Ma gli occhi chiusi Ramon Trinca LIBRO + DISCO
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Ma gli occhi chiusi Ramon Trinca LIBRO + DISCO
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«Quello che di solito proponiamo agli autori interessati a realizzare un audiolibro è l’autolettura...»
Inizialmente era un po’ scettico, Ramon, poi si è convinto a venire, qui da noi, a Quarto d’Altino (un paese a 30 km da Venezia) per leggere e registrare le sue poesie. Così, sabato 20 marzo 2010 ha messo piede per la prima volta all’interno dello Spazio Sputnik, con in borsa una bottiglia di Lagrein Riserva dell’Alto Adige e le sue poesie. Ha registrato tutto quasi in un’unica sessione (improvvisando qua e là l’interpretazione dei testi, in una specie di work in progress), si è fermato a chiacchierare un po’, abbiamo curiosato reciprocamente nelle nostre vite, poi lui ha preso la via della stazione e se n’è tornato a Milano. Nei giorni successivi ci siamo messi al pianoforte e ai sintetizzatori e abbiamo iniziato un po’ a costruire un po’ a improvvisare la colonna sonora della sua lettura. Ne è risultato questo «libro + disco» dalla colorazione scura e il timbro forte, ma dal bouquet leggermente delicato, quasi malinconico, in cui bassi ostinati e melodie neo-romantiche si orchestrano con accenti dissonanti e beat minimalisti. Come un Lagrein Riserva dell’Alto Adige, appunto. Mirko & Enrico
1 alba ispirata e che dire? pomeriggio ipnotico impunito. infine questa sera e le mie pagine con sapore d’asfalto – presente? qui gira una mosca gira gira una mosca attraversa nervosa ogni numero civico della mia pazienza gira si rigira e si posa. – ecco piccola stronza...
la notte è più scura di te – l’insulto! ma lei riprende a girare e si fa più rumorosa fanatica come un pneumatico cerebrale... ho capito piccola stronza ho capito sei ispirata ipnotizzata impunita più di me e che dire? svuota tu la bottiglia e chiudi la finestra quando
riprenderanno a girare i pneumatici lucidi dell’alba. fanno rumore.
2 la finestra è aperta. suona il citofono è Marylou (nome inventato suona bene per raffinate traduzioni in francese) la porta è sempre aperta e questa sera è aperta anche per Marylou. lavora per un’agenzia viaggi Marylou è più giovane di me Marylou.
– sei già ubriaco? e chi c’è qui con te? ospiti? – domanda Marylou. quanta scortesia ha Marylou – non vedi? sono vecchi amici la finestra è aperta s’intrufolano da là per un verso o per l’altro. Marylou se n’è andata dimentico sempre la porta aperta. Marylou se n’è andata colpa dei vecchi amici per un verso o per l’altro.
– ospiti – sussurra qualcuno. siamo già ubriachi. io chiudo la finestra perché la notte non ci disperda.
3 io sono la creativa colpa della mia solitudine.
4 nuovo mattino. rialzo il capo per nulla convinto perchÊ il mio tempo è breve. tristezza che ho qui, da qualche parte.
5 ora è alba ma è giorno controvoglia. il vento non mantiene mai le promesse del sole.
6 il re indica che è notte fonda; ora ricordo, nessun muro è sacro ed io mi brucio le mani per sentire che amo più di quanto posso; il servo del re dice che rivivrò come sarò domani come voglio che io sia, ma cavo gli occhi e imploro di riavermi. cambio re stanotte.
7 ci sono sogni spenti e chiodi nella mente. ho strappato dai muri bianchi i fantasmi appesi.
8 arriva l’istante in cui tutto si ferma si salda matura confida. allora la luce sottrae il suo corpo al vento piÚ nudo. la sera ferisce.
9 prendere lei e un intero giorno nell’intimo di questa vita; portarla al cinema fissarla mentre sistema la scollatura migliore di questa sera e perdersi per questo perdersi là dentro. poi scegliere un pretesto per spezzare l’imbarazzo e avvicinarsi così al suo orecchio per sfiorarla e sentirne il profumo
Roma? Chanel? e perdersi per questo. poi osservare una qualsiasi prospettiva e lei al tuo fianco. lei. perso ovunque eccetto lei. sorridere di tutto farsi trasportare dentro l’imbarazzo delle scelte, prendere un foglietto e scrivere una data oppure scrivere un “per sempre� e perderli per sempre.
distaccarsi da tutto, lasciare mance, trascurare autori poeti compositori trascurare date anni decenni secoli ma amarla dentro orari appuntamenti e perdersi per tutto del tutto dentro a tutto questo restando lĂŹ accanto a lei, perso accanto a questo perso mai quanto lei. ho perso molto scegliendo lei ed ora scegliendo altro ho perso tutto questo.
è scritto tutto qui è scritto fuori dentro lei lei lei che si è persa questi versi per non perdersi altro.
10 un niente dentro. niente, lo tirerò fuori.
11 ho amato pi첫 di quanto pregato. non sono solo due versi. ma gli occhi chiusi.
12 ci sono vuoti che trapassano vuoti. scrivere allora non ha spazio ma solo parole in preghiera.
13 un ragno dalla mia mano fradicia di versi d’amore è giunto sul mio petto impietrito di rabbia ed è risalito su su fino ai miei giovani occhi. ma negli occhi ogni cosa è destinata a morire per un sicuro dolore e un ragno è morto per questo suo sicuro coraggio. peccato perché avrei voluto invecchiare con lui perché... la mia tela ha una sola fragile capacità di annodare parole insensate.
ma da allora ne sono certo un filo tenue lega le mie mani il mio petto agli occhi con sicura dolcezza. questo filo vibra sopra questo filo ogni vita vibra. e gli occhi invecchiano prima.
14 avrei potuto essere un vero innamorato vivo. essere attraverso attraverso.
15 – Parigi sta bruciando – lei disse mentre passa in lei ogni ricordo rapido breve imbevuto di gin. – un altro drink – lei disse e l’ennesimo mio verso dietro di lei per spogliare lei e bruciarsi dentro come un cuore raggelato che nell’amore si brucia.
16 questa notte raggiungo il mio punto strategico e la radio trasmette balorde frequenze. senza niente da bere senza più nulla da fumare, questa notte non durerà abbastanza per uccidermi. è in serate come queste che si finisce per confidare nel domani. forse domani una donna scoprirà il mio punto strategico, sintonizzerà la radio su frequenze migliori senza niente tristezza senza nulla lamento
e vorrà l’amore che dura. ma... l’amore non è abbastanza duro per sopravvivermi ed è per questo che in serate come queste finisco per riconfidare in me stesso che sarà meglio bere e fumare domani, non cambiare frequenza, restare saldi su questo punto strategico che sceglie la notte e che lascia ogni amore finire su chissà quale frequenza migliore.
17 bevo l’ennesimo alcolico, così, per sacrificarmi come un qualsiasi signore; è questo il meglio che mi resta da fare mentre là fuori il sole riscalda facciate, mentre là fuori tutto s’affolla, fluisce, dentro ascensori dentro negozi e scale antincendio. la felicità resta in disparte, in ascolto; io chiudo le imposte, piombo raccolto sul letto e osservo la bottiglia semivuota di rum rimasta in disparte affrancata da un cuore semivuoto di me,
e sento il vento ingarbugliato là fuori fuori finestre mentre tutto s’affolla, fluisce, facendo l’amore, partorendo l’amore e ne sento il lamento, la gioia, restando così, in disparte in ascolto come un qualsiasi signore dentro ascensori dentro negozi e scale antincendio
18 alcolici dentro negozi appartamenti, riunioni, citofoni; alcolici dentro giornali interviste, laboratori, dentro abitacoli sorpassi, emergenze, dentro sale operatorie, cattedre e uffici giudiziari; dentro dolori, sudori, ascensori speranze, omicidi. alcolici dentro la bava perversa del buio, dentro la saliva occultata del giorno, dentro un raggio del sole, dentro palpate scopate, dentro ordinazioni masticazioni,
dentro cestini neuroni alcolici di generazioni. di alcolici le stazioni ne sono piene. gli aeroporti ne sono pieni. e non ci sono parcheggi.
19 le metropolitane sono colme di gridi che sfrecciano con fanali aperti come occhi bianchi come aria dura.
20 non avrò niente mai niente mai perchÊ cresciuto con troppi eccessi troppi eccessi sÏ in troppi labirinti labirinti dove ho ritagliato fili senza uccidere.
21 sono appena le dieci di sera ed io rintanato tra queste vecchie mura farnetico su come potrò mai traslocare sulla luna. così, spinto da un’insana voglia di esercitarmi esercito la dipartita: apro la porta di casa e indago calcolo la più rapida delle tangenziali celesti. ma prima annaffio per un’ultima volta
con viso nostalgico – e l’ultima, ripeto – il gelsomino di Bud riuscendo a scrutare la mia incompresa eleganza su una calza forata del mio piede sinistro. poi medito, e comprendo, ed è ovvio: anche la luna ha un’incompresa eleganza, anche la luna ha i suoi fori ma sulla luna le piante di gelsomino non bevono Bud. sono appena le dieci di sera ed io spinto da un’insana voglia di evadere da queste vecchie mura deliro fumando Chesterfield rosse domandandomi poi se mai sarà possibile fumare
Chesterfield rosse sulla luna. e comprendo, ancora una volta, è certo: c’è cenere sulla luna. ma per quanto altro ne so io sulla luna le piante di tabacco non crescono; allora non mi resta altro che afferrare da qui una qualsiasi enciclopedia botanica e con una qualsiasi audacia dirmi – ovvio cazzo – sulla luna istituirò il primo monopolio di stato – ovvio –
e mi perderò in discorsi burocratici non fatti e potrò dire il vero e potrò essere falso sulla luna, sulla luna tutto vola non ha peso tutto sarà come un cane senza guinzaglio sulla luna sulla luna non si può correre o rincorrere afferrare così sulla luna non potranno raggiungermi con definizioni concetti domande soluzioni, la luna è senza gravita e senza gravità
non c’è amore. è così sulla luna. sono appena le dieci di sera; io sosto sulla prima corsia d’emergenza celeste e riposiziono i miei fanali, osservo la carrozzeria e mi convinco che sia il caso di fare rifornimento. e così stanco e in riserva di me chiudo la porta di casa domandandomi onestamente se quella luna ha una luna tutta sua, una luna – per capirci – simile alla mia.
forse non resta altro che reindirizzare il mio cambio di residenza altrove, che so io... su una stella, se non altro certe cadenti come la mia carrozzeria la mia mente sul divano. ma sono appena le dieci di sera credo e credo sia il caso di fare prima rifornimento – l’ultimo, ripeto – con una lattina di Bud.
22 cammino senza parole come un avanzo d’inquietudine. ripenso protetto solo da penombre di me. qui piove cade acqua cadono pezzi di me. piove, cammino,
piove, passerĂ .
23 grazie agli dei abbiamo un uccello rigido e deciso. – provate a mostrarcelo provate a mostrarcelo – insistono loro – calma calma... – diciamo noi – ora ve lo mostriamo, un attimo un attimo ancora, eccoli. tra le mani avevano sperma nero
– noi veniamo così... – – ok ok ora potete vedere i nostri uccelli, rigidi e scuri come una freccia conficcata su una parete bianca. penne.
24 è difficile scrivere oggi amore sui muri. i muri oggi sono di vetro, cosÏ m’arrampico appannando vetrine.
25 sul tuo biglietto M. c’era scritto con tanto affetto e scusami e ti amo. A. è stato un uomo cortese M., ho trovato il suo mazzo di undici rose per te con i loro gambi ancora verdi sporgenti e le loro spine rabbiose ancora aggrappate alla vita su un cestino verde dell’immondizia. A. forse non sapeva che un romantico non recide fiori M. forse non è una romantica, A. forse non ha mai reciso fiori
M. forse l’ha già fatto ma A. e M. dovevate pur lasciarvi sedurre dalla purezza che non recide nessuno che non definisce nessuno. ho raccolto undici rose ed ora mostrano la loro purezza con i loro gambi ancora verdi protesi con le loro spine rabbiose ancora aggrappate alla vita. stanotte undici rose mi hanno sedotto con tanto affetto e scusaci, ti amiamo.
A. devi saperlo: le rose muoiono solo se impallidiscono. con purezza R.
26 mai ho cercato un ma se nÊ di far credere al mio simile che quel che sento quel che dico sia davvero ma vero. resto come un canto che non decanta ma tuttavia incide fede per memorie con sfumati mondi sottili dove universi sommersi d’acqua scura fanno della mia stanza gelida un buco nero dove acquietarmi dipingermi con
pulsanti scatti e agitati stellari. poi taciturno, tremante, infine tratteggiato m’infranto, non finito.
Titoli di coda LIBRO Progetto grafico e impaginazione: Mirko Visentin In copertina: Manifesto di Ramon Trinca All’interno: Il Pianista, Bukowski e Prova per una disperazione di Ramon Trinca Foto backstage: Paolo Formisano Stampa: Andersen Spa – Boca (NO) Composto in Officina Sans (testi) e Clarendon (titoli) DISCO Testi e voce: Ramon Trinca Musiche: Enrico Lucchese e Mirko Visentin Pianoforte: Mirko Visentin Synth e programmazione: Enrico Lucchese Registrazione e mixaggio: Enrico Lucchese Stampa e duplicazione: F4W – www.f4w.it Registrato il 20 marzo 2010 presso Spazio Sputnik di Quarto d’Altino (VE) – www.spaziosputnik.it
L’autore ringrazia Enrico e Mirko per la concentrazione.
un niente dentro. niente, lo tirerò fuori.
Euro 10,00