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Fermarsi era giusto

I

di Luigi Borgo

l 7 gennaio muore improvvisamente in Germania l’azzurra Simona Senoner; il giorno dopo, gli azzurri scendono in pista con il lutto al braccio nel gigante di Adelboden. Nello stesso giorno, Marco Fontana, un ragazzo di 14 anni dello sci club Tonezza, dopo aver aiutato il proprio club nell’organizzare la gara di gimkana, sciando con gli amici, va a sbattere contro un sasso e perde la vita; il giorno dopo, la gara circoscrizionale per le categorie ragazzi e allievi, a cui Marco era iscritto, viene annullata. Si poteva, forse era meglio gareggiare, come gli Azzurri, con il lutto al braccio e così onorarne la memoria? No. Gli Azzurri non hanno scelto di scendere in pista, sono stati costretti dall’impersonale logica dello sport professionistico che non si ferma di fronte alla morte di nessuno. Il loro non è un esempio; è una costrizione che origina da un mondo fatto di contratti e vincoli, di clausole e penali, di scartoffie e denaro, dove più delle persone valgono le loro firme. Viceversa, il Comitato Fisi di Vicenza e lo sci club organizzatore della gara e tutti i club della Circoscrizione si sono comportati come se fossero una famiglia. Se un lutto colpisce una famiglia, a quella famiglia cambia il futuro. Niente è più come prima e ci vuole del tempo perché si possa ricominciare di nuovo, con nuovi progetti, con nuove sfide, con un ritrovato entusiasmo. Questo tempo è il tempo del lutto. Non gareggiando, ci si è comportati come una famiglia a cui improvvisamente era saltato il futuro e si è dovuta fermare. Così si condivide il dolore. Così si è dato prova che Marco era davvero uno di noi, della nostra Circoscrizione, della nostra famiglia sciistica. La fascia al braccio è un simbolo troppo debole come lo è il minuto di raccoglimento, l’uno e l’altro subito annullati e resi stridenti da tutto quello che la gara è e che la gara comporta: adrenalina e discesa; malumori e classifica, gioia e premiazioni, opinioni e chiacchiere, strette di mano e incontri. Fermarsi è stato diverso. E’ stato giusto. Ma lo sport professionistico non può permettersi di considerarsi una famiglia. Ci sono le dirette tv, le logiche commerciali, infinite altre diavolerie per le quali la morte di un’azzurra non è la morte di una di loro, di un familiare, ma è “solo” la morte di un’atleta. Dallo slittino di Kumaritashvili (febbraio scorso, Vancouver) alla moto di Tomizawa (luglio scorso, Misano) allo sci di Simona nessuna morte di un atleta ferma lo spettacolo; nemmeno lo contraddice: un atleta morto è solo un altro vinto della gara in corso. Così non è stato per noi. Marco era un ragazzo che condivideva i valori della nostra “famiglia sciistica” secondo cui lo sci è vita e le nostre gare sono il modo per esprimere la nostra vitalità, per cui quando maledettamente arriva il contrario di ciò, salta tutto e ci si ferma.

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ima Lo sci recoaresearpr sso nu Sc della Coppa La prima edizione della Coppa Scarnusso si tenne a Recoaro Mille nell’inverno del 1952, quando lo sci recoarese aveva già avuto importanti successi in ambito sia nazionale sia internazionale. Il più importante di questi fu certamente la partecipazione di Gino Soldà alle Olimpiadi Invernali di Lake Placid nel 1932, ma anche altre furono le affermazioni di rilievo degli sciatori recoaresi in quegli anni. Lo sci si era diffuso con una certa celerità sulle alpi vicentine. Già nel 1904 l’ingegnere scledense Giovanni Letter praticava con alcuni amici lo sci di fondo al Pian delle Fugazze e nel 1910 ad Asiago si ospitò la prima edizione della Coppa Militare del Veneto, la quale, già nell’anno successivo, fu aperta anche ai civili. Si trattava, tuttavia, ancora di sci di fondo, perché lo sci alpino, quello di discesa, cominciò a diffondersi sulle nostre montagne solo con la fine della Grande Guerra (19151918) quando nei forti abbandonati dagli austriaci in ritirata dal sud Tirolo si trovarono gli sci che il colonnello Georg Bilgeri aveva prodotto nella sua fabbrica a Salisburgo, dotati di attacchi speciali che fissavano il tallone allo sci. Tra i primi recoaresi a conoscere questi nuovi attrezzi, fu probabilmente Aldo Soldà, fratello maggiore di Gino e guida alpina, che in una delle sue trasferte fuori dalla valle ebbe l’occasione di vedere gli sci con gli attacchi da discesa e scoprire come essi permettevano una nuova e più efficace tecnica nell’affrontare i difficili pendii alpini. Una foto degli anni Venti ritrae un gruppo di giovani sciatori recoaresi ai Pralonghi. Tra essi è riconoscibile Gino Soldà, il quale presterà servizio militare nel 1928 come sciatore scelto e negli anni Trenta sarà tra i primi maestri di sci italiani. Anche il terzo fratello Soldà, Italo, fu un eccellente sciatore. Maestro di sci nel 1943, fu il primo sciatore italiano a compiere il salto mortale con gli sci e a lui si devono due importanti pubblicazioni di tecnica sciistica, Lo sci moderno e Lo sci agonistico. Lo sci recoarese, quindi, esprimeva negli anni antecedenti la Seconda guerra mondiale personalità di primo livello che contribuirono a far conoscere

il grande sci ai giovani del paese, ad appassionarli e a motivarli, tanto che, nel 1946, vi fu un importante sviluppo sportivo della conca di Recoaro Mille con l’installazione delle slittovie del Senebele e del Tunche, progettate e realizzate dai fratelli recoaresi Dario e Leo Pozza. La presenza di un impianto di risalita nel primissimo Dopoguerra fece fare un salto di livello agli sciatori recoaresi i cui frutti si videro proprio nell’inverno del 1952, quando a Bardonecchia due giovani recoaresi conquistarono il titolo tricolore nei campionati italiani del CSI: Luciano Cadinetti s’impose nella categoria seniores e Eros D’Ambros nella categoria juniores mentre Manlio Soldà si piazzò al quinto posto nella categoria “i campanili alpini”, riservata ai ragazzi sotto i 14 anni, categoria che dominò già l’anno successivo, 1953, vincendo sia il titolo nel gigante che nello slalom. Lo sci recoarese dei primi anni Cinquanta si collocava ai vertici dello sci italiano: oltre a Luciano Cadinetti, a Eros D’Ambros e a Manlio Soldà, si erano distinti Livio e Danilo Storti, Italo Ceola, Nerino Griffani, soprannominato il “Sailer” del Bondone per aver vinto tre gare su tre nel corso della stessa manifestazione, Mario Trevisan, anche lui selezionato, con Griffani, nella squadra giovanile italiana e tanti giovani ottimi sciatori, come Vittorino Trevisan, Paolino Dal Lago, Nico Randon, Sergio Pozza. Quando nel ’52 nasce la Coppa Scarnusso, lo sci a Recoaro non è un semplice divertimento domenicale ma una vera e propria passione sportiva, vissuta ai livelli agonistici più alti.

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La Coppa Scarnu

Nel 1949 sotto le direttive del maestro Gianni De Toni di Valdagno, si era istituito a Recoaro un coro alpino denominato Stella Alpina con l’intento di educare i giovani al canto. A frequentare le lezioni del maestro erano i giovani residenti del centro e di alcune vie limitrofe. S’incontravano la sera, dopo il lavoro, in un edificio che oggi non esiste più e che sorgeva nei pressi dell’attuale oratorio San Giorgio. Durante le prove, più spesso dopo la fine delle prove, quando il maestro De Toni ripartiva per Valdagno, tra i giovani si animavano discussioni su chi avesse cantato meglio. Accadeva, allora, che qualcuno sostenesse l’amico nel suo giudizio e che costui fosse un residente della stessa via. “Fu così”, come ricorda Nico Randon in una testimonianza del 1991, “il mi son mejo de ti divenne nojaltri semo mejo de vojaltri, tanto che una certa sera decidemmo di confrontarci anche sugli sci”. Era il 1952 e due erano le squadre che si sfidavano, i Cittadini, poi Piasaroti, residenti nel centro del paese, e i Valligiani che Le prime abitavano poco fuori. izioni:

tre ed 1952, 1953, 1954

Il nome o” “Coppa Scarnuss Deciso che doveva essere una sfida su chi fosse più bravo sugli sci tra Piasaroti e Valligiani, si cercò un premio, un simbolo per lo più, da dare al gruppo vincitore. Ci sarebbe voluta una coppa vera e propria, ma non erano anni, quelli, in cui era facile trovare i soldi per acquistare un trofeo, così pensarono di costruirne uno in legno. Si cercò una radice di faggio che sarebbe servita da stelo e una vecchia scodella di legno che avrebbe fatto da coppa. Il tutto, poi, sarebbe stato arricchito da un “ragno” in ferro battuto, appositamente realizzato, che avrebbe fatto da corona al trofeo. E così fu fatto: trovata una bella radice, attaccata la scodella e il ferro, mancava solo il nome. “Dopo varie ipotesi”, racconta Vito Bisson, “si decise di chiamarla ispirandosi al nome del luogo in cui fu trovata la radice di faggio, Scarnusso, una piccola zona poco conosciuta nella valle del Richelere”. Il nome “Coppa Scarnusso” suonava bene e così fu deciso di chiamare la sfida sciistica tra i coristi del maestro De Toni.

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La prima edizione della Scarnusso, molto probabilmente, non ha avuto tra i suoi partecipanti gli sciatori più forti del paese. La sfida fu ancora tutta all’interno dei frequentatori del coro. Furono circa una ventina i concorrenti, divisi in due sole squadre, Piasaroti e Valligiani. Vinsero questi ultimi: primo fu Vittorino Trevisan, secondo Paolino Dal lago e terzo Nico Randon. Ma più che la classifica individuale valse l’aver surclassato la squadra rivale. Per mesi i Valligiani schernirono i compagni di coro del gruppo dei Piasaroti, sconfitti sugli sci. Nell’edizione dell’anno successivo, infatti, si organizzò un corteo, a capo del quale c’era la squadra vincitrice con il proprio gonfalone e a seguire la squadra che aveva perso. I Valligiani indossavano i vestiti tipici dei boscaioli con i calzoni alla zuava di fustagno, camicia grossa e fazzoletto al collo, mentre i Piasaroti avevano abiti alla moda, calzoni neri da sci elasticizzati infilati negli scarponi e maglione nero in tinta. Il corteo partì dal ponte sull’Agno in via Lelia e arrivò al piazzale Duca d’Aosta, dove i partecipanti presero l’allora nuova seggiovia. Molti cittadini di Recoaro assi-

stettero alla manifestazione. L’edizione del ’53 confermò la supremazia dei Valligiani sui Piasaroti, vinse ancora Vittorino Trevisan, secondo fu Paolino Dal Lago e terzo Adone Garbin. Dopo la sfilata del 1953, la Coppa Scarnusso non fu più solo una sfida tra coristi sciatori ma coinvolse tutto il paese. Nel ’54 le squadre da due divennero tre: i Piasaroti, che si erano dati un nuovo nome, Infiammabili, data la presenza dell’unica pompa di benzina nel centro del paese, nome che evocava la vocazione verso la modernità e il progresso del gruppo del centro; mentre i Valligiani, forse perché troppo numerosi, si erano divisi in due squadre: il gruppo della Val Rikelere, in omaggio del luogo in cui era stata trovata la radice che aveva dato il nome alla Coppa, e il gruppo dell’alta Val Binkele. Non si sa chi sia stato il vincitore di questa edizione, così come non si sa il motivo per cui per ben 24 anni, dal ’54 al ’78, si smise di disputare la sfida.


da La ripresa della sfi te ci us nel 1978 e le ri e 1987 edizioni del 1985

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Nel 1978 l’assessore allo Sport, Costantino Faccio, si attivò per riorganizzare l’antica sfida e con la collaborazione dello Sci Club Recoaro, guidato da Oscar Garbin, e con la Scuola di Sci, diretta da Bruno D’Ambros, riaccese la sfida. L’intenzione era di fare “un palio invernale” tra tutte le contrade di Recoaro. Vi furono degli incontri con i vari capi zona e si divise il territorio comunale in 11 zone: Val Freda, Val Calda, Merendaore, Rovegliana, Peserico, Bonomini, Fongara, Piasaroti, Matimota, Recoaro Alta e Recoaro Bassa. La gara era aperta a tutti i residenti e anche agli ex residenti, purché dimostrassero di aver avuto domicilio per un certo periodo nel comune. La gara si tenne in Piasea e vide il dominio dei Piasaroti. Nel 1980, una squadra di Recoaro partecipò a una competizione internazionale sul modello dei “Giochi senza frontiera” ma in un contesto invernale. Si chiamava “Giochi sotto l’albero” ed era trasmessa in diretta dalle reti Rai. L’edizione del 1980 si disputò a Torgon in Svizzera e una tra le tante sfide fu quella di gareggiare su doghe di botti utilizzate come sci. La sfida fu apprezzata e si pensò d’inserirla a seguito della gara di gigante, ma dopo alcune edizioni emerse la difficoltà di regolamentare la fattura delle doghe e si abbandonò il progetto a favore di una sfida con i caretteristici “nace”, gli slittoni utilizzati per il trasporto della legna e del fieno sulla neve, come aveva proposto l’allora capo zona dei Bonomini, Dalle Rive. Inoltre fu arricchita da una gara di fondo a staffetta con tre componenti (un giovane, un adulto e una donna). Con il nuovo regolamento che dava un punto a ogni partecipante dopo la decima posizione, nell’edizione del 1985 e del 1987 si raggiunse un altissimo numero d’iscritti: 469 nel 1985 e addirittura 575 nel 1987, che segna il record storico di partecipanti. Poi, la mancanza di neve non permise per alcuni anni la realizzazione della gara.

I premi

I Bonomini

La prima coppa con la radice degli Scarnussi, la scodella di legno e il “ragno” in ferro battuto era andata perduta dopo l’edizione del 1954 per cui, nella ripresa del 1978, si decise che ogni gruppo dovesse mettere in palio un cesto di prodotti alimentari: salami, sopresse, formaggio, salsicce, conigli, vino e quant’altro. Al gruppo vincitore, poi, spettava di diritto scegliere il cesto più ricco. Ma questo criterio animò delle discussioni per cui il comitato dei capi gruppo decise di fare cesti uguali per tutti e di commissionare all’architetto Giorgio Guasina una nuova Coppa Scarnusso.

Lo spirito sso della Coppa Scarnu Più che una gara di sci, la Coppa Scarnusso è ed è sempre stata una sfida tra la gente di Recoaro nel nome del proprio luogo di origine o di residenza. Ogni recoarese, infatti, è orgoglioso di appartenere alla propria contrada, alla propria via, trovandovi in questa appartenenza le sue origini, il senso più profondo del proprio carattere e del proprio stile di vita, sentito diverso e migliore da quello dei residenti di tutte le altre zone. La Coppa Scarnusso, quindi, non ha mai messo in risalto lo sciatore più bravo, ma qual era il gruppo più forte, più coeso e vincente del paese. Questo senso di appartenenza ha origini antiche, quando gli abitanti delle varie zone condividevano tradizioni, saperi, mestieri e l’essere vicini e affini era un modo per sentirsi comunità e proteggersi l’un l’altro. La Chiamata di Marzo con la sfilata nel centro del paese delle varie contrade che esibiscono le loro antiche identità ci rivela quanto fosse importante e sentito, nel passato, essere parte di una determinata zona. Tuttavia, nel 1952, quando si tenne la prima edizione della Coppa, i tempi e i costumi erano cambiati e tutto questo era già solo folklore. L’unità di contrada, in un contesto di per sé piccolo come Recoaro, aveva perso i valori positivi di un tempo e c’era il rischio che essa andasse ad alimentare un campanilismo gretto, espressione di una mentalità chiusa, dove l’agonismo verso i residenti delle altre zone sarebbe potuto diventare antagonismo, dominato da sentimenti di gelosia e di invidia. Per evitare questo, fin da subito, tutti i partecipanti alla Coppa Scarnusso adottarono uno spirito di allegra goliardia tra scherzi e simpatiche prese in giro fra i componenti delle varie zone. E così, ieri come oggi, la Coppa Scarnusso è una grande festa corale di tutta la comunità recoarese, unita nella passione per la montagna e per lo sci. Fin dalle prime edizioni, pertanto, nei mesi successivi alla sfida, il gruppo vincitore prendeva in giro con battute e scherzi simpatici il gruppo che aveva perso. “Olio da lume/ petrolio da canfin/ Sci Club Infiammabili”

I Matimota

dicevano i Valligiani dopo la vittoria del ’53 ai Piasaroti. E nell’edizione del 1984, il gruppo Matimota, pur non vincendo, si congratulava con il gruppo della Val Fredda per aver vinto ma soprattutto si compiaceva di aver battuto i Piasaroti: “Plaudiamo alla vostra prima meritata vittoria nella Coppa Scarnusso che valorizza le capacità atletiche dei nostri atleti giunti secondi e sopisce le vergognose velleità dei Piasaroti relegati al terzo posto”. Firmato Matimota E in un anno in cui per mancanza di neve non si disputò la Coppa, i Matimota ritennero di attribuirsela a tavolino e di relegare il gruppo dei Piasaroti all’ultimo posto.


La Giunta Comunale riunita in forma straordinaria, vista l’imELLE CONTRADE possibilità di effettuare la Coppa Scarnusso delibera con l’appor- SUDDIVISIONE D to tecnico di: Messner, Pietrogiovanna, Tomba, Thoeni, De Zolt, NGARA: sso, Via OnPESERICO e FO Oscar Garbin, l’assegnazione a “tavolino” della Coppa. Con Via Macello, Via BiPeserico, Via a, nz te sis Re lla de Via una facile analisi delle forze in campo la Coppa viene assegnata Via Villanuova,Via garo, Via Benetti, g. Monte Berico, P.zza Duca d’Aai Matimota. Un po’ più difficile l’analisi per le altre posizioni Bt tranne per l’ ultimo posto che è andato ai Piasaroti. Pralonghi, P.zza tante, FONGARA. Firmato Il Sindaco osta e zona sopras Uno fra i tanti episodi goliardici che hanno segnato la storia della Coppa Scarnusso fu quello del sabotaggio degli sci ad uno dei più forti concorrenti dei Piasaroti. Proprio nel momento in cui stava per partire con tutta la foga che anima ogni start, lo sciatore Piasaroto si ritrovò senza sci, avendo qualcuno scaricato a zero le molle degli attacchi.

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MATIMOTA: vour, Via Marconi. Via Zanella, Via Via Agno, Via Ca pogrosso, , Via Al-

Giara, Via Cam Bella Venezia, Via Via Volpato, Via Ragazzi del 99, i, an iff Gr c. Laite. pino, Via rtore, ViaTecchie, Lo Via Maglio, Via Sa

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Lelia, P.zza Do Margherita, Via ma, P.le Roma, Via Btg.Romeo, Via Ro , Via Franco, Emanuele, Via e, Molino di Sotto rd Ve e nt Po o, ell Capit Via C.Battisti. VALFREDDA: cheri, Via Menarini, Via Asnicar, Via Via Bruni, Via Stoc a Ronchi, Via Cornale, Via Storti, Via Gattera di sopra, Vi c.Gazza, Via Obante dx Torrente Pace, Via Parlati, Lo Agno, Sudiri.

SSO: rManca la foto CAMPOGROore, Giorgetti, Zini, Via Obante sx To i, on da alz en er Sc M o, ti, lp na ot Zu Zo ar ri, as dei Pi Floriani, Fio le, he sc Ci , no Ag a. e vincitori dell’ rent ti, Rive, Tezzetta, Via Fonte Giulian va edizione del Lo la hé 1980, poic , A: Gazzetta dello ROVEGLIANolino Vecchio, Tezze Bruni, Caneva , pe M Al , o, di as Sport non ha Via M monda, Piazza, Branchi, Sigismon ccate, Zu Ca i, i, ar rd ell Ga tsc ri Campanari, Va concesso i di Sberar, Angrimani, ene. ti di riproduzio- Fracassi, Luogo Giorgetti, Retass o nd ne te ri ne, che si tratti del BONOMINI: Divisio, Zona Bonomini, documento più Fonte Abelina, FacchiniCanova, Sandri, Montagna azzi, importante del- ne Julia, Cappell . lla ta de ca ia ac or Sp la st ONAU: Coppa. NEUSTADT A.Dna.Du. Neustadt a.d. Do

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LA VALLE DEI SOGNI DI CRISTALLO di Lorenzo Sgreva

foto di L. Sgreva, Cristian Nardon e Ornella Boschieri Valle d’Aosta. Il tempo è sempre la chiave di tutto. Anche quest’anno, dopo mesi di lavoro a tempi serrati è arrivato il momento di prendere un po’ di fiato e lasciare che le scalate sognate si realizzino. Come gli anni precedenti la meta è la Valle d’Aosta, in visita ad un amico, Cristian, che da sei anni vive lì con la sua giovane famiglia - Sabrina e la piccola Alys - e che più che generosamente ci accoglie, pronto per qualche scalata con gli amici valdagnesi. Quest’anno ci saranno anche Stefano e Ornella e arriveranno anche Devid, Giulia, Giulio e Giorgia per andare a sciare e per il cenone dell’ultimo dell’anno. Il primo giorno andiamo a Glacier, 1549 m, al termine della piccola Valle di Ollomont, talmente sovrastata dal Grand Combin che solo da lontano lo si può ammirare in tutti i suoi 4314 metri, mentre da sotto il panorama è dominato dalle cime minori che crescono alle sue pendici. La scelta cade sulla bella “Cascata di Glacier”, che non presenta pericoli oggettivi e grandi difficoltà, e che per metà avevo già percorso due anni fa con Devid. La scelta si dimostrerà poi ottima per “togliere la ruggine” con la prima arrampicata su ghiaccio della stagione. Con l’anno nuovo, dopo un giorno di scialpinismo, passo una bellissima giornata di esplorazione a piedi con Alepù - il mio cane – nella stupenda e per me ancora sconosciuta “Valnontey”, una delle valli che si diramano sopra la famosa Cogne, nel Parco Nazionale del Gran Paradiso; in realtà il paradiso dei ‘ghiacciatori’!

Sul III° tIro della “CaSCata dI GlaCIer”

Io, CrIStIan e Stefano all’uSCIta della “CaSCata dI GlaCIer”


Armato di macchina fotografica, binocoli e guida degli itinerari mi inoltro nella valle per i sentieri paralleli alle piste da fondo e dopo 3-4 ore girovangando tra boschi e ruscelli il bottino è di una decina di cascate, possibili nuove salite, da provare nelle prossime giornate o alle prossime vacanze. Il giorno successivo mi aggrego a una cordata di ragazzi valdostani, Giotto e Marco, amici di amici, e ci rechiamo in Valsavaranche, poco prima di Pont, nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso, l’obbiettivo è la “Cascata di Rovenaud”. Un bell’itinerario con due grandi risalti e una facile uscita, che ci impegna per circa un paio d’ore, in un ambiente grandioso, circondati da camosci che di tanto in tanto fanno capolino tra i boschi a lato della cascata, e circoscritto da una panorama mozzafiato su canaloni e pareti alte più di mille metri. Ormai le giornate passate a scalare e girovagare si fanno sentire sulle ossa ma la fame di ghiaccio non è ancora sazia e per il giorno della Befana io e Cristian andiamo a fare un’altra cascata. Dato che, come previsto, al mattino nevica un po’, decidiamo di scendere in “bassa valle” dove il tempo in genere è migliore, quando le perturbazioni arrivano dalla Francia. Scesi in direzione TorinoMilano fino al paese di Chanpdepraz, cominciamo a risalire in macchina per la strada arrocata sui fianchi della montagna fino al capolinea, il paese di Avic… e che sorpresa!..

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Siamo all’interno del Parco Naturale del Monte Avic, c’e un pallido sole ma la giornata è buona, dal parcheggio alle spalle del paesetto vediamo subito la nostra meta, il grandissimo flusso ghiacciato denominato “Il castello incantato”. La cascata si adagia dolcemente sul lato opposto della valle rompendosi tra varie terrazze ornate di abeti, in svariati muretti verticali, la sua morfologia indica chiaramente che le difficoltà non sono obbligatorie e che la fantasia può sbizzarrirsi nella linea di salita da scegliere. Naturalmente non siamo gli unici a voler approfittare di tutto ciò, e in breve tempo, mentre prepariamo il materiale, al parcheggio arrivano anche altri arrampicatori… Insomma anche se la cascata poco dopo risulta essere affollata, riusciamo a partire fra i primi, e nonostante un pò troppo vociare ci assicuriamo un’altra bellissima salita in ambiente da favola, dominato dal secco profilo della becca del Monte d’Avic. Ed eccoci ormai alla fine della nostra favola, il tempo e le vacanze passano veloci, ma quest’immersione nella natura più bella e selvaggia, così lontana da casa ma così familiare, non potrà essere velocemente dimenticata. Il ritorno è sempre un momento particolare, la sensazione di staccarsi da questi luoghi dove l’alpinista si sente parte delle stupende montagne è sempre nostalgica; qualsiasi sia la forma delle esperienze compiute, dalla salita più estrema alla passeggiata più semplice, i nostri sogni continuano ad alimentarsi; e dentro di noi cerchiamo già la prossima occasione per ritornare, coscienti del fatto che ogni anno, pur girando, scrutando e conoscendo nuove valli, nuove scalate, quando si ritorna il tempo ha confuso i ricordi e si re-inizia l’avventura, con lo stesso stupore e la stessa felicità. ... come canta De Gregori: “alla fine di un viaggio c’è sempre un viaggio da ricominciare ... ”

marCo Sul II° tIro della “CaSCata dI roVenaud”

Sul II° tIro de “Il CaStello InCantato”

GIotto Sul I° tIro della “CaSCata dI roVenaud”

Sul IV° tIro de “Il CaStello InCantato”


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izionale d a tr o D n o w k nale di Tae io z a n e ecipazione g rt a ta s p o la n u to e is v rm a e vento h ecoaro T Si è tenuto a R al Taekwon-Do Federation. L’e n I.T.F. Internatio llo internazionale. ve di Maestri di li

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abato 22 gennaio un’assemblea costitutiva ha fondato una nuova Federazione Nazionale denominata: A.S.D. I.T.F. ITALIA-MO#422, riconosciuta dalla International Taekwon-Do Federation. Dopo 4 ore di assemblea sono stati eletti: Presidente Master Pierpaolo Lecca 7° Dan e con sorpresa vicepresidente Il Maestro Giovanni Bortolotto 5° Dan, segretario il M° Alberto Onano 5°dan e tesoriere Ist. Gianbattista Mulas. Il sabato pomeriggio nella palestra dell’istituto comprensivo di Recoaro ha visto impegnati in uno stage condotto dal Master Pierpaolo Lecca una 70 di atleti provenienti dalla Sardegna, Lombardia, Veneto, molti i bambini di Recoaro Terme e di Valli del Pasubio, e in termine di serata l’esame di passaggio di grado di cintura nera 1° Dan di Diletta Bortolotto e 2° Dan di Marco Busellato, brillantemente superato da entrambi e portando lustro allo Sporting Club Recoaro. La domenica mattina si sono conclusi i lavori con l’aggiornamen-

o d n o w k e ta di Gianni Garbin

to tecnico con le cinture nere e i maestri da 4°,5° e 6° Dan. Web Site: www.taekwondo-italia.it “Seguendo i 5 principi del Fondatore General Choi Hong Hi, le parole e gli insegnamenti del figlio Gran Master Choi Jung Hwa,” dice il neo vicepresidente ,il Maestro Giovanni Bortolotto, “abbiamo l’ambizione di offrire il Taekwon-Do ITF come life style, come scelta di vita, e attraverso il duro allenamento e lo studio della filosofia di questa superba arte marziale, contribuire in modo utile a migliorare l’individuo e, attraverso di esso, la nostra stessa società, sempre più frenetica e in fuga dai valori della tradizione, della cultura, della natura”. L’alto livello tecnico agonistico dei Maestri fondatori di questo gruppo, unito al loro grande entusiasmo, è tutto volto alla formazione dei giovani praticanti, che attraverso questa affascinante arte orientale sono aiutati a crescere nel rispetto di se stessi e degli altri con i valori della tenacia, dell’impegno, della lealtà.

Quando si legge il significato delle parole TaeKwon-Do si capisce che il “DO” significa ARTE, ma come il Gran Master Choi Jung Hwa ha spiegato anche nell’ultimo seminario, il “DO” racchiude l’essenza del Tae Kwon-Do, perché per “arte” qui s’intende propriamente “disciplina” e questa significa “costanza, impegno, dedizione, cura dell’IO, attraverso un allenamento serio e un continuo combattimento con quell’avversario tenace e imprevedibile che è rappresentato da noi stessi, ovvero da quella nostra innata pigrizia a cercare il nostro miglioramento fisico, mentale, caratteriale“. “Attraverso la pratica assidua”, continua il Maestro Bortolotto, “raggiungiamo l’importantissimo obiettivo di migliorarci come persone e non c’è traguardo più alto e nobile di questo. Da qui nasce l’ispirazione della frase del nostro logo-immagine ITF-ITALIA TAEKWON-DO…. WAY OF LIFE, sì, il Taekwon do è proprio UNA SCELTA DI VITA”.

I Fondatori: Master Pierpaolo Lecca

VII Dan

Master Pierpaolo Lecca

VII Dan

Maestro Juanito Arsol

VI Dan

Maestro Alberto Onano

V Dan

Maestro Giovanni Bortolotto

V Dan

Maestro Stefano Bulla

IV Dan

Maestro Luciano Cau

IV Dan

Maestro Antonio Farris

IV Dan

Istruttore Roberto Guerra Ass.te Istruttore Danilo Placido Istruttore Giam Battista Mulas Dino Coghe

I Dan I Dan


I PRINCIPI DEL TAEKWON-DO La filosofia del Taekwon-Do ha come fondamento l’etica, la morale, le norme spirituali attraverso le quali gli uomini possano convivere armoniosamente insieme. CORTESIA (YU UIL) Lo studente deve cercare di mettere in pratica i seguenti elementi di cortesia per costruire un carattere nobile: - Promuovere lo spirito di concezioni mutue. - Vergognarsi dei suoi vizi, rifiutando quegli degli altri. - Comportarsi educatamente. - Promuovere il senso di giustizia e umanità. - Distinguere l’istruttore dallo studente, il maggiore dal minore. - Rispettare i beni altrui. - Agire con giustizia e con sincerità. INTEGRITÀ (YOM CHI) Bisogna distinguere il corretto dallo sbagliato, e avere la consapevolezza quando qualcosa è sbagliata di sentirsi colpevoli. Di seguito sono elencati alcuni esempi di mancanza di integrità. - Il maestro che disprezza se stesso e

l’arte, insegnando tecniche sbagliate ai suoi allievi per una mancanza di conoscenza o di volontà. - L’istruttore che nasconde le sue tecniche sbagliate con la palestra lussuosa e falsi apprezzamenti ai suoi allievi. - Lo studente che ottiene un grado solo con scopo egocentrico e per sentirsi più potente. - L’istruttore che insegna e promuove l’arte solo ai fini materiali. - L’istruttore o lo studente, le quali azioni sono diverse dalle sue parole. - Lo studente che si vergogna di chiedere aiuto ai suoi minori in grado. PERSEVERANZA (IN NAE) Un antico detto dice: “la pazienza porta alla virtù e al merito”. Per raggiungere un obiettivo come può essere un’alta graduazione o il perfezionamento tecnico bisogna perseverare costantemente. Uno dei più importanti segreti per convertirsi in un leader del TaekwonDo è sovrapporsi ad ogni difficoltà con perseveranza. Confucio disse: “Chi è impaziente nelle piccole cose sbaglierà nei suoi scopi in situazione di grande importanza”.

AUTOCONTROLLO (GUK GI) Questo principio è molto importante sia dentro che fuori dal Do Jan. La perdita del controllo durante un combattimento può provocare un disastro. Seguendo Lao-Tzu “la persona più forte è quella che vince su se stesso più che sugli altri”. SPIRITO INDOMITO (BAEKJUL BOOL GOOL) “Qui giacciono i 300, che compirono il loro dovere”. Una semplice frase per uno dei più grandi atti di coraggio conosciuti nell’umanità. Di fronte alle ingenti forze militari di Serse, Leonida e i suoi 300 spartani nella battaglia delle Termopili dimostrarono al mondo il significato dello spirito indomito. Si manifesta quando una persona affronta un grosso problema utilizzando il suo coraggio e senza rinunciare ai suoi principi. Uno studente di Taekwon-Do deve essere sempre modesto e onesto. Confucio disse: “Non protestare davanti le ingiustizie è atto di codardia”. Come la storia ha dimostrato chi persegue i sogni, onestamente e vigorosamente con spirito indomito, non sbaglierà mai nel raggiungimento dei suoi obiettivi.


basket 13

SCHIO T R chi sono O P o S c c + e R , E t D e k N I s K a B a L el Famila d io a iv v r e p u è il s

Q

uando dici “Famila Wuber Schio” dici blasone e tradizione di un top team del basket femminile europeo. Ma “Casa Famila” ha fondamenta ben salde nel territorio al quale è legato da un connubio praticamente inscindibile. E’ l’energia “verde” che nasce da un settore giovanile d’eccellenza, capace di numeri importanti ma soprattutto di veicolare valori e messaggi ad un intera generazione, e più, di giovani e giovanissimi sportivi. E’ il mondo della Kinder+Sport Schio. In questa stagione 2010/2011 sono 270 le promesse alle quali lo staff tecnico del settore giovanile si dedica quotidianamente: piùa della metà sono, 150, appartengono al mondo dei centri dei minibasket attivati tra Schio, Malo Marano, Thiene, Arsiero, Valdagno, Marostica. “Non dimentichiamo i progetti scuola - sottolinea il “capitano” dello staff tecnico del settore giovanile, Nicoletta Caselin (capitani si nasce probabilmente ndr) - progetti che ci permettono, con la collaborazione delle ULSS e di alcuni partner, di unire il messaggio sportivo a quello di uno stile di vita corretto a partire da un’alimentazione sana. Diciamo che cominciamo dalla base”. Dalla base al basket agonistico.

Le formazioni Kinder+Sport Schio presidiano tutte le categorie: Under 13, Under 14, under 15, under 17, Under 19. E non sono rari i casi di derby tra Kinder+Sport Schio: “Capita dice sorridendo la responsabile del settore giovanile scledense - la nostra linea è quella di mandare in campo tutte le nostre giocatrici, ognuna in base alle capacità. Avendo molte iscritte allora abbiamo deciso di attivare delle squadre B: questa è un’età nella quale c’è bisogno di correre, giocare e fare esperienza”. Esperienza e doppia esperienza in qualche caso, come quella che vivono le giocatrici under 19 della Kinder+Sport Schio: campionato giovanile e campionato nazionale di serie B d’Eccellenza con la maglia del Sarcedo Basket, guidate da Sandro Sinigaglia. Spiega Nicoletta: “E’ un gruppo affiatato che può raggiungere traguardi importanti: per il campionato under 19 l’obiettivo sono le finali nazionali e sarà un bel banco di prova. Con la serie B c’è una salvezza da conquistare ma soprattutto un confronto serrato contro avversarie decisamente più esperte. E’ un fattore di crescita importantissimo”. La sfera d’intesa e collaborazione della Kinder+Sport Schio non si esaurisce però al solo vicentino: “Abbiamo collabora-

di Enzo Casarotto zioni attive anche fuori dalla provincia - spiega “Nico” - per molte società di basket femminile giovanile siamo un punto di riferimento: dal “Futurosa Trieste” al “Brixia Basket” passando per il “Buster Verona”. E’ una responsabilità certo, ma sono collaborazioni molto proficue”. C’ è anche un capitolo azzurro che tocca da vicino la Kinder+Sport Schio. Della cerchia delle giovanili della nazionale fanno parte infatti Martina Giacobbe, Giovanna Agyapong, Francesca Nichele, Ariele Zanella per l’under 18, ed Eleonora Zanetti nell’under 16. Insomma, una piccola “Ital-Kinder+Sport” che riempie di orgoglio il corposo staff tecnico. La Kinder+Sport Schio si accinge al giro di boa per questa stagione, impegnativa più che mai: “Infatti - conferma l’ex bandiera del Famila, adesso vessillo della pallacanestro giovane in rosa - tutte le nostre ragazze hanno davanti delle sfide difficili ma stimolanti. Siamo convinti che faranno bene e, soprattutto, che si divertiranno con questo sport bellissimo che, prima di ogni altra cosa, insegna a stare insieme e a lottare per una meta comune”.


caccia

14

i mammiferi selvatici

I

mammiferi sono animali vertebrati a sangue caldo, vivipari, caratterizzati dal fatto di possedere le mammelle (da cui deriva il nome di mammifero) e di avere un corpo con pelle in genere provvista di peli (tranne che nei cetacei e nei sirenidi, che ne sono quasi privi). Gli arti (o zampe) che sostengono il corpo per la locomozione sono in alcune specie adattati per consentire il movimento nell’acqua (balena, foca e delfino) oppure per la progressione nell’aria (i pipistrelli hanno gli arti anteriori trasformati in una specie di ala). I mammiferi hanno un insieme di peli che rivestono il corpo che prende il nome di pelliccia o mantello. Si possono distinguere i peli di contorno costituenti la giarra, dai peli più corti e sottili che formano

Conosciamo i mammiferi dei nostri boschi

la base della pelliccia o sottopelo (borra). I peli sono periodicamente mutati e possono variare di colore e di lunghezza a seconda dell’età dell’animale e della stagione. In questo ultimo caso si parla di dimorfismo di stagione, come nell’ermellino e la lepre bianca, dove i peli assumono durante l’inverno una colorazione bianca. Altri peli modificati sono le setole che in certe specie sono trasformate in aculei (istrice e riccio). Tutti i mammiferi hanno le ghiandole delle mammelle il cui numero è variabile in genere da un minimo di due a un massimo di otto paia ed esse sono presenti, seppur in forma meno accentuata, anche nei maschi. Il latte è il prodotto della secrezione dalle mammelle,

essenziale per il nutrimento dei piccoli e la sua composizione varia notevolmente da specie a specie. La dentatura dei mammiferi riveste particolare interesse per la classificazione e la determinazione dell’età. I sensi principali hanno vario sviluppo nelle diverse categorie, l’udito raggiunge un’acuità elevatissima nella maggioranza delle specie; l’olfatto ha un’importanza prevalente nelle specie appartenenti all’ordine degli insettivori; la vista riveste una secondaria importanza in alcuni gruppi (talpidi) mentre nella maggior parte delle altre specie è fondamentale. L’alimentazione è molto variabile, certe specie si ci-

di Dorino Stocchero

bano soprattutto o esclusivamente di sostanze di origine vegetale (è il caso degli erbivori come i lagomorfi e gli ungulati), altre sono insettivore e carnivore (predatori come la volpe e la donnola), alcune sono ittiofaghe (cioè si nutrono di pesci come la lontra e la foca). La riproduzione è un fenomeno ciclico e periodico regolato dagli ormoni e si manifesta, normalmente, con richiami, corteggiamenti e combattimenti. Il periodo della riproduzione nelle femmine si chiama “calore” e corrisponde al momento in cui possono essere fecondate.


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5case clima a basso consumo energetico

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apnea

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a n e r i s a n u a i z a m l a D in

Panorama di Hvar

ronate a co In lle a d ta o u n i n ri g Paola Ne più intenso a o rr u zz a ll’ e n lia ig m Sipan, 420 contatto con i delfini

in gommone l’itinerario realizzato

l’incontro con i delfini

P

aola Negrini, vicentina, è campionessa provinciale e medaglia d’argento regionale all’ultimo trofeo Veneto nella categoria élite di rana sub. Gareggia con l’Associazione Sportiva Dilettantistica Apnea Futura di Vicenza (http:// www.apneafutura.com) che, sotto la guida del Presidente Alessandro Stella, si dedica ad attività agonistiche e promuove corsi d’immersione in apnea. La nostra campionessa si dedica anche alla specialità della monopinna e, per allenarsi ma nello stesso tempo divertirsi, ha scelto di percorrere in agosto un itinerario in Dalmazia con un gommone, un “marlin boat 19” di circa 6 metri equipaggiato con motore a quattro tempi da 115 hp, al comando dello stesso Alessandro Stella. Il gommone è partito da Zara per toccare le isole Incoronate, Katina, Kornat, Smokvica, quindi Hvar, Korcula, Lastovo, Ston fino ad arrivare a Sipan. Ad ogni tappa, una seduta di allenamento nel blu con la monopinna effettuando traversate e osservazioni del fondale e della costa. In totale 420 miglia nautiche percorse in 14 giorni con 11 notti trascorse nel gommone attrezzato con un tendalino per il campeggio nautico. Nella parte finale dell’itinerario e nel rientro si è unito un secondo gommone vicentino guidato da Giovanni Zaltron, istruttore di Apnea Futura, con a bordo Andrea Baldracchi e le loro famiglie al completo.

di Antonio Rosso e Paola Negrini foto Archivio Associazione Apnea Futura Ma sentiamo Paola direttamente dalla sua voce: “Quando da Zara siamo saliti sul nostro gommone, direzione Kornati un fremito profondo ha scosso tutto il mio corpo e sono stata percorsa dall’emozione di chi, dopo un anno di città, rincontra il mare e se stesso! La chiglia spezzava l’acqua e qualcosa si spezzava dentro di me fino a quando ho smesso di fare resistenza e mi sono abbandonata a quell’immensa distesa di cobalto nella quale mi sono persa in tutti i giorni di navigazione; come un mantra il blu entrava nel mio cuore assieme a un irresistibile desiderio di fondermi con esso, di infilare la mia coda di sirena e trasformarmi in una creatura marina. Da distante le vidi avvicinarsi inconfondibili, dolci dune sinuose di bianca roccia screziata da erbette selvatiche e paglierine; sdraiate su di un letto azzurro cristallino e potente, ci aspettavano. Lanciammo l’ancora in un silenzioso isolotto frequentato soltanto da saraghi pizzuti, da qualche triglia solitaria e da una nuvola danzante di alici che mi diede il benvenuto quando mi tuffai sinuosa in quel fondale per restare poi sospesa a mezz’acqua tra quella miriade di argentee saette. Era-

e gli allenamenti nt ra du i rin ag M a ol Pa


vamo alle isole Kornati. L’abbraccio della notte a Piskera mi preparò a dieci giorni di avventura e navigazione. La Dalmazia e il suo mare offrono una vastità di paesaggi e colori in continua evoluzione: dalle canute isole popolate solamente da qualche audace fico aggrappato alla roccia, alle lussureggianti pinete più a sud, verso Brac, il cui pungente profumo ci avvisava per tempo della loro presenza; dalle imponenti massicciate di un grigio quieto e rilassante che ci scrutavano dalle coste di Peljesa, ai giardini di mare come sospesi delle baie di Lastovo; dai silenzi irreali delle notti fra i ridossi dell’isola di Korkula al turismo sfarzoso delle strade di Hvar. Ma soprattutto, l’itinerario mi ha regalato tutte le sfumature dei fondali nei quali ho avuto la fortuna di immergermi; nei miei occhi dimora ancora il blu livido dei costoni di roccia che scomparivano verso il mare aperto, l’azzurro turchese delle piscine sabbiose, i verdi riflessi delle placide acque del canale di Ston dove il mio ultimo tuffo di sirena ha concluso questo viaggio attraverso le meraviglie dalmate incontrando ciò che per tutto il viaggio, tumultuoso, avvertivo nel mio animo: eccoli nuotare verso di noi...i delfini!”

Paola Magrini durante gli allenamenti

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escursionismo

lo spigolo dei 7 roccoli 19

… all’ultima caloria

Curiosa e bizzarra sfida tra sportivi: 2 ore di spinning per vedere chi bruciava più calorie. 4 le squadre presenti, hanno vinto i nuotatori del fortissimo Club Nuoto Pinnato di Vicenza. di Mariano Stefani

S

otto la Loggia del Capitaniato, giovedì 23 dicembre dell’anno in corso, si è consumata l’ultima fase di una sfida all’ultima goccia di sudore fra le squadre presenti, alcune delle quali finaliste della selezione settimanale. Sulle bici Sportenergy quattro squadre disposte a non concedere alcuno sconto alle avversarie, per due ore hanno alternato i propri atleti disposti ognuno a vendere cara la pelle, tirando fuori dai propri polpacci ogni recondita energia. La sfida vedeva i giovanissimi dell’Atletica Vicenza partire a razzo seguiti dal fortissimo club Nuoto Pinnato e dalle due formazioni dei maturi atleti Granfondo Vicenza e dal time Non Vedenti. Ogni formazione adotta tempi di permanenza ai turni che ritiene idonei ai vari livelli di forma e allenamento dei singoli, per raggiungere il miglior risultato. La formazione in cui pure lo scrivente è impegnato, è formata per sette ottavi dai ciclisti dell’ ASD Calcestruzzi Mascotto, con l’appoggio di Bepi Busato a completare il gruppo staffetta. Nelle loro sgargianti divise ciclistiche e capitanati dal mitico Attilio Carta, il suddetto time punta sulla progressione e sul fondo superando i giovani e presidiando la seconda posizione alle spalle dei sorprendenti nuotatori; la sfida diventa incandescente nell’ultimo quarto d’ora, anche in virtù dei risicati distacchi fra le quattro formazioni. L’orgoglio degli studenti atleti impone un forsennato finale per paura di vedersi beffati dalle due formazioni dei maturi guerrieri, e in una girandola di cambi serratissima, strappano per sole 2 kilocalorie, il secondo posto alla Sq. Granfondo Vicenza potendo salvare così l’onore derivante dalla indubbia loro freschezza atletica. Bravissimi i componenti il time Nuoto Pinnato, primi con 2297 Kcal prodotte, 2218 ai giovani di Atletica Vicentina per la seconda piazza, 2216 come detto alla formazione ciclistica con la quale ho piacevolmente tribolato; ottima anche la performance della formazione Bici Non Vedenti con 2184 kcal. Mi piace ricordare che lo sforzo profuso, come in tutti i giorni precedenti dalle tante formazioni in campo, ha portato fondi alla solidarietà, e nello specifico, va alla Città della Speranza il sostanzioso dono Natalizio che quest’ultima raccontata sfida, ha confezionato. Nella foto che accompagna la cronaca di questa bella sfida, appaiono i componenti del time Granfondo Vicenza, organizzata da Bortolozzo Renato, capitanati da Carta Attilio, si notano: Segato, Stefani, Pozzato, Santolin, Sanvido, Baldan e Busato. Ringrazio ViPress ed il suo Presidente Ancetti per la bellissima iniziativa, l’Amministrazione Comunale per la stupenda sede destinata alla manifestazione, Sportenergy per le attrezzature messe a disposizione assieme al grosso contributo donato, e tutti gli sportivi che sono scesi gioiosi in campo sostenendo la solidarietà, sfidandosi “ all’ultima caloria “ .

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Una passeggiata a bassa quota sullo spartiacque tra la vallata F. S. dell’Agno e del ChiampoFoto di RiccardodiCorà

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aggiunto in auto il passo di Santa Caterina, nei pressi di Castelvecchio, sopra la città di Valdagno, l’inizio del sentiero “dei 7 roccoli” appare evidente. Esso si trova nei pressi di un piccolo spiazzo sulla sinistra, proprio quando la strada inizia a scendere verso la val del Chiampo. Lungo il pianeggiante spigolo incontreremo un grande faggio secolare e la “Croce del galo” in ferro. Sbucheremo poi in una zona priva di vegetazione, chiamata “Terre”, dove anticamente si estraeva il carbone mentre, ora, viene usata come pista per fuoristrada sia a 2 che a 4 ruote. Dalle “terre” scenderemo a sinistra per imboccare una stradina bianca che ci porterà, tenendo sempre la sinistra, prima alla contrada Re e poi alla contrada Via. Da quest’ultima contrada un sentiero in forte salita ci porterà all’auto.

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crescere con i pattini

pattinaggio 20

L

Conosciamo il P.G.S. MAGLIO e il suo impegno a far crescere i giovani nei valori dello sport Gara P.G.S. a Padova – 05/12/2010 Categoria Esordienti Promo Sc. A Stevanella Rebecca

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Categoria Cuccioli Giovanissimi Promo Cailotto Matilde Zenere Sara

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Gara A.I.C.S. a Thiene – 04/12/2010 Categoria Principianti Master Cailotto Chiara

Dal Lago Annalisetta

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Categoria Principianti Master Uno Faccio Martina

8° posto

Categoria Pulcini Master Rossato Giulia

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Bertoldi Sofia

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Orlando Luisa

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Categoria Pulcini Master Uno Baldrani Sofia

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’Associazione Sportiva P.G.S. dilettantistica MAGLIO è sorta a Maglio di Sopra nel 1987. Lo scopo principale dell’Associazione affiliata al P.G.S. (Polisortive Giovanili Salesiane) è quello di divulgare la pratica dello sport privilegiando i valori che lo sport può imprimere nella crescita morale dei ragazzi. La P.G.S. Maglio conta circa 100 atleti, suddivisi in due sezioni sportive: pattinaggio artistico a rotelle e pallavolo. L’Associazione è supportata dagli allenatori volontari P.G.S. che preparano i ragazzi, trasmettendo loro la tecnica sportiva, senza mai dimenticare che lo sport è motivo di aggregazione, confronto e condivisione. Educare con lo sport è in sostanza uno dei cardini portanti dell’attività dell’Associazione P.G.S. e proprio per questo alla P.G.S, l’allenatore viene altresì definito “l’alleducatore”. L’Associazione offre la possibilità a tutti gli atleti, in base alle proprie personali capacità e competenze acquisite, di partecipare a gare a livello provinciale, regionale e nazionale. Un nutrito gruppo di genitori i quali si improvvisano di volta in volta in costumisti, sceneggiatori, accompagnatori, tifosi ecc. segue da vicino tutta la stagione sportiva. Annualmente vengono organizzati un saggio finale per la sezione pattinaggio artistico a rotelle ed un ritiro estivo al quale possono partecipare sia gli

atleti della sezione pattinaggio che quelli della sezione pallavolo. Il percorso della sezione pattinaggio artistico si articola su 5 categorie corrispondenti a qualifiche di specializzazione: Primi passi, Esordienti, Giovanile, Ribes Xs ( gruppo spettacolo) e Ribes (gruppo spettacolo). Proseguendo la soddisfacente stagione sportiva dello scorso anno, che si era conclusa con la gara A.I.C.S. Regionale a Costabissara, durante la quale numerose nostre atlete avevano ottenuto ottimi risultati, la nuova stagione è cominciata con la gara A.I.C.S. a Thiene svoltasi il giorno 04 e 05.12.2010 e con la gara P.G.S a Padova del giorno 05.12.2010: qui diverse atlete hanno provato l’emozione di salire sul podio ed altre, la soddisfazione per gli ottimi piazzamenti.


natale in piscina

D

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nuoto

di Martina Dogana

omenica 19 dicembre la piscina di Valdagno è stata teatro di una dimostrazione di nuoto e tuffi dei bambini del Centro Avviamento allo Sport. Una quarantina di piccoli atleti hanno animato la mattina di questa domenica prenatalizia. Hanno iniziato i nuotatori più piccoli con 25m dorso, poi man mano i più grandi con 25m stile libero, 25m rana e 25m farfalla, quindi di nuovo i piccini con 25m gambe stile libero. Poi è stata la volta dei tuffatori che hanno fatto vedere serie di tuffi dal trampolino di un metro sotto lo sguardo vigile del loro istruttore Nicola e dello speaker Michele. I più piccoli hanno svolto tuffi di differente difficoltà: dai pennelli alle cadute avanti e indietro, dai capofitti ai tuffi raggruppati. Il più grande del gruppo ha effettuato gli stessi tuffi ma dalla piattaforma di 5 metri. A seguire sono entrate in acqua anche le istruttrici Giovanna, Martina, Mariarosa e Angela per 25m nuotati ognuna in uno stile diverso: farfalla, dorso, rana, crawl. Prima dei giochi finali nella palestra dell’ex DAM, dove si tenevano tra l’altro le dimostrazioni di tutte le attività a secco offerte da Le Piscine di Vicenza, c’è stato il tempo di una super staffetta a cui hanno preso parte tutti i bambini e anche le istruttrici. La mattinata è trascorsa in fretta, nello spirito di allegria e sportività che vogliamo insegnare ai “nostri” bambini. Tutti, infatti, si sono impegnati al massimo e hanno dato il meglio di sé e non importa chi è arrivato in fondo alla vasca per primo e chi un po’ dopo, chi è entrato in acqua senza sbavature e chi ha fatto un po’ di schizzi...sappiamo che tutti possono migliorare, ma l’importante è farlo rispettando le regole e soprattutto divertendosi nel gruppo che si è formato a bordo vasca! Da gennaio inizieranno le gare del circuito Propaganda dove i bambini incontreranno i coetanei di altre piscine della provincia, ma il nostro spirito resterà sempre lo stesso: le medaglie le vince chi si impegna e da il massimo!

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sentieri 22

di Sabina Bollori

salita al monte gamonda

S

iamo in Val Posina, e precisamente a Fusine, 456 m di altitudine, una chiesa, quattro case, un bar trattoria, un negozio con dentro di tutto, inclusa mercanzia che credevo oramai scomparsa, donne per strada con bigodini in testa, sabato pomeriggio. Sopra Fusine incombe, modesto e poco conosciuto, il Monte Gamonda, 1006 m, un bastione gibboso in buona parte coperto di vegetazione. Vista da sotto pare una peluria sopra un ammasso di roccia invalicabile, con un suo fascino per nulla appariscente. E’ tuttavia un monte con caratteristiche rupestri, evidenti soprattutto nella parte superiore, che rendono la camminata, quasi sempre sul versante di Fusine, piuttosto gradevole e interessante. Per salire sul monte si può accedere da contrada Zanchi, per sentiero 528, o da Fusine, frazione di Posina, parcheggiando davanti al negozio o poco oltre in direzione Posina, lungo la strada sulla sinistra. Da qui, si prosegue a piedi lungo la strada provinciale e poco dopo si prende la ripida stradina a destra che sale tra le case di San Rocco, dove un cartello segnaletico indica il percorso. Questa è la variante 528 B, che poi si collega al sentiero che sale da Contrada Zanchi. La parte inferiore dell’itinerario mostra chiaramente ciò che resta di una zona un tempo strenuamente addomesticata: masiere e terrazzamenti costruiti con fatica per strappare un po’ di suolo coltivabile alla ripida pendenza del monte. Oggi solo in qualche raro punto i terrazzamenti sono ancora liberi e prativi. Ovunque il bosco è cresciuto e giovani alberi – frassino, carpino nero, acero montano, qualche corniolo, faggio - ricoprono la struttura precedente, nascondendola in buona parte. Alcuni muretti sono crollati e ridotti ad ammassi di pietre scure, ma in prevalenza sono ancora in piedi, solide costruzioni che ancora resistono. Salendo più su le pendici si fanno ripide e si gode di un bosco giovane, leggero, che ancora lascia intravedere la valle sottostante, con Monte Cimone e la Priaforà di fronte. A tratti ripido e a tratti più dolce, man mano che si sale il sentiero guadagna scorci sulla valle, finendo per camminare sulle roccette della parte sommitale, proprio sopra la bastionata che si vedeva dal basso. Alcune gallerie segnalano una presenza militare di rilievo minore, legata alle possibilità e funzioni di osservazione che il Monte Gamonda poteva offrire sui dintorni. Una bella vista su Fusine, Novegno, Cavallara e Monte Maio si ottiene da vari punti durante il percorso. Alla sommità si trova un capitello dedicato a San Leopoldo, nato in Dalmazia e morto a Padova nel 1942, frate che esercitò la propria opera tra Bassano, Thiene e Padova agli inizi del ‘900, raccogliendo in seguito molta devozione popolare, particolarmente dopo la beatificazione nel 1976 e la santificazione nel 1983. Dalla cima per scendere ci si sposta sul versante che guarda Laghi e da qui nel bosco ci si abbassa fino a Contrada Sella, m 703, dove si incontra la strada asfaltata. Proseguendo sempre sul sentiero per Fornasa e Tamazzolo ci si ricollega in località Rotonda alla strada provinciale 81 che riporta a Fusine, purtroppo su strada asfaltata per circa un chilometro e mezzo. Il sentiero richiede delle attenzioni nei tratti ripidi ed esposti della sommità e in discesa, perché può diventare particolarmente scivoloso. Esposto a sud, è caldo nel periodo estivo, ma ombreggiato, e molto gradevole nelle stagioni primaverile e autunnale. Il percorso prende in tutto circa tre ore, per un camminatore allenato, e può essere gestito in una mezza giornata per concludersi a Posina davanti ad un fumante piatto di gnocchi.

montagna

P

di Chiara Guiotto

oter immergersi nella natura più incontaminata del paesaggio innevato invernale è qualcosa di veramente unico. Poter assaporare in piena libertà quello che le nostre montagne ci offrono, la pace, il silenzio, la neve candida. Un paradiso terrestre tinto di bianco: queste sono le nostre montagne. Ma per muoversi in alta quota sono richieste una serie di conoscenze e competenze davvero importanti che ognuno di noi, esperto o meno, deve avere per non incorrere in spiacevoli situazioni che possano rovinare l’escursione della domenica. Occorre conoscere la montagna, se stessi e le proprie capacità, ma soprattutto avere gli strumenti per affrontare qualsiasi tipo di situazione di pericolo. Il C.A.I. di Valdagno fin dal lontano 1922, anno della sua nascita, rappresenta il punto di riferimento per tutti gli appassionati della montagna della vallata


alpinismo 23

sicura dell’Agno, e ogni anno tra le numerose attività organizza anche corsi e iniziative per sensibilizzare gli appassionati della montagna sui rischi che comporta se non la si impara a conoscere. Il pericolo valanghe è l’incubo peggiore e la formazione teorica e sul campo è fondamentale per chi d’inverno pratica alpinismo, sci alpinismo, ed escursioni con le ciaspole. Il C.A.I. quest’anno ha partecipato attivamente al progetto Montagna Amica, un’iniziativa di prevenzione e sicurezza del Club Alpino Italiano, organizzando il 9° aggiornamento sulle tecniche di ricerca con A.R.T.V.A. Il corso, che si è

Straordinaria partecipazione ai corsi sulla sicurezza in montagna tenuti dagli istruttori del CAI di Valdagno svolto durante il mese di gennaio attraverso lezioni teoriche e pratiche, è stato coordinato dall’Istruttore Regionale di Sci Alpinismo Arduo Besco che dirige questa attività formativa molto importante e che ripete dal 1991 ogni due anni. Addirittura 70 i partecipanti, un dato davvero interessante che dimostra il largo interessamento nei confronti di questo apparecchio di ricerca da utilizzare in caso di valanga. Tra gli argomenti trattati la neve, le sue trasformazioni, la valutazione del pericolo valanghe e l’autosoccorso. Il corso diretto da Arduo Besco con il supporto di Luciano Bonetto era

rivolto ad alpinisti, sci alpinisti, telemarkers, snowboarders ed escursionisti. Ma un altro corso che ha affrontato argomenti come la sicurezza in montagna, l’attrezzatura e il suo utilizzo, la valutazione dei pericoli e così via è quello di Scialpinismo Base SA1 arrivato quest’anno alla sua 36° edizione. Iniziato poco dopo l’epifania si conclude a fine febbraio: lezioni teoriche affiancate da quelle pratiche realizzate con lo scopo di formare l’individuo dal punto di vista tecnico e non solo. Infatti attraverso lezioni specifiche di orientamento, topografia, prevenzione degli incidenti da va-

langa, e altre ancora, lo scopo degli insegnanti è sempre quello di formare l’individuo a 360 gradi; “Sapersi orientare è fondamentale per poter frequentare la montagna in sicurezza -afferma il direttore della Scuola di Alpinismo Paolo Mantese- come pure sapere interpretare l’ambiente che ci circonda e sapersi muovere correttamente. E di certo insegnare i comportamenti base in caso di valanga e le modalità di utilizzo dell’attrezzatura è altrettanto indispensabile”. Direttore del corso nuovamente Arduo Besco. Ma di corsi al C.A.I. ce ne sono davvero tanti e in tutti i periodi


dell’anno. “Ci tengo a citarne due davvero interessanti -dice il vice presidente della sezione, Giorgio Romio- Si tratta del corso di meteorologia realizzato da Damiano Zanocco e quello di Topografia e Orientamento coordinato proprio da me. Da una parte acquisire la capacità di comprendere i fenomeni atmosferici e prevenirne le conseguenze, dall’altra saper interpretare l’ambiente che ci circonda in funzione delle diverse attività escursionistiche. Ci tengo a precisare -conclude Romio- che entrambi i corsi sono realizzati a livello provinciale”. La sezione di Valdagno vanta la presenza di ben 14 istruttori titolati che abbracciano tutte le discipline, l’alpinismo, lo scialpinismo, l’arrampicata libera e lo snowboard alpinismo. Anche per quest’ultima disciplina, direi abbastanza nuova, il C.A.I. ha organizzato un corso di SnowboardAlpinismo Base diretto da Nicola Bernardi le cui lezioni teoriche sono state svolte in concomitanza con il corso di Scialpinismo, mentre quelle pratiche in maniera indipendente. Tutti gli istruttori appartengono a loro volta alla Scuola di Montagna che ha

sede proprio a Valdagno e che congiunge anche le sezioni di Recoaro ed Arzignano. Per ogni disciplina ogni anno vengono designati istruttori, accompagnatori e responsabili che danno sempre la loro più completa disponibilità per qualsiasi attività. Vanno ricordati i responsabili delle gite di Sci Alpinismo, Alessandro Pizzolato e Michele Filotto che molto fanno per organizzare e gestire al meglio le gite fuori porta. Per chiudere il cerchio dei corsi organizzati ricordiamo anche il corso base di alpinismo e il corso di roccia e ghiaccio, entrambi realizzati durante il periodo estivo. Anche per chi non ama particolarmente lo sci ma preferisce andare a piedi, il C.A.I. forma anche i semplici escursionisti con ciaspole sensibilizzando anche in questo caso gli individui al rispetto delle regole in montagna e alla conoscenza dei pericoli. Coordinatore Giorgio Romio che dallo scorso ottobre fa le veci dell’ex presidente Redento Peserico in attesa delle nuove elezioni previste il prossimo 5 marzo. Come ben sappiamo Peserico diventato ufficialmente membro del Comitato Direttivo Regionale del Club Alpino Italiano del Veneto lo scorso ottobre, dopo due mandati ha lasciato la carica di presidente della sezione C.A.I. di Valdagno. Quali sono i progetti più ambiziosi che il C.A.I. di Valdagno ha in can-

tiere? “Quello senza dubbio più ambizioso e che richiederà diverso tempo per essere portato e termine è certamente l’ampliamento del rifugio Battisti alla Gazza -ha dichiarato Giorgio Romio- Sottolineo con piacere che il coordinatore dei lavori di ristrutturazione è Redento Peserico a cui va tutta la nostra stima. Il progetto, sostenuto anche grazie ad un aiuto generoso da parte della regione Veneto, è stato da sempre sostenuto dall’ex presidente Peserico che, realizzata la necessità di un ampliamento delle strutture di fronte al flusso turistico in continuo aumento, si sta impegnando molto per non deludere le aspettative degli assidui frequentatori del rifugio. Per tutti coloro che volessero iscriversi al C.A.I. di Valdagno la sede si trova in Corso Italia 9/C. Tel. 0445/407201 www.caivaldagno.it E’ davvero interessante sapere che il C.A.I. di Valdagno ha contato 1429 iscritti nel 2010 tra cui 181 sono ragazzi con età inferiore ai 18 anni!!

Che tu sia munito di ciaspole, oppure con gli sci d’alpinismo o semplicemente a piedi lungo pendii innevati, le regole vanno sempre rispettate. Questi alcuni consigli per vivere la montagna in sicurezza: - leggi il bollettino meteorologico i giorni precedenti l’escursione; se il pericolo di distacco valanghe è di grado 2 o 3, sii molto prudente. Se di grado 4 o 5 rinuncia all’uscita. - scegli un itinerario sicuro e adatto alle tue capacità. - avverti sempre qualcuno del percorso deciso, in particolare quando sei da solo. Se sei in compagnia valuta l’esperienza dei tuoi compagni. - prepara lo zaino in modo adeguato e porta sempre con te l’A.R.T.V.A., la pala e la sonda - valuta l’inclinazione del pendio con i bastoncini: se supera i 25°, il pendio è a rischio valanghe. - porta sempre con te la cartina topografica e la bussola. - in caso di valanga hai 18 minuti per soccorrere efficacemente chi è stato travolto, chiama il 118 e attiva la procedura di autosoccorso.


n o i s s a p r e d Boul

I

di Paolo Dani

l Centro di Arrampicata 7A è stato allestito in via Tomba, località Tommasoni, in zona industriale a Valdagno. Si tratta di una sala boulder (moderna attività sportiva di grande presa sui giovani) posizionata in una località scelta in quanto situata a pochi passi dall’ex inceneritore, futuro polo giovane di Valdagno per le manifestazioni culturali e sportive che qui verranno organizzate. La stretta vicinanza con l’ex inceneritore, la visibilità e le dimensioni della sala, la destinazione giovanile del boulder, sono tutti aspetti che hanno portato all’allestimento di una delle sale boulder più grandi e prestigiose del Veneto e tra le migliori d’Italia. Congiuntamente alla palestra artificiale del Palazzetto, alla presenza di palestre naturali nel territorio valdagnese (Castelvecchio, Bergamini, Rossati – da ripristinare), alla vicinanza con le famose Piccole Dolomiti, una sala boulder di questo tipo va a completare il cerchio, facendo diventare Valdagno una vera e propria “capitale dell’arrampicata”.

il CENTRO DI ARRAMPICATA 7° di Valdagno è una delle sale boulder più grandi e meglio attrezzate d’Italia

BOULDER Una sala boulder indoor è un sa-

lone dove, alle pareti, sono stati montati pannelli alti 3-4 metri, verticali o strapiombanti e dotati di appigli per arrampicare. Si arrampica senza imbrago, con vestiti comodi e leggeri e, ovviamente, con le scarpette d’arrampicata. Fondamentale è il magnesio per aumentare e ottimizzare la presa sugli appigli. In caso di caduta ci sono soffici materassi ad attutire il colpo. La sala boulder è aperta tutto l’anno, con picchi di presenze nella stagione fredda e con un breve periodo di chiusura in estate. In sala boulder si entra pagando un biglietto di ingresso, spogliatoi e bagni con docce sono a disposizione degli utenti. Guide


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Alpine e Istruttori di Arrampicata organizzano e gestiscono corsi, programmi di allenamento, eventi e manifestazioni sportive. Il boulder serve a mantenere l’allenamento, a svilupparlo e ad imparare ad arrampicare, può essere praticato come sport fine a se stesso, per migliorare la propria tecnica e superare i propri limiti fisici e atletici, oppure come allenamento e preparazione per l’arrampicata sportiva e l’alpinismo. Può essere praticato da chiunque, di qualsiasi età, praticamente senza rischi particolari, anche se il boulder è soprattutto uno sport giovane, non solo perché praticato soprattutto dai giovani, ma anche perché fa sentire giovani ed è un’ottima maniera per fare gruppo e stare assieme. Il trend del boulder è in costante aumento in tutti i paesi europei, e anche in Italia si sta diffondendo sempre più in questi ultimi anni. A riprova di questo vi è il buon successo della piccola sala boulder da noi realizzata e gestita presso la palestra Moving Center, a Spagnago di Cornedo, la quale, pur avendo dimensioni limitate, continua ad essere frequentata da moltissimi arrampicatori della nostra vallata.


www.stargraphic.it

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L’aiuto e il supporto di tanti amici sono stati fondamentali per la realizzazione del Centro di Arrampicata 7A. Grazie a tutti dalle Guide!

trata trata trata trata

Lun - Mer - Ven Mar - Gio Sab - Dom

ORARI ore 15.00-23.00 ore 10.00-23.00 ore 10.00-20.00

PREZZI Singola Singola Soci Singola Minori di 15 anni Singola per minori di 8 anni

CENTRO ssera entrate DI12 ARRAMPICATA 7A ervata ai soci – validità 3 mesi

compagnati da genitore pagante

La 12 superficie della palestra è di ssera entrate minori di 15 anni

euro 8,00 euro 7,00 euro 5,00 gratuita euro 68,00

circa 400 mq, la maggior euro 48,00ara sala boulder. La superficie rampicabile si estende heda accumulo punti: su circa 400 mq di pannelli e moduli a inclinazione e altiomaggio, mediamente 4 metrieuro con 2000 2,00 pregni 5diversa entrate un ingresso se. La palestra è completata da reception, docce e spogliaa 60° entrata un premio in attrezzatura toi aie da un– bar, rivolto anno ai socisolare dell’associazione sportiva che ervata soci scadenza gestisce la sala boulder. Il Centro di Arrampicata 7A comprende spazi ricreativi per bambini e ragazzi, un punto informativo con biblioteca e videoteca dedicate alla montagna, all’arrampicata, all’attività agonistica e amatoriale di www.salewa.it queste discipline sportive. Nello spazio scoperto antistante la sala boulder vi èDI il progetto di montare una struttura semiCENTRO ARRAMPICATA 7A mobile per l’arrampicata, la cui altezza permette di utilizzare via Tomba, 7/A, Zona Industriale Valdagno (VI) la salita con corda dall’alto. Info: Centro Sportivo Le Guide in tal modo, La sala boulder, caratterizzata e strutturata Tel. 0445 1742890 Cell. 338 diventa un punto di notevole interesse1485705 per tutti gli appasinfo@csleguide.it sionati della montagna e dell’arrampicata, permettendo di www.csleguide.it organizzare manifestazioni sportive e culturali, coinvolgendo gli enti pubblici locali e le altre associazioni attive sul nostro territorio nella promozione dell’arrampicata e dell’alpinismo. Il Centro Sportivo Le Guide, associazione che gestisce il Centro di Arrampicata 7A, è affiliata all’AICS e conta sulla collaborazione professionale delle Guide Alpine, pertanto organizza corsi di arrampicata sportiva e alpinismo, eventi e manifestazioni. La realizzazione del Centro di Arrampicata 7A ha richiesto molto lavoro e impegno, ciononostante siamo molto fiduciosi in un progetto che, a nostro avviso, può diventare un fiore all’occhiello per Valdagno e la sua vallata.

parte dei quali è stata adibita ervata ai soci – validità 3 mesi

400 MQ ARRAMPICABILI

CENTRO DI ARRAMPICATA 7A via Tomba, 7/A, Zona Industriale Valdagno (VI) Info: Centro Sportivo Le Guide Tel. 0445 1742890 Cell. 338 1485705 info@csleguide.it www.csleguide.it


I

calcio

l progetto New Team nasce nell’estate del 2010 da un’idea dell’imprenditore Nerio Dalla Vecchia. L’obiettivo di fondo è quello di proporsi come risposta concreta al bisogno di attività sportiva dilettantistica per i tanti giovani lavoratori o studenti della zona. La nuova società nasce dalle ceneri dello storico SiggiSchio dal quale eredita gli impianti di gioco e l’ossatura base della nuova formazione, con ben 10 elementi provenienti dalla vecchia compagine. La guida tecnica della squadra è affidata al DS Maurizio Meneghetti ed all’esperto allenatore Marangoni. La New Team ha cominciato nello scorso settembre la sua prima avventura, inserita nel girone B del campionato di terza categoria. I primi risultati sono stati incoraggianti e la squadra è tuttora in lotta per

di Fabio Landi accedere alla zona play-off. L’auspicio per il futuro è quello di riuscire a creare una struttura giovanile che garantisca nel tempo un valido ricambio generazionale per la prima squadra ed un’opportunità di formazione per i più piccoli. Come primo passo nella prossima primavera sarà avviata l’attività della categoria primi calci, indirizzata a bambini e bambine di età compresa tra i 6 e gli 8 anni. Nelle file della New Team militano Matteo e Giovanni Toniolo, un duo di fratelli calciatori che dopo quasi 10 anni a zonzo tra prima e terza categoria si sono ritrovati compagni nella formazione scledense. Al pari dei gemelli Filippini, i due prediligono il ruolo di laterale difensivo: Matteo, mancino naturale, viene solitamente schierato come terzino sinistro mentre Giovanni è usualmente impiegato sulla corsia di destra.

a r d a u q s a n u tutta nuova

Con questo articolo, Fabio Landi inizia la sua collaborazione con Sportivissimo per raccontarci il grande e piccolo calcio della nostra provincia. Se il calcio ci mancava, eccolo

nuoto

sempre al top

Graduatorie FIN 2010, la FAMILA SCHIO NUOTO è una presenza stabile tra l’élite

A

di Enzo Casarotto

nche la stagione 2010, vede nelle Graduatorie FIN, la Famila Schio Nuoto presente in tutte le attività agonistiche in cui si è cimentata: nuoto in vasca, nuoto in acque libere e nuoto per salvamento. Nel nuoto in vasca i risultati ottenuti hanno permesso alla società scledense di confermarsi come presenza stabile nell’élite delle prime società natatorie in Italia piazzandosi nel Campionato Italiano a squadre al 54° posto assoluto (su 162 a punti ) con la squadra maschile e al 177° con quella femminile su 180 a punti, ribaltando i risultati del 2009 dove a primeggiare era stata la squadra femminile. Un risultato di rilievo è stato ottenuto grazie all’ 84° posto su 398 squadre a punti nel “Trofeo del Nuotatore”. Confermato anche a livello individuale, un posto d’eccellenza a livello nazionale con l’inserimento di 4 nostri atleti nelle graduatorie delle migliori 100 prestazioni stagionali assolute nel calendario gare ufficiali FIN, che vedono: Matteo Greselin 47° nei 50 m, 54° nei 100 m, 53° nei 200 m e 81° nei 1500 m dello stile libero, 38° nei 50 m, 44° nei 100 m della specialità del dorso, Giovanni Mioni 73° nei 50 m, 57° nei 100 m e 94° nei 200 m della rana, Nicola Retis 42° nei 50 m, 50° nei 100 m e 71° nei 200

m a delfino e Marta Fontana 98ª nei 200 m a rana. Per quanto riguarda l’attività in acque libere (attività di mezzofondo, fondo e granfondo), nella classifica nazionale per società “Agonisti”, la Famila Schio Nuoto si è piazzata al 46° posto tra le 65 società a punti in un bacino di diverse centinaia di società. Questi gli agonisti protagonisti: Jacopo Barbieri, Devyd Casara, Gianmaria Collicelli, Lorenzo e Roberto Decchino, Matteo Greselin ed Andrea Mantoan. La Famila in questa specialità è la prima società vicentina e 4ª del Veneto alle spalle di Montebelluna, Venezia ed Adria. Non da meno sono stati i risultati ottenuti dai “Master” che nel mezzofondo hanno visto Riccardo Furiassi raccogliere il 5° posto tra gli M55 e Nicola Zenere il 20° tra gli M25 mentre nella classifica del fondo Furiassi, ha colto il 21° posto tra gli M55. Risultati che nel complesso hanno permesso ad ASD Schio Nuoto (Società a cui fa capo l’attività Master) di qualificarsi come 115ª società su 261. Nel nuoto per salvamento, con la Famila l’esordio in questa specialità, le sole tre uscite stagionali di Gianmaria Collicelli e Roberto Decchino, hanno permesso alla Famila Schio Nuoto di inserirsi al 112° posto tra le 128 società a punti nella classifica nazionale.


Bisson fa tris

sci

Ottima prestazione dei vigili del fuoco vicentini ai Campionati italiani di sci con Gianni Bisson che si riconferma per la terza volta vincitore nello slalom gigante.

S

i è disputato in località Pozza di Fassa (TN) il 27° Campionato Italiano di sci alpino e nordi-co per Vigili del Fuoco, manifestazione che ha visto anche lo svolgimento della seconda edizione del Campionato riservato allo snowboard. Le gare si sono aperte Giovedì 20 gennaio proprio con lo snowboard e sono proseguite nelle giornate successive di Venerdì 21 e Sabato 22 con le altre specialità, slalom gigante, sci alpinismo e fondo. Impeccabile l’organizzazione che ha supportato la manifestazione, dimostrandosi all’altezza della situazione con tutte le piste preparate in modo ottimale. Nella località sciistica trentina, il Comando Provinciale di Vicenza era presente con 25 Atleti: Andrea Formentini, Carlo Scaldaferro, Mauro Fabris, Simone Volpato, Fabio Rebeschini, Massimiliano Rossi, Mirco Stecco, Daniele Carbini, Giulio Da Meda, Giuseppe Marchesini, Paolo Rela, Alberto Perin, Armando Battistin, Mauro Michelangeli, Renato Munaretto, Gianni Bisson, Emanuele Busato, Stefano

di Franco Decchino Chemello, Luca Faccio, Diego Frigo, Matteo Formentini, Giancarlo Giordan, Fabio Pretto, Giuseppe Corazzina e Maurizio Toniolo. I nostri portacolori si sono ben comportati e con Gianni Bisson hanno ottenuto la vittoria in slalom gigante (Cat. B). Dopo essere stato terzo alla fine della prima manche, ha saputo rimontare nella seconda fino ad aggiudicarsi il titolo per la terza volta. Si sono segnalati inoltre, Giancarlo Giordan che è giunto 10° nella notturna di sci alpinismo (Cat. B) e Paolo Rela 11° nel fondo (Cat. B) mentre 15° è il piazzamento ottenuto da Giulio Da Meda nello snowboard (Cat. D). Alla fine della 3 giorni di gare, il Comando di Vicenza è risultato classificato al 14° posto. Un consuntivo più che lusinghiero se si esaminano i numeri della manifestazione che vedeva oltre 1.400 Atleti impegnati nelle varie specialità, provenienti da 82 Comandi di VV.F. di tutta Italia. La prossima edizione 2012 dei Campionati, si svolgerà nella perla delle Dolomiti, Cortina d’Ampezzo.



che cosa fa l’Isello?

hockey 31

Vince, è a un soffio dal primo posto ma non sembra la squadra dello scorso anno: niente paura, è solo un di Giannino Danieli momento che passerà

L

’Isello che vince ma non convince. Su questo argomento è gran dibattito e sta creando fronti opposti di opinione sia fra i supporter biancocelesti che fra gli addetti del settore. Chi insomma giustifica il rendimento alterno nell’arco di una stessa partita e afferma che seppur alla lunga la squadra sa portare a casa il risultato pieno. Altri invece che puntano il dito sull’atteggiamento mentale di una parte della rosa che farebbe fin troppa fatica ad imporre il proprio gioco anche contro avversari di non eccelsa levatura. Va innanzitutto ricordato che fin dall’inizio della stagione la Isello Vernici è stata martoriata da una continua serie di infortuni. A partire dalla contemporaneità di quelli che hanno interessato i due estremi Oviedo e Vallortigara, poi alla lunga e pesante assenza di Antezza, quindi i guai pure per Randon e ultimamente anche quelli che hanno coinvolto Travasino e Tataranni. Un girone di andata con protagonisti seri problemi di

infermeria ancora non risolti completamente, ai quali si sono aggiunti gli impegni ravvicinatissimi fra anticipi e posticipi di campionato inframezzati dagli impegni in Europa. Con il risultato di non aver quasi mai avuto una settimana continua da dedicare agli allenamenti in condizioni di normalità. Nonostante tutti questi eventi negativi la Isello Vernici in Campionato è salda sul podio, sotto di appena tre lunghezze rispetto alla coppia di testa CGC Viareggio-Sporting Lodi. E in Eurolega comanda il girone D con tre punti di vantaggio sul Porto. “Quanto ci è capitato di negativo e che ha condizionato il rendimento non deve essere comunque una scusante –ha riferito il tecnico Gaetano Marozin-. Abbiamo trascorso una fase di difficoltà, a volte ho puntato i piedi mentre in altre ho preferito sdrammatizzare. Un risultato, o una serie, in positivo possono valere come trampolino di lancio”. La brillantezza della manovra, la lucidità e pure la freddezza nel gestire un incontro possono arrivare soltanto dopo un periodo adeguato di normalità. Sulle qualità del collettivo, ben superiori a quelle della scorsa stagione non si può assolutamente discutere. E sarà determinante arrivare con la giusta mentalità proprio alla soglia decisiva della stagione, quella dei play off.



il talento di Mike

motociclismo 33

Michele Cervellin ha trionfato nel campionato italiano classe 150 4t e da questa stagione correrà il campionato europeo classe 250 a soli 15 anni

M

ichele Cervellin è una grande speranza del cross tricolore. A soli 15 anni vanta un palmares di tutto rispetto e la Federazione l’ha inserito in un team speciale, chiamato “Talenti Azzurri”, che ha l’obiettivo di portare ai massimi livelli del cross mondiale i migliori crossisti italiani, e Michele è il numero uno tra questi, dopo che ha trionfato nel campionato italiano dello scorso anno. Nato a Valdagno nel 1996, Michele inizia da subito a correre in moto, seguendo le tracce di suo fratello Andrea, crossista di livello europeo e anche lui campione italiano nella scorsa stagione. Un risultato storico: per la prima volta due fratelli conquistano il massimo titolo nazionale nello stesso anno. Michele corre per il Moto club Recoaro e si allena prevalentemente nella pista dei Parlati, dove, dice, ha la possibilità di esprimere al meglio le sue doti. “è una pista straordinaria perché ha tutto quello che serve per allenarsi bene: è veloce, ha salti, ha curve insidiose; ai Parlati s’impara a far correre la moto, a sviluppare le capacità acrobatiche e, soprattutto, a diventare resistenti allo sforzo sia fisico che mentale: è una pista molto impegnativa sia per il corpo sia per la mente”. Michele frequenta l’Istituto Alberghiero Artusi della città termale e, quando non va a scuola, è sulla sua Honda 150 4t, gestita dal Team Martin. Nello scorso campionato ha vinto ben 7 gare. “Devo molto a mio fratello”, dice Michele, “da lui continuo a imparare molto, per me è uno stimolo averlo davanti”. Michele si riferisce alla maggiore età del fratello e alla sua maggiore esperienza, ma anche all’ultima prova del Campionato Italiano, quando Andrea, di ritorno dal campionato Europeo in cui si è classificato secondo a un soffio dal vertice, è sceso in pista per conquistare il titolo tricolore nella classe 250. Michele aveva appena conquistato il suo tricolore nella classe 150 e partecipava alla gara

delle 250, in previsione del salto di categoria che farà quest’anno, quando correrà su un Honda 250 t4, sempre del Team Martin, nel campionato europeo. Il ragazzo ha talento da vendere e anche nella sfida con i big si è messo in risalto: su 120 partecipanti, nella gara vinta dal fratello, è arrivato undicesimo assoluto, terzo della under 21. E questo a 14 anni; quest’anno, con un anno in più, cosa saprà fare in scia del fratello? Dopo il titolo italiano, Michele ha partecipato, in Francia, al campionato mondiale juniores. Gara unica, da corrersi su moto a 2 tempi e non a 4 tempi come nel campionato italiano. Michele è primo nelle prove libere del sabato; primo nelle qualificazioni sempre del sabato; primo nel warm up della domenica; poi per problemi in partenza a causa della poca confidenza con la moto a 2 tempi che non usava da anni, limitata nella potenza (solo 85 di cilindrata) non è riuscito a vincere, sebbene suo sia stato il miglior tempo in gara e suo anche il giro più veloce nella seconda manche. Alla fine risulterà 6 assoluto, comunque primo degli italiani. Peccato perché, anche se con la sua prestazione l’Italia è riuscita a salire sul secondo gradino del podio, conquistando la medaglia d’argento, Michele aveva dimostrato di essere il più veloce e il più forte di tutti. Ma un campione fa tesoro delle sconfitte e Michele è un campione, saprà al più presto rifarsi. Proprio in questo periodo si sta allenando in Sardegna, dove il clima è più mite, con i compagni di team: il portoghese Goncalves e il russo Brobrishev che quest’anno puntano entrambi al titolo mondiale. Per lui è un’opportunità non da poco potersi allenare con piloti di questo calibro. Michele ci tiene a ringraziare la Martin Racing, il moto club Recoaro, la ditta Zuccato, il centro medico sportivo del Dott. Saccardo, la palestra Saint Tropez e Massimiliano Massignani che lo segue negli allenamenti e nelle gare.


a l l e s in e n o i s s a p a l l de 34

compie o in t n e ic V o ia Corned i miglia e miglia n a m lo e V b Ciclo clu ve storia d e r b : à it iv t t 21 anni di a in sella della passione i di chilometr

ca 27 febbr eni dom : ita usc ma Pri 11 20 O TIC LIS CIC A MM PROGRA PRIMAVERA

dal 17 al 21 marzo: Gita a Donoratico, Castagneto Carducci (Livorno) 10 aprile: Granfondo Liotto - Valdagno Domenica 100 km Ciclabile Peschiera - Mantova - Peschiera

Mercoledì 120 km Montagnana - Chioggia - Montagnana Domenica 120 km Giro dei Laghi Mercoledì 140 km Giro del Lago di Garda dal 2 al 5 giugno: Gita in Istria


Q

uest’anno il ciclo club di Cornedo Vicentino compie 21 anni. Velomania è una costola del gruppo “Le Lumache” sorto 40 anni fa e formato da un nucleo storico di podisti ed uno più piccolo di ciclisti. Ad un certo punto, fra gli amanti della due ruote, si è avvertita la necessità di un distacco. Ecco allora sorgere, nel 1990, il gruppo “Velomania” per merito di Gianfranco Grigolato (che ne è diventato, e che ne è tutt’ora, il presidente) con la collaborazione di alcuni appassionati. «Il numero dei soci ha avuto in questi anni un crescita costante, – spiega Grigolato – Ce ne sono da Valdagno, Piana, Cornedo, Cereda, Castelgomberto. Insomma, abbiamo “colonizzato” tutta la vallata». Nel 2010, infatti, si sono uniti al gruppo anche i ciclisti del ciclo club di Brogliano. Anche grazie a quest’ultimi, è diventato, ad oggi, un gruppo di circa 90 persone con età che vanno dai 25 ai 76 anni! Il gruppo “Velomania” è impegnato su più fronti: uscite domenicali (in piazza a Cornedo c’è una bacheca con indicato, ogni domenica, un percorso – da quest’anno disponibile an-

che sulla pagina “Velomania” nel sito del Comune di Cornedo Vicentino), gite in trasferta, come ad esempio, quest’anno, la gita di 5 giorni in Toscana, la gita di 4 giorni in Istria, o il classico giro del delta del Po a fine stagione. Oppure l’importante partecipazione di quasi tutti gli atleti alla “Granfondo Liotto” città di Valdagno 2011, che, come nel 2010, ha premesso al club Velomania di essere uno dei gruppi più numerosi a partecipare.

ciclismo 35

Per ulteriori informazioni le riunioni del club si tengono il secondo e l’ultimo mercoledì di ogni mese presso l’ex comune di Cornedo Vic.no. Oppure basta recarsi in negozio Velomania a Spagnago di Cornedo Vicentino, via M.te Ortigara, 33. Infine si può scrivere a velomania.cornedo@gmail.com. Pagina Internet: www.comune.cornedo-vicentino.vi.it/>“Associazioni”>“Velo mania”.

ONSOR: SI RINGRAZIANO GLI SP m Cucine lle Agno Banca San Giorgio e Va Diquigiovanni o Termoimpianti Il Bagn Euro-Cart Fondiaria SAI

Milleniu .A. Zamperetti Legnami S.p Zarantonello Andrea rra & Nicola Movimento Te

raio 2011 Ultima uscita: domenica 30 ottobre 2011 ESTATE

I BREVETTI DEL GRAPPA (Rif.: Mario Fin) Vedi informazioni sul sito Velomania Mercoledì Gita a Malga Biancoia Domenica Giro del Passo di Vezzena

Domenica Granfondo dell’Altopiano 11° edizione Sabato - Domenica Gita al Passo Giau AGOSTO IN BICI Programma da definire

AUTUNNO

Cornedo - giro attorno al M.te Grappa - Cornedo 150 km Domenica Giro del Prosecco Domenica Gita al delta del Po



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di Enzo Casarotto

rano 40 anni che nell’Alto Vicentino non si organizzavano gare di ciclocross e il Ciclocross di Capodanno – 1° Trofeo Angelo Vallortigara organizzato dal V.C.Torrebelvicino Vallortigara Servizi Ambientali è stato un successo sia di presenze che di pubblico: lo spettacolo non è mancato in una giornata dalla temperatura rigida ma tutto sommato accettabile in quest’inverno caratterizzato da temperature spesso polari. 143 partenti, nella gara di ciclocross della F.C.I. aperta agli Enti disputata a Torrebelvicino nella zona del campo sportivo in un circuito di 2,2 km. tecnico, molto veloce. In palio anche l’11^ prova del 31° Gran Premio Triveneto Teleciclismo – Calcestruzzi Mosole. I più piccoli della categoria G6 inaugurano il percorso poi gli esordienti (40 al via) e via via tutte le categorie, dagli allievi agli élite. Tra gli allievi dopo Moreno Pellizzon, si sono guadagnati gli altri due posti del podio Marco Zanella e Alex Bondavalli. Tra gli junior il vicentino di Tezze sul Brenta del Team Italia, Federico Zurlo (in stagione 14 vittorie su strada e 5 nel cross) ha sbaragliato il campo infiammando il pubblico grazie alla sua grinta e al suo modo di correre sempre in attacco. L’atleta del d.s. Marco Gemin che per la quinta volta si è laureato campione italiano, nel finale ha tirato i remi in barca chiudendo con 25” di margine su Scappolon e Macor. Il clou della giornata è stata la gara degli élite e under 23 vinta tra gli élite dal padovano di Bastia di Rovolon Thomas Paccagnella (Work Service Brenta) che ha relegato al secondo posto il Forestale Alessandro Fontana e al 3° l’atleta di casa del V.C.Torre Diego Retis. Protagonista tra gli under 23 è stato invece Mirko Tabacchi (Arcobaleno) che in solitaria ha inflitto ben 2’58” al suo compagno di team Igor Smarzaro con Alessandro Calderan ottimo terzo. Strada poi agli amatori per chiudere una giornata di ciclocross che ha messo in evidenza l’ottima organizzazione del V.C.Torre Vallortigara del neo presidente Franco Lorenzi. A premiare, si sono alternate le Autorità locali: dall’Assessore allo sport turritano Giovanni Dal Zotto al presidente ragionale FCI Bruno Capuzzo con Stefano Retis delegato per il cross, a far indossare ai neo campioni di Vicenza la maglia griffata Erregi-Keit. Concludiamo con un commento di Stefano Retis: “La soddisfazione deriva dal fatto di essere riusciti a portare il trofeo Triveneto di ciclocross qui in provincia e nell’Alto vicentino, un posto in cui ultimamente nel settore fuoristrada ci si sta dando da fare con la nascita delle scuole di ciclismo fuoristrada e con l’organizzazione di queste manifestazioni. Sta aumentando il numero dei ragazzini ma soprattutto sta crescendo in generale ciò che riguarda la disciplina perché il fuoristrada sarà lo sport del futuro. Il ciclismo su strada sta patendo perché la disciplina non consente più la sicurezza di un tempo. Ho notato a livello giovanile che i genitori preferiscono che i ragazzi corrano con le ruote grasse. Mi preme anche fare un complimento a questa organizzazione e al percorso che hanno allestito che non ha nulla da invidiare a gare più longeve e blasonate del circuito nazionale”.

s s o r c o l Cic show

ciclismo 37

nior) e Thomas Federico Zurlo (Ju) danno Paccagnella (Eliteofeo spettacolo nel Tr cross Vallortigara- Ciclo di Capodanno


moto d’epoca 38

sberze da record Il 2010 è stato un anno da incorniciare per il pilota di motocross d’epoca Fiorello Sberze del Motoclub Trial Valleogra che centra due titoli italiani e co n colori azzurri conquista il Trof i eo delle Nazioni

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er descrivere la straordinaria stagione di Fiorello Sberze, così ricca di soddisfazioni e vittorie, è necessario partire dai titoli conquistati: 1° classificato nel Campionato italiano UISP epoca, categoria moto dal ‘75 al ’77; 1° classificato nel Trofeo delle Nazioni a Squadre over 35, categoria moto pre’ 72 e 2° classificato nel Campionato italiano FMI epoca, categoria moto dal ‘74 al’ 76, risultato, quest’ultimo, dovuto all’impraticabilità della pista di Castiglione del Lago (PG), che non ha reso di Emanuela possibile lo svolgersi della gara, quando il pilota sclendese era in forte recupeVaccari ro ed era a un solo punto dal vincitore Callingani di Reggio Emilia. A giochi ancora apertissimi, sono state le condizioni meteo a non far centrare a Sberze un fantastico tris. Ma ottimi anche i risultati di squadra ottenuto da Sberze: al Trofeo delle Nazioni la over 35 composta da Fiorello Sberze, Ivano Ferrari, Massimo Veglia, Pietro Mazzucco, tutti su CZ 380 e la over 50 composta da Paolo Vellano, Pietro Miccheli, Enrico Bertone, Renzo De Santis ha portato all’Italia una storica vittoria. La gara disputatasi il 18 settembre 2010 a Gallarate, nella blasonata pista del “Ciglione Malpensa”, ha visto la partecipazione di ben 14 Nazioni con 4 categorie suddivise per età del pilota. Non era mai accaduto che una squadra Italiana riuscisse a salire sul gradino più alto del podio in una delle più importanti manifestazioni di cross d’epoca qual è il Trofeo delle Nazioni. In questa edizione l’Italia si è aggiudicata la vittoria in ben 2 categorie sulle 4 in programma; complimenti ancora a questi indomiti piloti anche perché le condizioni meteo erano veramente proibitive.


Ovvero i Commissari di Percorso; quelli della Valchiampo sono stati Premiati dall’Automobile club Vicenza per il loro servizio in oltre 200 rally

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l giorno 11 dicembre 2010 alla manifestazione “ACI PREMIA I CAMPIONI”, i Commissari Valchiampo venivano insigniti con una targa di benemerito per la collaborazione e l’impegno dato in tutti questi anni all’Automobile club Vicenza. Alla manifestazione, che si è svolta in un noto Hotel di Vicenza, erano presenti le autorità di Governo, come il Prefetto di Vicenza, dr. Melchiorre Fallica, il Questore di Vicenza Dirigente Superiore, dr. Angelo SANNA, tutta la dirigenza Aci dal Presidente Nazionale, Enrico Gelpi per la provincia di Vicenza, il Direttore dr. Fausto Russo e il Presidente Cav. Romano Pigatoe con il suo vice Walter Bizzotto, noto ed esperto rallysta degli anni passati, il delegato provinciale per il settore sportivo CSAI, Lino Fantinato, e come ospite d’Onore e testimonianza vivente delle gare automobilistiche il Conte Giannino Marzotto, due volte vincitore della mitica competizione “Mille Miglia” negli anni ‘50. Presenti anche tutti i piloti che sono stati segnalati dalle varie Scuderia del Vicentino. Alla premiazione mancava un altro illustre testimone dell’automobilismo vicentino, Miky Biasion, due volte campione del mondo tra la fine degli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90 che ha portato ai massimi livelli lo sport Vicentino e Nazionale in tutto il mondo. Dal 1990 nella nostra Valle del Chiampo c’è un club di Commissari di Percorso, volontari e appassionati di automobilismo che con le loro bandierine gialle e i loro gilè del medesimo colore garantiscono la sicurezze nella maggior parte dei circuiti e prove speciali di gare automobilistiche del Nord-Est e non. Costituito dall’attuale Presidente Franco Colognato nei primi anni Novanta s’ impegna “nell’arruolare nuove reclute” e, come diciamo noi, “smaliziare i giovani per la loro incolumità”, per collocarli in varie postazioni lungo le prova speciale. Per essere abilitati, i Commissari di percorso (ufficiali di Gara) devono conoscere le regole generali dell’ordinamento sportivo automobilistico e le nozioni relative alle varie discipline: velocità pista, kar-

di Carlo Nieddu

ting, rally, velocità salita, ecc… Devono essere esperti sull’uso delle bandiere e dei cartelli di segnalazione, controllare che tutto funzioni, vigilare concorrenti e pubblico per la loro incolumità. Nei corsi di preparazione sulle vari discipline è prevista obbligatoriamente almeno una lezione con un medico per l’apprendimento degli elementi basilari di pronto soccorso e primo intervento. Tornando al club, che ha all’attivo più di quaranta soci che si trovano una volta al mese per dibattere e organizzare nei minimi particolari le uscite a cui dovranno prestare servizio. Il signor Franco Colognato e tutto il team volevano ringraziare in modo particolare Luca Piazza, amico e sostenitore dei Commissari Valchiampo, per l’ospitalità offerta, che permette di non gravare di ulteriori costi le casse l’associazione. Ma non per questo intendiamo approfittare della generosità data e, quindi, cerchiamo di soffermarci il minor tempo possibile. Valutiamo anche altre offerte che ci vengono fatte, magari dagli Enti locali e non, per far si che il gruppo possa allargarsi e aprire le porte ai propri simpatizzanti e avvicinare giovani e meno giovani alle riunioni, condividendo uno sport così affascinante. Nel nostro attivo abbiamo prestato servizio in circa 200 rally, sempre con tanta competenza e passione, come dimostrano le tante attestazioni di stima che riceviamo. Eccone una del 11 agosto 2010 inviataci da un appassionato presente nel luogo. Vorrei ringraziare i commissari di gara delle postazioni n° 4- 5- 6- 7 che erano presenti al 1° Rally Ronde Città di Negrar per la loro simpatia e per la loro generosità dimostratasi durante tutta la notte. In particolar modo vorrei ringraziare il Commissario della postazione n°7 . Spero che il messaggio venga recepito dai diretti interessati. Un grande in bocca al lupo per le prossime gare e spero di rincontrarvi ancora. Per informazioni contattare il Presidente Colognato Franco Info: commissarivalchiampo@gmail. com

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sempre

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in pista

Claudio Berti è il presidente del Porsche Sci Club Italia, auto potenti e grande sci per coltivare una passione senza tempo

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a passione per lo sci, Claudio Berti, ce l’ha da sempre. Da quando, cioè, veniva scorazzato su e giù da Recoaro Mille da sua madre, la signora Bianca, anche lei appassionatissima dello sci e sempre vicina ai valori dello sport e della montagna. E così prima con lei e poi da solo, Claudio ha girato mezzo mondo con gli sci ai piedi, vincendo gare importanti, arrivando a far parte del gruppo sportivo delle Fiamme Oro e diventare prima maestro di sci e poi allenatore federale. Oggi, titolare dell’omonima ferramenta, ha affiancato alla passione per lo sci quelle per le auto sportive. Lo abbiamo incontrato per conoscere meglio il Porsche Sci Club Italia, di cui è il presidente. Claudio, auto e sci, un’unione fantastica… Il Porsche Sci Club Italia nasce 9 anni or sono proprio con l’obiettivo di unire queste due grandi passione: quella per lo sci e quella per le auto sportive. Si è pensato di creare uno specifico circus bianco per possessori di autovetture del marchio Porsche con la passione per lo sci; un Criterium che prevede in media cinque tappe evento in altrettante località di sport invernali, in cui disputare una prova di slalom gigante su due manches ed una gara in auto su una pista, in genere, innevata. La somma dei punteggi acquisiti nelle due prove decreta la classifica più importante che è quella della combinata sci-auto. La somma dei cinque eventi e dei relativi risultati individuali porterà, a fine stagione, alla finale e, quindi, all’assegnazione del Criterium categoria per categoria dello sci, dell’auto, ma soprattutto della combinata. Una cosa complessa, un impegno che copre tutta la stagione… Sì, ci vuole una grande organizzazione. Lo Sci Club ha un suo organigramma: Presidente, Consiglio, Commissione Sportiva, Responsabile Tecnico sia per lo sci che per le auto: un gruppo di persone straordinario, il nostro, molto preparato ed efficiente. Basti pensare che il responsabile per lo sci è Peter Runggaldier, vincitore della Coppa del Mondo di Super g nel 1995 e argento in discesa nei Mondiali di Saalbach del 1991 oltre ad altri numerosi podi conquistati in Coppa del Mondo mentre, come responsabile per le auto, possiamo contare sulla super professionalità di Vitaliano Maccario, pilota ufficiale Porsche della “Porsche Sport Driving School”. Loro due firmano rispettivamente la gara di gigante e di auto, e il risultato è sempre eccezionale.

rti in azione; sopra Giovanni BeClaudio Berti sotto


Sfide ad alto livello… Cerchiamo di scegliere sempre il meglio, indirizzandoci verso stazioni invernali che abbiano impianti permanenti per le auto in modo da garantirci un grande divertimento in totale sicurezza; e altrettanto facciamo per le piste: abbiamo svolto le nostre gare su piste molto famose per aver ospitato importanti competizioni. Quest’anno, per esempio, abbiamo aperto con Courmayeur, successivamente siamo stati in Val d’Ultimo e lo scorso week end eravamo a Madonna di Campiglio, dove la prova di slalom gigante è stata disegnata da Peter Runggaldier sulla mitica 3-tre, teatro di uno degli slalom di Coppa del Mondo più famosi. La gara si è svolta di sera, con le luci ed è stata molto suggestiva. Prossimamente andremo a Sappada per poi concludere la stagione a Selva di Val Gardena. Nei giorni di gara solo sci e auto? Tutt’altro, nei giorni degli eventi organizziamo anche altre attività, ognuna ispirata al luogo in cui ci troviamo, per esempio, nel prossimo week end offriremo la possibilità di effettuare un tour con le motoslitte tra i boschi della durata di oltre due ore. Sei mai riuscito a vincere il Criterium? Sì, per più anni sono riuscito a prendermi il titolo ma quest’anno, a causa del mio impegno nella parte organizzativa, non riesco ad allenarmi come dovrei e così sono fuori dai giochi per la conquista del Criterium. Sciate solo d’inverno? Per lo sci proponiamo ai soci anche alcune uscite in ghiacciaio con Runghi verso ottobre/novembre e, per il settore auto, offriamo la possibilità di scendere in pista per una sessione di giri con la propria autovettura; inoltre organizziamo gite e visite a città in modo da coinvolgere nella vita del Club anche le nostre famiglie. Corrono anche i tuoi figli? Sì, certo, Giovanni che ha 22 anni e Gianluca che ne ha 17 sono riusciti in più occasioni a distinguersi nello sci, vincendo la loro categoria. E con l’auto? Giovanni per ora mi fa da navigatore ed è meglio così: tanti cavalli e pochi anni non è un binomio che va tanto d’accordo.

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sci

o g y f e t S

La fortissima atleta dell’U.S. Asiago, Stefania Carli, vince il gigante FIS J di Passo San Pellegrino, salendo al 2° posto nelle liste Fis nazionali del suo anno

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la vittoria è arrivata, Stefania Carli, atleta dell’U.S.Asiago, e sportiva per dna - è nipote del mitico Rizzieri Rodeghiero, olimpionico di fondo degli anni Cinquanta e fondatore della Rode Ski Wax – già al primo anno nella categoria Aspiranti ha ottenuto uno strepitoso primo posto nel gigante Fis del 13 febbraio al Passo San Pellegrino. Era dall’inizio della stagione che Stefania si era messa in mostra, salendo più volte sul podio. “Me l’aspettavo”, dice il suo allenatore, Alberto Bonomo, “la vittoria da un po’ era nell’aria; Stefania sta sciando bene, è in forma e ben motivata. La seguo fin dalla categoria ragazzi e allievi, in queste cinque stagione ha sempre avuto un progress tecnico e mentale costante e questa è una gran cosa: ho piena fiducia nel-

le sue possibilità. L’obiettivo quest’anno era di avere i punti per entrare nel Comitato Veneto e di poter partecipare ai Campionati Italiani Aspiranti ed è stato centrato: è al 2° posto nella classifica assoluta della Coppa Veneto e i punteggi Fis oggi la collocano al secondo posto anche nelle graduatorie nazionali delle atlete del ’95 in Slalom Gigante e al quinto-sesto nelle altre specialità”. E così Stefania, dopo aver conquistato il primo gruppo all’ultimo aggiornamento dei punteggi Fis, domenica 13 febbraio al Passo San Pellegrino, ha sfruttato al meglio il pettorale di partenza, il numero 1, e ha inflitto 1 secondo e 44 centesimi di distacco alla seconda piazzata, con la terza a 1,67. Nonostante la presenza di nebbia che non permetteva una perfetta visibilità del terreno, Stefania ha saputo adattarsi alle

condizioni avverse, riuscendo ad attaccare ad ogni curva, senza mai sciare in difensiva. Nella seconda manche, con condizioni meteorologiche migliori, ha sciato in sicurezza per non buttare al vento il risultato della prima prova. Partita per trentesima, ha fatto segnare il secondo tempo di manche a 14 centesimi da Martina Candiago che da terza ha concluso al secondo posto davanti a Francesca Bonifacio. Stefania non ha vinto solamente la gara della categoria Aspiranti ma anche quella assoluta, dove vi erano atlete della categoria Giovani (nate nel 1991-92-93) onorando così le recenti convocazioni del CT del Comitato Veneto, Johnny Feltrin.


ZELG GALESIC 44

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iprendo un vecchio articolo sui “gladiatori dell’MMA” pubblicato su Sportivissimo del febbraio 2008, ormai sono passati 3 anni e sembra ieri, perché colgo così l’occasione di riproporvi sia un “vero e crudo” sport da combattimento come è l’MMA (Mixed Martial Art) che un grande, anzi super Campione come Zelg Galesic e l’unico rappresentante italiano della sua Scuola di Arti Marziali, il Maestro Marco Vigolo. Il Maestro Marco Vigolo mi invita così a partecipare all’evento “unico” italiano che lui ed i suoi Istruttori hanno messo in piedi con pochi mezzi e tanta passione (come sempre agli “sport minori” non è dato nulla e tutto si regge sulla volontà di pochi super appassionati). E’ così che molte volte capita anche di non trovare una palestra libera e di dover pagare tutto fino all’ultimo centesimo; va beh, anche se questa è poi confusa con la mia solita lamentela, sappiamo che in Italia è così e se vogliamo “fare”, dobbiamo rimboccarci le maniche e aprire il portafoglio. Mi trovo così nella palestra comunale di Priabona domenica 23 gennaio alla mattina presto

IL NOSTRO MASSIMO NERESINI HA INCONTRATO ZELG GALESIC, IL CAMPIONISSIMO DEL MIXED MARTIAL ART con alcuni allievi del Maestro Vigolo a sistemare le ultime cose per l’arrivo del “mitico” Maestro Zelg Galesic. Si sente quel tipico mormorio di fondo, quasi come essere in chiesa, e tra gli atleti che arrivano numerosi e aspettano l’entrata del Maestro, c’è quel brivido che scorre nelle vene tra quelli che sanno di affrontare una dura giornata di allenamento e nello stesso tempo un “silenzioso ma tagliente giudizio” da parte di chi ha affrontato “guerrieri”, ring e pubblico di tutto il mondo dominando moltissimi tornei; un

con Ogni grande percorso inizia

“Pelè” dell’MMA, del combattimento, sì, sul ring, quindi con regole predefinite, ma che, in realtà, molto si avvicina a quello che potrebbe essere una ferocissima lotta, un po’ come è il “sanshou” per le Arti Marziali Cinesi. Infatti, come vi ho già raccontato, nulla è più reale, come combattimento, di un incontro di MMA dove per essere degno di partecipare devi comunque essere in grado di affrontare l’avversario con tecniche che spaziano in tutte le Arti Marziali e di Combattimento, perché le “cosiddette regole” sono proprio minimali. Ecco finalmente che il Grande Zelg entra nella palestra accolto da alcuni filmati di suoi combattimenti e dagli sguardi orgogliosi dei suoi allievi. Beh, so cosa vuol dire vedere arrivare il Grande Maestro, colui che ammiri e vedi come l’inarrivabile. Lo accompagna il sempre attivo Maestro Marco Vigolo che lo rappresenta in Italia e che è il Responsabile Nazionale della Trojan Free Fighters, la Scuola fondata e diretta dal Maestro Zelg Galesic. Sono stupito anche io quando il Grande Combattente si accorge della mia presenza e si ricorda di me e di Sportivissimo, tanto da abbracciarmi e

zia!

un piccolo passo… allora ini

di Massimo Neresini

darmi immediatamente spazio per una lunga chiacchierata amichevole e tecnica. Il mio “compito” per Sportivissimo è fatto così semplicemente quando hai a che fare con “persone” prima di “campioni” e l’intervista scivola via velocemente per dare spazio, poi, alle lezioni. Il metodo sviluppato ed insegnato dal Maestro Zelg Galesic e dal Maestro Vigolo qui in Italia è molto cruento e approfondisce tecniche di cosiddetto “ground and pound” ossia di colpi inferti durante il combattimento a terra; si studiano ovviamente tutte le tecniche di combattimento con calci e pugni, tipici della Kickboxing, del Sanda, della Thaibox, del Taekwondo, della stessa Box per poi affrontare le tecniche di prese e leve del Judo e del Jujitsu ma, unico al mondo, questo metodo sviluppa tecniche di colpi cruenti portati a terra e viene analizzato il combattimento nella sua totalità senza dare enfasi o indirizzare o prediligere alcuno stile di Arte Marziale in particolare. Dopo una pausa forzata di circa un anno, poiché il Maestro Zelg Galesic durante un combattimento a Tokio si è rotto un ginocchio che lo ha costretto ad interventi e cure


Per info: Maestro Marco Vigolo DTR Shootboxe FIKBMS Unico esponente e responsabile tecnico Nazionale del Trojan Free Fighter’s (Z.Galesic MMA) presso Palestra Moving Center di Spagnago di Cornedo (VI). Cell.3358451834 - teamvigolo@libero.it - www.martialworld.net - www.shootboxeberica.it per sei mesi per poi iniziare allenamenti forzati per riprendere la forma, oggi ha ripreso totalmente sia la grinta di prima che la sua straordinaria potenza. Così il prossimo 5 marzo terrà un incontro a Liverpool in Inghilterra e se tutto va bene la settimana successiva combatterà ad Abu Dabi. Purtroppo lo stesso Zelg mi dice che questa pausa forzata a 30 anni non ci voleva proprio perché stava dando il massimo. Ma siccome tutto non viene proprio per nuocere gli ha acconsentito di concentrarsi nella apertura e nello sviluppo della sua Scuola per la formazione di combattenti e per dare la possibilità a chiunque di passare delle vacanze in Croazia a Pola (per info chiedere direttamente al Maestro Vigolo) al mare in un centro da lui diretto nel quale si possono praticare le Arti Marziali e sviluppare tecniche di difesa personale e combattimento MMA. Il programma poi lo porterà in Giappone dove a fine maggio avrà un altro importante incontro sempre del circuito mondiale del MMA. Molte volte gli incontri si svolgono in forma di stretti “tornei” in città quali Tokio, Seul ecc. dove ad eliminazione si arrivano a vincere anche grandi somme (ovviamente solo i grandi campioni sono invitati a partecipare ed il rischio di

rotture o gravi incidenti è molto alto). Ci siamo soffermati un po’ ad analizzare il quesito che mi stimolava e che spero interessi anche ai lettori “ma quanto conta in questi combattimenti la forza fisica e l’applicazione della tecnica?” Il Maestro Zelg Galesic si è dimostrato molto equilibrato con la sua risposta al quesito; lui mi dice: “io ho visto molti incontri in cui la tecnica ha vinto sulla forza ma altrettanti in cui la forza ha dominato sulla tecnica. Bisogna che ognuno trovi un bilanciamento tra la forza che può avere e l’espressione della sua tecnica; la cosa più importante è quindi trovare il giusto equilibrio tra le due.” Nel combattimento le “regole” sono veramente poche ed il combattimento diventa così libero; non puoi colpire agli occhi, alla gola e ai testicoli e non puoi mordere… tutto il resto è concesso. Il Maestro Zelg Galesic continua “il nome stesso MMA (mix di Arti Marziali) ti dice cosa significa questo tipo di Arte, che agli occhi di un profano sembra un mix di confusione come un combattimento per strada, ma se stai attento e conosci un po’ le Arti Marziali ne cogli le molteplici sfumature. E’ importante avere un grande allenamento e un’ot-

timale conoscenza delle arti che si appilicano perché se qualcuno ti trova un “buco” (una tua carenza) sei finito… io sono molto bravo con i calci ed i pugni provenendo dal Taekwondo e ho problemi nel combattimento a terra, pur essendo bravissimo, ed è per questo motivo che mi esercito e ho inventato un mio metodo… così non esisterà mai il perfetto Atleta di MMA, anche lui avrà sempre un “buco”… ”. Zelg continua: “come ti ho detto, pur essendo molto bravo a terra, ho perso tre combattimenti a terra, ma due di questi li ho persi a terra con due vincitori di oro olimpico di Judo e uno con un Campione Mondiale di Jujitsu… allora capisci che non posso pensare di competere nella lotta a terra con un oro olimpico del Judo, lo devo stendere prima e cercare di non portarlo dove lui è più forte di me… con ciò non significa che sono debole a terra ma semplicemente che ci sono quelli più forti di me a terra…” ma forse non per molto, aggiungo io! Qual è il tuo punto di forza: “direi oltre ai calci e pugni, il “great bound” cioè quando sono sopra a qualcuno il mio pugno esplosivo è veramente forte… un test ha dimostrato che il mio pugno da sopra por-

martial art 45

ta ad una pressione misurata di 920 Kg per cmq”. Certo non è uno sport per tutti ma hai mai trovato un allievo che possa seguire le tue imprese (ricordo a chi non conosce bene il Maestro Zelg Galesic che è uno dei più grandi combattenti di MMA al mondo): “per dire la verità ho trovato molti che fisicamente potrebbero ma non ho ancora trovato qualcuno che ha la testa giusta per affrontare correttamente questa disciplina così incredibilmente impegnativa… ho avuto tanti allievi con grande agilità e forza che mi hanno stupito, ma ci vuole un “grande cuore di bestia” e non tutti lo hanno… è un lavoro difficilissimo e cruento ma io non lo cambierei con nessuno altro al mondo e così devi essere per affrontarlo!” Così lascio il Grande Maestro Zelg Galesic ed il Maestro Marco Vigolo con gli allievi assetati di condividere una stupenda giornata con un Grande Guerriero, con un Gladiatore dei ring mondiali, augurandogli di tornare presto alla vittoria perché è anche un po’ italiano e chissà che proprio dalla Scuola Tojian Italiana del Maestro Vigolo non esca un fortissimo Campione.


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un stella biancoceleste

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Paolo Maragon del Fighter Team di Valdagno si è laureato campione assoluto Wako, World Association of Kickboxing Organizations, negli ultimi campionati europei che si sono tenuti in Grecia

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n Europa brilla la luce biancoceleste. Paolo Marangon si è laureato campione assoluto Wako tra i rivali del vecchio continente. E così il Fighter Team di Valdagno può annoverare tra i suoi successi anche quello prestigioso messo a segno, colpo dopo colpo, dal giovane atleta (residente a Cornedo, ma iscritto alla società valdagnese). Agli ultimi campionati europei che si sono disputati in Grecia, il successo è arrivato dopo lunghi allenamenti e una preparazione che ha portato Marangon a battersi addirittura in Thailandia. L’oro conquistato dal venticinquenne rappresenta un esempio di impegno, nello sport e nella vita, per tutti i compagni di squadra. Ma soprattutto è il trampolino di lancio, per nuovi risultati attesi da tutto il team che lo sostiene. Grande gioia nel Fighter Team Valdagno, a partire dalla presidente Valeria Zordan, dal vicepresidente Antonello Moresi e dal maestro Fernando Santagiuliana, che gli sono stati vicino in ogni tappa, per arrivare preparato al traguardo. Il successo è arrivato nella categoria -79 kg agli europei Wako a cui fanno riferimento Semi conctact, Full contact Kick light e anche Musical forms. Sulla scia del risultato conseguito, in città si sono già formati i supporters: primi tra tutti i campioni in “erba”, cioè quelli che si allenano tutti i giorni per poter emulare il loro idolo con una disciplina sana, per la mente e per il fisico. Infatti, sono già numerosi i mini atleti del kick boxing che, alla scuola elementare di San Quirico, possono cimentarsi in questa disciplina (i corsi sono riservati ai bimbi da 6 a 14 anni). Ma le lezioni sul tatami sono aperte anche agli adulti, ed è proprio il campione Marangon a insegnare i segreti del mestiere alle giovani promesse dello sport. «Il nostro è un team affiatato - spiega il vicepresidente Moresi -. Insegniamo ai ragazzi come affrontare la disciplina sportiva, senza cattiveria ma con equilibrato agonismo. Questo sport ci permette di far crescere i ragazzi in un ambiente sano, con la possibilità di raggiungere traguardi inattesi come quello di Marangon, traino per tutta la squadra». Per informazioni ed iscrizioni: 347.2221034.

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rugby

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un valdagnese alla corte del Petrarca

Matteo Baruffato, quindicenne di Valdagno, con una grande passione: il rugby. Ecco quello che ci ha raccontato della sua avventura padovana tra le fila della formazione U16 del Petrarca Rugby. di Giulio Centomo

niziamo dicendo che sono nato a Valdagno e fin da piccolo sono stato “costretto” a giocare a calcio, d’altra parte di questi tempi sono pochi quelli che non ci giocano, sembra più che altro una moda. Poi un giorno mio papà mi portò a vedere una partita di rugby di quello che fino a qualche anno fa era ancora il Valdagno Rugby. Quel giorno ho conosciuto il mio primo allenatore, il leggendario “Beppe Bau”, e una settimana dopo iniziavo i miei primi allenamenti. Eravamo i piccolini della nascente squadra di Valdagno. Ho giocato la mia prima partita al Trofeo Topolino a Treviso anche se per quell’occasione mi sono trovato “in prestito” ad un’altra squadra che non aveva abbastanza giocatori per scendere in campo. Come sempre i primi anni sono quelli più duri, ma con qualche sforzo sono riuscito a farmi notare. Nella stagione 2007-2008 sono stato convocato per allenarmi con la selezione del triveneto. Era una grande occasione poiché c’erano diversi osservatori di squadre importanti. Quando e dove nasce la tua passione per il rugby? Come detto la mia passione è nata a Valdagno grazie a mio padre che

mi fece conoscere questo splendido sport. Fin da piccolo sono sempre stato di statura robusta e lui mi diceva che sembravo proprio ad un giocatore di rugby. Come sei entrato al Petrarca? Alla fine di un allenamento con la selezione del Triveneto a Silea mi si avvicinò un allenatore del Petrarca chiedendomi se volevo andare a Padova. Subito sono rimasto a bocca aperta, ma eccomi qua, da circa un anno e mezzo gioco con loro e mi sono trovato subito bene. Inizialmente è stata una decisione dura, avevo appena 14 anni e all’inizio ero piuttosto indeciso. A giugno poi ho deciso di buttarmi e provare quella strada. La mia passione per il rugby è sempre stata molta ed ora grazie a molti sforzi e lavoro sono arrivato ad uno dei più grandi club d’eccellenza in Italia. Quando hai iniziato avresti mai immaginato di approdare nelle giovanili del Petrarca? In verità da quando ho iniziato a giocare tutti mi dicevano che ero bravo ed io ho sempre creduto di potercela fare. Ognuno di noi può arrivare dove vuole, bastano impegno, umiltà, tanto lavoro per migliorarsi e soprattutto non bisogna mai abbattersi. Immagino che i ritmi tra scuola e

allenamento siano piuttosto intensi. Qual’è la tua settimana tipo? La mia settimana tipo è molto impegnativa. Gli allenamento del lunedì e del giovedì sono considerati forse i meno pesanti, si tratta di sedute di preparazione fisica e di lavoro sul metodo di corsa. Di solito questi allenamenti mi impegnano per poco più di due ore, mentre il resto dei giorni è molto più pesante. Tra palestra e allenamento in campo volano più di tre ore. Organizzare il tempo per studio e compiti vari è un problema. Penso che ognuno di noi, se ha un po’ di tempo libero preferirebbe usarlo per uscire con gli amici. Certo che poi serve studiare! Qual’è il tuo sogno nel cassetto oggi? Il mio sogno nel cassetto è arrivare ai massimi livelli del rugby e magari un domani diventare il più grande giocatore al mondo. Come vive questa esperienza la tua famiglia? La famiglia è sempre sotto pressione tra viaggi per venirmi a vedere, la preoccupazione perché sono via da casa o la paura che mi faccia male. Che rapporti hai con Valdagno e con il Rugby Alto Vicentino? Direi ottimi, mi piace pensare di poter essere un esempio per i più giovani,

VALTERMO

mentre quelle volte che mi alleno con la seniores mi diverto a stare con i miei compaesani, anche con loro non si smette mai di imparare. Il rugby è la tua vita oppure pensi di ritagliare il giusto spazio per studio e poi lavoro? Molti dicono che di rugby non si vive, questo dipende anche da quello che si vuole. Che rapporto hai con i tuoi compagni di squadra? E con gli amici con cui hai iniziato a giocare? Nei confronti dei ragazzi del Petrarca ho sempre avuto molto rispetto come loro lo hanno di me e sono contento di questo rapporto. Con i miei ex compagni poi ho sempre tenuto un bel rapporto e ci sentiamo e troviamo spesso. Se non sbaglio il prossimo anno potresti entrare all’Accademy federale e sei controllato dagli osservatori delle selezioni nazionali. Come sarebbe per te far parte della nazionale giovanile? Per me sarebbe un traguardo enorme, potrebbe anche essere l’occasione per andare a giocare all’estero. Come ti vedi tra 10 anni? Non pongo questa domanda e preferisco non trarre conclusioni perché non si sa mai cosa succederà in futuro.

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sistono le realtà sportive maggiori, quelle più ricche, quelle note al grande pubblico, quelle che, con le loro gesta e risultati sportivi, riescono a riempire i rotocalchi sportivi e non e accanto a queste, esistono le realtà sportive cosiddette “minori”, che per lo più riescono a malapena a coprire, con piccoli sponsor e contributi, i loro comunque gravosi costi di gestione. Realtà, queste, per le quali è già un miracolo riuscire a sopravvivere e che, ciò nonostante, riescono a raggiungere spesso traguardi sportivi che vanno al di là del loro peso e potere. E’ l’universo delle piccole società sportive dilettantistiche che, per lo più, perseguono l’importantissima funzione sociale di avvio alla pratica sportiva dei più giovani, costituendo così un grande deterrente alle molteplici devianze minorili. Tra queste realtà “minori” nella nostra provincia spicca l’U.S.R. ARCOBALENO di Carrè, a.s.d. operante in varie discipline e fra queste il basket femminile. Abbiamo incontrato colei che può considerarsi il vero “motore ed anima” del sodalizio, Liateresa Zenere, ex giocatrice di basket di A1 negli anni ’80 ed attuale insegnante di educazione fisica, con la quale approfondiamo la conoscenza della realtà Arcobaleno. Come nasce l’idea della polisportiva Arcobaleno? “L’idea della Polisportiva Arcobaleno - esordisce Lia Zenere - è nata

Conosciamo la polisportiva Arcobaleno attiva a Carrè, Chiuppano e Zanè

basket

o r t s e n a c a o n un Arcobale di Enzo Casarotto

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dalla necessità di finanziare i progetti sportivi scolastici perché sono dell’idea che la scuola dovrebbe dare l’opportunità ai propri alunni di praticare attività sportiva gratuitamente, in quanto parte del programma scolastico. Per moltissimi anni, fin dal 1987/1988 qui tutti gli alunni hanno potuto praticare il minibasket e il basket senza oneri per le famiglie. Ciò ha permesso a moltissimi bambini/e di giocare a pallacanestro e per molti è stato uno sbocco anche per un futuro lavoro, com’è avvenuto per insegnanti ISEF e allenatori (oltre che giocatori di serie A, B e facenti parte delle squadre nazionali) e fra questi Valeria De Pretto, Enrico Crosato, Alessandro Panni e tanti altri atleti che sono inseriti nelle rappresentative giovanili del settore nazionale. Si è poi ampliata l’offerta di attività sportive rivolte ai bambini e adulti per permettere a tutti di poter praticare l’attività motoria-sportiva”. - Quali sono i “numeri” dell’Arcobaleno? “L’anno scorso abbiamo superato i novecento iscritti fra le diverse discipline sportive: Minibasket e Basket, Hip-Hop, Ginnastica Artistica, Parkour, Pattinaggio Artistico, Ju-Jitsu, Kick-Boxing, Kraw-Maga, Katori Shinto Ryu, Ginnastica Mantenimento, Pilates, Step, Ginnastica Aerobica, Ginnastica Età Serena. Fra le attività giovanili la parte del leone la fanno il minibasket e il basket, con più di trecento iscritti nelle varie categorie”. - Quali sono le maggiori difficoltà nella gestione di una realtà quale l’Arcobaleno? “La poca disponibilità delle palestre, oltre naturalmente all’aspetto economico. Sponsor e contributi

diminuiscono ogni anno e si deve far fronte con le risorse interne (con quote contenute) e con tanto volontariato. Devo ringraziare i moltissimi genitori che si rendono sempre disponibili a collaborare. Per facilitare l’attività abbiamo acquistato un pulmino e abbiamo realizzato un calendario societario, un’iniziativa che sembra banale, ma che in realtà contribuisce ad aumentare nei ragazzi il senso di appartenenza al proprio gruppo”. - Quali sono i risultati sportivi raggiunti nel periodo più recente? “Mi piace tutto lo sport e ho cercato di inserire nelle attività dell’associazione svariate iniziative sportive, ma avendo giocato tanti anni a pallacanestro ho proposto e continuo a seguire principalmente lo sport che conoscevo maggiormente. Ritengo il minibasket e il basket uno sport veramente completo. Quanto agli ultimi risultati acquisiti, abbiamo vinto il titolo Regionale under 13 e 14, il titolo di vicecampionesse italiane nel Join The Game, vicecampionesse italiane nel Basket3 e tutti i titoli regionali dei Giochi sportivi studenteschi con un gruppo di ragazze fantastiche tre delle quali hanno fatto parte della selezione regionale “Azzurrina”. Poi il titolo di campionesse regionali esordienti, e la partecipazione a tutte le finali regionali nelle categorie giovanili, per non dimenticare il 2^ posto Join the game regionale dell’anno scorso, nella categoria u.13 femminile. Abbiamo la fortuna di avere un parco allenatori invidiabile per preparazione, competenza e passione e quindi anche se non sono prioritari i risultati contano”. – Da quest’anno ci sono alcune novità… “Pur-

troppo possiamo seguire solo l’attività giovanile, sia per la limitata disponibilità di palestre, sia per le esigue disponibilità finanziarie. Abbiamo partecipato per due anni al campionato femminile serie C ed è stata una ”salasso” non indifferente, dovevamo quindi trovare la possibilità di dare continuità alle ragazze e ai ragazzi, soprattutto considerando il livello raggiunto nell’attività giovanile e quindi abbiamo iniziato una collaborazione con società limitrofe che possono dare un futuro alle nostre atlete e quindi è iniziato con le società S. Marco Bassano e Giobasket Dueville il progetto “Pink Stars”. Lei che opera sia a scuola che in palestra a contatto con centinaia di giovani, cosa si senti di dire ai chi legge queste righe? “A me lo sport ha dato tantissimo, mi ha insegnato soprattutto il rispetto delle regole, l’importanza di credere in se stessi e nella forza di volontà che permette di raggiungere risultati insperati. Ai giovani vorrei proprio trasmettere e far capire l’importanza della “passione” per quello che si fa, indipendentemente che sia sport o lavoro, far loro capire che se si vuole veramente raggiungere un risultato lo si può raggiungere, sempre nel rispetto di sé stessi e degli altri e soprattutto che non ci si deve mai scoraggiare perché c’è sempre una soluzione. E’ bellissimo poter “lavorare” divertendosi, facendo una cosa che piace e che dà soddisfazione. Per finire, ringrazio tutte quelle persone che mi hanno permesso da giovane di giocare a basket e cerco di ricambiare trasmettendo la passione a tanti altri, giovani e non”


lettere

Potete scrivere al Senatore Alberto Filippi inviando le vostre e-mail a: sportivissimo@mediafactorynet.it

El balon?

Caro Umberto,

Caro Senatore, perché non scrivete mai di calcio? Siete, forse, anche voi tra quegli sportivi che non amano il calcio perché piace a tutti e non sopportate che sia sempre in tv? Se il calcio è lo sport più amato e più trasmesso dalle televisioni, una ragione sicuramente ci sarà. Il calcio è uno sport bellissimo e anche nella nostra provincia ci sono squadre di buon livello con ottimi giocatori. Seguo con passione il vostro giornale e po’ mi dispiace di non trovare mai il calcio. Cordiali saluti, Umberto Lorin .

il calcio, anche quello provinciale, ha tempi di cronaca velocissimi e contenuti infiniti. Un mensile come Sportivissimo non può seguire la notizia perché non ce la fa con i tempi, perché non ha spazi sufficienti. Però il calcio è il calcio, e oggettivamente qui da noi, in Italia, è lo sport che viene praticato ai livelli più alti, dato che nel nostro campionato militano molti dei migliori giocatori del mondo. Quando in una qualsiasi attività si vedono impegnati i numeri uno, la qualità dello spettacolo è sempre garantita. Io amo il calcio e apprezzo molto l’impegno, la professionalità e la passione con cui qui, dalle squadre di serie A a quelle di terza categoria fino alle squadre giovanili, viene praticato. Se ci sarà possibile, volentieri dedicheremo la nostra attenzione al “balon”. Con simpatia, Alberto.

Le vostre lettere possono essere lette anche nel sito: albertofilippi.it

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