Sportivissimo ottobre

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SPORTI bianco

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Puntate, ammirate, sparate

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di Luigi Borgo

utti critichiamo e tutti siamo criticati. Non c’è azione umana che ne sia esente e lo sport è da sempre un argomento che più di ogni altro attira la critica dei suoi appassionati. C’è il bar che da sempre fa da pulpito privilegiato per le critiche verso allenatori, atleti, dirigenti, presidenti, insomma, verso tutto e tutti. Sembra che nel mondo sportivo chi non abbia nulla da criticare sia un mezzo deficiente, per cui tutti a criticare tutto e tutti per sentirsi uguale agli altri, intelligenti e fighi come gli altri. La critica sportiva è sempre stata esagerata perché istintiva; sempre irrazionale perché fatta di pancia e a caldo; a volte anche violenta e distruttiva perché animata dalla foga cieca della passione. È la critica peggiore e nella storia ha fatto più vittime di vittorie. Ho visto allenatori estromessi che non avrebbero meritato di esserlo; atleti arrabbiati cambiare squadra senza per questo diventare campioni; società estinguersi perché sommerse dalle accuse d’inefficienza. Adesso è la politica a far di peggio. Già, non c’è mai un limite al peggio, tanto che la critica sportiva sembra un po’ essersi ridimensionata. Dai bar è entrata nelle televisioni, si è fatta quindi recita, superficiale e innocua, mentre nei bar o all’interno delle associazioni sportive l’esercizio di critica, in genere, si è fatto più costruttivo. Meno parole a vanvera ma più analisi e commento. Il che vuol dire sentirsi in qualche modo obbligati a dimostrare con i fatti come si sarebbe dovuto fare meglio. Così anche il criticare ha assunto un senso positivo. Costruttivo. Però, dopo tanti anni che nello sport e nella società tutti hanno criticato tutti, è naturale che le critiche continuino a farci un po’ male. A offenderci. Non siamo ancora pronti ad accoglierle serenamente come uno spunto per il nostro miglioramento. Troppe volte ciascuno di noi ne ha dovuto sopportare d’ingiuste. Di clamorosamente scriteriate. Marco Aurelio, che era un uomo politico ma anche un filosofo, cercò di spiegarci perché dovevamo farcene una ragione: «sopprimi l’opinione e sopprimerai “il sono stato offeso”; sopprimi “il sono stato offeso” e sopprimerai l’opinione». Anche se l’opinione è una critica leggeraleggera, anch’essa contiene sempre una piccola offesa verso il destinatario del giudizio. Marco Aurelio voleva invitarci a sopportare le offese, nate dalle opinioni, in nome della civiltà del libero giudizio. Di principio aveva ragione. Meglio sopportare una critica, magari anche ingiusta, che sopportare di vivere senza la libertà di parola. Se il più delle volte questo non è facile per il nostro io, è tuttavia una cosa giusta per la nostra collettività. Per cui è tempo, dopo tanti anni di civiltà del libero giudizio, di capire che molte volte le critiche originano dall’invidia più che da un giudizio obiettivo, dall’antipatia di pelle più che dalla conoscenza profonda, dalla voglia di attaccare qualcuno tanto per dire “ci sono anch’io; faccio qualcosa anch’io” che da altro. Insomma adesso è sempre più chiaro che dietro a molte critiche vi sono, in realtà, delle malcelate attestazioni di stima. A tutti costoro impariamo a dire: puntate, ammirate e sparate tutte le critiche che volete, a noi fanno piacere!

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bellezze pungenti

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ra gli animali marini esiste un gruppo chiamato Cnidari che vuol dire “ortiche di mare”. Infatti ciò che unisce gli organismi animali di questo tipo sono le cellule urticanti distribuite su tutto il corpo e soprattutto sui

tentacoli. Sono molto diffusi e sono conosciuti anche con il nome di celenterati, Vi fanno parte i coralli, le meduse, gli anemoni di mare. Le cellule urticanti sono chiamate cnidoblasti ed hanno una forma ovoidale con un piccolo ciglio ad una estremità. All’interno c’è una capsula piena di liquido tossico nella quale si trova un filamento che può venire espulso sotto determinati stimoli e penetrare nella preda iniettandovi sostanze velenose paralizzanti. In altri casi le attinie secernono sostanze viscose. Questi sono i mezzi che utilizzano per catturare le loro piccole prede. Tra i vari cnidari parleremo di due ordini che si assomigliano molto e che tutti i subacquei conoscono, le attinie ed i cerianti, animali marini particolarmente interessanti, facili da fotografare e …. commestibili. Le attinie, dette anemoni di mare, vivono prevalentemente in acque costiere attaccate a rocce, conchiglie, oppure spesso affossate direttamente nel fondale se questo è sabbioso-fangoso o detritico. Particolarmente interessante nelle attinie sono le forme di simbiosi e commensalismo con pesci, gamberi e granchi. Ad esempio, oltre ai pesci pagliaccio tropicali, il comune ghiozzo spesso si rifugia tra i tentacoli dell’anemone di mare, così come il granchio ragno e numerosi gamberetti. Caso esemplare, il rapporto tra l’attinia mantello, dal colore rosato, punteggiato di rosso ed il paguro. L’attinia avvolge completamente la conchiglia proteggendo e nascondendo il paguro. In cambio riceve gli avanzi di cibo. Il rapporto tra individui adulti è così stretto che, in genere, l’attinia muore se viene separata dal paguro. Inoltre, quando un paguro cresce e “cambia casa” comunica la sua intenzione alle attinie ospiti. Queste staccano lentamente il disco adesivo dalla vecchia conchiglia ed il paguro può installarsi nel nuovo guscio.. Simili alle attinie sono i cerianti che si distinguono per la presenza di due corone di tentacoli: quelli interni più corti (generalmente bianchi) e quelli esterni più lunghi con colorazioni molto variabili: bruni, verdi, blu, viola, marrone screziato di bianco. Per concludere va detto che le attinie sono entrate anche nella cucina tradizionale. La specie delle attinie detta “capelli di venere” (“Anemonia sulcata” sono molto ricercate in Sardegna e vengono impanate e fritte col nome di “orziadas” od usate con la pasta come illustrato nello specifico box a cui vi rinviamo. Buone foto e buon… appetito.


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di Antonio Rosso foto di Denis Zorzin


le attinie in cucina 6 Le attinie, come già anticipato, si prestano ad essere fritte e servite come antipasto o anche secondo piatto, da gustare da sole o assieme ad una frittura di pesci, crostacei e molluschi. Attinia è il termine scientifico, ma è chiamata orziada in Sardegna, rugola e

TAGLIOLINI IE ALLE ATTIN (per 4 persone) Attinie 40 circa Olio 6-7 cucchiai Aglio 2 spicchi zzetto Peperoncino un peo ciliegino tip 6 5/ ro Pomodo cchiere Vino bianco ½ bi Sale q.b. Prezzemolo q.b. lla l’olio, l’aglio Mettere in pade roncino. Mentre tritato e il pepe sciacquare bene l’aglio soffrigge le dall’eventuale le attinie liberando asta tra i tentaghiaia o sabbia rim padella e sfumacoli, metterle in vino. Aggiungere re subito con il i ciliegino tagliati quindi i pomodor leggermente e far a pezzetti, salare inuti aggiungendo cuocere per 10 m lda per lasciare il un po’ d’acqua ca do. Si suggerisce sughetto ben liqui i all’uovo (e che di usare i tagliolin non fettuccine!), siano tagliolini e altri tipi di pasta altrimenti anche ono andare bene. lunga secca poss i bene al dente e Scolare i tagliolin lla rigirandoli per versiamoli in pade e facendo attenfarli ben insaporirrare” il sugo. Una zione a non far “ti ezzemolo tritato spolverata di pratto che, per opicompleterà un pi gli appassionati, nione comune traare senza eguali. ha un sapore di m

ferretto rispettivamente in certe aree della costa laziale e della Sicilia. L’attinia vive anche in pochi centimetri d’acqua su fondale di ciottoli, ghiaia e roccia e, come per la patella, non la si trova sui banchi del pescivendolo ed occorre un po’ d’abilità per raccoglierla

ed per impedire alla ventosa di entrare in azione. Per la raccolta, oltre all’abilità, munitevi di una forchetta e fate molta attenzione perché i tentacoli sono fortemente urticanti e lasciano vesciche più o meno dolorose a seconda della delicatezza della parte del corpo

colpita (attenzione alla bocca e agli occhi!). Usate preferibilmente i guanti in plastica sottile e non temete per la commestibilità dell’attinia: il “veleno urticante” è termolabile, perciò scompare con la cottura. Il sapore di mare che “regala” l’attinia non ha rivali.

RITTE ATTINIE F e) (per 4 person: 40 Attinie medie re q.b. Olio per friggenta q.b. Farina di pole Sale q.b. arle da attinie per liber Sciacquate le purità, elli o altre im eventuali gran farina lla passatele ne asciugatele e eribilef pr o bramata, di polenta tip che il an ne be r ò anda mente, ma pu farina portante che la semolino. L’im tenere an grossa per m abbia la grana tentai ra ttu cati in co meglio distac quinle te ge er m ie. Im coli delle attin an tir dole di frittura ri di nell’olio po’ di ranno preso un non appena av io di gl fo un sitatele su colore e depo rata ve ol sp a er gg na le are carta paglia. U st gu in tavola per di sale e subito ero unico. un sapore davv

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Ed è subito vittoria

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Il Famila fa sua la Supercoppa Italiana; battuta Umbertide per 67-49 di Enzo Casarotto

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l Famila Wuber Schio, targato Beretta in Europa, ha iniziato una nuova stagione, la 26esima con Marcello Cestaro presidente che nel giorno della presentazione della squadra ha ricevuto dalle mani del primo cittadino Luigi Dalla Via la medaglia d’oro della città di Schio, riconoscimento fin qui riservato nel corso degli anni a soli cinque concittadini. La formazione arancione riparte con una nuova guida tecnica, allontanato Sandro Orlando, la squadra è stata affidata a Maurizio Lasi, un tecnico pre-

parato che arriva dal maschile che avrà il compito di pilotare la squadra capitanata da Raffaella Masciadri dopo l’addio di Betta Moro, per ribadire la leadership nazionale e se possibile fare quell’ulteriore salto fin qui mai riuscito oltre confine. Se il buongiorno si vede dal mattino, la partenza è stata di quelle scoppiettanti: la prima gara ufficiale che conta della stagione ha portato a Schio la Supercoppa italiana che mancava nella bacheca di viale delle Industrie dal 2006. A contenderla a Masciadri e compagne che alla fine si sono

imposte per 67-49 e stata la Liomatic Umbertide, la formazione di Serventi che solo nei primi minuti, fino al sorpasso arancione dopo 11’20” grazie alla tripla di Macchi che ha sancito il primo canestro dal campo di Kicca Nazionale vincitrice per il terzo anno consecutivo (in tutti sono quattro) il titolo di migliore giocatrice del campionato scorso, alla distanza ha pagato dazio e anche l’infortunio di Cinilli e i falli hanno avuto il loro peso sulla prestazione poco incisiva delle bianconere umbre. La MVP della Supercoppa italiana è

stata Chiara Pastore che con la valutazione di 19 (come Mc. Carville), ha saputo accattivarsi le simpatie dei giornalisti specializzati presenti. Tutto bene quindi sul territorio italiano ad inizio stagione, la squadra è attrezzata anche per ben figurare in Europa; vedremo se le scelte della società porteranno a quel salto di qualità che i tifosi si aspettano anche in campo continentale… ma per questo c’è tempo. Intanto Cestaro e soci si possono godere questo primo trionfo. La stagione è lunga ed appassionante e il Palacampagnola ci attende numerosi.


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ciclismo sicuro

di Enzo Casarotto

Il Memorial “Thomas Casarotto�: a Schio una due giorni sulla sicurezza nel ciclismo. Tra gli ospiti anche alcuni familiari e amici delle otto vittime lametine


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el primo fine settimana di ottobre il portale ciclismosicuro.it, la società Arcobaleno Generali Ballan di Mestre e la famiglia di Thomas Casarotto, hanno organizzato un incontro con i campioni del pedale e una gara ciclistica per dilettanti elite e under 23 per ricordare la scomparsa di Thomas Casarotto, il diciannovenne dilettante che in casacca Generali Mestre ha perso la vita il 14 settembre 2010 a seguito di un incidente nel corso della penultima tappa del Giro del Friuli. All’evento ha partecipato anche una delegazione di Lamezia Terme formata da una quindicina di persone invitata dagli organizzatori per testimoniare la vicinanza del mondo delle due ruote a tutte quelle famiglie che hanno perso i loro cari mentre coltivavano la loro passione. La due giorni ha coinvolto anche i genitori di Tommaso Cavorso, un tredicenne toscano di Borgo San Lorenzo (Fi) che a 14 anni è stato investito in allenamento e di Nicola Pirolo, un tredicenne veneziano che ha perso la

vita investito in un incrocio. Si è parlato di sicurezza e dell’articolo n. 9 del Codice della strada, quelle norme che purtroppo poco conosciute dai più, che prevedono il comportamento dell’utenza stradale al passaggio di una gara sportiva. A tenere la relazione sul tema è stato il comandante del Consorzio di Polizia municipale Alto Vicentino Andrea Camata al quale ha fatto seguito un intervento di Claudio Rigo un direttore di corsa internazionale componente la Commissione nazionale FCI sulla sicurezza (che ha portato il saluto del professionista Andrea Guardini impossibilitato a presenziare per i suoi impegni nella gare franco-belghe). La serata è proseguita con la presentazione dei disegni dei giovanissimi voluta dal Comitato Provinciale FCI di Vicenza sul tema della sicurezza poi consegnati alla famiglia di Thomas Casarotto. Alcuni filmati hanno reso omaggio alle imprese sportive dell’ex professionista Andrea Ferrigato e a quella di Paolo Aste alla RAAM americana 2011. Gli interventi dei professionisti Pasqualon,

Furlan, Trenti, Brambilla, Franzoi, Susanna Zorzi, Elena Berlato, e degli ex professionisti Davide Casarotto, Fabio Baldato, Mario Maino, Carlo Corrà, Giuliano Bernardele, Andrea Faccini e Gilberto Simoni hanno concluso la serata. Il giorno seguente spazio all’aspetto agonistico con una gara per dilettanti vinta da Fabio Aru (Palazzago) davanti ad Ignazio Moser (Team Lucchini) e Davide Orrico (Team Colpak), alla quale hanno partecipato 155 elite e under 23 (229 gli iscritti poi scremati fino a 193) in rappresentanza di ben 22 società. E’ stata una corsa di 132,2 km. disegnata su tre circuiti che ha visto la presenza di oltre 1500 spettatori e che soprattutto ha curato l’aspetto della sicurezza con protezioni e ripari nei punti più pericolosi (nella zona collinare e nelle discese ma anche nelle rotatorie tutte segnalate con bandierine gialle di preavviso), aspetto quest’ultimo che dovrebbe essere curato da tutti gli organizzatori, argomento invece che purtroppo molte volte viene trascurato da chi organizza. A premiare sul palco, oltre agli amici di Lamezia

LIVIO GONZO

Terme è stato Gilberto Simoni che per l’occasione ha regalato il suo libro ai 10 piazzati. Fatto non di poca rilevanza, l’enorme spiegamento di forze impegnate per garantire il buon esito della manifestazione con quasi 200 persone appiedate e una cinquantina di motociclette (provenienti da tutto il Veneto per sostenere la causa della sicurezza) che assieme a tutti i servizi (cambio ruote, radio corsa, autisti della Giuria, assistenza sanitaria ecc.) hanno dato la loro disponibilità del tutto gratuita ricambiata dalla famiglia Casarotto con una pasta finale e una bottiglia di vino (con l’adesivo di ciclismosicuro.it) a ricordo di questo evento forse irripetibile, che ha sottolineato la voglia di sicurezza che dal nord al sud viene espresso grazie all’impegno di ciclismosicuro.it - info@ciclismosicuro.it che con questo evento ha dimostrato, con il cuore e con tanta buona volontà che è possibile veicolare, senza grosse cifre investite, un messaggio sulla sicurezza e mettere in pratica ciò che tutti predicano ma che ben pochi purtroppo mettono in pratica.

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l’ultimo traguardo

Giacomo Sartore chiude i suoi 7 anni di attività nel grande ciclismo tagliando il traguardo del Memorial dedicato a Thomas Casarotto, di cui era grande amico e compagno di allenamento. Un bel segno di amicizia e di ricordo.

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di Enzo Casarotto

torie di ciclismo, di ciclismo pulito che ai più spesso sfuggono. Quella di Giacomo Sartore, un 20enne scledense che quest’anno ha corso con la Fausto Coppi Gazzera Videa di Mestre del d.s. Renato Bonso, è una storia particolare e ve la raccontiamo. Giacomo si è presentato sedicenne al Veloce Club Schio 1902 proveniente dal calcio dell’Oratorio Don Bosco, in compagnia di Thomas Casarotto per iniziare a pedalare con la maglia del Veloce Club Schio con il D.s. Paolo Caldieri e in giallorosso ha proseguito la sua attività con gli allievi mentre con gli juniores si è accasato, per altri due anni con la Rotogal di San Pietro in Gù. Più grandicello è passato per i suoi tre anni di dilettantismo con la Fausto Coppi Gazzera e quest’anno a gennaio ha avuto la soddisfazione, dopo il collegiale di Montichiari, d’indossare la maglia della nazionale pista preparata dai tecnici Andrea Collinelli e Marco Villa nel giro del Cile una corsa a tappe tra i professionisti con la soddisfazione nella settima tappa di chiudere al decimo posto. Il suo impegno scolastico universitario non gli consente di proseguire nella sua attività durata 7 stagioni e per chiudere la sua esperienza in sella alla bicicletta ha atteso il memorial dedicato al suo compagno di allenamenti, Thomas Casarotto, deceduto il 14 settembre 2010 in un assurdo incidente durante il Giro del Friuli. Si tratta del Memorial Thomas Casarotto, gara che la famiglia di Thomas Casarotto, ciclismosicuro.it e la società

Giacomo Sartore con Thomas Casarotto Arcobaleno Generali Ballan di Mestre hanno organizzato proprio a Schio domenica 2 ottobre con l’arrivo in prossimità della casa dei genitori di Thomas e della sorella Ania. “Per me la bici è stata una grande palestra di vita – sostiene Giacomo Sartore - che mi ha dato tante soddisfazioni; di sicuro questo periodo lo archivio come un periodo molto positivo anche se la porta delle due ruote non è chiusa del tutto perché la passione è tanta e in base agli impegni non escludo in futuro di voler trasmettere quella passione e quei valori postivi che i miei maestri, allenatori e direttori sportivi mi hanno trasmesso in questi sette anni di sport ai giovani di oggi e domani”


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SCI CAI SCHIO ORGANIZZA

un corso di discesa e snowboard Per ADULTI e BAMBINI (minimo 10 anni) 16 ore di lezione suddivise in 4 domeniche 27 novembre, 4 - 11 - 18 dicembre 2011 (giornata di possibile recupero giovedì 8 dicembre)

gruppi di 6/8 allievi per maestro Il corso sarà svolto a Folgaria loc. Fondo Grande È previsto il trasporto in Pullman da Schio con assistenza di due accompagnatori. Partenza piazzale Acqui ore 7,30.

Iscrizione presso CARLA SPORT foto MB, rider Fulmine della Notte

fino al 25 novembre 2011

Costo € 200,00 per lezioni, trasporto e assicurazione È possibile usufruire del solo trasporto a € 12,00 a viaggio Gli abbonamenti giornalieri saranno a prezzi convenzionati

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di Chiara Guiotto

mediofondo Geko Bike,

na giornata meravigliosa con un sole bellissimo, anche se un tantino troppo ventosa, ha permesso la riuscita direi perfetta della manifestazione finale del Circuito Blubike Superchallenge 2011 a Valdagno il 9 ottobre scorso. La Geko Bike, sorretta da un team coordinato dal suo presidente Marco Cracco, ha saputo gestire l’intera giornata in modo eccellente: tutti gli atleti sono rimasti molto soddisfatti dell’organizzazione e della riuscita dell’evento, come pure del percorso molto tecnico e affascinante sotto il profilo paesaggistico. Molto contento Marco Cracco per l’esito della giornata in cui lo sport è stato il principale protagonista, sostenuto da una schiera di atleti giovani, giovanissimi e anche over, a dimostrazione che la mountain bike non ha età. “Ci tengo a ringraziare il mio staff - ha commentato Cracco - che per mesi ha lavorato affinché questa manifestazione potesse svolgersi nel migliore dei modi: ma anche il Comune di Valdagno per il patrocinio, la Protezione Civile, la Croce Rossa, la sezione Alpini di Cornedo e tutti i mezzi a servizio della manifestazione grazie ai quali tutto si è svolto in modo perfetto e in tutta sicurezza. Un grazie particolare - prosegue Cracco - anche a tutti gli sponsor che hanno contribuito alla riuscita della manifestazione: per citarne alcuni Edilvencato, Massignani Serramenti, Autotrasporti De Gerone, Nicoletti, Caneva Car e Ficit”.

La gara e le cifre

Ben 227 gli atleti che hanno partecipato alla Mediofondo Geko Bike, tra loro 17 donne di cui 2 appartenenti alla categoria Primavera, Giorgia Battaglia di 14 anni e Letizia Selmin di 12. Ma l’atleta più giovane è stato un maschietto di soli 11 anni Christian Giusti, invece il concorrente più anziano è stato Leopoldo Legnaro, addirittura classe 1937, della A.S.D. Valsanzibio. Presente a questa fase finale la mascotte del Circuito il piccolo Pietro, figlio dell’atleta Luisa De Lorenzo Poz vincitrice assoluta del Circuito per la categoria Donne B: a soli 5 anni e mezzo Pietro in sella alla sua mini mountain bike ha dato il via alla gara, come di consueto a tutte le altre tappe del

Circuito. Una squadra di tecnici ha saputo gestire la gara con professionalità e correttezza: partendo dai Giudici UDACE Ereos Cerin e Riccardo Toniolo, passando dai cronometristi della Timing Service TDS Walter Cauta e Nicola Calzavara, lo speaker Giudo Barbato, per arrivare ai responsabili del Circuito Blubike Superchellenge Giampaolo Ruzzarin, Roberto Palma e Gianluca Barbieri. Non potevano mancare all’appello i fotografi ufficiali, nonché stretti collaboratori del team Geko Bike, Mattia Neri e Fabio Asnicar.

Il percorso

Tranne che per i giovanissimi della categoria Primavera che hanno gareggiato lungo un percorso ridotto di 12 Km, per tutte le altre categorie i chilometri sono stati 32. Partenza e arrivo a Valdagno dal piazzale Giuseppe Verdi che per l’occasione è stato chiuso al traffico e vestito a festa grazie alla presenza di numerosi stand tra cui il banchetto riservato agli atleti che a fine gara hanno potuto rifocillarsi con frutta, panini e bevande di vario tipo. Non ci dimentichiamo dei numerosi altri stand dove erano esposte mountain bike e attrezzatura varia per tutti i gusti. Torniamo al percorso, vario, dinamico e con certi tratti tecnici in “single track” alternati a tratti veloci: a detta degli esperti un percorso completo. Lasciato il piazzale Verdi gli atleti hanno proseguito verso S.Quirico dove, dopo aver attraversato il Ponte Renato, hanno iniziato lo sterrato e la salita della Viola, da molti considerata la salita più impegnativa di tutta la gara con pendenze che hanno superato il 20%. Dopo di che hanno proseguito verso il Monte Civillina con una salita sterrata lunga circa 4 Km, per raggiungere poi in leg-

gera discesa il Passo Zovo. Questo ultimo tratto si è rivelato abbastanza impegnativo a causa del terreno molto sassoso. Ma le fatiche erano ancora tante: dalla contrada Muccion per poi proseguire verso il Monte Faedo a Cornedo, gli atleti sono giunti fino ai Massignani. Anche nel tratto successivo una bella discesa tecnica ha appassionato tutti i bikers. Con una veloce discesa finale che ha attraversato la contrada Meggiara, gli atleti


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grande successo!

hanno fatto ritorno a Valdagno per tagliare il traguardo: in questo tratto di discesa c’è chi ha raggiunto perfino gli 80 Km/h. Il miglior tempo è stato segnato dal bikers dell’A.S.D. Cicli Morbiato Racing Dapiran Emanuele con 1:15:17.

Piazzamenti della Geko Bike

Considerato che la maggior parte degli atleti erano impegnati nell’organizzazione della manifestazione, ci sono stati alcuni

ottimi piazzamenti tra il team di casa: • Giovanni Santagiuliana, cat. Cadetti, 3° tempo di gara e 3° nella classifica finale del Circuito • Renato Cecchetto, cat. Veterani, 2° tempo di gara e 1° nella classifica finale del Circuito • Filippo Dal Maso, cat. Senior, 6° tempo di gara • Gino Busato, cat. Veterani, 8° tempo di gara

Curiosità:

Giovanni Santagiuliana, classe 1987, a pochi giorni dalla Laurea in Scienza dei Materiali prevista il 18 ottobre, ci ha confidato l’oggetto della propria tesi che riguarda i materiali nanocompositi utilizzabili anche in ambito ciclistico! Ricordiamo anche altri soddisfacenti piazzamenti di alcuni atleti di altri team della vallata tra cui il Team Bike Castelgomberto, il Veloclub Piana e l’A.S.D. Restena Bike.


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Il campione veterano Superchallenge 2011 vince in casa!

Cecchetto trionfa al Circuito Superchallenge indossando la maglia di vincitore assoluto della propria categoria, i Veterani. Ricordiamo che le tappe in totale sono state 11: Locara, S.DonĂ di Piave, Sossano, Teolo, solo per citarne alcune; per poi arrivare a Valdagno con la Mediofondo Geko Bike, squadra organizzatrice della giornata conclusiva del Circuito e che ha decretato i vincitori Super-

chellenge di tutte le categorie: Primavera, Veterani, Cadetti, Senior, Junior, Gentlemen, Super Gentlemen, Donne e Debuttanti. Protagonista della gara fin da subito, tra i primi al Monte Civillina, come pure al Passo Zovo

e al passaggio del Roccolo Rossato, Renato Cecchetto ha tagliato il traguardo al 2° posto con il tempo di 1:18:52, alle spalle del rivale Nereo Canale (Scavezzon Squadra Corse). Sommando i punti di tutte le altre tappe del Circuito a Valdagno Cecchetto è stato incoronato vincitore assoluto Superchellenge 2011 della categoria Veterani


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vita da campione Dodici anni fa, Giancarlo Nardon ha subito un trapianto di fegato. Da allora lo sport, che già faceva prima con passione, è stato la grande molla per ricominciare a vivere in pieno: storia di un campione vero.

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di Giulio Centomo

elevisioni, radio, giornali, blog, social network traboccano di eroi sportivi inflazionati. Quello che un tempo rispondeva al titolo di “campione” è oggi sempre più uno stereotipo, un personaggio costruito a suon di successi, ma soprattutto a suon di gossip, di eccessi e di “un-politically correct”. Eppure nel mondo dello sport fin troppo spesso si perdono i veri esempi, gli uomini normali che proprio per la loro normalità divengono eccezionali. Giancarlo Nardon, ciclista, alpinista, sci-alpinista è di certo uno di questi, lui, che dal 1998 vive da trapiantato di fegato, ci racconta com’è la sua esistenza oggi, in quella che chiama “la mia seconda chance”.

In una battuta chi è Giancarlo Nardon?

Giancarlo è una persona normalissima che ama lo sport e la vita all’aria aperta.

Il trapianto, una svolta nella tua vita.

Il trapianto è stato fatto il 29 maggio 1998 in seguito ad una epatite fulminante di origine sconosciuta. Da allora vivere da trapiantato vuol dire condurre una vita normale e regolare, come qualsiasi altra persona, con la sola differenza che si apprezza molto di più la vita e la si vive al meglio, cogliendo tutti gli attimi, grato per la sua seconda opportunità.

Facciamo un breve resoconto dei tuoi successi sportivi.

Ho vinto diverse volte la maglia di “Campione del Veneto trapiantati” mountain bike, nel 2008 sono stato anche Campione Provinciale MTB non trapiantati. Nel 2007 ho preso parte al Raid delle Dolomiti, da Bolzano ad Innsbruck, attraversando le Alpi in tandem mountain bike in un solo

giorno. Quest’anno mi sono classificato secondo e terzo ai Campionati Nazionali Italiani per trapiantati di Jesolo, rispettivamente nella cronometro e su strada. E ancora nel 2007 è arrivata la medaglia di bronzo ai Campionati del Mondo UCI in tandem nella Dolomiti Super Bike.

Quali sono i riconoscimenti che ricordi di più?

Sono tutti importanti, anche perché per me la cosa più importante e arrivare a fine gara. Già questo è un premio. Senz’altro ho provato una grandissima soddisfazione quando ho conquistato l’argento ai Campionati Nazionali di Jesolo, ma anche aver portato a termine il Sella Ronda Hero 2011, la maratona in mtb più dura d’Europa.

Qual è il messaggio che Giancarlo sente di portare al mondo dello sport e non solo?

Il mio consiglio e che bisogna affrontare la vita come lo sport, con grinta e tenacia in modo da superare anche gli


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ostacoli più difficili. Se si decide di affrontare un’impresa non si può non tener conto delle proprie capacità.

Dove non arriva il corpo arriva la mente, c’è un segreto nella forma fisica di Giancarlo?

La mia forma fisica deriva da semplici cose: mangiare sano e vivere all’aria aperta, dopo il trapianto ho iniziato con la riabilitazione e da lì è stato un continuo crescere. L’attività fisica mi dava miglioramenti sia fisici che mentali che ben presto sono stati chiari. Dove il nostro corpo esaurisce le energie subentra la mente a compensare.

E nei momenti difficili, nelle fatiche, nelle ricadute che cosa ti ha aiutato?

La consapevolezza di potercela fare e potermi riprendere in tempi brevi, ma anche la tenacia del mio carattere.

Com’è fare la “cavia” per gli

studi sui trapiantati di fegato? Come il tuo fisico ti ha permesso di superare la malattia?

La mia fortuna è che già prima praticavo sport, anche se in maniera più tranquilla, ma ciò mi ha permesso di superare la grande fatica del trapianto. Un fattore molto importante è stata la consapevolezza di poter vivere grazie al gesto di una persona meno fortunata ed il desiderio di non sprecare questa seconda occasione che mi è stata offerta.

Giancarlo Nardon si sente allora una persona speciale?

Mi sento molto fortunato per questa seconda chance, per aver potuto veder crescere la mia famiglia, dopo aver subito un così grande trauma. Questa esperienza mi ha fatto trovare veri amici, ha modificato il modo di affrontare la vita, mi ha fatto essere quello che sono. Il mio impegno è non mollare mai!

Quali ritieni siano il tuo maggiore successo e la maggiore sconfitta?

Se si affronta la vita dal mio punto di vista tutti sono successi!

Parliamo delle nostre montagne e delle nostre zone: quali sono i percorsi per sci alpinismo e bici che Giancarlo predilige?

I miei itinerari preferiti sono sparsi su tutte le Piccole Dolomiti e l’altopiano di Asiago, sia per lo sci-alpinismo che per i giri in mtb o le lunghe camminate in montagna. Sono quei luoghi che uno si porta sempre nel cuore.

Dove ti porteranno le prossime imprese?

Stiamo preparando la risalita dell’Etna con gli sci d’alpinismo e le nove diverse risalite di Cima Grappa in bicicletta.

So che c’è anche un libro in cantiere, possiamo svelare qualcosa per i futuri lettori?

Il libro sarà una raccolta di itinera-


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ri delle nostre montagne e colline, da percorrere sia in mtb che a piedi, senza dimenticare varie vie dedicate allo sci-alpinismo. L’idea è nata dalle varie persone che mi chiedono di accompagnarle in diverse escursioni e quindi ho avuto lo stimolo per creare un archivio di questi percorsi, insieme ad una serie di mappe gps da scaricare per muoversi su quei tracciati in assoluta autonomia.

Che rapporto c’è tra Giancarlo e la Fondazione Marina Minnaja?

La Fondazione Marina Minnaja ha un ruolo importante nel campo dello studio e della ricerca sui trapianti di fegato. L’ho conosciuta grazie all’equipe medica dell’Ospedale di Padova che mi

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segue costantemente da quando sono venuti a conoscenza delle mie imprese sportive. Da circa due anni poi sono il rappresentante sportivo in Italia dei trapiantati di fegato con il compito di promuovere lo sport come stile di vita e strumento di ripresa tra i trapiantati.

Sei un ex allenatore e dirigente di un’associazione sportiva, quali sono a tuo parere i vizi e le virtù dello sport italiano soprattutto a livello giovanile.

Lo sport giovanile mi ha dato grandi soddisfazioni, sono orgoglioso delle grandi vittorie dei ragazzi che hanno corso con me però devo dire che negli ultimi anni lo sport giovanile è molto cambiato, l’esasperazione della ricerca del risultato ad

ogni costo ha creato non pochi problemi. Tutto ciò ha fatto diventare i ragazzi professionisti fin dalla giovane età, dimenticando le vere finalità dello sport. Vorrei che il mio piccolo insegnamento potesse essere la capacità di affrontare tanto gli allenamenti quanto i compagni con umiltà. Lo sport è uno stile di vita, è sacrificio per ottenere i risultati ed è la tenacia di perseguirli. L’esperienza mi dice che tutti i giovani che in età giovanile hanno fatto sport, qualsiasi esso sia, in età adulta hanno benefici sia fisici, ma soprattutto mentali e caratteriali. Lo sport è uno stile di vita, una filosofia, se vogliamo definirla così, che ci fa crescere, maturare e che con il suo carico di fatiche, sacrifici e delusioni ci insegna ad affrontare gli ostacoli a testa alta.


attraversando la Lessinia

recoaro terme 19

La SCUOLA ITALIANA NORDIC WALKING RECOARO TERME ha organizzato lo scorso settembre la gita a Madonna della Corona

S

i trattava della seconda edizione e gli organizzatori Franca, Luigi e Stefano non si aspettavano un tale successo tanto da vedersi costretti a chiudere le iscrizioni ben due mesi prima al raggiungimento dei 55 partecipanti. Il weekend è iniziato con il ritrovo alle 5.30 di sabato 17 settembre davanti al negozio Tuttosport di Recoaro, il negozio di riferimento e partenza di tutte le

attività proposte dalla scuola dove il nordic walking è una costante importante e la Scuola Italiana è ormai di casa. Alle 5,50 la partenza in auto/furgoni alla volta del rifugio Battisti alla Gazza. Era ancora buio quando la carovana si è messa in marcia verso il Passo della Lora dopo un ultimo importante controllo di tutta l’attrezzatura: pile, radio, GPS sono sempre fondamentali per avanzare in piena sicurezza visto il numero elevato di persone.

di Martina Dogana

Il Passo della Lora non è certo stata una partenza semplice, ma l’atmosfera che precedeva l’alba, il bel tempo e soprattutto la compagnia degli altri partecipanti che presto si sarebbero trasformati in amici hanno reso la scalata iniziale meno dura. Il compito degli organizzatori è stato fin da subito quello di tenere unito il gruppo per arrivare tutti insieme fino agli scalini della Madonna della Corona. Così compatti il gruppo è avanzato dai


20 1274 metri della Gazza ai 1716 metri del Passo della Lora, ai 1919 metri del Monte Plische , per poi scendere alla prima tappa del viaggio il Rifugio Pertica, dove un caffè caldo è stato quasi obbligatorio. Dopo un tratto in discesa si è tornati a

te dell’Associazione Italiana Nordic Walking, assente perché impegnato in un corso istruttori. E’ stato un momento emozionante, bello e carico di significati, perché la collaborazione con il Nordic Trentino è stata fondamentale fin dall’inizio dell’attività della scuola

tuono e si intravedevano dei lampi squarciare il cielo, ma la marcia è ripresa senza pioggia con l’assistenza di un pulmino apripista e uno dietro per chiudere la fila. Il ritmo serrato ha permesso alla comitiva di arrivare al tratto sterrato prima della pioggia

salire verso il Passo Malera e poi via verso San Giorgio, per l’ultimo tratto senza assistenza dei pulmini. Arrivati finalmente a San Giorgio, consci di aver superato il tratto più impervio della gita, tutti hanno apprezzato la seconda fermata che ha consentito di ammirare il panorama della Lessinia ma soprattutto di rifocillarsi. Tutti hanno capito quanto sia importante mangiare e bere, avere carburante per continuare a camminare e arrivare alla meta prefissata. Ormai le ore di cammino erano tante e per questo l’attenzione dell’organizzazione è aumentata sia per controllare il passo, sia per spronare chi cominciava a far fatica. La bellezza del paesaggio ha aiutato a procedere distraendo i più affaticati e così alle 12,30, puntuali sulla tabella di marcia, sono arrivati tutti a Podesteria per il pranzo: un piatto di pasta o minestrone a scelta, un pezzo di pane, un caffè conditi da tanta simpatia e complicità, anche perché il gruppo ha ricevuto la visita degli amici Trentini del Nordic Walking Arcobaleno per un gemellaggio. E’ arrivata anche una telefonata di Claudio Slomp, presiden-

recoarese e l’ha aiutata ad espandersi. Dopo il pranzo il cammino è ripreso quasi subito in modo da non avere cali di tensione perché il viaggio era ancora lungo e bisognava dosare le forze ma anche le pause. A Malga Lessinia, per esempio hanno fatto un’altra piccola tappa prima di lasciare i pascoli e camminare sulle strade. A Bivio Pidocchio, sono cominciati la discesa e soprattutto il mal di gambe, ma ormai si pregustava una bella doccia calda e il potersi togliere le scarpe dopo circa 9 ore di marcia! Alle 18,30 finalmente il gruppo è arrivato a Fosse, all’Albergo Ombra dove tutto era già predisposto per riposarsi e ristorarsi. La cena è stata abbondante e carica di simpatia, scherzi, prese in giro, ma soprattutto di quella complicità che si instaura quando si fatica insieme. La prima giornata si è conclusa con un bilancio molto positivo, nessun bastoncino rotto, il servizio di assistenza dei pulmini ha ben funzionato. La nottata è passata in fretta e alle 5,15 è suonata la sveglia... Alle 6,00 era ancora buio, molto buio e in lontananza si sentivano rombi di

quindi i sentieri erano sicuri. E così finalmente hanno raggiunto i paesi di Peri, Rivalta e i 187 metri sul livello del mare di Brentino, l’ultima tappa prima di affrontare i 1540 gradini per salire al santuario di Madonna della Corona...1540 gradini che non sono gradini regolari e il più delle volte costringono a fare un passo innaturale. A questo punto tutti erano stremati per la lunga camminata, per l’acido lattico accumulato nei muscoli, per la stanchezza mentale, per il pensiero di essere ormai arrivati e di non farcela più. Ai primi scalini gli organizzatori hanno cercato di spronare il gruppo nei modi più diversi, addirittura Luigi li ha fatti in ginocchio, tanto per far capire che la penitenza cominciava lì! Ma l’obiettivo era di arrivare in cima per la foto di gruppo, ognuno col suo passo e con i propri pensieri. In cima c’erano anche gli amici arrivati in bus da Recoaro. Alle 12,00 la tanto sospirata foto di gruppo e…è iniziato a piovere proprio quando il gruppo si apprestava ad andare a mangiare... insomma è stato un weekend fortunato!


l’ALLENATORE Gaetano Marozin Nato a

il

DIFENSORI ATTACANTI

LA R OS A

la pista palalido

PORTIERI

hockey Valdagno

hockey 21

Juan Eduardo Oviedo Gnata Riccardo Dario Rigo Diego Nicoletti Mattia Cocco Eddy Randon Carlos Nicolia Francesco Rossi Gaston De Oro Massimo Tataranni

Hockey

cittĂ di

Valdagno

la maglia

il CAPITANO Dario Rigo

Thiene 21/01/1971

la DIRIGENZA Presidente Dino Dario Repele Vice Presidente Paolo Centomo Consigliere Francesco Lorenzi Consigliere Cristian Ponza Dirigente Francesco Rossino Dirigente Andrea Leonardi Segretario Germano Grigolato Accompagnatore Roberto Fanton

Nato a

Valdagno

Altezza

183 cm

Peso

78 kg

Ruolo

Difensore

lo STAFF TECNICO team menager direzione sportiva allenatore

Paolo Centomo Paolo Centomo Francesco Lorenzi Gaetano Marozin

Giuseppe Cocco preparatore atletico Francesco Ramanzin preparatore portieri Maurizio Carlesso medico sociale Dr. Roberto Dogana fisioterapista Greta Lorenzi meccanico attrazzista Carlo Danzo vice allenatore


22

e r o m a e cuor


e n o i s s pa

23


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chi ben comincia…

L

a vittoria dell’hockey Valdagno in Supercoppa nel fortino del PalaBarsacchi, ancora una volta col divieto di trasferta dei tifosi valdagnesi, contro i padroni di casa del Cgc Viareggio rappresenta il miglior viatico in vista degli impegni che la squadra dovrà affrontare su tre fronti: coppa Italia, campionato ed Eurolega. L’estate ha visto molti giocatori e tecnici del Valdagno protagonisti nelle rispettive nazionali. L’allenatore Gaetano Marozin, col supporto del preparatore atletico Francasco Ramanzin e la consulenza scientifica del prof. Maurizio Bertollo, ha guidato l’under 20 alla conquista di un prestigioso terzo posto a Barcelos. Con lui, protagonisti sono stati il portiere Riccardo Gnata e il giovane bomber Francesco

Rossi. In quella maggiore invece, giunta quinta in quel di San Juan in Argentina, ha brillato la stella di Massimo Tataranni, anche se scarsamente utilizzato da Mariotti a favore degli under 50 viareggini, mentre nell’Argentina, vicecampione del mondo, ha disputato un ottimo torneo Carlos Nicolia. Gli altri si sono allenati da agosto in città, con Giuseppe Cocco a sostituire Marozin, durante la parentesi iridata portoghese. Sabato 8 ottobre, con la presentazione ufficiale nel piazzale del Palalido, la squadra ha salutato la città e presentato le divise che verranno indossate nella nuova stagione: una bianca con bordi oro e l’altra azzurra con bordi bianchi. Per quanto riguarda il main sponsor si sta lavorando per cercare di coinvolgere delle realtà industriali ma al momento non è stato definito. Quello che è nato è un Valdagno tosto che venderà cara la pelle e uscirà dal campo sempre con la maglietta sudata.

Una stagione iniziata con il botto quella 2011-2012: la supercoppa è dei biancocelesti La nuova difesa

Il reparto si presenta solidissimo. I portieri rappresentano una garanzia. Da una parte c’è Juan Eduardo Oviedo, un campione affermato e che da tante stagioni conferma il suo straordinario talento. La “saracinesca” spera in un’annata senza infortuni dopo che nel finale della scorsa stagione era stato costretto a dare forfait in finale scudetto. Con lui c’è un altro estremo difensore di sicuro affidamento: Riccardo Gnata. Giovanissimo, del ’92, il ragazzo ha in più occasioni dimostrato la sua classe. A Barcelos ai mondiali è stato un incubo per gli attaccanti avversari ed anche in città tutti lo ricordano per la semifinale di due anni fa quando con il Breganze fece sudare al Valdagno le proverbiali sette camicie per riuscire a mettere la pallina in rete. Altra colonna della squadra è Dario Rigo, il capitano. Per lui, gli anni sembrano non passare mai a giudicare dalla grinta e dall’ardore che mette ogni qual volta c’è da scendere in pista E’ l’esempio perfetto dello ”stay hungry”alla Jobs. C’è poi il neo acquisto Diego Nicoletti, giunto da Breganze, vero e proprio colpo estivo che garantisce ancora maggiore

affidabilità alla retroguardia e conosce alla perfezione i dettami del tecnico Marozin. Altra pedina giunta da Breganze è il valdagnese Mattia Cocco, un jolly capace di difendere e, all’occorrenza, di pungere anche in attacco. In Supercoppa ha dimostrato alla grande quel che vale. A completare il reparto il roccioso Eddy Randon, un mastino pronto mordere le caviglie avversarie.

Il nuovo attacco

La conferma di Carlos Nicolia garantisce un tasso di classe elevatissimo. I suoi colpi, sempre spettacolari ed efficaci, e i suoi assist saranno fondamentali per scardinare le difese avversarie. Da Breganze è arrivato Gaston De Oro, per tutti “Tonchi”. Un peperino tutto corsa che promette di essere una spina nel fianco per gli avversari, capace nel contempo di garantire un’ottima copertura difensiva. Massimo Tataranni è ormai un veterano che non ha perso il vizio del gol, l‘uomo giusto al momento giusto. A Viareggio in Supercoppa la sua tripletta è stata di capitale importanza e la stagione sembra essere iniziata con il piede giusto. A completare l’artiglieria c’è il baby Francesco

Rossi, classe ’93, che è intenzionato a confermare le belle cose fatte vedere a Bassano lo scorso anno, sponda Roller.

L’allenatore

Confermatissimo Gaetano Marozin. Il mister, che si è sapientemente circondato di uno staff tecnico di primordine, ha a disposizione un gruppo sul quale poter lavorare e trasmettere i suoi schemi e la sua mentalità, giocatori che uniscono alla tecnica grandi doti atletiche. Con i “vecchi” della scorsa stagione e gli acquisti mirati, Marozin ci saprà divertire e ci darà molte soddisfazioni (supercoppa docet ). La società si è adoperata moltissimo per mantenere ad alti livelli l’hockey valdagnese e per questo ha rivoluzionato, portandolo all’avanguardia, il proprio assetto organizzativo rendendolo in grado così di garantire continuità nella qualità. Il palalido sarà sicuramente un grande punto di riferimento dell’hockey italiano ed internazionale per la gioia di tutti i tifosi e della città.

La nuova società

Al vertice della struttura c’è il presidentissimo Dino Repele.

Vi è poi il consiglio composto da quattro figure: lo stesso Repele, il vice presidente Paolo Centomo, che da quest’anno è anche team manager, Francesco “Checco” Lorenzi e Cristian Ponza. In particolare Centomo e Lorenzi si occuperanno della direzione sportiva. Andrea Leonardi, che lui new enty si adopererà per creare nuove sinergie con pubblico e tifosi. Una nuova figura va ad affiancare l’allenatore Gaetano Marozin. Si tratta di un consulente tecnico per la gestione delle dinamiche di gruppo e motivatore: il professor Maurizio Bertollo ricercatore all’università di Chieti. La società crede che il lavoro di Bertollo sarà fondamentale sotto un paio di aspetti: approccio alla gara e gestione dei momenti topici del match, ad esempio rigori e punizioni di prima. Nuova anche la fisioterapista, Greta Lorenzi, l’addetto stampa, Luigi Cristina e il responsabile del sito internet, Alessandro Vencato. Per tenere aggiornati i tifosi su tutta quanto accade attorno alla squadra è stata creata la pagina facebook “Hockey Città di Valdagno 1938” che va ad aggiungersi al sito

www.hockeyvaldagno.it.


cornedo

Quello Giusto è lui

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V

Francesco Rossino Maurizio Rizzato

Carlos Nicolia

ent’anni fa, Maurizio Rizzato aveva una bancherella di scarpe vicino al monumento di Marzotto, a Valdagno. Da Arsego, Padova, ci veniva ogni venerdì per fare il mercato. Vent’anni dopo, Maurizio Rizzato è il titolare di ben 7 super negozi con il marchio “Quello Giusto”. Lo abbiamo incontrato nel nuovissimo megastore di Cereda in occasione dell’uscita del libretto per i bambini delle scuole elementari che “Quello Giusto” firma assieme all’Hockey Città di Valdagno per promuovere lo sport tra i giovanissimi.

Perché proprio l’hockey Valdagno per i bambini? Perché è quello giusto! L’hockey è uno sport fantastico, che a Valdagno è giocato ai massimi livelli sia nazionali sia internazionali e per questo ha un gran seguito. Quando Francesco Rossino, dirigente dell’Hockey Valdagno, mi è venuto a cercare per presentarmi la sua iniziativa di portare l’Hockey nelle scuole attraverso un libretto per i bambini, ancora una volta mi ha convinto.

Carlos Nicolia è il testimonial del progetto colora l hockey Valdagno

“Ancora una volta”, qual è la prima?

Ah, vent’anni fa, più o meno, con Francesco abbiamo fatto una pubblicità per il mio banco al mercato del venerdì su Radio Valdagno e poi abbiamo continuato a collaborare. Di lui ho una grande fiducia.

Non erano tanti quelli del mercato che a quel tempo facevano pubblicità! Lei vedeva avanti.

Ho sempre creduto nella comunicazione. Per esempio, il nome “Quello Giusto” non è solo un marchio, ma potremmo definirlo uno stile aziendale, un factory style: noi vorremmo essere “quello giusto” nella qualità, quello giusto nel prezzo, quello giusto nell’offerta, quello giusto nel servizio, quello giusto nella proposta moda, quello giusto nella comunicazione. Ecco perché abbiamo aderito all’iniziativa dell’Hockey. Avviare i bambini allo sport è “quello giusto” da fare. Così abbiamo sponsorizzato questo piccolo libro da colorare che andrà a tutti i bambini delle classi prime e seconde delle scuole elementari di Valdagno per trasmettere a loro i valori di una vita da sportivi. E poi sarà Carlos Nicolia, il talento del team Valdagno, molto amato tra i giovanissimi e neo papà, a essere il testimonial dell’iniziativa: e mi sembra “quello giusto”.

Chiamarsi “Quello giusto” è un bell’impegno!

Certamente! Bisogna che il cliente ci riconosca per il nome che abbiamo, altrimenti siamo in contraddizione e questo non va bene.

Bello il vostro giornale interno.

Lo cura mia figlia Chiara: ha 25 anni, si è laureata in scienze della comunicazione e lo fa con passione. Mio figlio Michele, che ha 27 anni, è invece la mente organizzativa della nostra catena. È giovane, ma ha dimostrato di saperci fare. Ogni mese abbiamo la visita di una psicologa che incontra tutti i membri dello staff per aiutarli a trovare sempre la giusta motivazione in quello che quotidianamente fanno. Perché tutto può essere copiato e anche in breve tempo: qualcuno può perfino imitare il nostro nome, i nostri colori, la disposizione interna dei nostri negozi, la nostra offerta di prodotti, ma nessuno può imitare il nostro modo di essere perché quello ci appartiene nel profondo.

Figo! Sì, sono convinto che sia la nostra marcia in più: avere un proprio modo di essere autentico fa la differenza che in questo momento serve a farti essere “quello giusto”.

Maurizio Rizzato è l’inventore, con i figli Michele e Chiara, del marchio “Quello Giusto”, brand emergente nel settore calzaturiero con ben 7 nuovissimi megastore; oggi Quello Giusto firma con l’Hockey Città di Valdagno una bella iniziativa indirizzata ai giovanissimi delle scuole elementari per avvicinarli allo sport.


LEGA NAZIONALE HOCKEY

HOCHEY CITTA’ DI

VALDAGNO

www.Hockeyvaldagno.it

CAMPAGNA

ABBONAMENTI Stagione sportiva 2011-2012

8 3 9 1 l a d amore un ito infin

C

M

Y

CM

MY

CY

CMY

K

GIOCATORI

STAFF TECNICO

PORTIERI Juan Eduardo Oviedo Maicol Cavedon DIFENSORI Dario Rigo Diego Nicoletti Mattia Cocco Eddy Randon ATTACCANTI Carlos Nicolia Francesco Rossi Gaston De Oro Massimo Tataranni

ALLENATORE Gaetano Marozin VICE ALLENATORE Giuseppe Cocco PREPARATORE PORTIERI Maurizio Carlesso PREPARATORE ATLETICO Francesco Ramanzin MEDICO SOCIALE Roberto Dogana FISIOTERAPISTA Greta Lorenzi MECCANICO ATTREZZISTA Carlo Danzo

Abbonamento super intero Regular Season 13 partite + Poltroncina euro 120,00

Abbonamento super ridotto Regular Season 13 partite + Poltroncina

Abbonamento classic Regular Season 13 partite euro 85,00

Abbonamento classic ridotto Regular Season 13 partite

(valido per donne e ragazzi dai 15 ai 18 anni)

euro 100,00

(valido per donne e ragazzi dai 15 ai 18 anni)

euro 70,00

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le nuove stelle del Cai

recoaro 27

Nel salone delle Fonti Centrali di Recoaro, sabato 24 settembre, alla presenza del sindaco della città termale, Franco Perlotto, il presidente della sezione recoarese, Enrico Pozza, ha premiato con la Stella delle Piccole Dolomiti gli alpinisti che si sono particolarmente distinti.

T

ra il CAI e l’Italia ci sono appena due anni di differenza. Se quest’anno abbiamo celebrato i 150 anni dall’unità d’Italia, sono 143 quelli del CAI, essendo stato fondato nel 1863. Promotore ne fu Quintino Sella, piemontese e grande amante della montagna, al tempo ministro delle Finanze della nuova Italia. Poche altre associazioni sportive godono di tanta storia e di tanto prestigio come il CAI e infatti, uno dei più grandi musicologi italiani, Massimo Mila, si vantava di entrare nei maggiori teatri di Europa con all’occhiello dello smoking un solo stemma, quello con l’aquila sopra lo scudo stellato del CAI, unico simbolo di cui essere, diceva, veramente fieri. Fondato a Torino nel tempo in cui tutto nasceva, il CAI si diffuse quasi subito in tutto il territorio nazionale e anche da noi prese buon piede, prima nei capoluoghi, Vicenza e Verona, con l’apertura delle rispettive sedi nel 1875 e poi nelle nostre valli. Schio ha festeggiato proprio quest’anno i 115 anni della sua sezione, fondata nel 1896, mentre Valdagno inaugurò la sua sezio-

ne nel 1922. La sezione del CAI di Recoaro è molto più recente, sebbene Recoaro sia il paese più montano tra quelli citati. Essa risale al 1967 e la tessera numero uno fu data all’alpinista recoarese più celebre del tempo, quel Gino Soldà a cui oggi è dedicata la sezione stessa. In questi quarantacinque anni il CAI di Recoaro ha svolto un’intensa attività in montagna e per la montagna, aderendo in pieno ai doveri sanciti dall’articolo 1° dell’antico statuto ottocentesco del CAI: svolgere attività alpinistica, promuovere la cultura della montagna, salvaguardare il territorio, come è emerso dalla presentazione della sezione recoarese curata da Luisa Pozza. Da otto anni, inoltre, la sezione del CAI di Recoaro organizza il premio “Stelle delle Piccole Dolomiti”, una serata di gala durante la quale vengono riconosciuti gli alpinisti e le associazioni del-

le tre provincie in cui sorgono le Piccole Dolomiti, Vicenza, Verona e Trento, che si sono distinti proprio nei tre aspetti che appartengono ai valori istituzionali del CAI. Nel salone delle Fonti Centrali di Recoaro, sabato 24 settembre, alla presenza del sindaco della città termale, Franco Perlotto, il presidente della sezione recoarese, Enrico Pozza, ha premiato il fotografo Luca Baldi, la guida alpina Franco Spanevello, l’ambientalista Dorino Stocchero, l’assessore della Comunità Montana Agno-Chiampo, Giuseppe Gelai, e le guide alpine Nicola Sartori e Nicola Tondini con la Stella in terracotta firmata dalla CEOD Azzurra, che è diventata il simbolo della manifestazione. Nel corso della serata ciascun premiato ha raccontato attraverso suggestive immagini la propria passione e il proprio impegno verso la montagna, in specie verso il gruppo delle Piccole Dolomiti. La serata si è conclusa con un ricco buffet.


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LE MOTIVAZIONI DELLE “STELLE” DELLE PICCOLE DOLOMITI 2011 LUCA BALDI

era una parte sempre meno frequentata della catena. La sua opera di messa in sicurezza delle vie con la scelta di itinerari di media difficoltà, assieme a una regolare opera di divulgazione giornalistica, ha portato alla riscoperta e alla rivalutazione di tutta questa zona.

DORINO STOCCHERO

Ha firmato importanti pubblicazioni fotografiche dedicate alle Piccole Dolomiti, esaltandone il fascino paesaggistico con scatti di alta qualità, dai quali emerge la bellezza e l’unicità della montagna vicentina. Attraverso questi libri, Baldi ha promosso con successo la conoscenza delle Piccole Dolomiti anche nel territorio nazionale.

FRANCO SPANEVELLO

Ambientalista autentico, è un grande conoscitore dell’ambiente montano delle Piccole Dolomiti, che ha raccontato in una fitta attività giornalistica e anche attraverso la pubblicazioni di alcuni libri. Il suo impegno verso quelli che lui chiama “i veri abitatori della montagna”, gli animali e tutto il mondo vegetale e floreale, non si limita, tuttavia, all’attività intellettuale ma si esprime in una quotidiana presenza sul territorio sia come agente di polizia provinciale sia come vero cultore dell’ambiente alpino, che monitorizza e cura con lodevole passione.

COMUNITÀ MONTANA AGNO-CHIAMPO Guida alpina, si è formato sulle Piccole Dolomiti, concentrando la sua attività prevalentemente su esse e distinguendosi sempre per l’attenzione che ha saputo avere soprattutto per chi si avvicinava all’alpinismo. Con questo spirito, negli ultimi anni ha svolto un intenso lavoro nella parte ovest della catena, quella che va da Montefalcone al Passo della Lora, aprendo nuove vie e restaurandone di antiche. In questo modo non solo ha ampliato l’offerta alpinistica del comprensorio recoarese ma ha riacceso l’interesse per quella che

La Comunità Montana Valle dell’Agno e del Chiampo è tra i più importanti attori nella cura e nella salvaguardia dell’ambiente alpi-

no delle Piccoli Dolomiti. Negli anni ha firmato grandi opere di bonifica, di recupero del territorio oltre ad aver progettato e realizzato nuove opere per la riqualificazione della montagna. In alcune di queste attività essa ha proficuamente interagito con la sezione del Cai di Recoaro, in specie per la realizzazione dell’eco museo.

NICOLA SARTORI E NICOLA TONDINI

I veronesi Nicola Sartori e Nicola Tondini sono due tra i maggiori protagonisti dell’alpinismo su roccia moderno. Entrambi guide alpine, Nicola Sartori ha partecipato a gare di Coppa del Mondo, salendo più volte sul podio, mentre Nicola Tondini è istruttore nazionale delle Guide Alpine e direttore del centro di arrampicata indoor King Rock, uno dei più grandi d’Europa. Assieme hanno aperto importanti ed estreme vie sia sulle Dolomiti sia sulle Prealpini veronesi di grado 8b + che corrisponde al decimo grado della scala classica.

Luisa Pozza ha curato la presentazione delle attività del Cai di Recoaro


questo ragazzo va forte

N

ell’affollato e competitivo panorama ciclistico vicentino, nelle ultime stagioni si è distinta la figura di Carlo Muraro, trentenne portacolori dell’A.S.D. Panozzo, una giovane società di Piovene Rocchette nata dalla passione dei due fratelli Alberto e Alessandro affiliata nel settore amatoriale. Muraro vanta trascorsi calcistici e, passato alla bicicletta, si è subito messo in evidenza già dalle prime gare per inserirsi in questo 2011, ormai stabilmente nelle posizioni di vertice con una frequenza di podi a dir poco impressionante. Quest’anno ha ottenuto tre vittorie di categoria nella Fi’zik, ad Asiago, e a Maniva, ha fatto secondo di categoria; è giunto secondo assoluto nella Liotto di Valdagno, terzo nella Granfondo Davide Cassani, e vincitore nella Granfondo Valli Bresciane; terzo assoluto nella Felice Gimondi, nella Sportfull Dolomiti Race, ad Asiago, a Maniva a alla “Città di Vicenza” e inoltre ha vinto la Cronoscalata del Monte Corno per finire con l’ottimo terzo posto nella generale al Giro delle Dolomiti, corsa di sei tappe con più di 700 atleti al via provenienti da tutta Europa,

piovene rocchette 29

Carlo Muraro dell’A.S.D. Panozzo di Piovene Rocchette ha firmato una stagione super di Enzo Casarotto

ottenendo infine la vittoria di categoria nello Challenge Giordana. In questo animato mondo del ciclismo amatoriale Carlo Muraro si sta distinguendo non solo per i suoi risultati, colti grazie a un grande impegno e una costanza pari a quella di un professionista ma anche per il suo comportamento sempre esemplare e mai sopra le righe, cosa rara in un ambiente cosi complesso come quello amatoriale costellato anche da atleti con un passato da pro. Alle sue spalle, nel gruppo Panozzo si stanno facendo spazio anche altri giovani interessanti: Michele Santagiuliana, Mirko Eberle, Andrea Terzo, Eligio Longhi e Andrea Colman, i quali hanno partecipato con buoni risultati allo challenge Giordana e ad altre Granfondo a livello triveneto; Andrea Frizzo si è invece distinto nel settore Mountain Bike confermando che l’A.S.D. Panozzo è una squadra giovane potenzialmente proiettata nel futuro.

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forte 2011, co an Fr di r te as M do Ju di nni Dalla Costa ia G ro st ae m il I vincitori dei mondiali o tt so ri; ie agnese Marco Civ il quarto a destra è il vald

I

di Massimo Neresini

si l Judo, così come lo te, en cid Oc in considera per è visto e interpretato rt lo più come uno spo e orr occ ia tav tut mentre tutto, è ricordare che, prima di una proun’arte marziale con sito così po pro tal a pria filosofia; ndatore, il si esprimeva il suo Fo nel 1915: Maestro Jigoro Kano, cace per “Il judo è la via più effi e mentaca fisi za utilizzare la for giungere le, allenandosi per rag rituale spi cofisi nto un migliorame o al zat iriz ind ere che dovrà ess servizio della Società”.

o d u j e r a n g inse

Il nostro Massimo Neresini incontra un altro protagonista delle Arti Marziali, il Maestro Gianni Dalla Costa


Insegnare judo quindi non è semplicemente fare apprendere agli allievi una serie di tecniche che dovranno essere utilizzate nella pratica sportiva del combattimento, ma anche e soprattutto trasmettere una serie di insegnamenti e valori che l’allievo dovrà interiorizzare nel tempo e con la pratica ai fini di un progressivo ed armonico sviluppo sia del fisico che della mente. A questo punto ci si domanda quali siano le qualità che un insegnante di Judo, un Maestro, deve possedere per essere considerato all’altezza di tale compito; il judo è fatto perchè lo si pratichi e non può essere imparato, se non, appunto, attraverso l’esercizio pratico. Quindi solo chi ha già percorso questa strada, la strada del Judo, è in grado di indicarla agli altri (in giapponese il Maestro è detto Sensei “colui che è nato prima”); ma per insegnarlo occorre padroneggiare l’arte e la tecnica, averle approfondite nel tempo e saperle eseguire negli esercizi più difficili con ottimi risultati per poi riuscire a trasmetterle ai propri allievi. E questo è il bagaglio che contraddistingue il Maestro Gianni Dalla Costa, attuale insegnante del “Judo Club Valdagno” A.S.D. Egli ha iniziato la pratica nel 1977 presso la Società sportiva “Sugiyama Dojo” di Moncalieri, città che ha visto i suoi natali, sotto la guida del M° Cappelli, allora insegnante tecnico della nazionale femminile di judo, affinando al tempo stesso e per parecchi anni la pro-

continuando nel contempo ad approfondire lo studio della tecnica e dei kata presso altre Società sportive di spicco della Regione Piemonte e seguendo stages internazionali. Trasferitosi in terra veneta, nel 1991 a Lugo di Vicenza, ha continuato la sua attività judoistica presso varie palestre della Provincia ( J.C.Jigoro Kano Vicenza, Bushido Vicenza, J.C. Zugliano, J.C. Caldogno) prima di approdare all’insegnamento presso il J.C. “Robur Thiene”, sodalizio ove ha insegnato dal 1997 al 2004, con ottimi risultati sia dal punto di vista agonistico che promozionale, rivestendo, in questo stesso periodo, l’attività di Responsabile provinciale di insegnamento dei Kata. Nel 2005 gli è stata conferita la qualifica di Maestro e nel 2006 ha conseguito il 5°dan a Roma. Dal 2008 è diventato insegnante tecnico presso il “J.C. Valdagno” dove continua l’attività divulgatrice di quest’arte marziale che è il Judo, con la particolare passione che lo contraddistingue ottenendo, tra i vari traguardi raggiunti in questo breve periodo di tempo, la soddisfazione di “laureare” un suo allievo al terzo posto assoluto nei Campionati Mondiali Master 2011 svoltisi recentemente a Francoforte. Il campione master è un vecchio e glorioso nome del Judo Valdagnese, Marco Civieri, campionissimo in gioventù e oggi ancora uno tra i più forti campioni di Judo al mondo della sua

pria preparazione presso la palestra torinese del M° Sugiyama Shoji, 8°dan Kodokan di Tokio, Arbitro internazionale ed attuale Responsabile tecnico europeo di insegnamento di Kata. Ha praticato agonismo per parecchi anni con risultati lusinghieri in ambito regionale,

categoria. Come dicevo, Civieri è riuscito nell’impresa di salire sul podio negli ultimi Mondiali Master a cui hanno partecipato ben 1200 gli atleti giunti a Francoforte un po’ da tutto il mondo. Civieri ha affrontato già al primo incontro il campione tedesco in carica e nel finale di girone gli è toccato il campione del mondo

valdagno 31

ed europeo in carica, un russo di 160 chili, che, purtroppo, lo ha battuto e quindi è stato costretto a disputare la finalina per il terzo e quarto posto. Mach durissimo e inteso con un altro tedesco. Civeri, però, è riuscito ad avere la meglio vincendo per ippon la sua medaglia di bronzo. L’ottima organizzazione tedesca aveva predisposto un podio, si fa per dire, rinforzato per ospitare i tre vincitori: 160 kg il russo sul gradino più alto, 145 kg il secondo e il nostro Civeri, terzo, con i suoi 110 chili. Totale? Poco meno di mezza tonnellata! Ho incontrato l’amico Civieri per un veloce scambio di battute e mi ha confessato di temere un po’ questa categoria over 100 kg, perché è sempre difficile riuscire a smuovere questi colossi umani che in genere sono per decine di chili sopra il quintale. La differenza quindi è rilevante tra chi può contare su 40 o, come nel caso del russo vincitore, 60 kg sopra il limite della categoria. Tuttavia riuscire a scendere sotto i 100 kg, senza perdere la forza è altrettanto difficile quando si è master. Da giovani bastava allenarsi e si perdeva peso, adesso

bisogna fare le diete e queste tolgono forza ed energia. Marco si è allenato con la solita sua tenacia: due volte la settimana sul tatami e corsa tre volte alla settimana sempre seguito dal suo Maestro Gianni Dalla Costa. Per chi insegna con passione le soddisfazioni arrivano sempre.


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verso sud

la migrazione degli uccelli

G

di Dorino Stocchero

li uccelli sono vertebrati bipedi a sangue caldo e sono gli unici animali viventi ad avere il corpo protetto da penne che permette a loro l’isolamento termico da freddo, caldo e acqua. Quasi la metà degli uccelli che si riproducono nel nostro continente, terminato l’allevamento dei pulli a fine estate intraprendono un lungo e pericoloso viaggio che li porterà nei territori di svernamento perlopiù in Africa. L’aria appartiene agli uccelli, nessun altro gruppo animale si libra così in alto in cielo. Il volo distingue gli uccelli da gran parte degli altri animali, anche se altre specie come i pipistrelli e alcuni insetti possono volare, la tecnica di volo degli uccelli però è unica. Queste “macchine volanti” usano ali potenziate da forti muscoli per librarsi in aria e sfrecciare in cielo. Ma anche l’intero corpo è adattato al volo: le ossa sono cave e leggere, le numerose sacche d’aria che permettono a una maggiore quantità di ossigeno di fruire nel sangue; uno sterno carenato che garantisce spazio supplementare per ancorare gli estesi muscoli del volo. Alcune ossa dello scheletro sono saldate per garantire la forza necessaria a voli faticosi e prolungati. Sporgenze delle coste (dette apofisi uncinate) si sovrappongono ad altre coste per rafforzare le pareti del petto e creare un’ulteriore supporto durante il volo. Gli uccelli prima di iniziare la migrazione immagazzinano energia sotto forma di grasso per essere in grado di sostenere il grande sforzo del viaggio. Nella fase migratoria la lunghezza delle giornate ha una grande importanza, essa infatti determina, potremmo dire, “dà lo start” alla migrazione. Come si è potuto dimostrare da vari esperimenti, gli uccelli a v v e r-

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recoaro tono un potenziamento delle loro capacità fisiologiche, aumentano l’attività dell’ipofisi (ghiandola endocrina situata alla base dell’encefalo che produce ormoni a varia attività) proprio in occasione della loro partenza, che avviene, come ripetiamo, quando il volatile “avverte” la durata diurna ideale per intraprendere il lungo viaggio verso sud. Gli uccelli migrano seguendo ogni anno le stesse rotte usando come segnaletica lungo il cammino le montagne e i fiumi, inoltre sono in grado di orientarsi con il sole, le stelle e gli indizi acustici, magnetici o olfattivi, ma hanno anche una capacità di riconoscere la to-

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pografia locale e così si spiega come alcuni esemplari siano in grado di tornare allo stesso giardino per più anni. Ogni autunno milioni di uccelli, lasciano Europa, Asia e Nord America dirigendosi a sud in cerca di climi più caldi e ritornano in primavera. Gli schemi di migrazione sono tanti quanto le specie migratorie: gli uccelli possono migrare da soli o in gruppi, possono partire di notte, di giorno, all’imbrunire. La migrazione è un’impresa ad alto rischio e solo circa poco più della metà dei partenti raggiunge la destinazione, per cui per compensare queste perdite, molti uccelli migratori hanno un tasso di riproduzione più alto rispetto alle specie non migratorie. Per i giovani la prima migrazione può rivelarsi difficoltosa, la maggior parte dei soggetti segue i genitori, altri fanno affidamento su un innato senso di orientamento. Alcuni uccelli quando migrano volano in formazione, altri in stormi che possono essere compatti e organizzati oppure sparsi e casuali. La formazione a V di gru e oche e gli schemi a fila singola di cormorani si vedono abbastanza comunemente, queste formazioni aiutano gli uccelli a risparmiare energia, perché


le correnti d’aria ascendenti e vorticose create dalla punta delle ali degli uccelliguida assicurano la spinta agli uccelli che seguono, in quanto l’uccello alla guida crea un’area di bassa pressione dietro di sé, l’aria che si sposta sopra il primo uccello turbina verso il basso, creando una

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corrente di aria che spinge in avanti il secondo. Le specie che volano in stormi generalmente migrano per lunghe distanze e sono in grado di sostenere voli più lunghi rispetto a quelli che migrano da soli.

Gli uccelli sviluppano un forte senso di fedeltà verso territori di produzione, tappe durante la migrazione, quartieri di svernamento.

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valdagno 36

pioggia di medaglie

O

ttimi successi della Polisportiva Valdagno con Maria Urbani, che nella categoria Master a squadre conquista l’argento ai Campionati Mondiali di Corsa in Montagna, e con Mirko Cocco e Greta Fornasa, che conquistano l’oro ai Campionati Italiani su pista C.S.I. disputati a Riccione. A Paluzza (UD) erano più d 1000 gli iscritti, provenienti da ben 26 Paesi per darsi battaglia per l’ambito titolo mondiale di corsa in montagna, disciplina che sta sempre più prendendo piede anche in Italia. Alla partenza la squadra italiana di certo voleva spendere tutto e così è stato. Maria Urbani, arrivata al 10° piazzamento di categoria (seconda delle italiane in gara), e le compagne Iris Bonani e Miriam Buzzi hanno dato il meglio conquistando una sudata medaglia d’argento. Podio tutto europeo con l’oro della Germania ed il bronzo della squadra della Repubblica Ceca. La premiazione è avvenuta alla presenza Presidente della World Master Running Association, del vice-presidente del World Master Athletic e della campionessa e Onorevole, Manuela Di Centa, presidentessa del Comitato Organizzatore. A consegnare l’argento alle italiane è stato poi il campione olimpico Giorgio Di Centa. La valdagnese non è nuova a questi prestigiosi risultati ed i numeri

di Giulio Centomo le sono testimoni: 4 bronzi nella categoria Master ai Campionati Italiani (2 nella maratona, 1 nella mezza maratona e 1 sui 10 km su strada); 1 argento al Campionato Italiano di Corsa Campestre C.S.I.; bronzo al Campionato Italiano C.S.I. sui 3000 m su pista. Maria ha poi vinto in 11 anni, ben 10 edizioni del Grand Prix Strade d’Italia, una tra le più importanti corse a tappe su strada per la categoria Master. I successi sono poi arrivati anche

dalle giovani promesse dell’atletica valdagnese. Ai Campionati Italiani C.S.I. su pista di Riccione è arrivata una vera e propria pioggia di medaglie con 3 titoli italiani, 3 argenti e 3 bronzi. Non sono di minore importanza anche altri piazzamenti tra il 4° e il 6° posto che testimoniano l’intenso lavoro svolto in questi mesi, curato in ogni minimo aspetto dall’allenatore Marco Canistri e dall’intero gruppo guidato dal Presidente Ivano Simonelli.

Questi i risultati dei Campionati Italiani C.S.I.:

Mirko Cocco. Cat. Ragazzi Campione italiano nel getto del peso (17.19 m) e salto in lungo (4.98 m); argento nel lancio del vortex (69,95 m) e nei 60 m ad ostacolini con il tempo di 9’58’’. Greta Fornasa. Cat. Cadette Campionessa italiana 300 m piani con il tempo di 41’ e 18’’; argento dei 60 m piani con il tempo di 10’52’’; bronzo nel salto in alto con una misura di 1.46 m. Luca Cocco. Cat. Ragazzi Bronzo nei 1000 mt. in 3’12’’. Marco Scarlatti bronzo nella marcia 2 km in 11’24’’. Elena Celotto. Cat. Ragazze 4° posto nel salto in alto con la misura di 1.40 m. Francesco Barattini. Cat. Esordienti 6° posto nei 600 m in 2’01’’. Francesco Lora. Cat. Cadetti 5° posto nei 100 m ostacoli in 16’49’’ e 6° piazzamento nei 2000 m con il tempo di 6’40’’. Paolo Pellizzari. Cat. Allievi 5° posto nei 1500 m con il tempo di 4’25’’.


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valdagno città dell’arrampicata Presentato il progetto triennale per riscoprire luoghi e strutture in verticale del territorio

N

asce il progetto “Valdagno città dell’arrampicata”, promosso dal Comune di Valdagno, in collaborazione con il Centro di Arrampicata 7A, il Centro Servizi Le Guide e i “Sogati”, Gruppo Rocciatori Valdagnesi della Sezione CAI di Valdagno. È iniziato nella seconda metà di ottobre il programma di corsi gratuiti di arrampicata sportiva rivolti a bambini, ragazzi e adulti, che fa già registrare il tutto esaurito nelle prenotazioni. L’iniziativa si pone l’obiettivo di proporre e diffondere a tutte le fasce d’età la pratica dell’arrampicata sportiva in sicurezza attraverso l’organizzazione di corsi con Guide Alpine e Istruttori di Arrampicata. I corsi sono strutturati in moduli di sei lezioni da un’ora ciascuno, curati da due operatori che prendono parte alle lezioni. Queste ultime riguardano in particolar modo le tecniche di salita, i metodi di assicurazione, l’allenamento, i materiali. Il programma è stato predisposto al fine di incontrare l’interesse tanto di chi intende iniziare ad arrampicare, quanto di chi è intenzionato a migliorare o affinare la propria tecnica. «Auspichiamo che questo possa essere un primo passo di una seria di iniziative che proseguiranno nei prossimi anni – ha commentato il Sindaco, Alberto Neri – e che ci permetterà di sfruttare la materia prima che abbiamo, le strutture naturali ed artificiali a disposizione e le persone competenti. Non dimentichiamo che anche in questo

modo Valdagno potrà diventare un punto attrattivo per far conoscere ai visitatori le sue bellezze, prima tra tutte la Città Sociale e il suo paesaggio collinare.» La Valle dell’Agno, con la sua vicinanza alle Piccole Dolomiti, da sempre offre diverse opportunità per gli amanti della montagna e delle discipline ad essa legate. Tra i Comuni di Valdagno e Recoaro sono nati e cresciuti personaggi che hanno fatto la storia dell’alpinismo italiano, basti pensare a figure quali Gino Soldà, Bortolo Sandri e Mario Menti, solo per citarne alcuni. Proprio Valdagno offre oggi, agli appassionati come ai neofiti, diverse possibilità, dalle falesie naturali alle pareti artificiali, dai percorsi più semplici a quelli più impegnativi. «Negli ultimi anni – commenta l’assessore allo sport del Comune di Valdagno, Alessandro Grainer - un pubblico sempre più ampio si è avvicinato all’ambiente montano, spesso anche con poca cono-

scenza, e sono aumentati vertiginosamente i praticanti di discipline come lo sci-alpinismo, il trekking e l’arrampicata sportiva. Sport come questi, se da un lato permettono di immergersi in paesaggi e teatri naturali di inestimabile bellezza, dall’altro necessitano di essere praticati in sicurezza, conoscendo tecniche, manovre, nonché l’ambiente stesso in cui son inserite. Questo progetto è frutto della collaborazione con i maggiori esperti locali della disciplina e intende sfruttare al meglio le strutture artificiali e le pareti naturali oggi disponibili in città. Grazie a questa offerta Valdagno può diventare un’attrazione per curiosi e appassionati, provenienti non solo dai comuni limitrofi, ma anche da tutta Italia e perfino dall’estero, valorizzando appieno la qualità dei nostri impianti sportivi.»

I sei corsi in programma sono così suddivisi: 2 corsi rivolti a bambini/e della scuola primaria; 2 corsi rivolti a ragazzi/e della scuola secondaria di primo grado; 1 corso rivolto a ragazzi/e della scuola secondaria di secondo grado; 1 corso per adulti. A completamento dei corsi e per dare visibilità al mondo dell’arrampicata, durante i prossimi autunno e inverno saranno organizzati alcuni eventi sportivi, tra cui una manifestazione agonistica rivolta ai giovani praticanti.


lago di fimon 38

S

un’estate a Fimon Conclusione del 5° Campionato di vela

abato 24/9/11 si sono corse le qualificazioni per la finale della regata di Match Race con le derive classe Tridente 16 piedi e la regata preparatoria alla finale della classe Optimist per i ragazzi dai sei ai tredici anni. Domenica 25/9/11, bel tempo, sole, con vento moderato variabile a prevalenza NE, i finalisti della classe Tridente 16’ hanno disputato la finale, molto tecnica, con il seguente risultato: 1° 2°

l’equipaggio De Toni Micael/ Perina Leonardo/Perina Caudio

l’equipaggio Finco Giacomo/ Frison Federico/Pilastro Eugenio

Successivamente si è corsa la regata dei ragazzini con gli Optimist alla quale hanno partecipato in otto, con grande impegno, bravura e grinta. 1°

Silvan Andrea

Longo Alessandro

2° 4° 5° 6° 7° 8°

Maran Elena

Silvestri Guido Maran Sofia

Longo Nicola

Ercoli Davide

Grigoletto Sebastiano

Alle ore 16.10 dopo i consueti segnali con il corno è partita la 8°regata in tempo compensato del 5° Campionato del lago di Fimon per l’assegnazione del titolo 2011 e per l’aggiudicazione del Trofeo Aldo Fioravanti alla barca più veloce. La corsa si è svolta su un percorso a bastone lungo l’asse NE – SW del lago da ripetere per tre volte, con vento moderato e variabile a prevalenza NE. I 17 equipaggi si sono dati battaglia con grande tecnica, virate, abbattute e ingaggi da brivido.

2011 del lago di Fimon

La 8° REGATA in tempo compensato ha dato questi risultati: 1° 2°

Oreste Tridente Maran Maran Sofia 16’/2 Borin Barbara Laser St

470/14

Rs feva

F.J.

Finn

F.J.

F.J.

420

Finco Giacomo Pilati Claudio Ceolato Angela

Pilastro Eugenio Chiodi Mario Brugnola Elvio Frison Paolo

Moro Riccardo Silvan Giorgio

Munarini Giuseppe Munarini Walter Galliazzo Franco Frison federico

Caputo Luigi 10° Tridente Cibotto 16’/1 Caputo Giulio

A seguire tutti gli altri. Il 5° CAMPIONATO di vela del lago di Fimon, assegnato considerando i 5 migliori risultati su 8 regate è stato assegnato a: 1°

Laser St

470/14

Finn

Finco Giacomo Pilati Claudio Ceolato Angela Frison Paolo

Il trofeo Memorial Aldo Fioravanti assegnato alla barca più veloce è stato conquistato dall’equipaggio Pilati Claudio/ Ceolato Angela su 470/14, vincitori della regata finale in tempo reale.

Alla cerimonia di premiazione, con un folto pubblico, hanno partecipato consegnando le coppe ai vincitori l’Assessore allo sport del Comune di Arcugnano Signora Ing. Schuch Sybilla Esmeralda e l’Assessore al Lago di Fimon della Provincia di Vicenza Dott. Paolo Pellizzari. Nei discorsi di congratulazioni ai vincitori e a tutti i partecipanti alla bella manifestazione gli amministratori hanno ribadito la volontà di rendere il lago sempre più pulito e attraente per tutti gli appassionati degli sport acquatici e ambientali. Alla fine il Presidente della LNI di Vicenza Cap.L.C. Piergiorgio Xodo ha ringraziato gli Amministratori Dott Paolo Pellizzari e Ing. Schuch Sybilla Esmeralda, quali graditi Ospiti, tutti i partecipanti che hanno onorato le regate ed il pubblico di appassionati presente alla manifestazione, illustrando anche il nuovo simulatore di vela che insegnerà l’arte di veleggiare stando a terra e così permettendo quando s’inizieranno le esercitazioni sull’acqua di avere già conoscenza della tecnica e dei movimenti per navigare in sicurezza.


montecchio

P

lo stadio del ciclismo

A Montecchio Precalcino nella cava si fa sport, in sicurezza

iste ciclabili, aree sicure, argomenti da affrontare per riconoscere più spazio alle due ruote, intanto a Montecchio Precalcino l’Amministrazione del sindaco Imerio Borriero ha inaugurato il primo stralcio di una struttura (che avrà importanti sviluppi futuri con il coinvolgimento della Comunità Europea…) atta a diventare un polo d’interesse provinciale e regionale per il ciclismo ma non solo; la pista attrezzata ricavata nella zona dell’ex cava di ghiaia, grazie al completamento di questa prima parte, consente ai giovanissimi dai 6 ai 12 anni della Fausto Coppi di Montecchio Precalcino (che ha dato la disponibilità ad accogliere anche le altre società) di allenarsi in sicurezza. All’inaugurazione del settembre scorso sono intervenuti, oltre al primo cittadino Geometra Imerio Borriero, il vice presidente nazionale della FCI Flavio Milani, il presidente regionale FCI Bruno Capuzzo, il consigliere Giorgio Nicoli, e i professionisti delle due ruote Andrea Grendene ed Enrico Franzoi. “Mi sento di ringraziare l’Impresa Martini – afferma Bruno Capuzzo – perché non è facile in un periodo così critico per l’economia esporsi così abbondantemente, ringrazio la società Fausto Coppi che vede l’importanza dello sport nella formazione di questi ragazzi e auguro che a breve il progetto dell’area venga completato”. “Sono soddisfatto di presenziare all’inaugurazione di questo impianto – so-

stiene Milani – che oserei definire un mini Bandie, gloria del ciclismo europeo e mondiale per il fuoristrada qui a Treviso; trovarsi qui è un segnale importante perché l’impianto nasce esclusivamente per l’attività dei giovanissimi e potrebbe diventare una sede di una scuola di ciclismo perché le peculiarità spettacolari al di fuori dal traffico ci sono tutte. Sarà quindi cura della federazione regionale e provinciale preparare questa opportunità. Non dimentichiamo che siamo in presenza di una società che per prima in Italia nel 1961 ha legato il suo nome al campionissimo Fausto Coppi e che dopo 50, grazie ai suoi appassionati dirigenti continua a far divertire i giovane e a proporre il ciclismo sano”. Per quest’occasione Milani ha consegnato ad Aldo Grossi, il presidente della Fausto Coppi Montecchio Precalcino il gagliardetto ufficiale della Federazione ciclistica Italiana. “C’è da dire – esordisce il sindaco Borriero – che la Fausto Coppi è una società storica che merita tutto l’appoggio e il so-

di Enzo Casarotto

stegno dell’Amministrazione comunale. E’ stato inaugurato il 1° stralcio di un progetto a cui pochi credevano qualche anno fa quando l’abbiamo pensato e cioè quello di utilizzare la cava di ghiaia abbandonata. L’area sorge su 27mila metri quadrati di superficie e questo percorso è un primo obiettivo per creare, anche dopo di me, 120 mila metri quadrati di polo sportivo e non solo perché c’è un’idea dell’Amministrazione comunale, che bisogna far sposare con le risorse economiche: qui a meno 20 metri rispetto alla quota campagna, dove anche i rumori vengono molto attutiti, si pensa di realizzare una struttura – una specie di anfiteatro – da utilizzare nel periodo estivo, dove i ragazzi possono fare musica, ballare e divertirsi e questo è un altro nostro obbiettivo, intanto il ciclismo ne trova beneficio allo stato attuale dei lavori”. Pareri favorevoli sono giunti anche dai prefossionisti Andrea Grendene e da Enrico Franzoi quest’ultimo tra i più interessati perché e uno degli esponenti di primo piano anche nel ciclocross dell’intero panorama nazionale professionistico.

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vicenza 40

la carica dei 700

D

opo la buona esperienza di due anni fa in sella a una moto storica, si è formato un gruppo di amici che quest’anno ha partecipato al Campionato Italiano di MX epoca FMI, partecipando anche alla prova più importante del Campionato Svedese per Motociclismo d’Epoca: la 46a Ars Racet di Linköping che si è tenuta dal 5 al 7 agosto. Una vera Woodstock per il mondo del motociclismo d’epoca, con spazi e circuiti per moto da Velocità,

di Alfredo Talin da Trial, Speedway e Motocross, il tutto in un’ unica area che permetteva allo spettatore di assistere a tutte le competizioni. Vi era anche un mercatino all’interno dei vari paddock dei piloti partecipanti che sono venuti da tutta Europa: un carica di quasi 700 bikers. La nostra squadra, capitanata dal vicentino Alfredo Talin e Renato Rebuschi, ha sbancato la prova di motocross classe 50cc piazzando Roberto Cancelli al primo posto e Ruben Zappoli al secondo, dimostrando il livello raggiunto nei cam-

pionati italiani FMI. Anche gli altri partecipanti hanno ben figurato: l’altro pilota veneto Massimo Trollo è giunto quinto mentre Stefano Morini è stato undicesimo fino all’ultima prova. Giancarlo Cervato, unico partecipante vicentino nella classe 125, è giunto quinto. Da annotare anche la grande presenza di moto italiane. Moltissime Malossi, Minarelli, Ducati tra le moto da velocità, mentre nella classe 50 di motocross, ben 28 moto italiane su 29 partecipanti … Un vero record !


Michela, ancora un tricolore Michela Pavin bissa il tricolore di Mori 2010 e fa suo il titolo italiano nella velocità olimpica

È

fatta! Michela Pavin bissa il successo tricolore dello scorso anno conquistato a Mori nell’inseguimento individuale, con la vittoria nella categoria velocità olimpica in coppia con Stella Tomassini e con Giulia Pironato che ha corso la qualifica. È l’ennesima soddisfazione per la 17enne di San Vito di Leguzzano accasata con la Vecchia Fontana di Ampelio e Nicola Veleda che tra le junior si è guadagnata un posto nell’elite del ciclo donne. Michela è inserita nel gruppo della nazionale pista segui-

ta dai tecnici Dino Salvoldi e Pierangelo Cristini e tutti i sacrifici che ha sopportato da San Vito di Leguzzano a Montichiari, sede di allenamento della nazionale dell’anello, sono stati ripagati e hanno portato frutto; la biondina ha anche ottenuto nella rassegna tricolore di qualche settimana fa, due argenti nella corsa a punti e nello scratch battuta solo dalla campionessa del mondo juniores Maria Giulia Confalonieri, la lombarda della Cicli Fiorin Despar punta di diamante della nazionale azzurra. La stagione di Pavin è stata positiva in quanto su strada si è classificata ai piedi del podio nel tricolore siciliano di Milazzo e

schio

41 di Enzo Casarotto

ha ottenuto lusinghieri piazzamenti e in pista ha disputato in luglio il campionato europeo di Anadia in Portogallo nella corsa a punti ed è stata prima riserva a Mosca nel mondiale juniores di quest’anno in cui Giulia Confalonieri ha ottenuto il titolo di cui sopra. Considerata la giovane età di Michela, le premesse ci sono tutte per proseguire una brillante carriera in ottica della pista e magari anche su strada, viste le esperienze maturate al primo anno di categoria. “Credo che dopo i tanti sacrifici - afferma Michela - la maglia tricolore mi ripaghi abbondantemente e come nello scorso anno, in cui ho vinto a sorpresa la maglia dell’inseguimento, anche a Montichiari, mi sono imposta in una specialità che non ho preparato molto sorprendendo addirittura i miei tecnici. Ringrazio le persone che hanno avuto fiducia in me, il presidente della Vecchia Fontana Ampelio Veleda, i tecnici Manuel e Simone e in particolare Massimo Cisotto che mi ha fatto crescere non solo sotto l’aspetto sportivo ma anche come persona. Non posso dimenticare di ringraziare Sergio Bianchetto e la mia famiglia. Faccio anche i complimenti alle mie compagne di squadra perché è grazie all’ambiente se certi risultati di nicchia vengono conquistati”.

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Potete scrivere al Senatore Alberto Filippi inviando le vostre e-mail a: sportivissimo@mediafactorynet.it

l’Istat e lo sport Gentile senatore, come tutti gli italiani e gli stranieri che abitano in Italia, ho passato lo scorso week end a compilare il questionario che ci è stato recapitato a casa. Ebbene, ci ho messo un bel po’ per leggere tutta la Guida e poi tutto quello che c’era scritto sul questionario stesso per rispondere, in fondo, solo a quattro domandine semplici, semplici: nome, cognome, residenza, superficie della stessa, luogo di lavoro o di studio di tutti i membri della famiglia. Mi sono chiesto come avranno fatto quegli stranieri, quegli anziani, quelli che in genere non sono tanto avvezzi a leggere, di fronte a così tante e superflue indicazioni. Non si poteva essere più semplici? Perché dai questionari Istat ai moduli per pagare le tasse, il cittadino deve essere sempre messo a disagio? E poi, non è mancata, dopo la famiglia, il lavoro, lo studio, una domanda sullo sport? Sapere se gli italiani praticano o meno uno sport, è un dato importante per capire in che tipo di società siamo, o no? Saluti, Sebastiano Salina.

Caro Sebastiano, in effetti il livello di complessità della nostra burocrazia è altissimo. Ed è vero quello che scrivi, il questionario Istat era semplice in ciò che chiedeva ma non così il modo con cui esso poneva le domande. Il percorso verso la semplificazione burocratica, da quella amministrativa a quella fiscale, va perseguito con tenacia fino a creare dei procedimenti snelli in cui ogni singolo cittadino possa risolvere da sé e con agio i suoi obblighi con lo Stato. Relativamente al fatto che vi poteva essere anche una domanda sullo sport, penso che, sì, ci poteva stare. Sapere in quale percentuale gli italiani facciano sport e quale e in che misura e fino a quale età, sarebbe stato importante per avere una radiografia più puntuale della nostra società, perché, attraverso la domanda sullo sport, si sarebbe potuto avere un dato non solo su come gli italiani impiegano il proprio tempo libero ma anche un dato per capire qual è il grado della cura di sé che ognuno di noi ha, perché lo sport, caro Sebastiano, è principalmente ricerca del proprio star bene. Sportivissimamente, Alberto.

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