10 «Non è bello da morire?!»
Benché immergersi nelle sofferenze altrui la aiutasse a dimenticare momentaneamente i suoi problemi e nonostante consolare persone più fragili di lei la rendesse visibilmente più forte, non c’è dubbio che la compassione che Diana provava per gli ammalati e i moribondi fosse del tutto autentica e sincera. Roberto Devorik racconta della visita che fece con la principessa in un ospedale dove c’era un uomo che stava morendo di AIDS. «Era consumato dalla malattia e i suoi occhi erano ormai quasi spenti. Guardarlo era difficilissimo. Diana si avvicinò al suo letto, gli prese la mano e, lo giuro, non è suggestione, gli occhi di quell’uomo tornarono vivi. Non gli disse niente, restò semplicemente lì a tenergli la mano per qualche minuto, poi gli sussurrò: ‘Lo sa, credo che lassù ce la spasseremo molto di più’. Gli diede un bacio sulla mano e uscì dalla stanza. L’uomo morì tre giorni dopo, ma sua madre scrisse una lettera a Diana in cui la informava che la sua visita lo aveva reso così felice che era spirato sereno.» Avendo scoperto in sé la capacità di entrare in sintonia con gli ammalati e i moribondi, negli anni Diana si convinse di possedere un dono speciale. Inoltre, si stava accorgendo di essere amata per qualcosa che le veniva del tutto naturale, che non le richiedeva alcuno sforzo e in cui non aveva bisogno di confrontarsi con 81
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nessuno. Quel sentimento di compassione e la sua attività di volontariato erano cose che non avrebbero mai potuto portare a un tradimento. Il 1995 vide la convergenza di numerosi avvenimenti fondamentali. Diana si era separata da Carlo e aveva cominciato a esplorare la vita al di là dei confini dell’Establishment. La sua relazione con Oliver Hoare era finita, ma lei si era ulteriormente immersa nello studio dell’Islam e della filosofia islamica. E avendo scoperto la sua capacità di aiutare gli altri, stava accrescendo la propria forza interiore attraverso l’impegno nel volontariato. Nel settembre del 1995 si sarebbe recata in visita al London Royal Brompton Heart and Lung Hospital, un episodio che avrebbe impresso un corso totalmente nuovo alla sua vita. Il catalizzatore fu ancora una volta la sua amica agopunturista Oonagh Toffolo. Nel suo appartamento a Earls Court è impossibile non notare i tanti ricordi del marito di Oonagh, scomparso nel 1999. La musica che gli piaceva, i libri che leggeva, un enorme portfolio di ritratti fotografici rilegato in pelle e altre foto più piccole disposte qua e là sulle scrivanie e le pareti. Nella stanza odorosa di mughetti, Oonagh è seduta sulla sua poltrona di velluto marrone; sorregge con una mano la testa leggermente piegata di lato. Sta per cominciare il racconto di come nacque l’amore segreto di Diana per un medico pakistano e per descrivere il viaggio che, iniziato a Londra, la portò a Lahore. Ma narrare questa storia le rinnova ricordi dolorosi legati alla malattia di suo marito Joseph. Fa un respiro profondo per raccogliere le forze, poi, lentamente, affiorano le parole. «Joseph soffriva di disturbi cardiaci da due o tre anni; erano così gravi che nella primavera del 1995 fu chiaro che sarebbe stato necessario un intervento chirurgico.» L’operazione, un triplo bypass cardiaco con riparazione valvolare, fu programmata per il 31 agosto al Royal Brompton Hospital. Il 5 aprile, Diana aveva 82
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scritto un biglietto a Joseph per fargli sapere che erano entrambi nei suoi pensieri e nelle sue preghiere. Il 14 agosto, due settimane prima dell’intervento, Diana invitò a pranzo i coniugi Toffolo per festeggiare il compleanno di Oonagh. Dopo pranzo, Joseph, che era un cantante provetto, chiese il permesso di esibirsi per la principessa. Scelse un brano intitolato La paloma (la colomba). Diana fu profondamente commossa. Gli disse che nessuno aveva mai cantato così per lei. Joseph ci mise un tale trasporto e una tale intensità che Diana giurò di aver avuto la sensazione di sentir battere il suo cuore. In un momento particolarmente toccante, gli posò una mano sul cuore. Il Royal Brompton Heart and Lung Hospital è un edificio basso e anonimo nel cuore di Chelsea. Le villette a schiera bianche che si allineano di fronte all’ospedale lungo Sydney Street riflettono la prosperità dei proprietari e i negozi nei dintorni attirano una clientela esclusiva e facoltosa. Arrivò il giorno dell’intervento e, prima di essere portato in sala operatoria, Joseph Toffolo disse: «Ce la farò». L’operazione fu eseguita dal famoso chirurgo sir Magdi Yacoub, assistito in sala operatoria da un altro medico esperto, il dottor Hasnat Khan. Terminato l’intervento, Joseph fu trasportato nel reparto di terapia intensiva, ma appena venti minuti dopo il suo arrivo la caposala si accorse che le sacche di drenaggio erano piene di sangue: era in atto un’emorragia massiva. Una frazione di secondo dopo cominciò a suonare l’allarme dell’arresto cardiaco. Il professor Yacoub arrivò di corsa in reparto con il bisturi già pronto e senza perdere tempo riaprì il torace del paziente. L’emorragia fu arrestata e il cuore di Joseph riprese a pulsare. Aveva rischiato davvero molto. A casa, Oonagh aspettava una telefonata. Ma la telefonata, a causa di un’incomprensione, non arrivò e così la donna si precipitò in ospedale insieme con una vecchia amica, suor Mairead. Lì poté 83
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finalmente vedere il marito nel reparto di terapia intensiva e fu sconvolta dal suo aspetto davvero sofferente. Verso le ventuno telefonò a Diana per dirle che Joseph versava in condizioni critiche. Nel 1995 Diana si era ormai affidata in pieno alle cure di guaritori, agopunturisti e operatori di medicine alternative, che usava come stampelle nella ricerca di qualcosa di saldo a cui aggrapparsi e assicurare la propria vita, ma questo non significava che non fosse capace di essere a sua volta accanto a chi le dava aiuto. Ora era il momento di rendere quell’aiuto e mettersi a disposizione della sua amica. «La informai delle gravi condizioni di Joseph», continua Oonagh, «e Diana disse: ‘Sarò lì domani, alle dieci in punto’. L’indomani, come promesso, arrivò; io la stavo aspettando e la accompagnai in terapia intensiva a vedere Joseph. Dopo la visita ci spostammo in un’altra saletta del reparto. Non eravamo lì neanche da un minuto quando arrivò Hasnat Khan con il suo seguito di assistenti. Lo presentai a Diana. Lui si limitò a salutarla in modo molto formale con un cenno del capo, poi passò a parlare delle condizioni di Joseph. Scommetto che alla principessa del Galles non era mai successo in tutta la sua vita di fare meno colpo su qualcuno! «Khan andò dritto al punto e disse che Joseph era molto grave e che aveva bisogno del mio consenso per riportarlo in sala operatoria. Guardai quell’uomo dai modi cortesi che avevo visto tante volte nel corso della notte e dissi: ‘La prego, si prenda cura di Joseph, perché è molto prezioso per noi’, e gli baciai la mano. Mi promise di tornare più tardi, probabilmente alle due, per farmi un resoconto completo della situazione. Fece un altro rapido cenno di saluto alla principessa e uscì dalla stanza. «Di Hasnat Khan non mi aveva colpito niente di particolare se non il fatto che era un uomo molto gentile con dei begli occhi e delle belle mani e che era un medico premuroso, ma quando se ne fu andato Diana esclamò: ‘Oonagh, non è bello da morire?!’ «Fu così che cominciò. Credo che Khan ebbe un impatto 84
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fortissimo su di lei. Sì, credo che s’innamorò di lui in quel momento, a prima vista! «Diana aveva promesso di spendere la sua vita aiutando i poveri e i malati del mondo e desiderava ardentemente incontrare un compagno con cui poter condividere quello scopo. E ora, ecco che l’uomo che cercava ce l’aveva davanti agli occhi. Era quel chirurgo, un medico in gamba, appassionato del suo lavoro e attento ai pazienti. Diana aveva bisogno di una persona che la collegasse con l’umanità e credo che vedesse Hasnat come l’uomo che le sarebbe stato accanto per tutta la vita e l’avrebbe aiutata nella sua missione d’amore.» Hasnat Khan era un cardiochirurgo trentaseienne originario del Pakistan che era arrivato al Brompton Hospital nel 1992 per lavorare al fianco del più eminente cardiologo di allora, sir Magdi Yacoub, e per fare il suo dottorato di ricerca. In occasione delle visite a Joseph, Diana ebbe modo d’incontrarlo altre volte. Disse a Simone Simmons che la prima volta che lei e Khan si ritrovarono soli fu in ascensore all’ospedale, dopo una delle sue visite al marito di Oonagh. Le confidò che il chirurgo pakistano non era affatto il suo tipo, era sovrappeso, fumava e mangiava male, eppure era convinta che il suo incontro con lui fosse stato «karmico». Praticamente, sentì subito che il suo destino era Hasnat Khan.
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