REPORTAGE REPORTAGE
Grotte e caverne del reggino Speleologia nell’estremo sud della Calabria
Felice LAROCCA - Centro Regionale di Speleologia “Enzo dei Medici” - Università degli Studi di Bari Aldo Moro
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ino a circa trent’anni fa le conoscenze sui fenomeni sotterranei della Calabria mostravano una situazione molto sbilanciata tra l’estremo nord della regione, ricco di grotte, caverne e profonde voragini, e le altre aree situate al centro-sud, ospitanti rare e modeste cavità solitamente prive di particolare interesse. Questo quadro, tuttavia, era destinato a cambiare nel volgere di breve tempo; esso, del resto, rifletteva certamente la peculiare situazione geologica della regione (con i terreni carsificabili presenti perlopiù al nord) ma rivelava, al tempo stesso, un oggettivo difetto della ricerca, storicamente più attiva nei territori del Monte Pollino e dei Monti dell’Orsomarso, nell’alta provincia di Cosenza. Dagli scorsi anni Novanta, allorché indagini puntuali hanno iniziato a estendersi ad aree dapprima del tutto ignorate, poco alla volta sono state effettuate scoperte inattese che hanno contribuito a definire una visione certamente molto più articolata della speleologia calabrese. Il Reggino è stato, in ordine di tempo, l’ulti-
UN PRIMO CONTRIBUTO PER LA CONOSCENZA DI UN TERRITORIO SPELEOLOGICAMENTE TRA I MENO NOTI D’IITALIA
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VISITA LE GROTTE DEL REGGINO
Pilastri e pseudo-stalattiti presso un ingresso della Grotta della Lamia. (Foto Felice Larocca) Sotto: Carta di inquadramento geografico del reggino con indicazione delle cavità censite. (Disegno F. Breglia)
Speleologia 74 giugno 2016
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