PRIVATE 07-08 - PAOLO MARTINI

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PAOLO MARTINI

Azimut Capital Management: nuova frontiera del banker Ecco i piani dello sviluppo

07/08 LUG/AGO 2017

Italia 5,00 euro - BE 9,00 euro - D 11,70 euro Côte d’Azur 11,60 euro - UK 7,50 £ Anno 3 - N° 7/8 - Luglio-Agosto 2017 Periodicità: mensile Prima immissione: 22/07/2017

Mensile - Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale D. L. 353/2003 (conv in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 LO/MI


miglior miglior gestore gestore hedge hedge fund fund europeo. europeo. Kairos KairosPartners PartnersSGR SGRsisiè èaggiudicata aggiudicatail ilpremio premioExtel ExtelIdentifying IdentifyingExcellence Excellence2017 2017 con conil ilprimo primoposto postonella nellacategoria categoriaPan-European Pan-EuropeanHedge HedgeFund*. Fund*.

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EDITORIAL Regole sì, ma non troppe

ANDREA GIACOBINO

Le regole sono molto importanti nell’industria finanziaria, per evitare di ripetere gli abusi e gli errori del passato. Ma tra Mifid 2 e linee-guida Esma si ha l’impressione di una proliferazione normativa europea che rischia, alla fine, di trasformare l’eccesso di informazione in nessuna informazione. 3

Le regole riguardano la product governance (la governance di prodotto) uno dei pilastri della Mifid 2, la direttiva europea che regola la vendita di prodotti di investimento e che entrerà in vigore il 3 gennaio 2018. La governance di prodotto prevista in linea generale dalla Mifid 2 (e specificata nei dettagli dalle linee-guida dell’Esma) impone innanzitutto di definire a priori due aspetti: il mercato di riferimento (target market) e i canali distributivi (distribution channels). Riguardo al target market, per esempio, produttori e distributori di strumenti finnziari dovranno specificare se si tratta di prodotti destinati agli investitori privati (retail), a clienti professionali (professional clients) oppure a quelle che vengono definite controparti qualificate (eligible counterparties).

Poi dovranno essere definiti il grado di conoscenza dei mercati finanziari che deve possedere un cliente che acquista un determinato prodotto d’investimento, oltre al suo livello di tolleranza nel subire perdite sul capitale. Inoltre, tra gli aspetti che produttori e distributori devono definire, ci sono anche gli obiettivi che il cliente si è posto e i fabbisogni che vuole soddisfare acquistando il prodotto (per esempio la crescita del capitale in un determinato periodo di tempo o l’incasso di una rendita). Infine, riguardo alle strategie distributive, produttori e venditori di strumenti finanziari devono stabilire se determinati prodotti possono essere venduti o meno con la modalità advise-only, cioè esclusivamente dopo aver fornito un’adeguata attività di consulenza, in alternativa alla modalità execution-only, in cui il cliente opera in autonomia.

PRIVATE

Non bastava la direttiva Mifid 2. A complicare il mestiere dei private banker sono arrivate le linee-guida dell’Esma (European securities and markets authority) che in 55 pagine stila una sfilza di prescrizioni per chi “fabbrica” i prodotti finanziari (le case di gestione dei fondi) e per chi li distribuisce (per esempio le reti di consulenti finanziari e private banker).


07/08 www.privatebankingweb.com anno 3 - numero 7/8 mensile registrato presso il Tribunale di Milano al n°187 dell’11 Giugno 2015 Casa editrice Blue Financial Communication Spa Via Melchiorre Gioia, 55 - 20124 Milano Tel. (+39) 02.30.32.11.1 - Fax (+39) 02.30.32.11.80 info@bluefinancialcommunication.com Editore Denis Masetti masetti@bluefinancialcommunication.com

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Direttore editoriale Alessandro Rossi rossi@bluefinancialcommunication.com Direttore responsabile Andrea Giacobino giacobino@bluefinancialcommunication.com Redazione di Milano Luigi dell’Olio dellolio@bluefinancialcommunication.com Marta Citacov marta.citacov@gmail.com Redazione di Londra Anaïs Borri borri@bluefinancialcommunication.com Rajeevan Sukumaran rajee@bluefinancialcommunication.com Opinioni Roberto Cannataro, Alberto Cavalli, Alessandro Cuomo, Angelo Deiana, Theo Delia Russell, Roberto Falzoni, Jeff Fullerton, Paolo Ghezzi, Marcello Gualtieri, Benedetta Musco Carbonaro, Monica Regazzi

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Hanno collaborato Vito Andreola, Rosaria Barrile, Rosamaria Coniglio, Sara Mortarini, Susanna Tanzi, Francesca Vercesi Graphic design Massimiliano Vecchio vecchio@bluefinancialcommunication.com Pubblicità Michele Gamba gamba@bluefinancialcommunication.com Mob. (+39) 393.95.010.95 Ufficio abbonamenti abbonamenti@bluefinancialcommunication.com Tel. (+39) 02.30.32.11.1

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Stampa TEP Arti Grafiche Srl Strada di Cortemaggiore, 50 - 29100 - Piacenza (PC) Tel. 0523.504918 - Fax. 0523.516045 Distributore esclusivo per l’Italia MEPE Distribuzione Editoriale Via Ettore Bugatti 15 - 20142 Milano Distributore per l’estero SO.DI.P. spa, via Bettola 18 - 20092 Cinisello Balsamo (MI) Tel +39 02/66030400, Fax +39 02/66030269 - www.sodip.it Foto di copertina by Laila Pozzo Il costo di ciascun arretrato è di 10,00 euro

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È un’iniziativa

THE MEDIA & DIGITAL COMPANY www.bluefinancialcommunication.com

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CO N TE NT S

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MARKETS

OPINIONS

08

Verso i PRIVATE Awards

12

Pmi, la forza dei Big Data

10

Le big corporation dell’IT

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Banker del futuro

15

Distinguersi per emergere

40

Riorganizzare il talento

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Sinfonia di passioni

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The 1 billion dollar club

30

DB, agili per crescere

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Pir, si scaldano i motori

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De Franceschi sotto la lente

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Perché il caldo dà alla testa

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Blockchain in pillole

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Il benchmark tradito

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Dimagrire con criterio

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Visco, troppa prudenza

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Redditività da preservare

104 Focus on real estate

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INVESTMENTS

LIFESTYLE

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La stella di Ackman

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Abiti da viaggio

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Le strategie di Carlyle

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Metropolitan dandy

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Silver investing

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Viaggiare sicuri

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La scalata di Mr. Zara

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Un’estate imperiale

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Alternativi in gran spolvero

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Ricchezze a nove zeri

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Occhio alla selezione

100 Nuovo volto per Chanel

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Voglia di contemporaneo

102 Lo scatto è sexy

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PRIVATE

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OPINIONISTS & CONTRIBUTORS

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PAOLO GHEZZI

>

ROBERTO FALZONI

Laureato in Scienze dell’Informazione all’Università di Pisa, dal 1995 è in InfoCamere, dove ha assunto ruoli con responsabilità crescenti fino a diventare direttore generale. pag. 12

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PRIVATE

Nome storico della finanza svizzera specializzata nella gestione dei grandi patrimoni, è presidente di Dukre Asset Management, con sede a Ginevra. Ha fondato Denarius Conseils & Gestion. pag. 74

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MONICA REGAZZI

Ceo di Homepal, una start up attiva nel mercato immobiliare. In precedenza è stata partner & managing director di The Boston Consulting Group, dove seguiva il private banking. pag. 33

BENEDETTA MUSCO CARBONARO

Partner di Zitiello Associati studio legale, si occupa di diritto bancario, assicurativo e dei mercati finanziari. Temi sui quali è stata anche autrice di numerose pubblicazioni. pag. 78

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SIMONA MAGGI

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ALESSANDRO CUOMO

Direttore scientifico dell’Associazione italiana private banking, realizza costantemente ricerche sull’evoluzione del mercato relativo alla gestione dei grandi patrimoni. pag. 40

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THEO DELIA RUSSELL

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ANGELO DEIANA

Collezionista fin dai tempi del liceo, già organizzatore di manifestazioni culturali, collabora dal 2016 con Finarte, per la quale attualmente dirige il dipartimento di Arte Moderna & Contemporanea. pag. 90

Professore di private banking all’Università Cattolica di Milano. Specializzato in private wealth management alla Wharton School, è anche managing director di Banca Esperia. pag. 56

Presidente di Confassociazioni e Anpib (Associazione Nazionale Private & Investment Bankers), è considerato uno dei maggiori esperti italiani di economia della conoscenza. pag. 94



PRIVATE AWARDS

Verso i PRIVATE Awards Tredici i premi in palio per i principali protagonisti del mercato italiano L’appuntamento è fissato il 22 novembre prossimo presso la sede di Borsa Italiana DI VITO ANDREOLA

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PRIVATE

Si è messa in moto la macchina verso i Private Banking Awards 2017, evento organizzato da Blue Financial Communication, la società che edita questo giornale. L’appuntamento è per mercoledì 22 novembre alle 18.30 presso la prestigiosa sede di Borsa Italiana, in Piazza Affari, 6, a Milano. Nel corso dell’evento, verranno premiati i principali protagonisti del mercato italiano dedicato alla gestione dei grandi patrimoni e agli investimenti alternativi. Una giuria di esperti definirà, a seguito di incontri periodici, i profili che maggiormente si sono distinti durante l’anno in corso. La premiazione avverrà durante una cena di gala alla quale parteciperanno oltre 200 top manager delle principali realtà

italiane e internazionali. Le categorie quest’anno saranno 13: Banca Italiana; Banca Estera; Banker Italiano; Banker Straniero; Private Insurance; Hedge Fund; Private Equity; Avvocato; Investimenti Alternativi; Deal; Innovazione nel Business Model; Woman (novità rispetto alla prima edizione) e Digital Focus.

DI SEGUITO LE CATEGORIE DELL’EDIZIONE 2017 1

BANCA ITALIANA

2

BANCA ESTERA

3

BANKER ITALIANO

4

BANKER STRANIERO

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PRIVATE INSURANCE

6

HEDGE FUND

7

PRIVATE EQUITY

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AVVOCATO

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INVESTIMENTI ALTERNATIVI

10 DEAL 11 INNOVAZIONE NEL BUSINESS MODEL 12 WOMAN Nelle immagini due momenti dell’edizione dei Private Banking Awards 2016

13 DIGITAL FOCUS



MARKETS

Le big corporation dell’IT 1

Prodotti e soluzioni che hanno riempito le casse dei giganti dell’internet economy Incidenza percentuale sul totale dei ricavi

APPLE

iPhone

10%

iPad

11%

63%

Mac Servizi

11% 5%

Altri prodotti

CAPITALIZZAZIONE DI MERCATO RICAVI

$804MLD $216MLD

GUADAGNI

$46MLD

ALPHABET 2

Advertising: Google - AdWords - YouTube

Altri: Google play - Pixel - Android

88%

Nuove iniziative:

11%

verily - nest - capitalG Calico - G/ - Join Us

1%

Google fiber

CAPITALIZZAZIONE DI MERCATO RICAVI

10

PRIVATE

GUADAGNI

$651MLD $90MLD $19MLD

Fonte: Bilanci societari Tutti i numeri sono riferiti all’esercizio 2016, tranne la market cap, rilevata l’11 maggio 2017


MARKETS REPORT

MICROSOFT OfямБce

3

Windows Server Microsoft Azure

22% 28%

Xbox Windows

11%

Advertising

9% 18%

bing - Microsoft Advertising

5% 7%

Microsoft Surface

5

Altri

CAPITALIZZAZIONE DI MERCATO

$536MLD

RICAVI

FACEBOOK

$85MLD

GUADAGNI

$17MLD

97%

Facebook Ads Altri

3%

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CAPITALIZZAZIONE DI MERCATO

AMAZON

RICAVI GUADAGNI

$434MLD 28MLD $10MLD

Prodotti Amazon

18%

Amazon Media

9%

Amazon web services

1%

Altri

CAPITALIZZAZIONE DI MERCATO

$455MLD

RICAVI $2MLD

11

GUADAGNI

$136MLD

PRIVATE

72%


OPINION

Pmi, la forza dei Big Data La tecnologia offre oggi la possibilità di rafforzare la capacità competitiva anche dei piccoli Quelli che restano indietro rischiano di finire rapidamente ai margini del mercato DI PAOLO GHEZZI*

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PRIVATE

Un popolo di santi, poeti, navigatori, ma soprattutto di imprenditori. Leggendo i dati della bilancia commerciale 2016 e i resoconti del Pil del primo trimestre dell’anno, dopo quasi un decennio di crisi l’Italia si riscopre patria di imprese

(sono oltre 6 milioni) e “culla” di produzioni manifatturiere tra le più pregiate sulla scena mondiale. Potenziale da sfruttare Il ritratto di un Paese con grandi capacità produttive e ancor più

grandi potenzialità, a patto di superare vecchi e nuovi ostacoli: da un lato i mai sciolti “lacci e lacciuoli” che imbrigliano chi cerca di fare impresa; dall’altro, un’insidia nuova ma altrettanto pericolosa: il ritardo digitale che affligge la gran


OPINION

bilanci, atti, fascicoli e pratiche della propria azienda e per entrare in contatto con altre imprese. Diventando così ogni giorno più innovative e digitali e fare il salto nella dimensione 4.0, l’unica nella quale oggi siamo chiamati a competere. …e per competere Questi strumenti di vera “democrazia economica” – pubblici e facilmente accessibili – sono tasselli di quel puzzle che chiamiamo Big Data. La buona notizia per le Pmi è che, per usarli, non bisogna avere tutta la ‘scatola’ del gioco: la forza dei Big Data, infatti, è che ciascuno può usare solo quelli che gli servono a costruire una mappa di sviluppo a misura del proprio business. La sfida della Pubblica amministrazione, delle istituzioni e delle stesse associazioni imprenditoriali è di portare questa ‘buona notizia’ a tutte le realtà di ridotte dimensioni, comprese quelle che continuano a pensare che a loro “internet

Ricerca di nuovi partner Questi nuovi modi di fare impresa hanno in comune l’attenzione all’informazione: su mercati, tecnologie, prodotti, competenze e, prima di tutto, su come monitorare i competitor e come trovare possibili partner. Per questi imprenditori “information is king” e i Big Data sono le ‘chiavi’ di questo regno in cui tutti possono entrare vestendo i panni dell’imprenditore ‘digitale’. Un cambiamento oggi inevitabile non solo per chi guarda alla sfida globale, ma anche per chi ha come orizzonte il proprio territorio. Consapevoli che, nell’era dell’iper-informazione e della post-verità, la qualità e l’affidabilità dell’informazione pubblica restano i valori centrali per rendere vivo il motto einaudiano “Conoscere per decidere”.

*Direttore generale di InfoCamere

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Conoscere per decidere… Verificare l’esistenza di un’impresa, conoscerne gli amministratori e studiarne il bilancio, ottenere il suo indirizzo di posta elettronica certificata. Strumenti concreti che possono aiutare le Pmi a contrastare le asimmetrie informative che, in un’economia sempre più globale, inevitabilmente avvantaggiano i più grandi e forti. L’ultimo dei servizi in arrivo è una scrivania online dedicata all’imprenditore. Uno strumento immediato, sicuro e accessibile in qualunque momento – con SPID o Carta nazionale dei servizi - da qualunque device per avere subito

Paolo Ghezzi

non serve”. A fronte di queste realtà, assistiamo (per fortuna) a fenomeni che stanno trasformando il volto dell’imprenditoria italiana, innovandola. Con l’adozione di modelli collaborativi (è il caso delle 17mila imprese che hanno aderito a un contratto di rete), oppure scommettendo su un’idea innovativa da portare su mercati ad elevato valore aggiunto (le famose “startup e Pmi innovative” oggi ormai ben oltre 7mila).

PRIVATE

parte delle nostre piccole e medie imprese, escludendole dai vantaggi della globalizzazione. Una delle leve più potenti per colmare questo ritardo sono i Big Data: raccolte di dati così estese da richiedere tecnologie e metodi analitici specifici per estrarne valore. Il malinteso di fondo da sconfiggere è che – essendo Big – questi dati non siano a misura di Pmi. E invece a trarre vantaggio da queste risorse sarebbero proprio le imprese più piccole. Grazie a Internet, alcune di queste informazioni sono già facilmente accessibili da fonti pubbliche come i registri delle Camere di commercio, gestiti da InfoCamere - che elaborano ogni giorno enormi quantità di dati mettendoli a disposizione in forme semplici e immediate.


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PRIVATE

INTERVIEW


INTERVIEW PAOLO MARTINI

Distinguersi per emergere Nuovi reclutamenti, crescita internazionale e focus sugli investimenti alternativi Martini, amministratore delegato di Azimut Capital Management: ecco le strategie del gruppo DI LUIGI DELL’OLIO / @LuigidellOlio

Cosa ne pensa dei patti di non concorrenza? Posso capire che in alcuni casi siano necessari, ma sono una gabbia di ottone che crea distorsioni nel rapporto fra cliente, banker e società. Ho visto troppi professionisti frustrati da quel pezzo di carta che non hanno più passione per la società per la quale lavorano e si alzano la mattina con l’ansia di andare in ufficio. Essere pagati per non andarsene è sbagliato concettualmente. Bisogna essere retribuiti per il valore e il contributo offerto e non su altre logiche.

Le strutture caratterizzate da costi fissi elevati sono destinate a soffrire Occorre grande flessibilità per seguire l’evoluzione in atto nel mercato

Dove sta andando il settore? Mi aspetto un potenziamento della consulenza ad alto valore aggiunto sulla clientela a maggior 15

Il mercato del private banking è alle prese con profondi cambiamenti. Quali saranno a suo avviso i modelli vincenti? Quelli che hanno il coraggio di sviluppare nuove idee rapidamente ascoltando sempre chi ha il contatto con i clienti. Bisogna poi ragionare in un’ottica globale e raggiungere una certa massa critica, almeno 20 miliardi di euro, anche perché potremo assistere nei prossimi anni a una riduzione dei margini di almeno il 15%. Le reti che hanno sviluppato dei veri progetti sul segmento di fascia alta, quindi non solo come attività di puro marketing, hanno oggi il vantaggio di godere

di flessibilità, conti economici che permettono maggiori investimenti e una più spiccata attitudine commerciale ed è per questo che stanno attraendo molti talenti anche dal mondo bancario. Ad esempio, il 50% dei professionisti arrivati in Azimut negli ultimi 18 mesi proviene dalle banche.

PRIVATE

L’evoluzione del mercato, che premia le offerte innovative e la capacità di generare economie di scala. Assieme alla ricerca di investimenti alternativi in un contesto di tassi ai minimi. Paolo Martini, amministratore delegato di Azimut Capital Management e co-direttore generale di Azimut Holding, presenta la sua view di mercato e i filoni di crescita della società, caratterizzata da un modello organizzativo unico per il nostro Paese.


INTERVIEW

patrimonializzazione. A questo si aggiungerà una maggior diffusione delle soluzioni più illiquide e una più ampia integrazione con il mondo corporate. Sul versante opposto, il segmento mass market sarà sempre più presidiato da player che si avvalgono di modelli standardizzati e automatizzati di advisory. Assisteremo, inoltre, a una concentrazione del settore accompagnata da una più forte segmentazione dei professionisti. Penso che anche le società finiranno per specializzarsi di più.

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PRIVATE

Alla luce di tutto ciò, come deve essere il private banker moderno per emergere? Deve puntare concretamente sulla costruzione e rafforzamento di competenze sempre più specialistiche e su modelli di lavoro in team. I consulenti dovranno dimostrarsi capaci di soddisfare le esigenze più complesse del patrimonio inteso nella sua completezza, senza limitarsi alla gestione del solo aspetto finanziario. Sarà necessario maturare competenze nella sfera corporate per aiutare gli imprenditori, nel passaggio generazionale e nei servizi di wealth planning in generale, nel welfare aziendale e nei temi assicurativi, oltre ad approfondire le opportunità del non quotato. I cambiamenti che la nuova normativa apporterà al settore premierà le società innovative e i bravi professionisti, che avranno la concreta possibilità di raddoppiare

La sede di Azimut, Milano

il portafoglio nei prossimi 3 anni se aiutati dalla giusta azienda. Alla base dovrebbe esserci una sorta di “chimica” particolare tra società e consulenti che va oltre i numeri e il rapporto puramente professionale. Cosa intende? Parlare di fedeltà alla maglia è ormai fuori tempo anche nel calcio… A mio avviso dobbiamo evitare che il mondo dei professionisti della finanza faccia la fine del calcio. La storia di Azimut, ma anche di altre società, dimostra come la fedeltà e la capacità di vivere l’azienda nel lungo periodo come qualcosa di proprio sia un valore che paga sui clienti, sulla soddisfazione personale e da un punto di vista economico. Mi dispiace vedere come ci sia oggi, alle volte, scarso senso di appartenenza nel settore bancario e la colpa è anche delle società che prese da mille incombenze amministrative, legali, di business, di definizione di modelli e processi tendono a dimenticarsi che l’unica cosa che conta è avere professionisti fedeli e leali che amano la propria azienda e crescono con essa. Quando capita, per fortuna molto di rado, che dei bravi colleghi lascino Azimut è come se perdessimo un pezzo del nostro Dna perché, al di là dell’aspetto professionale, si sono creati negli anni rapporti umani veri.

La categoria dei “mercenari”, così come avviene nel mondo del calcio, farà pure soldi nel breve termine ma nel lungo si accorgerà degli errori. Quanto sono fedeli i vostri banker? In Azimut ci sono dei professionisti che sono con noi da 15/20/25 anni, ma anche da 5 o 10, che hanno aiutato la loro azienda ad essere quella che è oggi e quando smetteranno per andare in pensione, oltre a continuare in molti casi il lavoro tramite i figli, avranno un tributo emotivamente simile a quello riservato a Totti a Roma o a Del Piero a Torino. È già successo in passato con tanti colleghi. Così si crea un’azienda fatta di valori veri. La crescita dimensionale può portare a una perdita di questi valori? Non penso sia così. La base valoriale è uno dei punti di forza di Azimut, che ci rendono unici sul mercato. Lo è da 28 anni e lo sarà per i prossimi 50. Oggi è più faticoso perché siamo quasi 1.700 solo contando la parte distributiva in Italia e mi dispiace vedere che non riusciamo più ad avere con tutti un vero rapporto personale e professionale. Vorremmo essere ancora più presenti e nei prossimi mesi, grazie anche all’aiuto dei nostri colleghi storici e di chi lo


INTERVIEW PAOLO MARTINI

Come funziona la governance? L’attività sui colleghi è gestita, in modo integrato con la rete, da un gruppo di manager sul territorio,

i responsabili wm, che lavorano coordinati dall’head of sales Mauro Massironi, che si avvale del contributo dei managing director wm Massimo Donatoni e Iacopo Corradi e degli altri 8 managing director delle linee di business della distribuzione, e quindi rete e istituzionali. Un grosso supporto viene poi dato dal gruppo di 30 colleghi fondatori del wm e dai 36 director che mettono a fattor comune attività e competenze e fungono da preziosissimi organi consultivi della divisione. Stimolare idee e contributi fa parte del nostro Dna. Il forte rapporto tra gestione e distribuzione è ancora un vantaggio? Si tratta di un enorme vantaggio in ottica industriale, Mifid 2, product

governance, conoscenza dei servizi e dei prodotti e relazionale con il cliente. Come toccano con mano anche i nuovi arrivati nel gruppo abbiamo delle competenze di altissimo profilo nel mondo della gestione, penso ad esempio, solo per citarne alcuni, a Fausto Artoni, Gherardo Spinola, Stefano Mach, Alessandro Baldin, Alessandro Capeccia, Andrea Aliberti, Claudio Basso o ancora ai più recenti ingressi come Massimo Donatoni, Pierluigi Nodari o Gianluca De Cicco che sono costantemente a disposizione dei consulenti per aiutarli nella crescita del business. Quali sono i piani di crescita del wm per quest’anno e a medio termine e come pensate di raggiungerli? Quando siamo partiti, sette anni fa, abbiamo cambiato le regole e fatto scuola come dimostrano i tanti successivi tentativi di imitazione. Oggi abbiamo quasi raggiunto l’obiettivo del piano industriale 2015-2019 con 2 anni di anticipo e vogliamo continuare a crescere in modo sostenibile con un equilibrio fra crescita organica e reclutamento. Rafforzamento della tecnologia, semplificazione della piattaforma, miglioramento costante dei sistemi operativi, maggiore comunicazione verso il mercato, concentrazione sulla crescita dei colleghi in struttura anche attraverso nuovi modelli di servizio e di consulenza evoluta, sono alcuni dei driver principali su cui stiamo lavorando tutti insieme. 17

Quali sono i numeri della divisione wealth management? Fin dalla sua nascita la divisione opera come fabbrica prodotti e servizi su tutta la rete e come struttura organizzativa che conta oggi 220 professionisti che hanno raccolto nel 2016 oltre 1,2 miliardi di euro portando il patrimonio totale a superare la soglia dei 10,5 miliardi di euro. Negli ultimi cinque anni abbiamo inserito oltre 120 colleghi provenienti da primarie realtà nazionali e internazionali che ci raggiungono perché proponiamo un modello diverso dal resto del mercato basato su indipendenza, innovazione, flessibilità e su una piattaforma di multi family office che oggi non ha eguali in Italia. Da noi il banker è un uomo libero con caratteristiche ed esigenze diverse e trova in Azimut un comune denominatore che gli permette di crescere costantemente come dimostrano i risultati di questi anni.

La storia di Azimut, ma anche di altre società, dimostra come la fedeltà e la capacità di vivere l’azienda nel lungo periodo come qualcosa di proprio siano valori che pagano

PRIVATE

vorrà, costruiremo nuove iniziative per facilitare ancora di più il dialogo e l’ascolto tra le persone. Ci sono manager, tra cui il sottoscritto, che ricevono più di 50 sms e 250 mail al giorno e rispondono a tutti con passione e vivo interesse. Diventa un lavoro totalizzante, 24 ore su 24, che fai solo se lo ami. Non puoi fingere su questo aspetto.


INTERVIEW

Puntate a crescere per linee esterne? Se sì, a quali dossier guardate? In Italia, lato private banking, non vediamo al momento dossier interessanti e adatti al nostro modo di vedere il business. All’estero, invece, proseguiremo anche nelle acquisizioni rafforzando ulteriormente la nostra rete internazionale. Essere presenti all’estero ci permette di intercettare lo sviluppo a lungo termine di alcuni paesi mettendolo poi anche al servizio dei nostri clienti italiani.

di reclutamento di professionisti di elevato standing provenienti sia dal mondo bancario sia dalla consulenza finanziaria desiderosi di cimentarsi con un modello diverso e orientato al futuro. Stiamo poi lanciando a livello di gruppo altri cantieri di recruiting legati al mondo bancario affluent e a quello dei millennials e abbiamo alcune strutture, come ad esempio Azimut Global Advisor, che si stanno distinguendo per qualità del modello di business e risultati anche in termini di capacità attrattiva di talenti sul mercato.

E sul fronte della crescita interna che profilo di banker cercate? Ci piacciono le teste pensanti e tutti coloro che desiderano lavorare in un ambiente fatto di valori umani, indipendente da tutti e tutto, che vivono la loro professione con la voglia di imparare cose nuove e mettere a fattor comune le loro idee senza essere schiacciati da gerarchie e eccessiva burocrazia. Nelle prossime settimane riprenderemo l’attività

I caratteri distintivi del vostro modello? Abbiamo un modello unico perché è di proprietà dei consulenti. Oggi operiamo come un multi family office industriale. Partnership con primarie banche italiane ed estere (Banco Bpm, CheBanca!, Ubs, Edr, Vontobel) garantiscono servizi bancari che vanno dai più elementari a soluzioni più articolate come il lending estero,

Nuovi portafogli con il Model Advisory eXperience

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Il servizio di advisory personalizzato Azimut Max, caratterizzato da una filosofia gestionale total return si è recentemente arricchito di due nuove linee che rappresentano una declinazione “a tema” dei cinque portafogli già esistenti. La prima è focalizzata sull’investimento in titoli corporate e prevede investimenti superiori ai 2 milioni di euro. Il secondo portafoglio, disponibile con investimenti superiori ai 250 mila euro, è invece rappresentato da una asset allocation in titoli azionari ed è un portafoglio destinato a clienti che hanno anche necessità di ottimizzare l’aspetto della fiscalità di titoli già acquistati e in perdita.

il tutto gestito sempre da un’unica piattaforma integrata al servizio del consulente finanziario. Siamo i soli a poter proporre un’offerta multiteam e multi-banca depositaria per le gestioni patrimoniali, oltre ad un servizio di consulenza a pagamento, sia su titoli (Azimut Max), che opera su piattaforma Ubs, sia su fondi (Azimut Max Fund) offrendo un alto livello di personalizzazione (vedi box, ndr). La nostra offerta soddisfa tutte le dimensioni del patrimonio personale, familiare e aziendale anche grazie ad una fabbrica prodotto di matrice internazionale unica in Italia. Quali sono oggi i principali strumenti per competere? La nostra consulenza evoluta spazia dall’analisi di impresa a quella del passaggio generazionale, dall’analisi real estate all’analisi previdenziale e all’analisi dell’impresa famigliare oltre all’analisi dei patrimoni anche detenuti presso terzi. A livello di prodotti, siamo convinti che occorra spingersi oltre l’offerta di strumenti tradizionali, guardando quindi anche al mondo degli alternativi e del non quotato, per dare rendimenti interessanti in un contesto di tassi a zero. Penso in particolare al progetto Libera Impresa nato tre anni e mezzo fa con il duplice obiettivo di offrire rendimenti ai clienti su asset class non tradizionali e contestualmente favorire la crescita di aziende, dalla fase di start up fino alla quotazione


INTERVIEW PAOLO MARTINI

Evoluzione degli asset complessivi wm (in miliardi di euro) 12 10,5

10,0 10 8,6 8 6,2 4,4

2

0

1,1

1,7

ott-09

2010

2011

2,9

2012

2013

2014

2015

2016

mag-17

Il numero di wealth manager 250 220 200

147 150

100

50

0

41

ott-2009

in borsa, che costituiscono il tessuto imprenditoriale italiano di eccellenza. A che punto è Libera Impresa? Siamo tra i pochi operatori del settore ad aver creato un progetto

2013

mag-2017

legato all’economia reale, che spazia dalle imprese appena nate a quelle giù avviate. Finita la fase 1 stiamo adesso iniziando la fase 2 che prevede novità importanti sul segmento delle start-up, del private equity e sull’attività corporate grazie

ad un nuovo progetto, in fase di lancio entro l’anno, a supporto dei consulenti finanziari. Da quando siamo partiti abbiamo raccolto 400 milioni di euro che ci hanno già consentito di aiutare oltre 200 aziende. L’ultima iniziativa è quella del fondo chiuso Ipo Club, che è nato anche grazie al contributo determinante di Azimut Global Counseling, società del Gruppo che opera nel settore del financial advisory, e di Electa Ventures. Il fondo, che ha un orizzonte di investimento di 5 anni, ha l’obiettivo di investire in una 8/10 imprese italiane, industriali o di servizi, con un valore del capitale sociale sino a circa 300 milioni di euro ciascuna, che presentino concrete possibilità di sviluppo, anche a livello internazionale, e di redditività tali da condurle alla quotazione in borsa e ad un processo di importante crescita nel corso dei successivi 3-5 anni. 19

2,2

4

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6

Il banker moderno deve puntare sulla costruzione e il rafforzamento di competenze sempre più specialistiche e su modelli di lavoro in team


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Una sinfonia di passioni Piero Maranghi racconta a PRIVATE le sue passioni e i progetti professionali Con la musica classica e la gastronomia a fare da fili conduttori di un’illustre discendenza DI FRANCESCA VERCESI / @frvercesi

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Un’illustre discendenza milanese (il padre Vincenzo è stato ad di Mediobanca e il bisnonno è l’architetto Piero Portaluppi), natali nella quattrocentesca Casa degli Atellani, a pochi metri dal cenacolo vinciano di Santa Maria delle Grazie e uno sperticato amore per la musica. Piero Maranghi, 48 anni, amministratore delegato e oggi socio unico di Classica tv, il canale italiano interamente dedicato alla musica classica e alle opere liriche, è anche un editore di grande gusto e un imprenditore gastronomico. Un gruppo poliedrico, il suo, che conta 45 dipendenti e prevede di chiudere il 2017 con un giro d’affari di 11 milioni di euro. A Milano, nella parte più elegante e storica della città, tra Corso Magenta e Via San Vittore, si concentra il suo mondo: al suo attivo ci sono quattro ristoranti, tra cui due giapponesi, più La Brisa e la Cucina del Toro. Per lui, i prossimi saranno mesi intensi. “Amatore”, il film su Piero Portaluppi, esce il 28 settembre al cinema e poi sarà la volta di un progetto che dice di prediligere

molto, un cartoon realizzato con il direttore d’orchestra Daniel Barenboim . Lo abbiamo incontrato nel suo quartier generale a Milano, in Via Matteo Bandello. Da quando dirige Sky Classica? È nata nel 1996, ma la dirigo dal 2004. Ho cominciato con un gruppo di amici in Telepiù, poi Jan Mojto l’ha comprata assieme ad altri pezzi del gruppo e ci siamo rimessi all’opera. Dal 2014 c’è stata una svolta per noi epocale: il canale è diventato aperto a tutta la piattaforma di Sky ed è passato in HD, è interamente dedicato a tutto il mondo della musica classica 24 ore al giorno. Il gruppo Unitel GmbH & Co è appena uscito: sono alla ricerca di altri investitori. Il filo conduttore della sua vita è la musica classica. Quando è entrata nella sua vita? Mia madre ascoltava sempre musica classica, mio padre sentiva Chopin e Puccini e il mio professore di filosofia mi ha introdotto alla musica da camera. E poi c’era la Scala, a cui la mia famiglia è sempre stata

molto legata. Non fosse altro per il fatto che il mio bisnonno, Piero, ha progettato la Piccola Scala e aveva sempre un posto nel palco d’onore. Ci racconta il suo lavoro di regia di teatro a due, lei e Paolo Gavazzeni? Con Paolo lavoro da sempre. Abbiamo fatto nascere Classica insieme nel 1996. Lui è stato tanti anni al Teatro della Scala, poi all’Arena di Verona come direttore artistico. Alle offerte di dirigere la regia di un’opera ho detto spesso no. Poi ho pensato che l’avrei fatta volentieri a condizione che Paolo avesse voluto lavorare con me. Gavazzeni ha accettato con entusiasmo e quindi mi sono sentito in grado di farlo. Oltre a Classica tv, sta per concretizzarsi il Baremboimcartoon. Ce lo racconta? Per allargare le frontiere sta nascendo un progetto di animazione coprodotto con la tv pubblica, Rai e France Tv. Uscirà a Natale in Francia, poi sarà la volta della Germania e poi dell’Italia, nel 2018. Sono 52 episodi da 11 minuti


PRIVATE LEADER

Si dice che Milano è viva più che mai e rivitalizzata. Lei è d’accordo? Assolutamente sì. La nuova buona onda milanese e sta aiutando anche la cultura, nonostante manchi una politica che investa. Milano oggi deve diventare un trampolino di lancio: mentre tante città sono diventate un punto di partenza,

Quali altre città ama? Parigi. Innanzitutto ci vive mia figlia Maddalena (figlia del primo matrimonio, ndr). E poi è un luogo di libertà e avanguardia. Inoltre la politica culturale francese è una politica vera. La città, anche con l’arrivo di Emmanuel Macron, è autenticamente di respiro europeo. Già, l’Europa… Come la vede? Quella che stiamo vivendo non è un’Europa solidale, ma non voglio avventurarmi in discorsi legati alle vicende economiche. Di certo bisogna trovare dei correttivi.

A sinistra: Piero Maranghi Sopra le locandine di alcuni film prodotti tra il 2015 e il 2016: Tempio delle Meraviglie; Leonardo Da Vinci.

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Poi c’è un progetto cinematografico in uscita… Sì, il 28 settembre arriverà al cinema “Amatore”, il film su Piero.

questa città può essere considerata anche un punto di arrivo. Bisogna essere generosi con una città che è tornata a esserlo e che sta attraendo anche il turismo.

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ciascuno dove un ragazzino, Max, si ritrova come amico Baremboim, direttore musicale del Teatro alla Scala dal 2011. Si tratta di cartoni animati d’intrattenimento ma con un taglio educativo.


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Vita da banchiere

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Vincenzo Maranghi (nella foto) è l’uomo che per oltre quarant’anni ha guidato Mediobanca, l’istituto che è stato il vero santuario della finanza italiana. L’amministratore delegato del gruppo di Piazzetta Cuccia (ex Via Filodrammatici) fino all’abdicazione del 2003 e alla scomparsa nel 2007, nasce a Firenze nel 1937. Entra in Mediobanca alla segreteria di Enrico Cuccia nel 1962. Con il fondatore di Mediobanca ha stretto un rapporto molto intenso diventandone il collaboratore più diretto, seguendo l’ufficio studi prima e l’area delle partecipazioni e degli affari speciali poi. Diventa condirettore centrale nel 1975 e nel 1977 direttore centrale. Nel novembre 1987, nel venticinquesimo anniversario della sua assunzione in Mediobanca, Enrico Cuccia gli dona il tagliacarte in pietra degli Urali, che lui aveva a sua volta ricevuto nel 1947 dagli amici della Comit come segno del comando. Nel 1982, con le dimissioni di Enrico Cuccia, diventa consigliere di amministrazione affiancando l’altro stretto collaboratore Silvio Salteri che subentra nella direzione generale. Nel 1988 subentra a sua volta a Silvio Salteri come direttore generale e amministratore delegato. A Maranghi si deve gran parte dello sviluppo dell’attività di Mediobanca nella consulenza alle imprese, nel capital market e nell’investimento di partecipazioni. Quando, il 23 giugno 2000 muore Cuccia, Maranghi ne prende l’eredità. La successione è stata decisa tempo prima anche grazie alle uscite di giovani banchieri come Gerardo Braggiotti e Matteo Arpe (il primo migrato subito in Lazard, il secondo in Banca di Roma), diventati incompatibili con Maranghi. Tiene le cariche fino all’aprile del 2003, quando rassegna le dimissioni nelle mani dei principali azionisti, a seguito di una lunga battaglia finanziaria che porta a un nuovo patto di sindacato e a una nuova governance della banca. Nel dare le dimissioni si assicura che Mediobanca mantenga l’indipendenza rinunciando a eventuali buone uscite che non fossero quelle previste dal suo contratto di lavoro e chiedendo che la gestione passi a due suoi diretti collaboratori, Alberto Nagel e Renato Pagliaro. Che oggi guidano l’istituto di Piazzetta Cuccia.

Da sinistra: Giardino degli Atellani. La vigna di Leonardo. Antonio Facciolo, Piero Maranghi e Francisca Saez. Ristorante La Brisa

È impensabile che sia solo la finanza a riempire la scena, con tutto quello che ne è conseguito in questi anni. Bisogna avere idee innovative e visione. Viceversa, fare profitto è impossibile. Passioni? Amo fare tante cose, ma non ne faccio nessuna in modo impeccabile. La pesca è una delle mie passioni e mi piace pescare soprattutto con mio figlio Giorgio. Anche con mio padre pescavo e ricordo con piacere quei momenti. Gioco a calcio e a tennis. E poi mi diverto molto coi miei figli. Nella sua vita c’è poi la gastronomia… Mi piace cucinare per gli amici. Voglio insegnare ai milanesi a mangiare il pesce e a cucinarlo. Mi piacerebbe metterli in grado di distinguere un branzino cucinato come si deve da uno farinoso e stracotto. Ci sto lavorando.



LEGEND di A. G.

WILLIAM ALBERT ACKMAN Ci ha rimesso 4 miliardi di dollari. Un conto disastroso quello finale dell’investimento fatto su Valeant Pharmaceuticals da William Albert “Bill” Ackman, il 51enne hedge fund manager considerato il più famose gestore “attivista” del mondo. Nato a New York nel 1966 da una benestante famiglia ebraica, Ackman oggi è capo di Pershing Square Capital Management, il gruppo che ha acquistato o shortato pacchetti azionari e incalzato il management di aziende come Mbia, Canadian Pacific Railway, Target Corp., Chipotle Mexican Grill e Herbalife. Piove sul bagnato. Ackman è stato oggetto di una class action recente che lo accusa di insider trading per il suo investimento di 3 miliardi di dollari in Allergan, quando spingeva per il merger con Valeant.

Piove sul bagnato. Ackman è stato oggetto di una class action recente che lo accusa di insider trading per il suo investimento di 3 miliardi di dollari in Allergan, quando spingeva per il merger con Valeant.

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Closeup del ponte di Brooklyn, Manhattan New York


LEGEND WILLIAM ALBERT ACKMAN

Università top Grande Mela Bill è nato a New York da Ronnie e Lawrence David Ackman, presidente del gruppo immobiliare e finanziario Ackman-Ziff Real Estate Group.

Ackman si è laureato cum laude in storia nel 1988 alla prestigiosa Harvard University, con una tesi su temi ebraici e nel 1992 ha ottenuto l’Mba.

Passione mattone Dopo aver fondato la Gotham Partners, nel 1992 Bill col gruppo immobiliare Leucadia National fa un’offerta, respinta, per il Rockfeller Center.

Inchiesta Nel 2003 Ackman finisce sotto inchiesta da parte del procuratore di New York, Eliot Spitzer, il “mastino di Wall Street”. Ma l’inchiesta non rileva addebiti.

La moglie Big short

Nel 2004, con 54 milioni di dollari personali e altri fondi di Leucadia National, Ackman debutta col suo gruppo Pershing Square Capital Management.

Politica Nel 2016 Ackman ha sostenuto Michael Bloomberg come possibile presidente degli Stati Uniti. Ma poi si è dichiarato “bullish” sulla presidenza di Donald Trump.

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Nasce Pershing

È di 500 milioni di dollari la grande puntata al ribasso fatta da Bill su Herbalife, criticata per il suo multi-level. Ma finora il gruppo alimentare non è fallito.

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Bill conosce Karen sui banchi di Harvard e la sposa nel 1994. La donna è un architetto paesaggista. Dopo tre figli, la coppia divorzia nel 2016.


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From good to better La business vision di De Benedetti, numero uno di Carlyle nel nostro Paese Così il gigante del private equity farà crescere il fashion italiano DI ROSARIA BARRILE / @rosariabarrile

how riconosciuti nei rispettivi settori di appartenenza e, soprattutto un significativo potenziale di crescita. La predilezione per il fashion da parte del fondo quindi cresce, senza tuttavia preludere in alcun modo a una sua specializzazione. Resta infatti orientato a investire nelle migliori opportunità in modo trasversale alle diverse industry, dalla meccanica di precisione al food. Tra le partecipazioni attive vi sono anche Marelli Motori, tra i leader a livello mondiale nella produzione di generatori e motori elettrici, e Comdata, società It specializzata nell’outsourcing di servizi di contact center, e back office, oltre alla recente acquisizione di Irca.

Marco De Benedetti

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Dopo i piumini Moncler (investimento già dismesso), l’abbigliamento di Twinset e le sneakers di Golden Goose, il team italiano del fondo di private equity americano Carlyle ha recentemente acquisito la maggioranza di Irca, società italiana e uno dei principali

produttori europei di ingredienti e semilavorati dedicati alla pasticceria, panificazione e alla gelateria. Focus sul made in Italy Tutti esempi di aziende italiane con un posizionamento distintivo e una portata globale, brand e know-

Big del settore E il portafoglio potrebbe continuare ad attingere ancora dal “made in Italy”, come ci racconta Marco De Benedetti, managing director e co-head di Carlyle Europe Partners, la società del gruppo Carlyle che investe in aziende europee con un fatturato superiore ai 200 milioni di euro. Figlio di Carlo, che gli ha appena lasciato la presidenza di Gedi, il gruppo nato dalla


PRIVATE EQUITY Collezione di intimo Twinset

operatori, anzi. Per indole, non mi piace guardare ai grandi numeri, ma alle singole situazioni specifiche. Noi non abbiamo mai cambiato il nostro orientamento e secondo me neppure altri lo hanno fatto. Sicuramente in alcuni momenti si aprono delle opportunità che vanno colte ed è quello che abbiamo realizzato quest’anno. Se poi vogliamo fare un discorso relativo al settore in quanto tale, occorre precisare che questa relazione tra i due mondi è recente: solo dieci anni fa il private equity non operava nel fashion e il perché è presto detto. Indubbiamente si tratta di settore complicato, caratterizzato da connotati difficilmente “misurabili”quali l’aspetto creativo, l’emergere di nuove tendenze, il valore del brand… Riteniamo di aver quindi in qualche modo contribuito ad aprire il comparto al mondo del private equity attraverso gli investimenti effettuati. Sicuramente oggi non ci troviamo più di fronte a una novità, ma non mi sento di poter affermare che il settore abbiamo perso il suo appeal. Noi continuiamo a ritenerlo invece molto dinamico: la vera sfida è quella di saper individuare winners and loosers. Per questo motivo, nonostante il numero di operazioni recenti portate a termine nel settore, restiamo molto selettivi nei confronti delle proposte che ci arrivano: siamo in grado di portare anche all’interno delle imprese del fashion competenze quali managerialità, cultura e sistemi. Tuttavia, occorre che dall’altra parte 27

Secondo Aifi, l’Associazione italiana del private equity, le operazioni nelle griffe della Penisola nel 2016 sono risultate in calo. La vedete diversamente? Noi riteniamo e abbiamo sempre ritenuto il settore interessante e non credo che ci sia stato un raffreddamento da parte degli

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fusione di Repubblica-Espresso e La Stampa, De Benedetti, manager dall’approccio pratico e diretto, ci fa capire di non amare molto le statistiche, che tendono ad appiattire in una sintesi approssimativa realtà molto diverse tra loro, ma di preferire di gran lunga l’osservazione diretta del mercato.


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Siamo degli acceleratori per la crescita delle aziende, soprattutto internazionale

vi sia non solo un know how di valore, ma anche un interesse per la crescita e l’apertura verso sbocchi internazionali. E quali aziende secondo voi in questo momento sono quelle che possiedono un know how di valore? Le ultime operazioni hanno reso evidente il nostro interesse per il fashion, ma questo rientra più in generale nella preferenza accordata al made in Italy di valore che si esprime anche in altri settori, come testimonia il recente investimento in Irca. Tra le aziende votate all’export andiamo a intercettare quelle che possiedono un know produttivo, industriale o artigianale: parliamo quindi sia di meccanica di precisione, sia di moda e design.

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Qual è il vostro stile di gestione? Il fondo si comporta come un investitore specializzato nell’approccio “From good to better”. Non compriamo infatti

asset problematici e da ristrutturare, ma solo imprese sane. Siamo degli acceleratori per la crescita delle aziende, soprattutto di una crescita di tipo internazionale. In questo momento siamo forse il private equity più globale con 1.750 persone attive in tutto il mondo. In Italia siamo un interlocutore privilegiato delle medie aziende votate all’export. A loro possiamo fornire la giusta spinta per compiere il salto qualitativo necessario ad operare sui mercati esteri. Come favorire l’incontro tra le imprese che hanno bisogno di capitali per crescere e le risorse dei fondi dei private equity? Il private equity può costituire una risposta ai bisogni di molte imprese, ma non per tutte. Ogni azienda ha la sua storia, sia in termini

Numeri da gigante

Società internazionale di alternative asset management, The Carlyle Group gestisce un patrimonio complessivo di 162 miliardi di dollari tra 287 veicoli di investimento (dati al 31 marzo 2017). Quattro i segmenti in cui è specializzata: corporate private equity, real assets, global market strategies and investment solutions. Presente in tutti i continenti, impiega 1.750 professionisti in 31 uffici nel mondo.

di sviluppo, sia di management e azionariato. Io sono molto pragmatico. È in primo luogo l’azienda che deve capire se aprire o meno il capitale a un fondo sulla base anche della proprio vocazione all’export. È una decisione che va fatta in via preventiva e che ha a che fare con aspetti legati alla cultura dell’impresa oltre che alla struttura economica. In un mercato globale sempre più competitivo, l’ingresso di un socio con una presenza internazionale può ad esempio aiutare l’azienda ad attrarre talenti e può fornire la discontinuità necessaria per cambiare strategia. Qual è oggi l’impatto del private equity sull’economia italiana? Rispetto ad altri mercati europei, quali Francia, Regno Unito e Germania, il private equity in Italia in termini di volumi rappresenta tradizionalmente una parte molto più contenuta del Pil. Una delle ragioni principali è rappresentata dalle dimensioni delle imprese: per questo chi intende muoversi nell’ambito di accordi che implicano investimenti elevati non guarda all’Italia. Nonostante un discreto numero di operazioni, infatti, le dimensioni restano contenute. Discorso diverso invece per i ritorni degli investimenti che si confermano elevati. In sostanza, le imprese italiane restano un target interessante per molti fondi, ma non tutti hanno le capacità di saper valutare le opportunità già presenti sul mercato.


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BANK

Agili per crescere Deutsche Bank punta a cavalcare le innovazioni dell’It e dei modelli distributivi Focalizzandosi sulla valorizzazione dei patrimoni delle famiglie a 360 gradi DI ROSARIA BARRILE / @rosariabarrile

Il segmento del private banking, nonostante sia reduce da un lungo periodo di crescita, conserva ancora un potenziale inespresso. L’analisi dell’Associazione Italiana Private Banking segnala che vi è ancora un 30% di domanda non servito da strutture dedicate ed è proprio su questo segmento che punta con maggiore decisione Deutsche Bank Spa, come racconta Sandro Daga, a capo della struttura private che al 31 marzo registrava circa 25 miliardi di euro di asset (dato che comprende anche Finanza&Futuro Private Advisory).

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Quali investimenti avete messo in cantiere per sostenere la crescita? L’investimento più importante, in un modello di servizio che si basa sulla figura del private banker, continua a essere la formazione. Oggi il mercato richiede competenze molto più ampie rispetto al passato: le esigenze del cliente sono sempre più sofisticate e spaziano dalla tutela del patrimonio di famiglia, alla pianificazione successoria, la consulenza fiscale, legale e di investimenti alternativi, come ad esempio gli immobili e l’arte. Oltre a

ciò, abbiamo fatto forti investimenti in tecnologia, nella gamma prodotti e in particolare nella piattaforma di consulenza evoluta, che riteniamo strategica nell’approccio al mercato in vista dell’imminente arrivo della Mifid 2. L’attività formativa è coordinata dal centro formazione interno, ma abbiamo anche importanti partner esterni, tra cui la Sda Bocconi, e - tramite l’Aipb - l’Università Cattolica. Utilizziamo inoltre una particolare piattaforma tecnologica per la formazione a distanza realizzata in collaborazione con lo studio Ambrosetti. Qual è il vostro rapporto con la tecnologia? Per noi la tecnologia non è un’alternativa al consulente, ma un fondamentale supporto al servizio del professionista e del cliente. Per quanto riguarda l’offerta fuori sede, ad esempio, i banker iscritti all’Ocf (l’Organismo di vigilanza e tenuta dell’albo unico dei consulenti finanziari, ndr), sono dotati di un i-Pad per assistere il cliente in maniera completa, verificare l’andamento del portafoglio in

Con il trascorrere del tempo, le esigenze del cliente diventano sempre più sofisticate e spaziano dalla pianificazione successoria alla consulenza fiscale, legale, fino agli investimenti alternativi

tempo reale, nonché acquistare o vendere rapidamente e in tutta sicurezza fondi d’investimento e Sicav, senza l’utilizzo di moduli cartacei. Abbiamo inoltre predisposto un’app dedicata al cliente investitore che raccoglie aggiornamenti continui sulla view di mercato, specifici temi di investimento e argomenti di attualità. A supporto di un modello di consulenza più esteso ci sono


BANK ITALY

poi sezioni dedicate al real estate e all’art advisory, approfondimenti specifici di tipo fiscale e legale, ma anche news e rubriche su viaggi, tempo libero, salute e benessere. La tecnologia e le competenze dei banker si integrano all’interno della piattaforma di consulenza evoluta, che consente la costruzione e il monitoraggio del portafoglio in coerenza con gli obiettivi ed il profilo di rischio del cliente. In particolare, grazie a sofisticati strumenti di controllo, il rischio di portafoglio viene verificato su base quotidiana: qualora si dovesse superare la soglia stabilita, un sistema di alert avverte il cliente ed il banker, che potranno così analizzare la situazione ed intervenire per ribilanciare l’allocazione degli investimenti.

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Sandro Daga, head of private banking di Deutsche Bank Spa

Siamo ormai vicini a Mifid 2: quali impatti avrà sul vostro business? Ci stiamo preparando da tempo all’arrivo della nuova normativa che reputiamo una grande opportunità. Le novità a maggiore impatto riguardano la trasparenza ex ante ed ex-post sui costi e la maggiore enfasi posta sul presidio del rischio a vantaggio del cliente finale. In quest’ottica, la nostra strategia basata sulla consulenza evoluta, che esplicita i costi della consulenza e supporta con la tecnologia il presidio del rischio di mercato, anticipa i tempi. Chi saprà cogliere il cambiamento si troverà con un importante vantaggio competitivo.


BANK

Deutsche Bank Spa, direzione generale di Milano A sinistra una schermata dell’app “La Mia Banca”

Le nuove tecnologie e le competenze dei banker si integrano all’interno della piattaforma di consulenza evoluta

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Qual è la chiave per crescere nel segmento private? Per diventare attrattivi agli occhi di questo restante 30% di nuovi potenziali clienti individuati dall’Aipb occorrono modelli distributivi più agili rispetto a quelli già esistenti e che consentano di sfruttare i vantaggi dell’offerta fuori sede e del digitale. I patrimoni di famiglia, infatti,

passano inevitabilmente alle nuove generazioni che hanno abitudini profondamente diverse nel rapporto con la banca e maggiore dimestichezza con le nuove tecnologie. Sarà quindi necessario avere sia la capacità di mantenere una forte relazione con il cliente, sia saperla coniugare con un uso coerente ed efficace delle nuove tecnologie.

Premio per Banca Generali Banca Generali ha conquistato il premio di Direzione legale dell’anno per la Diversity, nell’ambito della V edizione dei Top Legal Corporate Counsel Awards. Un riconoscimento che per Domenica Lista, general counsel della società, attesta l’impegno nel “premiare il merito, superando quindi qualunque preconcetto”. Quindi ha aggiunto: “Questo principio ha guidato la definizione di un cda indipendente e dalla forte impronta femminile, dove il confronto arricchisce lo sviluppo e la valorizzazione del talento”.


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Banker del futuro L’evoluzione tecnologica e le crescenti aspettative dei clienti mutano il contesto Il relationship management è chiamato ad aggiornare le proprie competenze DI MONICA REGAZZI / @MoniRegazzi

Due motori del cambiamento Ci sono due fattori chiave che avranno certamente un impatto significativo sul ruolo futuro del relationship manager e sono l’avanzare della tecnologia e il livello di sofisticazione del cliente. Quest’ultimo comincia a pretendere valore reale per qualsiasi fee debba pagare: avrà più trasparenza e sarà sempre più in grado di confrontare i livelli di servizio offerti. Inoltre le nuove generazioni di wealthy saranno tecnologicamente più avanzate e richiederanno al proprio banker e alla sua istituzione di allinearsi sia alla necessità di essere disponibili 24/7, come la maggior parte degli altri servizi della vita di tutti i giorni, sempre più sempre disponibili on-line, sia alla propria mobilità, sempre più globale. Per quanto riguarda la tecnologia, potrebbe esserci un impatto sia lato decisioni di investimento, sia della relazione con il cliente. Le scelte di investimento basate su approcci

machine learning cominciano qualche volta ad avere una marcia in più rispetto alle decisioni umane perché sono in grado di analizzare enormi quantità di dati in pochissimo tempo, e compiono scelte senza pregiudizi e senza emozioni. Quindi il banker del futuro dovrà avere un set di competenze molto più rotondo, che includa competenze tecnologiche, ma anche soft skills per comprendere meglio bisogni e comportamenti dei clienti finali. 33

L’identikit Il banker oggi tipicamente è una figura di mezza età, da molti anni in azienda, quindi persona di grande esperienza ma non necessariamente con un background di tipo finanziario. I nuovi innesti vengono tipicamente dalla concorrenza, circa il 70%, visto che di solito gli operatori di private banking non hanno corsi di formazione interni, al di là di formazione sui prodotti o sui requisiti del regolatore. Il contatto con il cliente avviene soprattutto al telefono o di persona, limitando l’aspetto più tecnologico all’invio di qualche e-mail. Il relationship manager si limita di solito a discutere di temi finanziari, basati sugli asset in gestione presso l’istituzione che rappresenta, e soprattutto tende a spendere più tempo con i clienti con cui ha

stabilito una migliore relazione, anche naturale, tralasciando in alcuni casi relazioni più complicate, ma a più alto potenziale.

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I relationship managers sono da sempre il simbolo dell’industria del private banking, in quanto gestori della relazione con il cliente. Ma oggi che il business sta cambiando e le interfacce sono sempre più digitali, ci si domanda come debba cambiare questo ruolo.


BANKER

Carlotta De Franceschi

Passione per la policy Nel percorso di De Franceschi il filo conduttore è l’impegno sui temi economici Dall’Action Institute fino ad Arca Fondi, passando per gli incarichi istituzionali DI LUIGI DELL’OLIO / @LuigidellOlio

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“Se devo individuare un filo conduttore delle esperienze personali e professionali fatte finora, la prima cosa che mi viene in mente è la passione per la policy e per l’Italia e il desiderio di contribuire al

dibattito sulle politiche economiche per provare a migliorare la condizione del nostro Paese”. Carlotta De Franceschi è tra le donne più in vista nel mondo della finanza e delle istituzioni. Laureata in

economia aziendale alla Bocconi, con un Mba all’ateneo di Harvard, ha lavorato nelle più prestigiose

continua a pag. 36 >


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BANKER

banche d’affari come Goldman Sachs, Morgan Stanley e Credit Suisse, prima di fondare il think tank Action Institute. È stata anche consigliere economico durante il Governo Renzi. Siede nei consigli d’amministrazione di Arca Fondi Sgr, Banca Sistema, Tas e Centro Oncologico di Aviano. Iniziamo dal quadro generale: a che punto è l’Italia sulla strada della ripresa? La crescita c’è, è innegabile, ma la fragilità del settore bancario si riverbera su tutto il comparto economico. Anche perché l’introduzione del bail-in senza un periodo transitorio di “ambientamento” ha amplificato i problemi. Detto questo, resto ottimista sul nostro Paese.

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È lo stesso sentimento che l’ha spinta a creare Action Institute? Sì. Dopo aver passato diversi anni all’estero, ho avvertito forte il bisogno di impegnarmi in prima persona per l’Italia. Questo think tank non profit nasce per mettere a fattor comune delle competenze diversificate, con professionisti di grandissimo livello che si mettono a disposizione delle istituzioni pro bono, per elaborare proposte pratiche ed attuabili di politica economica. C’è una grandissima sfida che abbiamo davanti a noi ed è di carattere generazionale. L’Italia deve recuperare i propri valori e il senso civico, riprendere una visione collettiva e di lungo

Il risparmio degli italiani: un punto di forza del nostro Paese che va tutelato Il sistema deve essere riformato e le tutele siano sostanziali

periodo, rimboccarsi le maniche, avere il coraggio di scrollarsi di dosso rendite di posizione e privilegi e pensare alle generazioni future. Che ruolo può giocare il risparmio in questo processo di rinnovamento? Si tratta di un grande punto di forza del nostro Paese, che va tutelato in maniera adeguata. La ricchezza finanziaria delle famiglie italiane si stima essere 4,000 miliardi di euro, se migliorassimo i rendimenti dell’1% aumenteremmo di 40 miliardi la ricchezza aggregata. C’è grande polemica al momento, il sistema va riformato. Non è solo una questione di norme, ma soprattutto di etica e di competenze ed è fondamentale far crescere la

cultura finanziaria dei risparmiatori per evitare che si creino ancora scandali come quelle quelli recenti delle banche, i bond Argentina, Cirio, Parmalat e così via. Bisogna passare dalle tutele formali a quelle sostanziali. Tra i suoi numerosi incarichi figura anche il recente ingresso nel consiglio di Arca Fondi Sgr. Quali sono le sue aspettative in merito? Si tratta di un consiglio di altissimo profilo, che conferma il discorso su competenze ed integrità che facevo prima. La qualità della leadership è fondamentale, specialmente nei servizi finanziari e ancor più nel risparmio in cui la responsabilità e l’impatto sulla vita dei clienti è grandissimo. Quali sono i suoi hobby? Mi piace molto viaggiare perché mi arricchisce molto. Mi sto preparando a passare qualche settimana in Botswana. E poi amo la scrittura creativa, così come la letteratura classica greca e quella moderna americana. Ovviamente impazzisco per la buona cucina. Astro nascente della finanza, ma con un’inclinazione umanistica… La finanza non è solo numeri, ma gira intorno alle decisioni delle persone. Nei servizi finanziari certe scelte hanno conseguenze molto importanti. La centralità di una leadership etica e competente è fondamentale per la salute di un sistema finanziario.


PORTAFOGLI SOLIDI PARTONO DA SOLIDE FONDAMENTA

Per questo i nostri Model Portfolios sono sviluppati attraverso un processo robusto e rigoroso per aiutare i clienti a costruire portafogli più solidi.

Riservato ai Clienti Professionali – E’ vietato il suo accesso e la sua diffusione al pubblico. Il valore degli investimenti e del reddito eventualmente distribuito dagli stessi può tanto diminuire quanto aumentare e gli investitori potrebbero non recuperare interamente il capitale inizialmente investito. Prima dell’adesione leggere il prospetto, disponibile presso i Soggetti Collocatori autorizzati e sul sito Internet www.jpmam.it. J.P. Morgan Asset Management è il nome commerciale della divisione di gestione del risparmio di JPMorgan Chase & Co. e delle sue affiliate nel mondo. © 2017 JPMorgan Chase & Co. Messaggio emesso in Italia da JPMorgan Asset Management (Europe) Société à responsabilité limitée, Filiale di Milano, Via Catena 4, I-20121 Milano, Italia. LV-JPM50099 | 04/17 | 23135ed0-2438-11e7-9ba0-005056960c63


OPINION

Silver investing People who are over 65-year-old will play a stronger role in the economy The elderly could be more investment-friendly than the millennials BY PRIVATEBANKERINTERNATIONAL.COM

(Ab b ia mo la s cia to il tes to in ingles e p er co gliere le s f uma ture d el co nte n u t o n . d . r. )

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PRIVATE

The world’s population is aging and we will soon reach the highest number of over 65-year-olds in history. Despite millennials being the centre of attention, getting older could prove to be more investmentfriendly. According to the World

Bank, by 2050 the age dependency ratio in high-income nations will increase from 53.3 to 73.9. Aging population This means that in 2050 more than 40% of the population will be made

up of dependents, and in developed markets most will be aged over 64 years. The elderly (and their needs) will play a stronger role in the economy going forward, meaning new investment opportunities will arise. After the rise of sustainable


OPINION

New products The property market picked up quickly on this trend, and a new type of real estate investment trust (Reit), which predominantly focuses on investing in care homes, is now well established across different markets.Octopus Healthcare, Primonial, and Daiwa are just a few examples of providers that have launched such products. Similarly to other sector-specific REITs, they

New opportunities Therefore, silver investing and the opportunities it presents will be a good alternative. On top of that, wealth managers will do well to boost their pension planning services offering – after all, their clients’ life expectancy is set to increase, meaning they will need to sort out their finances before the long retirement period begins. 39

and ethical investment products, we will witness the emergence of “silver investing” aimed at capitalising on the needs of the aging population.

are designed to be less affected by general macroeconomic conditions than commercial or retail property, which is useful for portfolio diversification purposes. Although rental yields from nursing homes might be below those of student housing and shopping centres, investors are offered the stability of a growing sector and lower risk levels compared to high-yielding property investments. Many other aging-related products are available, including sector-specific mutual funds. The Vanguard Health Care fund manages portfolios centred on the pharmaceutical and biotechnology industry. The number of listed companies focused on services related to the aging population (from care home servicing

A different approach As always, wealth managers should apply some filters when approaching silver investments. They will have higher growth potential in countries where government spending for healthcare services is low, as there is much more room for private ventures to succeed. They should also look into markets where aging rates are faster, like Japan. Growing demand from the older population will put pressure on government budgets, and the private sector will have to pick up the challenge. Generally, as investors shy away from stock market volatility, advisers must find ways to diversify clients’ portfolios with more stable options. In the past, fixed income would be an obvious choice, but low yields and fears of the bond bubble bursting make these investments riskier.

PRIVATE

Wealth managers should apply some filters when approaching these investments They will have higher growth potential in countries where government spending for healthcare services is low

companies in Europe to luxury funeral providers in Asia) has been increasing, and they will find their way to the portfolios of asset managers.


OPINION

Riorganizzare il talento La velocità con cui evolve il mercato rischia di rendere obsoleta l’offerta tradizionale I private banker devono puntare sulla formazione continua per restare competitivi DI SIMONA MAGGI*

Il private banking si rivolge a facoltosi clienti privati con esigenze complesse in continua evoluzione. Per svolgere tale attività, si avvale di strutture organizzative dedicate e di qualificate figure professionali in modo da fornire un’ampia gamma di servizi e prodotti personalizzati in base alle specifiche esigenze di ogni singolo cliente. Negli anni l’industria è cresciuta con costanza, aumentando il valore degli asset in gestione e distinguendosi dai servizi bancari retail per target di clientela, caratteristiche del servizio offerto e alta professionalità del personale coinvolto, ma va detto che il private banking ha di fronte un futuro nel quale le sue attività tradizionali potrebbero diventare improvvisamente obsolete.

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PRIVATE

Nuove sfide Il private banking aiuta il cliente a pianificare il futuro economico per sé e per i propri cari. Si tratta di un esercizio difficile, soprattutto in un contesto economico e fiscale mutevole. La clientela private è abituata ad assumere decisioni e a valutare la professionalità dei consulenti di cui si avvale, anche se

si tratta di una gestione efficiente e di una trasmissione efficace agli eredi del patrimonio di famiglia. La difficoltà è che si aspetta risposte proposte chiare, sintetiche e veloci ed è difficile spiegare e valorizzare il volume di informazioni e di competenze che stanno dietro un consiglio di questa natura. La sfida è di “riorganizzare il talento” ponendo nuovi obiettivi

ai circa 12mila private banker che, nella maggior parte dei casi, hanno studiato e si sono formati professionalmente in un’altra epoca. Certamente, 18 anni (in media) di esperienza professionale rappresentano un bene prezioso per gli operatori, che non va disperso ricercando e assumendo nuovi talenti, bensì valorizzato sviluppando una cultura improntata


OPINION

Il profilo del private banker: l’articolazione modulare delle competenze e delle capacità

all’apprendimento continuo. Va messo in chiaro che i private banker devono investire il loro tempo - e in alcuni casi anche i loro soldi - nella propria istruzione. La sfida è come motivare i profili professionali elevati ad accettare questa regola.

Prodotti e servizi insurance Prodotti e servizio d’investmento

Mercati Prodotti e servizi corporate

Portafoglio

Costi, oneri e fiscalità

Decisione

Dati economici Programmazione e orientamento ai risultati

Adeguatezza Flessibilità e propensione al nuovo

Performance

Market abuse e antiriciclaggio

Negoziazione Gestione dei rapporti interpersonali

Fonte: AIPB

e ti fermi lì. Essere un private banker significa che si impara costantemente qualche cosa di nuovo, man mano che il perimetro del servizio si amplia (passando dagli asset finanziari al patrimonio integrale), che aumentano le attese del cliente, che la tecnologia digitale evolve e rende disponibili soluzioni per risposte semplici a problemi complessi. Carriere discontinue Nell’era industriale la piramide aziendale era la metafora standard per lo sviluppo dei talenti e per gli iter di carriera. Le sue regole universali e i suoi percorsi

monodirezionali (puntavano unicamente verso l’alto!) erano chiari. Oggi non è più così, perché le società hanno sempre più spesso un approccio reticolare che favorisce iter di carriera che cambiano continuamente tramite spostamenti laterali, diagonali, ascendenti e discendenti. Offrono possibilità di crescita in team di esperti che difficilmente si sposano con le piramidi tradizionali, ma che mettono a disposizione grosse opportunità di apprendimento continuo. *Direttore scientifico di Aipb

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Futuro “agile” Tornando al discorso sul futuro, quanto maggiore sarà la sua capacità di evolvere integrando competenze professionali differenti in un unico servizio al cliente, tanto migliore sarà la capacità di comprensione e interpretazione delle informazioni, minore sarà il rischio di divenire obsoleto. Lo nostra non è più un’epoca in cui impari una professione, diventi uno specialista

SOFT SKILLS

PRIVATE

Strumenti per il cambiamento Il nuovo scenario richiede competenze tecniche e relazionali che evolvono così rapidamente, che i metodi tradizionali di formazione e sviluppo sembrano non tenere il passo. Agli operatori consigliamo allora di sviluppare strumenti agili, che rispettino i tempi richiesti dall’esercizio della professione e non siano d’intralcio all’impegno quotidiano per le esigenze della clientela. Ad esempio, può essere attivata una piattaforma online liberamente disponibile che metta a disposizione tutta una serie di strumenti e workshop su una vasta gamma di argomenti e che offra uno strumento per la definizione del profilo di carriera.

COMPETENZE TECNICHE


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PRIVATE

BANK


BANK INTERNATIONAL

Essenza del private Notenstein La Roche è la sintesi di due culture plurisecolari Una realtà che gestisce patrimoni per 20 miliardi di franchi DI LUIGI DELL’OLIO / @LuigidellOlio

I numeri della banca Oggi Notenstein La Roche è una realtà controllata dalla Raiffeisen (società cooperativa) svizzera, con uffici in 13 città del Paese e l’headquarter a San Gallo. Gestisce patrimoni della clientela europea per 20 miliardi di franchi svizzeri e può vantare un capitale proprio di 478 milioni e 450 collaboratori 43

A lato: la facciata della sede e l’ingresso dell’headquarter di Notenstein La Roche, a San Gallo in Svizzera.

Tessile e oro San Gallo è stata la culla di Notenstein, nata a metà del sedicesimo secolo per iniziativa di un gruppo di imprenditori della fiorente industria tessile. Il nome deriva dalla casa “zum Notenstein”, nella quale si riunivano gli uomini più in vista della città per discutere di amministrazione pubblica e commercio. Due secoli dopo arriva la svolta a opera di

Caspar Zyli, discendente di una famiglia tra le più in vista tra i “Notensteiner”, che fonda una società di spedizioni, poi divenuta istituto bancario. Una realtà passata per i mille travagli del Novecento europeo senza mai perdere la sua identità. La storia di La Roche è invece fortemente legata a Basilea, che nel diciottesimo secolo era già una famosa città commerciale con una rete internazionale di collegamenti. In questo scenario, Benedikt La Roche, il cui bisnonno era stato insignito del titolo onorifico “La Roche” (vale a dire “La Roccia”), ricompensa dei servigi militari resi alla corona francese, fonda una società attiva nei commerci, che nei decenni cresce e si trasforma in una banca.

PRIVATE

Sopra: uno scorcio di Basilea, dove è stata fondata la prima società che poi ha dato vita a La Roche.

Una è nata nella città svizzera simbolo dell’industria, l’altra in quella dei commerci. Una ha una storia associativa, l’altra è di chiara impronta familiare. A rileggere i percorsi che hanno portato alla fine del 2015 alla nascita di Notenstein La Roche emerge con chiarezza la distanza che per un lungo periodo della storia ha caratterizzato le due private bank elvetiche. Ma evidenzia anche la capacità di entrambe le organizzazioni di cogliere i segnali del cambiamento, trovando una sintesi capace di garantire alla realtà post-fusione una capacità competitiva sui mercati internazionali.


Non è in gioco solo il denaro, ma la fiducia reciproca, per cui risulta fondamentale la sensazione di essere in buone mani

BANK

Adrian Künzi

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PRIVATE

(dati riferiti al 30 aprile scorso). L’esercizio 2016 ha registrato ricavi per 177 milioni di franchi svizzeri (5 milioni in più rispetto al 2015) e un utile di 27 milioni. Un player di medie dimensioni nel panorama bancario svizzero. “Poniamo obiettivi chiaramente definiti e li realizziamo coerentemente”, è il messaggio che arriva dal ceo Adrian Künzi. “Non è in gioco solo il denaro, ma la fiducia reciproca, per cui risulta fondamentale la sensazione di essere in buone mani”. Un approccio austero, senza fronzoli, che ha costituito il vero punto di sintesi tra le due culture aziendali che a un certo punto hanno deciso di fondersi. Le rispettive competenze sono state integrate con un’attenzione

particolare al settore della pianificazione, nelle varie declinazioni che interessano i detentori di grandi ricchezze. Si parte quindi dall’analisi dei valori patrimoniali, si stimano le entrate e uscite attese, in modo da costituire una base per le decisioni in tema previdenziale, fiscale e, ovviamente, finanziario. In primavera Notenstein La Roche ha ottenuto da Bankitalia l’autorizzazione a operare nella Penisola in regime di libera prestazione dei servizi e in questo periodo sta mettendo a punto la strategia di crescita nel nostro Paese. Impegno sociale Sul fronte degli investimenti, Matthias Geissbühler, chief investment officer, sottolinea la

specializzazione sulle small e mid cap svizzere “che sono spesso trascurate nei grandi portafogli. Dal canto nostro, siamo molto focalizzati su questo comparto, ma seguiamo un approccio selettivo”. Al di là del business, la private bank elvetica è attiva anche in ambito sociale, con quattro declinazioni: il sostegno allo sport, in particolare all’equitazione, come dimostra la sponsorizzazione del torneo di salto a ostacoli Csio di San Gallo; l’impegno per la musica, con la promozione di giovani musicisti con varie specializzazioni; l’organizzazione di mostre sulle arti figurative, soprattutto a San Gallo; infine l’attività a supporto di Solaqua, che si occupa di fornire acqua potabile ai villaggi rurali del Nepal.



DINASTY

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PRIVATE

La guida operativa del gruppo da sei anni è nelle mani del manager Pablo Isla, preferito a Marta, figlia dell’imprenditore


DINASTY

L’oro in un tessuto Ortega è il terzo uomo più ricco al mondo con 71 miliardi Ma Mr. Zara non ha rinunciato ad uno stile di vita austero DI FRANCESCA VERCESI / @frvercesi

Diversificazione immobiliare Per anni Ortega, che è il maggior azionista di Inditex con il 60% delle quote (ha anche il 5% del Banco Pastor), ha lavorato per diversificare la sua ricchezza, perlopiù investendo grosse somme di denaro nell’immobiliare internazionale. Riuscendo a raccogliere più di 400 milioni di dollari di dividendi annuali da Inditex, ha messo buona parte di questo denaro in acquisto di proprietà tra New York, Londra,

A lato: Amancio Ortega Gaona fondatore del colosso Inditex In alto: Uno scorcio di uno store Zara a Zurigo Nella pagina a fianco: Barcellona, (Spagna), negozio Zara situato su Passeig de Gracia, una delle strade più costose in Europa

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Timone al manager Da sei anni ha lasciato il timone operativo dell’azienda al presidente e ceo Pablo Isla, anche continua a seguire da vicino il suo andamento. Non è stata una decisione facile, la sua, dato che a lungo ha riflettuto sulla possibilità di lasciare tutto nelle mani della figlia 34enne Marta. Eppure quest’ultima si era preparata a lungo al passaggio del testimone, con studi alla European Business school di Londra, esperienze di

lavoro diversificate e una forte rete di contatti a livello internazionale. Ma, alla fine, il papà ha scelto un manager, ritenendo il suo profilo più adeguato alle sfide che attendono il gruppo iberico negli anni a venire.

PRIVATE

Secondo l’ultima classifica di Forbes Billionaires, Amancio Ortega Gaona è il terzo uomo più facoltoso del mondo. Con i suoi 71,3 miliardi di dollari di patrimonio, è dietro ai soli Warren Buffet e Jeff Bezos, ma immediatamente davanti a Bill Gates. L’81enne imprenditore spagnolo, che ama il calcio e le Porsche, mentre odia le cravatte e non rilascia interviste, è fondatore e ex presidente del colosso spagnolo del retail Inditex (acronimo di Industrias de Diseño Textil), che ha in pancia brand come Zara, Massimo Dutti, Pull&Bear, Bershka, Stradivarius, Oysho, Uterque e Zara Home.


DINASTY

Parigi, Berlino, Roma e Lisbona. Ma il grosso del patrimonio è concentrato a Madrid e Barcellona e si trova sull’asse delle principali strade del commercio di entrambe le città: possiede infatti più di una dozzina di edifici sparsi tra il Paseo de la Castellana, Serrano, Recoletos, Ortega y Gasset (Madrid) e sul Paseo de Gracia e Via Laietana (Barcellona). Ogni giorno fa un tragitto di dieci chilometri a piedi dalla sua casa del centro città alla sede di Inditex, situata appena fuori dalla città costiera di La Coruña, dove da più di cinquant’anni ha sede la sua azienda (che occupa un’area grande come 47 campi di calcio messi in fila), dove viveva quando era bambino e dove è nato il marchio Zara. Ama intrattenersi con il team di design della linea Zara Woman: si discute in questa sede il nuovo layout per un negozio, un nuovo design per la prossima collezione invernale, si dettano le linee strategiche. E se Mister Ortega ha un’idea, viene sempre ascoltato. Dopo tutto ha 60 anni di esperienza nella vendita di moda, partendo da origini modeste.

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PRIVATE

Amante del low-profile Ortega ama gli indiscutibili pregi dell’anonimato. L’uomo che ha costruito letteralmente dal nulla uno dei maggiori gruppi tessili a livello mondiale è nato nel 1936 a Busdongo de Arbas, un borgo di 1.300 anime a cavallo fra il León e le Asturie, ultimo di quattro fratelli, padre ferroviere e madre casalinga.

Un solo stipendio in casa e quindi vita dignitosa ma difficile. Il padre viene poi trasferito a La Coruña e proprio qui, nella città galiziana, Amancio comincia a lavorare, a 14 anni e con in tasca la licenza media. Era fattorino della più elegante sartoria della città, la Maja, che vuol dire la Bella. Recapitava in bicicletta camicie, giacche e cappotti a notabili e imprenditori di tutta La Coruña. Ma aveva sempre avuto, sin da bambino, grandi ambizioni e grandi sogni. All’inizio degli anni ‘60 fece tre scelte decisive: sposò Rosalia Mera, che di mestiere era modellista

alla Maja; convinse il direttore di filiale del Banco Pastor a concedergli un fido di 50 mila pesetas, 25 mila euro attuali; infine si mise in proprio fondando la società Confecciones Goa (richiamando le iniziali del suo nome al contrario). Intuizione di successo Cominciò a produrre slip e accappatoi. Ed ecco che arrivò nella sua testa l’idea rivoluzionaria: imitare le collezioni dei marchi più noti e prestigiosi, confezionando abiti di limitata qualità a prezzi stracciati. Il successo su immediato.


DINASTY

Crescita senza sosta Nel primo trimestre di quest’anno Inditex ha fatto segnare un fatturato di 5,57 miliardi di euro, +14% a cambi correnti (+12,5% a cambi costanti) rispetto allo stesso periodo del 2016. In forte crescita anche gli utili (+18%), che hanno toccato quota 654 milioni. Il tutto contornato da un ebitda che per la prima volta ha sfondato il muro del miliardo di euro, 1,11 miliardi per la precisione (+17%). Risultati, questi, resi possibili anche grazie alle 93 aperture effettuate nel periodo in 30 diversi mercati del mondo, toccando così quota 7.385 per numero totale di negozi. “Il suo modello di business è vincente perché Inditex produce non prevalentemente in Asia, ma in Spagna, Portogallo, Turchia e Marocco e quindi può reagire rapidamente negli ordinativi o cambiando stile in fretta. Inoltre attrae spontaneamente il consumatore”, dice Michelle Wilson, analista al dettaglio a Berenberg. “Non è un modello che può essere facilmente copiato da altri marchi, che non dispongono di una filiera di distribuzione locale consolidata”, afferma Simon Bowler, che lavora in Exane.

Poi c’era da pensare al nome. All’inizio pensò a Zorba ma il marchio era già registrato. Gli venne allora in mente il nome Zara e nel 1975 aprì il primo negozio di abbigliamento Zara. Per attrarre clienti, riempì la vetrina di polli e conigli. I passanti, incuriositi, entrarono. Quella fu la sua prima, e unica, campagna pubblicitaria. Aneddoti L’uomo più ricco di Spagna è soprannominato “Peniques”, per via della sua attenzione estrema ai dettagli. Tra gli aneddoti che

Vita in famiglia Chi conosce Ortega dice che non si è mai troppo concentrato sulla ricchezza personale e non ha mancato di esprimere spesso il suo stupore per come sono andate le cose. Ha uno yacht, ma sotto ai

40 metri di lunghezza, e la sua vita ruota intorno ai suoi figli e nipoti. Raramente si avventura lontano da La Coruña (ha una seconda casa nelle vicinanze) e, se va a fare una passeggiata intorno a La Marina, gli abitanti del luogo sanno che detesta il rumore. Covadonga O’Shea, che ha lavorato con Ortega per 20 anni, ha detto che “la sua timidezza è radicata nell’umiltà. Non è uno dei ricchi che ti guarda dall’alto del suo successo”. Nei mesi scorsi la Fondazione Amancio Ortega, attiva soprattutto nel campo dell’istruzione e dell’assistenza sociale, in occasione del 81esimo compleanno del suo fondatore, ha fatto la sua più grande donazione: 320 milioni di euro per combattere il cancro, grazie all’acquisto e manutenzione di ospedali in tutta la Spagna. 49

In alto: Felipe di Borbone

seguono il suo mito, uno coinvolge anche Felipe di Borbone, principe delle Asturie, che nel 1998 andò in visita al quartier generale della Inditex. In quella occasione Ortega si forzò a indossare la tanto odiata cravatta (era la terza volta in vita sua, dopo il battesimo del figlio Marco e il secondo matrimonio con la bella Flora Perez Marcote, una sua ex dipendente), ma evidentemente ebbe una reazione allergica, dato che non si presentò alle foto di rito postincontro.

PRIVATE

Nella pagina a lato: Massimo Dutti, un marchio del colosso Inditex


PRIVATE WORD

DI ALESSANDRO ROSSI / @amrossi55

Come funziona Cos’è

È un database distribuito che sfrutta la tecnologia peer-to-peer. Chiunque può prelevarlo dal web, diventando così un nodo della rete.

Perché funziona

La risposta è la più banale: perché tutti coloro che vi partecipano, guadagnano. Fino a quando sarà così, è verosimile che il successo si rafforzerà.

In parole povere

È il libro contabile in cui sono registrate tutte le transazioni fatte in Bitcoin. Un sistema di verifica che non ha bisogno delle banche per effettuare una transazione.

Le transazioni vengono distribuite sui nodi che la convalidano, inserendole nel primo blocco libero disponibile e impedendo la sovrapposizione degli ordini.

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La Blockchain può garantire il corretto scambio di titoli e azioni, può sostituire un atto notarile e può garantire la bontà delle votazioni perché ogni transazione viene sorvegliata da una rete di nodi che ne garantiscono la correttezza.

Un blocco ogni 10 minuti

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PRIVATE

Il meccanismo di sblocco si autoregolamenta affinché venga liberato un blocco ogni 10 minuti circa. Chi lo libera, incassa 25 Bitcoin che può riversare sul mercato guadagnandoci.

Sistema a blocchi

Ogni blocco contiene 25 Bitcoin e viene liberato dai miner, minatori dell’era tecnologica, che sono dotati di un’enorme potenza di calcolo.



REPORT

The 1 billion dollar club Several of the largest managers have experienced difficulties over 2016 Nevertheless some hedge funds continued to accumulate assets under management BY PREQIN

(Ab b ia mo la s cia to il tes to in ingles e p er co gliere le s f uma ture d el co nt e n u t o n . d . r. )

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PRIVATE

Over the course of 2016 there were outflows of $110bn from hedge funds, following an extended period of disappointing performance which negatively affected investor

sentiment towards the asset class. Even the largest managers felt the effects of investor redemptions – for instance, Perry Capital, which managed $15bn at its height,

closed for business in 2016 after poor performance and investor redemptions. Despite difficulties continua a pag. 54 >



REPORT

in both raising and retaining investor capital, the assets under management (AUM) of the hedge fund industry grew due to improved performance in 2016. The club in 2017 There are currently 701 hedge fund managers with $1bn or more in AUM, a net increase of 33 managers since our May 2016 $1bn Club study. Collectively, this group manages $2.8tn – a 4% increase from the previous study – accounting for 88% of all capital in the hedge fund sector. The number of managers with AUM of $20bn or more has decreased by two to 21 in the past year, while their aggregate AUM has increased by only $2bn. Following the high-profile closures of Perry Capital and Visium Asset Management, Eton Park Capital

THE $1BN CLUB: LARGEST HEDGE FUND MANAGERS

The largest number (241) of managers are located in New York State These managers control a combined $1tn The second is California (53), then Connecticut (43 of fund managers) Management (which managed $8.8bn at the time of our May 2016 study) is the latest big-name hedge fund manager to announce it is shutting down operations and returning capital to investors. The managers sites North America is home to 496 fund managers with AUM of $1bn or more; collectively, these firms account for 75% of the Club’s assets. The largest number (241)

701 Collectively managing $2.8tn in assets, the 701 members of the $1bn Club account for 88% of industry capital.

of managers are located in New York State; these managers control a combined $1tn. Connecticut is home to the third largest number (43) of managers behind California (53), and also represents the second largest aggregate AUM ($360bn), which is primarily due to the likes of Bridgewater Associates and AQR Capital Management – the two largest hedge fund managers in the world –residing in the state. Europe-based managers are responsible for a fifth of assets managed by the $1bn Club. London is at its centre – members in the British capital manage an aggregate $352bn – while Stockholm is a newcomer to the top 10 cities in the $1bn Club. AsiaPacific-based managers (64) and managers based in regions beyond North America, Europe and AsiaPacific (14) make up the remainder of the $1bn Club, both growing by a net 13 and five managers respectively in the past year.

54

PRIVATE

New entrants and dropouts Preqin has noted 117 new entrants and 90 dropouts in the $1-4.9bn AUM bracket. Within this group


REPORT MARKET

15 11 10 7 5

4

3

3

2

2

2

1

1

0 -1 -6 -6

-3

Endowment Plan

Bank

Foundation

Asset Manager

Private Sector Pension Fund

Wealth Manager

Insurance Company

Sovereign Wealth Fund

-8

-10 Public Pension Fund

-2

-3

Family Office

-5

-1

Investor Type Exited $1bn Club

Entered $1bn Club

Source: Preqin Hedge Fund Online

Asset flows positive Asset flows in the first quarter of this year have been positive, with the

industry experiencing net inflows of $20bn. Furthermore, the largest hedge funds have seen more inflows than outflows over Q1 2017: 43% of larger funds ($1bn or more in size) attracted new capital compared to 39% that saw outflows. This renewed interest in hedge funds is driving the growth of the $1bn Club and may help to combat industry-wide redemptions, as well as highlight the positive performance hedge funds have experienced since March 2016 and bolster the $1bn Club’s influence within the industry. 55

not been immune to the difficult environment for hedge funds in recent years. We have seen some members close for business in light of poor performance and widescale redemptions, as well as having to adapt to meet changing client demands for favourable terms and conditions. However, hedge funds seem to be turning a corner following a challenging 2016.

PRIVATE

The outlook $1bn Club managers are very influential; this relatively small number of managers control the vast majority of AUM in the industry. Although investors of all sizes allocate capital to the $1bn Club, the $1bn Club members have

Number of entrants to vs. exits of $1 bn club investors over the past 12 months (may 2016-may 2017) by investor type

No. of Entrants/Exits

of new entrants are hedge fund managers established in the past year, such as Holocene Advisors and Sagewood Asset Management, as well as firms experiencing growth in AUM. We have seen significant growth in the number of new entrants to the $1bn Club from Asia-Pacific (the region represents 16% of new entrants in our 2017 study vs. 6% in 2016), behind only North America, which is home to the majority (64%) of new entrants to the $1bn Club. North America, however, also represents the majority (69%) of dropouts from the $1bn Club. Similarly, Europe-based managers represent 15% of new entrants and 19% of dropouts. Equity strategies are the most utilized by both new entrants to the $1-4.9bn AUM bracket as well as dropouts. With over $1bn in AUM on average charge higher management and performance fees than the rest of the industry. However, with fees at the forefront of investor concerns in 2017, even the largest firms in the industry are paying closer attention to the terms and conditions associated with their funds. Among these are Moore Capital Management and Winton Capital Management.


OPINION

Pir, si scaldano i motori Gli incentivi fiscali stanno spingendo gli investimenti nelle small & medium cap Si aprono nuove prospettive per le banche d’investimento meglio strutturate DI THEO DELIA-RUSSELL*

I Pir hanno debuttato con grande successo nel mercato italiano soprattutto sul fronte della domanda dei risparmiatori, più che sul versante dell’offerta.

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PRIVATE

Bilanciare i rischi Abbiamo visto importanti flussi di risparmio su questi prodotti, ma non si è assistito a nuove emissioni o quotazioni per accompagnare questa crescita di flussi finanziari verso il capitale delle aziende italiane. Cerchiamo di capire il perché. I Pir sono stati definiti una “asset class” in cui investire per sfruttare i vantaggi fiscali previsti dal legislatore. Ma non è corretto, dato che questo strumento consente di investire in varie direzioni, dalle

azioni ai bond, passando per dei prodotti maggiormente bilanciati. Ma un elemento comune c’è. Sono prodotti mirati prevalentemente verso le piccole e medie aziende italiane: si tratta quindi di un’asset class (se vogliamo definirla tale) rischiosa, soprattutto se è prevalentemente azionaria, e va quindi gestita in modo opportuno nei portafogli dei clienti. La legge però correttamente attenua i rischi mediando l’investimento nel tempo con un processo di accumulo e decumulo progressivo che lo rende più compatibile anche con il piccolo risparmiatore. E la presenza di molti investitori rende più stabile il progetto, anche se non è improbabile qualche turbolenza nel

lungo periodo. La concentrazione del mercato nella prima fase non ha creato tensioni nel trend di crescita, ma è evidente che se i flussi di accumulo rallenteranno nelle fasi di volatilità, (dove mancano compratori diffusi), l’asset class avrà movimenti di ampiezza maggiore rispetto agli indici principali. E questo può spaventare il piccolo cliente ma non la clientela del private banking. Attenuare la volatilità I detentori di grandi patrimoni, con maggiore vocazione verso investimenti di più lungo termine come quelli in venture capital o private equity, sono quelli più propensi ad attenuare questi


OPINION

Visibilità e potenzialità La corsa del mercato azionario italiano del segmento a media capitalizzazione ha risvegliato l’interesse dei risparmiatori, ma anche quello degli imprenditori che hanno visto i nuovi multipli di

Investment bank in pole position Per sfruttare i vantaggi della normativa è necessario essere congiuntamente una banca di investimento e una private bank. La duplice capacità di comprensione e strutturazione dell’offerta, in termini di patrimonio disponibile a essere investito in capitale di rischio, e della domanda, come supporto alla quotazione o all’emissione di mini bond, rendono particolarmente competitive le strutture del credito che hanno adottato questo modello come Mediobanca, JP Morgan, Credit Suisse e Ubs, per citarne alcune. Il private investment banking crea un vantaggio

Selezione del mercato Se da un lato le funzioni di equity capital market e debt capital market svolgono un attento monitoraggio delle emissioni, dall’altro sono anche attori attivi nei processi di emissione e quotazione delle aziende di dimensioni medie. Possono quindi anche risultare di grande supporto al gestore del fondo Pir nella scelta degli investimenti migliori. Il team che struttura i processi di quotazione (le Ipo) e il team di corporate finance che fa un attento monitoraggio dei valori sul mercato creeranno un’indiscutibile competenza sul mercato riconosciuta sia dal “cliente private investitore” che dal “cliente private imprenditore”. Per gli altri player tradizionali, battere questo posizionamento competitivo sul mid market non sarà semplice. La speranza è comunque che il primo beneficiario del processo rimanga il sistema industriale del Paese e, di conseguenza, il risparmio dagli investitori, che è il primo carburante di questa crescita.

*Professore di private banking, Università Cattolica di Milano

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picchi di volatilità all’interno di portafogli di maggiore dimensione. E hanno investito per importi superiori ai limiti fiscali. Forse la legge avrebbe potuto premiare, anche se con proporzionalità decrescente, chi contribuisce al successo di questa operazione. In assenza di una maggiore offerta (con nuove quotazioni), il mercato si è presto surriscaldato anche senza necessariamente creare una bolla.

competitivo enorme nell’intercettare i liquidity event o gli eventi di money motion, posizionando la banca contemporaneamente sulla domanda e sull’offerta.

PRIVATE

Theo Delia-Russell

valore delle aziende italiane. Non le loro aziende, ma quelle simili, quotate sul listino di Milano. Dopo questo boom, anche gli imprenditori che avrebbero sempre preferito un partner industriale (per facilità di linguaggio) o un private equity, sono sollecitati a valutare il ricorso al mercato borsistico. Anche se lo avevano da sempre considerato troppo invasivo in termini di processi e adempimenti, per valorizzare meglio il potenziale dell’azienda, la visibilità e la potenzialità di sviluppo. Siamo alle prese con una rivoluzione industriale dell’industria dei distretti produttivi! Che deve essere valorizzata e intercettata da chi, oltre a conoscere il territorio, sia in grado di parlare due lingue: quella del private banking e l’idioma proprio dell’investment banking.


Made in Italy

www.bramante.eu


LIFESTYLE COVER

ABITI DA VIAGGIO L’operatore Italo ha presentato le nuove divise, firmate Fraizzoli: l’eleganza sale in treno Ad alta velocità fra Roma e Milano, con Ambra Angiolini a fare da madrina DI MARTA CITACOV - HA COLLABORATO ROSAMARIA CONIGLIO / @7Martix

FUNCTIONAL CHIC Create con la collaborazione di chi le deve indossare, le nuove divise sono frutto dell’esperienza di Fraizzoli, da quasi un secolo punto di riferimento nell’abbigliamento specializzato in uniformi di rappresentanza. A sinistra: Ambra Angiolini

ore rilassanti, in attesa di abbracciare i miei figli a Brescia- ha commentato l’attrice - e stare con loro è diventato più facile proprio grazie a Italo, da quando Roma-Brescia è una tratta diretta e ad alta velocità”. 59

lanciare le nuove divise del personale ferroviario, disegnate con estetica e funzionalità in un mix sinergico da Fraizzoli, azienda che dal 1923 è specializzata in uniformi. “Adoro viaggiare in treno, trascorro

PRIVATE

Sfrecciando a 300km l’ora sulle rotaie dell’Alta Velocità che collegano Milano e Roma, con Ambra Angiolini che ha tenuto a battesimo l’evento. Italo ha scelto il più consono degli scenari per


FASHION

METROPOLITAN DANDY Si parte obbligatoriamente dalla camicia bianca, intramontabile ma sempre moderna Dal formale al casual, le griffe puntano su uno stile trasversale per questa estate del 2017

ALESSANDRO SQUARZI Simbolo di un’eleganza che sa evolversi, Alessandro Squarzi coniuga stravaganza a gusto classico. Ha disegnato per Bagutta una capsule collection di 11 camicie.

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Mai senza. Nel guardaroba di un uomo la camicia bianca non deve mancare. Anzi. Deve essere presente in più versioni possibile, sia di materiali - dal lino estivo all’Oxford per tutte le stagioni,

dal popeline al nido d’ape - sia di forme: i colli, dal coreano al button down fino ai tradizionali italiano e francese, i polsi semplici e da gemelli, gli sparati che spaziano dal lineare al plastronda smoking.

Bagutta, eccellenza nella camiceria, si distingue ancora una volta con una capsule collection firmata da Alessandro Squarzi e presentata all’ultimo Pitti Immagine Uomo: 11 modelli per non sbagliare mai.


LIFESTYLE FASHION

ELEVENTY Dandy non necessariamente significa old fashioned. I più giovani, i più sportivi, i più eccentrci possono scegliere di abbinare un capo normalmente destinato all'abbigliamento formale, come la giacca, e reinterpretarlo indossandolo sui jeans, scegliendolo in stampe trendy come il camopuflage, portandolo con sotto una T-shirt (foto a sinistra).

CIFONELLI I grandi classici del tessuto italiano danno vita ad abiti che impersonano il concetto visual attuale, mutuato dalla tecnologia e dai device che ci accompagnano ogni giorno. La collezione di Cifonelli ne è un esempio: checks ingranditi effetto gesso, colori tenui perfetti per la stagione calda da Londra a L’Avana, il vezzo di un Panama in testa e una pochette infilata con nonchalance nel taschino.

MOSTRE IMPERDIBILI

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Un “ripasso” della camicia bianca in tutte le sue declinazioni? L’esposizione presentata al White di Milano da Albini Group: “White essentials”, con pezzi unici uomo e donna (a sinistra). Il principe incontrastato della camicia bianca, ma non solo, è stato Gianfranco Ferrè. Una mostra a Parma celebra alcuni aspetti del suo inimitabile lavoro (a destra. Fino al 30/9/2017 www.fondazionegianfrancoferre.com).


TRENDS

PENNE, LA RIVINCITA Grande rilancio per il marchio fiorentino inaugurato nel 1774 da Francesco Pineider Acquisito dal gruppo Rovagnati, apre un capitolo nuovo della sua storia di eccellenza

MADE IN ITALY L’eccellenza italiana che ha saputo conquistare il mondo. Da Napoleone e Stendhal, ai protagonisti di oggi. Con passione che si rinnova. www.pineider.com

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A Firenze, Pineider si è ri-svelata con un appuntamento nella sua boutique di Piazza De’ Rucellai: “Il fantastico mondo di Pineider”, un evento che ha proposto con energia nuova lo scenario elegante di un marchio storico. La storia di Pineider ha inizio poco più di 240 anni fa in una cartoleria che Francesco Pineider, il fondatore, inaugurò nel centro di Firenze nel

1774. Pioniere, introdusse tecniche d’avanguardia, perfezionò le stampe, lavorò sui caratteri e i rilievi, realizzò articolati stemmi e monogrammi incisi a mano. Tra i suoi clienti Napoleone, Lord Byron, Stendhal. Poi alla carta affiancò la pelletteria, grande tradizione toscana e gli strumenti per la scrittura. La storia continua e Pineider ora inizia una nuova

avventura: rilevata dal gruppo Rovagnati, guidato da Claudia, Ferruccio e Lorenzo Rovagnati, si prepara a una grande rilancio. “Pineider – racconta Lorenzo Rovagnati – è qualità, storia, passione, eleganza, cultura del made in Italy e fama internazionale: gli stessi solidi principi intorno ai quali affermiamo il nostro impegno e desiderio di crescita”.


LIFESTYLE TRENDS

SGUARDI SUPER Due collaborazioni creative per il concept store Excelsior: l’eyewear di Super e Dita I più innovativi brand di occhiali, col tocco avant-garde della designer Antonia

DITA Mach-One da collezione, con design “black on black” e dettagli incisi a laser sulle lenti. Solo 35 esemplari.

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Antonia mette il suo tocco nell’eyewear. Scegliendo, manco a dirlo, due dei brand più cool, SUPER e DITA. Per SUPER by RetroSuperFuture Antonia ha proposto 2 reinterpretazioni avant-garde del modello Classic. La prima è un Tuttolente in tonalità rose-gold con dettagli e incisioni oro, mentre la seconda presenta un raffinato motivo dark Havana che mescola i toni caldi dell’oro, del marrone e del ruggine. Per DITA, invece, un’edizione limitata del modello più famoso del brand, il Mach-One: da collezione, in sole 35 riproduzioni, con un esclusivo design “black on black” impreziosito da dettagli incisi a laser sulle lenti. I modelli delle collaborazioni SUPER/ANTONIA e DITA x ANTONIA sono in vendita in esclusiva presso Antonia Milano, Antonia Macao e Excelsior Milano.

SUPER Altra versione del modello Classic: Tuttolente in tonalità rose-gold con dettagli e incisioni oro.

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SUPER Motivo dark Havana che mescola i toni caldi dell’oro, del marrone e del ruggine nella montatura del Classic.


TRAVEL

VIAGGIARE SICURI Una valigia “scultura”, nata da una combinazione tra il design e l’ingegneria Qualità dei materiali e innovazione nel primo trolley che è una cassaforte

TUMI 19 DEGREE ALUMINIUM Leggero e sicuro: il TSA Lock garantisce sicurezza al bagaglio e diminuisce il rischio che possa essere danneggiato durante i controlli di routine.

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Irresistibile come un’opera d’arte, in cui le linee fluide rubate agli elementi della natura sono state scolpite con cura e precisione geometrica su un leggerissimo

alluminio. Il risultato è un prodotto di lusso mai visto prima, dalle linee eleganti tutt’altro che classiche. Un capolavoro che strizza l’occhio all’estetica d’avanguardia, ma con

una marcia in più: la garanzia di una sicurezza senza precedenti grazie alla chiusura a due punti con 2 lucchetti TSA, con combinazione a pulsante. Per superare ogni controllo. (R.C.)



DREAMS

RIVALE SENZA... RIVALI Riva ha presentato l’ultimo modello che si aggiunge alla flotta di motoscafi Open Un mix perfetto di eleganza e design sportivo uscito dai cantieri di Sarnico

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Una serata indimenticabile ha celebrato i 175 anni del cantiere nautico di casa Riva. Un vero tributo alla bellezza e all’eccellenza italiana. Dal grande protagonista, il nuovo 56 piedi Rivale, presentato in un muro di specchi costruito tra le acque del Lago d’Iseo, all’omaggio al gusto, con i piatti

proposti dallo chef stellato Massimo Bottura. L’arte d’avanguardia di Mimmo Paladino ha fatto sognare gli invitati che hanno assistito alla presentazione di “Angelo di Prua”, un’opera dedicata all’anima Riva, creata con legni di mogano e intarsi in acero ricavati proprio dalla prua dell’iconico Aquariva. E Abarth, che

ha firmato l’auto 695 Rivale, una serie super limitata ispirata a linee, colori e stilemi di 56’ Rivale. Uno straordinario evento potente come un’orchestra sinfonica per presentare quello che è stato definito il fratello maggiore dello storico Rivamare, riecheggiato dalle caratteristiche linee color acquamarina. (R. C.)


LIFESTYLE TREND 67

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SULLA CRESTA DELL’ONDA Il nuovo 56 piedi Riva è frutto della collaborazione tra Officina Italiana Design, Comitato Strategico di Prodotto e Direzione Engineering Ferretti Group che hanno progettato quest’opera d’ingegneria e design con vetratura a scavo continua, parabrezza unico a protezione del pozzetto e profilo aerodinamico. www.riva-yacht.com


GOURMET

UN’ESTATE IMPERIALE Il suo nome è Ice, Moët Ice. Ed è l’unico champagne al top da bere on the rocks Anche a bordo piscina, in spiaggia o sui rooftop di tendenza delle mete cool

ANCHE ROSÈ La versione Ice del Brut Impérial creato da Moët & Chandon è anche Rosé, con un aroma fruttato che conquista.

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Ghiaccio nello champagne? Giammai. Solo una Maison di grande tradizione storica come Moët & Chandon poteva sfatare questo mito. Creando, con l’expertise dei suoi maestri vinai, il primo champagne al mondo studiato per essere degustato “on the rocks”. Si tratta di un prodotto di punta, il

Brut Impérial, al quale sono state applicate modifiche di bouquet e tecniche di fermentazione speciali al fine di renderlo compatibile con l’immersione dei cubetti di ghiaccio, che lo rendono il drink in assoluto più chic e gradevole dell'estate. E per accontentare anche i palati più sofisticati, non poteva mancare la

versione Rosé, che appassiona le donne, ma non solo. Tanto grande è stato e continua ad essere il successo di Moët Ice, che nei locali di punta di tutto il mondo, così come sugli yacht esclusivi e ai party delle icone di stile internazionali, è indispensabile averne sempre in fresco almeno una bottiglia.


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DESIGN

IL TOCCO DEL TOUCH Metti l’eccellenza tecnologica insieme al materiale più versatile mai creato Il risultato è tattile, estetico e funzionale. Microsoft e Alcantara, un binomio vincente

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Due nuovi device della famiglia Surface, presentati da Microsoft con un’esposizione unica: “Surface, a New Touch of Style”, un inedito percorso emozionale che sottolinea la partnership esclusiva con Alcantara, simbolo di versatilità e “tocco”. Il connubio vincente tra due brand protagonisti di un

lifestyle contemporaneo. Grazie ai molteplici linguaggi espressivi di Alcantara, Microsoft ha dato vita ai nuovi Surface Laptop e Surface Pro -powered by Intel-, perfetta sintesi di tecnologia, estetica e cura per i dettagli. La cromia del materiale Alcantara® e le linee minimal dei device Microsoft, doppia esperienza.

TOP MANAGER Ryan Gavin, direttore generale di Microsoft Surface (a sinistra), con Andrea Boragno, presidente di Alcantara, all’evento di lancio dei nuovi device “vestiti” di Alcantara.


LIFESTYLE DESIGN 71

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La spettacolare estetica e al tempo stesso la perfetta funzionalitĂ . Ecco la sintesi delle performance dei nuovi laptop e tablet lanciati da Microsoft e impreziositi dalla collaborazione con il piĂš versatile dei materiali, Alcantara, che veste i device di ultima generazione con il suo inconfondibile fashion touch.


MOTORS

LA VITTORIA È IBRIDA Una Porche trionfa per la diciannovesima volta alla 24 ore di Le Mans La 919 Hybrid è arrivata davanti a tutti dopo un’incredibile rimonta in gara

TEAM IRIDATO Earl Bamber (NZ), Timo Bernhard (DE) e Brendon Hartley (NZ) festeggiano sul podio la rocambolesca vittoria a Les Mans con la Porsche 919 Hybrid.

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Il primo giorno della competizione (17 giugno), la Porsche 919 Hybrid, rimasta senza l’asse anteriore, ha ripreso la gara con un ritardo di 18 giri rispetto alla testa della corsa. Ma nel corso dell’85esima edizione della gara di 24 ore a Le Mans (Francia) si sono verificati cambiamenti incredibili e si è assistito a una rimonta straordinaria. Per Porsche

è la 19esima vittoria assoluta nella gara più impegnativa al mondo, la terza consecutiva. Earl Bamber è alla seconda vittoria personale a Le Mans con la Porsche 919 Hybrid. Anche Timo Bernhard ha conquistato la seconda vittoria a Le Mans. Brendon Hartley era il pilota più smanioso di vincere perchè il suo nome mancava ancora sul trofeo.



HEDGE

Fin che la barca va... Il calo delle tensioni geopolitiche spinge i mercati finanziari verso nuovi massimi Chi investe sui fondi alternativi farebbe bene anche a proteggersi dagli imprevisti DI ROBERTO FALZONI /

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Il rischio più grande è di lasciarsi prendere da un entusiasmo eccessivo. Infatti, dopo che i primi mesi dell’anno sono andati in archivio con performance molto positive per gli indici dei fondi alternativi, occorre stare in guardia da possibili correzioni.

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Volatilità ai minimi Molti dei listini occidentali sono in prossimità dei massimi storici e anche la volatilità è scesa ai minimi degli ultimi 20 anni. Conseguenze della schiarita che vi è stata a livello politico ed economico. Infatti, in Europa i movimenti populisti sono stati ridimensionati, soprattutto dopo la vittoria dell’europeista

L’indice globale dei fondi alternativi realizzato da Eureka Hedge a maggio ha guadagnato lo 0,54%

Stati Uniti, anche se in quest’ultimo caso al di sotto di quanto stimato qualche mese fa. Nel frattempo perdono peso i timori di deflazione e la Fed prosegue nel suo ciclo di progressiva normalizzazione della politica monetaria, mentre la Bce e la Boj mantengono un approccio ultra-accomodante.

Emmanuel Macron alle presidenziali francesi, seguita dalla conferma del suo movimento alle legislative di giugno. Intanto la Grecia si è vista rinnovare i prestiti dagli organismi internazionali e ha ottenuto una revisione del piano di riduzione del debito. Inoltre la crescita economica si consolida in Europa e avanza negli

Occhio ai pericoli Tutto sembra quindi volgere al bello, come spesso ci aspettiamo in estate. Attenzione però ai violenti temporali che si potrebbero scatenare improvvisamente. Le cause potrebbero ritrovarsi nella eccessiva valutazione sui mercati azionari (ad esempio tecnologia


HEDGE

americana) o semplicemente su movimenti a corto termine che potrebbero, essere amplificati dalla scarsa liquidità, come dei vuoti d’aria. Quindi consigliamo di restare investiti su un portafoglio diversificato di fondi alternativi che riteniamo in grado di assorbire o addirittura beneficiare di questi sbalzi di mercato. Coperture necessario Al contempo, pensiamo sia una opportunità acquistare qualche opzione al ribasso out of the money, che può trarre benefici dalla condizione di bassa volatilità. Come avevamo previsto a inizio anno, il 2017 si sta rivelando un anno molto buono per i fondi alternative, a cominciare

dalle strategie long short equity, che avevamo indicato tra le più promettenti, mentre i cta/managed futures soffrono per la ridotta volatilità. Ora è il momento di un check-up per sistemare il portafoglio senza rinnegare le convinzioni di fondo. Le performance L’indice globale dei fondi alternativi realizzato da Eureka Hedge a maggio ha performato lo 0,54% a maggio, mettendo a segno il quinto rialzo mensile consecutive. Così il guadagno da inizio anno sale al 3,25%. Spiccano i fondi specializzati sul Giappone, davanti a quelli che puntano sull’Europa, mentre gli americani hanno sofferto nell’ultimo mese considerato.

Andamento principali indici degli hedge fund (dati in percentuale) Eurekahegde strategie

Maggio 2017

Rendimento primi 5 mesi 2017

Rendimento 2016

-0,06

1,97

4,78

Eurekahedge Distressed Debt Hedge Fund Index

0,38

4,6

13,1

Eurekahedge Equity Long Bias Hedge Fund Index

0,7

7,4

5,28

Eurekahedge Event Driven Hedge Fund Index

0,69

5,15

10,25

Eurekahedge Fixed Income Hedge Fund Index

0,16

3,19

6,6

Eurekahedge Long Short Equities Hedge Fund Index

0,52

5,02

3,75

Eurekahedge Multi-Strategy Hedge Fund Index

0,33

4,46

4,9

Eurekahedge Relative Value Hedge Fund Index

0,29

2,23

7,33

CBOE Eurekahedge Relative Value Volatility Hedge Fund Index

0,21

2,2

7,44

CBOE Eurekahedge Short Volatility Hedge Fund Index

0,68

4,9

5,09

Eurekahedge Arbitrage Hedge Fund Index

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Fonte: Eureka Hedge


BRAINPOWER

Perché il caldo dà alla testa Vi siete mai chiesti come mai in estate siete meno produttivi e più irritabili? Grazie alla scienza abbiamo trovato tutte le risposte a questo annoso dilemma DI ANAÏS BORRI

40°C

la temperatura oltre cui le cellule umane cominciano a morire

60%

la quota delle nostre riserve di energia usata dal cervello nello stato di riposo

700ml

la quantità di sudore che il nostro organismo produce ogni giorno

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Il clima può avere un grande impatto sul nostro comportamento, il nostro umore e le nostre scelte. Per esempio, avrete sicuramente notato che è più difficile concentrarsi e prendere decisioni complesse quando fuori brilla il sole. Inoltre, è stato osservato che in estate accadono in media più divorzi, aggressioni e violenze domestiche che durante le stagioni fredde. Perché quindi il cervello fatica a lavorare ad alte temperature? John Simister della University of London spiega che quando fa troppo caldo il corpo sceglie di dedicarsi alla conservazione

della temperatura interna, piuttosto che al funzionamento del cervello. Ogni organo ha bisogno di energia per funzionare e la fonte di questa energia si trova principalmente nelle nostre riserve di glucosio. Ma queste non sono infinite! Di conseguenza, se una maggiore fetta è usata per abbassare la temperatura corporea, abbiamo anche meno energia per far funzionare la mente. E questa non è l’unica ragione per cui l’estate ci dà alla testa. Infatti il caldo stimola anche la produzione di dopamina, adrenalina e testosterone. Queste tre sostanze chimiche, o

neurotrasmettitori, cambiano il nostro umore e ci rendono più irascibili. Attenzione, questo non significa che chi vive in climi più caldi sia incline a prendere decisioni meno efficaci o sia più aggressivo rispetto a chi vive in ambienti più freddi. Gli esseri umani sono molto adattabili e dopo un po’ di tempo siamo tutti in grado di dare prestazioni equivalenti sia nel caldo soffocante sia nel freddo gelido. Quindi, se queste estate cominciate a sentirvi il sangue ribollire nelle vene, prendetevi un bel gelato e vedrete che andrà tutto più liscio.


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ASSET

Il benchmark tradito Lo scostamento dall’indice è motivo di condanna al risarcimento per la Cassazione I giudici hanno sottolineato il venir meno della diligenza in capo al gestore DI BENEDETTA MUSCO CARBONARO*

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Con due recenti sentenze, la Corte di Cassazione ha trattato la questione relativa alla valenza e rilevanza del benchmark nei contratti di gestione patrimoniale individuale, giungendo a conclusioni che hanno

suscitato un certo clamore e, al contempo, più di una perplessità. Le sentenze Le pronunce – risalenti rispettivamente a dicembre e gennaio

scorsi - sono legate da un chiaro filo conduttore: la Corte ha affermato il principio per cui il benchmark “costituisce un modo per valutare la razionalità e la adeguatezza dell’attività dell’intermediario”, e


ASSET

Parametri di valutazione Il benchmark, dunque, è un parametro di riferimento che ha la funzione di permettere un confronto tra le performance del proprio portafoglio e l’andamento del mercato. La funzione di tale indicatore è quindi fornire un termine di paragone tra l’andamento del proprio portafoglio e il mercato, ovviamente inteso come segmento di mercato rappresentativo della tipologia di investimento prescelto dall’investitore in termini di livello di rischiosità. Forzatura giurisprudenziale Se questa è la definizione del benchmark, sembra allora che il ragionamento della Cassazione abbia operato un salto logico, laddove ha considerato il paramento che dovrebbe consentire al cliente di valutare l’andamento del proprio portafoglio, e quindi in ultima analisi il servizio prestato, come una sorta di cartina di tornasole della diligenza dell’intermediario nella prestazione del servizio. In sostanza, ciò che dovrebbe agevolare il cliente nella valutazione dell’andamento del proprio investimento rischia di diventare,

Benedetta Musco Carbonaro

in caso di scostamento in negativo, il parametro presuntivo dell’inadempimento del gestore, ribaltando così il principio sino ad oggi consolidato – e senza dubbio corretto - per cui scostamento non equivale a inadempimento, a meno che non vengano provate concrete violazioni del mandato da parte del gestore in termini, ad esempio, di eccesso nell’utilizzo della leva concordata, ovvero di mancato rispetto della linea di gestione pattuita.

*Partner di Zitiello Associati studio legale

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Portafogli personalizzati Entrambe le sentenze hanno avuto a oggetto rapporti di gestione disciplinati dal regolamento 11522/1998, che è stato interamente abrogato dalle nuove disposizioni emanate nel 2007 in attuazione delle direttive Mifid. Sulla specifica questione, tuttavia, non sono intervenute modifiche significative, pertanto il tema appare comunque di attualità. Al di là delle difformità terminologiche, infatti, sia la disciplina previgente, che quella attuale prevedono che, in caso di prestazione del servizio di gestione di portafogli, gli intermediari devono fornire ai clienti “un parametro

di riferimento significativo, che sia coerente con gli obiettivi di investimento del cliente e con i tipi di strumenti finanziari inclusi nel portafoglio del cliente, in modo da consentire al cliente la valutazione del servizio prestato” (formulazione attuale).

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ciò in quanto a ogni benchmark è associato un rischio (Cass. 3 gennaio 2017, sentenza n. 24). Con la sentenza del gennaio 2017 la Cassazione ha quindi apertamente ritenuto che il benchmark costituisce un parametro per valutare la diligenza del gestore nell’esecuzione del mandato. Un’affermazione che pare tuttavia forzare, e non poco, la finalità di tale elemento del contratto. La Suprema Corte con la sentenza di gennaio ha in qualche modo “tirato le fila” del ragionamento già espresso nella sentenza del 1° dicembre 2016, n. 24545, dove il benchmark era stato delineato come “un indicatore concorrente a definire il tendenziale grado di rischio relativo agli strumenti finanziari e le tipologie di operazioni indicati nelle caratteristiche della gestione”.


OPINION

Dimagrire con criterio La fretta è cattiva consigliera negli sforzi finalizzati a perdere peso Occorre metodo per evitare danni all’organismo e diminuzione di massa muscolare DI ROBERTO CANNATARO* /

roberto-cannataro-rd-79a70938

Per assicurarsi che questo succeda, si dovrebbe operare almeno un’analisi, per nulla invasiva, attraverso l’applicazione di elettrodi adesivi su mani e piedi in posizione supina. Questo processo offre un’ottima stima della percentuale di grasso e fornisce un indice della massa cellulare, che può essere vista come una visione dello stato di salute della persona.

Per la prova costume è ormai tardi, ma qualche indicazione per perdere peso in maniera corretta può risultare sempre utile. Almeno si spera.

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Bilancia, che paura Se il percorso della dieta è in regime “fai da te”, l’unico metro è la bilancia. Attenzione però: è molto pericoloso valutare un dimagrimento solo dalla diminuzione del peso; ci sono altri elementi da considerare. Bisogna essere certi che la perdita di peso avvenga in maniera esclusiva a spese del grasso, eventualmente della ritenzione idrica (ovvero dell’acqua che sta fuori dalle cellule, ma senza

intaccare la massa muscolare). Questo avviene spesso quando si operano regimi nutrizionali drastici e senza la supervisione di uno specialista, ma solo seguendo il programma con il quale l’amico ha avuto un gran successo. Programmi nutrizionali Ognuno di noi è unico, per cui il programma nutrizionale deve essere cucito addosso come un abito sartoriale. Deve permettere di operare tutte le normali funzioni quotidiane, anche se stressanti e impegnative… e, come detto, deve intaccare solo la massa grassa!

Adipe sotto controllo Si può operare anche la stratigrafia tissutale ovvero un’ecografia superficiale per valutare la variazione della strato di adipe. Così ci si può assicurare di perdere grasso e non massa muscolare, evitando di innescare quello che sia chiama “effetto yoyo”. Infatti, se non si opera in maniera corretta il dimagrimento, si perde peso, ma a spese della massa muscolare. Così, appena si riprende un regime normale, si ritorna al peso iniziale, ma con una composizione corporea peggiore. Questo può alla lunga portare a problemi di salute anche gravi. Dunque sì al dimagrimento, ma assicurandosi che questo avvenga in modo salutare ed efficace!



ASSET

Occhio alla selezione I family office svolgono un ruolo prezioso nella valorizzazione dei super patrimoni Gentili (Nextam Partners) invita a diffidare dai possibili conflitti d’interesse DI ALESSANDRO ROSSI

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In questi anni di crisi le banche hanno visto crescere la loro clientela più importante sia in termini di qualità, che di quantità. Un autentico fiume di denaro è andato a ingrossare i conti. Non si investiva più e la paura del futuro ha portato a far crescere il risparmio perché “non si sa mai”. La crisi poi ha portato a cambi generazionali alla guida delle aziende. I padri che avevano fatto crescere le loro imprese le hanno cedute ai figli che le hanno vendute. Si sono creati “eventi di liquidità”, con gli imprenditori italiani sempre più venditori e sempre meno compratori di attività economiche, con la creazione di ricchezze finanziarie enormi. In questo quadro ha avuto un ruolo sempre più importante il family office, considerato spesso come un amico di famiglia, a cui affidare il controllo del proprio portafoglio. Il family office fa quello che l’investitore non sa fare o, meglio, non può fare: un consolidato del patrimonio del suo cliente agendo come centro di coordinamento per la gestione finanziaria e amministrativa delle famiglie.

Poi consiglia a quali istituzioni finanziarie affidarsi per la gestione attiva del patrimonio. Ma non tutto fila liscio. Ombre scure si allungano su alcune grandi banche e i loro rapporti con i family office non regolamentati, spesso di frontiera, dove il rispetto delle regole è un optional. Così in certi casi fioccano fior di commissioni di retrocessione che non ci dovrebbero essere. A lanciare il classico sasso nello stagno è Carlo Gentili, amministratore delegato di Nextam Partners, uno dei fondatori nel 2001 della Sgr che oggi svolge attività di advisor tra fondazioni e family office per 6,5 miliardi e gestisce direttamente 1,2 miliardi. Siamo in presenza di una situazione all’italiana o c’è di più? Purtroppo molto spesso le grandi banche italiane e non che operano nel nostro Paese consigliano ai loro grandi clienti alcuni family office che non si sottopongono ad alcun controllo o regolamentazione, magari basati in un ufficietto tra Chiasso e Lugano per essere proprio nel cono d’ombra perfetto. Cosa fanno poi questi family office?

Fatto il consolidato del patrimonio, utilizzando semplicemente gli estratti conto delle controparti, consigliano al cliente di rivolgersi alla banca storica (che del resto li ha segnalati con advisor al cliente stesso) e a qualche altra banca amica per la gestione, in cambio ovviamente di commissioni o di altra “pubblicità progresso”. Questi family office un po’ improvvisati come dice lei dovranno avere un professionalità riconosciuta, altrimenti come fa la banca a indicarli ai suoi clienti migliori? Il family office e la consulenza istituzionale non hanno bisogno di alcuna autorizzazione. Ma per fornire consulenza? L’attività di consulenza è libera. Fare consulenza non vuol dire gestire il denaro, anzi. Il family office fa un altro mestiere: si dovrebbe attaccare, come si dice, al bocchettone dei dati della banca o delle banche del cliente, spulciare data per data tutte le operazioni, rivedere i conti all’origine, controllare l’incasso di dividendi, il pagamento di


ASSET

x Il risparmio, che sia gestito o che sia in consulenza, va trattato con le stesse regole Nella normativa attuale vi è un buco enorme che crea disparità tra i player

E voi Sim cosa fate? Siamo costretti a subire la situazione, se nessuna autorità

interviene. Per svolgere la nostra attività di family office siamo sottoposti (giustamente) alle regole della Banca d’Italia e della Consob, dobbiamo scrivere tutto nell’istanza autorizzativa e successivamente sottoporci ai controlli ricorrenti e serrati delle autorità. Questa è una grande garanzia di trasparenza e professionalità per il cliente. Il risparmio, che sia gestito o che sia

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commissioni e tutti i costi, espliciti ed impliciti. Di solito il consulente ti dice a chi portare i tuoi soldi per farli gestire al meglio, e questa attività non dovrebbe prevedere retrocessioni, anche se non sono vietate per legge.

PRIVATE

Carlo Gentili

in consulenza, va trattato con le stesse regole: in questo momento vi è un buco enorme nelle maglie della normativa, cui sfuggono i pesci più grossi, con l’aiuto delle banche stesse le quali non esitano a indicare il “buco” ai propri clienti, mettendoli in mani non adeguate per tutelare se stesse! C’è un forte bisogno di consulenza da family office professionali, ma per fornirla serve una struttura seria e organizzata. Inoltre, se noi come Nextam Partners indichiamo a un cliente a chi affidare i propri soldi, lo facciamo dopo aver fatto uno screening in completa autonomia e indipendenza, sapendo che incasseremo una commissione dal cliente, ma non prenderemo mai una retrocessione dalla banca o dal gestore prescelto. Non si può, è scorretto, è contro le regole deontologiche nonostante la legge lo consenta. E invece c’è chi lo fa. E quello che è peggio, lo fa in accordo con le banche.


MARKETS

Nuove sfide del wm La ricetta di Scm Sim anticipa le regole previste dalla Mifid II L’ad Sanna: selezione in arrivo, favorite le strutture più flessibili DI MATTEO MEDIOLA

“A distanza di un anno dall’Ipo, il bilancio è molto positivo. La quotazione ha portato un incremento della visibilità sul panorama finanziario in Italia con annessi riconoscimenti ed effetti rilevanti sui risultati commerciali. Abbiamo notato un forte interesse verso la nostra realtà da parte di molti consulenti finanziari e clienti di fascia alta che cercano modelli congruenti con la nuova normativa europea Mifid II, ovvero un modello wealth goal based con un approccio innovativo e trasparente, senza conflitto di interesse e con una visione complessiva su tutto ciò che riguarda il patrimonio del cliente”. Antonello Sanna, numero uno di Scm Sim, traccia con PRIVATE un bilancio a 12 mesi dallo sbarco sull’Aim.

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PRIVATE

Scm Sim si propone col modello della consulenza indipendente. Quale futuro ha tale scelta a sei mesi dall’arrivo di Mifid II? Ritengo che sarà un’attività per pochi perché i grandi distributori non sono culturalmente pronti per l’indipendenza. È un’attività che richiede capacità non comuni

Antonello Sanna


MARKETS

Cosa dovrebbe esserci, nella consulenza, oltre alla pura gestione degli attivi e una corretta asset allocation? Sembrerà un paradosso, ma la gestione degli attivi è solo un pezzetto del servizio di consulenza. Anzitutto, definiamo il wealth management: per noi è la ricchezza accumulata e non il reddito. In altre parole, è la capacità di mantenere lo stesso tenore di vita senza entrate nel tempo. Alla costruzione del wealth contribuiscono varie attività quali gli asset finanziari, il reddito, gli immobili, gli investimenti alternativi, ma in egual misura le liabilities come il mutuo, le imposte, i costi connessi al tenore di vita e via dicendo. La differenza delle due partite va a costituire il patrimonio. In estrema sintesi, dovremmo considerare la famiglia come un’azienda e proiettare i flussi di cassa, anche generati dalla gestione finanziaria degli asset, al fine di avere un quadro chiaro dell’evoluzione del patrimonio rispetto agli obiettivi e conseguentemente assumere più o meno rischio. Un esempio è lo studio dei figli: con il cliente focalizziamo le sue aspettative e

Tra le esigenze da soddisfare c’è la programmazione dell’investimento per lo studio dei figli In questo caso, partiamo dalle aspettative e le mettiamo in relazione con i flussi di cassa attesi dalla famiglia

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Un recente studio Consob evidenzia che il 60/70% degli italiani non ricorre a consulenti, ma si affida ad amici, fai-date, ecc… Da dove nasce questo fenomeno? È abbastanza complesso comprendere questo fenomeno che ha radici peculiari. Un primo fattore è la storia italiana che ha abituato il cliente a comprare autonomamente titoli di stato. Un altro tema è l’offerta che è rimasta cristallizzata a modelli distributivi che avevano senso agli albori di questo mercato, con strutture fortemente verticalizzate, esclusivamente orientate al risparmio gestito e con commissioni elevate.

Il valore aggiunto della consulenza non è chiaro cosa significhi e spesso non è neanche consistente. La consulenza è minori costi o maggiori performance? Qual è il vantaggio rispetto a una banca o al fai da te? Se non si percepisce valore, difficilmente si accetta un costo che appare solo come tale.

PRIVATE

di persuasione, di educazione e tecniche, che devono essere acquisite e coltivate nel tempo, con il supporto aziendale. La distribuzione in Italia si è focalizzata sul mass market, che non ha particolari benefici dall’indipendenza. Il mercato private o richiede, al contrario, l’indipendenza dell’interlocutore per una avere una big picture dei suoi asset e delle possibilità di investimento. È un tipo di clientela che ha bisogno di un supporto molto ampio che spazia dalla gestione del rischio alla pianificazione successoria, passando dalla valutazione di investimenti alternativi, gestione fiscale e tutti gli ambiti che toccano il patrimonio. È un modello cliente-centrico che non può avere le logiche industriali dei grandi gruppi finanziari.


MARKETS DINASTY

andiamo a dimensionare il costo rispetto ai flussi di cassa (reddito, cedole, affitti e così via) previsti e nel caso possano incidere significativamente, provvediamo a differire nel tempo parte dei flussi odierni, per far sì che il tenore di vita non risenta degli impegni aggiuntivi. Qual è il vostro valore aggiunto nel fornire consulenza a clienti che sono anche imprenditori? L’imprenditore abbraccia due mondi distinti ma connessi che sono, ovviamente, l’impresa e la famiglia. Sono due ambiti che hanno origini completamente diverse, ma devono essere analizzati affinché se ne conoscano tutte le implicazioni. Ad esempio, le azioni di responsabilità dei soci o gli eventi traumatici societari possono riverberarsi sul benessere della famiglia in modo rilevante. Il quadro normativo permette di proteggersi, ma occorre individuare i rischi, dar loro una rilevanza, scegliere quali trasferire e quali tenersi in casa perché accettabili. È un’attività in primis di risk management del wealth della famiglia e dell’azienda, l’universo dell’imprenditore. La gestione congiunta aiuta l’imprenditore ad avere un quadro chiaro, nitido dei possibili rischi da cui proteggersi.

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PRIVATE

Il passaggio generazionale è uno dei temi che tocca tali clienti. Quali le insidie e le opportunità? La vera insidia è la sottovalutazione dell’evento da parte del

Mappare i rischi è il primo passaggio per definire cosa serve sul fronte assicurativo Sia per la famiglia sia per l’azienda è preferibile un costo definito e sostenibile ai rischi presenti in assenza di coperture

capofamiglia, un po’ per scaramanzia, un po’ perché non si comprende sino in fondo la portata dell’evento. Anzitutto occorre prendere atto che il passaggio generazionale è fonte di controversie e liti familiari ed è necessario regolamentarne le modalità. Soltanto dopo aver definito le regole, ci si può concentrare sull’efficienza fiscale e sulla scelta degli asset da lasciare in eredità. Ad esempio, la casa come asset, prima scelta dei nostri genitori, è ormai datata. L’immobile è certamente fonte d’imposte e tributi, mentre è decisamente peggiorata la liquidabilità, laddove intervengano necessità di liquidità. Se aggiungiamo la revisione delle rendite catastali, oserei dire che

occorre orientarsi su scelte più efficienti. Laddove poi esista un’azienda, il passaggio generazionale merita riflessioni molto più articolate concernenti le capacità degli eredi, la loro preparazione, l’eventuale assunzione di manager esterni o la vendita dell’azienda stessa. I casi eccellenti italiani non mancano. È difficile generalizzare, è necessario comprendere che è un argomento che deve essere gestito con largo anticipo e con l’ausilio di un esperto. Un altro dei temi dei clientiimprenditori è la troppo spesso dimenticata copertura assicurativa. Quali soluzioni? Il tema assicurativo e quello finanziario sono separati solo nel mondo degli operatori, ma non nella realtà del cliente, dove l’assenza di assicurazione alza il livello di liquidità necessario, impedendo di fatto scelte di lungo periodo, a scapito della redditività degli investimenti. Inoltre, vi sono eventi, ancorchè a scarsa frequenza, che hanno impatti devastanti per il singolo e che, al contrario, sono irrilevanti per una compagnia di assicurazione. Per la famiglia e per l’azienda è preferibile un costo certo, sopportabile e pianificabile, rispetto a un costo insopportabile e non pianificabile. Sembra ovvio, ma nei fatti non lo è. E mi chiedo: è un problema di domanda da parte del cliente o di offerta da parte degli intermediari? Meditate gente, diceva qualcuno, meditate.



OPINION

Visco, troppa prudenza Crisi affrontate senza la dovuta decisione e nuovi rischi all’orizzonte I sei anni del governatore di Bankitalia vanno in cantiere con un voto insufficiente DI MARCELLO GUALTIERI / @marce_gualtieri

Il mandato di Ignazio Visco come Governatore della Banca d’Italia si chiude e lascia in eredità un sistema bancario profondamente scosso, incapace di trovare la strada per uscire da una crisi quasi sistemica.

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PRIVATE

Gestione faticosa A fare da spartiacque nei sei anni del suo governatorato sono stati due eventi: a novembre 2014 il passaggio dell’attività di Vigilanza dalla Banca d’Italia alla Bce e il recepimento nel 2015 nell’ordinamento italiano della direttiva Brrd che regolamenta la soluzione delle crisi bancarie. L’arrivo dei nuovi controllori della Bce ha fatto emergere crediti deteriorati in quantità talmente elevata da minare la stabilità di più una banca. Nella sua ultima relazione lo stesso Visco li ha quantificati in 350 miliardi di euro (oltre il 21% del Pil), di cui oltre 170 ancora iscritti negli attivi delle banche, con ignote possibilità e tempistiche per il recupero. Contemporaneamente le nuove regole adottate con la Brrd hanno trovato tutti completamente impreparati, in primo luogo i vecchi controllori della Banca d’Italia, al punto da lasciare che il nuovo corpo

normativo facesse il suo ingresso nel nostro sistema senza nemmeno un periodo di transizione o di preparazione culturale. All’incapacità di preparare la transizione si è aggiunta la difficoltà di gestire i problemi nel frattempo esplosi (oltre le 4 banche risolte, Popolare Vicenza, Veneto Banca, l’immancabile Monte dei Paschi, Carige), trascinando le situazioni per anni con il rischio di estendere il contagio. Mancanza di tempestività La risposta del sistema è stata sostanzialmente limitata al Fondo Atlante, meglio detto Fondo Atlantide, visto che è sprofondato - senza alcuna utilità - insieme ai miliardi dei sottoscrittori, in primo luogo banche sane che hanno poi riversato le perdite su clienti e stakeholder: difficile immaginare un’operazione più fallimentare. Chiude il quadro desolante la prospettiva per l’autunno della crisi di un numero consistente di Bcc (potrebbero essere molte decine) da risolvere attraverso il meccanismo delle capogruppo e sul quale, per fortuna, vigilerà la Bce. C’è da essere sicuri che nessun operatore assennato

rimpiangerà Visco come Governatore della Banca d’Italia, alla luce dei risultati che ha prodotto rendendo il regolatore così inefficiente, autoreferenziale e privo di credibilità. Ma, visto che il mandato del Governo è rinnovabile, in questo Paese mai dire mai.



ART

Voglia di contemporaneo Da New York a Milano, la primavera è in archivio con aste di grande successo Adesso la sfida è cercare nuovi artisti destinati a diventare i campioni di domani DI ALESSANDRO CUOMO*

Il ruggito delle major si è sentito forte e chiaro nelle tiepide serate del maggio newyorchese, durante le quali sono stati siglati record multimilionari nelle vendite dedicate agli Impressionist & Moderna e al Contemporary. Basquiat da record Da Sotheby’s, Untitled di JeanMichel Basquiat è stato aggiudicato per la bellezza di 110,487 milioni di dollari (buyer’s premium incluso), stabilendo il nuovo world record

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Alessandro Cuomo

per l’artista. Ad aggiudicarsi l’opera dopo 10 minuti di battaglia tra collezionisti in sala e al telefono è stato il giapponese Yusaku Maezawa, fondatore del gigante dell’e-commerce “Start Today” e del virtual mall giapponese Zozotown. La conferma dell’acquisto è arrivata direttamente da Instagram, dove lo stesso Maezawa ha postato l’opera, dichiarando la sua intenzione di condividere questa esperienza con il più ampio numero di persone possibile. L’opera sarà infatti inserita nel museo privato che il collezionista sta creando a Chiba, la città dove è nato. Meglio delle attese Qualche sera prima, da Christie’s al Rockfeller Center, un’altra vendita straordinaria: la meravigliosa Muse endormie di Constantin Brancusi, testa in bronzo patinato con foglia d’oro del 1913, è stata venduta per 57,4 milioni di dollari, superando il precedente record di asta di 37,3 milioni di dollari per l’artista, fissato alla vendita di Yves Saint Laurent da Christie’s nel 2009. L’artista intagliò la versione originale di marmo della testa nel 1909-1910: il bronzo

era stimato tra 20 e 30 milioni di dollari. L’asta di Impressionisti e Arte Moderna a New York ha totalizzato complessivamente 289,2 milioni di dollari. I risultati hanno superato le aspettative prevendita che si attestavano su un vago “superiori a 200 milioni di dollari” e hanno doppiato i 141,5 milioni di dollari generati dalla vendita impressionista e moderna di Christie’s nel maggio 2016. Italia in salute Insomma risultati più che positivi per la serie A del mercato, che fortunatamente, oltre a scacciare i cattivi pensieri del 2016 (primo anno in discesa dal 2008 per il mercato dell’arte globale), hanno diffuso il buon umore anche nelle vendite delle case d’asta italiane. Da Finarte, nell’ultima sessione alla Permanente di Milano dedicata all’arte moderna e contemporanea, è stato venduto oltre il 50% dei lotti per più di 1 milione di euro di valore. La migliore aggiudicazione della serata è stata relativa a un disegno di Giorgio Morandi, Natura morta del 1945. Un’opera contesa tra i bidder fino a chiudere


ART AUCTIONS Sopra: Untitled, Jean-Michel Basquiat

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Sotto: Giuseppe Spagnulo, Ferro spezzato, 1974


ART

A lato: Christie’s vendita Muse endormie di Brancusi

Sopra: Giorgio Morandi, Natura morta, 1955

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a 89.400 euro, quasi triplicando la stima massima. Tra le opere che hanno suscitato il maggiore interesse dei collezionisti alla Permanente, sicuramente i lavori di autori italiani degli anni Sessanta e Settanta: Giangiacomo Spadari, Emilio Tadini, Tino Stefanoni, Vinicio Berti, Gianni Bertini (I quattro volti di Giano, del 1961, è stato aggiudicato a 16.250 euro dopo molti rilanci, oltre la stima massima di 8.000 euro), Luca Maria Patella (Biglietto d’autobus ecc. ecc. del 1966, conteso tra diversi collezionisti al telefono, ha chiuso a 7.500 euro quasi raddoppiando la stima massima). Tutte aggiudicate le opere presentate di Fausto Melotti, tra le quali L’indifferente (1973) e una coppa in ceramica smaltata del 1960. Si segnala poi il risultato di

Dadamaino, L’inconscio razionale (negativo), del 1975, aggiudicato a 25.000 euro (stima massima 18.000 euro). Cresce l’arte cinetica Buoni risultati per l’arte cinetica con Franco Grignani e Franco Costalonga, anche grazie alla provenienza prestigiosa dalla collezione Vaf Stiftung, e tra i Futuristi per Giulio D’Anna: tutte vendute le sue opere, con La radio e la carta stampata (1932-33) che ha superato la stima massima ed è infine stata aggiudicata a 25.000 euro. Molto interesse anche per Giuseppe Spagnulo: la sua scultura Ferro spezzato (1974) è stata aggiudicata oltre la stima a 21.250 euro. Fra i contemporanei

si segnalano i risultati di Marcello Lo Giudice, appena rientrato da una personale al Museo di San Pietroburgo e dalla grande mostra appena inaugurata al Maxxi di Roma. Omaggio alla primavera (2015) è stato aggiudicato a 10.625 euro (stima massima 7.000 euro). Per concludere Senza titolo del 1996, di Riccardo De Marchi, a uno dei suoi primissimi passaggi in asta, dopo numerosi rilanci è stato aggiudicato a 8.750 euro, oltre la stima massima di 5.000 euro.

*Reponsabile del dipartimento di arte moderna e contemporanea di Finarte


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OPINION

Redditività da preservare Il debutto della Mifid II metterà sotto pressione i margini degli operatori È in arrivo una selezione all’interno del mercato, dalla quale usciranno vincitori e vinti DI ANGELO DEIANA / @AngeloDeianaTW

La redditività è un tema che fa da sfondo all’intera discussione sull’evoluzione del rapporto tra private banking e cliente, tra fintech e modelli di servizio, tra processi industriali e logiche di personalizzazione.

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PRIVATE

Focus sul wealth management Le grandi realtà (Intesa Sanpaolo, Unicredit e Generali) si stanno posizionando sempre più verso

il wealth management come principale fonte di ricavi. Ma anche le grandi boutique modello Mediobanca e le reti di promozione aggressive come Mediolanum e Fineco hanno imboccato lo stesso sentiero. Lo abbiamo già scritto: era ora che si imboccasse con decisione questa strada. L’era dei tassi zero ha finalmente fatto sì che i grandi player prendessero consapevolezza che la sfida della redditività era

giunta al suo contrappasso: fine dell’era titanica del margine finanziario e inizio dell’era umana del margine da servizi. Ma solo per chi si era preparato in precedenza. Priorità da rivedere Fin qui la realtà odierna. Ma bisogna stare attenti perché in questo periodo si sovrastimano gli effetti continua a pag. 96 >



OPINION

dell’innovazione nel breve periodo (12-18 mesi) e sottostimano quelli nel medio e nel lungo periodo (3-5 anni). Anche perché sappiamo bene che gestire processi innovativi richiede investimenti e percorsi di apprendimento importanti nel medio termine.

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PRIVATE

La sfida del fintech Già da adesso, ma soprattutto nell’era prossima ventura del fintech, il private banking sarà sempre più un business a costi fissi crescenti (l’addendum tra costo delle risorse umane in termini di wealth management e i sempre più necessari sviluppi tecnologici) in cui i volumi non saranno più garanzia di redditività. Anzi: l’acquisizione di un nuovo cliente private rischia di diventare sempre meno un asset e sempre più una liability. Affermazione forte, per cui bisogna spiegarne bene il perché. Provate a pensarci: la parte industriale del mercato sarà sempre più occupata dai processi di consulenza tecnologica che si dimostrerà vincente soprattutto in termini di costi. La pressione che la digitalizzazione nel banking in generale e nel private banking in particolare genererà sui ricavi sarà fortissima. Ma non basta. Chi frequenta i consigli d’amministrazione sa bene che i processi di compliance e di audit occupano parti sempre più importanti nelle riunioni, spesso a scapito dell’analisi oggettiva dei processi di concorrenza sul

Angelo Deiana

Nell’era prossima ventura del fintech, il private banking sarà sempre più un business a costi fissi crescenti mercato, del business development e, soprattutto, della sua redditività. Questo significa in maniera incontrovertibile che i costi dell’adeguamento alle normative corrono dietro agli investimenti nelle piattaforme teconogiche. Confini più sfumati In questo contesto, i confini tra private banking e top affluent in basso e tra private banking e family

office in alto, si fanno sempre più sfumati in termini di offerta di servizi di wealth management. Senza dimenticare un altro aspetto: i nuovi concorrenti sempre più aggressivi fanno sì che i costi di acquisizione per i nuovi clienti diventino progressivamente crescenti. Anche perché non capita come in questi ultimi anni che entrino in crisi tante medie o grandi banche a cui andare a sottrarre facilmente masse e clienti. È per questo che bisognerebbe sempre domandarsi quale sia il tempo in cui, al di là delle offerte di primo approccio un nuovo cliente diventa redditizio? E qual è il margine di contribuzione dei clienti che si acquisiscono insieme al private banker di un altro player? Investimenti da ponderare La realtà è allora chiara. Strutturare una piattaforma di servizi di alto livello in termini di wealth management richiede costi di alti implementazione in termini di risorse umane, relazionali e tecnologiche. Costi che devono fare i conti con fasce di clientela sempre più consapevoli e attratte dai processi di ottimizzazione dei prezzi delle piattaforme digitali. Il rischio è allora quello di offrire servizi di private banking finalmente al livello dei migliori player internazionali, ma relativamente insostenibili, nel medio termine, sul piano della sfida della redditività dell’impatto tecnologico della Mifid II e del fintech.


22 NOVEMBRE 2017 ORE 18.30 BORSA ITALIANA PIAZZA AFFARI MILANO

Blue Financial Communication organizza la seconda edizione dei PRIVATE BANKING AWARDS. Nella sede di Borsa Italiana saranno assegnati prestigiosi premi, durante la serata ad inviti che si terrà il 22 novembre 2017. LE CATEGORIE DEI PREMI

1. 2. 3. 4. 5.

Banca italiana Banca estera Banker italiano Banker straniero Private Insurance

6. 7. 8. 9. 10.

Hedge Fund Private equity Avvocato Investimenti alternativi Deal

È un’iniziativa

THE MEDIA & DIGITAL COMPANY

11. Innovazione nel business model 12. Woman 13. Digital Focus


TOP LIFE

Ricchezze a nove zeri Hanno accumulato ricchezze sterminate inseguendo le proprie passioni Come la supersinger Beyoncé e suo marito Jay-Z, Kylie Jenner e Kim Kardashian DI SARA MORTARINI

STAR DELLA MUSICA

COPPIA MILIARDARIA

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PRIVATE

Beyoncé e suo marito Jay-Z entrano ufficialmente nell’Olimpo delle coppie miliardarie. A consacrarli è Forbes, secondo cui la coppia ha sfondato la soglia di un miliardo di dollari di patrimonio. In particolare, la 35enne Beyoncé - che ha iniziato la sua carriera con la girl band delle Destiny’s Child - ha accumulato una fortuna pari a circa 350 milioni di dollari, mentre il 47 Jay-Z viaggia sugli 810 milioni, conquistando il secondo posto tra i più ricchi del mondo hip-hop, a soli 10 milioni di dollari di distanza dal leader Puff Diddy. Come ci sono riusciti? Lavorando senza sosta, assicura la regina dell’R&B, all’anagrafe Giselle Knowles. Nominata per 62 volte ai Grammy Awards, Beyoncé ne ha vinti 22. La maggior parte dei guadagni proviene dai dischi “Lemonade” e “The Formation World Tour”, da cui ha ricavato 225 milioni. Shawn Corey Carter da parte sua (alias Jay-Z) ha venduto oltre 100 milioni di dischi solo negli Usa e ha vinto 21 Grammy Awards.

Beyoncé e suo marito Jay-Z


TOP LIFE

REGNO UNITO

L’AUTO DI 007 IN BORSA?

DA KYLIE JENNER A MILEY CIRUS, LE STAR DEI SOCIAL Kylie Jenner è l’influencer più famosa al mondo. A decretarlo è l’agenzia italiana di social media intelligence Blogmeter, che sancisce così il sorpasso della modella sulla sorellastra Kim Kardashian (quarta) e sulla sorella Kendall (settima), altri volti noti dei social. In seconda posizione dietro Kylie troviamo la youtuber 21enne di origini venezuelane Lele Pons, mentre a chiudere il podio è Miley Cyrus, che guadagna terreno sull’onda del suo nuovo singolo “Malibu”. In classifica troviamo anche la rapper Nicky Minaj, la più attiva sui social network con 462 post negli ultimi 30 giorni. La cantante Selena Gomez conquista invece il primo gradino del podio per numero di follower, con 242,8 milioni di fan, 121 dei quali su Instagram, 61,9 su Facebook, 47,5 su Twitter e 12,4 milioni di iscritti al suo canale Youtube.

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USA

PRIVATE

In alto Miley Cyrus e a destra Selena Gomez

Aston Martin verso la quotazione? Secondo alcune indiscrezioni, la casa automobilistica britannica potrebbe procedere a un’Ipo già il prossimo anno, sulla scia del successo registrato di recente dalla quotazione di Ferrari. Il produttore delle auto di James Bond, che vede tra i suoi azionisti anche Inverindustrial, vorrebbe quotarsi a Londra, anche se non è ancora stata presa una decisione formale e il programma potrebbe essere posticipato. Secondo Bloomberg, Aston Martin potrebbe valere intorno ai 3 miliardi di dollari. Già qualche anno fa l’ex amministratore delegato Ulrich Bez aveva suggerito la strada della quotazione per far emergere valore per gli investitori della società.


PRIVATE

DI SUSANNA TANZI / @susannatanzi

TESTIMONIAL

Poliedrica Kristen nuovo volto Chanel Dopo avere fatto parlare di sé per la relazione con la modella di Victoria’s Secret Stella Maxwell (già convivono e gira voce che siano prossime le nozze) e avere presentato a Cannes il suo primo lavoro da regista, il cortometraggio Come Swim, sfoggiando un nuovo taglio di capelli biondissimi e rasati a zero, da settembre Kristen Stewart sarà il volto di Gabrielle Chanel, la nuova fragranza femminile dedicata alla fondatrice Coco e ideata da Olivier Polge con il Laboratoire de Création des parfums Chanel. Ambasciatrice della Maison dal 2013, la star di Twilight sarà testimonial sia della campagna stampa, scattata dal fotografo Karim Sadli, sia dello spot, girato dal giovane regista inglese Ringan Ledwidge.

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Kristen Stewart



PRIVATE

RED CARPET

Venezia sfida Cannes In attesa del ciak che apre i festival del cinema, indiscrezioni danno sul red carpet della rassegna veneziana (30 agosto-9 settembre) Natalie Portman, Susan Sarandon, Kevin Costner, Charlotte Gainsbourg e, se le trattative avranno successo, anche Matt Damon e Alec Baldwin. Ma il sì più atteso è quello di Isabelle Huppert, protagonista di

Nastassja Kinski

MILANO

Lo scatto è sexy

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Dopo aver avuto un posto di rilievo all’asta Finarte di fotografia e multipli d’artista alla Permanente di Milano, Malena Mazza, artist photographer, ha già in programma per l’autunno

una nuova mostra con i suoi pezzi forti (ritratti sensuali, beauty, design, scatti per campagne pubblicitarie). Sarà anche la curatrice di un’asta per conto di Christie’s.

Mrs. Hide di Serge Bozon. Una diva che al Lido ha sempre riscosso applausi. Mentre a Locarno, che dal 2 al 12 agosto festeggia alla grande la sua 70esima edizione, ospite d’onore un’attrice che ha fatto la storia del cinema: Nastassja Kinski. Per l’occasione, presenterà la versione restaurata di Cat People di Paul Schrader (1982), remake del capolavoro di Jacques Tourneur (1904-1977), al quale Locarno dedica quest’anno la Retrospettiva.


PRIVATE VIP

SIGARI

La gran fumata del Magnum 54 Herman Upmann era un banchiere tedesco che amava così tanto gli Habanos che si trasferì a la Habana nel 1840, dove fondò una banca e una fabbrica di Habanos nel 1844. La banca chiuse, ma la marca è sopravvissuta fino ai giorni nostri ed è considerata un esempio per gli Habanos più raffinati e con un gusto da leggero a medio. Tutte le ligadas di questa marca sono elaborate con foglie provenienti da Vuelta Abajo. Le medaglie d’oro che ornano le scatole di questa marca furono ottenute durante undici fiere internazionali tenutesi nel XIX secolo e costituiscono un elemento distintivo di questa marca. Gustoso il nuovo H. Upmann Magnum 54 (cepo 54, lungh: 120 mm), una vitola completamente nuova che accresce il portafoglio standard della marca. Prezzo: 128 euro (box da 10 sigari)

NUOVI JET

Pagani prende il volo

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trama a rombi dei sedili e le finiture di fibra di carbonio richiamano il design della Huayra, sofisticata hypercar della casa automobilistica di San Cesario sul Panaro. “La combinazione di materiali come il Carbo Titanium, mai usato prima d’ora su un aereo, con il tipico design di Pagani Automobili, danno un tocco caldo e lussuoso alle cabine degli Airbus”, ha dichiarato il fondatore e chief designer della factory emiliana. PRIVATE

Tetto panoramico, pavimento di legno, tappeti di pelle e pareti divisorie che da opache diventano trasparenti. Portano la prestigiosa firma di Horacio Pagani gli interni della maxi-cabina dell’Airbus Ambiente “Infinito”, jet per uomini d’affari presentato all’European Business Aviation di Ginevra. Un veicolo da otto posti, in grado di volare in autonomia per 12.500 km. I quadranti di orologi e indicatori di bordo, la caratteristica


OPINION

Focus on real estate The investment in properties is not simple but can create a long-term capital appreciation Some advice for doing the best choice and avoiding many common mistakes BY JEFF FULLERTON*

(Abbia mo la s cia to il tes to in ingles e p er co gliere le s f uma ture d el co ntenu t o n . d . r. )

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PRIVATE

“I’m thinking about taking out a non-recourse loan to invest in some real estate.” Financial advisors regularly hear these words from selfdirected IRA clients who want to build wealth through the acquisition of tangible assets. A wisely curated rental property portfolio offers income potential in the form of short-term rental returns and long-term capital appreciation.

Unlike paper investments, which are controlled by the actions of others, well-chosen properties offer investors direct control, making them far different from stocks, bonds and mutual funds. Is it any wonder that real estate investing is such a hot topic? Still, there’s a downside to real estate investing: Property ownership realities can quickly spiral out

of control, becoming pricey boondoggles. Major red flags To avoid the potential dangers of poorly chosen properties for longterm investments, you and your clientele need to be cognizant of a few major red flags during the continua a pag. 106 >


LA PROSPETTIVA DI FAR PARTE DELLA RETE DI CONSULENTI FINANZIARI DI UN GRANDE GRUPPO. DIVENTA UN FINANCIAL ADVISOR DI CHEBANCA! ENTRA A FAR PARTE DI UNA RETE DI CONSULENTI IN CONTINUA CRESCITA CHE TI OFFRE UNA PROSPETTIVA PROFESSIONALE PRIVILEGIATA GRAZIE ALLA SOLIDITÀ E ALLA CULTURA FINANZIARIA DEL GRUPPO MEDIOBANCA. SE SEI ISCRITTO ALL’ALBO DEI CONSULENTI FINANZIARI ABILITATI ALL’OFFERTA FUORI SEDE E VUOI ENTRARE A FAR PARTE DELLA NOSTRA RETE CONTATTACI QUI:

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Messaggio Pubblicitario. Indice di solidità CET 1 13,1% (dato al 31 marzo 2017 riferito al Gruppo Bancario Mediobanca). Tale indicatore valuta la solidità patrimoniale di una banca mettendo in relazione principalmente il capitale ordinario versato con le attività ponderate per il rischio.


OPINION

research phase of investing. First, examine the property’s tenant record. Some places are harder to rent than others and a history with a lot of vacancies or high turnover signals danger. Lousy property management, high crime rates and proximity to busy traffic areas can all contribute to the problem. A rental property’s ability to attract and retain high-quality tenants is paramount to its success as an investment engine — worthwhile real estate investments produce a stream of reliable income. Without a steady source of rent, investors must dip into their emergency funds, easily depleting them within a few months and leaving a gaping income hole.

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PRIVATE

The crime statistics Safety plays an enormous role in getting and keeping dependable tenants. Research crime rates and act accordingly. Rely on a trustworthy source — MyLocalCrime, for instance — offers up-to-date information on all local crimes committed in the area. The site offers an interactive map so you can see exactly where crimes happened, as well as the types that occurred. Ask yourself whether the crimes would stop you from renting there. If the answer is “yes,” take a pass. Obtain accurate data on rental rates and property costs. Investors in real estate should be prepared to maintain their properties while still enjoying a stream of rental income. Data on a neighborhood’s average rental rates will help determine

Street view in London

whether a property is worth the long-term investment. Determine a property’s operating expense percentage by dividing the monthly expenses by the monthly rent. The resulting figure should ideally fall between 37.5 and 45 percent. Otherwise, the property may not have enough cash flow to support debt and produce the income you expect. Pick the best possible property management company. Your clients already have busy lives; do they really want to add another 24/7 job as landlord? Many property investors wish to avoid the hassles inherent in rent collection, tenant screening, property maintenance, contract management, etc., so they turn to property managers. Good property management companies will take on all the unforgiving and unpleasant tasks inherent in working with tenants. Yes, their fees may amount to as much as 10 percent of each month’s rent, but peace of mind tends to usurp a modest income loss. Review neighborhood comps Research begets success. Find as much information as possible on comparable properties for sale and those that recently sold in the

general area. Do some digging, and really invest some time in this step. Make sure to avoid purchasing the finest property in the area, though. This is an investment, not a family home. The No. 1 mistake real estate investors can make is overpaying for a property — it simply doesn’t make sense to own the most expensive building on the block. Check schools’ reputations Excellent school districts are magnets for dependable tenants with families. Even if you aren’t familiar with a particular area, you can uncover data on test scores, graduation rates and student-teacher ratios on sites such as Schooldigger and GreatSchools. Assisting clients as they navigate the realities of real estate investing takes time but can produce incredible returns. Like any investment vehicle, properties need to be scrutinized upfront and continuously monitored. Real estate can be a great recipe for wealth building; it just requires due diligence mixed with a dash of responsible fiscal mentoring.

*by Wealthmanagement.com




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