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editoriale 5
amici affascinanti di Luigi Borgo
C
i sono persone che mi affascinano più di altre e, per mia fortuna, molte tra queste sono miei amici. Mi sono chiesto cos’è che mi affascina di loro, avendo amici così diversi gli uni dagli altri al punto che mi sarebbe davvero difficile organizzare una cena tutti assieme. Sono così diversi per personalità e interessi che un incontro di poche ore non sarebbe in grado di mettere in chiaro quello che in fondo li accomuna e che costituisce il nucleo della loro seduzione su di me. Vi assicuro che mi ci è voluto del tempo per capire cos’è che unisce sportivi duri e puri con intellettuali altrettanto duri e puri; single convinti e convinti padri di famiglia; amanti del vino rosso e amanti di quello bianco. Se non mi fossi incaponito a cercare cosa fa di una persona, una persona interessante, forse non sarei riuscito a capire che i miei amici sono, nel profondo, molto simili tra loro. Simili, cioè, nel grande entusiasmo per le cose che fanno, fossero curve sugli sci o pedalate in bicicletta; studio di quello e di quell’altro autore. Sono persone, insomma, che vivono i loro interessi con intensa partecipazione. E - ecco, questo è un punto fondamentale - sono anni e anni e anni che lo fanno. Oh, non è proprio gente che segue le mode. Per intenderci, non è gente da Nordic Walking, bellino, ma troppo giovane e troppo semplice per ‘intripparli’; come non è gente che legge Camilleri, Vitali, bellini, ma troppo commerciali per interessarli. Con questo, non sto dicendo che sono degli snob; sono fatti così, e dopo una vita passata a fare curve sugli sci o giri in bici o a dare calci al pallone o a studiare questo e quell’autore, questo o quel libro, questo o quell’artista ne sono così dentro, così coinvolti, così raffinati nei loro pensieri che hanno le loro legittime esigenze: o se ne parla con competenza, cioè dal di dentro o manco se ne parla. Perché è da decenni che sgobbano e sudano
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per fare quel “salto di qualità” che li renderebbe le persone più felici del mondo. Nella competenza del loro fare c’è la gioia e il senso della loro esistenza. A domande, quindi, che dal di fuori possono sorgere: “perché scii?” “Perché scrivi?” “Perché suoni il pianoforte?” con le loro sottovarianti: “Che cos’è lo sci?” “A cosa servono i romanzi?” “E’ bella la musica classica?” fino a: “Che cos’è lo sport?” “Che cos’è l’arte?” loro rispondono con il loro stesso vissuto. Sarebbe come chiedere a ciascuno di noi: “perché sei vivo?” “Perché ami i tuoi figli?” “Perché ritieni che tu e i tuoi figli dobbiate esistere?” Sono domande, le une e le altre, non solo ovviamente sceme perché implicano una risposta banale, del tipo “perché è così!”, ma sono domande addirittura offensive: “e perché non dovrei vivere?” Ebbene, dalla loro passione, continuo a imparare un sacco di cose, ma soprattutto ho capito il principio del loro vivere. Ognuno di noi fino a un certo anno di età, cresce: cresce di corpo e di mente; è la fase in cui fa un po’ tutto la natura. Poi, non si cresce più, però, ci si può migliorare. Migliorare sia nelle prestazioni del corpo sia in quelle della mente. Qui la natura non fa più nulla, anzi, il più delle volte ostacola. Tocca a noi, alla nostra volontà continuare nella nostra crescita, migliorando il nostro modo di ragionare, le nostre prestazioni fisiche, tutto quello che ci riguarda più da vicino. Invecchiando, abbiamo meno forza, ma possiamo aumentare la resistenza; meno elasticità, ma possiamo essere più abili nella strategia di gara; abbiamo meno memoria, ma possiamo aumentare le nostre capacità di analisi. Insomma, se la natura ci fa crescere finché vuole lei; la nostra volontà ci va migliorare sempre, e chi vive con questo spirito, almeno per me, è una persona affascinante.
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Direttore responsabile Luigi Borgo Redattore capo Filippo Pavan Redazione Paola Dal Bosco, Andrea Cornale Web master Nicola Anzoni Redazione tecnica alpinismo Luigi Centomo arco Carlo Carli arti marziali Massimo Neresini atletica Ivanoe Simonelli avventura Franco Spanevello basket Filippo Pavan benessere Alessandro Grainer boulder Nicola Anzoni caccia e pesca Dorino Stocchero calcio Alessandro Grainer calcio a 5 Nicola Ciatti
ciclismo Guido Lanaro equitazione Michele Toldo golf Sergio Vellar hockey Cristian Ponza maratona Gianni Garbin montainbike Marco Canistri motocross Valeria Vianello nuoto Giuseppe Martini orienteering Paolo Mutterle pallavolo Enzo Casarotto parapendio Luca Basso
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arco
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freccia
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lario da Rosà. Sembra il nome di un artista del Cinquecento e nel suo sport, in effetti, può essere considerato tale. D’altronde andando “ a bottega “ alla 06 Alpi ha avuto buoni maestri. Ilario Munari è di Rosà dove è nato nel 1964 ed è titolare della Omer, azienda di lavorazioni meccaniche che ha messo su con il fratello. E’ papà di Luca, già Campione Italiano ed Europeo nelle gare giovanili che da quest’anno passerà di categoria e perciò d’ora in avanti sarà scontro in famiglia. Affascinato fin da giovane dal tiro con arco nel 1997 Ilario si iscrive ad un corso di tiro organizzato dalla 06 Alpi, storica compagnia di arcieri, punto di riferimento in Veneto, ma anche a livello nazionale, per le gare di tiro alla sagoma. Lo
tricolore
Ilario Munari centra il bis e per la seconda volta vince il titolo italiano di Carlo Carli
conosco da allora dato che la “ Zeroseialpi” è anche la mia compagnia, ne sono il segretario dal 1994. Anzi direi che lo conosco bene. Lo ricordo dapprima riservato, quasi timido come tanti quando entrano in un mondo che non conoscono, ma voglioso di imparare in fretta, di avere tutte le dritte dagli anziani del gruppo per tribolare il meno possibile e raggiungere risultati di rilievo. Aveva scelto di tirare nello “Stile Libero” (è una delle classi di tiro) con mirini e sgancio manuale e forse la scelta non era delle migliori per un neofita poiché implicava il salto di alcune tappe fondamentali nell’apprendimento del gesto sportivo. Tuttavia l’applicazione e la voglia di pri-
meggiare l’avevano portato alle prime affermazione nelle gare regionali e, con l’esperienza accumulata negli anni, alle prime soddisfazioni ai campionati italiani, ma mai il podio. Lo scorso anno decide di cambiare classe per passare allo “sgancio”, come in gergo chiamiamo la classe di tiro “ Stile Libero Illimitato” quella con mirini e sgancio meccanico, una sorta di impugnatura da agganciare alla corda che si aziona come il grilletto di un fucile. Ha trovato la sua strada. In pochi mesi ottiene risultati incoraggianti, si iscrive anche alla Fitarco, la federazione delle specialità olimpiche, si allena in palestra dopocena e prende parte a gare “indoor” e “3D” (simili a quelle Fiarc). E’ un altro arciere. Lusingato dei risultati decide di partecipare al campionato europeo in Estonia, che essendo Open non necessita di gare
di qualificazione, senza aver neanche partecipato al campionato italiano. Sembra più un viaggio di piacere abbinato a tre giorni di gara: così, al posto delle ferie tanto per vedere com’è. Medaglia d’argento: incredibile. Due mesi più tardi ai campionati italiani di Bagno di Romagna non è iscritto per questioni di lavoro ma l’infortunio di un amico che doveva portare Luca alle gare lo ha costretto a disdire alcuni impegni in azienda per accompagnarlo. E dato che c’era ha pensato bene di tirare nonostante le poche sedute di allenamento nelle settimane precedenti. Forse nell’occasione ha giocato a favore la mancanza di aspettativa e di tensione nervosa che solitamente accompagna chi cerca il risultato, fatto sta che dopo quattro giorni di gara si gioca il titolo all’ultima freccia e lo fa suo per un punto. Il resto è storia recente. Ai Campionati Fiarc di Brentonico ha confermato il titolo. I quattro giorni di gara su altrettanti percorsi hanno visto competere 630 arcieri nei magnifici pascoli e boschi che fanno da cornice alle piste di sci
del monte Baldo. Sono state gare indimenticabili non solo per l’ottima organizzazione ed i tiri molto tecnici, come si conviene in un Campionato Italiano ma anche per il livello delle sfide. In quasi tutte le classi di tiro la competizione è stata serrata ma soprattutto nell’ ”illimita-
la concentrazione durante la fase di mira
Ilario Munari
un “cucciolo” al tiro to”. La classifica aggiornata dopo ogni prova vedeva i soliti 3-4 arcieri distaccati di una manciata di punti e solo all’ultima gara il nostro Munari riusciva con una prova invidiabile a prenderne una ventina di margine lasciando il secondo e il terzo staccati tra loro di solo due punti. La vittoria dello scorso anno era arrivata inaspettata, questa no: la tensione c’era tutta e gli occhi erano puntati sul campione uscente. Sapeva che sarebbe stato così e perciò si era allenato con scrupolo, non aveva lasciato nulla al caso. L’attrezzatura era preparata a puntino, la forma fisica eccellente, psicologicamente era carico…. aveva stabilito il budget di spesa per i festeggiamenti, ma si sa, le gare sono gare. E’ andata bene! “Birra per tutti”.
Nepal, peace and love 8
Un viaggio tra la gente, la cultura e le mille bellezze dello stato himalayano, il Paese della pace e dell’amore eterni
U
di Giulio Centomo
n viaggio in Nepal non è cosa di tutti i giorni, non è poi così facile prendere e partire per una meta così lontana, per un mondo così diverso da quello a cui comodamente ci siamo abituati. Il Nepal è un Paese di grandi meraviglie e grandi contrasti. Laggiù spiccano le vette himalayane, l’Everest, l’Annapurna, il Cho Oyo e molte altre, colossi e divinità, venerate e rispettate dalla popolazione. Ma ai piedi dei grandi 8000 solo da pochi anni si sono spenti gli spari e le grida della guerra civile, in tutto il Paese i salari sono miseri, la gente soffre la fame e si ammala per la mancanza di cure e per le inesistenti condizioni igieniche. Eppure questo magico Paese rimane ancora un luogo che esercita una magnetica attrazione su chi, come me, cerca l’avventura e vuole lasciarsi rapire da qualcosa che ancora ignora. Io ho voluto scommettere, su me stesso prima di tutto, e sono partito da solo e
viaggi 9
senza idee chiare su cosa avrei trovato o fatto, semplicemente mi sono fatto conquistare da quello a cui andavo incontro. Kathmandu mi ha aperto le sue porte in una bella giornata piena di sole agli inizi di novembre e subito mi ha sbattuto nel caos polveroso delle sue strade, nel traffico di mezzi a dir poco folkloristici, smontati e riassemblati ormai chissà quante volte. Sfioro la capitale e mi dirigo subito a Bhaktapur, piccola città ricca di storia e di fascino a 20 km da Kathmandu, qui il tempo sembra essersi fermato all’epoca in cui la cittadina era parte di un piccolo regno, nel cielo svettano i templi a pagoda, le meraviglie dell’architettura newari che sono uno dei tanti tratti caratteristici del Nepal. Questa cittadina, conosciuta anche come Bhadgaon o Khwopa, rimarrà nell’immaginario dei tanti appassionati di cinema perchè è stata il set del film “Il Piccolo Buddha”, firmato da Bernardo Bertolucci. Per un momento pare di entrare nel film e nell’atmosfera di quei tempi, circondati da un alone di misticismo che si mescola con gli odori ed i rumori della città. Non posso che cedere di fronte al richiamo delle viuzze intricate che la percorrono, mi getto giorno dopo giorno in un vicolo e nell’altro, vago senza meta, mi perdo e poi ritrovo la strada. Passo da stretti porticati bui ad immense piazze baciate dal sole, costeggio le rive del fiu-
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me Hanumante dove frotte di bimbi sorridenti mi vengono incontro attratti dalla telecamera che è stata la mia fedele compagna d’avventura. Tra i loro sorrisi non mi sento mai solo, si, a volte penso a casa, ma la più bella sorpresa che mi ha regalato il Nepal è stata l’accogliermi a braccia aperte. Tra la gente nepalese non mi sono mai sentito giudicato, criticato o sbeffeggiato. Ho sentito i loro sguardi curiosi su di me, poi però sono stato invitato ad entrare nelle loro case dove insieme abbiamo sorseggiato the e mangiato frutta matura. Non di rado ho visto scendere la sera senza accorgermi del trascorrere del tempo, mi sono intrattenuto ore ed ore a chiacchierare, miscelando il mio inglese ai gesti ed alle poche parole di nepalese che ho imparato parlando con il contadino fermo per un attimo a riposare, con la ragazza dagli occhi dorati che gentile mi offriva una coroncina di fiori in segno di benvenuto o con i bimbi che ho incontrato nelle mie lunghe passeggiate. Al calar del sole, saluto gli amici della strada e rincaso, faccio ritorno alla semplice guest house dove alloggio e dove trovo la mia seconda famiglia, Debesh,
sua moglie ed il piccolo Pupesh che fin dal primo giorno mi hanno trattato come fossi un loro figlio, mi hanno fatto scoprire i sapori della terra cucinando ogni prelibatezza per me, mi hanno fatto conoscere i grandi luoghi sacri della valle di Kathmandu ed i piccoli angoli di pace delle colline dove salivamo per assaporare il tepore del sole e vagare con la fantasia ammirando il panorama delle alte montagne del Langtang sullo sfondo. E così si sono consumate le
settimane, giornate stupende che avrei voluto non finissero mai, ore spese nel silenzio o in piacevoli conversazioni con gli ospiti della guest house. Una giovane dottoressa tedesca, due fratelli canadesi arrivati in Nepal per insegnare in una scuola e ancora l’amico giapponese che con trepidazione attendeva il suo visto per l’India, due cugini francesi ancora alla rincorsa del Nepal degli hippie, delle fumate di marijuana e della meditazione buddhista.
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Non di rado capita di trovarsi nel mezzo di uno sciopero, soprattutto a Kathmandu, con tanto cariche della polizia e lanci di lacrimogeni. L’opposizione all’operato del governo, o a quello che dovrebbe essere tale, è forte, la gente non si sente rappresentata ed è costretta ad osservare impotente l’arricchirsi di pochi eletti, mentre alla maggior parte della popolazione resta appena il necessario per sfamarsi ogni giorno. Molti nepalesi emigrano in India o in Giappone per tro-
vare un lavoro migliore per mantenere le proprie famiglie, c’è anche chi tenta la strada verso l’Italia e mi racconta dei problemi incontrati. Un viaggio non è fatto solo di momenti di gioia e nel sentire certi racconti da quelli che sono divenuti in poco tempo degli amici mi rattristo, poi però spazio con lo sguardo ed incrocio gli occhi sorridenti di un bambino intento a giocare con una matassina di filo, lì accanto un gruppetto di anziani gioca a carte mentre
alcune giovani ragazze girano instancabili il riso disteso ad asciugare... tutto mi trasmette un’immensa pace e serenità ed anche il cuore del viaggiatore non può che alleggerirsi. Sarebbe difficile incastrare questo Paese in una sola definizione, qualcuno mi racconta che le lettere del nome Nepal non sono altro che l’acronimo di Never Ending Peace And Love (il Paese, dicono, della pace e dell’amore infiniti)… c’è da crederci!
escursionismo 12
Escursionismo
responsabile
La neve si sta sciogliendo, sta arrivando l’estate nelle Piccole Dolomiti: nei prossimi mesi sempre più persone saliranno le nostre montagne, ecco alcune considerazioni per affrontarle con intelligenza e responsabilità.
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1) soste e vari ancoraggi; 2) movimento della cordata a “tiri”; 3) movimento della cordata in conserva che varia da situazione a situazione; 4) discesa in corda doppia; 5) risalita su corda fissa; 6) calata di uno o più compagni...
remessa: l’escursionismo praticato su mulattiere o sentieri ben tracciati, non esposti, nulla ha a che fare con l’alpinismo. In questo caso, l’escursionista responsabile, oltre ad avere una buona preparazione fisica, deve poter contare su una buona conoscenza dell’orientamento, della topografia, della meteorologia, di alcune nozioni per praticare un primo intervento sanitario, avere un adeguato abbigliamento con calzature idonee, portare con sé bevande e cibi adeguate allo sforzo che si va a sostenere... In montagna, però, esistono percorsi escursionistici che si confondono con il “facile” alpinismo. Tali percorsi possono essere sentieri non ben tracciati, ma, soprattutto, sentieri esposti; possono essere i vaji, le creste, alcune vie normali, quelle per intenderci che raggiungono la vetta per il percorso più facile. In questo caso l’escursionista responsabile, soprattutto se investe di capogita e magari con al seguito bambini o persone inesperte, ha il dovere morale di portare con sé un’attrezzatura alpinistica adeguata alla morfologia del terreno da percorrere e di saperla usare correttamente in caso di necessità. In questo caso il nostro capogita non deve avere dubbi almeno su sei punti: gita-escurferrate il capo su te ci us entarsi di lle nt co N.B. Anche ne sabile non dovrebbe ac ferrata”, ma sionista responscere l’uso del solo “set da e possa perportare e cono lta deve avere tutto ciò ch a salita che ancora una vofrontare gli imprevisti di un e proprio e mettergli di afonfinare nell’alpinismo veroente in pratipuò sempre sc ve saper mettere correttam soprattutto de petenze necessarie ca tutte le com
di F.S. In pratica il capogita-escursionista responsabile dovrebbe all’occorrenza saper trasformarsi in un buon alpinista che sa muoversi in totale sicurezza su terreni non necessariamente estremi ma relativamente pericolosi.
sci alpinistico 13
a n i t s i r C o d n a d r o zo Raduno r e t ric l a le o s di he lche raggio
stagna - c anche qua a e C à a it in il t ib is r is C Buona v a – Trofeo a vicentina g t e is r a in C lp l a e e d n o a Scialpinistic to alla giov la o it t ad Peak. La o in r o B t l a u t s s o è n n quest’anno lo scorso a e t n e erme e dal T m o a r ic a g o a c r e t R a I A i, scompars izzata dal C n a g a 140 atlet r z o n , e e t r n a io p z a a t ll a manifes e, ha visto di Cristina id o u n g G a e p L i m o iz c v i Centro Ser Casarotto, lo o a p isti tedesch m in ia lp a G e e r t h c i ea fra loro an tomila, oltr t O Haag e li n g a ia t i s n a io b e iz S d , nelle spe edizione dikt Boehm p e s n e la B , a m in t a is e T Cr del Dynafit ivisero con d n o ia che ha c d e e h g c a r t r, e a ll in e e id . Thomas St o testimon n o r u el vicentino f d e h lo c o s e n a o y n o in Himala te alpinistic n ie b m a l’ o colpito tutt
I
di Gianni Garbin
l tempo è stato davvero clemente con gli scialpinisti che si sono dati appuntamento domenica 21 marzo presso il Rifugio La Guardia, dov’era posto il punto di ritrovo degli atleti, che da lì si sono trasferiti alla partenza vera e propria della gara, situata nel piazzale sottostante il Rifugio Campogrosso. Tra i 140 partenti, oltre ad un certo numero di atleti del panorama agonistico dello scialpinismo, vi era anche un buon numero di alpinisti provenienti non solo dalla provincia di Vicenza venuti appositamente per partecipare a questa ormai consolidata manifestazione, nonché per il sentimento di affetto e stima che legava tutto l’ambiente della montagna a Cristina, che è stato il vero motore della manifestazione. Il percorso della gara, dopo la partenza e il passaggio al Rifugio Campogrosso, prevedeva la discesa senza togliere le pelli fino al ponte della strada per Obra da dove si prende la salita verso il Boale dei Fondi. Dopo aver raggiunto il tratto più ripido di Bocchetta Fondi, gli atleti dovevano togliere sci e pelli per proseguire a piedi fino a scollinare, per poi scendere in discesa verso la Busa di Campobrun da dove riprendeva la salita per concludere la gara al Rifugio Fraccaroli (m 2239), situato immediatamente sotto Cima Carega (m 2259), massima elevazione delle Piccole Dolomiti. Sin dalle prime battute si è capito che la vera e propria sfida sarebbe stata ristretta a pochi atleti fra cui il giovane vicentino Davide Pierantoni dello Sci CAI Schio, promessa dello scialpinismo nazionale, il team austriaco, il trentino Salvadori e i vicentini Tosin, Sinicato, Mastrotto e Perin. Alla fine è salito sul gradino più alto del podio con il tempo eccezionale di 1h03’58” lo scledense Pierantoni, figlio d’arte (il papà Beppe è Guida Alpina), alle sue spalle l’atleta del
1.03.58 1.06.38
14
3
67
SALVADORI ALEX
1.07.58
4 5 6 7 8 9 10
138 121 131 69 151 127 49
TOSIN RENATO SINICATO MARCO MASTROTTO MICHELE PERIN PIETRO HAAG SEBASTIAN CISAMOLO CLAUDIO MAGNABOSCO DAVIDE
1.11.36 1.12.35 1.16.39 1.16.47 1.16.53 1.20.49 1.21.36
tuo 5 x 1000? A chi destini il ? Lo hai già deciso ncora fatto, Se non lo hai ai! ricordati di notuo 5x1000 al
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classifica ufficiale
120 PIERANTONI DAVIDE 149 BOHM BENEDIKT
1 2
Dynafit Team, Benedikt Boehm, distanziato di quasi tre minuti, mentre il terzo posto è andato ad Alex Salvadori dell’Alpin Go Val Rendena che ha tagliato il traguardo dopo 1h07’58” di gara. Tra le donne prima classificata Alessandra Visonà con un tempo di 1h39’55”, secondo gradino del podio per Giovanna Novella che ha raggiunto il traguardo in 1h50’47” precedendo di cinque minuti la terza classificata Marta Bevilacqua 1h55’15”. Gli organizzatori hanno voluto ricordare Cristina montando le tende da spedizione dell’atleta vicentina nei pressi della partenza e all’Hotel Trettenero, dove si sono svolte le premiazioni. Una giornata di festa, sci e montagna per ricordare il sorriso e la vitalità di Cristina. L’evento è stato organizzato dal Centro Servizi Le Guide e dalla Sezione CAI di Recoaro Terme con il pieno sostegno di Salewa, Dynafit e dei negozi Valli Sport di Schio e Tecno Sport di Valdagno. Tra i gruppi che hanno collaborato all’organizzazione dell’evento anche i gestori dei rifugi Piccole Dolomiti La Guardia, Campogrosso, Fraccaroli, il Gruppo A.N.A. San Quirico e il Consorzio “Vicenza è” ai quali va un caloroso ringraziamento per il sostegno alla manifestazione.
Rifugio Piccole Dolomiti Alla Guardia
m.1136
il lato bello della vita Strada per Campogrosso n° 3300, Recoaro Terme (VI), 36076 - tel.0445 75257 cellulare 335 6901685 (aperto tutto l’anno)
natura
“ ” Il nostro orso
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L’orso siglato “M5” e chiamato “DINO”, detto anche “il maratoneta del Veneto”, sta tenendo in apprensione gli abitanti dell’Alto Vicentino con la sua presenza e con i suoi spostamenti in Valsugana, nell’Altopiano di Asiago, a Recoaro, Valli del Pasubio, Posina, Laghi e Tonezza del Cimone. Dorino Stocchero ci fa conoscere la sua specie e il “nostro” esemplare che pare prediliga i boschi vicentini.
L
’orso, ursus arctos arctos, il più grande mammifero terrestre della fauna selvatica italiana, è il più grande predatore europeo ed appartiene all’ordine dei carnivori, famiglia Ursidi. Questo animale è di forme massicce e pesanti, con aspetto generale tozzo, la testa grossa, gli occhi piccoli, le orecchie corte e arrotondate, il muso allungato, gli arti brevi e raccolti e i piedi plantigradi (camminando appoggia sul terreno tutta la pianta del piede). Il colore della pelliccia è brunastro con sfumature diverse da individuo ad individuo, il suo peso può variare dagli 80 Kg fino a raggiungere i 300 kg mentre la lunghezza è mediamente compresa fra i 150 e i 200 cm con altezza al garrese di circa 90¬-110 cm. La dentatura dell’orso è composta da 42 denti mentre le sue mammelle sono 6. Il suo habitat ideale
di Dorino stocchero sono i boschi di latifoglie miste, ricchi di sottobosco che fornisce un’alimentazione variata, le conifere, i cespuglietti, gli arbusteti, l’ambiente urbano e i ghiacciai. Nel nostro paese vive in zone boscose e rocciose scarsamente antropizzate e le sue abitudini sono prevalentemente notturne anche se è attivo di giorno. Pur essendo sedentario compie spostamenti di diversi chilometri con passo spedito alla ricerca del cibo, come si è visto con M5 instancabile nel suo peregrinare nei boschi dell’Alto Vicentino, dove copriva in una sola notte distanze di 50 e più km. L’orso è un abile nuotatore e si arrampica con agilità sui tronchi degli alberi e sulle rocce, il maschio vive solitario e ricerca la sua compagna solo per la riproduzione. Questo mammifero trascorre
gran parte della stagione invernale (dicembre-febbraio) in una sorta di letargo abitualmente in una tana sotterranea o in una cavità della roccia, ma non è raro che interrompa il periodo di ibernazione per riprenderlo dopo aver ricercato il cibo. Durante il letargo nell’animale viene ridotta l’attività respiratoria e cardiaca, ma, a differenza di quanto avviene ad esempio nel letargo della marmotta, la temperatura corporea resta invariata e l’orso esce di tanto in tanto dalla tana per urinare e defecare, oppure esce se disturbato facendo udire un sordo e profondo brontolio che si contrappone alla sua indole generalmente silenziosa. È un animale onnivoro e la sua dieta è composta di pesci, rettili, anfibi, uccelli che riposano a terra, mammiferi di media e piccola
16 taglia sia selvatici che domestici, insetti e altri invertebrati, frutta, tuberi, bulbi ed è notoriamente molto ghiotto di miele. Il periodo degli amori va da maggio a giugno, la gestazione è di 7 mesi e il parto avviene da gennaio a febbraio nella tana quando generalmente vengono partoriti 2-3 cuccioli con gli occhi chiusi. I piccoli sono di dimensioni relativamente modeste, 500 grammi circa alla nascita e il nanismo degli orsetti permette di economizzare nell’allattamento che avviene per circa 3-4 mesi durante l’ibernazione e quindi in un periodo in cui la madre non si nutre e deve vivere a spese delle sue risorse di grasso. I giovani seguono la madre fino ai due anni di età circa, quando si rendono indipendenti. La maturità sessuale si manifesta dai 2 ai 4 anni mentre la durata della vita è stimata in 2530 anni. Il plantigrado è difficile da vedere in quanto ha un olfatto finissimo che gli permette di “fiutare” il pericolo da molto lontano e di conseguenza di evitarlo, mentre si possono notare abbastanza facilmente le sue impronte sul fango o sulla neve. In questo ultimo periodo è stata registrata la comparsa di un orso denominato M5 “DINO” (non smentendo l’origine del proprio nome che a quanto pare è stato scelto in onore dello scrittore, giornalista e pittore bellunese Buzzati, grande innamorato della montagna) che sta tenendo in apprensione la popolazione dell’Alto Vicentino con le sue incursioni per trovare cibo negli allevamenti della zona. Questo soggetto non è proveniente dal nucleo reintrodotto nel Trentino Occidentale ma è arrivato spontaneamente dall’originaria popolazione presente in Slovenia. Queste informazioni sono certe poiché il 14 ottobre 2009 in Val Canali (Primiero) l’orso “DINO” è stato
catturato dagli uomini del servizio foreste e fauna della Provincia Autonoma di Trento e, dopo la cattura, l’animale è stato munito di un radiocollare, che trasmette sia con modalità GPS (Satellitare) che in modalità VHF, e di due trasmittenti auricolari. L’operazione ha avuto il via a seguito all’autorizzazione rilasciata dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare conformemente alle indicazioni presenti nel piano d’azione per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi Centro Orientali (PACOBACE). Nel periodo di osservazione dopo la cattura, veniva inoltre rilevata l’età del soggetto stimata tra i 3 e d i 5 anni e il peso che si aggirava sui 180 chilogrammi circa. Il monitoraggio radio telemetrico aiuta a seguire gli spostamenti anche extra provinciali di un orso particolare, considerata la sua giovane età e la sua provenienza. La cattura è avvenuta con laccio “ALDRICH” posto su di una pecora predata e l’azione di cattura ha costituito anche un’occasione per aumentare la diffidenza dell’orso nei confronti degli esseri umani ed in particolare dell’attività zootecnica. Dalle rilevazioni si è potuto appurare che l’orso M5, dopo essersi risvegliato dal letargo invernale il 25 febbraio 2010, ha continuato a peregrinare provocando sgraditi episodi alle popolazioni dei luoghi in cui è passato. Il plantigrado, inesauribile camminatore, è transitato a nord di Bassano per giungere poi in Valbrenta in località Merlo di S. Nazario, ha attraversato il fiume Brenta dirigendosi verso Asiago e passando per la Val dei Remi, quindi lungo i boschi di Valstagna, è arrivato fino a nord di Conco. A questo punto l’animale si è spostato in Trentino proseguendo attraversando la Lessinia Veronese e i boschi di Recoaro
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17 per approdare, dopo essere transitato per il comune di Valli del Pasubio, nell’alta valle di Posina, Laghi e Tonezza del Cimone. In questi ultimi luoghi l’orso ha creato forte apprensione tra i residenti a causa dei danni provocati nelle vicinanze delle abitazioni dovuti alla ricerca di cibo. L’animale viene monitorato costantemente dagli agenti della Polizia Provinciale di Vicenza, in concerto tra Regione Veneto e Provincia di Vicenza ed è stato attivato un piano dissuasorio e di sicurezza che prevede il pattugliamento degli agenti nelle zone nelle quali è segnalata la presenza dell’animale allo scopo di spaventarlo con rumori ed eventualmente con colpi in gomma esplosi verso l’orso con fine intimidatorio. A memoria d’uomo è difficile ricordare episodi di aggressioni dell’orso nei confronti di un essere umano, sicuramente, se è successo, si trattava di persone che lo hanno volutamente infastidito, perché normalmente, come per tutti gli animali selvatici, la presenza umana li induce alla fuga. La distribuzione della popolazione di orso in Europa è cosi suddivisa: 37000 esemplari nel Nord Europa (Russia – Scandinavia), 6000 esemplari nei Carpazi, 2500 esemplari nei Balcani, 3000 esemplari nel Caucaso, 20-22 esemplari nei Pirenei Centro Occidentali e 80-85 esemplari nei Monti Catabrici in Spagna. In Italia, oltre alla popolazione che vive nelle Alpi del Trentino composta da 25-30 esemplari, la specie è presente con un numero di 40-60 esemplari nel Parco Nazionale D’Abruzzo. L’orso è considerato una specie autoctona particolarmente protetta e tutelata dalla legge n°157/92, dalla L.397/97 e dalla L.R.50/93. L’orso ha valore storico culturale, è un indicatore biologico ed è un marchio ambientale.
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en 13 le nazioni presenti per un totale di 80 atleti al 5° Campionato Europeo di Paraski – gara abbinata di paracadutismo di precisione e di sci aplino – che si è svolto nel cielo e sulle nevi della Val di Fiemme. Tre giorni, dal 10 al 13 marzo, ottimi per la visibilità e per le condizioni della pista, che hanno permesso un regolare svolgimento delle gare. Con l’Associazione Paracadutisti d’Italia di Verona ha preso il via l’atleta cornedese Nicola Fongaro, che ha segnato un’eccellente risultato, 30° assoluto in una competizione che vedeva i migliori paraski atleti d’Europa. La sua gara è stata buona sia nella prova di slalom gigante, sia nei cinque lanci di precisione su bersaglio inclinato. Da segnare anche la prova super degli altri atleti azzurri. All’Italia, infatti, va il primo e il terzo posto nella classifica individuale. Nicola Fongaro desidera ringraziare tutti i suoi sostenitori, in particolare il negozio Belluzzo Sport da sempre vicino e sensibile alla sua attività agonistica, e lo Sci Club Marzotto.
Si è svolto in Val di Fiemme dal 10 al 13 marzo, il 5° Campionato Europeo di Paraski. Ottima la prestazione dell’atleta cornedese Nicola Fongaro
krav maga
N
Testo di Massimo Neresini ha collaborato Elena Chemello
el n. 39 di Sportivissimo, ottobre 2009, è stato pubblicato un primo articolo alla scoperta di una disciplina che non porta con sé il nome ed il ricordo del mondo orientale, il Krav Maga. Tuttavia, anche questa è un’Arte Marziale e ha, al pari delle altre arti marziali, origini antiche, che da noi solo ora sta incominciando a prendere piede. Grazie alla tenacia di Maestri, Istruttori ed estimatori, che hanno saputo farla conoscere ed apprezzare, iniziamo a vedere il nascere di corsi presso palestre e centri di difesa personale, alla quale questa disciplina è fortemente legata. Ad uno di questi Insegnanti, in particolare, il Maestro Diego Brugnolo, era stato dedicato l’articolo, anche grazie all’intervento del Maestro Marco Vigolo che mi ha invitato ad uno stage dimostrativo di questa Arte Marziale che mi è sembrata estremamente valida nella esecuzione di tecniche semplici quanto efficaci sia nella difesa da aggressioni a mani nude che da minacce con coltello o pistola. In questo numero vi presentiamo una iniziativa che il Maestro Diego Brugnolo sta portando avanti nel comune di Castelgomberto ma che speriamo possa risvegliare l’attenzione di esperti e organizzatori per poterla inserire anche in altre palestre. Vi parleremo di un allenamento alla pratica di applicazioni che hanno come scopo il contrastare un problema importante e molto sentito la “DIFESA PERSONALE FEMMINILE”. Prima di tutto, però, visto che qualcuno può non aver letto l’articolo sul Krav Maga dello scorso ottobre, vi darò ancora una rapida illustrazione su questa Arte Marziale. In ebraico significa “combattimento con contatto”, sì, perché stiamo parlando di una Arte Marziale non più di origine orientale ma piuttosto di formazione più occidentale. Il Krav Maga è un sistema di difesa personale e di combattimento per eccellenza. Trae le sue origini dalle vicende di un popolo, quello d’Israele, che, sottoposto a minaccia costante, ha dovuto e saputo concentrare il meglio di sé alla ricerca della “difesa e protezione personale”. Il Krav Maga è una delle tecniche di difesa personale più popolari e riconosciute al mondo. Ciò è indubbiamente dovuto alla incredibile reputazione delle forze speciali israeliane, per efficacia e tempismo, ed al fatto che è di facile apprendimento e applicazione. Il Krav Maga fu ideato per essere un sistema di lotta e difesa e non uno sport vero e proprio, d’altro canto quasi tutte le Arti Marziali nascono con lo scopo della difesa e del combattimento per dominare uno o più avversari. Agli allievi viene insegnato a mirare alle parti più vulnerabili del corpo e a continuare l’attacco fino a neutralizzare la minaccia. Non ci sono competizioni né forme, niente altro che preparazione e addestramento con la finalità di giungere rapidamente al suo vero obiettivo originale, quello di essere un sistema di difesa personale altamente efficace! Per la sua re-
arti marziali 19
Antiaggressione e difesa personale
ale efficacia nell’insegnamento dei colpi Il Krav Maga è una delle tecniche di difesa e delle tecniche di difesa, che potrebbero personale più popolari e riconosciute al mondo. essere necessarie nella Ciò è indubbiamente dovuto alla incredibile vita quotidiana, è stato reputazione delle forze speciali israeliane, adattato anche alle perper efficacia e tempismo, ed al fatto sone comuni di ogni età e che è di facile apprendimento sesso. Veniamo ora a centrare e applicazione. l’obiettivo dell’articolo e cioè a parlarvi del CORSO DI DIFESA PERSONALE FEMMINILE organizzato dal Maestro Brugnolo con le tecniche del Krav Maga. Così quale miglior cosa se non quella di ascoltare una donna che vi possa parlare della difesa personale femminile. Allora sarà proprio Elena Chemello, già presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Valdagno e cofondatrice dell’Associazione “Punto D sui diritti delle donne”, attualmente volontaria presso lo Sportello Donna di Malo e che da anni si occupa di problematiche del mondo femminile a parlarvi del corso e del Maestro. “Quello che mi ha subito interessato, oltre all’importanza dell’autodifesa (e per di più femminile) è proprio la particolarità di questa Arte Marziale che nasce da reali necessità di sopravvivenza e che ha reso, innanzitutto, i propri cittadini persone consapevoli del proprio valore e delle proprie capacità di difendersi in caso di attacco, quindi di diventare “cittadini attivi” e non vittime passive e di fatto, già perdenti. Parlando poi con il Maestro Diego Brugnolo, che conosco come amico ed ammiro come persona e amorevole papà, ho potuto approfondire proprio l’aspetto della consapevolezza ed incoraggiamento a sentirsi più forti e quindi “realmente ad esserlo”; questo vale soprattutto per quelle persone che non sono per natura e non devono o vogliono sentirsi necessariamente aggressive. Anzi, la disciplina che egli insegna (assieme ad altri Istruttori e validi collaboratori), consiste proprio nel fornire, oltre alla preparazione e conoscenza della tecnica, una serie di “nozioni pratiche” molto utili e di immediata applicazione, proprio in fase di svolgimento del corso. Alla fine, le donne, che seguono il corso, ne ricavano un aiuto
20 ed una conoscenza che non è imperniata totalmente nelle applicazioni tecniche (anche perché, come più volte è stato ribadito nel precedente articolo, il Krav Maga è un’arte complessa che richiede molto allenamento ed impegno fisico e mentale e non può certo essere appresa con poche lezioni, in tutta la sua complessità filosofica e tecnica). Applicando però quanto viene insegnato con formule di “pratico utilizzo” si riesce a focalizzare l’attenzione di chi lo pratica facendolo diventare una “fonte di esperienza” positiva che infonde sicurezza e consapevolezza”. Così su richiesta di Elena, il Maestro ci darà qualche esempio pratico, concedendoci di pubblicare anche una breve scheda riassuntiva di alcune semplici nozioni tecniche di prevenzione a livello pratico e psicologico che vengono affrontate durante il corso di anti-aggressione. ANALISI TECNICHE NELLE SITUAZIONI DI PERICOLO TIPI DI AGGRESSIONE: stato di alterazione, numero di aggressori, luogo (affollato, isolato, notturno), modalità di attacco (a mani nude o con armi). FATTORE SOGGETTIVO: vulnerabilità della vittima quindi il modo di presentarsi le condizioni fisiche, le capacità difensive. ATTENZIONI PARTICOLARI: Prevenzione e Sicurezza. Alcuni semplici esempi: In casa: chiudere porte e finestre, aree illuminate, non lasciare fuori di casa arnesi che l’aggressore potrebbe utilizzare (ad es. scale...). A passeggio: Borse chiuse ed assicurate, camminare al centro del marciapiede, controllare e guardarsi attorno in determinate occasioni (prelievo bancomat, passeggiata solitaria, ecc.). Se una persona si ferma in auto per chiedere informazioni, non avvicinarsi al veicolo, tenere sempre le chiavi di casa a portata di mano, ma senza farle vedere; in auto e in viaggio: Non par-
cheggiare in posti isolati e scegli parcheggi ben illuminati, attenzione agli automobilisti che chiedono soccorso se viaggi da sola, tenere i documenti in posti sicuri; in treno: scegliere posti vicini all’uscita e controllare se quando scendi vieni seguita, fai venire a prenderti da qualcuno se viaggi in orari di poco traffico, ecc. Mi sembra che i corsi di autodifesa coinvolgano molto i lettori; d’altro canto oggi sempre più spesso accendendo la televisione o sfogliando un giornale, appare immediatamente l’immagine o la descrizione di una aggressione, che molte volte purtroppo finisce molto male. E’ vero anche che l’eccesso poi di autodifesa può portare a gravi conseguenze penali, anche questi casi appaiono spesso in televisione o nei giornali. Io mi ripeto ancora proprio perché, come ho scritto sopra, i corsi di auto difesa oggi sono tanto richiesti quanto importanti, così anche il Krav Maga, sebbene molto più diretto nel suo obiettivo di altri sistemi di autodifesa, non può essere escluso dal fatto che tutte le tecniche di difesa personale sono il frutto di un continuo e lungo apprendimento, molto spesso estremamente faticoso; sicuramente le tecniche non possono essere apprese in quattro lezioni, né dopo una semplice lettura di un articolo su di una rivista per quanto specializzata, né guardando un DVD; siate quindi consapevoli che lo scopo di questo articolo è esclusivamente quello di farvi conoscere una Arte Marziale e l’indirizzo per seguire un corso interessante sia dal punto di vista fisico che psicologico, che ha come scopo e obiettivo quello di applicare tecniche per la difesa personale. Come ho già scritto più volte, ma non finirò mai di dirlo, non c’è di peggio che credersi forti e invincibili solo perché si ha frequentato un breve corso di difesa personale o tanto peggio perché si è letto qualcosa.
VALTERMO
Il Maestro Diego Brugnolo
è nato in Belgio da genitori italiane nel 1960 ed è da sempre un gran sportivo e Maestro di Krav Maga, passione e pratica che segue dal 1997 dal Maestro Claudio Artusi (suo attuale Maestro) e Philipe Kaddouce che è il primo Istruttore Italiano di Krav Maga. Ringrazio il Maestro Diego Brugnolo per il suo impegno nella divulgazione dell’arte della difesa personale e Elena Chemello per la sua disponibilità ed aiuto nella produzione di questo articolo.
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È
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di Chiara Guiotto foto di Federico Pedron
realmente un valdagnese doc e non è solo la sua carta d’identità a dimostrarlo. E’ lui l’attuale capitano del Valdagno, Dario Rigo, atleta bianco-celeste da 2 stagioni, che lo scorso aprile ha festeggiato i suoi 40 anni. Un signor giocatore che ha esordito in serie A nell’ormai lontano 1987 con la maglia del Trissino e che nell’arco della sua prestigiosa carriera ha raccolto una sfilza di risultati che pochi giocatori in Italia hanno finora collezionato. Ricordiamo che Dario ha giocato per la squadra Nazionale Italiana per ben 15 anni conquistando nel 1997 la medaglia d’oro di Campione del Mondo a Wuppertal in Germania, nel 1990 la medaglia d’oro ai Campionati Europei, e nel ‘92 si è guadagnato il podio alle Olimpiadi di Barcellona aggiudicandosi la medaglia di bronzo. Ma queste sono solo alcune delle incredibili soddisfazioni che Dario ha avuto durante la sua lunga carriera di hockeista: gioca da professionista da quando aveva 19 anni, ha militato per squadre come il Roller Monza, l’Hockey Novara, il Vercelli, il Liceo Coruna in Spagna, il Bassano 54 vincendo addirittura sei titoli di Campione d’Italia. Ma se volessimo dare un occhiata anche a tutte le medaglie d’argento e di bronzo conquistate agli Europei e ai Mondiali nelle varie annate,
ai campionati come la Coppa Cers, la Coppa delle Coppe e così via, avremmo bisogno di una pagina intera solo per pubblicare tutti i risultati. Sono due le stagioni che vedono Dario Rigo impegnato nella squadra valdagnese che oggi, a campionato concluso, festeggia il primo posto in classifica generale. La squadra bianco-celeste è stata la vera dominatrice fin dall’inizio stagione non solo nella regular season ma anche in Eurolega dove ha raggiunto la Final Six accanto a squadre come il Barcellona e il Porto che dell’hockey su pista hanno fatto la storia. “Determinazione e unità di gruppo rappresentano i punti forza della mia squadra -esordisce il numero 9 RigoCombattivi e fiduciosi: così affronteremo i prossimi appuntamenti.” A 40 anni ancora sui pattini: i tuoi tifosi ti vorrebbero in pista ancora per molti
A 40 anni appena compiuti Dario Rigo, capitano dell’Isello Hockey Valdagno, mostra tutta la sua grinta e la sua determinazione alla vigilia di due importantissimi appuntamenti di fine stagione: la Final Six di Eurolega e le fasi finali della Regular Season.
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anni. Cosa rispondi a loro? La pensione è lontana? “Fino a quando mi divertirò, continuerò a giocare. Dal momento in cui diventerà un peso allora smetterò e andrò in pensione come giocatore.” Eccellente capitano delle 4 rotelle, ottimo marito e padre di due splendidi bambini: un mix di soddisfazioni, sia sportive che personali. Come lo vede Dario Rigo il proprio futuro? “Dal punto di vista professionale sarà un altro inizio, una ripartenza, un mettersi nuovamente in gioco; dal punto di vista personale avrò la certezza di avere sempre vicino la mia famiglia come è sempre stato.” Diventerai allenatore dei tuoi figli tra 10 anni? “Non credo, è troppo difficile essere padre e allenatore contemporaneamen-
te, ma non si può mai dire!” L’hockey Valdagno organizzerà la finale di Eurolega, notizia clamorosa per la città di Valdagno. Quanto importante è, secondo te, giocare in casa questa Final six? Oppure l’emozione di disputare le partite in casa potrebbe giocare brutti scherzi? “Per l’hockey Valdagno far parte delle sei squadre più forti d’Europa è motivo di grande soddisfazione. Tutto quello che riusciremo a fare nella fase finale sarà tutto di guadagnato. Il fatto di poter giocare nel nostro palazzetto è un’opportunità da non lasciarsi scappare. I nostri tifosi lo meritano e di certo la loro presenza ci sarà di grande aiuto e supporto!” Una squadra che ha tutte le carte in regola per coronare il sogno di tutti i tifo-
si bianco-celesti: per scaramanzia non nomino questo grande sogno, ma Dario Rigo è scaramantico? Cosa ti aspetti da questa finale di campionato? “Con i play off si parte tutti da zero e bisogna pensare che ogni partita è una finale. Se entriamo in pista con questa mentalità allora....” Ci sono dei riti scaramantici che sei abituato a fare prima di entrare in pista? “Più che riti scaramantici sono delle consuetudini ben auguranti...” E quali sono? “Per scaramanzia non si dicono!” Cosa farai se dovessi vincere il.......?e magari pure la...? “Non so, non ci voglio pensare...credo che l’adrenalina, la felicità e l’istintività facciano da padrona in quei momenti!”
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sette anni
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meravigliosi
La Società Hockey Marzotto sta coronando una stagione super, frutto di una rivoluzione societaria iniziata sette anni fa: storia e passione di un gruppo vincente
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l grande lavoro iniziato sette anni fa sta dando i suoi risultati. E sono risultati esaltanti che gratificano nel giusto modo chi ha creduto nel progetto di riportare l’hockey valdagnese ai massimi livelli non solo nazionali ma anche internazionali. Come tutti sappiamo, la nostra è la società più antica in Italia. Nei suoi quasi 80 anni di storia ha avuto fasi altalenanti. Sette anni fa, si è voluto dare nuova spinta a tutto il movimento hockeistico valdagnese senza, tuttavia, stravolgere i principi etici-sportivi che hanno caratterizzato la lunga storia della Società Hockey Marzotto. Così si è formato uno staff dirigenziale misto di vecchi e nuovi dirigenti, che ha saputo dare inizio a un processo di crescita i cui risultati oggi sono sotto gli occhi di tutti. Per la prima volta, infatti, la squadra di Valdagno ha vinto la Regular Seasons, un’impresa assolutamente straordinaria per almeno tre motivi: primo, perché in tanti anni, come ripeto, è il risultato più prestigioso; secondo, perché è avvenuto in un momento estremamente difficile per le risorse economiche della Società; terzo, perché non è solo una vittoria stagionale, ma è un risultato che dimostra quel
di Francesco Rossino cambio di livello che era il nostro vero obiettivo. Fin dall’inizio, infatti, la nuova dirigenza ha voluto fortemente costruire una squadra dalla mentalità vincente, che sapesse primeggiare in modo costante. Ed è quello che si è verificato. Il campionato di quest’anno, vissuto sempre al comando, ha dimostrato che siamo un top team. Oggi, possiamo dire con orgoglio che l’Isello Vernici Hockey Valdagno è da tutti, in Italia quanto in Europa, considerata una squadra matura, solida, tra le prime della classe. E questo è stato grazie a una Società che con sapienza ha saputo crescere anno dopo anno, con impegno, professionalità e tanta passione. La forza della Società è stata quella di essere riuscita a coinvolgere una città intera attorno ad essa: 1200 sono le persone che abitualmente seguono le partite nello stadio del Lido della prima squadra e 150 sono i giovani che militano nelle 10 formazioni minori e nella squadra iscritta alla seria B, che costituisce il bacino e il futuro della Società. Oltre allo straordinario successo nella Regular Season, l’Isello Vernici Hockey Valdagno ha conquistato per la prima volta anche l’accesso alla Final Six della
Champions League. Altro grande traguardo, anch’esso reso possibile grazie a tutte quelle aziende, piccole e grandi (per noi comunque tutte vitali) che hanno dato il loro sostegno alla squadra. Mi sento, al riguardo, in dovere di ringraziare tutti. Per noi, come per altre società sportive, il 2009 è stato un anno di sofferenza economica, tuttavia siamo riusciti a far fronte non solo ai nostri obiettivi sportivi ma anche ai nostri impegni organizzativi: il prossimo maggio, infatti, ospiteremo la Final Six della Champions League, l’evento hockeistico più importante della stagione dove le sei squadre più forti del continente - e noi siamo tra esse - si sfideranno per una settimana circa per la conquista del titolo di Campione d’Europa. Un evento straordinario, che darà grande impulso a tutto lo sport valdagnese e soprattutto al movimento hockeistico. Per la prossima stagione, 2010-2011, confidiamo che i nostri sponsor confermino il loro sostegno alla squadra per dare continuità a uno sport che ha dato tanto ai nostri giovani e a tutta la nostra città, e che la Società Hockey Marzotto ha dimostrato di saper ben far crescere.
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Tre stagioni
Sono alla stazione di Bangor e sta diluviando da ore ormai. Il bus che devo prendere è in ritardo causa il brutto tempo. Ci son volute cinque ore di bus per arrivare da Boston in questo posto sperduto nel centro del Maine e ci vorrà il resto del pomeriggio per arrivare a Millinocket, paesino a ridosso del monte Katahdin dove l’ AT ha inizio. E dunque tutto vero, domani è il giorno del solstizio d’estate e inizia la mia grande avventura da tanto desiderata. Mi ci sono voluti mesi e mesi di preparativi, e ora, finalmente, è tutto fatto, pronto per incominciare. Se, e come mi sono organizzato, lo scoprirò strada facendo...ah ecco il bus! Il bus mi scarica a Medway che è praticamente una stazione di servizio lungo l’ autostrada, per fortuna c’è Paul, che mi aspetta per portarmi al suo ostello dove pernotterò. Da quando ho lasciato i miei amici a Boston, dove sono stato per un giorno dopo il mio arrivo dall’Italia, non ho visto che boschi infiniti e laghi lungo l’autostrada. Chiaro monito che quello che vedevo dal finestrino del bus non era che un’anticipazione dell’ambiente in cui avrei vissuto nei prossimi cinque mesi. L’idea mi eccita e mi sconvolge allo stesso tempo. Paul e sua moglie hanno percorso l’intero sentiero nel 2005 e una volta completato hanno deciso di venire a vivere proprio qui, dove termina il sentiero. Hanno comprato una vecchia casa e ne hanno fatto un ostello e cosi aiutano chi termina o inizia (come me) il viaggio. Ti offrono ospitalità, un letto e un piatto caldo, ma soprattutto ti danno tutta una serie di suggerimenti che si riveleranno assai preziosi e, ancora più importante,una buona pacca sulla spalla di incoraggiamento. Stiamo chiacchierando in macchina quando lui d’ un tratto si gira, mi guarda e con una faccia seria e preoccupata mi dice: Le zanzare quest’ estate sono terribili!! C’è un momento di silenzio... Io colgo dall’intensità delle sue parole che mi sta avvertendo di un grosso problema, e dentro di me mi chiedo: e come possono essere tanto terribili le zanzare...? ...Oh, le ultime parole famose! Alle sette del mattino successivo, saluto e ringrazio Paul prima di entrare nell’ufficio del parco dove registro il mio nome e spiego le mie intenzioni riguardo alla mia avventura. Il ranger prima mi dà un’occhiata, poi mi scruta: vedo che dentro la sua mente sta calcolando se io mai arriverò a firmare il mio nome nel registro del collega che sta nell’altro ufficio, a 3505 km da qui, dalla parte opposta del sentiero. Certo, non mi dice quello che ha pensato: nel suo lavoro è compreso l’ imbocca al lupo di routine. Fuori, sta ancora piovendo, meglio dire che non ha mai smesso per tutta la notte. Mi organizzo e mi preparo a partire per la salita della cima del monte Katahdin, meta tanto attesa per chi percorre il sentiero
nei boschi Lino ha deciso ed è partito per la sua grande avventura. Zaino in spalla e un paio di buone scarpe ai piedi. Seconda parte del suo straordinario cammino lungo la catena dei monti Appalachi dal monte Katahdin a Harpers Ferry, 1800 km circa in due mesi e mezzo di cammino.
Appalachian National Shenic Trail 27
da sud verso nord, ma per me che vado in senso opposto, è un punto di profondi sospiri: qui è il mio inizio. Infatti, per dar via ufficialmente al viaggio si deve salire sulla vetta per poi ritornare a valle e continuare in direzione sud. E io sono salito... I primi giorni di cammino li trascorro in completa solitudine. Non un’anima viva. Solo foreste sconfinate, laghi, ruscelli, paludi e fiumi tutto in dimensioni che mi facevano sentire così piccolo. Tutto è verde e azzurro. Per fortuna avevo la compagnia delle...zanzare! Credevo di avere una certa esperienza con gli animali selvaggi. Mi sbagliavo, invece. E’ incredibile che animali così piccoli possano essere tanto diabolici. Ero praticamente circondato da migliaia di questi minuscoli insetti che si stavano letteralmente cibando di me. Non avevo scampo. Col passare dei giorni ho scoperto che questi piccoli mostri non volano poi così veloci e che potevo fuggire da loro. Dunque accelerando il mio passo, riuscivo a tenere la nuvola che mi circondava leggermente dietro di me. Cosicché venivo punto solamente nella parte sottovento del corpo. Alla prima occasione, cioè un centro abitato a qualche chilometro dal sentiero, ho deviato e mi son procurato l’unica soluzione possibile, un prodotto chimico simile al DDT che ti fa probabilmente venire il cancro, ma almeno non ti fa divorare dalle zanzare, né, rischio altrettanto possibile, ti fa diventare pazzo. Funziona bene, il prodotto si è rivelato anche un ottimo repellente per le zecche portatrici della malattia dei cervi: Lime, molto pericolosa se contratta. Il Maine offre uno stralcio di sentiero di incontaminata bellezza. Centinaia di miglia senza nessuna presenza umana, né luci, né rumori, con aria tersa e un cielo così stellato che mai avevo visto prima. L’ essenza del pino e dei muschi è accompagnata dal cinguettio degli innumerevoli uccelli che dall’alba
ti accompagnano per tutto il giorno fino al tramonto. La foresta adatta la propria chioma in base alla morfologia ma mai ti abbandona. Gli alberi con la loro presenza ondeggiante diventano la tua compagnia abituale, il fruscio del vento è il suono più famigliare mescolato a quello dei vari rumori del sottobosco. Non è raro scorgere Alci tra la vegetazione o a mangiare alghe nelle zone paludose. Assolutamente importante attenzione a come gestire il bivacco. Qui si è ospiti e gli Orsi Bruni i padroni di casa, seppure animale schivo non esita ad avvicinarsi e prendersi il tuo cibo. A rendere difficile la mia situazione, però, c’è un’incessante pioggia che sommata al disgelo delle nevi ha reso gli innumerevoli ruscelli e fiumi particolarmente gonfi e quindi pericolosi da guadare. Nell’attraversare il fiume Piscataquis l’acqua mi è arrivata al petto. Me la sono vista veramente brutta, il cuore mi batteva a mille per l’adrenalina che il mio corpo produceva nel timore di essere trascinato via dalla corrente e magari affogare. Le White Mountains e le Green Mountains coronano la parte nord del sentiero. Si pensi che nel Mount Washington si è registrato la velocità di vento più forte al mondo, 231 miglia orarie, circa 372 km all’ora. Qui vengono ad allenarsi gli scalatori prima di affrontare le cime Himalayane, date le estreme condizioni meteo che caratterizzano queste alture. Ma a me mi si sono offerte col bel tempo. Infatti ad un certo punto ha smesso di piovere. Sono trascorsi più di venti giorni da quando ho iniziato: è proprio il caso di dire “finalmente!” Ma resta il problema dei piedi bagnati. Il terreno è cosi fradicio che si cammina nel fango costante. Ma i giorni passano e anche questo si risolve. E’ iniziato il secondo mese di cammino. Il sentiero scende dalle montagne verso le pianure: fa più caldo e il tempo si è stabilizzato con
l’arrivo dell’estate. Attraverso il Vermont, il Massachusetts ed i Connecticut, i paesaggi sono fantastici, il piacere è unico, l’emozioni giornaliere sono indimenticabili. Le gentili e verdi boscose colline ti riportano allo sguardo dei primi pionieri che hanno abitato questi luoghi. L’attraversamento dei grandi fiumi (su ponti, adesso) con la loro enorme quantità d’acqua che lentamente scende verso l’Atlantico ti fanno capire le dimensioni di questo pezzo di mondo. Questa regione è il New England, il primo insediamento che gli anglosassoni fecero nel nuovo continente. Si attraversano paesi bellissimi, tipici borghi, in genere piccoli, costruiti a partire dal diciassettesimo secolo in stile nordeuropeo che hanno mantenuto l’antico fascino. E’ difficile non lasciarsi tentare a passare qualche giorno in paese per riposare. La cucina, poi, ottima e tipica di queste zone si sposa con i pub che ti offrono una squisita birra irlandese. Per uno che da una cinquantina di giorni ha mangiato cibo disidratato e bevuto solo acqua, la tentazione per una bella bevuta e mangiata è forte, e.. dovuta! Bear Mountain Bridge è il punto più basso di tutto il percorso. Si è infatti sulla foce del fiume Hudson e in lontananza si intravede Manhattan con i suoi grattacieli. Si è al tempo stesso vicini e lontani a New York, dato che da lontano la si intravede ma
28 tutt’attorno ci sono solo grandi piante e verdi prati. E incredibile: una delle più grandi e vitali città del mondo è all’orizzonte ma dal sentiero è come se fosse solo un miraggio. Il viaggio continua attraverso il New Jersey, lungo un bel costone in rilievo che offre panorami a 360 gradi sull’infinita china boscosa della regione. Delawer Water Gap demarca l’inizio dello stato della Pennsylvania e del calvario per i miei piedi, ma credo anche per quelli di chi mi hanno preceduto e come di quelli di che verranno. I prossimi trecento chilometri sono davvero duri. Il sentiero, infatti, in questa zona percorre una serie di creste collinose formatasi dai ghiacciai nell’ultima glaciazione. Queste colline sono lastricate da detriti d’accumulo di rocce di varia misura e dimensione e sono sconnesse e pungenti. Un’autentica tortura per i piedi e per le caviglie. Alla sera, dopo una giornata intera di cammino, il dolore agli arti inferiori che ti ha accompagnato, sale e si distribuisce omogeneamente per tutto il corpo. Certe notti ho creduto che mi facessero male anche le orecchie. A questo punto sono al mio massimo allenamento fisico e decido di percorrere i 450 kilometri che mi separano dal giorno del mio compleanno in 11 giorni. E’ un record personale! Il caldo umido di certo non aiuta, ma con una media di 40, e con due giorni di 52 kilometri al giorno, compio la mia impresa. Ora mi godo un paio di giorni di riposo e brindo alle mie 43 primavere. Harpers Ferry è una cittadina ricca di storia, situata in un angolo che tocca tre stati. Il Maryland, West virginia e Virginia. Luogo tanto contestato tra nordisti e sudisti durante la guerra civile americana (1861-1865). La cittadina si erge nella confluenza del fiume Shenandoah e del fiume Potomac. Relativamente al viaggio, Harpers Ferry, segna ed
è anche considerata la metà spirituale del percorso. Sono all’ ostello nella mia camera a riorganizzarmi. Tengo su una mano le scarpe nuove , appena comprate, e sull’altra quelle sfondate da sostituire e penso:“ almanco metà fadiga la gò fata !”. Vedo la faccia del ranger che mi augura in bocca al lupo in quel suo piccolo ufficio lassù nel lontano Maine. Rivivo mentalmente tutti i giorni che mi separano da allora e mi sento rincuorato di essere arrivato fin qui, e sento che davvero posso arrivare fino al termine di questo viaggio. Ma in un lampo la mia mente, malvagiamente, mi ricorda dell’altra metà del sentiero davanti a me, prima di poter cantar vittoria, e il mio sguardo ritorna alle due paia di scarpe e di come saranno ridotte quelle nuove dopo altri 1700 kilometri. “Icarus..,vieni a farti un’altra birra in onore del tuo compleanno” E’ il mio nuovo compagno di viaggio Buffalo che mi chiama. Icarus é il mio nome di viaggio sul sentiero... (E noi ci ritroviamo il prossimo mese per la parte conclusiva).
o r t e m o z z e m l a a z z i p à t i Nov Trattoria Pizzeria Capri via S.Cristoforo, 10 - 36078 VALDAGNO (VI) - tel. 0445/404771 - CHIUSO IL GIOVEDì
moto
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L
a scuderia dei fratelli vicentini Paolo e Federico Rodeghiero raddoppiano le forze creando una collaborazione con il Faber Racing Team del manager vicentino (non ché fratello maggiore dei due) Fabrizio Rodeghiero. Con l’esperienza meccanica maturata dalla scuderia nelle piccole cilindrate (2 tempi) e la sapiente organizzazione del Faber Team pluricampione europeo nella 600 superstok, i due team affronteranno la Coppa Italia classe 125 sport con due moto Aprilia rs 125. In sella alle Aprilia della scuderia palladio moto ci saranno due giovani piloti, il friulano Giovanni Luc (già pilota della scuderia nell’ultima gara della scorsa stagione) e il nuovo pilota Croato Tedi Basic che si impegnerà a far ben figurare la sua nazione. I due team vicentini l’11 aprile sono già scesi in pista nel circuito Misano World Circuit per la prima gara di campionato e Luc era iscritto anche alla gara della Mototemporada (quindi ben due gare nella stessa giornata). Dopo due giorni di prove, le libere nel venerdì e le cronometrate al sabato, Giovanni ha preso subito un buon passo andando a migliorare notevolmente il tempo sul giro che gli è valso la 12 posizione nella gara della passata stagione, mentre Tedi ha familiarizzato con il tracciato e con la moto, ma purtroppo senza riuscire a trovare il giusto feeling compromettendo il risultato per la gara. Dopo una nottata all’insegna del cattivo
e r e c n i v r e p i t impegno o Uni u s il ia p p raddo e
Moto portant io d im ’ a ll n a u P o d ia r n La Scude elle due ruote crea g Team. d in c o a d R n r o e m b l a ne remiato F p il n o c ia sinerg tempo, la domenica il circuito si presentava abbastanza bagnato e per la gara della Coppa Italia il direttore di gara ha dichiarato gara bagnata, i fratelli Rodeghiero hanno convinto Giovanni a partire ugualmente con le gomme da asciutto, dopo la partenza Luc ha mantenuto la posizione ma con l’asciugarsi della pista è riuscito a rimontare fino ad un’ottima diciannovesima piazza abbassando ancora la sua prestazione sul giro. Nel pomeriggio il tracciato si è completamente asciugato, Giovanni alla partenza della Mototemporada rimane un po’ ingarbugliato nelle posizioni di rincalzo, dopo due giri riesce a scrollarsi di dosso alcuni avversari un po’ lenti e riesce prendere un ottimo tempo sul giro che gli vale il quinto miglior tempo assoluto in gara, riuscendo a girare a meno di 2 secondi dal capo classifica finendo la gara in settima posizione. La prossima gara della Coppa Italia si svolgerà il 16 maggio nel Circuito Franciacorta nel Bresciano. Quest’anno la Scuderia Palladio Moto ed il Faber Racing Team potranno contare sul supporto di due note aziende Vicentine, la Ditta Cabel System di Bolzano Vicentino e la Vicenza Alimentare di Mores Alessandro sita ad Arcugnano.
nuoto
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successone Famila Un successone, così si può riassumere la partecipazione scledense alla 39ª edizione dei Campionati Italiani Primaverili di Nuoto di Categoria, svoltisi a Riccione dal 26 al 31 Marzo
A
di Franco Decchino
nche in questa stagione, come nelle molte altre che l’hanno preceduta, una piccola realtà come Famila Schio Nuoto è riuscita a qualificare un numero importante di atleti ponendosi al livello e molte volte superando Società di Città molto più grandi o di quelle, ormai molto diffuse, nate come frutto di fusione di vari impianti. Con la formula già sperimentata lo scorso anno, del “numero chiuso” ai 30 atleti che han-no ottenuto le migliori prestazioni stagionali, sotto la guida del Responsabile Tecnico Ma-nuel Borga e dell’Allenatore in seconda Lorenzo Decchino, 9 sono gli scledensi che hanno strappato il biglietto di partecipazione, Alessandra Abbenite e Marta Fontana per le femmi-ne e Filippo Gasparin, Matteo Greselin, Giovanni Mioni, Nicola Retis, Jacopo Sambo, De-nis Savio e la matricola Matteo Zampese per i maschi. 9 Atleti che si sono guadagnati l’accesso ai Campionati in ben 22 gare individuali e mai co-me in quest’edizione la possibilità di ottimi piazzamenti si era preannunciata così concreta con più Atleti a puntare a posizioni di prestigio. Ed in questa edizione dai numeri record, dove gli atleti iscritti sono stati complessivamente 1.872 (851 femmine e 1.021 maschi) con complessive 237 società rappresentate a con-tendersi 161 titoli individuali (87 maschili e 74 femminili) e 18 di staffetta equamente divisi tra maschi e femmine, la pattuglia scledense non ha deluso le aspettative dando il massi- mo come è sempre avvenuto in occasione di questo prestigioso appuntamento che ha da-to al medagliere scledense, negli ultimi 3 lustri, 1 Oro, 5 Argenti e 9 Bronzi.
Orgogliosi della propria identità territoriale e intenzionati a ripagare la fiducia dello Sponsor principale Famila del Patron Marcello Cestaro, che ha permesso in questi ultimi anni di a-vere quella tranquillità indispensabile per il proseguo dell’attività agonistica a livello nazio-nale, questi sono stati nel dettaglio i risultati ottenuti: Bronzo per Matteo Greselin nei 50 m stile libero “Juniores ‘92” con 23”38. Atleta che ha poi ottenuto anche il 4° posto nei 100 m dorso in 56”20, il 5° posto nei 50 m dorso con 26”26 e l’8° nei 100 m stile libero in 51”18. Anche se non a podio, questi piazzamenti sono stati comunque utili per ottenere punti va-lidi per classifica finale per società. Ancora un bronzo quello ottenuto da Nicola Retis nei 50 m delfino “Juniores ‘92” con il tempo di 24”96, prestazione che dovrebbe consentirgli l’accesso ai prossimi Campionati Italiani Assoluti Primaverili in programma ancora a Riccione dal 14 al 18 Aprile. Nicola ha poi sfiorato il podio con il 4° tempo nei 100 m delfino con 55”45 e piazzatosi an-cora all’8° posto nei 200 m delfino in 2’05”98 ed al 25° nei 50 m stile libero (24”20). 5ª posizione e punti validi per la classifica a squadre per Marta Fontana con 1’13”56 nei 100 m rana “Ragazzi ‘96” a soli 4 decimi dal podio. Marta si poi classificata 13ª nella doppia distanza (2’43”19). Ancora punti validi per la classifica a squadre quelli ottenuti dalla “matricola” Matteo Zam-pese con il 7° posto nei 100 m rana “Ragazzi ‘96” in 1’09”69 e l’8° nella doppia distanza in 2’31”56. Il nostro giovane rappresentante si è poi piazzato al 24° posto nei 50 m stile libero (26”04). Filippo Gasparin 16° nei 400 m misti “Ragazzi ‘96” (4’40”16). Jacopo Sambo 22° nei 50 m stile libero “Ragazzi ‘94” (24”67) e 29° nella doppia distanza (54”40). Denis Savio è giunto 26° nei 50 m stile
libero “Juniores ‘92” (24”24) e 31° nella doppia distanza (53”27). Alessandra Abbenite, categoria “Ragazzi ‘96” ha ottenuto il 28° piazzamento nei 200 m stile libero (2’10”88) ed il 27° nei 400 m stile libero (4’38”59). 30° Giovanni Mioni nei 50 m rana cadetti (30”48). Podi e piazzamenti che hanno permesso alla squadra femminile di classificarsi al 51° po-sto nella classifica a squadre “Ragazzi” ed al 92° su 237 società in quella “Assoluta” e do-po anni di predominio “rosa”, alla squadra maschile di classificarsi al 14° posto nella clas-sifica a squadre “Juniores”, al 67° posto in quella “Ragazzi” ed al 34° su 340 compagini in quella “Assoluta”. Altro motivo d’orgoglio l’essere stata la prima Società vicentina in classifica e la 3ª veneta. (Preceduta da Plain Team Veneto e Hydros, società come già detto rientrano tra quelle nate come frutto di fusione di vari impianti) Per tutti, inoltre, la soddisfazione del sostanziale miglioramento dei risultati cronometrici che fa ben sperare nel proseguo stagionale.
ersi rsaglio subacqueo tiri imEtm tore Modesti di tiro al be XVIII trofeo
I
di Antonio Rosso
l 21 Marzo a Schio, nella piscina comunale, si è svolto il tradizionale trofeo Ettore Modesti giunto ormai alla XVIII edizione, con la gara di tiro al bersaglio subacqueo. Quest’anno gli organizzatori, il Centro Subacqueo Nord Italia di Vicenza, potevano fregiarsi del titolo di Campioni Italiani in carica della specialità, per la staffetta a squadre. Non hanno saputo mantenere il primo posto, ma si sono comportati in modo onorevole. Come sempre organizzare una manifestazione implica uno stato di stress che va ad incidere sui risultati. I primi premi sono stati spartiti tra due città, Brescia e Vittorio Veneto, Treviso, unica altra rappresentanza veneta oltre al
già citato CSNI di Vicenza. Nella gara tiro libero, in campo maschile, ha primeggiato Meduri Giuseppe del Sub Club Brescia mentre in campo femminile è risultata prima Turelli Debora dell’Europa Sporting Club, sempre di Brescia. Nella gara di biathlon maschile primo Singia Roberto dell’Europa Sporting Club di Brescia, in campo femminile ha prevalso Marini Marusca dell’ Associazione Amici Apnea di Vittorio Veneto, Treviso. Nella Staffetta, gara per società è risultata prima l’Associazione Amici Apnea di Vittorio Veneto, Treviso.
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sub
ss.
1 2
Tiro libero maschile
3 4 5 1 2
Tiro libero femminile
3 4 5 1
Data: 21 marzo Dove: piscine comunali di Sc Club Organizzatore: Centro hio Subacqueo Nord Italia
L
e sole due squadre, tra le associazioni subacquee vicentine della FIPSAS, che hanno raggiunto nel 2009 traguardi nazionali, alla premiazione del “gran gala dello sport” del Comune di Vicenza (vedi Sportivissimo di marzo). In rigorosa tenuta azzurra, a sinistra, la squadra dell’Associazione Nuoto Pinnato di Vicenza, campione Italiano di pesca con la mosca a squadre (Urbani Stefano, Urbani Pierpaolo, Biasi Andrea, Gervasoni Pierpaolo, Franchi Andrea, Marchelini Gianluca) e a destra i tre moschettieri del Centro Subacqueo Nord Italia, campioni italiani di tiro al bersaglio, staffetta a squadre (Maculan Loris, Didoni Luca e Riato Franco).
Atleti partecipanti: 30 Società: 10 Risultati: primi cinque class ificati
Tiro Sub 18° Memorial Ettore Modesti SPECIALITÀ Cla
2
Biathon Maschile
3 4 5
Biathon femminile
1 2 3 1 2 3 4 5
Atleta
Meduri Giuseppe
Società
Sub Club Brescia
Punt. finale
3600 Gruppo subacqueo Ferrarese 3400 Europa Sportin Club Bresci a 3150 Marcolin Michele Centro Sub. Nord Italia VI 3126 Didoni Luca Centro Sub. Nord Italia VI 3100 Turelli Debora Europa Sporting Club BS 3150 Marini Maruska Amici apnea Vittorio Veneto TV 2950 Ramunno Incoronata Ocean Sub Modena 1905 Santocco Maria Evenina Bolzano Sub 1800 Benini Alice Gruppo subacqueo Ferrarese 1600 Singia Roberto Europa Sporting Club BS 5 Girolimetto Primo Amici apnea Vittorio Veneto TV 5 Manzini Matteo Nuoto sub Vignola MO 5 Villani Franco Apnea Club Brescia 4 Grandi Maurizio Nuoto sub Vignola MO 4 Marini Maruska Amici apnea Vittorio Veneto TV 4 Ramunno Incoronata Ocean Sub Modena 2 Santocco Maria Evenina Bolzano Sub 0 Amici apnea Vittorio Veneto TV 2053 Maremania ASD 1794 Europa Sporting Club BS 1659 CSNI Vicenza 1641 Sub Club Brescia 1632 Cavallini Giacomo De Luca Tino
corsa
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Stefano Benincà ha corso la maratona di Brescia in 2 ore 33 minuti e 36 secondi: un tempo straordinario che lo premia con il 6° posto assoluto e fa segnare la sua migliore prestazione di sempre.
S
tefano Benincà, atleta cornedese in forza alla Polisportiva Valdagno, ha ottenuto un eccellente 6 posto assoluto nella maratona che si è disputata a Brescia domenica 14 marzo scorso. Il suo tempo di gara è stato di pochissimo sopra le 2 ore e mezza per coprire la classica distanza di 42 km e 195 metri; un tempo strepitoso se si considera che il vincitore, il keniano David Chelule ha impiegato 2 ore, 13 minuti e 53 secondi. La maratona bresciana prendeva avvio proprio dal centro cittadino, da Piazza della Loggia, e si sviluppava in un percorso insidioso con continui sali e scendi che l’hanno resa particolarmente dura. Circa un migliaio i concorrenti che hanno preso il via, suddivisi tra la 10km, la mezza maratona e la maratona. Stefano Benincà oltre al sesto posto assoluto è giunto 1° nella categoria MM40 (master maschile) e 3° nella classifica degli italiani. Con questo risultato il forte atleta della Polisportiva Valdagno ha migliorato il suo record personale che era di 2h35’24” ottenuto nella Maratona di Venezia lo scorso ottobre.
‘ Beninca da record
h c a e b o n g a d l a V e o d Corne
y e l l vo
r la gestione dei e p o d e rn o C i d e o n muni di Valdag i eventi d co n i ra a g tr e ia à it rg e iv n tt si a te te n n a ta Import each Volley con B l e d e n o zi o m ro p l 31 maggio al 2 la a d a n e sc in , campi e per n e p O tappa nazionale a n u i tt tu a tr i, iv rt ale coordinatore o p sp ci n ri p i d lo o ru l e n i ilott giugno, con Luca Batt
C
on l’inizio della bella stagione tornano a ripopolarsi i numerosi campi da beach volley presenti su tutta la provincia, lo staff del BEACH CLUB CORNEDO VICENTINO dopo un lungo inverno è tornato a sistemare i campi in P.zza Brigata Cadore in centro a Cornedo rendendoli già operativi dal 17 marzo. Quest’anno la stagione beach presenta grandi novità, prima tra tutte che Luca Battilotti, referente provinciale FIPAV Vicenza beach volley e attuale gestore dei campi di Cornedo in collaborazione con la Polisportiva Pallavolo Cornedo, gestirà anche il campo di Ponte dei Nori a Valdagno sito in via Generale Dalla Chiesa nelle vicinanze della stazione dei carabinieri. Tutto questo avverrà grazie all’amministrazione comunale valdagnese che tramite la società Valdagno Volley permetterà la gestione ed il rilancio del campo inaugurato nel 2008 tramite tornei e corsi. Numerosi gli eventi che caratterizzeranno l’estate 2010: prima fra tutte dal 31 maggio al 2 giugno i campi di CornedoValdagno ospiteranno una tappa nazionale OPEN secondo livello sponsorizzata dalla
FIPAV Vicenza. Sarà l’occasione di portare per la prima volta nella nostra provincia una tappa di così alto livello alla quale sicuramente parteciperanno i big di questa disciplina, un appuntamento da non perdere per gli appassionati e non, visto che il beach volley è una disciplina olimpica gradevole alla vista di tutti. Inoltre i campi faranno parte di un circuito amatoriale costituito dalle province di Mantova Verona e Vicenza dove verranno ospitati tornei amatoriali maschili, femminili e misti a partire dal sabato 5 giugno, questo darà la possibilità anche a chi non ha mai praticato beach volley di confrontarsi con altre persone di pari livello e quantomeno avrà la possibilità di passare una giornata in compagnia e in allegria. Per migliorare le proprie doti sulla sabbia verranno allestiti dei corsi per tutti i livelli e saranno tenuti da personale qualificato come Patricia Labee, Maestra di beach volley che fino a 3 anni fa gareggiava per l’Olanda al World Tour. La preparazione del docente è un elemento essenziale in quanto una buona preparazione permette di allenare allievi di qualsiasi livello.
Sabato 12 e domenica 13 giugno il campo di Valdagno ospiterà una tappa del campionato provinciale riservato alle categorie under 16 e 19 maschile e femminile, alla quale si spera parteciperanno tutte le società pallavolistiche indoor della vallata. Successivamente 25-26-27 giugno a Cornedo si terrà il master finale del campionato vicentino dove verranno eletti i campioni provinciali di ogni categoria: spettacolo assicurato. Anche quest’anno proseguirà l’attività giovanile rivolta ai ragazzi delle elementari e delle medie con campus e scuola beach volley che inizierà il 15 giugno e terminerà il 24 luglio suddivise in due turni giornalieri: dalle 8.30 alle 12 e dalle 16 alle 19. A coordinare il tutto sarà Luca Meneguzzo laureato in scienze motorie e professore di educazione fisica oltre a uno staff di giovani della società di pallavolo di Cornedo. Abbiamo il vantaggio di poter usufruire dei furgoncini della Polisportiva Cornedo grazie a cui possiamo offrire alle famiglie dei giovani un servizio trasporto che al giorno d’oggi è indispensabile - spiega Luca Meneguzzo
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AZIONE M R O F IN I S IA PER QUALS TE IL BEACH N A D R A U RIG NOTAZIONE E R P A L E Y VOLLE O,CORNEDO N G A D L A V CAMPI DI IA RIVOLGERS O D E H G E 5 E ZERM 339888488 I T T O IL T T LUCA BA tiscali.it i@ t t o il t t lucaba - l’anno scorso abbiamo avuto numerose adesioni, ma contiamo di aumentarle visto che possiamo offrire il servizio in tutta la vallata dell’Agno. In vallata la beach volley mania ha contagiato anche il gruppo alpini di Cornedo tanto da indurli ad organizzare un torneo tra le loro sezioni dal 17 al 19 giugno nei campi di Cornedo e successivamente dall’ 1 al 4 luglio si svolgerà un torneo tra contrade del comune. Da quest’anno ci sarà la possibilità di dare
continuità al movimento beach anche nei mesi freddi, infatti a Zermeghedo(VI) comune sito nelle vicinanze di Montebello presso il centro sportivo THE GAME in via Leonardo da Vinci 4 è stato allestito un campo da beach volley coperto e riscaldato usufruibile su prenotazione tutto l’anno. Questo darà la possibilità di dedicarsi 12 mesi all’anno a questa disciplina che finora è sempre stata vista solo come
estiva. Sicuramente per fare tutto questo bisogna ringraziare le amministrazioni comunali che con il loro sostegno permettono alle associazioni sportive di poter svolgere queste attività, ma un doveroso ringraziamento va fatto al gruppo Alpini di Cornedo e a tutte quelle persone che dedicano il proprio tempo alla realizzazione degli eventi. Ora non resta solo che sperare nel bel tempo!!!
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calcioA5 37
spagnago
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l Torneo organizzato dall’ A.S.D. Spagnago in collaborazione con il circolo Noi Associazione di Spagnago, avrà inizio lunedì 24 maggio e si svolgerà nel campo da calcetto situato in piazza a SPAGNAGO presso il circolo. La formula del torneo prevede un massimo 10 squadre con girone all’italiana, tutti contro tutti, pertanto 9 partite assicurate, 45 partite di qualificazione per arrivare alla finale del 2 luglio. Le prime 2 classificate vanno direttamente in semifinale, mentre dalla 3a alla 6a classificata si gioca per i play off. Le partite avranno luogo la sera con inizio alle ore 20,10 per la prima partita, alle ore 21,00 per la seconda ed alle ore 21,50 per la terza. Tutte le squadre verranno premiate con coppe o altri premi e la squadra vincitrice del torneo si aggiudica 500 €, la seconda 200 € e la terza 100 €. La coppa disciplina va alla squadra con meno ammonizioni, la coppa capocanno-
2010 16° torneo notturno calcio A cinque
niere al giocatore che segna più gol e la coppa del miglior portiere a chi se lo merita, al di là dei gol presi. La quota d’iscrizione è fissata in 230 € più 50 € a titolo cauzionale, per eventuali ammonizioni. La domanda di adesione dovrà pervenire entro e non oltre Mercoledì 19 maggio presso il circolo NOI Associazione di Spagnago, accompagnata dalla quota d’iscrizione e corredata con l’elenco preciso dei giocatori. La squadra che segna l’ultimo gol di ogni partita vince una bottiglia di birra fresca.
Per il modulo d’iscrizion e rivolgersi a circolo NOI ASSOCIAZIONE di Spagnago Per ulteriori chiarimenti chiamare il 339221665 7
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mini olimpiadi
LA FISI ALLE “MINI OLIMPIADI DON BOSCO” DI ASIAGO per celebrare una manifestazione che dura da 60 anni
U
n grande successo si ripete da 60 anni per una manifestazione dedicata agli sport invernali giovanili oggi ad Asiago. Una festa antica dedicata agli atleti delle categorie giovanili dell’Altopiano che si sono cimeatati, sull’ultima neve di primavera, in gare di sci alpino e nordico. Si tratta delle “Mini Olimpiadi Don Bosco” storico appuntamento per gli appassionati di sci vicentini, promosso ed organizzato dal Comune di Asiago. Sono stati oltre 400 gli atleti di tutti gli Sci Club dei “7 Comuni” che si sono dati appuntamento sulle piste in quota, dove ancora la coltre nevosa permette di sciare. Gare di slalom gigante e fondo e grande allegria nel segno dei valori che proprio Don Bosco – a cui è dedicata la manifestazione – ha voluto porre alla base dell’educazione dei giovani. Gare senza classifiche e con premi uguali per tutti e tanta festa nel nuovo Palasport di Asiago che non ha potuto contenere la massa dei partecipanti. E proprio sui valori del divertimento, della gioia di trovarsi assieme, di vivere lo sport come aggregazione prima che come agonismo esasperato ha voluto insistere il presidente della Fisi, Giovanni Morzenti, che non ha potuto mancare all’invito dell’assessore allo sport di Asiago, Guido Carli. Con il massimo esponente della Federazione anche il suo vice, Alberto Piccin, ed i presidenti del Veneto, Roberto Bortoluzzi e di Vicenza, Silvano Panozzo. Una presenza molto qualificata e importante che è servita anche per incontrare gli Sci Club dell’Altopiano e vicentini per tracciare un bilancio
della stagione che, anche per gli atleti di quella Provincia, è stato positivo. Nel corso dei festeggiamenti sono stati celebrati anche gli ultimi due fondatori della manifestazione che, dopo 60 anni, hanno
voluto esprimere l’attualità dei valori e delle motivazioni che, allora, li spinsero a creare questa autentica “festa dello sport giovanile”.
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sci
happy end al
“Tom e Gerry show” Con 14 medaglie olimpiche vinte in 4 Olimpiadi Gianmaria Dal Maistro chiude la sua strepitosa carriera agonistica ai vertici dello sci disabile, mentre la sua guida, Tommaso Balasso, continua
di Enzo Casarotto fotoservizio di Carlo Perazzolo www.28trenta.com
I
due atleti paraolimpici Gianmaria Dal Maistro, 30enne ipovedente, e Tommaso Balasso, 29enne guida, protagonisti a Vancouver con un argento e due bronzi, al loro rientro, hanno ricevuto i complimento dall’Amministrazione comunale di Schio al completo. Presente anche Carlo Carta, il presidente del Comitato regionale paralimpico che nel suo intervento ha ringraziato la coppia per i risultati ottenuti. Dopo le sua quattro Olimpiadi che in tutto gli hanno regalato 9 medaglie, Gianmaria Dal Maistro abbandona l’attività agonistica per dedicarsi agli studi (gli mancano tre esami alla laurea) e al suo futuro. “In questi anni si sono avvicendate un turbinio di emozioni - sostiene Gianmaria - di sofferenze, di soddisfazioni con obbiettivi raggiunti, con molti stimoli e l’arrivare al podio ti ripaga di tutti i sacrifici
40 fatti”. La guida Tommaso Balasso (per lui 5 medaglie) rimane, invece, nell’ambiente: “questa è la conclusione di una storia durata otto anni: il “Tom e Gerry show” ed è stata una storia bellissima che mi ha dato tantissime emozioni, ma adesso non riesco a mollare questo ambiente perché ne sono innamorato e sento che non è ancora tempo per me di lasciare”. Le sue aspettative sono ora quelle di diventare maestro e allenatore con specializzazione d’insegnamento per disabili. Di sicuro entrambi si adopereranno ancora per la propaganda e la promozione della disciplina. Un gran bell’esempio per i loro concittadini e per tutti.
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neve
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All’Abetone 26° Campionato Italiano di Sci Alpino e Nordico e 1° Campionato Italiano Snowboard per Vigili del Fuoco
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di Franco Decchino
i è disputato all’Abetone (PT) il 26° Campionato Italiano di sci alpino e nordico per Vigili del Fuoco, manifestazione che ha visto anche l’esordio del Campionato riservato allo snowboard. Le gare si erano aperte giovedì 11 marzo proprio con lo snowboard e sono proseguite nelle giornate successive di venerdì 12 e sabato 13 marzo con le gare, rispettivamente, di slalom gigante e fondo. Super lavoro per gli organizzatori che hanno dovuto lavorare sotto una bufera di neve che ha investito la zona “regalandone” un metro il giorno precedente le competizioni. Ciò nonostante lo “Sci Montagna Pistoiese” di Maresca, che ha supportato la manifestazione, si è dimostrata all’altezza della situazione e tutte le piste sono state preparate al meglio. Piste perfette ma condizioni climatiche molto variabili fino a diventare in alcuni casi proibitive tanto da condizionare alcune gare. Infatti la fitta nebbia ed alcuni infortuni hanno costretto il direttore di gara a cancellare la seconda manche di “Gigante”. Il Comando provinciale di Vicenza era presente, per il “Gigante e Fondo” con 15 Atleti : Andrea Formentini, Pierluigi Mattiello, Carlo Scaldaferro, Armando Battistin,Mauro Fabris, Simone Volpato, Fabio Rebeschini, Massimiliano Rossi, Paolo Rela, Alberto Perin, Daniele Carbini, Mauro Michelangeli, Luca Faccio, Andrea Gallo e Luca Pregrasso. I vicentini, anche se non a podio, si sono ben segnalati con il miglior risultato ottenuto da Luca Pregrasso undicesimo nella Categoria C del “Gigante”. Per quanto concerne il Fondo, che ha visto una partenza di massa dalla piazza cittadina, nei 12 km in tecnica libera (skating) si è messo in evidenza Paolo Rela, quinto sempre nella Categoria C. Alla fine della manifestazione il Comando di Vicenza è risultato classificato al 17° posto. Una prestazione più che lusinghiera se si esaminano i numeri della manifestazione che vedeva 800 Atleti provenienti da 67 Comandi di VV.F. di tutta Italia. La prossima edizione dei Campionati si svolgerà dal 20 al 22 Gennaio 2011 in Trentino a Pozza di Fassa.
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Il gran finale di Enzo Casarotto Foto di Euro Grotto
l Famila raggiunge la semifinale scudetto ma la tegola dell’infortunio subito da Laura Macchi nell’ultimo minuto di garadue dei quarti a Como potrebbe essere un handicap grave e incolmabile per la formazione di Marcello Cestaro che contro il Faenza, nel turno di semifinale scudetto dovrà ritrovare il cuore per essere competitiva e strappare alla favorita Faenza il pass per la finalissima. Nell’altra semifinale vede il favorito Taranto incontrare, sempre al meglio delle 3 partite (su 5) un Venezia ora discontinuo e poco tonico. Quel grande cuore che il Famila ha dimostrato di possedere negli ultimi 15’ di garatre che gli ha permesso di qualificarsi ai danni della Comense fin qui brava a rimanere incollata alle arancioni nonostante un tasso tecnico molto inferiore a Masciadri e compagne (vittoria qualificazione per 80-54). Augurandoci che il cammino del Famila sia ancora lungo… non ci resta che analizzare questa stagione altalenante fin qui disputata da un Famila tonico e tosto nella prima parte in cui ha lottato in Europa alla pari con le migliori formazioni continentali ma che poi ha vissuto un periodo di appannamento con qualche passo falso di troppo e qualche sconfitta imprevista anche con formazioni di media caratura. Il 6 e 7 marzo per il Famila ancora un picco in positivo con la vittoria al fotofinish nella final four di Coppa che ha portato a Schio la quinta Coppa Italia e nuovamente le sconfitte patite nelle ultime due gare della stagione della regolar season con Venezia e Faenza (sei in tutto nella regolar season) che hanno relegato in terza posizione le ragazze di Marcello Cestaro. In positivo c’è la convocazione di Laura Macchi nell’All star game europeo e la presenza importante nelle classifiche di rendimento della regolar season per qualche atleta arancione: naturalmente l’ha fatta da padrona Laura Macchi con il terzo posto tra le marcatrici con 16,80 punti per gara (dietro alla comense Smith Brooke con 17,53 e alla faentina Geraldine Robert
Un finale di stagione col fiato sospeso. In semifinale scudetto: FaenzaFamila e Taranto Venezia
16,86 – 10^ Ngoyisa con 13,07 e in doppia cifra anche Antibe e Masciadri con rispettivamente 10,95 e 10,77 punti per gara di media). Macchi è seconda anche nella classifica degli assist con 2,55 a partita (al comando Moises Pinto con 3,27) e seconda dietro alla priolese Meneghel (46,48%) anche nei tiri dai 6,25 con un 43 su 93 che equivale al 46,24% complessivo: davvero niente male! E’ stata anche la stagione con ben 5 giocatrici (Riccardi, Zannoni, Coleman, Gattini e il prolungamento del contratto all’olandese fantasma Nieuwveen ben poco utilizzata) avvicendate in corso d’opera e quella dei proclami di ben figurare in Europa (meglio di sempre… ma che occasione gettata alle ortiche!!!). Per fortuna la vittoria
di Coppa Italia ha qualificato il Beretta Famila all’Eurolega 2011 e questa di per se è già una buona notizia in una stagione di sicuro molto tribolata che fin qui non ha fatto felici i numerosi tifosi costretti spesso a lasciare il Palacampagnola a testa bassa delusi dal gioco espresso dalle loro beniamine. Con la speranza d’invertire il trend e che nel prossimo numero si possa commentare in positivo questo finale di stagione… intanto, soffriamo insieme, da veri tifosi e SEMPRE FORZA FAMILA!!!
il mago della bici
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di Enzo Casarotto
Gabriele Rossi fa il meccanico professionista di bicicletta, la prossima è la sua 18^ stagione nel ciclismo che conta
alvolta capita che nella porta accanto ci viva qualche personaggio, ai più sconosciuto, che si distingua per la sua attività a livello internazionale ma che nessuno mai ne parli e che la sua professionalità rimanga sconosciuta. Uno di questi è il quarantaduenne Gabriele Rossi di Povolaro di Dueville che di professione fa il meccanico e da ben 18 anni è al servizio del ciclismo che conta. La sua carriera inizia nel 1992 con il team Assistenza Meccanica Orfeo
Casolari Campagnolo e prosegue con i dilettanti della De Nardi; nel 1996-97 passa ai pro con la Roslotto di Argentin con atleti del calibro di Konicev, Fondriest, Ugrumov, Ferrigato, Fincato, Salvoldelli e successivamente per tre anni opera alla femminile Gas Sport Team con Ghirotto sostituito poi da Amadori. Grazie a Ghirotto si accasa alla Bianchi e questa che va ad iniziare per lui è l’ottava stagione con il team celeste della MTB di Felice Gimondi. Ha seguito 5 anni
il francese Julien Absalon e con lui ha vinto quattro titoli mondiali, un’olimpiade, tre coppe del mondo, e titoli nazionali inglesi, francesi, colombiani e italiani (con Cominelli nel ciclocross). E’ meccanico della nazionale italiana di mountain bike diretta da Palhuber e lo scorso anno in Australia ha vinto il mondiale in staffetta con la Lechner, Cominelli, Fontana e Kensbauer e il titolo mondiale juniores con quest’ultimo. – Il meccanico deve guadagnarsi la fiducia dei
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suoi corridori. “Si, -sostiene Gabriele - per loro vuol dire tanto avere a fianco una persona di cui fidarsi. Con Absalon dormivo con la sua bici a fianco al letto e gliela consegnavo prima della gara e lui correva senza chiedermi se il mezzo era a posto o meno. Con lui, dopo i primi tre-quattro mesi, oltre al rapporto professionale, ho avuto un rapporto di vera amicizia e anche adesso a distanza di anni questo legame è ancora in atto. Grazie a lui ho avuto il privilegio e l’onore di partecipare ai mondiali come meccanico personale assieme a tutto lo staff Bianchi”. -Tante le soddisfazioni di carattere personale e umano. “Fortunatamente opero in un team vincente e quando si vince le cose vanno sempre bene! L’importante è che il corridore a fine gara ti dica che la bici era a posto; poi se vince bene, altrimenti pazienza; per quello che ha fatto il lavoro, conta l’essere contraccambiato con la fiducia e con la stima dal corridore poi quando cominci a vincere coppe del mondo, mondiali, olimpiadi diciamo che le soddisfazioni ripagano i sacrifici fatti”. – E’ dispiaciuto che in provincia pochi la conoscano per il ruolo che svolge? “Personalmente non sono quello che si mette in mostra; i nostri clienti s’interessano della mia attività magari non vedendomi frequentemente in bottega (ha un negozio artigianale di biciclette a Povolaro avviato nel 1965 dal papà Bruno sulle orme del nonno Battista e lavora assieme ai fratelli Walter e Anna), qualche appassionato mi segue nella stampa (soprattutto straniera) ma tanti non sono a conoscenza della mia attività in campo professionistico”. –Un grazie va di sicuro a papà Bruno che l’ ha introdotta nell’ambiente e con tanta modestia e tanta umiltà le ha insegnato il mestiere. “Questo di sicuro; visto che ero il figlio maggiore ho iniziato ad andare a bottega all’età di 10 anni e l’esperienza si fa lavorando al fianco di qualcuno che appunto ne sa di più. Adesso lo devo ringraziare perché nonostante che gli anni passino e che potrebbe prendersi qualche giornata di relax, quando sono fuori con la Bianchi, mi sostituisce e mi rimpiazza. Un grazie lo rivolgo anche ai miei fratelli perché quando manco dal negozio devono lavorare anche per me. E un grazie anche alla mia famiglia, Paola, Beatrice ed Edoardo, per tutti i sacrifici che devono fare”. Tra l’altro Gabriele è anche il presidente della Cicli Rossi 2F Battilana, un team amatoriale Udace con una quarantina di iscritti.
’ land s Ottimo prima prova della Veneto cup per Rafael Visinelli e per la valdagnese Anna Ferrari
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a prima prova della Veneto Cup - Coppa Veneto Serenissima Zero-Wind di XC Mountain bike va all’azzurro Rafael Visinelli (Forestale) che tra gli elite nei 40 km di gara (4 giri di 10 km. con un dislivello di 300 metri al giro) ha lasciato dietro di oltre due minuti Dalto e Andreis targati Olimpia. Si è corso a Carrè con la prima organizzazione FCI (promossa a pieni voti dai partecipanti) della società Biker For Ever del presidente Gianni De Marchi. In campo femminile si è imposta la valdagnese Anna Ferrari (Elettroveneta Corratec). Al via oltre 450 bikers.
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tempo di pesca
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Importanti novità per la nuova stagione di pesca, ecco come è diventato più semplice immergere l’esca.
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di Dorino Stocchero
a salvaguardia del patrimonio ittico rappresenta uno dei temi di maggior sensibilità e attualità verso cui la pesca sportiva in generale si sta orientando, una priorità che ha lo scopo di tutelare le specie più caratteristiche nel nostro territorio. La Provincia di Vicenza ha individuato la configurazione territoriale delle concessioni: il territorio è stato suddiviso in 5 bacini di cui 4 in zona “A” (Bacino Agno Chiampo, Bacino Astico Leogra, Bacino Bacchiglione Astichello Tesina e Bacino Acque Fiume Brenta) e uno in zona “B”. La legge regionale ha identificato un considerevole numero di corsi d’acqua liberi da vincoli di concessione e in dette acque è consentita la pesca sportiva e dilettantistica, attività esercitate nel tempo libero senza scopo di lucro da circa 20.000 pescatori. Pescare non significa solamente sapere scegliere la giusta esca, lanciare, recuperare, ferrare e gestire la preda per avere la meglio anche sui pesci più importanti ma sicuramente queste nozioni tecniche fondamentali con il tempo possono essere affinate in funzione dell’esperienza che ognuno concretizza nelle sue uscite di pesca nelle quali diventa essenziale il rispetto dell’ambiente. Per poter pescare nella Regione del Veneto è necessario essere in possesso di regolare attestazione del versamento della tassa di concessione regionale e portare sempre al seguito un documento di identità valido. Nel medesimo versamento devono essere riportati i dati anagrafici del pescatore nonché la causale del versamento “licenza di pesca” e le ricevute di avvenuto versamento delle tasse regionali hanno valore dalla data del pagamento fino alle ore ventiquattro dello stesso giorno dell’anno successivo. Tale ricevuta costituisce la licenza di pesca in tutto il territorio nazionale e l’attività può essere esercitata con i mezzi indicati sul regolamento provinciale. Per i minori compresi tra i quattordici e i diciotto anni di età viene concessa una riduzione dell’ottanta per cento della tassa di concessione regionale. I residenti nella Regione Veneto con età inferiore ai quattordici anni e gli adulti che hanno compiuto il settantesimo anno di età possono esercitare la pesca dilettantistico-sportiva senza aver provveduto al versamento della tassa di concessione regionale purché muniti
46 di un documento di riconoscimento valido. Nelle acque in concessione ai bacini il minore di dieci anni non iscritto all’associazione concessionaria, purché in possesso di regolari documenti per l’esercizio della pesca (documento di identità e tesserino regionale), può esercitare la pesca se accompagnato da un pescatore socio finché entrambi non arrivano a catturare il penultimo dei cinque salmonidi prelevabili dal socio per quella giornata, dopodiché solo uno dei due potrà continuare a pescare usando una sola canna da pesca. Le catture effettuate dal minore vanno annotate sul tesserino regionale dello stesso e sulla tessera associativa del socio accompagnatore. In Provincia di Vicenza è vietata ogni forma di pesca subacquea. La pesca è consentita dalla prima domenica di marzo e termina l’ultima domenica di settembre. La pesca nella Regione Veneto è disciplinata dalla Legge Regionale N°19/1998, “norme per la protezione e lo sviluppo della fauna ittica e disciplina dell’esercizio dell’acquacoltura, della pesca professionale, sportiva e dilettantistica nelle acque pubbliche interne della Regione Veneto”, che consente in zone limitate delle gare e manifestazioni di pesca sportiva con un calendario programmato provinciale a partire dal mese di gennaio di ogni anno. Il 30 gennaio 2010 in occasione dell’assemblea dei soci del Bacino Agno Chiampo si sono tenute le elezioni degli organi direttivi dell’associazione sportiva-dilettantistica stessa. Dai risultati delle preferenze raccolte è stato eletto il sig. Pace Piergiorgio come Presidente il quale sarà coadiuvato dal consiglio direttivo cosi composto: Nardi Ampelio (Vice Presidente), Urbani Sil-
vano (Vice Presidente), Balasso Claudio (Direttore Tecnico), Lovato Antonio (Direttore Amministrativo), Bocchese Edoardo, Meneguzzo Luciano, Cacciavillani Giuseppe, Molon Gianpietro, Pegoraro Flaviano,
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47 Costantini Riccardo (Consiglieri). Il collegio dei revisori dei conti è cosi composto: Lovato Giovanni (Presidente), Gaicher Filippo e Bovolato Andrea (Consiglieri), Pezzelato Eduardo e Zulpo Renzo (Consiglieri Supplenti). Al comitato direttivo la provincia concede l’esercizio della pesca sportiva e dilettantistica nelle acque pubbliche denominate Bacino Agno Chiampo. Il concessionario si impegna a provvedere alla gestione delle acque nell’interesse oltre che dei soci dell’associazione concessionaria, di tutti i pescatori, attuando la coltivazione delle acque basandosi sull’incremento della produttività naturale degli ecosistemi acquatici, sul riequilibrio biologico e sul mantenimento delle linee genetiche originarie delle specie ittiche, il tutto uniformandosi alle indicazioni contenute nella carta ittica della Provincia e nel regolamento provinciale per l’esercizio della pesca.
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‘ le maglie a pua
iniziata l’attività al femminile 2010 delle due ruote e anche quest’anno nel decimo anno d’attività sociale, l’Avantec Lievore Detersivi Artuso del presidente Giorgio Pigato ha fatto il pieno. In tutto sono trenta le ragazze della formazione dei tecnici Massimo Cisotto e Stefano Franco (proveniente dalla Vecchia Fontana) e Paola Rigon coadiuvati nelle categorie esordienti e allieve da Marco Filippi, Loris Palladin , da Oreste Fraccaro, Luigino Segato, Mara Guerra, Mario Vezzaro, che in tutte le categorie tranne le giovanissime (per questione di spazi sicuri per allenarsi), indosseranno con onore la casacca sociale per un 2010 che dovrebbe ripetere le soddisfazioni della scorsa stagione. “Neppure il tempo di chiudere la stagione invernale del ciclocross con la bolzanina Doris Arman campionessa veneta – ha puntualizzato il presidente – ed eccoci proiettati verso la lunga stagione della strada, dove correremo con junior, allieve ed esordienti. Grazie ai nostri partner ed ai nostri sponsor che ci permettono di allestire una formazione competitiva, di tutto rispetto, con cui sono certo potremo toglierci altre belle soddisfazioni dopo un 2009 davvero ad alto livello, culminato con il bronzo mondiale della nostra Susanna Zorzi ma caratterizzato anche da altre 19 splendide affermazioni, non solo ad opera delle junior ma anche delle colleghe più giovani”. Da sottolineare inoltre che nell’ultimo campionato italiano elite strada di Imola delle 52 partenti, ben nove atlete hanno vestito la maglia del Breganze, ciò per rilevare l’importanza di questo vivaio conosciuto in tutto il territorio nazionale. La società si distingue anche nell’organizzazione della “Giornata Rosa” a Nove quest’anno fissata a ridosso del Mondiale il 12 settembre in cui saranno impegnate tutte le categorie, giovanissime comprese. L’Avantec affiancherà anche l’impegno organizzativo del Gs. Granella il 5 settembre, gara questa riservata alle esordienti e allieve. Queste le atlete del gruppo: Esordienti 1° anno: Maria Simioni, Sharon De Vicari, Deborah De Vicari, Deborah Rossi, Alisea Salmaso, Martina Tosin, Beatrice Rossato, Martina Sartori, Marika Campanaro, Alessia Rizzolo e Alessia
Giannati. Allieve: Beatrice Carollo, Laura Tasca, Kezia Pittarello, Silvia Grotto, Zita Striker, Silvia Oro, Mina Sica, Cristina Zaramella ed Elisabetta Giacometti. Juniores: Sofia De Pieri, Lara Vieceli, Viviana Gatto, Susanna Zorzi, Valentina Gherardi, Samantha Pagani, Chiara Pierobon, Erika Cecchel, Eleonora Zordan. Under: Doris Arman.
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I nostri
mariti ciclisti di Paola Dalla Pozza, Maria Rosa Pittarello, Valentina Sabatin
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ivere con passione, è quanto abbiamo sperimentato in alcuni giorni trascorsi a Forte dei Marmi in compagnia dei nostri mariti, fidanzati, amici, intraprendendo insieme a loro l’avventura della gara di crono della bella Versilia. I nostri ragazzi, Silvio Pittarello, Daniele Marchesin. Leopoldo Corrà, Eddy Cibotto, Gabriele Ongaro, Nicola Buffa, Tommaso Sabadin, Moreno Cegalin hanno iniziato questa “impresa” un po’ per gioco, perché “era bello allenarsi insieme”. Poi, km dopo km, il gioco è diventato impegno, l’impegno obiettivo, meta, sogno. e così allenamento dopo allenamento, il sogno cresceva e con esso la voglia di realizzarlo tutti assieme, cercando di far emergere da ciascuno il meglio per vivere un ciclismo elegante, genuino, dove l’amore e la passione potessero dettare
Cronaca in rosa della Crono della Versilia, dove il team Vetreria Vicentina conquista la 32 posizione, dalla penna di tre fan speciali: le moglie e le fidanzate dei protagonisti, per una bella pagina di sport e amore il loro ritmo. E noi li abbiamo visti correre a casa dal lavoro stanchi, sfiniti, farsi una doccia veloce e poi via per ripartire in sella alle loro biciclette. Li abbiamo visti organizzarsi gli allenamenti, rinunciare ai riposi, trovarsi la sera tardi... Li abbiamo visti anche arrabbiarsi, scontrarsi “perché così non va bene”, perché qualcuno non ci credeva abbastanza... Ma non li abbiamo mai visti sfiduciati, anzi sempre pronti, impegnati con negli occhi quella luce che solo la passione per qualcosa di grande ti lascia dentro. ... eccoli, allora, tutti schierati sulla pedana di partenza il 14 marzo 2010 con i loro body azzurri a stelle bianche e lucenti che fan venir voglia di alzare gli occhi al cielo e pregare perché vada tutto bene. E poi... Tre, due, uno.. via! Partiti. E noi al seguito e non solo con l’auto (pie-
na di ruote di scorta e materiale vario) ma anche con tutto il nostro entusiasmo, la nostra gioia e l’amore che abbiamo per loro, per ognuna di loro! E siamo qui a scrivere questo articolo perché vogliamo ringraziarli per averci coinvolte in questa avventura, perché abbiamo imparato tanto, perché con loro abbiamo faticato, rinunciando ai sabati assieme, alle feste, ai week-end romantici... Ma condividere la loro gioia, vederli così uniti, felici, determinati ha reso migliori anche noi. E non è stato il risultato la vera soddisfazione (se pur straordinario: trentaduesimi su 191 squadre con una media di 48,400 km/h). La vera grande soddisfazione è stata vivere tutto, ogni istante insieme! Grazie allora ragazzi! e ricordatevi, ed è una promessa: l’anno prossimo la squadra: “la femo mista”.
lettere 50
Potete scrivere al Senatore Alberto Filippi inviando le vostre e-mail a: sportivissimo@mediafactorynet.it
Cani lupi orsi
ovvero camminare nei nostri boschi
Caro Senatore, le scrivo per raccontare cosa mi è capitato la scorsa settimana. Sono una pensionata che con un’amica, talvolta siamo anche in tre e in quattro, prende la macchina e va fare qualche passeggiata sui nostri colli. Io e le mie amiche lo facciamo per tenerci in forma, per trascorrere assieme un paio d’ore serene all’aria aperta. Quasi mai ci inoltriamo per sentieri, preferiamo le strade sui nostri colli, sebbene siano asfaltate e transitate da automobili. Le nostre zone cambiano in base alla stagione. Nei primi mesi dell’anno andiamo sui colli Berici, oppure sulla dorsale dei castelli di Giulietta e Romeo; quando fa più caldo, invece, saliamo verso Altissimo oppure alla Selva di Trissino verso Nogarole o verso Quargnenta, talvolta camminiamo sulla strada che dal passo Xovo va verso Civillina o, in senso opposto, verso la chiesa dei Massignani. Già l’anno scorso volevo scriverle perché più volte c’è capitato di passare per una contrada e di trovarci di fronte a un grosso cane lupo libero. E’ vero, non siamo mai state aggredite, al massimo il cane si avvicinava, ci annusava le scarpe e poi ci osservava mentre con cautela noi ci allontanavamo. Eppure, glielo assicuro, ogni volta è stato un piccolo momento di paura. E se ci aggredisce? Se ci morsica? Ma di questi tempi è addirittura peggio: c’è perfino l’orso nei nostri boschi! Non le sembra che si stia esagerando? Abbiamo paura delle nostre città di notte, adesso anche di passeggiare per i colli in pieno giorno. Non c’è il rischio, come è accaduto per alcuni luoghi dei nostri centri, deserti alle 10 di sera, di allontanare le persone dalla natura, privandole di una bella passeggiata all’aria aperta? Con simpatia, Luigina Trevi.
collaboratore ro st vo il e ar zi ra g n ri Volevamo ntiero chiamato se il o it er g g su ci er F.S. per av o il giorno di tt fa o m ia b ab e ch ” “Sentinello ma esperienza: si lis el b a n u a at st È . Pasquetta gio, giusta la g sa ae p il lo el b o, er ti bello il sen o fatica. Famiglia Coar
Carissima Luigina, avere paura di passeggiare per i nostri colli, come avere paura di passare a piedi per alcune zone dei nostri centri urbani è davvero una brutta cosa. La paura è un sentimento che nessuno di noi dovrebbe mai provare solo per passare da un dato luogo. Come cittadini, infatti, abbiamo il diritto di sentirci sicuri ovunque. Se, viceversa, in alcuni posti non ci sentiamo tali, vuol dire che stiamo passando per un luogo dove non c’è civiltà. E questo è un’assurdità per un paese che è e dev’essere civile, com’è il nostro. Certo, lasciare un grosso cane libero sottintende il fatto che è un cane buono, ma, anche se non è un fatto così grave come il lasciare alcune zone delle nostre città in mano a bande e bandine, è comunque una violazione a un’ordinanza dello Stato (Articolo 672 Codice Penale, Omessa custodia e mal governo degli animali; art. 2052 del Codice Civile, Danno cagionato da animali). Nessun cane può essere lasciato libero in un luogo pubblico, a meno che non sia un parco specifico per cani. Ed è giusto che sia così. Come l’uomo, nel rispetto degli altri uomini, non può fare tutto quello che vuole, a maggior ragione un animale deve essere messo nelle condizioni di non disturbare. Se, passando per una nostra contrada, sulla strada pubblica, un cane ti ha infastidito, è colpevole il padrone di quel cane; se è un cane randagio, responsabile è il comune del luogo in cui si trova il cane. I padroni dei cani devono capire il diritto di tutti di passare per quella strada che è di tutti, a cui i loro grossi cani, certo, non possono fare da guardia. In questi giorni, alcuni mi hanno chiesto che cosa pensassi sull’orso Dino. Per quanto possa apprezzare l’iniziativa di reintrodurre un’animale che un tempo abitava le nostre montagne, c’è da dire che Dino non si limita a vivere solitario nei luoghi più impervi della nostra provincia. Di notte, è uso scendere vicino alle case abitate, entrare nei recinti per cacciare galline, conigli, muli. Chi vive in contrada, non nasconde di avere una certa apprensione pensando che nel bosco dietro a casa, possa esserci un orso. Gli esperti dicono che l’orso scappa alla vista dell’uomo. Anche il padrone del cane dice che il suo cane è buono, ma non si può mai sapere cosa passa per la testa di un animale! Il tuo timore, cara Luigina, come quello di chi teme l’orso, è comprensibile e condivisibile. Un salutone, Alberto.
Le vostre lettere possono essere lette anche nel sito: albertofilippi.it
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I 3 GIORNALISTI DA SEMPRE PRESENTI SONO: CHIARA GUIOTTO, MASSIMO NERESINI, DORINO STOCCHERO; I 4 INSERZIONISTI PUBBLICITARI: AUTOVEGA, HABITAT, SAMPDORIA VINI, VALTERMO; HA VINTO VALENTINA DE MARCHI DI ISOLA VICENTINA
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