frutti di bosco. Anche la riflessologia plantare aiuta.


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Curcuma, zenzero, frutti ricchi di succhi e tanta acqua aiutano a mantenersi in forma

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In alto Susan Ciminelli, in basso da sinistra George Clooney e la moglie Amal Alamuddin, Robert Redford e Al Pacino


INTERVIEW

In alto Mickey Rourke, a sinistra Donald Sutherland e la linea di prodotti Susan Ciminelli

occupa di affari sente il bisogno di apparire in forma. Ormai la gente non guarda solo le mani, bensì l’intero pacchetto. Lei ha clienti dai nomi importanti, quali attori, registi… Dieci anni fa ho avuto Al Pacino, un vero gentleman, che dopo aver seguito i miei consigli e miei trattamenti fu sospettato di aver fatto un lifting. Poi, però, è andato a Los Angeles e ora è un po’ invecchiato. O Donald Sutherland, un uomo molto gentile. E Robert De Niro, molto sensibile, un padre meraviglioso. Attori che si sono rovinati? Sicuramente Mickey Rourke, che ha fatto di tutto: impianti, chirurgia, filler. A un certo punto volevano mandarmelo ma era veramente troppo tardi. Brad Pitt, invece, a mio avviso si sta un po’ trascurando.

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Chi invece sta invecchiando bene? George Clooney si sta prendendo bene cura di se stesso, anche

perché ha vicino una donna molto intelligente come Amal. Un altro che porta bene gli anni che passano è Ashton Kutcher. Chi arriva a stendersi sul suo lettino è spinto più dalla vanità o dalla moglie? In genere gli uomini si stendono e si mettono subito a dormire. Spesso sono stati convinti a darsi una “rinfrescata” dalle loro compagne che vogliono accanto un uomo attraente, esattamente come quando gli uomini vogliono accompagnarsi a una bella donna. Quanto è disposto a spendere un uomo per restare “giovane”. Alcuni uomini spendono più soldi di altri, dipende quanto importante è per loro la pelle. Per gli attori la faccia naturalmente è fondamentale, ma anche chi lavora nella moda o si

È vero, come dice Jane Fonda, che per invecchiare bene ci vogliono buoni geni e un sacco di soldi? Sicuramente buoni geni, ma sui tanti soldi non sono d’accordo. Sicuramente Jane allude alla grande quantità di denaro che serve per il botox, la chirurgia e la ginnastica con il proprio trainer personale. Ma per mantenere giovane la propria pelle ci sono anche rimedi molto semplici, che si possono fare in casa e costano pochissimo. Come il preparare una maschera allo yogurt da applicare a giorni alterni a quella fatta di miele. E suo marito segue tutto questo protocollo di bellezza? Deve farlo, altrimenti lo sgrido. E gli ricordo che Susan Ciminelli non può uscire con un uomo che ha le rughe.


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Nordea 1 – Global Climate and Environment Fund LU0348926287, BP-EUR nordeafunds@nordea.lu - nordea.it/climatesolutions *Investimento per conto proprio, conformemente alla definizione della direttiva MiFID I comparti citati fanno parte di Nordea 1, SICAV, una società di investimento a capitale variabile (Société d’Investissement à Capital Variable) con sede in Lussemburgo, costituita validamente ed in esistenza in conformità alle leggi in vigore in Lussemburgo e alla direttiva n. 2009/65/CE del 13 luglio 2009. Il presente documento contiene materiale pubblicitario e potrebbe non fornire tutte le informazioni rilevanti rispetto al/i fondo/i presentato/i. Gli investimenti riguardanti i fondi Nordea devono essere effettuati sulla base del Prospetto informativo e del Documentocontenente le informazioni chiave per gli investitori (KIID), che sono disponibili sul sito internet www.nordea.it, insieme alle relazioni semestrali e annuali, e ad ogni altra documentazione d’offerta. Tale documentazione, sia in inglese che nella lingua locale del mercato in cui la SICAV indicata è autorizzata per la distribuzione, è anche disponibile senza costi presso Nordea Investment Funds S.A., 562, rue de Neudorf, P.O. Box 782, L-2017 Lussemburgo, e in Italia, presso i Soggetti collocatori. L’elenco aggiornato dei soggetti collocatori, raggruppati per categorie omogenee, è messo a disposizione del pubblico senza costi presso gli stessi soggetti collocatori, presso le filiali capoluogo di regione di State Street Bank GmbH – Succursale Italia, BNP Paribas Securities Services, Banca Sella Holding S.p.A., Allfunds Bank S.A. Sucursal de Milan, Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A., Société Générale Securities Services S.p.A. e sul sito internet www.nordea.it. Il Prospetto ed il Documento contenente le informazioni chiave per gli investitori (KIID) sono stati depositati presso gli archivi Consob. Prima dell’adesione leggere il Prospetto informativo e il KIID. Eventuali richieste di informazioni potranno essere inviate ai Soggetti collocatori. Per ulteriori dettagli sui rischi di investimento associati a questo/i fondo/i, si rimanda al Documento contenente leinformazioni chiave per gli investitori (KIID), disponibile come sopra descritto. Pubblicato da Nordea Investment Funds S.A., 562, rue de Neudorf, P.O. Box 782, L-2017 Luxembourg, che è autorizzata dalla Commission de Surveillance du Secteur Financier (CSSF) autorità lussemburghese di sorveglianza dei mercati finanziari.


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Dall’alto: Guido Barilla e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Foto dei dipendenti nel 1911 e una pubblicità del 1952.


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Un impero in tavola Qualche inciampo e moltissimi successi nei 140 anni di storia della famiglia Barilla Oggi al comando del gruppo c’è la quarta generazione, che punta ai mercati globali DI FRANCESCA VERCESI / @frvercesi

Marchi importanti Al vertice delle due società Barilla Holding e di Barilla G. e R. Fratelli spa siedono Guido Maria Barilla come presidente del cda, Luca e Paolo Barilla vice, mentre l’ad è Claudio Colzani dal 2012. Come consigliere c’è un’altra figura interna alla famiglia, Emanuela Barilla. La capogruppo, guidata appunto da Guido Maria Barilla, controlla anche i marchi Academia Barilla, Filiz, Golden Toast, Harry’s, Lieken Urkorn, Misko, Mulino Bianco, Number 1 Logistics Group, Pavesi, Vesta Yemina, Wasa e Sanson. Il fatturato netto a fine 2016 è stato di 3,4 miliardi di euro, con un

incremento del 2%. Tra i soci del gruppo, figura dal 1979 la famiglia elvetica Anda-Bührle, grande azionista anche del gruppo Oerlikon. I mulini di proprietà, controllati direttamente da Barilla, forniscono circa il 70% della materia prima occorrente alla produzione; l’azienda possiede e gestisce direttamente otto pastifici: Pedrignano (PR), Foggia, Caserta, Tebe (Grecia), Bolu (Turchia), Ames (Iowa-USA), Avon (New York - USA) e San Luis Potosí (Messico) nei quali si producono circa 900mila tonnellate di pasta l’anno, differenziate in 160 formati di pasta di semola e oltre 30 di pasta all’uovo secca e ripiena. Nel 2008 Barilla ha ceduto i marchi Tre Marie e Sanson all’azienda produttrice di gelati Sammontana; mentre nel 2012 ha ceduto la Number 1 Logistics al Gruppo Fisi. Dalla Russia agli Usa “In Italia i nuovi prodotti nel segmento salutistico, sia nel business della pasta e sughi sia in quello dei prodotti da forno (come quelli integrali, senza glutine, multi cereali e “Mulino Verde”), hanno mostrato tassi di crescita a 39

Ritorno a casa Nel 1979 Pietro Barilla ha riacquisito il pacchetto di maggioranza della sua azienda, che negli anni Novanta ha avviato un processo d’internazionalizzazione con

l’acquisizione di società estere, come la greca Misko (1991), la turca Filiz (1994), la svedese Wasa (1999), le messicane Yemina e Vesta, e la tedesca Kamps AG (2002). In Italia ha acquisito la Pavesi (1992). Barilla ora è un colosso da 8400 dipendenti (di cui 4.376 all’estero) di cui 3000 tra manager e impiegati e il resto operai, 29 siti di produzione (14 in Italia e 15 all’estero) tra pastifici, forni e mulini e, a livello globale, l’attività di esportazione tocca 125 Paesi.

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L’anno di fondazione è il 1877. Barilla, colosso parmigiano della pasta e dei prodotti da forno, è nata in strada Giuseppe Garibaldi come bottega che produceva pane e pasta da Pietro Barilla, discendente di una famiglia di panettieri. A Pietro, poi, nel 1912 sono succeduti i figli Gualtiero e Riccardo e nel 1960 la società si trasformava in spa. Oggi è leader mondiale nel mercato della pasta, dei sughi pronti in Europa, dei prodotti da forno in Italia e dei pani croccanti nei Paesi scandinavi. Una storia italianissima e tutta familiare, a parte solo una breve parentesi. Per otto dei suoi 140 anni di vita, infatti, la società è stata americana dato che nel 1971 Barilla è stata ceduta dai fratelli Pietro e Gianni, spinti da ragioni familiari e congiunturali, alla multinazionale Usa W. R. Grace and Company che, nel 1975, ha assorbito la Voiello e ha ampliato la produzione con Mulino Bianco.


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La sede di Parma

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doppia cifra. Abbiamo conseguito ottimi risultati in Europa, con un incremento dei volumi di vendita del 4%, principalmente grazie alle categorie pasta e sughi, registrato riscontri straordinari in Russia dove, nonostante una situazione difficile, siamo cresciuti del 34% a volume e siamo diventati il primo brand nelle regioni di Mosca e San Pietroburgo. Si è confermata la nostra forza negli Usa, dove l’innovazione nella categoria pasta (pasta di semola, senza glutine, biologica e “Pasta Pronto”) ci ha premiato portando al 31,4% il valore della nostra quota di mercato”, ha spiegato il presidente Guido Barilla. Barilla ha certamente un legame stretto con l’America: è uno dei mercati esteri da cui importa parte del grano di alta qualità di cui si serve per produrre la sua pasta ed è una piazza strategica per l’impegno di business nel suo complesso. E il mercato americano nel complesso è una delle piazze di maggiore

interesse per l’azienda emiliana sia da un punto di vista strategico sia di fatturato. Attenzione alla salute La storia dell’azienda è lunga e complessa e fatta di qualche inciampo ma soprattutto di successi. E quella di oggi è la quarta generazione, con Guido, Luca, Paolo ed Emanuela Barilla. Nel 1993 infatti Pietro Barilla è morto improvvisamente all’età di 80 anni e la gestione della società è passata ai figli. Così, per tutti gli anni novanta l’azienda emiliana ha continuato il processo di internazionalizzazione cominciato all’inizio del decennio sotto la gestione di Pietro. Questa espansione è continuata con l’acquisizione di varie società estere dello stesso settore, come la turca Filiz (1994), la svedese Wasa (1999), le messicane Yemina e Vesta. Barilla si fregia del fatto di aver sempre investito sul concetto

di diversità e sulla qualità del prodotto. Spiega Guido Barilla: “Nel 2016 abbiamo continuato a investire per migliorare il profilo nutrizionale della nostra offerta. In questo senso, con la sostituzione dell’olio di palma, il contenuto di grassi saturi è stato ridotto in tutte le ricette dei prodotti da forno. Puntiamo molto allo sviluppo di una coltivazione sostenibile e con un minor impatto ambientale. In questo modo abbiamo assicurato un sempre crescente controllo sulla qualità della produzione e garantito una maggiore redditività per gli agricoltori. È il caso, per esempio, dei nuovi accordi triennali per la coltivazione del grano duro stipulati in Italia, che hanno coinvolto oltre cinquemila aziende e una superficie agricola di 65mila ettari. I sughi Barilla, fatti con pomodoro e basilico 100% italiani, hanno ricevuto un crescente apprezzamento da parte delle persone per la loro qualità e genuinità, tanto da portarci alla decisione di raddoppiare lo stabilimento di produzione sughi a Rubbiano (Parma)”. La spinta tecnologica Quanto alla tecnologia, l’azienda ha anche appena puntato sullo stabilimento di Pedrignano, alle porte di Parma. Cinquanta milioni di euro in dieci anni per ampliare il magazzino e migliorare la logistica. Questo è il più grande impianto di produzione di pasta secca al mondo, continua a pag. 42 >



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dove quest’anno si raggiungerà una produzione di 330mila tonnellate di prodotto finito, l’equivalente di 4 miliardi di piatti di pasta l’anno. Nel 2013 erano stati investiti 15 milioni per un grande magazzino automatizzato. Dal 2013 la gestione del magazzino è affidata a 54 carrelli a guida laser, robot che identificano, trasportano e stoccano merce già imballata, grazie a un software che ottimizza gli spostamenti e, dunque, riduce i consumi a partire da quello dell’elettricità. Nello stabilimento di Pedrignano lavorano 450 persone su 19 linee di produzione, a cui se ne aggiungerà una in fase di realizzazione: da qui escono 104 tipi di pasta, il 65% dei quali finisce all’estero. Focus sul marketing L’azienda, sul fronte della pubblicità e della promozione di se stessa è fortissima. Investe da sempre ingenti quantità di fatturato in comunicazione e marketing (la spesa

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A destra un’immagine della linea di produzione degli spaghetti.

2016 è stata pari a 395 milioni di euro) e ha sempre avuto l’ambizione e l’obiettivo di voler veicolare messaggi positivi e etici. Basti pensare alla martellante pubblicità del Mulino Bianco che negli anni ’80 sdoganava il concetto valoriale della famiglia felice. Peccato che qualche anno fa Guido Barilla avesse dichiarato che le famiglie omosessuali non sarebbero mai state prese in considerazione nelle sue pubblicità. La Barilla è stata investita di polemiche e da una campagna di boicottaggio per l’uscita infelice del presidente. Un anno dopo (2015) è scattato il cambiamento della politica aziendale nei confronti dell’omosessualità, allargando la copertura sanitaria ai dipendenti transgender e alle loro famiglie, finanziando associazioni per i diritti dei gay e lavorando sulla trasparenza

delle proprie politiche. Per dare forza al marchio, sono sempre stati forti gli accordi di collaborazione. Il gruppo Barilla ne ha recentemente stretto uno con il campione del tennis Roger Federer, per la promozione dei propri prodotti pasta e sughi nel mondo. E ancora: dallo scorso 17 settembre è on air uno spot diretto da Gabriele Salvatores. Il protagonista, Pierfrancesco Favino, è in compagnia di un agricoltore che spiega perché la pasta Barilla è “di più”. E da ottobre sbarcheranno sul web i video con le interviste realizzate da Bebe Vio, campionessa paralimpica e mondiale di fioretto individuale, che si confronterà con la gente Barilla (agricoltori, responsabili acquisti del grano, responsabili molini), per scoprire in cosa consiste la qualità della pasta Barilla: da dove viene il grano utilizzato, cos’è la miscela di grani, come si può innovare nella filiera del grano duro. Per non parlare della piattaforma Guardatustesso. it dove chiunque potrà toccare con mano l’intera filiera produttiva della pasta, entrare virtualmente in uno stabilimento o in un campo di grano, per interagire con tecnici ed esperti agronomi, ascoltare la voce dei responsabili acquisti, comprendere e valutare i criteri di selezione nella scelta dei grani. Una visita virtuale che accompagna (con utilizzo di brevi filmati, foto e testi) il visitatore all’interno del più tipico tra i prodotti del made in Italy alimentare. E attraverso il portale è anche possibile prenotare una visita in uno degli stabilimenti.



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Offerta multidisciplinare Tradizione e innovazione convivono nel modello del gruppo Reyl La private bank svizzera punta forte sul servizio di corporate advisory DI ROSARIA BARRILE / @rosariabarrile

L’approccio tradizionale alla finanza di matrice elvetica e le origini familiari dell’attività, con il conseguente passaggio del testimone da padre a figlio, si combinano con un approccio attento all’innovazione dei servizi. Da questa alchimia nascono i risultati del gruppo Reyl che ha chiuso il 2016 con un patrimonio gestito in aumento del 16,5% rispetto all’esercizio fiscale precedente. Per cogliere l’approccio che anima il gruppo, occorre risalire al nucleo iniziale dell’attività, sorto nel 1973 a Ginevra per mano di Dominique Reyl: la “Compagnie Financière d’Études et de Gestion” si specializza nella gestione finanziaria di alta gamma e diventa Reyl & Cie SA.

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Gli uomini chiave Dal 2008 il timone passa da Dominique, che mantiene il ruolo di presidente del gruppo, al figlio François che imprime una nuova svolta: insieme ai tre soci, Lorenzo Rocco di Torrepadula, Christian Fringhian (entrati nel 2013) e Nicolas Duchêne (nel 2015), François porta avanti lo sviluppo del gruppo attraverso la loro esperienza acquisita principalmente nel settore

dell’investment banking. Al di là infatti del core business di wealth management, rappresentato dalla banca Reyl & Cie, il gruppo Reyl nel corso degli ultimi quindici anni ha diversificato le sue attività fino ad operare attraverso cinque linee di business complementari: asset management (2003), corporate & family governance (2006), corporate advisory & structuring (2012) e asset services (2015). Dal 2002 il gruppo, che conta a oggi circa 215 collaboratori, ha sviluppato inoltre progressivamente la sua presenza geografica ed è ora attivo in Svizzera (Ginevra, Lugano e Zurigo), in Europa (Londra, Lussemburgo, Malta) e nel resto del mondo (Singapore, Dallas e Dubai). Focus sul patrimonio globale Il gruppo Reyl, che attualmente gestisce oltre 15 miliardi di franchi svizzeri, ha consolidato nel corso del tempo il suo peculiare modello multidisciplinare che lo caratterizza rispetto al tradizionale schema di servizio del private banking. Attraverso le sue diverse linee tende infatti focalizzarsi sul patrimonio globale dei suoi clienti, nelle sue

dimensioni private e familiari, nonché nella sfera sociale. Per questo motivo il corporate advisory è un asse di crescita prioritario in virtù della formazione e delle esperienze dei partner. Ma non sarebbe corretto considerare il gruppo all’interno della classica cornice del private banking tradizionale. Già dalle origini si propone quale attore indipendente in quei settori di cui tradizionalmente altri istituti privati non si occupano. Interviene infatti anche in ambiti in cui operano le grandi banche, garantendo però servizi dal taglio sartoriale. Di conseguenza anche l’identificazione di un cliente tipico sulla base della dimensione patrimoniale non è un’operazione idonea a descrivere l’interlocutore privilegiato del gruppo. Tanto più che una parte rilevante della clientela è costituita da esponenti del mondo dell’imprenditoria internazionale: anche in questo caso infatti, a differenza di altre realtà di matrice elvetica, non è tanto il volume di fatturato dell’azienda guidata dal cliente a determinare la tipologia di servizi proposta quanto piuttosto


BANK INTERNATIONAL

Le opportunità per innovare l’offerta sono state colte dalla società anche attraverso investimenti diretti come nel caso di Aspiration, istituto online basato in California

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François Reyl ceo Reyl Group


BANK

i progetti di crescita perseguiti e il loro stadio di sviluppo. Crescita a doppia cifra In un contesto come quello attuale, di incremento della trasparenza, il gruppo Reyl ha chiuso il 2016 con proventi di gestione e un risultato operativo ricorrenti rispettivamente pari a 99,3 milioni (+3,1%) e 18,1 milioni (+19,8%) di franchi svizzeri, e un coefficiente Tier 1 del 17,7%. Il buon andamento dei risultati consolidati è proseguito anche durante il primo semestre 2017. Rispetto al 30 giugno 2016, i proventi di gestione consolidati ammontano a 57,2 milioni franchi svizzeri (+21,4%), il risultato operativo a 12,3 milioni di franchi svizzeri (+100,8%) e l’utile a 10,3 milioni (+152,4%).

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La scommessa sul fintech Le opportunità per innovare l’offerta sono state colte dal gruppo a dicembre anche attraverso investimenti diretti, come nel caso di Aspiration, banca online a forte crescita con sede in California. L’ingresso nel capitale, a fianco di Social Impact Finance nell’ambito del round di raccolta di capitali di serie B, corrisponde infatti alla prima fase dell’attuazione di una strategia digitale innovativa per i prossimi anni. Fondata nel 2015, Aspiration propone un’offerta di prodotti bancari, d’investimento e di previdenza capaci di unire performance, rendimento e impatto sociale. François Reyl, in

In piedi da sinistra i tre soci della Banca Reyl: Lorenzo Rocco Di Torrepadula, Nicolas Duchêne, e Christian Fringhian Seduti da sinistra: François Reyl, ceo della Banca Reyl, e Dominique Reyl, presidente del consiglio di amministrazione

qualità di investitore proattivo, siederà nell’advisory board di Aspiration con l’obiettivo di incoraggiare l’espansione della piattaforma statunitense sui mercati internazionali. “Siamo consapevoli che una delle principali sfide del settore bancario riguarda lo sviluppo di una strategia digitale che non si limiti all’acquisizione di una nuova base di clienti, bensì miri a migliorare significativamente la qualità, la flessibilità, il prezzo e la trasparenza dei servizi resi alla clientela esistente. Questo investimento ci permette di avviare il processo su entrambi i fronti”. Credito su opere d’arte Il gruppo Reyl è da poco entrato anche nei finanziamenti su opere d’arte. A seguito dell’accordo con Link Management ha lanciato Griffin Art Partners, una piattaforma di cartolarizzazione con sede in Lussemburgo dedicata all’erogazione di finanziamenti pro

soluto garantiti da opere d’arte. La società, che è in grado di operare in diverse giurisdizioni tra cui, Italia, Svizzera, Lussemburgo e Regno Unito, offre finanziamenti da uno a tre anni a fronte della costituzione in garanzia di opere o collezioni d’arte (per importi minimi di un milione di euro), consentendo a collezionisti e professionisti dell’arte di fare leva sul loro patrimonio artistico. Per poter essere costituite in garanzia, le opere d’arte sia classiche che contemporanee devono rispettare rigorosi criteri di idoneità. A fronte del finanziamento al mutuatario, che è libero di utilizzare i fondi ottenuti a sua discrezione, viene generalmente richiesto di depositare l’opera d’arte presso un custode terzo o un porto franco. Reyl Private Office, che ha sede in Lussemburgo, si occupa della gestione della piattaforma e opera in qualità di rappresentante degli obbligazionisti, assicurando l’attuazione degli standard relativi alle emissioni obbligazionarie.



OPINION

Giusti limiti al fuori sede La normativa preesistente sulle modalità di consulenza finanziaria ha mostrato dei limiti Il legislatore è intervenuto per contrastare il ricorso ad azioni giudiziali opportunistiche DI LUCA ZITIELLO*

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La disciplina sull’offerta fuori sede nasce ancor prima della legge n 1/1991. Con una trasposizione della normativa anglosassone sul cosiddetto “door to door selling”, si volle apprestare una tutela all’investitore nel caso in cui l’offerta avvenisse all’esterno delle sedi principali dell’intermediario mediante l’impiego di promotori finanziari, attribuendo allo stesso

un diritto di pentimento sulle scelte di investimento effettuate in ragione dell’effetto a sorpresa che l’offerta in queste situazioni può creare. Regole di trasparenza Il regime attuale si trova nell’art. 30 del Tuf ove si dispone la sospensione dell’efficacia dei contratti di collocamento di strumenti finanziari, di negoziazione

in proprio, di gestione di portafogli individuali conclusi fuori sede per la durata di sette giorni decorrenti dalla data di sottoscrizione da parte dell’investitore, dando la facoltà entro detto termine all’investitore di comunicare il proprio recesso senza spese, né corrispettivo. Di assoluta rilevanza la sanzione prevista nel settimo comma: l’omessa indicazione della facoltà di recesso


OPINION

Forzatura delle regole Sta di fatto che questo strumento è stato utilizzato dagli investitori non tanto mediante l’utilizzo del diritto di recesso, quanto ex post in via giurisprudenziale sostenendo la nullità di alcune pratiche operative degli intermediari che non avrebbero menzionato nei moduli o formulari lo ius poenitendi con la conseguente inefficacia degli ordini di acquisti o sottoscrizione e l’obbligo di restituzione delle somme investite a carico degli intermediari. Come noto, l’azione di nullità non si prescrive, mentre l’azione di restituzione dell’indebito derivante dalla pronuncia di nullità ha un termine di prescrizione decennale. Quindi, di fatto, il contenzioso ha riguardato

agli investimenti in strumenti finanziari soggetti a variazione dei corsi di mercato. Da ciò deriva che l’eventuale esercizio del recesso nel termine dei sette giorni potrebbe avere più che protezione dall’effetto sorpresa, una motivazione di carattere speculativo derivante dal ribasso dei corsi che si fosse verificato durante il periodo di grazia. Ciò costringe gli intermediari a sospendere gli effetti dell’ordine o del contratto al fine di escludere rischi di posizione, con l’effetto però di rallentare e complicare l’operatività. Nel caso questa interpretazione giurisprudenziale trovasse più ampio e consolidato

L’eventuale esercizio del recesso nel termine dei sette giorni potrebbe garantire maggiore protezione dall’effetto sorpresa in tema di forma scritta, ha ritenuto di assoggettarla al termine più breve di prescrizione quinquennale, in assimilazione al regime previsto dal codice civile in tema di annullabilità dei contratti. Limiti di efficacia L’effettività della tutela derivante dalla disciplina sull’offerta fuori sede ha suscitato notevoli perplessità. Diversamente da quella prevista nel codice del consumo per la promozione mediante tecniche di comunicazione a distanza si applica

apprezzamento, la stessa potrebbe porsi come ulteriore argine all’impiego opportunistico di azioni giudiziali spesso esercitate al limite dei dieci anni dagli investimenti effettuati.

*Luca Zitiello, fondatore dello studio legale Zitiello e Associati, è autore di libri e di numerose pubblicazioni in tema di intermediazione finanziaria

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Bilancio deludente Dopo molti anni di applicazione della norma, il bilancio appare davvero insoddisfacente. Pochissimi i casi di effettivo esercizio da parte dell’investitore del diritto di pentimento stimabile in percentuali sotto il 3 per cento. Altissimo il contenzioso sul tema dovuto alle incertezze sull’ambito applicativo della norma ove si è assistito ad un duro scontro istituzionale tra Corte di Cassazione, interpretazioni autentiche operate dal legislatore e comunicazioni ermenuetiche della Consob.

investimenti effettuati nei dieci anni precedenti. Sul punto degna di nota è una sentenza del Tribunale di Ravenna dello scorso 12 ottobre, ove per un verso si riconosce la nullità degli investimenti, per l’altro però si osserva che la nullità prevista dal citato art. 30, comma 7, al pari di quella dell’art. 23 del TUF in tema di forma scritta dei contratti, è relativa e non assoluta, potendo essere fatta valere solo dall’investitore e non rilevabile d’ufficio. Considerato il carattere di nullità di “protezione” a favore del contraente debole, il Tribunale ravennate, richiamando due precedenti del Tribunale di Verona

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nei moduli o formulari comporta la nullità dei relativi contratti, che può essere fatta valere solo dal cliente.


OPINION

Occhio al rischio Paese Nel 2018 le banche centrali saranno ancora le grandi protagoniste dei mercati finanziari La Bce non alzerà i tassi, ma inizierà il progressivo disimpegno DI MARCELLO GUALTIERI / @marce_gualtieri

Cosa possono aspettarsi investitori e operatori per l’anno appena iniziato? Nel mondo super veloce di oggi, rischiano di rilevarsi infondate anche le previsioni più scontate, figurarsi se ci si può lanciare su previsioni annuali. Tuttavia ci sentiamo di indicare due aspetti che finiranno a nostro giudizio per influenzare le decisioni di investimento. Ovviamente il player è Mario Draghi che, avviandosi all’ultimo giro della sua straordinaria presidenza della Bce, ha annunciato due mosse chiave per il 2018. La riduzione del Qe e il mantenimento dei tassi bassi per un periodo di tempo superiore alla durata del Qe. Entrambe le decisioni della Bce erano nell’aria da tempo e sono state annunciate congiuntamente, ma motivazioni ed effetti delle due manovre non sono certamente sovrapponibili.

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Si consolida la ripresa La riduzione del Qe trova il suo fondamento nella solidità della ripresa delle economie della zona euro; il mantenimento dei tassi bassi trova il suo fondamento nel fatto che l’inflazione non è ancora giunta

prospettiva: da quando è iniziato il Qe, il nostro debito pubblico è costantemente aumentato e ormai abbiamo superato i 2.300 miliardi, inoltre il nostro Pil sottoperforma stabilmente (da oltre 18 anni) rispetto la media Ue e la zona euro. A ciò si aggiunga l’incognita di una presumibile instabilità politica figlia di una legge elettorale che non darà, probabilmente, una maggioranza stabile.

al livello auspicato (vicino, ma inferiore al 2%). L’esperienza precedente ci dice che anche in regime di tassi bassi, i rendimenti dei titoli di Stato, senza il cappello protettivo del Qe, prezzano in modo spietato il rischio Paese. Per quanto riguarda l’Italia, questa non è una bella

Attenzione al debito pubblico Il rischio è dunque di assistere a una situazione con i titoli pubblici italiani da un lato in crisi di credibilità e dall’altro oggetto di un attacco speculativo sostenuto anche dai bassi tassi sugli investimenti alternativi. Nel frattempo, l’economia Usa va a gonfie vele, la Fed annuncia ben tre aumenti di tassi per il 2018, il tutto mentre imperversa l’incognita Trump. Insomma un bel grattacapo per investitori e operatori. Dopo aver sprecato anni di buona congiuntura e in mancanza di una guida autorevole della nostra economia, non resta che continuare a sperare nell’abilità di Mario Draghi.



OPINION

Cambiare per crescere Il passaggio da dipendente a consulente autonomo richiede un mutamento di orizzonte Si tratta di adottare un approccio commerciale nel quale il networking è centrale DI PAOLO MARTINI /

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C’è un particolare tipo di paura con cui ciascuno di noi si trova inevitabilmente prima o poi a fare i conti: la paura del cambiamento. Sarebbe da ipocriti affermare che è possibile eliminarla, la vera sfida consiste nella capacità di gestirla trasformandola in un elemento a proprio vantaggio, nella vita quanto nel lavoro. Nella sfera professionale mi imbatto quotidianamente in molti bravi bancari che soffrono una realtà lavorativa incapace di restituire loro adeguati riconoscimenti, sia in termini economici sia motivazionali.

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Limiti organizzativi Patiscono la mancanza di autonomia nella gestione dei loro clienti, dettata da logiche commerciali del momento piuttosto che da una pianificazione accurata che risponda a esigenze specifiche, e la carenza di meritocrazia che a lungo andare genera un sentimento di insoddisfazione e frustrazione. Per questi e diversi altri motivi molti di loro guardano con sempre più interesse al mondo delle reti di consulenza finanziaria, che offre l’opportunità di vivere una realtà professionale molto più

Mi imbatto quotidianamente in molti bravi bancari che soffrono una realtà lavorativa incapace di restituire loro adeguati riconoscimenti vicina al cliente e di sviluppare una relazione più stretta, garanzia di successo nel lungo periodo. Nonostante motivazioni così solide, trasformarsi da dipendente a libero professionista richiede un cambio di atteggiamento, innanzitutto mentale, di non facile attuazione specialmente senza l’adeguato supporto da parte delle stesse società di consulenza. Nuove prospettive Può essere complicato comprendere cosa significhi far divenire il posto di lavoro la propria impresa e, soprattutto all’inizio, può risultare faticoso sviluppare un approccio commerciale nel quale

il networking e la ricerca di nuovi clienti arrivano a ricoprire un ruolo centrale nella vita del professionista, con il confine tra vita privata e professionale che assume contorni sempre più sfocati e ogni occasione può essere quella giusta per conoscere potenziali clienti. La paura non può però diventare un ostacolo alla crescita individuale, bisogna imparare a gestirla avvalendosi del supporto della società giusta con la quale compiere i passi adeguati a costruire il futuro di domani.



REPORT

Accelerating growth Profits and pitfalls of financial markets according to Citi Private Bank Global Gdp likely increased by 3.1% in 2017, up from 2.5% in 2016 BY CITI PRIVATE BANK

(Abbiamo la s cia to il tes to in ingles e p er co gliere le s f uma ture d el co ntenuto , n . d . r. )

The world economy appears to have entered a new phase of moderately stronger growth. Global GDP likely increased by 3.1% in 2017, up from 2.5% in 2016. Citi Research also expects this to quicken further to 3.4% in 2018. This acceleration comes some nine years after the global economic expansion began. We liken it to a long-distance runner who enjoys a ‘second wind’ in the later stages of a marathon. We expect this second wind to continue to sustain positive investment returns in 2018.

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PRIVATE

New opportunities Whereas the acceleration in growth in 2017 surprised investors and propelled markets, the further pick-up we envisage over the coming year is likely to drive smaller market gains in 2018. Nevertheless, we see potentially rewarding opportunities in particular markets and investments. Outside the US, for example, equity valuations are significantly lower and corporate earnings could again record doubledigit gains in the next twelve months. We enter 2018 with a full allocation to US equities, with an expectation

of positive returns. However, we are overweight non-US markets – see Emerging opportunities and our regional asset class previews – where we look for outperformance, even if the US dollar consolidates in the near term. Non-US equities are valued at a significant discount to US equities while emerging market fixed income offers a higher yield than developed market fixed income. We believe this divergence in valuations creates potential opportunities for 2018 and beyond. Go global now The most important opportunity for investors in 2018 is that of

going global. A fully global asset allocation may potentially generate a higher long-run return while also seeking to minimize risk. Just as synchronous global expansions like this one are rare, so too are global market declines. Regardless of your ‘home’ market, moving away from regionallyconcentrated allocations full of idiosyncratic local risks is wise. Investors should therefore take the opportunity to diversify their portfolio risk by allocating more to cheaper asset classes and markets worldwide. These include higher yielding fixed income investments – see Ccore income strategies. Our key message for 2018 is therefore to

Our asset allocation Asset class

Strategic (%)

Tactical (%)

Position

Global equities

54.2

4.0

Overweight

Global fixed income

31.8

-4.0

Underweight

Hedge funds

12.0

0.0

Neutral/fully allocated

Commodities

0.0

0.0

Neutral/fully allocated

Cash

2.0

0.0

Neutral/fully allocated

Source: Citi Private Bank, as of 27 nov 2017. Strategic = benchmark tactical = the Citi Private Bank Global Investment Committe e’s (GIC) current view. All allocations are subject change at discretion of the GIC of the Citi Private Bank Risk Level 3 i designed for investors with a blended objective who require a mix of assets and seek a balance between investments that offer income and those positioned for a potentially higher return on investment. Risk Level 3 may be appropiate for investors willing to subject their portfolio to addictional risk for potential growth in addition to a level of income reflective of his/her stated risck tolerance.


REPORT FINANCE

We have a neutral allocation to US equities, but are overweight Europe outside the UK, developed Asia, and emerging markets

to US equities, but are overweight Europe outside the UK, developed Asia, and emerging markets. Despite our underweight to fixed income, we still see selective opportunities, particularly in developed high yield and emerging markets fixed income. 55

Portfolio perspectives While risky assets seem unlikely to deliver returns as strong as they did in 2017, we remain bullish.

We recently raised our tactical allocation to equities and reduced our recommended exposure to fixed income. In our view, the most attractive opportunities lie outside the US and we urge clients to ‘go global now’. We have a neutral allocation

PRIVATE

‘go global now’ – see Building great portfolios.


HEDGE

Finanziamento ponte Cresce la forma di investimento relativa agli attivi immobiliari I rendimenti attesi sono elevati, ma la liquidità è scarsa fino alla scadenza DI ROBERTO FALZONI /

roberto-falzoni-54819829

Negli anni si è sviluppato un vero e proprio mercato parallelo ai prestiti bancari nel settore immobiliare, composto direttamente da investitori privati o istituzionali, tra cui anche alcuni hedge fund, che prestano denaro ai mutuatari. Nuovi spazi di mercato Il finanziamento ponte (bridge loan) punta a crescere negli spazi lasciati liberi dalle banche, che devono fare i conti con un mercato regolamentato e sempre più lento e refrattario nel concedere prestiti soprattutto a piccoli o medi mutuatari. Con questi ultimi che si ritrovano spesso senza la possibilità di ottenere crediti anche con ottime garanzie. Gli istituti di credito preferiscono oggi concentrarsi sui prestiti agli Stati e ai grandi gruppi comprando obbligazioni a tassi ridicoli, ma che rientrano nei loro ratio di liquidità e che non hanno bisogno di lavoro.

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PRIVATE

Pochi benefici per i piccoli Per i piccoli e medi mutuatari il ribasso dei tassi d’interesse è servito a poco o niente, dato che le difficoltà per ottenere un prestito non hanno fatto che aumentare e i tempi si sono

allungati all’infinito. I tassi d’interesse dei brige loan sono elevati, ma la rapidità per ottenerli è un sicuro vantaggio per chi ha bisogno di liquidità in tempi brevi. Chiaramente è una manna per gli investitori di questa nicchia poter ricevere tra il 7 e il 12%, con buone garanzie ipotecarie, che vanno dal 135 al 150% del valore del prestito. Londra è il fulcro Per funzionare correttamente è importante trovarsi in un Paese dove in caso di mancato pagamento si possa prendere possesso in tempi brevi del bene e rivenderlo subito sul mercato, con costi legali minimi. E Londra possiede tutti questi requisiti. Per poter operare, la conoscenza del territorio e del mercato immobiliare locale sono indispensabili, così come poter contare su un team di legali qualificati. Evoluzione nel business Una delle società che sono specializzate in questo settore è London Wall, basata a Londra. Si trattava di un multifamily office specializzato negli investimenti


HEDGE

fase con successo, il deal viene offerto a un ristretto numero di possibili investitori che hanno spesso al massimo 48 ore di tempo per confermare loro interesse. Comincia allora da parte di London Wall la fase di negoziazione vera e propria del deal, con il closing che arriva entro una o due settimane. Caratteristica del prodotto La durata del prestito è generalmente tra 6 e 18 mesi, gli importi da 500mila a 10 milioni di sterline, con una media di 2,5 milioni. Una volta che il credito è stato accordato e l’investitore ha effettuato il trasferimento dei fondi, London Wall si occupa anche di seguire l’operazione e assicurarsi del rientro dei fondi a scadenza o di un’eventuale ripossessione del bene e della sua vendita sul mercato. Oltre che di tutti gli aspetti legali collegati. È chiaro che la prima analisi e la due diligence sono essenziali per il successo dell’operazione, ma non bisogna sottovalutare l’aspetto legale e il follow up dell’operazione fino al rimborso effettivo. London Wall ha un ottimo track record avendo realizzato quasi 200 prestiti di cui solo uno ha dato problemi. I limiti Questo tipo di investimento non ha la stessa liquidità di un fondo comune e si adatta a pubblico esperto. Ma i rendimenti sono decisamente interessanti e totalmente decorrelati dall’andamento dei mercati finanziari. 57

La capitale inglese ha le caratteristiche per essere il centro di questo settore

interessanti e costante. L’approccio è dato da una due diligence e da un’analisi da realizzare previamente sulle proposte di finanziamento, che viene realizzata grazie a un team altamente specializzato e con un’esperienza decennale sul mercato immobiiare londinese. Una volta superata questa prima

PRIVATE

immobiliari per alcune famiglie dell’Est europeo, Medio Oriente e Africa e nel property management. Grazie alla sua presenza nel mercato immobiliare londinese e allo sviluppo di contatti privilegiati con diversi attori, tra cui studi legali, banche e promotori, London Wall riesce ad avere un flusso di deal molto


PRIVATE

Startup da sostenere Nesi (LVenture): “Investitori istituzionali fondamentali per lo sviluppo” La società, quotata a Piazza Affari, punta sulle aziende del digital DI FRANCESCA VERCESI / @frvercesi

Il problema del mercato italiano è garantire alle imprese ad alto potenziale di sviluppo le risorse necessarie per intraprendere la fase di crescita e internazionalizzazione. E il potenziale sarebbe enorme se, tra le varie cose, gli investimenti in venture capital fossero sostenuti e incentivati. Parla Mimmo Nesi, financial assistant di LVenture Group, holding di partecipazioni quotata che investe in aziende digitali con un grado di innovazione e business scalabili a livello globale.

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PRIVATE

Secondo l’ultima relazione annuale su startup e Pmi innovative presentata dal Ministero per lo Sviluppo Economico al Parlamento pochi giorni fa, il mercato del venture capital (VC) in Italia è in crescita, ma non abbastanza. Gli investimenti nel settore sono ancora limitati (1/15 se rapportato alla Francia, meno di 1/3 della Spagna nel 2016) e per di più il gap nei confronti degli altri Paesi sembra aumentare con il passare degli anni. Quali sono le prospettive per questo mercato in Italia? Nel venture capital siamo in ritardo rispetto ai diretti competitor in

Europa come Spagna e Francia, ma il gap è limitato alla fase di “growth”. In Germania nel biennio 20152016 i round di investimento Series B+ da almeno 5 milioni di euro sono stati 66; in Italia appena 3. Di contro, se si guarda alla fascia early stage, le operazioni Seed registrate in Germania nello stesso periodo sono state 101; in Italia 105. In altre parole, la difficoltà nostrana non è far nascere imprese innovative e ad alto potenziale di sviluppo, ma garantire loro le risorse necessarie per intraprendere la fase di scale up e di internazionalizzazione. Su questo, tra l’altro, alcune iniziative sono state già avviate anche grazie all’impegno diretto di Cassa Depositi e Prestiti: a settembre di quest’anno è divenuto operativo il Fondo FII Tech Growth (focalizzato su investimenti VC late stage e con target di raccolta di 150 milioni di euro), qualche mese prima era stato annunciato il lancio della piattaforma ITAtech (con focus su tech transfer e dotazione di 200 milioni di euro). Si tratta di iniziative che da sole non bastano, ma che indubbiamente vanno nella direzione giusta.

LVenture Group è un operatore di venture capital early stage, con una peculiarità: quella di essere quotato sul mercato Mta di Borsa Italiana. Questo influenza in qualche modo le vostre strategie di investimento? Cosa cercate in una startup perché possiate investirvi? Il fatto di essere quotati su un mercato regolamentato rappresenta per noi uno stimolo e una responsabilità e ci avvicina ad alcuni esempi di grande interesse a livello europeo, come Rocket Internet in Germania e Draper Espit in Uk. La nostra anima è quella di un operatore VC focalizzato su investimenti early-stage digitali: il nostro compito è investire in realtà che guardino a mercati in forte crescita e siano guidate da team completi e con assolute capacità di execution. A oggi abbiamo un portafoglio di oltre 55 startup, con una maturità media di 3,5 anni, che hanno raccolto oltre 9,5 milioni di euro solo da noi a cui vanno aggiunti quasi 30 milioni da parte di investitori terzi tra Fondi VC e Business Angels. Cosa dovrebbe succedere per far prendere slancio a un settore che


PRIVATE EQUITY

Sono una persona profondamente curiosa, che ha sempre amato il viaggio come strumento per conoscere realtà diverse e apparentemente lontane

Mimmo Nesi

Chiudiamo con due battute su di lei. Quali sono le sue passioni? Mi è sempre piaciuto viaggiare: sono una persona profondamente curiosa, che ama il viaggio come strumento per conoscere realtà diverse e apparentemente lontane tra di loro. Quando sono in cerca di ispirazione

ascolto musica classica, in ricordo dei molti anni impegnati nello studio del violino, uno strumento difficile e non immediato che richiede molta costanza. Inoltre adoro leggere, ma non ho delle preferenze particolari: confrontarsi con il pensiero scritto di altri riesce sempre a suscitarmi immagini nuove e creative. Che poi cerco di portare con me, nella vita di tutti i giorni. 59

e imprescindibili e come tali vanno incentivati e sostenuti. Subito, e con decisione.

PRIVATE

può avere un interessante ruolo nella crescita dell’economia? L’Italia, come Paese, ha l’obbligo di giocare un ruolo importante all’interno del panorama internazionale. Per riuscirvi, in un mondo globalizzato che sarà sempre più trasformato dalla tecnologia, c’è un solo modo: accettare il fatto che l’innovazione, gli investimenti in ricerca e sviluppo e gli investimenti in venture capital sono fondamentali



LIFESTYLE COVER

L’ARGENTO DI PRADA Da Macau a Dubai fino all’Europa e agli Stati Uniti, la maison Prada presenta la sua Silver Line Un progetto itinerante di corner per viaggiatori sofisticati, con tappe internazionali DI MARTA CITACOV / @7Martix

POP UP STORE Ecco come si presenta il corner Silver Line di Prada a Macau, sulla costa sud della Cina.

Una sorta di pensilina per un treno onirico di sapore vintage, nella quale un Ticket Kiosk funge da concierge per chi desidera farsi recapitare gli acquisti a casa. Dopo Macau, la Prada Silver Line si sposta a Dubai e in seguito arriverà anche in Europa e negli Stati Uniti. 61

Galaxy, uno spazio griffato che attende compratori con collezioni in edizione limitata, sia nel numero di pezzi che nel tempo in cui restano a disposizione. Un “tram” chiamato desiderio che offre accessori ispirati al viaggio e presentati con installazioni uniche.

PRIVATE

Prodotti esclusivi per viaggiatori sofisticati. Il nuovo progetto di Prada è nato per premiare i clienti che si spostano. Con tappe pronte a stupirli ad ogni sosta. Si parte da Macau, in Cina, con il primo pop up store della Silver Line: all'interno dello shopping mall


FASHION

PITTI SELECTION La manifestazione ha dedicato l’edizione numero 93 al cinema mondiale Nella fiera in mostra le migliori collezioni per l’inverno 2019

PITTI LIVE MOVIE A destra, il logo della edizione 93 di Pitti Immagine Uomo, dedicata al cinema. A sinistra, uno degli scatti che rappresentano l’immortale eleganza cinematografica.

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PRIVATE

Ogni padiglione si trasforma in una sala cinemtografica dove ritrovare il meglio della produzione mondiale sul grande schermo. Gli stand sono installazioni contemporanee che si insinuano in un grande set. Il concept

dell’edizione numero 93 della più importante fiera internazionale dell’abbigliamento maschile è stato elaborato dal direttore creativo Sergio Colantuoni, che ha voluto coinvolgere il pubblico, proveniente da ogni angolo del mondo, in una

specie di lungometraggio che è anche un omaggio al cinema e ai suoi protagonisti, da sempre modelli da imitare e simboli di un’eleganza che travalica i confini geografici e temporali. Se è vero che c’è sempre spazio per il revival, anche dove si fa ricerca sull’innovazione, ecco che Pitti mette un’altra pietra miliare sul suo percorso di aggiornamento costante delle tendenze e delle novità che fanno del nostro patrimonio culturale un riferimento in tutto il mondo. Il Made in Italy, ma anche il meglio della creatività internazionale, vivono tra le mura della Fortezza da Basso. Come in un film.


LIFESTYLE FASHION

BROOKS BROTHERS Lo storico brand newyorkese, acquisito nel 2001 da Del Vecchio, compie 200 anni e per festeggiare sale per la prima volta in passerella. A Firenze, come Special Event di Pitti. Lo stile americano si prepara a conquistare l’Italia fra tradizione e innovazione.

THE WOOLMARK PRIZE Un grande ritorno, l’assegnazione di uno dei riconoscimenti più importanti nel settore del tessile: la finale di The Woolmark Prize, nella cornice della Stazione Leopolda, premierà i due designer - tra 65 candidati eccellenti - più significativi, uno per l’Uomo e uno per la Donna.

CASTORI Eccellenze calzaturiere. Tra i tanti marchi presenti a Pitti questo gennaio, anche le collezioni artigianali, pezzi unici creati con passione, di Castori.

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NOBIS A Pitti anche una selezione di interessanti realtà straniere come Nobis, brand canadese di outerwear e accessori up to date.


FASHION

SIGNOR CAPPOTTO Prima di tutto, l’impermeabile, pezzo di culto nel guardaroba maschile Ma il soprabito da uomo ha mille volti, che vanno dall’oversize al minimal

BM BMUET(TE) Due sketch del brand che Du presenta a Pitti: cappotti pre oversize, tagli attuali. ov

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PRIVATE

Uno dei capi più importanti del vestire di un uomo è senza dubbio il cappotto. Un tempo da quello si poteva capire anche la professione di chi lo indossava. Oggi lo stile ha raggiunto un’identità trasversale che consente al manager di scegliere

di indossare giacconi dal sapore sportivo e al calciatore di concedersi il vezzo di un cammello in cachemire. Il cappotto ha ogni foggia ed è realizzato con infiniti materiali. Che, nel giusto contemporaneo, assecondano l’esigenza di coniugare

un tocco retrò alle più avanzate tecnologie per garantire le performance in termini di protezione dagli agenti atmosferici, dal freddo allo smog. Senza dimenticare la pioggia, contro cui l’impermebile resta un insostituibile alleato.


LIFESTYLE FASHION

ZEROSETTANTA Accanto e sotto, due modelli, indossato e still life, firmati Zerosettanta Studio.

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L’IMPERMEABILE In basso a sinistra, un doppiopetto classico de L’Impermeabile.


TRAVEL

IL KULMINE DEL BELLO Con 160 anni di esperienza, l’hotel di St. Moritz continua ad essere un punto di riferimento Conserva la tradizione di lusso dell’Engadina e offre il massimo di un 5 stelle superior

COCCOLE CHIC Uno scorcio della piscina coperta all'interno della Spa del Kulm Hotel di St. Moritz. Per informazioni: e prenotazioni: kulm.com

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Inaugurato a St. Moritz 160 anni fa, sorge a 1.856 metri sul livello del mare. Dalle sue stanze sontuose si osserva il lago come da nessun altro punto di vista. Un mix quasi magico di antica tradizione e innovazione nell’ospitalità fanno delle atmosfere del Kulm Hotel un’esperienza indimenticabile. Cinque stelle superior, è una perla dell’Engadina. Qui fu accesa la prima lampadina elettrica elvetica, nel 1879.

Qui ebbero luogo le Olimpiadi invernali del 1928. Qui, oggi, si possono gustare i piatti gourmet dei tre ristoranti di alto livello - The K di Tim Raue, il Grand, il Bob e il Chesa al Parc - oppure si può optare per la pizzeria o i piatti elaborati del Sunny Bar di Claudia Canessa o del Country Club. Non poteva mancare una Spa con sauna e piscina. E per gli amanti del golf, un 9 buche di eccellenza come alternativa allo sci.


LIFESTYLE TRAVEL 67

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SUITE & VISTA Sopra, una delle suite del Kulm Hotel. Sotto, la vista da un balcone. A destra, l’emozionante panorama in uno scatto aereo.


TRAVEL

STORIA IN MONTAGNA Ai piedi dell’Eiger il Bellevue des Alpes è uno degli ultimi grand hotel del 19esimo secolo Panorama mozzafiato sullo Scheidegg Pass: dal 1840 è meta delle vacanze del jet set

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Lo hanno scelto anche come set cinematografico, ma è il jet-set ad averlo reso una location imperdibile. Affacciato sullo Scheidegg Pass, ai piedi dell’Eiger, Bellevue des Alpes non è un hotel qualsiasi: gestito dalla quinta generazione della

famiglia Von Almen, fu aperto nel 1840 da Christian Seiler, da cui i Von Almen discendono. Nessun posto è più adatto a chi ama la tradizione. Il Bellevue des Alpes fa parte della collezione degli Swiss Historical Hotels dal 2010.

TRA LE NEVI Così si staglia il Bellevue des Alpes sui monti bernesi. Sopra, la terrazza panoramica. Info e prenotazioni su swiss-historic-hotels.ch


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CLUBS

UNA CITTÀ DA SCOPRIRE La metropoli sconosciuta, “unexpected”. Moda, lusso, design. Ma non solo Comune, Montenapoleone District e alcune best location promuovono Milano

NUOVE VISIONI Scatti inattesi e scorci segreti del capoluogo lombardo, nelle immagini di Andrea Scuratti e Depositphotos per “Unexpected Milan”.

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Non solo Duomo e Scala. I nuovi poli firmati da archistar, i giardini nobiliari, i chiostri, i cortili delle case di ringhiera e molto altro sono ancora tutti da scoprire. Milano, con oltre 11 milioni di presenze nel 2016, “ha una bellezza inaspettata - dice il sindaco Giuseppe Sala - e continua a stupire per la sua capacità di trasformarsi e migliorarsi ogni giorno, per quel che offre sia a chi la vive quotidianamente sia a chi la

sceglie per un viaggio”. Con un brand promozionale - “YesMilano” - per valorizzare gli eventi che ospita nei diversi periodi dell’anno, dalle Fashion Week al Salone del Mobile e a molte iniziative inedite, nel 2018 Milano conta di diventare una destinazione turistica internazionale e non più solo una meta lavorativa. Montenapoleone District, l’associazione che riunisce le boutique del Quadrilatero sotto l'egida di Guglielmo Miani, in

collaborazione con il Comune ha coinvolto alcuni hotel di lusso Armani, Baglioni, Bulgari, Excelsion Gallia, Four Seasons, Mandarin, GH et de Milan, Park Hyatt, Principe di Savoia e Westin Palace - per unire le forze con l’obiettivo di far crescere la percezione di Milano come “unexpected location”. A cominciare da una selezione di fotografie davvero originali che la illustrano da una diversa prospettiva.


La buona gestione di un fondo possiede le stesse virtù di un elefante: prudenza, consapevolezza e lungimiranza. Queste caratteristiche, assieme a un’attenta selezione delle diverse asset class nel portafoglio, sono alla base delle strategie a lungo termine. Scopri le qualità dei fondi bilanciati di ETHENEA.

SIV

N

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Ethna-AKTIV (A) Inception date: 15.2.2002

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5

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ethenea.com

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Ethna-DEFENSIV (A), (T) Inception date: 2.4.2007

Per informazioni dettagliate sulle opportunità e i rischi di un investimento nei fondi si rimanda al prospetto e al KIID (Informazioni Chiave per gli Investitori) nella versione di volta in volta vigente disponibili gratuitamente, unitamente al regolamento di gestione e alla relazione annuale e semestrale di ciascun fondo, sul sito internet della società di gestione ETHENEA Independent Investors S.A., ethenea.com. Prima dell’adesione leggere il prospetto.


MOTORS

FASCINO ECO-TECH Da Porsche non ci si aspetta nulla di meno: un’estetica sempre all’avanguardia È arrivata l’ora della Panamera Turbo S, regina delle auto ibride

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Circa il 60% dei modelli Porsche venduti nel 2017 in Europa è ibrido. L’esigenza di una guida eco che però non rinuncia alle prestazioni si dimostra vincente. Tra le auto di maggiore impatto estetico figura la Panamera, in particolare il modello Turbo S (guida sportiva). La versione ibrida garantisce fino a 50 km di autonomia in modalità completamente elettrica, con un

motore che genera una potenza di 680 hp, affiancato al V8. In attesa che arrivi sul mercato la versione interamente elettrica, Porsche, in collaborazione con Audi, BMW, Ford e Daimler ha aderito al progetto Ionity, joint venture per la costruzione di 400 punti di ricarica veloce per auto elettriche disseminati lungo le autostrade europee entro il 2020.

SUPER CAR Una linea che ha saputo conquistare anche gli scettici delle 4 porte, Porsche Panamera continua a mietere successi. La versione ibrida della Turbo S è sempre più bella (e affidabile).


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DETTAGLI NON TRASCURABILI Schermi ad alta definizione che permettono anche ai passeggeri di avere di fronte il cruscotto della Panamera. Ovviamente la connettività è di ultima generazione. A destra, un focus sul sistema frenante. Per ulteriori informazioni: www.porsche.com


TREND

UNA GIACCA-ICONA The North Face rilancia il modello creato nel 1992 per l’avventura A 25 anni di distanza, performance al top e un look che non invecchia mai

IL SEGRETO Speciali pannelli di piuma d’oca che regolano e aumentano il calore interno. Le rifiniiture e i colori della replica aggiungono ulteriore appeal.

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Era il 1992, venticinque anni fa, quando prese forma la Nuptse Jacket. La novità consisteva nel fatto che per prima questa giacca fatta per l'avventura proponeva una struttura innovativa, a pannelli, in grado di aumentare notevolmente il calore percepito. Dal successo imperituro di questo capo nasce il

lancio della sua replica, in quattro varianti di colore: il blu, l’originale rosso della prima edizione, il nero e un giallo riconoscibile, tutti declinati sia nella versione tradizionale che sul gilet senza maniche. Una giacca amata dagli sportivi ma anche da molti personaggi del mondo musicale.


Leader europeo nel risparmio gestito*

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Un investimento protetto e attivo.

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Garanzia prestata da Amundi SA, Fitch Ratings A+

Per ulteriori informazioni: amundi.it

* Il maggiore asset manager europeo per totale di masse in gestione (AUM) - Fonte IPE “Top 400 asset managers” pubblicato in giugno 2017 e basato sugli AUM a dicembre 2016. Messaggio pubblicitario con finalità promozionali. Il presente documento contiene informazioni inerenti ad Amundi Funds Protect 90 (il “Comparto”), un comparto della SICAV Amundi Funds (la “SICAV”), organismo di investimento collettivo in valori mobiliari a comparti multipli di diritto lussemburghese che ha nominato Amundi Luxembourg SA, appartenente al gruppo Amundi, quale propria Società di gestione. L’obiettivo del Comparto è partecipare all’andamento dei mercati finanziari con una protezione del capitale parziale e permanente, beneficiando di una protezione quotidiana che costituisce il 90% del valore patrimoniale netto massimo registrato dalla data di lancio del Comparto. La protezione viene prestata da Amundi S.A. (di seguito “Soggetto Garante”) ed è assicurata per un periodo contrattuale iniziale di cinque anni (a partire dalla data di lancio del comparto). In seguito, la protezione viene rinnovata automaticamente per periodi contrattuali di un anno. La convenzione stipulata con il Soggetto Garante non costituisce garanzia di integrale restituzione del capitale iniziale. I potenziali investitori devono esaminare se i rischi annessi all’investimento siano appropriati alla propria situazione, e devono altresì accertarsi di aver compreso interamente il presente documento. In caso di dubbi, si raccomanda di consultare un consulente finanziario al fine di determinare se l’investimento sia appropriato. I risultati passati non sono indicativi di quelli futuri. Il presente documento non rappresenta un’offerta a comprare né una sollecitazione a vendere. Esso non è rivolto ad alcuna “U.S. Person” come definita nel Securities Act of 1933 e nel Prospetto. Prima dell’adesione leggere il KIID, che il proponente l’investimento deve consegnare prima della sottoscrizione, e il Prospetto, disponibile gratuitamente, unitamente alle ultime relazioni annuali e semestrali e allo statuto, presso le sedi dei soggetti collocatori, nonché sul sito internet www.amundi.it. |


OPINION

Marcia inarrestabile Il mercato italiano del private banking vale ormai quasi 800 miliardi di euro Dall’architettura aperta alle nuove competenze, le prossime sfide del settore DI SIMONA MAGGI*

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PRIVATE

Il private banking continua a crescere e a fine settembre raggiunge i 791 miliardi di euro di masse in gestione. Una fetta rilevante della ricchezza del Paese, se si considera che Prometeia stima in 4.200 miliardi quella di tutte le famiglie italiane. Un risultato eccellente legato alla capacità del settore di crescere dal 2007 a oggi del 7,8%, e di raggiungere l’86% della ricchezza private italiana. Un successo anche se confrontato con il resto del mondo, dove il servizio di private banking si ferma al 41% del target potenziale. Una storia di successo giocata su una distribuzione della ricchezza private più democratica

del resto del mondo, dove il fenomeno di polarizzazione della ricchezza appare più marcato e più veloce di quanto non lo sia in Italia, ma che a confronto con altri Paesi più evoluti mostra ancora alcuni gap da colmare. Gamma di offerta Il confronto internazionale su prodotti e servizi offerti mostra un private banking che si distingue per la quota rilevante di architetture aperte sul totale dei portafogli (Nord America 85-90%, Asia Pacifico 60-80%, Europa 50-70%). In Italia la quota di architettura aperta si ferma al 50% mostrando ampi spazi

di crescita possibile, soprattutto considerando che, quando si indaga la soddisfazione della clientela target per le opportunità offerte dal marcato private, si comincia a rilevare la percezione di ricevere proposte di investimento concentrate su pochi prodotti. Modello di servizio Il secondo elemento tipico dell’Italia è il peso assunto dalla consulenza evoluta a pagamento che è pari al 12% del totale degli asset, rispetto a un 19% rilevato a livello mondo. Il trend futuro del servizio è senza continua a pag. 78 >



OPINION

dubbio di crescita (globalmente nel 2021 dovrebbe raggiungere il 27%). Perché questo possa avvenire è necessario aiutare i clienti a valutare i costi che devono sostenere rispetto al servizio che possono ricevere, dal momento che le indagini mostrano come oggi si limitino di fatto a confrontarli con le performance dei loro investimenti. I modelli di servizio dovranno distinguersi sulla base della segmentazione operata sui clienti. In alcuni Paesi la segmentazione è più sofisticata e non viene basata esclusivamente sulla dimensione della ricchezza finanziaria. Con l’obiettivo di migliorare l’efficienza e l’efficacia del servizio, i fattori di segmentazione che andrebbero tenuti in considerazione sono legati ai comportamenti di acquisto, alle attese sul livello servizio e agli atteggiamenti verso la pianificazione e i progetti di vita.

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PRIVATE

Il profilo del private banker Nel modello di servizio private la figura del banker è centrale e il cliente private non ne prescinderebbe mai. Il cliente reputa fondamentale il ruolo del private banker come semplificatore, mediatore e portatore delle sue esigenze presso la banca. La professionalità del private banker rappresenta infatti il primo motivo di scelta della banca di riferimento per gli investimenti, il primo touch point con la banca per frequenza di contatto su 14 analizzati e il primo driver di

I differenti modelli di private banking nel mondo NORD AMERICA

EUROPA ITALIA

ASIA-PACIFICO

Clienti private e ricchezza

Concentrazione su equity

Concentrazione su cash

Offerta prodotto e servizio

Offerta avanzata

Offerte base

Modello di servizio

Modello su misura

Modello indifferenziato

Profilo del private banket Banker eclettico Customer journey digitale

Altri investimenti

Banker veterano

Bassi investimenti

Fonte: AIPB BcG

soddisfazione per il servizio ricevuto su 8 rilevati. Il gap principale, è la forte competizione esistente nel settore per acquisire le figure professionali. Se si confrontano le diverse aree geografiche, il metodo più diffuso per acquisire private banker è sottrarli ai competitor. Con l’obiettivo di contenere i costi del servizio e ampliare le competenze professionali messe a disposizione dei clienti, nei Paesi più evoluti si cominciano a rilevare piccole percentuali di profili professionali e provenienti da altri settori come l’asset management, l’investment banking e l’Università. Customer journey digitale Il gap più marcato è quello degli investimenti dedicati alla digitalizzazione del servizio. In Italia si è lavorato molto sulla dematerializzazione dei processi, come ad esempio attraverso l’utilizzo della firma grafometrica per evitare

il ricorso alla documentazione cartacea. Invece, rispetto ad altri Paesi, si è investito ancora poco sull’offerta digitale al cliente e sui supporti per i private banker allo scopo, ad esempio, di rendere più efficiente l’asset allocation e il monitoraggio dei portafogli investiti. Concludendo, il private banking in Italia mostra dei punti di forza e alcune aree di miglioramento. L’alta diffusione del servizio presso il target di clientela, il peso significativo dei ricavi ricorrenti (70% rispetto al 12% del resto del sistema bancario), il basso assorbimento di capitale e la buona marginalità rispetto ad altri Paesi la rendono un’industria molto profittevole, per il momento, ma i gap andrebbero colmati per non perdere gli ottimi risultati raggiunti.

*Direttore scientifico di Aipb


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PRIVATE

Arte di investire Le collezioni sono un investimento anticiclico Ma occorre prestare attenzione ai rischi e alla pianificazione DI GIOVANNI CRISTOFARO*

Il mercato dell’arte - pur con le sue fisiologiche contrazioni - è caratterizzato da volumi in costante crescita. Il rapporto semestrale di Art Price evidenzia che il mercato dell’arte internazionale ha chiuso il primo semestre 2017 con una crescita generale del 5,3%, per un valore complessivo delle transazioni in asta di 6,9 miliardi di dollari. Il mercato statunitense, con un fatturato di oltre 2,2 miliardi di dollari, precede quello cinese che, pur colpito da una contrazione del 12%, ha fatto registrare un fatturato di poco inferiore ai 2 miliardi di dollari. Il mercato dell’arte in Italia, nel primo semestre del 2017 ha registrato una contrazione del 6,3%, ma ha conservato il quinto posto nel ranking mondiale.

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PRIVATE

Le criticità La problematica più frequente è rappresentata dall’autenticità dell’opera. Essa è usualmente attestata da un certificato che, di fatto, ne influenza anche il valore. Il Codice dei Beni Culturali (D. Lgs. 42/2004) ha imposto – a chiunque eserciti l’attività di vendita al pubblico, esposizione a fini di

commercio o intermediazione finalizzata alla vendita di opere d’arte - l’obbligo di consegnare all’acquirente la documentazione che ne attesti l’autenticità o, quanto meno, la probabile attribuzione e la provenienza. Il Codice ha disciplinato anche la fattispecie – invero piuttosto ricorrente – in cui siano assenti i documenti di autenticità dell’opera e ha imposto al venditore professionale l’obbligo di rilasciare una dichiarazione recante tutte le informazioni disponibili sull’autenticità dell’opera o sulla sua probabile attribuzione e provenienza. Documentazione da conservare Non è però infrequente che tale documentazione sia di fatto assente, e spetta quindi al collezionista provvedere a verificare l’autenticità dell’opera. Ciò avviene soprattutto per le opere d’arte antica o moderna, che in assenza di documentazione, inducono a condurre indagini chimico-scientifiche per l’analisi dei pigmenti del colore – al fine di ricostruire il periodo di esecuzione

Museo di arte moderna, Stoccolama

dell’opera – e a richiedere una expertise formale rilasciata da esperti del settore e dell’artista cui l’opera è riconducibile. Per le opere d’arte contemporanea la procedura di verifica dovrebbe essere più semplificata, visto che il certificato di autentica è prodotto dall’artista stesso, se in vita, ovvero


PRIVATE ART

esempio, dal mercato statunitense, nel quale l’opera d’arte, se non l’intera collezione, è usualmente utilizzata a supporto di operazioni finanziarie oggetto di complesse operazioni o diviene oggetto di pianificazioni successorie per il tempo in cui il proprietario della collezione non sarà più in vita.

in applicazione del principio della libera interpretazione. Utilizzo con finalità successorie L’interesse per l’arte– anche ai fini di diversificazione degli investimenti – è sempre maggiore, ma il mercato italiano non dimostra ancora la stessa consapevolezza raggiunta, ad

*Partner dello studio legale Chiomenti

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dai familiari dell’artista (oppure dalle fondazioni o dagli archivi) i quali, ai sensi della legge sul diritto d’autore, sono i titolari dei diritti morali dell’opera, incluso quello di riconoscimento della sua paternità. Non di rado, però, l’expertise o il certificato di autentica sono oggetto di accertamento giudiziale,

PRIVATE

L’interesse per questa asset class, anche ai fini della diversificazione, è in crescita tra i detentori di grandi patrimoni

Scegliere il veicolo giuridico Questo incide anche sulla realizzazione di strutture di pianificazione successoria della collezione, che potrebbero invece – da un lato – assicurare una continuità alla collezione, preservandola da liti ereditarie, e - dall’altro – consentire agli eredi del collezionista di beneficiare dell’utilizzo della collezione a supporto di operazioni finanziarie. Strutture come le società semplici o i trust, ad esempio, possono consentire infatti la gestione e la conservazione unitaria della collezione nel tempo e attraverso le generazioni - di fatto “entificandola” e rendendola un soggetto autonomo, autosufficiente e insensibile alla successione ereditaria e alle vicende personali e patrimoniali dei componenti della famiglia, che potrebbero comunque beneficiarne – così da conservarne il valore e in modo tale che essa stessa fornisca la garanzia per i finanziamenti bancari dedicati all’acquisto di nuove opere.


JOB & BANK

Agevolazioni per gestori Dall’Agenzia delle Entrate arrivano chiarimenti sul carried interest Prevista aliquota al 26% sui proventi derivanti dalla partecipazione ai fondi DI CLAUDIO MORPURGO*

Con la circolare n. 25/E/2017, l’Agenzia delle Entrate ha fornito importanti chiarimenti sulla materia del carried interest. Si tratta di una prassi di remunerazione, nata nel mondo del private equity e dei gestori dei fondi di investimento, tramite la quale, al momento del disinvestimento delle partecipazioni, vengono distribuiti redditi che usualmente corrispondono al 20% del capital gain ottenuto grazie all’operazione, mentre il restante 80% viene distribuito agli investitori del fondo.

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PRIVATE

Decreto del 2017 La normativa analizzata dall’Agenzia delle Entrate è quella contenuta dal decreto n. 50 del 24 aprile 2017 e riguarda tutti i proventi da partecipazione a società, enti o Oicr di dipendenti e amministratori. La circolare in questione ha, quindi, assicurato “appigli” di grande importanza, dato che riguarda proventi che, essendo qualificati come redditi da capitale, vengono tassati con un’aliquota del 26%, e non come redditi da lavoro tassati (essendo in genere elevati) con l’aliquota marginale del 45%.

L’aspetto più significativo del carried interest è che si tratta di una prassi di remunerazione finalizzata a legare gli interessi dei manager con quella dei soci, assicurando loro un diritto patrimoniale rafforzato consistente più precisamente nel diritto a ricevere una parte dell’utile complessivo generato dall’investimento in misura più che proporzionale all’investimento stesso. Perimetro definito Gli aspetti principali che sono stato “interpretati” dall’Agenzia delle Entrate riguardano l’identificazione dei soggetti ai quali sia applicabile la materia del carried interest e della conseguente qualificazione reddituale di questi proventi. Nello specifico, i benefici fiscali (trattamento come redditi di capitale e non come redditi di lavoro ordinariamente soggetto a Irpef secondo le ordinarie aliquote progressive e ad obblighi di ritenuta per il datore di lavoro) concernono una platea mirata di manager, cioè quelli che intrattengono un rapporto di lavoro dipendente o assimilato con la società, l’ente o la Sgr, i dipendenti di società di consulenza finanziaria e anche delle società che effettuano

l’investimento e delle società “target” obiettivo delle operazioni di investimento. E ancora, l’Agenzia delle Entrate ha indicato quando si è in presenza di redditi di capitale e quando, invece, tali redditi siano riconducibili all’ambito del lavoro dipendente, rappresentando che, comunque, Il mancato rispetto di uno o più requisiti non comporta l’automatica riqualificazione dei proventi derivanti da strumenti finanziari rafforzati come redditi da lavoro, dovendo in ogni caso procedere a una valutazione del singolo caso. Ciò detto, secondo l’Agenzia delle Entrate i requisiti per considerare tali proventi come redditi da capitale o redditi diversi e quindi esclusi, ope legis, dai redditi da lavoro dipendente sono molteplici. Per esempio, si è evidentemente in presenza di un investimento manageriale di natura collettiva dato che l’impegno di investimento complessivo di tutti i dipendenti e amministratori deve riguardare un esborso effettivo (al momento della sottoscrizione dei titoli in sede di aumento di capitale sociale o alla data del loro acquisto) pari ad almeno


JOB & BANK

rafforzati, prima della maturazione del carried interest.

Limiti di destinazione Ai fini del rispetto del requisito dell’esborso effettivo, le quote sottoscritte dovranno essere liberate dai manager al momento del richiamo che la Sgr effettuerà per realizzare l’investimento e, al raggiungimento della soglia di investimento dell’1%, concorrono tutti gli strumenti finanziari sottoscritti dai manager (detenuti sia direttamente che tramite società partecipate dagli stessi). Distribuzione differita Un altro aspetto importante affrontato dalla circolare è che i diritti

patrimoniali rafforzati maturano solo dopo che tutti i quotisti dell’Oicr o i soci della società hanno percepito un ammontare pari al capitale investito e un rendimento minimo previsto nel regolamento dell’Oicr o nello statuto della società, ovvero, in caso di cambio di controllo o di gestore, alla condizione che gli altri quotisti o soci abbiano realizzato, con la cessione, un prezzo di vendita almeno pari al capitale investito e al rendimento minimo sopra citato. Questa distribuzione differita del carried interest costituisce condizione di accesso alla presunzione legale di qualificazione del reddito e riguarda però solo “l’extra-rendimento”, non precludendo, quindi, la possibilità di restituzione del capitale e del rendimento minimo ai manager titolari di strumenti finanziari

*Claudio Morpurgo guida Morpurgo e Associati, studio legale specializzato nella materia giuslavoristica, spesso impegnato nel settore del credito.

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l’1% dell’investimento complessivo effettuato dall’Oicr o del patrimonio netto (capitale sociale più riserve) nel caso di società o enti.

PRIVATE

I benefici fiscali riguardano i manager che hanno un rapporto di lavoro dipendente o assimilato con la società, l’ente o la Sgr

Holding period di 5 anni La circolare, da ultimo, ha indicato, quale requisito essenziale, che gli strumenti finanziari siano detenuti dai dipendenti e dagli amministratori (o dai loro eredi) per un periodo (holding period) non inferiore a 5 anni o, qualora precedente, al cambio del controllo della società o del gestore per l’Oicr. Una deroga al vincolo temporale quinquennale di detenzione è rappresentata dal cambio di controllo o di sostituzione del soggetto gestore. Detto questo, ogni contesto dovrà prevedere discipline mirate e non standardizzate in tema di carried interest. Alcuni esempi, in ottica giuslavoristica, valgono per tutti: quelli di strutturare, al fin di escludere la riconducibilità ai redditi di lavoro dipendente, al meglio determinate pattuizioni come quelle in materia di good o bad leavership, quelle che assicurano al manager la restituzione del capitale investito, quelle che determinano i complessivi pacchetti retributivi facendo concepire il carried interest una integrazione della retribuzione ordinaria.


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OPINION

Pronti, via, si riparte Inizia un nuovo anno ed è il momento di impostare programmi futuri per il fisico Tutte le strategie e i metodi migliori per recuperare la forma DI ALESSANDRO SCALICI*

molto alto. Uno schema di attività fisica da seguire potrebbe essere il seguente: riscaldamento; 10 minuti di interval training (20’’+ 10’’); 20 minuti di allenamento con i pesi a circuito (4/5 esercizi molto brevi e intensi da farsi no stop); 20 minuti di cardio a bassa intensità. Raccomandazioni Questo allenamento potremmo ripeterlo dalle due alle tre volte la settimana. Per quanto riguarda la scelta degli esercizi, vi consiglio quelli a corpo libero, senza necessariamente l’utilizzo di macchine isotoniche. Una raccomandazione, prima di iniziare un qualsiasi programma sportivo: non dimenticate mai di avere l’ok del medico.

*Specializzato in personal training, gestisce la palestra Universo a Milano

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Sei step Fatto questo dobbiamo programmare un protocollo di lavoro che di pari passo ad un regime alimentare ad hoc ci porti al risultato sperato.

Ecco, di seguito, alcuni punti che dovremo poi tenere in considerazione: Calma insulemica: non avere oscillazioni glicemiche. Vuol dire permettere al corpo di attivare i processi lipolitici. Per fare questo cerchiamo di mangiare pochi carboidrati, preferendo quelli complessi e ricchi di fibre. Proteine: devono essere sempre presenti per preservare i muscoli. Attività cardiovascolare o aerobica: potrà essere a bassa intensità, con produzione di acido lattico quasi nulla. Attività con i pesi: deve essere molto intensa ma breve (3-5 ripetizioni) Lavoro a circuito: serve per allenare tutto il corpo alternando i vari distretti muscolari senza mai fermarsi, mantenendo quindi un consumo

PRIVATE

Se pranzi e cene abbondanti delle festività natalizie non sono ancora stati smaltiti, è il momento di correre ai ripari. Prima di tutto cerchiamo di valutare effettivamente l’entità dei danni, e per farlo non è mai buona cosa affidarsi alla sola bilancia. Infatti la variazione di peso moltissime volte non rispecchia effettivamente variazioni di massa grassa. Cerchiamo quindi di utilizzare più strumenti, come lo specchio e soprattutto il centimetro sul girovita.


ART

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Umberto Boccioni Studio per Testa + casa + luce (La madre),1912 penna su carta, cm 21,4x13,6 Firmato in basso a destra: Boccioni Stima: euro 17.000 - 20.000 Aggiudicato da Finarte: 99.000 euro


ART AUCTION

Novecento da riscoprire Il 2017 si è chiuso con segnali di ripresa per il mercato italiano dell’arte Da segnalare aste affollate e numerose assegnazioni che hanno battuto le attese DI ALESSANDRO CUOMO*

Occasioni per tutte le tasche Nell’arte moderna e contemporanea cresce l’interesse per figure che sono rimaste nascoste tra le pieghe del mercato: basti pensare a movimenti come Fluxus, Poesia Visiva e Body Art. Il collezionista di oggi riesce così a considerare la rilevanza degli autori nel momento culturale di riferimento, potendone valutare anche i trend di mercato con immediatezza e obiettività. Dunque non serve necessariamente un budget oltre i 100mila euro per incontrare piacevoli soddisfazioni. Da Boccioni a Schifano Umberto Boccioni, l’alfiere del Futurismo italiano, ha acceso l’asta di Arte Moderna e Contemporanea di Finarte. Una penna su carta, Studio per testa + casa + luce (la madre), del

Record per Arienti Per l’Arte Contemporanea a stretto giro, particolare attenzione merita Turbina, 1986 di Stefano Arienti che ha realizzato il record per l’artista, quintuplicando la stima 87

Focus sulla qualità Il secondo semestre dello scorso anno ha messo in evidenza un clima contrassegnato da timidi segnali positivi dell’economia. È plausibile ipotizzare una crescita seppur moderata anche per quanto riguarda la prima parte del 2018, cominciando ovviamente da ArteFiera Bologna e dal Brafa di Bruxelles. Scendendo nel dettaglio: si riscontra un atteggiamento di prudente attesa dei compratori della fascia medio alta, orientati all’investimento e alla speculazione, per la consapevolezza che il legislatore abbia iniziato a occuparsi del mondo dell’arte (modifica delle soglie temporali/disposizioni di tutela) e per la paura che possa considerarlo un ambito da tracciare e riorganizzare anche cercando risorse attraverso nuove tasse. Da un’altra parte cresce l’interesse di

1912, è stata aggiudicata a 99.000 euro, quintuplicando la stima massima e realizzando il record per uno studio preparatorio del maestro. Passando in rassegna i lotti della vendita meneghina ai Frigoriferi Milanesi appare evidente come non siano mancate le opportunità per i collezionisti e gli investitori per acquistare lavori di livello a prezzi tutto sommato ragionevoli. Ottima performance anche per l’opera di Carlo Carrà Il pagliaio, 1927, olio su tela aggiudicato a 75.000 euro confermando la stima. Si segnalano anche gli eccellenti risultati delle cinque acqueforti di Giorgio Morandi, provenienti da una stessa collezione privata lombarda: 4 lotti su 5 sono stati aggiudicati sopra la stima massima. Sogno rosa per Balla, 1965, smalto e grafite su tela di Mario Schifano, omaggio all’artista futurista Giacomo Balla, è stato aggiudicato a 99.000 euro.

un collezionismo colto, rivolto per esempio alla pittura del ‘900 italiano, attento a riconsiderare gli artisti figurativi storicizzati, alla luce di prezzi appetibili, dopo anni di forti ribassi. Naturalmente questo atteggiamento ha riscontro per opere di alta qualità, di data, corredate da provenienze importanti.

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Complice una stagione di vendita particolarmente congestionata, il mercato dell’arte negli ultimi mesi del 2017 ha evidenziato alcune difficoltà per le big internazionali, ma anche straordinari spazi di manovra per i piccoli investitori.


ART

In alto: Carlo Carrà Il pagliaio, 1927 olio su tela, cm 70x90 Firmato e datato in basso a destra: Carlo Carrà 927 Stima: euro 60.000 - 80.000 Aggiudicato da Finarte: 75.000 euro

minima e chiudendo a 25.000 euro. Infine, si registrano buoni risultati anche per Titina Maselli, Alfredo Chighine che ha raddoppiato la stima massima, Sergio Lombardo, per Luciano Fabbro aggiudicato a 21.875 euro, Luigi Veronesi, Vincenzo Agnetti, Giuseppe Santomaso, Carlo Mattioli e i tre Roberto Crippa storici veduti sopra le aspettative. Complessivamente è stato esitato il 60% dei lotti, per circa 1,5 milioni di euro di valore totale.

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PRIVATE

Risale la fotografia Buoni i risultati anche per l’asta di Fotografia che ha totalizzato un risultato di oltre 250.000 euro. La prima vendita in collaborazione con Minerva Auctions ha visto un inizio dinamico, con una sala attiva e interessata fin dai primi lotti.

A destra: Stefano Arienti Turbina,1986 carta stampata piegata, cm 20x50x50 Firmato e datato: Stefano Arienti 1986 Stima: euro 6.000 - 8.000 Aggiudicato da Finarte: 25.000 euro

Ottima la performance dell’Araki, aggiudicato a 4.500 euro, e delle opere di Lisetta Carmi dalla serie i Travestiti che hanno confermato il record italiano dell’artista. Una menzione speciale spetta a Franco Fontana e Mario Giacomelli, protagonisti indiscussi tra gli artisti italiani in asta. Tutte le opere dei due fotografi sono state vendute, spesso raddoppiando le stime massime. In particolare si segnalano i paesaggi storici di Franco Fontana, i cui lotti hanno più che triplicato la stima minima. Il catalogo di fotografia

ha presentato inoltre artisti internazionali battuti per la prima volta in Italia tra cui Zhang Huan, My Rome, Mountain, aggiudicato a 12.500 euro e infine Tracey Moffat, aggiudicato per 7.750 euro. Tutte le cifre indicate includono il buyer’s premium. I listini delle aggiudicazioni sono disponibili su www.finarte.it

*Responsabile del dipartimento di arte moderna & contemporanea di Finarte


LA CILIEGINA SULLA TORTA PERFORMANCE DALLA DATA DI LANCIO RISPETTO1 ALL’INDICE MSCI EMERGING MARKETS (NET TR) 250

150

OUTCOME #03

100 50 0

Giu 17

Mar 17

Nov 16

Apr 16

Ago 16

Genn 16

Giu 15

Ott 15

Mar 15

Nov 14

Apr 14

Ago 14

Genn 14

Giu 13

Ott 13

Mar 13

Ago 12

Nov 12

Genn 12

Hermes Global Emerging Markets Fund

Magg 12

Giu 11

Ott 11

Mar 11

Ago 10

Nov 10

Genn 10

Magg 10

Giu 09

Ott 09

Mar 09

-50 Nov 08

Rendimento cumulativo (%)

200

MSCI Emerging Markets (Net TR) Index

Il nostro investimento su un produttore cinese di latticini leader del settore, impegnato sul miglioramento della governance e dell’operatività che ha portato a un radicale innalzamento della qualità dei suoi prodotti, oltre che a un aumento del prezzo delle sue azioni nel lungo termine.2

I rendimenti passati non sono indicativi di risultati futuri. Il valore degli investimenti può subire oscillazioni al rialzo come al ribasso, ed è possibile che gli investitori non recuperino l’importo originariamente investito.

Hermes Global Emerging Markets Fund Hermes ritiene che i cambiamenti strutturali dell’economia mondiale stiano trasformando i mercati emergenti; saranno vincenti le aziende che puntano su efficacia e sostenibilità. Grazie al nostro approccio top-down e bottom-up siamo in grado di individuare la società che hanno tutte le carte in regola per trarre vantaggio da questo contesto mutevole. Inoltre, le nostre analisi di investimento integrano totalmente le dimensioni ESG, permettendo di ottenere una visione più globale dei rischi e delle opportunità. Questo approccio ha consentito di generare delle performance da primo quartile e superiori al benchmark su 3 e 5 anni e dal lancio del fondo.3 ATTRAVERSO IL NOSTRO APPROCCIO OLISTICO, MIRIAMO A GENERARE DELLE PERFORMANCE ECCELLENTI E AD AGIRE RESPONSABILMENTE, CONTRIBUENDO AL TEMPO STESSO AL MIGLIORAMENTO DELLA VITA DI MOLTE PERSONE

Contatto +44 (0)20 7702 0888 Website www.hermes-investment.com Destinato unicamente a investitori professionali. 1 Lancio del fondo: 09/12/2008. 2 Bloomberg dal 31/03/12 (data in cui il team ha aperto la posizione) al 30/06/17. 3 Morningstar al 31/03/17. Morningstar Rating al 30/06/17. Fonte: Performance complessive Hermes al 30/06/17, azioni di classe F Acc. in USD, al netto di tutti i costi e delle commissioni di gestione, dalla partenza il 20/09/2013. Azioni di classe Z Acc. in sterline del track record precedente convertite in USD, commissioni e valute corrette dal lancio del fondo, al netto di tutti i costi. L’indice di riferimento è l’MSCI Emerging Markets (Net TR). Gli investimenti all’estero possono risentire dell’andamento dei tassi di cambio. Gli investimenti nei mercati emergenti tendono ad essere più volatili rispetto a quelli nei mercati maturi e il valore di un investimento può variare nettamente al rialzo come al ribasso. Pubblicato e approvato da Hermes Investment Management Limited, che è autorizzata e regolamentata dalla Financial Conduct Authority. Sede legale: Lloyds Chambers, 1 Portsoken Street, Londra E1 8HZ. Le conversazioni telefoniche possono essere registrate per finalità di controllo qualità.


OPINION

Carboidrati da selezionare Il diabete si sta diffondendo rapidamente a causa dell’alimentazione scorretta Un indicatore da monitorare con attenzione è l’indice glicemico di ciasun prodotto DI ROBERTO CANNATARO /

roberto-cannataro-rd-79a70938

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la patologia più diffusa e in crescita in quanto a casi e gravità non è il tumore, ma il diabete, in particolare quello di tipo II, giustamente definito diabete alimentare. E in effetti casi sono in aumento proprio a causa di abitudini alimentari scorrette e mancanza di attività fisica.

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PRIVATE

Fattore insulina Per prevenire un tale male, ma anche per gestire al meglio le attività quotidiane può essere molto utile imparare a giudicare i carboidrati o comunque gli alimenti che ne contengono, in quanto non sono tutti uguali e soprattutto non hanno lo stesso effetto sul nostro organismo. È ben noto a tutti che la glicemia indica quanto glucosio è presente nel sangue: se questa si innalza, il nostro organismo secerne l’insulina, che tra le altre cose ha la funzione di riportare la glicemia ai valori normali (ovvero tra 60 e 100 mg per decilitro). Quando questo meccanismo non funziona, si instaura il diabete, preceduto dalla situazione detta resistenza insulinica. L’indice glicemico è uno strumento

per valutare come e in quanto tempo un alimento riesce a far variare la glicemia, ovviamente più è intenso lo sbalzo glicemico maggiore è la quantità di insulina richiesta per riportare le cose alla normalità. In più se viene prodotta molta insulina spesso la glicemia diventa più bassa di quella iniziale con stimolo ad alimentarsi nuovamente e se questo non è possibile, difficoltà di concentrazione, stanchezza persino sonno. È quello che succede dopo aver mangiato un piatto di pasta! Meglio il fruttosio Spesso si sente distinguere i carboidrati in semplici e complessi, ma ciò a livello di impatto glicemico significa poco: basti pensare a fruttosio e glucosio che sono dei

monosaccaridi, ovvero carboidrati semplici, ma il primo fa variare poco rapidamente la glicemia, il secondo in modo molto rapido, quindi si comportano in maniera diametralmente opposta. È decisiva la presenza di fibre, carboidrati che il nostro organismo non è capace di processare. Tra le altre cose, le fibre rallentano lo svuotamento gastrico e fanno da schermo per l’assimilazione dei carboidrati, rallentandone il passaggio nel sangue: è per questo che sono da preferire gli alimenti integrali. Se non sono graditi, meglio iniziare il pasto, specialmente se prevede un quantitativo di carboidrati cospicuo (un piatto di pasta o un dolce), con delle verdure oppure ortaggi. Mangiare poi il primo non è sbagliato.



ASSET

Etf sempre più private I prodotti indicizzati pesano per circa il 2% sui grandi portafogli Bellingeri (iShares): “La Mifid 2 sarà un volano per la crescita del settore” DI FRANCESCA VERCESI / @frvercesi

La Mifid 2 è arrivata e, con lei, la rivoluzione dei portafogli. Già, perché la nuova normativa europea metterà a nudo tutta la dinamica dei costi coinvolti nel processo di costruzione delle scelte di investimento, in nome di più trasparenza. A questo proposito gli Etf, che già da tempo crescono rapidamente, con tutta probabilità sono destinati ad accelerare. Soprattutto in Italia dove il potenziale di crescita è più alto che negli altri Paesi, come racconta Emanuele Bellingeri, responsabile per l’Italia di iShares and index investment (BlackRock). Qual è la quota media dei passivi nel portafoglio del private banking? In Italia l’incidenza è intorno al 2% del portafoglio contro una media europea del 15%. Di positivo c’è che nel nostro Paese si notano segnali concreti di un crescente utilizzo degli exchange traded fund.

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PRIVATE

Questo ha a che fare anche con la tipologia dei servizi di consulenza… Sì. Rispetto a paesi dove il modello

L’uso dei fondi-indice diminuisce il costo totale a carico dell’investitore rispetto non solo ai fondi attivi, ma anche ai basket dei titoli

Emanuele Bellingeri

è basato sul fee only e quindi va subito in advisory, in Italia gli Etf saranno utilizzati molto in prodotti di asset allocation, unit linked e gestioni patrimoniali. Va detto che anche in Italia molte private bank con servizio fee only inseriscono

questi strumenti direttamente nei portafogli consigliati. A tendere verranno inseriti un po’ in tutti i portafogli, sia in quelli retail, sia in quelli dei clienti private così come sta già avvenendo per gli istituzionali.


ASSET

Con Mifid 2, in un’ottica di maggior trasparenza, come si collocano? Vengono esplicitati tutti i costi. L’uso di Etf diminuisce il costo totale per l’investitore rispetto non solo ai fondi attivi ma anche ai basket dei titoli. È più efficiente comprare un Etf rispetto a un future, per esempio. La banca mantiene la stessa reddittività e, come sottostante, aumenta l’uso di Etf che limitano il costo totale del prodotto offerto. Gli Etf poi sono degli strumenti molto validi all’interno di una gestione patrimoniale. Se dovessi indicare un livello corretto, penso che almeno un 30% del portafoglio di un investitore private dovrebbe essere investito in strumenti passivi diversificati in modo da coprire alcune asset class in base al profilo rischio rendimento. Come si stanno muovendo i passivi a livello geografico? Negli Usa, più del 50% della consulenza è erogata sotto forma di fee only gli Etf stanno crescendo a livelli record. Nel mese di novembre gli Etp hanno raccolto 52,6 miliardi

di dollari a livello globale, con 40,9 miliardi di dollari per i fondi azionari che hanno trainato i flussi da inizio anno con 404,5 miliardi di dollari. A fare da traino sono stati l’azionario Usa e altre esposizioni azionarie allargate sui mercati sviluppati. E se guardiamo i flussi da inizio anno, questi sono enormi: si parla di 610 miliardi di dollari da gennaio a novembre. Molti protagonisti dell’industria sostengono che con le nuove normative non cambierà nulla nella sostanza. Cosa ne pensa? Penso che quando ci sono cambiamenti e trasformazioni un manager debba saper cogliere le opportunità, saper cambiare in parte il modello di business, migliorare l’esperienza del cliente e riuscire a fare più margini predisponendo un modello grazie al quale vendere di più. Veniamo da anni dove il risparmio gestito ha avuto una crescita importante e sarà ancora così. Nel mondo degli Etf i prezzi per singola unità si sono ridotti ma, aumentando i volumi, è cresciuta la marginalità complessiva. Per noi c’è molto spazio di sviluppo, se consideriamo che per i prodotti gestiti l’Italia è indietro alla media europea. Le persone che detengono tanto cash e depositi sono un po’ spaventate quando si tratta di fare delle scelte di investimento. Anche per questo bisogna proporre gli Etf in modo trasparente e chiaro. Ora noi stiamo lavorando con tantissime banche anche nella costruzione delle polizze. 93

In sostanza, a tendere, le banche private non potranno esimersi dall’utilizzo dei passivi… Esatto. Hanno iniziato una decina di anni fa e adesso trovarne una che non li usa è quasi impossibile. E se così fosse, dovrebbe spiegare il perché. In passato alcuni responsabili del marketing strategico di determinate banche erano convinti che gli Etf fossero uno strumento valido solo per i clienti retail. Abbiamo spiegato che questo è un grave errore visto che l’80% degli Etf è utilizzato dagli istituzionali, Bankitalia compresa. Alcuni provider li hanno classificati come prodotto retail perché

erano quotati. Ma sono strumenti più adatti agli institutional, considerando anche il fatto che la gamma degli Etf via via è stata ampliata e si è resa complessa e quelli di ultima generazione, come gli smart beta, sono diventati più sofisticati, e richiedono competenze per sceglierli e adottarli.

PRIVATE

Siete dunque in attesa di crescere ancora. Cosa vi aspettate? Prima era un auspicio, adesso ci sono dei fatti concreti e pensiamo di poter raccogliere il frutto del lavoro fatto in questi anni. La guida che abbiamo redatto è l’esempio di cosa sono gli Etf, di come funzionano e di come si possono usare nei diversi ambiti, nei diversi modelli distributivi. Non andiamo a sindacare il tipo di modello che viene utilizzato. L’offerta è ampia e noi ci inseriamo dove ci sono opportunità. Stiamo lavorando con alcune private bank come UniCredit e Bper e con le grandi reti come Fideuram e Banca Generali. Se dovessimo fare un piccolo bilancio, sul fronte delle banche retail siamo stati sorpresi positivamente, sulle private ci stiamo lavorando e ci aspettiamo grossi flussi.


OPINION

Cigno rosa La direttiva Mifid 2 è una grande opportunità Saranno premiate le realtà più innovative DI ANGELO DEIANA / @AngeloDeianaTW

Ci siamo. Siamo nel 2018, la Mifid 2 è finalmente arrivata e il fintech si sta progressivamente affermando andando a impattare, in questa fase, soprattutto sulla parte di business bancario e finanziario relativa ai sistemi di pagamento.

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PRIVATE

Business da ripensare Intanto cresce la penetrazione di strumenti come i Pir e gli Etf e molti grandi player sono già entrati

o stanno cercando di capire come riuscire a entrare al meglio nella filiera. Un fenomeno esogeno che sembrerebbe smentire il fatto che Mifid 2 rappresenti un problema sui conti del sistema. Altrimenti non ci sarebbero nuovi soggetti disposti a investire in un mondo che si dovrebbe ridimensionare, perlomeno sul piano dei ricavi. In ogni caso, siamo solo all’inizio di una grande trasformazione. Come

ci racconta Assoreti, un italiano su tre pensa in futuro di non aver più bisogno della banca tradizionale e le grandi società di consulenza ci suggeriscono un futuro di rapporti disintermediati che, sia nella raccolta che nel credito, vedrà la prevalenza complessiva dell’online con conseguenti bassissimi costi di transazione. Perché allora grandi protagonisti dell’asset management


OPINION

Chiavi della redditività La risposta è abbastanza semplice. Il target dei new comers del settore è la

Sfide dell’asset management Nel frattempo, il mondo dei Pir spingerà una parte significativa del nostro grande risparmio ancor più verso il sistema fondi che dovrà, di conseguenza, finanziare le nostre Pmi nella percentuale stabilità dalla legge per usufruire del vantaggio fiscale. Un compito non facile per asset manager abituati a confrontarsi con società quotate “relativamente” trasparenti e che, di conseguenza, dovrebbe generare un forte sviluppo

dei processi di finanza straordinaria (bond o quotazioni) delle società che vorranno accedere al flusso di risorse generato dai Pur. Una piccola rivoluzione per le nostre piccole e medie aziende che, finora, hanno fatto impresa mediamente solo con il 17% di capitali propri, andando invece a leva attraverso i prestiti bancari. Alternative allo sportello È questa la nuova, grande sfida della filiera. Spostare il fulcro del reperimento delle risorse per fare impresa dal sistema bancario al sistema finanziario. Con un’ulteriore importante conseguenza: liberare il sistema imprenditoriale dalla dipendenza degli asset immobiliari richiesti dalle banche come garanzie sottostanti ai finanziamenti. Un patrimonio immobiliare immenso che potrebbe essere ottimizzato e messo a reddito attraverso il possibile “cigno rosa” del futuro: un processo di ottimizzazione patrimoniale complessiva della clientela che produca nuova liquidità attraverso la valorizzazione finanziaria degli immobili dei nostri imprenditori, liberati finalmente dalle catene delle ipoteche a garanzia. Un mare ancora non troppo navigato nel nostro Paese ma molto sviluppato altrove. Un mondo nuovo, in cui il wealth management 4.0, il cavaliere bianco del conto economico, proverà a compensare gli impatti potenzialmente negativi di Mifid 2, Psd e Priips. 95

internazionale nonché importanti fondi di private equity (o i molto trascurati grandi carrier telefonici nazionali e internazionali) stanno puntando a trovare un posizionamento vincente nel nostro Paese? (Fra l’altro, con un particolare focus nel wealth management).

ricchezza privata netta degli italiani che, secondo gli ultimi dati di Bankitalia, ha oscillato negli ultimi 3 anni intorno ai 10mila miliardi di euro. Un patrimonio importante, la terza ricchezza privata del mondo dopo Belgio e Australia a quanto risulta dai dati delle principali istituzioni internazionali, fatta di un 32% investito sui mercati finanziari e del restante 68% immobilizzato nel real estate. Il mantra del momento è: chi ha in mano il cliente riesce a produrre reddito. Nell’economia del futuro, non è importante cosa vendere, l’importante è posizionarsi come interfaccia unica del cliente per il soddisfacimento dei suoi bisogni. Ed è lì che comunque sta il business. La filiera dei ricavi produzione/ distribuzione post Mifid 2 si assottiglierà sicuramente ma ci vorrà tempo, anche perché il primo momento in cui i clienti vedranno il TER complessivo del proprio investimento sarà tra febbraio e marzo del 2019.

PRIVATE

Siamo solo all’inizio di una grande trasformazione Un italiano su tre pensa che in futuro non avrà più bisogno della banca tradizionale


TOP LIFE

Le regine del fashion Nel 2017, Kendall Jenner ha incassato 22 milioni di dollari Alle sue spalle Gisele Bundchen, davanti a Chrissy Teigen e Adriana Lima DI SARA MORTARINI

Adriana Lima

MODA

LA MODA SI FA SOCIAL Nell’era dei social network, anche il mondo della moda cambia volto e dinamiche. Ed è così che lo scettro della top model più pagata al mondo passa di mano nel 2017, con la veterana Gisele Bundchen, regina d’incassi incontrastata negli ultimi anni (nonostante il ritiro dalla passerelle nel 2015), detronizzata dalla 22enne star di Instagram Kendall Jenner, che dal suo account è riuscita a inondare di pubblicità i suoi 85 milioni di follower. È questa la principale novità della classifica stilata da Forbes, che ogni anno censisce le protagoniste delle passerelle mondiali per creare il suo ranking di incassi. Ne risulta che nel complesso, tra giugno 2016 e giugno 2017, le dieci modelle più pagate al mondo hanno incassato circa 110 milioni di dollari, al lordo della tasse, soprattutto grazie ai remunerativi accordi di sponsorizzazione. Ecco le prime quattro in classifica: Kendall Jenner - età: 22 anni Incassi: 22 milioni di dollari

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Gisele Bundchen - età: 37 anni Incassi: 17,5 milioni di dollari

3

Chrissy Teigen - età: 32 anni Incassi: 13,5 milioni di dollari

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Adriana Lima - età: 36 anni Incassi: 10,5 milioni di dollari

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TOP LIFE Serena Williams

ITALY

SUV PIÙ VELOCE AL MONDO TARGATO LAMBORGHINI

Serena Williams vende la sua villa di Bel Air. La campionessa di tennis, insieme al futuro marito Alexis Ohanian, ha deciso di mettere sul mercato la sua proprietà da oltre 6mila metri quadrati nel lussuoso quartiere di Los Angeles: il prezzo richiesto si attesta intorno ai 12 milioni di dollari (circa 10 milioni di euro), quasi il doppio rispetto a quanto l’aveva pagata nel 2006 (6,5 milioni di dollari). La casa, costruita nel 1935 e circondata da 2,7 acri di giardino, conta sei camere da letto e sette bagni, un ampio salone e uno studio, senza dimenticare la piscina e la palestra.

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IN VENDITA LA VILLA DI SERENA WILLIAMS

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USA

Lamborghini presenta il suo nuovo suv di lusso, Urus, un progetto per cui la casa di Sant’Agata Bolognese, oggi interamente posseduta dal gruppo tedesco Volkswagen, ha già completato 400 nuove assunzioni a tempo indeterminato. Il nuovo nato di casa Lamborghini, che sarà commecializzato a partire dal 2018 a un prezzo di circa 170mila euro, è in grado di raggiungere una velocità massima di 305 km orari, una caratteristica che gli è valsa il titolo di suv più veloce al mondo. ‘’Lamborghini Urus nasce da un approccio visionario ed è il risultato della combinazione del dna Lamborghini con la versatilità tipica di un suv, elevato a un livello finora impossibile”, ha spiegato Stefano Domenicali, presidente e ceo di Automobili Lamborghini. Urus, terzo modello della gamma Lamborghini, vanta un motore V8 biturbo 4.0 da 650 cavalli e riesce a scattare da 0 a 100 km orari in 3,6 secondi e da 0 a 200 km orari in 12,8 secondi. La frenata non è da meno: può passare da 100 km orari a 0 in soli 33,7 metri.


BRAINPOWER

Il doping cerebrale Vi piacerebbe poter contare su un cervello che non si distrae e va a tutta velocità? L’intelligenza aumentata è realtà, grazie a nuovi farmaci e dispositivi DI ANAÏS BORRI

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Vari film come “Limitless” e “Lucy” hanno esplorato l’idea che un giorno potremmo sviluppare una mente super potente. Ebbene questo desiderio di ottimizzare la performance dei nostri neuroni sta diventando sempre più realizzabile. Infatti, il cervello funziona grazie a reazioni chimiche e elettriche, reazioni che gli scienziati sono ora in grado di prevedere e influenzare. Grazie alla ricerca nel potenziamento cognitivo sono apparsi nuovi farmaci e dispositivi proprio per questo proposito. Il “doping cerebrale” può migliorare la concentrazione sotto stress, ottimizzare la memoria e le

20%

la quota di scienziati che usa farmaci per stimolare la mente, secondo un sondaggio di “Nature”

25%

l’incremento della memoria lavorativa grazie all’impianto celebrale di Dong Song

80%

l’aumento della coordinazione motrice negli atleti che usano la cuffia Halo

capacità relazionali, e diminuire la percezione di fatica fisica. Si possono usare le pillole “smart” (o nootropi) che sono farmaci solitamente prescritti per curare disturbi come l’epilessia o la narcolessia ma che aumentano le capacità cognitive di una persona in piena salute. Inoltre, la tecnologia ha fatto passi da gigante in questo campo. Per esempio, a novembre del 2017 è stata presentata la prima protesi della memoria. Creato da Dong Song, ricercatore all’Università della California, questo impianto cerebrale replica gli schemi di attività elettrica associati alle migliori performance mnemoniche

per potenziare la capacità di ricordare. Questa stimolazione può perfino migliorare la memoria di lavoro del 25%. Per gli sportivi, invece, ci sono le cuffie per la musica Halo, che con una leggera corrente elettrica sul cranio diminuiscono la sensazione di stanchezza e aumentano la resistenza dell’atleta. Il device, ideato a San Francisco, ha già sedotto i più grandi fondi di venture capital della Silicon Valley, raccogliendo più di 10 milioni di dollari. Tutto ciò solleva ovviamente molte questione etiche, ma rappresenta anche l’alba di una nuova era: quella del Transumanesimo.


Il cambiamento è costante. Sapersi adattare è la formula della nostra strategia obbligazionaria. šŸ¹¸ ž¸œ¯Ăƒ ¸Ă€¯½ž¡¯¸ž ¿¸Ž½

œšœ ³Â¯Ž ¸­š¡¯ ººšŸž¿¸³ž³¯½ ¿¸Ž ¸ ººŸš­­³š ǧ ¯½½³³œ¯ œœ ¹¯½ž³š¸¯ žž³Ă€ÂŤ Ž¯¹œ³ ³¸Ă€¯½ž³¡¯¸ž³ ¸¯œœʤ¿¸³Ă€¯Ÿ½š ÂŽÂŻÂś Ÿ¯ŽŽ³žš Ǥ ½½š ¹œšœ¯ʧ Žžžš œœʤžž¿œ¯ ­œ³¡ ÂŽÂł ³¸Ă€¯½ž³¡¯¸žšʌ ­º­¯ ÂŽÂł ¡¿šĂ€¯Ÿ½³ ¹³œ¡¯¸ž¯ ½­¯¹œ³¯¸Žš œ¯ ­œ½½³ ÂŽÂł žž³Ă€š ³¸ ¡šŽš ½¯œ¯žž³Ă€š º¯Ÿ ¹¯¸¯ŸŸ¯ Ÿ¯¸Ž³¡¯¸žšʧ Performance di un investimento di 100 USD (dal lancio, il 07/11/2011) USD

$140

140

Bonds – Global Sector

Â?Â?Â?Â?Â?

Su 150 comparti in base al rendimento corretto per il rischio

130 120 110 100 ’11

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MS INVF Global Fixed Income Opportunities Fund I dati sulla performance si basano sui rendimenti al netto delle commissioni al 29/10/2017. La performance passata non è indicativa dei risultati futuri. I rendimenti possono aumentare o diminuire per effetto delle oscillazioni valutarie. Tutti i dati di performance sono calcolati in base al valore del patrimonio netto (NAV), al netto delle spese, e non comprendono le commissioni e gli oneri relativi all’emissione e al rimborso delle quote.

Scoprite il nostro Global Fixed Income Opportunities Fund visitando il sito à à à ʧ¡šŸ¹¸½ž¸œ¯Ăƒʧ­š¡ʾ³¡ʾ¹Ǥ š

Ěˆ La presente promozione finanziaria è stata pubblicata da Morgan Stanley Investment Management Limited (“MSIMâ€?). SocietĂ autorizzata e regolamentata dalla Financial Conduct Authority. Registrata in Inghilterra con il n. 1981121. Sede legale: 25 Cabot Square, Canary Wharf, London E14 4QA. Le informazioni contenute nel presente documento non tengono conto delle circostanze personali del singolo cliente e non rappresentano una consulenza d’investimento, nĂŠ sono in alcun modo da interpretarsi quale consulenza fiscale, contabile, legale o normativa. A tal fine, nonchĂŠ per conoscere le implicazioni fiscali di eventuali investimenti, si raccomanda agli investitori di rivolgersi a consulenti legali e finanziari indipendenti prima di prendere qualsiasi decisione d’investimento. š¸ž¯ ÂŻ ­šºĂƒŸ³¹²ž Citywire – Morgan Stanley detiene un rating Citywire PLATINUM nella categoria BONDS – GLOBAL per la performance mobile corretta per il rischio in tutto il settore per il periodo 30/06/2010 – 30/06/2017. Š 2017 Morgan Stanley. Tutti i diritti riservati.

ž³¸¹ šŸ¸³¸¹½žŸ Rating Morningstar complessivo per Morgan Stanley Investment Funds Global Fixed Income Opportunities Fund (A) USD, al 31/10/2017, valutato in rapporto a 150 comparti in base al rendimento corretto per il rischio. Categoria: Global Flexible Bond. Ěˆ Per l’informativa completa sui rischi si rimanda al Prospetto e al Documento contenente informazioni chiave per gli investitori, che possono essere richiesti a titolo gratuito presso la sede legale della societĂ , 25 Cabot Square, Canary Wharf, London E14 4QA, o scaricati dal sito morganstanley.com/im. Tutte le informazioni di cui al presente documento sono informazioni proprietarie tutelate dalla legge sul diritto d’autore.

1969352

Exp. 31/03/2018

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DI SUSANNA TANZI / @susannatanzi

SUPERSTAR

Il brand che guarda al Sudamerica

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Jennifer Lopez

Guess saluta Belen e punta su un’altra sensuale bellezza latina. Il celebre marchio di moda ha scelto come nuovo volto della collezione 2018 la poliedrica Jennifer Lopez. “Quando ho ricevuto la telefonata di Paul Marciano, co-fondatore del brand e direttore della nuova campagna, che mi chiedeva di diventare la nuova Guess girl, ero elettrizzata. Entusiasta di far parte di un marchio che amo da quando ero adolescente”, ha commentato J.Lo. A dirigere la campagna il co-fondatore del marchio. La cantante incarna alla perfezione lo stile della casa di moda: “L’impatto e l’influenza di Jennifer continuano a crescere e questa campagna celebra l’idea che le donne diventino più belle e talentuose man mano che acquisiscono esperienza di vita”, ha commentato Marciano.


PRIVATE VIP

2

1

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3 LONDRA

Lusso del fumo

1

3 www.thewellesley.co.uk

2

4 www.bulgarihotels.com

5

www.annabels.co.uk

101

4

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Londra non è solo la capitale mondiale della finanza, ma anche quella del sigaro di lusso. Nella capitale inglese, infatti, sono tanti i templi dedicati agli amanti degli Habanos che fanno di Londra il vero “hub” globale del fumo top. Basti pensare all’Edward Sahakian Cigar Shop che è stato aperto all’interno del Bulgari Hotel: ci lavora Eddie Sahakian, figlio di quell’Edward che nel 1980 aprì all’ombra della City il primo negozio col famoso marchio “Davidoff ”. Un altro posto raccomandato agli amanti dei sigari è il Corinthia Hotel dove c’è un lussuoso shop dedicato, senza tralasciare le aste di sigari “vintage” che si tengono da C Gars e i bar-ristoranti con whisky e sigari come il Boisdale a Belgravia e The Lanesborough. Di recente l’hotel The Wellesley ha inaugurato una magnifica stanza-humidor a Knightsbridge e al Sheppherd Market ha aperto i battenti il Birley Cigars dove si vendono pezzi come i Davidoff Dom Pérignon da 600 sterline o il Partagas 165 che ne costa 650. I sigari la faranno da padrone anche nella riapertura del famoso locale Annabel’s e sono protagonisti del nuovo club Ten Trinity Square.


PRIVATE

SEQUEL DI SUCCESSO

Cinquanta sfumature di piacere

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PRIVATE

Da sinistra Jamie Dornan e Dakota Johnson

Preceduto da un trailer conturbante, l’ultimo capitolo della serie di film iniziata nel 2015 arriva nelle sale l’8 febbraio, in tempo per San Valentino, diretto da James Foley e con protagonisti ancora Jamie Dornan e Dakota Johnson. Nell’ultima pellicola tratta dalla saga dei bestseller di E.L. James la storia d’amore tra Christian Grey, l’imprenditore appassionato di pratiche sadomaso, e Anastasia Steele, l’innocente editor, arriva a un passo molto importante: il matrimonio, seguito da una luna di miele costosissima in Costa Azzurra e, neanche a dirlo, ad alto tasso erotico. Yatch, spiagge private, regali costosi, aerei personali, cene esclusive, idromassaggi favolosi attendono la neocoppia e ogni risveglio di Ana sembra essere una fiaba. Appunto, sembra…



OPINION

The impact of reform Changes in fiscal rules usually have effects in the short term The big problem in US is the growing disparity in the society BY RAY DALIO*

(Abbiamo lasci a to il tes to in ingles e p er co gliere le s f uma ture d el co ntenuto n. d . r. )

When we look at the tax plan holistically, it looks to me like it’s a short-term minor boost to the economy that will have some minor positive longer-term impacts, but by and large it doesn’t deal with the impediments that are holding back investment and productivity in the US economy, and it won’t have any notable effect on our biggest economic, social, and political issue, which is the conditions of the bottom 60% and the growing disparity with the top 40% (especially the growing disparity between the bottom 90% and the top 10%).

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PRIVATE

A new perspective In the short term, the tax law changes and regulatory reductions

will provide a very modest onetime boost to after-tax incomes that will be stimulative. How “good” the tax law changes are depends on one’s own perspective because some things will benefit and hurt some people more than others—but, net, it won’t be big. For example, it will typically move after-tax incomes by about 0.5% in total, which will be made up for by a nearly comparable increase in the budget deficit (which doesn’t come at no cost). The reforms to the structure of corporate taxes at the core of the bill will certainly make the US a more attractive environment to do business, but the impact of those changes is likely to be small relative to the improvement that

could be achieved by investing more in things like infrastructure and education, which more directly boost productivity. To help convey the issue about infrastructure spending, the table below shows how US infrastructure compares to other developed countries, it shows how the US lags significantly in rail and internet speeds, and is more middling in road infrastructure. Our infrastructure is in desperate need of improvement. The main impediments The limits to making such investments are the worry over increasing government debt and continua a pag. 106 >



OPINION

the desire to make sure spending will pay for itself. In being very cautious about making sure that happens, productivity-enhancing debt-financed investments might not happen. So, the real question is whether one would rather a) have significant investment development, risking it not fully paying for itself (in which case some of it, such as 20% or 30%, might have to be written off over time), or b) not have significant investment development and avoid that risk. If one looks at the mechanics and consequences of these two choices, Path A is a better choice than Path B if the debt is denominated in one’s own currency. For example, if one does the calculations in order to look at the consequences of a) building something like a subway system and having to write off 2030% over 15 to 20 years or b) not having the subway system, most people would choose Path A. And, if you look at the consequences for countries that chose Path A versus Path B, most people would prefer the conditions of countries that chose Path A.

106

PRIVATE

China vs Russia For example, China chose Path A, so it has more debt and more and better infrastructure than Russia, which chose Path B. While there were of course other factors at play that affected some of the differences in how they evolved over the last 20 years (since the old-style communist systems ended), the choice between

Ray Dalio

Path A and Path B was the most important. By the way, almost 100% of the differences in outcomes were due to this choice and other economic policy choice differences. Right now, we are favoring Path B. So, while the tax bill will stimulate growth in the short term, we won’t get much long-term mileage out of it in comparison to paths to direct stimulus spending to areas that hit the core issues holding back US productivity. War going on There’s a tremendous opportunity cost arising from common sense sorts of things not being done or being cut back on—from not investing in infrastructure because

of budget concerns and regulatory bureaucracy, to not improving education for similar economic and bureaucratic reasons. So we’ll do the tax adjustment tweak and the regulatory tweak—a little bit here and a little bit there—but we won’t change things materially. In other words, the headline is that we’re still not dealing with the bigger issues. I’d like to digress a moment to talk about the politics surrounding this situation because it’s a big deal in leading to this outcome and the future of our country. There’s a war going on, and biases are entering into the choices being made so there is not decision-making based on what is good for the whole so much as decision-making based on what one group that has more power wants relative to what the group that has less power wants. Once again, I’d love to see a bipartisan commission use metrics of the conditions of the bottom 60% to see if they’re improving or worsening, as well as metrics of the gap between the well-being of the top 40% and the bottom 60% to see if it’s widening or narrowing. That way, it will be crystal clear whether or not needed changes are being made. Based on such metrics, we would see that no significant needed changes are being made. That’s tragic.

*Chairman & chief investment officer at Bridgewater Associates



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