© Roberto Chiovitti
Number 2 2021 - Issue n° 26
PERSONAGGIO DI COPERTINA
RAFFAELLA CARRÀ la leggenda oltre la storia
FASHION Palazzo Pitti tra storia e moda
ARTE Italian Beauty
INCLUSION Protocollo ‘diversity & inclusion’ per il turismo italiano
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S T OR I A D I C O PE RT I NA Raffaella, mi piaci mi piaci mi piaci mi pià...
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T R AV E L Dalle Alpi al Mediterraneo
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ART E Italian beauty
PERSONAGGIO DI COPERTINA RAFFAELLA CARRÀ la leggenda oltre la storia
FASHION Palazzo Pitti tra storia e moda
ARTE Italian Beauty
INCLUSION DI COPERTINA Protocollo ‘diversity &PERSONAGGIO RAFFAELLA CARRÀ la leggenda oltre la storia inclusion’ per il turismo italiano
© Roberto Chiovitti
Number 2 2021 - Issue n° 26
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Number 2 2021 - Issue n° 26
SO M M AR I O
FASHION Palazzo Pitti tra storia e moda
ARTE Italian Beauty
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M O DA E T E ND E NZE Firenze - Palazzo Pitti tra storia e moda
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ART E La Tomba del Tuffatore
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F O OD Street food in tour per l’Italia
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Q M A GAZI NE PE R VO I Tuffati a Bruxelles con i Mannekenfish
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I N C L USI O N P r o t o c ol l o Q ueer vadis
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W H AT’ S I NN H o t e l con effet t o WO W
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S E RI AL F E E LLE R Le serie rainbow che vedremo in tv nel 2022
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L I B RI & I D E NT I TÀ Intervista a Nicola Mondaini
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T R AV E L Perché due wedding planner islandesi, hanno scelto di celebrare il loro matrimonio in Italia?
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V I TA D A C R O SSD R E SSE R Il crossdressing nei secoli
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C O N T R O E D I TO R I ALE Alessio Virgili
DIRETTORE EDITORIALE: Andrea Cosimi DIRETTORE RESPONSABILE: Letizia Strambi GRAFICA E IMPAGINAZIONE: Monica Sotgiu IN REDAZIONE: Giovanna Ceccherini, Calogero Pirrera SEGRETERIA DI REDAZIONE: Teresa Dalessandri HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO: Francesca Galli, Carlo Lanna, Silvia Moggia, Valentino Odorico EDITORIALISTI: Alessandro Cecchi Paone, Stefano Ferri, Alessio Virgili FOTO CONCESSE DA: stock.adobe.com, alamy.it, dreamstime.com, unsplash.com, Ente del Turismo Bruxelles, Foto concesse da Stefano Gruppo per Pitti Uomo Foto concesse da Roberto Chiovitti photo-shooting Raffaella Carrà FOTOLITO E STAMPA: Pixartprinting EDITORE: Sonders and Beach Italy s.r.l. Sede di Milano - Via San Gregorio, 27 - 20124 Iscrizione ROC Lombardia n. 21970 ADVERTISING: www.q-magazine.it marketing@sondersandbeach.com n° 02- 2020 semestrale autunno/inverno Autorizzazione del Tribunale di Milano del 23.01.2019 n° 11/2019 Iscrizione R.O.C. Lombardia n. 21970
Aderisce a:
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QUANDO GLI APPLAUSI AL SENATO ITALIANO AFFOSSAN O L’ECONOMIA DEL TURISMO
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ra passata alla Camera dei Deputati questa legge che aspettavamo da tempo. Il DDL Zan ci avrebbe messo al pari di altri Paesi europei e del mondo, in un elenco di civiltà che ci ha visto sul podio incontrastato nella storia, ma che invece, oggi, ci pone al pari di situazioni di chiusura retrograda che non appartengono alla realtà del nostro Paese. In un quadro nazionale in cui paghiamo i mali dell’era del disamore per la politica, il voto segreto mostra ancora una volta lo scollamento degli eletti dai propri elettori. L’applauso, le esultanze da stadio, hanno, purtroppo, fatto il giro del mondo. Una cosa importante solo a livello interno, è diventata, con la sguaiatezza del gesto, un focus internazionale. Così tutti hanno capito cosa sarebbe stato il DDL Zan e come i suoi obiettivi di prevenzione e il contrasto della discriminazione e della violenza basate su sesso, genere, orientamento sessuale, disabilità o identità di genere sono stati vanificati. Una bocciatura che continuerà a lasciare impuniti i reati d’odio per discriminazione razziale, etnica o religiosa, a lasciare impunito chi discrimina omosessuali, donne, disabili. A noi che operiamo nella promozione del turismo LGBTQ+ il quadro delle conseguenze negative sull’immagine del Paese è stato chiaro immediatamente. Abbiamo ricevuto moltissimi messaggi dai nostri partner internazionali. Si tratta di investimenti bruciati, di un’idea distorta che diamo al mondo in un momento in cui la sicurezza è diventato il primo requisito di ogni domanda turistica. Sicurezza e sostenibilità sono i nuovi mantra del turismo e noi ci siamo rovinati con le nostre stesse mani.
Va detto che immediatamente sono partite in tutta Italia manifestazioni di protesta contro questa sciocca bocciatura. Proprio perché quello che è avvenuto sugli scranni, è fuori dal contesto reale della società italiana. Le manifestazioni non erano dei pride. Vi hanno partecipato tutti. Questo testimonia ancor più che l’accoglienza del turismo LGBTQ+ è iconica e genera trend positivi di attrazione di tante persone, anche al di fuori della comunità LGBTQ+, persone che vogliono sentirsi turisti in un paese libero, di tendenza, moderno e sicuro. Per questo aziende private, enti di promozione internazionale, strutture ricettive, ricominceranno a investire per far capire ai mercati mondiali che l’Italia è un luogo di accoglienza. E QMagazine è fra questi. Siamo fiduciosi che riusciremo a ricostruire la nostra immagine e a vincere anche nella tutela dei diritti, come abbiamo vinto quest’anno nella musica, nello sport, nell’enogastronomia. Dai palchi dell’Eurovision a quelli delle Olimpiadi la libertà di espressione, il gender fluid, segna una nuova era, mentre non c’è serie tv al mondo senza un amore gay. Il mondo è questo e noi ci siamo dentro. Per fortuna anche le Istituzioni, pronte alla immediata ricostruzione. Un primo messaggio importante per la tutela dei diritti, ci arriva dal Ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, il quale ha istituito la figura d’inviato speciale per i diritti umani delle persone LGBTQ+, chiamato a coordinare l’azione della Farnesina nella tutela e promozione dei diritti LGBTQ+ nel mondo.
Andrea Cosimi
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RAFFAELLA mi piaci mi piaci mi piaci mi pià...
Calore latino, grazia e forza rendono la Carrà un’icona fuori dalla storia, una diva popolare, una donna di incredibile umanità omaggiata in graffiti di periferia e ritratti di mille luci sui grattacieli. Una verve femminile senza precedenti dal Tuca Tuca ai fagioli del mattino, fino alle lacrime di “Carramba” e agli insegnamenti di “The voice”: mille Raffaella e una sola, quella per cui “pop” è sempre stato un complimento di Letizia Strambi
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rizzante, energica, inarrestabile con una risata inconfondibile che non smetterà mai di echeggiare nella nostra memoria. La cultura pop planetaria ha incoronato Raffaella Carrà madonna latina. Non c’è festa dove non spunti: matrimoni e compleanni, capodanni la vedono almeno una volta sbucare virtualmente ed essere celebrata in un rito collettivo a ritmo di samba, in memoria di un amore leggero, o semplicemente per esibire quel tanto di anima queer che ci appartiene. Il mondo l’ha incoronata regina. Educata, corretta, durissima con sé
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stessa e con chi lavorava con lei, lascia a tutti la fotografia di una gentilezza, di un’educazione senza confronti accompagnata a una sfrontatezza rivoluzionaria nell’espressione artistica. Era e rimane un’icona incontrastata della comunità LGBTQ+. Se c’era Raffaella in tv a volte i locali gay chiudevano. Tutti in religiosa ammirazione si riunivano nelle case per vederla. È stata la prima con il brano “Luca” a parlare di amore gay in tempi in cui era assoluto tabù. “Ho cominciato a capire il mondo gay a Canzonissima, nel 1970, quando ricevevo lettere da ragaz-
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© El Hormiguero on Flickr
LA BIOGRAFIA Raffaelle Carrà, si intitola semplicemente così il libro di Roberta Maresci edito da Gremese che vedrà il prossimo anno un’ediziona ampliata. Racconta la storia dell’attrice bambina che diventerà nostra signora della tv. La storia di Raffaella Carrà è quella di un ombelico che ha rivoluzionato il costume, di un caschetto d’oro, di un nome d’arte e di un pianerottolo romano su cui si affacciavano anche le case dei suoi ex, Sergio Japino e Gianni Boncompagni, soci e amici inossidabili di un’intera vita. Alla nostra soubrette più internazionale sono bastati tre minuti per diventare famosa nel programma “Io, Agata e tu”. “Ho ballato come nessuna aveva mai osato, ho rotto gli schemi, ho inventato lo show. In Rai erano sconvolti e, il giorno dopo, anche mia madre mi ha chiamato per chiedermi se ero veramente io”. della hit “A Far L’Amore Comincia Tu”. “Sono figlia di genitori separati, sono cresciuta bene da sola con mia mamma, mi sembra”. Stava a Igea Marina e al bar del padre trasmettevano ogni giorno “il Musichiere”. Da lì ha iniziato a cantare e ballare anche se la sua carriera iniziale è stata nel cinema (Frank Sinatra si innamorò perdutamente di lei, ma lei non voleva essere “la pupa del boss” confesserà in seguito). Materna con tutti senza essere mamma, aveva una particolare attenzione per chi era agli esordi, ma avvertiva: “Per avere successo ci vuole talento e fortuna, desiderio e continua ricerca, apertura a mondi nuovi”. Anche per lei non era stato facile. “Avrò avuto vent’anni, non ero nessuno e non avevo fatto ancora niente. Mi trovai in uno studio televisivo davanti a un dirigente loquace ed entusiasta. Lei è fortunata. La vede quella scalinata? La scenderà ogni settimana con un abito meraviglioso e una benda sugli oc-
zi che non si sentivano accettati specialmente in famiglia. E mi sono chiesta: possibile che esista questo gap tra genitori e figli? Ho iniziato a informarmi, anche perché molte persone dei cast erano gay. Sono diventata icona mio malgrado, non ho fatto nulla: mi chiedono di essere presente a diverse sfilate”. A Madrid fu accolta da un bagno di folla al World Pride e disse “Morirò senza saperlo. Sulla mia tomba lascerò scritto: Perché sono piaciuta tanto ai gay?”. Sul premio che le fu conferito in quella occasione c’era già una risposta: “per il coraggio, l’energia e la libertà”. Sulla cresta dell’onda anche negli ultimi anni grazie all’Oscar a “La Grande Bellezza” che ha fatto ritornare in auge il remix di Bob Sinclair,
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© Roberto Chiovitti
“Quando canto e danzo ho bisogno di un’espressione da torero, da affondo. Per ammazzare la paura che ho in me. La mia è una femminilità aggressiva, selvaggia. Ma nella vita sono più calma”.
Plaza de Raffaella Carrà Madrid
chi. Nell’ultima puntata se la toglierà per annunciare i premi della Lotteria Italia. Lo guardai e poi dissi la mia: Grazie, ma odio le scale, in giro ci sono almeno ottomila ragazze più belle di me e questa cosa può farla chiunque. Lei forse non lo sa, ma lo scoprirà: io sono bravissima”. Sfondò facendo qualcosa di mai visto prima in Io Agata e tu; aveva rotto gli schemi con il suo modo di ballare, e superò sé stessa nella sigla di Canzonissima mostrando il suo ombelico. Certo, non era la telecamera del Grande Fratello. Sapeva cantare, ballare, aveva studiato per anni, aveva talento. L’ombelico era quello che era:
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una trovata. Non fu per l’ombelico, ma perché era unica ed oggi appartiene ancora al mito, anche se l’ombelico smise presto di mostrarlo. Inventrice della potenza della disco music con canzoni come Rumore, anima rockettara, bacino latino americano, icona pop (basti pensare al Tuca Tuca) e persino dadaista, ha creato mode seguite da milioni di persone, vere correnti artistiche planetarie. È stata messa alla prova con una trasmissione a mezzogiorno, orario che non aveva precedenti in televisione, con a sostegno una boule di fagioli da contare e ha sbaragliato gli ascolti.
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Le polemiche la allontanarono dalla Rai, andò all’estero, dove divenne una diva senza “se” e senza “ma”, mentre tutta la sua discografia veniva rielaborata in inglese e spagnolo per essere stravenduta. È una delle poche donne della televisione ad essersi affrancata subito dal ruolo di valletta per diventare conduttrice. Tornata in Italia ha venduto 125 milioni di biglietti della lotteria e il termine “carrambata”, è entrato nel nostro dizionario per definire il tipo di sorpresa “alla Raffaella” senza nemmeno bisogno di citare il cognome. Tra le ultime apparizioni quella a The Voice: seduta accanto a altri che non erano ancora nati quando lei era una star, disse “di aver molto da imparare”.
TRIBUTI • • • •
Due puntate de La Storia Siamo Noi. La canzone “E Raffaella è mia” di Tiziano Ferro. Roser le ha dedicato un album “Raffaella” In un episodio di Doctor Who un monitor che trasmette programmi di intrattenimento per i viaggiatori di un’astronave si vede un frammento di un videoclip in cui Raffaella Carrà canta Do it do it Again, versione in inglese di A far l’amore comincia tu.
LA PROVA PIÙ GRANDE
Raffaella Carrà e Roberto Benigni
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© Roberto Chiovitti
Roberto Benigni era atteso con timore a Fantastico. I dirigenti Rai erano terrorizzati temendo discorsi sul Papa o sui socialisti, Roberto fa un inno alla “gnocca” e poi si lancia su Raffa. Tutta vestita di rosso, “con un abito abbottonato fino alle caviglie, meno male”, la stende, ma lei si rialza come una molla. “Ridevo come una pazza, non ne abbiamo più parlato con Roberto”.
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DALLE ALPI AL MEDITERRANEO
LE LOCALITÀ GAY FRIENDLY ITALIANE DA NON PERDERE di Giovanna Ceccherini
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Puglia Monte Bianco
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on circa 8000 km di costa, l’Italia è il Paese che si insinua nel Mediterraneo, come uno spartiacque tra l’est e l’ovest del mare più amato al mondo. Il clima mite e temperato, la naturale bellezza dei territori, il rigoglìo dei paesaggi, la biodiversità innata ed un’anima profondamente ospitale, hanno reso le coste italiane tra le mete più amate da mercanti, naviganti, esploratori … Viaggiatori nei luoghi e nelle culture che da sempre animano il Bel Paese. Proprio la capacità di accogliere e l’abbondanza di ‘bellezza’ spontanea e di ricchezza culturale artistica hanno sempre attratto viaggiatori in arrivo sia dal mare che dai valichi montani. Così mare e montagna segnano non solo i confini naturali d’Italia, bensì anche lo sviluppo di località turistiche di gran pregio, da Nord a Sud, da Est ad Ovest. Puglia e Sicilia sono le regioni che oggi si di-
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stinguono nel panorama marittimo delle destinazioni LGBTQ+. Il ’Tacco d’Italia’, la Puglia, è a buon ragione considerata come la regione più gay friendly: la bellezza naturale delle spiagge del Salento e la città di Gallipoli, proprio sulla costa, danno vita ad un vibrante spettacolo di vita gay per giovani e meno giovani. Numerosi sono stati, in anni recenti, gli investimenti esteri nella regione, spesso provenienti da imprenditori appartenenti alla comunità LGBTQ+. Un crescente nucleo di imprenditrici lesbiche si è insediata nella zona interna denominata ‘Valle D’Itria’ dove esistono numerose masserie, ormai dismesse e che sono state acquistate per trasformarsi in boutique hotels o agriturismi di lusso tra alberi d’ulivo ed una campagna rigogliosa. I luoghi ideali, lontani dalla folla che si assembra nei lidi, per godere di relax e tranquillità. Qui, località come Locorotondo, Ostuni, Martinafranca sono veri gioielli di borghi antichi, senza dimenticare Alberobello, con le sue case coniche, i ‘trulli’. La Sicilia, con il suo enorme bagaglio storicoculturale che risale alla Magna Grecia, è la
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Puglia
destinazione giusta per coloro che amano il mare più ‘selvaggio’ e più autentico. Lungo le spettacolari coste siciliane, bagnate dal mare cristallino, le località LGBTQ+ più conosciute sono lungo la costa orientale e fanno capo alla città di Catania. Non lontano da qui si stagliano all’orizzonte la barocca Noto e le spiagge di Eloro e Calamosche, oltre alla riserva naturale di Vendicari, frequentata anche da naturisti. Sul lato occidentale, da San Vito Lo Capo all’Oasi Naturale dello Zingaro, si staglia una delle coste più belle del Mediterraneo, senza dimen-
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ticare la multietnica Palermo capitale della regione con la sua spiaggia di Mondello. Sorelle minori della Sicilia, le Isole Eolie, invitano alla loro scoperta in barca a vela tipica, il caicco, che, noleggiabile per piccoli gruppi, permette di godere del fascino del Mar Mediterraneo in completa autonomia, fermandosi nelle calette e nei piccoli porti per rifornire la cambusa e godersi il tramonto davanti ad un ricco aperitivo dai sapori tipici siciliani. Non solo il mare, bensì anche la montagna italiana, in particolare quella frontaliera, è molto apprezzata: la catena delle Alpi, che si snoda dal confine francese, attraverso quello svizzero, per finire con quello austriaco, annovera tra le destinazioni più gay-friendly d’Italia. Da Courmayeur a Cervinia, dal Monte Bianco, il più alto d’Italia, al Monte Rosa, fino al Cervino,
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Costa del Salento
sono numerose le destinazioni che offrono soggiorni gay-friendly, tra terme e sport outdoor. Qui, da Cervinia a Courmayeur, fino a Plateau Rosa ed al Complesso Sciistico della Via Lattea, si tennero le Olimpiadi Invernali del 2006. A meno di un’ora di auto si è a Torino, ex capitale d’Italia, ricca di palazzi e vestigia reali. E’ proprio da Torino che si originarono i primi movimenti per la tutela dei diritti LGBT negli anni ’70 e la comunità continua ad essere molto attiva ed impegnata. Sul versante orientale, si distingue invece l’arco delle Dolomiti: qui, stazioni sciistiche famose nel mondo hanno fatto la storia del turismo montano italiano di lusso: da Cortina d’Am-
pezzo a Madonna di Campiglio fino a Sesto ed Auronzo di Cadore, dove si trovano i picchi più celebri, quelli delle Tre Cime di Lavaredo. A febbraio 2026, saranno ospitate le Olimpiadi e le Paralimpiadi invernali su una linea di continuità che lega Milano a Cortina D’Ampezzo, passando proprio tra le località più conosciute dal turismo LGBTQ+ internazionale: dalla Valtellina alla Val di Fiemme, includendo Verona, la Città dell’Amore, che vedrà la chiusura dei Giochi. Gli organizzatori stanno lavorando su eventi LGBTQ+ che raccontino l’accoglienza aperta di questi territori ed il loro impegno per creare un palinsesto sportivo, culturale e di intrattenimento che non lasci nessuno indietro.
Tre Cime di Lavaredo
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Via Europa Unita, 24B - BARDOLINO (VR) ITALY - T. +39 045 6229999 - www.aqualuxhotel.com - info@aqualuxhotel.com
Giambattista Tiepolo, La morte di Giacinto, Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza, 1752 - 1753 Ratto delle Sabine di Giambologna
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di Alessandro Cecchi Paone
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David di Michelangelo
Le tre Grazie di Antonio Canova
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hi viaggia alla ricerca della bellezza dei corpi umani guarda da sempre all’arte italiana. Non a caso da sempre meta di esteti, gaudenti, etero ed omosessuali. Devoti fedeli della religione pagana della nudità integrale di giovani femmine e maschi. Infatti, per gli antichi greci e poi per i Latini i corpi nudi non rappresentavano nulla di imbarazzante e immorale, anzi, gli artisti greco-romani si sfidavano nella ricerca della perfetta riproduzione delle membra, parti intime comprese, seni
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femminili e glutei maschili soprattutto. Simboli e trofei di giovinezza, salute, piacere e amore. In un’epoca in cui la vita media era di circa 35 anni, la rappresentazione di freschi corpi incorrotti era anche una sorta di talismano contro malattie, vecchiaia e morte. A distanza di oltre Duemila anni musei e siti archeologici classici italiani straripano di bellezze ritratte al naturale, e per ogni preferenza erotica. Per chi non si accontenta di tanta generosa offerta e vuole insistere nel Grand Tour del nudo
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Statua di Antonio Canova nella Galleria d’Italia a Milano
artistico integrale, è necessario puntare al Rinascimento toscano, e non solo. Quando artisti e mecenati, riscoprendo le dottrine platoniche e socratiche sull’amore, abbandonarono la demonizzazione cattolica medievale del corpo prigione dell’anima e sessualità corruttrice dello spirito. Ritrovando il piacere del trionfo del marmo che si fa carne, muscoli, forza e tensione di tendini e nervi, con una precisione anatomica che sposa scienza e sensualità. Come nel David di Michelangelo, ma anche nei grovigli promiscui del Giambologna. La bellezza italiana cambiò di nuovo di segno
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con la Controriforma antiprotestante che spostò un’altra volta la bravura degli artisti verso temi religiosi e ultra mondani. Ma i cultori della carnalità esibita e glorificata potranno rinnovare i fasti dei corpi nudi più belli che si possano ammirare al mondo, visitando mostre e laboratori di Antonio Canova, protagonista dell’ennesimo recupero, tra Settecento e Ottocento, del neoclassicismo, addirittura superandolo in modernità tecnica nelle sue Veneri e nelle sue Grazie, nei suoi Paride e Teseo e addirittura nella totale nudità a cavallo di un giovane e prestante Napoleone Bonaparte.
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Statua di Antonio Canova a Palazzo Braschi a Roma
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irenze è ricca di storia, di cultura, ma anche la moda ha un ruolo fondamentale per il DNA della città. Il capoluogo toscano è anche la sede di uno degli eventi internazionali più importanti al mondo: Pitti Immagine Uomo. Nel cuore della città si trova Palazzo Pitti: imponente costruzione rinascimentale, a pochi passi da Ponte Vecchio, ha il suo nucleo centrale dell’edificio risalente al 1458, quando era la residenza del banchiere Luca Pitti. Successivamente il palazzo, nel 1549, fu acquistato dalla famiglia Medici e divenne residenza dei granduchi di Toscana per poi, nel 1737, essere legato agli Asburo-Lorena. Al suo interno è presente un importante museo: la Galleria Palatina, con capolavori di Tiziano e Raffaello. Oggi, nello stesso palazzo, è presente anche la camera da letto di Giovan
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PALAZZO PITTI TRA STORIA E MODA di Valentino Odorico
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Gastone De’ Medici (1672 – 1737) famoso per la sua attrazione nei confronti del sesso maschile e che si dice sia la causa dell’estinzione della dinastia. Un aneddoto riportato in vari testi racconta che, spartito il suo Stato tra le grandi potenze, Giovan Gastone De’ Medici, passò i suoi anni a Palazzo Pitti, tra una serie di eccessi omoerotici. Ma forte e molto importante è anche il connubio con la moda; la location è stata fin da subito protagonista di eventi e sfilate pensati per i nobili e per la ricca borghesia. A partire però dall’1952, il palazzo iniziò a diventare un punto di riferimento anche contemporaneo per la moda italiana; Giovanni Battista Giorgini organizzò la prima vera sfilata di moda nella suggestiva Sala Bianca di Palazzo Pitti. Parteciparono nove case di alta moda e sedici di moda sartoriale e tempo libero. Tra i grandi
nomi italiani di quella storica sfilata c’è anche quello del maestro delle stampe Emilio Pucci. Un eco senza precedenti, forte anche del sostegno dei buyer americani che tanto amavano lo stile proposto in quella sfilata. Ecco che Firenze diventa emblema dell’arte italiana anche nella moda, capace di raccontare lo stile e tutta la professionalità del Made In Italy. La Sala Bianca è anche una naturale narrazione di quel bisogno di bellezza e di quel lusso che tanto era mancato dopo gli anni della guerra. Palazzo Pitti è quindi diventano un binomio universale che unisce tradizione a quel tocco di magnificenza senza eguali. Negli anni si è cercato di far crescere questo forte legame tra il palazzo e la moda. Sotto la direzione di Kristen Aschengreen Piacenti, nel 1983 viene fondata la galleria del costume: una collezione che raccoglie oltre 6000 creazioni
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tra accessori, costumi teatrali, cinematografici e abiti antichi, che la rendono uno dei musei più importanti del mondo per rilevanza documentaria. Il museo diventa una traccia storica della cultura, della sua evoluzione, dei gusti della società, ospitando esemplari pregiati e rarissimi di stilisti quali Giorgio Armani, Gianni Versace, Ottavio Missoni, Emilio Pucci, Valentino, Yves Saint Laurent etc. Oggi Palazzo Pitti ospita il Museo della Moda e del Costume: il più importante museo della
moda italiana nel mondo. L’alta moda, i costumi di scena, gli abiti da sposa, i gioielli e gli accessori, oggi sono esposti in sale tematiche. La collezione include creazioni di Lucile, Versace, Azzaro, Renato Balestra, Roberto Cavalli, Ken Scott, Yves Saint Laurent, Chanel, Gucci e Prada. Gran Parte degli esemplari è stato donato da privati o da istituzioni pubbliche; altri capi sono arrivati grazie alla cessione di @ photos Stefano Gruppo Evento Pitti Uomo Firenze
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@ photos Stefano Gruppo Evento Pitti Uomo Firenze
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interi guardaroba di personaggi quali Franca Fiorio o Eleonora Duse. Fra le rarità del museo si trovano anche i vestiti funebri del granduca Cosimo I de’ Medici, di sua moglie Eleonora di Toledo e del loro figlio Garzia. Il restauro è avvenuto per opera dei laboratori dello stesso museo. Considerando l’immenso archivio presente a Palazzo, gli oggetti esposti e le collezioni ruotano periodicamente almeno ogni due anni, all’interno di un percorso che si snoda cronologicamente e tematicamente, senza con-
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@ photos Stefano Gruppo Evento Pitti Uomo Firenze
tare le esposizione monografiche periodiche che si tengono in alcune sale particolari della Galleria. Numerose anche le singole esposizioni; da ricordare, nel 2001, la mostra “Il guardaroba di una signora siciliana” che ha ripercorso il gusto e la moda della ricca borghesia siciliana dagli anni Venti agli anni Cinquanta; nel 2002 “Acquisizioni attraverso il Novecento” ha valorizzato le nuove acquisizioni della galleria: capi delle maison Givenchy, Yves Saint Laurent, Jean-Paul Gaultier, Jean Patou, Alaïa, Gucci, Gottex e Kenzo; fra il 2007 e il 2008 è stata poi presentata una selezione della collezione Riva di circa tremila bottoni dove, questo oggetto, è visto come simbolo dell’eleganza maschile e che ha raggiunto
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effetti spettacolari grazie all’utilizzo dell’oro, dell’argento e delle pietre preziose. A cavallo tra il 2014 e il 2015, la Galleria del Costume di Palazzo Pitti, è stata anche sede della mostra di Piero Tosi, in onore del conseguimento del premio Oscar alla sua carriera: una quindicina di abiti di scena, compresi quelli di Medea (regia: Pier Paolo Pasolini), Elisabetta - Sissi (regia: Luchino Visconti), Giuliana Hermil - L’innocente (regia: Luchino Visconti). Negli anni recenti Palazzo Pitti è la location per la presentazione di collezioni ed esclusivi eventi creati dai maggiori nomi della moda italiana, in occasione della fiera Pitti Immagine Uomo, considerata la più importate manifestazione al mondo per il target maschile.
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Giambattista Tiepolo, La morte di Giacinto, Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza, 1752 - 1753
Tuffatore, ca 500-475 a.C. Affresco, 110x220 cm. Da Poseidonia. Lastra di copertura della Tomba del Tuffatore. Paestum (Salerno), Museo Archeologico Nazionale © Parco Archeologico di Paestum e Velia / Ministero della Cultura
UN MISTERO LUNGO VENTICINQUE SECOLI:
LA TOMBA DEL TUFFATORE IL MUSEO ARCHEOLOGICO DI PAESTUM
di Calogero Pirrera
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a Tomba del Tuffatore non è un’opera d’arte nata per essere interpretata o discussa, essa è infatti una sepoltura a cassa in lastre di pietra calcarea appartenuta probabilmente a un giovane, una tomba che fu sigillata e sotterrata per restare invisibile per l’eternità. Senonché dal 1968, anno in cui la tomba fu rinvenuta nella Necropoli Tempa del Prete (a qualche kilometro dalla lucana Paestum, la greca Poseidonia), essa è diventata argomento di dibattito da parte degli archeologi che hanno cercato di comprenderne il criptico e enigmatico significato, così come anche un’eccezionale opera d’arte che ha notevolmente suscitato l’interesse e la curiosità di un vasto pubblico. La Tomba, datata agli anni 500-475 a. C. circa grazie al corredo funerario che conteneva, è composta da cinque lastre dipinte e prende il nome dall’immagine raffigurata sulla faccia interna del lastrone rettangolare di copertura,
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dove è rappresentato un uomo completamente nudo colto nell’atto di tuffarsi in uno specchio d’acqua. Le altre quattro facce rappresentano scene di simposio tipiche della vita di un cittadino greco avviato verso l’età adulta. In esse troviamo descritte tutte le caratteristiche di questo fondamentale momento socio-educativo aristocratico del mondo maschile greco: i simposiasti sono adagiati sulle klinai in presenza di vasi pieni di vino, alcuni discutono dopo aver bevuto, alcuni suonano degli strumenti a fiato o a corde, mentre altri amoreggiano (l’erastès, l’amante barbuto e l’eròmenos, il fanciullo). C’è poi un giovane coppiere nudo e altri personaggi colti in un incedere in avanti che sembra una danza (tra essi può darsi una giovane suonatrice), mentre altri ancora si dedicano al kottabos, gioco noto grazie alle fonti antiche greche che prevedeva, mediante particolari regole, di versare l’ultima goccia della propria coppa di vino
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Scena di commiato, ca 500-475 a.C. Affresco, 80x100 cm. Da Poseidonia. Parete occidentale della Tomba del Tuffatore. Paestum (Salerno), Museo Archeologico Nazionale © Parco Archeologico di Paestum e Velia / Ministero della Cultura
Scena di simposio, ca 500-475 a.C. Affresco, 80x225 cm. Da Poseidonia. Parete settentrionale della Tomba del Tuffatore. Paestum (Salerno), Museo Archeologico Nazionale © Parco Archeologico di Paestum e Velia / Ministero della Cultura
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Giovanetto che porta da bere, ca 500-475 a.C. Affresco, 80x100 cm. Da Poseidonia. Parete orientale della Tomba del Tuffatore. Paestum (Salerno), Museo Archeologico Nazionale © Parco Archeologico di Paestum e Velia / Ministero della Cultura
dentro a un piatto poggiato al centro della sala. La discussione critica sulla Tomba del Tuffatore è partita innanzitutto in merito allo stile dei dipinti, considerate variamente come un rarissimo esempio di pittura funeraria e un capolavoro della pittura magno-greca di epoca
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classica (quella pittura greca di cui pochissime tracce rimangono, se non l’eco delle pagine che vi dedicò Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia), così come un fatto artistico locale di qualità tecnica ed esecutiva tutto sommato semplice, tale da non operare un’accurata ricerca di profondità spaziale nella rappresentazione e comunque dipendente dalla contemporanea ceramografia, ovvero, ancora, un esempio d’arte funeraria da mettere in rapporto alle espressioni artistiche etrusche (in particolare con i dipinti della Tomba della Caccia e della Pesca di Tarquinia). L’opera pestana, che ha pertanto tra le sue caratteristiche la cultura simposiaca greca come la modalità etrusca e italica di intonacare e dipingere con figure le tombe, ha un significato che all’osservatore contemporaneo appare ambiguo, misteriosamente evocativo e tutto da dibattere. La critica, che ne ha proposto diverse interpretazioni, ha ad esempio associato le pitture della Tomba ai culti misterici di Orfeo, e allo stesso tempo ha considerato quelle im-
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Scena di simposio, ca 500-475 a.C. Affresco, 80x225 cm. Da Poseidonia. Parete meridionale della Tomba del Tuffatore. Paestum (Salerno), Museo Archeologico Nazionale © Parco Archeologico di Paestum e Velia / Ministero della Cultura
magini come niente altro che un’espressione realistica di una scena di banchetto dove leggere, tuttalpiù, un generico richiamo al passaggio simbolico di stato, dalla vita alla morte, nel tuffo della lastra di copertura. L’interpretazione “misterico-dionisiaca” delle immagini della tomba è forse quella più affascinante, anche se ancora aperta e dibattuta. Attestate in contesti magno-greci dell’epoca vive tracce del culto orfico in diverse sepolture, secondo alcuni archeologi questo raffinato manufatto rispecchia probabilmente la volontà del defunto di raggiungere un aldilà grazie a un rituale segreto, un adepto di una setta legata a Dioniso e a Orfeo alla ricerca di uno stato di beatitudine precluso a chi non partecipava a quel particolare culto misterico, vale a dire chi, come la maggior parte degli uomini, dopo la morte avrebbe raggiunto l’Ade e il tormento. A suffragare questa ipotesi la presenza nella tomba di diversi strumenti musicali riprodotti nei
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dipinti oltre al rinvenimento nel corredo di una lyra, antico strumento notoriamente connesso alla figura del mitico cantore Orfeo. La tomba, che potrebbe essere appartenuta a un indigeno amante del gusto e praticante delle usanze elleniche, è di certo il punto di contatto tra la civiltà greca e italica e resta tuttavia orfana di un’interpretazione univoca e universalmente accettata, continuando così a stupire, incuriosire ed emozionare chi la studia come anche i numerosissimi visitatori che ogni anno vanno ad ammirarla. Il fascino esercitato sui contemporanei dalla Tomba del Tuffatore ha probabilmente a che fare con la scoperta di un’intimità lontana nel tempo che voleva precludersi agli occhi di chi sarebbe venuto dopo, ha a che fare con il mistero della morte da cui molti sono attratti, ci parla delle segrete aspirazioni di un individuo di cui ci rimane soltanto ciò che egli voleva nascondere.
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STREET FOOD IN TOUR PER L’ITALIA
Un viaggio tra le delizie da Nord a Sud dello stivale di Silvia Moggia
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uando si pensa alla cucina italiana di solito ci si immagina seduti davanti a una lunghissima e opulenta cena di famiglia con più portate. In realtà gli italiani hanno una lunga tradizione enogastronomica con ricette di cibo di strada, che tocca tutte le regioni. In effetti, il cibo da strada in Italia affonda le sue radici in una cultura millenaria, come testimoniano i thermopolium di cui troviamo traccia a Ostia Antica e Pompei. Gli antichi romani usavano infatti rivolgersi a queste banchi su strada che vendevano bevande e cibo caldo. Ancora oggi sono conservati i grandi vasi di terracotta incastrati in una bancone di muratura dove si manteneva caldo il cibo. Gli archeologi hanno trovato oltre 80 di questi primi fast-food solo a
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Pompei. Il cibo servito era spesso raffigurato in opere d’arte sulla parte anteriore della muratura che circondava i vasi, con immagini di polli, anatre, conigli, capre, lumache e altri animali che davano al passante affamato un’idea di ciò che veniva offerto in quel particolare thermopolium. Da allora in poi poco è cambiato se non la varietà. Se facciamo un viaggio oggi, da Nord a Sud, scopriremo moltissime specialità: la focaccia genovese sulla riviera ligure, il panino col lampredotto a Firenze, il pani ca’ meusa a Palermo, gli sciatt valtellinesi, gli arrosticini abruzzesi e tanti altri piatti da asporto. Visitando il paese attentamente, sulla strada si possono scoprire molti altri piatti tipici. Quindi iniziamo il nostro viaggio...
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2 TRENTINO-ALTO ADIGE 3 VALLE D’AOSTA
1 FRIULI VENEZIA GIULIA 4 LOMBARDIA
6 VENEZIA
5 PIEMONTE 8 LIGURIA
7 EMILIA-ROMAGNA
9 TOSCANA
10 MARCHE
11 UMBRIA 13 ABRUZZO 12 LAZIO 16 PUGLIA 15 CAMPANIA 17 BASILICATA
14 SARDEGNA
18 CALABRIA
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CIBO DI STRADA DEL FRIULI VENEZIA GIULIA La Putizza è un dolce tipico delle feste triestine, perfetto come spuntino da consumare in viaggio. Si tratta di un dolce arrotolato tipico del Carso e molto simile alla corrispondente versione slovena: un impasto dal sapore intenso, ripieno di frutta secca. CIBO DI STRADA DEL TRENTINO-ALTO ADIGE Il Bretzel è il tipico pane altoatesino diffuso anche in Austria e Germania e si presenta con una riconoscibile forma intrecciata. Croccante all’e-
sterno e morbido all’interno, viene guarnito con granelli di sale grosso. Il panino con il würstel è un must a Bolzano, dove viene servito liscio su carta oleata con pane a parte. Ci sono comunque molte varietà di salsicce, dalla Meraner (preparata con carne di manzo mista a maiale e speziata) alla Weisswurst (bianca, non affumicata), perfetta da mangiare con il bretzel.
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3 CIBO DI STRADA DEL VALDOSTANO Le tegole sono dei tipici e deliziosi biscotti rotondi, piatti, saporiti e friabili fatti con mandorle, nocciole, burro, albume e farina. Le tegole
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aostane vengono tradizionalmente consumate a colazione, ma sono perfette anche come spuntino di metà mattina o pomeriggio da portare via. 4 CIBO DI STRADA LOMBARDO Gli Sciatt sono dei golosi bocconcini valtellinesi di formaggio Casera, passati in una sottile pastella a base di grano saraceno, poi fritti e serviti caldi. Si possono avere con cicoria e bresaola serviti in un cono da passeggio. Le caldarroste si trovano ovunque, dato che le castagne sono diffuse in tutto il paese, ma i chioschi milanesi che vendono coni di caldarroste appena preparati sono una vera istituzione. 5 CIBO DI STRADA PIEMONTESE La miassa è un’antica specialità canavesana, diffusa solo nei dintorni di Ivrea, dove sostituiva il pane. Preparata con acqua e farina di mais, è una specie di piadina a base di polenta cotta su un ferro riscaldato a fuoco vivo, e poi riempita con il tipico salignun, una crema di ricotta fresca aromatizzata con erbe alpine e peperoncino. 6 CIBO DI STRADA VENEZIANO I cicchetti sono antipasti tipici della tradizione gastronomica veneziana, accompagnati, in pieno stile veneziano, da un Aperol Spritz o da un bicchiere di vino locale. Tra i più famosi, troviamo il baccalà in crema, l’uovo con le acciughe, le polpette, il polipo con la polenta e le verdure fritte. I coni di pesce fritto sono diffusi in tutta Italia, ottenendo un nome diverso a seconda della regione o della città in cui li si ordina. Tuttavia, lo
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Scartosso de pesse è un cartoccio di pesce fritto nella versione veneziana, utilizzando il pesce della laguna. Un tripudio di calamari, sardine, gamberi, sogliole, gamberetti, triglie, altri pesci locali e verdure. I folpetti padovani sono una vera delizia: polpo non sventrato bollito e servito in salsa verde. Cibo di strada emiliano-romagnolo 7 CIBO DI STRADA EMILIANO La piadina è uno dei cibi di strada più popolari, e ormai troviamo piadinerie che la servono in tutta Italia! L’impasto varia a seconda della zona: sulla costa, intorno a Rimini, la pasta è sottile, nell’entroterra molto più spessa, mentre il ripieno classico è con il formaggio locale chiamato Squacquerone di Romagna dop, rucola e prosciutto. L’erbazzone, particolarmente tipico della zona di Reggio Emilia, è una squisita torta salata ripiena di bietole, spinaci, aglio, uova, scalogno e cipolla. La crescentina modenese, conosciuta anche con il nome di tigella, in riferimento al nome del disco di terracotta usato un tempo per cuocerla sulla griglia, è un pane tipico, rotondo e piuttosto piatto, solitamente tagliato e farcito con la tradizionale cunza (un impasto a base di lardo, rosmarino e aglio) o con salumi e formaggi. La torta fritta a Parma, conosciuta anche come gnocco fritto Reggio-Emilia o Modena, è uno gnocco fritto preparato friggendo un impasto di farina, acqua e sale e tagliato a quadretti. Come da tradizione, viene accompagnato da gustosi salumi locali.
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9 CIBO DI STRADA TOSCANO Il panino al lampredotto è un must da provare a Firenze. Si tratta in realtà dell’abomaso, uno dei quattro stomaci del bovino, bollito in brodo vegetale, servito in un panino leggermente bagnato e condito con sale, pepe e, opzionalmente, una salsa verde a base di aglio e prezzemolo o una salsa rossa piccante. Il covaccino è la tipica focaccia fiorentina, uno dei piatti più richiesti dagli amanti dello street food. Puoi farlo riempire con i tuoi ingredienti preferiti. Io adoro lo stracchino e la salsiccia! Cinque e cinque, tipico lungo la costa vicino a Livorno, è pane ripieno di cecina, la versione toscana della farinata ligure, Il nome si riferisce
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ph. Matteo Carassale
8 CIBO DI STRADA LIGURE Il frisceu è il tradizionale fritto misto di mare, o baccalà fritto, dall’aspetto di frittelle arrotondate in pastella con erbe tagliate sottili e spesso servito con la panisse, preparata facendo bollire una polenta di farina di ceci sulla carbonella, poi tagliata a pezzi dalla caratteristica forma a “mezzaluna”, quindi fritta e servita calda. La focaccia genovese è uno street food di culto. La versione genovese è sottile, leggermente croccante all’esterno e morbida all’interno, e condita con olio extravergine di oliva. Noi - io sono del posto... - la mangiamo non solo per strada ma anche e soprattutto a colazione, intinta in un cappuccino! Da provare! È anche disponibile in infinite varianti: con le cipolle, con i pomodori, con l’origano, con il pesto, ecc. La Focaccia di Recco è uno dei miei dolci preferiti in assoluto. È un prodotto che vanta la denominazione IGP e può essere preparato con questa dicitura solo a Recco, Sori, Camogli e Avegno, tutti e quattro i paesi situati a est di Genova. È composta da due strati sottilissimi di pasta fatta con acqua, farina, olio extravergine di oliva e sale, che racchiudono un delizioso ripieno di stracchino fresco. Le torte di verdure sono una delizia quotidiana. La torta di verdure più famosa è la torta verde: una pasta sottile ripiena di riso, zucchine ed erbe come le bietole, che cambiano a seconda della stagione. La farinata è un must nella riviera orientale italiana. Un sottile strato di farina di ceci e acqua, cotto in forno e servito caldo. A La Spezia, puoi anche averla per riempire la pizza a fette da portare via.
Antica focacceria a Genova
all’antico sistema di pagamento: cinque monete (un tempo soldi) di pane e cinque di torta di ceci. 10 CIBO DI STRADA MARCHIGIANO Olive all’ascolana, un must del fritto, tipico di Ascoli Piceno. Le grandi olive ascolane del Piceno (che si fregiano della DOP) vengono farcite con un ripieno a base di carne macinata, scorza di limone, uova, parmigiano e noce moscata impanato e fritto in olio bollente. Che dire? Una cosa tira l’altra e l’autocontrollo si perde facilmente. Tipico della provincia di Ancona, nelle Marche, è un panino ripieno di intestini di vitello o agnello, condito con peperoncino e altri aromi e, successivamente, riscaldato sulla griglia. Si chiama panino con le spuntature.
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11 CIBO DI STRADA UMBRO La Crescia di Gubbio, detta anche Torta al Testo, è un impasto rotondo a base di acqua, farina, bicarbonato (o lievito), steso e cotto sul tipico panaro, un disco di ferro riscaldato dalla fiamma viva della brace. Affettata, viene solitamente servita con ottimi salumi locali e costarelle (cioè costine di maiale) e verdure. 12 CIBO DI STRADA LAZIALE Il maritozzo è una delizia della pasticceria romana: una pasta brioche allungata arricchita con pinoli e uvetta, tagliata nel senso della lunghezza e farcita con panna montata e una spolverata di zucchero a velo. Davvero indimenticabile! Il supplì è una polpetta allungata fatta con riso cotto con sugo di pomodoro o con ragù con un cuore di mozzarella al centro. Viene poi fritto e servito caldo, con un esterno croccante e un centro morbido. Ad Ariccia, vicino a Roma, non perdetevi la porchetta, una specialità a base di carne di maiale disossata e speziata, con una crosta croccante e un aroma perfettamente equilibrato di rosmarino, pepe e aglio. La cottura del maiale disossato e intero è una tradizione tramandata di padre in figlio. Ora puoi trovarla in qualsiasi sagra paesana in giro per l’Italia, ma quella originale è un’esperienza totalmente diversa. La pizza al taglio è tecnicamente conosciuta e servita ovunque, ma a Roma è un must. La più famosa è la pizza bianca farcita anche con la mortadella, ma si trova anche quella con le pata-
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te, quella con il pomodoro, quella con salciccia e cicoria. 13 CIBO DI STRADA ABRUZZESE Gli arrosticini sono i tipici, irresistibili, spiedini di carne di pecora arrostiti sul braciere della tradizione pastorale appenninica. 14 CIBO DI STRADA SARDO Fave del Sinis sono le fave, l’ingrediente principale della cucina contadina locale. Nella penisola del Sinis, situata nella zona centro-occidentale dell’isola, vengono preparate e mangiate come una volta: dopo un lungo ammollo in acqua, vengono bollite e condite con aglio, prezzemolo, olio e peperoncino, e poi mangiate come al solito: una ad una, proprio come le noccioline. L’arrosto di muggine è uno dei prodotti ittici più tipici della Sardegna, prevalente nella zona lagunare di Cabras. La triglia arrosto è perfetta per essere gustata in viaggio. 15 CIBO DI STRADA CAMPANO Il Cuoppo napoletano è un tipico cono da asporto riempito di deliziose patatine fritte personalizzate con tanti sapori fragranti che vanno dai fiori di zucca (i cosiddetti sciurilli) alla mozzarella in carrozza, dalle crocchette al pesce. Quando siete a Napoli, non perdetevi ‘O per’ e ‘o muss (cioè il piede e il muso). Le frattaglie vengono pulite, bollite, raffreddate e condite con una spruzzata di limone e sale. Ha una
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consistenza morbida e gommosa, ma è davvero buona. La pizza a portafoglio è una ricetta molto antica, venduta nei vicoli di Napoli: consiste in una pizza di piccole dimensioni, farcita con pomodoro e un solo pezzo di fiordilatte, e poi ripiegata su sé stessa per facilitarne il consumo in strada. 16 CIBO DI STRADA PUGLIESE I panzerotti sono di solito fritti, ma si può trovare anche una versione al forno. Non importa l’opzione che sceglierai, saranno deliziosi, caldi, fragranti, con un ripieno a base di salsa di pomodoro e mozzarella. La focaccia barese è un must della cucina di strada pugliese. Questo tipo di focaccia è molto alta e morbida, con patate lesse mescolate nell’impasto e ripiene di pomodori freschi. La piadina salentina è un vero e proprio must a Lecce, con ripieni che uniscono i sapori della cucina pugliese, come la barbabietola e le cime di rapa, e con l’innovazione di sapori diversi come l’avocado. Girando per le strade di Bari Vecchia, ci si imbatte nei venditori di sgagliozze: sottili fette di polenta fritte in olio bollente servite calde con una spolverata di sale.
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17 CIBO DI STRADA DELLA BASILICATA Lo sfugliolato è un piatto tipico lucano: un pane preparato con farina, olio, lievito di birra, uva passa, zucchero, cannella e, nella ricetta tradizionale, anche sale, acciughe e pepe. Si prepara stendendo l’impasto in forma quadrangolare, poi farcito con gli ingredienti e arrotolato sui lati lunghi, avvolto a ciambella. 18 CIBO DI STRADA CALABRESE Il morzello è la risposta catanzarese alla trippa: una specialità tipica a base di interiora di vitello che vengono prima fritte, poi stufate in una casseruola alta con pomodoro, peperoncino e spezie come alloro e origano. 19 CIBO DI STRADA SICILIANO Le arancine sono uno dei miei piatti preferiti in assoluto. Eppure, qui dobbiamo entrare in un essenziale dibattito meridionale e senza fine sul loro genere, che è in realtà uno degli argomenti linguistici più controversi della Sicilia. Se a Palermo sono rigorosamente fimmine (femmine = arancine), a Catania sono masculi (maschi = arancini). L’importante è ricordare che si tratta di un delizioso cono di riso fritto ripieno di ragù. Si trova anche in molte altre varianti, però: la
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versione bianca, con mozzarella, prosciutto e besciamella, è stata a lungo il mio piatto quotidiano uscendo dal teatro Bellini dove lavoravo. Il Pani ca meusa è un panino con la milza di tendenza nei mercati all’aperto di Palermo. Si tratta di un panino con un misto di frattaglie, tra cui la milza, da cui il nome. A differenza di molti altri piatti siciliani, non è di origine araba ma ebraica. Risale a più di 1000 anni fa, quando i macellai ebrei si tenevano, come compenso, le interiora di vitello con cui farciscono quello che trovano, il pane, appunto. I pezzi di milza (spesso insieme a polmone e trachea di vitello) vengono cotti nello strutto, in grandi pentole, e poi asciugati e serviti nella guastedda, il pane al sesamo. Quando ordinate il vostro panino, siate pronti a rispondere a una domanda cruciale: “schietta?” (cioè schietta, cioè condita solo con il limone) o “maritata?” (cioè sposata, cioè condita con caciocavallo o ricotta salata). I cassateddi sono un piatto tradizionale pasquale diffuso in tutto il trapanese, ma ormai si possono gustare tutto l’anno. I piccoli ravioli di pasta frolla, ripieni di ricotta, gocce di cioccolato e cannella, vengono fritti in olio bollente e ricoperti di zucchero a velo. Gnam! Sfincione, una pizza alta con una pasta spugnosa, condita con pomodoro, formaggio, acciughe, origano e cipolla. A Palermo, si trova facilmente nelle panetterie o nei venditori ambulanti e oggi è riconosciuto come PAT (pro-
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dotto alimentare tradizionale italiano). Stigghiole, è un altro must quando si visitano i meravigliosi mercati all’aperto di Palermo: spiedini alla griglia preparati con interiora di pecora arrotolate e condite con sale e cipolla. Questo prodotto è anche riconosciuto come PAT, Pane, panelle e crocchè di patate, una vera prelibatezza siciliana e un’altra specialità fritta. Si tratta di una tipica crocchetta di patate con le panelle, una frittella sottile, preparata con farina di ceci, solitamente offerta a Palermo all’interno delle guastedde, pagnotte ricoperte di semi di sesamo, condite con sale e limone. Ultima, ma non meno importante, la granita, diffusa in tutta l’isola, ma proveniente da Messina: la colazione estiva ideale! I gusti sono quasi illimitati, si va dalla fragola al limone, dal gelso alla mandorla, dai fichi al cioccolato. Tuttavia, la più famosa e rinomata è la menza ca’ panna, servita in un bicchiere metà con granita di caffè e metà con panna. La granita si mangia rigorosamente accompagnata dalla tipica brioche coppola, un panino al burro dalla particolare forma a cappello. Il nostro tour è giunto al termine, e spero che tu sia ispirato a provare alcuni di questi cibi di strada la prossima volta che sarai in Italia, e che tu possa godere dell’intramontabile tradizione italiana di gustare le specialità regionali in viaggio.
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TUFFATI A BRUXELLES CON I MANNEKENFISH 42
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robabilmente conoscerai il Manneken Pis - la piccola statua che è diventata un simbolo inconfondibile della città di Bruxelles - ma potresti non aver mai incontrato i Mannekenfish, la squadra di pallanuoto LGBTQ+ della città. Fondati nel 2012, i Mannekenfish si sono affermati come una delle squadre principali al mondo nella pallanuoto queer.
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“Il nostro campo di addestramento per principianti è davvero progettato per principianti assoluti – non è necessaria nessuna conoscenza preliminare…” spiega Alex dei Mannekenfish quando gli viene chiesto se devi sapere come giocare a pallanuoto per poter aderire al club. “Non richiediamo nessun tipo di requisito fisico…” continua Alex. “Il nostro team inclusivo è aperto a tutti – indipendentemente dalla tua espressione di genere o dalla tua sessualità. Tuttavia, ci si aspetta che tutti si sentano abbastanza sicuri e a proprio agio con le loro abilità nel nuoto. Prima di tutto, offriamo uno spazio sicuro per le persone queer che vogliono praticare sport insieme”.
Sembra che ci siano moltissime persone motivate a indossare il loro costume da bagno e a saltare in piscina con i Mannekenfish. “Ogni anno, riceviamo tantissime email da persone interessate a provare la pallanuoto e ad unirsi alla squadra…” conferma Alex. “Abbiamo un campo di addestramento all’inizio della stagione,
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solitamente a settembre o all’inizio di ottobre. Ci piacerebbe che tutti potessero provare questo fantastico sport ma siamo limitati dalla capacità della nostra piscina. Attualmente, abbiamo una squadra di circa 40 giocatori e ci alleniamo in una piscina di 30 metri. Ci sono parecchie persone in acqua quindi dobbiamo essere creativi nel modo in cui strutturiamo i nostri allenamenti”.
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Nonostante la lista di attesa, il club incoraggia le persone a mettersi in contatto qualora fossero interessate ad unirsi alla squadra. “Onestamente, siamo davvero felici e grati quando le persone si mettono in contatto con noi…” afferma Alex. “Ci da un sacco di motivazione in più per organizzare gli allenamenti, i tornei e l’intera stagione”. Oltre a giocare in tornei regionali in Belgio, i Mannekenfish si cimentano contro altre squadre di pallanuoto LGBTQ+ nei principali tornei internazionali. Nel 2022, la squadra parteciperà ai tornei di Parigi e anche dei Paesi Bassi. “I grandi eventi internazionali sono davvero importanti per noi...” conferma Alex. “Non vediamo l’ora di riabbracciare i nostri amici internazionali”.
I Mannekenfish sono molto di più di uno sport club. Oltre ai benefici fisici della pallanuoto, ci sono molte attività sociali. “Quando qualcuno si unisce al club, speriamo vivamente che provi un senso di appartenenza a una nuova famiglia…” spiega Alex. “Vogliamo che tutti si sentano al sicuro e completamente a proprio agio nel provare qualcosa di nuovo insieme a noi. Ci divertiamo tantissimo sia dentro che fuori la piscina”.
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PROTOCOLLO QUEERVADIS IL PROTOCOLLO ‘DIVERSITY & INCLUSION’ PER IL TURISMO ITALIANO di Giovanna Ceccherini
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Italia si prepara alla ripartenza, dopo oltre un anno di fermo dovuto alla pandemia che ha paralizzato il comparto turistico mondiale. Al netto delle evidenti ferite e del danno economico che quella situazione ha generato, la crisi indotta dal COVID ha imposto un ripensamento profondo sulla qualità della vita e sull’interazione sociale come componente primario del nostro
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‘stare bene’. E, si sa, il turismo vive di interazione sociali, di territori e di esperienze. A Sonders&Beach Italy srl, da vent’anni impegnata nel facility management turistico e molto impegnata nella sostenibilità sociale – in particolare nel turismo LGBTQ+, è subito apparso indispensabile supportare il potenziamento dell’offerta turistica italiana con uno strumento pratico, che aiutasse gli imprenditori ad operare
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bene in un mercato che pone sfide nuove ed in cui l’inclusività non è più un’opzione, bensì un obbligo etico e morale. L’Italia ha una lunga storia di tolleranza ed inclusione. La sua posizione nel Mediterraneo l’ha fatta luogo di incontro e di scambio, di mescolanza umana e culturale, condizioni che hanno contribuito a renderla uno dei Paesi più amati al mondo. Ecco che quindi il Protocollo D&I si legge come un contributo essenziale per la ripartenza, che focalizza l’attenzione sulla valorizzazione di quelle ‘diversità’ che hanno reso e rendono l’Italia il ‘Bel Paese’. Il Protocollo D&I è stato validato da RINA, ente di certificazione internazionale ed ha visto il coinvolgimento dell’Associazione Italiana Turismo Gay e Lesbian (AITGL), che sarà responsabile degli audits operati nelle aziende turistiche per conto di Sonders&Beach Italy srl. Sonders&Beach Iraly srl ed AITGL sono membri dell’americana IGLTA (International Gay&Lesbian Travel Association). Le organizzazioni che intendano aderire al protocollo seguono un corso di formazione obbligatoria per acquisire strumenti e strategie di miglioramento di diversity management, oltre che di marketing e comunicazione rivolto alla comunità LGBTQ+, fino alla creazione di un manuale
di gestione per l’adozione di best practices. Gli audits annuali di AITGL sono garanzia dell’adozione di buone pratiche sia di ospitalità inclusiva, per il viaggiatore che di concreta gestione del personale secondo criteri di diversity management. Per questo, le aziende che supereranno gli audits annuali, a seguito dell’approvazione del comitato Scientifico di AITGL, verranno blasonate con l’etichetta silver, gold o platinum ‘Queervadis Approved’ a seconda dell’impegno profuso nell’ospitalità LGBTQ+. Queervadis non solo condivide i contenuti del protocollo, ma se ne fa portavoce e promuove quelle organizzazioni che aderiscono ad esso. Oltre agli audits annuali, saranno gli ospiti stessi invitati, attraverso l’adozione di un QR code dedicato, a fornire recensioni sulla qualità dell’ospitalità LGBTQ+. Il ‘protocollo D&I’ di Sonders&Beach Italy srl è attualmente il primo nel suo genere in Italia, per la sua specificità nel settore turistico e per l’opportunità di fornire al viaggiatore internazionale uno strumento utile di valutazione e di scelta nella progettazione di viaggio in Italia. La ripresa globale del turismo passa da qui: dalla consapevolezza che è tempo di fare meglio per tutt* , con tutt*, senza lasciare nessuno indietro e garantendo la migliore qualità di servizi dedicati.
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What s INN di Francesca Galli OASY HOTEL
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archio nuovo dell’ospitalità italiana, Oasy Hotel è l’unico ad offrire ospitalità nelle oasi naturalistiche WWF. La prima struttura si trova in Toscana, vicino a Pistoia, nell’ Oasi Dynamo: 1000 ettari gestiti dall’omonima società agricola che opera su ambizioni progetti di sostenibilità ambientale, di ricerca scientifica ed ecoturismo. 16 lodges di lusso, 2 ristoranti con menù costruiti su prodotti a Km0 e tante attività outdoors, con guide professionali, nella natura incontaminata: dal biking al trekking, dall’equitazione a l’orienteering, dal farming allo yoga, dal kayak e sup sul lago a gite naturalistiche. L’accesso all’oasi non è consentita alle autovetture, che vengono lasciate all’ingresso dell’oasi, per essere sostituite da comode e-bike, con le quali è possibile spostarsi agevolmente all’interno dell’oasi. L’Oasy Hotel garantisce un’esperienza davvero rigenerante, lontano dal frastuono delle città.
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ATMOSFERA BUBBLE GLAMPING
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Atmosfera Bubble Glamping
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ai mai dormito in una bolla trasparente, sotto le stelle e circondata dalla natura? È un’esperienza da fare almeno una volta nella vita, in qualsiasi momento dell’anno e finalmente è possibile anche in Italia! Atmosfera Bubble Glamping si trova a Satriano di Lucania, vicino a Potenza, in Basilicata. Nasce dalla voglia di valorizzare un terreno di famiglia in Basilicata. Massima attenzione all’impatto ambientale, materiali ecosostenbili e di recupero oltre all’auto- produzione di energia pulita. I servizi sono glamour: vasca idromassaggio esterna, colazione in camera servita in comodi ed eleganti cestini. Bagno privato e spazi esterni completano l’offerta. Qui, il trekking e le gite a cavallo fanno da padrone. Senza dimenticare l’autentica cucina lucana dai sapori mediterranei.
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AGRITURISMO LA PIANTATA
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oggiornare in una casa su un albero è l’esperienza unica che l’Agriturismo La Piantata tra il Lago di Bolsena ed il borgo etrusco di Tuscania. Siamo in provincia di Viterbo tra colline coltivate ad ulivo e ad onde successive di lavanda, che si confondono con quelle del mare vero, di Tarquinia. La Piantata è un casale settecentesco nel cuore dell’area archeologica delle Terme dei Papi, Vulci, Sovrana e la maestosa Civita di Bagnoregio. Oltre alle camere comfort del B&B, sono degne di nota la Black Cabin e la Suite Bambu, entrambe sugli alberi. La prima è una ‘Cabin’ a cinque stelle, high tech. 87 metri quadrati all’ombra di un pino marittimo di 200 anni, con vista a 360° su un uliveto millenario ed il mare di Tarquinia. Ben oltre una cabane perchée! La Suite Bambu: lusso e natura, queste le due coordinate che contraddistinguono la Suite Bambu. Può ospitare fino a sette persone in due camere comunicanti. Dispone di piscina idromassaggio primata e sauna finlandese, oltre che una terrazza gourmet su una quercia secolare, per 160 metri quadrati di benessere garantito.
Agriturismo La Piantata
AQUALUX HOTEL SPA SUITE & TERME BARDOLINO
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QUALUX Hotel SPA Suite & Terme Bardolino, design hotel dall’anima green testimoniata dalla prestigiosa certificazione ClimaHotel, sorge in uno dei borghi più suggestivi della sponda veronese del lago di Garda, immerso in un paesaggio unico caratterizzato da acque incredibilmente azzurre, circondate da vigneti e ulivi coccolati da un clima dolce e mite che favorisce la produzione del famoso olio del Garda DOP, rinomato per leggerezza e delicatezza. Il progetto di sostenibilità sviluppato da AQUALUX Hotel SPA Suite & Terme si è concretizzato nella scelta dei materiali bio-compatibili utilizzati per la sua costruzione, nell’impiego di energie rinnovabili e nell’utilizzo di software gestionali che controllano il risparmio energetico idrico e l’insonorizzazione naturale certificata. Le 125 camere – di cui 18 suite, dallo stile moderno e essenziale, sono caratterizzate da una gamma di colori naturali caldi e avvolgenti, e sfruttano i principi dettati dall’eco climatizzazione per la veicolazione dell’energia naturale senza utilizzo di radiatori e condizionatori.
AQUALUX Hotel SPA Suite & Terme Bardolino AQUALUX Hotel SPA Suite & Terme Bardolino
AQUALUX Hotel SPA Suite & Terme Bardolino
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LE SERIE RAINBOW
CHE VEDREMO IN TV NEL 2022 di Carlo Lanna
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l 2021 è un anno di grandi cambiamenti. Nel bene e nel male, nonostante la pandemia, è stato l’anno in cui si è creato un forte dibatto attorno ai diritti e doveri della comunità LGBT. E la discussione per l’approvazione del DDL Zan è stato solo uno dei tanti argomenti che hanno catalizzato l’attenzione sul mondo arcobaleno. Il 2022 fin da ora si prospetta un altro anno molto caldo. Mentre il dibattito politico e sociale continua senza arrivare al suo giro di boa, è il mondo della cultura, della moda e dell’intrattenimento che si batte per promuovere una visione inclusiva del mondo contemporaneo. Da sempre e fin da che si ha memoria, le serie tv americane e inglesi hanno raccontato la realtà che stiamo vivendo e, molto spesso, hanno focalizzato l’attenzione anche su storie e personaggi rainbow. Per voi abbiamo selezionato le 5 serie a tema che vedremo in tv il prossimo anno e che arriveranno anche in Italia.
SKAM ITALIA, TORNA LA GIOVENTÙ ROMANA PIÙ QUEER DI SEMPRE
Skam Italia
È stata la prima serie cross-mediale prodotta in Italia e la prima che ha alzato il velo sulla gioventù di oggi. Sono state 4 le stagioni prodotte, l’ultima è persino un’esclusiva di Netflix, e una quinta (a sorpresa) tornerà in streaming nel corso del 2022. Per il momento non ci sono altre novità, ma il pubblico è già in attesa. Al centro della storia ci sono un gruppo di studenti che frequentano un liceo di Roma, che vivono la loro adolescenza in maniera schietta e disinibita. Si affrontato temi come l’abuso di alcol e droghe, la religione, l’omosessualità, le malattie sessualmente trasmissibili e molto altro ancora, per uno spaccato moderno del mondo in cui viviamo.
BRIDGERTON, LA SERIE REGENCY CHE STRIZZA L’OCCHIO ALLA COMUNITÀ
Skam Italia
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S E R I A L
Non è proprio una serie queer, ma ha trovato un grande successo nel mondo LGBT. La serie a sfondo storico di Netflix, prodotta da Shonda Rimes e ispirata ai romanzi di Julia Quinn, è stato un successo senza precedenti. La prima stagione è stata la più vista di sempre, la seconda – di cui sono trapelate le prime informazio-
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Bridgerton
ni – è prevista nel corso del 2022. È una serie ambientata durante il periodo della reggenza in Inghilterra, tra duchi sexy, duchesse in cerca di un uomo da sposare e amori sussurrati al chiaro di luna. Colpisce perché regala al pubblico una visione di una borghesia inclusiva e
aperta alla diversità. Ogni stagione si concentra su un membro della famiglia Bridgerton. Il secondo capitolo si focalizza su Anthony, il visconte di Bridgerton, e la ricerca dell’amore nell’alta società inglese. L’attore protagonista, fuori dal set, è gay dichiarato.
Bridgerton
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LOVE, VICTOR: AMORI TEEN E DILEMMI DI CUORE NELLA TERZA STAGIONE
Young Royals
Alla luce del grande successo al cinema di Tuo, Simon (film di Greg Berlanti ispirato all’omonimo romanzo), in tv è stato realizzato uno spin-off in cui un nuovo ragazzo che frequenta la Creekwood High intraprende un viaggio alla scoperta della sua omosessualità. Nonostante sia dedicata a un pubblico di giovanissimi, Love, Victor è un balsamo per il cuore. Affrontata tematiche forti e molto attuali, proprio per questo ha avuto un buon successo. Due sono le stagioni fino ad ora prodotte che sono disponibili in Italia su Disney+. Una terza è stata confermata di recente e arriverà in tv nel corso del 2022.
Young Royals
YOUNG ROYALS, DALLA SVEZIA UNA SERIE TV DA NON PERDERE Il Nord Europa è da sempre una terra molto inclusiva e al passo con i tempi rispetto all’Italia. Anche in tv c’è questa tendenza e lo dimostrano i film e le serie che sono prodotte in Svezia, ad esempio. Come Young Royals. Disponibile su Netflix dal primo luglio del 2021, alla luce di un buon successo da parte del pubblico, la serie è stata confermata per una seconda stagione che vedrà la luce nel 2022. È un tenn-drama ma è anche una bellissima storia d’amore tra Wilhelm, principe svedese irascibile e dal carattere spigoloso e il giovane Simon, studente di una scuola d’elite dal cuore tenero.
Queer As Folk
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Love, Victor
QUEER AS FOLK, NUOVA RIPARTENZA PER LA STORICA “BIBBIA” LGBT A inizio anni 2000 ha rivoluzionato il modo di raccontare la comunità gay nel piccolo schermo. Andata in onda per cinque lunghe stagioni, ad oggi la versione americana di Queer As Folk – più patinata rispetto al classico di Russell T. Davis –, è riconosciuta come un punto di riferimento per tutto il mondo LGBT. Nel 2022 torna in tv con nuovi episodi, nuovo cast e nuove storie. Il progetto è ancora alle battute iniziali ma ha già attirato l’attenzione del pubblico. Andrà in onda negli Usa su Peacock, piattaforma streaming della NBC, e si pone l’obbiettivo di raccontare il mondo arcobaleno al tempo dell’amore che corre sui social e della crisi di valori. Sarà ambientato a New Orleans e viene descritta come coma rilettura moderna della serie britannica, incentrata su un gruppo di amici gay che si uniscono dopo un grave lutto che ha scosso la loro attività.
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1600 mq di Benessere.
WIKIPENE
IL MANUALE D'USO PER SAPERNE DI PIÙ SULL'ORGANO SESSUALE MASCHILE
Intervista di Alessandro Cecchi Paone a Nicola Mondaini di Alessandro Cecchi Paone
Nicola Mondaini
pubblicato da Giunti, con la collaborazione della giornalista scientifica Patrizia Prezioso. A cui abbiamo chiesto perché tutti parlano del membro maschile, ma nessuno lo conosce veramente. MONDAINI - Perché i maschi, a differenza delle femmine, non vengono informati che l'apparato genitale richiede visite periodiche a partire dall'età dello sviluppo in poi. Di conseguenza nessuno comunica loro come deve essere e funzionare il loro pene. E nessuno si accorge nei tempi giusti di eventuali malformazioni e patologie.
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la parte del corpo più nominata in assoluto da chiunque, piccoli e grandi, maschi e femmine, etero e gay. E non è il cuore. Eppure resta circondata da imbarazzi e pudori. È il fulcro della riproduzione umana da parte maschile, ma è anche l'oggetto e il soggetto del desiderio e del piacere sessuale. C'è chi sostiene che piaccia a tutti. A restituirgli dignità e attenzione esplicita è ora uno specialista, il Professor NICOLA MONDAINI, insigne urologo e andrologo, docente all'Università della Calabria, chirurgo con studi a Firenze e Roma. Che gli ha dedicato un libro di grande successo, WIKIPENE,
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CECCHI PAONE - Come mai pediatri e medici di base non se ne occupano? MONDAINI - Piano piano le cose stanno cambiando e i maschi stanno scoprendo che ci sono per loro gli andrologi, come i ginecologi per le femmine. Ma il vero buco nero nei controlli e nelle diagnosi c'è stato con la fine della leva militare per tutti. I cosiddetti "tre giorni" di visita consentivano uno screening
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di massa, soprattutto a proposito di varicocele, fimosi e altre malformazioni, che non è stato rimpiazzato. E se ne vedono le conseguenze sulla sterilità e la funzionalità sessualità maschili. CECCHI PAONE - Quali sono le preoccupazioni e i disturbi principali che spingono i maschi a chiedere l'intervento suo e quello dei suoi colleghi? MONDAINI - Per fortuna non sempre sono disturbi veri, ma gli eterni dubbi che hanno assalito tutti i ragazzi durante la pubertà. Quanto deve essere lungo e largo un pene normale? Quanto deve durare l'erezione? Quanti rapporti completi si possono avere al giorno? È possibile trattenere e come l'evacuazione? CECCHI PAONE - Nel suo libro ci sono le misure giuste? Risposte definitive sulle dimensioni? MONDAINI - Sì, con la coautrice Patrizia Prezioso, abbiamo predisposto grafiche e tabelle per dare risposte scientifiche per verificare se si è nella media o no, a riposo e durante l'erezione, che spesso riserva molte sorprese, e per capire una volta per tutte i motivi per cui i neri mostrano dimensioni maggiori dei bianchi, e gli asiatici minori un po' di tutti. CECCHI PAONE - L'editore Giunti ha allegato al libro una fascetta in cui il regista Leonardo Pieraccioni dice che lei sarebbe capace di "raddrizzare anche la Torre di Pisa". In che senso? MONDAINI - Uno dei disturbi più invalidanti, dopo ovviamente l'impotenza, rispetto a una vita sessuale soddisfacente, è la curvatura eccessiva del pene, dovuta alla cosiddetta "induratio penis". Nel libro illustriamo come possiamo intervenire in modo risolutivo senza ricorrere alla chirurgia. CECCHI PAONE - Quali sono i nemici principali della salute del pene e della sessualità maschile, cui lei ha dedicato questo testo, scientifico ma di facile lettura per tutti?
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Alessandro Cecchi Paone
MONDAINI - Per quanto riguarda la prevenzione della malattie a trasmissione sessuale, tuttora molto diffuse, l'ignoranza e lo scarso ricorso all'uso dei preservativi. Per la salute della prostata, che è l'organo correlato che dà più problemi urologici e andrologici dai 50 anni in su, l'assurdo silenzio moralistico sulla migliore misura di controllo dell'ipertrofia benigna e maligna. E cioè almeno una eiaculazione al giorno. CECCHI PAONE - Come altra firma di WIKIPENE ha scelto una divulgatrice e non un uomo, perché? MONDAINI - Perché per ovvie ragioni messe a tacere finora dalla sessuofobia e dell'ipocrisia, sono anch'esse interessatissime a sapere tutto della salute sessuale dei partner, e ne parlano molto fra loro. CECCHI PAONE - E per quanto riguarda la sessualità maschile gay ci sono approcci andrologici specifici? MONDAINI - Assolutamente no. Tutto uguale.
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PERCHÉ DUE WEDDING PLANNER ISLANDESI
HANNO SCELTO DI CELEBRARE IL LORO MATRIMONIO IN ITALIA? Scopriamolo in questo bellissimo racconto autobiografico di Birna & Eva María
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bbiamo fondato la nostra azienda, Pink Iceland, nel 2011. Io sono Birna e con la mia compagna Eva Maria, la nostra talentuosa amica Hannes e un fantastico team, abbiamo dato vita, negli ultimi dieci anni, a esperienza magiche per oltre 600 coppie di sposi e innumerevoli viaggiatori islandesi. Abbiamo scoperto, attraverso i nostri ospiti, Rome quanto sia d’impatto e significativa un’esperienza di matrimonio e viaggio di nozze in una destinazione. Il matrimonio all’estero può aiutare a legare gli ospiti tra loro e con la destinazione in un modo che un “matrimonio tradizionale” non potrà mai fare. Lo descriverei come un “legame istantaneo” che unisce tutti assieme in un luogo magico attraverso una scoperta comune. Durante i quindici anni in cui siamo state una coppia abbiamo viaggiato molto in Italia e abbiamo amato in modo totale il Paese, il suo cibo, la sua storia e le persone.
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Quando abbiamo cominciato a parlare del nostro matrimonio abbiamo realizzato subito che la destinazione perfetta sarebbe stata la “nostra Italia”. Sapevamo che saremmo state in grado di mettere insieme un’esperienza di matrimonio fantastica, e anche se conosciamo e amiamo molte città italiane, non è stato difficile restringere il campo sul “dove” perché Eva María è cresciuta a Napoli e parla il dialetto come un locale, oltre a conoscere la città in un modo molto più approfondito di un turista. Abbiamo aggiunto Roma come destinazione di partenza, poi Napoli e la Costiera Amalfitana con Positano come location del nostro matrimonio, quindi punto centrale del viaggio. Pink Iceland è specializzata in viaggi e matrimoni LGBTQ+ in Islanda, quindi comprendiamo immediatamente, e coinvolgiamo con enfasi, tutti i partner che si mostrano amichevoli e accolgono a braccia aperte la nostra comunità. Un metodo che abbiamo applicato anche in l’Italia.
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Siamo andate a testare i nostri alloggi a Roma. Non solo gli appartamenti avevano un’ottima posizione ed erano belli, ma i proprietari, essendo una coppia gay, erano estremamente felici di accogliere il nostro gruppo. Molti dei nostri amici sono gay e orgogliosi di esserlo, sicuramente abituati a non nascondersi: come sarebbero stati accolti a Napoli? A Positano? E anche noi come coppia lesbica? Due donne in abiti bianchi e vaporosi che si tengono per mano circondate da un team di fotografi e operatori video… La nostra esperienza è stata a dir poco magica. Naturalmente eravamo anche un po’ ansiose: tenere insieme 44 persone in un viaggio che avevamo progettato dall’inizio alla fine non sarebbe stato facile e speravamo davvero che tutto andasse secondo i piani. Abbiamo iniziato il nostro viaggio da Roma dove l’intero gruppo è stato accolto in un bellissimo complesso di appartamenti dove abbiamo occupato l’intera edificio con la terrazza a nostra disposizione. L’adorabile coppia gay proprietaria ci ha dato il benvenuto e si è presa cura di noi e dei nostri
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ospiti come se fossimo di famiglia, tanto che abbiamo avuto difficoltà a lasciare la terrazza per esplorare Roma. Non ha guastato il fatto che la famiglia Piccini ci abbia inviato un regalo di nozze al nostro arrivo a Roma: scatole e scatole di delizioso Prosecco Piccini. Avevamo disegnato la mappa di un tour a piedi con una lista dei nostri posti preferiti e da non perdere. I nostri ospiti l’hanno trovato piuttosto divertente camminare in una città così grande come Roma e incontrarsi costantemente tra Fontana di Trevi e Piazza Navona, in bar e caffè.
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Può succedere se segui la Pink Rome Walking Guide. Dopo la cena a Roma la prima sera abbiamo immaginato che gli ospiti potessero essere esausti, ma c’era ancora energia nell’aria ed eravamo pronti per partecipare ad una grande festa LGBTQ+ nella periferia di Roma. Con gran sorpresa, preso un taxi, siamo rimasti a ballare fino a notte fonda, con fantastiche esibizioni di drag queen e future spose. Abbiamo ricordi vaghi della serata, ad esempio di aver mangiato a un certo punto dei fantastici “supplì”, delizioso street food romano. Ci incontravamo a colazione: alcuni tornavano a casa dai club, altri, appena alzati, erano pronti ad esplorare di Roma. Dopo Roma abbiamo preso il comodissimo Frecciarossa per Napoli (solo un’ora e un quarto di viaggio) mentre Eva María ha ordinato un caffè per tutti in modo che fossero ben svegli all’arrivo in città. Abbiamo dato agli ospiti un po’ di tempo per il check in prima di incontrarci in Via Toledo per il primo Cuoppo con birra locale. Siamo stati felici di vedere tutti i nostri ospiti per le strade di Napoli che condividevano street food e pianificavano la loro giornata. Alcuni sono andati ad esplorare la città sotterranea, altri sono saliti su una barca per non mancare di vedere Ischia, anche solo per un giorno. Altri ancora hanno visitato Pompei, mentre gli irriducibili dello shopping non hanno perso l’occasione di farsi fare un abito su misura. Abbiamo concluso la giornata imparando a fare le pizze assaggiando anche la pizza fritta. È stato un modo speciale far loro scoprire l’origine di uno dei piatti più famoso al mondo.
Napoli
Alloggiavamo vicino al mare e a Piazza Plebiscito, quindi abbiamo fatto passeggiare fino al famoso Caffè Gambrinus più volte al giorno. Il secondo giorno a Napoli una parte del gruppo ha fatto colazione qui, fino a quando, a mano a mano, arrivavano anche gli altri fino all’ora di pranzo. Poi si sono aggiunti coloro che tornavano dalla loro passeggiata mattutina a Chiaia. A un certo punto erano così tante persone di ottimo umore che si avvicinava l’ora di cena e nessuno voleva andarsene. Eravamo 44 persone senza prenotazione da sistemare. Quindi Eva Maria ha spiegato al cameriere la situazione, e lui in un attimo ci ha offerto la grande sala per la nostra festa di fidanzamento improvvisata. L’atmosfera era così calorosa e felice che il personale di servizio ha iniziato a festeggiare con noi, portando una grande torta rosa e facendo dei brindisi, asCostiera Amalfitana
Napoli
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Costiera Amalfitana
Costiera Amalfitana
Costiera Amalfitana
sicurandosi che tutti fossero contenti. Non voglio fare nomi, ma dico solo che il Tiramisù era così delizioso che un paio di persone l’hanno chiesto anche “a portar via”.
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Dopo questo giorno e notte di festeggiamenti l’alba sorgeva e noi eravamo pronte a splendere per il nostro matrimonio. Ci attendeva il transfer da Napoli verso la Costiera Amalfitana, secondo il piani della nostra wedding planner Mirna. Il solo stare seduti in macchina e ammirare la costa ti fa sentire come se fossi in un romanzo romantico. Conoscendo il nostro gruppo abbastanza bene, ci siamo assicurate che non passasse mai troppo tempo tra un bicchiere di prosecco e un Aperol Spritz, tra pasta e pizza. Ci siamo fermati per un piccolo caffè e una pausa foto ad Amalfi e poi abbiamo goduto di un delizioso pranzo con vista su Positano. Mirna ci ha aiutato molto in questa fase del viaggio prenotando la nostra villa e tutti i servizi specificando che eravamo una coppia di donne a sposarsi. L’Italia del Sud è gioiosa e accogliente. Ci aspettavano a braccia aperte, tutti pronti a fare del loro meglio per rendere il nostro matrimonio l’evento più bello della nostra vita. Siamo entrate in contatto anche con persone con cui la nostra wedding planner non aveva mai parlato e sono stati tutti ugualmente gentili. Abbiamo raccolto solo sorrisi mentre camminavamo in abito da sposa, e mentre facevamo lo shooting ci volevano dare un passaggio in vespa e hanno offerto a noi e al fotografo delle graffe napoletane. Per quanto mi riguarda devo ammettere che ero un po’ nervosa quando sono uscita dalla villa a
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Positano
Positano per scendere le centinaia di gradini di questo bellissimo paese, tra turisti e abitanti del luogo. Sappiamo quanto si possa essere emotivamente vulnerabili il giorno del matrimonio, quindi se avessimo ricevuto un qualsiasi tipo di feedback negativo su fatto che fossimo due donne ci saremmo senz’altro rovinate la giornata. Certo, qualcuno ha chiesto dove fosse lo sposo, ma Eva Maria ha capito rispondendo che non ce ne era bisogno. Il nostro caro amico Hannes ha, fortunatamente, officiato la nostra cerimonia, che è stata veramente speciale perché non solo ci conosce così bene, ma è anche un bravissimo scrittore ed è stato una presenza affettuosa e rassicurante durante tutto il giorno. Ha aggiunto alla cerimonia il suo tocco italiano, comprando un quaderno fatto a mano in cui ha scritto i testi della celebrazione e quello della canzone con cui lui e Hafsteinn ci hanno fatto una sorpresa. Ha anche fatto fare un timbro con il logo del matrimonio che ha disegnato per noi. Si era fatto tatuare questo logo sul braccio rivelandocelo durante al festa a prematrimoniale a sorpresa al Gambrinus. Ci siamo sentite coccolate il giorno del nostro matrimonio, grazie ai nostri amici e alla nostra famiglia. Ci siamo fatte capelli e il trucco sorseggiando prosecco, e abbiamo aspettato pazientemente mentre gli ospiti si sistemavano per la cerimonia. Abbiamo detto “lo voglio” l’una all’altra in que-
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sta atmosfera, dopo tredici anni di vita insieme. Abbiamo ballato fino a notte fonda dopo una deliziosa cena a Villa San Giacomo. Per il nostro primo anniversario ho organizzato, per gli ospiti del matrimonio, un’intervista con uno dei miei podcaster preferiti chiedendo ad amici e parenti di ricordare il periodo trascorso in Italia per il nostro matrimonio. Sentire le loro storie e ricordi è stato impagabile. Abbiamo ascoltato il podcast da sole e credo sia stato il regalo più bello che abbia mai donato a qualcuno. Ci sono richieste continue da parte del gruppo di celebrare il 5° anniversario del matrimonio tutti insieme in Italia, quindi preparatevi perché gli islandesi torneranno per una nuova cerimonia nel 2024.
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I L CROSS DRES SIN G di Stefano Ferri
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lcuni anni fa, nel mio primo articolo per questa rivista, incorsi in un’imprecisione. Scrissi che per “crossdresser” s’intende colui o colei che letteralmente indossa capi del sesso opposto, ragion per cui una donna in giacca e pantaloni femminili non sarebbe crossdresser. Ebbene, questo assunto non tiene conto della legge della domanda e dell’offerta. Oggi nei reparti femminili si trovano pantaloni e scarpe dal taglio decisamente maschile (pensiamo alle Oxford stringate), così come l’e-commerce inizia a proporre decolté col tacco anche per gli uomini. Ma allo stesso modo in cui risulterebbe difficile non definire “crossdresser” un uomo in scollatine e stiletto nonostante che quelle scollatine e quegli stiletti siano stati prodotti per lui, anche per la donna occorre riferirsi al crossdressing nel momento in cui gli abiti che porta sono evidentemente caratterizzati da taglio maschile. Nella nostra epoca fluida, il crossdressing è ampiamente praticato. Le donne sono arrivate a poter indossare ciò che vogliono e nessuno ci fa più caso. Diversa è la situazione dell’uomo, succube dei suoi stessi pregiudizi patriarcali,
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V I T A
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nei secoli
che lo vogliono schiavo del power look. Insomma è un fatto culturale, non antropologico. Tanto, che nell’evo antico, quando gli abiti erano unisex, si percepiva il crossdressing solo in pochissime occasioni, spesso religiose, laddove si sottolineava con abbondanza di trucco e dettagli un’inversione di ruolo funzionale al rito. Più ci si avvicina ai tempi moderni, più il crossdressing viene eseguito con l’intento di cercar di sfuggire a un qualche nemico ostile, sfociando nel cosiddetto “travestitismo in tempo di guerra” per cui ci sono state donne che si vestivano da uomini per poter prestare servizio militare, mentre agli uomini è capitato di vestirsi da donne per evitare d’essere catturati o arruolati a forza. Qui è evidente lo stigma di cui il crossdressing s’è caricato in epoca monoteistica, come metafora di un illecito o di una deresponsabilizzazione. Sono dell’idea che, per lo meno nelle società occidentali, si stia entrando in un’epoca complementare a quella greca, quando tutti – uomini e donne – portavano tuniche al ginocchio. Oggi tutti portano i pantaloni. Sarebbe bellissimo chiudere il cerchio togliendo alla gonna il tabù che per l’uomo ancora ha.
C R O S S D R E S S E R
ISRAELE LA TUA PROSSIMA VACANZA ANIMA E CORPO
DEAD SEA
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DA N T E A L I G H I E R I E LA SO D O MIA d e lla Divina Commedia di Alessio Virgili
Nel 2021 si celebrano i 700 anni della morte del padre della lingua italiana, Dante Alighieri (1265-1321). Con il suo magistrale poema ‘La Divina Commedia’, in cui immagina il suo viaggio tra Inferno Purgatorio e Paradiso, Dante affrancò l’ ‘idioma volgare italico’ a lingua vera e propria, in contrasto al latino, che era l’unica lingua utilizzata nelle opere artistiche e librarie fino ad allora. C’è una giornata, in particolare, che viene ricordata in relazione alla Divina Commedia: il 25 marzo 1300 è il giorno in cui Dante immagina l’inizio del suo viaggio negli Inferi ‘Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai in una selva oscura…’. Questo è l’incipit dell’opera. Nel suo itinerario fantastico, Dante incontra molti personaggi legati sia alla storia passata che alle sue vicende personali. Egli visse nella Firenze del XIII secolo, epoca in cui l’Umanesimo prima ed il Rinascimento poi scuotevano gli animi degli artisti e si poneva grande attenzione all’uomo, come essere al centro dell’Universo. Ancora oggi, a distanza di settecento anni, non è chiara l’attitudine di Dante che lo spinse ad immaginare l’incontro con i sodomiti nell’Inferno, sottoposti alla pena brutale di dover muoversi sempre per evitare di venir inchiodati a terra mentre dardi fiammeggianti li colpiscono. Dante incontra, tra i sodomiti, il suo maestro Brunetto Latini e molti altri illustri della società fiorentina e non solo. Anche nel Purgatorio Dante incontra dei sodomiti, di cui non fa espresso nome. Forse ‘meno colpevoli’ di quelli posti all’Inferno, perché qui i sodomiti sono collocati insieme agli eterosessuali lussuriosi. In effetti, allora si pensava che il peccato di sodomia potesse essere o volontario o commesso ‘per natura’. Il primo avrebbe destinato all’inferno, il secondo al Purgatorio.
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Dante si dimostra uomo dei suoi tempi: siamo nell’epoca in cui si fronteggiano la morale ecclesiastica con una certa mondanità diffusa e spesso assecondata. In effetti, Dante lascia comprendere che Brunetto Latini fu per lui ‘Maestro’, ne riconosce l’immensa cultura e questo fa sì che Dante metta la ‘morale del peccato’ al secondo posto rispetto alla stima che nutriva per il suo mentore. Per il poeta erano altri i peccati davvero gravi, come il tradimento. Tuttavia, egli dimostra di essere ancora fortemente ancorato alla morale religiosa del suo tempo, altrimenti non si spiegherebbe come mai Brunetto Latini sia collocato nell’Inferno.
La critica letteraria si è spesso soffermata sulla visione che Dante propone nei confronti della sodomia: che il sussiego nei confronti di Brunetto Latini significhi condividerne lo stile di vita? O che egli venga posto all’inferno perché Dante fu avvicinato dal suo maestro, in gioventù? Il giudizio morale di Dante, che non condanna in toto la sodomia, non fu bene accetto dai critici del suo tempo, che spesso cercarono di spostare l’attenzione sulla grandezza personale e sulle gesta dei personaggi, piuttosto che sulle loro azioni più biasimevoli. Questa strada venne seguita in molta critica successiva fino al 1900, che si appella ad un’interpretazione più psicologica dell’attitudine dantesca, nel suo altalenarsi tra umorismo e severità. D’altronde, Dante aveva avuto sicuramente accesso a documenti pubblici che condannavano la sodomia, così come a pettegolezzi vari che raccontavano e portavano in giudizio ‘peccati biasimevoli’. Tuttavia, non è chiaro se e come Dante intendesse dimostrare che l’omosessualità fosse davvero esecrabile e soprattutto se lui stesso ne fosse davvero convinto.
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