Sportivissimo Febbraio 2016

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Franco Picco

la leggenda della Dakar


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di Luigi Borgo

o sport non è, chiaramente, una pratica intellettuale, per cui scriverne o parlarne in termini culturali, storici, letterari è una cosa che non ha un senso evidente. A cosa serve sapere chi è Arnold Lunn per vincere una gara di sci o per divertirsi sulla neve? Agonisti o semplici sciatori non sono tenuti a questo, lo capisco. Capisco meno, però, che chi vive di sci, insegnandolo o affittando alloggi o passando seggiolini per la risalita, non sappia che Sir Arnold Lunn ha inventato la settimana bianca e l’Arlberg-Kandahar da cui origina la Coppa del Mondo. Senza quell’uomo non ci sarebbero i maestri di sci, gli albergatori, gli impiantisti. Possiamo ignorare, dicevo a un maestro di sci che non capiva il senso di insegnare la storia dello sci ai futuri maestri, chi ha inventato il nostro lavoro? Può esistere un prete che non sappia che Cristo è nato in una capanna a Betlemme? Quanti sono i professionisti dello sci che sanno che Lunn è nato a Madras in India? Sono molti, tuttavia, quelli che pensano che sapere da dove veniamo non serva a nulla. Conoscere la storia del nostro sport ci è utile? Ci fa andare più forti? Essere più bravi? Ci fa vincere? Ci fa guadagnare di più? Pongo, a questo punto, una domanda più semplice che tutte le intelligenze sensibili al concetto di utile evidente dovrebbero farsi: perché in tutte le nostre case la stanza più grande e in genere più curata e, presumibilmente, più bella, tanto che è la prima che mostriamo agli ospiti, è la sala, la sola stanza della casa che non assolve, come ci rivela il suo stesso nome (dal longobardo, semplicemente, “ampia stanza”), a nessuna esplicita funzione: non ci si dorme, non ci si fa da mangiare, non si compiono le necessarie funzioni fisiologiche, non ci si fa la ginnastica e nemmeno ci si sciolinano gli sci? Sto chiedendo ai cultori della funzione, ai sostenitori dell’utilitarismo più schietto, la ragione della loro contraddizione, dato che, c’è da scommetterci, una sala, ce l’hanno anche loro. Perché avere una sala, se in essa non si fa nulla? Per guardare la tv, non è una risposta: le sale esistono da ben prima che inventassero il celebre elettrodomestico. La risposta è un’altra: la sala è lo spazio dell’anima. Il posto dove vive il nostro spirito. Una casa senza sala è una caverna. La funzione della sala allora, pur meno evidente di quella della cucina, del bagno, della camera da letto è quella più importante, quella che da animali che mangiano, dormano, defecano, ci rende uomini. L’esempio della sala è solo un modo per spiegare che le cose evidentemente utili non sono sempre quelle più importanti. Conoscere la storia dello sport, pensare allo sport in termini culturali è davvero essenziale. Non ci migliora tecnicamente e nemmeno ci fa andare più forti, ma ci fa essere. La differenza tra la slitta e lo sciatore, tra la corsa dell’animale e quella del maratoneta è tutta qui.

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Una leggenda senza f ine A sessant’anni, dopo 31 anni dal suo debutto, Franco Picco, considerato una leggenda delle corse estreme in moto sul deserto, è tornato a correre la Dakar, la gara più dura e affascinate del mondo.

T

ra i 354 i mezzi in gara, di cui 143 moto e 46 quad, 110 auto e 55 camion, c’era anche il quad di Franco Picco, vicentino, classe 1955, uno dei piloti che ha scritto la storia della Dakar e delle corse estreme sul deserto. Il suo palmares vanta un terzo posto al debutto, 1985, e poi un quarto nel 1987 e ben due secondi posti nel 1988 e nel 1989 oltre a due vittorie nel Rally del Faraoni. La Fédération Internationale de Motocyclisme lo ha insignito dell’onorificenza Cross-Country Rallies Legend. Picco, che è appunto una leggenda “certificata” delle massacranti corse a tappe sulle 2 ruote, quest’anno, per il suo sessantesimo compleanno, ha corso per la prima volta con una “moto” a 4 ruote.

Perché il quad? 60 anni sono una tappa importante della vita: si è maturi ma ci si sente ancora giovani. Ho fatto tante gare nel deserto ma mai con un quad. Mi piaceva l’idea di usare un mezzo nuovo, “giovane”, capire come me la sarei cavata.

E come te la sei cavata? Il quad è un mezzo che ha le sue complessità. Tutte le 4 ruote sono motrici e nelle curve non si ha la maneggevolezza della moto e si è sempre di traverso. Entusiasmante ma difficile. Guidare così stanca molto il fisico ma anche la mente che deve essere sempre concentrata al massimo.

Il fisico di un giovane sessantenne ha tenuto a una gara così dura? Assolutamente sì, Certo, qualche acciacco, qualche dolorino qua e là, ma mi sono allenato bene e sono sempre riuscito a guidare al massimo. Nella seconda parte di gara, poi, le tappe nel deserto sudamericano sono state particolarmente roventi. Le temperature erano in media superiori ai 45 gradi. Lì, è stata un po’ più dura.

Su 45 quad siete arrivati in 23... Sì, l’impegno di guida del quad e le massacranti tappe desertiche hanno fatto selezione.



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Anche tu hai avuto una rottura? Sul finale stavo andando bene e ho cercato di spingere di più. Soprattutto nelle tappe sulla sabbia, cercando di sfruttare al meglio la mia esperienza. Ero in netta rimonta, ma ho avuto una rottura meccanica allo sterzo e poi anche alcune forature che mi hanno inevitabilmente rallentato.

Ma sei arrivato al traguardo… Era il mio primo obiettivo. Ventesimo posto, sono felice, anche se con un po’ di più fortuna avrei potuto fare meglio. Sarà per la prossima Dakar, le leggende non finiscono mai…


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grandi viaggi

Leh capitale del Regno del Ladakh sorge dietro un’ansa dell’Indo ai piedi di monti aridi; siamo a 3424 metri di altitudine. E’ il distretto indiano dello Jammu-Kashmir, regione di confine tra India e Cina e luogo di incontro di culture e popoli diversi. Qui in particolare, si incontrano il bhuddismo tibetano e l’Islam che da secoli però convivono in armonia e tolleranza reciproca… Grandi ritratti di Khomeini sono appesi in alcuni locali pubblici e la densissima presenza di militari: caserme, basi installazioni e relativo traffico, rivela uno stato di allerta permanente e.. per la vicinanza del colosso cinese, ma soprattutto per l’insanabile eterno conflitto col vicino Pakistan, quello che alcuni anni addietro portò la guerra perfino sui monti himalayani a oltre 5mila metri di altitudine. Sul colle roccioso che domina la città, sorge il Palazzo reale costruito nel medesimo stile architettonico e nella stessa epoca del Palazzo del Potala a Lahsa (Tibet) dal quale il Dalai Lama dovette esiliare nel lontano 1959 a seguito dell’invasione cinese. Anche le architetture delle moschee di

La grande traversata dell’Himalaja di Bepi Magrin

Un mese tra i monti più alti della Terra Seconda puntata Leh, riflettono l’incrocio di culture e religiosità diverse (islamica e bhuddista). Da qui, dirigeremo dapprima al remoto staterello dello Zanskar. Una regione alquanto isolata da montagne e valichi altissimi, chiusi ermeticamente dalla neve per grande parte dell’anno. Vogliamo giungere a Padum, villaggio famoso per il tradizionale festival bhuddista che vi si tiene annualmente. Si tratta di un momento straordinariamente intenso della vita religiosa e sociale di quelle genti che vivono di pastorizia tra monti altissimi, e di una tradizione giunta intatta fino a noi (chissà per quanto –poco- tempo ancora!), si commemora con speciale fervore la fondazione dell’antico Mona-

stero: saranno tre giorni di festa di danze rituali, di incontri, che possono dare senso ad un viaggio così inconsueto, lungo e impegnativo. Dunque procediamo per altre piste, valichi, strade difficili, (la strada fu aperta solo nel 1980) passando accanto all’impressionante grandioso ghiacciaio del Drang Drum con questo preciso obiettivo: giungere in tempo per il festival di Padum e visitare (almeno una volta nella vita) i monasteri, e i villaggi di quella remota valle che resta completamente isolata per molti mesi all’anno e che


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anche nella buona stagione pare rimanere fuori dal tempo e dallo spazio. Siamo già al 15° giorno della nostra traversata himalayana e oggi visitiamo una delle perle del Ladakh che è il monastero di Ghelupa tra i più celebri e attivi con stupende opere d’arte e la grande statua di Maitreya oggi divenuta una delle mete obbligate della visita in Ladakh. Ad Hemis, importante meta di pellegrinaggi vediamo la ricca

collezione di Tanka: una atmosfera magica, tra statue d’oro e stupa su cui sono incastonate centinaia di pietre preziose. Ma il reperto artistico più importante del Ladakh ci viene riservato il giorno seguente durante la visita al monastero di Alchi e consiste nei dipinti stupendi della scuola Ghandara. Arriviamo a Lamayuru nella sponda meridionale dell’Indo una delle valli più remote dell’Himalaya che pure conserva nel monastero


12 pittoresco arroccato tra guglie e pinnacoli fiabeschi, reperti artistici a carattere religioso di insospettabile bellezza. Giungiamo infine a Kargil –città di frontiera col Pakistan- per infilarci in una stretta valle tra profonde gole dominate da vette e ghiacciai e risalire il corso del fiume Suru fino ai plateau dove regna il solitario sui pascoli degli Yak, il monastero di Rangdum. Il giorno seguente valichiamo il Pensi-La a 4400 metri e siamo nel cuore del Ladakh. Il 21 giorno ci vede a Sani e Naro Nasial ed il giorno dopo finalmente a Padum ove visitiamo tra l’altro un piccolo convento femminile abitato da giovani monache alle cui devote e prolungate preghiere assistiamo in silenzio e con profondo rispetto. Sono giovani graziose e vitali, hanno i capelli rasati

e nelle loro melodiose cantilene sembrano perdersi in una estasi meditativa e felice, che ci incuriosisce molto, infatti qui non è comune poter visitare un monastero femminile. Il Festival dei monaci a Padum, dove alloggiamo in un modesto albergo (che pure è il migliore sul mercato) è una grande festa di musiche, di gente, di danze, di colori, di momenti collettivi pieni di phatos e di emozioni per tutti i cinque sensi e che descrivere risulta quasi impossibile…in una parola bisogna esserci! E’ quella una atmosfera nella quale per noi occidentali, permeati di altra diversa cultura, ci immergiamo come in un bagno ristoratore di umanità e di spiritualità intense che ci sono pressoché sconosciute. Altre diverse sorprese ci riserva il viaggio dopo Padum

nel ritorno verso Kargil. La bellezza inimmaginabile del contesto naturale merita il secondo passaggio a Rangdum dove alloggiamo in un campo fisso in tende che hanno ogni comfort che qui sia possibile. A Kargil invece, la presenza dell’esercito indiano e davvero massiccia. La maggioranza della popolazione è musul-

mana ma non riscontriamo problemi di aggressività verso gli stranieri che anzi sono accolti con curiosità e con calore. Seguiamo il fiume Soru per la valle del Dras dove d’inverno si registrano temperature rekord anche di meno 50 gradi… Ora ci tocca il valico di Zojia che offre uno spettacolo incredibile di trasforma-


13 zione naturale e, dopo aver lambito non senza qualche apprensione, le nevi e le numerose frane che occludono parzialmente la strada, scendiamo verso il Kashmir: una regione che ha caratteristiche simili a quelle del nostro Trentino ma con proporzioni dei monti e delle valli, almeno triple. Densissima la presenza militare con sentinelle armate di Kalasnikow dislocate lungo tutta la strada fino a Srinagar. Quest’ultima città – dove si concluderà il nostro tour in jeep e di dove prenderemo il volo per Dehli- è una bella città tipicamente indiana posta sulle sponde del quieto e vasto lago di Dal. Ci sono sul lago, pittoresche barchette gialle con le quali raggiungiamo le famose case galleggianti che gli inglesi al tempo della colonizzazione costruirono direttamente sull’acqua, non potendo (per gli accordi presi coi maraja della regione) costruire alcuna casa stabile. Ma le case gal-

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leggianti, ora trasformate in accoglienti abitazioni per i turisti, sono ricchissime, lussuose e particolarmente accoglienti, e dopo i modesti hotel dello Zanskar e delle altre regioni visitate, ci sembrano un vero paradiso… Le lasciamo a malincuore dopo due notti di delizioso soggiorno e col proposito di ritornarci “possibilmente” presto, in ossequio all’auspicio di una cara amica che nel fugace commiato ci augurava: “Possa il tuo passaporto, avere molti timbri!”.


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Tra fango e storia Grande successo per l’ottava edizione de ”Historic Adventure”, l’evento dedicato ai fuoristrada d’epoca

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’Historic Club Schio, in collaborazione con il Boomerang Club di Valli del Pasubio, ha organizzato domenica 8 dicembre l’ottava edizione dell’”Historic Adventure”, da sempre l’evento dedicato ai fuoristrada d’epoca. Le iscrizioni erano aperte a tutti i veicoli 4x4, ma pur sempre costruiti entro il 1995. Erano presenti gioiellini come la Jeep Willys del 1943 che ha partecipato a 4 raduni in Normandia, la Fiat Campagnola del 1951, una Land Rover 2A Half Ton del 1968 o ancora una Toyota BJ 40 del 1979. Tra le più recenti spiccavano la JEEP Wrangler del 1994 e la Suzuki Vitara JLX 8V del 1991, guidata tra l’altro da due giovani ragazzi appassionati di off-road. Il ritrovo a Valli al mattino per ultimare le iscrizioni, per poi subito tuffarci nell’avventura tra le piccole stradine sterrate di montagna del Pasubio. Già subito nel primo tratto i nostri hanno trovato delle difficoltà: i nostri amici del Boomerang avevano scelto per noi percorsi un po’ impegnativi tra le stradine di montagna, ma allo stesso tempo ricchi di puro divertimento fino a giungere al luogo adibito per la prova di abilità. Il percorso pieno di dune e curve strette, di salite e discese, che im-


15 pegnava non solo il pilota ma anche il passeggero, doveva essere effettuato in un massimo di 2 min. e 30 sec. Prova facoltativa la fangaia”, in un tracciato disegnato appositamente, circondata da alberi e fusti secchi, totalmente immersa nel fango e foglie (da qui fangaia…). Un po’ di timore all’inizio ma sicuramente un’adrenalina a “100” per chi l’ha provato! Al termine della prova abbiamo percorso numerose strade sterrate immerse nel verde tra prati e boschi, scoperto panorami mozzafiato delle nostre “Piccole Dolomiti”, accerchiate da

alberi con ogni tipo di sfumatura ed un cielo immensamente blu. Non ci ha abbandonato, sebbene numerosi problemi durante il percorso, l’intrepido ed audace equipaggio femminile (Ivana e Sonia), premiato per la sua tenacia, spirito e un po’ di sfortuna! Giornata perfetta: un bel gruppo di amici con il giusto spirito di avventura, da sempre un sicuro divertimento per tutti i partecipanti! Passo Pian delle Fugazze a 1000 mt ci ha accolto per il nostro arrivo e la conclusione della ottava manifestazione. Appuntamento a Novembre 2016…

1° CLASSIFICATO: Losio Vittorio Land Rover 2A Half Ton del 1968 2 min 30” 15 decimi; 2° CLASSIFICATO: Colpo Michele Suzuki Vitara JLX 8V del 1991 2 min 30” 29 decimi; 3° CLASSIFICATO: Vedovato Gianmaria Suzuki Vitara Sidekick del 1991 2 min 30” 34 decimi.


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caccia

Il soccorso agli animali selvatici di Dorino Stocchero

In Provincia di Vicenza non esiste una struttura di stabulazione degli animali non domestici, ovvero un luogo di recupero per la loro riabilitazione dopo incidenti o ferimenti. Però ci sono dei volontari che meritano grande attenzione per l’importante lavoro che, tra crescenti difficoltà e incertezze, continuano a svolgere in collaborazione con la Polizia Provinciale a tutela della fauna che vive in natura.

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n Italia esistono alcuni centri di recupero di animali selvatici, ma nella nostra provincia non c’è mai stata la sensibilità di costituire una struttura apposita, anche se le leggi prevedono un fondo per curare, guarire e reintrodurre nel loro ambiente quegli animali autoctoni, che hanno subito dei traumi, soprattutto in seguito all’impatto con le attività umane. I medesimi centri dovrebbero collaborare con la facoltà di veterinaria delle università, per la formazione di tirocinanti e tesisti e per il monitoraggio costante degli animali deceduti, per riuscire così ad evidenziare con anticipo eventuali patologie che potrebbero inquinare il patri-

monio faunistico, se trascurate. Il centro dovrebbe essere un punto di riferimento per il settore competente della Provincia, per i servizi veterinari ALS, che possono contare in una struttura in grado di ricoverare immediatamente gli animali feriti. La Provincia dovrebbe mirare a sensibilizzare al rispetto delle specie che vivono nell’ambiente che ci circonda: promuovendo e organizzando attività didattiche per le scuole materne, primarie e secondarie. Il centro dovrebbe fare riferimento alle strutture che già collaborano con la Provincia, in particolare le cliniche e gli ambulatori veterinari associati con sedi a Schio e a Thiene (i quali peraltro già da anni si prestano alle cure degli animali selvatici). I medici veterinari, oltre all’ottima professionalità, hanno una grande passio-


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ne a curare i selvatici, inoltre vantano un’esperienza decennale. In un anno possono giungere al centro centinaia di esemplari: la principale causa del loro ricovero è dovuta a traumi da urto, seguita dal ritrovamento di individui immaturi e da soggetti con particolari patologie. I mesi in cui ci sono più rinvenimenti sono quelli primaverili ed estivi. La classe di animali che più frequentemente viene coinvolta è quella dei mammiferi, tra tutti quella dei caprioli, seguiti da un gran numero di avifauna. Dopo i primi soccorsi prestati dai veterinari, inizia il periodo di recupero, anche questo differente a seconda della specie e soprattutto dal trauma riportato. Il protocollo che bisogna seguire quando un animale viene ricoverato varia da specie a specie; si osserva una regola

fondamentale: la persona che si occupa della degenza è sempre la stessa, questo soprattutto per evitare situazioni di stress. Una volta che l’animale si è ristabilito viene portato in un luogo di ambientamento controllato, in un recinto o una voliera prima di essere rimesso in libertà, dopo aver applicato una marcatura per il suo monitoraggio. Agli animali selvatici, purtroppo certe volte è difficile fare una diagnosi precisa, per cui risulta arduo capire quale terapia somministrare, inoltre l’animale non può riferire i propri sintomi e a ingarbugliare ulteriormente la situazione ci si mette lo stress che per i selvatici è elevato. Pertanto spesso si naviga in un mare di incertezze nel quale bisogna fare comunque qualcosa, consapevoli che non potrebbe essere la soluzione migliore. Quando un’animale arriva ferito presso la clinica veterinaria, ha sicuramente una possibilità in più di salvarsi, grazie anche alla


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competenza, pazienza, perseveranza e alla professionalità dei medici che prestano a loro le cure. E buona norma che i cittadini privati, essendo essi la maggior parte di coloro che soccorrono per primi i selvatici, chiamino sempre

il personale preposto e poi aspettino i soccorsi, evitando di comportarsi come fosse un essere umano. Infatti bisogna sempre ricordare che un animale in difficoltà vede l’uomo che si avvicina come un predatore, quindi un nemico, per cui cercherà in ogni modo

di scappare, aggravando ulteriormente la sua condizione. Non bisogna mai portare a casa propria un animale selvatico anche se di piccole dimensioni, credendo di potergli prestare i primi soccorsi, la “buona azione“ può diventargli fatale.

la natura è un libro teriali industriali, anche La natura è un libro che fatto in precedenza e sicu- ma lli più tecnologici, non tutti possono leggere, ma ramente meglio. Pensiamo que o più recuperabili e deche pochi possono appren- alle ali degli uccelli da cui son o essere sostituiti. dere nel profondo; per ca- l’uomo ha preso ispirazione von animali ci danno un’inpire i suoi insegnamenti per realizzare tessuti con Gli tà di insegnamenti di bisogna avere tempo per qualità differenti come la fini , uno dei più importanti osservarla: non si afferra traspirabilità, l’impermea- vita il loro attaccamento alla tutto subito, ci sfuggono bilità, la leggerezza, la re- è stessa: un animale molti dei suoi meccanismi, sistenza al caldo, al freddo vita de nella vita, ha un ece solo osservandola con e al vento. Il confronto tra cre ionale spirito di sopravinfinita pazienza si arriva ciò che è natura e ciò che cez nza, lotta sempre con alla comprensione e con- ad essa si ispira, è sempre vive o se stesso per riconsapevolezza che quello che a vantaggio della prima, tutt stare il bosco, il cielo, la succede in natura è tutto infatti basta una piccola qui libertà. perfetto e ha un significato lisciatina per far tornare sua uomini dovremmo far ben preciso. Non c’è nul- efficiente l’ala di un volati- Noi oro di questa straordila che l’uomo abbia creato le e fargli di nuovo spiccare tes ia lezione. che la natura non abbia già il volo, mentre tante volte i nar


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è inseFabris l’ITI “G. Antonio presso o. gnante Arzignan “ di storia loGalilei nato di e degli i Appassio ra, viagg tacale, natu i alla mon legat bosport ha colla fiumi, eo il Mus gna e ai iche con bro del naturalist mem ricerche di Vicenza. È Ha scrit rato a o. na a Coro Valle dell’Agn ralistico di Sant i tere natu Storico Gruppo saggi di carat ultimi suoi lavor Asi to diver eografico. Gli Valle dell’ co-g ua nella conflitto e stori per l’acq nobiltà in e macamsono Lotte locali re, Som unità rdia gno-Com XX secolo (Cier e della disco e tagn Maestri fra XV Le mon 2013); 2008); mpagna orio e mon pagna Sommaca a tra territ tory re, iafac scuol (Cier ia, una tani, Med tuadella conc is, M. Cres ente ha effet ico Fabr Recentem afici su incar do (A. 2015). eogr ti le edizioni, storico-g na riguardan i studi di Vero dei corsi d’ac-a to degl ersità dell’Univ tiche idrauliche Astico, Tesin one, e di Terra problema tini: Bacchigli Acqu in ini, L. qua vicen , pubblicati S. Vant mpo cura di 2015). e Chia tino (a il Vicen silio, Venezia, ferma: Ed. Mar Masotti,

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iete atleti amatoriali con problemi articolari e di mobilità. Volete aumentare la massa muscolare. Oppure desiderate semplicemente migliorare la vostra prestazione atletica. Il vostro obiettivo è invece quello di perdere peso o diversamente siete alla ricerca di un allenamento total body. Sappiate carissimi sportivi o amanti dell’attività motoria che per esaudire anche soltanto uno di questi desideri non serve necessariamente un lavoro isotonico né tanto meno l’utilizzo di macchinari: la chiave di volta si chiama tecnica a corpo libero, un’attività aerobica che non prevede alcun tipo di sollecitazione esterna, solo mente e corpo liberi. É a tutti gli effetti una scuola riconosciuta dal CONI che pone al centro l’individuo, la

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Segreteria martedì ore 10.45 / 13.45 ore 18.00 / 21.00 giovedì ore 10.45 / 13.45 sabato ore 9.00 / 12.00


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sua capacità di concentrazione e di ascolto di sé e del proprio corpo. Aiutato solo da piccoli ausili come bacchette, palle mediche, bande elastiche, fitball, cavigliere e corde, il corpo libero di esprimersi risveglia le articolazioni e lavora coinvolgendo più catene muscolari aumentando tutte le soglie di fatica. Il bello di questa disciplina è che non ci sono vincoli nemmeno di spazio: ogni allenamento può essere realizzato dentro un capannone vuoto, lungo la pista ciclabile, in mezzo ad un campo, anche in alta quota, in un bosco o in piscina; luogo quest’ultimo in cui si va non per nuotare ma per fare degli esercizi a corpo libero in cui l’acqua è alta poco più di un metro. Il focus

è sempre e solo il corpo, libero di risvegliare tutte quelle potenzialità fisiche e mentali che ognuno di noi possiede.

Blagojevic. Oggi conta un centinaio di iscritti di cui una ventina di giovanissimi sotto i quindici anni di età.

Chi dal 2009 interpreta questo metodo è DDD Disciplina Dedizione Determinazione, scuola a corpo libero di Cornedo: prima insegna all’individuo a rispettare stesso, poi ad interagire con l’esterno e a chiedere il massimo sia in un contesto di forzo/performance, che nel momento del recupero. La scuola, fino al 2015 situata a Spagnago, è diretta dal docente Federale Damiano Melis supportato dal fisioterapista Stefano Benacchio, Ceci Smiderle, docente di pilates e posturale nonché ricercatrice e dal preparatore atletico Mihailo

Dopo test di mobilità e prove tecniche che servono per capire bene la persona che si ha di fronte, le sue esigenze e le sue potenzialità, lo staff elabora un programma personalizzato a corpo libero affiancato, su richiesta, anche da una consulenza di tipo alimentare.

Parola d’ordine: libertà di corpo e mente.

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marostica di Demitri Brunello

Jack rally driver Giacomo parlaci un po’ di te Cosa dire… ho 27 anni, sono nato e vivo a Marostica e ho una grande passione per le auto da corsa, passione che mi è stata trasmessa da mio papà Giorgio.

Raccontaci com’è andata la stagione scorsa al Campionato Europeo Non è andata benissimo, ho partecipato a 3 gare dell’Erc (Campionato Europeo Rally) con una Peugeot 207 s2000, ma con scarsi risultati: ben 3 ritiri su 3 gare. In Lettonia, all’ultima prova della giornata, con il buio ho anticipato un inversione e all’interno c’era un fosso e ho rotto una ruota; in Irlanda, a due prove dalla fine, quando ero 8° assoluto, mi si è rotto un semiasse; al Rally delle Azzorre ho toccato un muretto a secco e, come ben si sa, i muretti sono noti per la loro capacità di risucchiarti al loro interno e farti ritirare.

Ma in Italia hai conquistato la prestigiosa vittoria al Rally di Bassano… Sì, in Italia è andata decisamente bene. Ho partecipato al Rally dell’Adriatico finendo con un fantastico 7°assoluto, contenendo i distacchi dai pri-

Jack Costenaro ha vinto l’ultima edizione del Rally Bassano ed è l’unico pilota vicentino a partecipare al Campionato Europeo Rally mi, infine con grande soddisfazione ho vinto il rally di casa, Rally Città di Bassano con una Peugeot 208 t16 R5.

Grande pilota ma anche grande navigatore Il navigatore è fondamentale in un equipaggio di rally e sono fortunato ad avere Justin Bardini che tra lavoro e famiglia riesce a trovare tempo anche per correre. Devo molto a Justin, che prima di essere

un navigatore è un vero amico, cosa fondamentale, dato che si passa molto tempo in auto e fuori dall’auto assieme: essere amici è molto importante.

Cosa fai nel tempo libero, quando non lavori o corri in auto? Fortunatamente ho tanti hobby e nel tempo libero riesco quasi sempre a riempirlo andando via con la moto d’enduro e da trial. Quando posso, vado a sciare, comunque sempre sport all’aria aperta, come una semplice corsa o un giro in bici.

Pilota imprenditore, di cosa ti occupi? Lavoro da ormai 5 anni nell’azienda di famiglia la TAKA srl e mi occupo dalla ricerca e sviluppo alla produzione ed al rapporto con i clienti, insomma sono occupato a 360°, sicuramente non ci si annoia, si fatica un po’, ma tutto ciò fa parte del lavoro, che, per fortuna, dà anche grandi soddisfazioni.

Preferisci la terra o asfalto? Beh, non c’è dubbio la terra. La guida è più spettacolare al limite dell’aderenza. Sulla terra per essere veloci bisogna avere una grande esperienza e aver fatto parecchi km di prove. Anche l’asfalto è molto bello e anche qui, trofeo dopo trofeo, sono cresciuto molto. Ci vuole molta precisione e sicurezza comunque.

E’ importante alimentarsi bene, raccontaci la tua dieta e come ti prepari fisicamente. Non ho una dieta specifica, però cerco di mangiare sano, equilibrato, bevendo


23 molti liquidi e mangiando molte verdure. Come allenamento vado a correre a piedi o in bici alla sera durante la settimana, da questo anno con un personal trainer sto allenando riflessi ed equilibrio, senza contare gli allenamenti in moto.

Sei scaramantico? Non particolarmente, ho dei miei riti, come penso un po’ tutti i piloti, ma penso che la fortuna assista gli audaci, quindi cerco di dare il massimo sperando che vada tutto sempre bene.

Ultimamente i piloti e i navigatori sono su Fb durante la gara, cosa ne pensi? Eh! Eh! Eh! Non vorrei mai cadere nella polemica, c’è un sacco di gente permalosa, mi limito a dire che non lo concepisco. Durante la gara e le ricognizioni preferisco concentrarmi solo su quello che sto facendo. Oramai la vita per molti è solo questione di “like” o commenti vari. Mettersi in mostra non fa al caso mio.

Amici e sponsor da ringraziare Ringrazio tutti quelli che mi sono sempre vicini, amici, sponsor, la Delta Rally, scuderia Rally Team, Justin il mio navigatore, ma soprattutto la mia famiglia che mi ha permesso di coltivare e crescere questa passione meravigliosa che si chiama RALLY. Grazie anche a Voi di Sportivissimo per questa intervista.

Programmi 2016?

Per il 2016 penso che parteciperò a 2, 3 gare dell’ERC, cominciando dal rally delle Canarie, visto che hanno annullato la prima gara in Lettonia, poi farò qualche gara in Italia, magari nel trofeo terra, sempre con la Peugeot R5.


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valdagno

Giovani promesse Alla gara regionale di ginnastica artistica, “Rosa dei Venti Nord”, che si è disputata a Ponzano Veneto, strepitoso successo per il team rosa della Polisportiva valdagnese, guidato dall’allenatrice Tatiana

Montagna. Alla loro prima gara AICS, la neo formazione ha conquistato il primo posto stupendo i tecnici e incantando il pubblico.

Ecco i nome delle otto vincitrici: • Giulia Bonani • Elisa Cailotto • Marta Fin • Pamela Gonzato • Veronica Lucato • Giulia Pellicchero • Sophia Storti • Melissa Timelli


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photo: Stefano Lovato Uganda, Bwindi Forest, 2012

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storia

La grande guerra in alto Adriatico 5a parte

L’affondamento dei sommergibili Medusa e Jalea. Il vicentino Alessandro Vitturi, tra i caduti

L

a guerra non è ancora incominciata e già si inviano unità navali a Venezia per il controllo dell’alto Adriatico. Tra queste alcuni sommergibili appartenenti alla classe Medusa dal nome della prima unità ed equipaggiati con i primi motori diesel italiani che a causa di continui problemi ne limiteranno notevolmente l’affidabilità. Tra questi sommergibili vi sono il Medusa e lo Jalea.

Il Sommergibile Medusa

di Antonio Rosso e avv. Andrea Tirondola. In collaborazione con Girolamo Trombetta (ANMI Vicen- Il Medusa all’inizio del 1915 si za) e l’aiuto del 1° Mar. F. Bellora (custode del Sacrario Militare di Venezia) trova a La Spezia. Sembra,

quindi, che le sue sorti deb-

foto di A. Rosso e archivio Betasom (www.betasom.it) bano giocarsi nel mar Tirre-

segno dei sommergibili della classe “Medusa”

no, quando, il 15 marzo arriva l’ordine di trasferimento per Venezia. Al comando dell’unità vi è il tenente di vascello Alessandro Vitturi il quale compie il lungo viaggio di circumnavigazione della penisola italiana al t ra i n o di unità di appoggio. Il trasferimento

non è senza inconvenienti. Durante il rimorchio nell’Adriatico, infatti, a causa della nebbia, il sommergibile finisce incagliato vicino allo scoglio di San Clemente, nei pressi di Ancona e per liberarlo bisogna chiamare anche due rimorchiatori. All’ingresso dell’Italia nel conflitto, il Medusa è a Venezia e il tenente di vascello Vitturi ne è ancora comandante con l’incarico di missioni offensive lungo le rotte mercantili austro-ungariche e contro i porti nemici dell’Alto Adriatico, L’8 giugno 1915, mentre l’equipaggio è impegnato, come ormai accadeva spesso, nella riparazione dei motori, riceve l’ordine di portarsi in agguato tra Umago e Punta Salvore e di stazionarvi sino al giorno successivo. La missione si svolge senza particolari avvenimenti, anche se con continui problemi ai motori diesel che si guastano più volte, obbligando il Medusa all’immersione ed alla navigazione con i motori elettrici mentre vengono effettuate le riparazioni. La missione è conclusa ed alle 20.30 del 9 giugno si posa sul fondale al largo di Cortellazzo per il pernottamento. La mattina dopo è previsto il ri-


29 entro a Venezia. Infatti, all’alba del 10 giugno il Medusa inizia la navigazione di rientro, percorrendo in superficie la rotta di sicurezza alla velocità di 8 nodi verso il porto del Lido, ormai all’interno della linea pattugliata dalle torpediniere italiane tanto che sembra ne abbia anche incrociata una a portata di voce per l’identificazione. In coperta ed in torretta ci sono il comandante Vitturi, il comandante in seconda, tenente di vascello Giovanni Battista Carniglia, il timoniere marinaio Costanzo Salvatore ed altri tre marinai di vedetta, mentre, sottocoperta, gli altri componenti si stanno preparando all’imminente arrivo in porto, quand’ecco:”Intorno alle 6, 15 mentre stavo verificando sulla carta la rotta che seguivamo, udii un grido: un siluro! - E’ il TV Carniglia che racconta - Mi voltai istantaneamente a sinistra; vidi la scia a meno di 20 metri da noi, ed ebbi la percezione netta, matematica, sicura, che il siluro ci avrebbe colpito. Udii il comandante Vitturi ordinare: tutto a dritta; mi lanciai verso prua gridando a tutta voce: in mare. E mi gettai a capo fitto in acqua saltando dalla piastra del timone prodiero di sinistra. Durante lo scoppio credo di essere stato in acqua; ebbi l’impressione di trovarmi in un formidabile frangente, lottai col risucchio, col rivolgimento dell’onda, e finalmente venni a galla. Quanto tempo poteva essere passato? Trenta o quaranta secondi al massimo; tutto era finito. Il battello a una trentina di metri sulla mia dritta spariva, non restava fuori acqua altro che la punta della prua e l’estremità del periscopio; pochi secondi dopo tutto era scomparso”. Gli uomini dell’equipaggio che si trovavano all’esterno del battello vengono sbalzati in acqua; il comandante

Vitturi assieme ad altri viene trascinato nel gorgo del sommergibile in affondamento. Rimangono in superficie cinque naufraghi, il tenente di vascello Giovanni Battista Carniglia, il sottocapo elettricista Paolo Modugno gravemente ferito e tre marinai che riescono a raggiungere un gavitello poco distante. E le nostre torpediniere, dove sono? Dopo oltre due ore affiora un piccolo sottomarino. Si tratta del sommergibile tedesco UB15 al comando dell’Oberleutnant zur See Heino von Heimburg operante con bandiera austriaca come U11, ma che, all’epoca dell’azione, apparteneva ancora alla Marina germanica essendo intento ad addestrare il personale della Imperial-Regia Marina austriaca. Ragione per cui l’azione avvenne quando non esisteva ancora uno stato di guerra tra Italia e Germania. In ogni caso il sommergibile prende a bordo i naufraghi e li porta a Punta Salvore. Da qui i prigionieri sono condotti a Pola per essere smistati nei campi di prigionia e dove viene operato anche Modugno. Quest’ultimo, ormai invalido a causa di interventi medici non idonei, scriverà il libro “Dal Sommergibile Medusa a Mauthausen” in cui narrerà i suoi 17 mesi di prigionia ed anche il momento del siluramento:“... Ma il terribile momento venne: l’acciarino del siluro urtò contro il sommergibile, ed il siluro scoppiò, la luce si spense ed il macchinario cessò di funzionare. Il Medusa si abbassò con la prua ... ; fui gettato violentemente contro l’asse del periscopio al quale rimasi stretto finché lo scafo riprese la posizione normale per affondare poi, di poppa. Il locale interno fu con violenza invaso dall’acqua, che mi travolse e mi sollevò fino ad urtare col capo con-

tro la volta. Un operaio borghese, imbarcato con noi, con voce inumana chiedeva aiuto: le sue grida mi dettero la coscienza del pericolo. Raggiunsi con sforzi inauditi la torretta; il portellone che comunicava coll’esterno era chiuso. Tentai di aprirlo; non vi riuscii. Intanto l’acqua saliva senza tregua, implacabile. Non avevo più spazio, non avevo più aria: inghiottivo acqua, inghiottivo nafta, finché, forse, sotto la pressione dell’acqua stessa, il portello si aprì violentemente ed io fui lanciato fuori. Il Medusa non c’era più; era scomparso, portando seco il suo carico di cadaveri. Addio Medusa, bel sommergibile nostro! Noi avevamo sperato di portarti vittorioso attraverso i nostri mari, attraverso le insidie del nemico, entro le sue basi, ove tiene inoperosa ed inutile la sua flotta: invece tu scompari, ucciso dalla insidia del nemico stesso! Ero salvo ma a qual prezzo! Per liberarmi dal risucchio e render più liberi i movimenti, tentai di togliermi le scarpe e mi accorsi che il piede destro seguiva,

nel movimento, la calzatura. Avevo le ossa della gamba fratturate e poiché altri naufraghi non erano molto lontani e il dolore si fece, d’un tratto, vivissimo, chiamai disperatamente al soccorso. L’ufficiale in 2a del Medusa, il Tenente di Vascello Carniglia, accorse, mi confortò, mi incoraggiò e mi aiutò a spogliarmi... ... Ad un tratto un periscopio emerse a poco più di duecento metri dal gavitello; esso si avvicinava a noi, quasi ad investirci. Oltrepassato il galleggiante, il sommergibile venne a galla. Era nemico! Il Comandante ci chiamò a

l’affondamento del Medusa secondo la stampa austriaca

Il Sacrario Militare di Venezia. Il Tempio Votivo del Lido


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Il Tenente di vascello Alessandro Vitturi

Il recupero

la notizia del recupero del Medusa nel 1956 su “La Stampa”

bordo. Allora il Tenente di Vascello Carniglia mi sciolse e mi aiutò a raggiungere il sottomarino.. ... era intenzione del comandante tedesco di abbandonarmi alla mia sorte, tanto gli parve grave la mia condizione e prossima alla fine. Uno di quei marinai aveva già portato in coperta un salvagente per gettarmi con quello in mare. Il mio Comandante mi salvò, opponendosi a una soluzione così inumana...”

Qualche giorno dopo l’affondamento il Comando Marina Venezia invia una spedizione di dragaggio che individua lo scafo ma la difficoltà di operare in acque pericolose per la presenza dei sommergibili nemici ne sconsigliano il recupero. Il Medusa viene dimenticato fino al 1956 quando la Cooperativa Triestina Goriup, che si sta occupando del recupero delle navi affondate nell’AltoAdriatico ottiene il permesso di portarlo in superficie. Dopo averlo nuovamente localizzato vengono scavate sotto di esso, nel fondale, due gallerie di circa quattro metri per farvi passare i cavi delle imbracature in modo che un pontone possa sollevarlo. Così il 18 agosto 1956 il relitto del Medusa viene portato a Punta Sabbioni, presso il porto di Lido, tutto incrostato di calcare, molluschi e crostacei. Dentro lo scafo si trovano i resti di tredici marinai, che vengono tumulati con tutti gli onori a Redipuglia mentre lo scafo del sottomarino va alla demolizione. Per mantenerne vivo il ricordo viene recuperata l’estrema prua ed altre parti, tra cui il timone che ora sono esposte presso il Museo Storico Navale di Venezia.

Nasce il 22 novembre 1879 a Vicenza da Giuseppe e Clementina Tesi. Non si sa quando lascia Vicenza, ma nel novembre 1897 è allievo nella Regia Accademia Navale di Livorno e diviene Guadiamarina il 21 dicembre 1899. Nominato Sottotenente di Vascello il 13 giugno 1901, in data 25 luglio 1907 acquisisce il grado di Tenente di Vascello. Nel 1915 si trova a La Spezia al comando del sommergibile Medusa, quando gli giunge l’ordine di trasferire l’unità a Venezia dove giunge il 16 marzo. A Venezia prende alloggio sulla riva degli Schiavoni, in un albergo che allora era chiamato “Hotel d’Angleterre & Pension” o semplicemente Albergo d’Inghilterra. Oggi è il “Londra Palace”. Esegue numerose missioni offensive. Mandato in giugno in missione nelle acque di Pola, pur in precarie condizioni di salute e con i motori non completamente efficienti, in fase di rientro, ormai vicino al porto di Lido viene colpito da un siluro e il Medusa affonda trascinando il comandante tra i gorghi. Il suo corpo fu probabilmente recuperato, durante le operazioni di dragaggio eseguite alcuni giorni dopo per ritro-

Foto del tenente di vascello Alessandro Vitturi, medaglia di bronzo

vare il relitto e le sue spoglie riposano ora nel Tempio Votivo, Sacrario Militare del Lido di Venezia. Alla memoria gli verrà conferita la Medaglia di Bronzo al Valore Militare con la seguente motivazione: “Comandante del Sommergibile Medusa, dopo aver condotto a compimento la sua missione presso una base nemica, in seguito ad attacco di una unità avversaria incontrava morte gloriosa (Alto Adriatico 10 Giugno 1915)”. Nel 1922 verrà dato il suo nome anche ad una cannoniera di scorta ed è nominata nel litorale jesolano, una batteria costiera, di origine navale, denominata Vitturi.

. Dal libro di

il momento in cui i naufraghi del Medusa si riuniscono sul gavitello Carniglia “Dal Medusa a Mauthausen”


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Il Sommergibile Jalea Una tragedia colpisce due mesi dopo anche il sommergibile Jalea. Della stessa classe del Medusa, lo Jalea viene trasferito a Venezia allo scoppio della guerra. Al comando del Capitano di Fregata Ernesto Giovannini che, dopo sette missioni di agguato lungo le rotte commerciali austriache, affonda il 17 agosto al largo di Mula di Muggia a seguito di un urto contro una mina. In sei riescono ad uscire dal battello e cercano di raggiungere a nuoto la costa di Grado, per evitare la cattura, ma il comandante in seconda TV Cavalieri ed i marinai Armellino, Di Biagio, Motolese e Giacometti muoiono nel tentativo; solo Vietri sopravvive e viene tratto in salvo da un motoscafo, dopo aver passato in acqua 14 ore. I corpi di Armellino, Di Biagio e Motolese si trovano tumulati nel Sacrario Militare di Venezia del Lido. Il relitto, individuato già dieci giorni dopo l’affondamento da un idrovolante pilotato dal tenente di vascello Giuseppe Miraglia, viene recuperato nel maggio 1954. Portato nei cantieri di Monfalcone si ritrovano i resti di 11 membri dell’equipaggio che oggi riposano nel Sacrario di Redipuglia. Il sommergibile viene demolito. La tragedia dello Jalea ispir-

erà anche Gabriele D’Annunzio che nel 1916 scriverà “La Leda senza cigno” un racconto seguito da una licenza in cui ne racconterà la fine ed in cui le vicissitudini di Vietri in mare verranno ricostruite punto per punto. Alla memoria vengono decorati con Medaglia d’Argento l’area in cui si trovano le tombe dei caduti dello Jalea e del Medusa al Valore Militare sia il comandante Ernesto Giovannini che il tenente di vascello Guido Cavalieri Il comandante Giovannini con la seguente motivazione: “Dopo aver compiuto ardite missioni di guerra, in agguato presso la costa nemica, rimaneva vittima del proprio ardimento nel tentativo di portare a compimento la missione affidatagli in acque insidiate dal nemico (Alto Adriatico, 17 agosto 1915.” Per il Tenente di Vascello Cavalieri la motivazione fu “Durante l’affondamento di Venezia l’area in cui si trova la tomba del TV Alessandro Vitturi al Sacrario dello Jalea, trovandosi a prora, con calma e sangue freddo riuniva presso di sè la gente che si rovava vicina e poteva aprire il portello prodiero, riuscendo a trarre alla superficie del mare alcuni marinai. Dopo aver lungamente nuotato con essi verso la nostra costa, perdute le forze soccombeva. Alto Adriatico 17 agosto Il sommergibile Jalea al varo 1915”.

dr. Angelo Pietropan medico oculista Specializzato in Oftalmologia malattie dell’apparato visivo

oculista@angelopietropan.it www.angelopietropan.it Oculista Dott. Angelo Pietropan


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folgaria

400 luci nel buio hanno illuminato per una sera il comprensorio sciistico di Folgaria per la prima edizione della FOLGRAIT SKI RACE

L’irresistibile fascino dello sci notturno

I

n paese piÚ di qualcuno ha strabuzzato gli occhi alla vista di quella scia luminosa in movimento che saliva dalla Salizzona per poi scomparire e riapparire come d’incanto sulla Martinella. Uno spettacolo suggestivo; una sorta di stella cometa, apparsa giusto qualche giorno prima di Natale, realizzata dagli scialpinisti che con le loro luci frontali hanno affrontato i 18 km del tracciato ricavato interamente sulle piste del carosello


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sciistico di Folgaria. Numeri importanti per questa prima edizione della FOLGRAIT SKI RACE organizzata dallo SCI CAI SCHIO in collaborazione con APT ALPE CIMBRA e FOLGARIA SKI che nonostante la totale assenza di neve naturale ha saputo mettere in piedi un tracciato vario e tecnico che alla fine ha soddisfatto in modo unanime i partecipanti. E se gli atleti elite hanno impressionato per le grandi performance cronometriche, dietro invece è andata in scena una grande festa di inizio stagione proseguita fino a notte fonda con il pasta party all’Osteria del Gufo. Il popolo della notte armato di pelli di foca e luci frontali ha esordito così in quel di Folgaria, una manifestazione destinata a crescere e diventare un appuntamento fisso di inizio stagione nel panorama dello scialpinismo italiano. Un evento che si inserisce in un progetto

outdoor ad ampio respiro che ha la finalità di valorizzare il territorio dando spazio a discipline emergenti. E gli Altipiani Trentini di Folgaria, Lavarone e Luserna rappresentano la meta ideale per chi vuole cimentarsi in un nuove avventure. La cronaca racconta di un Michele Boscacci, atleta della nazionale di scialpinismo, che presa la testa della gara già nella prima salita ha tagliato il traguardo in solitaria coprendo i 18 km e 1300 metri di dislivello positivo in 1h17’. Al femminile grande bagarre con continui capovolgimenti al comando; alla fine l’ha spuntata una indomita Corinna Ghirardi che chiudeva la sua fatica in 1h35’. Al via anche le categorie giovanili con circa 50 ragazzi suddivisi tra le categorie cadetti e junior che hanno affrontato percorsi diversi in base ai regolamenti federali. Chiusura doverosa riservata agli 80 volontari che hanno lavorato alacremente prima durante e dopo l’evento animati da tanta passione e competenza, il vero valore aggiunto di questa manifestazione che ha saputo fare la differenza.


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Città di Valdagno Assessorato allo Sport

di Giulio Centomo

ia g r e in s a n u : t r o p S y Comune e Wh e in f e t o u r e ll e d e m o nel n edizione Il 1° maggio seconda hy Sport della rinnovata GF W

A

ncora una volta Valdagno si conferma polo attrattivo nel panorama delle ruote fine e si prepara alla seconda edizione della rinnovata Granfondo Why Sport Città di Valdagno che prenderà il largo il 1° maggio.

Seguendo il tracciato ormai noto delle granfondo che da diversi anni hanno eletto Valdagno a loro dimora, da Piazza Cavour si procederà alla volta di Recoaro Terme scaldando per bene le gambe in vista della prima salita a Passo Xon, 230 m dsl da liquidaParterre ormai tradiziona- re in poco meno di 4 km. le sarà il rettilineo di Piazza Cavour, cuore pulsante Dallo scollinamento si dell'impianto della cosid- scatterà in discesa verso detta Città Sociale o Città Valli del Pasubio dove la dell'Armonia. Qui l'ap- gara imboccherà il nuovo puntamento con il popolo tratto. Sbucati sulla Prodelle granfondo scatterà vinciale 46, infatti, si metalle 9.00, per lanciarsi sui terà la freccia a sinistra, si due possibile tracciati ri- scalerà qualche marcia e visti proprio per l'edizione si tornerà ad arrampicarsi 2016. in progressione prima verso quota 915 m slm di loSulla carta troveremo in- calità Ponte Verde, quindi fatti un mediofondo di si salirà ulteriormente fino 93 km e 1.700 m dsl e un alla Cima Coppi di giornata granfondo che si allun- dei 1.074 m di Passo Xomo, gherà nel complesso per poco sotto l'imbocco dello 131 km con un dislivello storico sentiero delle 52 pari a 2.800 m. Gallerie sul massiccio del

Pasubio. Dal passo si staccherà una discesona di oltre 16 km che transita per il Tretto di Schio e poi scende in città ritrovando il tracciato dello scorso anno. Segue l'ascesa a Monte Magrè e la calata graduale su Cornedo Vicentino, ritornando di fatto nella valle dell'Agno. Proprio Cornedo sarà lo spartiacque dei due tracciati, con il mediofondo che procederà spedito verso Valdagno e, una volta spuntata anche la salita di località Castello potrà concedersi di infilare la via del traguardo. Sull'altro fronte, invece, ancora una salita metterà alla prova le gambe già ben frullate dei tena-


35 ci concorrenti, alla volta di Quargnenta e Selva di Trissino. Da qui, seguendo la dorsale che transita per Nogarole Vicentino ci si getta in discesa verso la valle del Chiampo. Un breve passaggio sul fondovalle sarà il preludio ad una nuova impennata verso Ferrazza e quindi località Zanconati. Breve tratto in ripida discesa per lasciare andare le gambe e solo a quel punto, quando il contachilometri segnerà i 110 km pedalati, la corsa si troverà davanti il celebre passaggio della Trappola, una rapida salita verso l'abitato di Marana, dove si registrano picchi di pendenza fino al 20%. Insomma, non proprio una passeggiata. Se non lo avranno fatto le precedenti pendenze, è dato per certo che la selezione finale si farà qui. Transitati per Marana e Zovo di Castelvecchio, si imposterà la discesa sinuosa che ricondurrà la carovana a Valdagno per l'atteso traguardo. Dopo il debutto nel 2015 come gara bonus del prestigioso Alè Challenge, quest'anno la GF Why


36 Sport sarà tappa a tutti gli effetti della kermesse ciclistica che non a caso è tra le più apprezzate e partecipate d'Italia. La GF valdagnese sarà la tappa numero 4 e seguirà altri due appuntamenti vicentini, quelli con le GF Liotto del 10 aprile e GF fi'zi:k del 24 aprile. Nel 2016, inoltre, la GF Why Sport è inserita anche nella 21^ edizione del Giro delle Regioni, che partirà il 6 marzo da Cecina (LI) con la GF Inkospor Val di Cecina, proseguendo poi con la GF del Diavolo in Versilia (20/03), la GF Città La Spezia (03/04) e la GF Coppa Piacentina DOP del 10 aprile, prima di sbarcare proprio a Valdagno.

dopo volato di 35 euro fino al 29 aprile, age zzo pre al ni izio iscr le o uon Proseg ci si potrà successivo e fino all'ultimo minuto di che si scatterà allo scaglione di 45 euro. assicurare un pettorale al costo riconferma ribadita la soddisfazione per la Dal municipio valdagnese è stata degli eventi è divenuto un po' una certezza che co isti cicl o ent tam pun l'ap del sportivi di primavera.

PASSO XOMO MARANA PONTE VERDE ZANCONATI

S. CATERINA PASSO XON QUARGNENTA RECOARO

VEGRI

BIVIO FERRAZZA

CHIAMPO SCHIO

VALDAGNO

CORNEDO

LA TRAPPOLA ARRIVO

PRIABONA

VALLI DEL P.

CORTESANI

NOGAROLE

CRESPADORO

MONTE MAGRE'

COCCO DI CASTELVECCHIO

S. PIETRO M.

VALDAGNO


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schio di Demitri Brunello

Sulle strade del mito Mori Eleonora ha paretecipato da navigatore all'ultimo Rally di Monecarlo valido per il Mondiale in coppia con Luca Rossetti: un'esperienza unica sulle strade del rally più famoso di sempre

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ata a Schio il 1 aprile del 1990, Eleonora Mori fin da piccola è cresciuta con la passione per i motori, seguita dalla mamma Patrizia che già a 5 anni la portava in pista con i Go-Kart fino al raggiungimento del 18° anno di età, quando Eleonora ha potuto fare la patente di guida e di conseguenza la Licenza Rally per diventare una Co-Pilota. L'esordio è avvenuto nel 2011 dove vince la categoria di classe insieme al suo Pilota. Eleonora vanta già molte gare sul sedile di destra, la sua passione continua con l'aspirazione di far diventare il Rally un piacevole lavoro e non solo uno sport! Nel 2014 Eleonora partecipa ad un concorso mondiale della Michelin, su 27mila iscrizioni arrivate da tutto il mondo, Eleonora a luglio viene contattata dalla Michelin dove gli dicono che lei è la prima vincitrice al Mondo del concorso “Corri con Dempsey”. Nel settembre 2014 Eleonora vola

in America ad Austin TX per navigare, guidare e imparare tutte le doti del noto dott. Stranamore. Eleonora conosce Luca Rossetti al Monza Rally Show nel 2014, e si ritrova per sbaglio a fare un test in quel di Brescia dove quel giorno era presente anche il noto pilota pordenonese. Da lì, dopo test e varie prove, si ritrovano a vincere il Rally del Piancavallo nell'agosto 2015 con la Peugeot 208 R5 del Team Power Car di Munaretto. Gennaio 2016, partecipa al Rally di Montecarlo, dove il nuovo equipaggio Rossetti/ Mori si schiera per affrontare la finale Europea del trofeo Renault Clio R3T, dove partecipano tutti i vincitori dei trofei nazionali del 2015, vinto appunto da Luca Rossetti in Italia. Una gara con tutte le insidie possibili, con avversari giovani motivati e di buon piede, il premio da vincere è moto importante, 6 gare nel Mondiale Rally ufficiale Renault con Clio R3T.

...il racconto di Eleonora sul "suo" Rally Montecarlo: "Siamo partiti molto cauti per affrontare una gara che va fatta esclusivamente di testa, certo, il piede conta, ma la gara è lunga, con prove altrettanto lunghe e difficili e insidiose. Uu Rally che ti insegna parecchio sotto tutti i punti di vista. La nostra è stata una gara in rimonta giorno dopo giorno, ci interessava prendere più punti possibili per vincere il titolo. Arrivata la domenica, arriva anche la prima prova, vinciamo... e automaticamente scopriamo di aver vinto il Trofeo, decidiamo quindi di amministrare la nostra posizione fino in fondo e portarci a casa il nostro premio! Grande festa all'arrivo dell'ultimo parco prima del Palco di Arrivo... finalmente è finita!!! Il trofeo è nostro... Ma ahimè, quella felicità dura solo poche ore... Quando scopriamo che in verifica dopo gara viene trovata un'anomalia alla turbina. Per la FIA e per la Renault siamo fuori... Ora c'è tanto amaro in bocca, ci cade addosso tutto quello che abbiamo fatto per arrivare fino a lì... Mi resta sicuramente una grande esperienza da aggiungere al mio bagaglio di Navigatrice. Una gara che ti insegna realmente a capire cosa vuol dire “essere navigatore”, sono sulla buona strada, ma è una strada sempre in salita". Devo sempre pensare che posso migliorarmi, che posso sempre dare e fare di più... solo così raggiungerò i miei obbiettivi in questo mondo. Ringrazio sempre chi mi aiuta a fare questo, il mio Pilota, Matteo Chiarcossi che mi sta istruendo con tutti i suoi metodi e tutto il team. Il 2016? Un anno da scoprire...


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sub di Antonio Rosso foto di Fabio Bigarella e archivio Dimensione Blu

Capodanno alla Pria Tradizionale immersione nell’Astico dei soci dell’Associazione Sportiva Dimensione Blu

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nche per il 2016 l’Associazione Sportiva Subacquea Dimensione Blu di Cavazzale ha festeggiato il primo giorno dell’anno con una immersione nelle fredde acque (lo sono anche d’estate) del torrente Astico, ad Arsiero, in località Pria. Località assai nota ai subacquei della nostra provincia e della quale si è avuto occasione di scrivere su Sportivissimo in occasione di varie iniziative (n. 19 del 2007, n. 27 e n. 30 del 2008, n. 70 del 2012). L’associazione pur avendo sede a Cavazzale nel comune di Monticello Conte

Otto raggruppa molti subacquei di altri comuni, alcuni dei quali di Schio e della valle dell’Agno. Come ogni associazione dilettantistica sportiva, Dimensione Blu, in qualità di centro PADI, è orientata all’insegnamento della subacquea ricreativa e tecnica, tuttavia, essendo composta da un gruppo di amici che condividono l’amore per il mare e per le immersioni predilige la realizzazione di immersioni in gruppo, incontri culturali, mostre fotografiche e, soprattuto, pranzi e cene. Da poco più di un anno fa parte anche del gruppo di

protezione civile dell’ANMI di Monticello. Come guida per l’attività, l’associazione, ha fatto propria una frase di Baudelaire ripresa dal sonetto “Invito al viaggio”: ... Tutto laggiù è armonia e bellezza, lusso, calma e voluttà. Particolare attenzione viene dedicata all’organizzazione, cura e partecipazione alle numerose iniziative culturali, storiche e soprattutto alle uscite in mare e sui laghi, poiché tante sono le occasioni per praticare questo sport: viaggi, eventi con altri club, giornate dedicate alla pulizia dei fondali (Project Awaere) e


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i subacquei e gli addetti alle vettovaglie. Alle 11,30, dieci i volontari all’immersione per il previsto itinerario, canalone, sifone, sosta alla targa posta in Dimensione Blu ha fatto propria l’iniziativa, lanciata onore di Nicola Carta da Sportivissimo fin da fabbraio del 2015, di ricordare la presidente del club, Grande Guerra ed il contributo dell’allora Regia Marina mancato quattro anni descrivendo i fatti bellici navali avvenuti in alto Adriatico fa, proprio vicino alla e culminati in tragedia, descrivendo dove possibile, le imscultura del Cristo mersioni sui relitti che giacciono ancora sul fondo. posata da molti anni. Per ricordare i 100 anni della grande guerra ed onorare Dopo mezz’ora rila memoria dei caduti l’Associazione Dimensione Blu efsalita, svestizione fettuerà, dunque, immersioni sull’Amalfi, sulla torpediniera auguri collettivi e 5PN, sulla torpediniera 88S e sul piroscafo Baron Gautsch pranzo all’aperto. oltre che su altri relitti della 2a Guerra Mondiale. A tal fine saranno Per informazioni utilizzati gli articoli aphttp://www.dimensioneblu.it/, parsi su Sportivissimo a info@dimensioneblu.it firma di Antonio Rosso. Presidente Francesco Meneghello La serie, giunta con il nutel 337249514. La sede si trova in Viale della mero attuale alla 5a parte, Stazione 8/A Cavazzale, 36010 Monticello continuerà fino ad arrivare Conte Otto (VI) alla fine delle ostilità. ed è aperta ogni venerdì dalle ore 21:00. uscite nei week-end con gli amici. Una di queste iniziative è il tradizionale incontro del 1° gennaio di ogni anno per la consueta immersione nell’Astico, in contrada Pria. Quest’anno, non solo è stata rispettata la tradizione ma è stata ulteriormente ampliata unendo assieme l’immersione delle Befane con i subacquei bardati di sciarpe, cappelli e scope. Ritrovo in Pria alle ore 10.00: una ventina di soci suddivisi in due squadre

Immersioni sui relitti della Grande Guerra

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Arzignano

Per crescere

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Di Marta Carradore

La Scuola Italiana Wrap Walking ha

na partenza davvero sviluppato una strepitosa offerta per le speciale quella che bambini da quando sono ha dato il suo “via”, a mamme e i loro ancora nella pancia ai primi anni di vita gennaio, presso i locali della preesistente Associazione Tralebraccia in via Pagani 21 ad Arzignano, alle attività della Scuola Italiana di Wrap Walking. Un progetto nuovo, nato dalla voglia di realizzare attività per le mamme e i propri piccoli ancora nella pancia, per creare un legame unico, una simbiosi perfetta sin dai primi movimenti per continuare, successivamente, a stretto contatto nei primissimi mesi in cui il bimbo viene al mondo fino a creare un graduale distacco indispensabile per la crescita e l’autonomia del piccolo. La Scuola Italiana Wrap Walking opera a livello nazionale nella formazione di operatori e nello svolgimento di attività per mamme e piccini. Il nome “Wrap Walking” indica il “cammino fasciato” che, metaforicamente, rappresenta i passi • L’ostetrica Chiara profuture. la mamma” dove mamche mamma e neonato perma e piccino si vedono pone corsi specifici per corrono insieme alla scoimpegnati insieme nel- • La psicologa Paola, spemamme in dolce attesa perta del mondo, dove “la cializzata in Neuropsila realizzazione di tanti per vivere con serenità fascia” è il legame tra i due, cologia dell’Apprendigiochi. Inoltre Barbara, e gioia la gravidanza e prima strettissimo, poi, lenmento, è appassionata consulente del portare, prepararsi al meglio al tamente, allentato, in modo per il ben-essere del insegna alle mamme parto. da favorire la crescita emobambino e si occupa come portare i bimbi in tiva, cognitiva e motoria del • La dott.ssa Aurora, con di sostegno alla genifascia e come coccolarli piccolo. La Scuola ha sviluptorialità, utile quando, grazie alla fascia in un i suoi palloni da pilates, pato un progetto unico nel nel ruolo di neomamma dolce massaggio. aiuta il rilassamento suo genere: creare un cene papà, ci si interroga muscolare ed articolare tro altamente specializzato sulla gestione delle reimportante nel periodo • L’ osteopata Gioia, spein tutto quello che è il fantagole, sulle modalità di cializzata nei bambini, gestazione. stico mondo mamma-bebè comunicazione efficace analizza posture, moseguito da uno staff alta- • Le educatrici prenatadentro e fuori la coppia, vimenti e piccoli disagi mente specializzato e spesulla gestione delle pro(coliche, pianti ingiustile e neonatale Barbara cifico dove, ciascuno, può prie emozioni in gioco e ficati) fin dai primissimi ed Elisa accompagnano trovare le risposte, i consigli, sulla coesione di coppia. giorni di vita per aiutale mamme nel caml’aiuto e le attività di cui ha Inoltre all’interno del re un corretto sviluppo mino con il loro piccobisogno. Centro si offrono conneuronale, muscolare e lo, grazie a consulenze sulenze psicologiche anatomico, e così prepersonalizzate; inoltre per difficoltà del neurovenire problematiche sviluppano il “Nido con


ratori sempre sviluppo del bambino, ricchi di nuove utili ad esempio quando idee. intercorrono difficoltà in qualche dimensione del linguaggio, difficoltà in • Infine ci sono io, dott.ssa Marta processi dell’apprendiche, insieme a mento e dell’attenzioBarbara, sono ne o ancora in difficoltà la fondatrice e comportamentali. formatrice della Scuola Italiana • L’insegnante di Shiatsu Wrap Walking. Arianna svolge corsi e Oltre a gestisedute individuali per re le attività, adulti, donne in gravipropongo cordanza e piccini per lo si per i piccoli sviluppo cognitivo e il riindirizzati allo lassamento muscolare sviluppo motoe mentale. rio, cognitivo ed artistico dove i bambini • La musicoterapeuta scoprono e imparano Alessia insegna, a ritcome è fatto e come si mo di musica, le note, il muove il proprio corpo suono è le melodie per sviluppando gli schemi far divertire i bimbi e le motori specifici per la loro mamme oltre ad invita di oggi e domani. segnare il rilassamento Inoltre propongo attività suonato dall’arpa. motorie dove mamme e • Le educatrici Anita e bimbo si “allenano” inSharon sviluppano la lusieme! doteca, un servizio in cui i bimbi possono creare con le proprie mani tanti lavoretti grazie ai labo-

Tutte queste attività e molte altre ancora sono racchiuse in questo semplice ma grande progetto… per donare a mamme e piccini tutto ciò di cui hanno bisogno!

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appuntamenti MTB 2016

Pedalata di Natale

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omenica 13 a Cornedo Vicentino si è svolta la 3°Pedalata di Natale, alle 8:00 del mattino un grande gonfiabile era già alto come fosse una maestosa entrata della piazza, verso le 8:45 i 200 cartellini di partecipazione sono gia finiti e si comincia a tenere il conto dei bikers presenti arrivando all’inaspettato numero di 250, un numero destinato successivamente a incrementarsi lungo il percorso con i ritardatari e gli incontri! Nella Piazza dominava dunque il rosso Natalizio dei 250 Bikers con addobbi vari pronti a divertirsi! Alle 9 lo scoppio in aria di coriandoli annuncia la partenza e la Fiat 500 con Toni Fin alla Guida fa da Apripista, oltre alla grande slitta Natalizia nella capotta la 500 si faceva strada con musica e suonate di clacson, i bikers già caldi cominciano a fare baccano riempendo completamente i piccoli tornanti in salita che portano al paese di Cereda, dall’alto del paese si vedevano i tornanti colmi di bikers, una scena bellissima, arrivati al primo sentiero Toni Fin e la 500 cambiano strada e prendono la guida i Biker Pierino Zamperetti e Mattia Neri, nonostante il single trak e la quantità di biker non si formano particolari “tappi”, i ciclisti pedalano lisci fino all’imbocco dei famosissimi “Campipiani”, una salita dolce e lunga 4 km che porta i ciclisti fino in Piazza al Faedo dove la ProFaedo ha organizzato un ottimo ristoro per ricaricare tutti. Faedo è di fatto chiamato da tutti FEO ed è un luogo MAGICO

per tutti i tipi di biker, i vari sentieri intrecciati formano un grande LABIRINTO NATURALE che solo poche persone conoscono in ogni punto! A fine percorso i Biker tornano in Piazza Aldo Moro passando per gli incroci ben controllati dal personale addetto e vengono accolti con musica, gazebo, cioccolata fumante e un enorme quantità di panettoni, il tutto organizzato dal “Comitato Carnevale Cornedese”. Ad aumentare l’atmosfera Nataliza la dolcissima BabbaNatale Martyka che viene presa d’assalto dai maschietti per scattarsi foto di gruppo! In un secondo momento arriva il Servizio Scopa che oltre a chiudere il percorso era pronto ad aiutare chiunque avesse problemi meccanici o "cali di zuccheri”, dopo di loro arriva il SERVIZIO ASPIRAPOLVERE Leonardo Neri e Simone Mascotto che con tanto amore per la natura hanno tolto quasi TUTTA LA SEGNALETICA, un lavoro “dietro le quinte” ma che merita il giusto apprezzamento! Un Bambino felice del pubblico viene incaricato del ruolo di GIURIA e camminando fra i partecipanti sceglie e premia i 5 addobbi piu’ belli! Successivamente viene premiato anche il gruppo più numeroso, I6W9, che fra l’altro, in vallata si distingue sempre per la simpatia e lo stile, quindi Stefano Consolaro e Negro Enrico a nome di tutto il gruppo ricevono il premio FATTO A MANO in legno e qualche panettone per festeggiare! Con le pance piene e i sorrisi colmi di gioia i bikers lasciano la Piazza e gli organizzatori con gli occhi luccicanti per la soddisfazione salutano tutti!

Anche quest’ anno si ripropone la VI-­CUP, format di successo della stagione 2015 di MTB. Grandi novita’ per questo giovane circuito che vede la propria crescita con l’inserimento di 2 nuove gare “La Classica Cerealto” e “Mtb di Alonte”, il circuito inizierà ad Aprile nella citta’ di Montecchio Maggiore con una gara di XC che oltre a far parte della VI-­‐CUP è inserita anche nel circuito FCI VENETO CUP, si prosegue con la “MF di Montebello” che lo scorso anno ha riscosso il maggior numero di partecipanti , di seguito “Brendola” per riscoprire i panorami dei nostri Colli Berici, un enorme passo avanti per la “Crespadoro Bike” che da Mediofondo diventa una Granfondo di 56 km che arriverà nel punto piu alto a Cima Monte Falcone mt 1600 per poi tornare a Crespadoro; dopo le ferie estive si riprende a fine Agosto con la “Castellaro Bike” gia giunta alla 3° edizione che si svolgerà sulle panoramiche colline di Nogarole, tocca quindi alle due new entry, “La Classica Cerealto” giunta alla 30° edizione diventando una gara storica di mountain bike e si conclude il circuito con “Mtb di Alonte” fra i vigneti e i colli del basso vicentino. Vi aspettiamo numerosi per passare in compagnia 7 giornate di sport e divertimento in posti meravigliosi del nostro territorio vicentino.


salute

Bioenergetica antistress Un allenamento alternativo, un modo diverso di ascoltare il proprio corpo!

"Ciò che si fa è prendersi cura del proprio corpo; curarsene vuol dire essere interessati, sentire e percepire con affetto il proprio corpo" (A. Lowen)

i propri blocchi energetici L'esecuzione regolare degli esercizi bioenergetici che si possono creare sia a induce molteplici benefici: livello fisico che psicoemo−−sciogliere e scaricare le tensioni muscolari, corporee tivo. ed emotive; Gli esercizi eseguiti aiutano ad ascoltare il corpo, sen−−percepire maggiormente i distretti corporei di solito poco considerati; za fare sforzi eccessivi, seguendone le indicazioni e −−prevenire e scaricare lo stress; ascoltandone le sensazioni −−migliorare la percezione corporea e la propria postura; e, così facendo, la nostra −−ad approfondire la respirazione; mente si "allena" a sentire E qui entra in gioco la bio- il corpo, concentrandosi su −−aumentare la vitalità, il piacere, il benessere generale; energetica, poiché è una di esso. −−avere maggiore consapevolezza di sé; forma particolare di gin−−accrescere al fiducia in se stessi, nella capacità di nastica che ci aiuta e che Gli esercizi bioenergetici provare piacere e di vivere in maniera più piena la vita; coinvolge non solo il corpo, ci aiutano a diventare più ma l'intera unità psico- vivi e vitali e non sono mai −−favorire il contatto con le proprie emozioni (sentire ed esprimere emozioni); somatica: corpo-mente- svolti in maniera meccanica ma sempre solo rispetemozioni. −−ritrovare l'armonia corpo-mente per stare bene con Si serve di tecniche respi- to al sentire nel corpo. se stessi e con gli altri. ratorie, di esercizi fisici, di Questa attività non ha controindicazioni. Fa bene a tutti ed è consigliata a coloro che posizioni e contatti corposentono il bisogno di prendersi cura di sé in uno spazio che consente di fermarsi, rei e il suo scopo è quello ascoltarsi ed esprimersi in modo rilassante e divertente. di realizzare l'integrazione Si rivolge a tutti coloro che desiderano approfondire il rapporto con il proprio corpo, tra mente e corpo, per aiuaumentandone il senso di vitalità, di benessere e di piacere. tare le persone a sciogliere Oggi giorno siamo fin troppo abituati a dare ascolto alla nostra testa, che spesso ci scordiamo di avere a disposizione un altro grande alleato, capace di fornirci informazioni, soluzioni, idee: il nostro corpo; siamo troppo orientati al fare e troppo poco al sentire.

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recoaro

Anna verrà di Bepi Magrin

"Anna verrà" è la nuova, difficilissima via aperta da Gianni Bisson e Matteo Falloppi sul mitico Baffelan Ancora sotto la luce dei riflettori il Baffelan, la nobile e bellissima rupe che suscita le passioni inestinguibili dell’alpinismo vicentino e veneto, e dove le vie di roccia sono ormai fitte e vicine come un mazzo di buoni spaghetti prima di entrare nell’acqua bollente. Sembrerebbe dunque impossibile trovarvi in mezzo lo spazio per una via nuova, per un itinerario che possieda una sua autonomia ed una sua logica. Ma la sfida all’impossibile, anche a questo impossibile, è stata

di nuovo vinta dal più quotato fra gli scalatori altovicentini del momento: la Guida Alpina e Maestro di Sci (istruttore nazionale delle Guide Alpine) Gianni Bisson, il fortissimo Recoarese protagonista umile e schivo (e perciò noto solo al mondo dei migliori scalatori) di imprese formidabili, di scalate da iscrivere nell’albo d’Oro del miglior alpinismo veneto, della forza possente e del più inossidabile coraggio nello sfidare le difficolta verticali, doti le ultime che si aggregano alla tenacia ed alla competenza tecnica, per uno dei mestieri più difficili e impegnativi che esistano. Non ha più vent’anni Gianni Bisson, nativo della contrada Cornale di Recoaro, anzi ormai superato la cinquantina, due bellissimi figli ed una bella moglie con la quale pur lasciando qui un bel pezzo di cuore, si è sistemato ad Arco in Trentino, per essere più vicino ai luoghi di lavoro. Sono lontani i tempi in cui con chi scrive e con F. Perlotto apriva la via alla fessura dei Superuomini la Zaratustra Crags (Guglia Valdagno) o quelli in cui, non ancora ventenne, con lo stesso compagno, conducendo la cordata dal primo all’ultimo tiro, superava il mitico


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Salto Angel in Venezuela, -la cascata più alta del mondo- ma da allora Bisson è sempre sulla breccia e anche se ormai l’eco di certe imprese quasi mai viene raccolto da una informazione distratta o assente, le vie aperte sono di assoluto valore tecnico e soprattutto, si collocano al top di quello che può essere il livello ed i progressi della scalata moderna. Si vedano vie come quella aperta sul Soglio D’ Inferno, o sul Sasso delle Frane o sulla breve ma extraverticale Sisilla ecc. Stavolta Bisson unitosi al giovane e forte Amico , Matteo Falloppi, ha voluto un’altra via: indipendente e difficilissima, sul Baffelan, perché questo scoglio emergente dalla pianura, palestra e teatro delle più grandi gesta dell’alpinismo veneto, è certamente il luogo di elezione, l’alta-

re e in sintesi il simbolo di un secolo e più di ideali e di passione. Avere una propria via sul Baffelan (anzi più di una!!) garantisce anche per gli anni a venire, un brand e …quasi un sigillo definitivo rispetto al complesso mondo dell’arrampicata moderna e sportiva. La nuova via aperta interamente dal basso, con fix Raumer sia in progressione che nelle soste e poi ripetuta in libera sempre con Matteo sfiora difficoltà fino al 7c scala francese (da confermare) si colloca a destra della ancor oggi temutissima via aperta da Franco Bertoldi e dai fratelli Soldà Aldo e Gino il 7 agosto del 1928 conosciuta come via del Pilastro Nord est e molto praticata.

Gianni l’ha voluta dedicare alla figlia maggiore e l’ha chiamata: “Anna verrà”: che pare un invito esplicito a seguire la passione paterna. Gianni l’ha voluta dedicare alla figlia maggiore e l’ha chiamata: “Anna verrà”: che pare un invito esplicito a seguire la passione paterna. Ma Gianni grande appassionato di musica mi ricorda che!!!!! Anna verrà… e sarà un giorno pieno di sole) è una splendida canzone di Pino Daniele…. Si tratta di quelle lavagne perfettamente levigate e apparentemente prive

di appigli che formano la faccia destra per chi sale la Super Bafelan, Gianni e Matteo scherzosamente dicono… abbiamo usato la tecnica del dritti x dritti per 3/14… Non resta altro che andare a ripeterla stando un po attenti alla friabilità dei due ultimi tiri, una caratteristica del Bafean, e quindi Dritti per dritti e buon divertimento…


amarcord

torneranno le nevicate photo di Nevio SoldĂ


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