MATTEO BENETTI
Banca Euromobiliare punta a crescere con il reclutamento
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SETTEMBRE 2018
Italia 5,00 euro Anno 4 - N° 9 - Settembre 2018 Periodicità : mensile Prima immissione: 18/9/2018
Mensile - Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale D. L. 353/2003 (conv in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 LO/MI
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Nordea 1 – Global Climate and Environment Fund LU0348926287, BP-EUR nordeafunds@nordea.lu - nordea.it/climatesolutions *Investimento per conto proprio, conformemente alla definizione della direttiva MiFID I comparti citati fanno parte di Nordea 1, SICAV, una società di investimento a capitale variabile (Société d’Investissement à Capital Variable) con sede in Lussemburgo, costituita validamente ed in esistenza in conformità alle leggi in vigore in Lussemburgo e alla direttiva n. 2009/65/CE del 13 luglio 2009. Il presente documento contiene materiale pubblicitario e potrebbe non fornire tutte le informazioni rilevanti rispetto al/i fondo/i presentato/i. Gli investimenti riguardanti i fondi Nordea devono essere effettuati sulla base del Prospetto informativo e del Documentocontenente le informazioni chiave per gli investitori (KIID), che sono disponibili sul sito internet www.nordea.it, insieme alle relazioni semestrali e annuali, e ad ogni altra documentazione d’offerta. Tale documentazione, sia in inglese che nella lingua locale del mercato in cui la SICAV indicata è autorizzata per la distribuzione, è anche disponibile senza costi presso Nordea Investment Funds S.A., 562, rue de Neudorf, P.O. Box 782, L-2017 Lussemburgo, e in Italia, presso i Soggetti collocatori. L’elenco aggiornato dei soggetti collocatori, raggruppati per categorie omogenee, è messo a disposizione del pubblico senza costi presso gli stessi soggetti collocatori, presso le filiali capoluogo di regione di State Street Bank GmbH – Succursale Italia, BNP Paribas Securities Services, Banca Sella Holding S.p.A., Allfunds Bank S.A. Sucursal de Milan, Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A., Société Générale Securities Services S.p.A. e sul sito internet www.nordea.it. Il Prospetto ed il Documento contenente le informazioni chiave per gli investitori (KIID) sono stati depositati presso gli archivi Consob. Prima dell’adesione leggere il Prospetto informativo e il KIID. Eventuali richieste di informazioni potranno essere inviate ai Soggetti collocatori. Per ulteriori dettagli sui rischi di investimento associati a questo/i fondo/i, si rimanda al Documento contenente leinformazioni chiave per gli investitori (KIID), disponibile come sopra descritto. Pubblicato da Nordea Investment Funds S.A., 562, rue de Neudorf, P.O. Box 782, L-2017 Luxembourg, che è autorizzata dalla Commission de Surveillance du Secteur Financier (CSSF) autorità lussemburghese di sorveglianza dei mercati finanziari.
EDITORIAL Non tutto a tutti
ANDREA GIACOBINO
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ha favorito in passato l’emergere di competitor con il ruolo di disruptor. I gestori di patrimoni devono dunque proporsi attivamente come aggregatori della domanda, che possiedono la relazione con i loro clienti e guidano le loro decisioni di acquisto, per esempio attraverso una consulenza e una pianificazione finanziaria olistica sul loro patrimonio. Essere aggregatori di domanda significa quindi passare anche all’integrazione nella loro offerta di prodotti e servizi non bancari che migliorano l’esperienza complessiva del cliente. Estrarre tutto il potenziale delle vaste quantità di dati che i wealth manager possiedono e combinare questo valore con fonti di dati esterne rimane una potenzialità in gran parte non sfruttata per il settore. A cambiare le regole del gioco sul mercato potrebbero essere fornitori esterni. L’uso efficace dell’analisi dei dati può portare sia a una customer experience notevolmente migliorata, sia a un significativo beneficio economico per il business perché gli operatori che riescono a sfruttare pienamente le opportunità derivanti dall’analisi dei dati possono aspettarsi di ottenere un aumento dei ricavi fino al 20%. La potenziale crescita del giro d’affari può essere generata lungo l’intero ciclo di vita del cliente, cioè sia migliorando le prospettive di acquisizione di nuovi clienti, sia aumentando i servizi venduti ai clienti esistenti, sia, infine, aumentando il loro tasso di fedeltà.
PRIVATE
La maggior parte dei wealth manager pretende di offrire ai clienti una proposta di valore unica che li distingua chiaramente dalla concorrenza: questa scelta in realtà non regge come dimostra un report recente di Deutsche Bank e Oliver Wyman. Confrontando le strategie, le visioni, le offerte, le attività di marketing dei gestori di patrimoni emerge che le “value proposition” che loro ritengono “uniche” sono in realtà comuni a molte società: una forte attenzione al cliente, l’eccellenza nella consulenza e un’offerta di prodotti ampia e superiore agli altri. Questo approccio di business di voler offrire tutto a tutti e ovunque è ancora lo standard in gran parte del settore. Al contrario un’offerta ad ampio spettro può essere messa in campo con successo solo da pochi selezionati wealth manager, che hanno le dimensioni necessarie per acquistare una presenza geografica e una presenza in vari segmenti di prodotti e servizi su larga scala. La maggior parte delle aziende di gestione che perseguono queste strategie di offerte ad amplissimo raggio stanno però ottenendo risultati significativamente inferiori rispetto a quelli dei wealth manager che hanno invece focalizzato le loro proposte di valore e allineato i loro modelli di business, per esempio riducendo la presenza globale e concentrandosi su specifici segmenti di clienti e prodotti. In tutti i settori, non solo quello dei servizi finanziari, una prevalenza di value proposition non differenziate
09 www.privatebankingweb.com anno 4 - numero 09 mensile registrato presso il Tribunale di Milano al n°187 dell’11 giugno 2015 Casa editrice Blue Financial Communication Spa Via Melchiorre Gioia, 55 - 20124 Milano Tel. (+39) 02.30.32.11.1 - Fax (+39) 02.30.32.11.80 info@bluefinancialcommunication.com Editore Denis Masetti masetti@bluefinancialcommunication.com Direttore editoriale Alessandro Rossi rossi@bluefinancialcommunication.com Direttore responsabile Andrea Giacobino giacobino@bluefinancialcommunication.com Redazione di Milano Luigi dell’Olio dellolio@bluefinancialcommunication.com Marta Citacov marta.citacov@gmail.com Redazione di Londra Anaïs Borri borri@bluefinancialcommunication.com Rajeevan Sukumaran rajee@bluefinancialcommunication.com Opinioni Roberto Cannataro, Alessandro Cuomo, Angelo Deiana, Roberto Falzoni, Marcello Gualtieri, Sallie Krawcheck, Simona Maggi, Gianni Matton, Claudio Morpurgo, Benedetta Musco Carbonaro, Carlo Pavesi, Monica Regazzi, Maria Grazia Rinaldi, Alessandro Scalici, Alessia Zorloni Hanno collaborato Rosaria Barrile, Matteo Chiamenti, Rosamaria Coniglio, Chiara Merico, Sara Mortarini, Susanna Tanzi, Francesca Vercesi Graphic design Massimiliano Vecchio vecchio@bluefinancialcommunication.com Pubblicità Michele Gamba gamba@bluefinancialcommunication.com Mob. (+39) 393.95.010.95 Gestione abbonamenti Press-di abbonamenti Spa - via Mondadori, 1 20090 Segrate (Milano) – Tel. 199.111.999 abbonamenti.bfc@pressdi.it
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Il costo di ciascun arretrato è di 10,00 euro Servizio Arretrati a cura di Press-di Distribuzione Stampa e Multimedia S.r.l. – 200090 Segrate (MI). Per le Edicole richieste tramite sito: https://servizioarretrati.mondadori.it Per Privati collezionisti richieste tramite email: collez@mondadori.it oppure tel.: 045.888.44.00 nei seguenti orari: lunedì-giovedì 9.00-12.15/13.45-17.00 venerdì 9.00-12.15/13.45-16.00 costo chiamata in base al proprio operatore, oppure fax a numero: 045.888.43.78
Stampa TEP Arti Grafiche Srl Strada di Cortemaggiore, 50 - 29100 - Piacenza (PC) Tel. 0523.504918 - Fax. 0523.516045 Distributore esclusivo per l’Italia Press-di Distribuzione stampa e multimedia srl via Bianca di Savoia, 12 - 20122 Milano Foto di copertina by Laila Pozzo
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È un’iniziativa
THE MEDIA & DIGITAL COMPANY www.bluefinancialcommunication.com
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CO NTE NT S
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MARKETS
OPINIONS
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Tornano i PB Awards
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Innovation revolution
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Spread sotto la lente
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Finanza democratica
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Vivere sotto la lente
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Driving the change
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Le strategie di Euromobiliare
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Let’s #DisruptMoney
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La stella di David Einhorn
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Back in fashion
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Cambi di poltrone
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Sei cappelli per pensare
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Spreafico (Banca Leonardo) si racconta
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Lavoro, un cantiere sempre aperto
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Gutmann, protagonista nella Mitteleuropa
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Via libera ai derivati
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È l’ora di costruire l’arca
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Starbucks, costruzione di un impero
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Benvenuta azienda CR7
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Tricolore nella City
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LIFESTYLE
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Mediobanca Private Banking punta sulle Pmi
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Pesi antietà
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Le strategie di Cfo Sim
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Toscano Sigari
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Startup, la carica europea
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I must di stagione
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Fiducia da coltivare
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Organizzare una fuga d’autunno
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Collezioni sotto chiave
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Miraggi firmati
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Aste in cerca di conferme
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Ricchezze di famiglia
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È l’ora della rotazione
100 Jennifer pigliatutto
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Governare l’incertezza
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La giusta dieta per ripartire
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INVESTMENTS
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OPINIONISTS & CONTRIBUTORS
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MOHAMED EL-ERIAN
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SIMONA MAGGI
Chief economic advisor di Allianz. Ha ricoperto il ruolo di presidente del Global Development Council del Presidente Obama. Inoltre è autore del bestseller “The Only Game in Town: Banche centrali, Instabilità ed Evitare il prossimo crollo”. pag. 8
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PRIVATE
Direttore scientifico dell’Associazione Italiana Private Banking, realizza costantemente ricerche sull’evoluzione del mercato della gestione dei grandi patrimoni. pag. 78
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GIANPIETRO GIUFFRIDA
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ANGELO DEIANA
Responsabile di Bnl-Bnp Paribas Private Banking e vice presidente della Fiduciaria Servizio Italia del gruppo Bnp Paribas, fa parte del Global WM Executive Committe di BNP Paribas Wealth Management ed è membro del board di Aipb. pag. 26
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PAOLO MARTINI
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MARCELLO GUALTIERI
Presidente di Confassociazioni e Anpib (Associazione Nazionale Private & Investment Bankers), è considerato uno dei maggiori esperti italiani di economia della conoscenza. pag. 80
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SALLIE KRAWCHECK
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ALESSIA ZORLONI
Laureato in Economia e Commercio presso l’Università Cattolica di Milano, è amministratore delegato di Azimut Capital Management Sgr e co-direttore generale di Azimut Holding. pag. 28
Socio fondatore e componente del consiglio direttivo dell’associazione Duchini-Studio del pensiero economico, è docente di Economia Politica all’Università di Torino. pag. 82
Dopo la laurea in Giornalismo ha conseguito un master in Business Administration alla Columbia Business School. È ceo e cofounder di Ellevest, società che si propone di affiancare le donne sui temi legati agli investimenti. pag. 46
Direttore del master in Art Market Management all’Università Iulm, è of counsel nel dipartimento di Art Law dello studio CBA, dove si occupa di gestione e valorizzazione dei patrimoni artistici. pag. 84
PRIVATE AWARDS
Tornano i PB Awards I premi di questa rivista ai protagonisti del mercato italiano Appuntamento il 27 novembre prossimo, ben 24 le categorie in gara DI VITO ANDREOLA
CATEGORIE EDIZIONE 2018
L’evoluzione normativa e di mercato infatti fa sì che il private banking sia sempre meno un sistema monolitico, premiando la capacità di specializzazione e di segmentazione dell’offerta. La giuria è al lavoro: sul prossimo numero saranno disponibili i nomi dei finalisti.
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AVVOCATO BANCA INTERNAZIONALE BANCA ITALIANA BIG BANCA ITALIANA MEDIUM BOUTIQUE BANKER INTERNAZIONALE BANKER ITALIANO CEO DEAL DIGITAL FOCUS DONNA FAMILY OFFICE FIDUCIARIA HEDGE FUND INNOVAZIONE NEL BUSINESS MODEL INNOVAZIONE NELLA CUSTOMER EXPERIENCE INNOVAZIONE NEL WEALTH MANAGEMENT INVESTIMENTI ALTERNATIVI PRIVATE EQUITY PRIVATE INSURANCE REAL ESTATE SRI STARTUP WEALTHTECH
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Nell’immagine una vista della sala che ospitava la cena dei Private Banking Awards 2017.
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PRIVATE
È iniziata la marcia di avvicinamento ai PRIVATE Banking Awards 2018, che saranno consegnati il 27 novembre prossimo ai protagonisti del mercato. Non solo banche private italiane e internazionali, ma anche banker, ceo e consulenti. Un ampio spazio sarà riservato anche al settore degli investimenti alternativi, che assumono un appeal crescente presso i detentori di grandi portafogli. Per la terza edizione, che si svolge come da tradizione presso Palazzo Mezzanotte a Milano (sede di Borsa Italiana), si è deciso di ampliare la platea dei riconoscimenti a 24. Una scelta dettata dalla volontà di premiare il merito di chi si è distinto maggiormente negli ultimi 12 mesi con una maggiore segmentazione rispetto al passato.
OPINION
Mohamed El-Erian
Innovation revolution Most economists made the mistake of treating the crisis as a cyclical shock On the contrary, we are living in a prolonged period of low inclusive growth BY MOHAMED EL-ERIAN*
(Abbiamo lasciato il testo in inglese per cogliere le sfumature del contenuto, n.d.r.)
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PRIVATE
Mainstream economics hasn’t done well in recent years, failing to predict major shifts that have caused significant damage to society. This breakdown sheds light on a more general question: Why have certain fields and activities been unable to benefit sufficiently from innovation? By analyzing household, corporate and government behaviors, economics aims to identify and predict opportunities to enhance social welfare. It highlights the range of inevitable trade-offs, as well as the complexities of group interactions
within countries and across borders. Yet these objectives and enormous promise have not been matched by sufficient progress on the ground. The dismissal science The field is sometimes called the “dismissal science” (a reference to the quip: If you tell an economist what you need, he or she will tell you how to do without it). And many frustrated insiders have criticized what they see as its domination by “high priests” who are too decoupled from everyday realities, opportunities
and problems. Meanwhile, the reputation of mainstream economists has taken a beating in the last 10 years. The bulk of them failed to predict the 2008 crisis that almost tipped the global economy into a multiyear depression. They also didn’t foresee the aftermath. Most made the mistake of treating the crisis as a cyclical shock and forecast a V-type growth snapback. They were prisoners of an excessive mean-reversion mindset: They acknowledged that growth was taking a huge hit due to severe financial
OPINION
The reasons of failing Here are some reasons for the erosion of the insights and predictive powers of mainstream economics: The proliferation of oversimplifying assumptions, including those that sideline many
The challenge of modernization Ironically, economics has not lacked for intellectual advances that can address many of these deficiencies. There has been exciting progress in behavioral economics and finance, as well as in the understanding of the role of market technicals, sudden stops, tipping points, game theory and political influences. Still, too many of the exciting and promising breakthroughs have failed to sufficiently penetrate the mainstream establishment of economics. As a result, the tools available to the majority of economists — and those they teach
their students and use to inform policy — remain partial and, in some cases, misleading. The answer to renewing the relevance of economics is creating and nourishing more open mindsets, dealing more explicitly with both conscious and unconscious biases, and creating more of a disruption culture within the field. It is also about modernizing the institutional framework. Too few have embraced the opportunities of multidisciplinary approaches. And, puzzlingly, too many centers of economic learning and advancement seem incapable of properly incorporating promising developments into their curricula. Too many areas today contain the invention but not the innovation. This harmful decoupling is driven by a combination of biases, blind spots and inertia (knowing you need to do something different but ending up doing more of the same). The gaps between inventions and innovations have led to too many foregone welfare-enhancing opportunities for individuals, companies, governments and society. *Chief economic advisor Allianz Articolo tratto dal profilo LinkedIn dell’autore. Si tratta di un estratto dello speech tenuto da El-Erian all’InvestmentNews “Innovation Summit” di New York.
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A new era Instead, the experience of advanced economies more closely resembled an “L,” in which they got stuck in a “new normal” characterized by a prolonged period of low and insufficiently inclusive growth. The damage goes well beyond lost output, diminished consumer welfare, widespread economic insecurity and a worsening of the inequality of income, wealth and opportunity. The shortfalls fueled the politics of anger, along with a heightened mistrust of the establishment, institutions and expert opinion. This, in turn, has diminished the credibility of economics. Meanwhile, many students have complained to me that the mainstream economics they are taught is divorced from real-world relevance. It is only a matter of time before the funding for economic research risks becoming a casualty. Yet this huge failure has not been the result of ignorance about the limitations of the discipline, nor is it the consequence of a lack of new, disruptive ideas.
elements of real-world behaviors and interactions, in an effort to make models seem more “scientific.” Insufficient consideration of financial linkages and little allowance, if any, for the possibility that financial dislocations can disrupt the economy. Poor and grudging adoption of important insights from behavioral science, along with excessive hesitation to develop multidisciplinary approaches. Overemphasis of equilibrium conditions and mean reversion, a trend that reduces the understanding of transitions, structural changes and tipping points. These shortcomings are amplified by technological changes that alter not only what we do but also how we do it, including accelerating advances in artificial intelligence, big data, machine learning and mobility.
PRIVATE
dislocations, but they forecast that economic activity would bounce back strongly and inclusively.
PRIVATE WORD
DI LUIGI DELL’OLIO / @LuigidellOlio
Periodo buio Il significato
Termine inglese utilizzato in primo luogo per indicare la differenza di rendimento (e quindi di costo per l’emittente) tra titoli di stato italiani e tedeschi.
Specificità dei prestiti
Il termine è utilizzato anche nei prestiti con un altro significato. Si tratta del margine richiesto dalla banca in aggiunta al parametro base (Euribor o Irs nel caso del mutuo).
Indice di fiducia
Quanto più ampio è il differenziale, tanto minore in quel dato momento è la fiducia espressa dal mercato nei confronti dell’emittente rispetto al parametro preso come riferimento.
SPREAD
I timori futuri
Il salvagente di Draghi
L’indicatore è rimasto a lungo ben oltre i 400 punti, per poi scendere decisamente dopo il discorso di Mario Draghi in difesa dell’euro (“whatever it takes”) nel luglio 2012.
Il costo
Lo spread pesa sui conti statali relativamente alle nuove emissioni. In media 100 punti in più stanno a significare una spesa aggiuntiva in termini di interessi di quasi 2 miliardi di euro.
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La fine annunciata del quantitative easing a dicembre di quest’anno e le crescenti tensioni a livello geopolitico minacciano l’ampliamento dello spread. Da qui i richiami istituzionali a tenere sotto controllo il deficit pubblico.
Fino allo scoppio della grande crisi gli stati europei erano ritenuti altamente affidabili. Il picco della tensione si è avuto nel novembre 2011, con il differenziale tra i titoli decennali dei due Paesi a 552 punti.
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Scoprire di più su syzassetmanagement.com Questo annuncio è stato approvato per la pubblicazione in Italia ed è stato emesso da SYZ Asset Management (Europe) Limited – Milan branch, succursale italiana di una impresa di investimento comunitaria iscritta con il n. 134 all’Albo Consob ex art. 20 D.Lgs. 58/98, è destinato esclusivamente agli investitori professionali. OYSTER (« OYSTER ») è una società di investimento a capitale variabile, multi-comparto e multi-classe, di tipo aperto, stabilita e regolamentata in Lussemburgo e gestita da SYZ Asset Management (Luxembourg) S.A. Questo annuncio è inteso per l’uso dei soli investitori professionali. Un investimento in comparti di OYSTER comporta dei rischi che sono descritti più in dettagli nel Prospetto. Prospetto di OYSTER, i documenti d’informazioni chiave per gli investitori, gli statuti e le relazioni annuale e semestrali dei comparti di OYSTER possono essere ottenuti sul sito web, www.syzassetmanagement.com, dal ufficio di OYSTER, 11-13 Boulevard de la Foire, L - 1528 Lussemburgo o dagli Agenti e Rappresentanti elencati sul sito web per le specifiche giurisdizioni in cui sono registrati i comparti di OYSTER. Le informazioni ei dati contenuti in quest’annuncio non costituiscono in alcun modo un’offerta o una raccomandazione ad acquistare o vendere azioni a Oyster Funds né in alcun modo costituiscono la prestazione di consulenza per gli investimenti in relazione alla stessa.
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INTERVIEW
INTERVIEW MATTEO BENETTI
Proseguire la crescita Investimenti in tecnologia e nuovi professionisti pronti a entrare nella squadra Così Banca Euromobiliare punta a rafforzarsi nel mercato italiano DI LUIGI DELL’OLIO / @LuigidellOlio
Siamo presenti sulle principali piazze della Penisola con 35 tra filiali e centri finanziari dedicati alla consulenza patrimoniale, con 400 collaboratori
Qual è il suo ruolo all’interno del gruppo? Mi occupo del coordinamento commerciale unico delle reti di wealth management, con la mission di assicurare il raggiungimento dei risultati di crescita e di valorizzare i tratti distintivi e qualificanti che hanno consentito ai brand Credem e Banca Euromobiliare di consolidare nel tempo un posizionamento forte nel mondo bancario e del private banking. Quali sono i target di crescita per quest’anno e nel medio periodo? Per quanto riguarda il 2018 continueremo a investire per consolidare il nostro posizionamento 15
Cominciamo con una fotografia dell’esistente: quali sono i numeri di Banca Euromobiliare? La società, fondata nel 1973, gestisce oltre 11 miliardi di euro di consistenze patrimoniali della clientela, riferite a circa 20 mila nuclei familiari. Siamo presenti sulle principali piazze italiane a elevato potenziale per lo sviluppo della clientela private attraverso 35 tra filiali e centri finanziari dedicati alla consulenza patrimoniale, con 400 professionisti tra consulenti finanziari e private banker. Banca Euromobiliare fa parte delle reti di wealth management del gruppo Credem, che complessivamente
contavano a fine 2017 35 miliardi di euro di masse con 1.200 professionisti in tutta Italia. Vogliamo continuare a crescere nel private banking, con una focalizzazione nella gestione degli investimenti e nell’advisory di alta gamma per imprenditori, investitori istituzionali e clientela private, il tutto senza rinunciare alla solidità patrimoniale che da sempre ci caratterizza.
PRIVATE
Investimenti nell’innovazione e attrazione di consulenti senior specializzati nell’advisory di grandi patrimoni, accanto alla conferma di elevati coefficienti patrimoniali. Tradizione e innovazione convivono nelle strategie di Banca Euromobiliare, istituto private del gruppo Credem, che per questa strada punta a consolidare il suo ruolo nel mercato italiano. Ne abbiamo parlato con il direttore commerciale Matteo Benetti.
INTERVIEW
PRESENZA SUL TERRITORIO
Verona Como
Sondrio
Vicenza
Varese Borgosesia Torino
Pordenone
Salò
Treviso
MILANO
Padova
Cremona Pavia
Udine
Ravenna
Fidenza Modena
Bologna
Firenze Perugia
Orvieto
Foligno
Pescara
Roma
Formia Napoli
Cagliari Palermo
SEDE CENTRI FINANZIARI FILIALI
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PRIVATE
distintivo, valorizzando la nostra identità e la preparazione dei consulenti finanziari e private banker. A tal proposito puntiamo a sviluppare ulteriormente la nostra rete di consulenti attraverso la ricerca e la selezione di professionisti in target con l’obiettivo di incrementare l’organico del 10% annuo con un relativo aumento
atteso degli asset complessivi del 5% annuo. Saranno confermati inoltre importanti investimenti in tecnologia e innovazione di processo con l’obiettivo di sviluppare soluzioni per semplificare le attività operative dei professionisti delle nostre reti di raccolta ordini e collocamento. L’obiettivo è supportare i consulenti nella prestazione del servizio di
consulenza e comunicare con la clientela attraverso strumenti digitali. Quali sono i profili professionali ricercati? Stiamo procedendo con un’intensa attività di reclutamento di professionisti di elevato profilo e portafoglio pro-capite. In particolare entro la fine dell’anno inseriremo complessivamente 25 persone in grado di portare in dote un patrimonio culturale e professionale di esperienza e di talento. Desideriamo entrare in contatto con gestori della relazione che abbiano maturato un’eccellente livello di professionalità, che siano alla ricerca di una proposta realmente in grado di valorizzare le competenze acquisite. Cosa offrite per convincerli a passare con voi? Mettiamo a disposizione molti elementi come la migliore piattaforma di servizi per chi proviene dal mondo bancario e dalla consulenza finanziaria, la presenza fisica sul territorio tramite le nostre strutture, la circolarità con le filiali Credem Banca per le principali operazioni di sportello, il costante aggiornamento professionale che eroghiamo ai consulenti e una gamma di soluzioni e di servizi privi di conflitto d’interesse. Sul fronte della gestione dei patrimoni si assiste a un consolidamento dell’offerta
INTERVIEW MATTEO BENETTI La sede di Banca Euromobiliare in corso Monforte a Milano.
Per il 2018 l’obiettivo è aumentare l’organico del 10% con un progresso delle masse intorno al 5%
Come vede l’evoluzione del private banker alla luce dei numerosi cambiamenti che stanno interessando il mercato? L’investitore è sempre più informato
e competente, ma anche più consapevole dei propri diritti con la volontà di partecipare attivamente alla gestione del suo patrimonio, non subirla. Per chi opera nel private banking, per rispondere a questi nuovi bisogni, è indispensabile poter disporre di professionisti di elevato standing in grado di valorizzare il modello di servizio offerto. 17
sviluppo per la nostra clientela target attraverso la ricerca e la sezione di professionisti di alto profilo con una leadership affermata sul territorio.
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dettato dalla marginalità calante tra crescenti costi di compliance e pressione sui margini generata dalla Mifid 2. Siete interessati a fare acquisizioni? Come già accennato in precedenza puntiamo a consolidare il posizionamento della banca sulle principali piazze italiane che mostrino un elevato potenziale di
INTERVIEW
Questo modifica le competenze necessarie per emergere nella professione… Sì. È necessaria un’ottima conoscenza dei mercati finanziari e soprattutto una straordinaria capacità di darne una visione chiara, trasparente e indipendente ai clienti. A questa solida competenza tecnica è indispensabile affiancare forti capacità relazionali. A livello di sistema stiamo assistendo al più grande passaggio intergenerazionale dei patrimoni e la conquista delle nuove generazioni rappresenta la vera sfida dei wealth manager del futuro. I nuovi imprenditori vogliono essere i fondatori di un’economia valoriale sostenibile e pertanto il nuovo consulente finanziario dovrà avere una reale competenza sulla corporate social resposability, per comprendere le ragioni che attivano le scelte dei clienti.
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Quali sono i nuovi servizi e prodotti sui quali puntate maggiormente? Il modello di servizio di Banca Euromobiliare si basa sull’erogazione di consulenza patrimoniale ed extra patrimoniale, grazie a un centro di competenze interno che vanta una grande tradizione nel wealth management e a un network selezionato di professionisti con elevate specializzazioni in grado di offrire assistenza qualificata ai nostri clienti. Il team di esperti, da maggio ubicato in Euromobiliare Advisory Sim, società che opera a
I numeri del gruppo Banca Euromobiliare fa parte del gruppo Credem, una delle principali realtà bancarie private italiane quotate. Con sede a Reggio Emilia, opera sul territorio nazionale attraverso 682 tra filiali, centri imprese, centri small business e negozi finanziari. Il gruppo è attivo in tutte le aree del banking commerciale e, attraverso le sue controllate, nel risparmio gestito, oltre che nel leasing, factoring e assicurazioni. Credem ha chiuso il primo trimestre 2018 con un utile netto consolidato in progresso dell’11,4% rispetto allo stesso periodo del 2017, a quota 54,6 milioni di euro. Nel primo trimestre 2018 è proseguito inoltre il trend di sviluppo delle quote di mercato con 28 mila nuovi clienti. Confermato anche il sostegno all’economia, con prestiti in crescita del 4%, a 23,9 miliardi di euro.
supporto di tutte le reti di wealth management del gruppo Credem, affianca i consulenti finanziari e i private banker attraverso professionalità specializzate per le richieste di analisi del mercato, selezione degli strumenti di investimento come titoli, fondi, Sicav, Etf e prodotti assicurativi,
ma anche servizi di ricerca e asset allocation, gestioni patrimoniali e costruzione dei portafogli modello, servizi fiduciari, consulenza su patrimonio immobiliare, consulenza su patrimonio artistico e servizi alle imprese. L’efficienza del modello sottostante e l’architettura aperta fanno la differenza.
Il miglior attacco? La difesa | Investec Global Multi-Asset Income Fund Per far crescere il capitale occorre prima non perderlo. Ciò significa cogliere appieno le opportunità di rendimento, essendo sempre consapevoli dei potenziali rischi. Investec Global Multi-Asset Income Fund è una soluzione difensiva a ritorno assoluto che trova il giusto equilibrio tra una vasta gamma di investimenti. Per trovare le risposte che cercate, andiamo oltre i luoghi comuni. www.investecassetmanagement.it
Solo per investitori professionali. Tutti gli investimenti comportano il rischio di perdita di capitale.
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La decisione di investire nel Fondo deve essere presa dopo aver esaminato la documentazione completa di offerta, il Prospetto informativo e il KIID, documento contenente le informazioni chiave per l’investitore, dove sono illustrati i rischi specifici del fondo. I prezzi del Fondo e copie in lingua inglese del Prospetto informativo, del Bilancio e della Relazione annuale e semestrale e dello Statuto, nonché le copie tradotte dei Documenti contenenti le informazioni chiave per gli investitori (KIID) sono disponibili presso www.investecassetmanagement.com e possono essere richieste gratuitamente a: BNP Paribas Securities Services, Via Ansperto 5, 20123 Milano. Il Fondo può investire oltre il 35% del patrimonio in titoli emessi o garantiti da uno dei paesi dello Spazio economico europeo SEE.
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Spinta alle Pmi Mediobanca Private Banking ha lanciato Equity Partners Investment Club Coinvolte tra 50 e 60 famiglie facoltose per investire nell’economia reale DI FRANCESCA VERCESI / @frvercesi
Mediobanca Private Banking ha lanciato lo scorso dicembre il progetto Equity Partners Investment Club, il club deal che investe in medie aziende ad alto potenziale di crescita, principalmente del made in Italy, del valore compreso tra 200 e 300 milioni di euro. Ne parliamo con Angelo Viganò, responsabile di Mediobanca Private Banking.
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Nei mesi scorsi avete spiegato di essere alla ricerca di 5060 famiglie di imprenditori interessate a cofinanziare in club deal investimenti in imprese italiane di medie dimensioni pronte a crescere a livello internazionale. Come procede? Alla guida di questa iniziativa è stato chiamato un team di grande esperienza guidato da Roberto Ferraresi, già partner di Pai Partners, in collaborazione con Giancarlo
Aliberti di Apax Partners in qualità di senior partner. Il progetto, che ha riscosso in breve tempo manifestazioni di interesse per oltre 500 milioni, punta a selezionare aziende dell’eccellenza italiana su cui investire, valutando l’acquisizione sia di partecipazioni di minoranza sia di quote di controllo, a seconda delle realtà di volta in volta individuate. Di recente abbiamo lanciato il primo investimento dove il nostro club deal è tra i quattro nuovi investitori di Seri Jakala, azienda di servizi di marketing ad alto valore aggiunto alla ricerca di nuovi capitali a supporto di una nuova fase di crescita, caratterizzata da innovazione e internazionalizzazione. Come si struttura l’iniziativa? Il progetto prevede la partecipazione di 50 grandi famiglie italiane che,
insieme a Mediobanca, investiranno tramite veicoli dedicati nelle aziende target individuate dal management team dell’iniziativa. I sottoscrittori hanno la facoltà di scegliere deal by deal se aderire o meno all’operazione con il management team e con Mediobanca, che ha sempre una partecipazione nelle iniziative proposte. Questo tipo di struttura è particolarmente market fair perché non prevede management fee, ma unicamente una success fee che viene applicata dopo un hurdle rate del 7%. Investiremo principalmente in aziende eccellenti italiane con una forte vocazione all’export. Non escludiamo anche operazioni in altri paesi europei. Voi cercate di individuare capitali per finanziare il lancio di una serie di veicoli di investimento, ciascuno dedicato all’acquisto
ALTERNATIVE INVESTMENTS
Su cosa state lavorando ora? Ci sono nelle novità da segnalare? Stiamo proseguendo con la nostra attività di scouting al fine di
Angelo Viganò
identificare nuove opportunità di investimento per i nostri clienti. In particolare, stiamo osservando i settori nei quali l’Italia mostra di avere delle vere eccellenze. Per questo stiamo dialogando con aziende dei settore food, fashion, retail e machinery. Guardiamo soprattutto ad aziende familiari dove il ruolo dell’imprenditore è chiave e lo rimarrà anche dopo il nostro ingresso, considerando che faremo anche operazioni di minoranza. Considerando la difficoltà del contesto, cosa state registrando da parte dei clienti? In un momento di forte volatilità, i clienti private, che sono per la maggior parte imprenditori, trovano sempre più interessante investire in una storia imprenditoriale attraverso una sorta di club privato piuttosto che ricorrere solamente a prodotti finanziari. Con questo progetto Mediobanca Private Banking ha quindi sposato l’approccio all’investimento in club deal non solo dal punto di vista finanziario, ma anche di condivisione delle conoscenze e del business da parte di investitori che siano a loro volta imprenditori. Un progetto che va a posizionarsi su un segmento ‘medio’, dove tipicamente si trovano realtà molto dinamiche in cerca di capitali ai fini dell’espansione e di quel salto dimensionale che spesso non può essere supportato in autonomia dall’azionista storico di riferimento. 21
imprenditori clienti della banca che, attraverso una partecipazione minima di 5 milioni, potranno valutare con la massima libertà le iniziative su cui investire. La scelta dell’investimento da sostenere è senza dubbio una caratteristica distintiva del modello del club deal, differenziante anche rispetto ad altri investimenti illiquidi, come i fondi di private equity.
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di una partecipazione di maggioranza o di minoranza nel capitale di un’azienda target. Il tutto con un impegno di Mediobanca pari al 20% e con un ticket minimo di investimento per i clienti-imprenditori coinvolti di 5 milioni. Ce lo spiega nel dettaglio? Per ogni operazione è previsto un impegno nell’ordine di 80-100 milioni di euro all’interno delle quali Mediobanca parteciperà con il 20%, per il tramite dell’origination company Equity Partners Investment Club, mentre il restante 80% verrà coperto da famiglie di
LEGEND DI LUIGI DELL’OLIO / @LuigidellOlio
DAVID EINHORN
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L’ex-enfant prodige degli hedge fund ha perso il tocco magico. Il fondatore e presidente di Greenlight Capital tra il 1996 (anno dell’avvio dell’attività, quando aveva solo 26 anni) e il 2005 ha generato un rendimento medio annualizzato del 26%. Lo scoppio della crisi ha investito tutto il settore, ma David non ha saputo rialzarsi quando
i mercati hanno invertito il trend. Negli ultimi tre anni la società ha dovuto fronteggiare la fuga degli investitori, con il capitale investito che è passato da 12 miliardi di dollari del 2014 a 5,5 miliardi a fine 2017. Colpa del -12% messo a segno nell’ultimo triennio contro il +38,5% registrato dall’indice S&P 500 nel medesimo periodo.
“SIAMO FRUSTRATI DA QUESTI RISULTATI, MA È DIFFICILE CAPIRNE LE RAGIONII”, SCRIVE LA SOCIETÀ NELL’ULTIMA LETTERA AGLI INVESTITORI. DI CERTO NON HANNO AIUTATO I MODI BRUSCHI DI EINHORN, CHE NON AVREBBE INFORMATO ADEGUATAMENTE I SOTTOCRITTORI DURANTE LE FASI NEGATIVE.
David Einhorn e la ex moglie Cheryl Strauss Einhorn.
LEGEND DAVID EINHORN
Profilo multiforme
Nato nel New Jersey, si è trasferito a New York dopo la laurea per intraprendere la carriera finanziaria. Quindi ha lanciato Greenlight Capital con 900mila dollari di raccolta.
Note personali
Dna familiare
Nel 1993 ha sposato Cheryl Strauss, giornalista e consulente media. La coppia, che ha avuto tre figli, ha divorziato nel corso del 2017.
Stile long-short
Spirito green
Gli Einhorn sono una famiglia ebrea con una lunga tradizione nella finanza. Suo padre e suo fratello gestiscono una società di venture capital e una di consulenza.
Ricchezza solida
Nonostante la cattiva performance negli ultimi anni, Einhorn conserva un grande patrimonio personale, stimato da Forbes in circa un miliardo e mezzo di dollari.
Contro Lehman
Fortemente critico nei confronti del fracking, la tecnica utilizzata per estrarre shale oil, è anche un sostenitore del partito democratico, che finanzia da tempo.
Filantropia
È un attivista e finanziatore della Michael J. Fox Foundation, creata dal celebre attore statunitense con l’obiettivo di sostenere la ricerca sul Parkinson.
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Einhorn ha una predilezione per la strategia che consiste nell’acquistare titoli che si ritengono sottovalutati e nel vendere allo scoperto quelli ritenuti troppo cari.
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A Wall Street si è creato la fama di essere stato tra i primi a denunciare le difficoltà finanziarie di Lehman Brothers, quando la drammaticità della situazione non era ancora evidente nel bilancio.
CAREERS
Massimo Donatoni (nella foto) è stato nominato nuovo co-amministratore delegato e responsabile divisione wealth management di Azimut Capital Management Sgr. Il manager 56enne è entrato nel gruppo Azimut nel 2013. Nel novembre scorso è divenuto responsabile del team delle gestioni patrimoniali e gli è stata affidata la ristrutturazione dell’area. A seguito della nomina di Donatoni, Pierluigi Nodari – fin qui a capo del desk milanese delle gestioni patrimoniali – assume la responsabilità di tutti i team dell’area gestioni individuali. De Ferrari lascia CS per guidare Amp Dopo 17 anni trascorsi in Credit Suisse, per Francesco De Ferrari (nella foto) si apre una nuova stagione. Il manager, già alla guida della divisione italiana e dal
2012 responsabile della gestione patrimoniale in Asia, è stato infatti scelto come nuovo chief executive officer da Amp. La società americana di wealth management gli garantirà uno stipendio base di 2,2 milioni di dollari all’anno, ai quali si potranno aggiungere il 120% di questa cifra in bonus a breve termine e un altro 150% in bonus a lungo. Se poi resterà in sella fino al 2022, potrà incassare ulteriori 11,7 milioni di dollari tra azioni e contanti. Mediobanca PB mette a segno un poker Quattro ingressi per Mediobanca Private Banking. Si tratta di Emanuele Frigerio, che arriva da Citigroup; Marco Lamberti, fin qui attivo presso Citi; Francesco Scollo, per 12 anni al lavoro presso Credit Suisse; infine Marco Travia da JP Morgan. Doppietta dei Merolla per Allianz Bank FA Ezio e Andrea Merolla, due professionisti con esperienza nel settore del private banking, entrano a far parte di Allianz Bank Financial Advisors, la banca rete del gruppo Allianz in Italia guidata dall’ad Paola Pietrafesa (nella foto). Vanno a potenziare il distretto di Roma.
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De Sanctis passa a DB Dal 1° dicembre Claudio de Sanctis (nella foto) sarà responsabile del private banking europeo di Deutsche Bank. Lascia Credit Suisse, dove negli ultimi cinque anni ha ricoperto la medesima carica. Con base a Zurigo, riporterà a Fabrizio Campelli, capo del wealth management globale di Deutsche Bank. “L’area Europa è la spina dorsale del nostro gruppo; l’ingresso di un manager come de Sanctis è fondamentale in una fase in cui siamo focalizzati sulla crescita strategica”, ha commentato Campelli.
Donatoni promosso in Azimut Capital
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(1) Fonte: ranking IPE “Top 400 asset managers” pubblicato in giugno 2017 e sulla base del patrimonio gestito a fi ne dicembre 2016. Messaggio pubblicitario con fi nalità promozionali. Il presente documento contiene informazioni inerenti a CPR Invest - Global Disruptive Opportunities (di seguito il “Fondo”), un comparto della SICAV CPR Invest, autorizzato in Lussemburgo, sottoposto alla vigilanza della Commission de Surveillance du Secteur Financier (CSSF) ed offerto in Italia in conformità alle applicabili disposizioni tempo per tempo vigenti. Le informazioni contenute nel presente documento non costituiscono offerta al pubblico di strumenti fi nanziari né una raccomandazione riguardante strumenti fi nanziari. Si raccomanda ai potenziali investitori di consultare un consulente fi nanziario al fi ne di esaminare se i rischi annessi all’investimento siano appropriati alla propria situazione. Il Fondo è gestito da CPR Asset Management, una società del gruppo Amundi, autorizzata in Francia e regolamentata dall’Autorité des Marchés Financiers (AMF). Prima dell’adesione leggere il KIID, che il proponente l’investimento deve consegnare prima della sottoscrizione, e il Prospetto che, unitamente alle ultime relazioni annuali e semestrali, è disponibile gratuitamente e su richiesta scritta presso l’indirizzo postale di CPR Asset Management 90 boulevard Pasteur, CS 61595, 75730 Paris Cedex 15 - Francia, oppure su www.cpr-am.com e www.amundi.it. Il Fondo non off re una garanzia di rendimento positivo o di restituzione del capitale iniziale. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. Il presente documento non è rivolto ai cittadini o residenti degli Stati Uniti d’America o a qualsiasi “U.S. Person” come defi nita nel SEC Regulation S ai sensi del US Securities Act of 1933, nell’avviso legale riportato sui siti web www.cpr-am.com e www.amundi.it e/o nel Prospetto. Le informazioni contenute nel presente documento sono fornite da Amundi Asset Management, società anonima con capitale di 1.086.262.605 € - Società di gestione del portafoglio approvata dell’AMF N° GP 04000036 Sede legale: 90 boulevard Pasteur, 75015 Parigi, Francia - 437 574 452 RCS Parigi. |
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OPINION
Driving the change Italian wealth management sector continues to grow in terms of new clients BNL-BNP Paribas PB is riding the trend by introducing new service models BY GIANPIETRO GIUFFRIDA*
(Abbiamo lasciato il testo in inglese per cogliere le sfumature del contenuto, n.d.r.)
Italy’s wealth management sector continues to grow, in terms of both assets under management (AUM) and the number of clients and competitors involved. As such, it is becoming more and more important in the financial advisory sector, with increasingly dynamic models of client management in play. According to Magstat, in 2016 the private banking market in Italy – which refers to clients with minimum AUM of euro 500,000 ($592,000) – recorded a total value of over euro 860bn ($1.02trn), along with the presence of more than 14,500 relationship managers. Among them, private banks had a 77 percent share of AUM and a 44 percent share of those relationship managers. It is also important to note that, since 2013, the growth of the country’s private banking market has been around 6.5 percent per year.
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Becoming more client centric Given this rate of expansion, market players are now in the process of developing their value propositions to become more client-centric through the introduction of evolved financial and heritage services. Meanwhile,
Gianpietro Giuffrida
the entry of new players and the imminent arrival of next-generation clients are pushing the digitalisation of service models. This scenario of growth and change has reached the interest of financial advisors who, in turn, are evolving their own models, with a particular focus on the retail sector. Thus far, they have already reached around a quarter of the overall share of the private banking market. Managing transformation For some time now, BNP Paribas has been working on its transformation plan, which is mainly focused on wealth management, with the aim
of increasing customer loyalty. We are also seeking to acquire new clients, especially those of the next generation, by developing particularly innovative services and by providing cutting-edge models. BNL’s private banking arm in Italy is also following this path, with the development and launch of its new service models, which have a strong emphasis on relationship management. The new service models are dedicated to the different types of current and prospective clients. The first is the trusted advisory digital enhanced model, which is dedicated to customers with a need for face-to-face communication with their relationship manager. These types of clients tend to have complex requirements, and also require the timely control of their assets. Then there is the i-Private model, which is dedicated to more autonomous customers that prefer a long distance arrangement with their relationship manager. Towards a digital future Among these new tools is the Private Banking Service Centre, also known
OPINION
We are seeking to acquire new clients, especially those of the next generation, by developing particularly innovative services and by providing cutting-edge models
Attracting new customers We also have Youmanist, a new onboarding customer journey mechanism to drive customer acquisition based on an end-to-end process that starts with attracting new customers. It includes: an app and a site with content on lifestyle and finding a work-life balance; a simulation-planning tool; premium services; and access to peer-to-peer communities. Youmanist also includes dedicated and personalised advisor services – including financial, wealth, insurance, fiduciary and real estate – as well as a dedicated relationship manager, which has ongoing support from financial and wealth experts,
and primary partners in the trust, insurance and real estate sectors. The activation of the new service models will start in the final months of 2018 and will be supported by an important change management plan to manage all private banking services in Italy. Essentially, we have very ambitious plans in place as we look to the future. However, most importantly, we always maintain as a ‘final objective’ to respect the promises made to customers, and to offer customers an experience of the highest quality. With this in mind, we aim to become the number one private bank in Italy.
*Responsabile di BNL, BNP Paribas Private Banking, tratto da Worldfinance.com
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Namely, the digital platform addresses the need for tailored and bespoke advice, both face to face and remotely.
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as Privilege Connect. Launched on February 12, 2018, the Private Banking Service Centre has support available seven days a week, 24 hours a day, through a dedicated phone line. It also provides direct access to digital platforms and dedicated agents, in addition to information and disposition solutions. Then there is our new digital platform, which aims to achieve a mutually rewarding relationship between the client and the banker, as well as between the shareholder and client. In fact, the digital platform is a key enabler to new service models. In the trusted advisory model, for example, it is the main visualisation for clients. In terms of the i-Private model, the digital platform serves as the main point of access to private banking, through which the client operates and manages their relationship with the customer.
OPINION
Finanza democratica Crescono i canali di finanziamento alternativi per le Pmi italiane Un trend che offre nuove opportunità di investimento anche ai piccoli DI PAOLO MARTINI /
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Negli ultimi dieci anni la finanza alternativa, che include strumenti finanziari e canali distributivi al di fuori del sistema bancario tradizionale, è cresciuta in maniera significativa in Usa, Europa e Asia.
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Oltre lo sportello Dall’equity crowdfunding alle piattaforme peer-to-peer consumer e business lending sino all’invoice trading, queste attività parallele al canale bancario tradizionale forniscono credito alle piccole e medie imprese, attraverso metodologie trasparenti e diversificate. Parliamo di tecniche non tradizionali per offrire agli investitori modi innovativi per investire denaro e generare prestiti accessibili da parte delle aziende. In Europa oltre 14.000 imprese di
piccole e medie dimensioni hanno beneficiato di investimenti diretti per sostenere la propria crescita nel 2016. Nel Vecchio Continente il settore della finanza alternativa online è cresciuto a tassi superiori al 100% nel 2016 raggiungendo un controvalore di 7,6 miliardi di euro (“Expanding Horizons, the 3rd european alternative finance industry report”). Gran Bretagna all’avanguardia Nel Regno Unito l’industria della finanza alternativa rappresenta un canale diverso rispetto a quello bancario tradizionale offrendo finanziamenti a oltre il 10% delle Pmi. La crescita dirompente della tecnologia, unita alla microfinanza, impone una vera e propria sfida al sistema finanziario tradizionale.
Ovviamente ci si interroga su quali siano i possibili sviluppi del settore e i rischi impliciti legati ai tassi di crescita elevati che stiamo registrando. Soluzioni per ogni portafoglio Tuttavia penso che l’estensione di queste attività a un pubblico sempre più vasto di investitori privati più piccoli sia inevitabile, in quello che si può definire un processo di democratizzazione della finanza alternativa. In passato per mettere a disposizione dei clienti privati attività illiquide, come per esempio obbligazioni azioni di aziende non quotate, si è dovuto ricorrere a spesso a tecniche complesse. Come nel caso delle cartolarizzazioni, rivolte solo ai clienti più esperti attraverso entità speciali appositamente create per tale scopo. Vista la complessità operativa, in pochi hanno potuto beneficiare dalla creazione di ricchezza del tessuto produttivo del nostro paese, per esempio in investimenti diretti in Pmi. Oggi invece i tempi sono finalmente maturi per posizionare investimenti illiquidi legati al mondo corporate e all’economia reale.
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Extel_2018_Ita_Private.pdf
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20 anni di riconoscimenti
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Pan-European Hedge Funds - 2018
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Best Fund Management Firm in Italy - 2018
Extel raccoglie ogni anno le votazioni di professionisti ed aziende del settore degli investimenti azionari europei per identificare le migliori società e manager in determinate categorie. L’Extel Survey 2018 ha coinvolto oltre 11.300 partecipanti provenienti da 88 paesi raccogliendo oltre 906.000 voti. Per maggiori informazioni www.extelsurveys.com Materiale pubblicitario con finalità promozionali. Il presente messaggio pubblicitario non costituisce, e non può essere considerato, sollecitazione all’investimento né un’offerta di vendita, o un consiglio per l’investimento.
BANKER
Tra ragione e sentimento Spreafico, cfo di Banca Leonardo, racconta le nuove sfide professionali Sottolineando l’importanza di gestire con grande attenzione le emozioni DI FRANCESCA VERCESI / @frvercesi
Banca Leonardo è passata definitivamente a Indosuez Wealth Management, brand globale specializzato nel wealth management del gruppo Crédit Agricole. L’acquisizione (i francesi hanno rilevato il 94,1%), annunciata a novembre scorso, ha rafforzato la presenza del gruppo in Italia: 230 collaboratori in sei città diverse (Milano, Roma, Torino, Firenze, Padova, Lecco) per un totale delle masse in gestione che arriva a circa 6 miliardi di euro. Nel breve termine i due brand restano separati sotto il cappello di Indosuez Wealth Management Europe in vista di un ulteriore possibile sviluppo. Banca Leonardo intanto si sta internazionalizzando e vuole incrementare i servizi del mondo private. Parla Mario Spreafico, chief investment officer Banca Leonado e head of Southern Europe Dpm Ca Indosuezz Europe.
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Come sta andando l’integrazione? Molto bene. Banca Leonardo è sempre stata forte nei servizi alla clientela private e ora lo è ancora di più essendosi unita a un brand storico. L’aspetto più interessante è
che stiamo sviluppando una cultura internazionale. Integriamo la nostra piattaforma di investimento con quella europea, soprattutto nel mondo della gestioni discrezionali. In Banca Leonardo abbiamo avuto una pausa di riflessione logica e fisiologica nel passaggio di proprietà. Ma a livello di investimento le performance sono buone e questo aiuta la stabilità della clientela. Come sono i pesi? A livello di masse, Banca Leonardo pesa il 20% di Indosuez Europa. Il primo mercato è il Lussemburgo, poi ci siamo noi. Come funzionano le politiche di decisione sul tema degli investimenti? Nell’ambito wealth management abbiamo un comitato di investimento globale che si tiene mensilmente a Ginevra. In questa sede decidiamo la strategia di investimento. Al tavolo ci sono le aree di riferimento: Ginevra, Lussemburgo, Sud Europa, di cui sono responsabile, Nord Europa e il capo globale Frédéric Lamotte,
chief investment officer del gruppo Indosuez Wealth Management. Sotto la voce Brexit, cosa si legge oggi in relazione al mondo del private banking? Se ci dovesse essere una hard Brexit, i professionisti che hanno delocalizzato gli hub a Londra potrebbero tornare in Italia. Ora lavorano col passporting ma le cose potrebbero cambiare. In questo caso l’Italia si potrebbe candidare come un Paese di riferimento visto che la ricchezza pro capite è ancora altissima, è meno concentrata rispetto ad altri mercati e resta una piazza fondamentale per il wealth management. Qual è il portafoglio minimo da voi? Un milione di euro. Tipologia di clienti e servizi. Cosa ci racconta? Abbiamo sempre avuto una clientela fatta da imprenditori tradizionali. Oggi la maggior parte è costituita da imprenditori e professionisti e con loro si fa una vera e propria attività di wealth management. Possiamo
BANKER ITALY
fare cross selling con Crédit Agricole e servizi internazionali che completano la nostra offerta. Lavoriamo bene sul mondo del real estate finance, usiamo molto i prodotti assicurativi. Inoltre mettiamo a disposizione l’attività di consulenza per l’investment banking facendo da tramite con altre società del gruppo.
In generale come vedete il contesto dal punto di vista dei portafogli? Restiamo positivi sulle azioni a livello mondiale. Abbiamo deciso un lieve sovrappeso su quelle americane ed europee. Le banche hanno multipli ai minimi storici e quindi
Mario Spreafico
è un buon momento per entrare. Nel mondo dei governativi, meglio stare su duration medio corte. Nell’investment grade conviene comprare più Usa che Europa, dove ci sono buone occasioni ma occorre essere molto selettivi. Parliamo di lei… Da buon capricorno non sono mai le emozioni a prendere il sopravvento. Lavorare nei mercati finanziari significa dosare al meglio ragione e sentimento, sia
per decidere tutti i giorni sia per creare armonia tra colleghi. Faccio il possibile per non trasferire nella mia vita privata le ansie e attese di un lavoro che coinvolge la giornata nella sua totalità…per fortuna sono circondato da affetti e persone più comprensivi di me. Sono appassionato di storia, soprattutto di quella italiana del 900: credo sia stato uno dei periodi più complessi e ancora di difficile interpretazione. Nonostante le tragedie, ci ha resi migliori. 31
Passiamo alla strategia di investimento. Siete preoccupati per l’Italia? No. Quello dello spread è un rialzo fisiologico in relazione a un cambio di governo. È l’incertezza della politica che gioca un ruolo forte. A preoccupare piuttosto è la guerra dei dazi sull’economia globale e di conseguenza su quella europea. L’Italia quindi essendo il fanalino di coda in Europa, potrebbe subire ulteriori scossoni.
Stiamo sviluppando una cultura internazionale Puntiamo al cross selling grazie all’integrazione con Crédit Agricole
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Quanto pesa il fatturato delle gestioni discrezionali? Oltre il 60% ed è ancora in fase di sviluppo. La sfida ora è usare il risparmio gestito come leva di crescita. In Banca Leonardo tra promotori finanziari e banker ci sono 85 persone divise in sei location.
BANK
AffidabilitĂ asburgica Gutmann, storica private bank viennese, gestisce 21,6 miliardi Focus sugli istituzionali e sulle famiglie facoltose della Mitteleuropa
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DI LUIGI DELL’OLIO / @LuigidellOlio
BANK INTERNATIONAL
alla fine del primo semestre lo è da non meno di dieci anni e il 13% supera i 20 anni. Eppure si è trattato di periodi che hanno visto diverse crisi inficiare la fiducia verso il settore finanziario e al contempo nuovi player affacciarsi sul fronte dell’offerta. Di pari passo la società registra un ridotto turnover dei propri dipendenti: su 247, ben 80 sono in organico da più di un decennio. “Una caratteristica apprezzata dalla clientela non tanto per ragioni affettive, ma soprattutto perché questo consente di ragionare sul lungo termine con professionisti di qualità riconosciuta e testata”, sottolineano dalla banca.
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“Partner per generazioni”. Il claim scelto da Gutmann Bank per presentarsi al mercato dice molto dell’approccio seguito dall’istituto austriaco, che combina la tradizionale riservatezza del settore (a cominciare dalla scarsa disponibilità sul fronte della comunicazione) con un affiancamento a tutto tondo della clientela facoltosa, composta da imprenditori, fondazioni, famiglie facoltose e clienti istituzionali. Non a caso il sito della private bank con headquarter a Vienna rivendica che il 77% dei 1.480 clienti censiti
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Sopra: Frank W. Lippitt, a sinistra il Parlamento di Vienna, simbolo della città in cui si trova la sede della banca.
Il valore dell’indipendenza Fondata nel 1922 dai fratelli Gutmann, ha sempre mantenuto gelosamente la propria indipendenza, crescendo per gradi. Il primo step è avvenuto tra le due Guerre mondiali, con la licenza per l’intermediazione in valuta estera nel 1932, ma il grande salto si è prodotto a metà del secolo scorso, con l’ingresso di Karl Kahane nell’azionariato (i cui eredi detengono oggi la maggioranza) e poi, a partire dagli anni ’80, con il lancio dei primi fondi e l’ingresso nel comparto del private equity. Gli anni ’90 sono quelli dell’apertura alla partnership, con i manager esterni chiamati a condividere la sfida della crescita attraverso l’acquisto di azioni societarie (attualmente i partner sono 20 e
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detengono complessivamente il 20% del capitale). La risposta alla grande crisi internazionale è stata una strategia all’attacco: Gutmann, forte di fondi propri, ha aperto prima a Budapest, quindi a Praga e a Salisburgo, puntando a conquistare un ruolo centrale nel ricco mercato mitteleuropeo proprio mentre alcuni grandi gruppi del settore mollavano la presa. I numeri Al 30 giugno di quest’anno il gruppo Gutmann gestiva asset per 21,6 miliardi di euro (contro i 21,2 miliardi alla chiusura del 2017), con gli istituzionali a fare la parte del leone (13,9 miliardi), seguiti dai privati (4,9 miliardi). Numeri che garantiscono il settimo posto tra le private bank austriache, con il primato tra le realtà familiari. La banca viennese fornisce servizi di gestione patrimoniale, consulenza per gli investimenti, conti correnti, amministrazione di fondi e servizi di custodia, nonché servizi di gestione di portafoglio. Oltre ai già citati fondi di private equity e al focus sugli investimenti immobiliari. In quest’ultimo ambito collabora SHI Management GmbH, società specializzata soprattutto nella gestione di portafoglio relativa alle residenze per anziani, con sede a Monaco di Baviera.
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Il timoniere L’uomo forte è Frank W. Lippitt, che ricopre sia la carica di presidente, sia quella di amministratore delegato,
La risposta alla grande crisi internazionale del 2008 è stata una strategia all’attacco: la banca ha puntato a crescere oltreconfine proprio mentre alcuni grandi gruppi mollavano la presa oltre a esserne azionista. Come da tradizione della casa, è un manager che si è fatto le ossa all’interno. Nato a Kitzbühel, in Tirolo, si è laureato all’Università di San Gallo ed è stato assunto in Gutmann nel 1987, entrando nel consiglio di amministrazione nel 2001, fino a raggiungerne il vertice nel 2010. Gli altri tre membri del board sono Matthias Albert (che ricopre anche la carica di head of private clients), Adolf Hengstschläger e Friedrich Strasser, (chief financial officer). Insieme con Stephan Wasmayer e
Harald Latzko, che compongono il comitato esecutivo, tengono le leve del comando definendo le strategie di crescita societarie. Che, assicurano dall’istituto, non sono destinate a mutare per le condizioni dei mercati finanziari, per loro natura volatili. Programmi di ulteriore espansione sono allo studio da tempo (la società può contare su una solidità patrimoniale, attestata dal Core Tier 1 del 24,95% a fine 2017 e su un’attività di prestiti molto contenuta), ma saranno messi in campo per gradi.
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Imperatore del caffĂŠ Schultz incarna in pieno lo spirito del self made man americano Starbucks apre nella Penisola con un negozio al centro di Milano DI FRANCESCA VERCESI / @frvercesi
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Howard Schultz
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L’intuizione Lavorando per Hammarplast Schultz entra in contatto con Starbucks. Il manager, nel 1981, mette piede nel primo negozio del gruppo dentro il Pike Place Market a Seattle (nello Stato di Washington). E questo cattura la sua attenzione. Dopo un viaggio di lavoro a Milano, dove nota il rapporto personale tra i baristi della città e i propri clienti, viene folgorato dall’idea di replicare qualcosa di simile. Così Schultz prova a convincere i fondatori di Starbucks a trasformare la torrefazione in una caffetteria di ispirazione italiana, ma i proprietari declinano. Il legame con l’Italia È così che decide di perseguire l’idea in proprio con l’insegna “Il Giornale”, ma ha bisogno di 1,6 milioni di dollari per far decollare la formula. L’anno successivo dunque l’aspirante imprenditore è impegnato a raccogliere fondi: “Ho parlato con 242 persone e 217 mi hanno detto di no. È veramente sconfortante sentirsi dire così tante volte che la propria idea è qualcosa su cui non vale la pena di investire”. Nell’agosto del 1987, dopo due anni di attività, Il Giornale acquisisce le caffetterie Starbucks per 3,8 milioni di dollari 37
Tenacia e spirito di iniziativa Schultz ha fatto crescere Starbucks, che oggi conta 28mila punti vendita nel mondo, di cui quasi 13mila nella madrepatria. Liberale (sostiene i matrimoni gay), con una fortissima vocazione imprenditoriale sin dalla giovinezza e molto aperto di mente, è cresciuto nelle case popolari di Brooklyn e ha vissuto un’infanzia povera: un infortunio, infatti ha immobilizzato il padre, autista di camion senza assicurazione sanitaria, privando la famiglia del reddito. Entrato alla Northern Michigan University grazie a una borsa di studio conquistata per meriti sportivi, Schultz decide in un secondo momento di non giocare a football per mantenersi all’università, ma di sottoscrivere un prestito d’onore e per vivere fa diversi lavori tra cui quello di barista. Dopo un posto di lavoro in Xerox, dove diventa un esperto di vendite, rientra a New York. Tre anni più tardi, accetta di lavorare
per Hammarplast, un’azienda svedese di cui diventerà vice presidente e general manager alla guida del team di venditori.
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Nato nella periferia di una metropoli, ammesso all’università grazie a un borsa di studio, capace di creare un colosso mondiale nel caffè: Howard Schultz incarna in pieno il sogno americano, quello del self made man. E ora è arrivato il momento del passaggio generazionale, tutto da definire dato che i due figli non paiono candidati a raccoglierne il testimone. Si ipotizza per lui un ruolo da uomo forte del partito democratico americano.
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La sua avventura imprenditoriale ha dello straordinario: il gruppo è passato da 11 a 28mila punti vendita sparsi in 77 nazioni del mondo
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e Schultz ne diventa amministratore. Cinque anni più tardi, con una catena di 165 caffetterie, Starbucks sbarca a Wall Street e chiude l’anno con un giro d’affari da 93 milioni di dollari. La sua avventura imprenditoriale ha dello straordinario: ha visto la società passare da 11 a 28mila punti vendita sparsi in 77 nazioni del
mondo. “Ho deciso di costruire la compagnia nella quale mio padre, operaio e veterano della Seconda guerra mondiale, non ha mai avuto l’occasione di lavorare”, ha ricordato. E ora gode nel pensare che l’azienda è stata coronata nel recente passato dal sedicesimo inserimento consecutivo di Starbucks lista delle aziende più
ammirate del mondo, l’ultima volta in quinta posizione. Oltre che da un apprezzamento complessivo del 14.600% del titolo in 15 anni di quotazione. “Insieme abbiamo fatto questo e molto di più trovando l’equilibrio tra profitto e coscienza continua a pag. 40>
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sociale, compassione e rigore, amore e responsabilità”, ha sottolineato una volta. Vita privata In una lettera ai dipendenti si raccomanda: “Mai abbracciare lo status quo. Abbiate la curiosità di guardare dietro l’angolo e il coraggio di reinventarvi. Il cambiamento è inevitabile e il mondo è diventato un posto più fragile dai tempi in cui abbiamo spalancato le porte dei nostri primi negozi”. Nel 1982 ha sposato Sheri Kersch, ha due figli: Jordan e Addison. Il maschio è un giornalista sportivo per The Huffington Post. Jordan ha sposato Breanna Hawes con una funzione civile e poi col rito ebraico. Nessuno dei due pare intenzionato a seguire il percorso paterno.
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Futuro da definire Per quanto riguarda il futuro del sessantaquattrenne Schultz, si legge sul New York Times, si accendono le ipotesi di una corsa alla presidenza degli Stati Uniti nel 2020, dal momento che l’imprenditore è stato spesso indicato come potenziale candidato democratico per la Casa Bianca. “Voglio pensare a una gamma di opzioni, che potrebbe includere il servizio pubblico. Ma sono ancora lontano dal prendere una decisione”, ha risposto il diretto interessato a una precisa domanda della testata newyorkese, non mancando di sottolineare di essere “profondamente preoccupato per la nazione”.
Lo sbarco sotto la Madonnina A circa cinquant’anni dalla sua fondazione a Seattle, Starbucks arriva anche in Italia. E lo fa a Milano, in Piazza Cordusio, in quello che per anni è stato lo storico ufficio postale del capoluogo lombardo, a due passi dal Duomo. Si presenterà non come una vecchia caffetteria, ma come la roastery più grande d’Europa, con oltre duemila metri quadri di spazio a disposizione. E il desiderio di toccare il suolo italiano, Schultz lo ha accarezzato sin dall’inizio della sua avventura imprenditoriale. Quella italiana è una pedina importante nella strategia di espansione di un gruppo che, oltre a essere un luogo dove consumare un break, indica uno stile di vita, una ‘third home’, fatto di wifi, chiacchiere, incontri e bicchieri di cartone con il caffè bollente da portare al lavoro, tra una riunione lavorativa e l’altra, e da tenere nelle mani per scaldarle, soprattutto nei freddi inverni di città come New York, Londra e Berlino. E tutto questo è uno dei più importanti motivi del suo successo.
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OPINION
Pesi antietà L’attività contro resistenza aiuta il corpo e allunga l’aspettativa di vita I benefici sono evidenti non solo a livello muscolare, ma anche di ossa DI ALESSANDRO SCALICI*
Secondo alcuni studi, la ricetta per invecchiare in modo più sano comprenderebbe assunzioni quotidiane di ferro. Attenzione però, il ferro al quale mi riferisco non è presente in pillole o polveri, bensì nei pesi. Avete letto bene, è stato ampiamente dimostrato che l’attività fisica ha un’importante funzione sulla qualità dell’invecchiamento in primis, e sull’aspettativa di vita in seconda battuta.
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Benefici per il metabolismo L’attività contro resistenza (i pesi) ha un’influenza benefica molto più importante rispetto a quella aerobica che, se protratta a lungo, porterebbe a un invecchiamento cellulare più rapido a causa della maggiore ossidazione e all’effetto negativo sul tessuto muscolare. L’attività contro resistenza, oltre che mantenere attivo il metabolismo, contrasta quel fenomeno che porta a una graduale perdita di tessuto muscolare. Mantenere maggiori livelli di forza ha relazione con l’aspettativa di vita, oltre ad assicurare vantaggi chiaramente funzionali. Inoltre la struttura ossea, dovendo contrastare un carico maggiore, viene
stimolata a un adattamento positivo, andando contro la fisiologica demineralizzazione. Sforzo da calibrare Ma quanta attività andrebbe fatta? Almeno 30 minuti intensi, tre volte alla settimana, sembrano essere una giusta quantità. Attenzione però, l’attività fisica da sola non basta, tutto deve essere accompagnato da una corretta alimentazione: in particolare sono fondamentali le verdure e la frutta per l’apporto di vitamine, minerali e antiossidanti. Le proteine hanno un’importanza primaria nel mantenimento del tessuto muscolare,
meglio se di carni bianche, pesce e uova. Meglio invece limitare il più possibile l’assunzione di zuccheri semplici, dolci e farine bianche. Quanto ai grassi, pensare di escludere totalmente quelli animali dall’alimentazione sembra essere la scelta più facile, ma non è così. E i grassi vegetali, quelli buoni, in realtà non sono così benefici se presi in maniera esclusiva. La ricetta migliore è moderare entrambi. *Specializzato in personal training, gestisce la palestra Universo a Milano. www.universofitness.it
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BANK
Verso nuove strade CFO Sim punta su un modello snello per il private banking La società valuta il lancio di una Sgr o di un’altra fiduciaria DI FRANCESCA VERCESI / @frvercesi
Famiglia e patrimonio. Il mondo del private banking si sta concentrando sempre di più su questo binomio col fine di offrire ai clienti facoltosi servizi evoluti, accanto alla normale gestione delle finanze mobiliari e non. Ecco come CFO Sim (acronimo che sta per Corporate Family Office), realtà indipendente nel mondo italiano della gestione dei patrimoni, si sta muovendo. Parla Massimo Maria Gionso, consigliere delegato della società che gestisce quasi 2 miliardi di euro di attivi.
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Qual è il vostro profilo a fronte di un mercato molto affollato sul fronte dell’offerta? Siamo una piattaforma che si propone di semplificare il rapporto complesso tra famiglia e patrimonio. Mettiamo a disposizione strumenti e risorse per realizzare progetti specifici, dalla gestione amministrativa al coordinamento di tutte le problematiche finanziarie, fiscali o legali inerenti alla gestione del patrimonio, al passaggio generazionale ai rapporti patrimoniali all’interno della famiglia. Possiamo fornire servizi di segreteria di famiglia e servizi per la gestione
di problematiche complesse come necessità previdenziali e assicurative, amministrazione di beni particolari, amministrazione e segreteria societaria, nonché gestione di progetti di filantropia. Vi servite di studi legali o fiscali esterni? Il nostro cda è composto anche da avvocati, fiscalisti e commercialisti e questo ci permette di contare su competenze interne per coordinare in prima battuta molte situazioni. Puntiamo a gestire in house tutte le attività e garantire così la massima riservatezza ai nostri clienti e, solo quando le competenze non siano adeguate o sufficienti, ci avvaliamo di studi altamente selezionati. Gestite due comparti azionari long/short investiti su Europa e America con la Sicav Timeo Neutral. Lavorate in architettura aperta? Nella costruzione di una corretta asset allocation selezioniamo i migliori gestori a livello globale tra tutte le Sicav presenti sul mercato. Non ci fermiamo alle classiche Sgr distribuite su qualsiasi piattaforma,
ma ci rivolgiamo anche a gestori di fondi hedge che hanno portato la loro strategia in comparti Ucits. Quanto alla nostra Sicav può essere vista da due angolazioni diverse. Sia come normale prodotto di investimento per qualsiasi investitore, sia come veicolo per costruire ad hoc un comparto per la clientela con esigenze particolari, per esempio gestire in monte un patrimonio o facilitare un passaggio generazionale. Quindi nel nostro caso la Sicav può essere sia prodotto che servizio. Avete un solo banker. Potrebbero arrivarne altri? Selezionare banker è una attività più specifica delle grandi reti. Ma qualora vi siano professionisti che sposino un concetto di indipendenza e servizio alla clientela di standing elevato, trovano in CFO Sim un interlocutore adeguato. Su questa linea ha fatto il suo ingresso un primo banker con un portafoglio di 50 milioni; e su questa prima esperienza non escludo ne arrivino altri. Con quante banche depositarie lavorate? Sono una decina tra italiane ed estere.
BANK ITALY
Avete intenzione di partecipare al risiko che si è aperto nel mercato? Siamo abituati a muoverci in modo ponderato, attento e riflessivo e così sarà anche in futuro. Ogni nuova iniziativa deve essere supportata da ragionati e credibili business plan. La trasformazione in banca, anche attraverso l’acquisizione di un piccolo istituto di credito, è una opzione accattivante che permetterebbe un grosso salto qualitativo e quantitativo.
Mifid 2. È un problema? Di certo è un appesantimento burocratico e un costo, a cominciare dalla maggiore reportistica fino alla ricerca. Ma, se ci riferiamo per esempio al problema del collocamento e agli eventuali rebate, noi collochiamo solo le classi istituzionali delle Sicav, così da bypassare il problema. Perchè avete deciso di rilevare i clienti di Arianna Sim? Con l’acquisizione del ramo d’azienda della ex Arianna Sim (prima Sofid Sim del gruppo Eni ndr) abbiamo ereditato un
portafoglio di circa 4mila clienti privati per circa 250 milioni di masse gestite. Questo portafoglio è stato identificato come “Divisione Family” e, malgrado un grosso sforzo iniziale per adeguare tutta la contrattualistica dei clienti alle nuove normative, la divisione è stata a break even sin dal primo esercizio. Per quanto rappresenti un business diverso da quello tradizionale di CFO Sim, le competenze sviluppate negli anni sono a disposizione anche di questo ramo più tipicamente retail, che potrà anche spaziare su prodotti più mass market e di welfare aziendale.
Nel 2015 avete aperto l’equity capital market. Come sta andando? La divisione è formata da due persone nell’ufficio studi, tre analisti per l’origination deal, quattro sales e un negoziatore. Per quanto questa struttura sia pesante dal punto di vista dei costi fissi, il mix tra ricavi ricorrenti e operazioni di primario ha consentito non solo il break even, ma l’utile sin dal primo anno di attività, e permesso di affacciarci nel mondo del corporate broking soprattutto in Europa. 45
Massimo Maria Gionso
Altre strade? Dopo avere acquistato una fiduciaria dinamica non sarebbe da escludere di completare l’offerta con una fiduciaria statica. Nel nostro gruppo, pur essendo presente una Sicav di diritto lussemburghese, manca una Sgr. E, vista l’esperienza dei competitor, anche la quotazione in Borsa o la creazione di una divisione per gestire club deal non sono opzioni da escludere.
PRIVATE
La Mifid 2 comporta una maggiore burocrazia
OPINION
Let’s #DisruptMoney The topic of wealth has become a taboo for many women We and our male allies can drive a real and meaningful change BY SALLIE KRAWCHECK*
(Abbiamo lasciato il testo in inglese per cogliere le sfumature del contenuto, n.d.r.)
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Ladies, let’s disrupt money. Money is power — live-the-life-I-want power, get-your-hand-off-my-leg power, start-my-dream-business power. And we women have been on the outside looking in. It’s not our fault. Our society and institutions have long put us at a disadvantage with regards to money. It can feel benign: “Mom and Dad? How much money do you make?” “Honey, that’s not a polite question.” From there, some of the media can infantilize us when it writes about money for women: “Find out your money type!” “How to skip that latte and retire like a boss!” Our teachers punish us for being girls taking math (we get lower grades for the same math answers as boys); our institutions punish us financially for having babies; and our bosses punish us monetarily for working-while-woman, much more for working-while-woman-ofcolor, and again for working-whilemothers. The topic of money has become so taboo that we are more likely to talk about sex with our girlfriends than we are to talk about money. Hell, we are more likely to have sex on a third
date than we are to talk about money. That most physically intimate of acts and yet money is more shameful. Gender money gaps How are we supposed to close our gender money gaps if we are operating in the dark about money?? The result: We haven’t. Our society and institutions have long put us at a disadvantage with regards to money, leaving us at less than full equality: It will be 38 years until the wage gap closes for white women, 106 years for black women, and 230 years for Latina women. Women are 80% more likely than men to be impoverished during retirement. Only 6% of Fortune 500 companies have female CEOs, and the “money industries” (think Wall Street and venture capital) are overwhelmingly male: 86% male Financial Advisors, 90% male traders, 90% male venture capital partners. Companies led by teams of women receive less than 2.5% of venture capital funding, while those led by women of color get just 0.2%. Let’s disrupt money. Let’s take our existing collective financial power — as more than half of the
workforce, we direct trillions of dollars in consumer spending — and use it to change the money game for all women. We will do this by disrupting societal expectations that talking about money is “unladylike” and “unattractive.” The new challenges We will talk about money with friends, partners, colleagues, family. We will talk to our daughters and nieces about it. We will talk about it at the dinner table. We will normalize these discussions and thus, collectively, give ourselves the information we need to close our gender money gaps. We will not tolerate gender pay gaps — or pay gaps based on ethnicity, race or orientation — in our companies. We will charge our corporate diversity groups to advocate for us on closing money gaps, to press for leadership teams that reflect the composition of our country today, and to change any corporate policy that is better suited for 1967… and thus saps our earnings power… all by 2025. We will ask our questions and make our cases in company town halls and
OPINION
*Ceo and co-founder of Ellevest Tratto dal suo profilo LinkedIn
Sallie Krawcheck
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The future is now What binds us is our belief that we can drive positive economic and social change by advancing women. The progress of “feminism as an individual sport” has stalled. But by coming together as we are doing in
other areas of our lives — using the power of the purse, taking a fearless and active stance, and disrupting the patriarchal grip on money — we and our male allies can drive meaningful change. If millions of us disrupt our relationship with money, if millions of us demand change in our companies, if millions of us invest in other women, if millions of us demand women-friendly policies from government, we can change the game.
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gatherings.We will spend our money mindfully, allocating a portion of our purchases to women-owned businesses and businesses owned by people of color. We will withhold our spending from companies that objectify us (Hi, Hooters) or do not reflect us in their employee base, their management team, or board of directors.
REPORT
Startup, la carta europea Il programma Esil apre nuovi scenari negli investimenti transfrontalieri Un’opportunità di diversificazione per i detentori di grandi portafogli DI FRANCESCA VERCESI / @frvercesi
I numeri degli investimenti in startup in Italia sono ancora bassi, ma il trend è in crescita. Parla Paolo Anselmo, presidente di Iban, Italian Business Angel Network. Una vostra indagine relativa agli investimenti dei business angel in Italia segnala nel 2017 una crescita annuale del 10%, a quota 26,6 milioni di euro. Numeri ancora molto bassi nel confronto internazionale. Quali le ragioni? Effettivamente il volume è ancora basso rispetto a Paesi come la Gran Bretagna con 98 milioni di euro investiti e Spagna con 55 milioni di euro, ma il trend è in costante crescita. In un contesto imprenditoriale ancora poco informato sul mondo dell’innovazione i business angel possono sostenere lo sviluppo del mercato.
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Cosa manca all’Italia su questo fronte? Il problema principale deriva dal fatto che non ci sono exit, e quindi il mercato ristagna perché non si crea liquidità da destinare ad altre imprese. Se facciamo la
somma di quanto investito dai soli business angel negli ultimi dieci anni probabilmente arriviamo a 300 milioni, con solamente un 2% di disinvestimenti. Se non si attiva un circolo virtuoso, il settore non potrà mai davvero crescere. Ma di buono c’è che l’equity crowdfunding - un primo passo per educare potenziali angel a questo genere di investimento - sta crescendo e contribuendo agli investimenti. Il crowdfunding, infatti, è stato utilizzato dagli angel per finanziare ben il 22% delle imprese nel 2017. Questo denota l’attrattiva del mezzo come canale di ricerca delle possibilità di investimento e, Paolo Anselmo
inoltre, come tecnica di sindacation. Nonostante ciò, la quantità di investimento totale da parte dei business angel è limitata al 3% dell’ammontare. Come sta andando il settore delle startup in Italia? Tante cose vanno migliorate, ma ci sono anche opportunità poco conosciute. Spesso è solamente un problema di comunicazione. Penso per esempio alle zone franche urbane ben definite a livello geografico dal legislatore nazionale, nelle quali le imprese che vi operano possono beneficiare di programmi di defiscalizzazione e decontribuzione. Ritiene utile un’iniziativa di sistema come Esil (Early stage investing launchpad ndr)? Si è un’iniziativa privata paneuropea che promuove eventi di pitching online, webinar e formazione, per ampliare il mercato degli investimenti angel e stimolare gli investimenti tranfrontalieri. Oggi il 14% delle imprese finanziate è localizzato all’estero: dobbiamo ragionare sempre più con una prospettiva europea di investimenti crossborder.
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Back in fashion Italian private equity market is growing, after a volatile period last year The first quarter of 2018 ranks as the strongest Q1 for the industry BY GIANNI MARTOGLIA, CARLO PAVESI AND STEFANO VALERIO*
The Italian private equity industry had to negotiate a volatile period in 2017. Although the number of private equity-backed deals in Italy held steady, matching 2016’s total of 100 deals, value was down 47% year on year to euro 7.6 billion, according to data compiled by Unquote. The fall in deal value last year, however, obscures the fact that the Italian private equity market is actually in a healthy position. Despite the drop-off in 2017, total value last year is still almost double that of the euro 4.1 billion worth of deals closed in 2012.
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A new season Total Italian private equity deal value has in fact climbed every year between 2012 and 2016, when a record euro14.3 billion of private equitybacked deals were done. It is also notable that the euro 7.6 billion posted last year represents the third best year since the financial crisis. The outlook is certainly positive after a strong start to the year for Italian private equity in 2018. The first quarter of 2018 ranks as the strongest Q1 for Italian private
(Abbiamo lasciato il testo in inglese per cogliere le sfumature del contenuto, n.d.r.)
equity deal activity in terms of both deal volume and value since Unquote records began. Family matters The question of succession within Italy’s family-owned companies has been among the main drivers for private equity deal flow. According to AIDAF, the Italian Association of Family Businesses, there are an estimated 784,000 family businesses in Italy, accounting for 85% of all companies in the country. Two thirds of these companies are still fully managed by family members, whereas in other European countries such as France (26%) and the UK (10%), the proportion is much lower. Many of these business leaders have turned to private equity as they prepare to hand over the running of their companies. Unlike a corporate acquisition, where a family business is subsumed into the parent company, the private equity model’s flexibility allows outgoing family business leaders to secure the independence of their businesses, retain a share of the company and continue participating in the running of the business as the transition to new management
is implemented. Private equity ownership also avoids some of the tensions that can emerge when one family-backed company attempts to acquire a rival. In addition, private equity plays a fundamental role for a familybacked company because not only does it provide capital and expertise for development and growth, but also acts as an accelerator for the modernisation of the business in terms of corporate governance and best management practices. Foreign interest Given these dynamics, it is not surprising that international and pan-European private equity firms have been among the most active in the Italian market. Of the ten largest deals in 2017, nine involved either a global or pan-European private equity house. International private equity houses have also been encouraged by a package of regulatory measures designed to attract investment into Italy. Those firms have been especially welcoming of new rules that came into force last year that allow for carried interest (the money
REPORT PRIVATE EQUITY 51
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The early march election created uncertainty for the local business community and overseas investors
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country, with AIFI and PwC figures showing that only 1% of private equity investment in 2017 went to the south.
PRIVATE EQITY DEAL VALUE, SPLIT BY SECTOR 1% 10%
6%
10%
20%
2014/2015
13% 25%
15%
9%
8%
7%
1%
2016/2017
16% 25% 16%
18%
Financial
Technology
Industrials
Basic materials
Consumer goods
Health care
Consumer services
Telecomunication
Source: studio Gatti Pavesi Bianchi
paid to private equity firms when return hurdle rates are cleared) to be taxed at the lower capital gains tax rate of 23% rather than the personal income tax rate of up to 46%.
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Fundraising fundamentals Investors have noted the potential for private equity in Italy, which has supported strong fundraising for firms targeting deals in the country. According to figures compiled by Italy’s private equity trade association AIFI and consultancy firm PwC, fundraising in Italy increased almost five-fold in 2017 to euro 5 billion, up from euro 1.3 billion in 2016. Investor appetite was particularly strong for managers raising large funds targeting the region. F2i and new special situations firm QuattroR were among the firms who
enjoyed strong investor support. Returns from private equity funds, meanwhile, have been decent. AIFI and KPMG calculated that exits in Italy in 2017 recorded an average gross IRR of 12.5%. This was above the ten-year average of 10%. Fear Factors Investing in Italy, however, is not without its obstacles. Corruption continues to be a problem, with Italy ranked as the third most corrupt country in the European Union, according to Transparency International’s most recent World Corruption Index. General partners have raised concerns that tax decisions in the country can be unpredictable. There are also concerns that investment is heavily concentrated in the north of the
The impact of vote The early March general election, meanwhile, only managed to deliver a government in the second week of May, which created uncertainty for the local business community and overseas investors. The fact that the Five Star Movement won the most votes, with the right-wing Lega Nord taking more votes than coalition partner Forza Italia, the party of former Italian president Silvio Berlusconi, has prompted further unease. Deal activity does not appear to have been affected by the election results, but there is a risk that some dealmakers, especially those from abroad, may put transactions on hold until the nature of the coalition government and its policies are clearer. Perhaps an even bigger challenge facing private equity in Italy is the weakness of the country’s banks. The plight of the banks has not been all bad news for private equity, which has sourced deals by stepping into the funding gap left by these institutions. However, the plight of lenders has drained resources and hampered growth, as well as making it difficult for private equity to raise acquisition finance domestically. *Avvocati dello studio Gatti Pavesi Bianchi
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Ogni investimento comporta dei rischi e non offre garanzie sui rendimenti futuri
Considerazione sui rischi principali Il valore degli investimenti ed il reddito da essi derivante oscilleranno e gli investitori potrebbero non ottenere indietro l’intero importo inizialmente investito. Per conoscere tutti i rischi e l’obiettivo del fondo si rimanda alla documentazione d’offerta in vigore. Questo documento non è un invito a sottoscrivere azioni e non deve essere considerato un consiglio finanziario. La decisione di investire in un fondo deve essere effetuata considerando la documentazione d’offerta in vigore, che è disponibile presso i soggetti collocatori e sul sito www.invesco.it. Pubblicato da Invesco Asset Management S.A. Sede Secondaria, via Bocchetto 6, -20123- Milano.
OPINION
Sei cappelli per pensare Il pensiero laterale aiuta a superare gli schemi della nostra mente Un metodo utile per uno sprint nel lavoro, come nella vita privata DI MARIA GRAZIA RINALDI*
Spesso ci capita di entrare in un circolo vizioso da cui sembra impossibile uscire. Sembra che non ci sia un modo di avere pensieri nuovi. Eppure a volte basterebbe avere un metodo per poter interrompere questo circolo vizioso e trasformarlo in virtuoso. Uscire dal loop Edward De Bono, psicologo maltese, ci viene in aiuto quando spiega che è possibile interrompere questo loop di pensieri attivando il pensiero laterale. A differenza del pensiero verticale che, per risolvere un problema o elaborare una strategia, si rifà all’interpretazione delle esperienze già vissute e alle competenze acquisite, quello laterale ci fa uscire dal ragionamento logico grazie alla creatività.
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La risposta è dentro di noi De Bono ci invita a sganciarci dall’idea che le buone scoperte
debbano essere figlie di rigidità, spingendoci ad addentrarci nel territorio sconosciuto dell’attesa, della pazienza e dell’osservazione del caos interiore, assicurandoci che da questa attesa verranno risultati migliori. Come allenarsi? De Bono ci propone “la tecnica dei sei cappelli. Una volta “indossato” un cappello tenderemo ad associare i nostri pensieri a quello. Nuovi sentieri da percorrere Vediamo quindi quali sono i sei cappelli. Il bianco è quello del ragionamento analitico e imparziale, che riporta i fatti così come sono, che fa analisi dei dati, raccolta di informazioni, precedenti, analogie ed elementi raccolti senza giudicarli. Il cappello rosso è l’espressione libera dell’emotività: esprimere di getto le proprie intuizioni ed emozioni. Il cappello nero rileva gli aspetti negativi, le ragioni per cui la cosa non può
funzionare. Il cappello giallo rileva gli aspetti positivi, i vantaggi e le opportunità. Il cappello verde indica alternative creative, nuove idee, analisi e proposte innovative, visioni insolite. Il cappello blu stabilisce priorità, metodi, sequenze funzionali. Pianifica, organizza e stabilisce le regole del gioco. In sintesi, quando applichiamo questo metodo, interpretiamo sei ruoli diversi guardando alla situazione/problema da sei punti di vista differenti a seconda del cappello che indossiamo. Il metodo dei “sei cappelli per pensare” consente quindi di interpretare vari punti di vista, anche lontani da noi e dal nostro abituale modo di essere: questo ci consente di liberarci da schemi di pensiero che spesso si rivelano disfunzionali. *Selezionatrice di private banker, psicologa e coach abilitata
JOB & BANK
Un cantiere sempre aperto Il nuovo governo ha portato all’ennesima riforma in campo giuslavoristico Con il decreto Dignità aumenterà il contenzioso, senza benefici per i precari DI CLAUDIO MORPURGO*
relazione a qualsivoglia proroga (con un massimo di 24 mesi totali di rapporto a tempo determinato), dovrà dimostrare che l’assunzione a termine deriva o da “esigenze temporanee e oggettive, estranee all’ordinaria attività, ovvero esigenze sostitutive di altri lavoratori” ovvero da “esigenze connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili, dell’attività ordinaria”. Questo assetto, veramente generico e poco oggettivo nella sua dimostrabilità, farà ampliare il contenzioso (il contratto a termine, ove ritenuto simulato, andrà, tra l’altro, impugnato entro 180 giorni) e, soprattutto, aumenterà il turnover dei lavoratori ancora più precarizzati.
Se il mondo della politica italiana ha una regola, è quella che ogni governo che si è succeduto nelle ultime legislature ha sempre ritenuto di caratterizzarsi mediante riforme impattanti sul mondo del lavoro. Basti pensare, da ultimo, alla legge Fornero del governo Monti, al Jobs Act di Renzi, sino al recentissimo decreto Dignità di Conte. Quest’ultimo caratterizzato da un titolo davvero altisonante e impegnativo, che in realtà sta trovando numerose voci critiche nel valutarlo, per esempio a livello sindacale (lato datoriale, prima di tutto).
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Intervento minimale Alla base di qualunque osservazione vi è la considerazione che si tratta di una riforma minimale che non è in grado di apportare alcun giovamento significativo, né in termini di livello delle tutele del lavoratore, né di sostegno allo sviluppo dell’occupazione. Il focus principale del decreto Dignità risiede nella riforma dei contratti a termine e di somministrazione con durata superiore a 12 mesi. Ora non sarà
Claudio Morpurgo
più possibile assumere con tale modalità dopo questo periodo senza indicare il motivo (la cosiddetta “causa”) che giustifica la temporaneità della relazione negoziale. In sostanza, il datore di lavoro, dopo i primi 12 mesi e in
Crescono le sanzioni per i datori Un assetto simile è stato riprodotto pure nella materia della somministrazione di lavoro, rispetto alla quale però la previsione di durate limitate e causali si scontra con la natura stessa del rapporto che presenta, originariamente, una causa tipica, cioè quella di far fronte alle esigenze che sorgono da un contratto di somministrazione
JOB & BANK
A differenza delle attese della vigilia l’art. 18 non è stato ripristinato
Elsa Fornero
I problemi restano L’ultimo tema affrontato dal governo ha una forte connotazione politica. Il provvedimento si prefigge di inasprire i limiti connessi alla delocalizzazione di imprese beneficiarie di aiuti di Stato. Il riferimento va, sotto un primo profilo, a quelle imprese (italiane o straniere) che abbiano avuto tali aiuti per effettuare investimenti produttivi e che nei 5 anni successivi delocalizzino in un Paese extra Ue. In questa evenienza l’impresa sarà sanzionata (l’ammontare sarà ricompreso tra due e quattro volte il quantum del beneficio) dovendo restituire pure il percepito con gli interessi. Secondariamente, l’ipotesi analizzata è quella di un aiuto di Stato condizionato all’effettuazione
di investimenti produttivi specificamente localizzati in un determinato sito. In tale evenienza, se nei 5 anni successivi, l’impresa delocalizza verso un altro sito, dovrà sempre restituire il beneficio, erogando gli interessi aumentati di 5 punti percentuali rispetto al tasso ufficiale ma senza sanzione amministrativa. Questo è il riassunto del decreto Dignità, che presenta qualche spunto interessante ma onestamente ben poco apporta nel mondo del lavoro che rimane prigioniero dei suoi problemi e che attende risposte di ben maggiore sostanza. *Claudio Morpurgo guida Morpurgo e Associati, studio legale specializzato nella materia giuslavoristica, spesso impegnato nel settore del credito.
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invece, la tutela risarcitoria sarà ricompresa nella forbice 3-6 mensilità.
PRIVATE
a tempo determinato stipulato tra un’agenzia per il lavoro e un datore di lavoro utilizzatore. Ovviamente il decreto Dignità, non diversamente dalle sopra citate ultime riforme, non poteva poi non toccare, per i suoi effetti mediatici e politici, anche la materia dei licenziamenti. Nessun cambiamento epocale comunque. Per esempio, l’art. 18 nella versione che poneva al centro la tutela della reintegrazione non è stato “restaurato”. Concretamente, il decreto Dignità ha soltanto alzato del 50% le sanzioni economiche per i licenziamenti ingiustificati (per i rapporti sorti dopo il 7 marzo 2015) effettuati in aziende con oltre 15 dipendenti, prevedendo che l’indennità risarcitoria, le cosiddette “tutele crescenti”, vari tra un minimo di 6 e un massimo di 36 mensilità. Per i dipendenti di aziende con meno di 15 dipendenti,
HEDGE
L’Europa resta al palo Le performance dei fondi alternativi sono sotto pressione Bilancio positivo nei primi otto mesi, ma le prospettive sono complicate DI ROBERTO FALZONI /
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Durante l’estate i mercati americani hanno proseguito il loro lento, ma inesorabile rialzo raggiungendo in agosto nuovi massimi, spazzando via i timori di guerre commerciali, rialzo dei tassi e assedio a Trump. Invece i listini europei azionari e obbligazionari hanno subito una nuova correzione e sono in chiara difficoltà da inizio anno: questo nonostante il continuo sostegno della politica espansionistica della Banca centrale europea e un indebolimento dell’euro nei confronti del dollaro.
A completare lo scenario, la crisi turca e le tensioni legate all’incertezza sulla futura politica economica italiana con il conseguente allargamento degli spread, che hanno pesato sul settore finanziario trascinando le borse al ribasso. Dunque, il ribilanciamento in favore dei mercati europei pronosticato da più di due anni dagli analisti è ancora una volta rimandato. Scenario fosco Quanto al futuro, restano molti rischi e incertezze per gli ultimi
mesi dell’anno, a cominciare dall’autunno, tradizionalmente poco favorevole per le borse. Al centro dell’attenzione ci sono la Brexit e la situazione dell’Italia. Un’eventuale correzione del mercato Usa sarebbe chiaramente fatale a qualsiasi speranza di rally per le borse europee. Forse l’unico aspetto positivo è che le aspettative sono oggi molto ridotte e il sentimento negativo - ad esempio sull’Italia - è molto elevato. Questo potrebbe consentire ai mercati, in caso di allentamento delle tensioni, di
HEDGE
Al centro dell’attenzione degli investitori ci sono la Brexit e la situazione dell’Italia
I fondi alternativi specializzati sull’Europa non sono riusciti a fare meglio: sia i long/short, che i market neutral stanno soffrendo e i global balance/macro perdono anche sulla componente reddito fisso. In quest’ultimo settore dobbiamo segnalare il gruppo H20, che gestisce fondi in diverse categorie e che - dopo un buon inizio di anno - ha subito pesanti perdite in estate per sua esposizione al mercato del reddito fisso italiano. Resta il segno più tra gli hedge La performance globale nei primi otto mesi 2018 per i fondi altenativi seguiti da Eurekahedge Global Hedge Fund è del +0,43% e soltanto il 10% ha messo a segno
performance superiori al 10%. Più della metà dei fondi segna risultati negativi. La categoria che ha sofferto di più in termini di flussi di denaro è data dai Cta, che hanno perso circa il 12% delle masse in gestione da inizio anno. A livello globale il settore dei fondi alternativi liquidi resta molto interessante per gli investitori che cercano una sempre maggiore diversificazione e performance decorrelate dai mercati finanziari che, oggi oltrettutto sono a valutazioni decisamente elevate. La parziale delusione sui risultati non proprio all’altezza non dovrebbe però influire sulle allocazioni future. Il posizionamento difensivo di molti investitori favorirà i long/short e i market neutral.
I 10 MIGLIORI FONDI EUROPA LONG SHORT DEL 2018 FONDO
+ 9,412
UBS LONG SHORT EQUITY EUR
+ 9,819
RWC PENSATO EUR ABSOLUTE RETURN
+ 6,564
MELCHIOR EUROPEAN EN AB R
+ 5,702
CS SMALL&MID CAP ALPHA LONG-SHORT
+ 5,452
VELOX FUND X1
+ 4,466
GAM STAR EUROPEAN ALPHA
+ 4,461
SILVER TIME LOQ EQ
+ 4,399
ELEVA ABSOLUTE RETURN EUROPE FUND CLASS
+ 3,413
LYXOR INDEX FUND - CRYSTAL EUROPE EQUITY CLASS
+ 2,147
Fonte: Bloomberg *Dall’1 gennaio al 26 agosto 2018
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Strategie tradizionali in difficoltà Le performance dei gestori e dei fondi tradizionali riflettono purtroppo questo momento di difficoltà dei nostri mercati. Pochi sono quelli che riescono ad avere il segno positivo e molti sono coloro che, nell’ambito delle diverse categorie di investimento, da inizio anno fanno registrare performance negative o anche molto negative.
ALESSIA VOLCOR BETA ZERO
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beneficiare dell’effetto ricopertura, con il rafforzamento dell’allocazione sugli attivi considerati più a rischio.
YTD*
OPINION
Via libera ai derivati Una sentenza della Corte d’Appello di Milano ribalta la tradizione giurisprudenziale Spazio agli strumenti speculativi, ma restano i paletti per evitare abusi DI BENEDETTA MUSCO CARBONARO*
La Corte d’Appello di Milano, con la sentenza dell’11 giugno 2018, n. 2859, ha confermato la piena legittimità dei derivati anche puramente speculativi, ossia conclusi con finalità diverse da quelle di copertura, e soprattutto ha affermato che nessuna disposizione della normativa di riferimento in materia finanziaria prevede l’obbligo di indicare nei contratti il mark to market (ossia il controvalore del derivato al momento della conclusione del contratto) o gli scenari probabilistici dei derivati.
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Cambio di rotta La sentenza è estremamente rilevante sotto diversi profili. Innanzitutto ha di fatto ribaltato il precedente orientamento della stessa
Corte d’Appello di Milano, che nel 2013 aveva dichiarato la nullità dei contratti derivati per mancata informazione circa il mark to market degli scenari probabilistici, intesi come andamento prospettico dello strumento alla luce del possibile trend futuro del mercato di riferimento. Questi elementi, unitamente agli eventuali costi impliciti e ai criteri con cui determinare le penalità a carico del cliente in caso di estinzione anticipata del derivato, erano stati considerati essenziali al punto tale da essere necessari addirittura ai fini di validità dei contratti, e questo sebbene nessuna disposizione del Tuf o dei regolamenti attuativi emanati dalla Consob li prevedesse espressamente in termini di
contenuto necessario dei contratti. In buona sostanza, secondo l’impostazione del 2013 una serie di elementi che avevano natura tipicamente informativa erano stati “elevati” al rango di causa del contratto, tanto che in caso di mancata indicazione il contratto doveva essere dichiarato nullo, con tutti i conseguenti obblighi restitutori. Applicando l’interpretazione del 2013, buona parte dei derivati in circolazione dovevano considerarsi a forte rischio di nullità. Criteri di misurazione del rischio Rivedendo il proprio convincimento, la stessa Corte d’Appello di Milano ha invece ora ritenuto che la causa, in quanto
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elemento essenziale del contratto, costituisca un dato oggettivo che non ha niente a che vedere con le informazioni rese all’investitore. Tutti gli elementi rilevanti ai fini della misurazione del rischio, ossia il valore iniziale del derivato, gli scenari probabilistici e gli eventuali costi impliciti, sono stati pertanto ricondotti nell’alveo degli obblighi di informazione: quindi la banca è tenuta a rappresentarli al cliente ma, laddove non lo facesse, la conseguenza non sarà la nullità del derivato, perché al limite si potrà discutere solo di risarcimento del danno per inadempimento. Benedetta Musco Carbonaro
La disclosure dei costi impliciti Un ulteriore profilo degno di nota riguarda il tema dei costi impliciti dei derivati: è significativa infatti l’affermazione secondo cui essi
rilevano esclusivamente sotto il profilo del pricing del derivato al momento dell’acquisto, ossia quanto il cliente paga lo strumento, ma non in termini di esito finale delle operazioni. In applicazione di tale impostazione la Corte ha quindi ritenuto che l’eventuale violazione dell’obbligo di disclosure al cliente dell’esistenza e dell’entità dei costi impliciti possa determinare la condanna al risarcimento limitatamente all’ammontare dei predetti costi, ma non certo in misura pari alle perdite eventualmente subite in esecuzione delle operazioni. *Socio dello studio legale Zitiello Associati
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una declaratoria di nullità impone sempre e comunque la restituzione integrale delle perdite subite, mentre una condanna risarcitoria consente di misurare la gravità dell’inadempimento e quindi anche la quantificazione del danno, inteso come conseguenza immediata e diretta dell’inadempimento stesso, alla luce di numerosi fattori (quali ad esempio la sua prevedibilità, l’eventuale concorso di colpa del cliente e la prova del nesso causale tra inadempimento e danno, prova che come noto grava sul cliente che agisce in giudizio).
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Conseguenze sui nuovi contratti La Corte ha dunque espresso un criterio interpretativo del contenuto dei contratti derivati molto più aderente al tenore letterale della normativa di riferimento. I giudici non hanno infatti negato la rilevanza del mark to market, degli scenari probabilistici e dei costi impliciti, ma hanno ricondotto tali elementi nel canale loro proprio che è quello della corretta informazione da fornire al cliente. Quale diretta conseguenza di tale ricostruzione, è stato chiarito che proprio in ragione della loro natura informativa i predetti dati non possono determinare la validità o meno del contratto, perché in caso di violazione si discuterà solo di risarcimento del danno. La questione ha evidentemente un impatto notevole anche sotto il profilo pratico, perché come noto
E, all’improvviso, ti accorgi che sei diventato grande. Perché in Italia sei il più grande gruppo indipendente del risparmio gestito, con un patrimonio che quest’anno supererà i 170 miliardi di euro*. Perché anche quest’anno hai vinto nuovi, importanti riconoscimenti **. Perché hai a cuore i risparmi di più di un milione di persone***. Perché il tuo “improvviso” è un impegno costante da più di 30 anni.
Visita il sito www.animasgr.it o chiama il numero verde 800 388876 * Patrimonio gestito complessivo del Gruppo ANIMA al closing degli accordi ANIMA Holding-Banco BPM e ANIMA Holding-Poste Italiane per il trasferimento delle attività di gestione assicurative e sulla base degli AUM al 31/12/2017.
** ANIMA Sgr ha vinto come Miglior gestore Fondi Italia Big, primo classificato e come Miglior Gestore Speciale 20° nella categoria Fondi italiani, al Premio ***
Alto Rendimento 2017 promosso dal Gruppo 24 ORE. ANlMA Sgr è stata inoltre eletta Miglior Gestore fondi Italia BIG dall’Istituto Tedesco Qualità e Finanza ed ha vinto il Premio Tripla A ai Milano Finanza Global Awards 2018 come società con il maggior numero di fondi AAA, nella categoria Fondi di diritto italiano. Dato a fine 2017; fonte: ANIMA.
Per maggiori informazioni consulta l’annuario dell’investitore 2017 o visita i siti www.ilsole24ore.com e www.istituto-qualita.com. Prima dell’adesione leggere il KIID, che il proponente l’investimento deve consegnare prima della sottoscrizione nonché il Prospetto pubblicato e disponibile presso la sede della società, i soggetti incaricati della distribuzione e sul sito internet www.animasgr.it. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. Il collocamento del prodotto è sottoposto alla valutazione di appropriatezza o adeguatezza prevista dalla normativa vigente. Il valore dell’investimento e il rendimento che ne deriva possono aumentare così come diminuire e, al momento del rimborso, l’investitore potrebbe ricevere un importo inferiore rispetto a quello originariamente investito. Messaggio pubblicitario.
LIFESTYLE COVER
TOSCANO SIGARI Stefano Mariotti è il nuovo amministratore delegato di Manifatture Sigaro Toscano Per i fumatori arriva una nuovissima app: un vero club “virtuale” di intenditori DI MARTA CITACOV / @7Martix HA COLLABORATO ROSAMARIA CONIGLIO
TABACCO, MY LOVE Stefano Mariotti, nominato ad di MST lo scorso luglio. Accanto, due schermate della nuova app “Club Amici del Toscano” per cellulare.
“toscanisti”, garantisce accesso a ogni evento dedicato con la card virtuale del club. Utilissima per individuare le tabaccherie specializzate ed entrare a far parte di una vera community d’èlite, creando e condividendo foto e video personalizzati con le esclusive cornici del club. 63
Mariotti è il nuovo ad. Direttore generale dal 2014, da anni lavora nel mondo del tabacco, prima nella affiliata di Philip Morris in Italia e dal 2001 in British American Tobacco. Per gli appassionati nasce anche una app per telefonino: Club Amici del Toscano, solo per autentici
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L’obiettivo, per celebrare i 200 anni di storia, è di rafforzare la presenza di Manifatture Sigaro Toscano sui mercati internazionali. Nominato dall’assemblea di cui Luca di Montezemolo è presidente, con Gaetano Maccaferri e Aurelio Regina vicepresidenti, Stefano
GOURMET
CORTILE “LUNARE” Paper Moon, il celebre ristorante milanese con una storia lunga più di 30 anni Ora raddoppia in via Bagutta, con spazi e percorso gastronomico tutti nuovi
I PIATTI MIGLIORI Gli elementi scelti, di altissima qualità, sono lasciati raw o lavorati il meno possibile, per offrire esperienze di autentica freschezza che valorizzano il periodo dell’anno.
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Una villa ottocentesca dalle nobili origini per una clientela esigente ed elitaria che arriva da ogni parte del mondo. Un salone principale, un salotto più intimo, la wine library e il giardino sono gli spazi volutamente lasciati nella loro disposizione originale quando, dimora dei nobili Reina, era il luogo in cui il letterato Luigi Bolis Gualdo intratteneva gli ospiti e gli intellettuali di ogni nazionalità. Oggi le sue stanze sono aperte a tutte le ore della giornata
per consumare un pasto o rilassarsi davanti una tazza di caffè. Con il nuovo menù a base di pesce e materie prime di altissima qualità, gli ospiti si sentono coccolati dal meglio dei grandi classici della cucina italiana, accompagnati da cocktail esclusivi creati ad hoc: come la Vodka Russian Standard Platinum che incontra ginger beer al tè macha e pepe sichuan, o il Paper Spritz con liquore a base di fiori di sambuco, che può essere aromatizzato al bergamotto. (R.C.)
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DESIGN COLTO Il progetto di AB Concept, celebre studio di Hong Kong diretto da Ed Ng e Terence Ngan, coniuga ristorazione e ospitalitĂ , con una particolare attenzione alle luci e alla palette cromatica che punta a contrasti morbidi, tonalitĂ molto chiare del grigio e del verde.
FASHION
I MUST DI STAGIONE L’inizio dell’autunno inaugura il guardaroba noto come “all season” Pezzi intercambiabili, tessuti performanti e molti accessori in primo piano
IN CASO DI PIOGGIA Allegri è un nome di culto per chi ama gli ipermeabili da città. Anche quelli che non ne hanno l’aspetto (allegri.it)
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Sfumature di grigio e di blu, fino al nero. I pezzi fondamentali del guardaroba d’autunno del gentleman contemporaneo pescano dalla tradizione sartoriale e la virano sulle performance di oggi. L’impermeabile è ultraleggero e
corto, per consentire il massimo dinamismo urbano, in moto come in auto. Il gessato largo, retaggio indiscusso del dandismo fin dall’inizio del secolo scorso, ha un fit doppiopetto che consente di “sfilare” ogni tipologia fisica. Immancabili gli
accesssori, veri protagonisti: la borsa portadocumenti di lusso, la stringata impeccabile (ricordate, le donne vi giudicano dalle scarpe!) e la camicia perfetta. What else? I calzini (lunghi, per carità!), da osare anche in qualche tinta audace.
LIFESTYLE FASHION
CAMICIA Collo alla francese con vele proporzionate, ideale per chi vuole un tocco più moderno rispetto a un look perfettamente classico (alessandrogherardi.com).
GESSATO Questa scelta “tailored” si addice a chi desidera ottenere una figura più slanciata (tagliatore.com).
CARTELLA Bella quanto morbida, con maxitasca applicata, acquisisce fascino col passare del tempo (bally.com).
CALZE Dal 1970 fiore all’occhiello del made in Italy, solo fibre nobili e ricercate prodotte al cento per cento nell’azienda di Spirano (bresciani.it).
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STRINGATA La francesina A. Testoni con allacciatura chiusa è un must del businessman. Lavorata artigianalmente da mani esperte della casa bolognese (testoni.com (testoni.com).
E-LIVING
SCRITTURA SPAZIALE Firmata Pininfarina, non a caso si chiama Space: è una penna che non teme la gravità Materiali e forma innovativi, ma soprattutto prestazioni meccaniche degne della Nasa
MAGNESIO IN ORBITA Interamente in magnesio con punta in lega Ethergraf, scrive senza limiti su carta comune, lasciando un tratto leggero come quello del grafite e preciso come l’inchiostro.
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Una stilo creata per andare in orbita, l’ultima creazione dell’ingegner Paolo Pininfarina. Corpo in magnesio di 15 grammi e punta in Ethergraf che la rende praticamente eterna, scrive su carta per ossidazione, senza temere l’assenza di gravità. Infatti
è stata donata agli astronauti per la missione spaziale V.I.T.A., che ha visto anche la partecipazione dell’italiano Paolo Nespoli. Fondamentale la collaborazione con la Altec (Aerospace Logistics Technology Engineering Company),
nella cui sede di Torino è stata presentata la penna, che ha curato il suo lancio nello spazio. Dotata di due clip laterali in acciaio spazzolato, è completa di basamento elissoidale da scrivania in alluminio (pininfarinasegno.it). (R.C.)
TRAVEL
FUGA D’AUTUNNO Ci sono luoghi che vanno scoperti fuori stagione, quando svelano colori e sapori inediti Pantelleria è la regina delle destinazioni sofisticate: selvaggia, eppure estremamente chic
DESTINO VEGETARIANO, DUE LOCALS SPECIALI PER SCOPRIRE I SEGRETI DI UN’ISOLA MAGICA
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Se non ci siete mai stati, cercate subito un volo per Pantelleria. Fino a ottobre molte compagnie, anche low cost, offrono voli diretti per quest’isola più vicina all’Africa che alla Sicilia. Fatta di dammusi, le tipiche costruzioni in pietra, e cibi che mescolano la tradizione sicula a spezie marocchine, tunisine, algerine.
Una natura indomabile che coinvolge i sensi, resa ancor più affascinante dalla mancanza della folla di turisti che inevitabilmente la invade d’estate. Il massimo è trovare una residenza in sintonia con il mood: da due per fughe romantiche, più grande per un lungo weekend in famiglia o per un meeeting motivazionale di lavoro.
L’importante è pianificare con due “locals”: Alessandra e Patrizia sono le regine dell’isola e organizzano tutto, dalla scelta di dove dormire ai noleggi e, importantissimo, al percorso gastronomico tra ristoranti e degustazioni ad hoc del loro Destino Vegetariano (destinovegetariano.com).
LIFESTYLE TRAVEL 71
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BASTA UN CLICK Alcuni scorci di dammusi in affitto sull’isola di Pantelleria, gestiti da Alessandra e Patrizia di Destino Vegetariano. Solo con loro si scopre la vera essenza di questo luogo incantato.
WELLNESS
COCCOLE NEL CAVEAU Una Spa fuori dagli schemi, nella quale il lusso si consuma negli ex spazi di una banca Ecco in anteprima il luogo dei desideri all’interno dell’Aleph Rome Hotel
LA SCENOGRAFICA PORTA BLINDATA DI ACCESSO ALLA SPA “LE CAVEAU“ DELL’ALBERGO DI ROMA. CON FITNESS BY TECHNOGYM, HAMMAM E SAUNA
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L’Aleph Rome Hotel, Curio Collection by Hilton, a pochi passi dalle leggendarie Piazza di Spagna, Fontana di Trevi e Villa Borghese, ha inaugurato un Spa davvero diversa. “Le Caveau”, il luogo iconico dell’edificio che ospita l’albergo, edificato negli anni ’30 per diventare sede di una banca, si è trasformato in uno spazio dedicato al benessere. Interior decoration lineare e
contemporaneo, con marmi pregiati e colori tenui e luminosi che esaltano la meravigliosa porta blindata, capolavoro dell’artigianato dell’inizio del secolo scorso. Sala fitness attrezzata Technogym, oltre a un carnet di esperienze sensoriali, trattamenti naturali a base di estratti vegetali e alghe, uso di pietre laviche calde e cristalli posizionati su specifici centri energetici - i chakra
- in grado di favorire un profondo stato di benessere, dissolvendo tensioni e contratture. Estetica gestita da Biotec by Elemis per distendere le rughe, rivitalizzare la pelle e stimolare la produzione di collagene attraverso l’uso di ultrasuoni, galvanica, microcorrente, ossigeno, luce. Oltre, naturalmente, ad hammam e sauna (www.alephrome.com).
SPORTS
LA COPPA DEI MIRACOLI Conto alla rovescia per l’evento golfistico più importante a livello internazionale Aspettando il 2022, l’anno in cui finalmente sbarcherà nella nostra capitale
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La Ryder Cup, la più importante manifestazione golfistica internazionale - terzo evento sportivo al mondo per valore mediatico dopo mondiali di calcio e Olimpiadi - si disputa nei pressi di Parigi, sul percorso di Le Golf
National a Saint-Quentin-enYvelines (uno dei pochi green europei in grado di accogliere 80.000 spettatori). Uno show, dal 28 al 30 settembre, in cui i guru del golf si contendono il titolo che nell’ultima edizione è toccato
ai player d’oltreoceano. Gli 8 italiani sono capitanati dal danese Thomas Bjorn, assistito da 5 vice capitani: lo svedese Karlsson, gli inglesi Donald e Westwood, gli irlandesi Harrington e McDowell (rydercup. com). (R.C.)
LIFESTYLE SPORTS
ROLEX OYSTER 2018 Rolex è official partner della Ryder Cup. Tra i modelli presentati a Baselword, l’Oyster Perpetual GMT-Master II è sotto i riflettori per il nuovissimo movimento, il calibro 3285, e le parti non meccaniche inedite. L’Oyster è uno degli orologi-icona della Maison (rolex.com).
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Accanto, il trofeo donato alla federazione Us nel 1924 dall’inglese Samuel Ryder. In alto, il capitano della nostra squadra, il danese Thomas Bjorn.
TREND
MIRAGGI FIRMATI Una nuova collezione di fragranze, composta da un mix di note inedite e inaspettate Il tema è il viaggio: aromi magici e situazioni oniriche, dal deserto al chiaro di luna
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L’arte di Prada di sovvertire le aspettative si esprime in un trittico sensuale: Les Mirages. Tre fragranze “beyond gender” ispirate al viaggio, a itinerari non descritti, ma evocati da luoghi dell’anima. Midnight Train sa di legno di cedro del Texas, citrus dell’Andalusia e
TRE ELEGANTI BOTTIGLIE IN CUI L’ORO È UN RICHIAMO AL COLORE DELLE SPEZIE, DEL CALORE DEL SOLE, DEL MIELE, IN CONTRASTO CON LA TERRA BRUNA E LA NOTTE INTENSA.
patchouli dell’Indonesia, avvolti da una nota d’ambra. Desert Serenade parla di terra calda bruciata dal sole attraverso miele, cuoio e zafferano. Moonlight Shadow è profumi fruttati e alberi antichi, sotto la luna: cuoio, fichi, cioccolato e sandalo. (R.C.)
OPINION
Fiducia da coltivare Il rapporto cliente-banker è fondamentale per gestire al meglio il passaggio generazionale In gioco entrano non solo questioni di tipo economico, ma anche affettive e sociali DI SIMONA MAGGI*
La consulenza patrimoniale alle famiglie ha assunto una rilevanza crescente, catalizzando l’attenzione da parte di diverse categorie di professionisti, primi fra tutti private banker, commercialisti e avvocati. La volontà delle diverse figure professionali di affiancare il cliente nella corretta gestione del patrimonio in vita e in un’ottica successoria ha spinto l’Associazione Italiana Private Banking (Aipb) a domandarsi come sia distribuito il “patrimonio di fiducia” delle famiglie tra i loro consulenti di riferimento. Come campione per l’approfondimento sono state selezionate 650 famiglie private che detengono un patrimonio personale, familiare o collegato alla loro attività professionale/imprenditoriale con esigenze di gestione e protezione molteplici e sofisticate.
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PRIVATE
Relazione non esclusiva Il quadro emerso dall’indagine indica un elevato grado di confidenza tra cliente e consulente finanziario, nonostante non si possa parlare di una relazione esclusiva dato che 2,1 è il numero medio di istituzioni con le quali il cliente
private dichiara di gestire i propri investimenti. La maggioranza dei clienti discute con il proprio consulente finanziario, nel 39% dei casi “in parte” e nel 28% “approfonditamente”, in merito alla propria percezione del futuro del Paese e alla situazione economica della sua famiglia, arrivando a trattare anche aspetti delicati legati alle preoccupazioni personali per se stesso e i propri cari. Un secondo indizio interessante è che il consulente finanziario viene considerato dalle famiglie private come il principale formatore delle loro competenze finanziarie e per questo motivo viene introdotto nel network di esperti con cui le famiglie si interfacciano per la gestione dell’intero patrimonio. Soddisfazione elevata Infine, un dato che si è mantenuto costante nonostante gli alti e bassi del mercato finanziario e la crisi economica: il grado di soddisfazione per il servizio ricevuto, che si è consolidato negli anni su valori molto alti, con picchi di eccellenza sulla qualità della relazione con il private banker che
a sua volta ha portato con sé un positivo attaccamento per l’istituto di riferimento. Dato il grado di fiducia riposto nei consulenti finanziari, aiutare le famiglie italiane a preservare e fare crescere la loro ricchezza privata e, nel caso delle famiglie imprenditoriali, accompagnarle nelle scelte necessarie per assicurare la continuità aziendale rappresenta comunque una sfida comune alla quale tutte le figure professionali sono chiamate a contribuire. Se il consulente finanziario rappresenta un punto di riferimento e una figura di fiducia, che unisce un livello adeguato di competenze tecniche alla conoscenza delle vicende familiari e finanziarie dei suoi clienti, non può certo assumersi la completa responsabilità dello sviluppo e dell’allargamento della cultura del wealth planning presso famiglie e imprenditori. Patrimoni da preservare Da anni si ritiene che la trasmissione intergenerazionale dell’attività imprenditoriale rappresenti un’assoluta priorità per la conservazione del tessuto produttivo
OPINION
ANZIANITÀ RELAZIONE 13 ANNI
77%
CLIENTI CHE SI DICHIARANO SODDISFATTI
48%
LA COMPETENZA FINANZIARIA SI È FORMATA GRAZIE AL BANKER
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INCONTRI/ TELEFONATE ANNUI
Fonte: AIPB, indagine sulla clientela private in Italia.
Focus sui rischi Diversificare gli investimenti, ricercare le migliori opportunità per impiegare i capitali privati, ottimizzare il passaggio generazionale del patrimonio aziendale e mettere a punto
soluzioni per la copertura dei rischi a cui si è maggiormente esposti sono operazioni che richiedono a volte valutazioni molto complesse e la collaborazione tra differenti figure professionali, ma che assumono oggi un rinnovato valore socioeconomico per favorire crescita e sviluppo dell’economia nel medio lungo termine. *Direttore scientifico di Aipb
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impresa, con benefici reciproci per investitori e imprenditori in termini di migliori performance attese per i primi e di minore dipendenza dal sistema creditizio per i secondi.
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al fine di assicurare sviluppo e crescita dell’occupazione per il Paese. In aggiunta, è ormai consolidata l’idea che anche i risparmi delle famiglie rappresentino un punto di forza dell’economia italiana. Aiutare a valutare il più correttamente possibile opportunità e rischi legati alle scelte di investimento può infatti contribuire a veicolare quote rilevanti di ricchezza finanziaria privata verso innovative formule di finanziamento della piccola e media
OPINION
È l’ora di costruire l’arca Il mercato finanziario è alle prese con una serie di fattori disruptive Limitarsi a prenderne atto senza reagire è una strategia sicuramente perdente DI ANGELO DEIANA / @AngeloDeianaTW
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Fintech, crisi digitale, Mifid 2, Idd, Psd 2, conti economici da rifare e dunque tutti contro le piattaforme, la blockchain, le criptovalute e gli altri fattori di innovazione.
Diciamolo chiaramente: è una specie di “nightmare”, di incubo ricorrente per chi voglia fare previsioni con un minimo di stabilità sul sistema bancario
e finanziario e sulle logiche occupazionali che sviluppa. D’altra parte, è sempre così: qualsiasi crisi si manifesta come la perdita di un mondo, di un pezzo di
OPINION
Margini sotto pressione Partiamo da un assunto di base. Il consensus tra i principali gestori di fondi e Sicav internazionali è che i trend di sistema (e, in particolare, la Mifid 2) porteranno a una contrazione dei margini e a un appesantimento delle procedure che peseranno soprattutto sulle realtà di minore efficienza operativa, che potrebbero finire fuori dal mercato o assorbite da altre società. In altre parole, i piccoli verranno, salvo eccezioni, mangiati dai grandi. Il momento della verità L’inizio dell’incubo (a quello che dice McKinsey) sarà marzo 2019 quando, per la prima volta, il cliente private (e non) inizierà ad avere una consapevolezza del Ter (Total expense ratio) in termini di valore assoluto. Ma quello sarà solo il primo passo: entro marzo 2020 ci sarà molto nervosismo da parte del segmento retail (in particolare) nel
momento in cui emergerà il divario tra prezzi/costi e performance reali nette. E questo sarà tanto più impattante se il 2018 non sarà (come sembra a oggi) un anno particolarmente buono dal punto di vista dei risultati di mercato. Certo, ci dice McKinsey stessa, la crescita dei volumi si potrebbe bilanciare con un calo del pricing nell’ordine del 5-10%. Ma questo film varrà solamente per i grandi player dell’asset management e per le grandi reti di distribuzione. Ma cosa succederà agli altri, ai piccoli? Cresceranno, senza dubbio, le banche digitali che le sgr potranno provare a sviluppare, ma sarà sempre un mercato povero perché chi è costretto alla guerra dei prezzi digitali combatte sempre una guerra tra poveri. Partnership selezionate Ecco una prima conseguenza strategica: la diminuzione del numero medio di partnership tra reti e asset manager al fine di ampliare i volumi. Come dire: se proprio devo concedere una maggiore retrocessione, è sempre meglio farlo a chi mi garantisce volumi sufficienti a coprire i costi.
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noi. Pensavamo di stare bene. O no? Può darsi. Ma la domanda successiva è la seguente: quello stato di benessere era pensato e strutturato per durare per sempre o no?
E a guadagnare qualcosa. Per quanto riguarda gli altri, ci dispiace ma il mercato è il mercato. Ed ecco perché nei prossimi 24-36 mesi tutto questo porterà a una trasformazione profonda dell’asset management, diminuendo il numero degli attori presenti sul mercato nel medio-lungo periodo. Poi c’è il problema delle reti. McKinsey dice che circa 12 miliardi di euro potrebbero “spostarsi” perché la trasparenza sul vero costo totale potrebbe far venir meno il legame fiduciario con il proprio consulente. Forse non saranno proprio 12 miliardi ma si tratta comunque di un rischio patrimoniale significativo. In tutti gli altri casi, i costi/prezzi dovranno abbassarsi drasticamente, oppure vedremo un ritorno alle architetture chiuse, così come accaduto in Uk con la Rdr (sotto i 300mila pounds). Chi ci legge su PRIVATE sa che lo avevamo detto da tanto tempo. Ora siamo arrivati quasi al punto di flesso, al salto di paradigma, all’innovazione disruptive, perché non di processo o di prodotto, ma di mercato rispetto al sistema costi/ricavi. Ma non è finita anche per noi. Perché, come dice Warren Buffett, predire il diluvio è solo fuffa. L’unica cosa realmente importante è costruire l’arca. Dal prossimo numero in poi cercheremo di capire come reagire efficacemente a questa innovazione strategica che cambierà per sempre il nostro mercato. PRIVATE
Le nuove tecnologie e l’evoluzione normativa mettono sotto pressione soprattutto i piccoli operatori, che dovranno battere la strada delle alleanze e digitalizzarsi
OPINION
Benvenuta azienda CR7 L’arrivo in Italia di Cristiano Ronaldo ha importanti risvolti economici Importante si è rivelata la nuova legge per attirare i paperoni dall’estero DI MARCELLO GUALTIERI / @marce_gualtieri
L’autunno ci regala le prime esibizioni di Cristiano Ronaldo nel campionato di Serie A. Non si sa se è il giocatore più forte di tutti i tempi, di sicuro è il più pagato della storia d’Italia. La circostanza ci spinge a una riflessione di tipo economico di più ampio respiro.
Agevolazione per stranieri Non solo, bisogna anche valutare il ritorno nell’economia reale costituito dai consumi di CR7 di cui si può agevolmente prospettare un’alta propensione al consumo, data la sua ricchezza e la sua giovane età, due caratteristiche che in genere spingono a spendere molto. Per l’Italia dunque un bel colpo,
sia per le dissestate casse statali sia per l’economia reale. Ma come è stato possibile? Merito dell’abilità della dirigenza della Juventus, ma non solo. Difatti CR7, diventando un “dipendente” della Juventus, diventerà automaticamente “residente” in Italia. Essendo uno straniero che diventa “residente” godrà anche lui in Italia di una grossa agevolazione fiscale, introdotta proprio quest’anno e pagherà su tutti i redditi percepiti fuori dall’Italia una imposta sostitutiva (di tutte le altre) di appena 100mila euro forfettari. I guadagni extra Italia di CR7 sono clamorosi, si parla minimo di 80 milioni annui, il vantaggio anche per CR7 lo è altrettanto: non solo 30 milioni netti all’anno, ma anche ulteriori milioni (forse 40?) di minori tasse. Signori, chapeau.
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L’erario ringrazia L’arrivo in Italia di CR7 (come lo chiamano i tifosi di tutto il mondo) ha un impatto sull’economia del paese corrispondente all’apertura di un’azienda di medie dimensioni. Per i 4 anni del contratto, la Juventus, suo sostituto di imposta, verserà all’erario 14 milioni annui e contributi all’Inps per una cifra simile. I contributi potrebbero essere trasferiti ad altra gestione previdenziale Ue (presumibilmente quella del Portogallo, nazione di
nascita di CR7), ma le imposte saranno acquisite in via definitiva al bilancio statale: quelle versate da Ronaldo per il suo contratto con la Juventus ammonteranno dunque in quattro anni a quasi 60 milioni, un bel gruzzoletto che va a compensare in parte le uscite dal bilancio dello Stato per le migliaia di pensionati italiani che si sono trasferiti in Portogallo per godere di una ghiotta agevolazione fiscale.
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ART
Collezioni sotto chiave Occhio alle clausole legali inserite nelle compravendite Le precauzioni da adottare per minimizzare i rischi contrattuali DI ALESSIA ZORLONI
Molte transazioni di opere d’arte si concludono con discussioni e dispute legali. Raramente, infatti, vengono definiti in modo preciso i diritti, i doveri e il ruolo delle parti coinvolte, con conseguenze spesso negative. Un esempio che ha sollevato questioni inerenti l’opacità che caratterizza questo settore è la disputa tra l’imprenditore russo Dmitry Rybolovlev, proprietario della squadra di calcio dell’AS Monaco e l’imprenditore svizzero Yves Bouvier. L’oligarca russo aveva acquistato nel 2013 da Bouvier il famoso Salvator Mundi di Leonardo Da Vinci pagandolo 127,5 milioni di dollari; lo stesso dipinto che l’imprenditore svizzero aveva pagato 80 milioni di dollari e che nel 2017 è stato poi venduto da Christie’s New York per 450,3 milioni.
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Il caso Nel gennaio 2015, il collezionista russo ha presentato una denuncia penale per frode e riciclaggio di denaro davanti alla corte di Monaco nei confronti di Bouvier, dal quale avrebbe acquistato 38 opere, tutte con sovraccarico di commissioni milionarie. La questione centrale
è chiarire se Bouvier stesse acquistando le opere nelle vesti di agente di Rybolovlev, dovendo quindi dichiarare i ricavi di ogni vendita, o se stesse invece vendendo le opere per conto proprio, con diritto di incassarne i profitti. In linea generale, a causa dei crescenti prezzi di vendita e del desiderio di riservatezza, le transazioni di opere d’arte sono sempre più complesse. Le vendite dirette con due sole controparti sono rare e molteplici figure prendono parte alle transazioni, soprattutto per opere importanti. Quasi tutte le transazioni tra Bouvier e Rybolovlev, infatti, coinvolgevano una vera e propria catena di intermediari. In casi come questi, è difficile tenere traccia di tutte le figure coinvolte, dei prezzi di vendita concordati, dei profitti e delle commissioni incassate dalle parti. Tre opzioni Nella catena di intermediari che caratterizzano le transazioni d’arte, è possibile agire secondo tre modalità. La prima è comprare per rivendere: in questo caso la parte agisce per conto proprio, assumendosi
il rischio della transazione con l’obiettivo di realizzare un profitto sulla rivendita dell’opera. La seconda modalità è agire per conto del venditore: in questo caso la parte ricopre il ruolo di agente e non si espone al rischio insito nella transazione, in quanto non acquista l’opera in prima persona. L’agente deve rendere al proprio mandatario il profitto realizzato, qualora non diversamente concordato, ricevendo solo una commissione per il servizio reso. La terza e ultima modalità è agire per conto dell’acquirente, ossia ricoprire il ruolo di intermediario. Anche in questo caso la parte non si assume il rischio della transazione in quanto non acquista l’opera in oggetto, ricevendo piuttosto una commissione per il proprio servizio. Mercato opaco Le difficoltà sorgono nel caso in cui le relazioni non siano chiaramente definite da contratti scritti. Per esempio, solo un quarto delle 38 opere acquistate da Rybolovlev erano documentate per iscritto, nonostante molte di queste avessero valori anche superiori
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Le difficoltà sorgono nel caso in cui le relazioni non siano definite in maniera chiara all’interno di accordi scritti
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Rybolovlev e che, di conseguenza, al prezzo di vendita aveva applicato le spese amministrative. L’episodio dimostra ancora una volta come il mercato dell’arte sia spesso torbido e difficilmente tracciabile, soprattutto nel caso delle grandi compravendite tra privati.
In questa foto: un’asta di Christie’s a New York.
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a 100mila dollari. Rybolovlev sosteneva che Bouvier agisse da agente e che le commissioni a lui dovute ammontassero a non
più del 2% del profitto realizzato da ciascuna vendita. Di contro, Bouvier affermava di agire per conto proprio, senza legami fiduciari con
Evento a Milano S’intitola “About a Responsible and Fair Art Market” il convegno internazionale che si terrà il 24 settembre a Milano, promosso da Cba Studio Legale e Tributario. Il convegno moderato da Alessandra Donati, avvocato e professore di Diritto Comparato dei Contratti all’Università di Milano Bicocca, si pone l’obiettivo di individuare le aree di rischio legate alla compravendita di opere d’arte e di presentare le recenti linee guida e i principi di buone pratiche promossi dall’iniziativa “Responsible Art Market”. Introdotti da Nicola Canessa (avvocato e responsabile in Cba della practice di Art Law), i relatori, giuristi esperti del diritto dell’arte e del mercato internazionale, affronteranno, con sguardi diversi e specifici di ogni disciplina, i fattori di rischio insiti nelle transazioni che coinvolgono beni artistici, in particolar modo legati all’autenticità delle opere, alla provenienza ed esportabilità delle stesse, nonché alle caratteristiche delle parti coinvolte; tutti argomenti oggi al centro del dibattito artistico e giuridico del mercato dell’arte.
27 NOVEMBRE 2018 ORE 18.30 BORSA ITALIANA PIAZZA AFFARI MILANO Un even to
Blue Financial Communication organizza la terza edizione dei PRIVATE BANKING AWARDS. Nella sede di Borsa Italiana saranno assegnati prestigiosi premi durante la serata di gala che si terrĂ il 27 novembre 2018. LE CATEGORIE DEI PREMI
1. 2. 3. 4. 5. 6. 7.
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8. 9. 10. 11. 12. 13. 14.
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15. Innovazione nel business model 16. Innovazione nella customer experience 17. Innovazione nel wealth management 18. Investimenti alternativi
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In cerca di conferme Dopo la pausa estiva, al via una ricca stagione di fiere e aste È l’occasione per testare la tenuta del trend positivo da inizio anno DI ALESSANDRO CUOMO*
Il 2018 fin qui ha centrato le attese di inizio anno, ma ora si apre una fase decisiva con aste e fiere alle porte che potranno confermare o meno il trend attuale. Il mercato di fascia alta ha convinto sellers e buyers di tutto il globo, l’America ha ripreso in mano saldamente lo scettro di regina del mercato e qualsiasi record sembra siglato per essere superato a breve. Le cose non funzionano così bene anche per le opere sotto il milione di dollari, ma la tendenza generale è positiva. Analizziamo i vari comparti.
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Le big internazionali Ben 961 milioni di dollari: è il totale degli incanti newyorchesi dedicati al ’900 dalla casa d’aste Christie’s nella sessione primaverile, che ha siglato nuovi record mondiali per Malevich, Brancusi, Mitchell, Diebenkorn e molti altri artisti “blue chip” del mercato. Senza contare la storica vendita di “The Collection of Peggy and David Rockefeller”, che in due settimane di incanti ha fatturato 1,79 miliardi di dollari. I nuovi collezionisti sono stati attratti da Christie’s con un
tour globale di preview che ha attraversato le sedi di Hong Kong, Londra, Parigi, Los Angeles, Pechino, Shanghai e New York, attirando circa 85mila visitatori. Una strategia impegnativa ma molto fruttuosa, quella di far fare un vero e proprio tour alle opere come fossero moderne rockstar. Anche da Sotheby’s a New York le cose sono andate per il verso giusto. L’asta della collezione di Morton e Barbara Mandel, che ha proposto un piccolo catalogo di 26 lotti, ha centrato il 100% di venduto. Totale di 107,802 milioni di dollari contro una stima prudente di 75 milioni di dollari. Nelle loro scelte, i Mandel furono ispirati e consigliati da importanti protagonisti del settore, fra i quali in particolare Leo Castelli, il gallerista italiano a New York per eccellenza, che ha incoraggiato la coppia a focalizzarsi sui grandi artisti americani postwar, fra Pop Art ed Espressionismo Astratto, puntando però ad acquisire solo le opere migliori. Il mercato italiano Per quanto riguarda il mercato italiano, la prossima stagione si
conferma fitta di appuntamenti con le vendite delle case d’asta nazionali. Finarte batterà la vendita di Arte Moderna e Contemporanea nei primi giorni di dicembre. Riteniamo che continuerà l’interesse del mercato di casa a riscoprire i maestri del Novecento, ancora a prezzi appetibili. La riscoperta della pittura figurativa della prima metà del secolo, che è il grande trend di questa stagione, trova spazi anche per i nomi di seconda fila. In questo ambito l’approccio dei collezionisti oggi appare più maturo e consapevole, privilegiando l’opera rispetto alla firma e ricercando i pezzi più significativi in termini di qualità, provenienza e data, anche poiché negli anni ’60 e ’70 i nomi più considerati e alla moda hanno industrializzato la produzione, calando di molto la qualità delle opere. Si sta ridando dignità, sia dal punto di vista economico sia da parte dell’aspetto storicoartistico, anche a un tipo di lavoro che sembrava stesse andando nel dimenticatoio. Naturalmente laddove i prezzi erano diventati bassi, il collezionista di questa
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Renato Guttuso Studio per Crocifissione, del 1940, inchiostri colorati su cartoncino, cm.37,5 x 45.
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generazione può fare ottime scoperte. Rimane sempre caldo il mercato degli artisti che hanno rilevanza internazionale come Lucio Fontana, Hans Hartung e Serge Poliakoff.
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Artiste in vetrina Secondo un trend che ormai si replica da diversi anni, rileviamo un’attenzione particolare alle artiste di sesso femminile, individualità spesso complesse e sorprendenti, che erano rimaste in penombra, e indietro a livello di prezzi, rispetto ai loro colleghi, come ad esempio Bice Lazzari, Giosetta Fioroni, Maria Lai e Irma Blank. In controtendenza si raffredda l’interesse per l’arte cinetica e per il mondo dei monocromi, che, anche sospinto da ondate speculative, aveva animato gli ultimi 5 anni. Lo studio delle opere può essere approfondito con ricerche sempre più capillari, grazie alla maggiore disponibilità di informazioni agevolate dalla tecnologia e alla più vasta reperibilità di pubblicazioni anche provenienti dall’altra parte del mondo. Le opere più rilevanti che hanno una storia e un pedigree si distinguono segnando picchi di valutazione nelle sessioni d’asta, ma in questo contesto si possono conoscere e apprezzare anche capolavori di artisti meno noti, che fanno capolino anche nelle vendite delle case d’asta più prestigiose. Alla luce di certe aggiudicazioni, e in particolare dei recenti risultati come ad esempio
Sopra un’immagine del Tefaf New York, a destra un momento ad Art Basel Miami.
Cagnaccio Di San Pietro e Pinot Gallizio, si può concludere che forse anche in Italia ci stiamo avvicinando a un approccio in cui si considera prima l’opera e poi l’autore. Segnaliamo alcune opere di rilievo in vendita nella prossima asta Finarte di dicembre: una monumentale ceramica invetriata, Ofelia di Giacinto Cerone (di cui è appena stato conseguito il record personale nella sessione nella sessione del 31 Maggio 2018), un significativo lavoro di Claudio Parmiggiani Cenere, 1997, fumo e fuliggine su tavola, cm.280 x 13, e infine un’opera storica molto importante del Novecento Italiano, Studio per Crocifissione, del 1940, inchiostri colorati su cartoncino, cm.37,5 x 45 di Renato Guttuso.
*Responsabile del dipartimento di arte moderna & contemporanea di Finarte
Le fiere da non perdere FRIEZE LONDRA dal 4 al 7 ottobre 2018 FIAC PARIGI dal 18 al 21 ottobre 2018 TEFAF NEW YORK dal 27 al 31 ottobre 2018 ARTISSIMA & FLASHBACK TORINO dal 2 al 4 novembre 2018 MIAMI ART BASEL dal 6 al 9 dicembre 2018
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È l’ora della rotazione Controlfida punta sui settori healthcare, assicurazioni e automotive Strategia d’investimento a rischio limitato, tramite il ricorso alle put DI LUIGI DELL’OLIO / @LuigidellOlio
Carlo Ferrari Ardicini
questo caso siamo di fronte a società con multipli importanti, ma a fronte di un potenziale in parte ancora inespresso. Da cosa invece stare alla lontana? Dalle aziende energetiche che hanno business tradizionale. Non riteniamo che il futuro possa essere del petrolio, piuttosto delle fonti rinnovabili. Diffidiamo anche dei retailer, che si trovano a fronteggiare la concorrenza crescente del commercio elettronico. E a livello geografico? Wall Street è nelle condizioni di segnare nuovi massimi storici. Siamo positivi anche sull’Europa, ma sempre con un approccio di stock picking. Qual è il tratto distintivo delle vostre strategie? Facciamo ricorso alle opzioni put e call per ridurre la volatilità del portafoglio. Si tratta di un marchio di fabbrica, quindi non è legato alla congiuntura attuale. Questa scelta comporta che partecipiamo all’upside del mercato, ma con il limite del 10%. Nelle fasi di ribasso questo ci consente di proteggere i nostri clienti dalle perdite. 91
Partiamo dallo scenario macro. Dopo una lunga fase Toro, i mercati sembrano entrati in una fase laterale, accompagnata dal ritorno della volatilità.
Come muoversi sul fronte degli investimenti? La nostra indicazione è di non prendere posizioni generali sui listini, bensì sui singoli titoli. In questa fase privilegiamo ambiti sottovalutati durante le fasi di euforia, come gli assicurativi e l’healthcare, quest’ultimo uno dei megatrend più interessanti per gli anni a venire. Ci piace anche l’automotive, penalizzato dai timori di una guerra commerciale, che finora in realtà si è limitata solo a qualche schermaglia. Aggiungo il real estate tedesco: in
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“Non è il momento di puntare sulla direzionalità del mercato, ma piuttosto di privilegiare lo stock picking, puntando sui settori e titoli più trascurati negli ultimi mesi”. È l’opinione di Carlo Ferrari Ardicini, vice presidente di Controlfida, uno dei gestori di Banca Generali.
ASSET
Governare l’incertezza Il ritorno della volatilità complica le scelte d’investimento Cassa Lombarda conferma la preferenza per l’azionario, Usa in testa DI FRANCESCA VERCESI / @frvercesi
regola e il crescente uso dei social network porta evidentemente a premiare un diverso e nuovo stile di comunicazione. Gli operatori tendono in questa fase a preoccuparsi di più della “politica” che non delle “politiche” e conseguentemente (almeno nel breve) notiamo effetti che non si possono spiegare con i fondamentali. Questa continua ricerca del consenso non aiuta.
Rispetto all’inizio del 2018 molto è cambiato, soprattutto in Europa. Tensioni politiche legate ai conti e all’immigrazione, volatilità sui listini e incertezza. Cosa sta succedendo? Cominciamo dall’Italia. Il cambiamento porta con sé incertezza e rischi legati alla difficoltà di interpretare le possibili iniziative di un nuovo governo. I mercati hanno i nervi molto tesi. In questi anni è cambiato molto il modo di comunicare dei principali attori politici. Siamo passati da un periodo di generale moderazione nei toni e nel linguaggio a una fase in cui l’alzare i toni tende a essere la
Come sono le valutazioni? Dopo anni di rialzi le valutazioni sono divenute via via meno economiche e a sostenere i ritorni attesi non può tanto essere un’espansione dei multipli (ossia una riduzione del premio al rischio richiesto dal mercato) quanto l’incremento degli utili insito in un contesto di crescita. Lo scenario non è cambiato ma è emersa una maggiore percezione dei fattori di rischio. Maggiore incertezza politica anche a livello internazionale, maggiore litigiosità anche in Europa e soprattutto una retorica molto aggressiva da parte di Trump sul tema del commercio internazionale.
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Lo scenario macro non è cambiato, ma è emersa una maggiore percezione dei fattori di rischio. Ci sono più incertezza politica, maggiore litigiosità anche in Europa e soprattutto una retorica molto aggressiva da parte di Trump sul tema del commercio internazionale. Ecco quale asset allocation preferire per Alberto Biolzi, responsabile direzione wealth management di Cassa Lombarda.
Che rischio c’è di vedere una guerra commerciale? Meno del 50% a nostro avviso, ma sicuramente le tensioni sono forti ed è difficile capire come possano realmente evolvere i rapporti tra i diversi paesi con riferimento alle politiche commerciali (in particolare tra Stati Uniti e Cina). L’uscita dall’euro è tornata in agenda? I mercati non stanno incorporando un’uscita dall’euro, lo si vede nei prezzi. Se fosse quello il tema, lo spread sarebbe a livelli molto più alti. Un altro fattore di rischio, però, resta la Brexit. Non ne se parla più come nei mesi immediatamente successivi al referendum, ma la modalità di uscita della Gran Bretagna resta rilevante. Come si stanno comportando gli hedge fund? Non è stato sinora un anno facile per l’industria degli hedge fund e più in generale per le soluzioni di investimento alternative. Questo traspare piuttosto bene osservando i principali indici di hedge fund così come più in generale l’andamento
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Manteniamo l’esposizione sui mercati emergenti, anche sulla Cina, in virtù di ritorni attesi più interessanti anche alla luce della recente marcata correzione. Siamo neutrali sull’Europa per le incertezze politiche. Sul fronte delle obbligazioni governative preferiamo restare sulle scadenze brevi, mentre sul credito si può valutare un incremento di esposizione alla luce del recente allargamento degli spread.
medio dei comparti alternativi. Nonostante l’aumentata volatilità che in genere fa gioco a questo tipo di investitori, l’industria dei fondi sta attraverso una fase complicata sebbene siano presenti singoli fondi che sono riusciti a macinare dei buoni risultati (es. alcuni gestori global macro con una view molto cauta se non negativa sul credito che hanno beneficiato dell’allargamento
degli spread nel corso del secondo trimestre in particolare su periferia e area emergente). Qual è la vostra asset allocation? Siamo positivi sull’azionario da qui a fine anno. Abbiamo rimodulato i nostri pesi a favore degli Usa pur consapevoli che le valutazioni sono più tirate, sulla base di migliorate aspettative di crescita degli utili.
Cosa dite ai vostri clienti? Di fare chiarezza sul proprio orizzonte temporale e di accettare il fatto che per ottenere rendimenti bisogna essere più dinamici e maggiormente disposti ad assumere dei rischi. Ma vediamo maggiore incertezza da parte della clientela private. Questa è una fase di transizione e, come tutte le fasi di transizione, è problematica. 93
Alberto Biolzi
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Dopo anni di rialzi le valutazioni sono divenute via via meno economiche
Le note dolenti. L’Italia? Il nuovo governo in Italia si è insediato da troppo poco tempo per avere una visione confortata dalle iniziative politiche e quindi bisogna monitorare con attenzione gli sviluppi, adottando un approccio di tipo tattico. Piazza Affari è stata regina del listino prima della correzione avvenuta nel secondo trimestre, beneficiando anche dell’avvento dei Pir e del grande afflusso di liquidità che è confluito. Ora gli eventi hanno frenato la corsa.
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Allarme fake news Spesso le bufale hanno un forte impatto sull’opinione pubblica La causa? Per gli scienziati è tutta colpa della pigrizia mentale DI ANAÏS BORRI
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la quota degli americani che usa Facebook per le news
la percentuale di persone che non si fida delle notizie online
i minuti passati dagli italiani sui siti di fake news ogni anno
Con la crescita del populismo sia in Italia, che nel mondo, la propagazione di fake news è diventata una reale piaga sociale. Tanti attribuiscono questo fenomeno al fatto che condividiamo più volentieri ciò che conferma le nostre opinioni. Ma un recente studio mostra che c’è un altro fattore importante: a volte, una sorta di pigrizia cognitiva ci porta a semplificare certe informazioni e ci impedisce di individuare le bufale. Il nostro corpo è maestro nel fare economia di risorse e d’energia, sia quando c’è da usare i muscoli che quando si tratta di pensare. Il pensiero automatico si basa
su stereotipi e insegnamenti che abbiamo acquisito in passato, e ci permette di velocizzare le nostre decisioni facendo il minimo sforzo. Così riusciamo anche a collocare le nostre limitate risorse mentali in vari compiti. Gli psicologi si riferiscono a questi automatismi come “bias cognitivi” e certe persone sono più prone a riposarsi sui propri istinti che su ragionamenti politici o intellettuali. Gli psicologi americani David Rand e Gordon Pennycook hanno voluto capire questa relazione tra la vulnerabilità alle bufale e l’abilità di mettere in discussione le proprie “reazioni di pancia”.
Con uno studio di oltre 3.000 volontari, hanno dimostrato che le persone più riflessive sono più abili a distinguere le notizie infondate, a prescindere dal loro contenuto politico. “La tendenza a impegnarsi nel ragionamento è diversa dalle abilità di ragionamento”, spiega Rand. Quindi è più una questione di disattenzione che di convinzione politica o d’intelligenza. In sé, questa è una scoperta positiva poiché incoraggiare le persone a fermarsi a pensare potrebbe essere più semplice che invitarle a essere meno di parte.
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La giusta dieta per ripartire La fine dell’estate è solitamente la stagione delle buone intenzioni Occhio a non farsi ingannare da chi promette dimagrimenti prodigiosi roberto-cannataro-rd-79a70938
Proteine sì, ma con criterio Un caso frequente è quello della dieta proteica, che correttamente andrebbe chiamata dieta chetogenica. Questo programma si basa su un quantitativo particolarmente basso di carboidrati, però se viene operato in maniera corretta prevede l’assunzione non solo di proteine, ma anche di una
quota considerevole di grassi che abitueranno il nostro organismo a utilizzare quelli di deposito. Questo schema fa sì che nella prima settimana si riescano a perdere anche 3-4 kg, ma pochi grammi di questi saranno grassi, in quanto si perderà acqua e glicogeno (l’accumulo di carboidrati nei muscoli e nel fegato). Appena si assumeranno di nuovo i carboidrati, si riprenderà il peso perso. Se poi si sposta il baricentro troppo sulle proteine, si rischia di perdere
anche massa muscolare con un peggioramento della condizione generale. Carboidrati a colazione Una buona strategia potrebbe essere diminuire i carboidrati, assumendoli a colazione e negli spuntini (magari dalla frutta) e limitarli nei due pasti principali, assumendo fondamentalmente un secondo e un contorno. Il tutto accompagnato da una buona dose di attività fisica, anche questa ben organizzata. 95
Dopo il periodo estivo e magari qualche birra o cocktail di troppo, ci si vorrebbe rimettere in forma in fretta. Così in giro è tutto un fiorire di proposte di diete miracolose. Ma occhio perché i rischi possono essere elevati. Come scegliere, dunque? Il primo consiglio è di analizzare attentamente sia le caratteristiche della dieta, sia chi la propone. I professionisti autorizzati a proporre programmi nutrizionali sono i dietologi, i biologi nutrizionisti e i dietisti. Nessun altro potrebbe farlo, mentre sono varie e trasversali le categorie che lo fanno, rischiando nella migliore delle ipotesi di non far ottenere i risultati sperati, ma in casi peggiori anche di provocare dei danni.
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DI ROBERTO CANNATARO /
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Tricolore nella City Cerri, con il suo The Family Officer Group, segue i patrimoni delle famiglie facoltose È molto attivo anche nel networking tra i nostri connazionali a Londra DI FRANCESCA VERCESI / @frvercesi
Il ceo di The Family Officer Group Matteo Cerri racconta il suo approccio originale al business e alla pianificazione delle grandi famiglie. E il manager non si occupa solo di finanza.
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Appeal britannico La società, un multi-family office con sede a Mayfair, Londra, e con un numero crescente di uffici di rappresentanza in Italia e in tutto il mondo, ha recentemente festeggiato il suo 20esimo anniversario. A fondarla è stato lo stesso Cerri, che, incassata una laurea in Bocconi, ha deciso di trasferirsi nella City, senza però mai tagliare il cordone con il nostro Paese. “Siamo un family office di medie dimensioni, quello che facciamo è molto legato all’Italia e alla comunità italiana. Ci piace pensare a noi stessi come un ponte tra i due paesi e, in Italia, siamo tra i primi family office indipendenti”, racconta a PRIVATE. “Negli ultimi anni c’è stato un enorme afflusso di italiani che sono arrivati a Londra. Tutto questo è dovuto principalmente alla situazione economica in Italia, alla libertà di fare impresa che c’è qui e
alle opportunità di business. Inoltre, è ancora l’unica città veramente cosmopolita in Europa e forse al mondo. È il posto perfetto per fare affari: è questo, innanzitutto, a rendere la capitale inglese molto attraente per gli imprenditori italiani”, aggiunge. Servizi tailor-made The Family Officer Group fornisce una gamma di servizi su misura a clienti selezionati, concentrandosi sulle aree della pianificazione fiscale, legale e finanziaria, in collaborazione con partner di fiducia in ogni Paese in cui opera. Più recentemente, la società sta puntando sulla funzione di single-family office e gestisce gli investimenti diretti della famiglia Cerri attraverso i2i - Italians to Italians (il nome commerciale di Italian Ventures Ltd), che si concentra sull’investimento sia in start-up, sia in aziende in espansione guidate da imprenditori italiani nel Regno Unito. Non solo finanza Attraverso la collaborazione tra i2i ed #EatDrinkLoveItalian - la società di media ed eventi fondata
sette anni fa dalla moglie Ioana – Cerri ha creato Italians Clubhouse (conosciuta come ITS Clubhouse): un club in parte aperto al pubblico e in parte dedicato ai soli soci con sede a Shepherd Market, il cuore storico di Mayfair. “E una vetrina per mostrare la tipologia di business su cui investiamo e che vogliamo far conoscere. Promuove il gusto, la creatività e i prodotti italiani e li integra con l’istituzione inglese per eccellenza: il club”, racconta con orgoglio. Quindi riserva anche una view sul tema caldo in in Uk. “Nonostante la Brexit, Londra continuerà a essere il posto migliore dove stare per gli High Net Worth Individuals o per chi vuole fare impresa a livello internazionale. La sua infrastruttura di business, la sua cultura internazionale e la capacità di sapersi sempre reinventare rimarranno attraenti per gli europei e non solo”. Quindi conclude: “Aziende attive in settori come il design, la finanza, la tecnologia, i media, la moda e l’ospitalità resteranno a Londra. È sempre utile essere qui, se si vuole essere visibili al mondo”.
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ITS Clubhouse promuove il gusto, la creativitĂ e gli stili di vita della Penisola, creando occasioni di confronto
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Matteo Cerri
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Ricchezze di famiglia I fondatori di Walmart davanti a tutti con 152 miliardi di dollari Ferrero è l’unica presenza italiana all’interno della top 25 mondiale DI SARA MORTARINI
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Walton Società/fonte di ricchezza: Walmart Settore: Grande distribuzione Patrimonio: 152 miliardi di dollari Paese: USA
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Koch Società/fonte di ricchezza: Industrie Koch Settore: Petrolio, energia Patrimonio: 99 miliardi di dollari Paese: USA
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Mars Società/fonte di ricchezza: Mars Settore: dolciario e alimenti per animali Patrimonio: 90 miliardi di dollari Paese: USA
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Van Damme, De Spoelberch, de Mevius Società/fonte di ricchezza: Anheuser-Busch Inbev Settore: Birre e bibite analcoliche Patrimonio: 54 miliardi di dollari Paese: Belgio
A sinistra la famiglia Walton Rob, Alice e Jim.
PAPERONI
USA IN TESTA
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PRIVATE
Chi sono le famiglie più ricche al mondo e a quanto ammonta il loro patrimonio? Ha provato a rispondere Bloomberg, che tramite il suo Billionaire Index ha stilato una classifica delle 25 dinastie più facoltose del pianeta. Un dato su tutti: il patrimonio complessivo
delle famiglie che compongono la lista supera i mille miliardi di dollari: per intenderci, è più del valore di Borsa di Apple o del Pil dell’intera Indonesia. Nota di metodo: la graduatoria ha preso in esame solo le ricchezze consolidate, quindi sono esclusi i grandi patrimoni di prima
generazione (come per esempio quello di Jeff Bezos, di Amazon, o quello di Bill Gates, fondatore di Microsoft) e le ricchezze amministrate da un unico erede. L’unica italiana in classifica compare in ultima posizione è la famiglia Ferrero, a capo del colosso dolciario produttore della Nutella.
TOP LIFE Kylie Jenner
USA
CINDY CRAWFORD VENDE CASA La modella statunitense Cindy Crawford e il marito Rande Gerber dicono addio alla loro casa di Malibù, California. La villa da favola, affacciata sulla spiaggia con vista sull’oceano, è stata venduta per 45 milioni di dollari, circa 5 milioni in meno rispetto alla richiesta iniziale. Estesa su una superficie di circa 480 metri quadri, la casa conta quattro camere da letto, sei bagni, un camino, una piscina, un campo da tennis una spa e, per concludere, un sentiero con accesso diretto al mare.
Ha solo 21 anni, ma ha già costruito un patrimonio di centinaia di milioni di dollari, e tutto grazie a Instagram: Kylie Jenner, sorellastra minore di Kim Kardashian, è la più giovane tra le protagoniste della classifica delle donne self-made più ricche d’America stilata da Forbes, che le ha dedicato la copertina di agosto. Con un patrimonio di 900 milioni di dollari, Kylie sarebbe ben posizionata per diventare la più giovane miliardaria di sempre, scalzando addirittura Mark Zuckerberg. Merito del suo seguitissimo profilo Instagram e della sua passione per i trucchi, che l’ha portata a fondare la sua personale linea di cosmetici, Kylie Cosmetics. 99
CALIFORNIA
INSTAGRAM “CREA” LA PIÙ GIOVANE MILIARDARIA DI SEMPRE
PRIVATE
Cindy Crawford
PRIVATE DI SUSANNA TANZI / @susannatanzi
TESTIMONIAL
Jennifer pigliatutto
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Dopo tre Golden Globe e un Oscar per Il Lato positivo, Jennifer Lawrence sarà il volto del nuovo profumo Christian Dior. L’attrice, che ha appena finito di girare X-Men: Dark Phoenix, nuovo episodio della saga blockbuster, in uscita nel 2019, interpreterà il film Bad Blood, nei panni
dell’imprenditrice Elizabeth Holmes che, dopo avere creato un’azienda bio-tecnologica di successo, finisce nel mirino dei federali. Due film che potrebbero riportarla in cima alla classifica delle star più pagate di Hollywood. Jennifer è già stata scelta nel 2013 per la campagna dell’iconica borsa Lady Dior, nel
2015 per il rossetto Dior Addict Lipstick e nel 2018 per la Cruise Collection. Un curriculum d’eccezione, in linea con le scelte della maison: Charlize Theron, volto del profumo J’Adore, Natalie Portman, storica testimonial di Miss Dior e - ultima arrivata della schiera la top Camille Rowe per Poison Girl.
Jennifer Lawrence
PRIVATE VIP
In vetrina nei punti vendita S.T. Dupont, arriva una comoda novità per chi apprezza la gamma di accessori luxury experience: l’accendino elettronico ultracompatto più sottile al mondo. Senza fiamma, senza gas, E-Slim Lighter si ricarica in 2 ore con il cavo micro Usb, che garantisce 80 illuminazioni in autonomia (3 settimane per una media di 5 sigarette o 3 sigari al giorno), o con un caricabatterie da cellulare o tablet. L’accendino funziona grazie a un sottile filamento incandescente, collegato a una batteria integrata di 370 mAh. Per indicare che la carica è terminata, il Led blu, da acceso, prima lampeggia e poi si spegne (indica anche quando la batteria è quasi scarica). Per attivare l’accendino la prima volta, occorre premere il pulsante tre volte, poi ne basta una, come per gli accendini tradizionali. Un sistema di sicurezza spegne il dispositivo dopo dieci secondi e ne impedisce l’eventuale accensione non voluta. Total black, cromato o bianco, E-Slim pesa 50 grammi, ha uno spessore di 8.5 mm e dimensioni pocket (72 mm x 37.2mm). Tenendo da parte il filamento, si può portare anche in aereo. Prezzo: 100 euro. In vendita fra gli altri da: Fincato Roma (fincatolacasadelhabano.com) e Noli - Milano (nolipipe.it).
Dj set d’eccezione A intrattenere Gigi Hadid ed Emily Ratajkowski, insieme con influencer, modelle e fashionist provenienti da tutto il mondo, alla consolle c’erano due personaggi davvero speciali: Tokio Myers e Fat Moss (alias Kate Moss e DJ Fat Tony). Non poteva che restare agli annali la festa di apertura del paradiso dello shopping di lusso Nammos Village, sulla spiaggia di Psarou a Mykonos. Evento stellato per il lancio di un polo esclusivo e dei suoi marchi di lifestyle e di lusso più iconici,
Da sinistra: Gigi Hadid, Kate Moss e Emily Ratajkowski. Credit Richard Young.
in una location di oltre 12mila mq, frequentata abitualmente da Mariah Carey, Eva Longoria, Lewis Hamilton e Kendall Jenner. Grazie all’atmosfera bohémien e chic, al servizio esemplare, ai balli sulla tavola e ai party leggendari, Nammos riesce a reinventarsi ogni anno. A completare un’ospitalità a cinque stelle, alcune opere d’arte create ad hoc, una caffetteria con i prodotti del pasticcere campione del mondo Yazid Ichemrahen e la Nammos Spa di Sisley.
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Così piccolo, così cool Accendi col micro Usb
NUOVI LUSSI
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LUSSO HI TECH
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Loraine Rutt
PASSIONI BRITISH
I piccoli grandi mondi di Loraine
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Una certosina riproduzione di fiumi, astri, terre, anfratti, stelle... Tutti su porcellana e in edizione limitata. Sono i globi e le mappe terrestri e spaziali creati dalla ceramista e cartografa Loraine Rutt, molto apprezzati per la loro particolarità e per l’accurata ricostruzione, tanto da attirare l’interesse non solo degli appassionati del genere, ma di un pubblico attratto da una forma d’arte inusuale, che riporta a lavorazioni antiche (i prezzi vanno da un minimo di 250 sterline a oltre 5mila). Una dimostrazione di come si lavorino manufatti di questo tipo si può prenotare sul sito dell’artista - che si definisce semplicemente “un’artigiana con la passione per le esplorazioni” - con visita nel suo studio-laboratorio di Peckham, Londra. Qui si può capire meglio
la tecnica con cui terra e pigmenti minerali vengono accuratamente dipinti a mano sul corpo di porcellana, e poi delicatamente bruniti fino a quando il colore diventa parte dell’argilla. Infornati a oltre 1200°, i pigmenti si fondono totalmente con il globo. Tra i lavori più apprezzati dai collezionisti, il Globo topografico di 15 cm ispirato al più antico globo inglese, realizzato da Emery Molyneux nel 1592. La vastità degli oceani del pianeta sono mappati per longitudine e latitudine al posto delle navi e dei mostri marini dell’originale. La quercia e la struttura della tela marina alludono alle antiche navi che hanno percorso e disegnato il pianeta secoli fa, e rappresentano i satelliti di osservazione e
comunicazione che facilitano la mappatura contemporanea. Mentre due globi con la volta celeste, di recente fattura, sono entrati a fare parte della collezione privata della missione Apollo 15. E di notevole fattura risultano le preziose mappe di porcellana e foglia d’oro olandese del porto di Londra, edizione limitata in 20 esemplari; l’artista si è ispirata per i suoi lavori sulla città alle storiche mappe sulla distribuzione della ricchezza a Londra (e conseguente povertà) nel periodo vittoriano, del sociologo britannico Charles Boot’s. Durante la visita, a disposizione degli ospiti anche una selezione di rilievi murali ispirati a dati satellitari, osservazioni di astronauti, cartografia storica e ricerca sociale. (www.thelittleglobeco.com).
OPINION
Crypto advice Young rich people want more support by wealth managers Private banks need to offer a good level of conversation BY CHANYAPORN CHANJAROEN*
(Abbiamo lasciato il testo in inglese per cogliere le sfumature del contenuto, n.d.r.)
Wealth managers should overcome their reluctance to discuss cryptocurrency investments with their younger rich clients, to prevent them from turning to other specialists for advice, according to consultant Capgemini SE. More than 70 percent of millionaires below the age of 40 believe it’s important they receive information on cryptocurrencies from their primary wealth managers, according to a Capgemini survey. Only 13 percent of those aged 60 or above viewed such advice as necessary.
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A good starting point Private banks “don’t necessarily need to offer products, or advice on specifics, but just to get into a level of conversation and have an opinion would be a good starting point,” said David Wilson, Capgemini’s head of Asia wealth management. “If you can’t engage on a conversation level with the next-gen clients, then you’ll be out of the conversation and they will go to someone who can.” Surging global interest in cryptocurrencies propelled Bitcoin
prices more than 1,400 percent higher last year, though they have given up much of those gains in 2018. This year’s sell-off occurred amid a string of cyber heists, including the nearly $500 million theft from Japanese exchange Coincheck Inc. in late January and a smaller hack in South Korea this month. A risky investment Only 35 percent of those surveyed by Capgemini said they had received information about cryptocurrencies from their wealth managers. Private banks are deterred by the newness of the market and the lack of consistent guidelines from global regulators, Wilson said. Many wealth managers have yet to develop enough expertise on crypto assets, he added. Beyond the wealth management industry, the financial world remains divided on the issue of cryptocurrency investment. Vocal skeptics include two of the world’s richest billionaires, Bill Gates and Warren Buffett, as well as JPMorgan Chase & Co.’s Jamie Dimon.
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OPINION
OPINION
Vocal skeptics include two of the world’s richest billionaires, Bill Gates and Warren Buffett, as well as JPMorgan Chase & Co.’s Jamie Dimon Bill Gates and Warren Buffett
Another potential challenge for the private banks is the interest shown by younger millionaires in having a major technology firm act as their wealth manager, according to the survey.
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Google Wealth About 88 percent of those under 40 said they’d like to get such advice from companies like Alphabet Inc.’s Google if it enters the wealth business, Capgemini said. Interest in having a technology firm
as an adviser was especially strong in Latin America and in Asia excluding Japan, according to Capgemini. Microsoft Corp., Amazon.com Inc. and Apple Inc. were also mentioned as “desirable” wealth managers, should they decide to enter the business. Wilson said it’s a matter of “when, not if ” the big tech firms start to offer wealth management services. Private banks are boosting their investment in technology, such as artificial intelligence and automation, as they adapt to the
changing market, he added. Capgemini surveyed more than 2,600 people with at least $1 million in investable assets across 19 wealth markets in the Americas, Europe and the Asia-Pacific region. About 47 percent of those surveyed were under 40.
*Bloomberg news journalist. Tratto da Bloomberg.com