PRIVATE 03 - MANUELA D'ONOFRIO

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MANUELA D’ONOFRIO Donne al top del private italiano e internazionale

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MARZO 2018 Italia 5,00 euro Anno 4 - N° 3 - Marzo 2018 Periodicità: mensile Prima immissione: 16/3/2018

Mensile - Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale D. L. 353/2003 (conv in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 LO/MI


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Nordea 1 – Global Climate and Environment Fund LU0348926287, BP-EUR nordeafunds@nordea.lu - nordea.it/climatesolutions *Investimento per conto proprio, conformemente alla definizione della direttiva MiFID I comparti citati fanno parte di Nordea 1, SICAV, una società di investimento a capitale variabile (Société d’Investissement à Capital Variable) con sede in Lussemburgo, costituita validamente ed in esistenza in conformità alle leggi in vigore in Lussemburgo e alla direttiva n. 2009/65/CE del 13 luglio 2009. Il presente documento contiene materiale pubblicitario e potrebbe non fornire tutte le informazioni rilevanti rispetto al/i fondo/i presentato/i. Gli investimenti riguardanti i fondi Nordea devono essere effettuati sulla base del Prospetto informativo e del Documentocontenente le informazioni chiave per gli investitori (KIID), che sono disponibili sul sito internet www.nordea.it, insieme alle relazioni semestrali e annuali, e ad ogni altra documentazione d’offerta. Tale documentazione, sia in inglese che nella lingua locale del mercato in cui la SICAV indicata è autorizzata per la distribuzione, è anche disponibile senza costi presso Nordea Investment Funds S.A., 562, rue de Neudorf, P.O. Box 782, L-2017 Lussemburgo, e in Italia, presso i Soggetti collocatori. L’elenco aggiornato dei soggetti collocatori, raggruppati per categorie omogenee, è messo a disposizione del pubblico senza costi presso gli stessi soggetti collocatori, presso le filiali capoluogo di regione di State Street Bank GmbH – Succursale Italia, BNP Paribas Securities Services, Banca Sella Holding S.p.A., Allfunds Bank S.A. Sucursal de Milan, Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A., Société Générale Securities Services S.p.A. e sul sito internet www.nordea.it. Il Prospetto ed il Documento contenente le informazioni chiave per gli investitori (KIID) sono stati depositati presso gli archivi Consob. Prima dell’adesione leggere il Prospetto informativo e il KIID. Eventuali richieste di informazioni potranno essere inviate ai Soggetti collocatori. Per ulteriori dettagli sui rischi di investimento associati a questo/i fondo/i, si rimanda al Documento contenente leinformazioni chiave per gli investitori (KIID), disponibile come sopra descritto. Pubblicato da Nordea Investment Funds S.A., 562, rue de Neudorf, P.O. Box 782, L-2017 Luxembourg, che è autorizzata dalla Commission de Surveillance du Secteur Financier (CSSF) autorità lussemburghese di sorveglianza dei mercati finanziari.


EDITORIAL Un’offerta, un’emozione

ANDREA GIACOBINO

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una quota di mercato significativa, hanno spostato i parametri relativi al valore dell’utente e alle aspettative dei clienti. Le innovazioni di Fintech si basano spesso su servizi finanziari disaggregati e li rendono migliori, più veloci e meno costosi. Le attività di advisory non possono più prosperare raggruppando consigli e transazioni di prodotti e aspettarsi che i clienti siano in grado di distinguere. È necessario un passaggio a un modello di business basato sulla consulenza e sulla conoscenza. I fornitori di questi servizi devono quindi spostare la catena del valore per soddisfare le esigenze fondamentali dei clienti in merito alla pianificazione della vita. Ciò significa concentrarsi meno sui servizi transazionali come la negoziazione di titoli e la gestione del portafoglio e di più, invece, sui servizi di consulenza basati sulle relazioni, per aiutare i clienti a definire e raggiungere non solo i loro obiettivi finanziari, ma anche quelli della loro vita. Le offerte integrali di pianificazione finanziaria e immobiliare stanno emergendo come vincenti e alcuni consulenti stanno riconoscendo l’importanza delle questioni emotive che circondano il denaro, in particolare durante gli eventi di liquidità e le transizioni di vita, e offrono supporto di consulenza in questi cambiamenti. Infine bisogna smettere di rimuovere l’emozione dalle relazioni con i clienti, ma abbracciarla e concentrarsi su di essa.

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Come reinventare il modello di gestione della ricchezza e assicurarsi di non diventare vittime della nuova realtà fatta di margini reddituali sempre più bassi? Come creare clienti più attenti, incrementare la crescita e guadagnare offrendo maggiore valore? Nonostante la moltitudine di sfide che incombono sul wealth management, le opportunità sono abbondanti: c’è una ricchezza significativa nel mercato, c’è un enorme bacino di potenziali clienti sottoserviti, comprese le donne executive executive, ci sono 10.000 nuovi pensionati al giorno e oltre 30 trilioni di dollari trasferimenti di ricchezza intergenerazionale sono stimati nei prossimi decenni. La sfida per i gestori di patrimoni è dunque la necessità di creare più valore per i loro clienti investitori. Ma come? Il futuro dipende dalla formulazione e dall’esecuzione di una strategia su più fronti che rievoca il modello di business della consulenza finanziaria e sfrutta la tecnologia digitale in tutta l’azienda. Mentre quest’ultima disintermedia e mercifica molte delle transazioni principali nei servizi finanziari, i wealth manager devono essere all’avanguardia nell’integrare tali tecnologie e servizi nella loro offerta. La gestione del portafoglio può essere automatizzata e i dati dei clienti possono essere intelligentemente estratti per approfondimenti aziendali. Sebbene i robo-advisor non abbiano ancora conquistato


03 www.privatebankingweb.com anno 4 - numero 03 mensile registrato presso il Tribunale di Milano al n°187 dell’11 giugno 2015 Casa editrice Blue Financial Communication Spa Via Melchiorre Gioia, 55 - 20124 Milano Tel. (+39) 02.30.32.11.1 - Fax (+39) 02.30.32.11.80 info@bluefinancialcommunication.com Editore Denis Masetti masetti@bluefinancialcommunication.com Direttore editoriale Alessandro Rossi rossi@bluefinancialcommunication.com Direttore responsabile Andrea Giacobino giacobino@bluefinancialcommunication.com

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Redazione di Milano Luigi dell’Olio dellolio@bluefinancialcommunication.com Marta Citacov marta.citacov@gmail.com Redazione di Londra Anaïs Borri borri@bluefinancialcommunication.com Rajeevan Sukumaran rajee@bluefinancialcommunication.com Opinioni Marco Barlassina, Roberto Cannataro, Alessandro Cuomo, Angelo Deiana, Roberto Falzoni, Sergio Ermotti, Marcello Gualtieri, Simona Maggi, Monica Regazzi, Alessandro Scalici, Emanule Zarattini Hanno collaborato Rosaria Barrile, Rosamaria Coniglio, Sara Mortarini, Susanna Tanzi, Francesca Vercesi

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Graphic design Massimiliano Vecchio vecchio@bluefinancialcommunication.com Pubblicità Michele Gamba gamba@bluefinancialcommunication.com Mob. (+39) 393.95.010.95 Ufficio abbonamenti abbonamenti@bluefinancialcommunication.com Tel. (+39) 02.30.32.11.1 Stampa TEP Arti Grafiche Srl Strada di Cortemaggiore, 50 - 29100 - Piacenza (PC) Tel. 0523.504918 - Fax. 0523.516045

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È un’iniziativa

THE MEDIA & DIGITAL COMPANY www.bluefinancialcommunication.com

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CO N TE NT S

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MARKETS

OPINIONS

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Le priorità del wealth management

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10 Things about Selloff

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Competenze del futuro

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Donne del private banking

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Banker alla prova

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Regina di denari

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Consulenti, giovani alla riscossa

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Le star internazionali

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Trump, guanto di sfida all’Europa

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La vera forza è nel team

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I pericoli delle criptovalute

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Annika Falkengren sotto la lente

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Latte da difendere

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Banca Aletti festeggia 40 anni

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Museo in Costa Azzurra

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Banca Passadore, crescita a luci spente

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Alla prova di Mifid 2

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Cambi di poltrone

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Integratori, cosa scegliere

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Low-profile a ogni costo

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È l’ora del Kid

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Digital learning “umano”

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Capitali coraggiosi

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104 China’s transition

INVESTMENTS

LIFESTYLE

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Natuzzi, il faro della Csr

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Novità in casa Moncler

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Vontobel, ritorno alle origini

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Arriva la Ferrari 488

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Fenera, alternativi per scelta

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Torna l’icona di casa Jaguar

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La volatilità può far male

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Magic Marrakech

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Vediamoci scuro

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Priorità all’intelligenza emotiva

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Arte, un anno di sfide

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Shopping di lusso

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Scienza dell’ibernazione

100 La grande Mela diventa sexy

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OPINIONISTS & CONTRIBUTORS

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MOHAMED EL-ERIAN

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SIMONA MAGGI

Nato a New York da padre egiziano e madre francese, è chief economic advisor di Allianz. È autore di numerosi volumi e analisi sui grandi temi dell’economia e della finanza internazionale. pag. 10

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Direttore scientifico dell’Associazione Italiana Private Banking, realizza costantemente ricerche sull’evoluzione del mercato della gestione dei grandi patrimoni. pag. 78

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MONICA REGAZZI

Ceo di Homepal, una start up attiva nel mercato immobiliare. In precedenza è stata partner & managing director di The Boston Consulting Group, dove seguiva il private banking. pag. 28

ALESSIA ZORLONI

Direttore del master in Art Market Management all’Università Iulm, è of counsel nel dipartimento di Art Law dello studio CBA, dove si occupa di gestione e valorizzazione dei patrimoni artistici. pag. 86

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EMANUELE ZARATTINI

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ALESSANDRO CUOMO

Con oltre 20 anni di esperienza nel settore della consulenza finanziaria, è stato tra i primi a sviluppare il personal branding attraverso il sito emanuelezarattini.com. È desk head alla private advisory unit presso Deutsche Bank Italia. pag. 36

Collezionista fin dai tempi del liceo, già organizzatore di manifestazioni culturali, collabora dal 2016 con Finarte, per la quale attualmente dirige il dipartimento di Arte Moderna & Contemporanea. pag. 90

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LORENZO MACCHIA

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SERGIO P. ERMOTTI

Socio salary dello studio Zitiello Associati, autore del libro “Trasparenza bancaria”, partecipa - in qualità di relatore - a convegni di interesse nazionale su tematiche concernenti il diritto del mercato finanziario, i servizi bancari e assicurativi. pag. 60

È uno dei banchieri più potenti del Vecchio Continente. Dopo una lunga carriera presso realtà del calibro di Merrill Lynch e Unicredit, è passato in Ubs, dove dal 2011 ricopre il ruolo di ad. pag. 104



MARKETS

Dieci prioritĂ per il 2018 1 Crescita dei piani pensionistici Evoluzione delle politiche commissionali

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3 Gestione olistica dei grandi patrimoni

5 Crescita dell‘attenzione verso la sicurezza dei dati

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Tendenza all’aggregazione e concentrazione dei vari conti e dei rapporti detenuti dai wealth manager con i singoli clienti


MARKETS REPORT

I TREND EMERGENTI CHE CAMBIANO VOLTO AL SETTORE DEL WEALTH MANAGEMENT Miglioramento dei modelli di servizio per rafforzare il coinvolgimento dei clienti

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10 Sviluppo della blockchain

Crescente attenzione strategica ai costi

7 Utilizzo crescente dell’intelligenza artificiale

8 Nuove prospettive per gli strumenti della consulenza

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Fonte: Aite Group

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HEDGE

10 Things about Selloff The fundamentals of US equity sector are still very healthy In the coming months there will be a rising of volatility on the markets DI MOHAMED EL-ERIAN*

Experienced investors understand how hard it is to call a bottom. As U.S. stock markets conclude one of the wildest and worst weeks since the global financial crisis, here are 10 things to know about the selloff: Driven by technicals It is driven by technicals, not fundamentals. The ongoing market correction doesn’t reflect a worsening of economic and corporate fundamentals. Rather, it is being driven by technical factors, including the unwinding of “short-volatility” trades (more on these below), the testing of relatively new products and a shift in investor conditioning away from the “buy-the-dip” paradigm. It is inherently unsettling. One of the reasons why this selloff is so unsettling is the difficulty of pointing to familiar culprits, be they economic, geopolitical or corporaterelated. This makes investors and traders more jittery, more suspicious and less confident about what will happen next.

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The limit of diversification Diversification is not translating into risk mitigation. Government

(A b b ia mo la s cia to il tes to in ingles e p er co gliere le s f uma ture d el con t e n u t o n . d . r. )

bonds, the traditional “safe assets,” have not provided any meaningful risk mitigation, which adds to investor discomfort. Indeed, rather than increase in price, some have declined concurrent with the selloff in “risk assets.” It follows a highly unusual period. The selloff follows an atypical time of extremely low market volatility and stocks that seemingly only go up. Before the recent turmoil, U.S. stocks went more than 400 days without a 5 percent drawdown and, in 2017, the Dow Jones Industrial Average registered more than 70 highs. It is characterized by an unwinding of the short-volatility trade in its many forms.The main technical driver is an unwinding of short-volatility positions. Some of these were taken directly through relatively new products, such as those that offer investors the inverse of the move in volatility indexes like the VIX. A new era for the stocks Some were constructed via derivative positioning. And some reflected the extent to which investors departed from their natural investment habitat, stretching far and wide

for returns. In some cases, this was turbocharged by leveraged positions that, once volatility spiked, triggered margin calls that forced investors to sell a wide spectrum of holdings. It is global rather than domestic. Although some have been tempted to blame U.S.-specific factors such as the increase in the government budgetary funding requirement and the latest wage data, few market indicators support this view (particularly when it comes to interest-rate differentials across advanced economies). The return of inflation Indeed, the signals from interest rates around the world point primarily to higher global growth and inflation. It changes investor conditioning. It is not surprising that these developments have severely reduced, at least for now, what was a very strong appetite to “buy the dip,” regardless of its cause. Instead, investors with cash on the sideline are waiting for the technicals to play themselves out. The more experienced market participants are acutely aware of the difficulty


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of calling a bottom when forced deleveraging and other selling pressures are at work. It is unlikely to contaminate the economy. Technicals-driven selloffs don’t have to spread to economic and corporate fundamentals. This is particularly the case in the context of a growing economy, strong corporate balance sheets and prospects for pro-growth measures. It is unlikely to deter the careful and measured removal of monetary stimulus. As comments this week from Federal Reserve officials and signals from the Bank of England demonstrate, central banks do not see the market turmoil derailing their gradual normalization of monetary policy. It can put markets on a firmer footing. Although it is painful in the short-term, this correction could underpin healthier markets in the longer-term. It reminds participants of the importance of respecting, and better pricing, volatility and liquidity. And, with improving actual and prospective growth, the selloff can be part of a transition from liquidity-driven valuations to ones built on better economic and corporates conditions, thereby narrowing the gap between elevated asset prices and fundamentals - and the concern for future financial stability that comes with such a gap.

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Mohamed El-Erian

*Chief economic advisor, Allianz. Tratto dalla sua pagina Linkedin

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Government bonds the traditional safe assets have not provided any meaningful risk mitigation


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Donne del private banking La professione resta prevalentemente maschile, ma crescono le presenze in rosa Una carrellata dei nomi che contano maggiormente all’interno del mercato italiano DI FRANCESCA VERCESI / @frvercesi

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Conquistano terreno le donne nel private banking, che si dimostrano piĂš fedeli degli uomini al luogo in cui lavorano e che, oltre a saper gestire portafogli, hanno anche

passioni alternative. Nonostante il pb, di fatto, resti (soprattutto in Italia) un mondo marcatamente maschile (il 21% sono donne contro un 79% di uomini), nel corso degli

ultimi anni si sta assistendo a un incremento di professioniste del risparmio che gestiscono grandi patrimoni e, parallelamente, a piĂš clienti donne private. Spiegano da


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Aipb: “Sono più brave degli uomini nella gestione concreta delle risorse economiche, sanno far fruttare meglio la ricchezza. Inoltre sono più brave quanto a capacità di relazione”. Pesa il gap retributivo Peccato che la differenza di retribuzione “resti il tasto dolente, con gli uomini che guadagnano il 18,2% in più”, si legge in un report realizzato da Deloitte. Del resto, arrivare a un’uguaglianza di genere e a una vera emancipazione femminile

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è il quinto dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite per il 2030. Ed ecco che, secondo un recente rapporto del World Economic Forum, i divari di genere globali potrebbero richiedere 83 anni per chiudersi. Secondo un’analisi di Ubs Unique e Bcg, “anche all’interno di chi gestisce la ricchezza private, come nei governi e nelle grandi aziende, la presenza delle donne in ruoli di comando è ancora bassa in molti paesi del mondo. Molte professioniste sono impegnate a organizzare campagne

In questa pagina dall’alto da sinistra: 1) Alessandra Losito (Pictet WM), 2) Manuela D’Onofrio (Cordusio Sim), 3) Raffaella Brambilla (Cordusio Sim), 4) Carla Venesio (Banca del Piemonte), 5) Paola Pietrafesa (Allianz Bank Financial Advisors), 6) Catia Ravanelli (Banca Generali)

o associazioni di sensibilizzazione sul tema. E sono essenziali per un cambio di mentalità”. Di seguito una selezione di protagoniste del private banking in rosa. Alessandra Losito (Pictet WM) Si è laureata in Economia alla Federico II di Napoli, dove ha poi conseguito il master in Economia e Finanza (MEF). Ha poi iniziato il suo percorso nel settore finanziario: prima in PwC, poi in Borsa Italiana, in Citibank e da dodici anni è in Pictet Wealth Management, dove 13

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A lato: 7) Stefania Lambri (Banca Generali) 8) Alberica Brivio Sforza (Jp Morgan Pb) 9) Susanna Romeo (Ubs Wm)

oggi ricopre il ruolo di responsabile della sede di Roma e membro del comitato esecutivo italiano. Ha la certificazione internazionale di analista finanziario CFA. Dal 2012 organizza periodicamente negli uffici di Pictet a Roma e a Milano incontri esclusivi per donne su tematiche finanziarie e non.

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Manuela D’Onofrio (Cordusio Sim) Manager di punta della società del gruppo Unicredit dedicata alla gestione dei patrimoni sopra i 5 milioni di euro, nella nuova sede milanese di Via Borromei, hub di riferimento per l’assistenza personalizzata alla clientela più esigente. È condirettore generale – responsabile direzione investments e prodotti (Cordusio Sim) – responsabile group product and investment platform (UniCredit). Laureata in Matematica alla Sapienza a Roma ha frequentato un master in Science in mathematics

a New York, dove è rimasta per tre anni. La sua squadra è composta da oltre 60 persone. Raffaella Brambilla (Cordusio Sim) Una laurea in Bocconi a Milano, comincia a Parigi in L’Oréal. Ritorna in Italia e va presso la divisione corporate e investment banking di Crédit Suisse, prima come credit analyst, e poi come assistente dei senior coverage per le operazioni di finanza straordinaria, unica donna in tutto il team di Milano. Attualmente è coordinatrice della sede di Milano. Carla Venesio (Banca del Piemonte) Ha ideato e implementato i servizi di consulenza evoluta e messo in campo iniziative per far affluire liquidità alle Pmi del territorio presidiato, vale a dire il NordOvest italiano. Carla Venesio è coordinatrice delle aree wealth management e private banking di Banca del Piemonte. Quarta

generazione del business di famiglia, fondato da Camillo Venesio, che nel 1912 ha dato vita a questa piccola istituzione finanziaria. Paola Pietrafesa (Allianz Bank Financial Advisors) Dirige la banca rete di derivazione tedesca dal 2017. È impegnata nella sensibilizzazione sui temi dell’innovazione e dell’industria 4.0. Dal 2012 a marzo 2017 è stata vice dg di Allianz Spa, responsabile delle funzioni legal & compliance e della segreteria societaria del gruppo Allianz in Italia. In precedenza, dal 2008 ha assunto il ruolo di chief compliance officer e responsabile del legale presso Allianz Bank financial advisors. Dal 2005 al 2007 ha prestato servizio presso Allianz Global Investors Italy come responsabile della funzione di revisione interna e compliance officer. Prima di entrare a far parte del gruppo Allianz ha lavorato 10 anni presso Arthur Andersen e


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Stefania Lambri (Banca Generali) Dopo la laurea in Giurisprudenza presso l’Università Cattolica di Milano, affina i propri studi in economia e finanza con un master in Private banking. Inizia il proprio percorso in ambito finanziario nel 1991 in Credito Italiano (ora UniCredit). Dal 2016 lavora in Banca Generali pb come relationship manager, gestendo i rapporti con clientela di elevato standing. Alberica Brivio Sforza (Jp Morgan Pb) È senior private banker per la clientela ultra high net worth di J.P. Morgan Private Bank in Italia.

Spiega Antonella Massari (nella foto in alto), segretario generale Aipb: “Le donne che esercitano questa professione sono solo il 20% del campione della nostra analisi Take care of your Private Banker. Sono donne che hanno mediamente un buon livello di istruzione e che prima di diventare private banker hanno ricoperto posizioni di rilievo come gestore del segmento affluent e upperaffluent, direttore o vice-direttore di filiale”. Patrizia Misciattelli delle Ripe (nella foto in basso), presidente di Aifo (Associazione italiana financial family officer), descrive così la presenza femminile nel segmento del private banking e dei family office: “La strada verso la parità è ancora lunga, ma negli ultimi anni sono stati fatti passi in avanti importanti. L’incidenza delle donne ai vertici di queste società cresce man mano che il baricentro della professione si sposta dai tecnicismi verso gli aspetti consulenziali, che consentono di mettere in risalto la sensibilità delle donne, la loro capacità di creare un rapporto di fiducia con una clientela che ha patrimoni complessi e molto diversificati”. Misciattelli è tra i decani del settore: dopo la laurea in Filosofia, ha svolto la sua carriera raggiungendo posizioni di vertice presso realtà come Finanza & Futuro (board director) e Bnl Investimenti (general manager), prima di fondare Aifo.

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Catia Ravanelli (Banca Generali) Fin da piccola sogna di lavorare in banca dove entra effettivamente nel 1991, a soli 19 anni, nel Credito Bergamasco, all’interno dell’ufficio titoli e borsino. Nel 2001 passa quindi in Banca del Gottardo dove resta fino al 2008, quando questa viene acquisita da Banca Generali. Nel 2009 inizia quindi la propria carriera nel private banking in Banca Generali seguendo la clientela Hnwi nelle scelte decisive per la protezione del patrimonio e ponendo particolare attenzione ai temi della governance e del rischio. Nel tempo libero si divide tra la passione per la moda, per la buona tavola e il mare.

Tra associazioni e family office

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Deloitte, dove è arrivata a ricoprire il ruolo di senior manager.


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Servono nuovi modelli di consulenza Nell’epoca dei baby boomer, i consigli finanziari si distribuivano perlopiù su un campo da golf o in un club maschile, dove le donne erano assenti. Di conseguenza, la metà femminile dell’universo finanziario era in genere marginalizzata. In pochi decenni, le donne che detengono ingenti somme di denaro sono divenute numerose. Pertanto le private bank dovrebbero cominciare a considerarle come una categoria di clienti chiave. È la ricetta di Accenture Consulting, che si ricava dalla lettura dello studio “Reinventing wealth management for women”. Che sottolinea: “Mentre molte società di gestione patrimoniale riconoscono questa evoluzione, in poche si sono sapute organizzare per dedicare alle donne specifici servizi e professionisti adeguati”. Secondo la ricerca, “solo circa la metà (52%) delle clienti si sente fiduciosa nelle proprie capacità di investimento”. E il 63% di loro non è soddisfatto dell’advisor che ha. Dall’indagine si evince, poi, che le donne investitrici sono meno focalizzate sui prodotti e hanno più necessità di essere seguite sulla base delle esigenze di vita e di famiglia. Di cosa hanno bisogno le clienti? Di maggiore empatia nel dialogo, di una logica più di lungo termine, di un approccio trasparente, di affrontare le questioni legate alle interruzioni di carriera e agli obiettivi personali.

63%

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Proviene da Bnp Paribas, dove è stata responsabile wealth managment e key client group per la clientela top. Precedentemente ha maturato delle esperienze in Julius Baer ed è stata head of business development a Londra per Longview Partners ltd, hedge fund fondato da alcuni

LA PERCENTUALE DI INSODDISFAZIONE DEL PROPRIO ADVISOR

ex professionisti di Goldman Sachs. Ha iniziato la sua attività come pr ed è stata tra i partner fondatori del gruppo Sator di Matteo Arpe. È figlia di Cesare Brivio Sforza, editore del Secolo XIX, che nel 2010 ha ceduto il 25% delle quote sue e della figlia Alberica al cugino Carlo

Attualmente le professioniste sono soltanto il 20% del totale In genere arrivano da esperienze di gestione della clientela affluent Perrone. È la compagna di Claudio Costamagna, presidente di Cassa Depositi e Prestiti. Susanna Romeo (Ubs Wm) Opera tra Napoli e Salerno In Ubs dal 2004 come responsabile della filiale di Roma, dopo l’acquisizione di Santander pb nel 2016 ha assunto la responsabilità delle nuove filiali di Napoli e Salerno. Ha un trascorso in Unicredit, dove ha costruito la propria professionalità nel contesto dei servizi alla clientela fino ad assumere la guida dell’area dell’Italia centrale prima di unirsi a Ubs. Susanna opera nel tessuto socio economico imprenditoriale del sud Italia, sempre più caratterizzato da innovazione, tecnologica e prevalentemente concentrato nei settori della componentistica auto e aerospaziale, moda maschile, distribuzione farmaceutica, agroalimentare e shipping. Ha tre figli.


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Regina di denari Warson guida Citi Private Bank, che serve i clienti del Nord America Una realtà con 25 uffici e 200 miliardi di dollari in gestione DI FRANCESCA VERCESI / @frvercesi

Tracey Brophy Warson

Quali sono i numeri della divisione che gestisce? Abbiamo 25 uffici in Nord America, con circa 200 miliardi di dollari in gestione (dato a settembre 2017, ndr). Il nostro team UHNWI è il consulente di fiducia di imprenditori, proprietari immobiliari e operatori, senior executive di aziende pubbliche,

Lei è anche co-chair of Citi Women a livello globale, che fornisce supporto all’assunzione, allo sviluppo e alla promozione delle donne leader nelle banche. Di cosa si occupa? Da un punto di vista societario, è costruita su tre pilastri: il primo è assumere, promuovere, avere in azienda più donne. Questo implica migliori processi di selezione, opportunità di sviluppo

Ha trovato delle difficoltà nel mondo del lavoro, in quanto donna? Penso che sia le donne sia gli uomini debbano affrontare sfide e ostacoli nella loro carriera. Certo in passato ci sono state volte in cui ero l’unica donna nella stanza o una voce in minoranza al tavolo, ma ho sempre creduto che i risultati che portiamo parlino da soli. Quindi, se raggiungi i risultati, sai farti valere e sai costruire relazioni con i principali stakeholder puoi raggiungere grandi traguardi. 17

Cosa chiedono oggi i clienti facoltosi? Sono alla ricerca di soluzioni personalizzate di altissimo livello. Il nostro compito principale è aiutarli a preservare la loro ricchezza, salvaguardare il loro patrimonio immobiliare e finanziario e soddisfare le loro esigenze familiari e quelle delle loro imprese.

e fidelizzazione e, guardando all’attuale numero di donne in banca, offrire opportunità per crescere professionalmente e all’interno della società. Occorre poi sostenere e coinvolgere gli uomini in questo processo e creare una maggiore consapevolezza sui problemi che riguardano le donne o altre minoranze presenti in azienda, temi che sono emersi grazie al training Unconscious Bias. Infine ci impegniamo per sostenere il progresso delle donne attraverso la formazione, la promozione dell’imprenditorialità e il progresso dei diritti umani.

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private e fondazioni. Il team che segue i family office fa consulenza e offre un’ampia gamma di servizi istituzionali a realtà con un patrimonio netto superiore a 100 milioni di dollari. Il team HNWI si concentra sulla “ricchezza emergente”.


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Le star internazionali Da Frank di Barclays a Novakovic di Ubs e Merlo di Bnp WM Viaggio nei nomi che contano nel private banking internazionale DI FRANCESCA VERCESI / @frvercesi

In assoluto restano in minoranza rispetto agli uomini, ma sono sempre di più le donne che raggiungono posizioni apicali nelle private bank internazionali. Di seguito un elenco dei nomi di maggior peso. Karen Frank (Barclays Pb) Chief executive della private bank di Barclays e responsabile dell’international wealth business da ottobre 2016, quando la banca si è messa a ristrutturare il suo team di gestione dei grandi portafogli. In precedenza è stata co-head of financial sponsors group per Europa, Middle East e Africa dal 2012 al 2016 e prima ancora è stata managing director dell’investment banking di Goldman Sachs.

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Christine Novakovic (Ubs) È a capo del wealth management per l’Europa e i paesi emergenti. La Novakovic, che ha assunto il suo ruolo dallo scorso primo febbraio, ha in precedenza guidato l’investment bank del gruppo svizzero e, più di recente, ha guidato la divisione clienti istituzionali e corporate del gruppo. Nel passato

ha sviluppato con il Sef (Swiss economic forum) l’iniziativa di crescita per le pmi, con l’obiettivo di sostenere le giovani imprese con un forte potenziale di crescita. Françoise Neige (Edmond de Rothschild) È direttore di Edmond de Rotschild France. Una lunga esperienza di gestione della clientela dai grandi portafogli, è responsabile della scelta dei prodotti di gestione della banca. È inoltre impegnata nell’offerta di un servizio di gestione dedicato alle donne. Sofia Merlo (Bnp WM) È co-ceo di Bnp Paribas Wealth Management, gestisce lo sviluppo della banca privata nei mercati dove questa è supportata dalle reti. Diplomata all’Hec, la Merlo ha iniziato la sua carriera in Bnp Paribas come incaricato d’affari presso la Direction des grandes entreprises (direzione di grandi aziende). Ha continuato la sua carriera alternando posizioni commerciali e trasversali: dopo aver servito una variegata tipologia di clienti a Parigi e Bordeaux, è entrata

a far parte delle risorse umane del gruppo. Adrienne Penta (Brown Brothers Harriman) E’ senior vice president del private banking presso Brown Brothers Harriman & Co. a Boston, negli Stati Uniti, ed è responsabile del Centre for Women & Wealth. Il centro, gestito da un team dedicato


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Hedge, meglio la gestione in rosa

Nella pagina di sinistra: Sofia Merlo (Bnp WM) In alto: Leda Braga (Blue Crest Capital) e a destra Karen Frank (Barclays Pb)

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Chingyee Yau (Hsbc Pb) È managing director presso la Private Bank di Hsbc e co-head del private banking globale del Nord Asia. È entrata a far parte della banca privata nel 2004; prima aveva lavorato in Citigroup Private Bank.

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di quattro persone, è stato istituito nel 2015 per aumentare l’impegno delle donne e attrarne di nuove nel mondo del private banking.

Gli hedge fund gestiti da donne hanno generato rendimenti superiori rispetto ai loro omologhi maschi nel corso del 2017, accumulando ulteriore pressione su un settore che viene spesso etichettato, in particolare nel mondo anglosassone, come “machista ma pallido e stantio”. L’indice HFRX Women, che riunisce le performance dei gestori di fondi hedge femminili, è salito al 9,95% nei primi sette mesi dell’anno. Questo si confronta con il 4,81% dell’indice HFRI Fund Weighted Composite, una scala più ampia di hedge fund per tutte le strategie e i generi. Una buona performance che ha ancora più valore se si considera il fatto che le donne sono sottorappresentate in tutto il mondo hedge. Inoltre, è in linea con i dati precedenti che mostrano come gli hedge fund gestiti da donne facciano meglio di quelli gestiti da uomini, su un orizzonte di cinque anni. “Abbiamo sicuramente bisogno di più donne nella gestione dei fondi, perché portiamo approcci leggermente diversi all’analisi e al rischio. La nostra diversità è complementare”, ha detto Helena Morrissey, responsabile delle gestioni personali di Legal & General Investment Management, società di investimento da 1 trilione di dollari. Uno studio dell’Università della California, Berkeley, ha rilevato che le donne sono investitori migliori degli uomini. La ricerca ha mostrato che gli uomini hanno guadagnato rendimenti netti annuali rettificati in base al rischio inferiori dell’1,4% rispetto a quelli guadagnati dalle donne, “perché facevano più trading ed erano troppo aggressivi”. Negli ultimi 12 mesi, i gestori di fondi hedge femminili hanno guadagnato l’11,9%, secondo l’indice HFRX Diversity Women. Mentre l’indice tradizionale ha segnato un 7,05%. Ma solo uno su 10 gestori di fondi in Uk è donna e solo 184 su 7.000 fondi comuni degli Usa sono gestiti da donne. I gestori di fondi hedge femminili più noti hanno in cima alla lista Leda Braga, che gestisce il fondo hedge quantitativo basato su algoritmi Systematica Investments (spin off di BlueCrest Capital), poi ci sono Sarah Dahan di Blue Mountain Capital Management e Grace Gu di Graham Capital Management.


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L’offerta va dai prodotti liquidi sul mercato finanziario a quelli alternativi illiquidi, sia debito, che equity

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Ilaria Ronagnoli


BUSINESS WOMAN

La vera forza è nel team Romagnoli guida la divisione private wealth Italia di Rothschild La particolarità del gruppo anglo-francese è nella scelta di investire con i clienti DI LUIGI DELL’OLIO / @LuigidellOlio

al livello globale) contiamo asset in gestione per 8 miliardi di euro, che si vanno a sommare a quelli investiti nei mercati finanziari, pari a 66 miliardi.

Il fondatore della fortuna dei Rothschild, Nathan, era solito dire che è facile guadagnare soldi, il vero problema è preservarli... Ed è una lezione ben presente per chi lavora per questa grande azienda che fattura 2 miliardi di euro. La banca è nata per gestire il patrimonio familiare e, quando proponiamo un investimento a un nostro cliente, vi investiamo proquota anche noi perché ci crediamo davvero. Nei prodotti illiquidi del debt e private equity (che operano

A livello geografico quali sono le vostre preferenze in questa fase del mercato? Vediamo molto bene Stati Uniti ed Europa. Qualche occasione c’è anche in Gran Bretagna, ma esclusivamente tra le aziende che fanno business in patria, quindi non sono esposte al rischio Brexit. Sul lungo periodo, quindi a 5-10 anni, vediamo prospettive interessanti in Asia, dove è destinata a crescere sensibilmente la consistenza della classe media.

Come scegliete i singoli titoli sui quali investire? Seguiamo una strategia bottom-up che consente di cogliere opportunità anche quando vi sono fasi negative di mercato. Visitiamo aziende in tutto il mondo, ne studiamo i fondamentali e questo ci consente di individuare le aziende sottostimate dal mercato, destinate a rivalutarsi nel medio periodo.

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Rothschild ha aperto la sede italiana del private banking nel corso del 2014. Di cosa vi occupate? Il team che guido è composto da dieci persone, tra cui banker come Simone Santi, Valentina Ciani Bassetti e Alvise Franzolin, oltre al coo Andrea Battilani, che ha una lunga esperienza nell’industria. Una squadra snella, che può contare

su un network ramificato in tutto il mondo e con forti expertise nei passaggi generazionali e nel wealth planning. I Rothschild hanno una tradizione plurisecolare nella gestione accorta dei patrimoni per cui, quando un imprenditore si rivolge alla nostra divisione m&a, magari per realizzare un evento di liquidità, ha anche accesso - attraverso noi della divisione private - alle migliori modalità per l’allocazione e la gestione della liquidità, nell’ottica di preservare la ricchezza e farla crescere a vantaggio delle successive generazioni.

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“Oggi molti dicono di essere allineati agli interessi dei clienti, noi lo dimostriamo con i fatti partecipando con una quota agli investimenti che proponiamo a chi ci sceglie”. Ilaria Romagnoli, responsabile private wealth di Rothschild in Italia, è una delle donne più in vista del mercato nostrano. La sua carriera si è quasi tutta svolta all’interno del gruppo Rothschild (che fa capo a David e a suo figlio Alexandre de Rothschild, a pag. 37 i rumors sulla successione) prima nell’investment banking, quindi nella gestione dei grandi patrimoni. Laureata in Economia all’Università di Roma la Sapienza, è dottore commercialista, revisore contabile ed è stata sindaco e amministratore di numerose società.


LEGEND DI ROSARIA BARRILE / @rosariabarrile

In un mercato fortemente competitivo che oppone i grandi big della finanza svizzera, la sua nomina a managing partner nella private bank Lombard Odier, avvenuta a inizio dello scorso anno potrebbe fare la differenza. Annika Falkengren, 56 anni ad aprile, porta in dote infatti l’esperienza maturata in circa undici anni alla guida della della Skandinaviska Enskilda Banken (Seb) come presidente e amministratore delegato. Tra i banchieri europei più rispettati d’Europa, ha traghettato l’istituto attraverso le acque agitate della crisi finanziaria rimettendone in ordine i conti.

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In virtù del suo ruolo in Seb, è passata dal sessantacinquesimo posto nell’elenco delle donne più potenti del mondo stilato da Forbes nel 2010 al nono in quello di Fortune nel 2016.

Nella foto Annika e il marito Ulf Falkengren


LEGEND ANNIKA FALKENGREN

Biografia Nata a Bangkok in Thailandia il 12 aprile del 1962, si è laureata nel 1987 in Business Administration & Economy presso l’Università di Stoccolma.

Compenso Nell’anno fiscale 2016 ha incassato 24,27 milioni di corone svedesi, pari a 3,26 milioni di euro.

La carriera in Svezia Entra nel 1988 nel settore trading & capital markets. Viene nominata responsabile della divisione corporate & institutions nel 2001 e ceo nel 2005.

Il nuovo ruolo Passa ufficialmente nel gruppo il primo agosto dello scorso anno. Dalla sede di Ginevra si occupa di guidare la divisione finance & corporate tax.

Altri incarichi Cessione Girl power In Svezia rappresenta un esempio per le donne che lavorano: poco dopo la nomina a presidente di Seb nasce sua figlia, ma a prendere l’aspettativa è il padre.

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Primato È stata il primo presidente di una banca del Nord Europa a essere nominata nel 2012 European Banker of the Year dal Gruppo 20+1.

Ha da poco venduto la sua villa di 570 mq a Danderyd (Stoccolma), incassando l’equivalente di 6,9 milioni di euro. Era stata acquistata da Stefan Persson, presidente di H&M.

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È stata anche presidente dell’associazione delle banche svedesi, membro del consiglio di sorveglianza di Munich Re e del gruppo Volkswagen, nonché membro del cda di Scania.


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Quaranta e non sentirli Aletti Fiduciaria taglia il traguardo dei 40anni con masse per un miliardo e mezzo Il presidente Zancanaro: “Focus sul passaggio generazionale con strumenti ad hoc” DI LUIGI DELL’OLIO / @LuigidellOlio

Il passaggio generazionale, che ogni anno interessa decine di migliaia di imprese italiane, è il principale terreno di lavoro per Aletti Fiduciaria, che taglia il traguardo dei 40 anni di vita e si trova a vivere una nuova giovinezza dopo la fusione tra Banco Popolare e Bpm che ha dato vita a BancoBpm Spa. Come racconta il presidente Maurizio Zancanaro. Quali sono le caratteristiche e i numeri della società? Aletti Fiduciaria, controllata al 100% da Banca Aletti, conta masse per un miliardo e mezzo di euro e 1.500 mandati. Ha sede a Milano e a Brescia e opera su tutto il territorio nazionale attraverso specialisti nelle aree giuridiche, finanziarie e fiscali. Considerata la continua evoluzione che riguarda sia il mercato che la normativa, poniamo grande attenzione alla formazione e all’aggiornamento dei nostri professionisti, consapevoli che ogni situazione è diversa dalle altre.

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Cosa è cambiato con la fusione tra Bpm e Banco? È stato confermato il nostro modello focalizzato con successo

ormai da anni sul segmento private e corporate. L’appartenenza al terzo gruppo bancario italiano assicura ai clienti della fiduciaria competenze specialistiche e radicate relazioni in ambito domestico e internazionale con consulenti e gestori specializzati. A sua volta, Aletti Fiduciaria rappresenta la risposta del gruppo alle sempre più frequenti richieste da parte della clientela di servizi qualificati e personalizzati per la tutela e la trasmissione dei patrimoni personali e aziendali. Il tutto senza dimenticare la mission della società che, nel rispetto dei principi di riservatezza e della discrezione, si intesta e amministra per conto dei clienti fiducianti titoli, strumenti finanziari, polizze assicurative e gestioni patrimoniali. Qual è il vostro tratto distintivo rispetto agli altri operatori? Direi la capacità di garantire un servizio mirato in materia di passaggio generazionale, anche svolgendo l’ufficio di trustee di trust interni. Il cambio di testimone in azienda è un tema sempre più sentito in Italia. L’evoluzione legislativa, la crisi economica e il

mutato contesto sociale hanno fatto emergere in modo significativo l’esigenza di pianificare la successione nell’ambito dell’impresa familiare e il fenomeno è destinato ad assumere dimensioni ancora più importanti tenuto conto che il mondo imprenditoriale italiano ha una forte connotazione familiare. Il consulente deve essere in grado di affiancare l’imprenditore e la famiglia per individuare le criticità, formulare possibili alternative, scegliere gli interventi necessari. Come vi muovete su questo fronte? Svolgendo un ruolo di regia che ha come obiettivo primario la continuità dell’impresa, da raggiungere ricercando un equilibrio tra famiglia, azienda e proprietà. Occorre gestire e coordinare aspetti eterogenei in una soluzione personalizzata e armoniosa. L’ordinamento giuridico italiano offre diversi strumenti per il passaggio generazionale, ma la nostra esperienza sul campo dimostra che la soluzione del caso concreto richiede spesso l’impiego congiunto ed equilibrato


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Il cambio di testimone è un passaggio cruciale per assicurare un futuro sostenibile all’azienda

Maurizio Zancanaro

e revisione di statuti sociali, alla formulazione di patti parasociali, allo studio di operazioni sul capitale e di finanza straordinaria, anche con riferimento a holding estere. 25

continuità e crescita dell’impresa. A completamento dell’offerta, Aletti Fiduciaria è in grado di garantire alla clientela una qualificata assistenza in diversi ambiti: dalla predisposizione

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di più strumenti, conciliando la trasmissione della proprietà e la definizione delle regole di corporate governance senza mai perdere di vista la strategia di


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Business a luci spente Passadore è considerata tra le banche più solide del mercato italiano Controllata dalla famiglia omonima, conta 22 sportelli distribuiti in 15 città DI LUIGI DELL’OLIO / @LuigidellOlio

Un modo di fare banca che per alcuni può apparire vetusto, lontano dai riflettori, con poca voglia di comunicare e senza alcun interesse per il risiko in atto. Eppure i conti di Banca Passadore stanno a testimoniare di una gestione oculata, poco incline a seguire le mode.

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Al top per creazione di valore Gli ultimi dati disponibili sono relativi alla chiusura dell’esercizio 2016, che ha visto l’utile netto crescere del 4,3% a 15,1 milioni di euro, la raccolta diretta in progresso del 12,3% a 2,44 miliardi e prestiti alla clientela in salita dell’8% a 1,63 miliardi. Numeri in assoluto piccoli (22 sportelli distribuiti in 15 città di sette regioni e circa 400 dipendenti), ma non sono molti gli istituti italiani ad aver messo a segno cinque esercizi in utile consecutivi, come accaduto dal 2012 in avanti alla private bank genovese. Che “L’atlante delle banche leader”, curato da Accenture, piazza al primo posto nel 2017, con un balzo in avanti di sei posizioni rispetto all’anno precedente. La ricerca prende in esame una serie di parametri, dai mezzi amministrati

Nel board dell’istituto genovese siedono numerosi nomi conosciuti dell’economia italiana, come Guido Ferrarini, Alessandro Garrone e Marco Vitale

all’evoluzione dell’utile netto, dal margine di intermediazione al risultato di gestione, fino al roa (return on asset, che indica la capacità dell’impresa di ottenere un flusso di reddito dallo svolgimento della propria attività) e al roe (return of equity, che misura in termini percentuali il rendimento globale dell’impresa per i portatori di capitali di rischio). Forza della tradizione Fondata nel 1888, Passadore si è subito inserita nel contesto imprenditoriale cittadino a supporto dei fiorenti traffici marittimi e

portuali dell’epoca, per poi decollare nel Secondo dopoguerra. Da sempre la banca è in mano alla famiglia Passadore, ma l’azionariato è aperto anche a circa 200 famiglie della borghesia ligure e di quella piemontese. Il presidente dell’istituto è Augusto Passadore, affiancato nel ruolo di vice da Carlo Acutis, mentre il ruolo di amministratore delegato è appannaggio di Francesco Passadore. Nel board siedono altri nomi noti dell’economia italiana, come Guido Ferrarini, Alessandro Garrone e Marco Vitale. Il modello di business L’istituto ha sempre fatto dell’indipendenza il suo tratto caratteristico, cosa che gli ha consentito di creare relazioni ultradecennali con i propri clienti, proponendo sempre soluzioni su misura. Con l’obiettivo di contemperare i rischi legati all’andamento ciclico dei diversi settori, l’operatività della banca risulta frazionata tra l’intermediazione creditizia pura (raccolta del risparmio ed erogazione del credito nelle varie forme), la


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prestazione di servizi di investimento (con logiche più di servizio che di prodotto) e l’offerta di servizi di pagamento e bancari/finanziari di qualità. L’equilibrio delle fonti di ricavo che ne deriva consente di bilanciare eventuali rischi legati alle variabili congiunturali indipendenti dalle leve gestionali. Gli obiettivi prefissati vengono perseguiti tramite un assetto organizzativo improntato alla snellezza, alla flessibilità e all’efficienza, consentite oltre che dalle contenute dimensioni, anche da procedure organizzative e informatiche progettate e gestite in-house. Infatti Passadore è tra le pochissime banche di piccole dimensioni ad avvarlersi di un sistema informatico sviluppato e gestito integralmente in proprio. Questa scelta strategica consente alla banca di poter disporre delle soluzioni tecnologiche più idonee in relazione alle esigenze della clientela.

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Dall’alto in basso: un ritratto di Luigi Passadore, fondatore della banca genovese; un’immagine storica della nuova sede inaugurata nel 1965; la facciata dell’attuale headquarter; in fondo, Augusto Passadore e la sala riunioni del private banking.

Welfare aziendale Un altro punto di forza dell’istituto ligure è il basso turnover del personale, che pertanto può dar vita a legami di lunga durata con la clientela. In quest’ottica si inquadra il piano di welfare, da poco completato, che tra le altre cose prevede l’asilo nido aziendale, il servizio concierge e l’area fitness nella sede di Genova, oltre a una serie di iniziative a sostegno dei figli dei dipendenti, come borse di studio universitarie e stage per i neolaureati.


OPINION

Competenze del futuro L’attività ordinaria del banker soffre la concorrenza crescente dell’It Per restare competitivi occorre concentrarsi sulle attività a valore aggiunto DI MONICA REGAZZI / @MoniRegazzi

Nel modello tradizionale, la figura del banker ha sempre ruotato attorno alla dimensione e profondità del portafoglio di relazioni. Di solito chi svolge la professione è una figura di mezza età, da molti anni in azienda, quindi di grande esperienza, ma non necessariamente con un background finanziario.

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Priorità all’ordinario I gestori hanno molteplici ruoli: acquisizione e gestione del cliente, inclusi quelli “ereditati” da altri colleghi: consulenza, tipicamente su richiesta dei clienti stessi; svolgimento delle attività amministrative, come apertura conti, transazioni e pagamenti, in maniera occasionale, attività di supporto varie al cliente. Il contatto con il cliente avviene soprattutto al telefono o di persona, limitando l’aspetto più “tecnologico” all’invio di qualche email. Il relationship manager si limita di solito a discutere di temi finanziari, basati sugli asset in gestione presso l’istituzione che rappresenta, e soprattutto tende a spendere più tempo con i clienti con cui ha stabilito una migliore

relazione, tralasciando in alcuni casi relazioni più complicate, ma a più alto potenziale. Tecnologie di supporto Questo modello è destinato a evolvere, alla luce del crescente livello di sofisticazione dei clienti e delle nuove tecnologie. L’idea di base è che il tempo debba essere focalizzato principalmente sulle attività a valore aggiunto. In futuro, quindi, i banker dovranno ridurre il tempo dedicato ad attività amministrative e dedicare molto più tempo al miglioramento del

livello di servizio e soprattutto all’attività di acquisizione di nuovi clienti. La tecnologia sarà un alleato fondamentale della rete distributiva, in particolare per la gestione dei clienti a minore potenziale, si rivelerà una risorsa indispensabile ad esempio per generare report ed effettuare simulazioni di portafoglio. Il private banker dovrà sempre più ragionare in termini di efficacia ed efficienza, analizzando il valore potenziale di ciascun cliente e il cost-to-serve appropriato per poi poter differenziare il proprio approccio commerciale e modello di servizio. In questo contesto, sarà importante una sempre maggiore specializzazione. Tale fenomeno richiederà anche la ricerca di nuove competenze, pescando anche da bacini adiacenti a quelli tradizionali. Osservando i mercati più evoluti, le banche più innovative hanno già iniziato un percorso di diversificazione dei propri private banker, coinvolgendo nuove figure quali avvocati, consulenti strategici, investment banker e anche gestori di fondi. L’obiettivo finale è migliorare l’offerta al cliente attraverso un modello di servizio più completo.



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Lezioni della montagna Jesi Ferrari (Cassa Lombarda) trae dalla sua passione insegnamenti per la leadership Sulla società dice: “Partecipiamo al risiko, siamo interessati a crescere” DI LUIGI DELL’OLIO / @LuigidellOlio

“La montagna mi ha insegnato molto: a riflettere prima di agire, a dare priorità alla lealtà nei rapporti, a condividere gli obiettivi”. Andrea Jesi Ferrari, direttore centrale, responsabile direzione private banking di Cassa Lombarda, vede forti legami tra i luoghi della sua infanzia, che sono anche quelli in cui trascorre il (poco) tempo libero a disposizione, e il lavoro quotidiano, che non è solo operativo, ma anche di organizzazione e coordinamento di un gruppo di persone.

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Iniziamo dalla banca. Quali sono i vostri numeri? Cassa Lombarda conta asset under management nel private banking per 5,0 miliardi di euro. Per quest’anno contiamo di crescere ancora raggiungendo 5,4 miliardi di aum. Crediamo in un percorso di crescita costante, senza mai rischiare di fare il passo più lungo della gamba. Ci interessa continuare a rafforzare sia la consulenza agli investimenti, sia quella legata all’ottimizzazione fiscale dei grandi patrimoni e alla materia riguardante i passaggi generazionali.

Crediamo in un percorso di sviluppo costante, senza mai rischiare di fare il passo più lungo della gamba Si è fatto il vostro nome tra i potenziali interessati all’acquisto della maggioranza di Albertini Syz, poi rilevata da Ersel. Era effettivamente così? Si tratta in effetti di un dossier che abbiamo guardato. Siamo attenti agli sviluppi del mercato con l’obiettivo di fare acquisizioni o stabilire partnership se si presenteranno le opportunità giuste. Così come stiamo continuando ad investire nel potenziamento della nostra struttura di private banking che, negli ultimi cinque anni, è passata da 38 (nel 2013) a 63 (nel 2018) bankers. Anche per quest’anno l’obiettivo è l’assunzione di ulteriori 8 bankers. Di certo c’è che non finiremo preda di altri gruppi. Qual è il profilo della possibile preda? Sicuramente punteremo su una struttura con una forte vocazione private come la nostra.

È vero che offriamo anche tutti i servizi tradizionali di un istituto di credito, ma sono ancillari rispetto alla gestione dei grandi patrimoni, che resta il nostro core business. Cosa vi muove verso il risiko del settore? Forse il debutto della Mifid 2, che comporta costi crescenti in termini di compliance, e quindi premia le economie di scala? Per quanto ci riguarda, la Mifid 2 è una grande opportunità perché ci consente di competere ad armi pari con chi fino a ieri ha sfruttato asimmetrie informative per avvantaggiarsi sul mercato. Cassa Lombarda è realmente una banca indipendente e senza conflitti d’interesse. Con Mifid 2, i regolatori ci dicono che impegno, serietà e competenza dovranno rappresentare non tanto un benchmark quanto una condizione essenziale, un requisito minimo di partecipazione alle sfide del futuro.


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Parliamo un po’ di lei: quali sono i suoi hobby? Ho una grande passione per la montagna: sono cresciuto alle porte della Valsesia, territorio alpino della provincia di Vercelli, dove torno nei rari momenti liberi per dedicarmi alle passeggiate, a qualche sciata e a un giro con la mia famiglia per ritrovare i vecchi amici.

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Andrea Jesi Ferrari

C’è qualche aspetto delle sue origini montanare che trova utile nel suo lavoro? Il luogo in cui ho trascorso la mia giovinezza è un contesto fatto di persone concrete, leali e trasparenti. Questo cerco di trasmettere a colleghi e clienti ogni giorno, convinto che questi valori saranno sempre in grado di fare la differenza.


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Pasquale Natuzzi


PRIVATE LEADER

Natuzzi, il faro della Csr L’imprenditore dei divani racconta l’impegno aziendale a tutela dell’ambiente Per i giovani percorsi di formazione ad hoc in un territorio avaro di opportunità DI ANDREA GIACOBINO

mantenere l’occupazione nel nostro territorio. Uno sforzo enorme, completamente autofinanziato, reso possibile grazie agli utili realizzati negli anni precedenti alla crisi e non distribuiti. Come si declina la responsabilità sociale nella vostra attività economica? Tutte le nostre strategie di business sono state elaborate con senso di responsabilità sociale e incentrate alla massima trasparenza. Siamo quotati a Wall Street da 25 anni; il nostro sistema qualità e ambiente è certificato secondo le norme ISO 9001 e 14001; il nostro sistema di gestione della sicurezza e della salute dei lavoratori - in tutti gli stabilimenti produttivi presenti nel mondo - è certificato dalla norma OHSAS 18001; le componenti in legno dei nostri prodotti sono certificate FSC, provenendo da foreste gestite in maniera responsabile. Ci rapportiamo a tutti i nostri stakeholder (collaboratori, consumatori, fornitori, azionisti e gli abitanti dei territori in cui operiamo) nel pieno rispetto dei loro legittimi interessi e senza 33

centinaia e centinaia di collaboratori ogni anno, ma abbiamo continuato a esercitarla anche nel difficile decennio trascorso, durante il quale, per senso di responsabilità sociale e per mantenere l’occupazione nel nostro territorio, ci siamo profondamente trasformati, sostenendo circa un miliardo di euro di investimenti complessivi. Fino a una quindicina di anni fa, eravamo un’azienda manifatturiera che vendeva i propri divani e poltrone ai più grandi distributori in tutto il mondo. Oggi, oltre ai divani e alle poltrone, abbiamo un’offerta di mobili che spazia dalla zona living alla zona pranzo, fino alla zona notte. Natuzzi è diventato un lifestyle brand e ha la più alta notorietà di marca a livello mondiale fra i consumatori di beni di lusso (lo confermano le ricerche degli ultimi anni). Abbiamo sopportato costi e investimenti enormi in marketing, nell’apertura di negozi monomarca, nell’innovazione di prodotto e del processo produttivo, nell’automazione, nella riqualificazione delle persone. Tutto ciò per rendere sostenibili e competitive le produzioni italiane e

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“La responsabilità sociale d’impresa? Per noi è fondamentale, perché fa parte dei valori fondanti della nostra azienda, è nella nostra natura. Io sono diventato imprenditore a 19 anni. Tuttavia, molto presto, col passare degli anni, mi sono reso conto che la passione per il lavoro e l’ambizione a crescere non erano gli unici stimoli che mi spingevano a ottenere sempre di più, da me e dai miei collaboratori. C’era dell’altro, c’era la coscienza di assolvere a una missione sociale: dovevamo crescere per dare lavoro alle persone, riscattare il Sud dalla sua condizione di svantaggio economico”. Pasquale Natuzzi, fondatore nel 1959 dell’omonimo gruppo di arredamento, quotato a Wall Street dal 1973, racconta l’impresa che si declina nell’etica. “E così “Io lavoro, io creo lavoro” è diventato il motto che ci ha accompagnato per tutti gli anni 80 e 90, caratterizzati da una forte crescita. Quanto per noi sia importante la responsabilità sociale lo dimostra il fatto che l’abbiamo esercitata durante gli anni della crescita, adempiendo alla nostra missione sociale con l’assunzione di


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venir meno ai nostri principi etici e sociali. Sono orgoglioso di aver scritto il futuro del nostro brand nel periodo più difficile della storia economica dell’intera Europa, non solo dell’Italia: grazie al lavoro e agli investimenti di questi anni il brand Natuzzi è, e sarà sempre, sinonimo di prodotti innovativi ed ecosostenibili, realizzati nel rispetto dei diritti umani dei lavoratori e in grado di intercettare consumatori sempre più consapevoli e attenti nel riconoscerne il vero valore aggiunto.

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Quali sono i vostri impegni nei confronti della sostenibilità ambientale? L’impegno della mia azienda nei confronti dell’ambiente ha radici profonde. L’idea originaria alla base del nostro metodo di produzione dei divani era quella di “trasferire” su scala industriale un processo di lavorazione artigianale. Da questa idea si è sviluppato un intero distretto produttivo, qui nel territorio della Murgia che, nonostante la crisi che lo ha colpito, dà ancora lavoro a migliaia di persone. Un distretto industriale “pulito”, senza ciminiere, non impattante sul territorio, senza effetti collaterali negativi per l’ambiente e la salute delle persone. Le materie prime prodotte da noi, penso alla pelle e al poliuretano per le imbottiture, o acquistate da fornitori, sono autorizzate dalle normative comunitarie e sottoposte ad una rigorosa valutazione sulla qualità, sulla sicurezza

Siamo quotati a Wall Street da 25 anni; siamo certificati ISO 9001 e 14001

per i consumatori, sull’impatto ambientale e la sicurezza dei lavoratori. Inoltre, tutti i nostri stabilimenti produttivi in Italia sono serviti da impianti fotovoltaici, per cui i prodotti Natuzzi e Divani & Divani by Natuzzi sono tutti realizzati con l’utilizzo di energia solare, pulita e rinnovabile. Qual è il vostro impegno in tema di lavoro e di formazione dei dipendenti? È un altro impegno che ha sempre accompagnato la nostra storia aziendale. Quando ho accennato alla fase della crescita della Natuzzi, ho omesso di dire che non abbiamo esercitato la nostra responsabilità sociale solo creando occupazione in un territorio segnato da un altissimo tasso di disoccupazione giovanile. In assenza di piani formativi pubblici e con un sistema scolastico completamente scollato dal mondo delle imprese, abbiamo creato cultura d’impresa, abbiamo investito per

anni nelle Scuole di Formazione e Addestramento Professionale Natuzzi per avviare i giovani, attraverso la formazione sul campo, alle varie mansioni specialistiche legate alla produzione del divano. Siamo stati antesignani dell’alternanza scuola/ lavoro oggi praticata dagli ITS (Istituti Tecnici Superiori), con cui, peraltro, abbiamo iniziato a collaborare da subito. Oggi la Natuzzi eroga formazione ai collaboratori impegnati nella produzione, per riqualificarli nel nuovo processo produttivo e formarli all’utilizzo delle automazioni introdotte, nell’area della Corporate, attraverso la digitalizzazione e l’uso delle nuove tecnologie, nelle sedi commerciali estere e, soprattutto, nei tanti negozi presenti nel mondo. La formazione è un’esigenza vitale per ogni essere umano, prima ancora che per ogni lavoratore. È un requisito necessario per migliorare se stessi, le proprie motivazioni e, con esse, la propria performance.



OPINION

Banker alla prova È fondamentale accettare le sfide del cambiamento Cresce la concorrenza di altre figure professionali DI EMANUELE ZARATTINI*

Recentemente, davanti a un caffè al bar, mi è capitato di imbattermi in un collega private banker senior accompagnato da una sua conoscente, che di professione fa la commercialista. Da lì a poco ci troviamo a parlare di social network e a un certo punto il collega dice che ogni tanto gli capita di leggere dei miei post (cosa che ovviamente mi fa sempre molto piacere) e aggiunge: “Io sono su Linkedin da molti anni ormai, ma non serve a niente. Sarò vecchio stile, ma preferisco la concretezza, non ho tempo da perdere, lascio che gli altri si divertano con LinkedIn e Facebook e mi occupo delle cose serie”.

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Nuovi canali di comunicazione Ho pensato che era troppo per essere vero: avevo appena incontrato l’uomo delle caverne che brandiva la clava, ero assolutamente incredulo per quanto stavo sentendo. Un attimo dopo la commercialista ha aggiunto: “Vi racconto la mia storia: ho aperto lo studio dieci anni fa con i primi tre clienti che mi avevano seguito dallo studio associato in cui ho fatto pratica.

Ho lavorato duro e oggi ho 26 dipendenti in Italia, una succursale a Londra con altri 5 dipendenti e pochi mesi fa ho aperto una nuova sede a Doha”. Poi guardò il collega e disse: “Per quanto riguarda LinkedIn, Facebook e altri network ho poco più di 37mila followers sparsi per tutto il mondo, ai quali invio non meno di 40 newsletter all’anno e per i quali ho attivato un servizio di prima consulenza gratuita. Nel 2017 ho ricevuto più di mille richieste in tal senso riuscendo a rispondere ad ognuna al massimo entro 48 ore. In questo modo, solo negli ultimi 3 anni il mio studio ha acquisito circa 200 nuovi clienti”. Dopo un attimo di silenzio imbarazzante ha aggiunto: “I miei vecchi datori di lavoro mi criticavano perché ritenevano inutile quello che gli avevo proposto di fare sui vari social network; dicevano appunto che era tutta una grande perdita di tempo”. Fantastico, quella donna aveva appena esibito il Sacro Graal dell’evoluzione, aveva dato concretezza alla potenza della comunicazione, aveva messo k.o.


OPINION

una generazione di preconcetta ignoranza.

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Evoluzione necessaria È evidente che quella commercialista è stata capace di fare qualcosa di eccezionale ma, al di là dei risultati ottenuti, quello che conta è che ha cercato un modo nuovo per affrontare il mercato, diverso da quello che aveva imparato nello studio in cui aveva fatto pratica. E noi? Quanto ci dedichiamo a evolvere? Molto, anzi troppo spesso per alcuni sembra che l’evoluzione non sia un problema da prendere in considerazione, aspettiamo che gli intermediari per i quali a vario titolo operiamo ci facciano evolvere per poi rimanere sbigottiti quando tocchiamo con mano i successi di chi dell’evoluzione ha fatto il proprio cavallo di battaglia. Neanche i private banker dipendenti del sistema bancario sono esenti dalla necessità di evoluzione; i loro datori di lavoro stanno convergendo verso modelli che saranno di stimolo all’autoimprenditorialità con conseguenti nuove regole d’ingaggio in particolare per i deputati alla relazione consulenziale. Ma, si sa, è difficile motivarsi a intraprendere strade nuove accollandosi un ulteriore carico di fatica, implementando azioni che nel breve probabilmente non produrranno particolari frutti e proprio per questo dovendo agire in parallelo con un contestuale piano di abbandono modulare


OPINION

e progressivo dei vecchi modelli consolidati. Che stress. La forza del network La domanda però che bisogna porsi è se sarà più stressante questo o scoprirsi anacronistici e decontestualizzati nella relazione professionale? Farciti di competenze ed esperienza, ma sempre più incapaci di scaricarle tutta questa potenza a terra perché i nostri prossimi interlocutori praticheranno sistemi e strutture relazionali diverse da quelle a noi note. Ritornando al collega private senior presente a quell’incontro, sono convinto che, per quanto abbia accusato il colpo, non avrà cambiato nulla nel suo approccio alle cose e ciò forse non è del tutto inopportuno. Evolvere vuol dire prima di tutto investire nell’evoluzione e sarebbe sbagliato investire senza una reale strategia che possa in qualche modo far presagire i frutti dell’investimento stesso.

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Focus sui millennials I colleghi che ritengono di avere una finestra temporale professionalmente attiva al massimo di 10 anni forse non riusciranno a cogliere appieno il frutto di un loro investimento evolutivo; ci vuole del tempo per decidere di farlo, altro tempo per capire bene cosa e come fare, altro tempo ancora per realizzare il processo e se tutto questo occupasse non meno di un quinquennio? Aggiungiamo inoltre che i colleghi anagraficamente più “senior”

È importante mettere in campo una maggiore collaborazione tra generazioni per puntare a conquistare fette più ampie di clientela appartengono alla generazione dei baby boomers, cioè i nonni dei millennials destinati a diventare i loro primari interlocutori. Quindi non c’è una conseguenza generazionale ma un vero e proprio salto (in mezzo ci sono gli X generation) che ovviamente amplifica la distanza antropologica e il gap che ne consegue. I colleghi senior, quindi, non solo avranno poco tempo per beneficare dei loro eventuali sforzi evolutivi, ma sono anche coloro per i quali l’evoluzione sarà più faticosa. Davanti a un bivio Quindi che fare? Continuare con le abitudini consolidate o tirarsi su le maniche per evolversi introducendo anche lo slancio propulsivo di un cambio di connotazione giuridica del proprio inquadramento professionale abbandonando il lavoro da dipendente? È ovvio che non esiste una risposta esatta se non una moltitudine di

Emanuele Zarattini

situazioni personali e circostanziali, ma il vero problema sta ancora più a monte. Porsi questa domanda rappresenterebbe già un importante punto di arrivo, moltissimi professionisti vivono imperturbabilmente la loro quotidianità senza mai pensare ai possibili scenari futuri nei quali loro stessi rappresentino la centralità dell’analisi, o meglio ancora, in cui il ragionamento non sia basato su come potrà cambiare il rapporto dipendente datore di lavoro in chiave giuslavorista e reddituale ma a come il lavoro potrà evolvere nella radice intrinseca della professione in rapporto a quelli che saranno i nuovi scenari competitivi del mercato. Un giorno una commercialista ha messo k.o. un private banker, attenzione perché domani non tocchi a noi andare al tappeto. *Tratto da www.emanuelezarattini. it, desk head alla private advisory unit presso Deutsche Bank Italia


Sneader al vertice di McKinsey Kevin Sneader (nella foto in basso) è stato eletto nuovo global managing partner di McKinsey & Company. Kevin, 51 anni, attualmente chairman per l’Asia, è entrato nella società di consulenza nel 1989 e ha lavorato a Pechino, Parigi e Hong Kong, oltre che negli Stati Uniti.

Rothschild alla settima generazione Rothschild & co. sta preparando il passaggio generazionale, con l’arrivo della settima generazione di famiglia alla tolda di comando. Secondo Bloomberg, David de Rothschild sarebbe pronto a farsi da parte in estate per fare spazio al figlio Alexandre (nella foto), attuale vicepresidente esecutivo.

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Credem promuove Rondini Gianluca Rondini (nella foto) è il nuovo responsabile private banking di Credem. Rondini è operativo dal 1990 nel gruppo

Blackstone punta su Gray Jonathan Gray è il nuovo presidente e direttore operativo degli investimenti di Blackstone. Tony James, che fino ad ora ha ricoperto la carica, diventa invece vicedirettore esecutivo. Gray, 48 anni, è considerato un fedelissimo di Stephen Schwarzman, ceo e cofondatore. Quest’ultimo, giunto alla soglia dei 71 anni, starebbe ragionando sulla successione

PRIVATE

Ingresso di peso per UniCredit. Marco Bizzozero (nella foto in alto) lascia Deutsche Bank e passa al gruppo di Piazza Gae Aulenti con la responsabilità del group wealth management. Il manager, nato nel 1969, è cittadino svizzero e ha un Mba all’Università di San Gallo. È stato responsabile wealth management Emea per Deutsche Bank e ceo di Deutsche Bank Svizzera per otto anni e precedentemente responsabile globale del private equity. Bizzozero riporterà a Gianni Franco Papa, direttore generale di UniCredit.

emiliano dove ha ricoperto ruoli di crescente responsabilità. Avrà la responsabilità di sviluppare ulteriormente l’area dedicata alla gestione dei grandi patrimoni, che a fine 2017 contava oltre 19 miliardi di euro di asset.

CAREERS

UniCredit sceglie Bizzozero


BANK

Ritorno alle origini Vontobel ha riportato in Svizzera la produzione dei servizi Con Finter Bank, mirino puntato sul mercato private italiano DI ROSARIA BARRILE / @rosariabarrile

Un ritorno al baricentro svizzero senza rinunciare alla presenza globale. È la scelta fatta da Vontobel, che ha deciso di centralizzare in patria la produzione di competenze e servizi per tutti gli altri mercati serviti.

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Manager alla guida Fondata nel 1924 da Jacob Vontobel, la private bank si è sviluppata a partire dal secondo dopoguerra sotto la guida di suo figlio Hans, entrato nell’istituto di famiglia nel 1943 e divenuto presidente del consiglio d’amministrazione nel 1981. A lui si deve l’espansione dell’istituto anche al di là dei confini nazionali, nonché un’ampia azione in campo filantropico, che tra le altre cose ha

portato alla nascita della Fondazione Età Creativa e della Fondazione Lyra per la promozione dei giovani talenti musicali. Scomparso all’inizio del 2016, Has Vontobel aveva da tempo lasciato la guida operativa del gruppo, oltre a trasferire buona parte delle sue quote a Fondazione Vontobel e Vontrust Ag (controllate dalla famiglia proprietaria), lasciando il timone a un gruppo di manager in buona parte cresciuti all’interno. Oggi il gruppo è presente in 19 paesi, con uffici da New York a Dubai, e conta circa 1.700 dipendenti. Nuova organizzazione L’attuale ceo è Zeno Staub, che sovrintende un gruppo attivo nel

wealth management, nell’asset management e nell’investment banking, con un patrimonio della clientela che a fine 2017 si è attestato a 165,3 miliardi di franchi. La divisione dedicata al wealth management, che nello scorso anno ha visto crescere la raccolta netta del 4,5%, a quota 2,2 miliardi di franchi, offre i suoi servizi ai clienti internazionali in Svizzera, Liechtenstein, Hong Kong, Germania e Stati Uniti, facendo leva su due punti chiave: la continuità e il lungo termine. Per Vontobel, infatti, nonostante un elevato investimento nella piattaforma tecnologica dedicata al servizio di wealth management è importante che il consulente resti per


BANK INTERNATIONAL

Oggi il gruppo è presente in 19 paesi, con uffici da New York a Dubai, e conta circa 1.700 dipendenti

Humbel alla guida del wealth advisor

L’arte nel Dna La passione per l’arte contraddistingue da sempre la cultura aziendale del gruppo. Già negli anni Settanta,

su iniziativa di Hans Vontobel, viene creato il primo nucleo della collezione che comprende ancora oggi opere molto diverse di artisti nazionali e internazionali. Da alcuni anni viene riservata particolare attenzione anche alla fotografia contemporanea attraverso la selezione di opere di artisti provenienti da diverse parti del mondo e il lancio di una borsa di studio per i più giovani, il Vontobel Contemporary Photography Prize. La commissione artistica della banca, presieduta da Axel Schwarzer, rappresentante del consiglio di amministrazione del gruppo e direttore dell’asset management, è composta da collaboratori con un interesse per l’arte e da esperti

esterni. La consulenza specialistica è assicurata dal curatore indipendente Urs Stahel, co-fondatore ed ex direttore del Museo della Fotografia di Winterthur. Italia nel mirino Attualmente il gruppo è fisicamente presente sul territorio italiano solo attraverso la sede milanese della divisione di asset management inaugurata nel 2002. Due anni fa Vontobel ha rilevato Finter Bank, una private banca svizzera, con sede a Zurigo e filiale a Lugano. A cedere è stata Italmobiliare, holding della famiglia Pesenti, che ha incassato 74 milioni di euro e ne ha reinvestito una parte nel capitale dell’acquirente. 41

molti anni il punto di riferimento personale del cliente: il team è organizzato in modo che sia sempre disponibile non solo il consulente, ma anche il suo sostituto, affiancato da diversi altri esperti. A Staub si deve – tra le altre cose - la scelta di rifocalizzazione sulla Svizzera come centro di produzione di competenze e servizi per tutti gli altri mercati serviti. Un passaggio che ha portato alla fine del 2017 a cedere la filiale del Liechtenstein a una banca privata locale, la Kaiser Partner Privatbank.

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Zeno Staub

Patrice E. Humbel (nella foto) è il nuovo responsabile di Vontobel Swiss Wealth Advisors Ag (Vswa), controllata del gruppo Vontobel specializzata nella gestione patrimoniale, con un focus sulla clientela americana. Si tratta di una promozione, dato che Humbel è all’interno di Vswa, ufficio di Ginevra da cinque anni. La società ha sedi anche a Zurigo, Dallas e New York.


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In questa pagina due marchi appartenenti al colosso JAB Holding: Calvin Klein e Peet’s Coffee&Tea


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Low-profile a ogni costo La famiglia tedesca dei Reimann rifugge costantemente dalle luci della ribalta Il patrimonio, stimato in 30 miliardi di euro, è frutto di investimenti diversificati DI FRANCESCA VERCESI / @frvercesi

Fiuto per gli affari La famiglia non ama le luci della ribalta, eppure la metodologia di JAB - fare shopping di grandi aziende famose a un ritmo frenetico - sta rendendo difficile il loro permanere nell’ombra. Lo scorso 29 gennaio ha fatto sapere che pagherà 18,7 miliardi di dollari in contanti (più una manciata di azioni) per acquistare Dr Pepper Snapple, il quinto maggiore produttore mondiale di bevande analcoliche, che ha radici risalenti al 1885. Un perimetro che cresce, dato che il marchio appena acquistato si aggiunge a Keurig Green Mountain, produttore americano di caffè e rivale di Nespresso, che JAB ha

acquistato nel 2016 per 14 miliardi di dollari. Negli ultimi anni la maggior parte dei suoi obiettivi si è orientata al settore del caffè, quindi per un produttore di bevande ghiacciate può essere considerata una nuova partenza. Come ha fatto con Keurig, JAB ha in programma di ridurre i costi e pagare il grosso del debito, conquistando quote di mercato. Polo del caffè L’attenzione di JAB per il mondo dei beni di consumo in America, in particolare per i produttori di caffè, potrebbe suggerire che stia puntando a rivaleggiare con giganti come Nestlé e Starbucks. La società ha puntato forte sul caffè, che è diventato l’oro nero che non conosce crisi. Sono cinque anni che i Reimann sono partiti all’offensiva: hanno preso il controllo di Douwe Egberts, poi fuso con il ramo del caffè di Mondelez. Da questo avvicinamento JAB ha fatto nascere Jdue, numero due mondiale del caffè e ha ancora di più esteso il proprio impero ai coffee-shop negli Stati Uniti: Peet’s Coffee&Tea, Caribou Coffee, concorrente di 43

Impero nei prodotti di consumo La dinastia dei Reimann conta una fortuna stimata all’incirca 30 miliardi di euro, che ne fa una delle più ricche della Germania. Ambiziosi e strategici, i top manager di JAB, Peter Harf, Olivier Goudet e Bart Becht, hanno costruito un impero non quotato dedicato ai prodotti di consumo. Il terzetto di senion partner è a capo di tutte le operazioni. Il primo è stato

chairman del cda di Ab Inbev, carica che poi ha lasciato a Goudet. La società birraria è riferibile ai soci di 3G Capital, la società brasiliana proprietaria di Burger King e Kraft Heinz (insieme a Warren Buffett), che aveva lanciato un’offerta da 143 miliardi di euro per acquisire Unilever, poi saltata. Cifre enormi, come la fame di conquista di questi nuovi attori sulla scena mondiale del food.

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L’Europa ospita straordinari creatori di ricchezza che preferiscono non apparire. Come Ingvar Kamprad, che ha fondato il colosso Ikea: venuto a mancare poche settimane fa, ha sempre condotto una vita frugale. E lo stesso vale per Amancio Ortega, fondatore di Inditex, che rifugge da ogni attenzione dei media. Un altro esempio arriva dalla famiglia tedesca dei Reimann, appartatissima e poco conosciuta alle cronache, i cui membri, a quanto si dice, fanno voto una volta compiuti i 18 anni di non parlare pubblicamente della loro attività, la JAB Holding, colosso degli investimenti con sede in Lussemburgo.


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La holding JAB punta su un’ampia diversificazione del business

Peter Harf

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Starbucks e Panera. Negli ultimi due anni ha anche messo sul piatto 1,35 miliardi di dollari per Krispy Kreme, produttore di ciambelle e caffè, e quasi 7 per Panera Bread, una catena di prodotti da forno con oltre duemila punti vendita. Questo

accordo è stato uno dei più grandi nel settore della ristorazione globale. Dai profumi alla salute Jab, che al 30 giugno 2017 valeva 22,43 miliardi di euro secondo quanto ha riportato Le Figaro, ha

in portafoglio i marchi Senseo, l’Or, la Maison du café, Tassimo, Jacobs, Green Moutain Coffe, Café Caribou e Panera. Ma non basta: l’impero JAB è anche il numero continua a pag. 46 >



DINASTY

Tra le società controllate figurano brand come Air Wick, Calgon, Dr. Scholl e Vanish uno mondiale del profumo con Coty, Calvin Klein, Chloé, Marc Jacobs. Ed è presente anche nel settore igiene e salute con i marchi Reckitt Benckiser: Woolite, Vanish, Calgon, Air Wick, Durex, Veet, Dr. Scholl e Nurofen. Ma le voci che si rincorrevano sull’ipotesi che la dinastia Reimann potesse emulare i conglomerati del lusso europei stile LVMH di Bernard Arnault sono state messe a tacere. Fino al 2012 i Reimann volevano creare un grande polo del lusso, provarono anche ad acquistare i profumi della Avon, ma la scalata non andò in porto. JAB ha rivenduto quest’anno il re della calzatura Jimmy Choo a Michael

Kors per 1,35 miliardi di dollari, ma ha conservato il marchio svizzero della pelletteria Bally, anche se spera di venderlo. Solo sette dipendenti Sui bilanci della società lussemburghese non ci sono molte informazioni, com’è usuale per le ‘investment identity’ con sede nel Granducato, che sono esentate dal pubblicare un bilancio consolidato. Pur essendo a capo di un colosso del grande consumo, JAB ha solo sette dipendenti. Il “principale azionista”, secondo la dizione del bilancio, è la società austriaca Agnaten, una sigla riferibile a una parte degli eredi di

Ricchezza per quattro

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La dinasty tedesca è composta da Wolfgang Reimann (nella foto) e dalla sorella Renate Reimann-Hass, assieme ai fratellastri Matthias e Stefan. Sono i discendenti dei Douwe, una famiglia che nel 1753 ha aperto una rivendita di caffè a Joure, in Olanda, ed è poi diventata una delle prime produttrici di caffè e tè al mondo con il marchio Jacobs Douwe Egberts, ma anche proprietari di Wella e con partecipazioni in Coty (cosmetici) e nella britannica Reckitt-Benckiser. I quattro fratelli Reimann, tutti adottati, controllano una quota importante nell’azienda chimica di famiglia fondata dal bisnonno, la Reckitt Benckiser, che produce marchi come le creme per i brufoli Clearasil, il Finish per la lavastoviglie, le sottosuole del Dr. Scholl, i preservativi Durex, il Gaviscon per il mal di pancia e l’anticalcare Calgon peer citare solo i più famosi.

Albert Reimann. Quest’ultimo è stato uno degli uomini più ricchi e influenti di Germania, morto nel 1984 e discendente della famiglia Benckiser, proprietaria della multinazionale inglese Reckitt Benckiser, nota anche in Italia per i molti prodotti per la cura della persona e della casa (Napisan, Durex, Ava, Sole e Glassex). L’azionista di minoranza è l’olandese Donata Holding, controllata a sua volta dall’austriaca Lucresca. Capacità di raccogliere capitali Quello che è certo è che JAB, con le società che controlla a vario titolo, trae la sua forza finanziaria dalla capacità di raccogliere enormi capitali, sui quali non c’è completa disclosure - come ha anche sottolineato la società di rating Moody’s - per poi investirli in società con un’ottica di lungo termine. Ha partecipazioni molto diversificate nel settore del largo consumo, ma è certo che si sta rifocalizzando nel settore alimentare, dove punta a diventare un leader mondiale, quantomeno in alcuni comparti. Ora, capire ciò che JAB ha in mente di progettare per il futuro è piuttosto complicato. Più la società cresce, più gli analisti la considerano simile al colosso brasiliano 3G. JAB sostiene però di avere una filosofia diversa, meno speculativa, meno aggressiva, che guarda più al lungo termine. Ma considerando la totale riservatezza degli attori in gioco e la loro capacità strategica, i colpi di scena non mancheranno.



OPINION

Giovani alla riscossa Il ricambio generazionale tra i consulenti finanziari va a rilento Organizzarsi in team aiuta a valorizzare esperienza e nuove energie DI PAOLO MARTINI /

paolomartini73

prima costituivano appena l’1,7% della popolazione, non è sufficiente a garantire il necessario ricambio generazionale dei consulenti finanziari. Sono numeri che rafforzano la (amara) consapevolezza che il ruolo della nostra professione non è adeguatamente veicolato al di fuori degli addetti ai lavori.

L’invecchiamento della popolazione italiana è una tendenza che interessa anche la composizione dei consulenti finanziari iscritti all’Albo. Come evidenziato nell’ultima relazione annuale dell’Ocf, aggiornata al 31 dicembre 2016, l’età media è di 50 anni, con l’87,6% dei professionisti che ha un’età superiore ai 40 anni, il 51,7% che supera i 50 e il 6,1% ha più di 65 anni. La fascia tra 30 e 40 anni rappresenta il 10,5% e solo il 2% ha meno di 30 anni.

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Piccoli passi in avanti Il moderato miglioramento degli iscritti under 30, che solo un anno

Nuovi modelli organizzativi Per anni la nostra è stata considerata da alcuni come un’industria minore, quando invece i tanti bravi consulenti finanziari e banker che la compongono non hanno nulla da invidiare a professionisti di molte blasonate realtà internazionali. Proprio dai mercati più evoluti come quello statunitense, tuttavia, possiamo trarre alcune indicazioni preziose anche per noi: in particolar modo è facile rendersi conto che i migliori professionisti lavorano ormai da anni con il modello organizzativo di lavoro in team, in cui i giovani riescono brillantemente a crescere con il supporto dei senior. La complessità del mercato attuale rende questa modalità di lavoro necessaria per eccellere e riuscire a soddisfare le molteplici esigenze

del patrimonio inteso nella sua completezza, senza limitarsi alla gestione del solo aspetto finanziario. Specializzazioni a confronto L’impossibilità di essere competenti su tante tematiche specifiche rende la specializzazione tra i membri del team la risposta per garantire quel servizio di qualità oggi indispensabile per sviluppare portafoglio e bacino di contatti. L’entusiasmo che contraddistingue l’approccio delle persone più giovani va coltivato attraverso l’impegno di tutti per evitare che vada disperso, soprattutto ora che il sistema bancario tradizionale è maggiormente in difficoltà anche a seguito delle direttive di Mifid 2, e su cui le reti devono puntare per conquistare nuove quote di mercato.



PRIVATE WORD

DI LUIGI DELL’OLIO / @LuigidellOlio

Priip

Cos’è

L’acronimo sta per Key Information Document. Si tratta di un testo sintetico, obbligatorio dall’inizio di quest’anno, contenente le informazioni-chiave sui Priip destinati agli investitori retail.

I limiti

Sul Kid non sono esplicitati gli scenari di probabilità, cioè le chances che si hanno di perdere o guadagnare sugli investimenti non azionari.

Funzione

Il documento è stato previsto per consentire all’investitore un’immediata cognizione di cosa contiene il prodotto proposto e compararlo con altri con caratteristiche simili.

Prodotti di investimento e assicurativi preassemblati. Nella categoria rientrano, tra gli altri, fondi comuni, polizze unit linked, obbligazioni convertibili e derivati.

KID

Esclusioni

Non rietrano tra i Priip, per cui sono esentati dall’obbligo di Kid, azioni, bond, polizze con prestazioni dovute soltanto in caso di decesso o di danni gravi e prodotti pensionistici complementari.

Rischi in chiaro

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Il documento deve riportare l’indicatore sintetico di rischio (da 1 a 7), integrato da una spiegazione testuale dello stesso. Inoltre è necessario che vengano indicati chiaramente anche eventuali altri rischi.

Le caratteristiche

Il Kid deve avere due caratteristiche irrinunciabili: essere breve (non deve superare le tre facciate di formato A4 quando stampate) e chiaro (per tutte le tipologie di investitori).



PRIVATE

Giacomo Stratta

Alternativi per scelta La nuova Fenera & Partners Sgr punta su private equity, private debt e real estate Soluzioni per la clientela facoltosa alla ricerca della diversificazione degli attivi DI LUIGI DELL’OLIO / @LuigidellOlio

Tre fondi di fondi dedicati rispettivamente al private equity, al private debt e al real estate. La nuova Fenera & Partners Sgr ha messo a punto i nuovi prodotti e si appresta a lanciarli sul mercato. Con l’obiettivo, spiega l’amministratore delegato Giacomo Stratta, di conquistare la clientela di elevato standing in cerca di strumenti alternativi per generare extrarendimento rispetto alle asset class tradizionali.

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Come nasce la società? L’idea alla base della sgr si fonda sul fatto che, in Italia, le

competenze specifiche maturate da Fenera Holding negli ultimi 14 anni nella selezione di prodotti alternativi globali sono difficilmente riscontrabili in realtà istituzionali, anche di grandi dimensioni. Più semplicemente, realtà bancarie, assicurative, fondazioni, family office e anche HNWI sentono la necessità di ricercare prodotti con rendimenti a premio rispetto agli strumenti tradizionali, caratterizzati oggi da rendimenti molto contenuti e spesso rischi impliciti sottovalutati. Vogliamo offrire al mercato italiano un know-how specifico, tipico delle

boutique finanziarie indipendenti, basato sulla selezione professionale di gestori internazionali di eccellenza, altrimenti poco accessibili. Quali i progetti per i prossimi mesi? A breve lanceremo tre fondi di fondi alternativi dedicati rispettivamente alle strategie di private equity, private equity real estate e private debt. Il target di raccolta è vicino ai 150 milioni di euro, che crediamo possa essere equamente ripartito tra le tre strategie. Inizialmente, i partner (tra cui, oltre al management, troviamo


PRIVATE EQUITY

Qual è il modello distintivo rispetto ad altre società già attive in questi settori? Il crescente interesse italiano per il mondo del private equity è ormai noto, ma spesso l’offerta è concentrata su investimenti i cui sottostanti sono realtà italiane. Il nostro approccio è differente e complementare. Noi offriamo un’esposizione per lo più internazionale, andando a perfezionare le scelte di investimento in paesi con tassi di crescita più

Come nasce l’interesse per l’immobiliare, reduce da anni difficili? Il gruppo Fenera ha sempre investito nel settore, dapprima direttamente, attraverso operazioni di sviluppo sul mercato del residenziale di pregio italiano, per poi modificare gradualmente, durante la crisi, la propria esposizione verso un mercato internazionale attraverso il private equity real estate. Abbiamo potuto beneficiare di grandi competenze manageriali, tipiche dei mercati americani e nord europei, e di un livello di diversificazione nettamente superiore. Veniamo a lei: qual è il suo stile di leadership? Credo che una squadra come la nostra abbia bisogno di una guida che abbia sempre ben chiari gli obiettivi di breve e medio periodo. Ritengo fondamentale poter riporre fiducia nel gruppo per dedicarmi alle

attività determinanti per il successo della società. So di poter contare sulla forte coesione tra i professionisti, che costituiscono un team di lunga data, e sulla loro grande esperienza, con competenze perfettamente complementari. Quali sono le sue passioni e come influenzano il suo lavoro? La mia vera passione, che mi accompagna fin da bambino, è quella legata all’automobilismo e alla Ferrari. Dapprima ho cavalcato la mia grande passione girando l’Europa da tifoso, per poi un giorno provare a diventare un pilota, seppur amatoriale. Dopo alcuni anni, un mondiale vinto nel 2011 nel Ferrari Challenge, sono molti i ricordi che influenzano la mia vita quotidiana. In una corsa non ti è permesso sbagliare, sei continuamente costretto a prendere decisioni determinanti e sei perennemente circondato da concorrenti agguerriti. Vincere non è facile, come nella vita di tutti i giorni, ma quando ci riesci i frutti del duro lavoro vengono ripagati immensamente.

Bain & Co.: 2017 da record con 3 trilioni $ Il 2017 è stato un anno record per il private equity internazionale. Secondo il Global Private Equity Report curato da Bain & Company, la raccolta dei fondi ha raggiunto il massimo storico di 3 trilioni di dollari, anche se il numero dei deal (3.800) condotti dagli istituzionali è stato inferiore rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Dunque è cresciuto il taglio medio delle aggregazioni. Gli analisti segnalano però che i multipli delle operazioni sono ai livelli più alti di sempre, con una media di 11,2 volte l’Ebitda atteso contro i 10 punti del 2016.

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Su quale clientela puntate? Notiamo un forte interesse da parte di alcune realtà bancarie italiane, che vedono in Fenera & Partners Sgr una possibile soluzione per offrire alla propria clientela un’esposizione diversificata al mondo internazionale degli investimenti alternativi. Infatti sono pochissime le realtà italiane in grado di offrire l’accesso ai migliori gestori esteri e che possiedono anche la professionalità e le competenze per compiere profonde due diligence internazionali.

elevati e dove il private equity è una prassi di investimento consolidata da decenni.

PRIVATE

Fenera Holding, Banca Patrimoni Sella & C e Banca Sella Holding) investiranno oltre 60 milioni euro nei primi 3 fondi di fondi, delegando quindi alla sgr la loro esposizione al mondo degli investimenti alternativi. In merito agli obiettivi di rendimento dei prodotti, ci attestiamo su un range di Irr (rendimento annuo netto) del 10-13% per le strategie di private equity e intorno al 6-8% circa per il private debt.


INTERVIEW

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PRIVATE

Abbiamo un team specializzato di instructional designer che analizza le esigenze della singola azienda cliente e propone percorsi ad hoc

Vittorio Zingales


INTERVIEW

Digital learning “umano” Le nuove tecnologie consentono un’education a distanza personalizzata Zingales (Altaformazione): “Privacy, Gdpr e compliance al top delle richieste” DI LUIGI DELL’OLIO / @LuigidellOlio

Chi è il vostro cliente tipo? Su tutti, le aziende di grandi dimensioni, con una maggioranza relativa di operatori bancari e assicurativi. Sono il 30% del totale, davanti a settori come farmaceutico,

Ci sono anche consulenti finanziari e private banker? Si, sono tra le categorie più numerose. In questa fase esprimono molto interesse per tematiche come Mifid 2, normativa anticorruzione e antiriciclaggio. Poi, alla luce del regolamento Gdpr che entrerà in vigore a maggio, c’è un interesse trasversale verso le tematiche relative alla gestione della privacy in azienda. Anche la formazione per una guida sicura in auto genera molta attenzione, essendo un rischio specifico e obbligatorio per le aziende. Si tratta di corsi a catalogo o tagliati sulle esigenze di una singola azienda? Abbiamo un team specializzato di instructional designer che analizza le esigenze della singola azienda cliente e propone percorsi ad hoc. Il percorso si articola in quattro passaggi: analisi delle esigenze formative; progettazione didattica; produzione multimediale; delivery e servizi digital learning. I corsi seguono tutte le opzioni innovative

per massimizzare il coinvolgimento dei partecipanti, l’efficacia didattica, l’attrattività e la piacevolezza. Quali sono i vostri numeri? Collaboriamo con oltre 100 clienti in Italia e all’estero, sviluppando ogni anno circa 250 soluzioni di digital learning. Qual è il suo consiglio? Possiamo rendere più umana la formazione solo se usiamo le tecnologie. Apparentemente può sembrarvi una contraddizione, ma non lo è, nel senso che oggi dobbiamo offrire percorsi multimodali di apprendimento creativi e collaborativi (simulazioni, realtà virtuale/ aumentata, aula, e-learning, social, gamification). Non funziona più la monomodalità imposta dalla sola aula tradizionale. La formazione può essere più efficace, più coinvolgente e più umana, appunto, solo se riusciamo ad adattarci al nostro nuovo modo di essere e di interagire. Bisogna quindi essere bravi a promuovere e combinare con competenza tutte le metodologie didattiche e tecnologiche che abbiamo oggi a disposizione. 55

La vostra società esiste dal 2001, quindi avete assistito a tutta l’evoluzione della formazione a distanza in Italia nella Penisola. Oggi quali sono le nuove tendenze del mercato? Per molti anni l’attenzione è stata concentrata sugli aspetti procedurali e obbligatori, come la legge 231e la compliance. Da qualche tempo, invece, registriamo una crescente attenzione anche nelle materie che sviluppano soft skill e agiscono sui comportamenti delle persone.

fashion, gdo, industria e pubblica amministrazione.

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“L’evoluzione tecnologica abbinata al know-how specialistico consentono oggi di offrire una formazione a distanza di assoluta qualità ed efficacia, come quella tradizionalmente somministrata in aula”. Vittorio Zingales, ceo di Altaformazione, con sedi a Roma e Milano, delinea così l’evoluzione del digital learning nel mercato italiano.


OPINION

Guanto di sfida Il taglio delle tasse negli Usa metterà a dura prova il Vecchio Continente Servono misure urgenti per recuperare la fiducia dei cittadini europei DI MARCELLO GUALTIERI / @marce_gualtieri

ordinata competizione tra Stati basata sugli accordi internazionali sul commercio (Wto) e sulle doppie imposizioni. Il panorama è dunque decisamente poco rassicurante soprattutto per l’Europa, la cui capacità di reazione politica è molto scarsa per l’intrinseca debolezza della architettura europea, basata su una moneta senza uno stato federale e su una forma di democrazia talmente indiretta da mettere in secondo piano i politici che hanno il consenso a tutto vantaggio degli euroburocrati.

In uno studio da poco pubblicato, la Bce sostiene che la riforma fiscale voluta da Trump non avrà un significativo effetto positivo sulla domanda di beni made in Europa proveniente dagli Usa. Ritiene invece più verosimile il verificarsi di effetti negativi.

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Ricadute in Europa La riduzione delle tasse societarie negli Usa aumenterà l’attrattività fiscale degli Usa rispetto localizzazioni europee. L’obiettivo dichiarato da Trump di riportare le produzioni negli Stati Uniti potrebbe essere raggiunto anche a scapito dell’Europa se, come ipotizzato dal Centro per la Ricerca Economica Europea (Zew), la riforma porterà a un aumento degli investimenti negli Stati Uniti provenienti dal Vecchio Continente. Un’ulteriore spinta verso il reshoring negli Usa potrebbe venire dalle multinazionali abituate alle pianificazioni fiscali internazionali che potrebbero abbandonare alcuni Paesi europei a vantaggio degli Stati Uniti per sfruttare le possibilità di dirottare i profitti dove si pagano meno tasse (profit-shifting)

Non solo, è anche incentivata la riallocazione negli Usa dei diritti di proprietà industriale (marchi e brevetti). Battaglia sul fisco In linea generale, conclude la Bce, la riforma spingerà la competizione internazionale sul terreno delle agevolazioni fiscali con il rischio di mettere in discussione i capisaldi dell’attuale organizzazione di

Risposta necessaria Ma l’Europa non può assistere passivamente a un così radicale dumping fiscale. C’è da sperare che Trump, non volendo, ci spinga verso una svolta, poiché per difendere gli interessi europei occorre una forza economica in grado di confrontarsi con quella americana, per gli Stati non c’è margine. Dunque la via sembra obbligata: riconquistare la fiducia dei cittadini europei, riformare la Ue e fare un deciso salto in avanti verso gli Stati Uniti d’Europa.



HEDGE

La volatilità può far male La correzione registrata dai listini a inizio anno ha fatto le prime vittime Per il resto del 2018 è meglio puntare su un’ampia diversificazione tra gli alternativi DI ROBERTO FALZONI /

roberto-falzoni-54819829

Come anticipato nei precedenti numeri di PRIVATE, il rialzo dei tassi d’interesse e il repentino aumento della volatilità hanno provocato danni importanti a chi si era convinto che il rialzo dei mercati potesse continuare indisturbato.

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PRIVATE

Lo scossone dei mercati Il mese di febbraio ha visto la risalita dei tassi d’interesse trainati dagli Usa, dove il rendimento

delle obbligazioni governative a 10 anni si è avvicinato al 3%: questo ha provocato un primo scossone alle borse mondiali. Poi amplificato dal balzo della volatilità e dalla reazioni di gestori e sistemi che invece scommettevano su oscillazioni ridotte e un trend rialzista. Come spesso succede, le liquidazioni di posizioni e gli stop loss automaticamente generati dai sistemi di trading e di risk

management hanno provocato una vera e propria voragine con perdite per vari indici al di sopra del 10% in meno di una settimana. I più colpiti Alcuni fondi che sono specializzati nella vendita sistematica degli indici Vix sono stati completamente spazzati via e in alcuni casi sono stati chiusi dopo che le perdite hanno superato il 70% del


HEDGE

Le liquidazioni di posizioni e gli stop loss automaticamente generati dai sistemi di trading e di risk management hanno provocato una vera e propria voragine

e i gestori che riescono invece ad approfittarne.

scampo a chi non si è premunito precedentemente.

Convinzioni illusorie La convinzione oramai consolidata è che i mercati siano gestiti o “manipolati” dalle banche centrali e che queste non abbiano interesse a creare scossoni e mettere in pericolo la ripresa generalizzata: pertanto continueranno a foraggiare di liquidità a basso costo i mercati finanziari. L’assaggio di febbraio è qui per ricordarci che alla lunga le forze di mercato hanno il sopravvento sui prezzi irrealistici fissati artificialmente (ricordiamoci dello Sme e del franco svizzero piu recentemente). Il riaggiustamento è stato brutale, lasciando poco

Protezione dai ribassi I ribassi sono stati generalizzati anche tra i fondi alternativi, anche se questi hanno decisamente resistito meglio, con performance negative intorno al 2-3%. Cosa ci si puo aspettare per i prossimi mesi? Credo che dovremo aspettarci piu volatilità sia nei rialzi, che nei ribassi e performance molto differenti nelle diverse classi di attivi e conseguentemente dei gestori di fondi. Una buona diversificazione sarà la chiave migliore per avere un portafoglio con buone performance e con un livello di volatilità dei risultati accettabile.

PERFORMANCE DAL 1999 DELL’INDICE EUREKA LONG SHORT EQUITIES HEDGE FUND

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Eurekahedge long short equities hedge fund index

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Fonte: www.eurekahedge.com

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valore del fondo. Altri fondi che gestivano il rischio bilanciandolo tra diverse classi di attivi “risk parity” sono stati costretti a ridurre contemporaneamente le posizioni sul reddito fisso e mercati azionari proprio nei peggiori momenti della correzione generando sostanziose perdite. Purtroppo un’altra considerazione da fare è che in questo tipo di “flash crash” sono poche le strategie che si salvano


LEGAL

I pericoli delle criptovalute Bitcoin e simili sono un fenomeno mediatico, sociale e altamente speculativo La mancanza di una regolamentazione chiara e trasparente genera rischi elevati DI LORENZO MACCHIA*

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Il mondo delle criptovalute o valute virtuali sta avendo grande successo sia dal punto di vista dei volumi di mercato, sia sul fronte della forte risonanza mediatica e sociale.

Uno degli aspetti che maggiormente ha suscitato l’interesse dei mercati e degli operatori è senza dubbio quello riguardante la mancanza di una regolamentazione chiara e

trasparente del fenomeno. Questo aspetto, insieme alle elevate possibilità di guadagno, se da un lato ha richiamato l’attenzione degli investitori dando luogo a una


LEGAL

Al via il censimento Il tema delle criptovalute è stato esaminato con lo scopo di imporre ai prestatori di servizi relativi all’utilizzo di valuta virtuale individuati in coloro che svolgono a titolo professionale, servizi funzionali all’utilizzo, allo scambio, Lorenzo Macchia

Si vanno configurando i primi limiti per i prestatori di servizi, a cominciare dall’osservanza di precisi obblighi antiriciclaggio alla conservazione di valuta virtuale e alla loro conversione da o in valute aventi corso legale, precisi obblighi di antiriciclaggio per evitare che le transazioni effettuate possano essere utilizzate per fini illegali. Anche in ambito nazionale, in base a quanto emerge dallo schema di decreto ministeriale posto in consultazione in attuazione dell’art. 17-bis del d.lgs. 141 del 13 agosto 2010, l’intenzione primaria del legislatore è di censire e conoscere

tutti gli operatori in valute virtuali attivi sul territorio al fine di consentire un’adeguata vigilanza sul fenomeno. Passi in avanti Senza dubbio, per l’attività dei prestatori di servizi in valuta virtuale si pongono alcuni primi, seppur blandi, limiti alla quasi totale libertà che finora ha caratterizzato la loro attività. Infatti, da un lato l’inserimento di tali soggetti all’interno della categoria degli “altri operatori non finanziari” implica, per gli stessi, l’osservanza di precisi obblighi antiriciclaggio, dall’altro l’iscrizione all’interno di uno specifico registro pubblico, consentirà di conoscere l’identità di tali soggetti e conseguentemente sottoporli a vigilanza.

*Socio Zitiello Associati Studio Legale

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Normativa non soddisfacente Il fenomeno delle valute virtuali è stato finora affrontato con approcci normativi di diverso tenore e intensità: si va dal totale divieto imposto dalla Cina all’ampia libertà concessa negli Stati Uniti e in Svizzera, fino ai tentativi di regolamentazione che stanno prendendo piede in Russia e Corea del Sud. In Europa è stato invece avviato, dal recepimento della IV Direttiva Antiriciclaggio, un processo legislativo e regolamentare volto a disciplinare e controllare il fenomeno delle valute virtuali con riferimento alla loro funzione (secondaria) di mezzo di scambio per l’acquisto di beni e servizi; tuttavia la questione non è stata affrontata in relazione alla funzione di prodotto finanziario o strumento di investimento delle criptovalute che, dal punto di vista del mercato, come peraltro segnalato da Esma, Eba ed Eiopa nel comunicato congiunto del 12 febbraio 2018, è sicuramente più rilevante. Il comitato congiunto delle tre autorità europee di vigilanza ha evidenziato, infatti, che i soggetti che fanno trading su valute virtuali non beneficiano delle tutele previste

dalla disciplina per l’acquisto di strumenti finanziari, anche se tale attività comporta dei rischi simili.

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vera e propria corsa all’acquisto di valute virtuali (soprattutto Bitcoin), dall’altro ha suscitato considerevoli preoccupazioni in capo alle autorità di vigilanza del settore bancario e finanziario così come del legislatore a livello nazionale, europeo e internazionale.



LIFESTYLE COVER

HE’S A GENIUS Ruffini non smette di rendere Moncler una griffe sempre più d’avanguardia Il nuovo progetto mette a confronto ben otto creatività trasversali DI MARTA CITACOV / @7Martix HA COLLABORATO ROSAMARIA CONIGLIO

I MAGINIFICI OTTO Dall’alto a sinistra, in senso orario: Pierpaolo Piccioli, Simone Rocha, Kei Ninomyia, Hiroshi Fujiwara, Francesco Ragazzi, Craig Green, Sandro Mandrino, Karl Templer. In alto, Ruffini.

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Moncler. Dalla prima linea, affidata a Piccioli (designer di Valentino), Simone Rocha (figlia dell’irlandese John) e Craig Green (brit designer), alla collezione 1952, interpretata dal fashion stylist Karl Templer, fino alle linee Noir (Ninomyia), Grenoble (Sandro Mandrino), Fragment (Fujiwara) e Palm Angels dello street artist Francesco Ragazzi. Un geniale hub della moda.

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Moda e business per Remo Ruffini sono sempre andati di pari passo. Non a caso, il patron di Moncler ha fatto del piumino di tendenza negli anni 80 un’imperitura icona di stile trasversale. Che non finisce di rinnovarsi. Il progetto, presentato alle sfilate milanesi con un’installazione (nella foto sopra), è un laboratorio in progress in cui menti creative dal diverso background si confrontano su


DREAMS

SOGNANDO LA PISTA Svelata a Ginevra la fiammante Ferrari 488: la stradale da corsa che mancava Aerodinamica da Formula Uno e motore V8 biturbo da 720 cavalli per volare

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Il web ha tradito la Rossa. Poco prima del previsto unveiling, la Casa di Maranello ha dovuto svelare i dettagli della nuovissima automobile, la stradale da corsa che ancora mancava. Si chiama 488 Pista, e il nome è già una dichiarazione di intenti. Non hanno fatto in tempo a “spogliarla” per il Salone di Ginevra,

che già su internet spopolavano le sue foto “nuda”. Davvero da competizione, ha un motore potentissimo e una linea chiaramente derivata da quella delle monoposto di Formula Uno. Bellissima e “cattivissima”: alettone posizionato sul davanti (S-Duct) e ala posteriore sospesa a “coda di rondine”; nuovi

generatori di vortici nel sottoscocca. Il carico aerodinamico, secondo Ferrari, è aumentato del 20% rispetto alla 488 GTB. Corre con leggerezza: il peso a secco della 488 Pista è 1.280 kg. Il motore, il V8 biturbo più potente di sempre, arriva a 720 cavalli (da zero a 100 in 2,83 secondi), velocità massima oltre i 340/h.


LIFESTYLE DREAMS 65

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IL GIOIELLO DI MARANELLO

GRINTOSA, OVVIAMENTE ROSSA, CON LA LINEA DA MONOPOSTO DI F1 E IL MOTORE PIÙ POTENTE MAI MESSO SU STRADA DALLA CASA DEL CAVALLINO RAMPANTE. PRESTAZIOINI ECCELSE E UN PREZZO ANCORA NON DEFINITO.


MOTORS

PROPRIO UN BEL D-TYPE Torna l’icona di Casa Jaguar, a 62 anni dalla costruzione dell’ultimo modello In produzione una limitatissima replica del bolide da corsa che ha fatto sognare

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Ogni riferimento al passato (peraltro glorioso) è tutt’altro che casuale. Anzi. La nuova D-Type firmata Jaguar è un vero e proprio oggetto da collezione, tributo alla tradizione e assolutamente vintage. Ne verranno costruiti solo 25 esemplari, tutti rigorosamente handmade. L’idea è quella di portare

a termine un progetto lasciato a metà dalla casa automobilistica di Warwickshire, in cui nel 1955 Jaguar decise di costruire 100 vetture D-Type, di cui solo 75 vennero completate. L’originale D-Type è stata progettata dall’ingegner Lofty England e dai suoi collaboratori negli anni 50:

caratterizzato dall’ampia testata, un lungo cofano e la pinna dietro la testa del guidatore. Dopo il debutto del 7 febbraio, all’ultimo Salon Retromobile di Parigi, i clienti potranno scegliere tra due differenti versioni: la Short nose del 1955 o la Long nose del 1956 (www.jaguarlandrover.com).


LIFESTYLE MOTORS

D E T TA G L I V I N TA G E

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Dai lacci in cuoio per chiudere il cofano, al voltante in legno; dai fari incastonati come pietre preziose, ďŹ no ai cerchi lucenti delle ruote. Nulla è lasciato al caso. Soltanto 25 gli esemplari che verranno prodotti.


FASHION

LA MODA SI MOSTRA A Torino viene prorogata l’esposizione dei gioielli creati da Gianfranco Ferré A Milano, a Palazzo Reale, l’Italia 1971-2001 vista attraverso abiti e fotografie

COME SI ERA La foto (servizio di Gisella Borioli per L’Uomo Vogue) è il biglietto da visita di “Italiana”, la mostra di Camera Nazionale della Moda su 30 anni di costume.

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Oltre 60mila visitatori da ottobre scorso, quando è stata inaugurata. Il successo della mostra di gioielli e ornamenti disegnati dallo stilista-architetto, Gianfranco Ferré (scomparso nel 2007) , intitolata “Sotto un’altra luce”, è stata prorogata sino al 2 aprile.

L’allestimento, nella sala del Senato di Palazzo Madama, a Torino, è curato dall’architetto Franco Raggi per la Fondazione che porta il nome del grande maestro. Per informazioni e prenotazioni (anche di visite guidate): www.palazzomadamatorino.it



TRAVEL

MAGIC MARRAKECH Città incantata in ogni stagione, è la meta di viaggiatori cosmopoliti Ecco gli indirizzi segreti per scoprire il meglio della perla del Marocco

JAMAA EL FNA La piazza attorno alla quale si sviluppa la Medina, centro vitale di Marrakech con mercati, bancarelle e bar ovunque.

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Che si tratti di un weekend (meglio se lungo) o di una settimana, Marrakech è tutta da scoprire anche se non ci si va per la prima volta. I suoi profumi, i suoni, le atmosfere proiettano immediatamente in un paradiso dei sensi. Dalle tappe “obbligate” - il souk, la piazza Jamaa el Fna, la Medina - ai luoghi nascosti per intenditori.

I viaggiatori che già la conoscono possono trovare il pretesto perfetto per farvi ritorno sperimentando un soggiorno da veri conoscitori: le notti nelle stanze del Riad Palais Sebban, costruito nel XIX secolo e recentemente rinnovato (riad-palaissebban.com. Bellissima la terrazza, da provare l’hammam), le serate gourmet da Chez Mado, un classico

(chezmado-marrakech.com) oppure nel nuovissimo ristorante aperto da italiani, il Mod (modmarrakech. com), elegante club davvero da film. Un tocco in più, la visita al museo di Yves Saint Laurent, che a Marrakech ha vissuto a lungo: dagli arredi del grande stilista francese di origine algerina, alle sue collezioni storiche (museeyslmarrakech.com).


LIFESTYLE TRAVEL

MUSEO SAINT LAURENT A sinistra, l’ingreso del museo. A destra, Yves Saint Laurent nei giardini della Fiondation Majorelle con il compagno Pierre Bergé negli anni Sessanta. Sotto, uno scorcio di una delle bellissime stanze del Riad Palais Sebban, nel cuore di Marrakech.

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I POSTI GIUSTI A sinistra il mitico locale Chez Mado. A destra, una sala e l’ingresso del nuovo club Mod Milano 1933, già diventato punto di riferimento della vita notturna locale per il jet set.


E-LIVING

TECHNO DA IMPAZZIRE L’ultima novità del Ces di Los Angeles è uno strumento per filmare in 3D Per restare connessi ovunque, mai più senza la supercam YI Horizon VR180

I NUMERI Cattura video e foto con risoluzione 5,7K. One-button live video streaming. Touch screen da 2,2 pollici, 640x360 retina. Contiene una porta USB tipo C con trasmissione dati ad alta velocità. Microfono professional grade 4 con riduzione del rumore esterno.

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Nessuno di noi avrebbe mai immaginato appena dieci anni fa di poter rivedere il video dell’ultima vacanza in 3D. Questo è quello che ci regala, anno dopo anno, l’evoluzione tecnologica, con la progettazione di strumenti che hanno il potere di meravigliarci ancora, innovando costantemente le nostre percezioni. Rendendo

possibile catturare i nostri ricordi in maniera sempre più dettagliata e realistica. Uno degli esempi più recenti è la neonata YI Horizon VR180, che con la sua fotocamera stereoscopica in 3-D riesce a sfruttare la nuova tecnologia VR 180 di Google e cattura video in 3D con una risoluzione di 5,7K a 30 fotogrammi al secondo (fps) creando

filmati perfetti sia per desktop che per dispositivi mobili. La fotocamera dispone anche di funzione stitching per creare immagini panoramiche ad alta risoluzione e supporta lo streaming live permettendo a creatori di contenuti e fan di condividere la visualizzazione in tempo reale (www.yitechnology.com). (R.C.)



DESIGN

VEDIAMOCI SCURO Lenti di ultima generazione e montature che hanno un sapore vintage Le novità e le tendenze del Mido, la fiera internazionale dell’occhiale

ETNIA BARCELONA Lenti squadrate, verdi. Montatura tartarugata con inserti in metallo

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La 48esima edizione della manifestazione più importante al mondo per il mondo dell’occhialeria, il Mido, ha appena avuto luogo negli spazi espositivi del polo fieristico milanese di Rho, opera di Massimiliano Fuksas. Dalle più grandi multinazionali produttrici di montature, lenti e occhiali da sole, alle aziende medie

e piccole artigianali più votate alla sperimentazione e all’avanguardia creativa, fino alle giovanissime startup. Una fiera anno dopo anno sempre più innovativa che punta l’attenzione anche sugli aspetti che riguardano l’evoluzione del servizio al cliente come il layout, i materiali, il design, gli arredi e l’atmosfera generale, tutti fattori

che contribuiscono a creare una vera shopping experience per il consumatore. Modelli rifiniti a mano con decorazioni barocche in edizione limitata, forme geometriche nuove o storiche, a goccia, unisex. Lenti colorate da portare anche dopo il tramonto e montature spesse in acetato di nuova generazione. (R.C.)


LIFESTYLE DESIGN

DSQUARED2 Lenti celesti e montatura a contrasto spessa, aste a fettuccia larga in acetato.

PERSOL Un grande classico, montatura in metallo dorato e acetato effetto legno.

TOM FORD Il modello Aviator in acetato spesso, con lenti brunite. TOD’S L’arte pellettiera nelle astine in cuoio, lavorazione canestro.

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PRADA Design futuristico, lenti “space” e color block.

ERMENEGILDO ZEGNA Lenti stondate, montatura lineare con doppio ponte.


GOURMET

OLEI, O NIENTE Un luogo luminoso in cui stare a proprio agio e ritrovare i veri sapori italiani Ogni piatto è una tela d’artista, nella cucina del ristorante di chef Pontrelli

A MILANO Lo spazio di Olei, in via Washington 20 (anche bistrot). Per informazioni e prenotazioni: www.ristoranteolei.it.

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PRIVATE

Il suo nome s’ispira al succo delle olive (Olei), l’olio, che nella sua autenticità e qualità nasconde la sua forza. La chiave del successo di Olei infatti sta nelle materie prime, negli ingredienti sempre di stagione, dei piatti tutti di altissima qualità e nella creatività dello chef

Francesco Pontrelli, che ha studiato in ogni sua ricetta gli accostamenti per mettere in risalto ogni sapore. Un luogo dove sentirsi a casa, raffinato e elegante, per far sentire a proprio agio ogni ospite. Questo è il desiderio di Luca Ferrarini che ha aperto il ristorante con l’intento di

valorizzare l’ospitalità e l’arte della cucina italiana. Il Bistrot, più informale, ha un ambiente più semplice: legno e color salvia creano l’atmosfera perfetta per un pranzo veloce o un aperitivo con un calice di vino in degustazione, accompagnato da tapas. (R.C.)



OPINION

Intelligenza emotiva Il mestiere di private banker, così com’è oggi, diventerà molto presto un ricordo Serve un nuovo approccio alla clientela, con il supporto della tecnologia DI SIMONA MAGGI*

In un’indagine di soddisfazione condotta da Aipb nel 2016 su circa 2.400 private banker, l’80% si dichiara consapevole che il perimetro della professione è destinato ad ampliarsi e la metà di loro è ottimista al riguardo. Tuttavia l’attenzione sembra essere focalizzata sugli aspetti professionali (il 42% crede che sarà necessario un aumento di professionalità e il 36% che verrà richiesta una consulenza

di tipo globale). C’è invece minore attenzione alle tecniche relazionali con il cliente (36%) e al maggior aggiornamento tecnologico (12%). Quattro priorità professionali Se si prendono in considerazione le caratteristiche richieste dagli operatori, i conti però non tornano. Al banker è richiesto infatti di: acquisire e fidelizzare la clientela tramite l’offerta del

modello di servizio della banca; operare in coerenza con la strategia distributiva definita dalla banca, gestendo in modo personalizzato la relazione con i clienti; migliorare la consapevolezza d’investimento del cliente, aiutandolo a cogliere tutte le opportunità offerte dal servizio; contribuire all’educazione finanziaria della clientela continua a pag. 80 >

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PRIVATE

Non opporsi ai progressi dell’hi-tech Infatti sono in grado di migliorare i risultati e ridurre i costi, perciò non bisogna combattere i robot



OPINION

Le pricipali richieste dei private banker per lo sviluppo della professione

42%

Sarà necessario un aumento della professionalità

36%

Serve una consulenza di tipo globale

12% Viene richiesto maggiore aggiornamento tecnologico

Fonte: AIPB

valorizzando la propria formazione continua.

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PRIVATE

L’empatia fa la differenza Per esercitare la professione, saper entrare in sintonia con le persone rappresenta quindi una componente essenziale. Attitudine, questa, che permetterà di avere un ruolo importante anche quando la tecnologia trasformerà il nostro settore. Con il miglioramento dell’intelligenza artificiale, spariranno molti lavori “intellettuali”, comprese quelle attività che fino a poco tempo fa non si potevano svolgere senza la partecipazione di un essere umano reale e addestrato come l’insegnante, il medico, il consulente finanziario, il broker azionario, l’operatore di marketing, il consulente aziendale. Questi lavori altamente qualificati applicano tariffe elevate perché coinvolgono tre capacità: diagnostica; analitica; di soluzione dei problemi. L’intelligenza artificiale supererà velocemente quella umana sulle prime due

capacità e questo modificherà il set di competenze necessarie per chi vuole continuare a svolgere con successo queste professioni. Nuove strade per sopravvivere L’attenzione dei professionisti dovrà essere rivolta allo sviluppo di competenze e capacità che l’intelligenza artificiale farà fatica a replicare come capire, motivare e interagire con altri esseri umani. La capacità di persuasione, la sensibilità sociale e l’empatia diventeranno elementi di differenziazione man mano che l’intelligenza artificiale e l’apprendimento delle macchine rileveranno altri nostri compiti. Il fatto che queste competenze soft siano sempre state messe in secondo piano, a livello di formazione e di addestramento, dovrà quindi cambiare. L’It è un alleato Tre sono le raccomandazioni rivolte, in particolare, ai private banker: Non opporsi ai progressi della

tecnologia. L’intelligenza artificiale è in grado di migliorare i risultati e ridurre i costi, perciò non serve combattete i robot. È meglio accettare di buon grado il cambiamento in atto nel settore e nella professione per renderlo fruttuoso e complementare. Esaminare la propria capacità di interagire con le persone, motivarle e valutarle. È più utile riconoscere i propri punti di forza e di debolezza in termini di intelligenza emotiva e sviluppare queste capacità così come si fa per gli aspetti più tecnici del lavoro. Investire nello sviluppo dell’intelligenza emotiva. Il modo più semplice è cambiare il proprio modello mentale di ciò che conta nel ruolo che si ricopre e cominciare a focalizzarsi su come si potrebbero gestire meglio e più produttivamente le relazioni interpersonali. Dalla indagini di Aipb risulta con chiarezza che i clienti private di tutte le età reputano fondamentale il ruolo del private banker se egli semplifica, media e si fa portatore delle sue esigenze presso la Banca. Se si riesce a diventare particolarmente bravi nel ruolo di motivatori, gestori o ascoltatori, si avrà quindi un’arma di grande impatto da poter giocare anche quando la tecnologia trasformerà il nostro settore.

*Direttore scientifico di Aipb



OPINION

Integratori, cosa scegliere L’offerta di prodotti presente sugli scaffali è molto ampia e diversificata I minerali sono più indicati la mattina, mentre la sera spazio agli alcalinizzanti DI ALESSANDRO SCALICI*

Nell’ormai lontano 2000, con alcuni amici e colleghi mi lanciai nel business degli integratori per sportivi. A Milano erano solo tre o quattro le attività di questo tipo, ma ben presto non solo si moltiplicarono i negozi specializzati, ma anche la grande distribuzione cominciò a interessarsi a questo settore, dove purtroppo la pubblicità era l’unico mezzo che aveva l’utente medio per capire cosa fossero e come usarli. Ricerche di improbabili università sostenevano miracolosi risultati utilizzando questo o quel prodotto, i medici preferivano dire di non usare niente per non sbilanciarsi.

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Conservare l’equilibrio Oggi, anche se la proposta è molto più ampia, sembra essere più scientifica. Cosa scegliere e perché? Innanzitutto bisogna tenere presente che, come dice il nome stesso, stiamo parlando di integratori, che quindi hanno giustificato motivo di essere utilizzati a supporto di una corretta alimentazione che sarebbe meglio verificare con un nutrizionista. Il mio approccio è di ripristinare o facilitare l’organismo a mantenere un suo equilibrio interno, che viene

sconvolto dal lavoro muscolare. Ripristinare l’omeostasi è il primo passo per lo sportivo, per recuperare da una uscita in bici, da una corsa o da una seduta in palestra. Alimenti o integratori (tipo miscele di magnesio e potassio) atti a ripristinare il corretto ph sono la prima cosa che assumo appena finita l’allenamento. Una centrifuga di frutta e verdura è l’ideale, ma in mancanza di questa, mi affido a integratori appositamente formulati.

risulta essere una scelta ormai scontata rispettando però le quantità consigliate dall’Oms. Un esempio di protocollo potrebbe essere: mattino con vitamine, minerali e Omega3; nel post allenamento spazio ad alcalinizzanti (centrifuga frutta/verdura o integratori) e aminoacidi/proteine; prima di dormire priorità agli alcalinizzanti. Come sempre rinnovo l’invito ad affidarsi a professionisti per essere indirizzati al meglio.

Programma per sportivi Come supporto all’attività muscolare, un integratore proteico o ancora meglio aminoacidico

*Specializzato in personal training, gestisce la palestra Universo a Milano - www.universofitness.it



ASSET

Capitali coraggiosi Un marketplace avvicina gli investitori istituzionali alle aziende che vogliono crescere È l’idea, tutta italiana, alla base del neonato 2meet2biz.com DI MARCO BARLASSINA

Il Fintech sale di livello. Dai molti progetti già esistenti rivolti al grande pubblico ora si eleva a un’iniziativa dedicata ai soli operatori professionali e alle aziende. Un passo che ha per protagonista un gruppo di manager italiani, in particolare milanesi, convinti che servisse un marketplace digitale in grado di facilitare l’incontro tra investitori e aziende e tra aziende fra di loro, per il reperimento di capitali e per operazioni di M&A. È nato così 2meet2biz.com, una piattaforma che si rivolge ad aziende di tutte le dimensioni (pmi, grandi aziende e startup) e agli investitori (business angel, fondi di private equity e venture capital, family office, piattaforme di crowdfunding, incubatori, acceleratori e sgr.) A raccontarci il funzionamento e le potenzialità di questa nuova realtà è Mario Basilico, co-founder e responsabile relazioni con gli investitori.

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Come è nata l’idea di 2meet2biz? Ho lavorato per anni nel settore dell’M&A e mi sono reso conto di come la parte che richiede un maggiore investimento in termini

di tempo e risorse è proprio quella iniziale, di scouting. 2meet2biz nasce proprio con questa idea: il costo legato all’attività di scouting viene abbattuto grazie alla digitalizzazione di tutta la procedura. Domanda e offerta si incontrano direttamente sulla piattaforma, consentendo anche una riduzione di costi per il cliente. Il nostro scopo è quello di facilitare l’incontro tra possibili partner di business, da un lato favorendo l’accesso delle aziende ai capitali – come alternativa all’indebitamento bancario, e dall’altro consentendo agli investitori di diversificare il proprio portafoglio, investendo nell’economia reale. Come funziona la piattaforma? In pratica, sia l’investitore sia l’azienda devono iscriversi e pubblicare gratuitamente il proprio progetto, rispondendo a queste domande: chi sono, chi voglio incontrare, per quale business e per quale progetto specifico, per esempio, la vendita o l’acquisto di una azienda, l’internazionalizzazione, la gestione del passaggio generazionale, solo

per citarne alcuni. A quel punto la piattaforma esegue in automatico i matching fra i soggetti, in base ai principali criteri di ricerca. Se il matching individuato è di interesse per entrambi si procede con la trattativa, che, altra novità interessante, si tiene nella sua fase iniziale sulla piattaforma, grazie a un sistema di video conference. Questo consente di cominciare a conoscersi e scambiarsi documentazione in modo sicuro, protetto, ma senza costi di spostamento. Quali servizi offrite? Il servizio principale è appunto il deal matching. Offriamo però anche tutti i servizi a corollario, consulenze legali, contrattualistica, stesura di business plan. Si tratta insomma di tutte le attività che consentono a un deal di arrivare al closing. Per poter mantenere però la nostra indipendenza non offriamo questi servizi direttamente, bensì attraverso la nostra rete di advisor, presenti sul territorio italiano. Quali sono i punti di forza? Innanzitutto l’indipendenza, che ci consente di non sposare né il


ASSET

Individuare progetti interessanti da parte di un investitore potrebbe apparire non così difficile. Allora, perché gli investitori dovrebbero

scegliere di utilizzare 2meet2biz? Innanzitutto, comincerei col dire perché a oggi non costa nulla e sarà così per tutto il 2018 . Infatti, abbiamo sospeso come iniziativa commerciale la fee di matching, normalmente versata sia lato azienda sia lato investitore come una tantum per sedersi al tavolo della trattativa. Inoltre, la fee di closing, la nostra success fee dovuta in caso di closing, viene pagata solo dall’azienda che ha ottenuto l’investimento.

Quali sono i vostri obiettivi per il 2018? Il nostro target per quest’anno è da un lato migliorare la copertura sul mercato locale, e dall’altro l’apertura di sedi estere, in Europa, Far East ed Emirati, per ampliare i confini delle opportunità di business proposte agli utenti. 85

lato buy né il lato sell, la semplicità e l’immediatezza di utilizzo, il risparmio di tempo e costi, la privacy, garantita su tutti i dati pubblicati e, non ultima, la competenza del team di professionisti e advisor, che affiancano i clienti e li supportano nella trattativa.

A che punto è la piattaforma? Dopo una prima fase di revisione, iniziata a metà ottobre e terminata a fine anno, siamo ufficialmente operativi da gennaio e abbiamo recentemente raggiunto i 100 progetti on line. A brevissimo pubblicheremo la versione inglese, e inizieremo una fase push di proposta ai nostri clienti dei deal più interessanti.

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Il costo legato all’attività di scouting viene abbattuto grazie alla digitalizzazione di tutta la procedura Domanda e offerta si incontrano direttamente sulla piattaforma

Esclusivamente in caso di exit strategy, quindi, un investitore che desidera rivendere la sua partecipazione in un’azienda ad altro soggetto, si trova a pagare, ma a fronte di un guadagno certo, realizzato. Inoltre, se è pur vero che gli investitori sono sommersi di progetti e proposte, è altrettanto verosimile che lo screening dei progetti richiede loro molto tempo. Invece con 2meet2biz l’investitore preseleziona strategia di investimento, settori di interesse, fatturato e altre variabili di dettaglio. Su queste basi la piattaforma propone solo progetti in target effettuando un pre-screening. Quindi, l’investitore potrà usufruire di un servizio gratuito ed efficiente.


ART

Museo in Costa Azzurra A giugno aprirà le porte la nuova sede della Fondazione Carmignac Ubicazione di prestigio, sull’isola di Porquerolles, non distante da St. Tropez

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DI ALESSIA ZORLONI


ART

Sarà inaugurato a giugno un museo gestito dalla Fondazione Carmignac che fa capo a Edouard Carmignac, patron di una delle più note società di gestione di fondi d’investimento in Europa e grande collezionista d’arte contemporanea. Il centro, composto da uno spazio espositivo di 1.500 m², sarà incastonato in un parco di sculture da 15 ettari, su un’isola esclusiva e unica al largo della Costa Azzurra, poco distante da St. Tropez.

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Jean-Michel Basquiat, Fallen Angel, 1981 © Collection Carmignac/The estate of Jean Michel Basquiat/Adagp, Paris 2017.

Da Warhol a Basquiat Fondata nel 2000 da uno degli uomini più ricchi di Francia, la Fondazione Carmignac si propone di rendere fruibile al pubblico, attraverso il futuro spazio espositivo di Porquerolles, la collezione d’arte moderna e contemporanea creata negli ultimi 30 anni dalla passione di Edouard Carmignac. Con un forte nucleo tematico incentrato sulla Pop Art americana e sulla pittura tedesca, la collezione è costituita da più di 250 opere, tra cui alcune delle creazioni più rappresentative di Andy Warhol, Jean-Michel Basquiat, Roy Lichtenstein, Gerhard Richter, Andreas Gursky, Keith Haring e Martial Raysse, nonché di altri giovani artisti di talento. Fin dalla sua creazione, la Fondazione ha avuto due scopi: da un lato quello di rendere accessibile al pubblico la collezione e dall’altro sostenere i giovani artisti attraverso una politica di acquisizioni e un premio di fotogiornalismo.


ART

A sinistra: Andy Warhol, Mao, 1973 © Collection Carmignac/ The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts. lnc./Adagp, Paris 2017. Sotto: Edouard Carmignac

Sotto la direzione di Charles Carmignac, la Fondazione compra ogni anno circa 20 nuove opere, attraverso una politica di acquisizioni che rispecchia i valori della società: l’indipendenza, la passione, il puro piacere di scoprire e sostenere gli artisti, e il respiro internazionale.

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Focus sugli emergenti La collezione, a cui hanno contribuito artisti di 36 nazionalità, è aperta in particolare ai giovani talenti dei Paesi emergenti, come il libanese Ayman Baalbaki o la fotografa argentina Nicola Constantino, che

nel 2013 ha rappresentato l’America Latina alla Biennale di Venezia. La collezione è esposta all’interno degli uffici, dove dal 2012 vengono organizzati i “mercoledì dell’arte”, sessioni di un quarto d’ora dedicati alla scoperta di un’opera. Spazio al fotogiornalismo Istituito nel 2009, e giunto alla sua settima edizione, il Carmignac Photojournalism Award finanzia ogni anno un reportage fotografico sulle violazioni dei diritti umani e sulla libertà d’espressione nel mondo. La Fondazione Carmignac promuove il premio attraverso

una mostra a Parigi e attraverso la pubblicazione di una monografia del vincitore, impegnandosi ad acquistare quattro fotografie facenti parte del lavoro premiato. Le sedi europee in cui viene ospitata la mostra del Carmignac Photojournalism Award sono l’Hôtel de l’Industrie de Paris, la Saatchi Gallery di Londra, il Fotografie Forum Frankfurt di Francoforte e il Festival Les Rencontres d’Arles. Lo spazio espositivo Il nuovo centro, composto da uno spazio espositivo e un parco per sculture, sorgerà in uno dei luoghi più esclusivi del mondo: l’isola di Porquerolles al largo della costa meridionale della Francia, poco distante da St. Tropez. Per creare il museo è stata trasformata la tenuta di famiglia, Villa Carmignac, in uno spazio espositivo di oltre 2.500 metri quadri. Il legame tra l’architettura esterna tradizionale e quella interna contemporanea è armonioso grazie al percorso museografico che si sviluppa su diversi livelli e in costante dialogo con la vegetazione. La tenuta che ospita la sede della Fondazione è infatti circondata da un parco, raggiungibile a piedi in pochi minuti dal porto e dalla spiaggia, dove sorgerà uno sculpture garden d’arte contemporanea con opere create sitespecific. La Fondazione Carmignac ospiterà sull’isola anche mostre temporanee e workshop d’artista e avrà un biglietto d’ingresso di circa 10 euro.


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ART

Un anno di sfide Dopo la ripresa del 2017, arriva il momento della verità per le aste New York piazza regina, ma il Vecchio Continente rialza la testa DI ALESSANDRO CUOMO*

Il mercato dell’arte e dei beni da collezione attrae oggi un numero sempre più elevato di stakeholder: appassionati e collezionisti, operatori del settore, investitori che desiderano diversificare il proprio portafoglio. Il 2017 si è dimostrato più vivace e propositivo rispetto al 2016. Secondo il report annuale redatto da Pietro Ripa e Roberta Ghilardi (che prende in considerazione e mette in relazione gli studi effettuati da Artactic, Tefaf Maastricht e Art Basel), il fatturato globale del mercato dell’arte e dei beni da collezione è passato da 8,1 miliardi di dollari del 2016 a 11,1 miliardi dello scorso anno.

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Prezzi da record Sono molti i risultati d’asta eclatanti che hanno contribuito a questa pesante impennata, su tutti l’ineguagliabile Salvator Mundi di Leonardo Da Vinci acquistato dal Louvre di Abu Dhabi per 450,3 milioni di dollari nell’asta “PostWar” di Christie’s a New York del mese di novembre. Oppure ancora il CFT Pink Star, il diamante rosa che ha superato ogni record per il comparto gioielli nell’asta proposta da Sotheby’s a Hong Kong nel mese

Paolo Scheggi Per una situazione, 1963 acrilico blu su tre tele sovrapposte, cm 59,5x50x5 171.000 euro da Finarte

di marzo, raggiungendo 71,2 milioni di dollari. Risultati complessivamente esaltanti che vanno però interpretati. Innanzitutto occorre ricordare la ripresa vigorosa del mercato Usa, che ha confermato nel 2017 il suo ruolo di leader nelle aste soprattutto nel segmento della pittura, recuperando la vivacità che lo aveva caratterizzato nel biennio 2014-2015. La piazza

di New York è in grado di attrarre i collezionisti più importanti e facoltosi. Il mercato europeo è più piccolo, ma nell’ultimo anno ha offerto segnali incoraggianti. Occasioni a Milano Nel dettaglio, la piazza di Milano (l’unica rilevante al momento su suolo italiano) consente al


ART PAINTING Mario Nigro Dallo spazio totale, 1954 olio su tela, cm 72x49 Aggiudicazione 47.500 euro da Finarte

vendere quando possibile e non in caso di bisogno. Il web diventa centrale Uno dei fattori virtuosi di questi risultati incoraggianti è stato certamente il web. Se il pubblico non compra in sala, può serenamente acquistare dal computer di casa, dall’altra parte del mondo, senza farsi sfuggire un’opportunità. Il canale online è in continua espansione ed

*Capo dipartimento Arte moderna e contemporanea di Finarte

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collezionista medio piccolo di aggiudicarsi a cifre ragionevoli, sicuramente sotto i 100mila euro, lotti molto promettenti in termini di rivalutazione futura. Le regole da rispettare per non rimanere insoddisfatti sono semplici: occorre innanzitutto far passare il tempo, seguire con attenzione tutte le attività collegate all’artista acquistato, partecipare alle aste per monitorare costantemente il mercato, cercare di

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Leonardo da Vinci, Salvator Mundi

è uno strumento capace di garantire l’accesso al mercato anche a un pubblico più giovane e dinamico. È inoltre garanzia di una maggiore trasparenza delle informazioni che può stimolare gli investitori nella diversificazione in collectibles. Sono buone le notizie anche per le principali fiere italiane, sempre meglio percepite dal sistema internazionale. Arte Fiera di Bologna ha chiuso la sua quarantaduesima edizione con 48mila visitatori, mentre MiArt si appresta ad accogliere in questo mese un nutrito numero di collezionisti internazionali. Per quanto riguarda le aste di primavera, l’appuntamento con l’arte moderna e contemporanea da Finarte è il prossimo 31 maggio. Info su: www.finarte.it.


OPINION

Alla prova di Mifid2 L’evoluzione normativa e quella di mercato rivoluzionano l’arena competitiva Ripensare la proposizione di valore diventa fondamentale per restare in piedi DI ANGELO DEIANA / @AngeloDeianaTW

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Solitamente viene definito il “cigno rosa” del wealth management. È quell’impegno particolare nel diminuire l’esposizione delle aziende verso le banche, favorendo l’ingresso nel capitale delle nostre Pmi dei Pir, dei fondi di investimento e dei fondi assicurativi. Perché, anche grazie alla Mifid2, il nostro sistema imprenditoriale sta andando verso il superamento dell’attuale dipendenza

quasi esclusiva dalle banche, spostando una parte di questa richiesta verso il sistema finanziario. Oltre la banca In un recente passato, la carenza di capitale di rischio era più che compensata da un’abbondante disponibilità di credito bancario a prezzi competitivi grazie all’elevato tasso di risparmio degli italiani.

È ora, adesso di cambiare le proporzioni tra leva bancaria e leva finanziaria attraverso lo strumento dei Pit. Senza dimenticare che anche i fondi di private equity, raccogliendo risorse sui mercati internazionali, sarebbero un efficace strumento al fine di attrarre investimenti dall’estero a beneficio del nostro sistema industriale. Secondo recenti studi, un euro


OPINION

investito in private equity ne genera quasi tre di Pil addizionale, addirittura otto se si tratta di venture capital. E, da tutti i dati emerge chiaramente che il nostro Paese rimane particolarmente attrattivo in termini di Irr (tasso interno di rendimento, si tratta di un indice di redditività finanziaria) e di qualità di rendimento degli investimenti di lungo periodo.

Patrimoni da far fruttare Ecco perché non cambia la domanda di fondo, quella utile per capire l’orizzonte del private banking: dopo tanti anni di crisi, siamo più poveri, magari per il crollo del mercato del mattone? Bisogna essere concreti e pragmatici: se la Germania cuba circa 4.500 miliardi di euro tra asset finanziari e immobiliari e noi ne abbiamo molto più del doppio, forse la risposta più corretta alla domanda precedente è che siamo diversamente ricchi. Filiera economica più corta Ecco dove il nostro business deve andare. Se si accorcia la filiera economica a causa della Mifid2, è necessario trovare nuove forme di value proposition che riescano a

Cambia il terreno di gioco Chi vincerà? È ancora difficile dirlo perché, come abbiamo già detto, i clienti inizieranno a vedere il Ter del proprio investimento solo tra febbraio e marzo del 2019. Ma non bisogna cullarsi sugli allori e perdere tempo. Rivoluzionare la proposizione di valore e cercare di anticipare il timing dei mercati rimane l’unico vero vantaggio competitivo di un mercato come quello del private banking che vedrà filiere economiche meno appetibili e ancora più concorrenti entrare per vincere sul mercato. 93

Il nostro Paese è particolarmente attrattivo in termini di rendimento degli investimenti di lungo periodo

Crediamo che questo sia il primo, nuovo orizzonte del private banking nel nostro Paese. Recentemente, il governatore di Bankitalia Ignazio Visco ha ricordato che la ricchezza totale delle famiglie italiane per l’anno 2016 rimane intorno ai 10mila miliardi di euro, di cui circa il 67% sono costituiti da attività reali e il restante 33% da attività finanziarie.

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Ignazio Visco

implementare il conto economico attraverso altre forme di ricavi, basate su logiche di consulenza e ottimizzazione patrimoniale su cui le banche e i loro private banker hanno ancora un vantaggio competitivo su reti e consulenti finanziari indipendenti. Ma tutto questo non sarà possibile se non si continueranno a favorire le competenze dei singoli banker. Senza formazione e visione, nemmeno i banker delle più importanti private bank potranno raggiungere il risultato. L’approccio in termini di wealth management richiede competenze di ben più ampio spettro che devono vedere il banker approcciare pragmaticamente non tanto gli asset finanziari del cliente quanto piuttosto tutti quegli asset non finanziari da cui riuscire ad estrarre valore e quella parte di conto economico che compensi i mancati ricavi.



OPINION

Latte da difendere È un alimento naturale, che contiene proteine dall’elevato valore biologico Va limitato solo nei casi di palesi intolleranze da parte dell’organismo roberto-cannataro-rd-79a70938

Critiche da ridimensionare Le proteine in esso presenti hanno il valore biologico più alto in assoluto: in particolare, la frazione del siero (quello con il quale si produce la ricotta) e le caseine, con il primo che nell’organismo umano tende a prevalere in quantità. Ultimamente si sente spesso puntare l’indice verso il latte in materia alimentare, ma dal punto di vista scientifico non c’è alcun motivo di eliminarlo a prescindere dalla nostra dieta, a meno di non manifestare intolleranza al lattosio. Quest’ultimo è lo zucchero presente nel latte: l’enzima che lo metabolizza, la lattasi, tende a essere prodotto di meno nel corso della vita, dunque se il lattosio non viene scisso in galattosio e glucosio, può fermentare provocando gas e soprattutto infiammazione dell’intestino.

Ma in questo c’è una forte soggettività, c’è chi tollera il latte tranquillamente per tutta la vita, chi non riesce a mangiare neanche i derivati. Intestino a dura prova Dunque è assolutamente ingiustificato pensare a una pericolosità del latte a causa della caseina: non ha alcun effetto avverso, se non rilasciare dei peptidi, detti caseomorfine che rallentano la motilità gastrica, ma niente di grave. Insomma non c’è

alcun motivo di pensare che le caseine possano essere pericolose per la salute. D’altra parte, se si hanno manifestazioni di intolleranza bisogna evitare i derivati del latte. Quanto più le manifestazioni sono intense tanto più bisogna limitarne il consumo, in quanto gli effetti sull’intestino si accumulano fino a renderlo sensibile a qualsiasi cosa. In generale non c’è alcun alimento che va evitato a prescindere: se ci si accorge che quell’alimento dà fastidio, ne va fortemente diminuito il consumo o del tutto eliminato.

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Il latte è una componente essenziale della nostra alimentazione: in quanto mammiferi, è il primo alimento della nostra esistenza e lo è per almeno sei mesi in maniera esclusiva. Quindi deve poter fornire tutti i nutrienti dei quali il neonato ha bisogno.

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DI ROBERTO CANNATARO /


TOP LIFE

Shopping esclusivo C&W ha realizzato uno studio sui costi di locazione nella vie più prestigiose In testa c’è la Quinta Strada di Manhattan, Montenapoleone è quarta DI SARA MORTARINI

LUXURY

ACQUISTI PER SUPER-RICCHI CAUSEWAY BAY, HONG KONG 25.000 euro al metro quadro l’anno FIFTH AVENUE, NEW YORK 28.262 euro al metro quadro l’anno

VIA MONTENAPOLEONE, MILANO 13.500 euro al metro quadro l’anno

NEW BOND STREET, LONDRA

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16.200 euro al metro quadro l’anno

Lo shopping online continua a crescere, mangiando quote di mercato alle attività tradizionali. Ma non tutti soccombono alla comodità dell’e-commerce. Lo testimoniano chiaramente le cifre che i brand sono disposti a sborsare per aprire una boutique nelle più famose vie del lusso, ancora affollate di facoltosi turisti o ricconi locali pronti a sfoderare la carta di credito. Un esempio? Stando all’ultimo report mondiale dedicato alle strade dello shopping più costose del pianeta, redatto di recente dalla società Cushman & Wakefield (C&W), per affittare un negozio affacciato sulla Fifth Avenue di Manhattan si arriva a pagare fino a 28.262 euro al metro quadro all’anno. A sinistra le vie dello shopping più care al mondo.


TOP LIFE

Selena Gomez

Meghan Markle

REGNO UNITO

Selena Gomez ci riprova: la cantante 25enne ha rimesso in vendita la sua villa in Texas, con una richiesta di 3 milioni di dollari. È la seconda volta: la proprietà era già stata messa sul mercato, senza successo, lo scorso anno. La casa in stile inglese, distribuita su due piani, si estende su una superficie di circa 930 metri quadri e conta cinque camere da letto, un’ampia zona giorno, una sala giochi e una sala cinema. Completano il tutto piscina, green e otto posti auto coperti. La cantante l’aveva acquistata nel 2015 e aveva inizialmente cercato di venderla, circa due anni dopo, a 3,5 milioni di dollari.

Sarà il Nottingham Cottage di Kensington Palace la nuova dimora di Meghan Markle e del Principe Harry dopo il matrimonio, previsto per questa primavera. Il Principe britannico e la modella americana hanno fatto sapere che andranno a vivere nella piccola (si fa per dire) residenza situata a pochi passi da quella del fratello William e della moglie Kate Middleton (anche loro inizialmente avevano abitato nel cottage). La casa ha una superficie di 125 metri quadri, con 2 camere da letto, 2 saloni e una cucina, ed è circondata da grandi giardini che ne garantiscono la privacy. La dimora fu realizzata da Sir Christopher Wren nel XVII secolo. 97

VILLA IN VENDITA

DIMORA PRINCIPESCA

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USA


BRAINPOWER

Scienza dell’ibernazione La criopreservazione ha un grande potenziale nel settore alimentare C’è chi crede che questo possa portare all’immortalità e ha scelto di investirvi DI ANAÏS BORRI

-196o

la temperatura a cui vengono conservati i corpi nei centri di crionica

377 $200 milia

i corpi conservati in cisterne criogeniche nel mondo

il prezzo per farsi conservare l’intero corpo (Alcon)

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Da Forever Young a Futurama, tantissimi film e serie hanno protagonisti che si risvegliano dopo un lungo e gelido sonno criogenico. “Si tratta di un tema strettamente confinato alla fantascienza”, dice Bruno Dallapiccola, direttore scientifico dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. Eppure, sono già 377 i corpi crioconservati nel mondo. Per ora, solo tre società offrono questo servizio: Alcon e Cryonics, negli Stati Uniti, e KrioRus, in Russia. Inoltre, 2mila persone hanno stipulato un contratto per essere ibernate dopo

la morte, fra cui si contano almeno otto italiani, secondo Cryonics. La procedura inizia appena il cuore smette di battere e prima che sia dichiarata la morte cerebrale. Prima di portare il corpo a -196 gradi, il sangue viene sostituito da una sostanza che protegge dal congelamento dell’acqua nelle cellule. La conservazione avviene a testa in giù dentro delle cisterne piene di azoto liquido ed è anche possibile congelare solo il proprio cervello. Il servizio più caro è quello della Alcon, che chiede 200 mila dollari per l’intero corpo e 80 mila

per il solo cervello, e a questo si aggiunge una polizza assicurativa sulla vita da minimo 30 dollari al mese. Chi decide di entrare “in letargo”, spera in futuro di essere rianimato e curato dalla malattia che gli è costata la vita; ma al momento, non c’è nessuna garanzia che questo sia possibile. Benché due anni fa i ricercatori di 21st Century Medicine siano riusciti a scongelare il primo cervello di un mammifero (un coniglio) con successo, finché questo non sarà realizzato su un umano, c’è da rimanere scettici sul potenziale di questa pseudoscienza.



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DI SUSANNA TANZI / @susannatanzi

A lato: Il Ritz hotel di Place Vendome a Parigi Sopra: Mohammed al-Fayed

PARIGI

A.A.A. Ritz vendesi

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Proust, Hemingway, Coco Chanel, la Callas, Chaplin, Versace, Lady D... Il Ritz, fastoso hotel di Place Vendome di proprietà del miliardario egiziano Mohammed al-Fayed dal 1979, è da sempre la seconda casa dei personaggi più illustri del jet set. Nel 2016, dopo quattro anni di restauri, ha riaperto le porte completamente rinnovato. 10mila esclusivi oggetti d’arredo che non vi hanno fatto più ritorno, suddivisi in 3.500 lotti, verranno battuti all’asta da Artcurial al Rond Point des Champs Elysées, dal 17 al 21 aprile. La stima totale? Fino a 2 milioni di euro per tappeti, lampadari, bicchieri, tende, piatti, mobili che hanno fatto la storia, dai divani del Salon Proust ai letti dorati del film Arianna con Audrey Hepburn e Gary Cooper.


PRIVATE VIP Megan Fox

LUSSO

Talismano Cohiba gioiello di fumo

Megan Fox conquista New York, in sottoveste di seta, nel nuovo spot “Shine” di Lotus Watches & Jewels. Una scelta, quella della bella attrice statunitense nella nuova campagna stampa e tv, che il proprietario del gruppo Festina Miguel Rodriguez spiega così: “È semplicemente perfetta. Condivide con noi lo spirito moderno, cosmopolita e all’avanguardia del brand”.

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La Grande Mela diventa sexy

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NEW YORK

Le edizioni limitate di Habanos sono sempre molto ricercate e apprezzate dagli appassionati di tutto il mondo, però poche hanno creato tanta attesa come il Cohiba Talisman Edizione Limitata 2017, finalmente disponibile in Italia. Fedele al concetto di edizione limitata, questa vitola si caratterizza sia per il formato che non appartiene al vitolario standard della marca, sia per la rigida selezione ed invecchiamento del tabacco (capa, tripa e capote). “Sublime No. 1” è l’inedita vitola selezionata per questa edizione limitata prodotta totalmente a mano con foglie di tabacco accuratamente selezionate dalla regione di Vuelta Abajo e invecchiate minimo due anni. Questo imponente sigaro (cepo 54, lungh.154), già divenuto oggetto di collezionismo a livello mondiale, è l’Habano perfetto per chi ama il grosso calibro, che garantisce una eccellente combustibilità e il caratteristico aroma equilibrato della marca. Prezzo: sigaro 41 euro, box da 10.


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MONACO

La più veloce del reame

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Un nome che è una garanzia: si chiama Missile la nuova hypercar italiana firmata Corbellati che promette di superare i 500 km/h di velocità, segnando così il nuovo record del mondo per una vettura stradale. La famiglia Corbellati, da 70 anni gioiellieri, artisti e appassionati di auto sportive, ha deciso di intraprendere un percorso nuovo e ricco di sfide, per continuare nel segno della tradizione. Ecco così realizzata questa auto-gioiello dalle prestazioni uniche e dallo stile retrò, frutto di mesi di calcoli sull’aerodinamica, dotata di motore V8 9 litri biturbo che sprigiona ben 1800 cavalli di potenza e 2350Nm di coppia. La prossima tappa per la supercar, presentata in anteprima al Salone di Ginevra, è il Top Marques di Monaco (19-22 aprile).


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OPINION

China’s transition The country is marching to the global power of innovation Now the focus is on quality and sustainability of growth BY SERGIO P. ERMOTTI*

( Abbiamo lascia to il tes to in ingles e p er co gliere le s f uma ture d el co ntenuto n. d . r. )

I held the opening address at UBS’s 17th Greater China Conference in Shanghai earlier this week.

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Bond market is growing And about how it will continue its remarkable development. And what

that might mean for those, like you, who provide and allocate the capital that will underpin its future shape. Let’s look at the short term first. In our Year Ahead research, we estimate that global economic growth should continue at the high

rate of 3.8% witnessed in 2017. UBS sees China’s GDP growth slowing modestly from 6.8% in 2017 to 6.4% in 2018 and 6.3% in 2019. Even so, China is still outpacing the rest of the world. It’s clear that no other large economy


OPINION

a supportive market ecosystem. With a growing and increasingly wealthy domestic consumer base to sell to and learn from. Thirdly, education. I think one thing not well appreciated about China’s demographics is that while the population is ageing, the new workforce is far better educated, which will provide what we might term an ‘engineer dividend’ for the next decade. China creates nearly 3 million science and engineering graduates a year, five times more than the US. A new perspective The Belt and Road Initiative will continue to build connectivity and relations with the rest of the world. It will pay dividends in both trade and relationships. What does this mean for UBS, and what are we doing in China? Well, UBS comes

from Switzerland which is ranked the most competitive country by the World Economic Forum. And we see the value of innovation as a key component of economic growth and sustainable competitiveness. That bodes well for China. Continuity has also been the secret of success in the country I come from…. this combined with an open mind and the ability to adapt to an evolving environment. Swiss banking has a long tradition and is known worldwide for quality, commitment and safety. UBS with its more than 150-year history including more than 50 here in Asia, is a major part of that tradition and shaped the evolution of modern Swiss banking across the globe. So, when UBS entered China in 1989 with a representative office in Beijing and Shanghai it was clear for us that we are here to stay. Take wealth creation The reason is clear. Take wealth creation in China. The number of billionaires in Asia overtook the US for the first time last year. We expect the wealth of Chinese billionaires to overtake the US some time in the next decade. At the same time China’s affluent segment is forecast to grow at around 13% per annum over the next 5 years as the middle class grows and becomes wealthier. In this respect, we were delighted to announce last month the establishment of a joint venture with Qianhai Financial Holdings Co. Ltd to develop innovative wealth 105

Three keys of development To sum it up – it’s clear to me that China will continue the strong upward trajectory we have seen over the last 10 to 20 years. And while the road ahead to growth may be a bit bumpier, from a UBS perspective, we see a sweet spot of four trends converging to create momentum. First, supportive government policy. As I said a couple of years ago, having a stable and consistent government has been key for the success of the country. You only have to look at the 2025 roadmap to see that. To realize the potential that is obviously here, the path has been set for the next phase of ‘highquality development’. Secondly,

The Belt and Road Initiative will continue to build connectivity and relations with the rest of the world It will pay dividends in both trade and relationships

PRIVATE

in the world will post a comparable rate of economic growth. And China is now focusing on quality of growth, which means future growth prospects will be even more sustainable. Speaking of which, I think current Chinese equity markets valuations look sustainable given expected stable global growth, moderately rising global yields, China’s efforts to contain systemic risks, strong southbound flows, and last but not least, the MSCI A-share inclusion. Looking at the Chinese bond market, this has grown rapidly in recent years and is currently the world’s third largest at USD 9 trillion. Over the next 5 years I believe it will double in size and become the second largest, behind the US.


OPINION

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management related business in Qianhai. Together, we aim to build a Hong Kong-Shenzhen wealth management center serving clients across China. 100 million people bought a financial product online last year. We expect the market to grow at double-digit rates. And China’s onshore bankable assets in the affluent segment alone will grow to over $3 trillion over the next five years and an increasing proportion of that will be managed online. In asset management, a growing and more affluent population will also drive growth. I have seen forecasts that China’s market will increase fivefold by 2030 to $17 trillion, accounting for half of the net inflows to the global industry. Between our wealth and asset management businesses, we already manage half a trillion dollars in Asia. And finally, investment banking. As capital markets develop and deepen, and as China’s vibrant private sector grows and requires funding, we believe that foreign firms like UBS can continue to bring expertise and resources to help develop the financial sector. In research, we have many of our leading analysts here today. And as Kathy mentioned, we are delighted that UBS was just ranked number one for research in Asia by Institutional Investor for the first time in living memory. We remain confident that China’s success story will continue. Therefore we continue to invest. When I was here two years ago, I outlined plans

Sergio P. Ermotti

for us to double our headcount in China as part of our 2020 vision. We are on track to do so with well over 1,000 colleagues here and we continue to recruit. We have achieved a series of milestones of our own over the past 18 months many of which I’ve already mentioned. All of this is evidence that we remain

committed to China and to serving our domestic and international client base.

*Group ceo UBS. Estratto da un post dell’autore sul proprio profilo LnkedIn




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