Campione e leader tra sport e impresa,
Alberto Tomba incanta Valdagno
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Il libro del mese 12 saggi per l’Italia che va al voto
parliamone
Centro Studi sulle Istituzioni
lezioni di diritto contemporaneo
AGENDA MONTI parliamone
testi a cura di Mario BERTOLISSI
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introduzione di Francesco JORI
Centro Studi sulle Istituzioni
Rem tene, verba sequentur. Un tempo si diceva così, per sottolineare una esigenza imprescindibile. Il sapere nasce dalla conoscenza della realtà e alla realtà si deve fare sempre ostinato riferimento. Certo, i programmi politici hanno le loro finalità e mirano, in primo luogo, a costruire consenso. Tuttavia, una volta realizzato questo importante obiettivo, prima o poi viene il momento della resa dei conti. Ne sanno qualcosa i protagonisti della prima Repubblica e pure quelli della seconda. Stanno assaporando il frutto amaro di scelte sbagliate. Non meditate. Sintonizzate sul breve, se non brevissimo periodo. Miopi, come miope è, per definizione, la prospettiva del mordi e fuggi. Così, la Repubblica è stata abbandonata a se stessa, in un clima di perenne attesa, che ha generato aspettative. E l’aspettativa è - sono le parole di Alessandro Manzoni - “immaginosa, credula, sicura; alla prova poi, difficile, schizzinosa: non trova mai tanto che le basti, perché, in sostanza, non sapeva quello che si volesse; e fa scontare senza pietà il dolce che aveva dato senza ragione”. L’Agenda Monti dice dei mali del Paese: espressamente e per implicito. Dice di quel che il Governo, da Lui presieduto, ha fatto sul piano della produzione legislativa. Narra e imperativamente afferma che bisogna … Ma è risaputo che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Il mare sconfinato e tempestoso della realtà e dell’esperienza, che spesso non ha nulla o ben poco a che fare con la rappresentazione, avulsa dal concreto, che di esse si dà. L’Agenda ha un sottotitolo: primo contributo ad una riflessione aperta. Qui si risponde, in nome di ciò che rende la democrazia superiore a qualunque altra forma di organizzazione del potere: il contraddittorio. E in nome, altresì, di un collaudato insegnamento: amicus Plato, sed magis amica veritas. Mario Bertolissi
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casa editrice
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editoriale di Luigi Borgo
nsomma ce l’abbiamo fatta. Ce l’ha fatta Eugenio Menato a portarci Alberto Tomba a Valdagno; ce l’ha fatta Giuseppe Pisi a parlare di leadership aziendale in un contesto sportivo; ce l’ha fatta Alberto Tomba a raccontare se stesso nei panni del leader; e, pare, ce l’abbia fatta anch’io a far passare l’idea che lo sport sia prima di tutto un modo di pensare e di vivere il nostro tempo; non ultima ce l’ha fatta Valdagno e la sua gente che hanno saputo dare un abbraccio indimenticabile ad Alberto e anche a tutti noi. Grazie, quindi, ed evviva. Perché il tema era arduo. Nella nostra cultura patria, lo sport non è albergabile tra le arti e le scienze, tra i discorsi cosiddetti alti: sta nelle ultime pagine dei giornali, sul gradino più basso delle discipline umane. Non è argomento di riflessione ma di chiacchiera; non è pensiero, ma becera pratica. Mettere assieme sport e impresa poteva essere una combinazione eccentrica. Una stravaganza senza senso. Appena arrivato a Valdagno, Alberto Tomba era un po’ preoccupato per il tema dell’incontro. Aveva fatto mille serate a firmare autografi, a guardare video, a parlare di curve. Lo avevamo avvisato che questa volta sarebbe stato diverso.
A Valdagno, in una notte magica
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Abbiamo una sfida che ci anima, gli avevamo anticipato. Vorremmo che lo sport fosse considerato per quello che da sempre è stato nella stampa storia della nostra civiltà: una filoTipografia Danzo srl sofia dell’uomo, capace di offrire via Monte Ortigara, 83 una visione del mondo positiva, 36073 Cornedo Vicentino (VI) tel. 0445 430985 fax 0445 431177 etica e sana. Una filosofia del miinfo@tipografiadanzo.it glioramento dell’io che oggi semregistrazione pre più si sta imponendo con la sola Iscrizione al Tribunale di Vicenza forza dei propri valori. Basta penil 21 dicembre 2005 n.1124 sare all’ideale odierno di bellezza Per inserzioni pubblicitarie del corpo umano, femminile o mao per inviare notizie sportive scrivere a: www.sportivissimo.net schile non fa differenza, per capire sportivissimo@sportivissimo.net che il riferimento estetico è il corpo oppure telefonare al numero dell’atleta; basta osservare che è l’automobile sportiva quella più desiderata, l’orologio subacqueo quello più 0445 430985 acquistato, i vestiti casual quelli più indossati da persone di tutte le età per capire che la nostra è una Sport Society. Sportivissimo, nel suo piccolo, è nato per dirlo. Non sono seri i giornali, nemmeno se sono grandi, senza una propria metafisica. La serata è riuscita principalmente per l’energia che ha saputo esprime Alberto Tomba con la sua bella favola di sciatore di città che diventa lo sciatore più importante di tutti tempi. Ci sono due fenomeni sportivi che hanno saputo accendere più di tutti i cuori degli italiani: l’Italia del calcio campione del mondo del 1982 e Alberto Tomba: il primo, archetipo dell’Italia degli edonistici anni Ottanta con la moda italiana che s’imponeva nel mondo, con il fenomeno del Nordest al suo apice, con un’Italia vivace e vincente, così lontana da quella di oggi; l’altro, simbolo dello spirito italico, ricco di forze e di energie, di talento e di simpatia che s’impone contro tutto e tutti. La vitalità che Alberto Tomba ha saputo straordinariamente esprimere con e senza gli sci ai piedi è stata un bel messaggio di speranza per tutti, come ha detto Giuseppe Pisi durante la serata. Lo sport sta dando molto alla nostra società e può dare ancora di più. E’ la filosofia più vincente del presente, unico pensiero davvero globale dato che lo si pratica nello stesso modo a sud come a nord, a est come a ovest del Pianeta; unico pensiero davvero completo, dato che ha saputo far conciliare il valore della libertà, proprio del liberalismo, con il valore dell’uguaglianza, proprio del socialismo, annullando un conflitto dottrinario che è stato la causa di tutte le barbarie del secolo scorso. Al cancelletto di partenza siamo tutti uguali, ma poi ciascuno di noi è chiamato a esprimere liberamente i propri talenti. Uguaglianza e libertà. Merito e rispetto. Per queste e infinite altre ragioni, lo sport dovrebbe avere più spazio nella formazione dei giovani; dovrebbe essere più integrato nel sistema scolastico; dovrebbe avere un riconoscimento maggiore da parte del mondo della cultura, dell’impresa, della politica. E’ questo che abbiamo detto a Valdagno in una serata magica, ricca di energia. E allora dovremmo essere felici che Mario Monti abbia candidato nella sua lista Valentina Vezzali, campionessa olimpica di fioretto; che Berlusconi vorrebbe rispondergli ricandidando Manuela Di Centa, gloria del fondo italiano, che “ha vinto anche di più” della Vezzali; che Bersani abbia corteggiato Josefa Idem, regina del canottaggio…? No, non ne siamo felici affatto. Tutt’altro! Che competenze politiche ha un atleta? Che contributo può dare in un momento così complesso come quello che stiamo vivendo, con l’Italia che non cresce, con le imprese che chiudono una ogni minuto, con gli imprenditori che s’impiccano, con gli operai disperati in cassa integrazione? Aver messo in lista i campioni dello sport è la solita operazione d’immagine di una politica incredibilmente ancora irresponsabile, un cercar voti tra i fans club. Alla politica oggi servono, invece, persone che s’intendano di economia, d’impresa, di organizzazione. Non sportivi. Scrive Camon: “vedo i problemi; vedo i nomi dei candidati, ma non vedo in questi nomi la soluzione di quei problemi”. Ha ragione! Siamo allora in contraddizione con tutto il nostro elogiare lo sport? Con il considerarlo la filosofia vincente dei nostri tempi? No. Il ragionamento è un altro. Lo spieghiamo con un esempio. Noi non proponiamo di mettere a capo dell’ufficio progettazione di una casa automobilistica un campione di automobilismo. Rileviamo soltanto che la sensibilità dominante degli ingegneri che progettano oggi le autovetture è di tipo sportivo. Ciò significa che chi fa oggi autovetture ha una visione sportiva di ciò che fa. Mai pensato che un atleta, che è stato anche un campione, possa essere per questa ragione anche un buon politico. Né Pisi, né io abbiamo detto che Tomba, perché è stato il leader dello sci, potrebbe essere un ottimo leader d’azienda. Crediamo, però, che un politico o un leader d’azienda che abbia una visione sportiva della vita, che creda nello spirito di sacrificio, nel merito, nella sfida leale, nel gioco di squadra, nella devozione alla maglia, che sappia circondarsi di persone davvero capaci, che sia acceso dal sacro fuoco della ricerca del proprio miglioramento, che abbia una mentalità vincente come quella di Alberto Tomba, possa essere il politico o il leader d’impresa che ci riporti a vincere. È questo che abbiamo detto a Valdagno, in una notte magica, carica di energia positiva.
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evo svelare che l’idea di questa conferenza è nata per gioco, la scorsa estate, a Poreč, dove mi trovavo in vacanza. Lo dissi un po’ scherzando alla mia ragazza, la quale inorridì, così tagliai corto. Anche lei tagliò corto, un mese dopo. Mi chiesi allora se l’idea di portare per la prima volta un campione olimpico a Valdagno fosse sbagliata, con la stessa perples-
rimonte vincenti di Eugenio Menato foto di Nereo Zattera, by RP Reporter
sità dello sciatore che, convinto di aver fatto una gran manche, guarda il monitor e si vede beccare un secondo e mezzo di ritardo; oppure del tennista che pur giocando bene si trova sotto di un set e un break, o dell’imprenditore che, lavorando sodo, legge un report infrannuale in rosso. In effetti, non c’era niente di sbagliato: si trattava semplicemente di un sogno, o meglio di un mio desiderio, che per essere realizzato aveva bisogno di una visione
d’insieme. Si doveva completare, in altre parole, una seconda manche. La mia seconda manche, vincente, fu quella di contattare prima Luigi Borgo, che mi contagiò subito con le sue parole sullo sport e dintorni, e poi Giuseppe Pisi, nel cui saggio “Conversando di leadership” ritrovai descritte le caratteristiche che sapevo erano proprie di Alberto Tomba: costanza, dedizione, concentrazione, capacità di gestire un
team, mentalità vincente. L’obiettivo di questa conferenza era quello di accostare, grazie a contributi empirici e scientifici, il codice sportivo a quello imprenditoriale. Nonostante lo sport sia oggi definitivamente intrecciato con gli affari economici, ritengo infatti che il modello della competizione pacifica, del rispetto delle regole e della considerazione per l’avversario possa es-
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sere presentato come un ideale valido anche per tutto il mondo imprenditoriale. Ne è nata una serata calorosa (in tutti i sensi!) e allegra, che si è svolta non senza qualche intoppo e risvolto tragicomico: nessuno lo sa, ma sono stato intrappolato cinque minuti nell’ascensore, nel momento in cui mi sono assentato per controllare l’audio in sala Bocchese. Alcuni hanno detto che sarebbe
stato meglio farla al Super o al Palalido. In realtà, le due sale di palazzo Festari piene di gente, secondo me, hanno ricreato il clima pittoresco in cui si svolgevano le gare di Alberto Tomba, quando 40.000 persone si affollavano ai bordi di una pista da sci, alcune arrampicate sugli alberi, altre sotto tendoni ambulanti. Forse, dico io, in un ambiente anemico l’atmosfera non sarebbe stata così
frizzante. Quanto ad Alberto Tomba, anche la sua epopea sportiva può essere suddivisa in due manche. La sua biografia, d’altronde, si intitola così. Quello che rimane della sua carriera, oltre alle vittorie, è la sua energia, la carica, la capacità di trasmettere emozioni. Personalmente, Alberto mi ha insegnato a rimontare dalle situazioni diffi-
cili, a usare la fantasia, a essere positivo. Come ha sottolineato Giuseppe Pisi nel suo intervento, il leader, nonostante l’inevitabile parabola che compie nella propria vita, conserva un’aura che si è creato con la sua filosofia e con la capacità di trascinare con sé gli altri, coltivando l’entusiasmo. Questa corona, che alberga sul podio invisibile ma tangibile fatto di emozioni, Alberto l’ha fatta splendere a Valdagno.
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Campione e Leader Alberto Tomba di Elisa Reniero foto di Nereo Zattera, by RP Reporter
Il leader è una figura strategica per le imprese di oggi: Giuseppe Pisi ne ha tratteggiato il carattere vincente, servendosi di un campione sportivo: il più grande sciatore di sempre, Alberto Tomba
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iuseppe Pisi è un imprenditore, fondatore e presidente del gruppo Fenice S.p.A., laureato in marketing e comunicazione d’azienda, autore dei saggi economici “Conversando di leadership” (2012), “Spaghetti marketing” e “In Cina per affari”. Alberto Tomba è invece l’esempio vivente della figura che il dottor Pisi descrive nel suo ultimo saggio, quella del leader. Ma cosa accomuna due figure, che in un primo momento possono sembrare così differenti, come quella del leader aziendale e quella del leader sportivo? Ecco un breve tracciato del-
la serata sul Pisi-pensiero. Un leader deve essere innanzitutto un sognatore. Il dottor Pisi infatti afferma: “La leadership, concetto difficile, è un insieme di elementi coordinati tra loro, un’aura e un’attività che scaturisce da talune persone: i leader, e si proietta su altre persone, a creare il flusso ship” e continua “La leadership parte da un sogno. Una persona ha la fortuna di sognare un futuro diverso per se stesso e per gli altri, immagina qualcosa che non esiste e quel qualche cosa diventa realtà. Quindi il leader, una volta concepito il sogno, si mette immediatamente al lavoro. Il leader aziendale inizia così a implementare le sue strategie, a chiedere
credito, a formare alleanze, a chiamare al lavoro, a produrre, a capire le esigenze dei mercati e dei clienti e a diventare così “azienda”. “Ed egli consegue anche un valore sociale, una socialità, perché non soddisfa solo un suo bisogno, ma anche quello di tutti coloro che lo aiutano e beneficiano del suo lavoro”. Lo sportivo sognerà così il suo successo e il podio, l’imprenditore (o il manager) sognerà il successo della sua azienda nel mercato. Un leader deve essere un visionario. “Un leader deve essere un visionario perché deve continuare ad alimentare questo sogno”. “Henry Ford diceva che “se credi di poter
fare una cosa o se credi di non poterla fare, hai sempre ragione. Ma se la fai, fai una cosa importante per la tua società, per il tuo mondo, per gli altri”. Il leader aziendale cerca così con spirito di dedizione di organizzare la sua azienda, quello sportivo di applicarsi con costanza e determinazione. Un leader deve riuscire a vincere la paura. “A volte nel fare c’è il problema della paura, essa è un sentimento atavico, ma che dobbiamo cercare di rimuovere ed analizzare nella sua realtà e a vincere; dobbiamo usare l’adrenalina per risolvere i nostri problemi e non farci dominare da essa”. Il leader sportivo veicola quindi l’adrenalina per dare
il meglio di sé nel gesto atletico proprio come l’imprenditore la sfrutta per incentivare l’organizzazione. Un leader deve essere inoltre fiducioso e positivo nel futuro. “La società nel suo insieme deve generare fiducia nel futuro e questa fiducia deve contagiare tutti, dobbiamo andare avanti tutti assieme; siamo dei consorziati in una Società importante, abbiamo un contratto tra noi, una meravigliosa Carta Costituzionale”. “La crisi che stiamo vivendo ha una componente psicologica importante che va rimossa; è una crisi molto complessa, di sistema, che probabilmente è destinata a durare e che coinvolge non solo l’economia ma
anche la politica, le strategie, le certezze individuali e la religione. Una crisi a tutto tondo, ma l’aspetto psicologico gioca un ruolo importante”. “L’87% dei cinesi e il 50% dei brasiliani è convinta che il loro Paese si stia muovendo nella giusta direzione e la percentuale crolla al 30% per gli americani e a meno del 25% per gli europei”. Il dottor Pisi ha portato ulteriori riflessioni, citando i dati OCSE relativi alla prospettiva di decrescita del Pil del mondo occidentale (Europa e America) da oggi al 2015. Infatti il prodotto interno lordo del mondo occidentale attualmente è il 51% rispetto a quello mondiale, ed
è previsto che scenderà al 47% da qui al 2015, questo a vantaggio della cosiddetta ”Asia dinamica” (India, Cina ed Indonesia) che vedrà la sua percentuale attuale passare dal 25% al 29% nel 2015. Il problema essenziale sarà quindi la disponibilità di lavoro per tutti un domani. Ecco la necessità di dare importanza primaria alle PMI (le piccole medie imprese) “perché sono gli imprenditori ad essere al centro della scena economica e sociale, perché è da essi che dipende se ci sarà lavoro o no; se agli imprenditori saranno date migliori opportunità di “fare impresa” il lavoro ai giovani non mancherà e con esso la prospettiva di un futuro; ma non solo a loro,
anche le famiglie, che sono il tessuto sociale, avranno capacità di vivere e progredire e la società nel suo complesso ne trarrà quindi giovamento”. Il dottor Pisi ha inoltre ricordato che le capacità professionali da sole, per quanto elevate siano, non fanno il leader, servono anche capacità relazionali, di stile e di comportamento, attitudine alla guida e carattere. La forte motivazione che spinge quindi un imprenditore a ricercare il successo personale e aziendale e la sua propensione al rischio, sono connotati che Alberto Tomba, da sportivo, rispecchia a pieno. Alberto ha saputo grazie al connubio tra
forza, preparazione fisica e grande motivazione nella ricerca del successo a vincere e rivincere, confermandosi protagonista assoluto dello sport. Le PMI italiane sono egualmente protagoniste assolute, anche se attualmente azzoppate dagli enormi problemi strutturali del nostro Paese, ma solamente da esse e con esse si potrà ripartire, perché è su di esse che si fonda lo sviluppo della società e come ha ricordato Pisi “Il benessere, con la ricchezza, è un bene a cui tutti possono aspirare e impegnarsi a conseguire”. Il coraggio che Alberto Tomba esprimeva nelle sue gare è simile a quello che le nostre aziende dimostrano nel mercato; il coraggio di Alberto di essere se stes-
so fino in fondo è simile a quello delle aziende che fino in fondo ci credono e contribuiscono all’innovazione. Ed ecco l’augurio di Pisi e con esso il senso profondo di questa conferenza: “Volevamo ricordare i momenti più belli che Alberto ci ha fatto vivere, quando ci ha fatto scendere assieme a lui slalom dopo slalom, quando ci ha portato assieme a lui sul podio, quando ha fatto issare la bandiera italiana più alta delle altre e ha fatto risuonare il nostro inno. Volevamo rivivere questi momenti magici, volevamo ricordarci che si può, che siamo bravi, che c’eravamo e che ci siamo”.
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CAI Valdagno
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gni nuova nevicata porta con sé una magia, la meraviglia delle neve bambina, di un mondo che cambia d’improvviso vestito, ricoprendosi di bianco e di silenzio, rendendo ogni cosa più soffice e delicata. Un mondo che si arricchisce del merletto immacolato dei rami, delle chiome morbide dei boschi, del chiarore delle notti. La nostra percezione adulta più vicina alla favola. E se questa strana creatura procura disagi, non manca comunque di regalare a ciascuno almeno un momento di incanto, l’impossibilità di sottrarsi alla sua bellezza, che conserva sempre la sorpresa. Presi come siamo dal nostro continuo andare e fare, possiamo ringraziare la neve se essa ci costringe a rallentare, andare a piedi, tornare a ritmi più naturali. E se nelle giornate libere ci apriamo verso i paesaggi innevati, lasciando un comodo divano per assaporare l’aria fresca di una bella giornata di neve, sole e cielo turchese. Certo, non sempre sarà bel tempo, qualche volta ci sarà troppo vento, qualche altra il terreno sarà ghiacciato, o il panorama nuvoloso. Ma chi non ricorda con piacere anche escursioni in cui ha patito un po’ di freddo in compagnia o c’era un vento che rovesciava
ciaspole magia
Escursioni invernali con le ciaspole: un mondo tutto da scoprire di Sabina Bollori - ASE gli abeti…pur di raccontare e rivivere un’emozione? La neve non è sempre a portata di mano, non risponde al calendario, è un regalo della stagione. Da cogliere al volo, quando si può, per tornare a sentirsi piccoli, a giocare da grandi. Per divertirsi in compagnia, e gustarsi la montagna in ogni suo momento. La neve ci espone al freddo, ad una maggiore incertezza, a qualche fatica in più. Obbliga ad itinerari diversi, ad un buon equipaggiamento. Ma consente di vedere il paesaggio e il mondo con occhi diversi, di avvicinarsi alla bellezza rara, a luoghi che d’inverno diventano tutt’altra cosa.
Programma
Domenica 10 Febbraio 2013 Lessinia veronese. Podesteria, Monte Tomba.
Venerdì 22 Febbraio 2013 Rif. C. Battisti alla Gazza. Escursione serale “al chiar di luna” con cena in rifugio. Informazioni È richiesto un minimo di allenamento, perché camminare con le ciaspole è un po’ più faticoso, ma può dare tanta soddisfazione! Ogni partecipante dovrà provvedere autonomamente a dotarsi delle ciaspole. Chi non ne avesse di proprie, potrà noleggiarle presso negozi della vallata. Tutte le escursioni verranno effettuate con auto proprie. Il programma verrà esposto nelle locandine del CAI e sul sito www.caivaldagno.it e potrà subire variazioni a seconda della situazione meteorologica e delle condizioni di innevamento. Per ulteriori informazioni rivolgersi alla sede del CAI Valdagno (Corso Italia, 9/C – Valdagno, tel. 0445/407201) negli orari di apertura: giovedì dalle 20.30 alle 22.00, sabato dalle 17.30 alle 18.30.
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tra noi e il cielo! Il Pattinaggio Artistico Trissino è Campione d’Italia 2012
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ono Giulia, Laura, Silvia e Sofia del Pattinaggio Artistico Trissino a comporre il quartetto New Age Campione d’Italia 2012 AICS. Il 28 ottobre scorso a Reggio Emilia sono state loro le più brave eseguendo passi e figure in perfetta coordinazione e armonia. Una vittoria spettacolare dove le quattro pattinatrici vicentine hanno eseguito il proprio programma “Tra noi e il cielo” esprimendo massima interpretazione ed espressività in tutti i loro gesti atletici. La giuria, valutando difficoltà tecniche, idea e realizzazione della coreografia e chiaramente interpretazione ed espressività, non ha avuto dubbi decretando il quartetto New Age Campione Italiano. Immensa la soddisfazione delle atlete, tutte poco più ventenni, per la performance eseguita e il traguardo raggiunto; altrettanto al settimo cielo i loro allenatori Liala Valente e Damiano De Felice che hanno visto coronare il sogno che ogni squadra di pattinaggio Spettacolo rincorre tutti gli anni. Ma conosciamole queste campionesse italiane: Giulia Savegnago, 22 anni, Laura Dal Lago, 21 anni e Silvia Specos, 21 anni vivono a Cornedo, mentre Sofia Diquigiovanni, 20 anni vive a Brogliano. Il loro solido rapporto di amicizia nato diversi anni fa rappresenta indubbiamente il motivo della loro forte coesione e sintonia in pista, trasparendo dai loro movimenti così coordinati e armoniosi. Sono amiche nello sport e ami-
che nella vita, vanno a scuola assieme e condividono la stessa passione, il pattinaggio spettacolo. Da oltre tre anni fanno parte del quartetto New Age e dopo anni di sacrifici sono riuscite a vincere il titolo italiano. A sommarsi ai successi del 2012 va ricordato il 7° posto ai Campionati Regionali FIHP a Caorle, l’8° posto ai Campionati Italiani FIHP a Padova, il gradino più alto del podio al Campionato Provinciale AICS e il 2° posto al Campionato Regionale AICS a Montebello. Il 28 ottobre a Reggio Emilia ha realizzato un’ottima performance un’altra rappresentanza del Pattinaggio Artistico Trissino, stiamo parlando del gruppo jeunesse New Age Junior. 11 ragazze e un ragazzo tutti di età compresa tra i 13 e i 16 anni, hanno saputo esprimere il loro programma dal titolo “Occhio alla talpa” in modo davvero coordinato e spettacolare conquistando la medaglia d’argento per la loro categoria di gruppo. Felicissimi anche i loro allenatori Damiano De Felice e Sara Penzo che hanno aggiunto un altro importante trofeo alla stagione 2012 dopo il 2° posto all’International Skate Trophy a Riccione lo scorso luglio, senza dimenticarsi che il team nel 2011 si è aggiudicato il 3° posto ai Campionati Italiani FHIP e un altro 3° posto ai Campionati Europei. Complimenti quindi a Beatrice Sassolino, Benedetta Visonà, Francesca Marangelo, Francesca Reniero, Giorgia Bicego, Greta Bassanese, Isabel Sambin, Lara Danese, Linda Bicego, Martina Ceolato, Matteo Dal Toso e Sara Peruffo!
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Mission Il nostro scopo è offrire prodotti di qualità anche grazie alla capacità di persone in serimento lavorativo di mettersi in gioco per crescere sotto tutti i punti di vista: migliorando le abilità manuali, estetiche e di concentrazione, aumentando l’autostima e la fiducia in sé stessi e nell’ambiente, acquisendo la consapevolezza che, nonostante la disabilità, lavorare bene è possibile.
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La nostra associazione é relativamente giovane, in-fatti la registrazione ufficialeavviene nel Gennaio del 2010, anche se di fatto il gruppo e le sue attività erano partite molti anni prima.Il nostro lavoro Per definizione Chunk é una dura tutto l’anno senza interruzio“Associazione sportiva dilettantistica”, ne: uscite, gare, manifestazioni in pratica siamo gruppo e momenti ludici, noi siamo di ragazzi di svariate età appassionati sempre attivi ed aperti alle fino al midollo degli sport novità! connessi alla mountain bike, con una predilezione per il settore “gravity”. La nostra associazione accoglie tutti: dai giovanissimi rider alle prime esperienze fino ad atleti decisamente più “stagionati” che mettono a disposizione la propria esperienza per trasmettere tecnica, passione e valori di un grande sport.
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Noi di Chunk siamo sempre in movimento, la nostra attività spazia dall’organizzazione di manifestazioni internazionali di freestyle (vedi Factory Contest a Schio), alla collaborazione con altre realtà della zona (vedi Alto Vicentino Mountainbike) per lo svolgimento di gare di Enduro e Cross Country, fino alla partecipazione attiva con il nostro Team a campionati nazionali di Downhill ed Enduro. Oltre a queste attività istituzionali ci sono ovviamente le uscite con tesserati e simpatizzanti sia lungo i bellissimi sentieri della Val Leogra e delle prealpi Vicentine, sia nei grandi Bike Park europei, dove la MTB é la linfa vitale del turismo e del divertimento.
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Le radici di Chunk sono scledensi, ma vi partecipa-no ragazzi un po’ da tutto il vicentino, i nostri “spot” preferiti si snodano lungo i sentieri circostanti la citta di Schio, luoghi a volte sco-nosciuti, ma di una bellez-za sconfinataa due passi da casa. Il nostro approccio verso il territorio é estremamente rispettoso e chi partecipa alle nostre uscite deve at-tenersi a comportamenti adeguati anche nei con-fronti degli altri utilizza-tori dei sentieri (pedoni/escursionisti).
Chunk è nata come associazione per mettere insieme persone che spesso, pur perseguendo gli stessi obbiettivi, viaggiavano su binari paralleli, senza mai incontrarsi. Chunk raccoglie le potenzialità e le esperienze del gruppo indirizzando in maniera ottimale le proprie energie per il raggiungimento degli obiettivi prefissati
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una Domenica come tante altre a Thiene. C’è chi passeggia per il centro, altri sbirciano all’interno delle vetrine e c’è chi si attarda a fare colazione. Quasi non ci si accorge che sono state posizionate delle transenne lungo la via principale. Arrivano anche altre persone che cominciano a montare un palco ed altri ancora che stendono un tappeto sopra alla strada lastricata. Ma perchè queste operazioni? Sta forse arrivando qualcuno di famoso? Qualcuno ha intenzione di tenere un comizio? Niente di tutto questo, sono i preparativi per la 6 Comuni, una corsa podistica che sta per prendere il via da Villaverla passando, nel suo percorso, anche per i comuni di Marano e Malo. La Mezza Maratona dei 6 Comuni, giunta alla sua 5a edizione, è una delle corse più sentite tra le società podistiche della zona. Ma c’è una società in particolare che la sente come la gara di casa. Si tratta de La Fulminea Running Team, una società fondata nel 2008, che ha la sua sede proprio a Thiene. Ecco dunque che tra i partenti si scorgono numerose canotte gialle, colore ufficiale della società. Ma, guardando meglio, si scorge anche qualcos’altro. Bende agli occhi, bandane da pirata, sciabole di plastica e qualche uncino a nascondere la mano. C’è addirittura chi si è munito di un archibugio giocattolo.Tra i membri de La Fulminea, c’è chi ha lanciato l’idea di correre la Mezza Maratona dei 6 Comuni vestiti da pirata. Capitanati dal presidente, Lorenzo Bressan, i più gogliardici tra i fulminei hanno accettato la sfida e si sono presentati al via bardati di tutto punto partendo all’arrembaggio una volta ricevuto il via. 21 km e 97 metri più in là, la distanza ufficiale di ogni mezza maratona che si rispetti, il Galeone Fulmineo ha invaso pacificamente Thiene inondandola con la sua simpatia. Simpatia che è risultata contagiosa ed è stata un valido strumento per coinvolgere altra gente lungo il tragitto ed aiutarla a portare a termine la propria fatica.Ma non sarà certo questa l’ultima avventura della squadra thienese, a Maggio è già allo studio una corsa in quel di Santorso, il nome dell’operazione è Saint Bear e chi ha potuto vedere qualcosa ha garantito che c’è da aspettarsi di tutto. Ne vedremo delle belle, ci si può contare.
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h… le Ande questa lunga interminabile catena di colossi, questa ruga della terra, questa spina dorsale che segna tutto il Sudamerica. Luoghi speciali, luoghi che incantano, dove la natura si trova allo stato puro, quello di una terra giovane modellata da enormi vulcani. Nelle Ande tutto è più secco, più disteso, più vasto più elevato che nelle Alpi nostre, e quel cielo costantemente azzurro, quelle vastità angoscianti, quei deserti di terre colorate, danno sensazioni che solo qui si provano. Dunque luoghi che fanno sognare, monti ai quali si vorrebbe ritornare se non fosse per l’ansia di allargare ancora quell’orizzonte già senza confini. Allora nella scorsa primavera, ripartiamo: amici vecchi e nuovi e un personaggio singolare di cui si occupano le cronache, anche quelle sportive: Simone Salvagnin, campione non vedente di arrampicata sportiva, e autore di performances speciali come i grandi tour in bicicletta tra un continente e l’altro. Quale passione, quale forza di volontà…. ammirabile e …sorprendente! Si va con alcuni altri amici verso l’Ojos del Salado in Cile seconda montagna della Latinoamerica e solo di pochi metri inferiore all’Aconcagua. Ma quello è un monte a sé : ragione in più per andarlo a conoscere. Si trova in un luogo sperduto e lontano dagli abitati, in pieno Desierto de Atacames, ovvero nel posto più secco, più arido del mondo. La spedizione prevede una prosecuzione del tour verso la Patagonia e le fantastiche montagne che comprendono il Cerro Torre. Da Santiago si sale a Copiapò nel nord del Cile, qui, nella Mina de San Josè rimasero (ricorderete)
di nuovo sulle Ande L’alpinista Bepi Magrin è tornato sulle Ande, magia e incanto di una delle catene montuose più belle del Pianeta di Bepi Magrin sepolti quei minatori che furono estratti dopo il crollo della miniera in cui lavoravano, solo grazie alla realizzazione di un pozzo parallelo a quello di normale discesa, lavoro terminato dopo più di un mese dal crollo. Per l’occasione fu utilizzato un contenitore: una specie di siluro che oggi è conservato nel museo locale, mentre i minatori (molti di loro oggi combattono con gravi problemi psicologici) si classificano col numero progressivo col quale furono estratti: Terzo degli estratti, decimo degli estratti ecc. Ci accoglie l’Alcalde, di origini italiane, e chiediamo un incontro con alcuni dei minatori, così conosciamo Jorge, il 13° degli estratti, che ci racconta in diretta di quella terribile esperienza. Avvolti in una polvere accecante e soffocante, mangiavano i pochi viveri di un piccolo deposito e bevevano acqua da cassoni industriali che servivano per il lavoro: un’acqua puzzolente e salata che solo per la sete disperante si poteva accostare. I giornali locali parlano della spedizione, di Simone e del nostro incontro con le autorità e i minatori di Copiapò. Quindi ci addentriamo nel deserto. Si sale
progressivamente di quota e Mario Sepulveda la nostra abilissima guida dopo una sosta ad un bivacco lungo la pista ci porta ad “acclimatarci” sulla “Mulas Muertas” una cima di oltre 5mila metri di fronte ad una laguna salata in un posto che pare : la luna! Di notte il puma si aggira intorno e troviamo i resti dei suoi banchetti (carcasse di lama selvatici) intorno alla laguna. Sulla “Mulas” tutti in vetta: un assaggio delle grandi fatiche andine, perché su questi monti di questo si tratta, ovvero di grandi altezze, di vento e di freddi violenti, oltre che di sete e di vaghe nostalgie per le comodità lasciate lontano. Proseguiamo per la grande laguna dove porremo il campo per completare la necessaria acclimatazione. Giorni di freddo, di vento, e di malesseri d’alta quota. Il cibo che ci prepara l’ometto del rifugio sarebbe anche gradevole, ma a queste altezze, una delle costanti è l’inappetenza. Presso il lago alcune pozze di acqua termale sorgiva, concedono nelle ore più calde e meno ventose, qualche salutare bagno ristoratore. Sulla vicina pista polverosa passano rare camionette, spesso con militari o po-
liziotti che vigilano sulla frontiera con l’Argentina a due passi da qui. Intorno è solo deserto: monti deserti, valli deserte, vento, sole sempre accecante, luce, vulcani. Saliamo il Cerro de San Francisco, proprio a cavallo della frontiera e ad oltre 6mila metri di altura…Una fatica immensa: si tratta di salire tra pietre basaltiche e ghiaie mobili di vulcano su pendii ripidissimi e a volte tra la neve. Non c’è vita ma scorgo alcuni piccoli fiori tra i sassi ad oltre 5mila metri e sono una presenza confortante. Quindi si sale al campo base del Ojos. Un conteiner, portato su chissà come, funge da rifugio mentre le tende degli scalatori sorgono intorno. Giorni di freddo, di vento violento e di malesseri, alcuni di noi sarebbero pronti per la vetta, ma il tempo ovvero il vento, violentissimo e minaccioso, non permette di avere nessuna velleità. Lassù si può resistere un poco ma dopo bisogna scendere, già era sceso Massimo l’operatore, con malesseri molto gravi, presto scenderemo tutti. Mancava ormai poco, proprio poco, ma L’Ojos non ha gradito… per questa volta!
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di Chiara Guiotto
a più giovane atleta ha solo 4 anni, la meno giovane ne ha 57. Tra le due un gruppo sportivo che promuove con entusiasmo lo spirito salesiano da cui nasce. “La miglior arte per educare i giovani è lo sport, accanto a valori come l’amicizia, lo spirito di gruppo, il divertimento e l’aiuto reciproco”. Sono queste le parole che identificano lo spirito di Don Bosco e animano la PGS Ardor Cornedo, Polisportiva Giovanile Salesiana. Trasmettere i valori importanti della vita senza soffermarsi in modo particolare ai risultati costituisce la ricetta vincente dell’associazione dilettantistica e il segreto della sua longevità. Lo sport è certamente sacrificio, impegno e competitività e le atlete della PGS lo sanno bene ma il loro principale obiettivo non è il risultato, bensì la soddisfazione e l’appagamento nel praticare sport sano che educa e accresce in primis la persona, all’interno di un contesto di gruppo dove la condivisione è la base di tutti i rapporti sociali. La PGS è pattinaggio artistico, è ginnastica ritmica, è danza moderna e aikido, per oltre 200 atleti tesserati nel 2012. Il pattinaggio rappresenta l’attività sportiva che contraddistingue maggiormente la PGS anche e soprattutto per i gruppi che da anni la compongono: iniziamo dai “Primi Passi” per i più piccoli che indossano i pattini per la prima volta ricordando che quest’anno lo staff vanta la partecipazione di ben 20 bambine; salendo con l’età i gruppi vanno dal “Pre-agonismo”, ”Agonismo”, Gruppo Jeunesse, Gruppo amatoriale Trilogy fino ad arrivare alla novità assoluta che prende il nome di “Primi Gessi”. Normalmente si pensa che a pattinare siano ragazzi e ragazze che non superino una certa età. Di solito è difficile pensare ad un gruppo di mamme, zie e atlete del passato che un bel giorno decidono di indossare i pattini dopo tanti anni, forse troppi. E’ il caso della novità della PGS, il gruppo “Primi Gessi”, nato dalla volontà di rimettersi in gioco dopo aver rispolverato i propri pattini appesi al chiodo da troppo tempo. Tutto questo con molto entusiasmo e un pizzico di ironia di un team unito di ex pattinatrici che, a partire dal nome del gruppo scelto per esorcizzare pericoli di cadute, stanno riscoprendo emozione e passione per le quattro rotelle, per anni lasciate nel cassetto. La PGS propone attività per tutti e non solo per i più portati. In origine diretto dalla suore salesiane di Cornedo, oggi il gruppo sportivo è coordinato da un direttivo composto da una quindicina di consiglieri che, gratuitamente, offrono il loro tempo per promuovere le attività con passione e molto impegno. Il gruppo dilettantistico come ogni anno organizza iniziative particolari come la festa delle famiglie e i tradizionali saggi di Natale e fine anno a cui partecipano sempre più di 600 persone perché a Cornedo la PGS è davvero un’istituzione dello sport! Per qualsiasi informazione visitate il sito www.pgsardorcornedo.it oppure contattate il numero 331.8727986.
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di Lisa Benetti
nche il 2012 si è rivelato un anno ricco di soddisfazioni per i molti giovani atleti arrampicatori dell’Associazione Sportiva di Arrampicata “El Maneton”. Venerdì 25 maggio ad Arco di Trento si sono svolti i Campionati Italiani Giovanili Under 20, 18 e 16, l’appuntamento più importante di tutta la stagione agonistica. Luca Marzari, under 18 maschile, è salito sul gradino più alto del podio nella specialità Lead (difficoltà), conquistandosi così il titolo di campione italiano. Nell’Under 16 femminile, sempre nella specialità “Lead”, l’atleta Lisa De Martini ha ottenuto il 2 posto. Nella specialità “Boulder”, la nostra Camilla Bendazzoli si è aggiudicata un onorevole settimo posto (prima esclusa dalla finale). L’1, 2 e 3 Giugno si sono invece svolte le gare degli Uunder 14, 12 e 10. Gli atleti del Manetòn, partecipanti alla gara, erano sette: Bendazzoli Giorgio, Sartore Francesco, Busellato Giovanni, Leonardi Alessandro, Leonardi Davide, Zampieri Ettore e Lagni Irene. Nella fascia Under 14 Giorgio Bendazzoli è giunto secondo nella specialità “Lead” e terzo nel “Boulder”. Sartore Francesco è giunto 14° sia nel “Boulder” che nella prova “Lead”. Nell’ under 12, un ottimo Alessandro Leonardi è giunto 6° nella prova “Lead” e 5° in quella “Boulder”. Giovanni Busellato si è classificato 28° ed è stato per lui un gran bel risultato, al pari di Ettore Zampieri (18°) e di Irene Lagni (15a) nella categoria Under 10. Davide Leonardi, dopo aver ottenuto un positivo 4° posto nella specilaità “Lead”, ha vinto la gara “Boulder” con una cavalcata irrefrenabile che l’ha portato fino al gradino più alto del podio, entusiasmando il pubblico per una grinta ed un sorriso veramente unici. Ancora una volta gli atleti de “El Manetòn” hanno ottenuto risultati positivi ripagandosi
anc h e dei tanti sacrifici e dell’impegno profuso per allenarsi nelle specialità con corda, che comporta il doversi recare fino a Silea (TV) o a Verona, pur avendo nella vicina Valdagno una struttura d’arrampicata pubblica praticamente “non sfruttabile” per motivi burocratico-organizzativi e dovendo per questo accontentarsi della palestina del CAI di Schio, che seppur limitata, almeno permette un minimo di allenamento nelle specialità con corda. Ma per “El Manetòn” il più grande successo rimangono sempre l’affiatamento e lo spirito di gruppo che sempre e ovunque animano i nostri ragazzi.
Ultima Ora
Dopo il campionato italiano 2012 con la vittoria di Davide Leonardi (categoria under 10) e Marzari Luca (cat u18), il 2013 è iniziato molto bene per la squadra di Schio. Gli atleti vicentini si sono contraddistinti a Montebelluna centrando il podio in tutte le categorie. L’ultima mezz’ora di gara è stata decisiva per la classifica finale e gli atleti hanno saputo esprimere al massimo le ultime energie rimaste. Prossimo appuntamento a Verona con la categoria under 20 ed il 3marzo l’ass.sportiva El Maneton organizza la seconda prova boulder categoria under 14.
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il memorial mariano dal grande Show ed emozioni nella Valle del Chiampo per la IX edizione del rally “Memorial Mariano Dal Grande” di Marta Carradore
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omenica 18 novembre la Valle del Chiampo (VI) si è svegliata con il rombo dei motori della nona edizione della classica gara di regolarità turistica organizzata dall’attivissimo Rally Club Isola Vicentina in memoria del pilota Mariano Dal Grande. Oltre centocinquanta gli equipaggi che si sono cimentati nelle quattro prove cronometrate, ripetute due volte, per un totale di otto prove rilevanti al centesimo di secondo sul percorso di circa duecento chilometri! Al via vetture storiche costruite fino al 1981 suddivise in sette raggruppamenti e moderne costruite dal 1982, stradali e in allestimento race con piloti storici e moderni pronti a divertirsi e far divertire il numeroso pubblico con le loro frenate, derapate e testa coda sulle
tortuose strade dell’ovest vicentino! Un tocco di rosa, in questa giornata di motori, è stato portato da due equipaggi femminili che hanno visto due brave navigatrici del mondo delle storiche, cimentarsi sul sedile di sinistra. Il Rally Club Isola Vicentina ha fatto centro!Complice un bel sole. Un successo confermato dalle numerose testimonianze degli equipaggi mentre transitavano al controllo orario, dal percorso molto gradito, dall’attenzione alla sicurezza nelle varie prove ma soprattutto dal numeroso pubblico che ancora una volta testimonia quanto alta sia la passione per questo sport nella valle del Chiampo. Da mettere in luce la presenza di ben sei navigatori ipovedenti i quali, grazie al progetto M.I.T.E. (un’idea nata nel 1998 da Gilberto Pozza e Bruno Ferrari per coinvol-
gere i non vedenti nell’ambiente rallistico fino ad allora inesplorato e inaccessibile) hanno condotto i loro piloti lungo il percorso grazie ai radar appositamente realizzati in braille. L’ arrivo della prima vettura è avvenuto alle ore 17.30 presso la piazza di Chiampo. La festa è continuata nel Teatro Tenda allestito nel piazzale della stazione di Chiampo dove piloti e spettatori hanno potuto gustare la prelibatezza della “cincionella con la rava” preparata dalla cucina della sagra locale. La serata è stata animata dalle premiazioni che ha visto, per le auto moderne la vittoria dell’Autobianchi A112 Abarth di Adriano Pilastro perfettamente navigato da Sonia Cipriani, seguita in seconda posizione da una Fiat 500 Sporting di Pietro Iula e William Cocconcelli e in terza la Peugeot 205 Gti
di Enrico Vianello e Gloria Margherita. Mentre la gara delle vetture storiche ha visto il successo dei patavini Luigino Gennaro e Mario Ghirardelli su Porsche 911 che hanno preceduto di quattro centesimi di secondo la Volvo Amazon di Leonardo Fabbri ed Alessandra Inverardi; a completare il podio, la bella Opel Ascona 400 di Diego e Fabio Coghi che totalizzano cinquantaquattro penalità. Grande soddisfazione di Renzo De Tomasi, Presidente del Rally Club Isola Vicentina, che ancora una volta ha organizzato in modo eccellente una manifestazione che anno dopo anno riscuote sempre più consensi e meritati i complimenti che lo stesso ha voluto condividere con tutto lo staff del Rally Club.
Voglio l’erba di wimbledon
vicenza
Matteo Viola ci racconta la sua vita di tennista globetrotter
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di Eugenio Menato
i sono momenti della vita in cui frazioni di secondo possono cambiare una carriera. E’ così per lo sci, l’atletica leggera, la Formula 1, ma anche per il tennis, nel quale le partite sono decise da tanti 15, che non sono frazioni di secondo, ma un sistema di punteggio che, guarda caso, rispecchia il movimento che compiono le lancette di un orologio per coprire un secondo, un minuto, un’ora. Matteo Viola, 25 anni, di Marghera, dal 2004 viaggia il mondo in lungo e in largo. Il 25 giugno scorso si trovava a Rohempton - periferia di Londra - nel campo n. 4 di un club dove l’erba dei campi da tennis non è come ce la immaginiamo, e a bordo campo, agli spettatori, non vengono servite panna e fragole. Eppure un 15, ovvero una frazione di secondo dei 227 minuti della partita che stava giocando, avrebbe potuto portarlo di lì a tre giorni a Church Road, sui manti erbosi del più prestigioso club al mondo: Wimbledon, il tempio del tennis. “Eh già, ho perso per un soffio all’ultimo turno di qualificazione ai “Championships” contro il francese Florent Serra, il quale, 3 giorni dopo, ha giocato il primo turno del tabellone principale a Wimbledon,
e ha pure vinto, perdendo al turno successivo dal giapponese Nishikori” racconta Matteo davanti a un piatto di pasta al Centro Tecnico Federale di Vicenza, dove si allena quando è in Italia. Matteo, dopo quella sconfitta, non si è fermato. Tre giorni dopo era a Braunschweig, in Germania, a giocare un Challenger. Poi Umago, alle qualificazioni dei Croatian Open, e successivamente Gstaad (Svizzera), Slovacchia, Stati Uniti, di nuovo Germania e infine Giappone, dove a novembre ha vinto un torneo a Yokohama, issandosi al suo best ranking che lo vede ricoprire la posizione numero 123 al mondo (19.11.2012), e la n. 6 in quella italiana. L’obiettivo per il 2013 è quello di sfondare il fatidico muro dei 100. Un muro che, se abbattuto, gli consentirebbe di passare dai tornei Challenger (il circuito minore dell’Atp) a quelli del World Tour e del Grande Slam. Tradotto: anziché giocare a Barranquilla, Orbetello o Trnava contro Basic, Lajovic, Ram, Trungelliti, giocare a Roma, Miami, New York, Shanghai contro i vari Federer, Nadal, Djokovic e così via. E, ovviamente, dare una boccata di ossigeno, ossia aggiungere qualche zero, al conto in banca.
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Matteo, alcune situazioni vanno interiorizzate prima di essere vissute: ti senti lontano o vicino dai primi giocatori del mondo? Se guardo ai primi 100, allora sì, mi sento vicino. Anzi, ci sono dei momenti dell’anno in cui credo di esprimermi già da primi 100. Però un anno è lungo e devo cercare di essere più costante nel mio rendimento. In Italia ci provano in tanti a diventare tennisti professionisti, ma ci riescono in pochi. Qual è il segreto del tuo successo? Non credo di avere un segreto, cerco solo di dare sempre tutto me stesso, che sia un allenamento, un primo turno, o una finale. Qual è la cosa più bella della tua vita da tennista professionista? La cosa più bella è sicuramente il fatto di poter girare il mondo e vivere facendo la cosa che mi piace di più. E quella più brutta? La cosa più brutta è dover fare la valigia ogni 3 giorni, cambiare non so quanti letti d’albergo in un anno ma soprattutto avere poco tempo da trascorrere con i miei cari e gli amici. Hai fatto 250.000 km in un anno, tra aerei, treni e automobile. Qual è stato l’episodio più singolare che ti è capitato? Episodi strani non me ne sono capitati, per fortuna. Ma di km effettivamente ne ho fatti molti, forse sta proprio qui la singolarità: a fine stagione, ad esempio, sono tornato a casa dal Giappone e il giorno dopo ripartito per le vacanze alle Maldive. Qual è, secondo te, il “personaggio” del circuito ATP? Non credo ci sia un “personaggio”, ma se dovessi fare un nome direi Djokovic per le sue esultanze esuberanti e perché le imitazioni che fa sono davvero divertenti. Giocatori molto particolari sotto
l’aspetto del gioco sono Dolgopolov, Llodra e Dustin Brown. Il giocatore più rispettato è sicuramente Roger Federer... Come funziona la tua giornata di allenamento, quando sei in Italia? La giornata tipo è allenamento di tennis dalle 9.30 alle 11.00, poi palestra o preparazione atletica fino alle 12.30. Pastasciutta veloce e alle 14.00 un’altra oretta e mezza di tennis. Alcune volte chiudo con un’altra ora di atletica. Tu sei anche un buon calciatore: se potessi tornare indietro, cosa sceglieresti? Sceglierei il tennis per la gioia che è in grado di darti una vittoria guadagnata con le tue sole forze, anche se il calcio è sempre stato una grande passione. Hai qualche rito strano/scaramanzia? Ti avverto che lavarsi nella stessa doccia è già stato detto… Allora ti dico che non pesto mai le righe del campo tra un punto e l’altro! Inoltre, cerco sempre di fare le stesse cose della giornata in cui vinco. La tua carriera ti sottopone a continue pressioni, viaggi, allenamenti. Questo può influire sulla vita sentimentale. La tua ragazza, a questo proposito, che ruolo ha? La mia ragazza ha un ruolo importante. E’ difficile lasciarla sola partendo ogni settimana da 8 anni a questa parte. Sicuramente bisogna che ci sia un sentimento molto forte per tener duro così tanto tempo. La ringrazio per questo e per continuare a sostenermi. Cosa ti sentiresti di dire a un ragazzino di 15 anni che gioca a tennis e frequenta il primo anno di liceo? Gli consiglierei di finire la scuola superiore, di giocare tornei quando possibile e continuare ad allenarsi con grandi motivazioni... poi di tempo per girare il mondo costantemente per giocare tornei ce ne sarà.
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percussionista dei boschi
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Il picchio nero, un uccello straordinario dei nostri boschi
l picchio nero (Dryocopus martius) è il più grande tra i picchi europei. Oltre che per le dimensioni corporee, comparabili a quelle della cornacchia (lunghezza coda-becco 45-48 centimetri; apertura alare 70-75 centimetri, peso 250-370 grammi), si riconosce facilmente da tutti gli altri picidi per il piumaggio completamente nero brillante, a eccezione della calotta rossa sulla testa. La femmina si distingue dal maschio per la più ridotta estensione del rosso sul capo, limitato a una macchia nella regione nucale. La sua struttura è caratterizzata dal capo allungato con nuca angolata che termina con un robusto becco a pugnale colore grigio, dal collo lungo e sottile, dalle ali arrotondate, dagli occhi chiari e dalla coda fusiforme usata come appoggio di sostegno durante l’arrampicata sui tronchi. In volo la testa è tenuta ben sollevata, risaltando la forma allungata del corpo alle due estremità. Per l’aspetto, le abitudini di vita, il carattere prudente e sospettoso, per la forza e la peculiarità del
suo verso, l’immagine del picchio nero si associa immediatamente, come nel caso del gallo cedrone, a quella della foresta selvaggia. La specie predilige, infatti, le vecchie foreste, siano esse di conifere, miste o di caducifoglie (faggete in particolare) presenti nelle zone montane. L’ambiente di vita e il carattere sospettoso rendono questo picchio difficilmente osservabile in natura; il più delle volte è la voce, forte e molto caratteristica (percepibile anche fino a un chilometro di distanza). Il verso di richiamo consiste in un sonoro e grattante krrukrrukrru e in un singolo e secco kliaa; il canto ricorda la “risata” del picchio verde, ma è di ritmo più lento e meno serrato. Quando è agitato, emette un grido nasale, tutti i richiami vengono emessi da entrambi i sessi. Il picchio nero produce il tambureggiamento più lungo sui tronchi degli alberi tra tutti i picidi, della durata di 2-3 secondi, è allo stesso tempo molto potente. Il tambureggiamento, costituito da circa 50 colpi di becco, serve a delimitare i confini del territorio. Si tratta di un uccello molto utile
alla silvicoltura, poiché oltre alle formiche estratte con la lingua lunghissima, mangia soprattutto larve d’insetti prelevate dai rami degli alberi, dai tronchi e dal legname caduto. La specie è sedentaria sui luoghi di riproduzione, il periodo nuziale inizia già nel mese di gennaio quando i due sessi, abbandonata la loro vita solitaria si ricercano per la formazione della coppia. E’ soprattutto in questo periodo più facile udire il picchio nero; l’attività vocale e quella del tambureggiamento si fanno infatti più intense, e insieme a tutta una serie di manifestazioni comportamentali conducono all’unione dei partner. Ogni coppia frequenta un’ampia zona di foresta, estesa su qualche chilometro quadrato, in un determinato settore del bosco, quasi sempre lo stesso di anno in anno, il picchio sceglie l’albero in cui nidificare. Il maschio e la femmina, ma soprattutto il primo, si dedicano all’opera di scavo per circa 2-3 settimane; a lavoro concluso, il nido scavato nel tronco posto a un’altezza di 2-8 metri da terra, presenta un largo foro ovale d’ingresso di circa 10 centimetro di diametro, a cui
di Dorino Stocchero segue una cavità profonda anche più di una cinquantina di centimetri, imbottita nel fondo con trucioli di legno. Verso la seconda metà di aprile la femmina depone 4-5 uova bianche, che schiudono dopo soli 12-14 giorni di cova (assicurata soprattutto dal maschio); entrambi gli adulti provvedono all’imbeccata dei piccoli, che all’età di 20 giorni si affacciano dalla cavità per ricevere il cibo. L’involo avviene a poco meno di un mese dalla nascita. Tutti i picchi sono dotati da madre natura di un ammortizzatore sul collo che permette di non procurarsi danni fisici durante le percussioni di tambureggiamento con il becco sui tronchi degli alberi. In Italia il picchio nero è diffuso nelle foreste di conifere e miste di tutto l’arco alpino, ma può dirsi relativamente comune e meglio distribuito solo in alcune parti di esso (Valle d’Aosta, Veneto e Trentino Alto Adige). La specie è considerata particolarmente protetta. E da noi è presente in modo considerevole, come gli scatti di questo servizio documentano.
trans d’havet 2013 La seconda edizione dell’Ultra Trail delle Piccole Dolomiti profuma d’Europa di Giulio Centomo ph Augusto Mia Battaglia - www.abci.it
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rans d’Havet, una galoppata di 80 km lungo le Piccole Dolomiti, da Piovene Rocchette a Valda-
gno. Un solo anno è trascorso dall’edizione uno, ma il lavoro è continuato dietro le quinte per proporre una gara da top class. La firma è sempre la stessa ed è quella del team Ultrabericus. Al loro fianco non mancheranno l’Associazione Nazionale Alpini - sezione di Vicenza, la Croce Rossa Italiana, il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico ed i numero-
si volontari già all’opera per fare dell’appuntamento 2013 un grande evento internazionale. «Il progetto della Trans d’Havet – ha commentato l’assessore allo sport del Comune di Valdagno, Alessandro Grainer - ha il pregio di proporre una riscoperta forte sul piano nazionale e internazionale delle Piccole Dolomiti, che, rappresentano un unicum, in quanto non vi sono altre aree italiane allo stesso tempo così vicine alla pianura e così ricche delle principali caratteristiche “dolomitiche”. La gara, percorrendole per la loro intera lunghezza, ha il pregio di
proporre anche una valorizzazione delle enormi potenzialità di fruizione escursionistica delle stesse, così come dei percorsi legati alla Grande Guerra, che non hanno nulla da invidiare ai grandi siti dolomitici.» Ma vediamo cosa ci riserverà la Trans d’Havet numero due. La gara si svolgerà il 27 luglio, con partenza da Piovene Rocchette (VI) e traguardo ancora una volta allestito nell’affascinante contesto del centro storico di Valdagno (VI). Queste le gare in programma: Marathon 40 km e 2500 mD+; Ultra Marathon 80 km e 5500
mD+; Grand Raid zero invitational 110 km 10.000 mD+; Montefalcone Downhill Race 8 km 1200 mD-. Da Piovene Rocchette si salirà sul monte Summano, per poi dirigersi verso il Novegno, il Monte Alba, il massiccio del Pasubio lungo la strada delle 52 Gallerie e poi i gruppi del Sengio Alto, del Carega e delle Tre Croci, fino a cima Marana, per lanciarsi in discesa verso Valdagno. Lo start della 40 km sarà in località Pian delle Fugazze. 2 regioni, 3 province e ben 11Comuni attraversati dalla corsa
(Piovene Rocchette -VI, Santorso - VI, Schio - VI, Posina – VI, Valli del Pasubio - VI, Vallarsa - TN, Ala - TN, Selva di Progno - VR, Crespadoro - VI, Recoaro Terme – VI e Valdagno – VI). La Trans d’Havet è inserita nel programma dell’European Skyrunning® Championship, che inizierà il 20 e 21 luglio a Canazei (TN) con le prove di campionato europeo ISF Vertical Kilometer® e SkyRace®, per concludersi con la prova di Ultra, che assegnerà sul podio valdagnese il titolo di Campione Europeo ISF 2013 Ultra SkyMarathon®. A dar man forte all’evento troveremo anche due eventi collaterali. Si partirà con lʼedizione zero ad inviti selezionati di un Grand Raid a coppie, in autonomia totale, su un tracciato di 110 km e 10.000 mD+. Una prova che sfida i limiti e che ci farà vedere fin dove la “macchina uomo” può e sa arrivare. Domenica 28 luglio, infine, sprint di sola discesa con la Montefalcone Downhill Race, 8 km e 1200 mDin località Recoaro Mille. «Sono particolarmente soddisfatto – ha proseguito l’assessore Grainer - delle due novità di quest’anno. Da un lato, l’assegnazione del titolo europeo porta Valdagno al centro delle grandi competizioni sportive
dedicate alla montagna. Dall’altro, l’allargamento del progetto ad altre prove in territorio di Recoaro, così come la forza della rete che mette insieme la Trans d’Havet ad altre grandi competizioni, rafforza la visione di area vasta che è essenziale nei progetti di promozione turistica e territoriale.» L’attenzione è quindi molto alta. Atleti e team stanno programmando la stagione 2013 e in molti hanno già segnato l’appuntamento sulle proprie agende. Sarà dunque una gara tutta italiana che richiamerà in zona i top runners del panorama europeo. Alcuni nomi che già si mormorano sono quelli di Kilian Jornet, Nuria Picas, Tofol Castanyer (Spagna); Julien Chorier, Michel Lanne, Greg Vollet (Francia); Tom Owens, Andy Symonds (UK); Philip Reiter (Germania); Emelie Forsberg
(Svezia), ma ne sapremo di più nei prossimi numeri. Trans d’Havet edizione due è realizzata con il contributo di Montura e Alpstation ed in collaborazione con il consorzio Vicenzaè e Visitrecoaro.it. Le iscrizioni apriranno in anteprima presso la distribuzione pettorali della Ultrabericus Trail (Vicenza, 15-16 marzo 2013). A partire dal 18 marzo 2013 sarà possibile iscriversi inoltre online o presso i punti vendita Alpstation. Per ogni informazione: www.transdhavet.it.
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piccole dolomiti
ERRATA CORRIGE Nella pagina del Comune di Valdagno del precedente numero di Ottobre era riportata una notizia incompleta. I fondi per il Bonus Sport ancora a disposizione, infatti, sono relativi alla stagione sportiva 2011-2012. Pertanto gli interessati, genitori o associazioni, devono presentare domanda per l’attività svolta dai propri figlio o atleti minorenni in tale periodo. Alla documentazione va quindi allegata la dichiarazione ISEE relativa ai redditi prodotti nell’anno 2010.
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vicenza
Camminare… come non l’avevi mai fatto L’Associazione Passi nel Suono propone un format particolare e unico in Italia di vivere l’antica arte del cammino
È
passato molto tempo da quando Henry David Thoreau se ne andò via da casa (1845 Concord USA) per cominciare un cammino a piedi nelle foreste del lago Walden. Si stabilì in una capanna di legno nel bosco e ne fece la base di partenza per le sue escursioni interminabili nella natura. Per primo sperimentò la forte carica esperienziale del camminare nella natura. Oggi, chi cammina sta bene, e chi cammina con i bastoncini da nordic walking sta..meglio, nel senso che cammina meglio. Questo lo hanno spiegato tutti, medici, sportivi, campioni, istruttori, cioè tutti coloro che danno al cammino “corretto” una valenza tecnica. Ma noi non parleremo di questo. Questo si sa….e si fa. È ormai informazione acquisita per chi ama camminare. Noi parleremo del benessere, della bellezza interiore che viene dall’atto del camminare, e dei possibili abbinamenti che ben si accompagnano
di Margherita Zoni, Presidente ASD Passi nel Suono.
al cammino con i bastoncini. La cultura, la natura, visitare, conoscere, amare, meditare, godere dei propri sensi e dei propri pensieri. L’associazione Passi nel Suono (www.passinelsuono. it) propone sia uscite nordic walking di allenamento infrasettimanale nelle province di Padova e Vicenza, ed inoltre escursioni e gite dove viene abbinato al cammino qualcos’altro, per riempire non solo il tempo, ma il proprio animo, di significato. Una proposta particolare ed unica in Italia è un format nato da poco, il Wine Nordic Walking Tour: camminare con i bastoncini, sedersi a tavola, gustare prodotti locali e degustare il vino con la guida di un sommelier che peraltro è anche istruttore di nordic walking. E quindi….il piacere del gusto, del buon cibo e buon vino, a cui si accompagna un’inevitabile ottima compagnia. I vini vengono personalmente scelti e selezionati con cura dal sommelier, che propone anche paragoni e confronti, per l’affinamento del gusto
e la conoscenza del mondo magico del vino. Ogni mese una tappa, posti nuovi, nuovi vini... Ma l’associazione propone anche altri format interessanti, come Cultura e Natura a portata di piedi; organizzazione di escursioni e gite dove al camminare con i bastoncini vengono abbinate visite culturali (musei, città) oppure visite a parchi e riserve naturali. Inoltre è in fase di forte sviluppo dell’associazione il settore viaggi e week end in Italia ed all’estero, organizzati in maniera professionale. Per quest’anno la meta estiva più importante prevista è Saas Fee, un paradiso sul famoso ghiacciaio svizzero che presenta un ambiente perfetto per il nordic walking, in quanto trattasi di percorsi tutti in quota, raggiungibili comodamente con funivie dal paese in cui le macchine sono bandite…a Saas Fee ci si arriva infatti col treno. Camminare quindi diventa il mezzo per arrivare ad altro, non solo alla fine del sentiero: quando finisci di camminare, la strada non finisce…
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asiago
Asiago capitale mondiale della mwc 2013 Asiago e l’Altopiano degli antichi 7 Comuni si prepara ad accogliere l’evento sportivo più importante dell’anno e dello sci nordico mondiale riservato agli atleti over 30.
D
al 14 al 23 febbraio 20313 andrà infatti in scena la Master Word Cup, un evento al quale parteciperanno oltre 1500 atleti provenienti da 27 nazioni, tra cui Australia, Stati Uniti, Canada, Paesi Scandinavi, gli stati della ex U.R.S.S. e quelli del middle Europa. Insomma, tutto il popolo amante di questa disciplina sportiva chiamati ad esprimere le loro gesta sportive nel nostro territorio. Ed è proprio questo uno degli aspetti a cui ha puntato da subito il Comitato Organizzatore di questi mondiali, nato da un’intesa tra Gruppo Sportivo Alpini Asiago e Unione Sportiva Asiago Sci, il fatto cioè di far conoscere a tutto il mondo il meraviglioso ambiente, i paesaggi fiabeschi e la qualità
dei tracciati (oltre 500 kilometri di piste) che l’Altopiano può offrire ai suoi ospiti. Una scelta pienamente condivisa fin da subito dall’Amministrazione Comunale di Asiago e sostenuta dalla Regione Veneto, quando nel settembre 2009 il Comitato Organizzatore portava in Canada - British Columbia - sede dei mondiali 2010, la candidatura di Asiago. Un evento sportivo importante anche da un punto di vista turistico e della ricaduta economica diretta nel tessuto commerciale locale, che a conti fatti lascerà sul territorio circa due milioni di euro. In questo poco tempo che rimane alla cerimonia di apertura (palazzo del Ghiaccio di Asiago -venerdi 15 febbraio, ore 17.00) fervono i preparativi affinchè tutto sia messo a puntino, dalla preparazione del campo gara del Golf Arena,
ai tracciati, all’allestimento delle tendostrutture che accoglieranno gli atleti nei giorni di gara e nei momenti delle premiazioni giornaliere. Tutto questo grazie all’aiuto della grande forza lavoro rappresentata dai circa 200 volontari che si sono messi a disposizione per l’evento. Importantissimo per non dire determinante è stato il sostegno economico degli Officail Sponsor della manifestazione (Cassa Ru-
rale ed Artigiana di Roana, Speck di Asiago, Rigoni di Asiago, Consorzio Tutela Formaggio di Asiago, Famila-Super A & O, Scioline Rode). Aziende che lavorano nel territorio e per il territorio, senza l’aiuto delle quali non sarebbe stato possibile portare avanti questo progetto sportivo e turistico, alle quali ora si sono affiancati numerosi altri sponsor minori ma ugualmente importanti nel sostentamento delle spese che l’evento sportivo richiede. Le proiezioni delle reservation parlano chiaro: l’affluenza degli atleti stranieri è da record. Ed ora il Comitato Organizzatore attende una grande risposta da tutti gli atleti ed appassionati italiani: non perdete l’occasione di poter giocare in casa e confrontarvi con il meglio della vera sportività, quella che batte dentro la propria anima, quella che fa di tutti voi un vero stile di vita. Iscrivetevi subito: tutte le notizie sul sito: www.mwc2013.com L’Altopiano e la sua gente vi aspettano!
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Vai sempre a tutta birra
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la grande sf ida
N
oi c’eravamo per solidarietà, emozioni, fatiche e soddisfazioni. Questa manifestazione è di fatto una randonnèe tour, che la pensi, la ripensi, ti logora mentalmente, ti preoccupa perché ci vuole testa, tenacia, autogestione per sconfiggere i km, le pendenze, i dislivelli, tutto questo quel giorno significa Vangelo ciclistico. Quattro sono i percorsi: Base 114 km 3300 metri di dislivello con 2 salite. Medium km 168 con 4935 metri di dislivello con 3 salite. Strong km 225 km con 6600 metri di dislivello con 4 salite. Extra strong 273 km con 8200 metri di dislivello con 5 salite. Vidimati nel personale tesserino, dai cancelli posizionati sotto le salite e in vetta. E’ una sfida cicloturistica dove il ricavato è totalmente devoluto in fa-
vore di: Società di ADolescentologia della Regione Veneto ONLUS. Fondazione Conca D’oro ONLUS di Bassano del Grappa. L’obiettivo solidale verso bambini e persone in difficoltà, che sopra una bici probabilmente non saliranno mai. Gustare le emozioni di questo gesto nobile, sopra un oggetto fantastico come la bici è a dir poco meraviglioso. La speranza è che questa manifestazione continui ad esistere, ringraziando sponsor, gruppo di lavoro e la famiglia Contiero madrina dell’evento. La meticolosa attenzione nella preparazione organizzativa delle varie fasi prima e dopo, compreso il ristoro, dove cordialità e assortimento di alimenti lo fanno unico nel suo genere. Detto questo c’è la nostra sfida: Mario, Andrea, Giovanni, Gianpietro, Mirco, Sabi-
na, Barbara, Patrizia, siamo tra gli artefici dei circa 300 partecipanti imbattuti nella sfida. Appuntamento alle ore 4 da Cornedo Vicentino, è notte ancora fonda, destinazione Bassano del Grappa, Ponte degli Alpini. Partenza alla Francese dalle ore 5,30 alle ore 8,00 con chiusura alla ore 24. Da questo ponte storico prenderà il via questa manifestazione che si configura tra le più dure d’Italia. Sono circa 20 km quelli che ci dividono dall’inizio della prima salita, ognuno di noi crede nel suo possibile risultato. 1-2-3-4-5 salite al massiccio senza avere una importanza agonistica, dentro di noi c’è la massima convinzione di superare le difficoltà con il proprio passo senza strafare, cosa assolutamente da non fare in queste occasioni. Lungo questi primi kilometri di tracciato si assapora l’ansia e gioia di
esserci, dividendo con i compagni tecniche e strategie per non oltrepassare i limiti di resistenza. L’amicizia tra i concorrenti, lo scambio di logiche ciclistiche, raccontarsi di altre avventure trascorse è lo spirito sano, genuino di questa giornata. La fatica che questa sfida ti riserva, e che altrettanto ti appaga con le panoramiche paesaggistiche di questo luogo che sembra un cocktail Doc per ciclisti scalatori. E arriviamo alla prima salita “ il salto della capra” da Fietta di Paderno, qui subito le pendenze si fanno sentire con punti al 20 %. Tra di noi si rompe il contatto, ognuno con il proprio passo agile cerca di scollinare e raggiungere il rifugio, senza immagazzinare fatica in più del dovuto. Mario e Andrea, reduci dall’anno precedente con il risultato di 4 salite portate a termine, quest’anno cercano
di concludere con il massimo del risultato. Affrettati nel ristoro a una colazione equilibrata per un carico energetico che favorisca una pedalata agile anche per la seconda ascesa, si prestano alla discesa per la Cadorna, per poi risalire da Semonzo. Salita anche questa impegnativa, ma la più corta tra le cinque, circa 20 km. Ricordiamo anche che questa salita due anni fa è stata percorsa dal giro d’Italia. Ancora rifornimento energetico al mitico ristoro e via come caccia verso Seren del Grappa, versante Bellunese. La salita da Seren del Grappa merita del lei, una salita da scalatori prima mentali che da pedali, le percentuali di pendenza del 22 / 23 % non lasciano respiro, sei al limite dell’equilibrio e solo la grinta soggettiva ti permette di scollinare senza
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cornedo
La CICLOTURISTICA MONTE GRAPPA CHALLENGE, una super sfida nel segno dello sport e della solidarietà metter giù i piedi. Questa salita pregiudica per molti già il risultato, l’estrema fatica nel superare il punto che identifica la stessa, il famoso capitello, stronca energie per continuare l’avventura cicloturistica. Mario e Andrea convinti scalatori, preparati a superare limiti all’estremo anche dei crampi, con orgoglio proprio del risultato da raggiungere scollinano in località Forselletto. Lì i complimenti altrui caricano le batterie per continuare verso il sacrario. Certamente fame e fatica si fanno sentire, ma se per il primo il solito ristoro ben fornito risolve il desiderio, per il secondo bisogna sempre di più dosare al meglio le energie rimaste. Ma i due non disperano, ancora una volta verso Seren del Grappa per la salita da Caupo, la più lunga circa 28 km ma pedalabile. Arrivati a circa
8 km dalla vetta purtroppo le condizioni meteo peggiorano, tanto da affrontare una insidiosa grandinata fine, ma violenta quasi da non vedersi anche se a distanza ravvicinata. Lo stimolo di continuare però non cede, tra nebbia, foschia raggiungono a domare anche questo quarto versante. Sono quasi le 19,00 nel frattempo l’organizzazione per motivi di mal tempo e sicurezza aveva sospeso la manifestazione, delusione, amarezza, senso di vuoto dentro, nel capire che tutto fino ad allora non poteva coronare il sogno di portare a termine il risultato prefissato. Con silenzio e sguardi funebri, Mario e Andrea recuperano gli zaini portati a presso dall’organizzazione per necessita personali come cambio di vestiario. Un the caldo al rifugio e un altro spuntino, unito a discussioni
273 km e 8200 metri di dislivello, in una sola giornata, cosa da brivido. Ore 23,00 illuminato dalla luce che esce dalle finestre, ancora una volta e questa l’ultima, finalmente il rifugio: timbro, saluti e complimenti e via verso il velodromo per il meritato attestato! La discesa e quasi un incubo, strada bagnata e pericolo sassi in careggiata a causa del maltempo, ma tutto scorre come la nostra specialissima che durante l’intera giornata ci ha accompagnato. E’ solo il lunedì successivo che dal Giornale di Vicenza veniamo a conoscere la classifica, la quarta edizione della Grappa Challenge vedeva terminato nei suoi 4 percorsi cinque salite 13 partecipanti su 300. Motivo di orgoglio totale nel pensare che tra di questi ceravamo anche noi. La giornata comunque e
stata di soddisfazione anche per Gianpietro, Giovanni, Mirco con 3 salite, bravissime anche, Sabina, Barbara e Patrizia con 2 salite, causa anche maltempo e pendenze difficili. Da parte nostra un messaggio a tutti i ciclisti: La Monte Grappa Challenge deve da prima catturarvi per il gesto solidale e poi per sfogare quel cuore sportivo al limite di una soddisfazione unica, fatto di fatica senza l’ansia dell’agonismo. Per il Club Velomania Cornedo, Fin Mario Zamperetti Andrea Povero Gianpietro Verlato Giovanni Ugulin Mirco Ronchi Sabina De Cao Barbara Caglieraro Patrizia
13° Concorso Nazionale di Poesia
ASS. PROVALADAGNO
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CITTÁ DI VALDAGNO
13° Concorso Nazionale di Poesia
1982 - 2012 30° di fondazione
1982 - 2012 30° di fondazione
Serata di Premiazione Sabato 16 febbraio 2013 ore 16,30
Lettori:
Rosanna Perozzo Valter Zanardi ena 013 - Stampa Tip. Danzo - Cornedo
Conduttore: Andrea Ederosi
Design: Vittorio Visonà- Impostazione grafica
Luigi Borgo
Relatori:
Francesco Busato La cittadinanza è invitata a partecipare
Via E. Fermi, 20 - VALDAGNO (VI) Tel. 0445 402747 - info@agrizoovaldagno.it
di vario genere, fa si che il tempo cosi prezioso in tutta la giornata scivoli via senza motivo. Ma il tempo lascia pensare ha un miglioramento e con l’organizzazione si riapre la possibilità di finire con il quinto versante. Non c’è tempo da perdere il buio si avvicina, ma lo spirito sportivo e ancora acceso, e con i dovuti obblighi organizzativi di avere i fari, si prestano a scendere a Romano per poi risalire. Sono le 20,00 circa quando all’ultimo cancello si stampa il timbro che sancisce il via all’ultima salita della giornata. Sembra incredibile ripartire a quell’ora per andare al Sacrario ancora una volta, ma non si pensa all’orario, al buio, ad ancora fatica, si pensa solo ad arrivare e raccontare come stiamo facendo ora in queste righe la soddisfazione totale del risultato
Via Lago di Castelvecchio Valdagno VI - T. 0445970082 email: info@alpestre.it
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CORSO ITALIA - VALDAGNO
Ingresso libero
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V.le R. Margherita - VALDAGNO TEL. 0445 401394
VENETA CORNICI DI PREGRASSO G.
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Veneta Cornici di Pregrasso - Via7/A G. Marzotto, VIA G.Giordano MARZOTTO, VALDAGNO7/D - 36078 Valdagno (VI) Tel. 0445/412457TEL. - Fax 0445 426280 e-mail: veneta.cornici@libero.it 0445 412457 - FAX- 0445 426280
Sabato 16 febbraio 2013 ore 16,30 Sala Soster di Palazzo Festari Corso Italia, 63 - Valdagno (VI) Lettori: Rosanna Perozzo,Valter Zanardi Conduttore: Andrea Ederosi Relatori: Luigi Borgo, Francesco Busato
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lettere
Grazie Alberto
Potete scrivere al Senatore Alberto Filippi inviando le vostre e-mail a: sportivissimo@mediafactorynet.it Le vostre lettere possono essere lette anche nel sito: albertofilippi.it
Caro Senatore, mi chiamo Alessio e ho 37 anni e sono un super appassionato dello sci. Da sempre Alberto Tomba è il mio idolo, da quando, nel 1988, vidi la sua “sinfonia” di Calgary, un capolavoro assoluto. Da quel momento non ho più perso una sua gara. Qualunque cosa facessi, trovavo sempre il modo per guardare Alberto Tomba in gara. E lo confesso: quando io stesso ho gli sci ai piedi, penso ad Alberto, a quel suo modo incredibile di sciare e di vincere. Non ho mai avuto l’occasione di vederlo dal vivo e, il 10 gennaio scorso (data memorabile), quando me lo sono trovato davanti e gli ho potuto parlare solo per chiedergli di farmi l’autografo sul suo libro, è stata un’emozione indimenticabile. Ho provato gioia vera, grazie di cuore a chi ha organizzato questa straordinaria serata. Alessio P. Carissimo Senatore, che seratona! Tomba a Valdagno è stato super! Complimenti a tutti quelli che si sono impegnati. Una sola nota di critica: c’erano pochi posti a sedere e io ho dovuto rimanere in piedi ma molti sono stati addirittura fuori. Tra questi anche alcuni amici che venivano da Chiampo e da Schio, peccato! Aspettando il prossimo campione, confido che si provvederà a ospitarlo in un posto più grande. Saluti, Gianmarco Z.
Caro Sportivissimo, ogni volta che andiamo a sciare mio padre mi racconta delle imprese di Alberto Tomba. Ogni sua curva è alla “Tomba, la bomba”. Finalmente sono riuscita a vedere questo grande campione, dato che in Tv non mi era mai capitato di farlo. Beh, devo dire che è stato emozionante, grazie, Francesca Gottardo
Carissimi Francesca, Nicola, Alessio, io purtroppo non ho potuto esserci alla serata del 10 gennaio ma mi hanno riferito che è stata una bella festa di sport e cultura, che le due sale erano affollatissime di persone, che Alberto stesso è stato colpito dalla grande partecipazione, dal calore e dall’affetto che ha ricevuto. È bello che un grande campione dopo quasi 15 anni dal suo ritiro riceva questi riconoscimenti. Significa che lui ha dato molto, ma significa anche che gli sportivi veri non dimenticano e sanno, quando gli capita l’occasione, esprimere il loro “grazie”. A Valdagno si è scritta un piccola, bella pagina di sport. Sono certo che altre ne verranno, perché Valdagno ha dei grandi numeri in questo campo. Sportivissimamente, Alberto.
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