Damiano visentin
Muzungu
Illustrazioni di Chiara Gasparini
mimisol
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© 2012 by Damiano Visentin © 2012 by MiMiSol Edizioni – Quarto d’Altino (ve) Prima edizione: settembre 2012 isbn 978-88-89981-06-1 Illustrazioni: Chiara Gasparini Redazione, grafica e impaginazione: Mirko Visentin | spaziosputnik.it
Damiano visentin
Muzungu (e no son mai stat cussĂŹ bianco)
mimisol
In case of loss, please return to: Damiano Visentin, 4/6/1984, italiano di razza bianca, nato
e cresciuto a nord-est, all’angolo, terra di pugili pronti a
battersi tutti i giorni fino al gong dell’ora di cena, attaccando o difendendo ad oltranza, senza la reale certezza di avere davvero un nemico cui far la guerra.
Religiosamente istruito fin da bambino sull’ importanza del
lavoro duro e su quel miracolo economico che avrebbe dovuto renderci tutti onnipotenti, ma che è stato spremuto fino all’osso da chi ha avuto il merito di arrivare prima.
Recentemente convertito con la forza dai Crociati delle Banche, grazie ai quali anch’egli ha un debito sotto cui dormire e un lavoro con cui pagare onestamente, se così si può dire.
As a reward: $ Dato che ti ritrovi con il mio quaderno tra le mani è molto probabile che io l’abbia perduto.
Se dunque ti andasse di restituirmelo ma sei uno di quelli
che non fa mai niente per niente, potremmo incontrarci al bar e discutere la tua ricompensa. Se invece muori dalla voglia di ficcare il naso nei fatti miei, ma hai vergogna della tua
stessa morbosa curiosità, rilassati, mettiti comodo e leggi
senza angoscia, hai il permesso di farlo. Purtroppo per te non
troverai nulla di scabroso, di inconfessabile o di pornografico. Internet ci ha da tempo abituato a ben altro. In ogni caso, a
qualsiasi categoria tu appartenga, vorrei tanto sapere che fine hanno fatto i miei appunti e le mie poesie, eccoti dunque i recapiti. Ti ringrazio.
Damiano Visentin
+39 349 6850234 • superbis@gmail.com c/o Pizzeria Capri • piazza De Santis 9 • Jesolo Lido (VE)
Po eta minor
Pore, vecie, sbandae sperse rento pae scarsee ò paroe come monee e paghe i debiti dea memoria inventandome na storia sora un finae za scartozà. Poche, storte, sbajae forse però ghi n’ò vanzae e co quee le ò comprae e ilusion de verla vinta e de assarlo almanco inzinta el tempo che no’l me sposarà.
POETA MINORE – Povere, vecchie, sbandate / disperse / dentro alle
mie tasche / ho parole come monete / e pago i debiti della memoria / inventandomi una storia / sopra ad un finale / già accartocciato. // Poche, storte, sbagliate / forse / però ne ho avanzate / e con quelle le ho comprate / le illusioni di averla spuntata / e di lasciarlo quanto meno
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Brute, sporche, stonae po’l darse però le é sol che mie ò paroe come un difeto questo el pregio del diaeto e del poeta che lo à rimà.
incinta / il tempo che non mi sposerà. // Brutte, sporche, stonate / può darsi / però sono solo mie / ho parole come un difetto / questo il pregio del dialetto / e del poeta / che lo ha rimato.
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G i ug no
I l discorso di I nnocent / 1
Tesoro mio, finalmente. Ho sperato di riuscire ad incontrare il tuo sguardo, tra tutta questa gente, dopo tanto tempo, così come un ragazzino freme nell’attesa del primo bacio. E come un ragazzino ora provo vergogna, perché il tempo sul tuo volto è passato come una carezza, mentre sul mio i giorni sono scivolati come lame affilate. Sei bellissima. Mi sei mancata da morire. Da impazzire. E qui in paese da tempo si dice che io sia morto e impazzito veramente, sai? L’altra notte non riuscivo a dormire, ripensavo alla nostra vecchia casa, al nostro letto, a tutte le volte che, sdraiati vicini, parlavamo guardando il soffitto, affrontando il futuro con le nostre piccole grandi decisioni. Ricordi? Noi due. Insieme. Certo, questa sedia non sarà il nostro letto, ma è comunque molto comoda, dico davvero. Se sei d’accordo vorrei restare un po’ qui, in tua compagnia, vorrei che parlassimo come un tempo, di quel che è stato e di quel che sarà. In fondo, se oggi sono riuscito a raggiungerti dopo tutto questo tempo, se ho deciso di cercarti ancora tra tutta questa gente, è perché tu sei l’unica in grado di aiutarmi. Ho bisogno che tu mi stia a sentire ancora. La memoria è l’unica cosa che non sono riusciti a strapparmi, eppure i miei ricordi bruciano. Tesoro mio, te lo prometto, questa è l’ultima volta, ma ti 11
prego, non punirmi con un altro silenzio, pensa bene, torna a casa con me. O permetti che io ti raggiunga. Ogni tanto rivivo con la mente le prime notti trascorse insieme, all’insaputa della famiglie, i nostri primi incontri segreti. Quelle notti dal profumo inebriante che affrettavano i nostri passi immersi nel fogliame, tra il fiume e la collina, impazienti di raggiungere quel piccolo fazzoletto d’erba, isolato da tutto, dove la luna si sarebbe volentieri lasciata cadere hai detto la prima volta che lo vedesti. Ricordi? Mentre la luna ci pensava io e te scoprimmo l’amore. Acqua e sale. Acqua e sale partoriva la tua fronte, ogni volta. Acqua e sale. Ed io guardavo quelle gocce liberarsi dal tuo viso, a costo di cadere, per ritornare ad esser pelle. Pelle mia, su cui la tua scivolava al ritmo dei gemiti nascosti male, dentro al fragore del nostro fiume. Ti vergognavi dell’amore, tesoro mio, e mi tiravi al petto con la scusa che la terra avrebbe potuto farmi male. Impossibile, pensavo, la nostra terra si compiace nel vederci far l’amore nel prestarsi a far da brace. Acqua e sale. Ogni volta. Acqua e Sale ti somigliava molto appena nata. Aveva il Kivu dentro agli occhi e gli oceani nella testa, come te.
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Aveva il colore della terra che ti restava tra le mani quando giuravi alla mia schiena: Non c’è notte se mi ami.
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Date: Giugno Site: Site: Jesolo Lido
Cafè pr im a v e ra
L’inverno sotera e so nùvoe de piera el fa pase co’a tera. L’eco del vento no par pi un lamento no’l fa pi spavento. Bandiera e bei fiori coerze i doeori de do genitori. Co’i sòiti poentoni se scalda i teroni sul mar dei barconi.
CAFFÈ PRIMAVERA – L’inverno seppellisce / le sue nuvole di pietra / fa pace con la terra. // L’eco del vento / non sembra più un lamento / non fa più spavento. // Bandiera e bei fiori / coprono i dolori / di due genitori. // Con i soliti polentoni / si scaldano i terroni / sul mare dei barconi.
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Date: Giugno Site: Site: Jesolo Lido
A fede l’é el fulcro! Preghiere de velcro sul Santo Sepolcro. Ma Dio l’é qua in tera ociai e criniera e minace de guera bombe, fumera e aerei che atera no fa primavera. Svode sta cìchera sere el giornal rimete a me maschera. Tuto normal.
// La fede è il fulcro! / Preghiere di velcro / sul Santo Sepolcro. // Ma Dio è qui in terra / occhiali e criniera / e minacce di guerra // bombe e fumo / e aerei che atterranno / non fanno primavera. // Svuoto la mia tazzina / chiudo il giornale / rimetto la mia maschera. / Tutto normale.
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Date: 27 Site: giugno Site: Jesolo Lido
I
n effetti non c’era più molto da dire ormai. Però il silenzio cominciava a pesare più dell’umidità di questo scomodo e minuscolo appartamento, abilmente ricavato da un sottoscala, che con due paesaggi inchiodati alle pareti e un centrotavola sintetico si è magicamente trasformato in un’ideale residenza per le vacanze, da lanciare nel fertile mercato nero delle affittanze estive. Io però non sono un turista, sono un pizzaiolo, e mi sono trasferito qui perché l’affitto di questo buco costa poco ed è a due passi dal mio lavoro. Più che sufficiente. Se a lei non piace poco importa, perché domani partirà e qui dentro ci dovrò rimanere da solo, per tutta l’estate. Partirà… Già, domani. E noi, dopo che sono rincasato e ci siamo salutati, non abbiamo più aperto bocca per oltre un’ora. Ci siamo osservati di nascosto, come a voler trattenere qualcosa l’uno dell’altro prima che fosse troppo tardi, senza pronunciare una sola parola. Abbiamo permesso ai nuovi rumori di questa casa di colmare quel silenzio, ho ascoltato il suo ciabattare verso il bagno, la piccola raffica di passi resi ancor più buffi dalla sua postura impettita, una delle prime cose che mi sono piaciute di lei, quando ci siamo conosciuti. L’ho guardata nel riflesso dello specchio mentre si lavava i denti, assorto dentro al rumore ritmato dello spazzolino. Si è sciacquata la bocca, poi il viso, si è asciugata, ha rimesso il tappo al dentifricio e lo ha riposto con lo spazzolino nel suo bicchiere. Movimenti composti e discreti come lei, compiuti con ordine rituale, i gesti di chi desidera partire mettendo le cose al proprio posto, sperando di ritrovarle, al ritorno, esattamente come quando le ha lasciate. Poco fa, in piedi vicino al mio lato del letto, fingevo di puntare la sveglia, aspettando non so che. Lei, dalla par-
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Date: 27 Site: giugno Site: Jesolo Lido
te opposta, riponeva gli occhiali e si raccoglieva i capelli. Ho fissato d’istinto lo sguardo su questo vecchio letto a due piazze, a cui ancora non siamo abituati. M’è venuta in mente l’Africa e tutti i chilometri che da domani si metteranno tra di noi. – Ehi… Ha indicato con un cenno del capo il mio cuscino, spezzando finalmente il silenzio. Sollevandolo ho trovato un pacchetto. Dentro c’era questo quaderno e una matita, una Faber, la mia preferita.
Sesto deo dea man che conta: se me sbrissa via un pensiero te’o rancura co’a to ponta. Sì, se n’è accorta anche stavolta, ma mi ha lasciato fare, come sempre, anche se questa è l’ultima notte che passeremo insieme. Sa bene che adoro scrivere mentre dorme e in fondo piace anche a lei sapermi sveglio, come se in qualche modo vegliassi sul suo sonno. Dal canto mio, la quiete della notte e del suo respiro rilassato sono una culla a cui non riesco a rinunciare. Nemmeno stanotte. L’ultima notte. La prima di questo quaderno.
Sesto dito / della mano che conta: // se mi scivola via un pensiero / lo raccogli con la tua punta.
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Date: Giugno Site: Jesolo Lido
Ogn i n o te
Ogni note, ste me man messe aea prova da na tera che someja pi a paltan. Ogni note, ste man mie perse dentro i so cavei e se perde insemenie. Ogni note so de voerla come el sgrìsoeo che me sgorla come a fuga del ladro come a fine de un libro come un ramo de ortiga come un lupo inte’a cheba come un tajo inte’l vero come e onge sul muro come a lengua che insegue
OGNI NOTTE – Ogni notte, queste mie mani / messe alla prova da
una terra / che somiglia più a pantano. // Ogni notte, queste mani mie / sperdute tra i suoi capelli / si perdono frastornate. // Ogni notte so di volerla / come il brivido che mi scuote / come la fuga del ladro / come
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Date: Giugno Site: Jesolo Lido
na Ă grema amara come un fis-cio de dei tra do acordi de chitara.
la fine di un libro / come un ramo di ortica / come un lupo nella gabbia / come un taglio nel vetro / come le unghie sul muro / come la lingua che insegue / una lacrima amara / come il fischio delle dita / tra due accordi di chitarra.
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Date: 28 giugno Site: Jesolo Lido
N
onna Maria non era mai entrata in un aeroporto. Oggi, con ottantaquattro anni sulle spalle, ne ha visto uno per la prima volta. Se ne stava in piedi, impalata di fronte ai desk, con gli occhi sgranati a guardarsi attorno, incredula, quasi stordita, forse anche a causa dello sbalzo di temperatura subìto nel passaggio repentino dalla calura pomeridiana al fresco pungente dell’aria climatizzata. Mi sono avvicinato alle sue spalle, volevo prenderla sottobraccio, ma ha stretto a sé la borsa in un gesto istintivo, devo averla spaventata. Poi il suo viso si è disteso in un sorriso. È proprio vero, gli occhi non invecchiano mai. Mentre Lei attendeva con i genitori di poter imbarcare i bagagli, ho accompagnato nonna Maria verso la grande parete a vetri, da dove si possono vedere gli aerei in pista. Non riusciva proprio ad immaginare come quegli enormi aggeggi potessero spiccare il volo. Notai una certa preoccupazione sul suo viso. Moltissima gente diretta ad Amsterdam oggi. Famigliole olandesi con la pelle ridotta allo stesso colore dei capelli, in sandali e maglietta I love Venice, parevano rientrare dalle vacanze. Ragazzi molleggiati con grossi ematomi di lenti scure partivano a darci dentro di joint only marijuana e puttane in vetrina. Qualche uomo d’affari, qualche non saprei. C’è voluta pazienza, solitamente io non ne ho molta e il pensiero di quel saluto non mi facilitava le cose. La nonna era stanca, ha preferito aspettare seduta. Poco dopo un asiatico, cinese credo, ha occupato il posto libero alla sua sinistra, qualche minuto più tardi uno statunitense di colore si è accomodato col Mac sul sedile alla sua destra. Se ne stava rigida nel mezzo, un po’ a disagio, tra America e Asia.
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Date: 28 giugno Site: Jesolo Lido
Nona Maria co’a vita sua gropa tra Merica e Asia te someja l’Europa. Verso le 16:00 circa, a bagagli imbarcati, è giunto il momento dei saluti. L’ho lasciata un po’ da sola con i suoi vecchi e me ne sono andato al bar per un caffè. Ho fissato a lungo il fondo della tazzina tentando di mescolare sentimenti contrastanti.
Nonna Maria / con la vita sulle spalle / tra America e Asia / assomigli all’Europa.
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Ch eck-in / C e ch in
Siora co’a vaisa: Permesso! (Gnente àgreme, me’o iere promess ma sta siora che ziga permesso no’a capisse in che momento del casso che a so vose s’à pena intromess) Te’o sa, no son tipo da ociai scuri i me oci li preferisse su de ti magari sgionfi, però sicuri… Siora co’a vaisa: Se spòsteo?! (A scolte, siora mia mi anca me spostaria ma se me move sbaje mira
CHECK -IN / CECCHINO – Signora con la valigia: Permesso! //
(Niente lacrime, me l’ero promesso / ma questa signora che urla permesso / non capisce in che momento del cazzo / la sua voce si è appena intromessa) // Lo sai, non sono tipo da occhiali scuri / i miei occhi li preferisco su di te / magari gonfi, però sicuri… // Signora con la valigia: Si sposta?! // (Mi ascolti, signora mia / io anche mi sposterei / ma se mi muovo sbaglio mira / e questa mi scappa / vola via) // Mi scapperai lo
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sta qua a me scampa a me vóea via) Te me scamparà via instess e mi no posse seguirte adess gnanca se voesse. E se fosse mi el to cechin? E se dess mi te sparesse? Chissà, forse dovee farlo prima prima ancora che te decidesse… Siora co’a vaisa: Eora se càveo sì o no?! Reste qua e te spetarò finché no te torna finché sarà ora reste qua ma me sfogarò me gire de colpo e ghe spare aa siora PAM ! stesso / e io non posso seguirti adesso / nemmeno se lo volessi. / E se fossi io il tuo cecchino? / E se adesso io ti sparassi? / Chissà, forse avrei dovuto farlo prima / prima ancora che tu decidessi… // Signora con la valigia: Allora, si toglie sì o no?! // Resto qui e ti aspetterò / fino a quando torni / fino a quando sarà il momento / resto qui ma mi sfogherò // mi giro di colpo / e sparo alla signora // PAM !
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21 . | 0 0 | A | M | S | T | E | R | D | A | M | t o | 0 6 . | 3 5 | N | A | I | R | O | B | I |
Let a cas te l
Dài che dormin picenina sentai su sta not co al col naltro giorno sbregando a matina. Dormin adess, picenina me pararà de verte vizina inte sto let a castel: mi qua par tera ti sora in ciel.
LETTO A CASTELLO – Dai che dormiamo piccina / seduti su questa
notte / con al collo un altro giorno / strappando il mattino. // Dormiamo adesso, piccina / mi sembrerà di averti vicina / su questo letto a castello: // io qua per terra / tu sopra in cielo.
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12. | 30 | N | A | I | R | O | B | I | to | 12. | 55 | K | I | G | A | L | I | - | R | W | A | N | D | A
Can to len to
Co’ l’aereo tocarà tera sparagna el to sospiro, co’ l’aereo tocarà tera po’l tacar el viajo vero viajo raro viajo nero viajo tuo, mio, nuo sincero parché l’Africa la é un canto lento portà da un flauto sonà dal vento nina-nana daa vose scura la é na mare che te avisa: da qua te tornarie siora anca senza a to vaisa.
CANTO LENTO – Quando l’aereo toccherà terra / risparmia il tuo sospiro, / quando l’aereo toccherà terra / può iniziare il viaggio vero // viaggio raro / viaggio nero / viaggio mio, tuo, nudo / sincero // perché l’Africa è un canto lento / portato da un flauto suonato dal vento / ninna-nanna dalla voce scura / è una madre che ti avvisa: / da qua torneresti ricca / anche senza la tua valigia.
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In dice del le poe s ie
Poeta minor
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Giugno Cafè primavera Ogni note Check-in / Cechin Let a castel Canto lento
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Luglio Identitalia 38 L’ora giusta 41 Carlo 46 A cosa stai pensando? 49 Fabricante de insoenze 51 Pan 53 El pato dei gropi 54 Pangea 55 Sardear Jahangir 57 Grisoera Beach Party 59 El gat e el mutuo 60
Agosto Alberg-attori 71
Mojito 73 Fondotinta 75 Tre e meza in campo 77 High Hopes 79 Un grembo 81 L’unica morte 82 A pension 83 [Desso go finio…] 84 [Ultimo ato…] 85 [Cassaforte senza ciave…] 87 Senza basi 89
Settembre I sofisticai 97 Pàcere 99 L’Univosteria 100 X-Factor 102 Do silabe fonde 103 Soto un ciel de riso 104 Piova revessa 106 Pizz’ammore 107 [Corevo a scuro…] 109 Attici e sindaci 112 El re dee pantegane 115
Rwanda Blues Dark Was the Night, Cold Was the Ground 125 Muzungu 128 [Me tegne doss a zénere…] 135 Le pays de mille collines 136
Nialtri 137
Ritorno La storia dell’uomo nero e dell’uomo bianco 141 Pugni 145
Il disco r so di Innoce nt
Parte 1 Parte 2 Parte 3 Parte 4 Parte 5
11 31 63 93 123
Questo libro è stato composto in carattere Adobe Calson Pro per i testi principali (corpo 12 su 15 punti per le poesie, 11 su 13 punti per le parti in prosa) e Handwriting Dakota per i titoli e le testatine. Il Caslon è un carattere romano inciso a metà Settecento da William Caslon – il primo grande incisore di caratteri inglese – su modello dei famosi «aldini» italiani e francesi del Cinquecento. Il Caslon fu consacrato negli Stati Uniti grazie al suo utilizzo per la pubblicazione della dichiarazione di indipendenza americana (1776), nonostante uno dei suoi più famosi redattori, Benjamin Franklin, gli preferisse di gran lunga un altro carattere inglese, più nuovo e innovativo: il Baskerville. L’Handwriting Dakota è un carattere realizzato nel 1995 da vLetter Inc., società specalizzata nella simulazione digitale di scritture a mano.
Pore, vecie, sbandae sperse rento pae scarsee ò paroe come monee e paghe i debiti dea memoria inventandome na storia sora un finae za scartozà.
ISBN 978-88-89981-06-1
Finito di stampare nel mese di settembre 2012 presso Andersen Spa di Boca (no) per conto di MiMiSol Edizioni di Visentin Mirko. € 10,00