FABRIZIO GRECO
Reclutamenti & tecnologia Il private di BPER Banca cresce con la qualità
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NOVEMBRE 2018
Italia 5,00 euro Anno 4 - N° 11 - Novembre 2018 Periodicità: mensile Prima immissione: 27/11/2018
Mensile - Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale D. L. 353/2003 (conv in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 LO/MI
IL FUTURO È UN UOVO DA COVARE
Con l’ingresso di Banca Albertini, il Gruppo Ersel arricchisce l’offerta e rinnova la propria immagine. Specialista nella gestione, anticipatrice attenta ai cambiamenti del mercato, dal 1936 Ersel continua a puntare sulla vicinanza e sull’ascolto diretto del cliente. La scelta più sicura per chi cerca un servizio di investimento realmente personalizzato. Per proteggere e far crescere il vostro patrimonio, per covare le vostre ambizioni.
EDITORIAL Famiglia da 300 punti base
ANDREA GIACOBINO
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È un fattore comune a tutte le aree geografiche: in Europa per esempio le società a conduzione familiare hanno sovraperformato le altre di circa 474 punti base all’anno dal 2006. In Giappone, questa sovraperformance ha raggiunto i 743 punti base all’anno, mentre risultava di poco superiore ai 300 punti base negli Stati Uniti. Si riconferma poi che l’extra rendimento tra le società a conduzione familiare è più grande in quelle a piccola capitalizzazione rispetto alle imprese familiari large cap. Globalmente le small cap di questa categoria hanno infatti battuto il mercato di circa 760 punti base all’anno dal 2006. Le large cap a proprietà familiare hanno invece avuto una sovraperformance rispetto al mercato di “appena” di 225 punti base. Le scelte di bilancio delle società familiari sono in genere meno orientate al rischio. In termini di indebitamento netto medio rispetto all’ebitda per esempio nel 2017 le “family companies” avevano un rapporto di indebitamento inferiore del 22% rispetto a quelle a proprietà non familiare. Inoltre lo scorso anno le società a proprietà familiare avevano un rapporto tra indebitamento netto ed ebitda più basso in tutte le principali aree geografiche. Tutto questo spiega molto bene perché la nuova frontiera del private banking sia nel proporre alle imprese familiari soluzioni d’investimento che vanno oltre la semplice gestione degli attivi, diventata ormai una “commodity”.
PRIVATE
Vi è una chiara tendenza a lungo termine tra le società a conduzione familiare ad avere una sovraperformance rispetto alle altre aziende. Lo dimostrano i numeri del recente report “Credit Suisse Family 1000”(vedi articolo pag. 52), che si basa dal 2006 su un database globale proprietario composto da un migliaio di aziende costruite su base “bottomup” dagli analisti della banca svizzera. Il database continua a essere dominato da società a conduzione familiare provenienti dalla regione asiatica non giapponese con una quota del 53%. Con 226 aziende l’Europa rappresenta invece il 23% del totale, rispetto al 20% del 2017. Per quanto riguarda la composizione settoriale, i consumi discrezionali e gli industriali costituiscono il 40% dell’universo di imprese considerato. Le telecomunicazioni, l’energia e le utilities pesano invece complessivamente solo per il 7%. Nei precedenti report era stato evidenziato come le “family companies” avessero sovraperformato i mercati azionari. Ciò potrebbe essere dovuto a migliori risultati dal punto di vista finanziario, che a sua volta potrebbero essere generati da quel maggiore focus a lungo termine che è una caratteristica delle società a conduzione familiare. Con l’aggiornamento dei dati alla metà del 2018 si dimostra che questa tendenza a lungo termine rimanga intatta: dal 2006 infatti l’extra rendimento composto annuo è stato di circa 300 punti base.
11 www.privatebankingweb.com anno 4 - numero 11 mensile registrato presso il Tribunale di Milano al n°187 dell’11 giugno 2015 Casa editrice Blue Financial Communication Spa Via Melchiorre Gioia, 55 - 20124 Milano Tel. (+39) 02.30.32.11.1 - Fax (+39) 02.30.32.11.80 info@bluefinancialcommunication.com Editore Denis Masetti masetti@bluefinancialcommunication.com Direttore editoriale Alessandro Rossi rossi@bluefinancialcommunication.com Direttore responsabile Andrea Giacobino giacobino@bluefinancialcommunication.com Redazione di Milano Luigi dell’Olio dellolio@bluefinancialcommunication.com Marta Citacov marta.citacov@gmail.com Redazione di Londra Anaïs Borri borri@bluefinancialcommunication.com Rajeevan Sukumaran rajee@bluefinancialcommunication.com Opinioni Roberto Cannataro, Alessandro Cuomo, Jeff Dejardins, Theo Delia Russell, Roberto Falzoni, Marcello Gualtieri, Simona Maggi, Claudio Morpurgo, Vanessa Mueller, Monica Regazzi, Maria Grazia Rinaldi, Alessandro Scalici, Luca Zitiello, Alessia Zorloni Hanno collaborato Vito Andreola, Matteo Chiamenti, Rosamaria Coniglio, Max Malandra, Chiara Merico, Sara Mortarini, Susanna Tanzi, Francesca Vercesi Graphic design Massimiliano Vecchio vecchio@bluefinancialcommunication.com Pubblicità Michele Gamba gamba@bluefinancialcommunication.com Mob. (+39) 393.95.010.95 Gestione abbonamenti Press-di abbonamenti Spa - via Mondadori, 1 20090 Segrate (Milano) – Tel. 199.111.999 abbonamenti.bfc@pressdi.it
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È un’iniziativa
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PRIVATE
26 THE MEDIA & DIGITAL COMPANY www.bluefinancialcommunication.com
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CO NTE NT S 92 MARKETS
OPINIONS
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BPER Banca: crescita di qualità
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È l’ora degli illiquidi
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Augmented Advisory
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It’s the economy, stupid
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The Buffett Empire
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Build an integrated solution
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Millennials ed eredità
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The party is over?
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La leggenda Byron Trott
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Cambi di poltrone
Mifid 2, i nodi legali vengono al pettine
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Investitori in Club
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Consulenza, invertire la piramida
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Valori d’acciaio
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Personalizzare crea valore
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Passera torna in banca
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Stretta di Bankitalia
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Successo delle imprese familiari
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Alga delle meraviglie
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C’è futuro per i lavoratori
107 Pramerica, non solo rebranding 110 Patrimoni di famiglia
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106 L’erba è sempre più verde
INVESTMENTS
LIFESTYLE
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No place to hide
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Diavoli con i denari
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Paperoni per l’arte
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Impermeabile sempre di moda
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Hedge fund sotto pressione
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Il Toscano fa click
100 Arte, botti di fine anno
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Questione di pelle
114 Certificate, 20 anni di corsa
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Chiron da sogno
116 C’è valore negli emergenti
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Il rodeo di Jennifer
119 Rischi e opportunità
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Icona Ferrari Sp
121 Investimenti diretti
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Sempre più ricchi
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118 Risiko di mercato
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104 Gentilezza da coltivare
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I re del mercato Il 27 novembre a Piazza Affari appuntamento con i PRIVATE Banking Awards In palio 23 riconoscimenti a società e professionisti del settore DI LUIGI DELL’OLIO / @LuigidellOlio
È arrivato il momento dei PRIVATE Banking Awards, evento organizzato ogni anno da questo giornale per premiare i protagonisti del mercato italiano, dalle banche private classificate per dimensioni (una novità rispetto alle passate edizioni) ai professionisti, dai gestori di hedge fund a quelli del private equity, fino ai protagonisti di nuove iniziative destinate a fare scuola nel mercato per un totale di 23 premi e 69 finalisti. L’appuntamento è per il 27 novembre nella splendida cornice di Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa Italiana. Una location prestigiosa che accoglierà i protagonisti di un settore in grande evoluzione, sulla spinta non solo delle nuove normative (basti pensare alla Mifid 2 e alla Idd, direttive europee per la distribuzione rispettivamente di prodotti finanziari e assicurativi), ma anche per la spinta tecnologica, che
al tempo stesso consente di abbattere i costi e migliorare la qualità del servizio. Nella consapevolezza che non basta più concentrarsi sui prodotti per creare una relazione duratura con la clientela, sempre più attenta agli aspetti relazionali nei quali assume un ruolo centrale il
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PRIVATE
S P O N S O R
D E L L A
rapporto di fiducia tra professionista e cliente. Un principio non certo nuovo, ma capace di resistere a tutte le mode e che anzi assume un peso crescente nelle fasi di grande incertezza per quel che concerne gli investimenti e l’economia più in generale.
S E R A T A
PRIVATE AWARDS
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1 AVVOCATO
Luca Frumento Stefano Loconte Paolo Ludovici
2 BANCA INTERNAZIONALE
• Deutsche Bank • Indosuez Wealth Management • JP Morgan Private banking
3 BANCA ITALIANA BIG
• Banca Generali • Fideuram Intesa Sanpaolo Private Banking • UBI Top Private
4 BANCA ITALIANA MEDIUM
• Banca Euromobiliare • Banco Desio • BPER Private Banking
5 BOUTIQUE
• Banca Finnat • Banca Patrimoni Sella • Ersel
6 BANKER INTERNAZIONALE
Paolo Federici (UBS) Gianpietro Giuffrida (BNL BNP Paribas) Riccardo Pironti (JP Morgan Private Banking)
7 BANKER ITALIANO
Riccardo Barbarini (UBI Top Private) Paolo Langé (Cordusio Sim) Angelo Viganò (Mediobanca Private Banking)
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A
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8 CEO
Matteo Colafrancesco (Banca Intermobiliare) Giuseppe Rovani (Banca Euromobiliare) Maurizio Zancanaro (Banca Cesare Ponti)
9 DEAL & PARTNERSHIP
• Banca Generali/Nextam Partners • Cordusio/Candriam-Legg Mason-Robeco • Fideuram Intesa Sanpaolo Private Banking/Morval Banque
10 DIGITAL FOCUS
• Allianz Bank Financial Advisors • Fideuram Intesa Sanpaolo Private Banking • FinecoBank
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Alessandra Losito (Pictet Wealth Management) Paola Pietrafesa (Allianz Bank Financial Advisors) Ilaria Romagnoli (Rothschild Italia)
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NELLA CUSTOMER EXPERIENCE • Azimut Capital Management • Edmond de Rothschild • UBI Top Private
17 INNOVAZIONE
NEL WEALTH MANAGEMENT • Credem • Credit Suisse • Fineco
18 INVESTIMENTI ALTERNATIVI
• Azimut Capital Management • Banca Mediolanum • Mediobanca Private Banking
19 PRIVATE EQUITY
• Clessidra • DeA Capital • Dvr Capital
20 PRIVATE INSURANCE
• Helvetia • La Mondiale Europartner • Lombard International
21 REAL ESTATE
13 FIDUCIARIA
22 SRI
14 HEDGE FUND
23 WEALTHTECH
• Fiduciaria Digitale • Nomen • Valeur Fiduciaria • Algebris • Ersel • Kairos
15 INNOVAZIONE NEL BUSINESS MODEL
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16 INNOVAZIONE
12 FAMILY OFFICE
• CFO Sim • Severgnini Family Office • Tosetti Value
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• Altus • Coima • Sigest
• BNL BNP Private Banking • iShares • UBI Top Private • Banca Mediolanum • BPER Private Banking • Fideuram Intesa Sanpaolo Private Banking
• BNL BNP Paribas • Credem • UBI Top Private
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PRIVATE
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OPINIONISTS & CONTRIBUTORS
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THEO DELIA RUSSELL
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ROBERTO FALZONI
Professore di private banking all’Università Cattolica di Milano. Specializzato in private wealth management alla Wharton School, è anche managing director di Banca Esperia. pag. 34
MARCELLO GUALTIERI
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CLAUDIO MORPURGO
Socio fondatore e componente del consiglio direttivo dell’associazione Duchini-Studio del pensiero economico, è docente di Economia Politica all’Università di Torino. pag. 35
Uno dei più noti avvocati del lavoro italiani, guida lo studio Morpurgo e Associati. Oltre ad assistere grandi realtà nazionali e internazionali, vanta una competenza specialistica nel settore del credito. pag. 82
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LUCA ZITIELLO
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ALESSIA ZORLONI
Fondatore dello studio legale Zitiello e Associati, collabora con diverse riviste scrivendo articoli sui mercati finanziari. È autore di libri e di numerose pubblicazioni sull’intermediazione finanziaria. pag. 56
Direttore del master in Art Market Management all’Università Iulm, è of counsel nel dipartimento di Art Law dello studio CBA, dove si occupa di gestione e valorizzazione dei patrimoni artistici. pag. 84
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SIMONA MAGGI
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MARIA GRAZIA RINALDI
Direttore scientifico dell’Associazione Italiana Private Banking, realizza costantemente ricerche sull’evoluzione del mercato della gestione dei grandi patrimoni. pag. 58
Laureata in Psicologia del benessere e iscritta all’albo degli psicologi. Master in Pnl, ha frequentato corsi e seminari su comunicazione efficace, persuasione e public speaking. Da 10 anni si occupa di selezione dei consulenti finanziari e dei private banker. pag. 104
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PRIVATE
Nome storico della finanza svizzera specializzata nella gestione dei grandi patrimoni, è presidente di Dukre Asset Management, con sede a Ginevra. Ha fondato Denarius Conseils & Gestion. pag. 60
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L’i re Gl Hi
MGI
Merian Global Investors è una società leader, indipendente nel settore dell’asset management. Sebbene il nome possa risultare nuovo, la nostra natura, la vision, i valori e glisocietà approcci agli investimenti Merian Global Investors è una leader, restano immutati. Ad oggi, continuiamo a essere una indipendente nel settore dell’asset management. società ilpriva un CIO globale e restiamo totalmente Sebbene nomedipossa risultare nuovo, la nostra deditilaalla gestione attiva portafoglio. natura, vision, i valori e glidel approcci agli investimenti restano immutati. oggi, a continuiamo a essere Il nostro nome èAd ispirato una delle più celebriuna società priva di un CIO globale e restiamo totalmente scienziate, avventuriere e artiste del 17° secolo: dediti allaMerian. gestione attiva descritta del portafoglio. Maria Spesso come “la donna che ha reso bellaè la scienza”, Merian Il nostro nome ispirato a una delle incarnava più celebril’approccio poliedrico che adottiamo nell’effettuare investimenti, scienziate, avventuriere e artiste del 17° secolo: offrendo ai nostri team di gestione la libertà Maria Merian. Spesso descritta cometutta “la donna chee il necessari per avere Perl’approccio questo, hasostegno reso bella la scienza”, Meriansuccesso. incarnava parliamoche dell’arte e della scienza dell’investire. poliedrico adottiamo nell’effettuare investimenti, offrendo ai nostri team di gestione tutta la libertà e il sostegno necessari per avere successo. Per questo, parliamo dell’arte e della scienza dell’investire.
RINASCE COME RINASCE COME
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L’investimento comporta rischi. Il valore degli investimenti e dei relativi rendimenti può diminuire o aumentare; inoltre, non sempre è possibile per gli investitori riuscire a merian.com recuperare l’importo originariamente investito. Solo per i professionisti nel settore degli investimenti. Questa comunicazione viene emessa da Merian Global Investors (UK) Limited (“Merian Global Investors”). Merian Global Investors è registrata in Inghilterra e Galles (numero: 02949554) ed è autorizzata e regolamentata dalla Financial Conduct Authority (FRN: 171847). Sede legale: 2 Lambeth clientservices@merian.com Hill, Londra, Regno Unito, EC4P 4WR. Modelli costruiti con Geomag. MGI 09/18/0098.
L’investimento comporta rischi. Il valore degli investimenti e dei relativi rendimenti può diminuire o aumentare; inoltre, non sempre è possibile per gli investitori riuscire a recuperare l’importo originariamente investito. Solo per i professionisti nel settore degli investimenti. Questa comunicazione viene emessa da Merian Global Investors (UK) Limited (“Merian 12/11/2018 16:14 Global Investors”). Merian Global Investors è registrata in Inghilterra e Galles (numero: 02949554) ed è autorizzata e regolamentata dalla Financial Conduct Authority (FRN: 171847). Sede legale: 2 Lambeth Hill, Londra, Regno Unito, EC4P 4WR. Modelli costruiti con Geomag. MGI 09/18/0098.
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PRIVATE
INTERVIEW
INTERVIEW FABRIZIO GRECO
Crescita di qualità BPER Banca punta sul wealth management facendo leva su tecnologia e persone In vista il rafforzamento dei servizi corporate, non sono escluse acquisizioni DI LUIGI DELL’OLIO / @LuigidellOlio
In più a inizio anno è entrata in vigore la Direttiva Mifid 2, che rafforza gli obblighi informativi a carico degli intermediari e che mette a dura prova i margini. È finita la lunga corsa ed è il momento di giocare in difesa? Non direi. Intanto va ricordato che il private banking è un settore caratterizzato da un limitato assorbimento di patrimonio e questo è un valore aggiunto alla luce delle normative comunitarie degli ultimi anni. In più, l’offerta si va sempre più ampliando al di là dei soli aspetti finanziari. Penso ad esempio alla
Il private banking è un’industria che negli ultimi anni ha sperimentato tassi di sviluppo importanti Si è assistito a uno spostamento della clientela dalle strutture generaliste a quelle specializzate nella consulenza ai patrimoni complessi
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L’industria italiana del private banking sta vivendo una fase di grandi trasformazioni: da una parte cresce la concorrenza dal lato dell’offerta, dall’altra la normativa evolve per rafforzare la trasparenza a vantaggio dei piccoli investitori. In mezzo c’è una situazione di mercato non facile. Quale approdo vede nel medio periodo? Il private banking è un’industria che negli ultimi anni ha sperimentato tassi di crescita importanti. Si è
assistito a uno spostamento di clientela dalle strutture generaliste a quelle specializzate nella gestione e consulenza di patrimoni complessi. Un contributo importante è arrivato anche da fenomeni esogeni come i vari scudi fiscali che hanno portato all’emersione di quantità consistenti di patrimonio. Inoltre, i mercati hanno vissuto una lunga fase toro che ha fatto crescere la ricchezza complessiva. Da qualche tempo, però, la spinta alla crescita si è affievolita e oggi il settore si avvicina alla maturità.
PRIVATE
Nuovi arrivi tra i private banker; ampliamento della gamma dei servizi, guardando soprattutto al segmento corporate; investimenti in tecnologia per consentire ai professionisti che si interfacciano con la clientela di concentrarsi esclusivamente sugli aspetti consulenziali, liberandoli dalle incombenze amministrative. Sono le tre linee direttrici dello sviluppo nel private banking che segue BPER Banca, come racconta il responsabile direzione wealth e investment management del gruppo Fabrizio Greco, laurea in Bocconi e una lunga esperienza nel settore.
INTERVIEW
tematica del passaggio generazionale, che coinvolge una serie di ambiti cruciali per la clientela del settore, che è composta da professionisti e imprenditori con le loro famiglie. Quanto alle caratteristiche degli operatori, il mercato è già in fase di consolidamento: negli ultimi due anni si è assistito a una serie di operazioni di concentrazione e il fenomeno è destinato a proseguire, in linea con quanto si è visto all’interno di industrie affini come l’asset management e la promozione finanziaria. Gli investimenti in tecnologia e quelli di compliance necessari per adeguarsi all’evoluzione normativa fanno sì che il motto “piccolo è bello” non sia più attuale. Le economie di scala diventano decisive per continuare a fornire un servizio di qualità a costi contenuti.
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PRIVATE
A proposito di costi, nelle prime settimane del 2019 i clienti riceveranno la rendicontazione ex-post sui costi sopportati quest’anno, con l’indicazione che non sarà più solo in termini percentuali, ma di valore assoluto. Dal suo osservatorio, i margini si sono già ridotti o gli effetti si vedranno solo con il nuovo anno? A mio avviso non vi saranno modifiche sostanziali nei rapporti con i clienti: la Mifid 2 è stata preparata per tempo dalla maggior parte delle strutture presenti sul mercato. È indubbio, comunque, che la rendicontazione agirà come una sorta di tagliando sulla qualità
La facciata dell’edificio storico che ospita la Direzione wealth e investment management di BPER Banca a Modena.
del servizio, un banco di prova per far emergere la qualità. In vista di questo appuntamento, alcune innovazioni si vedono già sul mercato, come una revisione della gamma di offerta per migliorare il rapporto tra costi e rendimenti attesi dei prodotti. Il numero dei prodotti si va riducendo, con una selezione che premia quelli più efficienti. Si riferisce alla crescita degli Etf all’interno dei portafogli di private banking? Anche. In effetti si stanno diffondendo le gestioni patrimoniali che hanno come sottostanti prodotti
poco costosi. Ma un cambiamento importante riguarda anche la qualità della rete commerciale, da qui i massicci investimenti nella formazione dei private banker. Oltre allo sviluppo di modelli di consulenza only fee senza rebates dalle case terze. Nuovi servizi e investimenti che incidono sulla redditività, almeno a breve-medio termine. C’è modo di trovare una compensazione su altri fronti? L’ampliamento della consulenza al di là degli aspetti finanziari va in questa direzione, ma è indubbio
INTERVIEW FABRIZIO GRECO
Ha parlato di un calo in prospettiva della multibancarizzazione, che però è un gioco a somma zero. Qualcuno guadagnerà quote di mercato e qualcun altro le perderà, ma senza ampliamento della torta complessiva. È così: la sfida si gioca sul fronte della qualità, puntando allo switch tra clienti. Fermo restando che resta una quota di detentori di grandi
patrimoni non ancora serviti da strutture specializzate. Come la tecnologia sta cambiando il mercato del private banking e l’attività dei professionisti in carne e ossa? Come vi muovete su questo fronte? La tecnologia impatta su tutta l’industria dei servizi finanziari, compreso il private banking, dove comunque è destinato a restare centrale il servizio del consulente in carne e ossa. Il nostro obiettivo, per farla semplice, è far girare meno carta possibile, utilizzando in maniera diffusa i dispositivi tecnologici anche per facilitare la comprensione delle informazioni rilevanti da parte dei clienti. La tecnologia rende agevole il contatto con il cliente in modalità remota, utilizzando tutti i canali di accesso alla banca, 24 ore al giorno. Inoltre permette di tenerlo aggiornato con informazioni utili a interpretare quello che avviene sui mercati, in modo da prendere
Parliamo di voi: quali sono i vostri numeri nel private banking, quali i programmi di crescita? Attualmente abbiamo circa 20mila clienti private, più 10,5 miliardi di masse in gestione e 150 private banker. BPER è la sesta banca italiana per dimensioni e vogliamo arrivare a un posizionamento coerente con questo livello anche per quel che concerne il canale dei grandi portafogli. Vogliamo consolidare il ruolo di banca di riferimento per le famiglie e gli imprenditori e siamo convinti di poterlo fare grazie anche a indicatori di solidità patrimoniale che hanno trovato conferma nei recenti stress test condotti dalle autorità europee. Su quali filoni puntate per crescere? Negli anni abbiamo costruito un forte rapporto fiduciario con la clientela, che intendiamo consolidare, a partire dalle piazze in cui siamo storicamente presenti. Tra le novità, stiamo crescendo soprattutto nei servizi per clientela corporate, considerato che storicamente siamo percepiti in primo luogo presso le Pmi. Aggiungo che questo percorso di crescita è in linea con le linee guida del gruppo BPER. 13
che nel prossimo triennio occorrerà accelerare sui volumi per contrastare l’atteso calo dei margini. A mio avviso assisteremo a una riduzione della multibancarizzazione: i clienti facoltosi tenderanno ad avere rapporti con un numero di istituti inferiore rispetto a oggi, se questi ultimi sapranno loro fornire un servizio più ampio e profondo. Per completare la risposta al suo quesito, resta poi l’incognita relativa all’andamento dei mercati finanziari. Il confronto con i clienti sui costi è più semplice quando gli investimenti vanno bene.
decisioni tempestive sul proprio portafoglio. Ci muoviamo con l’intento di far sì che il contatto fisico sia di consulenza vera, senza perdita di tempo per firme, adempimenti e passaggi di carta.
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Il mercato è in fase di consolidamento: negli ultimi due anni si è assistito a una serie di operazioni di concentrazione e il fenomeno è destinato a proseguire, in linea con quanto si è visto all’interno di settori affini come l’asset management e la promozione finanziaria
INTERVIEW
Nel prossimo triennio puntiamo a inserire 10-15 professionisti all’anno Un numero che può apparire contenuto, ma che comporta cento o forse più incontri per trovare i profili giusti
L’atrio della Direzione commerciale di BPER Banca.
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A questo proposito, da tempo la vostra banca è al centro di rumor su un possibile consolidamento attraverso operazioni straordinarie. Che impatto avrebbero sulla vostra offerta nel private banking? Un’eventuale aggregazione a livello di gruppo potrebbe portare benefici nell’ottica delle economie di scala alle quali ho fatto cenno in precedenza. Quanto al wealth management, la nostra priorità è la crescita per linee interne, senza escludere eventuali operazioni straordinarie.
Qual è il profilo della vostra potenziale preda? Premesso che al momento non abbiamo alcun dossier aperto, è nostra intenzione crescere soprattutto nel Nord-Ovest e nel Triveneto, dove ci sono alcune boutique che potrebbero trarre benefici dall’ingresso in una realtà più strutturata come la nostra. È chiaro che eventuali acquisizioni andranno in porto esclusivamente se vi saranno le giuste condizioni. Quella di BPER è da sempre una storia di crescita per gradi, senza strappi.
Tornando allo sviluppo interno, puntate a rafforzare il numero di banker? In quali termini? Nel prossimo triennio puntiamo a inserire 10-15 professionisti all’anno. Un numero che può apparire contenuto, ma che comporta cento o forse più incontri per trovare i profili giusti. Siete molto esigenti? Quali profili ricercate? Puntiamo su private banker con una certa seniority, ma che abbiano davanti a loro almeno 20 anni di carriera. Questo perché vogliamo crescere con loro. I nostri professionisti devono essere disposti a mettersi in gioco in un mercato che continuerà a cambiare velocemente e diventerà sempre più competitivo. La sfida è aperta e noi vogliamo giocare un ruolo da protagonisti.
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OPINION
Augmented advisory La consulenza vive una stagione di rapida trasformazione Così la tecnologia può rivelarsi una preziosa alleata dei private banker DI FILIPPO CASOLARI*
La rivoluzione digitale dell’ultimo decennio ha avuto impatti significativi sui modelli di offerta di gran parte dei settori dei beni di consumo e dei servizi. La disintermediazione dei player tradizionali da parte di piccole startup affermatesi in pochi anni come leader di mercato è ormai una realtà consolidata nei settori del turismo, della mobilità e del consumer retail. L’innovazione in questi ambiti è stata disruptive e ha portato alla rapida affermazione di nuovi modelli di business da parte delle aziende e di acquisto da parte del cliente finale.
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Nuove frontiere Nel settore dei servizi finanziari l’attenzione è principalmente rivolta ai fenomeni del fintech e del roboadvisory e ci si interroga sulla possibilità che l’attività di consulenza possa essere progressivamente robotizzata e in prospettiva completamente privata della sua componente relazionale umana. L’idea che il servizio di advisory sia un mero esercizio di ottimizzazione quantitativa
La digitalizzazione in atto sul fronte delle competenze non mette in discussione la centralità del professionista in carne e ossa Fiducia e personalizzazione, vale a dire i fattori distintivi della sua attività, non sono robotizzabili codificabile in un processo meccanicistico è semplicemente sbagliata. Focus sul cliente Lo è per almeno due ragioni: il presupposto fondamentale di un efficace servizio di consulenza è un’approfondita conoscenza del cliente, del suo sistema di valori, della sua emotività, dei bisogni del gruppo familiare a cui appartiene o che rappresenta; è riduttivo pensare che un questionario a risposte multiple possa catturare la complessità del sistema di obiettivi e di vincoli che per definizione non possono essere tipizzati in pochi profili modello.
La stessa Mifid 2 ha sancito la personalizzazione come carattere distintivo della consulenza, e affermato il “know your customer” come principio basilare. Importanza della relazione In secondo luogo i servizi finanziari, a differenza dei beni di consumo, sono basati sulla relazione e non sul prodotto; il presupposto di una relazione che crea engagement è la fiducia, e il catalyst della fiducia è la percezione di un sistema di competenze che coniughi l’aspetto hard delle skill tecniche con quello soft delle capacità di dare un senso all’esperienza di investimento del cliente, contestualizzandola
OPINION
in funzione dell’evoluzione dei mercati da un lato e dei suoi bisogni dall’altro, gestendo i bias cognitivi e comportamentali del cliente che sono alla base dei principali errori di scelta in materia di investimenti. Più qualità nel servizio Se da un lato non vediamo nel breve grandi opportunità di sviluppo per l’affermazione di modelli di “full roboadvisory”, come del resto testimoniato recentemente dalla parziale “umanizzazione” di molte iniziative nate come tali, dall’altro siamo fortemente convinti che il percorso di innovazione sostenibile da intraprendere sia quello identificato come “augmented advisory”: un modello di servizio di livello superiore centrato sulla relazione con il banker e aumentato con il valore aggiunto di supporti tecnologici che migliorino l’efficacia e l’efficienza della relazione, digitalizzando il processo di consulenza sia nella sua fase di delivery (raccomandazione) che in quella di execution (ordine) e di reporting (personalizzabile nella struttura e nella frequenza), sollevando il banker da compiti di natura esecutiva e offrendo al cliente il mix ideale tra “human touch” e hi-tech. I droni per il trasporto passeggeri non sono ancora arrivati.
*Vice direttore generale di Cassa Lombarda
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Filippo Casolari
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The Buffett Empire Oracle of Omaha, 88 year old, has a net worth of 83 billion dollars The portfolio includes hundreds of companies in different industries DI JEFF DESJARDINS*
(Abbiamo lasciato il testo in inglese per cogliere le sfumature del contenuto, n.d.r.)
Some experts consider the 88-yearold to be the greatest investor of all-time. Despite his incredible achievements and decades in the public eye, the modest Midwesterner is frugal, relatable, and full of humility – and his life story is an endless source of lessons to aspiring business professionals around the world. Most people know Berkshire Hathaway as the massive conglomerate that serves as the investment vehicle for Warren Buffett’s $83 billion fortune. However, far fewer people know what this giant does, and how it actually makes its money! Through his holding company Berkshire Hathaway, he has bought, sold, or invested in hundreds of companies over the years, and their industries are all over the map.
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PRIVATE
The best strategies These investments include consumer goods companies like Coca-Cola, daily national newspapers like The Washington Post, and insurance companies like Geico. Buffett currently owns 36.8% of Berkshire – and at the time of
publishing, Berkshire Hathaway is worth an impressive $480 billion, employing 377,000 people across many different industries. Origin story Although Berkshire Hathaway is today associated with Buffett and his long-time partner Charlie Munger, the origins of the company actually stem from 1839. The original company was a textile mill in Rhode Island, and by 1948 Berkshire employed 11,000 people and brought in $29.5 million in revenue (about $300 million in today’s dollars). After Berkshire’s stock began to decline in the late 1950s, Buffett
TOTAL GAIN (1964-2017) COMPOUND ANNUALIZED GAIN
saw value in the company and started accumulating shares. By 1964, Buffett wanted out, and the company’s CEO Seabury Stanton tendered an offer to buy Buffett’s shares for $11.37, which was $0.13 less than he had promised. This made Buffett mad, and instead of taking the offer, he opted to buy more shares. Eventually he took control of the company and fired Stanton. The company was his, and the rest is history. The Scoreboard In the long-running contest of Warren Buffett vs. the market, the scoreboard isn’t even close. The Warren Buffett Empire is
BERKSHIRE HATHAWAY
S&P 500
2,404,748%
15,508%
20.9%
9.9%
Source: BH Annual Report. BH’s market value is after-tax, and S&P 500 is pre-tax, including dividends. If you’re wondering how Warren Buffett developed such an impressive investing record, it’s worth seeing Part 2 of this series: Inside Buffett’s Brain.
PEOPLE IN BUSINESS 19
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Through his holding Berkshire Hathaway, he has invested in big brands like Coca-Cola and Geico
PRIVATE
The latest idea
Apple headquarter Cupertino, Usa.
diverse, and made up of hundreds of companies in different industries. However, segmenting by revenue does give an idea of how Berkshire makes its money.
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PRIVATE
The portfolio Berkshire Hathaway’s portfolio can be broken down into two categories: the companies it owns outright (or majority stakes in), and the companies it owns significant investments in. Berkshire Hathaway owns wellknown brands ranging from Dairy Queen to Duracell. Here are all those companies listed by number of employees. Importantly, you’ll notice that there are only 26 employees in Berkshire Hathaway’s corporate office – that’s because Buffett is adamant that portfolio companies need to be well-managed in their own right, and he thinks this decentralization is a key to
his success. The portfolio is pretty much a microcosm of the American economy: it features banks, airlines, consumer goods companies, and even tech behemoths like Apple. Lastly, it’s worth noting that Buffett doesn’t stop there – his company also owns 80 auto dealerships, the second-largest real estate broker in the country (HomeServices of America), and even 32 daily newspapers. Deals The Warren Buffett Empire wouldn’t exist without Buffett being involved in some of most famous deals in business history. Below are some of the big names Buffett has been involved with. ABC Buffett helped finance the Capital Cities takeover of ABC – at the time, the largest non-oil merger in
Warren Buffett recently had a novel idea for where to put his company’s cash: for the first time since 2012, Berkshire Hathaway bought stock in… Berkshire Hathaway. The company relaxed its buyback policy (repurchased $928 million of its stock in the third quarter), allowing Buffett and vice president Charlie Munger to repurchase the company’s own stock whenever it, in their minds, fell below its “intrinsic value.” Previously, buybacks were more restricted, based on the firm’s book value per share.
history. Eventually, CapCities/ABC was sold to Disney. ESPN Before ESPN was the household name it is today, Buffett owned a big chunk of it as an upstart sports brand in 1985, as a part of the CapCities/ABC deal. Heinz Berkshire Hathaway and 3G Capital led a takeover of Heinz in 2013. This gave Buffett control of trusted brands like HP Sauce, Lea & Perrins, as well as the namesake brand. Salomon Brothers Buffett helped lead a desperate shakeup at one of Wall Street’s most famous investment banks. Washington Post Buffett delivered the newspaper as a kid, but later in his life would be
PEOPLE IN BUSINESS
INVESTMENTS
HERE ARE THE COMPANIES BERKSHIRE HATHAWAY HAS SIGNIFICANT INVESTMENTS IN – THE WHOLE PORTFOLIO IS WORTH NEARLY $200 BILLION
VISA $1.2B (0,6%) MONSANTO $1.4B (0,7%)
OTHER $18.0B (9,4%)
GM $2.0B (1,0%) AMERICAN AIRLINES $2.4B (1,3%) GOLDMAN SACHS $2.8B (1,5%) CHARTER COMMUNICATIONS $2.9B (1,5%)
APPLE $28.0B (14,6%)
DELTA AIRLINES $3.0B (1,6%) SOUTHWEST AIRLINES $3.1B (1,6%) BANK OF NY MELLON $3.3B (1,7%) MOODY’S $3.6B (1,9%) U.S. BANCORP $4.7B (2,5%) PHILLIPS 66 $8.2B (4,3%)
WELLS FARGO $27.8B (14,5%)
AMERICAN EXPRESS $15.1B (7,9%)
BANK OF AMERICA $20.0B (10,5%)
COCA COLA $18.4B (9,6%)
Gillette Buffett started buying shares in the last 1980s, and became Gillette’s biggest shareholder. Buffett made $4.4 billion in paper profit when it sold the company to Proctor & Gamble. *Tratto da Visual Capitalist
Buffett says not buying Amazon was one of his biggest mistakes. “I did not think [founder Jeff Bezos] could succeed on the scale he has. I underestimated the brilliance of the execution”. Given that Amazon has shot up in value to become one of the most valuable companies in the world, and that Jeff Bezos is by now the far richest person globally, it’s fair to say this whiff continues to haunt Buffett to this day.
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USAir After almost losing all the $358 million he had invested, Buffett called buying preferred shares in the airline one of his biggest mistakes.
An error
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the largest outside shareholder of the famous paper.
KRAFT HEINZ $25.3B (13,2%)
MARKETS
Millennials ed eredità
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SECONDO UNA SURVEY ONLINE DI FT WEALTH MAGAZINE, I SUPER PAPERONI LASCERANNO ALLE GENERAZIONI SUCCESSIVE TRA 1 E 5 MILIONI DI STERLINE
ETÀ DEI BENEFICIARI
56%
DEGLI INTERVISTATI RITIENE CHE CHI EREDITA DEBBA AVERE ALMENO 30 ANNI
MARKETS MAP
SUDDIVISIONI IN PARTI UGUALI QUANTO SI PREVEDE DI LASCIARE PREFERISCE NON RIVELARLO
NON È SICURO DI FARLO
10% 16% 74%
MENO DI 500 MILA STERLINE
LASCERÀ LA STESSA QUOTA DI EREDITÀ A CIASCUN FIGLIO
PREVEDE DI LASCIARE IN EREDITÀ TRA UNO E 5 MILIONI DI STERLINE
TRA I 5 E I 10 MILIONI DI STERLINE
11% 11% 46%
17% TRA 500 MILA E UN MILIONE DI STERLINE
16% PIÙ DI 10 MILIONI DI STERLINE
INTENZIONE DI DESTINARE IL DENARO IN BENEFICENZA
25% 21% 14% 4%
2%
INTENDE DESTINARE FINO AL 10% DELLA PROPRIA EREDITÀ IN BENEFICENZA
NON INTENDE LASCIARE NULLA
DESTINERÀ TUTTA L’EREDITÀ IN BENEFICENZA
INTENDE LA RISERVERÀ DESTINARE AD ALTRO TRA L’11 E IL 50% DELLA PROPRIA EREDITÀ IN BENEFICENZA
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È INDECISO
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34%
LEGEND DI LUIGI DELL’OLIO / @LuigidellOlio
BYRON TROTT
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È fondatore, presidente e amministratore delegato di BDT Capital Partners, merchant bank di Chicago (Illinois) che fornisce consulenza alle imprese, soprattutto a matrice familiare, e in alcuni casi vi investe direttamente, apportando capitale necessario per la crescita.
Trott, 59 anni, si è messo in proprio nel 2009 dopo quasi un trentennio di lavoro presso Goldman Sachs, dove è arrivato a ricoprire la carica di vicepresidente della divisione investment banking. Un ruolo che gli ha permesso di entrare in contatto con imprenditori di tutto il mondo.
WARREN BUFFETT HA SOTTOLINEATO A PIÙ RIPRESE LA SUA AVVERSIONE VERSO I BANCHIERI D’AFFARI, RITENENDO SPROPOSITATE LE LORO COMMISSIONI. CITA COME FELICE ECCEZIONE TROTT “PERCHÉ HA LA RARA DOTE DI METTERSI NEI PANNI DEL CLIENTE”. Tina Trott and Byron Trott
LEGEND BYRON TROTT
Self made man
Nato a Springfield (Missouri) da genitori non benestanti (la madre aveva un piccolo negozio d’abbigliamento e il padre riparava telefoni), grazie a una borsa di studio si è laureato all’Università di Chicago.
Esordio in banca
Entra in Goldman Sachs nel 1982 come broker all’interno della divisione investment banking, dove si fa notare dal suo capo Henry Paulson, che sarebbe diventato Segretario del Tesoro nell’amministrazione di George W. Bush.
Affari d’oro
All’interno della banca d’affari entra in contatto con molte tra le dinastie americane, seguendo tra le altre cose la fusione Mars-Wrigley e la cessione di Marmon Holdings alla Berkshire Hathaway di Warren Buffett.
Intuizione
Un giorno chiede un incontro a Paulson per spiegargli la sua idea: gli imprenditori hanno poco tempo da dedicare ai propri investimenti finanziari e cercano partner affidabili. Paulson lo invita a occuparsi in prima persona di questo business.
Cambio di rotta
BDT ha un approccio all’investimento prudente, con un orizzonte medio oltre i dieci anni. Gestisce circa 9 miliardi di dollari. Tra gli altri ha fornito consulenza agli italiani John Elkann e Carlo Pesenti.
Private equity
Voci di stampa lo danno al lavoro in questo periodo per raccogliere capitali dalle ricche famiglie imprenditoriali, con l’obiettivo di investirli in fondi di private equity.
Animo sportivo
Ha una grande passione per lo sport. Durante gli anni dell’università ha praticato baseball e football americano, mettendosi in luce soprattutto su quest’ultimo fronte.
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Sguardo lungo
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Dopo lo scoppio della grande crisi finanziaria Trott decide di mettersi in proprio, con un team snello, composto in prevalenza da suoi ex-collaboratori in Goldman Sachs.
CAREERS 26 6
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Credem punta sul pb La divisione private banking di Credem guidata da Gianluca Rondini (nella foto) punta a chiudere il 2018 con 1,2 miliardi di euro di nuova raccolta (600 milioni di consuntivo nel primo semestre). Una forte attenzione è rivolta al rafforzamento della rete di private banker con 20 nuovi inserimenti nella prima metà dell’anno. L’obiettivo è di inserire altri 5 professionisti entro fine anno.
Banca Aletti, tocca a Varaldo
Alessandro Varaldo (nella foto) è il nuovo amministratore delegato di Banca Aletti. Laureato in Economia alla Sapienza e professore a contratto di Economia finanziaria, il manager conta una lunga esperienza nel risparmio gestito e nel wealth management. Dal 2015 al 2018 ha guidato Amundi Sgr, società del gruppo Crèdit Agricole. Zancanaro riparte da Banca Cesare Ponti Inizia una nuova avventura per Maurizio Zancanaro (nella foto), uno dei principali protagonisti del private banking italiano nel corso degli ultimi decenni. Il manager, fino a poche settimane fa amministratore delegato di Banca Aletti e già presidente dell’associazione di settore Aipb, è il nuovo ad di Banca Cesare Ponti, storica private bank appartenente a Carige, oltre ad assumere la responsabilità del wealth management di gruppo.
Bim, Colafrancesco guida il rilancio Matteo Colafrancesco (nella foto) è stato nominato amministratore delegato di Banca Intermobiliare. La storica private bank è alle prese con un riposizionamento sulla fascia alta del mercato dopo l’acquisizione da parte dal fondo inglese Attestor, che si è impegnato a rafforzare la solidità patrimoniale attraverso un aumento di capitale. UBS, Mulone numero 1 Italia Riccardo Mulone, fin qui responsabile investment bank per l’Italia di UBS, è stato nominato country head. Si corona così l’ascesa di un manager tra i più longevi del gruppo, essendo negli organici da quasi 20 anni. In precedenza nel gruppo elvetico era entrato Paolo Federici, nominato anche responsabile di UBS Wealth Management in Italia. Girelli alla guida di Efg a Milano Giorgio Angelo Girelli (nella foto) è stato nominato head della branch milanese di Efg. La private bank svizzera, presente nel capoluogo lombardo dal 2009, ha motivato la decisione con la volontà di crescere sulla piazza italiana.
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BANK
Leader del Sud America Itaú Private Bank è tra i brand finanziari più noti a livello continentale Una realtà capace di mantenere una sua autonomia anche dopo le aggregazioni DI LUIGI DELL’OLIO / @LuigidellOlio
Nelle periodiche fasi di turbolenza che hanno caratterizzato l’economia brasiliana negli ultimi decenni, Itaú Private Bank ha continuato a rappresentare un porto sicuro per i detentori di grandi patrimoni del più grande e popoloso Paese sudamericano.
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I numeri Asset in gestione per 60 miliardi di dollari, 60mila clienti, 650 consulenti a livello internazionale e
15 uffici in sei Stati. Sono i numeri della più grande private bank latinoamericana, che ha il proprio headquarter a San Paolo e altri due hub, uno a Miami, creato nel 2007 per servire principalmente i sudamericani presenti negli Stati Uniti, e uno a Zurigo, che fa da baricentro per le attività europee. Altre piazze importanti sono New York, dove opera buona parte dei gestori (compresi quelli specializzati negli investimenti responsabili,
il filone sul quale scommette con maggiore forza in prospettiva) e le isole Bahamas, che offre servizi fiduciari sofisticati. Le attività di business La società offre servizi di private banking - dalla consulenza per gli investimenti alla gestione del portafoglio, dal trading ai fondi, fino alla pianifazione patrimoniale - a persone facoltose e alle loro famiglie. Fornisce anche servizi bancari, come
BANK INTERNATIONAL
L’evoluzione storica Nata nel 1945 con il nome di Banco Central de Crédito, e ridenominata poi Banco Federal de Crédito, ha vissuto una prima fase di forte espansione negli anni Settanta,
A sinistra: João Luiz de Medeiros.
attraverso l’aggregazione di una serie di private bank locali, per poi accelerare lo sviluppo sul finire dello scorso secolo grazie a una serie di investimenti in tecnologie e soluzioni per l’automazione. Gli anni Duemila sono stati soprattutto all’insegna del rafforzamento dell’organico, con l’arrivo di alcuni tra i più noti professionisti della consulenza sul mercato brasiliano. La forza e la reputazione societaria, hanno convinto il management a mantenere il brand Itaú Private Bank International e la relativa autonomia gestionale anche dopo il 2008, quando la controllante Itaú si è fusa con Unibanco dando vita a Itaú Unibanco. A guidare la private bank è João Luiz de Medeiros, che coordina la prima linea manageriale composta da otto membri. Reclutamento sempre aperto Alla stregua di quanto avviene in Europa anche il mercato sudamericano del private banking è
caratterizzato da frequenti cambi di casacche tra i professionisti. Uno degli ultimi ingressi di peso in Itaú Private Bank ha riguardato Daniela Bueno do Prado, che dalla sede di Miami è da qualche settimana responsabile internazionale delle soluzioni di prodotto. Il ruolo era stato precedentemente ricoperto da Maria Vogt a Zurigo. Guida un team di sette membri ed è anche responsabile delle relazioni con i gestori patrimoniali, nonché della selezione degli investimenti per la private bank. Nel corso della primavera, invece, era stato nominato il nuovo chief executive officer per la Svizzera, Gustavo Henrique Penha Tavares, da quasi 30 anni nel gruppo, dove ha ricoperto ruoli di responsabilità crescente. In questa funzione riporta direttamente a Carlos Constantini, responsabile di tutte le operazioni internazionali della banca private, nonché numero uno del mercato statunitense. 29
conti di deposito e di deposito, depositi a tempo e certificati di deposito, servizi di pagamento delle bollette, trasferimenti di denaro e valuta estera, oltre a carte di debito e di credito.
Nella pagina a fianco: San Paolo, città dove ha sede l’headquarter della società.
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La società conta asset in gestione per 60 miliardi di dollari, 60mila clienti, 650 consulenti e 15 uffici nel mondo
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DI LUIGI DELL’OLIO / @LuigidellOlio
Cosa cambia L’acronimo
Passaggio di testimone
Il Secured Overnight Financing Rate è stato designato come il nuovo riferimento per i finanziamenti che le banche si scambiano tra loro con valuta in dollari. La rivoluzione entrerà a regime nel nel 2019.
Ha preso il posto del Libor (London Interbank Offered Rate), screditato dopo una serie di scandali e multe miliardarie a carico delle banche che lo avevano manipolato.
Il vecchio che resiste
Al Libor sono agganciati i derivati, il cui ammonatare non è stimabile in quanto in buona parte scambiati su piattaforme Otc Questo fa sì che il vecchio indice continuerà a essere un termometro importante.
A differenza del predecessore, fissato sulla percezione delle banche che fanno il mercato, il Sofr è calcolato sulla base di transazioni effettive, relative ai pronti termine overnight.
SOFR
Decollo lento
Per il momento il nuovo parametro ha un utilizzo limitato perché gli istituti sono pieni di cash garantito dalle banche centrali, per cui il mercato dei prestiti interbancari si è molto assottigliato.
Pronti in pochi
A fine agosto è stata la prima banca commerciale ad aver emesso commercial paper (titoli a sconto a breve scadenza emessi da emittenti privati) legati al Sofr per un ammontare di 525 milioni di dollari.
Secondo diversi sondaggi realizzati negli ultimi mesi, attualmente non più di un’istituzione su otto è pronta a rivedere i propri sistemi per adottare il nuovo benchmark.
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Barclays capofila
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Investitori in Club A Torino si fa networking per individuare potenziali aziende target Un’esperienza decennale che fa scuola nel mercato italiano DI MAX MALANDRA
Imprenditori, professionisti, famiglie di investitori con un patrimonio importante. Sono i membri che compongono il Club degli Investitori, avviato a Torino nel 2008 con sei membri e sviluppatosi fino agli oltre 150 attuali. “Giuridicamente siamo un’associazione senza scopo di lucro che organizza l’attività dei suoi soci che ovviamente poi investono con un obiettivo di rendimento”, spiega il fondatore e presidente Giancarlo Rocchietti. Ingegnere elettronico, diventa business angel dopo aver ceduto a un fondo di investimento la sua azienda, Euphon, pochi anni dopo averla quotata in Borsa.
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Come funziona il Club? Il nostro non è un fondo di investimento, né io sono un gestore di patrimoni. All’inizio, 10 anni fa, ho raccolto altre persone interessate e abbiamo fondato questo Club che nel corso degli anni è lievitato in misura notevole: quest’anno dovremmo arrivare intorno ai 160 soci e circa 13 milioni di euro complessivamente investiti in oltre 20 società, di cui l’80% circa negli ultimi tre anni e mezzo. Con una
accelerazione quando abbiamo deciso di spingerci fuori dalla zona di Torino e dalla nostra regione. Tanto che ora come numero di investimenti siamo intorno al 40% in Piemonte e in Lombardia e l’ultimo 20% nel centro nord del Paese. Se guardiamo invece in termini di investito, la maggior parte è in Lombardia. E qual è l’iter delle proposte di investimento? I progetti ci vengono sottoposti, via internet, in prima persona oppure tramite conoscenze dei soci, attraverso gli incubatori e acceleratori. Ne riceviamo circa un migliaio ogni anno. Di questi, quasi la metà viene scartato dopo un attento check da un nostro team di tre analisti, in quanto non sono ritenuti innovativi secondo i nostri parametri e quindi non attendono alle nostre idee di investimento, oppure ancora sono fisicamente troppo lontani per poterli seguire di persona. Quelli che invece passano questa prima selezione vengono inviati ai nostri soci in base alle loro specifiche competenze, per esempio automotive, meccanica,
software, biotech, alimentare, ecc. I soci analizzano questi progetti insieme al nostro team e se vengono ritenuti validi superano questa nuova selezione. Dopo ripetute valutazioni, quelli giudicati più meritevoli vengono a fare un incontro con noi e poi, una volta al mese, si decide quale progetto viene presentato alle nostre riunioni che hanno appunto cadenza mensile. Da mille progetti a una decina, quindi… In realtà non è detto che dopo l’incontro mensile il progetto venga automaticamente finanziato. Molto dipende dal feeling che eventualmente si crea tra i soci del club e gli imprenditori venuti a presentare il proprio business plan. Al termine della serata i soci che credono in quel progetto indicano qual è l’importo che sono disposti a investire e si raccoglie quindi una prima manifestazione d’interesse. A questo punto inizia la due diligence vera che può durare un paio di mesi e infine si chiude il contratto di investimento che prevede che i soci che investono in quel determinato progetto creino
PRIVATE EQUITY
Quindi tutto dipende dall’eventuale intesa con l’imprenditore? Esatto. Può essere che il business plan o la strategia magari non siano ancora chiari, ma l’importante è essere in sintonia con chi lo propone.
Poi sappiamo che gran parte dei business plan dopo sei mesi deve essere rifatto perché superato, ma il team che propone l’investimento deve essere affiatato. Ormai non va più di moda la one man company, visto il mercato sempre più competitivo, ma vediamo con molto favore un team con attitudini complementari, finanziaria, tecnologica e commerciale sarebbe l’ideale. Investite sempre da soli? No, se gli importi sono elevati non abbiamo problemi a coinvolgere anche altre associazioni di investori come noi, oppure fondi di investimento.
Tirando le fila del discorso, a cosa serve il Club? Organizza le riunioni mensili, ma fa anche attività di formazione. Tramite sponsor e con la quota associativa che abbiamo, programmiamo iniziative che chiamiamo “Club Academy” che ci formano su nuove tecnologie e attività di investimento. Poi eventi di vario tipo, ad esempio il premio “Business angel dell’anno” che ha ormai assunto ribalta nazionale e che quest’anno è stato vinto da Fabio Cannavale, fondatore di Lastminute e creatore del programma di accelerazione B Heroes. 33
allo scopo delle società veicolo. Si tratta di un modello che non abbiamo inventato noi, ma che esiste e funziona a San Francisco da oltre 40 anni e che abbiamo mutuato. Alla fine vediamo che in un anno finanziamo 4-6 progetti. Ogni progetto ha un socio “Champion” che sarà il referente e il tramite tra l’imprenditore e gli investitori del Club, tenendo contatti continui.
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Giancarlo Rocchietti
E quanti exit? Tre. La prima, Directa Plus, è stata quotata a Londra dopo due anni dall’investimento; poi Indabox, che prende in consegna le spedizioni dei corrieri attraverso una rete di bar e negozi indicati dai privati che così possono ritirarli sotto casa, e la cui maggioranza è stata poi rilevata da Poste Italiane. Infine Svinando, e-commerce di vino acquistata dal gruppo Italian Wine Brands.
MARKETS
È l’ora degli illiquidi Con le principali asset class sotto pressione, cresce l’appeal delle soluzioni alternative Accordo Mediobanca-Russell Investments per puntare sui private market DI THEO DELIA RUSSELL*
Mediobanca ha da poco lanciato un fondo specializzato negli investimenti illiquidi, siglando una partnership con Russell Investments. In un post su LinkedIn, Theo Delia Russell, private banking deputy head dell’istituto di Piazzetta Cuccia, spiega le ragioni. Di seguito pubblichiamo un estratto.
investimento; elevata dimensione del biglietto minimo per investimento; illiquidità e durata medio-lunga. Difficile per un cliente privato avere la dimensione minima per
Accordo internazionale Solo una partnership con un player globale può colmare un gap così significativo e creare competenze: un player che fosse advisor e non gestore diretto di strategia. E che in questo ruolo è sedersi al tavolo delle migliori aziende per partecipare al lancio di nuovi fondi. La dimensione potenziale del mercato? L’investimento nei mercati privati, all’interno della quota di investimento alternativa dei portafogli, negli Usa rappresenta oltre il 20% dei portafogli specializzati dei family office. In Italia non esiste. Gli spazi da colmare sono enormi.
I mercati privati si contrappongono a quelli pubblici ovvero quotati. Molto diffusi negli Usa, comprendono investimenti immobiliari in azioni non quotate private equity, obbligazioni private debt, aziende in fase di startup venture capital e in attività reali come le materie prime o immobiliari, i real assets. Si tratta di un asset class storicamente inaccessibile e sotto investita. Appannaggio solo di investitori istituzionali per diversi motivi.
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PRIVATE
Gli ostacoli Ve ne elenchiamo quattro: difficile accesso alle top firm. Un club chiuso di investitori che quasi sempre reinveste nei fondi dei migliori gestori; elevata dimensione o importo di ogni singola strategia di
l’investimento e per diversificare i diversi gestori su diverse strategie e su diversi fondi. La difficoltà di accesso ai gestori e le dimensioni di investimento hanno storicamente limitato in Italia la creazione di una cultura finanziaria sui mercati privati per i privati.
Theo Delia Russel
*Mediobanca Private Banking deputy head
OPINION
It’s the economy, stupid Non solo numeri. La sfida della “scienza triste” è indicare soluzioni alla politica Dal Premio Nobel 2018 arrivano segnali forti per ripensare il sistema DI MARCELLO GUALTIERI
keynesiani e altrettanto improvvisati neoliberisti, riproponga una lettura dell’attualità superata dai fatti.
Cambiamenti climatici Anche nel 2018 a vincere sono stati due americani: William Nordhaus (77 anni) per i suoi studi sull’effetto del cambiamento climatico nell’economia; Paul Romer (62) per aver incluso l’impatto della innovazione tecnologica nei modelli
macroeconomici. Entrambi sono praticamente sconosciuti in Italia: non credo che in un qualunque corso universitario siano mai stati studiati, né tantomeno si è sentito parlare di loro nei vari talk show televisivi, nei quali l’economia (un tot al chilo) è diventata oramai protagonista. Anche da questa circostanza si può avere una misura di come l’attuale dibattito economico italiano, impantanato in una contrapposizione tra improvvisati neo
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Degli 81 studiosi che hanno vinto fin qui il Nobel per l’economia, 65 sono americani (di nascita o di formazione) e nessuno italiano.
PRIVATE
Paul Romer
Serve un nuovo corso I temi di cui si dovrebbe occupare l’economia, a cominciare dai temi oggetto di studio dei due Nobel (mutamenti climatici, progresso tecnologico), sono totalmente assenti dal dibattito accademico, da quello sui mass media e dai programmi elettorali nazionali ed europei. In questa maniera si segna una frattura sempre più ampia, almeno in Europa, tra la scienza economica e la vita reale. Lo stesso Romer in un articolo del 2016 intitolato “Il problema della macroeconomia” criticava i modelli economici infarciti di formule matematiche perché “basati su ipotesi inverosimili per giungere a conclusioni sconcertanti”. La scienza economica (che è una scienza sociale e quindi non esatta) dovrebbe invece fornire alla politica l’ispirazione per scegliere obiettivi di lungo periodo e di ampio respiro, piuttosto che limitarsi a misurazioni sempre più precise e minuziose, ma proprio per questo sempre più lontane dal contesto generale.
DINASTY
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PRIVATE
La storia industriale del gruppo inizia nel lontano 1868, quando il capostipite, Jamshedji Nusserwanji, decide di avviare un’azienda tessile dopo aver lasciato la società di import-export del padre
Tata Ratan
DINASTY
Valori d’acciaio Tata è tra i nomi più noti a livello internazionale dell’imprenditoria indiana Un conglomerato a forte impronta familiare, ma capace di rinnovarsi DI CHIARA MERICO
Nel 1945 nasce la Telco, rinominata nel 2003 Tata Motors, che in origine realizza locomotive e altri prodotti meccanici. Legami con la politica Dopo la proclamazione dell’indipendenza, nel 1947, la famiglia Tata stringe forti legami con la politica: il primo ministro Jawaharlal Nehru assegna a vari dirigenti del gruppo importanti incarichi di governo, come il ministero delle Finanze offerto nel 1948 a John Mathai. Grazie a questi legami Tata cresce fino a diventare uno dei grandi gruppi monopolistici dell’economia indiana. Non mancano i momenti di difficoltà, come nel 1953, quando per esempio la compagnia aerea del gruppo, Air India International, e le sue attività assicurative vengono nazionalizzate. Ciononostante il gruppo continua a crescere, passando dalle 14 società del 1938 alle 95 del 1991, sotto la direzione di Jehangir Ratanji Dadabhoy Tata (più noto per le sue iniziali JRD), figlio di un cugino di Jamshedji e unico uomo d’affari al quale il Parlamento indiano ha reso omaggio 37
I primi passi La storia industriale dei Tata inizia nel lontano 1868, quando il capostipite, Jamshedji Nusserwanji Tata, decide di avviare un’industria tessile dopo aver lasciato la società
di import-export della famiglia. In seguito Jamshedji fonda la compagnia che ancora oggi porta il nome di Tata Sons – ed è la principale holding del gruppo – insieme al primogenito Dorab e a suo cugino, Ratanji Dadabhhay Tata. In un’India ancora sotto l’autorità coloniale britannica Tata crea le sue prime aziende attive nella produzione di acciaio, energia, cemento, olio, assicurazioni, chimica, aeronautica, automobili. Nel 1902 il gruppo assorbe la Indian Hotels Company e l’anno successivo nasce la prima catena di alberghi di lusso indiana con il Taj Mahal Palace & Tower. Nel 1904 diventa presidente il figlio del fondatore, sir Dorab Tata, e il gruppo prosegue la diversificazione. La Tisco, oggi rinominata Tata Steel, viene fondata nel 1907 a Jamshedpur ed è il primo impianto siderurgico indiano a entrare in produzione nel 1912. Nel 1910 vede la luce la prima di tre società idroelettriche, la Tata Hydro-Electric Power Supply Company. Nel 1932 la Tata fa il suo debutto nel settore aeronautico con la Tata Airlines e nel 1939 in quello chimico con la Tata Chemicals.
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Da più di un secolo la famiglia Tata è simbolo in India di “valori più forti dell’acciaio”, come recita lo slogan del più grande complesso siderurgico del Paese, Tata Steel. Ma il gruppo che porta il nome della famiglia è presente in quasi tutti i settori, dalla siderurgia all’informatica, dall’agroalimentare alla chimica, fino alle auto, all’energia e ai cosmetici. Il gruppo Tata comprende oltre 100 società indipendenti – di cui 29 quotate che operano in più di un centinaio di Paesi nei cinque continenti, con la missione di “migliorare la qualità della vita delle comunità che serviamo globalmente, attraverso la creazione di valore a lungo termine per gli stakeholder, basata sul concetto di Leadership con fiducia”. I ricavi complessivi delle società del gruppo, che impiegano oltre 695mila persone, ammontano a circa 100 miliardi di dollari.
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all’indomani della sua morte, nel novembre 1993. Nel 1984 la Tata inizia la produzione di orologi con il marchio Titan, stabilendo una joint venture con la Tamil Nadu Industrial Development Corporation. Nel 1991 Ratan Tata, nipote del fondatore, diventa presidente: nel 1992, alla vigilia della liberalizzazione dell’economia indiana e della sua apertura, le entrate del gruppo rappresentavano quasi il 2% del Pil del Paese. Un colosso mondiale Seguono anni di grande crescita: nel 2000 il gruppo acquisisce la londinese Tetley Tea, e nel 2004 rileva la produzione di camion della coreana Daewoo Motors. Nell’ottobre 2006 la Tata Steel acquisisce per 12 miliardi di dollari il colosso dell’acciaio anglo-olandese Corus Group; un mese più tardi rileva il Ritz Carlton di Boston per 170 milioni di dollari e nell’aprile 2007 il Campton Place Hotel di San Francisco, per 60 milioni. Nel febbraio 2008 Tata rileva General Chemical Industrial Products per 1 miliardo, in marzo acquisisce dalla Ford la Jaguar Cars e la Land Rover, in maggio entra nella Piaggio Aero Industries in Italia, in giugno nella China Enterprise Communications.
Le Monde Diplomatique. Già sul finire del Diciottesimo secolo nelle sue fabbriche tessili Jamshedji Tata aveva istituito un fondo per le pensioni e un altro per gli incidenti sul lavoro, oltre a costruire alloggi e strutture sportive. Su questa falsariga la Tata Iron and Steel Company Limited (Tisco), fondata nel 1907 da Dorab, introduce la giornata di otto ore, le cure mediche gratuite e le ferie retribuite. Dorab è noto anche per aver costruito, nel 1908, un’intera città: si tratta di Jamshedpur, chiamata anche Tatanagar (la “città di Tata”), sorta nell’attuale stato di Jarkhand, una delle regioni più povere dell’India, e destinata ai lavoratori della fabbrica. Un’altra particolarità dei Tata riguarda il rapporto con la filantropia: ancora oggi un sistema di fondazioni caritatevoli, che usufruiscono di notevoli sgravi
fiscali, detiene il 66% delle azioni di Tata Sons. Ogni azienda del gruppo è poi tenuta a investire parte dei propri introiti per fini sociali: per esempio Tata Steel ha creato, nella città di Jamshedpur, l’ong Società per lo sviluppo rurale. Attenzione alla popolazione Tutte iniziative che concorrono ad alimentare il mito della famiglia Tata, insieme ad atti concreti. Famoso il gesto con cui, nel 2002, Ratan Tata si offrì di risarcire i clienti – in maggioranza privati – della sua società finanziaria sull’orlo del fallimento: una promessa che costò al magnate circa 700 milioni di euro e rafforzò il suo mito. E anche dal punto di vista dei prodotti il gruppo Tata ha spesso mostrato di tenere in considerazione continua a pag. 40>
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Paternalismo in fabbrica Tra le caratteristiche che rendono Tata un gruppo unico nel suo genere c’è senz’altro una certa tendenza al paternalismo, come nota
Natarajan Chandrasekaran, presidente di Tata Sons.
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I BUSINESS DI TATA
TATA MOTORS, UNO DEI PRIMI DIECI GRUPPI DI VEICOLI COMMERCIALI AL MONDO
TATA COMMUNICATIONS PRIMO VOICE PROVIDER WHOLESALE A LIVELLO MONDIALE
TATA CHEMICALS SECONDO PIÙ GRANDE PRODUTTORE DI CARBONATO DI SODIO AL MONDO
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i bisogni degli ultimi, come nel caso dell’invenzione di un apparecchio per filtrare l’acqua, venduto al modico prezzo di 1000 rupie (circa 14 euro) ma essenziale in un Paese in cui milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile. In questo senso l’iniziativa più eclatante riguarda la Nano, l’auto low low cost accolta con grande entusiasmo al debutto nel 2008, ma non con altrettanto successo di mercato: secondo le ricostruzioni, fu lo stesso Ratan Tata, guardando una famiglia di quattro persone viaggiare su uno scooter, ad avere l’idea di progettare un’auto dal prezzo accessibile, chiedendo agli ingegneri di Tata Motors di produrla al costo di circa 1300 euro. Questo approccio, unito a una grande considerazione per i diritti dei lavoratori – le aziende del gruppo dispongono tutte di un
sindacato interno a cui i dipendenti sono incoraggiati a iscriversi – ha fatto sì che il gruppo potesse evitare, nel corso di gran parte della sua storia, grandi conflitti sociali. Apertura a manager esterni Questo almeno fino a che fenomeni come la globalizzazione, la precarizzazione e la riduzione del costo del lavoro non hanno impattato anche sul gruppo Tata. Per fare un esempio, nella sede indiana di Tata Steel gli effettivi si sono ridotti della metà in vent’anni, passando dai 77.448 del 1994 ai 36.199 del 2013, con una serie di misure per incoraggiare pensionamenti e dimissioni volontarie. Nel 2012, dopo le dimissioni di Ratan Tata, per la prima volta al timone della multinazionale arriva un manager
TATA CONSULTANCY SERVICE SECONDA SOCIETÀ AL MONDO NELLA CONSULENZA IT
esterno alla famiglia: Cyrus Pallonji Mistry, legato comunque a doppio filo ai Tata, visto che suo padre, il magnate Pallonji Mistry, è il più grande azionista singolo di Tata Sons con una quota del 18,4%, e che sua sorella ha sposato Noel Tata, fratellastro di Ratan. Ma nell’ottobre 2016 Mistry viene destituito (con relativa vertenza giudiziaria) e Ratan Tata assume nuovamente la responsabilità del gruppo per poi nominare presidente all’inizio del 2017 Natarajan Chandrasekaran, manager cresciuto internamente. Spetterà a lui occuparsi delle nuove sfide che attendono Tata, come il contenzioso con la giapponese NTT dopo la fallimentare joint venture di Tata Teleservices e l’uscita del gruppo dalla telefonia, o la fusione decisa nel 2018 tra Tata Steel e ThyssenKrupp.
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Torno in banca Passera punta su un istituto tutto hi-tech La sfida agli operatori tradizionali è lanciata DI LUIGI DELL’OLIO / @LuigidellOlio
L’acquisizione di Banca Interprovinciale, completata a fine settembre, ha chiuso il cerchio di Spaxs, il veicolo ideato da Corrado Passera per tornare al vecchio amore della banca. Anche se questa volta è lui l’imprenditore e non solo la guida operativa. Dalla fusione nascerà Illimity, un istituto di credito in chiave hi-tech, di cui l’ex-numero uno di Olivetti, Poste, Intesa SanPaolo e già a capo del dicastero per lo Sviluppo economico parla in questa intervista.
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Passera, lei ha una lunga esperienza come manager, banchiere e anche ministro di un governo tecnico. Ha scelto di tornare al vecchio amore della banca: perché? Perché è il momento giusto per creare un nuovo modello di banca. Il settore affronta una rivoluzione dettata da diversi fattori. Tecnologia, nuove regole e politica monetaria hanno infatti avuto importanti conseguenze sull’operatività e sulla redditività degli istituti bancari che oggi devono anche competere con nuovi e temibili concorrenti: dalle fintech alle big
tech ai fondi di credito. In questo scenario il modello di business bancario tradizionale è insostenibile soprattutto per gli istituti medio piccoli e generalisti che, se vorranno restare sul mercato, dovranno ripensarsi e consolidarsi. Ma c’era proprio bisogno di un’altra banca in italia? Non solo di una nuova banca ma, come detto, di banche con nuovi paradigmi di gestione. Illimity vuole proprio rappresentare un nuovo modello di business vincente: una realtà specializzata che nasce già completamente digitale, senza legacy, veloce, leggera e con vantaggi competitivi significativi in termini di efficacia ed efficienza. Basti pensare che avremo un rapporto costi-ricavi al 30 %, mentre le banche tradizionali si collocano spesso tra il 60 e il 90%. Quali sono le esigenze che punta a intercettare? Cercheremo di rispondere alle difficoltà di accesso al credito di alcune categorie di Pmi. Illimity è infatti specializzata nella parte un po’ più complessa del mondo
È importante che il Paese esca dalla situazione di incertezza degli ultimi mesi Gli investitori di tutto il mondo aspettano chiarezza sulla politica economica
Corrado Passera
del credito, quello delle aziende che hanno potenziale, ma hanno basso rating o addirittura che sono in difficoltà e già considerate Utp, Unlikely To Pay. Inoltre acquisteremo e gestiremo, con una nostra piattaforma, corporate Npl, cioè posizioni di imprese già in sofferenza, ma con valore ancora recuperabile. Su questo fronte abbiamo peraltro
BANK ITALY
Quali sono i numeri di partenza e gli obiettivi di medio periodo? Abbiamo fissato due step di
obiettivi, al 2020 e al 2023. Sul fronte degli attivi vogliamo arrivare prima a quota 4 miliardi e poi a 8. Nel 2020 ci proponiamo di raggiungere il primo utile a circa 4050 milioni che a fine piano vogliamo portare a 300 milioni. Contiamo inoltre di arrivare a un roe del 25 per cento, mentre il ratio di capitale dovrĂ collocarsi stabilmente sopra il 15 per cento. 43
il mondo delle famiglie: depositi a tassi competitivi, i migliori servizi di pagamento per semplificare la vita di ogni giorno e poi mutui, credito al consumo, assicurazioni che selezioneremo tra le migliori offerte sul mercato.
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appena chiuso le nostre prime acquisizioni rilevando due portafogli di crediti non-performing per un valore nominale complessivo di 418 milioni di euro. Con una banca specializzata presidieremo cosĂŹ settori oggi poco serviti da molte banche tradizionali. Ăˆ un bacino enorme da almeno 600-700 miliardi di stock. Ma serviremo in modo innovativo anche
BANK
Ultimamente si solleva qualche dubbio sulle Spac, strumento indubbiamente interessante per i clienti private, ma che spesso faticano a impiegare la liquidità raccolta per carenza di aziende interessanti sul mercato. Lei è riuscito nell’impresa con una raccolta record di 600 milioni: quali sono le ricette del successo? Spaxs è stata la prima Spac imprenditoriale che chiariva fin dal primo giorno l’obiettivo da raggiungere con le risorse finanziarie raccolte. Il progetto è certamente interessante e coglie un bisogno reale in settori relativamente poco presidiati. Inoltre abbiamo cercato di allineare gli interessi dei promotori e dei sottoscrittori: i promotori – e io per primo – non solo ci siamo presi l’impegno di gestire in prima persona il progetto, ma convertiremo l’80% delle nostre azioni speciali solo quando i sottoscrittori avranno visto stabilmente rivalutare le loro azioni almeno del 60%. Tutto ciò ha creato una certa credibilità.
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Qual è la sua view sull’italia, sospesa tra i problemi del debito pubblico e dell’accesso al credito e una crescita internazionale che comunque prosegue, nonostante qualche intoppo? Aver avuto in piena estate e in un contesto così complesso, la conferma da parte di oltre il 92% degli azionisti - in maggioranza internazionali - al nostro progetto è stato un bel segnale anche per il
Da sinistra: Enrico Fagioli, Francesco Mele, Corrado Passera, Andrea Clamer, Carlo Panella
nostro Paese, perché dimostra che c’è interesse per progetti italiani di qualità. Ora è importante che il Paese esca dalla situazione di incertezza degli ultimi mesi. Gli investitori di tutto il mondo aspettano chiarezza sulla politica economica. Parliamo un po’ di lei: qual è lo stile manageriale che la caratterizza, quali i valori che cerca di trasmettere ai suoi collaboratori? Le migliori imprese sono quelle che inventano nuove regole del gioco e soddisfano bisogni reali. Le aziende
hanno successo solo se sono gestite da squadre forti e coese. I capi devono per primi dare l’esempio di ciò che chiedono ai loro collaboratori. A livello extralavorativo quali sono i suoi hobby e passioni e come incidono sul lavoro quotidiano? Ho cinque figli e una moglie con i quali amo stare e fare più cose possibile insieme. Amo leggere di storia e credo che dovremmo tutti studiarla di più. Mi piace collegare conoscenze, esperienze e persone diverse e questo “hobby” serve molto anche sul lavoro.
OPINION
Build an integrated solution The private banking market is facing a rapid evolution of positions Organizations must prepare to deal with Millennials demands and expectations BY VANESSA MULLER*
(Abbiamo lasciato il testo in inglese per cogliere le sfumature del contenuto, n.d.r.)
Accenture estimates that 35% of market share is at risk by 2020, with competitors ranging from traditional banks to new entrants using digitally disruptive technology and entering the wealth management space Organizations must prepare for both client and workforce demographics to shift as Millennials are set to surpass Baby Boomers as the largest generation.
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The new challenges Fully 75% of the workforce will be comprised of Millennials by 2025,bringing their digital expectations – for social collaboration, for broad, unconflicted advice, for omni-channel
access and more – and their needs for transparency and control to commercial interactions. Research shows that 44% of Millennials are “Highly Interested” in mobile services that provide access to their dedicated advisor to help them whenever and wherever they need such help. For ultra-high net worth individuals, this figure climbs to 63%, showing a correlation between youth and wealth in terms of increased mobile services and access. Using digital technologies and mobile applications allows private banks to provide their clients access to the tailored services and communications they expect. Client demands and expectations
are evolving, and private banks are responding with new digital and mobile approaches to meet both internal (regulatory and financial) and external (relationship building, remote access, new products and services) requirements. It’s about developing an omnichannel strategy to offer a differentiating digital experience. The role of the apps What is the best way to develop a relevant solution? We believe the correct approach is to build an integrated mobile solution, with an app including both basic and wealth management options but additional services as well. Private
OPINION Vanessa Muller
A client-centric offer How to identify the fundamentals needs of a private bank mobile app? Private banks need to combine an innovative, client-centric offer with the experience, products and services appropriate to the expectations of the wealth management market. The app of the future should
*Senior manager, capital markets lead - Accenture Luxembourg Tratto dal sito Internet della società
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expectations and about ways to build and maintain trust as younger customers seek new models. Private banks should develop their mobile offerings to make it easier for clients to manage their own wealth, to improve client interaction with the bank, and to ensure the security of accounts and related data.
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banking mobile apps inspired by retail offerings often fall short, as they neglect the concepts of prestige and personalized advice traditionally associated with the private banking sector. However, it is better not to have a mobile app at all rather than go to market with an unsecured or sub-par app. Private banks that simply copy retail apps risk damaging both their competitive position and their image. For private banks, mobile app development and implementation should be a means, not an end. What might be considered an innovation today will be table stakes tomorrow. Private banks should be thinking about future clients’
include transactional features but should also integrate a high level of dedicated service adapted to new customer behaviors. Private banks also need the proper tools to be able to access and examine the large quantities of business data now available and to develop insights to address evolving customer expectations. When integrated with customer relationship management (CRM) tools already in place, this information can be used to enhance private banks’ value propositions. We think that private banking is the “haute couture” of banking. We expect from haute couture to take risk and propose an innovative mobile experience. Mathilde Veillard and her team devoted a point of view this subject-”An improved mobile application for Uplift wealth management”.
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The party is over? Active investment management is under pressure Understanding investors’ sophistication is fundamental
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BY TASHA VASHISHT AND GILES PATTERSON*
(Abbiamo lasciato il testo in inglese per cogliere le sfumature del contenuto, n.d.r.)
REPORT PRIVATE EQUITY
The regulatory pressure Regulatory pressure is putting endclients centre stage. Earlier this year, the Financial Conduct Authority (FCA) issued an update to the Asset Management Market Study (AMMS). One of the stand-out conclusions was that “Authorised Fund Managers are the agents of the investors in their funds; they are not just the product providers… [They] have not considered robustly the value they offer to investors under our existing rules.” The FCA goes on to outline several governance remedies to be undertaken, but deliberately stops short of prescribing a value framework to firms. The regulatory pressure to improve investor understanding is rising just as the profile of the target client is changing towards younger clientele in their wealth accumulation phase. The primary driver is the unprecedented wealth transfer on the horizon, making the ‘next gen’ investor critical to future growth. Separately, having lost access to investment advice in the aftermath of the Retail Distribution Review, the pendulum is now swinging back in favour of today’s mass affluent customers. In response to regulatory encouragement, a host of banks 49
Lack confidence High net worth individuals struggle with basic terminology. The assumption needs a reality check: end-investors from across the wealth spectrum are less confident of their financial knowledge than many professionals believe. They struggle with investment jargon, worry about risk and suitability, and are frustrated with the unclear portfolio insights delivered to them. Critically, even at the higher end of the wealth spectrum, clients struggle with investment fundamentals. Scorpio Partnership’s research on behalf of FactSet shows that 37% of UK high net worth individuals under the age of 35 cannot correctly define the term ‘volatility’. A separate study for RBC indicates that wealthy clients lack confidence in their financial knowledge.
For wealth institutions who manage clients, investor education is already a focus. And the rapid changes underway in the UK distribution landscape mean asset managers must start paying attention too.
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Sophistication is a word brimming with connotations of refinement, experience and confidence. The image that spontaneously springs to mind is of multi-millionaire Jay Gatsby, played to near perfection by Leonardo DiCaprio. We’re not alone in making the connection between wealth and sophistication. In the financial services industry, a common assumption is that individuals further up the wealth scale have a more advanced understanding of how to make decisions in their best interests. After all, how else can we explain why they’ve become so successful?
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CONFIDENCE IS MUTED FURTHER UP THE WEALTH SCALE HOW CONFIDENT ARE YOU?
How confident do you feel in your knowledge of wealth and money? And,at what age did your formal education/guidance on wealth and money begin? 100
% of responders
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8%
8%
8%
33%
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UNDER 18
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35-55
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MALE
FEMALE
Age at which respondent received formal education on wealth and money
Confident (7 to 10)
Nutral (4 to 6)
Not confident (0 to 3)
Source: RBC and Scorpio Partnership, Wealth Transfer Report 2017
A host of bankshave re-platformed since 2016 and launched risk-rated funds that mostly use cheap, passive strategies
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have re-platformed since 2016 and launched risk-rated funds that mostly use cheap, passive strategies. New operating models are also emerging as direct-to-customer apps, such as Wealthify and Moneybox, targeting millennial earnings. In an investment landscape that is transforming rapidly, asset managers will soon struggle not only to define value to the end-investor –
but to describe the target client for their products. The commercial incentive For asset managers, understanding investors’ true sophistication has an overriding moral dimension. From an ethical stand-point, scandals such as the recent PPI mis-selling serve as a stark reminder of the damage unclear communication and lack of
understanding can cause when left unchecked. As new insights help firms develop more targeted retail distribution strategies, there are also commercial advantages to getting closer to end-clients. For instance, fund providers can start to determine how the components of value to investors vary by wealth level. This would enable them to design more thoughtful content that is aligned to clients’ true financial sophistication levels, rather than assumptions. Further, by understanding the relationships end-clients have with distributors, they could unpick nuances by sub-segment. The sophistication and support required by someone investing in a fund through a private bank is likely to be very different to the customer of a retail bank. While the product requirements of an entrepreneur will be distinct to those of a City professional. A new route At Scorpio Partnership, we believe asset managers should go further than the remedies outlined in the AMMS and use this opportunity to forge closer relationships with distributors that centre on end-clients. The party may be coming to an end so – taking a leaf out of Nick Carraway’s book – firms should look past appearances of sophistication and wealth, and focus on acting as a trusted source of guidance to the investors they serve. *Scorpio Partnership
Il miglior attacco? La difesa | Investec Global Multi-Asset Income Fund Per far crescere il capitale occorre prima non perderlo. Ciò significa cogliere appieno le opportunità di rendimento, essendo sempre consapevoli dei potenziali rischi. Investec Global Multi-Asset Income Fund è una soluzione difensiva a ritorno assoluto che trova il giusto equilibrio tra una vasta gamma di investimenti. Per trovare le risposte che cercate, andiamo oltre i luoghi comuni. www.investecassetmanagement.it
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La decisione di investire nel Fondo deve essere presa dopo aver esaminato la documentazione completa di offerta, il Prospetto informativo e il KIID, documento contenente le informazioni chiave per l’investitore, dove sono illustrati i rischi specifici del fondo. I prezzi del Fondo e copie in lingua inglese del Prospetto informativo, del Bilancio e della Relazione annuale e semestrale e dello Statuto, nonché le copie tradotte dei Documenti contenenti le informazioni chiave per gli investitori (KIID) sono disponibili presso www.investecassetmanagement.com e possono essere richieste gratuitamente a: BNP Paribas Securities Services, Via Ansperto 5, 20123 Milano. Il Fondo può investire oltre il 35% del patrimonio in titoli emessi o garantiti da uno dei paesi dello Spazio economico europeo SEE.
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In famiglia è meglio Nel lungo periodo generano un extra-rendimento rispetto a quelle in mano ai manager Tra le top 50 figura una sola italiana: Moncler, piazzata però al 31esimo posto DI A.G.
Moncler è la trentunesima azienda familiare più redditizia del mondo degli ultimi tre anni e figura così, unica impresa tricolore, nella top cinquanta. Lo decreta il corposo report “The CS Family 1000 in 2018” elaborato dal Credit Suisse che analizza i risultati delle prime mille aziende a controllo familiare del pianeta, quotate e non. Giungendo a una significativa conclusione che sta tutta in quei 300 punti basi di extra rendimento composto annuo che le family companies hanno segnato dal 2006 a oggi rispetto agli indici borsistici.
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La metodologia Il Credit Suisse Family 1000 è un database globale proprietario composto da un migliaio di aziende costruite su base “bottom-up” dagli analisti della banca svizzera. La definizione adottata per definire un’impresa come “familiare” avviene in base a due criteri: deve esserci una partecipazione diretta dei fondatori o dei discendenti di almeno il 20% e la quota di diritti di voto nell’assemblea detenuti dai fondatori o dai discendenti è di almeno il 20%. Il report ha portato il database ad avere
1.015 società a proprietà familiare con una capitalizzazione di mercato di 250 milioni di dollari o più. Il database continua a essere dominato da società provenienti dalla regione asiatica non giapponese con una quota del 53%. Con 226 aziende l’Europa rappresenta invece il 23% del totale, rispetto al 20% dell’anno scorso. L’analisi include una valutazione del “fattore famiglia” a seconda delle dimensioni di un’azienda. Nello specifico, sono esaminate società a piccola capitalizzazione di proprietà familiare (capitalizzazione di mercato inferiore a 3 miliardi), mid-cap (tra 3 e 7 miliardi) e large cap (oltre 7 miliardi di dollari). Tra le piccole differenze maggiori L’extra rendimento è più grande per le società a piccola capitalizzazione rispetto alle imprese familiari large cap. Globalmente infatti le small cap hanno sovraperformato il mercato di circa 760 punti base all’anno rispetto ai 250 punti base messi a segno dalle grandi aziende a proprietà familiare. Un’altra caratteristica interessante è il fatto che l’extra rendimento generato
dalla presenza della proprietà familiare può essere trovato in ogni settore: beni di prima necessità, energia, finanza, assistenza sanitaria, industria e tecnologia. Meglio le più giovani Dal 2006 le società alla terza e alla quinta generazione hanno generalmente avuto risultati peggiori rispetto a quelle che erano nella loro prima o seconda generazione. Anche se le vecchie aziende hanno generato rendimenti inferiori rispetto a quelle più giovani, notiamo che hanno comunque sovraperformato le imprese a proprietà non familiare: infatti le compagnie giunte alla loro prima o seconda generazione hanno avuto una performance maggiore di circa 350 punti base all’anno rispetto a quelle giunte la terza generazione. Una possibile ragione per cui le performance delle aziende familiari sembrano svanire con l’età potrebbe essere il fatto che le imprese più “anziane” sono per definizione più mature e quindi meno propense a generare un tasso di crescita della redditività più alto delle imprese più giovani. Inoltre le imprese più
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vecchie hanno meno probabilità di essere situate nei “nuovi” settori più dirompenti (soprattutto nel comparto della tecnologia), che per sua natura ha un potenziale di crescita molto più forte.
Remo Ruffini, presidente e amministratore delegato Moncler.
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Redditività più elevata Oltre a una maggiore crescita del fatturato, scopriamo che le società a proprietà familiare o ancora in mano ai fondatori presenti nel nostro database hanno anche una migliore redditività. Prendendo come riferimento l’ebitda, si vede per esempio che le family companies hanno generato un margine più
Nel ranking rientrano le imprese che rispondono a due criteri: una partecipazione diretta dei fondatori o dei discendenti di almeno il 20% e un’analoga quota di diritti di voto in assemblea
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Più ricerca e sviluppo Ma qual è la causa di fondo questa sovraperformance delle family companies rispetto agli indici azionari? Stabilire la causa e l’effetto non è semplice, sebbene ci siano alcuni fattori comuni alle imprese familiari che possono essere una spiegazione: una maggiore spesa per le attività di ricerca e lo sviluppo, una maggiore spesa in conto capitale, meno liquidità sottratta al business attraverso i dividendi e maggiori riacquisti di azioni proprie. Sulla base di un’analisi che tiene conto delle specificità settoriali, le società a partecipazione familiare continuano a generare una crescita più elevata rispetto a quelle di proprietà non familiare. Sotto questo profilo il 2017 ha mostrato un miglioramento rispetto al 2015 e al 2016, sia per le aziende familiari che per quelle non familiari.
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maggiore cash flow in rapporto alle dimensioni. Dal 2006 l’universo globale di società a conduzione familiare ha generato un indice Cfroi (Cash flow/return on investment) superiore a quello di azienda a proprietà non familiare. Il Cfroi dell’anno scorso delle aziende familiari era infatti pari a 6,55, superiore del 34% rispetto a quello di 4,88 generato dalle aziende non familiari, con un miglioramento rispetto al premio del 17% registrato nel 2016.
CRESCITA DEI RICAVI NELLE IMPRESE FAMILIARI E NON FAMILIARI
25%
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IMPRESE FAMILIARI
15%
10%
5%
IMPRESE NON FAMILIARI
0%
-5%
2017
2016
2015
2014
2103
2012
2011
2010
2009
2008
2007
2006
-10%
Fonte: Thomson Reuters, Credit Suisse Research
elevato di ben 190 punti base lo scorso anno: si tratta di un livello pari a circa 40 punti base sopra la media registrata dal 2006 in poi (150 punti base).
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Rischi sotto controllo Come sottolineato in precedenza, le scelte di bilancio delle società familiari sono in genere meno orientate al rischio. In termini di indebitamento netto medio rispetto all’ebitda per esempio vediamo che nel 2017 le family companies avevano un rapporto di indebitamento inferiore del 22% rispetto a quelle a proprietà non familiare. Inoltre osserviamo che le
società a proprietà familiare avevano un rapporto tra indebitamento netto ed ebitda più basso in tutte le principali aree geografiche. Ciò ha ovviamente ha fornito a queste imprese un certo grado di isolamento dagli effetti di una crisi finanziaria e, nei periodo successivi al 2008, si è anche dimostrata una qualità in grado di ridurre i rapporti di indebitamento molto più rapidamente durante gli anni successivi alla crisi. Infine la combinazione di maggiori tassi di crescita, di margini più elevati e di una minore dipendenza da finanziamenti esterni fa sì che le aziende familiari abbiano anche un
Resistenza alla crisi L’analisi evidenzia che questo premio sul Cfroi è consistente in tutto lo spettro della capitalizzazione di mercato: sia le società a conduzione familiare a piccola capitalizzazione che le large cap producono cioè un Cfroi superiore a quello generato dalle aziende non familiari di pari dimensione. Un altro aspetto che è opportuno evidenziare è che le family companies non hanno registrato un calo significativo dei rendimenti dei flussi finanziari durante gli anni della crisi del 2008-10; mentre le aziende non familiari hanno visto diminuire il loro Cfroi medio dal 7,27% del 2008 al 5,60% del 2010. E proprio in base al calcolo del Cfroi medio degli ultimi 3 anni l’azienda di Remo Ruffini è entrata nella top 50 segnando il 24,6 mentre i primi tre in classifica sono Hargreaves Lansdown (60,8), Amerisourcebergen (56,4) e Federated Investors (45,4).
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L’allenamento perfetto Non esiste una soluzione che risulti ideale per tutte le tipologie di persone Ecco un approccio in quattro fasi per acquisire una buona forma DI ALESSANDRO SCALICI*
eseguendo tra le otto e le dodici ripetizioni ogni volta. Resistenza e defaticamento Ora saliamo sulla bike o qualsiasi macchina cardio ed eseguiamo un circuito di nove minuti, dove alterneremo momenti di fatica a momenti di recupero. Un esempio classico potrebbe essere: tre minuti di lavoro alternando 30” di lavoro intenso a 30” di recupero attivo; tre minuti alternando 40” di lavoro intenso e 20” di recupero attivo; altri tre minuti alternando 45” di lavoro intenso e 15” di recupero. Questa fase comprende qualche minuto di attività cardio leggera per riportare acido lattico e battiti a valori normali o quasi e un altrettanto leggero allungamento muscolare. Se sarete costanti, questo semplice allenamento di 50 minuti, dalle due alle tre volte la settimana, vi permetterà di raggiungere uno stato di forma eccellente. *Specializzato in personal training, gestisce la palestra Universo a Milano. www.universofitness.it
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Riscaldamento e rafforzamento Anche se siamo in forma e già allenati al lavoro in palestra, il riscaldamento rappresenta una fase importante dell’allenamento.
Oltre che aumentare la produzione di liquido sinoviale che lubrifica le articolazioni, aumenta l’irrorazione dei muscoli. Il consiglio è di puntare su un allenamento total body a circuito da 30 minuti. Per allenare i miei clienti, utilizzo spesso un circuito di esercizi da eseguirsi a rotazione con un riposo limitato. Un esempio potrebbe essere: addominali a terra, supini; piegamenti sulle braccia; piegamenti sulle gambe con balzo; rematore alla macchina o con manubri; alzate laterali con manubri per le spalle. Tutti gli esercizi vengono effettuati per almeno quattro/cinque giri
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Capita spesso di sentirsi porre la domanda: “Qual è l’allenamento migliore?”. Sembrerà scontato, ma non esiste. Se però devo pensare a un allenamento che possa andare bene a un utente tipo, 30/50 anni senza particolari patologie nè metaboliche, nè funzionali e uno stato di forma nella media, allora posso azzardare un workout che andrò a esporre di seguito.
OPINION
I nodi vengono al pettine Si avvicina il momento della rendicontazione ai clienti-investitori Sarà questo il momento per capire se la Mifid 2 ha centrato gli obiettivi DI LUCA ZITIELLO*
Quando si parla di Mifid 2, si sottolinea che la direttiva europea, pur di massima armonizzazione, piuttosto che incidere radicalmente con l’imposizione di divieti generali e astratti, ha scelto un approccio riformista. In sostanza viene incentivata la trasparenza delle condotte nel dialogo con gli investitori, nella convinzione che la documentazione venga effettivamente letta e compresa da questi ultimi. La cosiddetta trasparenza ex post, ossia la rendicontazione che dovranno essere mandate ai clienti nel primo trimestre del prossimo anno a valere sulle attività compiute nel 2018 si pone pertanto come importante cartina di tornasole del successo o del fallimento della riforma.
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Informativa in chiaro Ai sensi della normativa di riferimento gli intermediari dovranno esporre ai clienti gli oneri e costi da questi sostenuti, gli incentivi ricevuti nell’ambito della prestazione dei servizi, l’incidenza dei costi sui rendimenti. Le voci sono davvero sensibili soprattutto se si considera che le stesse dovranno
Entro il prossimo marzo occorrerà inviare una documentazione trasparente sia sul versante dei costi, sia dei servizi offerti nel corso del 2018 essere esposte sia in valore assoluto, sia in percentuale. È evidente che si tratta, se lette attentamente, di informazioni chiave in cui si dovrà dare una rappresentazione da un lato sia dei costi degli strumenti finanziari che dei costi dei servizi forniti, e dall’altro quanto il loro effetto combinato abbia inciso sui rendimenti (eventuali) del portafoglio, dando così la possibilità agli investitori di formarsi un giudizio di convenienza sul livello di servizio ricevuto dall’intermediario. Restano i dubbi interpretativi Una forte criticità è rappresentata dalla non uniformità applicativa che emerge dal mercato e dai troppi dubbi interpretativi ancora
presenti e non risolti da Esma nonostante alcuni interventi già compiuti nelle q&a. Molte le questioni aperte, tra cui il sistema di aggregazione dei dati per servizio reso, l’applicazione del look through sugli strumenti finanziari di primo livello, l’obbligatorietà dell’indicazione del rendimento o la mera indicazione dell’incidenza dei costi sul rendimento stesso. La sana competizione deve fondarsi su regole di ingaggio chiare e uniformi. Ne deriva che su un tema così sensibile la normativa avrebbe dovuto prevedere un vero e proprio schema informativo standard con tutte le indicazioni di dettaglio in modo da ridurre al massimo la possibile discrezionalità applicativa degli intermediari. Servono nuove regole Se la trasparenza informativa, incidendo sulla consapevolezza e le scelte degli investitori, deve guidare la concorrenza e la competitività nel mercato, bisogna che ciò avvenga con regole chiare e precise con cui tutti gli attori del mercato sono chiamati a confrontarsi. Diversamente c’è il serio pericolo
OPINION
che la competizione si sposti sul piano dell’assunzione del rischio di non conformità con comportamenti che però potrebbero mettere in crisi la credibilità dell’intero sistema. Intreccio di normative A complicare un tema già difficile si è aggiunta poi l’ulteriore questione della parallela entrata in vigore della normativa di attuazione di Idd, che dal 1° di ottobre ha attratto su di sé tutta la disciplina dei prodotti di investimento assicurativi, sostituendosi alla normativa Mifid 2 che fino al 30 settembre ha governato la distribuzione delle polizze ramo III e V (unit linked e capitalizzazione). Agli intermediari resta il difficile nodo da sciogliere su come rendicontare un’attività che per un certo periodo (dal 3 gennaio al 30 settembre 2018) e per certi prodotti (polizze rami III e V) è avvenuta sotto le regole di Mifid 2 e per un diverso periodo (dal 1 ottobre al 31 dicembre 2018) e per certi prodotti (ramo I, III, V e multiramo) verrà svolta secondo la disciplina prevista dal codice delle assicurazioni. Ancora una volta chiare indicazioni interpretative sono urgenti al fine di guidare in modo prudente la prima attuazione di queste importanti riforme.
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*Luca Zitiello, fondatore dello studio legale Zitiello Associati, è autore di libri e di numerose pubblicazioni in tema di intermediazione finanziaria.
OPINION
Invertire la piramide La consulenza patrimoniale richiede differenti professionalità Il private banker è chiamato a svolgere un ruolo di coordinamento DI SIMONA MAGGI*
Gli imprenditori votano ogni giorno con le loro scelte di investimento e sono proprio gli investimenti che stanno mantenendo il Pil in crescita. Si investe soprattutto sul fronte dell’innovazione e dell’internazionalizzazione perché la rivoluzione digitale impone di spendere e bisogna dare alle aziende una proiezione internazionale.
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Predatori oltrefrontiera Tra gennaio e settembre 2018, con una buona dose di coraggio, alcune imprese italiane hanno investito 11 miliardi per fare 112 acquisizioni all’estero e creare campioni
industriali in settori strategici per il made in Italy. Certo siamo stati anche comprati: gli investitori stranieri nello stesso arco di tempo hanno acquisito 204 aziende nazionali per 13 miliardi. La stagione di m&a potrebbe non fermarsi a questo punto. Esistono altre imprese italiane (le statistiche ne rilevano almeno 355) con ricavi superiori a 55 milioni e margini operativi lordi degli ultimi sette anni stabilmente al di sopra del 10% che possono diventare target di acquisizione da parte delle imprese italiane più grandi. A loro volta possono svolgere il
ruolo di poli aggreganti perché i settori dove lavorano sono quelli trainanti per il made in Italy: moda e pelletteria, meccanica, alimentare e farmaceutica. Insomma si potrebbero gettare le basi per costruire nuovi campioni nazionali che, con spalle e fatturati più robusti, potrebbero poi a loro volta andare all’estero. Il ruolo degli intermediari In questo ambito il ruolo svolto dagli intermediari è fondamentale per generare nuove occasioni di m&a. Molto spesso gli imprenditori sono eccellenti nelle loro attività
OPINION
industriali, ma hanno poca esperienza in ambito di mercati finanziari ed è proprio qui che il ruolo del professionista finanziario che li segue diventa decisivo.
Voto 7+8 Capace di interpretare i bisogni del cliente in termini di asset allocation/bisogni finanziari
93%
Bravo nell’assistere il cliente, tradurre nel suo lingiaggio gli aspetti più complessi della consulenza
92%
Capace di interpretare i bisogni del cliente in termini di bisogni non finanaziari
92%
Competente nell’aggiornamento delle informazioni del cliente
85%
Capace di spiegare al cliente la pianificazione della strategia d’investimento
85%
Capace di acquistare nuova clientela Abile nel valorizzare il modello di servizio della propria banca Capace di spiegare al cliente la proposta strategica e tattica Autonomo e protagonista nella gestione del cliente In grado di valorizzare al meglio il team a suo supporto In grado di gestire in modo ottimale il team di esperti Capace di utilizzare il sistema di alert per manutenere il portafoglio, individuando vincoli e rischi
84% 75% 72% 67% 62% 60% 58%
Fonte: AIPB
va quindi invertita la tradizionale piramide di competenze che i private banker utilizzano per descrivere la propria professione. Nel ranking delle competenze richieste per ricoprire il ruolo, i private banker assegnano normalmente gli ultimi posti alla capacità di valorizzare un team di esperti e alla proattività necessaria per sviluppare un networking tra professionisti. Significa saper creare e governare le relazioni, avere rapporti
d’interazione e di scambio con altri soggetti professionali e saperlo fare in modo organizzato e consapevole, con un buon livello di proattività e una prospettiva di medio periodo. Entrambi aspetti cruciali quando si esce dal confine della consulenza finanziaria e si opera per dare avvio a operazioni di m&a. *Direttore scientifico di Aipb
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Capacità di fare squadra Per fare consulenza patrimoniale al cliente private imprenditore,
NELLO SVOLGIMENTO DELLA SUA PROFESSIONE, UN BANKER COME LEI QUANTO DEVE ESSERE...? (GRADO DI ACCORDO DA SCALA A DA 3 A 8)
PRIVATE
Due diligence decisiva Normalmente gli imprenditori fanno riferimento a differenti figure professionali, a ciascuna delle quali attribuiscono ambiti differenti di affidamento ma, salvo eccezioni, quando si tratta di fare una due diligence sul patrimonio totale, per poi valutare nuove forme di investimento, privilegiano il private banker e il commercialista. Nelle imprese familiari, infatti, alcune condizioni di carattere personale possono condurre o meno a un buon esito del processo di crescita dell’impresa: primo bisogna imparare a distinguere l’azienda dalla famiglia, applicando un sistema di governance moderno e valutando la competenza dei familiari più dell’appartenenza. Secondo si possono definire regole condivise per il cambiamento e le relative condizioni patrimoniali, coinvolgendo anche, se necessario, attori terzi. Il lavoro si basa su un approfondito esame della realtà aziendale combinata a un’analisi della situazione familiare e patrimoniale per poter imbastire, assieme all’imprenditore, un nuovo modello di governance per l’impresa.
LE ABILITÀ RITENUTE IMPORTANTI DAI PRIVATE BANKER
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No place to hide Ancora una volta, ottobre si è dimostrato particolarmente difficile per i mercati Tensioni geopolitiche e quotazioni tirate complicano la ricerca del rendimento DI ROBERTO FALZONI /
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Ottobre si è dimostrato ancora una volta un mese nefasto per i mercati finanziari. Il continuo rialzo dei tassi d’interesse negli Stati Uniti, la guerra commerciale Usa/Cina e lo scontro Italia/Europa sulla presentazione del Def 2019, con il rapporto deficit/Pil previsto al 2,4%, hanno avuto un effetto a tenaglia sui mercati già indeboliti da una lunga corsa, che negli ultimi tempi si era concentrata sui titoli del tecnologico Usa, a cominciare dai Fang (Facebook, Amazon, Netflix e Google).
I primi risultati deludenti di questi ultimi hanno provocato un crollo generale del settore. Purtroppo da questi ribassi non c’è stata possibilità di difendersi. Difese deboli La correlazione tra tutte le classi di attivi è stata molto elevata, e quindi anche chi aveva portafogli molto diversificati ha subito pesanti perdite. Nel 2018 tutte le classi di attivi hanno rendimenti negativi o molto negativi, persino il cash in euro e non era mai successo.
Quindi anche uno dei dogmi della gestione di portafoglio, cioè che la diversificazione tra obbligazioni e azioni permette di bilanciare rischi e rendimenti nelle fasi di correzione, non ha retto l’urto del parallelo rialzo dei tassi d’interesse e ribasso delle Borse. Alternativi sotto pressione Il settore degli alternativi, specie nelle categorie Long/short equity, ha subito forti perdite anche perché spesso molti di questi gestori sono net long.
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RENDIMENTI OTTOBRE 2018 HADRON FUND SERIES II EUR
3,85%
1OAK MLA EUR
1,14%
MASAYUME REFLEX I USD
2,84%
Fonte: Bloomberg
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La situazione nei prossimi mesi dovrebbe essere caratterizzata sempre da grande volatilità e rialzo dei tassi d’interesse, con le Borse in altalena. I dati economici, soprattutto negli Usa, sono sempre molto positivi e un aiuto potrebbe venire dalla risoluzione della guerra commerciale Usa/Cina o da un accordo tra Italia ed Europa su manovra economica e deficit italiano per i prossimi anni. È essenziale quindi poter essere più attivi e flessibili sui mercati e sui nostri portafogli per adattarsi alle differenti situazioni che potrebbero
Selezione necessaria La ricerca di manager e strategie che potranno performare nei prossimi mesi diventa primordiale. A livello di strategie, preferiamo restare sulle strategie global macro e cta, che sono poco correlate ai mercati in generale. Di seguito segnaliamo alcuni dei fondi/manager che sono stati positivi in ottobre. Hadron Fund Series II (+3,85%) è un fondo delle Cayman, gestito da Hadron Capital a Londra che appartiene alla categoria multi strategy /event driven. Il fondo è diviso tra strategie long short equity e investe su situazioni speciali in azioni di società a medio-piccola
capitalizzazione, credit long short e merger arbitrage. Masayume Reflex (+2,84%), fondo lussemburghese gestito da Capital Advisory Partners a Londra. Categoria short term discretionary cta. Investimenti concentrati su trading a corto termine long e short sui principali indici azionari e obbligazionari mondiali via contratti futures. Strategia opportunistica e contrarian. I traders agiscono solo quando i mercati sono overbought o oversold e solo quando i segnali basati sull’analisi tecnica sono chiari. In caso contrario restano investiti n cash e obbligazioni a corto termine. 1OAK MLA (+1,14%) è un indice multi manager su piattaforma Db select gestito da +1OAK Capital a Londra. È gestito in maniera attiva ed è composto da una quindicina di manager alternativi sulla piattaforma di Deutsche Bank DB Select. Questo permette al team di gestione di selezionare anche con l’aiuto di un sistema quantitativo manager in diverse strategie alternative valutando anche le correlazioni e la volatilità dei rendimenti storici. Attualmente ci sono 15 manager con allocazioni massime del 10% per un singolo manager nelle categorie global macro cta commodities e FX.
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Nei prossimi mesi potrebbero esserci grande volatilità e rialzo dei tassi d’interesse
presentarsi. Le politiche delle banche centrali, oltretutto, non offrono più un cuscinetto garantito come in passato: la strada verso la normalizzazione della politica monetaria è tracciata. La protezione dei rischi con derivati e la scelta di gestori che hanno dimostrato poca correlazione e abilità di navigare in acque burrascose diventa essenziale per difendere il nostro capitale e guadagnare anche in mercati più difficili e non subire passivamente le correzioni che potranno anche essere importanti.
LIFESTYLE COVER
DIAVOLI CON I DENARI Brera e le sue storie di finanza diventano una serie tv in onda nel 2019 Basata sull’omonimo bestseller, conta su attori noti come Dempsey e Borghi DI MARTA CITACOV / @7Martix HA COLLABORATO ROSAMARIA CONIGLIO
POTERE E BANCHE IN UNA FICTION SU SKY. DIECI PUNTATE PER SCOPRIRE I SEGRETI DEL TRADING
intrighi nati dalla crisi del 2008. “La finanza è un mondo che va raccontato e cambiato dall’interno”, spiega Brera, 49 anni. Sposato dal 2014 con la presentatrice televisiva Caterina Balivo, da cui ha avuto due bambini, Brera vive tra Milano, Londra e il suo maso in Val Pusteria. 63
Dempsey (Grey’s Anatomy) e Alessandro Borghi, astro consolidato del cinema italiano, fra i principali interpreti. Dovremo aspettare il 2019 per vederla. Girata in inglese, è ambientata fra Roma e Londra e incentrata sui segreti di banking e trading e gli
PRIVATE
Pubblicato da Rizzoli nel 2014, il romanzo “I diavoli - la finanza raccontata dalla sua scatola nera”, bestseller realizzato da Guido Maria Brera (co-fondatore del gruppo Kairos), diventa una serie tv prodotta da Sky. Dieci puntate per il financial thriller che vedrà Patrick
FASHION
SOTTO LA PIOGGIA L’Impermeabile festeggia i 70 anni di attività vissuti con una mission precisa Giunta alla terza generazione, continua a puntare su un capo iconico
DALLE STAR DEL CINEMA COME HUMPHREY BOGART AI MANAGER DI OGGI, CON TRADIZIONE E PERSONALITÀ
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L’azienda affonda le radici nella tradizione sartoriale empolese fin dal 1948. Gli anni in cui lì si produceva un sesto degli impermeabili di tutto il mondo, secondo i canoni originali del classico military trench coat in gabardina a prova di acqua, chiusura doppiopetto, spalline, sottogola e mantella corta sulle spalle.
Ancora oggi L’Impermeabile, azienda alla terza generazione, crede in questo capo iconico e nel suo carattere. “La moda, che spesso ha causato l’uniformità a discapito delle scelte personali, è quello che non è di moda”, dicono i fratelli Landi. Tradizione e qualità, dai bozzetti originali anni ’60 alla
ricerca di tessuti innovativi, ma che conservino intatto il gusto di un tempo. “La fame di autenticità senza compromessi ci ha permesso di produrre quello di cui andiamo fieri: un capo unico che non evapora nella storia della moda, pronto ad esporsi con la personalità e l’audacia di chi lo indossa”, aggiungono.
LIFESTYLE FASHION
“CONTINUIAMO A PRODURRE UN CAPO UNICO CHE NON EVAPORA NELLA STORIA DELLA MODA”. FRATELLI LANDI
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PRIVATE
EVOLUZIONI In queste pagine, alcune versioni del più classico prodotto de L’Impermeabile. Sopra, il doppiopetto in velluto. A sinistra, in loden nei toni del grigio. Nella pagina accanto, il Martlan Hunt, in tweed da caccia (limpermeabile.it)
CLUBS
BOTTEGA VERACE Emozioni gastronomiche, cultura mediterranea e prodotti selezionati Debutta il nuovo progetto di un pool di professionisti: oltre il food
SAPORI DOC A destra, il logo e alcune delle sue declinazioni. A sinistra Franco Costa, presidente di Costa Group, che ha disegnato e arredato Bottega Verace.
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Bottega Verace aprirà il primo Flagship Store a Peschiera Borromeo, nei pressi dell’Aeroporto di Milano Linate, il prossimo mese di febbraio. Ottocento metri quadri per un ambiente nuovo che presenta la cultura gastronomica mediterranea sotto una prospettiva inedita. Bottega Verace è nata da un’idea di Armando Escalona (noto manager del settore finanziario e bancario) e degli altri due soci della Carly Srl, Raffaele e Gerardo Moccaldi, imprenditori
di grande successo provenienti dal settore dell’approvvigionamento di prodotti ortofrutticoli per la grande distribuzione. Il progetto prevede successive aperture in diverse città italiane. Bottega Verace sarà un ambiente dove vivere, gustare e acquistare sapori, emozioni, prodotti e valori “veraci” della cucina e delle culture partenopea, campana e mediterranea. Bottega Verace avrà pizzeria, ristorante, lounge bar e area mercato.
E proprio l’area mercato sarà uno dei punti di maggior attrazione di questa iniziativa, grazie alla collaborazione del maestro Sal De Riso, uno dei più bravi e famosi maestri pasticceri del nostro Paese e a una accurata selezione di prodotti freschi e conservati coltivati e lavorati da Finagricola, un vero gioiello dell’industria Agricola e Conserviera della Piana del Sele, magistralmente guidata da Gerardo Palo, uno dei più illuminati industriali del Sud Italia.
LIFESTYLE CLUBS
AUTENTICITÀ Il logo, è stato ideato dall’Agenzia ZampeDiverse e richiama gli spaghetti al pomodoro con basilico ma anche la pizza margherita, simboli della più autentica tradizione culinaria italiana. Il logo marchierà anche vari oggetti di merchandising (dalle mug alle shopping bag, dalle t-shirt ai grambiuli) e una selezione di prodotti esclusivi artigianali, cui si affiancheranno grandi marche di vini e birre prodotte in Italia.
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SQUADRA DI CAMPIONI Da sinistra: Gerardo Moccaldi, Raffaele Moccaldi, Sal DeRiso (con la divisa dell’Associazione Italiana Maestri Pasticceri), Gianni Ascione, Maestro Pizzaiolo napoletano e Armando Escalona. Nella foto in alto: il presidente di Finagricola Gerardo Palo, secondo da sinistra, con Escalona e i Moccaldi.
SHOP
PRO-FUMO DI NATALE I prodotti dell’artigianato italiano dedicati agli amanti di pipe e sigari E i doni delle prossime Festività si accendono con uno stile inconfondibile
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I regali del prossimo Natale per un fumatore? Sono una buona occasione per puntare sulle produzioni dei maestri italiani dell’artigianato, che agli appassionati di pipe e sigari regalano vere emozioni. Come il portasigari in cuoio e carbonio fatti in Italia per Toscanelli, Toscani e sigari di diverse dimensioni, o il tagliasigari da tasca e da tavolo fatti totalmente a mano a Scarperia, in Toscana, in corno di bufalo e cervo con lama in acciaio. Un “must” per i più raffinati è invece la pochette in pelle fatta in
I PREZZI 1) Portasigari in cuoio per toscaneggi da 2 pezzi: 38 euro, da 4 pezzi: 48 euro. In carbonio: 65 euro. 2) Portasigari in cuoio per habanos robusto da 2 sigari: 75 euro. In carbonio 95 euro. 3) Tagliasigari da tasca in corno di bufalo 95 euro. In cervo: 125 euro. Da tavolo: 240 euro. 4) Pochette in pelle porta pipa e tabacco: 75 euro. 5) Confezione in cedro da 16 sigari noli short robusto: 96 euro. 6) Confezione in cedro da 10 sigari noli robusto: 80 euro. 7) Confezione in cedro da 10 sigari Noli canonizzo (robusto extra): 95 euro.
Italia per pipa, tabacco e accessori, da accompagnare concedendo il lusso di fumare sigari di produzione nicaraguense fatti interamente a mano in 3 diverse vitolas. E siccome anche la cultura vuole la sua parte
ecco pronti libri fotografici e storici sul nostro Toscano italiano, che proprio quest’anno festeggia i due secoli di vita. Il tutto solo da Noli (Galleria Vittorio Emanuele, 82 Milano) o sul sito nolipipe.it
BOOK
IL TOSCANO FA CLICK Il celebre fotografo firma un libro per il celebre sigaro che festeggia duecento anni Trecentocinquanta scatti in quattro set differenti: tanti “vip”, ma non solo
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In occasione dei 200 anni del sigaro Toscano, dal 29 novembre in tutte le librerie gli scatti del grande fotografo Oliviero Toscani celebreranno il sigaro italiano più famoso al mondo. Edito da Skira e con la curatela del giornalista Nicolas Ballario, il prezioso volume “Duecento anni di sigaro Toscano” racconta attraverso centinaia di ritratti le suggestioni di quello che è ormai divenuto un oggetto di culto per volti noti e gente comune. Musa ispiratrice per cinema, letteratura, musica, il sigaro Toscano nei suoi due secoli di storia ha conquistato estimatori ovunque, che Toscani ha raccolto in quello che è un vero e proprio “album di famiglia” dove centinaia di fumatori famosi e non hanno raccontato storie, aneddoti e sensazioni sul sigaro. Oltre 350 scatti in 4 set differenti: Milano, Cava de’ Tirreni, Roma e Lucca.
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IN ALTO DA SINISTRA: MARITA SPERA, JOE BASTIANICH, FABRIZIO SERVENTE, VALERIA CARBONE E GIUSEPPE DA RE
TRENDS
QUESTIONE DI PELLE Le calzature maschili di stagione osano con sfumature di tendenza Tra i modelli, stringate al top, ma anche derby dotate di fibbie laterali
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CHURCH’S Una nuova collezione, “Church&Co”. Nella versione stringata classica e chelsea boots lo storico logo del brand è impresso sotto la calzatura. Suola Goodyear in gomma colorata e fresata a mano. Oxford o francesina, ideale per abiti formali, Derby per le occasioni sportive (verso la metà dell’800 il generale prussiano Gebhard Leberecht Von Blücher la volle per il suo esercito). La regola varrebbe anche per il modello con fibbia o Monkstrap, che - in vitello lucido - oggi si porta anche con tenute da businessman (church-footwear.com)
LIFESTYLE TRENDS
CASTORI Modello Marco in vitello spazzolato vera all seasons (castorishoes.com).
HENDERSON Il brand della famiglia Baracco, con la sua tradizione di “fatto a mano”, eccelle nell’artigianato di lusso (hendersonshoes.com).
TAGLIATORE La scarpa testa di moro Alvin è l’emanazione della sartorialità che il brand applica all’abbigliamento (tagliatore.com).
MORESCHI La Brogue impeccabile diventa moderna in versione sfumature di blu (moreschi.it).
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DOUCAL’S Modello Tyler in morbido vitello lucido blu e nero, made in Italy da sera (doucals.com).
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FABI Stringata Midnight per osare la nuances di maggiore tendenza (fabishoes.it).
GOURMET
LIBRETTO BIANCO Oldani e Ruinart uniscono le forze per celebrare il palato Nasce un omaggio al blanc de blancs, da uno chef d’eccezione
BINOMI VINCENTI Il Blanc de Blancs, trait d’union dei cuvée della Maison Ruinart, e i piatti di Oldani per esaltarne il gusto inconfondibile e le proprietà organolettiche.
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Una fonte d’ispirazione per far convivere in perfetta sintonia l’intensità aromatica e fresca di Blanc de Blancs e le giuste pietanze, con tempi di cottura impeccabili, create per rilasciare un sapore che risulti capace di far risaltare questo
champagne 100% derivante da uve Chardonnay. Una storia di accordi, come note su un pentagramma. Ambasciatore in chiave stellata di quest’incontro di sapori, Davide Oldani e il suo ristorante di Cornaredo, in provincia di Milano.
Protagoniste assolute sono le consistenze delicate: rana pescatrice, astice o capasanta, unite alla leggerezza del soufflè. Il Ruinart White Book può essere scaricato al link: /www.ruinart. com/it-it/il-libretto-bianco.
TRAVEL
NEW YORK, NEW YORK Una piscina che domina la Grande Mela dal quarantaduesimo piano E l’hamburger più buono della metropoli, a pochi passi da Central Park
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P A R K E R
706 camere, 26 suite con accesso alla piscina all’ultimo piano del grattacielo, al centro fitness e alla Spa (lhw.com).
di Brodway. Con i suoi quattro ristoranti di alto livello (Norma’s, Knave, Indian Accent e Burger Joint), l’esperienza gastronomica sarà sublime e adatta ad ogni palato, viste le diverse proposte culturali sui menu. All’interno, un vero tempio
della bellezza, “The Underground”, dove scaricare il peso della giornata con un allenamento al Gravity Fitness, concedersi un massaggio nella Moonshine Spa e trattamenti laser alla Skin Laundry o rifarsi il look allo Sharp’s Barber and Shop.
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Per un’esperienza fuori dal comune a New York, l’universo della luxury hospitality firmato Leading offre una delle punte di diamante della sua collezione: The Parker, a due passi dalle boutique di Fifth Avenue, da Central Park e dalle luci sfavillanti
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MOTORS
DIVO, L’HYPERCAR Bugatti ha presentato la versione della chiron da 5 milioni di euro Prestazioni da sogno, con una lunga storia di successi alle spalle
NOMEN OMEN L’inedita Chiron Divo deve il suo nome ad Albert Divo, pilota francese che negli anni ’20 al volante della Bugatti Type 35 riuscì a trionfare in ben due edizioni consecutive della Targa Florio.
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Ha 1.500 cavalli, un’enormità. La velocità massima può raggiungere i 380 km/h. Divo, il modello perfezionato della Chiron di casa Bugatti, pesa 35 kg in meno e raggiunge un rapporto di aerodinamica praticamente perfetto che fa davvero la differenza, anche in curva e su strade tortuose, senza rinunciare ai soliti standard di comfort e lusso. Una limitatissima
serie di 40 auto è già stata venduta a 5 milioni di euro, quando l’auto è stata presentata a Parigi. Per tutti gli altri non resta che attendere: la produzione partirà dal 2019 in poi nella sede di Molsheim, in Alsazia, con consegna dal 2020. Stephan Winkelmann, presidente di Bugatti, ha voluto sottolineare l’aspetto più competitivo della nuova auto: “Abbiamo voluto realizzare una
vettura più incisiva nell’aspetto, più agile nelle curve e più brusca nelle reazioni. La Divo è una versione della Chiron per pochi eletti ed è destinata a chi mette le prestazioni davanti a tutto. Divo è fortemente incentrata verso il puro piacere di guida, senza dimenticare lo charme e l’appeal del marchio Bugatti. Per far provare emozioni molto forti”. (R.C.)
LIFESTYLE MOTORS
E CCE LLE NTE SOLO 40 ESEMPLARI Pochi eletti si sono potuti aggiudicare le prime 40 Divo, per la cifra astronomica di 5 milioni di euro. Le prossime, nel 2020.
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AER O D I N AMI CA
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Personalizzare crea valore I modelli standard lasciano freddi i clienti e generano inefficienze L’evoluzione tecnologica spinge i banker a ripensare radicalmente l’offerta DI MONICA REGAZZI / @MoniRegazzi
L’industria del private banking è in definitiva un’attività di servizio ai clienti. Quando cambiano le esigenze e le aspettative di questi ultimi, dovrebbero farlo anche i gestori che le servono, anzi dovrebbero anticipare tali cambiamenti.
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Cambiano le priorità Il cambiamento chiave che i gestori di patrimoni dovrebbero offrire oggi per rimanere competitivi sul mercato è la personalizzazione - sfruttando l’intero spettro di dati disponibili e analisi avanzate per creare esperienze personalizzate in base alle esigenze, alle preferenze, al contesto e ai comportamenti di ogni cliente. Questo cambiamento rappresenta un importante balzo in avanti rispetto agli approcci tradizionali. Metterlo in pratica è tutt’altro che banale. Molte banche hanno iniziato a investire nella personalizzazione, ma continuano a faticare per combinare in maniera efficace un’esperienza avanzata del cliente con la gestione sottostante di dati, processi, organizzazione, competenze, governance e cambiamenti di comportamento. L’unica certezza è che le aziende che non adotteranno
un nuovo approccio in quest’area rischieranno di rimanere indietro. Scelte che fanno la differenza Studi recenti suggeriscono che oltre il 70% dei clienti del private banking considera un servizio altamente personalizzato come un fattore chiave nella scelta di spostamento verso un altro operatore. Gli operatori in grado di fornire prodotti, servizi e prezzi personalizzati, in formato multicanale, aumenteranno significativamente la propria crescita ed otterranno un vantaggio competitivo. Cogliere questa opportunità richiederà la messa a disposizione di nuove competenze di “advanced analytics”, comprendenti elementi quali nuove piattaforme tecnologiche, nuove capacità di sviluppo, architetture dati di nuova generazione, capacità di accesso avanzato ai dati interni ed esterni, dati aggiornati ed anche strutture organizzative digitali. Gli operatori in grado di sviluppare le competenze necessarie otterranno un doppio vantaggio, poiché gli stessi elementi che aumenteranno i
ricavi, aiuteranno anche a realizzare significativi incrementi di efficienza nel back office. Il valore emergerà per il fatto che i cambiamenti indicati portano a miglioramenti in diverse parti del processo e dell’organizzazione, come l’aumento dell’efficacia dei gestori, l’utilizzo di prezzi mirati e il rafforzamento dell’efficienza operativa.
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JOB & BANK
Stretta di Bankitalia Viene modificata la disciplina in materia di remunerazione in ambito finanziario Le nuove regole, di ispirazione comunitaria, al via dalla primavera DI CLAUDIO MORPURGO*
Era un intervento atteso, ma ora Banca d’Italia ha effettivamente modificato la disciplina regolamentare in materia di politiche e prassi di remunerazione e incentivazione in ambito finanziario, recependo così le norme di cui alla Direttiva Ucits V e alle Linee Guida Esma. Le banche dovranno applicare la nuova normativa ai contratti individuali a decorrere dal 1° aprile 2019 ed entro quella data dovranno pure adeguare la disciplina del rapporto proprio dei consiglieri di amministrazione e dei membri degli organi di controllo. Per il rimanente personale, invece, l’adeguamento dovrà avvenire entro il 30 giugno 2019. Le politiche di remunerazione dovranno essere aggiornate conformemente alla nuova disciplina al più tardi nel termine dell’approvazione dell’assemblea convocata per l’approvazione del bilancio 2018.
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Cosa cambia Quanto alla nuova disciplina, si tratta soltanto di adeguamenti, senza rivoluzioni. Banca d’Italia ha voluto proporre una nuova declinazione di una politica per l’identificazione
disciplina regolamentare ha ordinato il cap del 33% per quel che concerne la remunerazione variabile rispetto a quella fissa. Da tale limitazione dovrebbero essere escluse, diversamente dalle aspettative, figure aziendali quali i risk takers attivi nell’area delle risorse umane e il dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari. In ogni caso, anche per questi ultimi soggetti apicali permane l’obbligo di limitare la remunerazione variabile e di non incentivarli in ragione dei risultati economico-finanziari della realtà datoriale.
Claudio Morpurgo
dei risk takers, anche introducendo un nuovo procedimento amministrativo per l’autorizzazione preventiva dell’esclusione dei risk takers medesimi. Con riferimento alla remunerazione variabile dei risk takers che svolgono funzioni aziendali di controllo, la
Eccezioni per gli entry bonus Interessanti sono, poi, talune ulteriori previsioni introdotte da Banca d’Italia, come la decisione di escludere gli entry bonus dal limite nel caso in cui siano realmente pagati al momento dell’assunzione e di prevedere l’introduzione del concetto di remunerazione variabile “significativa” per la definizione delle incidenze e dei periodi di differimento più stringenti. Il riferimento è al 25% della remunerazione media degli high earner italiani, da ultimo report
JOB & BANK
In merito alle severance (le misure volte a incentivare il management), sono state confermati i principi sul differimento e sulla previsione di pagamenti in modalità cash Il palazzo di Banca d’Italia a Roma.
Limiti ai pacchetti predefiniti Sotto un secondo profilo, però, il regulator, proseguendo in un
atteggiamento di evidente sfavore verso i pacchetti predefiniti, ha indicato che i Golden Parachute vadano ricompresi nel limite variabile fisso dell’ultimo anno. Infine, a decorrere dalla regolamentazione dell’esercizio 2019 e sulla base di idonea motivazione, non sarà applicato il limite dell’1:1, introducendo così una estensione sino al 2:1 per i risk takers di gruppo che siano stati identificati nelle controllate oggetto di regolamentazione nell’ambito del risparmio gestito, qualora questi prestino servizio unicamente per il gestore stesso.
*Claudio Morpurgo guida Morpurgo e Associati, studio legale specializzato nella materia giuslavoristica, spesso impegnato nel settore del credito.
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Interventi sulla retention Banca d’Italia è intervenuta successivamente su aspetti significativi legati alle remunerazioni in corso di rapporto e ai pagamenti connessi alla sua cessazione. Per esempio, è stata introdotta una riduzione degli obblighi minimi di retention relativamente agli strumenti finanziari. Detto limite sarà pari ad un anno per la componente up-front e a sei mesi per la componente differita. Quanto ai long term incentive plan (LTI), di grande importanza è l’opportunità, ora disciplinata chiaramente, di computarli come pro-quota con riferimento
all’incidenza della remunerazione variabile su quella fissa, se il c.d. time horizon complessivo (performance + differimento) sia di almeno sei anni per il top management delle banche significative ovvero di almeno quattro anni per le altre banche e per tutti gli altri dipendenti. In merito alle severance (i pacchetti volti a incentivare il management), sono state confermate le regole sul differimento, sulla previsione di pagamenti cash e in strumenti finanziari, sulla necessaria sussistenza di clausole di malus e claw back anche per gli eventuali pagamenti definiti sulla base di formule predefinite e pubblicata nell’ambito della politica di remunerazione adottata, in qualunque sede l’accordo individuale sia raggiunto.
PRIVATE
Eba, e a dieci volte la remunerazione complessiva media dei dipendenti della banca. In questo contesto, le politiche di remunerazione devono considerare il livello individuato, oggetto di aggiornamento almeno ogni tre anni.
ART
Paperoni per l’arte Sia negli Stati Uniti, sia in Europa vi sono numerosi casi di HNWI che finanziano musei Tra i più generosi, grandi nomi dell’imprenditoria come Arnault, Slim e Pinault DI ALESSIA ZORLONI
Gli Stati Uniti vantano una lunga tradizione di istituzioni fondate da collezionisti privati. Se è vero che le prime istituzioni nascono tra l’inizio del secolo scorso e gli anni Trenta, con la Frick Collection, il Whitney Museum di New York e l’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston, è anche vero che a partire dagli anni Sessanta si è registrato un incremento di nuovi musei. Ne sono un esempio il J. Paul Getty Museum, l’Hammer Museum e il Norton Simon Museum. Negli anni Ottanta questo fenomeno si è intensificato con importanti famiglie di collezionisti come i Rubell o i Broad, per poi diffondersi in Europa, dove, nel 1983, Dakis Joannou fonda il Deste Museum ad Atene e due anni più tardi, nel 1985, Charles Saatchi apre la Saatchi Gallery a Londra. Ma la crescita vertiginosa di musei privati, i cui progetti sono quasi sempre affidati a grandi architetti di fama internazionale, si registra a partire dal 2000.
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Lusso e arte Generalmente i collezionisti che scelgono di istituire un museo privato sono persone agiate, dotate
di ingenti patrimoni immobiliari e mobiliari che consentono loro non solo di acquistare le opere d’arte che vanno a comporre le collezioni museali, ma anche di coprire i costi d’avviamento e di gestione. Molti musei privati sono stati fondati da UHNWI che compaiono nella classifica stilata annualmente da Forbes. Tra questi il più facoltoso risulta essere Bernard Arnault, magnate del lusso e proprietario del noto gruppo LVMH, dotato di un patrimonio stimato 72 miliardi di dollari che lo colloca al quarto posto della classifica di Forbes. Noto collezionista d’arte, Arnault è riuscito ad integrare l’arte al business fino ad inaugurare nel 2014 la sede della Fondazione Louis Vuitton, un museo d’arte contemporanea situato a Parigi e progettato da Frank Gehry dove è esposta la sua collezione privata. Tra gli altri ci sono poi Alice Walton, fondatrice del Crystal Bridges Museum di Bentonville, ed erede dalla catena di supermarket Walmart, che, con il suo patrimonio stimato 46 miliardi di dollari, si trova alla sedicesima posizione della classifica. Trentesima posizione per l’altro grande magnate
del lusso francese, François Pinault, proprietario del gruppo Kering e fondatore di Palazzo Grassi e Punta della Dogana a Venezia e del nuovo spazio a Parigi alla Bourse de Commerce. Nuova apertura Ma il museo privato dedicato all’arte contemporanea che si appresta a diventare il più grosso degli Stati Uniti è stato inaugurato il 4 ottobre a 45 minuti da Washington. Fondato nel 2006 dal businessman e collezionista americano Mitchell Rales e dalla moglie Emily Wei Rales, il Glenstone Museum ha riaperto dopo un progetto di espansione costato 200 milioni di dollari e durato cinque anni. Il nuovo Glenstone è uno spazio da 20 mila mq composto da undici strutture separate ma connesse con dei corridoi vetrati. Camminando tra i corridoi dei Pavillions si scorge un cortile ricoperto di acqua con vegetazione. “Il cortile è stato ispirato dal giardino di Carlo Scarpa alla Fondazione Querini Stampalia a Venezia”, ha dichiarato Emily Wei Rales, storica dell’arte e curatrice del museo. Per realizzare il loro progetto,
ART Water Court at the Pavilions Foto: Iwan Baan Courtesy: Glenstone Museum.
sono esposte 65 opere di 52 artisti, tra cui Giacometti, de Kooning, Basquiat, Pollock, Rothko, Warhol, ma sono più di 200 gli autori che compongono la collezione del Glenstone, quasi tutti del secondo Novecento. Il collezionista Mitchell Rales, americano, classe 1956, è co-fondatore della Danaher Corporation, conglomerata con 85
In basso da sinistra: Bernard Arnault, Virginie Ledoyen e Antoine Arnault.
i Rales hanno visitato circa 50 musei in tutto il mondo e alla fine si sono focalizzati sul museo di arte moderna Louisiana in Danimarca, la Collezione Menil a Houston in Texas e la Fondazione Beyeler a Basilea in Svizzera. “Queste tre istituzioni continuano i Rales - sono quelle che meglio rappresentano una visione olistica che comprende arte, natura e paesaggio, tutto ciò che noi abbiamo voluto ricreare qui”. Nel museo
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In alto: Jeff Koons, Split-Rocker, 2000 Foto: Courtesy Glenstone Museo ©Jeff Koons.
ART
UHNWI E MUSEI PRIVATI
Collezionista
Paese
Società Ranking 2018
Forbes
Patrimonio (B $)
Museo
Bernard Arnault
Francia
LVMH
4
72
Fondation Louis Vuitton
Carlos Slim
Messico
America Movil
7
67,1
Museo Soumaya
Alice Walton
USA
Walmart
16
46
Crystal Bridges Museum
François Pinault
Francia
Kering
30
27
Palazzo Grassi, Punta della Dogana, la Bourse de Commerce
Leonid Mikhelson
Russia
Novatek
64
18
V-A-C Foundation (Venezia e Mosca)
Roman Abramovich
Russia
Chelsea Football Club
140
10,8
Garage Museum of Contemporary Art
Eli Broad
USA
Kaufman & Broad
211
7,3
The Broad
Mitchell Rales e Emily Rales
USA
Danaher
652
3,5
Glenstone Museum
Miuccia Prada e Patrizio Bertelli
Italia
Prada
729
3,2
Fondazione Prada
Jorge Perez
USA
Related Group of Florida
791
3
Perez Art Museum
Fonte: Tratto dal libro in pubblicazione “Musei privati. La passione per l’arte contemporanea nelle collezioni di famiglia e d’impresa”, a cura di Alessia Zorloni, edito da Egea.
sede a Washington D.C. specializzata nella progettazione, produzione e commercializzazione di prodotti industriali e beni di consumo. In collaborazione con la moglie ha fondato il Glenstone Museum, che espone sia opere della loro collezione che installazioni esterne. Il ruolo di innovatore sociale ha dato a Rales una certa visibilità e l’apertura del museo l’ha spinto ad abbandonare la sua politica di riservatezza, portandolo a concedere occasionalmente qualche intervista. A riprova della sua proverbiale discrezione, il nome del museo non fa alcun riferimento ai fondatori, ma è un toponimo locale.
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Tony Smith, Smug, 1973/2005 Foto: Iwan Baan Courtesy: Glenstone Museum ©2018 Estate of Tony Smith Artists Rights Society (ARS), New York
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24/10/2018 10:12
HEDGE
Under pressure Industry hedge fund assets are at a record 3.2 trillion dollars this year The problem is the performance in inflows and the number of startup
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PRIVATE
BY KATHERINE BURTON, MELISSA KARSH E SAM DODGE*
(Abbiamo lasciato il testo in inglese per cogliere le sfumature del contenuto, n.d.r.)
HEDGE
You’d be forgiven for thinking the hedge fund industry might be starting to rebound. Industry assets are at a record $3.2 trillion this year, and a brand-new firm just brought in an unprecedented $8 billion. But the reality isn’t so rosy. Inflows into funds, on the whole, are nonexistent and the number of startups has slowed to levels not seen for nearly two decades. Shadows of former glory Once high-flying powerhouses run by David Einhorn, Bill Ackman and Alan Howard are mere shadows of their former glory after posting years of returns that ranged from uninspiring to downright awful. John Paulson has crashed so badly and seen assets plummet so far that he’s largely left managing his own money. Make money is getting harder Overall, firms’ assets are barely growing. Net inflows since the end of 2016 have equaled just $7.8 billion.
Going back to the 1990s, hedge funds were a standout investment. In the early days, competition was slim and many hedge fund managers were able to post double digit annualized returns. Since the financial crisis, historically low interest rates and the rise of quantitative and passive investing have made it hard for many managers to make money. While hedge funds, on average, have outpaced bonds, they’ve massively underperformed stocks. A few bright spots While many pension funds and other institutions have given up on hedge funds after years of disappointing results, a core group of investors continue to shovel money to a few managers with the best performance. Macro fund Element Capital Management, run by Jeff Talpins, has seen assets rocket 178% from the beginning of 2014 to the beginning of 2018 (and he’s raised another $3 billion
1.60%
1.55
MANAGEMENT FEE 1.50
1.45
1.40 2010
2012
2014
2016
2018
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2008
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Source: HFR
HEDGE
A S S E T S Paulson John Pailson 2011$38B
Pershing Square Bill Ackman 2015$18.3B
U N D E R Brevan Howard Alan Howard 2013$40B
$8.7B
$8.3B
$8B
Discovery Rob Citrone 2014$15B
Convexity Jack Meyer 2013$15B
Mason Capital Michael Martino / Ken Garschina 2015$9B
$3.8B
$3.4B**
$2B
*includes assets in Raptor Global Fund - **as of dec 2017 Source: Bloomberg
Tudor Paul Tudor Jones 2008$22B*
Fir Tree Jeff Tannenbaum 2015$13B
Fir Tree Jeff Tannenbaum 2015$13B
$7B
$7B
$5.5B
Tricadia Arif Inayatullah / Michael Barnes 2015$4B
Kingdon Mark Kingdom 2007$7B
$1.8B
$1.4B
PEAK
since). Two Sigma and Renaissance Technologies both saw assets more than double as investors flocked to algorithmic traders. Two new funds were able to buck the trend and attract billions because the founders previously held senior roles at topperforming firms. Michael Gelband started ExodusPoint with a record $8 billion after leaving Millennium Management. Dan Sundheim opened his D1 Capital Partners with $4 billion, after managing almost half the assets at his old firm Viking Global Investors. As institutions flocked to funds and handed out bigger slugs of cash, they’ve pushed for lower fees. As for the future of the hedge fund industry, a lot depends on the markets, said Rob
Litespeed Jamie Zimmerman 2014$3.4B
$303B
CURRENT
Christian, head of research at K2 Advisors, which invests $11.6 billion in hedge funds. Looking ahead Low interest rates globally have sent stocks higher over much of the last decade, causing institutional investors to flee these private partnerships in favor of low-cost index funds and ETFs. Once rates start rising “we would expect volatility to increase and active management to be rewarded with increased inflows,” he said. “It’s just hard to predict when it will happen.” *Journalists of Bloomberg
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PRIVATE
David Einhorn
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15/11/18 16:44
PRIVATE DI SUSANNA TANZI / @susannatanzi
CAMPAGNE
Il rodeo di Jennifer
Fonte di ispirazione della Cruise collection Dior 2019 disegnata da Maria Grazia Chiuri, le escaramuzas, cavallerizze messicane che competono nei rodei al pari degli uomini, senza rinunciare ai tipici abiti femminili. E una testimonial consolidata: lunghe e ampie gonne in tulle, stivali e capello, Jennifer Lawrence, già ambasciatrice della fragranza Joy by Dior, è il volto della nuova campagna. Con oltre 50 milioni di dollari l’anno, Jennifer è in cima alle classifiche delle dive più pagate di Hollywood. Candidata tre volte all’Oscar, ha vinto la statuetta d’oro nel 2013 con “Il lato positivo” .
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PRIVATE
Jennifer Lawrence
PRIVATE VIP
SUPERCAR
Ferrari Sp, Icona per antonomasia
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Sono 499 esemplari, già tutti assegnati a collezionisti dalla casa di Maranello che possiedono almeno una decina di Ferrari. A un prezzo proibitivo: 1,6 milioni di euro (ma potrebbe essere un ottimo investimento e rivalutarsi in futuro) per un’automobile che fuori Europa non può neppure circolare. La supercar è infatti priva di parabrezza e in America, come in molti altri Paesi, non è omologabile. Nonostante la sfilata di auto ibride, elettriche, ecologiche, la reginetta del Salone di Parigi è stata proprio lei, con uno stile che è un chiaro salto nel futuro, ma che strizza l’occhio al passato. Linea da Formula 1 anni Cinquanta, nel prezzo è compreso l’abito da pilota Loro Piana e gli accessori di pelle, così come il casco Berluti. La Ferrari Sp Monza, nella versione mono o biposto, è capostipite di un nuovo filone del Cavallino, la serie del lusso estremo chiamata Icona.
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LONDRA
Shopping d’autore
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Parallela alla celebre Bond Street, Albemarle Street è la nuova meta londinese dello shopping. Una sorta di “quadrilatero della moda” che s’ispira a Montenapo, con una storia altrettanto illustre, palazzi di prestigio e una posizione centralissima. Con l’ambizione di ricreare il successo della sempre celebrata Swinging London. Gli appassionati d’arte conoscono già Albemarle per le storiche gallerie, dove soggiornano al Brown’s Hotel, il primo hotel ad aprire i battenti a Londra nel 1837 che osserva ancora il rito del tè pomeridiano, arricchito ora dal ristorante di Heinz Beck, tre stelle Michelin, e dal bar Donovan’s, dove Salvatore Calabrese crea i suoi richiestissimi Martini. Mancava solo il tocco finale per rendere fashion il tutto. Come aveva ben capito anni prima Paul Smith con la sua boutique, seguito da Amanda Wakeley, una delle stiliste preferite dalla principessa Diana. Una scelta oltretutto conveniente: per affittare uno spazio a Bond Street servono 20mila sterline al metro quadro, contro le 5.500-6mila di Albemarle.
STATUS SYMBOL
Lusso che scandisce il tempo La maison del lusso è pronta a lanciare un nuovo smartwatch, questa volta dotato di Wear OS e del processore Snapdragon Wear 3100 di Qualcomm. Già approvato dalla FCC, costerà una piccola fortuna. Louis Vuitton non è estranea al mercato degli smartwatch: l’ultimo, il Tambour Horizon Android Wearpowered, costa circa 2.500 dollari. Pronto a passare il testimone al nuovo status symbol da polso, in due varianti esclusive.
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TESTIMONIAL AL TOP
Atletica Lima Barbara e Frank Sinatra
ASTA
The Sinatra’s Appuntamento imperdibile per i fan di Frank Sinatra: andranno all’asta a dicembre nella sede newyorkese di Sotheby’s copioni dei film, arredi delle sfavilllanti dimore di Palm Springs, Los Angeles e Malibu, oggetti, memorabilia, un prezioso ritratto di Norman Rockwell, gioielli principeschi firmati “Van Cleef & Arpels” e “Bulgari”, premi, libri, cimeli, quadri di artisti come Picasso. Il titolo dell’evento, “Lady Blue Eyes: property of Barbara and Frank Sinatra”, fa riferimento a quello dell’autobiografia dell’ultima moglie di Sinatra, non a caso parte del ricavato sarà devoluto alla “Barbara Sinatra Children’s Center” di Rancho Mirage, in California, no-profit fondata dalla coppia nel 1986, per proteggere i minori vittime di abusi.
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Eletta ambasciatrice per Puma, Adriana Lima, 37enne super top, per il suo ultimo ingaggio ha strappato una partnership a lungo termine con il colosso dello sportwear tedesco. “Sostenere, incoraggiare e responsabilizzare le donne è importante. Questo è uno dei motivi per cui ho voluto collaborare con Puma”, ha dichiarato. Durante il mandato, condividerà il percorso di allenamento personale spiegando gli step necessari per vivere una vita sana ed equilibrata. Per Adam Petrick, direttore globale marchio e marketing Puma, “ingaggiare Adriana è stata una scelta naturale, è stimolante e genuina. L’incarnazione della nostra attività di formazione femminile. Se la segui su Instagram, capisci che ama davvero lo sport, il fitness e, soprattutto, il pugilato”.
TOP LIFE
Sempre più ricchi Da Bezos a Gates, a Buffett, crescono i patrimoni miliardari Decisiva la corsa registrata lo scorso anno da Wall Street DI SARA MORTARINI
1. Jeff Bezos Età: 54 anni Patrimonio netto: 160 miliardi di dollari Società: Amazon 2. Bill Gates Età: 63 anni Patrimonio netto: 97 miliardi di dollari Società: Microsoft 3. Warren Buffett Età: 88 anni Patrimonio netto: 88,3 miliardi di dollari Società: Berkshire Hathaway 4. Mark Zuckerberg Età: 34 anni Patrimonio netto: 61 miliardi di dollari Società: Facebook
Jeff Bezos
RANKING
UN ANNO DA RECORD PER I PAPERONI USA
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Il 2018 è stato un altro anno da record per le 400 persone più ricche d’America, complice anche la corsa di Wall Street. Stando alla nuova edizione dell’annuale classifica stilata da Forbes, la soglia minima di patrimonio necessario per entrare tra i 400 Paperoni Usa è salita quest’anno a 2,1 miliardi di dollari, 100 milioni di dollari in più rispetto al 2017 e nuovo record
dalla nascita della graduatoria, mentre il patrimonio detenuto complessivamente dai membri della classifica si attesta a 2.900 miliardi di dollari, +7% rispetto allo scorso anno. Oltre ai record poi, non sono mancate le sorprese: per la prima volta dal 1994, il fondatore di Microsoft Bill Gates perde lo scettro di uomo più ricco d’America: il nuovo numero uno è infatti Jeff Bezos, patron di Amazon. Un avvicendamento che ben
rappresenta la trasformazione tecnologica ed economica in atto nel mercato. Il più anziano della lista è il 95enne magnate dei media Sumner Redstone, mentre il più giovane è il co-fondatore di Snapchat Evan Spiegel, che a 28 anni conta su un patrimonio di 2,2 miliardi di dollari. Le donne in classifica sono 57, due in più rispetto allo scorso anno. Vediamo ora le prime posizioni della classifica.
TOP LIFE
CARAIBI
HOTEL DI LUSSO APRE I BATTENTI A DOMINICA Kempinski, compagnia alberghiera svizzera di fascia alta, apre un hotel sull’isola caraibica di Dominica, dove il turismo è in decisa ripresa dopo la devastazione dell’uragano Maria nel 2017. Il Cabrits Resort,
cinque stelle con 160 camere, spa, palestra, campi da tennis, piscine con acqua calda e fredda sarà inaugurato nella seconda metà del 2019. Il complesso alberghiero, affacciato sulla Discovery Bay e
immerso nel Parco Nazionale di Cabrits, avrà un design studiato per rispettare e proteggere la bellezza naturale e l’ecosistema dell’isola, mantenendone l’autenticità e rispettando l’ambiente.
Victoria Beckham
USA
I BECKHAM VENDONO CASA
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David e Victoria Beckham hanno venduto la loro proprietà di Beverly Hills, incassando oltre 33 milioni di dollari. La casa era in vendita da anni, ma non è mai stata messa ufficialmente sul mercato e l’acquirente, rappresentato da una società, è rimasto anonimo. La celebre coppia britannica ha maturato un guadagno significativo sulla vendita, visto che l’acquisto era avvenuto 11 anni fa per ben 11 milioni di dollari in meno. La proprietà, in stile mediterraneo, si estende su una superficie di oltre mille metri quadri e conta sei camere da letto e dieci bagni. All’interno la casa è caratterizzata da soffitti alti, camini e pavimenti in legno. Beckham, ex calciatore 43enne e la moglie Victoria, 44 anni, ex Spice Girl e titolare di una fortunata linea di moda, hanno già diverse proprietà a Londra e nella campagna inglese.
OPINION
Alga delle meraviglie Spesso vengono sottolineate le doti benefiche della spirulina Le ricadute positive per l’organismo non mancano, ma sono limitate DI ROBERTO CANNATARO /
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utilizzate por costruire nuove proteine. Nove dei venti aminoacidi che compongono le proteine sono essenziali: devono essere assunti in quanto il nostro organismo non è capace di sintetizzarli. Più una proteina ne contiene, tanto più il suo valore biologico è alto. È il caso delle proteine di origine animale, in testa latte e uova.
Se ne sente parlare sempre più spesso: personalmente la vedo come qualcosa che ha un fondamento scientifico, ma che viene spinta per un puro scopo commerciale. Seguendo persone con stile di nutrizione vegetariana o vegana, spesso mi dicono: “Assumo proteine; infatti integro con la spirulina”.
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PRIVATE
Basi dell’alimentazione Le proteine sono elementi fondamentali per il nostro organismo: infatti il nome deriva dal greco proteios che significa “di
primaria importanza”. Spesso le si lega ai muscoli, ma solo il 30-40% delle proteine corporee è presente nei muscoli. Il resto regola il crosstalk fra le cellule tramite ormoni e il passaggio di sostanze nelle cellule. I notissimi anticorpi, per dirne una, sono proteine. Classificazioni Si classificano in base al valore biologico, ovvero la possibilità di potere essere smontate nei componenti che le costituiscono, gli aminoacidi, e potere essere
Valore sovrastimato Le alghe in questa classifica si posizionano bene: in particolare la spirulina ha un profilo aminoacidico di tutto rispetto, però bisogna ricordare anche che bisognerebbe assumere almeno 0,8g di proteine per kg di peso corporeo, dunque per un uomo che pesa 80kg almeno 64g. Con una battuta mi viene da dire che, a meno di non essere un mammifero marino che mangia decine di kg di alghe al giorno, la spirulina non può essere vista come fonte proteica. Magari può essere vista come fonte di iodio e di omega3 (in particolare DHA), in quanto di questi nutrienti abbiamo bisogno di piccole quantità e dunque anche 2-3g di spirulina possono fare la differenza.
LAW
C’è futuro per i lavoratori La diffusione dei robot nelle aziende cambierà la struttura del mercato in maniera radicale Le relazioni sindacali sono fondamentali per non subire, bensì governare l’innovazione DI LUIGI DELL’OLIO / @LuigidellOlio
Dobbiamo rassegnarci a un saldo negativo? Il tema dell’occupabilità si affronta con la consapevolezza delle necessità professionali e delle nuove organizzazioni del lavoro: partendo da questo punto occorre una formazione specifica che consenta di avere risorse pronte per le nuove attività. Mentre in altri Paesi sono anni che ci si prepara in tal senso, in Italia abbiamo dormito colpevolmente e ora gridiamo allarmati. Servono nuove norme o nuovi modelli organizzativi? Siamo famosi nel mondo per le poderose produzioni legislative. Se si volesse fare un buon lavoro dal punto di vista normativo avremmo bisogno di una forte semplificazione demandando, poi, alla contrattazione territoriale la determinazione delle politiche organizzative. Occorre ridefinire un patto sociale fondato sulla responsabilità della necessità del
Francesco Rotondi
perseguimento di un fine comune che impone la negoziazione, non la trattativa. L’impresa dovrà fare la propria parte, ma senza buone relazioni industriali difficilmente si otterranno ottimi risultati. 99
Avvocato, spesso si sente dire, anche in ambito finanziario, che i robot rubano/ruberanno il lavoro alle persone: è così? La “paura” è una reazione umana verso l’ignoto! Per fortuna non sapere o comprendere ciò che accadrà è responsabilità di chi ha paura. Non ci sarà nessuno che “ruba” posti di lavoro, bensì - come sempre accaduto nel corso della storia e dell’evoluzione tecnologica - una trasformazione. La trasformazione dell’attività lavorativa dovuta anche alla robotizzazione comporterà l’adattamento o il cambiamento dei modelli organizzativi e alcune mansioni molto probabilmente spariranno a favore di altre che oggi non sono presenti. Ci sarà molto probabilmente un problema di saldo
tra entrate e uscite, ma siamo di fronte alla trasformazione di alcune attività e alla creazione di altre, di certo non alla scomparsa del lavoro.
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“Molti lavori spariranno, ma la robotizzazione ne crea di nuovi”. Francesco Rotondi, cofondatore dello studio legale LabLaw, invita ad affrontare a testa alta i cambiamenti del mercato, forte degli insegnamenti della storia e dell’esperienza maturata seguendo in questi anni alcune delle vicende più delicate del mondo del lavoro.
ART
Botti di fine anno Dopo i successi delle aste internazionali, c’è ottimismo anche per gli appuntamenti italiani Cresce il contemporaneo con Martini e Fontana tra i più gettonati nella Penisola DI ALESSANDRO CUOMO*
Dopo la settimana calda di Frieze London e Frieze Masters, le clamorose aggiudicazioni di Christie’s e Sotheby’s, il quadro autodistrutto di Banksy venduto a un milione e trecentomila sterline, l’attenzione torna nuovamente sulle aste italiane.
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Trend in crescita Globalmente la situazione è positiva e la crescita del mercato dell’arte (che vale oltre 60 miliardi l’anno in tutto il mondo) non si è ancora fermata. Secondo il Rapporto Artprice 2018, appena pubblicato, la crescita del contemporaneo è continua. Basquiat si conferma ancora il re delle grandi aste americane, e ben nove italiani sono presenti nella Top 500 degli artisti con i fatturati più alti. Il consolidamento del mercato dell’arte contemporanea si deve a una domanda sempre crescente degli artisti diventati imprescindibili, ma anche alla proliferazione dell’offerta e a un contesto economico particolarmente favorevole. Per la prima volta dalla crisi finanziaria del 2008, i quattro principali indicatori della salute del
mercato dell’arte contemporanea sono tutti positivi negli ultimi 12 mesi, con una crescita uniforme, quest’anno, in termini di prezzi, di lotti venduti e di volume totale delle vendite. Il prezzo medio di un’opera contemporanea venduta all’asta passa dagli 8.400 dollari alla fine del XXI secolo ai 28mila dollari di oggi, dopo aver toccato un picco di 38.800 nell’esercizio 2013/14. L’America punta sul moderno Sempre secondo il Report Artprice, l’arte contemporanea rappresenta il 14% del numero di vendite all’asta totale di belle arti, contro il 12% del fatturato. Attualmente supera il periodo dei maestri antichi e quello del XIX secolo, sia in termini di ricavi derivanti dalle vendite che per numero di scambi. Tuttavia, non può ancora competere con l’arte del Dopoguerra e l’arte moderna che concentrano, complessivamente, il 68% del valore globale del mercato dell’Arte. Il mercato americano in particolare si è maggiormente concentrato sull’arte moderna (soprattutto con la vendita della collezione Rockefeller nel maggio 2018) ed è stato fortemente marcato
dal record storico del Salvator Mundi di Leonardo da Vinci nel novembre 2017. Nomi in vista Tra gli artisti più quotati del 2018 si confermano alcuni grandi internazionali: Basquiat, Christopher Wool, Mark Bradford o Richard Prince. In particolare Basquiat, a cui si devono 20 delle 100 migliori aggiudicazioni dell’anno, resta il primo pilastro economico del mercato contemporaneo. Si distinguono anche vari artisti cinesi, forti di un mercato interno motivato di fronte alla potenza americana. La potenza finanziaria del mercato dell’arte contemporanea in verità si basa solo su una manciata di artisti: i 500 artisti più venduti generano l’89% del profitto mondiale, sui 20.335 contemporanei di cui almeno un’opera è stata aggiudicata tra luglio 2017 e giugno 2018. Il trio di testa – composto da Basquiat, Doig e Stingel – concentra, da solo, il 22% delle entrate mondiali, contro il 27% per il podio dell’esercizio precedente costituito da Basquiat, Doig e Wool.
ART MARKET In alto: Gino Severini Le Cycliste, 1956 olio su tavola cm 41x51 Stima: 20.000-30.000 euro da Finarte.
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A sinistra: Arturo Martini Donna sdraiata, 1929-1930 ceramica policroma cm 16 x 40 Stima: 12.000-14.000 euro da Finarte.
ART
I numeri del mercato • Il fatturato mondiale dell’arte contemporanea, in crescita del 19%, tocca 1,9 miliardi di dollari. • Il numero di lotti venduti aumenta del 17% con 66.850 aggiudicazioni. • Il tasso mondiale di invenduti rimane stabile al 39% • L’indice dei prezzi dell’arte contemporanea aumenta del 18,5%.
Gino Severini Pastorello seduto, 1939 olio su tavola cm 61,5x46,4 Stima: 22.000-25.000 euro da Finarte.
Londra, New York, Pechino e Hong Kong concentrano l’82% del fatturato mondiale per l’arte contemporanea, ma solo il 17% dei lotti venduti.
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Usa in testa Gli Stati Uniti restano la prima piazza del mercato mondiale, anche se l’egemonia di New York quest’anno mostra segni di cedimento. Il mercato americano si è maggiormente concentrato sull’arte moderna (soprattutto con la vendita della collezione Rockefeller nel maggio 2018) ed è stato fortemente marcato dal record
storico registrato dal Salvator Mundi di Leonardo de Vinci nel novembre 2017. Il Regno Unito (545 milioni di sterline) e la Cina continentale (298 milioni) realizzano, per invece, un’eccellente performance, in rialzo rispettivamente del 55% e del 15%. Londra consolida sul Mercato di fascia alta: 86 opere contemporanee sono state vendute a più di un milione nella capitale inglese, contro le 53 dell’anno scorso. Tocca a Milano Il 5 dicembre sarà nuovamente il turno di Finarte con la consueta asta dedicata all’arte moderna
e contemporanea. Un catalogo variegato e molto ampio offre una panoramica sul ’900 italiano che da un paio d’anni a questa parte sta dando grandi soddisfazioni ai collezionisti. Segnaliamo, tra i lotti più interessanti, un nucleo di opere in ceramica di Arturo Martini e Lucio Fontana, estremamente appetibili in termini di stima e molto richieste dal collezionismo più colto e raffinato. Intrigante un volume di Dadamaino, del 1959, 90x70cm, stimato 50-60mila euro. Infine in evidenza due preziosi oli di Gino Severini provenienti da una pregiata collezione parigina, in vendita con stime comprese tra i 20-30mila euro. *Responsabile del dipartimento di arte moderna & contemporanea di Finarte
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Gentilezza da coltivare Le definizioni di questo concetto si sprecano e spesso sono molto difformi tra loro È il momento di porre qualche punto fermo per evitare di disorientarsi DI MARIA GRAZIA RINALDI*
Ognuno di noi potrebbe dare una definizione di gentilezza. Potrebbe essere vista come la capacità di essere raffinati o educati, c’è chi potrebbe dire di una persona gentile che è rispettosa.
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Non solo formalità Il vocabolario Treccani la definisce come: “la qualità propria di chi è gentile, nei vari significati dell’aggettivo: g. d’aspetto, g. di modi; e in senso morale: g. d’animo, di costumi, di sentimenti. Più com., amabilità, garbo, cortesia nel trattare con altri: persona di squisita g.; la sua innata g.; è di una g. rara, incomparabile”. Indipendentemente dalla definizione, non è persona gentile solo chi lo è per formalità. La gentilezza richiede altri elementi come il calore, la generosità,
l’umiltà, la dedizione, la gratitudine, l’attenzione. La gentilezza è espressione della forza interiore individuale e si traduce in fatti concreti. Conta l’autenticità È una virtù in grado di far cadere le resistenze, i giudizi e pregiudizi e apre tutte le porte perché rappresenta la chiave di accesso per entrare in relazione profonda con gli altri. Secondo Frank Martin, autore de “Il potere della gentilezza”, questa non è altro che “la capacità di costruire insieme, in un contesto condiviso, basato sulla comprensione, sul rispetto, sull’umiltà e sull’accettazione incondizionata del punto di vista altrui”. Tutte cose importanti, anche se per una relazione profonda davvero manca
ancora qualcosa: l’empatia. Essere empatici vuol dire mettersi nei panni dell’altro, sentire quello che sente l’altro a un livello più profondo. Uno dei primi passi che ci aiutano a essere più empatici è concentrarci sulla nostra capacità di ascolto. Quanto ascoltiamo siamo davvero in relazione con gli altri? Ascoltare non significa semplicemente aspettare il proprio turno per parlare, né stare in silenzio. Piuttosto occorre porsi in ascolto (con tutti i sensi) dei bisogni dell’altra persona, cercare di entrare nel mondo dell’altro anche se non lo condividiamo. È un vedere con gli occhi altrui, ascoltare con le sue orecchie e sentire con il suo cuore. *Selezionatrice di private banker, psicologa e coach abilitata
E, all’improvviso, ti accorgi che sei diventato grande. Perché in Italia sei il più grande gruppo indipendente del risparmio gestito, con un patrimonio che quest’anno supererà i 170 miliardi di euro*. Perché anche quest’anno hai vinto nuovi, importanti riconoscimenti **. Perché hai a cuore i risparmi di più di un milione di persone***. Perché il tuo “improvviso” è un impegno costante da più di 30 anni.
Visita il sito www.animasgr.it o chiama il numero verde 800 388876 * Patrimonio gestito complessivo del Gruppo ANIMA al closing degli accordi ANIMA Holding-Banco BPM e ANIMA Holding-Poste Italiane per il trasferimento delle attività di gestione assicurative e sulla base degli AUM al 31/12/2017.
** ANIMA Sgr ha vinto come Miglior gestore Fondi Italia Big, primo classificato e come Miglior Gestore Speciale 20° nella categoria Fondi italiani, al Premio ***
Alto Rendimento 2017 promosso dal Gruppo 24 ORE. ANlMA Sgr è stata inoltre eletta Miglior Gestore fondi Italia BIG dall’Istituto Tedesco Qualità e Finanza ed ha vinto il Premio Tripla A ai Milano Finanza Global Awards 2018 come società con il maggior numero di fondi AAA, nella categoria Fondi di diritto italiano. Dato a fine 2017; fonte: ANIMA.
Per maggiori informazioni consulta l’annuario dell’investitore 2017 o visita i siti www.ilsole24ore.com e www.istituto-qualita.com. Prima dell’adesione leggere il KIID, che il proponente l’investimento deve consegnare prima della sottoscrizione nonché il Prospetto pubblicato e disponibile presso la sede della società, i soggetti incaricati della distribuzione e sul sito internet www.animasgr.it. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. Il collocamento del prodotto è sottoposto alla valutazione di appropriatezza o adeguatezza prevista dalla normativa vigente. Il valore dell’investimento e il rendimento che ne deriva possono aumentare così come diminuire e, al momento del rimborso, l’investitore potrebbe ricevere un importo inferiore rispetto a quello originariamente investito. Messaggio pubblicitario.
BRAINPOWER
L’erba è sempre più verde Il mercato della marijuana sia per uso medicale, sia ricreativo è in piena espansione Gli scienziati segnalano infatti che la cannabis può portare benefici alla salute DI ANAÏS BORRI
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IL NUMERO DI PAESI NEL MONDO DOVE L’USO PER FINI SANITARI È LEGALE
37%
LA CRESCITA DEL MERCATO GLOBALE NEL 2017
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Canopy Growth in Canada
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Con la recente legalizzazione del consumo ricreativo della marijuana in Canada e in vari Stati americani, gli investimenti nel settore stanno crescendo velocemente. Ad agosto Constellation Brands (il produttore della Corona) ha investito 4 miliardi di dollari in Canopy Growth ed anche Coca Cola, con Aurora Cannabis Inc. sta sviluppando una bibita a base di marijuana. È stimato che nel 2022 i ricavi legati alla cannabis saranno pari a 23,4 miliardi di dollari negli Stati Uniti e 5,5 miliardi in Canada. Eppure, gli effetti di questa sostanza sono
milioni
IL NUMERO DI FUMATORI DI QUESTA SOSTANZA IN ITALIA (DIPARTIMENTO PER LE POLITICHE ANTIDROGA)
ancora al cuore di un dibattito acceso. Innanzitutto, non ci sono mai stati decessi dovuti alla marijuana e l’ultimo rapporto della National Academies of Sciences conferma che in ambito medicale la marijuana può essere un trattamento efficace del dolore cronico, come quello di cui soffrono i malati di sclerosi multipla. È pure una sostanza più sicura dei farmaci oppioidi e può diminuire la nausea causata dalla chemioterapia. Ma fuori dall’ospedale, è pericolosa? Benché ci sia qualche effetto nocivo, sembrerebbe che la marijuana danneggi meno alla salute di altre
sostanze legali già in consumo. Infatti, uno studio di Joanna Jacobus, ricercatrice alla UC San Diego, mostra che il consumo d’alcool durante l’adolescenza può ridurre la materia bianca del cervello, mentre la marijuana no. D’altra parte, fumare cannabis frequentemente diminuisce l’attenzione e la memoria, ed è legato ad un più alto rischio di sviluppare bronchite e certi disturbi psicologici. Quindi qual è il verdetto? La marijuana può aiutarci ad essere più sereni ed alleviare dolori ma come il vino e la cioccolata, è meglio consumarla con moderazione.
ASSET
Non solo rebranding Pramerica è la nuova denominazione della società con aum per 60 miliardi di euro in Italia Cresce l’offerta e si rafforza il team dei consulenti al servizio della clientela DI MATTEO CHIAMENTI
Stiamo lavorando per sviluppare ulteriormente le nostre soluzioni socialmente responsabili: con oltre 1 miliardo di euro di masse investite in questo settore, siamo già al quinto posto in Italia
Quali sono le principali direttrici della crescita? Traino essenziale per questo andamento positivo sono state la capacità di definire e implementare con tempestività strategie di investimento innovative e coerenti con l’andamento dei mercati; la vicinanza alle reti distributive e ai clienti; la qualità della rete distributiva partner e del team di investimento italiano unita 107
Il risparmio gestito in Italia è in grande evoluzione, tra nuove normative, crescente concorrenza e moltiplicazione dei prodotti per venire incontro a una clientela sempre più esigente. Quali sono i vostri tratti distintivi? La nostra società nel mese di settembre ha superato in termini di patrimonio i 60 miliardi di euro con un incremento, in particolare, dei mandati istituzionali e ha registrato un tasso di crescita - misurato come rapporto tra raccolta netta da inizio anno a settembre e aum di fine 2017 - sei volte superiore rispetto alla media dell’industria: +3,6% a fronte dello 0,6%. Questi dati ci hanno permesso di confermare il nostro posizionamento che ci vede tra i primi player del Paese con una quota di mercato pari a circa il 3%.
Per continuare in questo percorso di crescita consistente nel tempo e per diventare sempre più una società aperta al mercato, presidiando ulteriormente il segmento degli investitori istituzionali e delle reti distributive terze, la nostra società cambia nome: Pramerica. La nuova denominazione societaria, che non riflette alcun cambiamento in termini di compagine azionaria, si colloca all’interno di un processo di sviluppo che, grazie al valore della nostra realtà nel complesso, ci ha portati a consolidare la nostra posizione sul mercato e intende valorizzare i nostri tratti distintivi, tra cui la nostra capacità di investimento globale.
PRIVATE
L’industria del risparmio gestito sta attraversando una stagione di grandi cambiamenti sia a livello di prodotti, che di strategie. Ne abbiamo parlato con Andrea Ghidoni, amministratore delegato e direttore generale di Pramerica Sgr (già UBI Pramerica Sgr), il quale presenta a PRIVATE la società.
OPINION
Il nostro sistema di offerta combina la gestione tradizionale con la ricerca di opportunità specifiche che si presentano sul mercato all’appartenenza al network di Pramerica Financial, tra i primi 10 asset manager a livello globale con 1,4 trilioni di dollari in gestione e oltre 140 anni di storia. Pramerica Financial ci consente, infatti, di essere distintivi sul mercato italiano, poiché ci permette di offrire soluzioni gestite da oltre 1.000 professionisti presenti in quattro continenti e caratterizzate da una grande varietà di processi di investimento e stili di gestione.
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PRIVATE
Che cosa vi aspettate per il futuro e quali novità avete in serbo in termini di offerta commerciale? Per il futuro si prospetta una nuova fase di crescita, in cui i tratti distintivi della nostra società saranno sempre più differenzianti. La continua evoluzione delle esigenze degli investitori e le sfide che arrivano dai mercati ci portano, inoltre, a innovare continuamente il nostro sistema di offerta che mira a cogliere opportunità specifiche sia di tipo più “tradizionale” per un
gestore attivo, come gli investimenti absolute return o quelli tematici, sia di tipo “nuovo” per il nostro business che lo avvicinano al mondo della gestione passiva, andando a coglierne i vantaggi in termini di efficienza, come le soluzioni smart beta. Vi state concentrando sulla finanza sostenibile? Su quali soluzioni puntate? Certamente, stiamo lavorando per sviluppare ulteriormente le nostre soluzioni socialmente responsabili in chiave sempre più Esg: attualmente, con oltre 1 miliardo di euro di masse investite secondo criteri responsabili, ci classifichiamo al quinto posto in Italia nella lista degli asset manager. Inoltre, in generale, tutte le nostre soluzioni Sri si caratterizzano per un approccio duplice e distintivo:
oltre a investire sui principali driver di sviluppo sostenibile secondo criteri di responsabilità sociale e ambientale, i fondi e i comparti destinano una percentuale delle commissioni di gestione a enti o associazione non profit, scelti in coerenza con le caratteristiche di ciascun prodotto. L’esempio più recente di questa applicazione è rappresentato dal comparto Social 4 Planet, strategia lanciata proprio quest’anno. Attraverso questa soluzione abbiamo, infatti, deciso di puntare sull’economia circolare, ossia su quel modello che si basa sulla valorizzazione degli scarti della produzione, sull’estensione del ciclo di vita dei prodotti, sulla condivisione delle risorse e sull’utilizzo di fonti rinnovabili. Questa strada di sviluppo si discosta da quella degli ultimi 150 anni di
I NUMERI DI PRAMERICA FINANCIAL
1,4 TRILIONI DI DOLLARI
1.000
GLI AUM IN GESTIONE
I PROFESSIONISTI ATTIVI A LIVELLO MONDIALE
140 ANNI DA QUANTO ESISTE LA SOCIETÀ
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*Pramerica Financial è il marchio utilizzato da Prudential Financial, Inc. (PFI), USA, e dalle sue consociate in determinati Paesi al di fuori degli Stati Uniti. PFI (USA) non ha alcun legame con Prudential Plc, società con sede nel Regno Unito. © 2018 Prudential Financial, Inc.
investimento dei nostri clienti. La struttura commerciale, che risponde ad Andrea Sanguinetto, offre costante supporto alle reti di distributori che gestiscono quotidianamente la relazione con gli investitori. Consci delle nuove sfide che l’industria del risparmio gestito deve affrontare, focalizziamo la nostra attenzione su un servizio di sempre maggior qualità per le reti, che possa offrire loro le chiavi di lettura delle dinamiche di mercato. 109
Quali sono i programmi di sviluppo per quel che concerne la vostra squadra di professionisti? La nostra squadra sta crescendo di pari passo con la società: infatti, negli ultimi tempi abbiamo potenziato
in particolare sia la struttura commerciale, sia l’area investimenti, arrivando così a un totale di oltre 160 professionisti. Il team di investimento, guidato da Fabrizio Fiorini, vanta figure di grande esperienza con quasi dieci anni di permanenza media nella società. Tutti i nostri gestori si confrontano quotidianamente con le sfide del mercato e operano in sinergia su scala globale con lo scopo di realizzare gli obiettivi di
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storia, definita “economia lineare”, caratterizzata dall’estrazione e dall’utilizzo delle materie prime e successivamente dallo scarto del prodotto, una volta arrivato alla fine del suo ciclo di vita.
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Patrimoni di famiglia Banco Desio è tra le poche realtà a conservare l’impianto originario delle strutture private Una scelta che consente di fare scelte ponderate, in condivisione con i clienti DI FRANCESCA VERCESI / @frvercesi
L’industria del risparmio sta vivendo un momento di transizione e da qui in avanti dovrà operare un contenimento dei costi, considerando la pressione sui margini e le rendicontazioni di fine anno, alla luce dell’entrata in vigore di Mifid 2. Ecco come si sta strutturando il Banco Desio, una delle poche realtà familiari rimaste sul mercato. Parla Roberto Moretti, responsabile direzione supporto e governo reti e capo del private banking dell’istituto.
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La crescita delle reti in questi anni è stata determinata in larga parte dal reclutamento di professionisti con grandi portafogli, anche e in misura crescente dal mondo bancario. Ma il costo delle masse acquisite tramite recruiting si aggira tra i 180 e i 200 basis point e c’è la pressione sui margini. Dove sta andando l’industria? Sono le organizzazioni con le maggiori dimensioni, le stesse che dichiarano crescite costanti annue a due cifre che più di altre operano acquisendo professionalità presso altre realtà. In questo contesto il costo delle masse “da acquisizione” è addirittura cresciuto negli anni
scorsi fino a raggiungere i 300/400 basis point, secondo un modello che è difficile possa reggere con una normativa come Mifid 2 che porta con sé una pressione sui margini che diversi operatori e società specializzate identificano in una forchetta che va dal meno 10 al meno 20-25 %. Da parte nostra abbiamo da sempre privilegiato la crescita interna, i nostri private banker sono inoltre tutti dipendenti e quindi oltre non sono retribuiti in proporzione ai ricavi generati sul proprio portafoglio, sono coinvolti attraverso una costante formazione tecnico comportamentale ed ancora prima delle norme Esma in materia di competenze sono tutti certificati Aipb. Le banche si stanno focalizzando più che nel rispetto al passato su modelli di business più evoluti e si stanno concentrando verso i segmenti di clientela più alti. Come vi state muovendo nel contesto attuale? Siamo una realtà particolare perché una delle poche aziende familiari rimaste sul mercato in questo settore, se poi allarghiamo l’analisi alle società quotate il cerchio si
restringe ulteriormente. La nostra clientela media è lo specchio della nostra realtà, è quindi formata da privati e da imprenditori che spesso sono famiglie che seguiamo progressivamente in ogni momento della loro vita personale e imprenditoriale, dando risposte alle varie esigenze che nel tempo si presentano e devono ricevere soluzioni rapide e puntuali. Riteniamo pertanto questo modello di servizio assolutamente attuale e moderno, grazie alla convergenza professionale dei nostri private banker (che seguono le controparti dalle esigenze più complesse) e dei nostri corporate (che seguono le aziende con un fatturato superiore ai 20 milioni) abbiamo un particolare focus sulle pmi che rappresentano nei nostri territori il vero tessuto imprenditoriale italiano e che apprezzano queste nostre soluzioni. Come fare per far percepire il valore al cliente? Nel contesto attuale il fattore prezzo ha perso significato e consistenza, la qualità del servizio e il tempo dedicato alla relazione con il cliente, alla capacità di ascolto delle esigenze
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La differenza la fanno la qualità del servizio e il tempo dedicato alla relazione con l’investitore, più che il prezzo manifestate ma soprattutto a quelle meno evidenti rappresentano un valore che il cliente del nostro gruppo percepisce e apprezza. La nostra realtà è caratterizzata, nel rispetto di una normativa sempre più complessa, da una filiera decisionale che rimane corta ed efficiente. Se però dovessi identificare il valore più importante non ho dubbi nel riconoscere la fiducia che i nostri clienti da sempre ci riconoscono grazie anche alla dedizione, alla credibilità e dal punto di vista tecnico ai nostri indici patrimoniali.
Roberto Moretti
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I vostri clienti sono perlopiù imprenditori. Cosa vi chiedono rispetto al passato? Sono sempre più interessati a gestire nel modo più equilibrato le problematiche e le opportunità del passaggio generazionale. Oggi percepiamo il rischio soprattutto come “rischio di perdere”, ma in realtà l’opportunità è simmetrica. Una sfida fondamentale per il nostro settore è far crescere la cultura finanziaria tra i clienti. Un cliente consapevole e sempre più informato è un valore per tutti.
Considerazione sui rischi principali sui rischi ed principali IlConsiderazione valore degli investimenti il reddito da essi derivante oscilleranno e gli investitori potrebbero non ottenere indietro l’intero Il valore inizialmente degli investimenti ed ilPer reddito da essitutti derivante glifondo investitori potrebbero non ottenere indietro l’intero importo investito. conoscere i rischioscilleranno e l’obiettivo edel si rimanda alla documentazione d’offerta in vigore. importodocumento inizialmentenon investito. Per aconoscere tutti azioni i rischieenon l’obiettivo del fondo si rimanda alla documentazione Questo è un invito sottoscrivere deve essere considerato un consiglio finanziario. d’offerta in vigore. Questo documento non è un invito a sottoscrivere azioni e non deve essere considerato un consiglio finanziario.
Un Un reddito reddito aggiuntivo aggiuntivo per per prenderti prenderti cura cura di di chi chi ami ami Invesco Global Income Fund Invesco Global Income Fund www.invesco.it/global-income www.invesco.it/global-income Ogni investimento comporta dei rischi e non offre garanzie Ogni investimento comporta dei rischi e non offre garanzie sui rendimenti futuri sui rendimenti futuri
La decisione di investire in un fondo deve essere effetuata considerando la documentazione d’offerta in vigore, che è disponibile La decisione di investire in une fondo essere effetuata considerando la documentazione d’offerta in vigore, che è via disponibile presso i soggetti collocatori sul sitodeve www.invesco.it. Pubblicato da Invesco Asset Management S.A. Sede Secondaria, presso i soggetti collocatori Bocchetto 6, 20123 Milano.e sul sito www.invesco.it. Pubblicato da Invesco Asset Management S.A. Sede Secondaria, via Bocchetto 6, 20123 Milano.
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Venti anni di corsa I certificate tagliano un traguardo storico dalla prima comparsa sul mercato È l’ora di un bilancio con Grosset, investment specialist di Unicredit DI MAX MALANDRA
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“Il settore dei certificate ha da poco compiuto 20 anni di vita. Un tempo sufficientemente lungo per essere ormai passato da mercato di nicchia a comparto che ha un suo posto nei portafogli degli investitori e più in generale nel mondo finanziario”. Così Christophe Grosset, certificate investment specialist di UniCredit. Il panorama dei certificati, tra strumenti a leva e quelli investment, viaggia ormai nell’ordine degli 10 miliardi di euro di emissioni all’anno, con scambi sul Sedex che nei primi nove mesi dell’anno hanno superato i 13 miliardi di euro. “Le tendenze sono essenzialmente due”, continua Grosset. Da una parte, per i trader, la ricerca di strumenti che siano quotati su mercati regolamentati, con la
possibilità di operare su temi che sono i più attuali e interessanti, oltre che su tutte le strategie rialziste, ribassiste e anche di stabilità; dall’altra l’interesse per gli investment certificate , con la possibilità di avere flussi reddituali interessanti”. Tra i prodotti a leva l’Esma ha riammesso alle quotazioni i corridor… Sì, dopo una prima fase in cui questa categoria era stata fatta rientrare in una vasta gamma di strumenti bloccati dall’Esma, nella revisione della normativa sono stati invece pienamente riammessi proprio per le loro caratteristiche di essere quotati su mercati regolamentati.
Questa è una delle caratteristiche fondamentali che li rende interessanti anche per gli investitori individuali. E per quanto riguarda il mondo degli investment certificate? È un prodotto che sta trovando il suo posto nei portafogli degli investitori. Un recente sondaggio condotto tra circa 900 consulenti delle varie reti ha mostrato come il 78% di loro stimi che con Mifid 2 si svilupperà l’utilizzo dei certificate, mentre un anno fa la quota era del 69% circa: una crescita molto significativa. Inoltre il 60% ritiene che servano per ottimizzare il rapporto tra rendimento e rischio, il 15% per diversificare il portafoglio e un 9% per finalità tattiche.
ASSET
Quali sono i segmenti più ricercati ora dagli investitori? Il comparto era nato soprattutto sull’onda della richiesta di strumenti a capitale protetto. Negli ultimi anni, però, abbiamo assistito a un’evoluzione del mercato. A ritagliarsi la quota maggiore sono infatti i certificati a capitale parzialmente protetto, dato che offrono un’ampia varietà di soluzioni, rispetto alla semplice protezione del capitale. Quali in particolare? In Italia suscitano molto interesse quei certificati che pagano un coupon o che comunque consentono di aumentare il rendimento sotto certe condizioni di mercato. Strumenti che quindi
sono in linea con i risultati della survey: ottimizzare il rapporto tra rendimento e rischio. A conferma di questo sono i dati di mercato: nel primo semestre dell’anno il 30% dei collocamenti è stato sui certificati express, che prevedono la possibilità di rimborsi anticipati, coupon crescenti nel tempo. Sono quindi strumenti per chi non vuole farsi condizionare dal breve termine. Una seconda tipologia molto apprezzata è quella dei cash collect, che punta a pagare cedole: strumenti che piacciono a chi conta su flussi cedolari e su tempi non brevi. E le tendenze recenti? Andare a cercare soluzioni che prevedono soglie di protezione più lontane Una caratteristica comune
E un aumento dei rendimenti dei titoli di Stato potrebbe far concorrenza ad alcune tipologie di certificati investment? Non credo, stiamo parlando di categorie di investitori molto diverse tra di loro. Chi utilizza certificate ha ormai raggiunto un grado di consapevolezza sui mercati finanziari e di sofisticatezza decisamente superiore. Il fintech impatta sui certificati? Abbiamo lanciato la piattaforma RoboCertificate, per far conoscere i certificati di investimento creando portafogli personalizzati. Accessibilità per tutti, semplicità nell’utilizzo e personalizzazione sono i punti di forza di questa piattaforma con la quale abbiamo anche vinto il premio ai FintechAge Awards 2018 come migliore app. 115
Christophe Grosset
Questo rappresenta quindi un atout per questo strumento? Direi proprio di sì. È il vantaggio che offre questa tipologia di strumenti rispetto ad altri. La flessibilità e la possibilità di costruire strumenti per ogni situazione di mercato rappresentano veramente i punti di forza di questi strumenti.
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In questo periodo c’è grande interesse per i prodotti a capitale parzialmente protetto, che offrono un’ampia varietà di soluzioni
sia a chi investe direttamente sia a chi opera tramite consulente. Ad esempio i nostri top bonus doppia barriera che rilevano il sottostante solo a scadenza e non durante tutta la vita dello strumento e offrono una seconda chance nel caso infrangano la prima barriera.
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C’è valore negli emergenti Western Asset punta sul reddito fisso dei Paesi in via di sviluppo La società appartenente al gruppo Legg Mason giudica troppo cari i bund DI MATTEO CHIAMENTI
Qual è il vostro outlook per il 2019? Riteniamo che la divergenza nella crescita tra gli Stati Uniti e il resto del mondo si ridurrà. Per il prossimo anno ci aspettiamo infatti che la crescita degli Stati Uniti subisca un leggero rallentamento, con l’inflazione che rimarrà contenuta. D’altra parte, pensiamo che l’estremo pessimismo al di fuori degli Stati Uniti sia ingiustificato. La crescita europea, ad esempio, è stata in realtà abbastanza solida, e ci aspettiamo che continui. Pensiamo però che le tensioni commerciali continueranno a esercitare una pressione negativa sulla crescita, dato che il clima di protezionismo che ha caratterizzato quest’anno sembra destinato a permanere. Michael Buchanan
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Le prospettive di crescita economica sulle due sponde dell’Atlantico, le opportunità di investimento su scala globale e le soluzioni ad hoc per la clientela facoltosa. Ne abbiamo parlato con Michael Buchanan, deputy cio di Western Asset (gruppo Legg Mason).
Con i tassi in crescita negli Usa e non in Europa, come organizzare il proprio portafoglio d’investimento? Quest’anno fino ad ora abbiamo mantenuto una posizione long sugli Stati Uniti, ma gestendo attivamente l’esposizione. Abbiamo infatti aumentato l’esposizione nel range da 2 a 5 anni, perché usiamo
la duration sugli Stati Uniti come fattore di diversificazione del rischio e crediamo che ci sia valore nella parte breve della curva. Questa valutazione si basa su ciò che è già prezzato dal mercato, sulla nostra previsione di crescita e inflazione USA contenute, e sul modo in cui crediamo la Fed si comporterà. Un altro motivo per aumentare l’esposizione sulla parte a breve termine della curva è basata sul valore: crediamo infatti che sia molto probabile, ma non ancora prezzato dal mercato, che la Fed metta in pausa i rialzi dei tassi nei primi mesi del 2019. Per quanto riguarda l’Europa? Continuiamo a credere che i Bund tedeschi siano tra gli asset più sopravvalutati nell’universo del reddito fisso. Per questo preferiamo andare short su questi titoli, anche considerando la crescita – seppur lenta – dell’inflazione, le buone prospettive di crescita europee e la fine del quantitative easing. Su quali aree e scadenze puntare? Quest’anno il nostro focus principale, e allo stesso tempo la
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Continuiamo a credere che i governativi tedeschi siano tra gli asset più sopravvalutati Per questo preferiamo andare short su questi titoli
Berlino, la Vittoria alata
Meglio emissioni sovrane o corporate? Per quanto riguarda i mercati sviluppati, riteniamo che le obbligazioni societarie offrano, in genere, un valore relativo migliore rispetto a quelle sovrane. In generale, sia i titoli corporate che quelli sovrani offrono valore, ma preferiamo la liquidità delle obbligazioni sovrane dei mercati sviluppati. Tuttavia, troviamo anche alcune opportunità selezionate nelle obbligazioni corporate dei mercati in via di sviluppo.
Avete in serbo novità per la clientela del private banking? Fin dai primi anni ’90, Western Asset ha sviluppato soluzioni sul reddito fisso per i nostri clienti istituzionali e retail. Attualmente offriamo una serie di soluzioni con benchmark e unconstrained, costruite su misura per il settore del private banking europeo. Visti i diversi obiettivi di rendimento e i differenti gradi di tolleranza al rischio presenti in questo settore, cogliamo ogni opportunità per condividere le nostre intuizioni sulle tendenze del mercato globale, i nostri temi d’investimento più recenti e la nostra capacità di personalizzazione dei portafogli, di cui da anni beneficiano clienti di tutto il mondo. 117
globale. E noi crediamo che questa non sia al momento una previsione ragionevole.
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nostra sfida più difficile, sono stati i mercati emergenti. Di quest’area ci piacciono gli elevati rendimenti reali, gli ottimi fondamentali di lungo termine (basso rapporto debito/Pil, popolazioni in crescita, surplus delle partite correnti) e i tassi di crescita in accelerazione. La crescita globale è, alla fine, la chiave per il buon andamento degli emergenti, e noi riteniamo probabile una ripresa globale lenta ma costante. I mercati emergenti sono la principale area del reddito fisso globale in cui si hanno valutazioni incredibilmente poco costose. Lo scenario globale prezzato sul mercato del debito emergente è caratterizzato da un elevato timore di recessione
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Risiko di mercato Banca Generali mette a segno l’acquisizione di Nextam Partners Così le masse in gestione arrivano a quasi 60 miliardi di euro DI ANDREA TELARA
Carlo Gentili, pioniere in Italia nella gestione indipendente, ha deciso di fare il grande passo. Insieme ai suoi soci ha venduto a Banca Generali il controllo di Nextam Partners, società con sedi a Firenze, Londra e Milano, fondata 17 anni fa assieme ad Alessandro Michahelles e Nicola Ricolfi. Si apre così una nuova fase nella storia di questa boutique finanziaria che è attiva su due fronti: gestione del risparmio, attraverso una sgr che detiene aum per 1,3 miliardi di euro; advisory indipendente, tramite una sim che offre attività di consulenza su 5,5 miliardi di patrimoni. Le ragioni della scelta “Con il tempo mi sono convinto che la gestione del risparmio è ormai un business riservato sempre più
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Carlo Gentili
ai grandi player della consulenza e del private banking e Banca Generali è un’eccellenza in questo settore”, spiega Gentili. Oggi, infatti, l’evoluzione normativa come la Mifid 2 costringe le boutique finanziarie a sostenere crescenti costi, per le attività di compliance o per gli investimenti nel digitale necessari ad adeguare le procedure interne e a essere competitivi. Si tratta di attività gravose, che ormai le società più piccole non riescono più a sostenere da sole. Per questo hanno bisogno di unire le forze e aggregarsi tra loro o di entrare in realtà meglio posizionate per cogliere le rinnovate sfide del private banking. Ecco dunque spiegato il perché Nextam Partners ha scelto di unirsi Banca Generali. “Ho stima dell’ad Gian Maria Mossa; lo reputo uno dei migliori Gian Maria Mossa
manager del nostro settore e apprezzo la storia di crescita della banca, così come la sua evoluzione nei servizi di wealth management”, aggiunge Gentili. Inoltre, il manager dichiara di aver valutato positivamente anche la volontà di Banca Generali di “conservare il marchio e l’identità di Nextam Partners per farne un ulteriore punto di forza del proprio modello di offerta e servizio”. Integrazione della struttura Gentili resterà dunque nell’organico della società anche dopo il matrimonio con la nuova controllante. Per la banca del Leone l’acquisizione implica non solo l’integrazione degli oltre 2.500 clienti del Gruppo Nextam e delle sue masse gestite, che la proiettano a ridosso dei 60 miliardi (come si evince dal comunicato dei 9 mesi); ma anche accelerare la crescita nell’advisory e nelle gestioni private, dove sta registrando i maggiori tassi di sviluppo. Conti alla mano la banca risulta ormai al quarto posto nelle classifiche Magstat del private banking in Italia, con masse di clientela sopra il mezzo milione che sfiorano i 40 miliardi.
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Rischi e opportunità Le turbolenze dei listini finanziari spingono a rivedere le strategie In questa fase di mercato la gestione attiva può fare la differenza DI ANDREA ORSI*
Andrea Orsi
i nervi saldi e di lasciare le emozioni nel cassetto. Trappole della mente Proprio le emozioni possono portare fuori strada gli investitori poco allenati – e creare opportunità per i gestori attenti. Ciò si verifica tipicamente quando gli eventi d’attualità a forte impatto emotivo spingono a focalizzarsi sulla performance degli asset sul breve periodo trascurando i fondamentali. I nostri team di investimento multi-asset utilizzano elementi di finanza comportamentale per riconoscere e sfruttare questi “episodi” in cui i prezzi degli asset si muovono a livelli irrazionali, creando buone opportunità di ingresso. Infine, è possibile ottenere interessanti premi al rischio ogni qual volta il mercato non riesce a riconoscere un cambiamento nelle correlazioni tra asset class e continua ad affidarsi all’esperienza pregressa. In tutte queste situazioni, una gestione attiva può fare la differenza. *Deputy head of Italy, M&G Investments
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Governare la volatilità Un approccio attivo basato sull’analisi dei fondamentali consente di identificare tatticamente le situazioni
in cui la volatilità offre opportunità di investimento interessanti e dove il rischio è ben remunerato. Ciò accade ad esempio quando il consenso è focalizzato su una singola asset class o su un’unica idea di investimento. In questi casi tenere un approccio di tipo contrarian può consentire di assumere profili di rischio/ rendimento asimmetrici, e ottenere extrarendimenti importanti a fronte di un rischio ridotto. Naturalmente, una strategia contrarian di successo deve fondarsi sulla capacità di guardare al lungo periodo, di tenere
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Nell’affrontare il tema del rischio nei portafogli di investimento, spesso si cade nella trappola di equiparare il rischio alla volatilità. Sono in realtà due fattori distinti. La seconda, in quanto misura delle oscillazioni di valore sul breve termine, è quasi sempre un indicatore inefficiente del rischio che invece va inteso come perdita permanente di capitale.
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Investimenti diretti La piattaforma 2meet2biz.com mette in contatto aziende e detentori di grandi capitali Un canale di disintermediazione del mercato che fa breccia anche in Italia DI VITO ANDREOLA
devo dire che grazie alle nostre pregresse relazioni con i principali investitori nazionali e internazionali siamo riusciti a far comprendere i notevoli vantaggi legati all’uso della piattaforma, come moltiplicatore di opportunità. Per quanto riguarda le aziende, abbiamo impiegato più tempo ad accreditarci, però la recente iscrizione di una società italiana 121
Qual è stata la reazione di aziende e investitori di fronte al vostro modello di business? Considerato che ci proponiamo come una novità nel settore dell’m&a qualche perplessità è più che comprensibile. Soprattutto visto che il nostro intento attraverso 2meet2biz è di disintermediare, per creare un contatto diretto tra l’investitore e l’azienda. Tuttavia
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A ottobre 2017 andava online 2meet2biz.com, primo marketplace italiano a voler mettere in contatto aziende e investitori istituzionali per operazioni di fusioni e acquisizioni di aziende e attività di business opportunities. A un anno dall’inizio dell’attività Abbiamo reincontrato con il cofounder Mario Basilico, per fare il punto della situazione.
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quotata in Borsa ci fa capire di andare nella giusta direzione. A oggi ci sono 400 utenti iscritti e 160 progetti, con una ventina di trattative aperte. Vi aspettavate questo risultato? Onestamente no. Siamo molto contenti sia dei risultati, soprattutto considerati i tempi normalmente lunghi di questa attività che chi è del mestiere ben conosce, sia del livello di fidelizzazione che misuriamo nei nostri clienti. Da un lato infatti gli investitori ricevono da noi con costanza progetti stimolanti e in target, senza costi e senza sforzi, e dall’altro le aziende possono contare su contatti realmente interessati in tempi spesso brevissimi e con costi di mercato commisurati alla ricerca. Inoltre, mi piace citare fra i risultati raggiunti anche le diverse partnership di valore che abbiamo instaurato, con, tra le altre, importanti società di consulenza estere che utilizzano 2meet2biz come fonte di approvvigionamento di progetti da proporre ai propri investitori che stanno cercando di penetrare il mercato italiano.
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Che tipo di investitori si sono iscritti fino ad oggi? Devo dire che siamo riusciti, bruciando i tempi, a popolare la piattaforma di investitori in modo completo. Abbiamo diversi fondi private equity e venture capital, sia italiani sia stranieri, ai quali offriamo sia aziende in cui investire sia le exit per le loro partecipazioni.
Naturalmente lavoriamo anche con i business angel, con le piattaforme di crowdfunding, con i family office, e con i club deal o investment club, oltre che acceleratori e incubatori. In tutti questi casi stiamo ricevendo molte richieste dall’estero, sia dall’Europa, Londra in particolare, sia dal Medio Oriente, Israele in primis, sia dal Far East, Singapore o la Cina ad esempio. E per quanto riguarda le aziende? Come previsto abbiamo attratto, soprattutto all’inizio della nostra attività, molte startup, purtroppo spesso prive di fondamento. Le idee, anche buone, non possono trovare supporto di capitale se non vi è né un team dedicato né un progetto da sviluppare. A oggi però ci stiamo affermando sulle Pmi italiane, che sono senza dubbio il nostro target preferito, con anche qualche caso davvero entusiasmante. Recentemente, come dicevo, si è iscritta in piattaforma un’azienda quotata che utilizza 2meet2biz per individuare imprese da acquisire. Il fatto di garantire l’assoluto anonimato sui progetti pubblicati dà tranquillità anche alle realtà più grandi. Quali sono le trattative più interessanti aperte oggi? A memoria, visto che ho citato quest’azienda quotata, abbiamo aperto con loro una trattativa per l’acquisizione di una società di software, un deal da una decina di milioni di euro.
Mario Basilico
E poi stiamo lavorando su un paio di turnaround italiani molto interessanti con alcuni fondi esteri specializzati sul tema. Sono operazioni che si aggirano dai 2 milioni fino ai 15 milioni di euro. Naturalmente abbiamo aperto anche alcune trattative tra delle startup italiane e Fondi di venture capital esteri. In questo caso si tratta di operazioni dai 600 mila euro fino ai 2 milioni. I prossimi step? Da gennaio saremo presenti con una sede fisica a Londra, un mercato che si è dimostrato molto interessante soprattutto dal lato degli investitori. L’intenzione è di sviluppare ulteriormente il mercato degli investitori e aprirci a quello delle aziende. Infatti, intendiamo rivolgerci alle small cap europee, e la sede londinese ci aiuterà a esplorare questo nuovo mercato.