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Iscrizione al Tribunale di Vicenza il 21 dicembre 2005 n.1124
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SSIMO
Studia e paga, paga e studia
P
editoriale
di Luigi borgo
er un giovane oggi studiare è come per un cittadino pagare le tasse. Uno strazio! Eppure studiare è bellissimo; pagare le tasse lo è altrettanto. Sono le azioni più nobili che si possano fare. Studiare significa conoscere il mondo in cui si vive; significa apprendere la storia, le arti, le scienze; significa acquisire un sapere attraverso il quale si può capire addirittura il futuro. Pagare le tasse vuol dire partecipare alla crescita del proprio Paese, renderlo migliore, più forte, più bello. Invece, l’uno e l’altro sono una tortura, e lo sono per ben tre ragioni. Prima ragione: perché sono assolutamente sproporzionati nella misura. Troppo studio per i giovani; troppe tasse per i cittadini. Uno studente dopo 5, 6 ore in classe, deve studiarne almeno altre 3 per proprio conto a casa; un cittadino che fa impresa versa il 67% dei suoi profitti in tasse, tutti gli altri il 50%. Seconda ragione: perché di questo grande sforzo non si vede il ritorno. Gli studenti studiano tutto il giorno, rinunciando allo sport, alla musica, ai loro hobby e poi, a maturità o laurea conseguita, non c’è alcun futuro per loro degno degli studi che hanno compiuto; i cittadini versano allo Stato la maggior parte dei loro guadagni, ma le casse dello Stato sono ogni anno più in perdita con i governi sempre pronti all’aumento dell’Iva per non finire in bancarotta. Terza ragione: perché il modo con cui s’impone ai giovani lo studio e ai cittadini di pagare le tasse è autoritario al limite della disumanità. Della serie: “studia, asino”; “paga le tasse, bestia da fatica”. E così le due azioni più belle e amate che un giovane e un adulto possano fare, diventano di fatto le più invise e le più sgradevoli. Ed è un peccato. Perché così non si fanno crescere i giovani nell’amore dello studio vero; perché così si allontanano gli adulti dalla politica, dal senso civico, dall’amor di Patria. Per un giovane sportivo allenarsi è diventata una fatica di Sisifo: tanto sudore a scuola e sui campi di gara per non combinare nulla sui campi di gara e a scuola. Così si è costretti a scegliere. Ovvero, per com’è la scuola oggi in Italia, che non vede altro che se stessa, si è costretti a rinunciare alla propria passione sportiva. E molti sono i giovani che abbandonano l’agonismo. Che è un errore. Eppure basterebbe poco per dare ai giovani il piacere di essere giovani coltivando le loro passioni, così come basterebbe poco per dare ai cittadini l’orgoglio di sentirsi cittadini: basterebbe sollevare un po’ il piede dall’acceleratore delle pretese della scuola e dello Stato, facendo meno ore in classe e dando meno compiti per casa; riducendo le imposte ed eliminando gli orpelli burocratici. Basterebbe solo questo e le imprese inizierebbero a investire in nuovi macchinari, in nuove risorse, in nuovi progetti, tornando ad assumere persone. Basterebbe questo e i giovani potrebbero oltre a studiare, coltivare la musica, i propri hobby e lo sport, vissuto seriamente nel confronto agonistico, che dal tempo dell’antica Grecia è l’unica via per il nostro miglioramento. Così potremmo avere l’Italia più forte nei mercati mondiali e i nostri giovani più forti e più sani e più belli nella sfida con il loro futuro. Soltanto che per fare tutto ciò, bisogna cambiare la scuola e la politica; bisogna lavorare di più e meglio in classe; bisogna governare meglio e senza sprechi il Paese. E questo non è, ahimè, semplice come dirlo.
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thiene
Nel vento… di Raffaele Rando
Un po’ di storia
L’uomo ha sempre sognato di volare. Contrastare la forza di gravità, che lo legava inesorabilmente alla madre terra, rappresentava una sfida davvero enorme. E fino a quando la tenacia e la perseveranza di alcuni temerari non hanno permesso che il sogno si avverasse, quell’idea sembrava impossibile. Il 17 Dicembre del 1903, i fratelli Wright fecero volare con successo una macchina motorizzata più pesante dell’aria con pilota a bordo. Ma ben prima, esattamente il 21 Novembre del 1783, un pallone ad aria calda portò in volo il primo equipaggio umano, ad opera di Pilatre di Rozier e del marchese d’Arlandes. Furono però i fratelli Montgolfier nel 1782 i precursori di questa impresa, inventando la prima mongolfiera.
Present day
Latitudine: 45°.67680873 longitudine: 11°.49629974 aeroporto Arturo Ferrarin di Thiene, sede di Aeropubblicità Srl. Ore 06:00 am Iniziano i preparativi per il risveglio del “gigante blu”. Lo chiamiamo affettuosamente così. Una mongolfiera alta 30 metri, con un volume di 6000mc che può portare fino a 10 persone. Nel frattempo stanno arrivando i nostri passeggeri, che infreddoliti e ancora un po’ addormentati attendono di poter salire a bordo. Iniziamo il gonfiaggio a freddo e nel giro di pochi minuti, ecco che il pallone inizia a prendere forma. Dapprima una semisfera, ma poi con l’ausilio del bruciatore che riscalda l’aria al su interno,
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si trasforma nella maestosa sagoma, tipica di una mongolfiera. Il vento catabatico, che spira da Nord e scende a valle, ci lascia intuire che la nostra direzione sarà verso sud/sud-ovest. Il vento appunto. Il nostro alleato, il nostro timoniere. Ci dobbiamo consegnare a lui, assecondarlo, capirne i suoi capricci e le sue mutazioni. Con la mongolfiera, non si decide la direzione, possiamo solo pianificare una quota. Siamo nel suo letto, come si dice in termine tecnico, e a lui ci affidiamo.
Ore 06:50 am Bene, siamo quasi pronti al decollo. Uno ad uno i passeggeri prendono posto dentro la capiente cesta. Eseguiamo tutti i controlli pre volo e facciamo il briefing con le ultime raccomandazioni. La sicurezza è cosa importante, soprattutto quando si vola. Ecco perché i controlli e le ispezioni devono essere fatti con cura, seguendo appropriate check list. Oggi imbarchiamo 8 passeggeri, per un peso di 545kg. La temperatura esterna è di 2° centigradi. Questi dati ci permettono di pianificare una salita a 2000 piedi, ampiamente
entro i valori di peso massimo al decollo che con queste condizioni si aggira intorno ai 1800kg. Ore 07:00 am Il gigante blu si erge in tutta la sua grandezza e non aspetta altro che prendere il volo. Le intermittenti fiammate al suo interno, generate dal potente bruciatore, scaldano l’aria fino a quello che io chiamo il momento “magico”. L’istante in cui, riusciamo a sconfiggere il vincolo atavico. La gravità. Con delicatezza ci stacchiamo dal suolo e saliamo verso il cielo blu. Gli occhi dei nostri passeggeri sono sgranati e le espressio-
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ni di alcuni, tradiscono un certo timore. La vista diventa subito mozzafiato. Le Piccole Dolomiti si stagliano a nord con le cime imbiancate e a sud la pianura si perde nella leggera nebbiolina di fine Novembre. Sotto la nostra cesta, il paesaggio scorre con lentezza, regalandoci momenti indimenticabili. La campagna e gli agglomerati urbani, ci appaiono come non potremmo immaginare da terra. Tutto assume una prospettiva differente, magica, a volte commovente. I click delle macchine fotografiche e i commenti estasiati dei nostri passeggeri, sono la soddisfazione più bella che un pilota possa avere. Ore 07:45 am Anche questa volta il vento ci ha cullati con delicatezza. Ma è venuto il momento di programmare l’atterraggio. In questa fase l’attenzione da parte del pilota è al culmine. Niente può essere lasciato al caso e sottovalutato. Elettrodotti, ostacoli e il sorvolo finale a bassa quota, rappresentano la parte più impegnativa di tutto il volo. Il sito di atterraggio deve essere un posto adeguato. Libero da ostacoli, possibilmente non coltivato, insomma uno spazio che garantisca la massima sicurezza possibile. Abbiamo iniziato la nostra discesa. Manteniamo i 300 piedi al minuto di rateo e approcciamo il punto di contatto. Nuovo briefing ai passeggeri. E’ fondamentale che abbiano ben chiara la posizione da assumere durante questa fase. Non sempre si atterra con delicatezza. A volte qualche atterraggio può essere un po’ più brusco, ma sempre entro i limiti di sicurezza.
Ci siamo. Galleggiamo a pochi metri dal suolo, sopra un grande prato. Il gigante blu finisce il suo volo con un piccolo sobbalzo, come se volesse reclamare nuovamente il suo elemento naturale. Il cielo. Ore 08:15 am Il nostro prezioso “carico” lascia con ordine la cesta, scattando poi le ultime foto. Il pallone si affloscia al suolo. Viene sganciato dalla cesta e ritirato nel suo involucro, così come il bruciatore. Anche questa avventura è finita. Una stretta di mano ai nostri compagni di viaggio con la promessa di rivederci presto.
Vi abbiamo raccontato una storia di volo, di passione, di sport, cercando di trasmettere un’emozione. Ma le sole parole non potranno mai restituire appieno, quello che realmente si prova. Aeropubblicità srl, vi offre tutto ciò. Che sia un volo in aereo che su mongolfiera. La scuola nata nel 1990 e gestita da Simone e Sergio Maron, dispone di una flotta di 3 mongolfiere e 2 aerei. Certificata COA, opera nel trasporto passeggeri , noleggio aeromobili e lavoro aereo. Per ogni informazione potete contattare la sede ai seguenti numeri: SERGIO MARON: +39 3485653903 SIMONE MARON: +39 3473129367 UFFICI: +39 0445387168
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Viaggio con gli sci nell’antica Persia di Marco F. Vitetta
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25 febbraio 2018: “siamo tornati!” Di solito questa espressione, “siamo tornati”, si associa a due sensazioni: il piacere di rientrare o la voglia di restare, in questo caso, nessuna delle due. “Siamo tornati” nelle nostre case convinti di aver vissuto emozioni talmente forti e intense che queste poche righe difficilmente riusciranno ad esprimere. I dieci giorni trascorsi in Iran sono stati molto concentrati, non abbiamo voluto farci mancare niente, abbiamo deciso di capire, acculturarci e immergerci al 100% in questo fantastico mondo. L’incredibile popolo che lo vive ci ha accolto con un’ospitalità seconda a nessuno, nelle loro con-
traddizioni e difficoltà ci hanno sempre salutato con sorrisi sinceri ed, orgogliosamente, ci hanno aperto le porte di casa mostrandoci ed offrendoci tutto quello che hanno; sono testimoni di un passato incredibile, la loro terra offre in ogni pertugio un passato che rac-
11 conta millenni di storia, guerre e atrocità, sempre vissute a testa alta fieri di potersi chiamare Persiani. Siamo sciatori quindi abbiamo deciso di concentrare le nostre escursioni nell’ambito montano, le condizioni sono state incredibilmente buone, permettendoci uscite sci-alpinistiche fino a sfiorare i 4.000 metri e strepitose giornate di freeride sfruttando gli impianti di risalita. Non poteva mancare la visita a due città simbolo dell’Iran: Teheran e Kashan, da qui parte il nostro resoconto di viaggio: 16 e 17 febbraio: arriviamo nella capitale Teheran, caotica fino all’incredibile, di giorno è abitata da più di 12 milioni di abitanti che
sfrecciano con improbabili mezzi a motore nelle trafficate strade della città. Abbiamo visitato il museo storico Iraniano, dove ritrovati archeologici del 4.000 A.C. ci indicano quale civiltà ha abitato questa terra. Abbiamo avuto il piacere di entrare nella casa dello Scià, un edificio in pieno centro cittadino dove il Reale accoglieva le teste coronate di tutto il mondo mostrando tutta la vocazione Persiana per il “bello” ...affreschi e stucchi pregiati lasciano senza parole a chi entra in questo palazzo. 18 febbraio: direzione Dizin, il più grande
resort sciistico di tutto l’Iran, a circa 100 km da Teheran. Dopo aver attraversato strette valli montane, arriviamo a quota 2.500 slm e ci accoglie questo paese (decisamente lontano dai nostri standard e dalle nostre abitudini) dove è usuale osservare un hotel affiancato ad una serie di baracche che miracolosamente restano ancora in piedi. La situazione al nostro arrivo non è delle migliori, piove e la poca visibilità ci presenta un paesag-
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gio le, con ci
abbastanza spettraandiamo a riposare forti dubbi su cosa porterà l’indomani.
19 febbraio: al risveglio sembra di essere atterrati in un altro pianeta, le montagne sono coperte da tantissima neve ed il sole mostra tutte le bellezze che la catena dell’Elbruz può offrire a noi amanti della montagna... quindi FREERIDE!!... una giornata intera per buttarsi a capofitto nei pendii immacolati coperti da una polverosa coltre bianca! 20, 21 e 22 febbraio: ci siamo concentrati sul ski touring (skialp), 3 giorni di risalite con il raggiungimento di due peak, uno a quota 3.650 ed uno a 3.880 slm. È stata una grande soddisfazione per noi riuscire a fare queste escursioni, con condizioni buone ma con il costante pericolo di valanghe alto, completare queste ascensioni con altrettante strepitose discese in neve fresca ancora immacolata è stato il massimo... 23 e 24 febbraio: abbiamo deciso di spostarci a Kashan; dopo circa 5 ore di viaggio siamo in questa
storica città nella provincia di Esfahan, dove visitiamo abitazioni storiche molto sfarzose e la città sotterranea più grande al mondo. Sabato abbiamo deciso di fare una “pazzia”, volevamo concludere in “bellezza” questo strepitoso tour ...quindi dopo aver caricato gli sci su dei Patrol e affrontato due ore di strada (non proprio comoda) abbiamo deciso di risalire, e soprattutto scendere, sci ai piedi le dune di sabbia del de-
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serto di Lut... convinti che miglior conclusione non potevamo trovare, torniamo a Kashan per salire sul furgone che ci riporterà in aeroporto a Teheran. 25 febbraio: alle 7:30 di mattina siamo in Italia ...la tristezza del ritorno è soffocata dai sorrisi e dagli scherzi che non mancano mai in questo gruppo.
Dopo qualche ora siamo di ritorno nelle nostre valli venete... ci guardiamo negli occhi, ci salutiamo con finta indifferenza, qualche parola sottovoce ...nessuno di noi vince per loquacità, ma gli sguardi che ci scambiamo indicano senza alcun dubbio di essere stati testimoni di un viaggio che lascerà dentro ognuno di noi un ricordo
forte e deciso come la fierezza del popolo che ci ha ospitato. Alla prossima ...don’t stop never ...mountainelkx
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viaggi di Bepi Magrin
Il sogno delle Sunderban
Sul Delta del Gange: il più grande della terra, prima parte
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ncora in Bangladesh, a trascorrere le feste canoniche fuori da cenoni e dalla rituale profusione di scontate se pur laiche cerimonie augurali. Dopo la risalita del Bramaputra: impresa avventurosa che siamo stati tra i primissimi a vivere, (prima di noi solo una coppia di intraprendenti viaggiatori inglesi) ancora nel paese “non turistico” per definizione, perché considera-
to emblema della povertà, del sovra popolamento, del caos metropolitano ecc: 180 mln di abitanti noti, ed un marasma di vita tumultuosa nelle maggiori città, dove si toccano gli estremi dell’affollamento e del traffico così come della povertà e della ricchezza. Stavolta andiamo a sud, in cerca di natura selvaggia, andiamo al più grande estuario del mondo, quello del sacro Gange con lo Jamuna e gli
altri suoi 4 principali adduttori. Scenderemo con il nostro battello discretamente confortevole il corso del Bramaputra andando alla confluenza del Gange per infilarci tra innumerevoli vastissimi canali in un dedalo che solo la bravura dei barcaioli ci permette di affrontare. Qui, i fiumi, formano un vastissimo complesso di isole inabitate e coperte dalla più grande foresta di mangrovie che si conosca, isole popolate da animali come: tigri, cervi, coccodrilli, scimmie, serpenti, aquile e uccelli sopra un mare che così ricco di pesce non si è mai visto. Meta obbligata
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e seccare il pesce che sarà rivenduto nei mercati del Bangladesh. L’isola è sabbiosa e pianeggiante, tutta coperta da graticci per l’essiccazione del pescato e qualche baracca per la
vita a terra degli uomini che torneranno ai loro villaggi e alle proprie famiglie, prima dell’arrivo del monsone, recando il frutto del loro lavoro. Luogo di grande bellezza ambientale, con gente, -anche qui- straordinariamente
accogliente e cordiale, ed un clima tra dicembre e gennaio, piacevole e caldo di giorno ma con notti umide e a volte nebbiose, ci inoltriamo poi con il nostro barcone attrezzato nei meandri dei canali, a caccia di foto “speciali”, incro-
16 ciando barche di zingari di mare, e famigliole vaganti per il delta, ma sempre incontrando la sorridente cordialità di questa gente semplice, la loro curiosità, la gentilezza di questo straordinario paese a maggioranza islamica. Mai un gesto che non sia di piacere nell’incontrar-
ci, sempre interesse attivo per sapere di dove vengono questi visi pallidi, sempre un the da condividere. Ma quale presunta ostilità del mondo islamico? Questa è una miniera inesauribile di sorrisi, e di amicizia di cui il mondo occidentale ormai ha perduto la chiave. Anche nei villaggi più a nord, se mettiamo piede a terra, si fanno avanti a decine: giovani vecchi, bambini e donne, curiosi di vederci
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17 e di stringerci la mano, di chiedere con l’inglese che qui sanno (e in Italia molto meno) di dove veniamo; si propongono all’obbiettivo per la foto di rito e i più giovani per il classico selfie da mostrare orgogliosamente agli amici, ma tutto questo è fuori dalla sognante atmosfera, dalla
meraviglia delle Sunderban che quelle, le isole, come detto sono inabitate e protette e restano regno della pura natura. Un viaggio, anche questo, che nessuna agenzia vi propone, e che noi facciamo con perfetta organizzazione, solo grazie alla amicizia di Titù Ahmed, che tra l’altro
più tardi ci ha cordialmente ospitato per tre giorni nella sua casa tra i banani e i campi di curcuma e coperti di premure e attenzioni. Titu, che è stato con noi in Nepal ed in altri viaggi, sta avviando una piccola agenzia in Dhaka per accompa-
gnare chi lo desideri in queste e altre zone del paese –se vi interessa vi posso dare il contatto, scrivendo a bepimagrin@libero. it. E così, anche le vagheggiate, misteriose e fantastiche Sunderban, le isole dei personaggi di Salgari sono ora nel sacco dei ricordi: succo
vitaminico del limone della vita di cui –è bene ricordare- abbiamo un solo unico esemplare che non possiamo buttar via per niente senza debita spremitura ….
sportart
Bruno Vendramin, Valdagno 11 gennaio 2019
let it snow
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chiampo
Randonnée mania La stagione 2018 e i programmi 2019 del Ciclismo Valchiampo: ripartire da dove tutto ebbe inizio. di Annalisa Marchesini
L
e Randonnée sono il nuovo modo di interpretare il ciclismo che in questi anni si sta espandendo in tutto il mondo ed in Italia in modo particolare, forse proprio per il fascino del nostro territorio. Non si tratta di vere e proprie gare in cui impera la solita rivalità fra i partecipanti e dove quel che conta è la classifica finale. Qui si tratta di percorrere lunghe distanze in piena autonomia e la vera sfida è con se stessi e con tutte le avversità che sono sempre in agguato lungo il percorso. Devi essere sempre concentrato, devi imparare a gestire le tue energie e saper alimentarti in modo corretto. Insomma è una specialità in cui oltre alla preparazione fisica è anche indispensabile una grande predisposizione mentale. Il gruppo dei Randon-
neur del Ciclismo Valchiampo ha concluso una stagione strepitosa durante la quale non sono mancati lusinghieri risultati, iniziando con Annalisa Marchesini e Alessandra Dalla Costa che hanno concluso brillantemente la Alpi 4000, una delle prove più impegnative del panorama italiano che durante i 1550 km del percorso e quasi 22000 metri D+ ti avvicina alle vette alpine over 4000 scalando i grandi passi i fra cui il Bernina lo Stelvio e l’Iseran. Annalisa, la divoratrice di km della squadra, è riuscita ad ottenere il SECONDO posto al campionato italiano e vincere la classifica femminile del GIRORANDO DEL NORDEST, un circuito che somma i punti ottenuti nelle più importanti Rando del Veneto e del Friuli in cui la squadra è riuscita ad ottenere un ottimo
QUARTO posto. Giannino Beschin e Tiiziano Panarotto hanno concluso i 1250 km della Madrid-Gijon-Madrid conquistando il Brevetto Europeo rilasciato solo a 50 ciclisti di tutto il mondo (25 italiani) che hanno saputo conseguire i quattro grandi Brevetti europei: Paris-Brest- Paris; 1001 Miglia; London- Edimbugh-London e Madrid-Gijon-Madrid, un obiettivo conquistato in ben quat-
tro anni di pedalate sulle strade di tutta Europa. Ma la vera impresa di questa memorabile stagione ha visto come protagonista Claudia Gugole che ha superato la difficilissima prova della NorthCape 4000, partendo da Arco sul lago di Garda e arrivando a Capo Nord, attraversando 10 nazioni e percorrendo oltre 4.383 Km con 24.700 D+ in 17 giorni senza nessun supporto. Per il 2019 la stagione entrerà nel vivo già da aprile con la 6+6 Isole, una randonnée che partirà da Cagliari e si svilupperà per 600 km in Sardegna e 600 km in Sicilia. La partecipazione a questa importante manifestazione sarà un buon inizio per puntare in alto nella classifica del Campionato Italiano ARI che quest’anno è nel mirino dei Randagi della Valchiampo. E poi ad agosto tornerà la Paris- Brest-Paris, l’o-
limpiade dei cicloamatori che si svolge ogni quattro anni. Un appuntamento molto caro a tutti perché proprio con la PBP del 2015 nacque questo fantastico gruppo. Sarà dura superare i brevetti di 200, 300, 400 e 600 km necessari per conquistarsi un posto nella griglia di partenza di questa randonnée che è senza dubbio la più antica e prestigiosa del mondo. Sarà un tornare dove tutto è iniziato.
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P U O R G H T R O N H D O E F O R 3° T Città di Schio
I
l Downhill ritorna nel vicentino per la terza Edizione del Trofeo Città di Schio, quest’anno arricchito dal supporto di Northgroup. La macchina organizzativa è già al lavoro per l’evento che assegnerà i titoli regionali di Specialità. Da segnare la data del 13-14 Aprile perché lo spettacolo ed il divertimento saranno garantiti anche grazie alla consolidata collaborazione tra il Team ECOR Mtb e il Team CHUNK, con partecipazione del Circolo. A breve saranno svelati tutti i dettagli del percorso, programma, e iscrizioni. Numerose le attività previste per l’anno in corso. Circolo e CHUNK non faranno mancare le occasioni di incontro e divertimento all’insegna dello sport e del sano stare insieme. Dai Tornei di Basket, Calcio e Calcetto, al Running e al Ciclismo... restate connessi attraverso Facebook e Instagram o passando al Circolo per avere tutti gli aggiornamenti!
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cornedo vicentino
Agility Dog, uno sport tutto da scoprire
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’Agility è una delle discipline cinofilo-sportive che vedono uomo e cane impegnati e coinvolti sia dal punto fisico che da quello emotivo. Il cane deve affrontare una gara ad ostacoli durante la quale verranno impegnati e valorizzati l’agilità e la capacità di apprendimento dell’animale. Per quanto riguarda il conduttore, l’Agility è un misto di velocità, precisione e comunicazione: chi conduce il cane deve trasmettere con tempestività e chiarezza i messaggi che lo portino a concludere il percorso senza errori. Questa meravigliosa disciplina cinofilo-sportiva ha chiaramente innumerevoli aspetti positivi: l’impostazione di una stretta simbiosi cane-conduttore, lo spirito di collaborazione, di amicizia, di stima reciproca, di gioco e di allegria che caratterizza chi la pratica. La preparazione di un binomio all’Agility non è così banale come potrebbe sembrare a prima vista. Richiede costanza, impegno e un bel po’ di pazienza. A gareggiare poi si è in 2, e
Il mondo dell’Agility Dog sta crescendo molto negli ultimi anni. Sempre più atleti, umani e canini, si affacciano a questo splendido sport, conosciamolo. già di per sé questa è la prima difficoltà, in più le dinamiche e le variabili durante un giro di 22 ostacoli sono numerose. Il nostro obiettivo finale è quello di arrivare a guidare il proprio cane tra gli ostacoli in modo preciso e nel minor tempo possibile. Elisa Peron ha raggiunto la qualifica di Educatore Cinofilo e Istruttore di Agility Dog da relativamente pochi anni, ma questo non le ha precluso la chiamata come membro dello Staff della Nazionale Italiana di Agility Dog IFCS in previsione dei Mondiali che si terranno in Olanda dal 9 al 14 Aprile 2019. “La chiamata è arrivata improvvisa e inaspettata, e ne sono rimasta entusiasta! Sono 4 anni che collaboro con Alfonso Sabbatini, il coach della Nazionale IFCS, ma mai avrei pensato che avesse bisogno proprio di me. Invece sono qui e ho già partecipato ai primi due raduni che si svolgono a Casa Italia a Varese. L’organizzazione è fantastica, i ragazzi sono seguiti da un preparatore atletico e fisiotera-
pista umano, da un preparatore atletico e fisioterapista dei cani, dai Mental Coach, e ovviamente dal Coach e dal suo vice. Arriveranno ai Mondiali con una preparazione a 360°. Io, che oltre ad essere educatore cinofilo, sono appassionata di foto e montaggio video, sono addetta appunto alla realizzazione, montaggio e pubblicazione di foto e video per portare a conoscenza nel mondo cinofilo di quello che accade ai raduni e di quello che accadrà poi ai Mondiali di
25 gliori binomi Italiani di Agility battersi per accumulare più punti possibili per accedere alla finale di Selezione a novembre in cui verranno scelti i migliori 20 atleti che parteciperanno ai Mondiali IFCS del 2020. “Una cosa a cui tengo molto e per cui sto lottando da anni, è quella di far conoscere e divulgare un po’ di Cultura Cinofila in più nella zona e anche questo fantastico sport che è l’Agility Dog” Per conduttori invece che non vogliono essere impegnati troppo fisicamente il Centro Cinofilo Amici del Blu Dog asd propone la Rally Obedience. La Rally-Obedience è, infatti, una disciplina alla portata di tutti i binomi e praticata per aumentare il grado di soddisfazione e l’intesa col proprio cane. È una di-
aprile. Stare vicino al Coach e a questa macchina perfetta della Nazionale, mi permette di poter seguire gli allenamenti, la preparazione mentale e la preparazione atletica umano/canina ed è per me un’esperienza indimenticabile e di crescita anche dal punto di vista professionale”.
perdere sarà quello del 5 e 6 luglio 2019 al Centro Cinofilo Amici del Blu Dog di via Cracchi a Cereda di Cornedo Vicentino (VI), dove Elisa Peron insegna e collabora con altri tre colleghi educatori (Luca Bicego, Manuela Capretta e Marianne Herbst). Sarà, infatti, ospitata una gara di Selezione di Agility Dog per i Mondiali IFCS del 2020 che Inoltre uno dei più impor- si terranno in Canada. Vetanti appuntamenti da non dremo quindi in gara i mi-
sciplina rivolta veramente a tutti. La Rally-Obedience consiste nello svolgere degli esercizi di obbedienza insieme al proprio cane come indicato sui cartelli posizionati sul campo dall’istruttore, nel minor tempo possibile e con la massima precisione possibile. Praticando questa disciplina si ottiene più attenzione, maggiore serenità, più stima reciproca tra cane e conduttore. Sicuramente ci
sarà un netto miglioramento nel rapporto che gioca sicuramente un ruolo fondamentale nell’intesa del binomio anche nelle situazioni di vita quotidiana. Infine il Treibball: questa è una disciplina molto recente in cui il divertimento e la comunicazione tra cane e umano costituiscono l’essenza del gioco. Il cane deve spingere delle palle (vengono usate quelle da fitness) e riportarle al conduttore, lo deve fare col muso e con le spalle ed è vietato l’uso delle zampe o il morso. Si impareranno una serie di comandi a distanza: invio alla palla, spostamenti a destra e sinistra, avanti, indietro, e la gratifica più bella per il cane sarà il Push e quindi la spinta della palla stessa. L’obiettivo è naturalmente quello di divertirsi col proprio amico a 4 zampe,
e questa disciplina ci permette di lavorare sull’empatia, sulla comunicazione, sulla stima reciproca tra cane e conduttore. Il 2019 sarà un anno ricco di eventi per il Centro Cinofilo Amici del Blu Dog asd. Collegatevi quindi alla pagina Facebook “Amici del Bludog ASD” o sul sito www.bludog.org per non perderveli.
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Città di Valdagno Assessorato allo Sport
La cittadella dello sport saluta nuovi spazi indoor di Giulio Centono
Nel 2019 il via ai lavori per il nuovo polisportivo da 1,7 milioni
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o sport chiama e Valdagno risponde. È pronto infatti il progetto esecutivo del nuovo polisportivo che troverà posto in Via Volta nel 2019. L’impianto, che sorgerà sull’area sterrata tra l’ex area Lido e il PalaLido, andrà ad aumentare l’offerta di spazi indoor per l’attività sportiva a servizio delle scuole cittadine e delle società.
La nuova struttura avrà un costo di 1.710.000 euro ed ospiterà al suo interno un’ampia superficie per la pratica degli sport rotellistici, della pallavolo e della pallacanestro. La struttura portante sarà realizzata in arcate di legno lamellare, mentre la copertura sarà in lamiera zincata e verniciata su cui troveranno posto una serie di pannelli fotovoltaici per
sostenere i consumi energetici del nuovo palazzetto. Il campo di gioco misurerà circa 29x49 m e sarà realizzato in legno. Sulla parete interna a nord verranno inoltre rispettate le opportune distanze per consentire anche l’eventuale installazione di pareti attrezzate per la pratica del boulder, tipologia di arrampicata che abbina ad una ridotta progressione in
verticale un altissimo indice di difficoltà tecnica per passare da una presa all’altra. L’impianto sarà anche dotato di una piccola tribuna che potrà ospitare fino a 100 posti. Sul piano del crono-programma dell’opera è ancora presto per conoscerne le tempistiche esatte. Quello che si sa è che la Giunta comunale ha licenziato il progetto esecutivo che ora dovrà andare in gara per l’assegnazione dei lavori, previsti comunque nel corso del 2019. I cantieri si articoleranno su due diversi stralci: un primo nel quale verrà realizzato il corpo principale del polisportivo con il campo di gioco, la copertura, gli accessi e le uscite di sicurezza e un secondo in cui, invece,
è prevista la realizzazione degli spazi di completamento con spogliatoi, magazzino e infermeria rispondenti ai requisiti CONI. Il nuovo palazzetto rappresenta il più grande investimento degli ultimi 10 anni rivolto al mondo sportivo valdagnese per la costruzione ex-novo di un impianto. L’ultima maxi-opera era stato infatti il PalaLido, inaugurato nel 2008. Da allora, oltre all’annuale manutenzione di campi e strutture, degno di nota è poi l’intervento di restauro dello Stadio dei Fiori, completato proprio quest’anno e costato un totale di 998.000 euro, con contributo della Regione Veneto per 589.000 euro.
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valdagno
Super Lora, C numero uno del SuperG Nel super G FIS Master Cup, che si è corso a Pila domenica 23 dicembre il nostro Paolo Lora, Lopa per gli amici dello Sci club Marzotto, si è imposto alla grandissima. Nel super G successivo, che si è corso in Slovenia, Lopa si riconferma sul gradino più alto del podio. È lui il master B più forte della specialità.
on l’odierno superg si chiude una tre giorni da ricordare, tutta all’insegna dello sport e della convivialità. Prima di passare ai risultati agonistici una menzione agli artefici. Iniziando dalla stazione di Pila, ha offerto ad atleti ed accompagnatori splendide piste. Come non complimentarsi con i Giudici, iniziando dal Delegato: Ivan Nicco, con: Giorgio Gagliardi e Franco Marguerettaz, particolarmente bravi a districarsi nelle complicazioni inserite dai portali di FIS e FISI. Meritata menzione per Stefano Meroni, addetto stampa del Pila che ha distribuito foto, in gara ed alle premiazioni, assieme a tutte le notizie che servono, grazie Stefano. Chiudo questa parte con lo speaker: Cesarino Cerise, unico ed ineguagliabile, definizione “Minima” per descriverlo. Ultima giornata di gare, oggi il superg, comoda partenza alle 10,30, terreno perfetto e tracciatura super da parte di Didier Bionaz, giovane ed esperto allenatore in grado di coniugare le esigenze dei, giovani e meno giovani, master. Gruppo C, netta la superiorità della francese Jay Muriel, è suo l’assoluto, dopo di lei l’americana Deborah Adams e la nostra Marina Capretta. Aspettavamo il risultato di Marina, un poco in ombra nelle due precedenti gare, ma lo spirito di velocista che la anima, in questa gara l’ha scatenata. Precede altre due italiane, prima Alessandra Pietroni, vincitrice nella sua categoria e Doranna Melegari, un “brava” anche per lei, essere tra le prime 5 assolute non era facile. Hanno vinto la rispettiva categoria: Margherita Sabadin, battere la svizzera Julia Schaerer è stata un’impresa super, poi Anna Fabretto e Marcella Castellano, oltre alla già citata Alessandra Pietroni. Sempre riferito alla categoria, meritato secondo posto per: Marina Capretta e Ilaria Ferrando. Terzo per Doranna Melegari e, per la prima volta in questi tre giorni, fuori dal podio Giuliana Ballabio, forse ha deciso di lasciare un poco di spazio anche alle altre!
Gruppo B, mancava Massimo Treccani, altri impegni ce lo hanno portato via, ci ha pensato Lorenzo Ferrari a dominare la prova. Grandissimo Lorenzo, la sua è stata una prova splendida, una sciata forte e sicura gli ha permesso un primo posto assoluto davanti ad atleti di primo piano. Un altro italiano: Guido Lami, è secondo, anche la sua è una prova superlativa considerando che precede il francese Patrick Avenier, grande campione e, solito, vincitore, bravo Guido. Purtroppo fuori o squalificati tre dei nostri in ottica podio, non hanno concluso: Roberto Fumasoni, Hermann Oberlechner ed Enrico Voyat. Nell’esame dei primi di categoria, oltre ai già detti: Lorenzo e Guido (B6) abbiamo una tripletta nella B8, con Valerio Locatelli al primo posto, Enrico Rossi al secondo e Massimo Panzani al terzo, tutti compresi in meno di 2 secondi. Bella vittoria anche di Paolo Lora, primo nella B9 a pari merito con il tedesco Riesemann e il nostro: Curzio Castelli a seguire; questa è una categoria molto partecipata e primeggiare è un valore aggiunto. Achille Cattaneo (B10) domina anche in superg, netta la sua vittoria dopo quella del gigante, qui precede Gianfredo Puca e Claudio Giovanardi. Vincono la rispettiva categoria Giovanni Carello con Sergio Avondo al secondo posto e, nella B12, Alberto Corsi con Claudio Sacchiero, secondo. Gruppo A, dominio italiano anche fra i giovani, qui è Stefano Roma che vince e lo fa “alla grande”, assoluto della pista e precedendo il francese Pierre Stiemsbert, di 20 anni più giovane, per Stefano grandi festeggiamenti. Non è finita qui perché c’è Piero Federico Formenti, dietro il francese a 16 centesimi, un bellissimo terzo assoluto e, poi, si prosegue con il quarto tempo di Claudio Da Ross, 3 italiani nei primi quattro posti ed ai primi 3 di categoria (A5). Non è finita perché, guardando le vittorie di categoria, abbiamo un strepitoso Lorenzo Belloni che precede il quotatissimo sloveno Tadej Prebil e il vincitore dello slalom di ieri il nostro Ewald Pixner. Italia in cima, anche nella A4, con Jean Paul Voyat, sempre sul podio nei tre giorni, bravo Jean. Continua la performance di Paolo Lora B9 che anche in Slovenia si ripete col successo nel Super Gigante, doppietta che ha dell’incredibile e che lo conferma tra i migliori interpreti master della specialità.
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FAMIGLIA EL
PERFEZIONE SENZA LIMITI
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natura
di Dorino Stocchero
I galliformi alpini N ell’arco alpino italiano e in Provincia di Vicenza i galliformi alpini sono presenti con cinque specie appartenenti alla famiglia dei fasianidi: quattro specie fanno parte della sottofamiglia dei tetraonidi: gallo forcello o fagiano di monte (tetrao tetrix), gallo cedrone o urogallo (tetrao urogallus), Pernice bianca o variabile (lagopus muta - pus-piede / lago-lepre=piede di lepre ), francolino di monte (bonasa bonasia) e una, la coturnice delle Alpi (alectoris graeca saxatilis), afferente alla famiglia dei fasianidi. Sono uccelli tipici delle zone temperate e la loro presenza sulle Alpi avviene a seguito dell’ampliamento del loro areale durante il periodo delle glaciazioni. Con il progressivo ritiro dei ghiacciai le popolazioni trovarono nelle quote alte della catena alpina caratteristiche climatiche idonee alla loro sopravvivenza con inverni lunghi, basse temperature e forte innevamento. Nel piumaggio alla base di ogni penna è presente una piuma soffice che trattenendo strati d’aria al suo interno
I galliformi alpini sono uccelli che presentano una struttura fisica robusta e compatta con ali larghe arrotondate; il becco è breve e arcuato. Le zampe sono molto robuste con dita fornite di forti unghie, adatte ad una vita principalmente terricola. I pulcini sono precoci e nidifughi, nascono coperti di piumino e sono in grado di compiere brevi voli già a pochi giorni di vita.
31 aumenta l’isolamento termico. La temperatura normale corporea è di 41 gradi centigradi. Il nome tetraonide deriva da “tetra”, che significa “quattro” e rappresenta le due zampe degli stessi formate da quattro artigli palmati fra loro. Le caratteristiche morfologiche dei tetraonidi sono: le caruncole rosse sopraoculari, le narici dotate di un vero filtro di finissime piume sui fori del becco per riscaldare l’aria inalata e serve nell’affrontare le tempeste di neve, le zampe piumate servono per limitare la dispersione di calore e le dita dei piedi sono dotate di
escrescenze ossee (rachidi) che costituiscono una sorta di ramponi per agevolare la progressione sulla neve. I tetraonidi si nutrono di insetti soprattutto nelle prime settimane di vita, ma poi assumono una dieta completamente vegetale, germogli freschi di svariate piante e bacche in autunno. Durante l’inverno queste specie riducono al minimo le loro attività limitando il dispendio energetico, scavando buche nella neve o si lasciano ricoprire interamente durante le nevicate, per sfruttare l’isolamento termico del manto nevoso. L’appa-
rato digerente è costituito da 2 intestini ciechi molto sviluppati e ricchi di flora batterica che svolgono una funzione simile a quella del rumine dei poligastrici, di digerire e assimilare alimenti anche molto fibrosi e lignificati tipici della dieta invernale. L’evoluzione delle specie appartenenti ai tetraonidi, ha portato attraverso modifiche alla struttura fisica e delle funzioni vitali, allo sviluppo di adattamenti che permettono la sopravvivenza in ambienti estremi. Nei galliformi alpini si possono distinguere 2 classi d’età: giovani dell’anno e adulti; soltanto il 4045% riesce a raggiungere un anno di vita, la mortalità negli adulti è stimata attorno al 35%. Tutte le specie sono autoctone: gallo forcello e gallo cedrone sono poligami mentre pernice bianca e francolino di monte sono monogami. Altro Galliforme presente in zona alpi è la coturnice alpina, fasianide che non possiede i tarsi piumati e dita senza “rachidi”. Il maschio possiede un corto sperone sul tarso di entrambe le zampe. Lo sperone compare non prima degli otto mesi di età. Caratteristico è il collarino nero che dalla base del becco, attraversa l’occhio, arriva fino al sottogola delimitando una specie di “bavaglio” bianco che include le guance, gola e parte alta del gozzo; zampe , becco e anello perioculare di colore rosso. Specie autoctona, monogama. Dopo aver cercato di illustrare queste meravigliose specie, mi è spontaneo effettuare delle considerazioni: negli ultimi decenni la tipica fauna alpina cosiddetta “minore”, cioè i galliformi alpini, è da alcuni considerata “minore”, perché? Forse per il loro peso….? Oppure per il loro valore…? Va detto che cer-
tamente esse hanno subìto delle riduzioni sia nella consistenza che nella loro presenza nei vari areali di distribuzione europea, tanto da diventare specie di “elevato valore biologico”, quindi da tenere in particolare considerazione nelle scelte e nelle politiche gestionali. Sono specie al pari, forse anche di più, degli ungulati, che stanno attraversando una fase estremamente favorevole. Si aggiunge inoltre che a differenza degli ungulati o di altre specie, i galliformi alpini hanno un impatto “nullo” nei confronti delle attività antropiche e dell’ambiente (per esempio gli ungulati creano danni ai boschi e alle colture agrarie e possono provocare incidenti stradali). Quindi per queste specie pregiate di primaria importanza, bisogna avere un’attenzione particolare nella gestione dell’ambiente disciplinandone: il turismo in genere, la costruzione degli impianti di risalita e piste da sci, lo sci fuori pista, i fuori strada, la raccolta di funghi e frutti di bosco, i fotografi naturalistici e la caccia. Si dovrebbero inoltre proteggere con provvedimenti particolari le aree di nidificazione e allevamento delle covate, le arene di canto e le aree di svernamento. Si dovrebbero predisporre dei “piani di miglioramento ambientale a fini faunistici”. Parlare di gestione, per queste specie, risulta essere compito delicato, serio e importante; bisogna tenere scrupolosamente conto della reale situazione di non pericolo delle popolazioni, essendo “fauna tipica di monte”, pertanto molto pregiata e quindi tutti noi siamo chiamati in causa nella responsabilità di riuscire a salvaguardarla e mantenerla per le nostre generazioni future.
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trissino di Luigi Mecenero
Hockey trissino
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uest’anno la società hockey Trissino ha deciso di investire sui suoi giovani giocatori che lo scorso anno sono riusciti a conquistarsi la promozione nella serie A2. È iniziata quindi questa nuova stagione mettendo insieme una squadra formata da ragazzi di 18 e 19 anni e qualche elemento con maggiore esperienza. Il risultato per ora è una squadra che si sta ancora formando, che ha bisogno ancora di tempo per maturare, ma che sta crescendo di settimana in settimana, sia da un punto di vista agonistico che come gruppo. Le partite sin qui affrontate hanno visto la squadra vincere 3 partite
su 6, con prestazioni non del tutto soddisfacenti ma che comunque fanno ben sperare in un contesto più ampio di crescita. Alcune delle squadre già affrontate avevano come obiettivo stagionale il raggiungimento dei playoff, con una rosa di giocatori realizzata a tale scopo. Nel corso di queste partite il trissino non è riuscita ad avere la meglio ma è comunque riuscita a dare del filo da torcere agli avversari. Diverso è stato invece il risultato con altre squadre, sulle quali il trissino è riuscito ad imporsi, conquistando così ottimi punti per l’obiettivo salvezza.
sub di Antonio Rosso
OLOTURIE - cetrioli di mare
Oloturia fotografata in Malesia - foto Anders Poulsen
piccolo granchio sopra una oloturia ripreso in macro
Foto: A.Rosso, S. Scortegagna, it.wikipedia.org (F. Ducarme, L. Low, F. Michonneau, R. Pillon, A. Poulsen), www.biologiamarina.org, https://mar-rosso.it
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e oloturie, chiamate anche cetrioli di mare per il loro aspetto, fanno parte degli echinodermi sosì come le stelle marine, i ricci di mare, le ofiure ed i gigli di mare. Hanno un corpo cilindrico lungo da alcuni decimetri fino ad oltre un metro, con bocca ed ano situati alle estremità opposte. Sembrano immobili, in realtà si muovono molto lentamente grazie a dei pedicelli ambulacrali che servono anche come organi sensoriali disposti longitudinalmente oppure con la contrazione ed il rilassamento della muscolatura. Alcune oloturie sono fisse al substrato, ma, in caso di minaccia o di sradicamento, mantengono la capacità di spostarsi. Il corpo ha consistenza elastica in quanto il loro scheletro è formato da numerosi pezzi calcarei non saldati tra loro ed in bocca hanno altri tentacoli che servono sia per raccogliere la sabbia ricca di detrito organico, per filtrare l’acqua o per cattuoloturia fotografata nel Mar Rosso
rare il plancton. Tutte sono in grado di espellere l’intestino, i polmoni acquiferi e l’unica gonade per distrarre l’eventuale predatore per poi rigenerarli in breve tempo così come, sempre a scopo difensivo, possono emettere dall’ano dei lunghi filamenti con cui invischiare i predatori in modo da avere il tempo di potersi allontanare. Preferiscono mari temperati e tropicali ma sono diffuse sui fondali di tutto il mondo fin oltre i 10.000 metri di profondità essendosi adattate a tutti i substrati: fondi rocciosi, sabbiosi, fangosi o algosi e rappresentano il più numeroso gruppo di organismi marini che si nutrono di detrito organico che espellono sotto forma di collane di sabbia. La fecondazione avviene tramite dispersione nell’acqua di spermatozoi e uova. In tale periodo è facile notare molti individui in posizione eretta, con la parte anteriore del corpo sollevata perpendicolarmente dal fondale per rilasciare i prodotti sessuali in modo che si disperdano nel modo migliore; per la stessa ragione altri individui sono eretti per catturare questi stessi elementi Dalle uova si formeranno larve planctoniche che, dopo un certo periodo di tempo, effettuata la metamorfosi, inizieranno la vita adulta. Le oloturie sembrerebbero prive di interesse economico, invece alcune specie risultano non solo commestibili, ma anche molto apprezzate in Oriente. Le possiamo trovare in Cina col nome di trepang, in Giappone col nome di namako o in Indonesia come tripang, gamat o balatan. Nella mag-
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34 gior parte delle ricette esse vengono utilizzate essiccate, ma possono essere mangiate fresche, crude oppure in zuppe o stufati. Più raramente, vengono fritte o affumicate. Inizialmente pescate nell’Oceano Indiano e Pacifico, sono state, poi, allevate, ma poiché neppure così si è riusciti a far fronte
alla richiesta di mercato, la pesca è divenuta senza regole e a divenire conveniente importarle dal Mediterraneo e dall’Italia, con il risultato che, oggi, ben 16 delle 377 specie sono a rischio di estinzione. In Italia vengono pescate nel mar Adriatico, in Sardegna e nel mar Ionio dove ci sono stati numerosi se-
Oloturia australiana - foto Leonard Low
Oloturia sabbiosa, comune nel Mediterraneo - foto Roberto Pillon
Oloturia ripresa in luce ambiente - Mar Rosso
Oloturia in posizione eretta per la riproduzione
questri della Capitaneria di porto ai danni di pescatori di frodo che, dopo ore di immersione, erano pronti a portare tonnellate di oloturie in Grecia da dove, lavorate ed essiccate, sarebbero state imbarcate verso la Cina, per essere rivendute a cifre molto elevate. La sopravvivenza delle oloturie è, invece, fondamentale per l’intero ecosistema marino, in quanto hanno una importanza pari a quella dei lombrichi nell’ecosistema terrestre. Le oloturie scavano nel fondale, ingeriscono il sedimento, lo espellono dopo averne digerito la materia organica e contribuiscono così ad ossigenare, concimare e mantenere pulito il fondale. Infine, essendo anche organismi filtratori sono in grado di assorbire virus, batteri, bio-tossine e metalli pesanti favorendo altri fenomeni vitali. In Italia, una legge del 2018 stabilisce che, almeno fino a dicembre 2019 vi sia il divieto di pescare, detenere a bordo, trasbordare o sbarcare qualsiasi esemplare di oloturia. I cetrioli di mare sono anche considerati come una tra le migliori esche per la pesca in mare del pesce bianco (orate, saraghi, occhiate … ) utilizzando una parte interna della loro epidermide ed in alcune aree dei mari tropicali si gettano dei piccoli pezzi di
quelle oloturie che appartengono a specie velenose nelle insenature dove si rifugiano i pesci i quali, a causa dell’azione del veleno emesso, vengono agevolmente presi dai pescatori. Volendo fotografare le oloturie, non è un problema avvicinarle o prenderle in mano. Vanno tuttavia trattate con delicatezza per evitare l’emissione dei loro filamenti difensivi. Si prestano per la foto a distanza ravvicinata e per la macrofotografia in quanto spesso hanno una colorazione e una conformazione della pelle molto elegante. Ad una attenta osservazione si possono anche trovare piccoli animali come vermi piatti, gamberetti o granchi che si fanno trasportare. In fase di ripresa, attenzione alle luci: spesso le oloturie si trovano in superficie con forte presenza di luce solare e con ombre nette che richiedono l’intervento del flash per una loro schiarita. Anche la sabbia chiara può presentare la necessità di una attenta valutazione delle sorgenti luminose da usare e della corretta esposizione. Per avere una buona inquadratura ambientata, infine, serve ricercare un punto di ripresa che valorizzi l’animale e l’inquadratura va ripulita da ogni elemento, alghe per prime, che possano disturbare.
Foto: @thatcameraman
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